1 - PREMESSA GENERALE Il presente piano provinciale di gestione delle popolazioni di cinghiale si inserisce nel quadro delle attività di programmazione e pianificazione faunistico venatoria a livello provinciale previste dalla Legge quadro sulla caccia n° 157/92 ( art. 10 ) e dalla legge regionale sulla caccia L.R. 10/2004 ( art. 10 ) ed è regolato dal Regolamento regionale d’ 5/2014 (DPRA 27 maggio 2014 ). Le azioni di controllo sulle stesse popolazioni trovano fondamento altresì nelle stesse normative ( art. 19 L.157/92 e art. 47 L.R. 10/2004 ) nonché previste dal vigente Piano faunistico venatorio provinciale ( Del.C.P. 39 del 28/05/2001 ). Esso va ad aggiungersi e ad integrarsi con gli altri Piani di gestione e controllo (cinghiale, volpe, corvidi, ecc.) adottati dalla Provincia negli anni precedenti a partire dall’anno 1997, previo parere ISPRA e seguendo le modalità e le prescrizioni indicate dallo stesso Istituto. In particolare occorre precisare che la Provincia di ha in adozione dal 2004 un Piano di gestione della specie “Pianificazione, Programmazione e Gestione Faunistico-venatoria del cinghiale in Provincia di Teramo (Del.C.P. 55 del 4 maggio 2004 – mod. con Del.C.P. n° 28 del 24 luglio 2012) , con le medesime finalità e obiettivi del presente Piano, il quale ne costituisce naturale e congrua prosecuzione. Allo stesso modo il controllo selettivo della specie è stato programmato e condotto dalla Provincia a partire dall’anno 2007 (parere INFS n° 3747/T-A 23 del 11 giugno 2007) , con interventi nei soli istituti di tutela. Solo successivamente a partire dall’anno 2008 l’Ente si dotava del primo piano quinquennale di controllo delle popolazioni di cinghiale da attuare nel periodo 2008/2012 sull’intero territorio provinciale (parere ISPRA N. 574/T-A23 del 28/1/2008 e N. 1692/T-A23 del 11/3/2008 ). Lo studio e le analisi del territorio provinciale che sono a fondamento del Piano proposto come di altri strumenti di pianificazione e programmazione provinciale (Piano F.V.P. 2008, Pianificazione cinghiale 2004/2013, ecc.), prendono origine da un precedente lavoro della Provincia di Teramo realizzato con la supervisione dell’ISPRA ( Dott. Piero Genovesi ) dal titolo “Analisi del territorio provinciale finalizzata alla creazione su base geografica ed ecologica delle aree di gestione faunistico-venatoria ” ( Castiglione G., 1998 ). Il lavoro consisteva nell’analisi del territorio provinciale e la sua classificazione in aree omogenee di gestione faunistica attraverso la classificazione multivariata (analisi dei cluster ) su numerose variabili ambientali e la successiva gestione dei dati mediante l’utilizzo di sistemi informatici territoriali digitali (GIS). Questo lavoro il cui grado di approfondimento su area vasta è stato adeguatamente commisurato allo scopo della pianificazione e della programmazione faunistico-venatoria, ha consentito nello specifico di realizzare quel Sistema Informativo Territoriale che risulta indispensabile per la definizione e la gestione della strategia da attuare per il controllo della specie cinghiale.

______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B5 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Per la stesura del Piano viene utilizzato il modello di gestione proposto dai documenti ISPRA ed in particolare utilizzando le metodiche contenute nei protocolli e nelle seguenti linee guida ISPRA : • Monaco A., B. Franzetti, L. Pedrotti e S. Toso, 2003 – Linee guida per la gestione de cinghiale. Min. Politiche Agricole e Forestali – Ist. Naz. Fauna Selvatica.”; • Monaco A., Carnevali L. e S. Toso, 2010 – Linee guida per la gestione del cinghiale (Sus scrofa) nelle aree protette. 2° edizione - Quad. Cons. Natura , 34, Min.Ambiente – ISPRA.”; • Toso S. e L. Pedrotti, 2001 – Linee guida per la gestione de cinghiale (Sus scrofa) nelle aree protette. Quad. Cons. Natura, 2, Min.Ambiente – Ist. Naz. Fauna Selvatica.”; Il Piano di prelievo verrà attuato attraverso un ben definito schema operativo, basato su un modello di gestione “adattativo” che prevede un processo di acquisizione sistematica e successiva applicazione di informazioni affidabili al fine di migliorare l’efficacia della gestione nel tempo (Wilhere, 2002 ). Si tratta dunque di un processo “iterativo” nel quale le azioni di gestione sono accuratamente pianificate, applicate e verificate ad intervalli prestabiliti. Lo schema operativo proposto che ne risulta è il seguente: definizione piano e obiettivi (Provincia) => realizzazione interventi di prevenzione (ATC)/prelievi (Squadre) => verifica risultati danni e prelievi (Provincia) => premialità/sanzioni sulle Squadre => ridefinizione obiettivi.

2 – CARATTERIZZAZIONE DEL TERRITORIO PROVINCIALE 2.1 Geografia La Provincia con i suoi 1948,26 kmq di superficie presenta una larghezza massima est-ovest misurata in linea d’aria di circa 50 km ed una lunghezza (nord-sud) di circa 45 km. Essa confina a nord con la provincia di Ascoli Piceno, a sud-ovest con la provincia dell’Aquila, a sud-est con la provincia di Pescara mentre ad est è lambita dal Mare Adriatico. Con i suoi confini interni, essa si appoggia al tratto centro-meridionale della dorsale appenninica compreso tra il valico delle Forche Canapine, che a nord segna l’inizio della catena dei Monti Sibillini (provincia di Ascoli Piceno), e l’altipiano di Campo Imperatore (provincia de l’Aquila) che segna a sud il termine delle più alte vette del massiccio del Gran Sasso. Esternamente la provincia si affaccia sul mare Adriatico con un fronte di costa di oltre 45 Km che, a partire dalla foce del fiume Tronto che segna il suo confine nord-orientale con la provincia di Ascoli Piceno, termina con la foce del torrente Piomba al suo estremo sud-est.

2.2 Orografia

2______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Sotto il profilo orografico il territorio provinciale risulta costituito sostanzialmente da tre settori facilmente delineabili: montano, collinare interno e collinare litoraneo. La sua complessiva superficie di 194.826 ha risulta dunque suddivisa approssimativamente per il 57 % in territorio montano e per il restante 43 % di territorio collinare. Il Territorio montano e pedemontano (57%), dell’estensione di ha 111.000 e localizzato nella parte ovest e sud-ovest della provincia ed è costituito sostanzialmente da tre comprensori montani: - la catena dei Monti della Laga , di natura arenacea è situata nel settore più interno della provincia, è disposta in direzione nord-sud e collega la catena dei Monti Sibillini con quella del Massiccio del Gran Sasso; essa presenta numerose vette con altitudine superiore ai 2.000 metri, Macera della morte, Pizzo di Sevo, Monte Pelone, Cima Lepri, Monte di Mezzo e culmina con i 2.458 metri del Monte Gorzano; - la catena del Gran Sasso , anch’essa come la precedente di natura carbonatica, diretta da nord-est a sud-ovest, è la più estesa delle precedenti oltre ad essere la più alta comprendendo numerose vette oltre i 2.000 metri di altitudine, Monte Corvo, Pizzo Intermesoli, Monte Portella, Monte Brancastello, Monte Prena, Monte Camicia, che culminano con i 2.635 metri del Corno piccolo ed i 2.914 metri del Corno Grande; - il gruppo dei Monti Gemelli (Montagna dei Fiori e Monte Foltrone), localizzata a nord della città di Teramo e ad oriente della Laga, è di natura carbonatica e di altitudine decisamente più limitata della precedente presentando la vetta più alta di appena 1.718 metri. Tutta la restante area montana compresa tra le citate dorsali è costituita da numerosi rilievi minori, per lo più ricoperti da fitte boscaglie intervallate da solchi vallivi, aspri torrenti e da pascoli, che mano a mano degradano verso le colline interne di tipo arenaceo-marnoso. Nel settore montano le valli fluviali originate dall’azione erosiva dei corsi d’acqua che ne hanno modificaro la morfologia in funzione soprattutto della litologia delle aree e della pendenza di scorrimento, si presentano generalmente strette ed incassate fino a formare vere e proprie gole come quella del Salinello e quella dell’alto Vomano. Il settore Collinare interno (25%), esteso circa ha 48.000, è costituito da una fascia diretta da nord-ovest a sud-est e disposto a cuscinetto tra le restanti due zone. Il paesaggio è qui dominato da alte colline, modellate su terreni arenacei e argilloso-arenacei, con profili spesso aspri ed impervi costellate da numerosi affioramenti litoidi e ricoperte, per lo più da fitte boscaglie. Le pendenze, seppure diminuite rispetto ai territori montani, risultano ancora piuttosto elevate ed hanno consentito uno sviluppo modesto e marginale dell’agricoltura. Le colline circostanti degradano verso il letto dei corsi d’acqua con pendenze molto variabili, che talvolta sono rotte da ampie fratture calanchive che terminano a strapiombo sulla sottostante vallata; il profilo che ne risulta della valle è spesso asimmetrico tendendo l’alveo a migrare verso il margine destro della

3______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______pianura e a ridosso del versante più acclive ( Adamoli L., 1994 ). Qui le valli risultano più ampie e meno acclivi rispetto al settore montano in un crescendo strutturale che dalle zone pedemontane arriva fino alle piane alluvionali di fondovalle. Fig. 1 – Fasce ambientali (da Castigie G 1998 – Aaisi de territri prviciae) Il settore Collinare litoraneo (18%), di ha 34.800 , diretto come il precedente, è compreso tra la collina interna ed il mare Adriatico. Dalla collina interna del territorio pedemontano si passa, procedendo verso il mare, al territorio collinare litoraneo costituito da colline, di natura argilloso-sabbiosa e argilloso-marnosa, con margine piuttosto addolcito e pendenze attenuate, alternate da fossi e valli fluviali. Ad interrompere bruscamente il contorno delle colline teramane sono qui piuttosto frequenti le formazioni calanchive di origine erosiva. Le zone di pianura sono molto limitate e tutte di origine alluvionale localizzate lungo le valli dei principali fiumi e sulla stretta fascia litoranea. La fascia costiera è costituita dal litorale, che si presenta sabbioso e sabbioso-ciottoloso fino a divenire esclusivamente ghiaioso in prossimità delle foci fluviali, e dall’entroterra pianeggiante di alcune centinaia di metri che termina sovente con falesie inattive alte 100-150 metri interrotte in prossimità delle foci.

2.3 Idrografia I corsi d’acqua, tutti a carattere torrentizio, presentano ridotta lunghezza e forte pendenza, che conferiscono alle aste fluviali una fisionomia tutt’altro che sinuosa, e, grazie all’assetto orografico del territorio teramano, risultano orientati tutti verso il Mare Adriatico . Il sistema idrografico principale è costituito dagli alti bacini imbriferi del Tronto, Salinello, Tordino e Vomano. Il fiume Tronto , che presenta un bacino idrico di 1.200 kmq., nasce in provincia di Teramo sul versante occidentale della Laga per scorrere quasi interamente su territorio provinciale di Ascoli Piceno e per tornare poi, nel suo ultimo tratto prima di sfociare nell’Adriatico, a segnare il confine con le due Province. Sempre dai Monti della Laga nasce il fiume Salinello che, dopo un breve percorso di circa 45 km, sfocia in mare in prossimità di Giulianova. Il Fiume Tordino , anch’esso proveniente dal comprensorio della Laga, presenta il suo alveo racchiuso dapprima in una stretta valle, fino quasi alle porte della Città di Teramo, e poi, dopo

4______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______aver unito le sue acque con quelle del suo affluente Vezzola, scorre in un fondovalle ampiamente coltivato ed industrializzato dove incontra il torrente Fiumicino proveniente dalle Montagne Gemelle. Il fiume Vomano , col suo bacino idrico di 764 Kmq. ed una lunghezza di 76 Km, ha origine invece dalla catena del Gran Sasso (M.te S. Franco) e conta diversi grossi affluenti come il Rio Fucino (emissario del Lago di Campotosto), il Rio Arno (originario dalla Val Mavone) ed il Mavone (che nasce dal M.te Corno Grande), prima di sfociare in Adriatico tra Roseto degli Abruzzi e Scerni di Pineto.

2.4 Clima La definizione dei parametri climatici assume, nell’ambito delle analisi delle caratteristiche ambientali di un territorio, una grande rilevanza in quanto essi intervengono, unitamente agli altri fattori abiotici, sulla distribuzione degli ecosistemi. In base a queste considerazioni sono state realizzate rappresentazioni cartografiche che tentano di raffigurare tali situazioni macroclimatiche sull’intero territorio nazionale, come la Carta Bioclimatica d’Italia di Tomaselli ( Tomaselli, Balduzzi, Filipello - 1973 ), che sono di grande aiuto nella comprensione della vegetazione potenziale dei territori nazionali. I dati delle precipitazioni annue medie registrate in 54 anni di osservazioni hanno permesso di produrre la Carta delle Isoiete della Provincia di Teramo ( da Adamoli modificato ) dalla quale si desume la diversa piovosità dei vari distretti. Dall’esame dei dati si può facilmente desumere come le aree meno piovose siano quelle pianeggianti costiere (700-800 mm. annui), quelle mediamente piovose siano quelle collinari interne (900-1.000 mm. annui), mentre quelle più piovose ricadano in corrispondenza dei massicci più elevati (1.300-1.500 mm. annui). Dalla osservazione della “Carta delle isoiete” della provincia Teramo risulta evidente il ruolo di ostacolo svolto dalla catena del Gran Sasso ai venti umidi di provenienza adriatica che spiega la maggiore piovosità registrata lungo il versante settentrionale della catena la quale decresce gradualmente andando verso la fascia costiera ( Adamoli L., 1994 ). Le precipitazioni nevose sono piuttosto frequenti, tranne che nella fascia costiera, ed avvengono solitamente nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio. Lo spessore della coltre nevosa oscilla, in funzione dell’altimetria, da pochi centimetri della collina sublitoranea ad alcuni decimetri della collina interna mentre sui rilievi montuosi può raggiungere uno spessore di 100 ed anche 200 centimetri e persistere per lunghi periodi. Le temperature media annue, calcolate sempre nel periodo storico indicato, anch’esse desumibili dalla Tabella 1 oscillano tra 10° C nel settore montano ai 13° C in quello pedemontano ai 15° C della collina litoranea. Per l’analisi dei fattori climatici nel contesto analizzato si rimanda all’apposita sezione sull’analisi bioclimatica dove l’intero territorio teramano è stato trattato per differenti regioni bioclimatiche.

5______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

2.5 Bioclima I fattori bioclimatici presi in considerazione sono essenzialmente le precipitazioni e la temperatura dato che l’acqua ed il calore sono gli elementi fisici che maggiormente condizionano la vita delle biocenosi. Per gli obiettivi del nostro elaborato si ritiene che l’analisi bioclimatica basata sui diagrammi pluviometrici ed ombrotermici, soddisfi pienamente anche il grado di approfondimento dell’argomento specifico. Per l’analisi bioclimatica ci si è rifatti alla classificazione del Tomaselli, la quale arriva, sulla base dello studio vegetazionale di diversi autori integrato con dati e formule di interpretazione climatica, al riconoscimento dei vari tipi climatici (Tomaselli, 1973 ). Fig. 2 – Fasce Bioclimatiche della provincia (da Castigie G 1998 – Aaisi de territri prviciae) Secondo tale interpretazione sul territorio provinciale possiamo distinguere diverse tipologie bioclimatiche variabili soprattutto in funzione della propria altitudine e latitudine. Il clima al quale appartiene la provincia di Teramo è ascrivibile sostanzialmente ad entrambe le tipologie riscontrabili nella penisola italiana, quella di tipo mediterraneo e quella di tipo temperato, con le diverse sottoregioni climatiche che le appartengono. Il clima mediterraneo è caratterizzato dall’avere la curva termica sempre positiva ed un periodo di aridità estiva di durata variabile da uno a otto mesi. La fascia costiera teramana, e le colline retrostanti fino ad un chilometro dalla linea costiera e ad una altitudine di circa 100-150 metri s.l.m., può essere considerata come appartenente alla sttregie esediterraea caratterizzata da un periodo secco che ha luogo nei mesi estivi; le piogge, invece, prevalentemente a carattere temporalesco, sono concentrate nel periodo invernale ed oscillano dai valori medi annui di 570 mm di Colonnella ai 689 mm di Roseto degli Abruzzi . La temperatura media annua piuttosto elevata, pari a 16° C (Lauretum sottozona calda secondo la classificazione del Pavari e del De Philippis ), ed il prolungato periodo siccitoso estivo, di circa quattro mesi, fanno rientrare tali località nel climax del leccio (Quercion ilicis Br.-Bl. 1936 ), ma localmente anche in quello dell’oleastro e del carrubo ( Oleo- Ceratonion Br.-Bl. 1936 ). Le precipitazioni, prevalentemente a carattere temporalesco sono concentrate nel periodo invernale cioè durante il riposo vegetativo e questo fa si che esse non hanno molta influenza dal punto di vista bioclimatico ( Tomaselli, Balduzzi, Filipello,1973 ).

6______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Il clima temperato , che per estensione e tipologia è senza dubbio quello più rappresentativo del territorio provinciale, risulta caratterizzato dall’avere la curva termica sempre positiva e periodi di siccità decisamente più ristretti del precedente. Il territorio più interno rappresentato dall’anti-appennino argilloso, situato a ridosso della fascia costiera precedentemente analizzata, può essere ascrivibile, appunto, alla Sttregie ipesaxerica , appartenente a sua volta alla regione mesaxerica del clima temperato. Tale tipo bioclimatico presenta temperature medie che oscillano dai 15 °C di Guardia Vomano ai 13 °C di Villa Valucci con le temperature del mese più freddo comprese fra 0 e 10 °C ed il verificarsi, dunque, di gelate più o meno frequenti. Sia grazie alla posizione geografica di tali stazioni rispetto alle correnti d’aria fredda di origine atlantica e sia grazie all’influsso del clima mediterraneo di cui esse godono, il minimo invernale tende a verificarsi solo verso la fine della stagione invernale e dunque per un breve periodo. Il climax corrispondente a tale tipologia bioclimatica è quello della roverella ( Quercus pubescens Willd. ) cioè la forma di vegetazione più termofila del clima temperato. La Sttregie teperat fredda , appartenente alla regione axerica fredda del clima temperato, è il tipo bioclimatico che copre tutta la zona montana della provincia di Teramo fino al limite superiore della vegetazione arborea (1.800 metri s.l.m.). Le sue caratteristiche climatiche sono essenzialmente la curva termica che scende al di sotto di 0 °C per un periodo massimo di 3-4 mesi e la mancanza di periodi di aridità con piogge piuttosto abbondanti (1.000-1.500 mm). La sottoregione temperato fredda in Abruzzo viene considerata suddivisibile in due tipologie di cui la prima nelle zone comprese tra i 400 ed i 900 metri di altitudine che risente maggiormente dell’influenza mitigatrice del mare e l’altra da questa quota fino ai 1.800 metri (Tammaro, 1986) . La prima sottoregione, localizzabile al di sotto dei 1.000 metri di quota presenta una piovosità compresa tra i 900 mm. di Campli e di Civitella del Tronto ed i 1.100 mm. di Pietracamela ; il climax corrispondente è quello della roverella e della rovere ( Quercion pubescenti-petreae Br.-Bl. 1931 ) con buona potenzialità soprattutto per il cerro. L’altra tipologia comprendente i territori montani al di sopra dei 1.000 metri altitudinali presenta, invece, valori di piovosità media annua che arrivano fino ai 1.300 mm.. Il climax, che segna qui anche il limite superiore della vegetazione arborea, è quello del faggio denominato Fagion-sylvaticae (Pawl., 1928 ). La Sttregie t fredda , appartenente sempre alla regione axerica fredda del clima temperato è localizzato nella provincia teramana oltre il piano della vegetazione arborea ed interessa, dunque, le vette delle montagne principali appartenenti ai comprensori del Gran Sasso , della Laga e delle Montagne Gemelle . In questa sottoregione il fattore limitante risulta il freddo, occupando il gelo un periodo di 6-8 mesi l’anno. Il climax corrispondente è quello delle praterie montane ( Caricetea curvulae Br.-Bl. 1926 ) che si alterna ai bassi arbusti a ginepro comune (Juniperus communis subsp. nana ) denominata Juniperion nanae e vegetazione delle pareti rocciose d’altitudine. 2.5 Uso del suolo e vegetazione

7______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Le forme di utilizzazione del suolo sono la risultante di un complesso di parametri di origine ambientale (morfologia del territorio, clima, pedologia, ecc.) e antropica (coltivazioni, disboscamenti, ecc.), in continua mutazione, ma di grande rilevo nelle analisi territoriali finalizzate agli studi faunistici. Data la vastità dei territori analizzati, lo studio dell’utilizzo del suolo è stato condotto esclusivamente su base cartografica. Dalla carta dell’uso del suolo della Regione Abruzzo, prodotta in scala 1:25.000, e dagli ulteriori approfondimenti su alcune delle classi considerate (carte della vegetazione, forestali, agronomiche, ecologiche, ecc.), si è arrivati ad una ulteriore classificazione in tematismi più apprezzabili per la dimensione dello studio e per gli scopi del presente Piano (boschi, praterie, aree agricole, ecc.). Per questa analisi si farà riferimento a fasce ambientali, derivate dalla zonazione altitudinale solitamente utilizzata in fitogeografia, con la distinzione del territorio provinciale in piani e orizzonti di vegetazione, riportati sinteticamente nella seguente tabella e trattati procedendo dalla costa verso l’entroterra. La fascia costiera - fanno parte di questa fascia i territori provinciali della fascia costiera e dell’entroterra a suo ridosso fino ad una altitudine approssimativa di circa 100 metri s.l.m.. I valori medi annui di temperatura sono sempre superiori ai 12 °C, mentre le precipitazioni risultano piuttosto basse con valori di 100-200 mm annui. Partendo dal livello del mare si può constatare come la fascia litoranea teramana, sia per la sua intensa urbanizzazione e viabilità, sia per l’utilizzazione balneare dell’intero tratto costiero, ha perduto quasi completamente le originarie formazioni di vegetazione mediterranea sempreverde predominate dalle latifoglie. quella potenziale citata sia essa in una fase di regressione, cioè di allontanamento dal “climax”, o di progressione, cioè di raggiungimento del climax. L’utilizzazione antropica dei suoli agricoli fino quasi a ridosso della spiaggia ha condotto la vegetazione reale del piano basale ad una situazione che si discosta più o meno nettamente da quella potenziale. La fascia collinare litoranea del teramano e le principali valli fluviali risultano oggi completamente occupate dalle coltivazioni agricole. I valori di superficie agricola utilizzata (SAU) di questa fascia cioè la superficie investita ed effettivamente utilizzata in coltivazioni e quelli del rapporto tra la produzione lorda vendibile e la superficie agricola utilizzata, che da una misura tangibile dell’intensità produttiva del sistema agricolo in ciascun comune, risultano piuttosto elevati. Un elemento caratteristico degli ambienti litoranei è rappresentato dalle pinete, talvolta estese, di Pinus pinaster, Pinus halepensis e Pinus pinea , impiantate dall’uomo principalmente sulla costa come protezione dai venti marini ed attualmente al servizio di campeggi, stabilimenti balneari ed aree sosta con tipico sottobosco a gariga o completamente inesistente. Si tratta di ambienti di rilevanza faunistica marginale per loro scarsa naturalità. Sulla fascia costiera i pochi ambienti che conservano scampoli di vegetazione naturale sono quelli in prossimità delle foci dei principali fiumi della Provincia con modesti apparati deltiziali. Qui la vegetazione è costituita principalmente da associazioni palustri a Phragmites australis , con densi popolamenti che impegnano tutti gli argini e le zone con acqua bassa e lenta, che si alternano a formazioni forestali di Pioppo bianco ( Populetaliae albae ) e salici ( Salix spp. ).

8______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Bassa collina - Nella fascia basso collinare del teramano, indicativamente ubicata ad una altitudine compresa tra i 200 e i 500 metri s.l.m., la vegetazione spontanea naturale risulta relegata in ambiti ancora piuttosto ristretti. Il paesaggio agricolo è qui dominato dai seminativi, cereali per la maggior parte, e da estesi oliveti promiscui o da vigneti allevati sia a filare e sia a pergolato. L’ordinamento colturale della collina litoranea teramana è prevalentemente di tipo cerealicolo- olivicolo e viticolo. Qui le uniche isole di vegetazione spontanea residua sono quelle relitte dei luoghi inaccessibili all’utilizzo agricolo o abbandonati dall’uomo in quanto eccessivamente impervi, quali scarpate e dirupi ai margini dei campi, zone in erosione e calanchive a ridosso dei fossi, corsi d’acqua, ecc.. Questi ultimi lembi di vegetazione sono edificati, nella maggior parte dei casi, su aree in erosione e costituiti da una copertura vegetale erbacea spontanea sulla quale spiccano sparute associazioni di mantello con cespuglieti, arbusteti e siepi delle specie colonizzatrici per eccellenza (ordine Prunetalia ). Sul margine, che tali formazioni calanchive condividono con i campi coltivati, o sulla sommità di colline aride, talvolta è possibile trovare residui di boschetti originariamente presenti su aree molto più estese, come le formazioni con prevalenza di querce caducifoglie a roverella ( Quercus pubescens) e specie minori, quali olmo campestre ( Ulmus minor) , ciliegio selvatico (Prunus avium ), acero campestre (Acer campestis) , orniello (Fraxinus ornus) e specie spontaneizzate come acacia ( Robinia pseudoacacia) e alianto ( Ailanthus altissima). Lungo il mantello di copertura esterno alla boscaglia sono presenti soprattutto la ginestra ( Spartium junceum ), la tamerice (Tamerix africana ), il sanguinello ( Cornus sanguinea ) e, nello strato epifitico, le perenni volubili, quali rovo (Rubus ulmifolius ), vitalba ( Clematis vitalba ), vite selvatica (Vitis vinifera subsp. sylvestris ) e luppolo (Humulus lupulus) . Negli ambienti umidi quali corsi d’acqua, foci fluviali, cave e laghetti irrigui collinari, si sviluppa la tipica vegetazione igrofila arborea e a arbustiva autoctona ripariale a saliceti ( Salix spp .) e pioppeti (Populus spp.). Collina interna - fanno parte di questo orizzonte i territori provinciali della fascia sub appenninica costiera e dell’entroterra a suo ridosso fino ad una altitudine approssimativa di circa 700-800 metri s.l.m. Questa fascia ambientale presenta un clima più umido e fresco della precedente, con precipitazioni di circa 800-1.000 mm annui e temperature più miti, con valori invernali di 0-5 °C ed estivi di 17-20 °C. La temperatura media annua risulta sempre superiore ai 10 °C e le precipitazioni presentano due massimi stagionali, in autunno e primavera, ed un minimo estivo. Il paesaggio generale dell’orizzonte submontano della provincia risulta caratterizzato da un elevato indice di frammentazione boschiva. I boschi, laddove non sono intervallati da campi coltivati, sono spesso radi e si aprono in vere e proprie radure, un tempo utilizzate a pascolo, ma che oggi, con l’abbandono di questa attività economica, risultano sempre più spesso insediate da cenosi arbustive ed erbacee. Nei territori montani all’utilizzo di tipo zootecnico delle superfici coltivate si aggiunge lo sfruttamento delle praterie montane spontanee ed entrambe contribuiscono a determinare l’indirizzo di tali zone come esclusivamente

9______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Montagna - Questo orizzonte comprende i territori montani al di sopra degli 800-1.000 metri fino al limite superiore dei 1.700-1.800 metri. Il clima è di tipo temperato medio e presenta buone precipitazioni con valori di 1.000-1.500 mm. annui e temperature relativamente basse con valori invernali di 0-3 °C ed estivi di 14-16 °C. Le altitudini impongono una diminuzione proporzionale dello sfruttamento dei suoli: le uniche attività agricolo-zootecniche si basano su marginali produzioni foraggere a utilizzo pascolivo con intrusione di diverse essenze floristiche spontanee e spontaneizzate. Il pascolo nelle ampie radure disboscate in epoca remota viene svolto su cotico naturale o prato-pascolo da numerosi capi bovini, ovini e caprini. Al di sopra dei querceti appenninici domina incontrastato il faggio ( Fagus sylvatica ) che qui, grazie al clima di tipo oceanico persistentemente umido e con moderate oscillazioni termiche, è in assoluto la specie caratteristica del piano montano. Qui s olitamente il faggio tende a costituire boschi puri ma, in particolari condizioni, si affiancano altre specie arboree come il tasso (Taxus baccata ) o l’ agrifoglio (Ilex aquifolium ) nelle forre o nelle aree caratterizzate da affioramenti rocciosi, oppure tigli (Tilia cordata , T.platyphyllos ), aceri (Acer pseudoplatanus , A. platanoides ) e olmo montano (Ulmus glabra ) nelle zone ove si siano verificate frane o accumuli di detrito. In provincia di Teramo le faggete rappresentano le più cospique zone forestali, dato che al di sopra del loro limite altimetrico superiore, variabile peraltro in funzione del versante delle stazioni, non troviamo più formazioni forestali. Le faggete sono state lungamente gestite per lo più a ceduo, da utilizzare come legna da ardere e carbone. Questa eccessiva ceduazione ha indirettamente favorito il faggio sulle altre essenze, grazie alla sua buona resistenza al taglio. Tab. 1- Fasce ambientali di vegetazione presenti nel territorio provinciale di Teramo FASCE ORIZZONTI ALTITUDINE TEMPERATURE PRECIPITAZIONI AMBIENTALI VEGETAZIONALI metri s.l.m.

Fascia costiera Orizzonte delle sclerofille 0-100 12-28 °C 100-200 mm

Collina litoranea Orizzonte delle sclerofille 100-500 8-24 °C 200-600 mm Collina interna Orizzonte delle latifoglie eliofile 500 -800 0-20 °C 800-1.000 mm.

Montagna Orizzonte delle latifoglie sciafile 800-1.800 -3-16 °C 1.000-1.300 mm

Alta Montagna Orizzonte delle praterie d’altitudine 1.800-2.900 -10-10 °C 1.200-1.500 mm Alta montagna – si tratta dell’orizzonte d’altitudine, compreso sui rilievi del teramano tra i 1.800 ed i 2.500 metri, caratterizzato dalle praterie naturali d’alta quota che sviluppa al di sopra del limite ecologico delle faggete. Il clima risulta estremamente rigido con forte e prolungato innevamento, venti aspesso intensi e temperature molto basse. Le praterie sono costituite da vegetazione ipsofila e pioniera; le brughiere risultano costituite da associazioni arbustive a portamento nano e strisciante. Sui versanti esposti a mezzogiorno possono rinvenirsi bassi arbusti

10 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______di ginepro nano ( Juniperus communis subsp. nana ), che formano spesso un denso tappeto impenetrabile. Le brughiere alpine d’alta quota sono rappresentate, oltre che dalla Calluna vulgaris , dall’uva ursina ( Arctostaphylos uva-ursi ), dai vaccinieti a mirtillo nero ( Vaccinium myrtillus ) e, sulle pendici settentrionali di Pizzo di Sevo, anche dal falso mirtillo ( Vaccinium uliginosum ), situati tra le praterie o al margine dei boschi fino ai 2.500 metri di altitudine.

3 – DESTINAZIONE DIFFERENZIATA DEL TERRITORIO 3.1 Premessa Il comma II dell’art. 10 della L.157/92 sancisce che Regioni e Province realizzano la Pianificazione venatoria del proprio territorio di competenza mediante la destinazione differenziata del territorio. Congruentemente con questo principio il Regolamento regionale 5/2014 stabilisce al Comma 22 che il Piano quinquennale di Gestione delle Province deve contenere la destinazione differenziata del territorio con particolare riferimento alle Unità di gestione o Macroaree (Co.27) e alle aree non vocate (Co. 28). Questa destinazione territoriale va condotta sulla base di una serie di considerazioni di diversa natura tra loro integrate (ambientale, gestionale, politica, ecc.) ma prioritariamente sulla base delle potenzialità faunistiche delle singole unità di gestione, che a loro volta devono essere realizzate sulla base delle informazioni raccolte durante la lunga fase dello studio dell’ambiente. L’idoneità biologico-ambientale dei singoli territori con le relative densità teoriche stimate, vanno però riportate alle densità agroforestali, ovvero alle presenze faunistiche sostenibili anche sotto il profilo dei danneggiamenti alle produzioni agricole presenti. Il grado di idoneità di un territorio secondo l’ISPRA (Monaco A. et altri, 2003 ) è funzione, tra le altre cose, dell’estensione della superficie boscata (per rifugio e risorsa trofica), dalla fruttificazione delle essenze forestali (ghiande, faggiole e castagne principalmente), della presenza di colture agricole di reddito medio/alto o alto (cereali, vigneti, ecc.), ecc.. Sarebbe dunque più corretto parlare di potenzialità “socio-ecologiche”, anziché di sole potenzialità ambientali o ecologiche. La prima distinzione da compiere è quella dell’”area non vocata”, non compatibile con la presenza della specie, mentre nella restante parte del territorio vocato occorre individuare differenti livelli di idoneità che serviranno poi alla definizione degli obiettivi e delle strategie di intervento da attuarvi. A partire dal 2003 la Provincia di Teramo di è dotata di uno specifico Piano di gestione della specie (Programmazione Pianificazione territoriale e gestione del cinghiale in provincia di Teramo - Del.C.P. n° 55/2004) il cui cardine era proprio la destinazione differenziata dei territori provinciali. L’obiettivo prioritario della programmazione era quello del conseguimento e mantenimento delle popolazioni a valori di densità agro-forestale compatibili con le esigenze ambientali, sociali e produttive del contesto territoriale con particolare riferimento alle colture agricole. Altri suoi importante obiettivi erano l’aumento della sicurezza dell’azione di caccia, notoriamente pericolosa per il numero dei partecipanti, l’ambiente chiuso ed il

11 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______munizionamento utilizzato, la riduzione degli attriti tra le diverse squadre in competizione sul territorio, la tracciabilità delle carcasse dei capi abbattuti e la sicurezza sanitaria legata al consumo delle carni di cinghiale, ecc.

3.2 Territorio Vocato In attuazione alla Pianificazione provinciale del cinghiale (Del.C.P. n° 55/2004) Il territorio della provincia di Teramo veniva suddiviso in Comprensori Faunistici Omogenei (identificati nel Piano Faunistico Venatorio Provinciale come CFO) caratterizzabili sotto il profilo ambientale e faunistico (fig. 8) . Tale strumento ha consentito di attuare la destinazione differenziata del territorio cacciabile per comprensori faunistici omogenei (CFO) e per specie, come indicato sia dai riferimenti normativi e sia dalle indicazioni tecnico applicative dell’ISPRA. In particolare vengono qui definite le idoneità agro-forestali dei diversi territori in funzione della loro idoneità ecologica, ma mediata da considerazioni di carattere tecnico, gestionale e politico. Detta suddivisione è stata poi annualmente verificata e opportunamente rettificata attraverso l’implementazione dei dati relativi ai danni ed alla presenza delle specie che, come sopra anticipato, hanno subito entrambi una profonda mutazione. Attraverso questo continuo processo adattativo si è arrivati alla attuale ripartizione del territorio provinciale in 4 Comprensori Omogenei. Comprensorio 1 (C 1) - esteso ettari 54.533, è costituito dai territori del Parco Nazionale “Gran Sasso e Monti della Laga” (G.S.L.), sottoposto a tutela della fauna selvatica; l’area risulta costituita da territorio montano, con altitudini medie comprese tra i 1.000 ed i 3.000 metri circa s.l.m.; il territorio corrisponde alle Fasce Ambientali a gestione omogenea denominate “ Montagna ” e “ Alta Montagna ” individuate dal Piano Faunistico Provinciale; l’uso del suolo è costituito prevalentemente da ambiti naturali rappresentati da praterie e boschi, con pascoli e prati coltivati e marginali coltivazioni agrarie; l’area risulta a buona vocazione per il cinghiale che è uniformemente distribuito su tutto il territorio provocando costantemente danni alle produzioni agricole ed al patrimonio naturale; Il Comprensorio 2 (C 2) - esteso complessivamente 45.868 ettari di cui circa il 97 % cacciabile, risulta costituito da territorio montano e pedemontano, con altitudini medie comprese tra i 500 ed i 1.000 metri s.l.m.; nel Piano Faunistico-Venatorio provinciale 2001/2007 esso risulta corrisponde alla Fascia Ambientale a gestione omogenea denominata “ Montagna ”; l’uso del suolo è costituito prevalentemente da fasce boscate naturali (> 60%) intervallato da pascoli naturali e migliorati e colture cerealicole in asciutta; il comprensorio risulta ad elevata vocazione per il cinghiale; la specie risulta qui stabilmente e uniformemente distribuita sul territorio provocando danni localmente sostenibili alle produzioni agricole;

12 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Il Comprensorio 3 (C 3) - esteso complessivamente 18.104 ettari di cui circa il 94 % cacciabile, risulta costituito da territorio alto collinare, con altitudini medie comprese tra i 300 ed i 500 metri s.l.m.; nel Piano Faunistico-Venatorio provinciale 2001/2007 esso risulta corrisponde alla Fascia Ambientale a gestione omogenea denominata “ Alta Collina ”; l’uso del suolo è costituito prevalentemente da fasce boscate naturali (< 40%) e da colture prevalentemente in asciutta, con presenza di vigneti e oliveti con ridotto grado di intensivizzazione; localmente sono presenti colture intensive in prossimità delle principali valli fluviali; dal punto di vista squisitamente ambientale il comprensorio potrebbe essere considerato mediamente vocato per la specie, per la quale a partire dall’anno 2000 esso rappresenta il territorio d’espansione; da una considerazione più complessiva, invece, il comprensorio, deve essere più congruamente classificato come a bassa vocazione in particolare per l’impatto sulle colture agricole attività produttive; la specie risulta qui stagionalmente presente e localizzato solo in alcuni ambiti ove causa solo occasionalmente danni

alle produzioni agricole, ma suscettibile di una maggiore espansione;

Fig. 8 – Comprensori Faunistici Omogenei (eabraii SIT Settre B12 Prvicia di Tera).

13 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

- in verde chiaro il Comprensorio C1 - in marrone il Comprensorio C2 - in giallo il Comprensorio C3 LEGENDA - in bianco il Comprensorio C4 - in verde scuro gli Istituti di tutela ex L.157/92 3.3 Territorio non vocato Il territorio non vocato alla specie è rappresentato da quella parte della Provincia che, per proprie peculiarità ambientali (scarsa presenza di bosco o di aree chiuse), finalità faunisiche (presenza di Zone di ripopolamento e cattura, Oasi, ecc.), indirizzi produttivi (agricoltura specializzata), spiccate vocazioni abitative e viarie (strade, autostrade, tessuto urbano, ecc.), non risulta idoneo, da un punto di vista che possiamo definire “politico” o “programmatorio”, ad ospitare la specie in esame. Anche la presenza minima di questa specie infatti, al di la dell’idoneità ambientale dei singoli siti e tenuto conto anche della forte capacità adattativa del cinghiale, provocherebbe impatti notevoli e non sostenibili con le attività umane fortemente presenti. In provincia di Teramo il territorio non vocato per il cinghiale può essere ricompreso nel Comprensorio 4 (C 4). Comprensorio 4 (C 4) - esteso complessivamente 76.188 ettari di cui l’93 % cacciabile, risulta costituito da territorio collinare interno e collinare litoraneo, con altitudini medie comprese tra 0 e 300 metri s.l.m.; l’uso del suolo è costituito prevalentemente da colture agricole con un certo grado di intensività produttiva (frutteti, vigneti, cereali irrigui, ortive, ecc.) con residuali fasce boscate naturali (< 20%) principalmente lungo le aste fluviali e le aree calanchive in erosione; il comprensorio risulta a vocazione nulla per il cinghiale per le proprie caratteristiche ecologiche ma sopratutto in quanto incompatibile con le finalità dell’area; la specie risulta qui attualmente presente solo occasionalmente e distribuita generalmente in maniera puntiforme, mentre sussistono popolazioni stabili solo in alcune aree in prossimità di Istituti faunistici (ZRC, Oasi, ecc.). Il comprensorio risulta dunque a vocazione nulla per il cinghiale in quanto la sua presenza è incompatibile con le finalità dei suoi territori. Se fino ad alcuni anni fa la specie era totalmente assente nel comprensorio C4, allo stato attuale essa è presente stabilmente anche se distribuita ancora in maniera puntiforme. La sua espansione può essere verosimilmente ricondotta alla presenza “a macchia di leopardo” di aree di tutela ricomprese nel comprensorio e rappresentate da alcune Riserve naturali regionali, come quella dei Calanchi di Atri e del Borsacchio, e da Istituti di tutela come le ZRC di Atri, Castellalto, Campli, Notaresco e Teramo. Ne risulta che in detto comprensorio vanno previste adeguate pressioni di prelievo, sia attraverso l’attività venatoria nelle zone di caccia sia attraverso l’attività di controllo sull’intero territorio (ivi comprese le aree di tutela) in maniera da perseguire, come obiettivo teorico, l’eradicazione della specie o quanto meno contrastare significativamente l’attuale fenomeno espansivo della specie in detto comprensorio.

14 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

3.3 Unità di gestione - Macroaree La gestione di questa specie, caratterizzata da un elevato potenziale riproduttivo e da notevoli capacità di adattamento e mobilità, non può prescindere da taluni aspetti quali un dimensionamento adeguato del territorio di competenza, una pianificazione territoriale su base vocazionale, ed interventi di gestione efficaci tra cui principalmente il controllo delle popolazioni da realizzarsi durante l’intero arco dell’anno. Nell’ambito della Programmazione provinciale del cinghiale e a partire dalla stagione venatoria 2010/11, venivano individuate delle Unità di gestione o Macroaree costituite da territori ecologicamente omogenei e dell’estensione approssimativa di circa 10.000-30.000.

Fig. 9 – Macroaree (anni 2010/2014) Si trattava di Macroaree (fig. 9) di vaste dimensioni e scelte principalmente sulla base dei confini amministrativi (comunali e ATC) e gestionali legati ai Distretti di caccia assegnati alle squadre. Il Regolamento regionale 5/2014 interviene sull’argomento stabilendo al Comma 27 che l’estensione delle singole Unità di gestione o Macroaree deve essere compresa tra i 2.000 e i 15.000 ettari. Sulla base delle considerazioni sopra espresse in merito all’utilizzo dello spazio delle popolazioni residenti in Abruzzo (Cap. 2.2) ed in particolare sulle dimensioni degli home range annuali di popolazioni di cinghiale riscontrati da diversi autori a livello nazionale e locale, sono state qui ridefinite le Macroaree della provincia di Teramo aggiornandole alle previsioni del nuovo Regolamento regionale. Allo scopo è stata utilizzato un precedente studio della Provincia di Teramo realizzato con la supervisione dell’ISPRA dal titolo “Analisi del territorio provinciale finalizzata alla creazione su base geografica ed ecologica delle aree di gestione faunistico-venatoria” (Castiglione G., 1998). Il lavoro consisteva nell’analisi del territorio provinciale e la sua classificazione in aree omogenee di gestione faunistica attraverso la classificazione multivariata (analisi dei cluster) su numerose variabili ambientali e la successiva gestione dei dati mediante l’utilizzo di sistemi informatici territoriali digitali (GIS). Dalle risultanze del lavoro ed in particolare delle 16 aree a gestione omogenee individuate, scaturiva tutta la programmazione faunistica che portava all’approvazione sia dei Piani faunistico- venatori provinciali approvati dall’Ente nel 2001, nel 2008 e nel 2011 (revisione), sia degli ulteriori atti di pianificazione nella materia specifica.

15 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Partendo da questa classificazione multivariata, implementata da ulteriori dati circa i caratteri territoriali di tipo orografico (valli, versanti, ecc.), amministrativi (confini comunali, atc, ecc.) o gestionali (Distretti di caccia), si è arrivati alla individuazione cartografica delle Macroaree (fig.10).

Fig. 10 – Macroaree o Unità di Gestione per il cinghiale (eabraii SIT Settre B12 Prvicia di Tera)

LEGENDA Unità di Gestione Cinghiale 2015/2019 a) Monti Gemelli nord – Comuni di Civitella Del Tronto, Valle Castellana; b) Monti Gemelli sud – Comuni di Campli, Civitella Del Tronto, Teramo (nord), Valle Castellana; c) Faraone – Comuni di Campli, Civitella D. T., S, Egidio; d) Monti Laga – Comuni di Cortino, Rocca S.Maria, Teramo (ovest), ; e) Alto Vomano – Comuni di Cortino, Crognaleto, Montorio al Vomano; f) Monti Gran Sasso NORD – Comuni di Colledara, Montorio Vomano, Tossicia; g) Monti Gran Sasso SUD – Comuni di Arsita, Bisenti, Castel Castagna, Castelli, Isola del Gran Sasso, Penna S.Andrea; h) Teramo - Comuni di Teramo, Montorio al Vomano; I) Vomano - Comuni di Basciano, Cellino Attanasio, Cermignano, Penna S. Andrea, Bisenti;

16 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

L) Fino - Comuni di Montefino, Castiglione Messer Raimondo, Castlenti, Bisenti.

A tal riguardo c’è da segnalare che in questa fase del lavoro si è ritenuto essenziale rispettare l’attuale assegnazione dei territori di caccia (Distretti di braccata) alle singole squadre, in quanto questo rapporto cacciatore/territorio, ormai consolidato da circa un decennio, risulta funzionale a molteplici aspetti della strategia gestionale del Piano proposto (danni alle colture ed all’ambiente, tutela della fauna protetta, sforzo di prelievo, vigilanza e controllo, sicurezza delle operazioni, ecc.) e rappresenta, al contempo, la continuità gestionale della precedente gestione. I dati di prelievo opportunamente georeferenziati raccolti nel passato (2004/2014), potranno così avere un congruente raccordo con quelli che verranno raccolti da ora in poi nella futura gestione. Le Macroaree così definite rappresentano l’unità territoriale di gestione, di dimensione adeguata (3.000-10.000 ettari), sulla quale individuare e conseguire determinate densità obiettivo. Queste risultano a loro volta costituite da un certo numero di Distretti di gestione (97) di estensione superficiale compresa tra 400 e 1.000 ettari, ed assegnati dalla Provincia alle squadre di caccia (nel decennio 2004/2014) sia in maniera fissa (63 Distretti di caccia alle 63 Squadre), sia in maniera temporanea e turnata settimanalmente (34 Aree Libere) a disposizione delle stesse squadre secondo modalità stabilite annualmente dalla Giunta Provinciale.

17 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

4 – OSSERVAZIONE DEI DANNI 4. 1- Premessa La crescita demografica delle popolazioni di cinghiale e soprattutto la loro accresciuta distribuzione geografica registrate sul territorio provinciale, ha comportato una loro recente presenza anche in territori, meno vocati per la specie dal punto di vista ecologico. La presenza in questi nuovi territori di espansione di colture agricole caratterizzati da un buon livello di redditività, quali cereali, vigneti, prati foraggeri, ecc., ha notevolmente accresciuto gli attriti sociali legati alla presenza della specie legati principalmente ai danni causati dai cinghiali sulle produzioni. Questa presenza “indesiderata” deve essere dunque opportunamente controllata e gestita nel tempo affinché venga mantenuta una adeguata densità delle popolazioni, in funzione delle finalità ecologiche e produttive dei territori, riconducendo la il danno ad una soglia socialmente accettabile. L’individuazione di obiettivi significativi in termini di riduzione del danno ma al tempo stesso realizzabili, ovvero non solo prettamente teorici, è alla base di un corretto funzionamento della strategia di piano proposto. In tale frangente appare evidente come il monitoraggio e la valutazione dei danni consentono, con un approccio assolutamente oggettivo e nell’ottica della razionalizzazione delle risorse, sia la definizione degli obiettivi, sia l’individuazione e la localizzazione spaziale degli interventi di prevenzione e controllo, sia la valutazione finale dei risultati conseguiti.

4. 2 – Monitoraggio dei danni A partire dall’anno 2003 il Servizio Caccia Pesca Micologia della Provincia di Teramo gestisce anche le pratiche per il risarcimento danni da fauna selvatica, occupandosi in particolare della liquidazione alle Aziende agricole dei fondi erogati dalla Regione. La Provincia ha dunque raccolto e gestito nel decennio appena trascorso una serie di dati, per singola Unità di campionamento (1 km di lato) con particolare riferimento a :

• richieste di indennizzo (pratiche) : numero totale, distribuzione geografica, distribuzione mensile, ecc.; • importo monetario degli indennizzi : distribuzione geografica, dinamiche annuali, ecc.; • colture danneggiate : tipologia e varietà; • indice di danneggiamento rapportato alla effettiva superficie agricola presente (Danno erogato/Sup. danneggiabile). Tab. 2 – Variazione dei prezzi di mercato delle produzioni agricole danneggiate Coltura Importi €/ql. anno 2012 anno 2013 anno 2014

18 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Grano tenero 22.00 24.00 20.00 Grano duro 26.00 26.00 26.00 Orzo 21.00 21.00 19.00 Avena 24.00 24.00 24.00 Mais granella 24.00 26.00 22.00 Mais insilato 3.00 3.00 3.00 Sorgo 22.00 22.00 20.00 Fieno 12.00 12.00 12.00 Per quanto attiene al dato degli importi monetari, ed in particolare al loro limite rispetto alle fluttuazioni monetarie annuali, occorre precisare che dalla rilevazione dei prezzi di mercato delle produzioni agricole oggetto dei danni degli ultimi cinque anni, emerge come le differenze medie sono ridottissime minime, nell’ordine di circa il 2-3 % e pertanto anche questo dato riscontrato sulla singola unità di campionamento risente in misura non rilevante dell’aumento dei prezzi. A partire dal 2008, inoltre, i danni sono stati monitorati per singola Area Gestione Omogenea, così come individuate dal Piano Faunistico, mentre dal 2013 per singola Macroarea o Unità di Gestione. Nelle ultime due annualità, 2013 e 2014, inoltre, è stato predisposto un sistema di georeferenziazione dei danni rilevati attraverso l’utilizzo di software GIS e il coinvolgimento degli uffici del Sistema Informativo Territoriale della Provincia. Partendo dai dati di danni si è proceduto a collegare ciascun record con la cartografia provinciale georeferendo i punti delle denunce dei danni. In questo modo è stato possibile mappare l’insieme dei danni sul territorio provinciale ed analizzare i dati georeferenziati su unità di campionamento di 2 chilometri di alto e nel dettaglio di 1 chilometro di lato. Questo monitoraggio ha consentito (anni 2013 e 2014) di realizzare la mappa annuale della distribuzione del danno con indicazione anche degli interventi di prevenzione, prelievi venatori, abbattimenti di controllo, ecc. ovvero di tutti quei dati utili per una corretta analisi dei fenomeni su base territoriale. Negli anni di attuazione del presente Piano (2015/2019) i dati verranno implementati attraverso l’utilizzo di schede di rilevamento maggiormente approfondite e successivo aggiornamento del SIT predisposto con i seguenti : • data presunta dell’evento dannoso; • tipologia di danno : rooting, calpestio, allettamento, ecc.; • quantitativo (peso) di raccolto perso. Viene preso come riferimento temporale l’anno solare e non la stagione agraria o, come suggerito in via generale dalle linee guida dell’ISPRA (Monaco et al., 2003 ), la stagione venatoria, per il seguente motivo. Innanzitutto il periodo di prelievo venatorio alla specie

19 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

(ottobre/dicembre) non può avere alcun effetto sui danni della stessa annualità visto che questi ultimi si verificano precedentemente al primo (aprile/settembre). Anche dal confronto dei prelievi venatori nei singoli Distretti con i danni subiti nella successiva annualità, si è rilevata una scarsa relazione, nel senso che a intensi prelievi nelle singole unità di gestione non necessariamente conseguivano nella successiva annualità pochi danni e viceversa. Le motivazioni di questa mancata relazione risiedono, verosimilmente, nella massiva presenza nel teramano di aree di tutela, in particolare di un grande Parco Nazionale che occupa circa 1/3 dell’intero territorio provinciale, di diverse Riserve Regionali e di numerosi istituti di tutela (ZRC, Oasi, Aree Cinofile, ecc.), che disseminati nello stesso territorio garantiscono quei continui fenomeni di immigrazione verso l’esterno classificati dall’ISPRA come effetto serbatoio per i grandi parchi o effetto spugna per le piccole aree di tutela. Il fenomeno di immigrazione dal Parco ai territori adiacenti si accentua poi proprio al cessare dell’attività venatoria (gennaio/febbraio) quando i cinghiali sospinti dalla carenza di cibo e dai rigori invernali dei territori montani, tendono a ri-colonizzare i distretti di caccia situati a quote inferiori. Detti fenomeni, corroborati dalla mancata applicazione di piani di controllo nel Parco e negli Istituti tutelati, non possono che affievolire gli effetti dei prelievi effettuati dalle singole squadre sui propri territori di competenza.

4.3 – Analisi dei danni Nell’ambito del presente Piano quinquennale di gestione (2015/2019) l’utilizzo di un software GIS e la georeferziazione dei danni provocati dal cinghiale a livello provinciale, permetterà di costruire una rappresentazione grafica della distribuzione spaziale dei danni, evidenziare eventuali correlazioni tra evoluzione dei danni e interventi di controllo o prevenzione, costruire mappe del rischio. Quest’ultima in particolare costantemente aggiornata con le richieste di risarcimento appena pervenute al Servizio, consentirà di intervenire tempestivamente al verificarsi dei primi danneggiamenti, adottando i vari interventi previsti dalla strategia gestionale proposta, prevenendo, in un certo senso la realizzazione di ulteriori danni. L’elaborazione dei dati ha consentito di produrre le seguenti analisi. 4.4 – Andamento del danno Dall’analisi della distribuzione annuale dei danni, messi in relazione con altri dati (prelievi venatori, prelievi di controllo, ecc.), ne risulta quanto segue : Tab 3. Importi monetari danni liquidati in provincia di Teramo nel periodo 2002/2014

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 anni 62.034 86.441 108.08 122.15 135.730 240.203 217.587 141.000 145.000 180.000 222.000 314.000 330.000 Imp./€ 1 1

20 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

• dal 1994 al 2007 (graf. 1) nel territorio provinciale (esterno al Parco Nazionale Gran Sasso Laga) si è registrato un andamento crescente ed ininterrotto dei danni provocati dalla specie; nello stesso periodo si è rilavata una analoga crescita dei carnieri delle squadre; • dal 2008 al 2014 (graf. 1) si è registrato un andamento oscillante e variabile dei danni con analogo andamento dei carnieri delle squadre; • in particolare (graf. 1) dopo due anni di applicazione di un congruo Piano di controllo sulla specie da parte della Provincia (2008/2009) si è verificata una significativa flessione del danno (rispetto al dato del 2007) di circa 100.000 € (2009) corrispondenti a circa il 40 % del valore complessivo dell’anno di riferimento (2007); • anche nell’anno successivo (2010) il danno è risultato piuttosto contenuto e del tutto simile all’annualità precedente, malgrado l’applicazione di un prelievo di controllo minimo (57 capi);

Graf. 1. Andamento importo totale liquidato per danni da cinghiale in Provincia di Teramo nel ventennio 1994/2014 (fonti Regione Abruzzo/Provincia di Teramo)

400.000 350.000 300.000 250.000 200.000 150.000 100.000 50.000 0

8 2 4 6 2 4 0 08 1 000 00 0 0 0 1994 1996 199 2 2 2 200 2 2010 201 2 • negli anni successivi in cui gli interventi di controllo sono stati sospesi (2011) o svolti in maniera incompleta (metodologia scelta, epoca dell’intervento, completamento piano, ecc.), i danni hanno continuato a crescere; • in particolare negli ultimi due anni (2013 e 2014) in cui il controllo è stato realizzato dagli ATC esclusivamente nei mesi di agosto/settembre (agendo attraverso una sorta di pre- apertura al cinghiale), il livello dei danni ha raggiunto valori record pari a 314.000 euro (2013) e a 330.000 euro (2014);

21 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Tab 3. Importi monetari dei fondi erogati dalla Regione Abruzzo alle Province per la liquidazione dei danni nel quinquennio 2004/2008 (fonte Regione Abruzzo) e confronto con Superficie Agricola Utilizzata (dati ISTAT 2000). PESCARA L'AQUILA CHIETI TERAMO REGIONE Abruzzo Importo totale erogato € 734.529,76 € 1.691.579,23 € 953.059,56 € 744.789,29 € 4.123.957,84

Superficie totale (ha) 78.380,42 309.296,77 152.477,40 119.756,44 659.911,03

Importo/Sup. totale (€) 9,37 5,47 6,25 6,22 6,25 SAU totale (ha) 57.860,15 172.430,36 113.804,64 84.706,97 428.802

Importo/S.A.U. (€) 12,69 9,81 8,37 8,79 9,62

• dal confronto con le risorse erogate dalla Regione alle 4 Province abruzzesi risulta che analogamente al territorio provinciale, gli importi liquidati dalle altre Province abruzzesi negli ultimi anni hanno subito al stessa evoluzione; • il dato proveniente dal territorio del teramano, inoltre, risulta il più basso in valore assoluto come anche tra i più bassi in valore relativo, sia in rapporto all’estensione territoriale, sia in rapporto alla Superficie agricola utilizzabile (tab. 3), e comunque sempre inferiore al valore medio riscontrato a livello regionale.

Tab 4. Importi dei danni accertati dalle Province abruzzesi nel triennio 2010/2012 (fonte Regione Abruzzo). ANNO DI PROV. DI PROV. DE PROV. DI PROV. DI REGIONE RIFERIMENTO PESCARA L'AQUILA CHIETI TERAMO Abruzzo

2010 € 121.603,63 € 294.678,00 € 399.703,67 € 144.672,08 € 960.657,38 2011 € 254.344,70 € 385.000,00 € 500.033,57 € 267.362,56 € 1.406.740,83 2012 € 258.216,96 € 410.000,00 € 410.000,00 € 222.348,87 € 1.300.565,83 TOTALI € 3.667.964,04 € 634.165,29 € 1.089.678,00 € 1.309.737,24 € 634.383,51 • anche dal confronto degli importi accertati in provincia di Teramo, nel triennio 2010/2012 successivo alle operazioni di controllo effettuate nel 2008 e 2009, con quelli delle altre Province abruzzesi, ne risulta che il dato di Teramo è in controtendenza rispetto a quelli delle altre province visto che il primo ha subito una significativa flessione, mentre gli altri hanno la tendenza in crescita (tab. 4). • allo stesso modo anche i danni dei valori monetari accertati nel triennio 2010/2013 rispetto alle superfici totali e delle SAU delle rispettive province, vede i valori registrati nel territorio della provincia di Teramo tra i più bassi (tab. 5), e sempre inferiore ai valori medi riscontrati a livello regionale.

22 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Tab 5. Importi dei danni accertati dalle province abruzzesi nel triennio 2010/2012 rapportati alla Superficie Agricola Utilizzata (dati ISTAT 2000). PESCARA L'AQUILA CHIETI TERAMO REGIONE Abruzzo Importo totale liquidato € 3.667.964,04 € 634.165,29 € 1.089.678,00 € 1.309.737,24 € 634.383,51 Superficie totale (ha) 78.380,42 309.296,77 152.477,40 119.756,44 659.911,03 Importo/Sup. totale (€) € 8,09 € 3,52 € 8,59 € 5,30 € 5,56 SAU totale (ha) 57.860,15 172.430,36 113.804,64 84.706,97 428.802

Importo/S.A.U. (€) € 10,96 € 6,32 € 11,51 € 7,49 € 8,55

4.5 Distribuzione stagionale del danno La distribuzione mensile del danno consente di razionalizzare le misure strategiche da adottare, scegliendo in particolare il momento migliore di intervento per ciascuna coltura per l’utilizzo degli interventi di prevenzione e di controllo. Graf. 2 – distribuzione mensile dei danni in Provincia di Teramo (dal 2007 al 2013)

100

90

80

70

60

50

N° DOMANDE N° 40

30 2007 2008 2009 20 2010 2011 10 2012 2013 0 O O O E O O O O E E E E I I I I R R R R A A Z IL G N L T N R G S B B B B R R G G M O M N B A P A IU U O M E B M A L G E T E E E M G A T T V C G T O O I F E D S N • la distribuzione mensile delle pratiche di risarcimento (grafico 2) evidenzia chiaramente come il danno si verifica quasi esclusivamente nel periodo di caccia chiusa, con andamento crescente a partire dai primi mesi dell’anno, con una concentrazione nel periodo centrale dell’anno e una progressiva diminuzione fino al termine dello stesso; • le richieste di risarcimento, al di la di piccole variazioni stagionali dovute a ritardi o anticipi sulle attività vegetative delle produzioni, sono concentrate in due picchi (grafico 2) : il primo nei mesi di giugno-luglio, corrispondenti alla maturazione latteo-cerosa dei cereali invernali

23 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

ed al primo taglio foraggero ed il secondo nei mesi di settembre-ottobre, corrispondenti alla maturazione lattea dei cereali primaverili-estivi;

4.6 Distribuzione geografica dei danni La distribuzione del danno in provincia di Teramo ha avuto la seguente dinamica: • fino agli anni 2002-2003 i danneggiamenti dei cinghiali erano distribuiti quasi esclusivamente nei Comuni adiacenti al Parco Naz.le GSL (Campli, Civitella, Castelli, Isola del Gran Sasso, ecc.); l’ambiente in questione è quello ecologicamente maggiormente vocato per il cinghiale: collina pedemontana con significativa copertura boschiva e cespugliosa (> 50%) e presenza di colture agricole a carattere produttivo marginale (foraggere e cereali in asciutta); • successivamente (2003/2008) il danno ha interessato anche i territori dei Comuni non direttamente adiacenti ai confini del Parco; il cinghiale ha allargato il proprio areale invadendo territori ecologicamente ancora molto vocati (copertura boschiva > 30%), ma caratterizzati da una attività agricola e zootecnica specializzata con le conseguenti implicazioni di conflitto sociale; • negli anni successivi i danni hanno cominciato ad apparire in maniera puntiforme e sporadica anche in quei territori non vocati dal punto di vista ecologico per la specie e caratterizzati prevalentemente da aree coltivate e marginali aree naturali (calanchi, fossati, ecc.); questi danni risultano localizzati esclusivamente nei territori in cui insistono Istituti di Tutela (Notaresco, Castellalto, ecc.), o Riserve Naturali (Calanchi di Atri), in cui non sono stati attuati piani di controllo efficaci (Fig. 11); Graf. 3 – evoluzione del danno da cinghiali dentro e fuori Parco GSL

Evoluzione del danno dentro e fuori Parco GSL

700.000

600.000

500.000

400.000 Danni Provincia di Teramo 300.000 Danni Parco GSL euro (€) euro 200.000

100.000

0

7 2 3 9 01 0 0 09 0 0 0 19 1998 1999 2000 2 20 2 2004 2005 2006 2007 2008 2 2010 anni

24 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Fig. 11 – Danno 2014 – Distribuzione ed entità danno nelle Unità di Gestione (eabraii SIT Settre B12 Prvicia di Tera)

Legenda A) Monti Gemelli nord – Comuni di Civitella Del Tronto, Valle Castellana; B) Monti Gemelli sud – Comuni di Campli, Civitella Del Tronto, Teramo (nord), Valle Castellana; C) Faraone – Comuni di Campli, Civitella D. T., S, Egidio; D) Monti Laga – Comuni di Cortino, Rocca S.Maria, Teramo (ovest), Torricella Sicura; E) Alto Vomano – Comuni di Cortino, Crognaleto, Montorio al Vomano; F) Monti Gran Sasso NORD – Comuni di Colledara, Montorio Vomano, Tossicia; G) Monti Gran Sasso SUD – Comuni di Arsita, Bisenti, Castel Castagna, Castelli, Isola del Gran Sasso, Penna S.Andrea; H) Teramo - Comuni di Teramo, Montorio al Vomano; I) Vomano - Comuni di Basciano, Cellino Attanasio, Cermignano, Penna S. Andrea, Bisenti; L) Fino - Comuni di Montefino, Castiglione Messer Raimondo, Castlenti, Bisenti.

25 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

FIG. 12 – Distribuzione puntiforme episodi di danno (anno 2014) in Provincia (elaborazioni SIT- Settore B12 Provincia di Teramo).

• analogo andamento si è verificato a livello Regionale come emerso dai dati presentati ad entrambi i convegni svoltisi a Pescara con la collaborazione dell’INFS (“ La Gestione del Cinghiale nell’Appennino ”-Dicembre 1999 e “ La Regolamentazione del prelevo venatorio degli Ungulati” - Febbraio 2007), sia dai dati riportati in tabella 2; • sulla base dei dati disponibili anche nei territori del Parco Nazionale G.S.L. si è verificato un andamento crescente ed ininterrotto dei danni dal 1997 (130.000 €) al 2010 (614.000 €);

4.7 - Tipologia del danno e colture colpite • le colture più colpite in termini di superficie effettivamente danneggiata risultano in ordine decrescente (tab.6) : le cerealicole invernali con oltre il 50% del danno totale (grano tenero, orzo, grano duro), le cerealicole estive con il 42 % (mais e sorgo), ed in minor misura le foraggere con un 3 % (erba medica e pascoli), uva con il 2 %;

26 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

• le colture più colpite, invece, in termini di produzione decurtata e importo monetario, risultano in ordine decrescente (tab.6) : le cerealicole estive, quelle invernali, le foraggere e i vigneti; Tab 6. Tipologia di colture danneggiate (fonte Provincia anno 2009).

Cereale Cereale Foraggere Vigneto orticole altro invernale estivo Superficie danneggiata (ha) 75,22 61,14 4,47 3,48 1,14 1,1 Sup. Danneggiata (%) 51,3 41,7 3,0 2,3 0,8 0,7 Produzione decurtata (ql.) 2.256,5 2.751,1 1.341 278 227,7 12,3 Valore monetario (€) 40.617 57.773 10.728 27.800 4.188 144

• le attuali schede di rilevamento dei danni della Regione Abruzzo non consentono una puntuale distinzione della tipologia di danno provocato dal cinghiale (calpestio, rooting , allettamento, ecc.);

Graf. 5 – Qualità colturali delle superfici danneggiate nell’anno 2014 per superficie (A) e per valore economico (B)

Cereale invernale Cereale estivo Foraggere Vigneto orticole altro Cereali invernali Cereali estivi Foraggere Orticole Vigneti Altro

A) B) le tipologie di danno riscontrabili e più frequenti risultano le seguenti: a) danno alla semina su cereali : compiuto con azione diretta sulle file per il mais o su aree più o meno vaste per i piccoli cereali seminati a spaglio; altro danno riscontrato frequentemente alla semina è da azione di rooting per la ricerca di altro cibo (prevalentemente ghiande nelle radure); il risarcimento si basa o sulla decurtazione del prodotto o, nei casi più gravi, sui costi di risemina; b) danno su coltura in sviluppo : il danno è costituito sia da attività di rooting su tuberi e radici spesso a carico di prati e foraggere con terreno umido, sia dal calpestio di spostamento; nel periodo primaverile spesso il cinghiale si nutre delle piante intere delle foraggere (erba medica e sulla principalmente);

27 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

c) danno su coltura in maturazione : è il danno prevalente sul mais in maturazione cerosa, ma anche su altri cereali invernali (grano, orzo, ecc.) dove il cinghiale oltre al danno diretto, ne provoca uno indiretto a carico di piante abbattute involontariamente senza il consumo finale del raccolto; altro danno indiretto si verifica a carico di frutti “toccati” dal cinghiale che si deteriorano ammuffendo rapidamente, danno piuttosto frequente sui grappoli dei vigneti a filari o su colture ortive (meloni e angurie).

5 – RILEVAMENTO DEI PRELIEVI 5. 1 - Premessa Le schede di prelievo rese obbligatorie nella caccia al cinghiale in provincia di Teramo, hanno consentito di ottenere tutta una serie di dati (n° e classe sociale dei capi prelevati, n° cacciatori partecipanti, territorio di intervento, ecc.) raccolti per un intervallo di tempo assolutamente significativo (2003/2014), che implementati nel SIT sopra descritto forniscono una base di conoscenza molto utile ai fini gestionali. Allo scopo di standardizzare sia la raccolta sia la successiva fase di elaborazione dei dati ottenuti, veniva predisposta una scheda di raccolta dati, tentando di rendere il più possibile omogenee i dati provenienti da aree diverse e compilate da rilevatori diversi. In tal modo è stato possibile realizzare confronti sulle consistenze riscontrate nei medesimi territori delle singole Unità di gestione attraverso la costruzione di serie storiche continue. I dati così ottenuti, ben consci dei limiti relativi al metodo di raccolta e attesa la completa affidabilità dei rilevatori, sono risultati molto utili ai fini della gestione della specie, in particolare per la valutazione della struttura e della dinamica delle popolazioni in esame, e per programmazione dei prelievi del Piano. Dall’analisi dei dati raccolti nei verbali di braccata del periodo 2003/2014 in provincia di Teramo (tab.6) ne scaturiscono le seguenti analisi.

5.2 – Andamento dei prelievi di braccata • il numero totale annuo dei capi abbattuti dalle squadre nel periodo dal 2003 (anno dei primi dati disponibili) al 2007, ha avuto un incremento annuo ininterrotto (graf.4); • nel quinquennio 2003/2007, in mancanza assoluta di interventi di controllo sulla specie, l’incremento medio dei prelievi è stato di circa il 100% annuo (tab.6); • il numero totale annuo degli interventi (n° di braccate) nel periodo 2003/2014 è rimasto sostanzialmente invariato e variabile tra le 1200 e le 1400 battute; • lo sforzo di caccia è sostanzialmente rimasto invariato nel periodo in esame consentendo di confrontare più liberamente i risultati dei prelievi;

28 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

• questa crescita ininterrotta dei capi abbattuti in braccata ha subito un primo arresto solo a partire dalla stagione venatoria 2008/09, che fu quella immediatamente successiva al primo intervento di controllo ad opera della Provincia, con una flessione rispetto ai prelievi della stagione precedente di appena il 12% graf.4); • le flessioni più significative sugli abbattimenti delle squadre si riscontrarono nelle annualità successive con il 56% in meno nella stagione 2009/10 e con un ulteriore 26% in meno nella seguente; Tab 6. Prelievi in braccata in provincia di Teramo nel periodo 2003/2014 2003/04 2004/05 2005/06 2006/07 2007/08 2008/09 2009/10 2010/11 2011/12 2012/13 2013/14 anni 315 296 498 552 1.703 1.487 745 547 716 798 647 N° capi

• nel triennio successivo alle operazioni di controllo, si è dunque registrata una flessione dei prelievi del 56% in meno, rispetto alla stagione di riferimento 2007/2008, con un valore medio annuo di circa il 20% (in meno); • in conclusione la corretta applicazione del Piano di abbattimento dei cinghiali negli anni 2008 e 2009 ha determinato un adeguato controllo sulle popolazioni di cinghiale, come dimostrano sia i dati sulla riduzione de danno, sia quelli sulla flessione dei prelievi; • negli anni in cui gli interventi di controllo sono stati sospesi (2011) o svolti in maniera incompleta per scelta errata metodi, epoca dell’intervento, mancato completamento piano, ecc. (2010 e 2013) il numero dei capi abbattuti durante la stagione venatoria ha continuato a crescere; Graf. 5 – Andamento dei prelievi venatori nel periodo 2003/2013

Andamento prelievi venatori

1.800 1.600 1.400 1.200 1.000 800 n° n° capi 600 400 200 0 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 anni

• questa correlazione inversa rilevata tra gli interventi di controllo ed i prelievi venatori dello stesso anno è il principale motivo del comportamento ostativo della maggior parte dei cinghialai, alla realizzazione nei propri territori di caccia di interventi di controllo in periodo di caccia chiusa.

29 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

5.3 – Distribuzione annuale dei prelievi • Normalmente l’andamento mensile dei prelievi segue un curva discendente dovuta alla continua decurtazione degli effettivi in ciascuna Unità di gestione (graf. 6); • nella stagione venatoria 2007/2008, il Calendario Venatorio Regionale, alla luce degli elevati livelli di danni registrati in tutto l’Abruzzo, stabiliva una proroga del termine di caccia al cinghiale; • la distribuzione annuale dei prelievi durante quella prolungata stagione venatoria (graf. 6) mostra due evidenti picchi di prelievo: il primo, come prevedibile, all’apertura della caccia e l’altro (superiore al primo) al suo termine; • questa strana distribuzione, in particolare la presenza del secondo picco di prelievo in gennaio, è verosimilmente da attribuire all’acuirsi dei fenomeni di immigrazione dai territori del Parco G.S.L. verso i distretti di caccia (effetto spugna) per effetto dei forti rigori invernali maggiormente influenti a quote altitudinali maggiori;

Graf. 6 – Andamento mensile dei prelievi in braccata stagioni venatorie 2006/07 e 2007/08 Stagione 2006/07 Stagione 2007/08

250 500 450 200 400 350 150 300 250 100 200 capi capi prelevati capi capi prelevati 150 50 100 50 0 0 settembre ottobre novembre dicembre settembre ottobre novembre dicembre gennaio mesi mesi

5.4 Distribuzione spaziale dei prelievi • Dalla lettura dei verbali di caccia delle singole squadre si evince come l’evoluzione dei prelievi venatori sul territorio provinciale ricalca sostanzialmente quella dei danneggiamenti sopra esposti; • fino agli anni 2000/2002 le zone di caccia (distretti di braccata) erano ubicate esclusivamente nei territori ad alta vocazione per la specie (Comprensorio C2) ed in particolare in adiacenza ai confini del Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga;

• negli anni seguenti (2003/2008) con l’estendersi dell’areale provinciale del cinghiale anche ai territori meno vocati, la Provincia individuava anche in detti territori nuovi distretti di braccata assegnandoli a nuove squadre;

30 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

• negli ultimi anni (2010/2013) le squadre operano anche nelle aree a vocazione nulla per la specie, insidiando i cinghiali nei territori limitrofi agli Istituti di tutela ai sensi della L.157/92 (ZRC, Oasi di protezione, ecc.) ed alle Riserve naturali, avvantaggiandosi dell’effetto spugna provocato da tali aree.

5.4 – Classi sociali dei prelievi • i dati sui prelievi venatori (graf. 7) desunti dalle 5 stagioni venatorie (dal 2003 al 2007) indicano una distribuzione media in classi sociali con netta prevalenza di maschi adulti (44%) ed a seguire di femmine adulte (30%) e rossi (26%), questi ultimi in parti uguali tra i sessi; • il rapporto tra i sessi delle classi adulte si è rilevato piuttosto scostante nel corso degli anni con un significativo incremento della componente femminile dal 2005 (27%) al 2007 (37%) a discapito di quella maschile (rispettivamente 51% e 32%);

Graf. 7 – Classi sociali dei cinghiali abbattuti Graf. 8 – Confronto danni/classi sociali dei capi in braccata nel quinquennio 2003/2007 abbattuti in braccata nel quinquennio 2003/2007

80

70 60 60 • 50 d 50 40 maschi adulti Rossi femm. 40 Femmine e giovani %a30 Rossi masc. 30 andamento danni 20 Femmine adulte Maschi adulti 20

Maschi adulti capi e prelevati danni 10 Femmine adulte 10 0 Rossi masc. Classi 0 2003 2004 Rossi femm. 2005 2003 2004 2005 2006 2007 2006 Anni 2007 anni

• dal confronto tra danni e classi sociali dei cinghiali prelevati (graf.8) si rileva come gli individui abbattuti appartenenti alle classi femmine adulte e rossi sono fortemente aumentate a discapito dei maschi adulti negli anni in cui il danno si è fremente incrementato, a ulteriore conferma che il danno alle produzioni agricole è fortemente legato alla maggiore presenza di tali componenti sociali nella popolazione;

5.5 – Indici di prelievo I dati desunti dai verbali di caccia consentono anche una valutazione dell’efficacia delle squadre che operano nello stesso territorio per diversi anni, consentendo anche di desumere le differenze di densità delle popolazioni nei singoli Distretti e Unità di gestione. Difatti l’azione di caccia è influenzata da una molteplicità di fattori che possono essere intrinseci all’azione (cani utilizzati, abilità dei componenti la squadra, ecc.) ed estrinseci (tipo di bosco o macchia presente, ecc.), tali da rendere difficoltosa la valutazione della relazione (comunque esistente) tra i dati numerici dei prelievi e le densità di popolazione delle prede.

31 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Tab 7. Indice di prelievo venatorio – n° medio cinghiali per partecipante nel decennio 2004/2013. SQUADRA Stagione Venatoria Stagione Venatoria Stagione Venatoria Stagione Venatoria Stagione Venatoria 2004/05 2005/06 2006/07 2007/06 2008/09 Totale n° indic Totale n° indic Totale n° indic Totale n° indic Totale n° ind parteci parteci parteci parteci parteci panti capi e panti capi e panti capi e panti capi e panti capi ice Valle A 211 15 0,071 350 22 0,063 366 29 0,079 465 26 0,055 517 73 0,14 9 12 Delfini 477 7 0,015 506 14 0,028 468 18 0,038 413 35 0,084 360 27 0,07 7 5 Sant'Uberto 585 7 0,012 289 5 0,017 673 11 0,016 714 58 0,081 656 24 0,03 2 66 Montanara 653 5 0,008 700 6 0,009 611 15 0,025 619 51 0,082 456 31 0,06 4 8 Tossicia 976 32 0,033 659 27 0,041 635 31 0,049 753 89 0,118 812 158 0,19 Cinghialai 2 46 Li Castelli 536 4 0,007 612 6 0,01 527 6 0,011 559 38 0,068 507 31 0,06 11 Panda 253 1 0,004 650 15 0,023 655 62 0,094 393 38 0,09 7 67

SQUADRA Stagione Venatoria Stagione Venatoria Stagione Venatoria Stagione Venatoria Stagione Venatoria 2009/10 2010/11 2011/12 2012/13 2013/14 Totale n° indic Totale n° indic Totale n° indic Totale n° indic Totale n° in parteci parteci parteci parteci parteci panti capi e panti capi e panti capi e panti capi e panti capi dic e Valle A 423 41 0,097 344 23 0,067 320 7 0,022 322 21 0,065 237 26 0,1 1 Delfini 319 3 0,009 194 2 0,01 316 3 0,009 262 10 0,038 238 13 0,0 55 Sant'Ubert 398 13 0,033 330 0 0 611 20 0,033 266 11 0,041 362 4 0,0 o 11 Montanar 647 32 0,049 362 23 0,064 430 11 0,026 427 29 0,068 287 8 0,0 a 28 Tossicia 880 53 0,06 681 22 0,032 508 18 0,035 409 29 0,071 396 28 0,0 Cinghialai 71 Li Castelli 429 10 0,023 383 12 0,031 411 27 0,066 393 10 0,025 391 8 0,0 2 Panda 360 12 0,033 432 21 0,049 705 25 0,035 389 1 0,003 310 2 0,0 06 Torre 515 21 0,041 563 47 0,083 543 50 0,0 92

Per ridurre gli effetti indesiderati delle varie componenti ambientali e dei differenti gradi di efficacia delle braccate, il calcolo è stato condotto per singola squadra, scegliendone una per ciascuna Unità di Gestione omogenea (Tab. 7). Considerato infine che nel periodo di riferimento (decennio) le singole squadre hanno effettuato le cacciate sugli stessi distretti in maniera continuativa, il dato ottenuto può essere indicativo della abbondanza della specie in quel dato territorio.

32 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Con i dati disponibili sono stati calcolati per singola squadra/distretto sia il n° medio di cinghiali prelevati per singolo componente partecipante alle braccate, sia in n° medio di cinghiali prelevati per superficie, in dieci anni di applicazione del Regolamento provinciale. Quindi ben consci dei limiti legati alla effettiva veridicità dei dati trascritti sui verbali, per ottimizzare il dato ottenuto sono stati individuati i seguenti criteri nella scelta delle squadre da indagare: • una squadra per ciascuna Unità di Gestione; • squadre ritenute maggiormente motivate con gli scopi dell’indagine; • squadre che hanno operato nel decennio 2004/2013 nello stesso distretto di caccia (ad eccezione della squadra Torre istituita nel 2011 operante in distretto nuovo);

Graf. 9 – Indice prelievi in 8 squadre; n° medio annuo cinghiali prelevati/partecipante (decennio 2004/2013)

Sforzo di caccia

0,25 Valle A 0,2 Delfini 0,15 S. Uberto 0,1 Montanara 0,05 Tossicia S fo rzo di caccia Castelli 0 Panda 1 2 3 4 5 6 7 8 910 Torre Anni

Dai risultati medi ottenuti nel decennio e rappresentati nei grafici 7 e 8, si rileva come sia il n° dei capi prelevati per partecipante sia il n° dei capi cacciati per superficie è piuttosto variabile tra squadra e squadra. Dall’osservazione dell’evoluzione degli indici di prelievo (graf. 9) va comunque rilevato che i dati di prelievo ottenuti da squadre con grande esperienza (es. squadra Tossicia), siano perfettamente sovrapponibili a quelli ottenuti da squadre appena formate ed inesperte (es. squadra Torre istituita solo nel 2011); ciò conduce a pensare che verosimilmente queste disparità nei dati di abbattimento siano dipendenti principalmente dalla diversa abbondanza della specie nei diversi distretti e nelle diverse Unità di Gestione ed in minor misura dall’efficienza delle squadre a confronto. Altra osservazione da fare è che le curve degli andamenti degli indici (graf. 9) riferiti a squadre che operano in territori tra loro omogenei dal punto di vista ambientale ecologico, sebbene appartenenti a diverse Unità di gestione, siano anch’esse sovrapponibili; è il caso delle squadre Tossicia e Valle A che operano in due ATC differenti ma entrambe in Comprensorio A2 (massima vocazione) ed in Distretti direttamente adiacenti al Parco G.S.L; è anche il caso delle

33 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

squadre S.Uberto e Panda, operanti entrambe in Comprensorio C3 (meno vocato) in due diversi ATC, ma con curve di prelievo simili.

Graf. 10 – Indice venatorio – n° cinghiali/partecipante in Provincia di Teramo in 8 diverse Unità di gestione

Indice venatorio medio (n°cinghiali/partecipante - decennio 2004/2013

0,09

0,08

0,07 Valle A 0,06 Delfini Sant'Uberto 0,05 Montanara Tossicia indice 0,04 Castelli 0,03 Panda Torre 0,02

0,01

0 1 Squadre

Tab 8. Indice di prelievo venatorio – valori medi nel decennio 2004/2013.

SQUADRA N° TOTALI N° TOTALI N° CINGHIALI PER ETTARI N° CINGHIALI CACCIATORI CINGHIALI PARTECIPANTE TOTALI PRELEVATI PER PARTECIPAN PRELEVATI DISTRETTO ETTARO TI Valle A 3555 283 0,07960619 750 0,377333333 Delfini 3553 132 0,0371517 1000 0,132 Sant'Uberto 4884 153 0,03132678 650 0,235384615 La Montanara 5192 211 0,04063945 800 0,26375 Tossicia Cinghialai 6709 487 0,07258906 650 0,749230769 Li Castelli 4748 152 0,03201348 550 0,276363636 Panda 4147 177 0,04268146 900 0,196666667 Torre 1621 118 0,07279457 1000 0,118

Va aggiunto che gli indici di efficienza delle singole squadre risultano proporzionali al grado di vocazione della nelle rispettive Unità di gestione (graf. 10); infatti le squadre che presentano indici elevati (Valle A, Tossicia e Torre) hanno i propri distretti in territori con alta vocazione (buona presenza di aree chiuse) adiacenti al Parco o a ZRC (effetto serbatoio o spugna), mentre quelli che presentano i valori più bassi (S.Uberto) hanno i distretti in zone a media vocazione e distanti da istituti di tutela.

Graf. 11 – Indice venatorio – n° cinghiali/ettaro di distretto in Provincia di Teramo

34 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

0,8

0,7

0,6

0,5

0,4 Serie1 Indice 0,3

0,2

0,1

0 1 2 3 4 5 6 7 8 Squadre

5.6 – Analisi dei prelievi di controllo selettivo dal 2008 al 2013 Dall’analisi dei prelievi effettuati nelle operazioni di controllo (verbali di girata e postazione) del periodo 2008/2013 in Provincia si evince che : • i dati di prelievo degli anni in cui si è intervenuti (graf. 12) sono tra loro molto differenti ed altalenanti; nel 2009 il piano fu quasi completato con un prelievo corrispondente a circa il 70% delle previsioni, mentre negli anni 2010 e 2012 il piano veniva realizzato per appena il 10% rispetto alle previsioni; nel 2011, infine, le operazioni non sono state effettuate per motivi legati all’organizzazione logistica; • negli anni successivi al primo intervento di controllo (2008) l’andamento dei danni risulta oscillante e variabilmente influenzato da vari fattori, incluso gli interventi di abbattimento selettivo; • nei primi due anni di applicazione del Piano di controllo (2008 e 2009) gli abbattimenti sono stati compiuti in tutti i territori e in epoca adeguata (marzo-maggio), ovvero prima del verificarsi della gran pare dei danni; in questi anni (2008/2010) i risultati in termini di raggiungimento degli obiettivi (riduzione danno rispetto al 2007) sono evidenti : (-) 10% nel 2008; (-) 40% nel 2009 e 2010 (Graf. 13 fascia verde) ;

Graf. 12 – Capi prelevati in operazioni di controllo nel periodo 2008/2013

35 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

450 400 350 300 250 200 150 100 50 0 2008 2009 2010 2011 2012 2013

Tab. 5 – Riepilogo degli interventi di controllo e risultati in termini di danni nel periodo 2008/2013

Anni Mesi intervento territori tecniche N° capi Andamento entità Valutazione risultato - prelevati danno - rispetto all’anno rispetto agli obiettivi - precedente - (€) 2008 marzo-maggio ZRC e libero postazione e girata 136 - 9 % Positivo 2009 febbraio maggio ZRC e libero postazione e girata 411 - 35 % Molto positivo 2010 agosto-settembre ZRC postazione 57 + 3 % Negativo 2011 - - - 0 + 24 % Molto negativo 2012 maggio ZRC postazione 69 + 23 % Molto negativo 2013 luglio-settembre ZRC e libero postazione e girata 238 + 4 % Negativo 2014 luglio-settembre ZRC e libero postazione e girata n.r. + 10 % Negativo

• nei restanti anni di applicazione del Piano (dal 2010 al 2013) le operazioni sono state compiute territorialmente in maniera incompleta (2010-2011), in epoca non adeguata -luglio- settembre = dopo il danno - (2012/2013/2014) o addirittura non sono state compiute affatto (2011); in questi anni i risultati in termini di raggiungimento degli obiettivi (riduzione danno) sono negativi con un incremento del danno pari al : (+) 21% annuo nel triennio 2011/2013 (Graf. 13 fascia arancio); • dal confronto (tab. 5) tra n° di capi abbattuti nel controllo e andamento dei danni si rileva che non esiste una correlazione diretta; cioè a tanti abbattimenti non hanno corrisposto sempre pochi danni (es. anno 2013); • dal confronto dei danni verificatisi nell’anno 2013 con le annualità precedenti (tab.5) si rileva che gli interventi di controllo non hanno avuto alcuna influenza positiva sull’andamento dei

36 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

danni liquidati nello stesso anno, andamento che risulta addirittura in crescita rispetto alle annualità precedenti (+ 59% rispetto al 2010, + 28% rispetto al 2011 e + 4% rispetto al 2012) (graf. 3); • il fattore che è risultato determinate in termini di riduzione del danno è stato dunque il periodo di intervento: massimi risultati quando il periodo (marzo-maggio) ha preceduto il verificarsi del danno prevalente e risultati addirittura negativi quando si è intervenuto (luglio- settembre) dopo il danno; • in minor misura anche la dimensione dei territori in cui si è operato ha influito sull’effetto finale delle operazioni, anche se non sempre abbattere in tutti i territori (es. anno 2013) ha consentito di ridurre efficacemente il danno; • i dati raccolti, inoltre, indicano una distribuzione media in classi sociali con netta prevalenza delle fasce giovanili (60%) rispetto a quelle adulte (40%).

Graf. 13 – Andamento dei danni prima e dopo l’anno 2009

Graf.7 - Andamento danni I fase (giallo) e II fase (rosso) di interventi

300.000

250.000

200.000

150.000

100.000 importo danni 50.000

0 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 anni

37 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

6 – CONOSCENZA DELLE POPOLAZIONI IN PROVINCIA DI TERAMO 6.1 Premessa Tutti sono concordi nel riconoscere che la conoscenza dei caratteri fondamentali di una popolazione, distribuzione, consistenza, struttura, ecc., è basilare per la definizione di una efficace strategia gestionale. Particolarmente importanti in tal senso risultano le conoscenze relative alle consistenze e agli incrementi annui delle popolazioni, che consentono adeguate valutazioni circa i prelievi da effettuare per il raggiungimento delle densità-obiettivo stabilite. Nonostante la specie sia di grande interesse anche e soprattutto sul piano venatorio, permane una carenza di informazioni circa la reale consistenza delle popolazioni presenti a livello regionale e provinciale. Tale situazione è determinata principalmente sull’oggettiva difficoltà a censire correttamente la specie ( Carnevali et al., 2009 ), influenzata da diversi fattori ostativi intrinseci e non e soprattutto dal grosso impiego di risorse economiche ed umane che tali operazioni comportano. Tra le principali difficoltà riscontrate nella applicazione delle stime censuarie in provincia di Teramo si citano in particolare la vastità del territorio indagato (circa 150.000 ettari) e la tipologia dell’ambiente in cui si opera (boschi e macchia in ambiente montano). Per tali motivi le amministrazioni degli Enti coinvolti nella gestione dell’ungulato, hanno gia da tempo abbandonato l’ipotesi di effettuare operazioni di censimento su vaste aree, orientandosi su altri metodi di indagine. Per sopperire alla mancanza di dati sulla densità reale o teorica della popolazione in esame di un determinato territorio, l’ISPRA suggerisce l’utilizzo di indagini estensive su dati cinegetici (Monaco et al. 2003) . In particolare i dati ottenuti dai verbali di caccia in braccata, resi obbligatori nella provincia di Teramo a partire dall’anno 2003 ed esposti nel capitolo precedente, consentono di stimare indici di abbondanza, struttura, classi sociali, ed altri parametri demografici, in grado di caratterizzare opportunamente, rispetto al grado di approfondimento richiesto in questo piano quinquennale, la popolazione in esame. In tal senso anche i dati in serie storica dei danneggiamenti alle colture agricole, oltre a fornire i necessari supporti per l’individuazione degli obiettivi da perseguire nelle singole Unità di gestione e la mappatura (in tempo reale) della distribuzione del danno per l’individuazione dei siti in cui intervenire, consentono di assumere una volta opportunamente confrontati con i dati di prelievo, ulteriori e utili informazioni per le indagini del caso.

6.2 Distribuzione delle popolazioni

38 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Le prime notizie circa la presenza della specie in provincia risalgono agli anni 1972/1974, anni delle prime immissioni eseguite dall’Amministrazione provinciale nei territori pedemontani dei comprensori montani della Laga e del Gran Sasso, con esemplari di verosimile origine alloctona. Negli stessi siti i primi abbattimenti autorizzati dai Calendari regionali dell’epoca sono datati anni ’80. Le testimonianze dei cacciatori riferiscono dell’esistenza in quegli anni di piccoli nuclei presenti in ambiti ristretti nei territori pedemontani situati a circa 1.000-1.500 metri s.l.m.. Nel decennio successivo con l’istituzione di aree tutelate alla caccia di vasti territori montani al di sopra dei 1.000 metri di altitudine, denominati Comparti di Montagna, le popolazioni presenti subirono una significativa crescita demografica in tutti i territori montani. I primi dati relativi alle richieste di risarcimento danni risalgono al 1988, con cifre totali a livello provinciali di circa 2.000 euro (4 milioni di lire). In particolare analizzando le curve di crescita dall’andamento esponenziale ed ininterrotto dal 1994 al 2007 sia dell’entità del danno (graf. 1) registrato nel territorio provinciale, sia dei carnieri delle squadre, si rileva una chiara fase di crescita della popolazione, d’altra parte confermata anche dalla sua struttura orientata prevalentemente sulle fasce d’età pre-riproduttive. Tra i fattori che possono aver contribuito a questa crescita della popolazione ed alla sua espansione territoriale (almeno) al livello regionale, senza dubbio un fattore determinante è rappresentato dalla ampia presenza di Aree protette e Istituti di tutela in genere, che occupano oggi complessivamente circa il 45% del territorio regionale, e di questo circa l’80% di quello montano ad alta vocazione biologica per la specie. In particolare sul territorio provinciale è da segnalare la presenza del Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga ed il conseguente ben noto “effetto serbatoio”; secondo l’ISPRA, che ha ben codificato tale fenomeno legato alle grandi aree protette, a stagioni alterne le popolazioni “residenti” di cinghiali entrano ed escono dai confini delle aree protette a seconda dei fattori maggiormente influenti (caccia, rigori invernali, disponibilità trofiche, ecc.); ma qui, a differenza dei piccoli Istituti di tutela (ZRC e Oasi), i continui fenomeni di emigrazione verso l’esterno superano i fenomeni di immigrazione, con il risultato che i grandi Parchi costituiscono un “serbatoio” inesauribile di fauna ungulata. Con l’introduzione nell’anno 1994 dei vincoli di tutela legati alla successiva istituzione del Parco GSL, esteso circa 190.000 ettari di cui circa 55.000 ettari nel territorio provinciale, ed il conseguente regime di tutela esteso a tutto il comprensorio montano e pedemontano della Provincia, la specie ha colonizzato tutti territori montani e alto montani e le cifre dei risarcimenti hanno iniziato a salire incessantemente. Anche le ZRC di media e grande dimensione (500-1000 ha) con presenza di aree chiuse (> 30%), influenzano positivamente la presenza di popolazioni stabili. Anche i cambiamenti ambientali conseguenti all’abbandono delle coltivazioni dei terreni in pendio e alla riduzione della

39 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

“consuetudinarie” pratiche agricole e forestali, in particolare di quelle che prevedevano la gestione del bosco e sottobosco, hanno costituito nel nostro territorio una delle cause primarie di espansione della specie. Le popolazioni presenti risultano in parte caratterizzate da patrimonio genetico alterato da immissioni appartenenti a razze diverse tra loro e ad ibridazioni con il maiale domestico (foto 1 e 2). Attualmente a livello provinciale, come anche a livello nazionale e regionale, il cinghiale è di gran lunga l’ungulato più diffuso, sia in termini distributivi che di consistenza. I dati sugli abbattimenti e sul riscontro dei danni alle produzioni agricole ci dicono che il suo areale stabile provinciale presenta una percentuale sul totale del tutto simile a quello stimato a livello nazionale, pari cioè al 64% del territorio nazionale (Carnevali et al., 2009). La sua presenza occasionale ed erratica è invece estensibile all’intera provincia. In provincia di Teramo attualmente i pochi Comuni in cui la specie è del tutto assente sono quelli rivieraschi o collinari del primo entroterra (ad esempio Alba Adriatica, Tortoreto, Colonnella, ecc.).

6.3 - Uso dello spazio e he rage La ben nota capacità di adattamento consente al cinghiale di occupare un’ampia varietà di habitat in provincia, dagli orizzonti montani ricoperti di boschi decidui, che costituiscono il suo habitat “originario”, alle aree pedemontane con boscaglie miste inframezzate a coltivi e pascoli, fino a spingersi (solo negli ultimi anni) alle aree intensamente coltivate e antropizzate trovando rifugio diurno nelle macchie basse canneti a ridosso delle aree calanchive. Gli studi e i dati da essi ottenuti sull’utilizzo dello spazio delle popolazioni da gestire, sono utilissimi per comprendere le dimensioni medie degli home range per quel determinato territorio, e al contempo per stabilire le dimensioni ottimali delle Macroaree o Unità di gestione così come previste dal Piano. Gli spostamenti notturni degli animali sono legati essenzialmente al sesso, all’alimentazione e alle attività riproduttive. Il comportamento delle femmine è caratterizzato da movimenti giornalieri piuttosto limitati, solitamente entro 1 km di raggio dal covo utilizzato. I maschi adulti e sub- adulti adottano invece comportamenti maggiormente esplorativi, percorrendo distanze maggiori (Monaco et al., 2003 ). E’ stato stabilito che l’ home range dei cinghiali varia in relazione all’età e al sesso dell’individuo, al suo stato fisiologico, alla dispersione delle risorse alimentari e al disturbo antropico ( Massei e Genov, 2000 ) e sintetizzabili in 180/ 5000 Ha per le femmine e in 220 a 10000 Ha per i maschi (Monaco et al., 2003 ). L’ISPRA indica per la specie (Linee Guida 2010) spostamenti più frequenti in aree di estensione limitata (20/150 ha) e spostamenti più vasti in areali di 60.000 / 70.000, concludendo che questi valori possono essere presi a riferimento per l’individuazione dell’unità territoriale adeguata per la gestione di una popolazione. Da studi condotti dalla Provincia di Pescara attraverso l’utilizzo di radiocollari ne è risultato che la dimensione media dell’ home range degli individui è pari a 1.650 ettari corrispondenti a circa 4 kmq..

40 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

6.4 - Dati demografici In mancanza di censimenti affidabili, è impossibile allo stato attuale fornire significative stime di popolazione. Tutti i dati di prelievo ottenuti dalla lettura dei verbali di caccia (Cap.5), messi a confronto per territori tra loro omogenei e tra i vari anni attraverso la realizzazione di serie storiche continue, hanno reso possibile individuare, con un certo grado di approssimazione, struttura e dinamica delle popolazioni esistenti nelle singole Unità di gestione. I dati raccolti ed utili allo scopo sono sostanzialmente : il numero di capi abbattuti annualmente, il sesso e l’età dei capi prelevati. Oltre a questi dati disponibili in serie storica dall’anno 2003 all’anno 2013 (i dati del 2014 sono attualmente in fase di elaborazione), la Provincia è in possesso anche di dati di stime censuarie realizzate nei territori a cavallo dei confini del Parco Nazionale GSL nell’anno 2007. Si tratta di un censimento per aree campione da punti fissi di osservazione, realizzato da numerosi volontari anche cacciatori e coordinato dal Parco e dalla Provincia. I censimenti condotti dai selecontrollori provinciali hanno permesso, di avere una prima conoscenza dell’abbondanza della specie nei territori vocati provinciali. I risultati sotto riportati sono riferiti alle 4 Aree a Gestione Omogenea vocate per la specie, individuate nella programmazione 2004/2008, e caratterizzabili dal punto di vista ambientale e faunistico. I risultati sono espressi sotto forma di indici di abbondanza relativa (I.A.R), e pertanto devono essere interpretati come semplici indicatori della consistenza dei cinghiali sui territori analizzati. Infine anche i dati relativi ai danni, raccolti sempre in serie storica e, a partire dal 2013, anche in maniera georeferenziata per singola Unità di gestione, consentono di meglio valutare il reale andamento evolutivo dei fenomeni demografici attraverso il confronto delle singole annualità.

Tab. 6 – Risultati censimenti da punti fissi d’osservazione (anno 2007) espressi come indici di abbondanza relativa per Aree a gestione omogenea (AGO) - Programmazione 2008/2013 RISULTATI CENSIMENTO CINGHIALI PER AREE A GESTIONE OMOGENEA (Programmazione 2004/2008)

Superficie Individui censiti Indice di abbondanza Censita relativa (n° ind/100 ha)

41 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Area Omogenea PreParco 150 25 16,6 “Monti Gemelli” Area Omogenea P.P. 54 6 11,1 “Valle Castellana” Area Omogenea P.P. 180 24 13,3 “Monti della Laga” Area Omogenea P.P. 165 31 18,8 “Gran Sasso”

In particolare le densità di abbattimento per ciascun Distretto di braccata e per Unità di gestione hanno consentito di stimare le consistenze minime con un sufficiente grado di approssimazione (Par. 6.6). Le densità di abbattimento rilevate dei singoli distretti ed espresse sotto forma di numero medio di individui cacciati annualmente (NIC/km2), sono piuttosto variabili e così sintetizzabili: - valori minimi di 0,33/2 capi/km2 in territori collinari di bassa vocazione; - valori medio bassi di 2/3 capi/km2 in territori collinari interni di media vocazione; - valori alti di 4/5 capi/km2 in territori montani di alta vocazione; - valori molto alti di 6/8 capi/km2 in territori montani ad altissima vocazione confinati con il Parco GSL. Allo stato attuale non sono invece disponibili quei dati biometrici o comunque desunti dal campionamento biologico dei capi abbattuti, che avrebbero migliorato il risultato predittivo, ma che presuppongono personale motivato ed adeguatamente formato di cui la Provincia al momento non dispone. Il Regolamento Regionale 5/2014, comunque prevede specifiche attività abilitative per la formazione di dette figure all’interno delle squadre di braccata, che, in un prossimo futuro saranno in grado di raccogliere e valutare con procedure standardizzate il materiale necessario per il completamento delle indagini, con particolare riferimento alle mandibole. Anche le schede di prelievo (braccata e selecontrollo) verranno implementate gia partire dalla stagione venatoria 2015/2016 con una serie di dati utili ai fini dello studio delle popolazioni.

6.5 – Relazione tra danni, prelievi e popolazione Sono stati messi a confronto diversi dati, disponibili in serie storica per le 13 annualità che vanno dal 2002 al 2014, dati che secondo diversi autori sono in relazione tra loro e possono essere indicativi dell’entità delle popolazioni di cinghiali. I dati sono relativi ai danni (numero di pratiche di risarcimento, entità economica, ecc.) ed ai prelievi (numero capi abbattuti in braccata, sforzo di caccia, ecc.).

42 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Tab 7. Importi monetari danni liquidati in provincia di Teramo nel periodo 2002/2014

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 anni N° capi 223 315 296 498 552 1.703 1.487 745 547 716 798 647 abbattuti N° Pratiche 327 318 257 269 343 305 361 76 89 163 202 263 478 Importo/ 62 86 108 122 135 240 217 141 145 180 222 314 346 (migliaia di €)

Va precisato che tutti i dati dei danni disponibili in serie sono riferibili alla stesso territorio di caccia (distretto di braccata), e per i dati dei prelievi sia allo stesso territorio sia alla medesima squadra che vi ha operato per tutto il periodo. Dal confronto dei grafici (graf. 14) raffiguranti gli andamenti annuali dei prelievi venatori (n° di capi complessivi e indice di efficienza di prelievo), e dei danni (n° pratiche e importo monetario), si osserva che gli andamenti sono tra loro sovrapponibili, a dimostrazione ulteriore che entrambi i fenomeni sono legati alla densità delle popolazioni studiate per area omogenea e possono costituire un utile indice che riflette l’andamento quantitativo delle stesse popolazioni. È da rilevare comunque qualche minima differenza tra andamento del numero complessivo delle pratiche e l’entità dei risarcimenti negli anni 2011 e 2012, dovuta verosimilmente al condizionamento di altri fattori quali ad esempio maggiore attenzione che le Aziende agricole hanno rivolto al sistema degli indennizzi rispetto al passato o altro. Per analizzare la relazione tra danni e prelievi riferiti all’annualità 2013 (non avendo ancora il quadro completo dei dati riferiti al 2014), sono stati riportati i dati relativi ai danni e ai prelievi nella stagione venatoria 2013/2014 riferiti ai singoli Distretti di braccata e alle singole Macroaree o UG (Tab.8-15). In particolare sono stati anche calcolati i valori di densità di prelievo espressi sotto forma di capi prelevati per chilometro quadrato e capi prelevati per singolo intervento di braccata.

Graf. 14 – confronto tra andamento prelievi e danni nel decennio di riferimento 2003/2013

43 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Capi prelevati/cacciatore partecipante alla braccata Andamento prelievi venatori 0,12 1.800 1.600 0,1 1.400 0,08 1.200 1.000 0,06 2004/2013

800 Indice n° capi n°

600 0,04 400

200 0,02 0

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 0 2004/05 2005/06 2006/07 2007/08 2008/09 2009/10 2010/11 2011/12 2012/13 2013/14 anni Stagioni Venatorie

Andamento importo danni Andamento pratiche risarcimento 300.000 400 350 250.000 300 200.000 250 200 150.000 importi 150 100.000 n° pratiche n° 100 50.000 50 0 0 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 anni anni

Tab 8-15. Stagione venatoria 2013/14 – Densità di prelievo Macroaree e Distretti di braccata A – Dati dai e preievi 201314 Uit Gestie ti Geei rd

COMUNI e LOCALITA’ Superficie Distretto Importo danni Capi N° Capi Capi DISTRETT DANNEGGIATE (Kmq) 2013 abbattuti braccate prelevati/km2 prelevati/braccata

Valle A Valle Castellana (Tutte) 7,5 292 26 17 3,466667 1,529412 L’Orsi Civitella d.T. Gabiano, Cerqueto, Collebiliano, 9 1742 29 18 3,222222 1,611111 Villa Lempa Mont. dei Civitella d.T. Fucinano, Valle S.Angelo, 7 270 30 20 4,285714 1,5 Fiori Cornacchiano I Falchi Civitella d.T. Villa Passo, Le Ripe, Rocca 7 4020 9 21 1,285714 0,428571 Ischiano, Piano Risteccio TOTALI Civitella, Valle Castellana 30,5 6324 94 76 3,08 1,23

Graf. 14 – UG “Monti Gemelli Nord” – confronto andamenti prelievi e danni (anno 2013)

50 5 40 4

30 Danni 3 Danni 20 Prelievi braccata 2 Densità prelievo

10 1 0 0 1 2 3 4 1 2 3 4 Squadre Squadre

B Dati dai e preievi 201344 Uit Gestie ti Geei sud

44 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

COMUNI e LOCALITA’ Superficie Importo Capi N° Capi Capi DISTRETT DANNEGGIATE Distretto danni abbattuti braccate prelevati/km prelevati/bra (Kmq) 2013 2013/14 2 ccata Jolly Civitella d.T. Goscio, 10 1256 14 19 1,4 0,736842 Campli Pianacce, Fichieri I Delfini Campli Roiano, Collicelli 10 3160 13 24 1,3 0,541667 Teramo Villa Gesso, Magnanella, Putignano I Residenti Campli Nocella, 6 / 0 21 0 0 Teramo Castrogno, Campiglio, S.Vito Campli Battaglia, Campovalano 5,5 707 0 16 0 0 I Locali Lupo grigio Campli Garrufo, Guazzano, 5 866 5 18 1 0,277778 Casper Teramo Sciusciano, Colleminuccio, 5 / 0 18 0 0 Cannelli, Viola, S.Pietro ad lacum La Teramo Rupo, Piano della lente, Scapriano 3,5 / 0 18 0 0 Maremman a TOTALI Campli, Civitella d.T.,Teramo 45 5989 32 134 0,711111 0,238806

Graf. 15 – UG “Monti Gemelli Sud” – confronto andamenti prelievi e danni (anno 2013)

35 3,5 30 3 25 2,5 20 Danni 2 Danni 15 Prelievi braccata 1,5 Densità prelievo 10 1 5 0,5 0 0 1 2 3 4 5 6 7 1 2 3 4 5 6 7 Squadre Squadre

D Dati dai e preievi 201314 Uit Gestie ti dea aga

COMUNI e LOCALITA’ Superficie Importo Capi N° Capi Capi DISTRETT DANNEGGIATE Distretto danni abbattuti braccate prelevati/km prelevati/ (Kmq) 2013 2013/14 2 braccata I Lupi d. Laga Torricella Sicura : Magliano, 9 677 1 21 0,111111 0,047619 Pastignano,Poggio Valle, Rocca S. Maria Rocca S.Maria : Macchia S. Cecilia, 7,5 4672 9 26 1,2 0,346154 Faognano, Faiete, Cona Faiete, S. Umberto 1 Teramo : Castagneto, 6,5 1124 4 24 0,615385 0,166667 Torricella Sicura : Villa Popolo, Costumi, Case Bellozzzi La Montanara Torricella Sicura : Ginepri, 8 5006 8 22 1 0,363636 Corvacchiano, Abetemozzo, Iscarelli, Poggio Rattieri, Inferno Artemis Torricella Sicura : Borgonovo, 7,5 3808 3 19 0,4 0,157895 Progetto, Santo Stefano, San Felice Teramo Varano

45 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Cortino Cortino : Casanova, Cunetta, Pagliaroli, 6,5 7482 2 28 0,307692 0,071429 Collegilesco. Crognaleto 2 Cortino: Pagliaroli, Servillo, 5,5 1012 4 31 0,727273 0,129032 Cortino, Rocca S.M., Teramo 50 23781 31 171 0,62 0,181287 TOTALI (ovest), Torricella Sicura,

Graf. 15 – UG “Monti della Laga” – confronto andamenti prelievi e danni (anno 2013)

80 8 70 7 60 6 50 Danni 5 Danni 40 4 30 Prelievi braccata 3 Densità prelievo 20 2 10 1 0 0 1 2 3 4 5 6 7 1 2 3 4 5 6 7 Squadre Squadre

E – Dati dai e preievi 201314 – Uit Gestie At Va

COMUNI e LOCALITA’ Superficie Importo Capi N° Capi Capi DISTRETT DANNEGGIATE Distretto danni abbattuti braccate prelevati/k prelevati/br (Kmq) 2013 2013/14 m2 accata San Giorgio Cortino : Casagreca, Faieto 6 320 2 21 0,333333 0,0952381 Crognaleto Crognaleto : San Giorgio, Poggio Umbricchio, 7 8058 22 32 3,142857 0,6875 Case Venane, Mattaccino Giulianova Alta Crognaleto: Poggio Umbricchio 3 / 11 26 3,666667 0,4230769 Coccia Bianca Crognaleto: Poggio Umbricchio, Santa Croce. 3,5 56 6 27 1,714286 0,2222222 Giulianova 2 Teramo : Frondarola, Valle S. Giovanni, Valle 8 / 11 29 1,375 0,379310 Soprana. Cortino : Faieto Il Porcellino Montorio al V. : S.Lucia, 4,5 9989 14 28 3,111111 0,5 Colle Campitello, Schiaviano, Villa Vallucci, San Giovanni, Madonna della Sgrima, Villa Brozzi, Fonte della Corte, Costa Spiaggia Il Monte d’oro Montorio al V. Case Vernesi, Altavilla 5,5 5463 6 34 1,090909 0,1764 TOTALI Cortino, Crognaleto, Montorio V., Teramo 37,5 23886 72 197 1,92 0,365 SUD ,

F – Dati dai e preievi 201314 – Uit Gestie Gra Sass rd

Superficie Importo Capi N° Capi Capi DISTRETT COMUNI e LOCALITA’ Distretto danni abbattuti braccate prelevati/km prelevati/bra DANNEGGIATE (Kmq) 2013 2013/14 2 ccata Tecno Montorio al V. : Cusciano, 5,5 / 1 26 0,18181818 0,03846154 Cusciano Le Iene Montorio al V. : Faiano, Colledonico, 450 460 8 19 0,01777778 0,42105263 Luco Aquilone Montorio al V. : Legnano, Villa 10 492 13 16 1,3 0,8125 Maggiore, Villa Tarquini, Villa Cassetti; Chiareto Montorio al V. : Leognano, Collattoni, 10 5173 12 19 1,2 0,63157895 Caini; Colledara : Bascianella, Piano Tossicia: Petrignano Bivio; Tozzanella Tossicia: Aquilano, Cerquone, 5,5 1960 8 32 1,45454545 0,25 Camerale, Tossicia Tossicia: Aquilano, Azzimano, 6,5 3468 28 32 4,30769231 0,875

46 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Cinghialai Colleprovvido, Flamignano, Tozzanella, Paduli, Castelmaidetto, S.Giovanni Cobra Colledara: Solagna, Castiglione della 7 4872 19 27 2,71428571 0,7037037 Valle, Tossicia : Mercato Vecchio, Colledara Ornano Piccolo, Ornano Grande, Vallone Isola del G. S. : Forca di Valle Segugi 2 Colledara: Villa Ilii, Collecastino, 7,5 15.998 7 18 0,93333333 0,38888889 Isola del G.S. : Trignano, Cesa di Francia  Lotaresco Isola del G.S. : Forca di Valle, 5,5 / 6 19 1,09090909 0,31578947 2006 Cerchiara, Cesa di Francia, San Gabri. TOTALI Montorio, Colledara, Tossicia, Isola 62 32423 102 208 1,64516129 0,49038462 G.S.,

G – Dati dai e preievi 201314 – Uit Gestie Gra Sass Sud COMUNI e LOCALITA’ Superficie Importo Capi N° Capi Capi DISTRETT DANNEGGIATE Distretto danni abbattuti braccate prelevati/km prelevati/bra (Kmq) 2013 2013/14 2 ccata Panda Castel Castagna , Villa Salza, Ronzano, 9 / 2 16 0,22222222 0,125 Villa Ruzzi Penna S: Andrea , Villa Pilone, Villa Chiavone Li Castelli Castelli: Colle Greco, I Rossi, 5,5 3545 8 34 1,45454545 0,23529412 Isola del G. S.: Capsano Girasole Isola del G. S.: San 7 / 11 32 1,57142857 0,34375 Massimo,Colliberti, Tembrietta, Campo Giove, San Massimo, Castel Castelli: Colledoro, Villa Colli, 5,5 3718 14 32 2,54545455 0,4375 Castagna Palombara Amicizia Castelli: Palombara, Befaro, 7 5740 20 31 2,85714286 0,64516129 Zambaresi Castel Castagna , Villa Ruzzi, Faieta 7,5 2456 9 27 1,2 0,33333333 Penna S: Andrea , Villa Chiavone Cellino Bisenti : Rufiano Falchi 1 Arsita, Colle Cerri , Sant’Angelo , 8 3888 10 29 1,25 0,34482759 Castelli: Zambaresi, Briganti Arsita Carbonesca San Vito, Colle 9 5897 13 31 1,44444444 0,41935484 Sant’Antonio, Coniera, Colle Sette Vangeli, Colacchio; Bisenti San Savino, Banda del Arsita S.Giovanni, Rotana, Mulino Di 6 1116 10 24 1,66666667 0,41666667 Lupo Francesco Avvoltoi Arsita Vicenne, Cacciafumo, Iannina, 6 3.355 22 26 3,66666667 0,84615385 Colle Mesole, Colacchio, Pian Dell’Olmo TOTALI Arsita, Bisenti, Castel Castagna, 70,5 29715 119 282 1,68794326 0,42198582 Castelli, Isola del G.S., Penna S.Andrea,

H – Dati dai e preievi 201314 – Uit Gestie Tera

COMUNI e LOCALITA’ Superficie Importo danni Capi abbattuti N° Capi Capi DISTRETT DANNEGGIATE Distretto 2013 2013/14 braccate prelevati/km2 prelevati/brac (Kmq) cata Corvi Teramo, C.da Mezzanotte, Villa Romita. 4,5 2397 19 28 4,22222222 0,67857143 Miano Caccia Teramo: Piano della Lenta, Pantaneto, 5,5 / 5 23 0,90909091 0,2173913 Castagneto. Tappabuchi Teramo: Rocciano, Villa Pizzicato, 10 11505 27 32 2,7 0,84375 Rapino Montorio al V. : Collevecchio, S.Mauro, Tappone Boar Hunting Teramo: Spiano, 4,5 / 33 36 7,33333333 0,91666667 Futura Teramo: Miano, Villa Romita, Colle 10 6115 23 37 2,3 0,62162162 Addina, Villa Stanchieri, Triangolo,

47 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Sardinara. TOTALI Cortino, Rocca S.M., Teramo (ovest), 60,5 26178 107 156 1,76859504 0,68589744 Torricella Sicura,

I – Dati dai e preievi 201314 – Uit Gestie VaFi

COMUNI e LOCALITA’ Superficie Importo Capi N° Capi Capi DISTRETT DANNEGGIATE Distretto danni abbattuti braccate prelevati/km prelevati/bra (Kmq) 2013 2013/14 2 ccata Cermignano , Villa Giardino, Poggio 10 435 0 16 0 0 Ars Venandi delle Rose, Colle Marmo, Val Viano Cellino A. Staiano, Mingarelli, Faiete, 10 4545 50 28 5 1,78571429 Monteverde La Torre Cermignano Scorrano, Montegualtieri, Piano Vomano Penna Sant’Andrea Val Vomano, 8 330 18 23 2,25 0,7826087 Colli, Villa Capsano; Teramo Villa Grifone Vomano, Cermignano Montegualtieri (Mass. Di Fermo) Rodolfo Penna Sant’Andrea S.S. Trinità, 10 1800 22 16 2,2 1,375 Castellaro TOTALI Cermignano, Cellino, Penna S. 38 7110 90 83 2,36842105 1,08433735 Andrea

60 6 50 5 40 4 Danni Danni 30 3 Prelievi braccata Densità prelievi valori 20 2 10 1 0 0 1 2 3 4 1 2 3 4 Squadre Squadre

Graf. 16 – UG “Vomano-Fino” – confronto andamenti prelievi e danni (anno 2013)

Dai valori esposti dei capi prelevati e di densità di prelievo (Capi prelevati/Km2) si rileva che essi risultano piuttosto vari tra le diverse UG e Distretti. Per verificare l’esistenza di una relazione, per territori omogenei, tra i danni e i prelievi sono stati messi a confronto sia i danni (espressi in centinaia di euro) e i prelievi, sia i danni (espressi in migliaia di euro) e le densità di prelievo. Piuttosto evidente appare la correlazione, in territori tra loro omogenei, tra i valori dei prelievi e quelli dei danni riscontrati nei singoli distretti della stessa UG, evidentemente connessi alle presenze faunistiche della specie responsabile. Alcuni valori si discostano nettamente rispetto agli altri. E’ il caso della squadra “Falchi 2” operanti nel distretto di braccata “D1” (squadra n.4 del grafico 14), il cui dato dei prelievi rispetto ai danni risulta nettamente in controtendenza rispetto alle altre squadre a causa della ben maggiore presenza di colture agricole (SAU) in questo distretto rispetto agli altri, che influisce

48 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______negativamente sul valore di incidenza del danno totale. A parte tale discostamento però, nelle restanti Macroaree vi è una generale omogeneità agro-ambientale.

6.6 Densità Teorica minima (DTm) Sulla base dei dati in nostro possesso circa i dati di prelievo annuali caratterizzati da una certa regolarità, si è proceduto a stimare in maniera indiretta e a posteriori le densità (teoriche) delle popolazioni nelle singole Unità di gestione. Malgrado gli evidenti limiti del metodo utilizzato, si ritiene che il dato ottenuto possa comunque essere utilizzato per le finalità stesse del Piano, anche in virtù della verifica consuntiva della realizzazione dei piani annuali, degli obiettivi raggiunti e degli eventuali correttivi adattativi da implementare annualmente. Per ciascuna Unità di Gestione (UG), suddivisa ulteriormente in Distretti di caccia (DC) assegnati rispettivamente in maniera fissa alla medesima squadra da circa un decennio (2004/2014), sono stati riportati, desumendoli dai verbali di caccia, il numero totale di capi prelevati annualmente nello stesso periodo di riferimento. Si tratta come detto di dati in serie storica assolutamente confrontabili tra loro, visto che ad operare sui medesimi territori sono le state le stesse squadre per l’intero periodo. Dal numero totale di capi prelevato annualmente per ciascuna area di saggio (UG/DC), numero “minimo certo” di individui in quanto “sicuramente” abbattuti dalle squadre, è stato estrapolato dapprima il numero medio di individui cacciati annualmente o Densità di Prelievo (DP/km2) e da questo, successivamente, il numero minimo di individui presenti per unità di superficie o Densità Teorica (DT/km2) per ciascuna UG/DC. A tal riguardo occorre considerare che il numero di animali abbattuto annualmente durante la stagione venatoria corrisponde solo ad una quota della consistenza reale presente, quota che secondo esperienze locali e bibliografia può essere stimata mediamente tra l’80% al 50% in funzione di diversi fattori variabili. Queste variabili sono state singolarmente valutate proponendo fattori addizionali per ciascuna Unità o Distretto, attraverso specifici coefficienti di correzione (CC) come di seguito rappresentati. Innanzitutto occorre considerare che al termine della stagione venatoria permane comunque una quota di capi non abbattuti che mediamente può essere stimata in una quota “minima” del 10/20% in funzione di diversi fattori endogeni ed esogeni all’azione di caccia. Un fattore senza dubbio influente sul dato del prelievo ottenuto è legato, ad esempio, alla presenza, in prossimità o in adiacenza delle aree di braccata, di Istituti di tutela (ZRC, Oasi, ecc.) o di Aree Protette (parchi, riserve naturali, ecc.), all’interno dei quali i cinghiali si rifugiano di sovente sfuggendo così al prelievo. Per il calcolo del CIM nelle aree limitrofe a territori di tutela si è dunque stabilito di moltiplicare il NIC per un differente coefficiente variabile in funzione delle seguenti condizioni dei distretti di caccia:

49 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______a) CC1 (zona C2) = 2,0 nei territori dei distretti direttamente adiacenti al Parco GSL (C = 2,0) per correggere i mancati conteggi e i mancati prelievi dovuti ai significativi fenomeni di immigrazione nell’area protetta; b) CC2 (zona C2) = 1,6 nei territori dei distretti limitrofi al Parco GSL (< 2 km) o adiacenti a piccole Aree di tutela - ZRC, Oasi, Riserve naturali, ecc. - (< 1 km) per correggere i mancati conteggi e i mancati prelievi dovuti ai fenomeni di immigrazione dalle aree di tutela; c) CC3 (zona C3) = 1,2 nei territori degli altri distretti per correggere i mancati prelievi dovuti ai fenomeni di immigrazione negli altri Distretti e/o alla quota di capi che rimane al termine della stagione venatoria. Altro fattore che influenza la bontà del dato del prelievo è legato alla notoria reticenza di talune squadre alla corretta trascrizione dei capi prelevati sui verbali di braccata. A tal riguardo va detto che da circa 10 anni in Provincia di Teramo vige l’obbligo dell’applicazione delle fascette numerate inamovibili al tarso dell’animale appena abbattuto e della trascrizione “immediata” del capo prelevato e dell’abbinamento con il numero della fascetta sul verbale di braccata. Ciò ha consentito, unitamente al sistema di tracciabilità delle carcasse attivato in collaborazione della ASL locale, di far emergere una significativa quota di prelievo “ in nero ” riducendo notevolmente le differenze tra il prelievo dichiarato e quello reale. Si ritiene comunque che allo stato attuale persistono ancora queste reticenze, limitatamente ad una minoranza delle squadre. Per far fronte a questa deficienza del dato acquisito nel singolo Distretto di caccia, si è proceduto alla correzione dei valori del piano di prelievo, almeno per quei valori smodatamente bassi rispetto alle squadre limitrofe, prendendo come riferimento l’indice di danno riscontrato nello stesso distretto espresso come entità di danno (€) per unità di Superficie Agricola Utilizzata (SAU) e ridistribuendo una parte del prelievo complessivo nell’UG. Con tutte le limitazioni del dato, occorre considerare che esso risulta indicativo dell’abbondanza della specie nei singoli territori e costituisce una necessaria base di partenza per la redazione del Piano annuale di assestamento in cui vengono individuate le attività necessarie per il controllo dei danni, con particolare riferimento al numero di cinghiali da rimuovere annualmente da ciascuna Unità (UG) per i rispettivi obiettivi di gestione. Quest’ultimo dato, che costituisce la scheda di prelievo annuale per singola area di prelievo (UG), rapportata ai singoli Distretti di braccata, viene infine definita sulla base del dato dell’entità del danno rilevato, riferito sempre all’UG, e dell’obiettivo individuato e rappresentato dal livello massimo di danni sostenibile espresso dal valore finale della Densità agro-forestale. Per l’ottenimento del numero di capi annuo da prelevare ci si è rapportati alle Densità Agricolo Forestali dei singoli territori (DAF). La necessità di prelevare una certa quota di capi da una determinata UG, ed in particolare la suddivisione tra la quota da prelevare in controllo

50 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

(primavera/estate) e quella in caccia (autunno/inverno), è funzione dei danneggiamenti subiti nella stessa UG. Ne risulta che a valori di consistenza elevati, non necessariamente dovranno conseguire abbattimenti elevati e viceversa. Tutto dipenderà dal Comprensorio faunistico in cui si opera e dal contesto agro-ambientale in esso presente.

Tab 16. Esempio di calcolo della Densità teorica minima (DTm) nei singoli Distretti di una UG

UG D) - DENSITÀ TEORICA (DT) - UNITÀ GESTIONE “MONTI DELLA LAGA” DISTRETTO Superfici 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 DP/ Coeff. DT e (Kmq) km2 Addiz. /km2 I Lupi d. 9 / 2 11 35 16 9 2 4 3 1 1,02 2,0 2,04 Laga Rocca S. 7,5 / 19 14 17 35 14 24 22 14 9 2,48 2,0 4,96 Maria S. 6,5 2 5 11 72 27 13 0 20 11 4 2,82 1,6 4,512 Umberto La 8 5 6 15 87 34 32 23 11 29 8 3,12 2,0 6,24 Montanara Artemis 7,5 / 2 7 16 20 19 13 12 21 3 1,67 1,6 2,672

Cortino 6,5 13 10 12 67 46 29 7 15 20 2 3,40 2,0 6,8

Crognal 5,5 6 6 8 27 45 26 9 13 24 4 3,05 2,0 6,1 eto TOTALI 50 2,508 4,760

I valori di Densità teorica minima (DTm) ottenuti, ed espressi sotto forma di capi/km2, sono i seguenti in ordine decrescente: - 5,616 – UG Alto Vomano; - 5,365 - UG Gran Sasso Sud; - 5,353 - UG Gran Sasso Nord; - 5,138 - UG Monti Gemelli Nord. - 5,001 - UG Teramo; - 4,760 - UG Monti della Laga; - 3,189 - UG Monti Gemelli Sud; - 2,693 - UG Vomano-Fino.

51 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Si osserva che i valori della CIM nelle singole UG risultano tra loro sostanzialmente confrontabili e congruenti sia con le vocazioni ambientali dei singoli territori, sia con i dati sui danni sostenuti. Infatti i valori più alti di consistenza teorica (5,3-5,6/Km2) li rileviamo nelle UG del Comprensorio C2 alle pendici del Gran Sasso a ridosso con il Parco (Alto Vomano, Gran Sasso Nord e Gran Sasso Sud), i cui territori sono i più danneggiati di tutta la Provincia (figg. 16 e 17). Seguono in questa classifica, mostrando valori intermedi (4,7-5,1/Km2), altre aree particolarmente vocate per la specie (Comprensorio C2) e sempre a ridosso di Parchi Nazionali (Monti Gemelli Nord e Monti della Laga). Analogo valore di CIM viene riscontrato anche nella UG Teramo, ubicata sempre in C2, ma a ridosso di due note ZRC (Miano e Fosso S.Antonio), che esplicano un significativo effetto serbatoio sui territori di caccia limitrofi. Infine i valori più bassi vengono registrati nelle due UG ricomprese nel Comprensorio C3 a media vocazione (Monti Gemelli Sud e Vomano-Fino). Su questi due comprensori occorre però fare una netta distinzione: nel primo caso infatti si tratta di una UG con una sostanziale bassa incidenza di danni, mentre nel secondo con una incidenza maggiore localizzata solo in alcuni territori a ridosso della ZRC di Montegualtieri.

6.8 – Stato di salute delle popolazioni selvatiche di cinghiale L’attività di sorveglianza epidemiologica attuata attraverso l’esame dei campioni prelevati da capi di cinghiale abbattuti è ritenuto essenziale per la lotta alle malattie ed alla conservazione e razionale utilizzo degli ungulati selvatici, oltre che per la riduzione del rischio dell’insorgenza e diffusione di molte patologie umane, in particolare quella della trichinellosi. La prassi consolidata presso i cacciatori, seppure vietata per legge, di introdurre capi provenienti da allevamenti, e la abbondante presenza di individui in particolare in vasti territori non cacciabili (Parchi), espone le popolazioni selvatiche a rischi sanitari di una certa significatività. Il dato raccolto è stato estrapolato dai resoconti annuali della ASL - Servizio Veterinario, relativo a tutti i capi di cinghiale prelevati dai cacciatori in Provincia di Teramo. Viene eseguito direttamente dai capisquadra un campionamento di alcune parti anatomiche dell’animale (lingua, fegato, polmone, milza, sangue, ecc.), su alcuni capi di cinghiale catturati per ciascuna squadra, e dunque ciascun distretto coprendo così l’intero territorio vocato per la specie, per un totale di circa 50 capi omogeneamente distribuiti a livello provinciale. Sono stati analizzati un totale di 450 matrici (circa 50 cingiali x 9 matrici), per la ricerca dei principali agenti patogeni della specie, alcuni tra l’altro responsabili di zoonosi. L’informazione risulta essere accurata, precisa e dettagliata; il dato è riferibile a singolo distretto di caccia e pertanto è possibile scendere ad un livello geografico inferiore a quello provinciale o comunale.

52 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Da ricerche bibliografiche emerge che le patologie della fauna selvatica, proprio per la minore contattabilità delle specie rispetto a quelle allevate stabularmente, non sono sufficientemente studiate e pertanto anche i dati relativi risultano poco disponibili. La Provincia possiede numerosi dati raccolti nell’ambito di due progetti svolti in collaborazione con la ASL di Teramo. Il Primo riguarda il monitoraggio annuale delle carcasse dei capi prelevati sul territorio provinciale sottoposto a caccia programmata, ovvero tutto il territorio ad esclusione di quello dei Parchi e Riserve Naturali, ed il riscontro su di esse delle principali malattie trasmissibili all’uomo attraverso il consueto consumo delle carni (zoonosi). Su tale aspetto, dalla analisi dei risultati ottenuti nelle due stagioni venatorie 2007/2008 e 2008/2009, emerge un dato molto importante. La Trichinellosi pericolosa zoonosi contraibile dal semplice consumo di carni non cotte sufficientemente, risulta inesistente in provincia di Teramo. L’altro progetto riguarda invece uno studio sulle principali patologie della specie e condotto su circa 50 capi distribuiti omogeneamente sul territorio provinciale. Su tali patologie la totale negatività per peste suina, malattia vescicolare, Aujeszky, ecc., conferma che gli animali non presentano patologie pericolose che potrebbero rappresentare un rischio sia per la popolazione selvatica che per la restante popolazione animale domestica. Una sola unità di positività per Micobacterium avium e una unità di positività per Brucella suis indicano la presenta dei rispettivi agenti aptogeni, e dunque la necessità di impegnarsi a tenere sotto controllo entrambe le patologie. La positività quasi totali dei campioni per endoparassiti quali Strongili e Coccidi , viene considerata una situazione normale in questa specie.

MATERIALE DESCRIZ. ESAMINATO ACCERTAMENTO ESAME METODO ESITO N.

SIERO Aujeszky Ge: Ric.Ab Positivo 11 Neg. 18 SIERO Dubbio 1 SIERO Brucella suis: Ric.Ab Positivo 1 SIERO Brucella: Ric.Ab Neg. 29 ++++ 1

53 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

SIERO Leptospirosi: Ric.Ab L canicola/canicola Agglutinolisi Neg.(<1:100) 30 SIERO Leptospirosi: Ric.Ab L. australis/bratislava Agglutinolisi Neg.(<1:100) 30 SIERO Leptospirosi: Ric.Ab L. ballum/ballum Agglutinolisi Neg.(<1:100) 30 L. icterohaemorragiae/copen SIERO Leptospirosi: Ric.Ab hageni Agglutinolisi Neg.(<1:100) 30 L. grippotyphosa/grippotyph SIERO Leptospirosi: Ric.Ab osa Agglutinolisi Neg.(<1:100) 30 SIERO Leptospirosi: Ric.Ab L. pomona/pomona Agglutinolisi Neg.(<1:100) 30 SIERO Leptospirosi: Ric.Ab L. sejroe/hardjo Agglutinolisi Neg.(<1:100) 30 SIERO Leptospirosi: Ric.Ab L. tarassovi/tarassovi Agglutinolisi Neg.(<1:100) 30

SIERO Malattia Vescicolare: Ric.Ab ELISA Neg. 30 SIERO SIERO Peste Suina Classica: Ric.Ab ELISA Neg. 30

POLMON POLMONE Aujeszky: Ric.Ab S.N. Neg. 1 E POLMONE Aujeszky: Ric.agente ez. I.F.D. Neg. 22

Non MUSCOLO Cadmio AAS rivel.(<0,0010) 27 Non MUSCOLO Mercurio AAS rivel.(<0,0060) 27 MUSCOLO MUSCOLO Piombo AAS 0,049 27 MUSCOLO DIAFRAMM Digestione ATICO Trichinella: Ric.agente ez. Enzimatica Neg. 1

Peste Suina Classica: Ric.agente MILZA ez. I.F.D. Neg. 23

LINFONO LINFONODI DI Microrganismi: Ric.agente ez. Ziehl Neelsen Assenza di BAAR 11

LINFONODI Mycobacterium sp: Ric.agente ez. BACTEC Neg. 13 LINFON ODI REGIONALI DELLA TESTA Microrganismi: Ric.agente ez. Ziehl Neelsen Assenza di BAAR 9

54 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

LINFONODI Microrganismi: Ric.agente ez. Ziehl Neelsen Non pervenuti 0 RETROFARI NGEI Mycobacterium sp: Ric.agente ez. BACTEC Neg. 2 LINFONODI SOTTOMAN Mycobacterium sp: Ric.agente DIBOLARI ez. BACTEC Neg. 7

Campione non LARINGE Yersinia sp: Ric.agente ez. Isolamento idoneo 0 LARINGE Campione non LARINGE Yersinia sp: Ric.agente ez. Isolamento idoneo 0

Yersinia enterocolitica: LINGUA Ric.agente ez. Isolamento Assente in 11 6 Yersinia enterocolitica: LINGUA Ric.agente ez. Isolamento 10 1 Non esaminato: LINGUA Yersinia enterocolitica: campione non LINGUA Ric.agente ez. Isolamento idoneo 1 Yersinia enterocolitica: LINGUA Ric.agente ez. Isolamento Assente in 25 2 Campione non LINGUA Yersinia sp: Ric.agente ez. Isolamento idoneo 4

Uova di Strongili FECI Endoparassiti: Ric.agente ez. Flottazione gastro-intestinali. 20 FECI Malattia Vescicolare: Ric.agente Non dimostrata FECI ez. PCR presenza 13

GRASSO PERIREN ALE PEST.ORGANOCL.: 513

Mycobacterium sp: Ibridazione in Identificazione Mycobacterium sp. situ Negativo 2 CEPPO BATTERIC Mycobacterium sp: Ibridazione in O Identificazione M.avium situ Positivo 1 Mycobacterium sp: Ibridazione in Identificazione M.tuberculosis complex situ Negativo 47

55 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Lo studio relativo ai capi prelevati nelle due stagioni venatorie 2007/08 e 2008/09 ha permesso di avere un primo quadro epidemiologico competo della specie a livello provinciale. Dall’analisi dei risultati si può affermare che le popolazioni dei cinghiali presenti nel territorio della provincia di Teramo risultano complessivamente sane e pertanto non si rilevano rischi né per le popolazioni selvatiche, né per i cacciatori o per coloro che consumano la carne dei capi abbattuti. Per quanto attiene all’attività venatoria, dalla applicazione dei monitoraggi e dello sgravio dei costi di ispezione per i cacciatori, si è registrato un aumento sia in termini di aumento dei capi dichiarati sia di quelli analizzati dalal AUS. Emerge dunque che l’attività venatoria, in particolare se opportunamente organizzata e controllata attraverso una Programmazione, può costituire un utile strumento per il monitoraggio sanitario delle popolazioni selvatiche. Relativamente al nuovo Piano Faunistico V.P. 2007/13, emerge che dalla sua completa applicazione ci sia un significativo contributo alla riduzione del rischio di patologie animali, soprattutto di quelle trasmissibili all’uomo (Zoonosi). Infatti il Piano prevede : a) la conferma del protocollo di ispezione sanitaria delle carni prelevate dai cacciatori, attraverso la convenzione tra la Provincia e la ASL di Teramo; b) la conferma del monitoraggio sanitario delle popolazioni selvatiche di cinghiale; c) la conferma della programmazione per il prelievo del cinghiale con il conseguente rafforzamento del legame tra cacciatore e territorio, con indubbi vantaggi in termini di controllo del territorio e delle popolazioni faunistiche in esso viventi.

56 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

7 – GESTIONE PROPOSTA NEL QUINQUENNIO 2015/2013 7.1 Premessa Negli ultimi anni, visti anche gli insuccessi delle singole azioni di controllo della specie condotti dai singoli Enti gestori sul proprio territorio di competenza (Parchi, ATC, Province, ecc.), è nata la convinzione che una corretta strategia gestionale per il cinghiale debba essere programmata ed attuata su un comprensorio di area vasta (provinciale o regionale) e che vada ad interessare le diverse realtà territoriali sottoposte a differenti vincoli di tutela, gestionali e/o amministrativi. Fig. 15 – Schema del modello proposto (ISPRA 2013) In questo senso negli ultimi anni hanno lavorato gli amministratori ed i tecnici di Regione e Province, Situazione socio- attraverso alcuni importanti documenti come ad CONOSCENZA economica (ambiente, esempio le “ Linee guida per la gestione degli Ungulati ” danni, prelievi, ecc.) e il “ Regolamento per la gestione degli ungulati ” entrambi approvati dalla Regione Abruzzo, oppure a livello provinciale il “ Tavolo Provinciale emergenza cinghiale ”, approvato dalla Provincia di OBIETTIVI Teramo nel 2011. In tale ottica la recente regolamentazione regionale 5/2014 appare come una importante REVISIONE OBIETTIVI occasione in tal senso; nella nostra regione infatti la presenza di vastissimi territori GESTIONE completamente tutelati in quanto sottratti alla caccia (aree protette), con le conseguenti CACCIA problematiche legate alla presenza

AGGIORNAMENTO dell’ungulato, la frammentarietà della gestione RISARCIMENTI CONOSCENZA faunistico-venatoria proposta dai singoli ATC PREVENZ IONE sui rispettivi territori di competenza e la

CONTROLLO mancanza di una pianificazione ed un coordinamento generale tra i singoli Enti impegnati alla gestione della fauna, sono stati per lungo tempo un limite assoluto alla VERIFICA risoluzione del problema. Occorre pertanto lavorare alla definizione di una strategia globale per la riduzione del danno causato dal cinghiale in tutto il territorio regionale, che si basi sulla armonizzazione e coordinamento degli interventi da eseguire sia nei territori protetti dei parchi naturali, e sia nei territori esterni ad essi, partendo dall’assunto che ci sia condivisione degli obiettivi dei vari Enti interessati territorialmente, e tenendo presente le diverse esigenze di tutte le componenti sociali quali quelle economiche, ecologiche, venatorie,

57 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______ecc.. Ad ostacolare ulteriormente l’attuazione di tale strategia comune, che necessariamente prevede anche interventi di controllo selettivo sulle popolazioni all’interno delle aree protette, vi è una parte del mondo venatorio la quale ritiene che tali interventi siano contrastanti con i propri interessi di prelievo. D’altra parte una parte del mondo ambientalista non vede di buon occhio tali abbattimenti ritenendoli contraddittori con le finalità di tutela dei territori tutelati (Aree Protette, Istituti di gestione) o nei periodi di caccia chiusa.

7.2 Modello di gestione proposto Il modello gestionale proposto (fonte ISPRA 2013) si basa su una strategia di gestione complessiva le cui tappe fondamentali da toccare e la conseguenza logico-temporale per raggiungerle sono le seguenti: definizione piano e obiettivi (Provincia) => realizzazione interventi di prevenzione (ATC)/prelievi (Squadre) => verifica risultati danni e prelievi (Provincia) => premialità/sanzioni sulle Squadre => ridefinizione obiettivi. Si tratta di un processo a ciclo chiuso (fig.14) in cui la periodica ridefinizione degli obiettivi viene realizzata conseguentemente all’implementazione dei dati raccolti e dei risultati conseguiti. Dalla conoscenza approfondita del territorio sia sotto l’aspetto ambientale che gestionale, si individuano gli obiettivi strategici del Piano in funzione della realtà socio economica delle aree in cui si opera. Si tratta dunque di un processo “iterativo” nel quale le azioni di gestione sono accuratamente pianificate, applicate e verificate ad intervalli prestabiliti; nel caso che i risultati di verifica che emergono dalle azioni di monitoraggio, sono congruenti e compatibili con i risultati attesi, la gestione procede nel suo corso, in caso contrario si procede, in funzione degli obiettivi prefissi, intervenendo sul processo stesso variando gli interventi previsti e/o mutando nel futuro gli obiettivi stessi. In questa modalità adattiva di gestione, assumono un rilievo fondamentale gli obiettivi di gestione in quanto costituiscono l’elemento guida dell’intero processo; gli obiettivi vanno stabiliti/aggiornati con attenzione e cognizione di causa attraverso una fase di implementazione di un programma tarato in funzione di obiettivi nuovi. Nel caso del territorio provinciale l’obiettivo gestionale è quello di ridurre l’impatto del cinghiale, riportando la densità delle popolazioni in esame in maniera differenziata a seconda delle singole vocazioni territoriali e a valori in grado di assicurare da un lato l’economicità delle produzioni agricole e dall’altro la normale pratica venatoria. Da questo obiettivo (teorico) discendono i diversi interventi gestionali quali i prelievi venatori, i prelievi di controllo, i risarcimenti e la prevenzione dei danni, così come espressamente previsti dai protocolli ISPRA e dal Regolamento regionale sulla gestione degli ungulati.

58 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Dal continuo monitoraggio dei danni alle produzioni agricole e degli interventi gestionali attuati nel corso del quinquennio, scaturisce tutta una serie di informazioni (tipologia ed epoca del danno, dati demografici e strutturali delle popolazioni, ecc.) che hanno consentono di migliorare la conoscenza dei principali elementi di interesse. Detta conoscenza di base, continuamente implementata dalla verifica dei risultati conseguiti in termini di prelievi effettivi e di riduzione del danno, consentirà sia in questa fase di programmazione quinquennale ma soprattutto nella periodica individuazione annuale delle schede di prelievo, di poter revisionare gli obiettivi migliorandoli in funzione delle reali potenzialità degli interventi messi in campo, secondo un approccio adattativo.

7.3 Problematiche e conflitti sociali La presenza della specie in un areale così vasto non può che creare forti attriti sociali tra le categorie maggiormente interessate all’utilizzo delle risorse naturali, e tra tutti principalmente cacciatori e agricoltori che dimostrano interessi contrapposti. In particolare negli anni in cui la specie era distribuita esclusivamente nei territori montani e pedemontani (anni 80-90), caratterizzati da una attività agricola marginale, il livello dei danni era sostanzialmente accettabile, soprattutto in aree come quelle protette dove gli obiettivi gestionali attengono prevalentemente alla tutela dell’ambiente. Con la forte espansione delle popolazioni negli anni successivi, che ha interessato ambienti caratterizzati da agricoltura produttiva ed anche intensiva (pianure irrigue, frutteti, vigneti, ec.), la situazione di equilibrio è sostanzialmente cambiata. Oggi la specie provoca ingenti danni alle produzioni agricole, sia dentro che e fuori Parco, generando perdite economiche rilevanti alle aziende agricole.

A questi va aggiunto una serie di danni non valutati e non liquidati alle stesse colture agricole (investimenti, strutture, ecc.), al patrimonio forestale, al patrimonio naturale (praterie d’altitudine, flora, tartufi, ecc.), a beni e persone (incidenti stradali, a strade, a strutture agricole e zootecniche, ecc.). D’altra parte è pur vero che il cinghiale rappresenta oggi in Abruzzo dal punto di vista ecologico una specie di elevato valore ecologico, soprattutto per il ruolo che riveste nella composizione della dieta dei grossi carnivori, lupo ed orso principalmente. Il cinghiale, inoltre, si sta dimostrando nella nostra regione una grande risorsa venatoria, essendo una specie in espansione e l’unico ungulato ad essere cacciabile, e per questo è divenuta selvaggina di grande rilievo cui si orienta buona parte del mondo venatorio. Da una analisi sull’utenza venatoria della provincia di Teramo è emerso che il 48 % dei cacciatori teramani praticano tale attività durante la stagione venatoria, e di questi il 32 % lo fa in maniera assidua e prevalente sulle alte cacce. Tale crescita della pratica venatoria che ha segnato profondamente

59 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______anche la cultura venatoria provinciale, ha avuto nell’ultimo ventennio una costante evoluzione seguendo di pari passo l’evoluzione della specie nel territorio teramano.

7.4 – Obiettivi generali del Piano Obiettivo prioritario del presente Piano quinquennale è (o meglio “rimane” visto che si opera in continuità con il precedente Piano di gestione 2003/2014), il controllo delle popolazioni di cinghiale. Dall’evoluzione del danno provocato dalla specie a livello provinciale, dalla sua progressione spaziale e dalle dinamiche delle popolazioni più volte sopra rappresentata, appare evidente che si tratta di una specie in grado di esplicare sul nostro territorio ancora molte delle proprie potenzialità e come tale da contenere urgentemente ed in maniera massiccia. La definizione degli obiettivi deve dunque passare (prioritariamente) attraverso una costante analisi della distribuzione ed entità del danno che porti ad una corretta programmazione delle presenze dell’ungulato a livello provinciale (par. 8.5). Secondo le indicazioni provenienti dall’ISPRA e da altre realtà, nazionali e non, più virtuose della nostra, probabilmente il futuro della gestione del cinghiale è legata anche all’evoluzione qualitativa delle squadre sia in termini culturali che tecnico-operativi. A tal proposito occorre invertire la deriva negativa assunta in questo ultimo decennio in Provincia di Teramo secondo la quale le squadre, che occupano per più anni gli stessi territori di caccia, operano una gestione del tutto improvvisata e “autonoma” delle popolazioni di cinghiali esistenti nei singoli Distretti di braccata, favorendone la presenza e l’incremento con interventi non autorizzati (foraggiamenti, immissioni, ecc.). In tal senso sarebbe necessario responsabilizzare ogni singola squadra rispetto ai danni a carico delle produzioni agricole nei territori in cui essa opera, fornendo un interlocutore preciso agli agricoltori, impegnandola nel lavoro di prevenzione o chiamandola alla liquidazione di una quota degli stessi danni. Sempre in tale ottica andrebbero predisposti sistemi obiettivi per valutare l'impegno profuso dalle squadre durante l'annata venatoria, del tipo di quelle utilizzate per gli interventi di selezione, sia nell'opera di prevenzione dei danni sia nell'organizzazione delle braccate ed in particolare nella compilazione corretta dei registri di braccata. Il controllo delle popolazioni a caccia chiusa, pur sempre sotto la direzione dell'Amministrazione Provinciale, per essere efficace deve appoggiarsi alla struttura organizzativa dei distretti di caccia (referenti di distretto, selecacciatori locali). Esso deve assumere un carattere decisamente diverso dall'attuale, per diventare più maturo e organico, più simile nell'organizzazione, nelle procedure e nell'etica alla classica caccia selettiva. Questo significa anche programmazione sul territorio e accurato monitoraggio dei capi abbattuti. Si deve far ricorso allo strumento del controllo venatorio anche per quelle proprietà agricole danneggiate incluse all'interno della fascia vocata al cinghiale.

60 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Il controllo, sia pure usato con particolare attenzione, è indicato anche per quelle aree protette in cui esistono seri danni alle colture agrarie o in cui si possono presentare chiare situazioni di sovrappopolazione con ripercussioni sulle aree circostanti.

7.5 – Obiettivi in termini di riduzione del danno Ovviamente come sopra anticipato l’obiettivo (teorico) primario della strategia di gestione da proporre e conseguentemente anche del piano di controllo che è il principale degli interventi di gestione proposti, resta la riduzione del danno alle produzioni agricole. Infatti considerate le problematiche sociali che la presenza dell’ungulato provoca a livello dell’intero paese, il livello dei danni assume una grande rilevanza come obiettivo finale del Piano stesso. In termini gestionali e ai fini dell’individuazione del Piano di assestamento, anzi, il danno risulta ancor più rilevante rispetto alla consistenza della popolazione, in quanto in grado di esprimere ancor meglio la necessità di intervenire in relazione all’agro-ecosistema dell’UG. Circa il dimensionamento di questo obiettivo si può ipotizzare di ottenere nel quinquennio di applicazione del Piano, analogo dato a quello conseguito dalla Provincia di Teramo negli anni di applicazione “corretta” del Piano (2008/2010), confrontabile anche con quello ottenuto nella Regione Emilia Romagna dall’applicazione del Piano di gestione ( Zanni, 2015 – Convegno di Chieti sul contenimento dei danni ). Sulla base di queste valutazioni gli interventi programmati dovrebbero conseguire, proporzionalmente alla loro corretta esecuzione, una riduzione annua del danno stimabile nell’ordine del 15-20 % per i primi anni di applicazione e del 10-20 % nei successivi, per arrivare al termine del periodo quinquennale, ad una riduzione complessiva di circa il 50% di danno rispetto all’anno di riferimento o anno zero (2014). Ovviamente partendo da questo valore medio provinciale, dovranno essere formulati valori differenziati di obiettivi di soglia del danno nelle diverse realtà territoriali, da ottenere attraverso programmazioni di interventi differenziati. La flessione del danno da perseguire sarà dunque massima nelle aree a vocazione nulla per la specie (comprensorio C4), dove la soglia del danno è minima, e minima nelle aree a massima vocazione, dove viceversa la tolleranza per la specie è massima. In previsione di affinare le indagini per arrivare a stime affidabili di densità, in prima approssimazione si può immaginare di programmare le presenze dell’ungulato nelle singole UG prendendo come valori soglia di riferimento i valori individuati di densità agro-forestale (DAF) per singolo territorio confrontabili con quelli individuati in territori analoghi al nostro. La DAF, come noto, esprime la soglia delle presenze faunistiche della specie che sono compatibili con l’agro-sistema presente; essa rappresenta la densità obiettivo per i vari territori cui tendere al termine della stagione venatoria. La quota di prelievo stabilita sulla base di detti

61 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______valori ha la prioritaria finalità di impedire il superamento della soglia economica del danno di ogni singola UG. In letteratura vengono forniti differenti valori di densità biotica che indicativamente oscillano dai 0-2 capi/km2 nei territori con bassa vocazione e con finalità produttive agricole ai 6-8 capi/Km2 in quelli montani appenninici ad elevata vocazione, dove invece la presenza dell’uomo e delle sue attività non sono particolarmente significative. Ovviamente le molteplici variabili in gioco possono influenzare in maniera significativa le previsioni formulate sugli obiettivi da raggiungere, e tra queste in particolare la corretta esecuzione del piano intesa sia come completa realizzazione dei prelievi (in termini quantitativi e qualitativi rispetto alla previsione), sia in termini di scelta del periodo di intervento. In particolare dall’esperienza nell’attuazione del controllo nelle annualità precedenti emerge che quest’ultimo parametro gioca un ruolo determinante per la riuscita del Piano, in quanto ogni ritardo rispetto al periodo ottimale di realizzazione degli interventi (marzo/maggio) determinano un discostamento anche vistoso rispetto alle previsioni formulate in fase di pianificazione.

7.6 – Programmazione delle presenze nelle UG La definizione degli obiettivi non può prescindere dalla corretta programmazione delle presenze dell’ungulato in ogni singola Unità di gestione. Queste devono essere programmate secondo le classi di vocazionalità delle singole UG (come gia precedentemente individuate per Comprensori al Cap. 3 - Destinazione differenziata del territorio), fissando per ciascuna di esse le densità agro- forestali tollerabili (DAF). Infine, sulla base dei dati in possesso circa le presenze effettive ricavate dalla Densità teorica (DT) e il danno, viene formulato annualmente il Piano di prelievo incluso nel Piano di assestamento. Allo stesso tempo, in funzione del periodo in cui si ritiene necessario operare (caccia aperta o chiusa), delle quote di prelievo stabilite, delle caratteristiche ambientali, produttive e sociali in cui si opera, occorre scegliere le modalità di prelievo (venatorio e di controllo) da preferire. La completa attuazione della quota di abbattimento (suddivisa in prelievo di controllo e in prelievo di caccia) si prefigge l’obiettivo di riportare le densità reali delle popolazioni presenti nelle singole UG ai rispettivi valori della DAF così come individuati. Per una definizione più razionale ed equilibrata dei valori di DAF per i territori della Provincia di Teramo che verrà condotta approfonditamente nel Piano di assestamento, sono stati messi a confronto per ciascuna Unità di Gestione diversi dati sui danni, quali l’estensione superficie della SAU e della SAU danneggiata, l’entità economica del danno e diversi indici relativi all’annualità precedente.

62 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Da questo confronto vengono definiti per la provincia di Teramo differenti valori di DAF e densità obiettivo per la gestione di territori molto differenti tra loro dal punto di vista sia ecologico sia politico: DAF = 5/6 capi/Km2 nei territori montani ad elevata vocazionalità (C2) per la specie in adiacenza al Parco Nazionale GSL e costituiti da agricoltura assente o marginale; DAF = 4/5 capi/Km2 per le aree a media vocazionalità (C3) in territori pedo-montani con presenza di agricoltura a medio reddito agrario (indirizzo cerealicolo-foraggero); DAF = 2/3 capi/Km2 territori alto collinari interni DAF = 0,1/0,5 capi/Km2 per le aree a vocazione nulla in territori (C4) in territori collinari e planiziali con presenza di agricoltura ad elevato reddito agrario e negli Istituti di tutela. Sul Piano di assestamento annuale si procederà, sulla base delle densità locali di abbattimento o eventualmente dei risultati di censimento, all’individuazione del contingente da prelevare per ciascun UG e Distretto, ripartendolo in due porzioni, quella da prelevare durante le operazioni di controllo (marzo/giugno) e quella destinata alla caccia di selezione (aprile/agosto) e/o alla caccia collettiva (ottobre/dicembre). In tale maniera gli abbattimenti sulla specie dovrebbero protrarsi per quasi l’intero anno solare, impiegando personale differenziato e spalmando il numero di capi da prelevare nelle diverse forme. Dalla verifica della completezza della realizzazione del Piano e soprattutto dal riscontro dei danni verificatisi nelle UG, verranno valutati i risultati del piano e gli eventuali discostamenti dagli obiettivi numerici prefissati. In via generale si possono distinguere sull’intero territorio provinciale le seguenti 4 tipologie territoriali in cui intervenire stabilendo in maniera differenziata obiettivi, DAF e interventi di gestione. Nelle Aree Protette (L.394/91) rappresentate sostanzialmente dal Comprensorio C1 – costituite da territori con elevate vocazioni faunistiche e prioritari obiettivi protezionistici nei confronti della fauna selvatica in generale - gli obiettivi gestionali ed i conseguenti interventi di contenimento della specie devono essere individuati dai rispettivi Enti gestori che ne hanno la diretta responsabilità. In queste aree la Provincia potrebbe fornire il supporto operativo e logistico, impiegando i Selecontrollori, per il controllo della specie come precedente esperienza nell’anno 2007 nel Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga e congruentemente sia con i protocolli del Ministero dell’Ambiente e dell’ISPRA (Toso S. e L. Pedrotti, 2001 - Linee guida per la gestione del cinghiale (Sus scrofa) nelle aree protette – Quad Cons. Natura, 2. Min. Ambiente – Ist. Naz. Fauna Selvatica) , sia con i Piani e protocolli deliberati dalla Provincia e dal Parco stesso. Per quanto attiene alle piccole aree protette che cominciano ad avere nei propri territori danneggiamenti da cinghiale, quali ad esempio le Riserve Naturali Regionali del Borsacchio (Comune di Roseto degli Abruzzi) e dei Calanchi di Atri (Comune di Atri), occorre stabilire con

63 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______i rispettivi Enti gestori degli accordi per il controllo delle popolazioni all’interno dei rispettivi ambiti. Nelle aree altamente vocate alla specie ( Comprensorio C2 ) i cui territori sono in adiacenza ai confini del Parco nazionale GSL, l’obiettivo gestionale deve essere il mantenimento di adeguate presenze della specie, presenze non incompatibili con le abbondanti risorse naturali disponibili e le limitate attività produttive agricole. La specie qui deve garantire da un lato il suo importante ruolo ecologico in qualità di risorsa trofica del lupo, e dall’altro una congrua attività venatoria da parte delle squadre organizzate. I principali strumenti di gestione saranno la programmazione delle braccate, gli interventi a caccia chiusa con il controllo selettivo e la prevenzione. Indicativamente i valori di densità agricolo-forestale (DAF) ritenuti qui sostenibili oscillano tra i 4 e i 6 capi per Km2, con i primi valori nei distretti di caccia con maggiore presenza di superfici coltivate (SAU) e di danni, ed i secondi valori più vicini alle reali densità riscontrabili nei distretti in prossimità del Parco con bassi indici di danno. A tal riguardo occorre ribadire anche in questa sezione, che pur esercitando in questi territori confinanti con il Parco nazionale GSL una pressione venatoria ed un controllo significativi, in mancanza di una “sinergica” e strategica pressione di prelievo all’interno dell’area protetta, gli sforzi di gestione andranno per buona parte vanificati dai significativi apporti dovuti ai fenomeni di immigrazione da quei territori. Nelle aree mediamente vocate alla specie ( Comprensorio C3 ), notoriamente caratterizzate da collina interna con presenza di agricoltura a medio reddito agrario, l’obiettivo gestionale prioritario è il controllo sistematico delle popolazioni di cinghiale che provocano elevati impatti alle colture agricole proprio in questi territori, caratterizzati da una buona presenza di attività agricole. Per tali obiettivi occorre garantire una significativa attività venatoria, sia attraverso la caccia collettiva sia attraverso la caccia selettiva, ma è necessario anche programmare annuali attività di controllo sulle popolazioni, da attivare al superamento di determinati livelli “soglia” di danno. I valori corrispondenti di DAF ritenuti sostenibili per questi ambienti di collina interna oscillano tra i 2 e i 5 capi per Km2, anche in questo caso con i valori più bassi per le aree maggiormente suscettibili di danno. Nelle aree a vocazione nulla per la specie (Comprensorio C4 e Istituti di tutela e produzione ex. L.157/92 ), nelle quali per finalità pianificatorie o istitutive devono essere tollerate (teoricamente) solo minime presenze della specie (DAF = 0,1/1 capo per Km2) in quanto incompatibile con l’agroambiente presente; il controllo dovrà avvenire in maniera completa, cioè a carico di tutti gli esemplari presenti, ed in maniera tempestiva, cioè al primo verificarsi del danno. Gli interventi saranno condotti esclusivamente da personale (selecacciatori o selecontrollori) appositamente formato e specializzato nell’utilizzo di tecniche di caccia selettiva meno invasive,

64 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______e maggiormente efficaci e sicure negli ambienti antropizzati in cui si opera. Allo scopo andranno costituite delle squadre di girata costituite esclusivamente da selecontrollori, in grado di agire tutto l’anno per comprensori ben definiti. Gli interventi saranno attivati tempestivamente dalla Provincia al verificarsi dei primi significativi danni alle produzioni agricole.

7.7 – Controllo e revisione degli obiettivi A termine dell’adozione del Piano annuale occorre valutare attentamente gli obiettivi raggiunti, esprimendo ad esempio in percentuale l’effettivo abbattimento (rispetto alla scheda di prelievo), la riduzione del danno, ecc.. Questa analisi degli obiettivi raggiunti è fondamentale al fine di poter valutare gli effetti del Piano ed eventualmente rimodulare gli obiettivi stessi per l’annualità successiva, sulla base anche di eventuali nuovi fattori acquisiti. Allo scopo nell’anno 2011 la Provincia di Teramo istituiva un organismo tecnico consultivo, il Tavolo emergenza cinghiali , quale organo composto da Comuni, Enti ed Associazioni di categoria per l’individuazione dell’orientamento della programmazione, il controllo e la verifica finale degli interventi necessari ed opportuni nell’ambito del controllo della specie cinghiale sull’intero territorio provinciale. Nel corso dei vari incontri sono stati esposti i dati raccolti dal Servizio Caccia nel periodo di riferimento e, annualmente, previa verifica dei risultati ottenuti dalla strategia attuata dall’Ente, sono stati rimodulati gli obiettivi della stessa. Le Unità operative responsabili della gestione della specie nelle singole Unità di Gestione (UG), sia attraverso gli interventi di prevenzione che di prelievo, sono le Squadre iscritte all’apposito Registro. I capi da prelevare indicati nel Piano annuale di assestamento, sia durante le eventuali operazioni di controllo selettivo (PCM) sia durante la caccia (PVM), costituiranno la quota minima di abbattimenti che annualmente la Squadra deve effettuare per il raggiungimento degli scopi di gestione. A tal riguardo occorre precisare che l’assegnazione dei Distretti di braccata in maniera “fissa” per diversi anni, possibilmente per l’intero periodo di durata del Piano (quinquennio 2015/2019) consente di realizzare quella responsabilizzazione sul danno attraverso un sistema di premialità da parte della stessa squadra operante, che, oltre ad essere previsti dal Regolamento Regionale per la gestione dell’ungulato, è alla base dell’obiettivo strategico di riduzione del danno stesso. Oltre al prelievo venatorio la Squadra provvede a coadiuvare, con un proprio Gruppo di Girata (GG), la Polizia Provinciale nello svolgimento delle operazioni di controllo nei periodi di caccia chiusa. Nel caso in cui la Squadra non sia contingentemente in possesso nella propria composizione di alcuni componenti abilitati al prelievo in Girata, può acquisirli da altre squadre nella medesima Unità di Gestione; allo stesso modo nel caso essa sia sprovvista di un GG proprio, può indicare alla Provincia altro GG di propria fiducia sempre della stessa UG. Il GIS sul Cinghiale costantemente implementato con i dati dei danni e degli interventi realizzati dalle singole Squadre, funzionante presso il SIT della Provincia a partire dal 2015, permette di

65 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______attivare un sistema di premialità/penalità che consente di verificare i risultati conseguiti in termini di raggiungimento degli obiettivi da parte delle Squadre stesse. In sintesi le premialità per le Squadre virtuose consisteranno in: - assegnazione del Controllo in ZRC, AC, aree non vocate, ecc., al completamento del Piano di controllo nel proprio Distretto; - assegnazione del Controllo in altri Distretti inadempienti; - riconferma dell’assegnazione del Distretto nella successiva stagione venatoria; - ecc. In caso di mancato completamento del piano le penalità consisteranno sostanzialmente in: - sostituzione GG in caso di mancata realizzazione del prelievo; - applicazione di sanzione/contributo destinato alla Provincia di € 66,00 ai singoli cacciatori componenti la Squadra (art. 24 Reg.REg. 5/2014); - sanzione accessoria di sospensione di uno o due mesi di caccia sul proprio Distretto; - revoca dell’assegnazione o mancata riassegnazione del Distretto. - ecc. Al termine del periodo di riferimento (gennaio 2016), la gestione dei dati implementati nel sistema GIS, consente la verifica dei risultati conseguiti e la loro congruenza e compatibilità con i risultati attesi e la eventuale variazione “adattiva” degli interventi previsti nella annualità in corso (2016), o la correzione degli obiettivi futuri.

66 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

8 – INTERVENTI DI GESTIONE 8.1 – Premessa Il Piano proposto prevede interventi di gestione da realizzarsi nel quinquennio di validità del Piano a carico delle popolazioni di cinghiali in tutto il territorio di competenza provinciale - territorio libero e Istituti di tutela (ZRC, Oasi, AC) - secondo le metodologie di prevenzione e controllo individuate dalla normativa e dalle direttive ISPRA di riferimento. Gli indirizzi sono sostanzialmente contenuti anche nel nuovo Piano Faunistico Venatorio Provinciale, approvato all’unanimità dal Consiglio Provinciale con Del. C.P. n° 19 del 22 aprile 2009, dopo le previste procedure ambientali avendo superato con esito favorevole sia la procedura della Valutazione di Incidenza ambientale ai sensi del DPR 357/97 (nota dello Sportello Regionale Ambientale prot. 414 VIA 67041 del 8 gennaio 2010), sia la procedura di Valutazione Ambientale Strategica ai sensi del D.Lgs. 4/2008, e al momento in attesa di approvazione e integrazione nel Piano F.V. Regionale presso la Regione Abruzzo. Gli interventi di gestione da mettere in campo nel territorio provinciale nell’ambito del Piano quinquennale di gestione del cinghiale possono essere distinti nei seguenti gruppi: interventi di programmazione territoriale, misure di prevenzione, prelievo venatorio e prelievo di controllo. La Provincia ha già attuato buona parte di questi interventi nel precedente decennio di gestione della specie (2004/2014) ed è pertanto in grado di definire anche una misura del loro effetto sugli obiettivi prefissi ed una loro eventuale riproposizione nel nuovo Piano 2015/19.

8.2 – Pianificazione territoriale Gli strumenti di programmazione e pianificazione faunistico venatoria hanno importantissimi riflessi sulla gestione del cinghiale a livello provinciale; basti pensare all’importanza dello studio dell’ambiente e della vocazionalità per la specie nella individuazione degli Istituti di tutela. Per questo motivo quello della presenza del cinghiale e della conseguente sua gestione, deve essere un fattore da considerare in ciascuna scelta di programmazione territoriale. Come noto il cinghiale è una specie in forte emergenza in grado di avvantaggiarsi notevolmente dei territori a caccia chiusa, ivi comprese le grandi Aree protette. La riapertura alla caccia di territori chiusi per lungo tempo, può essere un valido intervento per arginare il fenomeno dei danni. Il prelievo venatorio è dunque il principale, laddove non l’unico, fattore limitante delle popolazioni di cinghiale e di conseguenza la pianificazione venatoria il principale strumento di gestione. Alcune di queste scelte di pianificazione territoriale fatte dalla Provincia nel passato si sono rilevate decisive nelle strategie di gestione in determinate aree. Negli anni 2007/2008 i danni del cinghiale erano concentrati in territori pedemontani in cui insistevano alcune Zone di Ripopolamento e cattura. Con l’approvazione nel 2010 della revisione del Piano Faunistico

67 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Venatorio Provinciale, venivano soppresse tutte le ZRC che insistevano in territori vocato per la specie (montano e pedemontano con copertura arborea > 40 %) e con danni superiori ad una determinata soglia economica. Negli anni che seguirono alla riapertura alla caccia di quei territori, l’entità economica del danno subì una flessione significativa. Per il futuro gli indirizzi di pianificazione territoriale devono tendere a ridurre per quanto possibile le aree di tutela (ZRC, Oasi di protezione, ecc.) che insistono in territori suscettibili da danneggiamenti.

8.3 – Misure di prevenzione Consuntivo attività pregresse - A partire dall’anno 2002 la Provincia di Teramo, con l’aumentare dell’entità dei danni alle produzioni agricole, metteva in campo specifiche misure di prevenzione per il loro controllo. In particolare la Provincia adottava uno specifico “Piano di miglioramento ambientale” (2002/2006) comprendente, tra le altre cose, contributi agricoli integrativi il reddito aziendale per la realizzazione di misure preventive per la riduzione dei danni provocati dalla fauna ungulata. Il Piano prevedeva due misure, l’acquisto di recinzioni fisse o elettrificate e la predisposizione di colture civetta negli ambienti chiusi. Visti gli elevati costi di acquisto e gestione le recinzioni erano orientate esclusivamente alla protezione di fondi agricoli con produzioni a reddito elevato, quali ortive, vigneti, tartufaie, ecc., che ne giustificassero la redditività del loro impiego. Nell’anno 2013 furono acquistati n.6 detonatori a gas dati in comodato gratuito agli agricoltori che subiscono maggiormente il danno dai cinghiali. Queste azioni di prevenzione messe in campo dalla Provincia hanno avuto effetti piuttosto vari e mutevoli a seconda dei riferimenti spaziali e temporali utilizzati nelle valutazioni. Sono stati acquistati detonatori a gas e dati in comodato gratuito agli agricoltori che subiscono maggiormente il danno dai cinghiali; in particolare nell’anno 2012 la Provincia si è dotata di 6 strumenti consegnati gratuitamente nel periodo marzo-ottobre a circa 50 Aziende della provincia, per un totale di circa 1.500 giornate complessive di interventi. La risposta delle aziende che hanno utilizzato il metodo è stata molto positiva, riscontrabile sia dalle numerose successive richieste pervenute alla Provincia, sia dagli acquisti “in proprio” da parte di diverse Aziende. Le singole Aziende che ne hanno fatto uso affermano buoni risultati di campo in termini di flessione del danno, come riscontrato anche dai danni delle liquidazioni dei danni. Data però la diffusione puntiforme degli interventi di prevenzione messi in atto nel vasto territorio provinciale è difficile valutare il loro risultato in termini di riduzione del danno per area vasta.

68 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

I limiti riscontrati nell’applicazione del metodo risiedono principalmente nell’impatto acustico sui centri urbani limitrofi ai detonatori utilizzati e denunciato da diversi cittadini. In alcuni casi sono stati riferiti anche fenomeni di moderata assuefazione ai cannoncini da parte dei cinghiali, non riscontrati e verosimilmente dovuti ad un errato utilizzo del mezzo (frequenza eccessiva). Costituiscono comunque azione di prevenzione anche tutti gli interventi agronomici, ambientali e silvocolturali in grado di offrire alla fauna selvatica fonti trofiche alternative alle produzioni agricole. Negli anni 2004/2007, attraverso la collaborazione tra agricoltori e cacciatori, furono impiantate diverse colture dissuasive o “civetta”, con lo scopo propri di fornire cibo ai cinghiali in aree chiuse e distanti dalle coltivazioni passibili di danneggiamenti. Il disciplinare prevedeva la coltivazione nelle radure dei boschi ad una distanza minima di oltre un chilometro dagli altri campi coltivati. Successivamente la metodologia fu abbandonata dalla Provincia sia perché non si riscontravano effetti positivi sui comprensori in cui insistevano, sia perché le colture, impiantate soprattutto in prossimità dei confini del Parco, venivano utilizzate maggiormente dai cacciatori per attirare i cinghiali all’esterno del Parco. Nell’anno 2014 questi ed altri interventi di prevenzione sono stati realizzati ad opera degli Ambiti Territoriali di Caccia al fine di ridurre l’impatto esercitato dalle specie selvatiche. Sono stati pertanto concessi agli agricoltori, da parte degli Enti competenti, diversi sistemi di prevenzione del danno, principalmente recinzioni elettrificate, detonatori a gas e colture civetta. Interventi proposti nel periodo 2015/19 - Gli interventi di prevenzione riproposti anche per le annualità 2015/19 sono sostanzialmente le recinzioni elettrificate e i detonatori a gas. Le recinzioni, costituite da una barriera di tre fili o fasce elettrificate alimentate da batteria portatile e sorrette da una specifica paleria con isolatori, sono acquistate e gestite dagli Atc provinciali che, attraverso una specifica convenzione, usufruiscono dei fondi per la prevenzione dei danni da cinghiali erogato dalla Provincia. Il metodo ha una ottima efficacia per il fondo protetto, ma non esplica alcuna efficacia nei fondi limitrofi, dove, il danneggiamento ne dovrebbe risultare addirittura aumentato. Visti i non indifferenti costi di acquisto e gestione delle recinzioni, dell’ordine di circa 500 €/annuo ad ettaro protetto, esse dovranno essere utilizzate per piccole superfici ed esclusivamente per la protezione di colture ad elevato reddito quali tartufaie, colture ortive, vigneti, frutteti, ecc.. Scartata l’ipotesi dell’impiego su ampie superfici recinzioni fisse e/o mobili elettrificate, che oltre a limitare la biopermeabilità hanno alti costi di realizzazione e gestione, la Provincia si è orientata per le colture di pieno campo (cereali, foraggere, ecc.) esclusivamente sull’utilizzo dei deterrenti acustici. A differenza delle recinzioni che esplicano i loro effetti esclusivamente sul campo recintato, i detonatori riescono ad esplicare la loro efficacia anche per lunghe distanze (500/700 metri),

69 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______coprendo alcune centinaia di ettari. Visti i bassissimi costi di acquisto e gestione della metodologia, dell’ordine di circa 2/4 €/annuo ad ettaro protetto, esse possono essere utilizzate per le colture a medio reddito di pieno campo quali cereali, foraggere, oleaginose, ecc..

8.3 Consuntivo delle attività venatorie nel decennio 2004/2014 A partire dall’anno 2004 la Provincia di è dotata di uno specifico strumento di pianificazione e programmazione degli interventi di gestione sulla specie (Programmazione Pianificazione territoriale e gestione del cinghiale in provincia di Teramo - Del.C.P. n° 55/2004). Tale strumento, che anticipava l’approvazione e l’adozione dell’attuale Regolamento Regionale sugli Ungulati, prevedeva la destinazione differenziata del territorio cacciabile per comprensori faunistici omogenei (CFO) e per specie, come indicato sia dai riferimenti normativi e sia dalle indicazioni tecnico applicative dell’ISPRA e regolamentava l’attività venatoria all’ungulato. Il territorio provinciale veniva suddiviso in Comprensori Faunistici Omogenei (identificati nel Piano Faunistico Venatorio Provinciale come CFO) caratterizzabili sotto il profilo ambientale e faunistico. In particolare per la prima volta venivano definite le idoneità agro-forestali o vocazioni dei diversi territori in funzione della loro idoneità ecologica, ma mediata da considerazioni di carattere tecnico, gestionale e politico. L’obiettivo prioritario della programmazione era quello del conseguimento e mantenimento delle popolazioni a valori di densità agro-forestale compatibili con le esigenze ambientali, sociali e produttive del contesto territoriale con particolare riferimento alle colture agricole. Altri importante obiettivi erano quelli dell’aumento della sicurezza dell’azione di caccia, notoriamente pericolosa per il numero dei partecipanti, l’ambiente chiuso ed il munizionamento utilizzato, della riduzione degli attriti tra le diverse squadre in competizione sul territorio, della tracciabilità delle carcasse dei capi abbattuti e della sicurezza sanitaria legata al consumo delle carni di cinghiale. In tal modo la Provincia di Teramo realizzava quel legame tra il cacciatore ed il territorio in cui opera, che l’ISPRA definisce come elemento irrinunciabile in una strategia di gestione che si fonda sulla responsabilizzazione diretta delle squadre nei vari aspetti della gestione alla specie (controllo, caccia, danni, ecc.). In particolare gli indirizzi di gestione faunistico venatoria che hanno portato la Provincia a dotarsi di questo strumento di Programmazione furono i seguenti: 1) la gestione faunistica del cinghiale deve avere lla duplliice esiigenza dii conservazione delllle popollaziionii selvatiiche esiistentii e dii sallvaguardiia delllle produziionii agriicolle (comma 2 dellll’’ art..1,, L.. 157/92);; 2) la gestiione e lla programmaziione fauniistico-venatoriia dell ciinghiiale devono avveniire iin maniiera diifferenziiata per territori omogeneii (D..T.. INFS n°5 dellll’’ottobre 1993);;

70 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

3) conseguiire lla razionalliizzazione e programmaziione dell prelliievo dell ciinghiialle,, attraverso lla costiituziione dii diistrettii territoriiallii cuii llegare iill cacciatore (D..T..INFS n° 11 dell febbraiio 1992) (Linee Guiida n° 3 del 2001);; 4) miiglliiorare iill lliivellllo dii conoscenza deii cacciiatori dii ungullatii attraverso corsii dii preparaziione e aggiiornamento organiizzatii dagllii Enti Pubbllicii (D..T..INFS n° 11 dell febbraiio 1992);; 5) conseguiire lla riduziione dell diisturbo generalliizzato provocato dalllle cacce collllettiive (braccata) attraverso lla giiusta diistriibuzione delllla pressiione venatoriia e delllle squadre sull terriitoriio (D..T.. INFS n° 15 dell febbraiio 1994);; 6) miiglliiorare lla pratica venatoriia dell ciinghiialle attraverso lla corretta organizzaziione dellle cacce collllettiive iin squadre (D..T. INFS n°5 dellll’’ottobre 1993);; 7) favoriire l’’iintroduziione dii tecniiche dii prelliievo piiù sellettiive e dii miinor impatto sulllle popollaziioni fauniistiiche (D..T.. INFS n°5 dellll’’ottobre 1993) (D..T.. INFS n° 11 dell febbraiio 1992);; 8) raziionalliizzare iill prelliievo venatoriio dell ciinghiialle lliimiitando iil numero delllle braccate nell corso delllla stagiione venatoriia (D..T.. INFS n° 11 dell febbraio 1992); 9) pianiifiicare i prelliievi basandollii possiibillmente su stiime quantiitative e qualiitatiive delllle popollaziioni (D..T.. INFS n°5 dellll’’ottobre 1993);; 10) ll’’iimportanza dell controllllo qualliitatiivo e quantiitatiivo deii prelliievii attraverso ll’’anallisii deii carniierii stagiionallii (verballii dii battuta),, iindiiviiduando,, altresìì,, nelllle Proviince ll’’organiismo espressamente preposto a tale controlllo (D..T.. INFS n° 15 dell febbraiio 1994)..

8.4 Analisi della gestione delle attività venatorie nel decennio 2004/2014 A poco più di 10 anni dall’adozione di questo modello di gestione, attraverso la valutazione dei risultati ottenuti, ci si trova nelle condizioni di dover fare un bilancio dalla sua applicazione in termini di obiettivi raggiunti e criticità emerse. Queste valutazioni sono inoltre essenziali in quanto oltre a costituire la necessaria base di conoscenza per la predisposizione del presente Piano di gestione, permetteranno di adeguarlo periodicamente secondo un metodo adattativo. La gestione territoriale differenziata ha consentito di calibrare lo sforzo di caccia sulle base delle vocazioni ambientali ed economico-produttive dei diversi territori. In particolare la forte pressione venatoria esercitata nel Comprensorio C4 a “tolleranza zero” per la specie, ha ostacolando significativamente l’espansione delle popolazioni nei territori con maggiore fragilità. Attualmente il territorio C4 presenza popolazioni stabili esclusivamente in prossimità di alcune ZRC (Notaresco, Castellalto e Atri) nelle quali non è stata attuata nessuna forma di controllo della specie. L’assegnazione in maniera fissa dei distretti di caccia alle squadre ha avuto diversi effetti sull’attività venatoria e sulla distribuzione delle popolazioni di cinghiale. In particolare essa ha

71 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______consentito di ottenere un aumento della sicurezza e dell’efficacia dell’azione di caccia (obbiettivi primari) passando attraverso la realizzazione dei seguenti obbiettivi secondari : - riduzione degli attriti tra le squadre; - maggiore legame cacciatore/territorio; - organigramma del gruppo ben definito (caposquadra, vice, tracciatori, ecc.); - migliore conoscenza del territorio e dei rischi; - miglioramento dei sistemi di comunicazione tra i componenti; - ecc.. Altro obiettivo raggiunto, attraverso l’obbligatorietà dei verbali di caccia e l’apposizione delle fascette monouso numerate per la tracciabilità delle carcasse, è stato quello di avere per la prima volta una serie di dati statistici biometrici e sociali, per lo studio demografico delle popolazioni presenti. Con l’obbligo dei verbali di caccia, inoltre, si è riscontrata una significativa emersione dei prelievi “in nero” (nel 2003 i capi denunciati erano appena 130 e nel 2004 furono circa 500). Inoltre con una specifica convenzione stipulata tra la Provincia e la ASL di Teramo veniva istituito un servizio di ispezione delle carcasse dei capi prelevati (sia in caccia che in controllo selettivo) ben irradiato sull’intero territorio provinciale ed a costo zero per i cacciatori. Tale servizio, unitamente alle fascette per la tracciabilità delle carcasse, ha consentito anche in questo frangente di far emergere i prelievi non denunciati, con le conseguenze positive soprattutto dal punto di vista della profilassi delle gravi e pericolose malattie legate al consumo umano delle carni di cinghiale. Per il coinvolgimento dei vari Enti ed organismi interessati nella gestione del cinghiale in particolare relativamente al problema dei danni, la Provincia con Deliberazione G.P. n.550 del 24/10/2011, istituiva il Tavolo Emergenza Cinghiali approvando contestualmente specifico protocollo di funzionamento. Attraverso questo tavolo di consultazione, costituito da rappresentanti degli Enti convolti nella gestione della specie (Parchi, Atc, ecc.), delle associazioni di categoria (agricole, venatorie, ambientaliste, ecc.) o di altri organismi coinvolti (Comuni, Prefettura, Forestale, ecc.), la Provincia di Teramo favorisce la loro partecipazione e il coinvolgimento nella assunzione di decisioni e impegni nell’adozione del Piano di controllo del cinghiale. L’organismo ha inoltre lo scopo di individuare gli indirizzi politici, controllare lo svolgimento degli interventi programmati e infine valutare i risultati principalmente sulla base di report sulla situazione del danni provocati dalla specie predisposti dal Servizio Caccia Pesca Micologia Danni Fauna dell’Ente. D’altra parte però la Programmazione provinciale faceva emergere nel corso del decennio alcune criticità. Innanzitutto l’assegnazione di aree fisse di caccia ha favorito da parte di talune squadre una sorta di “gestione fai da te” delle popolazioni presenti in alcuni territori, finalizzata

72 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______esclusivamente all’incremento dei carnieri, con dissennate azioni di foraggiamento, salvaguardia o immissione di animali. Tali azioni hanno finito per incrementare le popolazioni e aumentarne la distribuzione, provocando un peggioramento anche in termini di danni provocati. Altra criticità riscontrata dai cacciatori che praticano altri tipi di caccia (cani da ferma, lepraioli, migratoristi, ecc.), è quella legata utilizzo venatorio da parte della squadra, che in taluni casi ha operato una vera e propria monopolizzazione del territorio incluso nel proprio distretto di caccia. In effetti la Programmazione provinciale prevedeva misure a deterrenza del fenomeno, come la restrizione per la caccia al cinghiale a tre giorni fissi e orari contingentati (dopo le ore 9,00), misure che evidentemente non sono risultate sufficienti. Altra criticità emersa è relativa al mancato completamento dei Piani di controllo da parte delle squadre di girata che operano nel proprio distretto di caccia. Questa reticenza a completare gli abbattimenti previsti dalla scheda di prelievo, unitamente all’erronea scelta dei periodi di intervento, è stata la principale causa degli scarsi risultati ottenuti in determinate annualità. Queste criticità dovranno essere sanata in futuro attraverso dei congrui correttivi che, ad esempio, obblighino le squadre al raggiungimento degli obiettivi imposti dalla Provincia (prelievi, riduzione danni, ecc.), che responsabilizzino maggiormente le squadre sul danno, impongano la rotazione delle squadre di girata che operano il controllo, ecc..

8.5 Attività venatoria in Braccata proposta per il quinquennio 2015/2019 La programmazione, l’organizzazione e la regolamentazione dell’attività venatoria cosi come previste dal regolamento regionale per la caccia al cinghiale, ricalcano sostanzialmente quanto previsto nel regolamento in uso nella nostra provincia a partire dall’anno 2003. Sono infatti previste Macroaree di Gestione e Distretti di caccia, i cui territori vengono assegnati in maniera fissa alle squadre iscritte all’albo provinciale. Come detto in altre sezioni del Piano l’attività venatoria può essere considerato il principale fattore limitante delle popolazioni di cinghiale e di conseguenza essere utilizzata come un prezioso strumento di gestione. Per far questo però occorre una regolamentazione che stabilisca in particolare obiettivi da raggiungere, regole e mezzi per ottenerli, ma anche valutazioni finali dell’operato delle squadre e misure premiali per i virtuosi e deterrenti per gli inadempienti. Dal punto di vista dell’attività venatoria possiamo distinguere il territorio provinciale in tre aree a destinazione differenziata: area ad alta vocazione (Comprensorio c2), area a bassa vocazione (Comprensorio c3) ed aree a vocazione nulla (Comprensorio c4). Il comprensorio C2 è interamente costituito da Distretti assegnati in maniera fissa alle squadre, mentre nel comprensorio C3 troviamo anche Aree Libere, assegnate temporaneamente alle varie squadre con turno settimanale.

73 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Qui gli sforzi di prelievo che oggi le squadre esercitano sui propri territori in gestione, sono regolati esclusivamente da principi edonistici e utilitaristici, limitati ai soli componenti, e totalmente svincolati da ogni obiettivo gestionale strategico, di riduzione del danno o di pianificazione dei prelievi. Anzi gli interventi di gestione “autonomi” delle squadre tendono esattamente all’opposto, cioè ad una sempre maggiore consistenza di capi per Distretto con ripercussioni negative sul livello dei danni.

Notoriamente con le loro azioni e interventi le squadre tendono ad ottenere il miglior risultato in termini di capi abbattuti annualmente, sia migliorando le prestazioni del gruppo, ma soprattutto agendo sull’incremento delle popolazioni. Questi interventi possono essere riassunti in: immissioni incontrollate spesso con esemplari con diversi gradi di ibridazione con il maiale, foraggiamento continuo, colture a perdere, opposizione al prelievo di controllo, ecc.. A partire dall’annualità 2015 con lo strumento del Piano di assestamento in ciascuna delle Unità di Gestione verranno definiti gli obiettivi (annuali) di riduzione del danno e con esso, tra i vari interventi, anche le quote di prelievo dei capi in esubero, suddivisi tra prelievo venatorio e prelievo selettivo (caccia o controllo). I capi da prelevare con la caccia verranno in quella sede espressi sotto forma di prelievo venatorio minimo (PVM) mentre quelli da prelevate mediante il controllo selettivo sotto forma di prelievo di controllo minimo (PCM) e costituiranno la quota che annualmente la squadra deve effettuare per il raggiungimento degli scopi di gestione. Il mancato raggiungimento del prelievo minimo da parte della squadra, costituisce un dato di prestazione negativa per la stessa, che viene penalizzata nelle annualità successive con diverse sanzioni accessorie, quali ad esempio la sospensione per alcuni mesi dal prelievo, l’assegnazione temporanea del proprio distretto ad altre squadre per le azioni di controllo, la riduzione del territorio assegnato in favore di squadre più virtuose, ecc.. Le squadre vengono così maggiormente responsabilizzate sui danni provocati dalle loro prede, i cinghiali, e incentivati al raggiungimento degli obiettivi di riduzione del danno individuati all’inizio di ogni anno. Il comprensorio C4, rappresentato da territorio non vocato alla specie, è costituito da un certo numero di Unità a Tolleranza Zero (UTZ), individuate per scopi logistici. La forte pressione venatoria esercitata fino ad oggi ha ostacolato significativamente l’espansione delle popolazioni in questi territori. In questo comprensorio, secondo il Regolamento regionale, la caccia è esercitabile esclusivamente dai cacciatori non iscritti nelle squadre di braccata. Ritenuto che questi ultimi non siano in grado durante la stagione di caccia (ottobre/dicembre) di garantire, sia per motivi quantitativi (numero di cacciatori) che qualitativi (propria formazione tecnica), il mantenimento delle popolazioni ad un livello di consistenza tendente allo zero, l’obiettivo di gestione per questi territori deve esser

74 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______perseguito quasi esclusivamente mediante le operazioni di abbattimento che precedono la caccia di gruppo in braccata. Questo prelievo che potrà incidere sulla popolazione nel periodo ottimale di intervento, potrà avvenire sia con il prelievo venatorio con metodi selettivi, sia con il prelievo finalizzato al controllo delle popolazioni. Per assicurare una maggiore attenzione alla raccolta dei dati biometrici di base, si potrebbe prevedere all'interno di ogni squadra un addetto ufficiale ai rilevamenti, abilitato attraverso un breve corso. Assolutamente fondamentale nel cinghiale è l'elaborazione dei dati ricavabili dai registri di braccata. A tal riguardo le schede di prelievo che già contengono dati relativi ai risultati ed efficienza delle braccate (n° capi, n° braccate, n° partecipanti braccata, ecc.) e gli importantissimi dati sulle densità di abbattimento nei distretti fissi funzione della densità di popolazione (numero e classi sociali), verranno implementate ulteriormente. In particolare andranno aggiunti rilievi biometrici dei capi prelevati, da effettuare periodicamente su aree campione, con stima dell'età dalla formula dentaria e di conseguenza la possibilità di ricostruire la struttura d'età della popolazione e di stimare la distribuzione delle nascite.

8.6 Attività venatoria con metodi selettivi proposta per il quinquennio 2015/2019 Una delle novità assolute implementate dal Regolamento regionale per la gestione degli ungulati è la disciplina della caccia di selezione per il cinghiale, sebbene questa, che rimane al momento solo una eventualità, non è ancora stata contemplata in nessuno dei Calendari Venatori della Regione Abruzzo. Si ricorda al riguardo che l’art. 11-quaterdecies, comma 5, della L.2 dicembre 2005, n.248, prevede che le Regioni sentito il parere dell’ISPRA, possono sulla base di adeguati piani di abbattimento selettivi, regolamentare il prelievo di selezione delle specie di Ungulati cacciabili, anche al di fuori dei periodi e degli orari previsti dalla L. 11 febbraio, n.157. In attesa dunque di una normativa regionale di recepimento della suddetta normativa nazionale e/o di una sua più puntuale regolamentazione attraverso il Calendario Venatorio Regionale, nel Piano quinquennale tale forma di prelievo selettivo viene prevista in parallelo alle altre. Nella precedente gestione (2004/2014) le metodologie selettive (girata, postazione fissa, singolo e cerca) potevano essere utilizzate dai soli SS esclusivamente durante gli stessi mesi della caccia, cioè da ottobre a dicembre. Con questa “nuova” opportunità, invece, il periodo di caccia con metodi selettivi si estenderebbe anche ai mesi di aprile, maggio giugno, luglio e agosto. Trattandosi dei mesi prevalenti in cui si verificano i danni alle colture agricole, il prelievo selettivo può contribuire positivamente all’obiettivo prioritario di contrazione del danno.

75 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

In attesa delle sopra richiamate disposizioni regolamentari da inserire nel Calendario venatorio, al momento si può prevedere una quota di prelievo venatorio selettivo da ricavare dalla quota annuale di prelievo venatorio prevista dal Piano di gestione annuale. Il piano di abbattimento utilizzato sarà il seguente preso a riferimento in gran parte d'Europa (Briedermann, 1986 ): - adulti: 10%(M 50% - F 50%); - subadulti: 15% (M 50% - F 50%); - piccoli e giovani: 75% (M 50% - F 50%);

8.7 Operazioni di controllo diretto proposti per il quinquennio 2015/2019 Consuntivo attività pregresse - A partire dall’anno 2008 la Provincia di Teramo nell’ambito del Piano di controllo selettivo del cinghiale, realizzate con i pareri favorevoli dell’ISPRA N. 574/T- A23 del 28/1/2008 - N. 1692/T-A23 del 11/3/2008 - N. 13438/T-A23 del 2/4/2013 - N. 18232/T-A23 del 6/5/2013 , ha intrapreso diverse azioni di controllo selettivo a carico delle popolazioni di cinghiale. Nelle prime due annualità di attuazione del Piano, 2008 e 2009, gli abbattimenti furono opportunamente eseguiti nei mesi di marzo-maggio sia nei territori cacciabili (in girata) e sia nelle ZRC (in postazione fissa). Nelle annualità successive, invece, le azioni di controllo sono state realizzate in maniera discontinua e ad anni alterni; anche l’intensità dei prelievi (graf. 15) e l’utilizzo dei tempi e dello spazio sono stati diversamente applicati nei vari anni, con il risultato finale che anche i risultati ottenuti in termini di contrazione del danno sono stati discontinui. Graf. 15 – Prelievi dei cinghiali interventi di controllo

Graf.7 - Andamento prelievi selettivi 2008/2013

450 400 350 300 250 200 150 capi prelevati 100 50 0 2008 2009 2010 2011 2012 2013 anni In particolare negli ultimi anni 2013 e 2014 gli abbattimenti sono stati realizzati al di fuori del periodo ottimale di intervento, ovvero nei mesi di settembre e ottobre. In tali mesi, infatti, la maggior parte del danno si è già verificato e gli interventi di controllo dei danni non possono che avere minimi effetti positivi. I risultati in termini di riduzione danno rispetto al 2007 sono evidenti : (-) 9 % nel 2008; (-) 35% nel 2009 e 2010 (tab. 3).

76 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Negli anni successivi gli abbattimenti sono stati meno incisivi in quanto realizzati solo parzialmente rispetto a quanto previsto dalla scheda di prelievo, ed in maniera incompleta rispetto all’intero territorio provinciale (ad esempio nel 2010 e nel 2012 solo in alcune ZRC). Anche i mesi di intervento sono stati inadeguati in quanto successivi al verificarsi della maggior parte dei danni (settembre). In questi anni i risultati in termini di raggiungimento degli obiettivi (riduzione danno) sono negativi con un incremento del danno variabile dal (+) 4% al (+) 24% annuo nel periodo 2011/2014.

Tab 3 - Confronto degli interventi di controllo e risultati nel periodo 2008/2013 Mesi intervento territori tecniche N° capi Andamento danno Risultato Anni prelevati (rispetto anno (raggiungimento precedente) obiettivi) 2008 marzo-maggio ZRC e libero postazione e girata 136 - 9 % Positivo 2009 febbraio maggio ZRC e libero postazione e girata 411 - 35 % Molto positivo 2010 agosto-settembre ZRC postazione 57 + 3 % Negativo 2011 - - - 0 + 24 % Molto negativo 2012 maggio ZRC postazione 69 + 23 % Molto negativo 2013 luglio-settembre ZRC e libero postazione e girata 238 + 4 % Negativo 2014 luglio-settembre ZRC e libero postazione e girata n.p. + 10% Negativo

Il fattore che più degli altri sembra essere determinate in termini di riduzione del danno è stato dunque il periodo di intervento: massimi risultati quando il periodo ha preceduto (marzo-maggio) il verificarsi del danno prevalente e risultati addirittura negativi quando si è intervenuto (luglio- settembre) dopo il danno. Attività di controllo proposte per il periodo 2015/19 - Anche le operazioni di controllo del cinghiale, come l’attività venatoria, vengono programmate sul territorio provinciale in maniera differenziata nei diversi comprensori omogenei. Il Regolamento regionale prevede innanzitutto che ad operare il controllo delle popolazioni di cinghiale a caccia chiusa, congruentemente con le previsioni della L.157/92 che parla di prelievo selettivo, siano cacciatori appositamente abilitati al prelievo di selezione attraverso corsi che abbiano ottenuto il parere ISPRA. Congruentemente con il citato Regolamento nei Distretti di braccata assegnati in maniera fissa alle squadre, ricadenti nei comprensori C2 e C3, il controllo dovrebbe essere esercitato prioritariamente dai Selecontrollori già componenti delle squadre assegnatarie del Distretto o della Macroarea in cui operare. La scelta di far operare il controllo dalla stessa squadra (o gruppo)

77 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______assegnataria è particolarmente ben accetta dalle squadre le quali, in questo modo, hanno la garanzia di operare sul proprio distretto senza alcun intervento di altri gruppi di girata antagonisti. Occorre però al riguardo motivare in maniera decisa le squadre al completamento del Piano; il particolare bisogna evitare, attraverso l’individuazione di apposite misure di deterrenza, che le squadre operino una deleteria e autonoma “selezione” dei capi da abbattere, che vada in senso derivante rispetto al piano predisposto dalla Provincia. I cacciatori appartenenti alle squadre, infatti, hanno una notoria reticenza a completare il piano di assestamento, evitando sovente di abbattere le classi giovanili e le femmine adulte. Il gruppo di girata, una volta avviati gli interventi nel proprio distretto di braccata, dovrà completare il prelievo in un tempo massimo stabilito dalla Provincia (I Fase). Se il Piano viene completato nei termini stabiliti alla squadra viene attribuito un punteggio sulla base dell’efficienza prestata negli interventi (n° di capi/n° di battute), punteggio che costituirà negli anni una graduatoria di merito. Se viceversa il Piano non verrà completato entro tale termine, agiranno sullo stesso distretto altri gruppi di girata sulla base di una turnazione (II Fase), fino all’abbattimento della quota stabilita. Nelle Aree Libere ubicate nei comprensori C2 e C3, che durante la stagione di caccia vengono assegnate temporaneamente alle varie squadre con turno settimanale, opereranno gli stessi GG i cui componenti sono residenti nelle macroaree. Nei territori non vocati (ATZ) ricadenti nel comprensorio C4, il controllo (che dovrà essere qui costante e incisivo) verrà effettuato prioritariamente da GG costituiti da cacciatori abilitati residenti. A ciascun GG verrà assegnata una ATZ la quale verrà prontamente attivata dalla Provincia al superamento della soglia del danno o su richiesta delle Organizzazioni agricole. Successivamente ed in caso di suo insuccesso (II Fase) opereranno i GG che avranno ottenuto i migliori risultati che figurano nella graduatoria di merito. Metodi utilizzati - i metodi di prelievo da utilizzare per gli abbattimenti durante le operazioni di controllo sono quelli previsti dai protocolli ISPRA e dal Ministero dell’Ambiente per tali tipologie di intervento, ovvero la girata con cani da limiere e la postazione fissa e cerca con carabina e ottica. Le tecniche verranno applicate secondo la metodica esposta nelle specifiche linee guida : • Toso S. e L. Pedrotti, 2001 – Linee guida per la gestione de cinghiale (Sus scrofa) nelle aree protette. Quad. Cons. Natura , 2, Min.Ambiente – Ist. Naz. Fauna Selvatica.”; • Monaco A., B. Pranzetti, L. Pedrotti e S. Toso, 2003 – Linee guida per la gestione de cinghiale. Min. Politiche Agricole e Forestali – Ist. Naz. Fauna Selvatica.”;

78 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

• Monaco A., Carnevali L. e S. Toso, 2010 – Linee guida per la gestione de cinghiale (Sus scrofa) nelle aree protette. 2° edizione - Quad. Cons. Natura , 34, Min.Ambiente – ISPRA.”; Il personale verrà attinto dalla Polizia Provinciale e da operatori appositamente formati coordinati dalla Polizia stessa. Gli operatori a disposizione della Provincia di Teramo sono in numero adeguato rispetto alle esigenze di un loro impiego; essi sono stati formati attraverso attività formative organizzate dalla Provincia con il parere favorevole e la collaborazione dell’INFS nel 2003 e nel 2009 e successivamente da Associazioni venatorie locali. Il prelievo da postazione fissa e cerca verrà effettuato mediante un tiro effettuato con arma a canna rigata di calibro non inferiore a 7 mm., munita di cannocchiale di mira (con almeno 6x di ingrandimenti), eseguito con arma in appoggio. Il sistema è stato scelto per i ben noti caratteri e vantaggi: - selettività del prelievo; - ridotta azione di disturbo sulle componenti faunistiche; - sicurezza di tiro, ecc.. Sui capi abbattuti verranno eseguiti oltre ai consueti prelievi per i controlli sanitari, anche misurazioni biometriche e la raccolta di tutti i restanti dati necessari al corretto monitoraggio della popolazione. Il prelievo in girata sarà operato da gruppi costituiti da un caposquadra, due vice, e componenti abilitati al prelievo in Girata. I cani utilizzati saranno quelli appartenenti a tutte la razze “utili” (in particolare il Basset Hound, i Terrier inglesi e tedeschi, il segugio Bavarese e quello di Hannover, il Dachs Brake, ecc.), abilitati attraverso specifiche prove di lavoro realizzate recentemente dall’ENCI. Nel caso in cui in ciascuno dei distretti interessati lo sforzo di prelievo non avesse permesso di raggiungere la quota di prelievo stabilito, ed allo scopo di incentivare il prelievo ed il raggiungimento degli scopi prefissi, la Provincia potrà provvedere alla rotazione dei distretti tra i gruppi in girata dello stesso settore omogeneo, affidandone il controllo prioritariamente alle squadre con i migliori risultati.

8.8 Servizio gratuito di ispezione delle carni dei capi prelevati L’attività di sorveglianza epidemiologica attuata attraverso l’esame dei campioni prelevati da capi abbattuti è ritenuto essenziale per la lotta alle malattie ed alla conservazione e razionale utilizzo degli ungulati selvatici, ma soprattutto per la riduzione del rischio dell’insorgenza e diffusione di molte patologie umane, in particolare della trichinellosi, malattia questa particolarmente grave e tuttora inguaribile nell’uomo.

79 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia

PIANO DI GESTIONE QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE 2015/2019 Art. 19 L. 157/92 - Art. 44 L.R. 10/2004 – Reg.5/2014, DPRA 27maggio 2014 ______

Nell’ambito della Programmazione e Pianificazione del prelievo venatorio del cinghiale, la Provincia di Teramo a partire dal 2007 ha stipulato una importante convenzione con la USL riguardante l’organizzazione di un Servizio di ispezione delle carni dei cinghiali abbattuti in provincia dai cacciatori. Il servizio che esplicherà la sua validità anche nel quinquennio 2015/2019, è stato attivato sull’intero territorio provinciale con la predisposizione di punti di raccolta del materiale di prelievo in particolare in prossimità dei distretti di caccia. Il sistema collaudato da 8 anni consiste nella localizzazione strategica dei punti di prelievo dei campioni e nell’analisi completamente gratuita per le squadre dei campioni stessi. Il servizio, completamente pagato dalla Provincia, incentiva le squadre a denunciare i capi abbattuti (differentemente dal passato) permettendo di conseguire da un lato un miglioramento della profilassi delle malattie legate al consumo delle carni di fauna selvatica e dall’altra l’emersione dei capi prelevati “in nero”. Il protocollo, inoltre, unitamente all’obbligo di apposizione delle fascette numerate al capo prelevato, garantisce la tracciabilità delle carcasse.

Teramo, 12 marzo 2015

IL FUNZIONARIO TECNICO f.to Dott. Giovanni Castiglione

80 ______

PROVINCIA DI TERAMO Settore B10 – Servizio Caccia, Pesca, Micologia