Delibera N. 48/21/Cons
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DELIBERA N. 48/21/CONS ORDINANZA INGIUNZIONE A POSTE ITALIANE S.P.A. PER LA VIOLAZIONE DELL’ART. 3, COMMI 1, 5 LETT. B) E 8 LETT. D) DEL D.LGS. N. 261/1999 L’AUTORITÀ NELLA riunione di Consiglio dell’11 febbraio 2021; VISTA la legge 24 novembre 1981, n. 689, recante “Modifiche al sistema penale” (di seguito denominata legge n. 689/1981); VISTA la legge 31 luglio 1997, n. 249, recante “Istituzione dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e norme sui sistemi delle telecomunicazioni e radiotelevisivo”; VISTA la direttiva 97/67/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 dicembre 1997, recante “Regole comuni per lo sviluppo del mercato interno dei servizi postali comunitari e il miglioramento della qualità del servizio”, come modificata, da ultimo, dalla direttiva 2008/6/CE; VISTO il decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, recante “Attuazione della direttiva 97/67/CE concernente regole comuni per lo sviluppo del mercato interno dei servizi postali comunitari e per il miglioramento della qualità del servizio (di seguito denominato d.lgs. n. 261/1999) e, in particolare, i seguenti articoli: - art. 3, comma 1, a norma del quale il servizio universale è fornito “permanentemente in tutti i punti del territorio nazionale, incluse le situazioni particolari delle isole minori e delle zone rurali e montane”; - art. 3, comma 5, lett. b), a norma del quale il servizio universale “è prestato in via continuativa per tutta la durata dell’anno”; - art. 3, comma 8, lett. d), a norma del quale il servizio universale risponde alla necessità di “fornire un servizio ininterrotto, salvo casi di forza maggiore”; 1 1 4 48/21/CONS 8 / 2 1 / - art. 3, comma 11, lett. a), a norma del quale, tra i criteri in base ai quali è effettuata la designazione del fornitore del servizio universale, vi è la “garanzia della continuità della fornitura del servizio universale in considerazione del ruolo da questo svolto nella coesione economica e sociale”; VISTO il decreto ministeriale 7 ottobre 2008 concernente i criteri di distribuzione dei punti di accesso alla rete postale pubblica, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 252 del 27 ottobre 2008, come integrato dalla delibera dell’Autorità n. 342/14/CONS del 26 giugno 2014; VISTO il decreto-legge del 6 dicembre 2011, n. 201, recante “Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici” convertito con modifiche dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e, in particolare, l’art. 21 che designa l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (di seguito denominata Autorità) quale autorità nazionale di regolamentazione per il settore postale ai sensi dell’art. 22 della direttiva 97/67/CE; VISTA la delibera n. 223/12/CONS, del 27 aprile 2012, recante “Adozione del nuovo regolamento concernente l’organizzazione e il funzionamento dell’Autorità”, come modificata, da ultimo, dalla delibera n. 696/20/CONS; VISTA la delibera n. 410/14/CONS, del 29 luglio 2014, recante “Regolamento di procedura in materia di sanzioni amministrative e impegni”, (di seguito denominato Regolamento sanzioni), come modificata, da ultimo, dalla delibera n. 697/20/CONS; VISTA la delibera n. 265/15/CONS, del 28 aprile 2015, recante “Linee guida sulla quantificazione delle sanzioni amministrative pecuniarie irrogate dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni”; VISTA la delibera n. 331/20/CONS del 22 luglio 2020, recante “Definizione di standard di qualità per il servizio universale postale relativi alla continuità ed affidabilità dei servizi erogati negli uffici postali”; VISTO l’atto di contestazione n. 30/20/DSP dell’8 ottobre 2020, notificato a Poste Italiane in pari data; VISTA la memoria difensiva di Poste Italiane del 6 novembre 2020; CONSIDERATO tuttavia che il Consiglio ritiene opportuno approfondire la rilevanza dei 108 casi, citati nell’atto di contestazione predetto (Cont. n. 30/20/DSP) 2 48/21/CONS verificatisi il 4 gennaio 2020 alla luce del quadro normativo vigente e della giurisprudenza del Consiglio di Stato (sent. n. 206/2018) formatasi sul punto, che sancisce la sostanziale tassatività dei casi in cui può essere giustificata la chiusura degli Uffici costituenti servizio universale, tenuto conto della vera e propria natura di servizio pubblico che tale attività riveste; CONSIDERATO altresì che l’atto di contestazione non considera, probabilmente per un mero errore materiale, le chiusure del 28 dicembre 2019 e che pertanto il suddetto approfondimento dovrà estendersi anche a tali casi; CONSIDERATO comunque che la questione risulta adeguatamente istruita per i rimanenti 106 casi di chiusura di cui al sopra citato atto di contestazione n. 30/20/DSP; CONSIDERATO che Poste Italiane non si è avvalsa della facoltà del pagamento in misura ridotta di cui all’art. 16 della legge n. 689/81; VISTI tutti gli atti del procedimento; CONSIDERATO quanto segue: 1. Il fatto e la contestazione In risposta ad una richiesta della Direzione, Poste Italiane ha indicato gli uffici postali che durante il periodo dal 2 gennaio al 21 febbraio 2020 sono stati interessati da chiusure improvvise, non programmate, né preventivamente comunicate. È stato conseguentemente contestato a Poste Italiane il mancato rispetto degli obblighi connessi alla fornitura del servizio universale per la violazione dell’obbligo di continuità nell’erogazione dei servizi sancito dall’art. 3, commi 1, 5 lett. b) e 8 lett. d) del d.lgs. n. 261/1999. In particolare, sono state contestate a Poste Italiane 106 condotte violative relative ad altrettante chiusure improvvise di uffici postali: 102 nella Provincia autonoma di Trento, 2 nella Provincia autonoma di Bolzano, uno nella Regione Basilicata (UP del comune di Oliveto Lucano) e uno nella Regione Piemonte (UP del comune di Arola). 3 48/21/CONS 2. Deduzioni difensive Nella propria memoria, Poste Italiane respinge integralmente la contestazione con riferimento a tutte le 106 condotte violative, chiedendo sostanzialmente l’archiviazione del procedimento; in via subordinata, chiede di considerare le 102 condotte violative, relative ad altrettanti uffici riconducibili alla Filiale di Trento, quale unica condotta, con conseguente irrogazione di un’unica sanzione in applicazione del cumulo giuridico. Il contenuto degli scritti difensivi si articola nei punti di seguito sintetizzati. a) In merito alla ricostruzione del quadro normativo di riferimento Ad avviso di Poste Italiane, poiché le condotte oggetto di contestazione sono dovute ad assenza improvvisa del personale, le chiusure di singoli uffici postali che si sono verificate non possono di per sé configurare una violazione del principio di continuità nell’erogazione del servizio postale universale. Al riguardo, la Società richiama le argomentazioni contenute nelle memorie difensive da essa presentate nell’ambito di precedenti procedimenti relativi a fattispecie analoghe (procedimenti avviati con le contestazioni nn. 6/17/DSP, 19/17/DSP, 23/17/DSP, 5/18/DSP, 14/18DS, 16/18/DSP, 18/18/DSP e 4/19/DSP). Secondo la Società il quadro normativo-regolamentare non disciplinerebbe i molteplici eventi/casistiche idonei a incidere, in via temporanea, sulla quotidiana e ordinaria operatività degli uffici postali durante tutto l’arco dell’anno, ma detterebbe piuttosto principi e criteri atti a salvaguardare la continuità nella erogazione del servizio, con riferimento alla rete “permanente” di Poste Italiane (Piano annuale di razionalizzazione) o comunque in relazione a quei tipi di intervento pianificabili a cadenze prestabilite (Piano annuale per il periodo estivo), per ragioni di “efficientamento” della rete stessa. La Società sostiene, quindi, che, ai sensi dell’art. 3, comma 5, lett. b), del decreto legislativo n. 261/99, la capillarità della rete degli uffici postali sarebbe assicurata attraverso l’attivazione di un “congruo numero di punti di accesso”, tenendo conto delle esigenze dell’utenza (art. 3, comma 4, lett c), nel rispetto dei criteri indicati dal decreto ministeriale 7 ottobre 2008 e, successivamente, dalla delibera n. 342/14/CONS. 4 48/21/CONS La continuità dell’erogazione del servizio postale sarebbe poi garantita, come previsto dall’art. 2, comma 5 del sopraccitato decreto ministeriale 7 ottobre 2008, rispettando l’orario di apertura minimo di 3 giorni e 18 ore settimanali per gli uffici che siano unico presidio postale nel Comune di riferimento. Poste Italiane sostiene poi, in relazione agli eventi verificatisi nei 102 UP di competenza territoriale della Filale di Trento, che l’articolo 4 della delibera n. 342/14/CONS avrebbe disposto una maggiore flessibilità sul vincolo di rispettare l’orario di apertura minimo di 3 giorni e 18 ore settimanali per gli uffici che siano presidio unico, prevedendo che “gli uffici postali presidio unico di Comuni con popolazione residente inferiore a 500 abitanti, ove sia presente entro 3 km un ufficio limitrofo aperto almeno tre giorni a settimana, osservano un’apertura al pubblico non inferiore a due giorni e dodici ore settimanali, garantendo un coordinamento con gli orari di apertura del suddetto ufficio limitrofo, in modo da assicurare la più ampia accessibilità del servizio”. Infine, ad avviso della Società, la recente delibera n. 331/20/CONS (in vigore dal 1° gennaio 2021) che fissa specifici obiettivi di qualità, su base annuale, anche in relazione al rispetto dell’orario di apertura al pubblico degli uffici postali, avrebbe conferito una diversa e autonoma rilevanza anche alla fattispecie delle chiusure improvvise per intera giornata, anche se non contemplate nella suddetta delibera. b) In merito all’efficacia della procedura gestionale adottata da Poste per la sostituzione delle risorse assenti La Società fa presente come la c.d. procedura di distacco costituisca il “meccanismo ordinario di sostituzione/supplenza” predisposto sulla base dell’esperienza gestionale maturata, al fine non solo di assicurare, in caso di assenza improvvisa di personale, l’apertura dell’ufficio postale interessato, ma anche di potenziare il personale in servizio negli uffici in base all’afflusso di clientela. La procedura si sarebbe dimostrata nel tempo adeguata a soddisfare le esigenze di sostituzione del personale, secondo criteri di ragionevolezza prevedibilità ed efficienza.