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LE CONFESSIONI DI UN VESCOVO Mons. Alfredo Battisti PREMESSA A un anno dall’improvvisa scomparsa dell’Arcivescovo mons. Alfredo Battisti, credo sia dovere di riconoscenza per quanto ha donato alla nostra Chiesa Udinese e al Friuli, tener viva la sua memoria con la pubblicazione di questo diario. Mons. Battisti ha voluto trasmetterci, con questo scritto, i valori nei quali credeva: la sua fede nel Signore Risorto, la sua passione per una Chiesa ispirata al Concilio in ricerca del dialogo con il mondo, la sua umanità sempre rivolta all’uomo povero e sofferente. Ha scritto queste “confessioni” negli ultimi anni della sua vita, in seguito a ripetute sollecitazioni da parte di tante persone. La morte ha interrotto il racconto all’anno 1988, alla conclusione del Sinodo Udinese Quinto, il momento più alto del suo episcopato. Ci saranno ancora 12 anni di episcopato, ma quello che è contenuto in queste confessioni, è sufficiente a rivelare la straordinaria figura di questo Arcivescovo. Sac. Liusso Luciano Le confessioni di un Vescovo, mons. Alfredo Battisti | 3 ALFREDO BATTISTI LE CONFESSIONI DI UN VESCOVO Misericordias Domini in æternum cantabo Con sentimenti di profonda gratitudine al Signore Gesù mi accingo a con- segnare allo scritto le memorie più significative di cui Egli mi ha fatto testimone durante gli anni della mia giovinezza, del mio Sacerdozio e del mio Episcopato. Lo faccio nello spirito delle Confessioni di S. Agostino perché chi legge queste pagine canti con me al Signore le sue eterne misericordie e chieda con me perdono per i miei peccati. Le confessioni di un Vescovo, mons. Alfredo Battisti | 5 LA FANCIULLEZZA, LA GIOVINEZZA E IL SACERDOZIO Le mie origini Il nonno paterno Domenico a circa 18 anni assieme al fratello Innocenzo di anni 16, da Rocca Spinalveti in provincia di Chieti in Abruzzo, sono emigrati in Brasile nello Stato di San Paolo, a San Manuel do Paraiso, a lavorare nelle piantagioni del caffè. Lì Domenico ha incontrato e sposato la nonna Tavian Luigia, anche lei emigrata da Castelbaldo in provincia di Padova. In Brasile sono nati i figli: Antonia (detta la Togna), Teresa, Nicola, Brasile (detto Nene); Erasmo, l’ultimo figlio, è nato invece in Italia nel 1908. Mio padre Nicola è nato in Brasile nel 1898. Agli inizi del secolo ventesimo i nonni con i loro figli hanno deciso di ritornare in Italia e la nonna Luigia ha persuaso il nonno Domenico a stabilirsi a Masi, paese confinante con Castelbaldo, in provincia di Padova, in una modesta casa con qualche campo di terreno. Nel denunciare la residenza all’Ufficio anagrafe di Masi, da parte del nonno Domenico, che parlava in dialetto abruzzese, l’impiegato, forse un po’ sordastro, ha cambiato il cognome della famiglia da Battista in Battisti. Mio padre Nicola lavorava presso una ditta come costruttore di carrozze e, a circa 27 anni, aveva deciso di sposarsi con la fidanzata Zai- ra Corradin di Masi. La casa paterna però era piccola e le stanze erano occupate dai fratelli: la levatrice di Masi Elisa Pedocchi, venuta a co- noscenza del problema, si è offerta di ospitarli, dopo il loro matrimonio, nella sua abitazione a Masi. In casa della levatrice quindi sono nato pre- maturo, di sette mesi, nel gennaio 1925. Le prospettive di vita erano piuttosto scarse per cui, mentre sono nato alle ore 21 del 16, all’a- nagrafe porto come data di nascita il 17 gennaio 1925. Il nome Alfredo è stato proposto dalla levatrice Elisa, che era innamorata delle opere Nicola Battisti e Zaira Corradin. Le confessioni di un Vescovo, mons. Alfredo Battisti | 7 del Verdi. Fino a circa 10 anni ogni sera, dopo cena, mi recavo con i miei genitori a dormire nella abitazione della levatrice Elisa. Nella chiesa parrocchiale di Masi sono stato battezzato, ho ricevuto la Prima Comunione e poi la Confermazione dal Vescovo di Padova mons. Elia Dalla Costa, passato successivamente come Arcivescovo a Firenze. Ho frequentato l’asilo parrocchiale dei fanciulli e le scuole elementari a Masi. Come chie- richetto partecipavo alla mattina alle ore 5.30 alla Messa parrocchiale celebrata dal Parroco don Angelo Segato. La vocazione al Sacerdozio. Conclusa la classe quinta elementare coltivavo in cuore il desiderio di entrare in Seminario Diocesano. Bisognava però pagare la retta di 120.000 lire all’anno. Mio padre Nicola, che faceva il carrozziere, aveva perso il lavoro perché negli anni ’30 le carrozze erano state soppiantate dalle automobili; quindi la mia famiglia non era in condizioni economiche tali da sostenere la retta. Nel comune di Masi c’erano solo le scuole elementari. Quindi la prospettiva era quella di fare l’apprendista presso la sartoria vicina di casa, della famiglia Limena, alla quale apparteneva il giovane Enzo Limena mio padrino di Cresima. La Divina Provvidenza però ha disposto che, proprio nel mese di settembre 1936, giungesse a Masi come cooperatore parrocchiale il giovane sacerdote don Giovanni Masiero il quale, avendo saputo la mia intenzione di farmi prete, mi disse: “Te fasso scola mi” (Ti faccio scuola io). Siamo andati in prestito di una grammatica di lingua latina e di un testo italiano di letture. Mi presen- tavo ogni mattina per le lezioni, ma il cappellano don Giovanni era spesso assente perché molto impegnato nell’apostolato con i giovani. L’ingresso in Seminario L’anno dopo fu deciso di mandarmi in Semi- nario. I libri me li avrebbe pagati il cappellano, anche se povero. Qualche contributo l’avrebbe dato anche il parroco don Segato, dal momento che mio padre Nicola andava a coltivare il terre- no di proprietà della casa canonica. Ci recammo al Seminario Minore Diocesano di Thiene, in Provincia di Vicenza, con una vecchia automo- La Prima Comunione. bile di proprietà di un amico dello zio Erasmo. 8 | Le confessioni di un Vescovo, mons. Alfredo Battisti Battisti Alfredo seminarista chierico. Il cappellano don Giovanni mi ha presentato all’anziano Rettore mons. Marco Fabris e gli ha dato informazioni sui miei studi: Avevo svolto parecchi temi in italiano; nella grammatica latina ero arrivato fino al verbo Sum e nessuna lezione di matematica. Dopo aver ascoltato la relazione, il Rettore ha emesso la sentenza: “Proviamo a metterlo in seconda ginnasio. Alla fine del primo trimestre, caso mai, lo passiamo in prima”. Devo davvero cantare le Misericordie di Dio! Quando tornavo dal Seminario di Thiene, cresciuto in statura e con la divisa di seminari- sta, gli anziani di Masi mi chiedevano: “Chi sito ti?” (chi sei tu). Rispondevo: Battisti (ma il cognome non diceva loro nulla): “E dove steto?” (e dove stai?) Indicavo loro la via. “Ah, ti si il fiol del Merican” (Sei il figlio dell’Americano): Così era noto il nonno Domenico in paese di Masi. Diventato Vescovo, dicevo spesso meravigliato: “Varda dove che el xe vegnù a finire el fiol del Merican!” (Guarda dove è venuto a finire il figlio dell’Americano). Così ho iniziato il corso dei miei studi in Seminario. Alla fine dell’anno scolastico il Prof. Camponogara mi ha detto: “Avresti meritato la promozione, ma ti ho messo cinque in latino scritto per impegnarti nello studio durante le vacanze”. Dopo l’esito positivo degli esami di riparazione, ho proseguito gli studi nel Ginnasio a Thiene, e successivamente ho frequentato il Liceo e la Teologia nel Seminario di Padova. Le confessioni di un Vescovo, mons. Alfredo Battisti | 9 Gli anni della guerra 1940-45 Gli anni dal 1940 al 1945 sono stati molto provati dalla guerra. Parecchie notti dovevamo scendere in uno scantinato del Seminario per proteggerci dai bombardamenti aerei da parte degli Anglo-Americani. Una notte le bombe sono cadute molto vicino al Seminario e hanno distrutto la vicina chiesa delle suore Dimesse. Le mamme dei chierici hanno invaso, il giorno dopo, il Seminario gridando: “Sono nostri i figli che vivono qui in grave pericolo; mandateceli a casa”. Il Vescovo mons. Carlo Agostini e i superiori hanno deciso quindi di mandarci in famiglia. Ho percorso la strada verso Masi, di circa 50 chilometri, assieme all’alunno Melacarne Aldo di Castelbaldo a piedi su strade piene di soldati tedeschi, i quali ci guardavano con sospetto. La Provvidenza di Dio ci ha protetti. Sono arrivato ai confini del paese attraversando il fiume Fratta in barca, perché il ponte a Valli Moceniche era stato abbattuto. Mi sono fermato a dormire presso una famiglia fuori del centro del paese e in quella notte hanno bussato alla porta i soldati americani, giunti dopo aver attraversato il fiume Adige. Ho incontrato prima la mamma, anch’essa ospite presso una famiglia vicina e poi il papà Nicola a casa. Al vedermi arrivare la loro sorpresa è stata enorme. Dopo qualche tempo ci è giunto l’invito di recarci al Seminario diocesano di Thiene per riprendere gli studi. Il Seminario, soprannominato ‘Il Barcon’, era super affollato; vi erano ospitati gli alunni del ginnasio e del liceo. Una parte era stata requisita dai soldati tedeschi come sede di riparazione delle macchine. Foto di gruppo dei novelli sacerdoti ordinati nel 1947. Mons. Battisti è l’ultimo seduto a destra. 10 | Le confessioni di un Vescovo, mons. Alfredo Battisti Noi, alunni di Teologia, durante la notte, dormivamo nella Casa della Gioventù di proprietà della parrocchia di Thiene. Al mattino presto partecipavamo alla santa Messa nel duomo di Thiene e poi percorrevamo a piedi qualche chilometro di strada per giungere, pieni di fame, al Barcon per la colazione che consisteva in una scodella di latte e caffè e una piccola pagnotta di pane. Conclusa la guerra, ritornammo nel Seminario di Padova al freddo, senza riscaldamento e le finestre, rotte dai bombardamenti, erano state sostituite con fogli di carta. La morte di mio padre Nicola Giunsi nel 1946-47 al quarto anno di Teologia.