Le Origini Di Sorbo San Basile
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Le origini della maggior parte dei comuni Calabresi, non sono individuabili con date certe, per la mancanza sia di documentazione attendibile sia di archivi ufficiali, pertanto le notizie maggiori si attingono da documenti o lettere degli Atti Ecclesiastici e dalle notizie della Calabria Illustrata del Fiore. Per la sua posizione geografica, la Calabria aveva, già dall'origine, il destino segnato come terra di transito e d’incontro. Molte popolazioni vi giunsero da parti diverse, si sovrapposero e si fusero: Siculi e Tirreni, Coni e Itali, Morgeti e Pelagi, Enotri e Bruzi. Italo deriva da vitello e da qui terra dei vitelli, per approdare infine al nome d’Italia che poi è diventato quello dell'intera nazione. La Calabria fu il centro vitale della Magna Grecia, comprendendo la Lucania e il Bruttium. Sulle coste di questa regione sorsero fiorenti colonie greche coma Metaponto, Siri, Eraclea, Sibari, Turi, Crotone, Locri, Reggio, Velia, Paestum. Le città greche lottarono a lungo l’una contro l’altra con un rapido alternarsi di predomini, mentre la pressione delle tribù lucane e bruzi verso la costa si faceva sempre più intensa. Gli insediamenti più antichi si trovano sulla sponda destra del fiume Crocchio, sono collinari ed appartengono al Neolitico medio (c.ca 6200/6000 e 5500 anni fa), alla prima Età dei Metalli e all’Età del Ferro (concentrati soprattutto nel territorio cropanese, a quello di Sellia Marina, di Sersale, Botricello e Marcedusa). Nel 710 a.C. Gli Achei (1) fondarono Sibari, e nel 744 a.C. i Greci fondarono la città di Reggio e dall'altra parte Zancle (l'Odierna Messina). Le città del versante ionico per commerciare con Etruschi e Campani fondarono delle colonie sul Tirreno. Aprirono delle strade piuttosto che percorrere le vie del mare infestate dai pirati e ostacolate del monopolio delle città ioniche dello Stretto. La regione rappresentava per i Greci una terra promessa, dove c'erano miniere d’argento e di bronzo, campi fertili, boschi fitti, acqua abbondante, caccia e pesca assicurata. Nel 708 a.C. gli Achei fondarono Crotone. Quest’area fu caratterizzata da uno straordinario sviluppo economico, civile e culturale, tale da emulare, e per molti aspetti superare quello raggiunto dalla stessa Atene. A poche decine di metri dal faro, verso il mare, ancora oggi possiamo notare i resti di un tempio dorico, quello di Kaulon (oggi Paulonia), colonia achea fondata verso la fine del VII a.C. e strategico presidio meridionale dell’espansionismo politico e commerciale di Crotone. Nel 700 a.C. fu fondata una colonia magno greca, Punta Stilo, cui il mitico legislatore Zuleuco diede il primo codice di leggi scritte d’Europa. Nei pressi sorgevano il tempio di Hera Lacinia (oggi Capo Colonna) e la Crotone pitagorica. Nell'antichità la terra della Calabria era indicata come: Ausonia (per le proprie ricchezze) Esperia (perché per i Greci era in direzione dell'Occidente), Enotria (terra del vino), Italia (dal re Italo o terra dei vitelli), Magna Grecia (perché diventò splendente più della madre patria), Brucia (perché vi viveva il popolo dei Bruzi) e infine sotto i Bizantini nel VI secolo d.C. Calabria – (terra d’ogni bene). Nel 510 a.C. Sibari (Sybaris) che era stata la più ricca ed antica colonia greca d’Italia, fu distrutta da Krioton (Crotone). Dopo Taranto fu in assoluto la colonia più grande della Magna Grecia con i suoi circa centomila abitanti. In questo V°secolo a.C. si profilava ormai netta la minaccia delle popolazioni indigene, in piena fase espansiva, dall’interno verso il mare, mentre le lotte tra le città grosse non cessavano. Tuttavia una forma d’unità difensiva si ebbe con la lega Italiota, nella quale influente soprattutto era Taranto, assurta ormai al centro più potente della Magna Grecia. L’ultimo grande episodio della lotta per l’indipendenza dei Greci contro le popolazioni indigene si ha con la guerra di Taranto, nella quale Pirro, Re dell’Epiro, intervenne per impedire l’espansione totale di Roma. Nel 4° e 5° secolo a.C. le popolazioni più attive nella colonizzazione furono i calcidesi e gli Achei del Poleponneso; oltre a questi sono da ricordare gli Spartani. con una sola città ma di grande importanza (Taranto) e i locresi occidentali. Le città che per prime raggiunsero un notevole splendore furono Taranto e Sibari, la quale fu poi distrutta da Crotone, che deviarono il corso del fiume Crati sull’abitato allagandolo. La città risorse nel 444 a.C. e, successivamente, fu protetta da Roma. Nel 444 a.C. Crotone (Kroton) diventò capitale della Magna Grecia, ma questa superiorità non fu condivisa da tutti. A attraversò un periodo di gran floridezza (secoli VI-V a.C.) dovuto al governo dei pitagorici. Contrasti poi, violenti condussero peraltro presto Crotone alla decadenza. La Magna Grecia cominciò a diventare una terra di conquiste, oggetto di mire espansionistiche sia dei tiranni greci sia dei bruzi. I bruzi popolo delle regioni centrali della penisola scesero verso la metà del IV a.C. fino alla punta meridionale, occupando la regione centrale dell’attuale Calabria, sull’altopiano della Sila. Questo, era un popolo affine ai Lucani dei quali erano schiavi. Erano una moltitudine di varia origine per la maggior parte servi fuggiaschi. Dopo essersi staccati dai Lucani verso la metà del IV secolo a.C. costituirono una confederazione a Cosentia (l'odierna Cosenza). I bruzi e le città magnogreche si schierarono contro Roma, che nel frattempo aveva posto presidi nelle maggiori città della regione. Nel IV° secolo a.C. la colonia greca Cecilia, progenitrice di Satriano, con molta probabilità fu distrutta dal tiranno di Siracusa, Dionisio. (ne fanno menzione scrittori dell’antichità Tuciclide, Stradone, Olino il Vecchio, Pausania, ma se ne sono perse le tracce). Nel 388 a.C. Dionisio, sconfisse i crotoniati sulle rive del fiume Stilaro e occupò per oltre un decennio, la stessa Crotone. Cosenza divenne capitale (Bruzi). E questo periodo segnò il culmine della potenza delle genti calabre, allorché i Bruzi costituirono una federazione indipendente. Venuti a contatto con i romani, lucani e bruzi furono una prima volta sconfitti durante la guerra di Pirro; che dopo aver parteggiato per Annibale, furono sottomessi definitivamente e nei loro territori furono inviate colonie di cittadini romani. (inizio del II secolo a.C.). Nel 280 a.C. Roma si contese con Pirro, figlio di Eacida e re dell’Epiro, il predominio dell’Italia meridionale. Pirro accorse in aiuto ai tarentini contro i Romani e, pur avendoli sconfitti ad Eraclea e ad Ascoli d’Apulia (279 a.C.) non riuscì a piegare Roma. Passato in Sicilia in aiuto dei Greci che erano accerchiati dai cartaginesi, Pirro riuscì a sconfiggerli, ma per il malcontento suscitato dalla crudeltà dei suoi metodi di governo, preferì tornare in Italia. Viste le origini i bruzi, abituati a scontri e violenze, primeggiavano nell'arte della guerra ed ebbero modo di dimostrarlo sia con altre popolazioni sia con i Greci d'Occidente che nel frattempo si erano insediati nella regione. Dopo la vittoria d’Eraclea in cui usò elefanti ignoti ai Romani, Pirro giunse a Locri dove s’impossessò delle ricchezze del tempio di Persefone, la dea dell'oltretomba e del culto delle stagioni. Fu un tesoro maledetto per Pirro perché da allora fu un succedersi di catastrofi. Nel 275 a.C. avvenne lo scontro decisivo a Maluentum (attuale Benevento). I romani restarono padroni del campo, imponendo pesanti condizioni ai vinti. Tutta la Magna Grecia era sotto il dominio romano. Tuttavia, durante la seconda guerra punica, lo spirito antiromano dei Greci della Magna Grecia fu uno dei principali elementi di successo d’Annibale. Dopo l’incerta battaglia di Benevento con i Romani (275 a.C.), lasciato il presidio della città di Taranto al figlio Eleno, Pirro ripartì per l’Epiro, sperando di riconquistare la Macedonia il cui trono, vacante per la morte di Lisimaco, era ambito da Antigono Gonata. Ottenuto qualche iniziale successo, si volse contro Sparta, non riuscendo però ad espugnarla; soprattutto Gonata, Pirro rimase ucciso nel tentativo di entrare in Argo (cittadina Greca sul Poleponneso settentrionale). Intanto i bruzi riuscirono a mantenere la propria confederazione, ma subirono la confisca di gran parte dei propri territori, che diventarono dopo il 270 a.C. proprietà del popolo romano. Ridotti in povertà, la ribellione dei bruzi esplose nel corso della seconda guerra punica. Nel 247 a.C. nasce Annibale (condottiero cartaginese) figlio d’Amilcare Barca, il generale della prima guerra punica. Il padre, da bambino, gli fece giurare odio eterno ai romani e Annibale, cui spettò nel 221 a.C. il compito di estendere il dominio cartaginese della penisola iberica, tenne fede alla volontà paterna e alle tradizioni della famiglia. Con la presa di Seguito (218 a.C.), infatti, i Romani furono indotti alla guerra, nella quale il genio militare e politico d’Annibale si manifestò tanto alto da restare nei secoli come quello del più grande tra gli antagonisti di Roma. La perizia militare d’Annibale rifulse particolarmente nelle battaglie del Trasimeno e di Canne. Dopo la vittoria d’Annibale a Canne 216 a.C. , i bruzi si schierarono con Cartagine. Ma, il disegno politico d’Annibale, ottenere in altre parole la disgregazione delle alleanze di Roma in Italia, riuscì solo parzialmente e in seguito fallì; inoltre, la sua posizione militare fu aggravata dall’incomprensione del governo cartaginese, che non volle o non seppe, aiutare le sue spedizioni come sarebbe stato necessario. I bruzi furono determinanti per le vittorie d’Annibale che si spostò a Bruzio (205 a.C.) e vi rimase per due anni, fino a quando ripetutamente sconfitto ritornò in Africa. La distruzione dell’esercito d’Asdrubale (fratello d’Annibale) a Metauro rappresentò il colpo finale per le speranze d’Annibale, e, quando i Romani portarono la guerra in Africa (204 a.C.).