Le origini della maggior parte dei comuni Calabresi, non sono individuabili con date certe, per la mancanza sia di documentazione attendibile sia di archivi ufficiali, pertanto le notizie maggiori si attingono da documenti o lettere degli Atti Ecclesiastici e dalle notizie della Illustrata del Fiore.

Per la sua posizione geografica, la Calabria aveva, già dall'origine, il destino segnato come terra di transito e d’incontro. Molte popolazioni vi giunsero da parti diverse, si sovrapposero e si fusero: Siculi e Tirreni, Coni e Itali, Morgeti e Pelagi, Enotri e Bruzi. Italo deriva da vitello e da qui terra dei vitelli, per approdare infine al nome d’Italia che poi è diventato quello dell'intera nazione. La Calabria fu il centro vitale della Magna Grecia, comprendendo la Lucania e il Bruttium. Sulle coste di questa regione sorsero fiorenti colonie greche coma Metaponto, Siri, Eraclea, Sibari, Turi, Crotone, Locri, Reggio, Velia, Paestum. Le città greche lottarono a lungo l’una contro l’altra con un rapido alternarsi di predomini, mentre la pressione delle tribù lucane e bruzi verso la costa si faceva sempre più intensa.

Gli insediamenti più antichi si trovano sulla sponda destra del fiume Crocchio, sono collinari ed appartengono al Neolitico medio (c.ca 6200/6000 e 5500 anni fa), alla prima Età dei Metalli e all’Età del Ferro (concentrati soprattutto nel territorio cropanese, a quello di , di , e ).

Nel 710 a.C. Gli Achei (1) fondarono Sibari, e nel 744 a.C. i Greci fondarono la città di Reggio e dall'altra parte Zancle (l'Odierna Messina). Le città del versante ionico per commerciare con Etruschi e Campani fondarono delle colonie sul Tirreno. Aprirono delle strade piuttosto che percorrere le vie del mare infestate dai pirati e ostacolate del monopolio delle città ioniche dello Stretto. La regione rappresentava per i Greci una terra promessa, dove c'erano miniere d’argento e di bronzo, campi fertili, boschi fitti, acqua abbondante, caccia e pesca assicurata. Nel 708 a.C. gli Achei fondarono Crotone. Quest’area fu caratterizzata da uno straordinario sviluppo economico, civile e culturale, tale da emulare, e per molti aspetti superare quello raggiunto dalla stessa Atene. A poche decine di metri dal faro, verso il mare, ancora oggi possiamo notare i resti di un tempio dorico, quello di Kaulon (oggi Paulonia), colonia achea fondata verso la fine del VII a.C. e strategico presidio meridionale dell’espansionismo politico e commerciale di Crotone. Nel 700 a.C. fu fondata una colonia magno greca, Punta Stilo, cui il mitico legislatore Zuleuco diede il primo codice di leggi scritte d’Europa. Nei pressi sorgevano il tempio di Hera Lacinia (oggi Capo Colonna) e la Crotone pitagorica.

Nell'antichità la terra della Calabria era indicata come: Ausonia (per le proprie ricchezze) Esperia (perché per i Greci era in direzione dell'Occidente), Enotria (terra del vino), Italia (dal re Italo o terra dei vitelli), Magna Grecia (perché diventò splendente più della madre patria), Brucia (perché vi viveva il popolo dei Bruzi) e infine sotto i Bizantini nel VI secolo d.C. Calabria – (terra d’ogni bene).

Nel 510 a.C. Sibari (Sybaris) che era stata la più ricca ed antica colonia greca d’Italia, fu distrutta da Krioton (Crotone). Dopo Taranto fu in assoluto la colonia più grande della Magna Grecia con i suoi circa centomila abitanti. In questo V°secolo a.C. si profilava ormai netta la minaccia delle popolazioni indigene, in piena fase espansiva, dall’interno verso il mare, mentre le lotte tra le città grosse non cessavano. Tuttavia una forma d’unità difensiva si ebbe con la lega Italiota, nella quale influente soprattutto era Taranto, assurta ormai al centro più potente della Magna Grecia. L’ultimo grande episodio della lotta per l’indipendenza dei Greci contro le popolazioni indigene si ha con la guerra di Taranto, nella quale Pirro, Re dell’Epiro, intervenne per impedire l’espansione totale di Roma. Nel 4° e 5° secolo a.C. le popolazioni più attive nella colonizzazione furono i calcidesi e gli Achei del Poleponneso; oltre a questi sono da ricordare gli Spartani. con una sola città ma di grande importanza (Taranto) e i locresi occidentali. Le città che per prime raggiunsero un notevole splendore furono Taranto e Sibari, la quale fu poi distrutta da Crotone, che deviarono il corso del fiume Crati sull’abitato allagandolo. La città risorse nel 444 a.C. e, successivamente, fu protetta da Roma.

Nel 444 a.C. Crotone (Kroton) diventò capitale della Magna Grecia, ma questa superiorità non fu condivisa da tutti. A attraversò un periodo di gran floridezza (secoli VI-V a.C.) dovuto al governo dei pitagorici. Contrasti poi, violenti condussero peraltro presto Crotone alla decadenza. La Magna Grecia cominciò a diventare una terra di conquiste, oggetto di mire espansionistiche sia dei tiranni greci sia dei bruzi. I bruzi popolo delle regioni centrali della penisola scesero verso la metà del IV a.C. fino alla punta meridionale, occupando la regione centrale dell’attuale Calabria, sull’altopiano della Sila. Questo, era un popolo affine ai Lucani dei quali erano schiavi. Erano una moltitudine di varia origine per la maggior parte servi fuggiaschi. Dopo essersi staccati dai Lucani verso la metà del IV secolo a.C. costituirono una confederazione a Cosentia (l'odierna Cosenza). I bruzi e le città magnogreche si schierarono contro Roma, che nel frattempo aveva posto presidi nelle maggiori città della regione.

Nel IV° secolo a.C. la colonia greca Cecilia, progenitrice di , con molta probabilità fu distrutta dal tiranno di Siracusa, Dionisio. (ne fanno menzione scrittori dell’antichità Tuciclide, Stradone, Olino il Vecchio, Pausania, ma se ne sono perse le tracce). Nel 388 a.C. Dionisio, sconfisse i crotoniati sulle rive del fiume Stilaro e occupò per oltre un decennio, la stessa Crotone. Cosenza divenne capitale (Bruzi). E questo periodo segnò il culmine della potenza delle genti calabre, allorché i Bruzi costituirono una federazione indipendente. Venuti a contatto con i romani, lucani e bruzi furono una prima volta sconfitti durante la guerra di Pirro; che dopo aver parteggiato per Annibale, furono sottomessi definitivamente e nei loro territori furono inviate colonie di cittadini romani. (inizio del II secolo a.C.).

Nel 280 a.C. Roma si contese con Pirro, figlio di Eacida e re dell’Epiro, il predominio dell’Italia meridionale. Pirro accorse in aiuto ai tarentini contro i Romani e, pur avendoli sconfitti ad Eraclea e ad Ascoli d’ (279 a.C.) non riuscì a piegare Roma. Passato in Sicilia in aiuto dei Greci che erano accerchiati dai cartaginesi, Pirro riuscì a sconfiggerli, ma per il malcontento suscitato dalla crudeltà dei suoi metodi di governo, preferì tornare in Italia. Viste le origini i bruzi, abituati a scontri e violenze, primeggiavano nell'arte della guerra ed ebbero modo di dimostrarlo sia con altre popolazioni sia con i Greci d'Occidente che nel frattempo si erano insediati nella regione. Dopo la vittoria d’Eraclea in cui usò elefanti ignoti ai Romani, Pirro giunse a Locri dove s’impossessò delle ricchezze del tempio di Persefone, la dea dell'oltretomba e del culto delle stagioni. Fu un tesoro maledetto per Pirro perché da allora fu un succedersi di catastrofi.

Nel 275 a.C. avvenne lo scontro decisivo a Maluentum (attuale Benevento). I romani restarono padroni del campo, imponendo pesanti condizioni ai vinti. Tutta la Magna Grecia era sotto il dominio romano. Tuttavia, durante la seconda guerra punica, lo spirito antiromano dei Greci della Magna Grecia fu uno dei principali elementi di successo d’Annibale. Dopo l’incerta battaglia di Benevento con i Romani (275 a.C.), lasciato il presidio della città di Taranto al figlio Eleno, Pirro ripartì per l’Epiro, sperando di riconquistare la Macedonia il cui trono, vacante per la morte di Lisimaco, era ambito da Antigono Gonata. Ottenuto qualche iniziale successo, si volse contro Sparta, non riuscendo però ad espugnarla; soprattutto Gonata, Pirro rimase ucciso nel tentativo di entrare in Argo (cittadina Greca sul Poleponneso settentrionale). Intanto i bruzi riuscirono a mantenere la propria confederazione, ma subirono la confisca di gran parte dei propri territori, che diventarono dopo il 270 a.C. proprietà del popolo romano. Ridotti in povertà, la ribellione dei bruzi esplose nel corso della seconda guerra punica.

Nel 247 a.C. nasce Annibale (condottiero cartaginese) figlio d’Amilcare Barca, il generale della prima guerra punica. Il padre, da bambino, gli fece giurare odio eterno ai romani e Annibale, cui spettò nel 221 a.C. il compito di estendere il dominio cartaginese della penisola iberica, tenne fede alla volontà paterna e alle tradizioni della famiglia. Con la presa di Seguito (218 a.C.), infatti, i Romani furono indotti alla guerra, nella quale il genio militare e politico d’Annibale si manifestò tanto alto da restare nei secoli come quello del più grande tra gli antagonisti di Roma. La perizia militare d’Annibale rifulse particolarmente nelle battaglie del Trasimeno e di Canne. Dopo la vittoria d’Annibale a Canne 216 a.C. , i bruzi si schierarono con Cartagine. Ma, il disegno politico d’Annibale, ottenere in altre parole la disgregazione delle alleanze di Roma in Italia, riuscì solo parzialmente e in seguito fallì; inoltre, la sua posizione militare fu aggravata dall’incomprensione del governo cartaginese, che non volle o non seppe, aiutare le sue spedizioni come sarebbe stato necessario. I bruzi furono determinanti per le vittorie d’Annibale che si spostò a Bruzio (205 a.C.) e vi rimase per due anni, fino a quando ripetutamente sconfitto ritornò in Africa. La distruzione dell’esercito d’Asdrubale (fratello d’Annibale) a Metauro rappresentò il colpo finale per le speranze d’Annibale, e, quando i Romani portarono la guerra in Africa (204 a.C.). egli fu richiamato in patria. (Si afferma che la testa d’Asdrubale fosse stata gettata nel campo d’Annibale dall’esercito romano guidato da M. Livio Salinature e G. Claudio Nerone). I bruzi si rifiutarono di seguire il cartaginese e quando i romani distrussero Cartagine, questi furono durissimi verso i bruzi. Essi potevano essere solo servi, adibiti alle mansioni più umili. Nel 195 a.C. , Annibale dovette abbandonare Cartagine, al cui risollevamento dava la sua energica opera, per l’ostilità dei Romani, si rifugiò prima presso il re di Siria, Antioco III, Dopo la battaglia di Magnesia al Sibilo (190 a.C.) Annibale si rifugiò presso il re di Bitinia, Prusia, ma temendo di essere consegnato ai Romani, si tolse la vita nel 183 a.C. Nel 194 a.C. , i bruzi divennero soggetti a Roma, che stabilì nel loro territorio le colonie di Crotone, Ipponio e Tempsa e successivamente nel 186 a.C. avvenne la famosa repressione dei baccanali, documentata dal celebre Decreto senatorio (testo ritrovato a nel 1640). Il culto di Dionisio dio del vino e dell’ebbrezza, era diventato un fenomeno di massa dopo gli effetti sconvolgenti dell’invasione d’Annibale. Nel 132 a.C. , a fini militari e commerciali, il console P. Popilio Lenate, aveva fatto aprire la via Popilia, che diventò l'asse, dove si svolse lo sviluppo della regione. Essa partiva da Capua e, attraverso le valli del Coscile e del Crati, toccava Cosenza per poi diramarsi sul Tirreno, giungendo a Catona, dove c'erano già allora i traghetti per la Sicilia.

La rivolta fu furiosa che Spartaco, insieme agli Etruschi e ai "germani dagli occhi cerulei" è citato da Orazio tra i maggiori pericoli di Roma, quello del “Carpe Diem”, l'attimo fuggente. I Romani strinsero la regione in una morsa di ferro e cercarono di rimuovere la cultura e le tradizioni, soprattutto quelle magno greche.

La rivolta degli schiavi guidati di Spartaco, gladiatore romano d’origine tracia (morto nel 71 a.C.) trovò nelle terre dei bruzi uno dei focolai più indomabili della Silva (attuale Sila) uno dei territori più inaccessibili ai romani.

Dopo due anni di rivolte, nel 71 a.C. , Spartaco fu accerchiato e sconfitto dal console M. Licinio Crasso nei pressi del fiume Sele. Tantissimi furono i morti bruzi, tra le 5000 morti in battaglia e i 6000 crocifissi. Iniziò la decadenza della Magna Grecia. Roma rafforzò le sue colonie e individuò in Crotone, Temesa, Turio e Vino i suoi Capisaldi. Nelle campagne sorsero città quali quelle di Monasterace, Tropea e Leucopetra. Proprio a Leucopetra soggiornò nel 44 a.C. Cicerone, notando che la Magna Grecia è ormai completamente distrutta. Gli eredi dei Greci, lontani dai riverberi degli scontri di potere, avevano problemi prioritari cui badare. Le loro terre, assegnate per la maggior parte agli aristocratici romani, erano coltivate dai servi bruzi, determinando il consolidamento del latifondo e lo sfruttamento selvaggio del territorio, soprattutto dei boschi. Si registrò quindi un dissesto territoriale che provocò inondazioni, frane e, nelle zone costiere e pianeggianti, la piaga della malaria. Pertanto i centri vitali si concentrarono all'interno, mentre diventò inarrestabile la decadenza delle città magno greche.

(1) Achei: Nome degli antichi abitanti di razza pelasgica della Acaia, che, secondo molti studiosi avrebbero abitato il Peleponneso prima dell’invasione dorica del sec. XII a.C. Costruirono grandi città come Tebe, Argo, Micene ed affermarono la supremazia della loro civiltà anche sul Mediterraneo. Cacciati dai Dori verso il nord del Poleponneso, s’insediarono nelle regioni abitate dagli Ioni e fortificarono le città che avrebbero costituito in seguito la dodecapoli. Nei poemi omerici con il nome Achei sono designati genericamente i Greci.

Dopo l’avvento di Cristo, il cristianesimo era penetrato, non in profondità ma subito nella regione, poiché l'uso della lingua greca ne facilitava l'evangelizzazione. Nel Febbraio dell’anno 61, San Paolo si era fermò a Reggio per un solo giorno, la nuova religione della salvezza intanto si era già diffusa nella zona costiera, che aveva scambi con il vicino oriente, e poi sulla direttrice della via Popilia. Nell’anno 125 fu eletto Papa Telesforo. Greco od oriundo della Magna Grecia. Secondo S. Ireneo subì il martirio e morì il 136.

Nel 305 d.C. Bulla, patrizio bruzio, armò in Sila, 600 cavalieri e 5000 soldati per una rivolta contro i pagani di Roma che avevano costretto il popolo alla schiavitù.

Nel 363 d.C. giunse in Calabria San Basilio, dove aveva realizzato una serie di monasteri che seguivano la sua regola. Ma, accanto all'attività feconda e inestimabile dei monaci basiliani chiusi nei loro cenobi, ovunque intorno c'era l'inferno.

Nel 410 d.C. i visigoti con a capo Alarico dopo aver saccheggiato Roma , si spostarono verso sud e imboccarono la via Popilia. Arrivarono a Cosenza conquistando la città e vi s’insediarono per passare l'inverno. In primavera scoppiò un’epidemia di malaria e non risparmiò Alarico I che morì presso Reggio, e fu sepolto nel letto del fiume Busento. Dopo i visigoti, vi furono alcune incursioni di ostrogoti e vandali (popolo germanico). L’età medievale vide lo svilupparsi del cristianesimo proprio lungo le tradizionali vie interne. E i primi secoli dell’era volgare di poco altro ci parlano se non di questo flusso della predicazione cristiana, che andò progressivamente consolidando buoni e proficui rapporti tra la Calabria e l’Oriente. In questo periodo si consumò la scissione tra le aree d’influenza e l’Italia divenne campo di scontri e d’invasioni: allora la Calabria, dopo l’effimero governo greco (di cui nessun altra tradizione resta nella regione se non l’attività del monaco squillacene Cassiodoro, ministro di Teodorico e ridottosi in tarda età nella sua patria per crearvi un centro di studi, il Vivarium), passò sotto il dominio bizantino, solo limitatamente contrastato dall’occupazione longobarda, giunta sotto Cosenza e qui insediatasi fino al secolo IX.

Nel 490 d.C. , nacque a , Flavio Magno Aurelio Cassiodoro. Filosofo, uomo politico e letterato, d’origine siriana e figlio di un magistrato di Teodorico, ricoprì la carica di questore dal 507, quella di console dal 514 e quella di “magister officiorum” durante il regno d’Atalarico, divenendo successivamente, consigliere d’Amalasunta, Teodato e Vitige.

Nel 540 d.C. , Flavio Magno Aurelio Cassiodoro, dopo la sconfitta di Vitige da parte di Belisario, si ritirò dalla vita politica e fondato presso Squillace un monastero detto Vivarium, lo rese un centro culturale di grande importanza. La produzione letteraria di Cassiodoro tratta vari argomenti e discipline, dalla storia alla filosofia, dalla grammatica alla musica. Morì al monastero Vivarium il 583.

Nel 570 d.C. la Calabria, vista la sua posizione, sostanzialmente fu solo in parte interessata alle invasioni barbariche, ma, paradossalmente, anche questo fu un danno. Infatti, i popoli germanici, posero le basi di civiltà nuove, distruggendo quelle precedenti e in ciò ringiovanendole. Invece nelle terre che ospitarono i greci d'occidente e i bruzi anche questi sconvolgimenti giungevano attutiti. Non solo per gli scontri continui tra i bizantini e longobardi, ma per la pericolosa pressione dei saraceni che, avendo definitivamente conquistato la Sicilia, imperversavano sulle coste calabresi.

Nell’800, a seguito di un editto di Papa Leone III, l'Isaurico (675/741 ed incoronato nel 717, era Generale e stratega), e continuato dai suoi successori, i monaci basiliani furono costretti all’esodo da Bisanzio. Questi cercarono rifugio nel Sud dell’Italia e raggiunsero la Sicilia. Alcuni di loro attraversarono lo stretto e si diffusero in Calabria dove prese avvio il fenomeno del monachesimo calabro-greco detto basiliano. Il segno di questo passaggio e il lascito di migrazioni è rappresentato dai numerosi eremi, cenobi e monasteri che essi sparsero nella regione, terreno particolarmente adatto a vivere l'ideale monastico da loro abbracciato. In Calabria ci sono stati circa 400 monasteri. La storia di Sorbo è legata alla vita ed alle vicissitudini dei monaci basiliani da cui vantava l'Ospizio, detto di San Leo, dimora invernale anche dei Frati di Santa Maria di Pesaca, in territorio di Albi, rifugio sicuro dei pellegrini in viaggio per o per gli altipiani della Sila. La popolazione Uria si riversò su Sorbo e Fossato (origine Greca)

La prima incursione dei Saraceni documentata è quella dell'812. Da allora le incursioni barbariche furono una costante nella storia calabrese fino all'ultima nel 1793 che interessò Pizzo e Tropea. Le razzie musulmane cominciarono a diventare un male endemico della Calabria, una regione lunga e stretta, tutta protesa in quei due mari, Ionio e Tirreno, ormai pullulanti di piccole e grandi flotte dell’Islam in espansione. La Calabria fu spesso terra in cui gli stranieri fecero le loro battaglie. Ma oltre alle guerre vere e proprie ci fu una forma particolare di violenza che imperversò sulla Calabria per un millennio: le incursioni, le razzie degli arabi, dei turchi e dei pirati. Dal nono secolo fino al diciannovesimo la minaccia di scorrerie fu incombente anche se con diversità di frequenza. Alla guerra santa, che tendeva alla conquista vera e propria, gli arabi sostituirono gradualmente la cronica, ma effimera scorreria predatrice.

Nell’827 gli arabi sbarcarono a Mazara. E nell’isola cominciò a piantarsi uno stabile dominio musulmano, i quali nel 933 d.C. occuparono le terre di Taverna. L'occupazione dei musulmani (seguita da malaria e saccheggi) costrinse la popolazione calabrese a ritirarsi verso l'interno (inizialmente con l'intenzione di stare un periodo limitato, poi si trasferirono stabilmente, scegliendo zone appartate e nascoste e arroccate in cima a una vetta in prossimità di corsi d'acqua e ad un’altezza tale per sfuggire alla malaria e difendersi dagli arabi prima e dai turchi dopo.

Nell’anno 980 Fossato fu casale di Taverna sino all'epoca in cui fu distrutta (intorno al 980). Nacquero una miriade di piccoli centri, in posizione svantaggiosa dal punto di vista economico, e chiuse la popolazione alla condanna del sottosviluppo.

Paura diffusa della fine del mondo e nascevano casali che riportavano i nomi di santi.

Nell’anno 1000, Taverna montana era costituita da 1232 case e contava 5288 abitanti e per fronteggiare il bisogno di nuove residenze sorsero i nuovi villaggi di S. Janni, Maranise, Sorbo (valle del Crocchio), villaggio Noce (oggi distrutto) i coloni provenivano dalla vicina Scagliano.

Sorse al posto di un preesistente cenobio brasiliano il Monastero Benedettino di S. Eufemia e la città di Nicastro era divenuta sede di una Diocesi di rito bizantino la cui Cattedrale fu poi sostituita da quella fatta erigere nel 1101 dalla contessa normanna Eremburga che assecondava, con simili fondazioni e con le relative ricche dotazioni, la politica di latinizzazione della chiesa portata avanti dalla sua famiglia. "La contrada - dunque, scrive Ernesto Pontieri - era stata cara a eremiti e a cenobiti basiliani" e lo testimoniano tanto il numero di eremi che il Guiscardo assegnò, come sua abitudine, al Monastero di S. Eufemia, quanto i numerosi eremi e cenobi dirupi sparsi nella zona. Per lungo tempo le chiese dei due riti convissero e, secondo quanto scrive lo Scaramuzzino, "vi furono a Nicastro delle Chiese latine e greche, e l'uno e l'altro rito esercitaronsi, e fino a' nostri tempi si osservavano le mura della Chiesa dello Spirito Santo in forma greca costruita". Nonostante l'opera di latinizzazione "il rito bizantino si mantenne a lungo nella zona e non soltanto nei monasteri greci, ma anche in diversi paesi e parrocchie, specialmente a Maida dove il Protopapa di S. Maria la Cattolica officiò in greco fino alla metà del sec. XIV. La presenza della chiesa di rito greco nella città dì Nicastro è appena accennata dagli storici locali ma la sua esistenza deve essere stata, al contrario, molto rilevante; certamente molto più di quanto il loro silenzio potrebbe far credere.

Nel 1016 giunsero in i Normanni (figli di Tancredi d’Altavilla)

NEL 1031 nacque Ruggero Normanno (che divenne Ruggero I Gran Conte di Sicilia) il più giovane dei fratelli di Roberto il Guiscardo.

Nel 1042 i Normanni, (Uomini del Nord o Vichinghi, affini per stirpe ai Germani; dalla natia Scandinavia si erano spinti a cercar fortuna sui mari, e con i loro agili vascelli, avevano iniziato il saccheggio delle coste, divenendo l’incubo delle popolazioni rivierasche). Il nome di Altavilla apparteneva ad un feudo Normanno di dieci cavalieri. Ne era signore, nel XI secolo Tancredi d’Altavilla, i cui figli, emigrati in Puglia combatterono a fianco in cambio di alcune città contro i Bizantini, ottenendone in cambio i territori di Ascoli Satriano e di Venosa, che formarono la contea di Puglia, che con le conquiste di Roberto dei Conti d'Altavilla, detto il Guiscardo (cioè l'astuto) fu ingrandita e trasformata in ducato di Puglia e Calabria. Roberto il Guiscardo, richiamato dal fratello Umfredo nel 1050 iniziò la conquista della regione calabra, in parte con la forza , in parte (soprattutto dopo aver sconfitto le truppe di Papa Leone IX, dei bizantini e del principe di Salerno) grazie a trattative separate con le varie città; in seguito il fratello del Guiscardo, il conte Ruggero, ottenne il titolo di conte di Calabria e, attraverso complesse vicende, la signoria su tutta la regione, con la corte a Mileto, da cui irradiò la riconquista della Sicilia musulmana. Il riavvicinamento tra i signori normanni e il pontefice comportò l’avvio della latinizzazione di tutto il Mezzogiorno bizantino, di cui la Calabria era l’elemento primario per via della grandissima diffusione dei centri di culto greco: ne furono segno la creazione di un’importante sede vescovile a Mileto (1081), a capo di un’estesissima diocesi, e la creazione di numerosi e ragguardevoli centri di culto affidati ai tradizionali ordini religiosi occidentali (benedettini, certosini, cistercensi, fiorensi, ecc,) a cui i signori normanni conferirono ricchezze, privilegi e poteri anche feudali. Basti qui ricordare la grande certosa di Santo Stefano a Serra S. Bruno, fondata dallo stesso San Brunone di Colonia e l’abbazia di San Giovanni in Fiore, fondata dal famoso abate Gioacchino (una delle figure di maggiore spicco nella spiritualità dell’occidente medievale) e origine prima dell’ordine fiorense. I Normanni ebbero un grande alleato nella Chiesa di Roma, che li aveva riconosciuti sovrani e che in cambio ottenne l'aiuto contro la Chiesa d'Oriente. Infatti, nel 1055 Roberto dei conti d'Altavilla, detto il Guiscardo ottenne l'investitura del ducato dei Normanni e si diede inizio al sistema feudale.

Nel 1057, a causa di dissidi interni, il partito popolare tavernese aveva chiesto aiuto a Roberto il Guiscardo che, conquistata la città, l’affidò al nipote Baiolardo. Il normanno, fiduciario del Re, per stroncare le lotte ancora esistenti, fece trasferire le famiglie più litigiose nei vicini terreni, un tempo luoghi di villeggiatura della nobiltà tavernese. Nell’anno 1064 otto famiglie gote, cinquanta latine e sedici greche uscivano da Taverna per fondare altri Casali. Questi casali dipendevano interamente da Taverna, ma con l’aumento demografico gli abitanti successivamente sentirono il bisogno di una certa autonomia che venne loro concessa intorno al 1094. Si stabilì che i Casali potevano avere un reggimento proprio, un Catapano (l’autorità si estendeva su tutto ciò che era commestibile (pesi – misure - provviste) necessarie alla popolazione, mentre la giustizia era amministrata da un governatore, detto “Giustiziere”, da un giudice e da un assessore, che risiedevano a Taverna.

Il Conte di Sicilia, Ruggero nel 1059 occupò Reggio e Squillaci. E dopo aver conquistato la Sicilia nel 1065 , ebbe il titolo di Gran Conte. Successivamente, nel 1065 Roberto il Guiscardo e la devota moglie Sichelgaita vollero donare all’abbazia di San Marco Argentano il sottostante porticciolo, uno scalo che rimase attivo per l’imbarco e lo scarico di derrate agricole fino agli inizi del Novecento. (oggi chiamato San Nicola Arcella).

Roberto dei conti d’Altavilla, detto il Guiscardo, dopo due anni di assedio, nel 1074, espugnò Santa Severina originariamente chiamata Siberene degli Enotri e conservò il rito greco fino al 1099. Nel 1077 questi affida Taverna, la via del Corace e la valle dell'Alli con il relativo commercio di legname della Sila al normanno Ugone di Falloc. Roberto dei Conti d'Altavilla, morì nel 1085 A Roberto il Guiscardo gli successe il fratello Gran Conte Ruggero il quale, nel 1088 concesse a Rodolfo o Rao (il conte Rao di Loritello) le terre di Catanzaro, da Taverna a .

Nel 1091 nacque l’eremo di Bruno di Colonia, chiamato S. Maria del Bosco in virtù di concessioni territoriali ottenute da Ruggero I. Il catastrofico terremoto del 1783 (9° grado della scala Mercalli) fece crollare al suolo strutture architettoniche e organizzative. La Certosa risorge nella seconda metà dell’ottocento e l’imponente insediamento attuale è frutto anche di recenti consistenti lavori di ristrutturazione. Bruno di Colonia morì il 6 ottobre dell’anno 1101.

Intanto nello stesso periodo il Gran Conte Ruggero I conquistò Noto. Morì nell’anno 1101 e fu sepolto a Mileto e succedette al trono Ruggero II.

Anno 1100 - Prime notizie su Sorbo:

Nelle premesse della relazione al P.R.G. si legge: “Esso fu fondato tra il 1100 ed il 1400 e fu uno dei casali di Taverna di cui ne seguì le vicende. I Francesi, con la legge del 19 gennaio 1807, la distaccarono da essa e ne fecero un Luogo nel cosi detto "Governo". Per il riordino disposto dal decreto del 4 maggio 1811. istitutivo dei Comuni, fu retrocesso a frazione aggregato di Fossato, dal quale fu distaccato definitivamente con decreto del 5 novembre 1838, che lo elevò a .”

Ma andiamo il più possibile indietro nel tempo ricostruendo una sintesi della storia della terra di Calabria per poi tracciare in modo più sintetico gli eventi naturali e non, che si sono succeduti a Sorbo chiamato successivamente Sorbo .

Nel 1110 nacque S. Maria delle Serre (ospizio del Sorbo) convento di clausura. Sotto i Normanni vi fu una ripresa economica e civile. E fu ridimensionato lo strapotere dei feudatari, che alla corte di Melfi furono costretti a giurare fedeltà a Ruggero II. In Calabria si registrò una ripresa dei commerci per l'eliminazione dell'esoso fiscalismo bizantino e per la riapertura dei traffici. Nel 1129 furono create due circoscrizioni amministrative, dette giustizierati: quello di Val di Crati, provincia di Cosenza e quello della Calabria comprendente la restante parte del territorio. Da veri conquistatori i Normanni rispettarono le usanze bizantine e le inserirono all'interno del loro Stato. Nell’anno 1130 Ruggero II, adunò nelle sue mani tutti i suoi domini e si giunse alla formazione del Regno di Sicilia.

Nel 1140 la contea di Loritello contava 16314 abitanti di cui 6864 di Taverna (casali compresi). Nell’anno 1154 morì Ruggero II. Succedette al trono Guglielmo II.

Nel 1162 Taverna veniva ancora una volta saccheggiata e occupata dal duca normanno Guglielmo II, detto il Malo. Una armata di 1500 soldati rase al suolo ogni cosa, uccidendo chiunque si fosse trovato davanti. Morirono migliaia di persone e quei pochi cittadini che erano riusciti a fuggire, si nascosero nelle valli più profonde, dove restarono fino a notte tarda. Nella mattinata, attraverso le montagne, arrivarono a Buccinasco, dove sistemarono le donne e i bambini, mentre gli uomini si diedero a razziare bestiame e a depredare passeggeri per sfamarsi. I normanni saccheggiarono non solo Taverna, ma anche i casali vicini, smantellando persino le case, per servirsi delle travi durante l’assedio.

Nell’anno 1179 sorse il villaggio di S. Leo.

Nel 1189 morì Guglielmo II senza lasciare eredi. Il trono toccò a Costanza d'Altavilla, figlia di Ruggero II e moglie dell'imperatore di Svevia. I dignitari del regno si opposero e a Palermo elessero quale Re Tancredi, Conte di Lecce e nipote di Costanza. La Calabria fu allora teatro di scontro tra svevi e normanni.

Nel 1191 si svolse a Ruina una battaglia particolarmente cruenta dove prevalsero le truppe imperiali condotte da Enrico Kalà. Gli scontri continuarono in Sicilia e durarono alcuni anni fino a quando fiaccata ogni resistenza Enrico IV fu riconosciuto re qualche giorno, dopo a Jesi.

Nell’anno 1194 Costanza diede alla luce un figlio cui fu imposto il nome di Federico Ruggero, in ricordo dei due grandi avi: Federico Barbarossa, sovrano del sacro Romano Impero, e Ruggero II conquistatore della Sicilia. Uno dei successori di Ruggero II, Tancredi, combatté contro Enrico VI di Svevia, marito di Costanza, figlia di Ruggero II. Morto Tancredi nel 1194 Enrico VI sconfisse il di lui figlio Guglielmo III il quale nel 1198 muore in Germania, prigioniero d’Enrico VI, ponendo fine alla dinastia. Il regno di Sicilia passò agli Hohenstaufen.

Nel 1200 una terribile epidemia di peste colpì Taverna ed i vicini casali.

Nel 1201 censimento fatto dall'ospizio S. Basilio 382 anime oltre a cinque ecclesiastici.

Nasce chiesa a Santo Mauro e il villaggio Noce 47 anime per opera di Mauro de Petruria e sua moglie Opimia de Presbiteris.

Nel 1222 Federico Ruggero consacrò il Duomo di Cosenza.

Nel 1225 Pietro Ruffo fortificò il castello di Scilla, oggi restaurato. Che mostra notevoli segrete e ampi locali.

Nel 1234 Federico Ruggero istituì le fiere di Cosenza e di Reggio. Favorì gli ebrei e i loro commerci, tanto che colonie d’israeliti si stabilirono in numerose città della Calabria, quali Cosenza, Catanzaro e Reggio. Fu incentivata la coltivazione degli agrumi, della canna da zucchero e la lavorazione della seta. Nel 1250 morì improvvisamente Federico II ed il regno non sopravvisse. Infatti, i suoi discendenti non furono in grado di controllare né le mire della Chiesa, né le rivolte dei baroni. La classe dirigente calabrese, formata allora dalla nobiltà e da alti prelati, in maggioranza si schierò con il partito del papa, quello guelfo, tendente ad ottenere maggiore libertà d'azione, concessioni e privilegi. In Calabria si distinsero soprattutto alcune famiglie, e in particolare i Ruffo. Pietro Ruffo aveva origini normanne e aveva ricoperto altissimi incarichi burocratici e militari con Federico Ruggero che nel 1247 gli aveva conferito l'incarico di vicario imperiale di Calabria e Sicilia. Scomparso l'imperatore, nel contrasto tra Corrado e Manfredi, Pietro Ruffo si schierò apertamente con il primo e fu confermato quale vicario imperiale, oltre ad ottenere l'investitura della contea di Catanzaro. Morto Corrado nel 1266, Pietro Ruffo fece gioco a se, cercando di costituirsi una signoria, ma fallì nel suo disegno e fu ucciso da un sicario di Manfredi. Cominciò per il sud e per la Calabria, la fosca dominazione angioina (persone crudeli) che durò circa 150 anni.

Nel 1268, Carlo d'Angiò sconfisse Corradino a Tagliacozzo, consolidò il suo potere, assegnando feudi ai nobili provenzali che lo avevano seguito e avversando implacabilmente i nemici. Ma i contrasti tra le opposte fazioni continuavano, alimentati dalla pressione fiscale e dalla crudeltà dei nuovi governanti. Nel 1271, dal suo ritorno dalle crociate di Tunisi, moriva Isabella d'Aragona, regina di Francia e venne sepolta nel Duomo di Cosenza. Dopo un ventennio di combattimenti tra Angioini e Aragonesi, nel 1282 iniziò la guerra del Vespro (1282-1302) con la sollevazione dei siciliani che avevano visto la capitale del regno trasferita a Napoli e le pretese dinastiche di Pietro d'Aragona che era marito di Costanza, figlia di Manfredi. Sotto i colpi dell’invasore angioina, sostenuti dai pontefici romani, la Calabria imboccò nuovamente la strada della decadenza economica e civile, sia per il diverso tipo di governo, decisamente più debole nei confronti della nuova feudalità da esso insediata ( talché in Calabria è da allora rimasto in uso il termine ngiuinu, cioè angioina, per definire un uomo crudele), sia per la mancanza di sostegni ai ceti produttivi, sia per un complesso di lotte dinastiche, familiari e cittadine, che si svilupparono per decenni e decenni tra angioina e durazzeschi e poi tra angioina e aragonesi, mentre la feudalità era ormai sempre più apertamente disposta a ricusare il sovrano al governo nell’intento di consolidare il potere sui vassalli. Nel 1284 Pietro Ruffo fu insignito da Carlo I d’Angiò grande capitano della Guerra del Vespro in quanto leale agli angioini. Così la regione cominciò ad attraversare un periodo di angustie nella ventennale guerra del Vespro, allorché gli schieramenti avversari si contesero varie piazzeforti di Calabria con la rovina di interi abitati, mentre boschi e miniere venivano saccheggiati per le esigenze della guerra.

Nel 1302, ebbe fine la guerra, la Sicilia fu assegnata agli Aragonesi, mentre il resto del Mezzogiorno diventò Regno di Napoli e restò agli Angioini. A questo evento ebbe seguito l’inesorabile decadenza economica della Calabria.

Nel 1313 in Calabria ci fu una grande carestia. Nel 1348 una pestilenza in tutta la regione..

Nel 1361 da un’inchiesta dell’epoca si attesta l'esistenza dei flagellanti.

Nel 1400 inizia la costruzione chiesa parrocchiale "Santa Maria delle Grazie" di .

Nel 1402 Ladislao Durazzo incontra alla marina di Catanzaro una delegazione della città che gli confermò fedeltà nonostante la defezione del conte Ruffo rivelatosi filo-angioino. Il Re manifestò in seguito la sua gratitudine esentandola da dazi e da gabelle (particolarmente per la seta e imponendo invece misure fiscali scoraggianti sui prodotti serici provenienti dall’Oriente). Questi privilegi furono confermati dalla sorella Giovanna II (moglie di Luigi III) pur nella turbinosa e dispendiosa azione di governo volta a sostenere l’avversione di baroni e l’ostilità di vari contadi avvalendosi della spada del forte capitano di ventura. Così la regina apparecchiò il matrimonio fra il figlio di lui Francesco (da lei detto Sforza) con una sua dama, Polissenza Ruffo contessa di Montalto. La tradizionale politica mediterranea degli aragonesi continuò ad essere perseguita sotto Alfonso V (1416/1458).

Nel 1416 nasce a Paola San Francesco detto poi da Paola. Taverna diventò comune autonomo da Catanzaro.

Francesco Sforza, venne in Calabria nel mese di agosto 1418 ed il 23 ottobre furono celebrate le nozze. Polissema era vedova da un anno di Giacomo de Millj, Siniscalco del reame di Napoli, membro del consiglio collaterale di re Giacomo e personaggio potente ed accetto ai baroni. Polissema aveva appena avuto dalla regina Giovanna l’esercizio del mero e misto impero Verzino, Rocca di Neto, Casabona, Cariati, Caccuri, Policastro, Sellia, Calveto, Crosia, Campora, Scalea, Lacconia, Campagna, Bocchigliero, Mesiano, Briatico, Filogaso, Panaria, Motta Filocastro, Paola, Fuscaldo, Calmiera.

Nel 1424 Taverna e i suoi casali passarono sotto la famiglia dei Ruffo di Catanzaro. Arrivò a Taverna la contessa Cubellia con 234 soldati e mosse una guerra contro Francesco Sforza da Crotone. Dopo la guerra, nel 1429 ogni Casale ricevette duemila ducati per la ricostruzione.

Nel 1425 gli ecclesiastici e i religiosi chiesero ospitalità al convento basiliano di S. Maria di Pesaca. La contessa Cubellia si arrese e Taverna fu distrutta.

Nel 1426 S. Leo fu assediato dagli Angioini. Due anni dopo nel 1428 iniziò la costruzione "U Turrazzo" (metà della spesa fu sostenuta dai basiliani e l'altra metà da Taverna) e portato a completamento il 1431. Vi erano a guardia 16 soldati. In questo periodo, i monaci lasciarono l'ospizio S. Leo e lo cedettero agli abitanti poiché a seguito di un incendio causato dagli Sforza (l'ospizio si era salvato con la popolazione che vi si era rifugiata).

Nel 1434 morì a Cosenza Luigi III marito di Giovanna II la quale morì l’anno successivo

Nel 1435 Francesco di Paola fondò il primo nucleo dell'ordine detto dei minimi nel 1435 l'anno della presa del potere degli aragonesi. In questo periodo il pontefice era Alessandro Borgia.

Nel 1436 Alfonso d’Aragona fu dichiarato Re. Le terre calabresi e quelle pugliesi di Francesco Sforza furono investite dalle truppe aragonesi e costrette a riparare nel nord. L’ordinamento amministrativo del regno fu modificato: le province da otto furono ripartite in 12 conseguendo maggiore efficienza. La Calabria fu divisa in Citeriore ed Ulteriore (rispetto al fiume Neto) con capitali Cosenza e Catanzaro. La turbolenza e l’avversione del baronaggio rendono inquieto il Regno (ribellione di Centeglia, conte di Catanzaro e consorte di Enrichetta Ruffo contessa di Crotone, postosi a capo di una forte congiura antiregia). L’aragonese invitò i guerrieri albanesi ed epiroti a contrastare in modo risolutivo i baroni ostili ed inquieti e così essi accorsero sotto la guida di Castrista Scanderberg (da re Alfonso già sostenuto contro i Turchi) e poi dai fratelli De Reres e Cario Stranio nipote del grande condottiero. Occupati i loro villaggi in Patria dai Turchi gli uomini d’armi e le loro famiglie rimasero in Puglia ed in Calabria dove fondarono una trentina di paesi ripopolando la regione. Furono suscitate le magistrature locali riconoscendone il governo con l’elezione dei sindaci e dei parlamenti cittadini operando così profonde trasformazioni soprattutto fra l’anno 1442 e l’inizio del secolo XVI. Si rinfoltì l’apparato burocratico regio e si raffinò la gestione del governo.

Nel 1442 Alfonso I entrò solennemente a Napoli e sapeva ben poco della Calabria. Alfonso I (detto il Magnanimo) nominò viceré di Calabria, Antonio Centelles che gli aveva reso particolari servigi, ma più che al sovrano era fedele a se stesso. Lo dimostrò allorquando Alfonso I lo incaricò di concludere il matrimonio tra Innico de Avalos, nobile castigliano che per la sua fede era aragonese, ed Enrichetta Ruffo, ultima erede dei ricchi feudi dei conti di Catanzaro. Il matrimonio riuscì a concluderlo, ma fu lui che, secondo il costume del tempo, prese possesso sia di Enrichetta che delle sue terre. Alfonso I per primo si adirò, poi giacché stava montando una sollevazione nelle Calabrie ai suoi danni e anche per non smentire il suo appellativo di Magnanimo, perdonò Centelles. Francesco Sforza genero di Filippo Visconti nel 1450 guerreggiò anche in Calabria in nome degli angioini ottenendone l’incarico di governatore di Rossano, Policastro e Cosenza. Diede Polissema d’Aragona (figlia di Carlo II Ruffo, zio del conte Nicolò marito di Ceccarella Sanseverino e vedova di Gran Siniscalco Jacques De Mailej) come sposa che con altri beni (28 terre e 20 mila once d’oro) gli portò la capitaneria di Rossano e Caccuri e il suo castello. E’ in questa circostanza che dovette conoscere la famiglia Simonetta e particolarmente Antonio (detto Cicco) che aveva 11 anni.

Nel 1455 fu costruito ponte su fiume Alli.

Nel 1458 mori Alfonso I, e nel Mezzogiorno continentale gli succedette Ferrante, che però era figlio illegittimo. Questa circostanza diede l'ennesima opportunità ai baroni di contestare il potere del re. In quel periodo la classe baronale confermava la difesa esclusiva dei propri privilegi. L'assenza di ogni ideale politico, il totale disinteresse verso il consenso popolare, la tensione costante con gli altri feudatari ed il re, la capacità di destabilizzare sommata all'incapacità di costruire. Centelles si distinse nell'ardire congiure contro gli Aragonesi, causato soprattutto da una forte pressione fiscale. E nel 1459, l'intera regione prese fuoco, coinvolgendo feudatari riottosi, plebi inferocite e comunità deluse. Si trovarono insieme per la prima volta, ma con bisogni diversi i principi Rossano e i villani di , i conti di Catanzaro e i contadini dei casali cosentini.

Visto la vastità delle sollevazioni, Ferrante mandò in Calabria le truppe regie sotto il comando di Alfonso de Avalos, ma la bufera non si placò. Inviò quindi Maso Barrese che con ferocia stroncò la rivolta e furia di massacri, trai quali quelle di Acri e della Roccelletta. Nel frattempo Giovanni d'Angiò aveva tentato di riconquistare il regno di Napoli, ma il tentativo non riuscì.

Nel 1464 si attribuiscono guarigioni inspiegabili a Francesco di Paola, come quello dell'attraversamento dello Stretto di Messina sul suo Mantello.

Nel 1466 Sorbo passò sotto Taverna (casale di Sorbo).

Nel 1470 si registrò una timida rinascita economica, con accresciuto traffico dei porti e con una ripresa dell'artigianato. Catanzaro era divenuto un prestigioso centro di lavorazione delle lane, delle sete e dei velluti e gli artigiani catanzaresi andarono a Tours in Francia per insegnare l’arte. Collegata c'era anche una florida attività commerciale, che smerciava alla fiera di primavera di Reggio tessuti e damaschi a mercanti spagnoli, veneziani e fiamminghi. A sostegno di queste iniziative, c'era una colonia di ebrei, ritornata a Catanzaro con l'avvento degli aragonesi.

Nella bolla concessa dal Vescovo di Squillace alla confraternita di Santa Caterina di del 1472 si legge che le confraternite dei disciplinati erano “in multis Regni partibus” Nella vita di S. Francesco di Paola troviamo che egli, per la fondazione del suo secondo convento (tra il 1454 ed il 1460, quello di Paterno Calabro, presso Cosenza) restaurò una cappella di una congregazione dei fratelli della disciplina. A Nocera Torinese, il fatto dei “vattienti” continua tuttora.

Nel 1475, grazie ad un ebreo Abraham ben Garton, fu introdotta la stampa in Calabria. Infatti, a Reggio venne pubblicato il Pentateuco (il primo libro ebraico della Bibbia).

Nel 1476 muore Francesco Sforza, il suo collaboratore prediletto, ossia il suo braccio destro fu Cicco Simonetta il quale assicurò la stabilità e la continuità del governo promuovendo la costituzione del Consiglio di Reggenza presieduto dalla vedova Bona di Savoia affinché potesse vegliare sul fanciullo sofferente Gian Galeazzo. Il potere raccolto nelle mani di Simonetta fu mal sopportato da Lodovico – zio dell’erede – chiamato il Moro che isolò la Duchessa Bona dal suo favorito e consigliere Tassino e da Cicco Simonetta che venne trascinato – settantenne – in carcere facendolo processare e con false prove condannare a morte.

Nel 1483 Francesco di Paola partì per la corte di Francia e si imbarcò a Napoli dove ricevette un'accoglienza straordinaria da parte di re Ferrante e della regina Isabella.

Dopo un ventennio di tranquillità nel 1486 scoppiò la congiura dei baroni napoletani anche sostenuta da Innocenzo VIII. Il re Ferrante la risolse con uno stratagemma invitò tutti i baroni contestatori al Maschio Angioino e li fece arrestare. Tra quelli c’erano il principe di Bisognano e il conte di Mileto. Dopo la congiura, gli aragonesi, frantumarono i grandi feudi, assegnarono le terre ai dignitari fedeli, spodestarono chi aveva tradito, crearono e confermavano nuove città demaniali tanto che il loro numero superò per la prima volta quello dei feudi. Ricostituirono i demani e in primo luogo quello silano per frenare le cause delle rivolte dei contadini dei casali.

Nasce ad Andria nel 1488 (e morì nel 1550 a Valenza) Ferdinando d’Aragona duca di Calabria e principe di Taranto. Era figlio dell’ultimo Re aragonese di Napoli, Federico III.

Nel 1494 morì Ferrante e gli succedette il figlio Alfonso II e nello stesso anno, il re di Francia, Carlo VIII entrò in guerra per riconquistare il Mezzogiorno. A soccorso degli aragonesi si schierò la Spagna e il Sud diventò un immenso teatro di guerra. Prevalsero in questo periodo gli opportunismi e il carro del vincitore si dimostrava come sempre quello più affollato. Nacque in questo periodo il detto: "Franza o Spagna, purché se magna".

Nel 1500 l’attività: acconciatura pelli, allevamento baco da seta, commercio legname e produzione castagne era sempre più florida. Alla fine del quattrocento i Valentini di Reggio acquistarono da un moro creolo per 18 scudi un'essenza che proveniva dalle Americhe. E giunse così il bergamotto in Calabria. Taverna chiese all'imperatore il permesso di staccarsi dalla Diocesi di Catanzaro esigendo un Vescovo. Ma non fu accettato (1500/1520). In questo periodo si rafforzava il fenomeno del banditismo e nei primi del 1500 Marco Berardi detto Re Marcone, si era insediato a Crotone, da dove venne scacciato dopo un anno con un'operazione militare. L’aumento delle popolazioni dal 1500 in poi, pur con gravi fluttuazioni, rese ancora più minaccioso il problema della fame e non bastarono gli incendi nei boschi, per creare nuovi seminativi e nuovi pascoli, aggravando così il sistema oroidrogeologico.

Dopo alterne vicende, con la battaglia di Seminara, gli spagnoli guidati da Ferdinando De Andrava, il 1503 conquistarono la Calabria e tutto il regno di Napoli. Vi restarono per oltre due secoli. Non appena arrivarono, gli spagnoli si posero l'obiettivo di domare i baroni. Che fecero trasferire in gran parte a Napoli. Fu una mossa accorta, poiché concentrandoli nella capitale essi erano da una parte maggiormente controllabili ma dall'altra venivano coinvolti nella giostra del potere. Per le province questo 'aspetto non poteva che portare esito negativo. In quei tempi, un viaggio da Napoli a Cosenza durava una decina di giorni, mentre Reggio era preferibile arrivarci per mare poiché il tragitto durava una settimana. Pertanto i baroni risiedevano a Napoli, dove costruivano palazzi bellissimi che ancora oggi si possono ammirare. Sono di quel periodo il palazzo della Rocca, edificato dal principe di Bisignano, il palazzo Carafa a Pizzofalcone fatto costruire da Andrea Caraffa, conte di S. Severina. I nobili a Napoli ricoprivano alti incarichi pubblici, lasciando i feudi in mano ad agenti e notai locali, molto spesso più esosi dei proprietari.

Nel 1507 muore in Francia, Francesco di Paola.

Dal 1511 al 1595, la città di Reggio fu saccheggiata e distrutta dai Turchi per ben sei volte.

Nel 1519 Francesco di Paola fu dichiarato santo da Leone X.

In Calabria si producevano vino e olio, si lavorava la seta e la lana. Catanzaro era una famosa sede artigiana e contava 500 telai. I porti più sviluppati erano quelli di Crotone e di Reggio, ma i commerci erano in mano a forestieri soprattutto genovesi e fiorentini, che ben presto svilupparono altre attività economiche, come quelle dei prestiti, della gestione amministrativa di un territorio oppure la costituzione di società per l'esportazione della seta. Un apporto importantissimo ai commerci lo stavano dando anche gli ebrei, che si erano insediati nella regione e che erano presenti in Calabria fin dall'età sveva. Ma con l'avvento degli spagnoli, gli ebrei, su sollecitazione dei mercanti genovesi, vennero prima perseguitati e quindi espulsi definitivamente dalla Calabria. Le loro ricchezze vennero confiscate dal cattolicissimo sovrano di Spagna. Sempre in questo periodo un leggendario condottiero Giorgio Castriota Scanderberg si pose al servizio di Ferrante d'Aragona, portando con se molti compagni in fuga dalla terra natale, occupata dai Turchi. Fu il primo nucleo che si inserì in una cinquantina di insediamenti, che ancora oggi persistono in provincia di Cosenza. Cattolici di rito ortodosso, gli Albanesi hanno sempre avuto con i calabresi rapporti cordiali ed ancora oggi mantengono la lingua, le tradizioni e i riti religiosi. In questo periodo del vice-regno spagnolo, le coste calabre furono interessate dalla controffensiva turca. In tutta l'Europa del cinquecento il disordine era la regola. Il malessere sociale era talmente avvertito che torme di contadini si diedero alla macchia anche in Calabria. I Baroni riuscivano a utilizzare in loro favore questa situazione e i banditi venivano assunti come i bravi del Manzoni. Una delle prime canzoni napoletane di questo periodo si chiama Michelemmà, che era l'esclamazione delle donne in fuga alla vista delle galere turche nelle acque di Posillipo. A questo periodo di dominazione spagnola risalgono le origini della mafia in Sicilia e della camorra a Napoli. I baroni si erano impossessati di quasi tutti gli "usi civici" dei comuni, che, erano quei terreni di proprietà collettiva adibiti a pascoli e boschi e cui attingevano le classi meno abbienti per sopravvivere. L'usurpazione più rilevante fu nell'altopiano silano, dove si estendevano per quasi centomila ettari.

Nel 1521, Re Carlo V decise di mettere all’asta Taverna con i Casali. Tutta la popolazione si ribellò e si racconta che colui che aveva acquistato il territorio, un certo Andrea Gattolo, fosse morto cadendo da cavallo a Taverna.

Nel 1523, dopo essere stato al centro di vari tentativi di restaurazione aragonese a Napoli, Ferdinando de Andrava, fu fatto prigioniero. Successivamente Carlo V liberò Ferdinando d’Aragona dalla galera in premio del suo rifiuto ai Comuneros di guidare la loro rivolta, e da allora lo protesse, dandogli in moglie la vedova di Ferdinando il Cattolico e nominandolo viceré di Valenza.

Nel 1527, l’abate Salvatore Rota fece costruire la Chiesa di Santa Maria delle Grazie di San Giovanni in Fiore.

Nel 1532, i valdesi aderirono alla Riforma protestante e quindi si attirarono i fulmini dell'inquisizione. In Calabria, i valdesi furono perseguitati, uccisi, deportati su ordine del cardinale Ghislieri futuro Pio V. I loro campi e i loro villaggi furono devastati. A San Sisto le case furono bruciate e con cani addestrati in America contro gli indios, i fuggitivi vennero braccati. A Montalto il boia in una decina di giorni ne sgozzò duemila, mentre a Guardia Piemontese furono squartati vivi a centinaia. I superstiti, atterriti, furono ricondotti all'ubbidienza della Santa Romana Chiesa. Ancora oggi a Guardia Piemontese, oltre al dialetto e ai costumi, c'è ancora la porta del sangue, che ricorda il massacro.

Dal 1534 nacquero liti infinite e complicatissime. E vennero parzialmente definite ad esclusivo vantaggio dei Baroni nel 1687. A Cosenza si insediò una colonia di profughi albanesi provenienti da Corone in Morea che, proprio in onore alla loro città di origine, aggiunsero al nome S. Demetrio anche quello di Corone. Nacque una cerimonia che si perpetuava in occasione della commemorazione dei defunti che nei paesi cattolici di rito greco-bizantino, cade all’inizio della primavera, nel mese che nell’antica Grecia era denominato “antesterione” e che veniva collocato tra i primi giorni di febbraio e il mese di marzo, quindici giorno prima della quaresima.

Il 13 Dicembre 1542 iniziò il Concilio di Trento (1551) che ribadiva l’obbligo di conservare la lingua latina da ricondurre a strutture uniformi le manifestazioni ufficiali, della lettura biblica e del culto liturgico, s’insisteva, però, perché il clero spiegasse al popolo il significato dei testi e dei riti.

Nel 1547 Iniziò il periodo dell'inquisizione, che a Napoli non venne mai ufficialmente introdotta, anche a causa delle sollevazioni popolari che ebbero protagonista Tommaso Aniello. Ma l'inquisizione lasciò segni indelebili in Calabria la persecuzione dei valdesi e la carcerazione di Tommaso Campanella. Alcuni seguaci del monaco Pietro Valdo.

Nel 1560 Frate Tommaso Campanella da Stilo fu imprigionato nelle galere del S. Uffizio di Roma. Egli cercò di fingersi pazzo per scampare alla persecuzione, ma rimase in prigione per trent’anni. Il frate si trovava in quelle condizioni perché un anno prima aveva cercato di ordire una congiura in Calabria, dove esistevano povertà e rivolte, malgoverno e disastri.

Nel 1562 pestilenza in tutta la Calabria. In questo periodo, i rinnegati, coloro che abbandonavano la fede cristiana per abbracciare quella islamica era molto diffuso. Per molti era un modo per uscire dalla povertà, per altri l'opportunità di promozione sociale.

Nel 1563 i turchi assalirono il palazzo reale di Napoli, questi erano guidati da un Calabrese Ulug Ali che aveva cambiato fronte. I rinnegati più famosi, avvolti da un alone di leggenda, furono oltre ad Ulug Ali, pascià alla corte di Costantinopoli, l'ammiraglio Scipione Sinan Cigala della nobile famiglia di Tiriolo, Sudi Mustafà che fu un dignitario a Tunisi e Hossein Kapodan che lo divenne a Tripoli. Il sultano Solimeo II aveva schierato la sua flotta nel golfo di Napoli, ritirandosi dopo aver ricevuto una forte somma di denaro. In Calabria, riacquistando il ruolo di baluardo anti-islamico, che aveva avuto durante il periodo bizantino, fu munita di 114 robuste torri rafforzandone alcune preesistenti.

Nel 1565 ebbe luogo il 1° concilio provinciale indetto da Del Fosso Vescovo di Reggio.

1570 Grande carestia.

Nel 1574 cominciò il II concilio provinciale indetto da Del Fosso Vescovo di Reggio. In questo periodo regnava Re Filippo II

Nel 1576 vi fu una pestilenza, Cosenza, salvata dalla peste, dichiarò protettrice della città la Madonna del Pilerio.

Nel 1580 nel III concilio provinciale indetto da Del Fosso Vescovo di Reggio, sono trattati ampiamente i sacramenti, la messa, i doveri pastorali del Vescovo e dei Parroci. E trattando l’attività dei Parroci si afferma che essi hanno il dovere di istruire i popoli, di amministrare i sacramenti secondo le direttive del concilio tridentino: e si aggiunge che l’insegnamento al popolo si faccia in lingua “vernucola” (dialetto).

Nel 1591 il frate domenicano Tommaso Campanella pubblicò il libro "Philosophia sensibus demonstrata", in cui esponeva le idee per le quali fu processato, subendo per la prima volta la prigione. Costretto a ritornare in Calabria, le condizioni sociali della sua gente lo indussero a tentare di realizzare quel che lui riteneva la miglior forma di governo, in cui i cittadini vivevano in armonia senza preoccupazioni materiali sotto la guida della filosofia. Il 1599 il frate Campanella diede avvio alla congiura. Lo sostenevano idealisti e persone poco raccomandabili. Si attendeva anche l'aiuto di Cigala, rinnegato diventato ammiraglio delle flotte turche. Fu tradito e in nome del viceré intervenne Carlo Spinelli, principe di Cariati, che stroncò la congiura. Nello stesso anno vi fu un terremoto che distrusse molti paesi (detti casali) (compreso quello di Sorbo).

Il 24 Febbraio 1613 nacque a Taverna il pittore Mattia Preti. Visse a Roma, Napoli e soprattutto a Malta, dove diventò Cavaliere del Santo Sepolcro e dove morì ed è tutt’ora sepolto.

A giugno del 1625 a Trapani era scoppiata la peste che si propagò per tutta la Sicilia, facendo innumerevoli vittime, nella sola città di Palermo erano perite ben 22000 persone, tra le quali lo stesso vicerè. La Calabria, così vicina alla Sicilia, era per questa in grande apprensione, tanto che ai confini delle due regioni si era formato un cordone di guardia, per impedire che qualcuno dalla Sicilia avesse importato il contagio in Calabria. Anche come tutti i paesi era per questo in gran timore. Ma non basta, il 27 Marzo del 1626 iniziò il terremoto con ripetute scosse sino al mese di ottobre che per la furia furono distrutte parecchie città e perirono migliaia e migliaia di persone. Intanto a Gimigliano era giunta la notizia dei prodigi che la Madonna di Costantinopoli molto venerata ovunque ed in particolare a Napoli andava operando. Il popolo decise di procurarsi una immagine della Madonna di Costantinopoli, consacrarle il paese, proclamarla solennemente Patrona e Madre di tutti i gimiglianesi. I due sacerdoti, l’Arciprete D. Matteo Scorza, ed il Sacerdote D. Massimiliano Scozzafava aderirono al desiderio del popolo e si rivolsero al pittore Marcangione di Gagliano al quale diedero l’incarico di pitturare una copia dell’immagine. Intanto l’Arciprete Scorza affinché la Madonna benedicesse l’opera del pittore diede ordine a tutta la popolazione che per tre giorni assistesse alle preghiere e digiunasse a pane e acqua. E mentre nel paese si pregava e digiunava, a Gagliano il pittore di sera iniziò a dipingere. Ebbe il tempo di abbozzare le linee principali, rimandando all’indomani il lavoro più importante: la coloritura e l’espressione. Il giorno dopo, il pittore premuroso di finire il quadro, ritorno per iniziare ciò che aveva cominciato. Quando si avvicinò alla tela egli rimase estasiato d’innanzi all’immagine completata. Il volto della Madonna e del Bambino che gli sorridono lo lasciano attonito e come un’automa si inginocchia. La notizia si espande e inizia subito una diatriba fra Catanzaro, Gagliano e Gimigliano ognuno di loro pretendeva il quadro. Dovette intervenire l’Autorità e Gimigliano fece valere il proprio diritto.

Nel 1630 la città di Taverna ed i suoi Casali vennero venduti a Bavaschieri, principe di Satriano che comprò il demanio di Taverna con tutti i casali per 49.000 ducati, e quindi passarono sotto il regno di Filippo IV fino al 1632, anno in cui la città si riscattò pagando un’ingente somma di denaro. Sotto il demanio regio, ogni casale venne amministrato da un Sindaco, tre eletti ed un Mastro Giurato. Le imposte da versare venivano calcolate in base alla numerazione dei fuochi. (ogni fuoco era un capofamiglia). Le cartelle di pagamento si chiamavano Cedole.

Nel 1638 terremoto che distrusse molti casali.

Nel 1648 una grande piena si abbatté sul fiume Alli e provocò distruzioni.

Nel 1657 fu eletto protettore di Sorbo - San Francesco Saverio (la statua ne contiene le reliquie) (allora parroco Padre Giovanni Antonio Barberito).

Nel 1659 terremoto che distrusse molti casali.

Nel 1660 a Catanzaro ci fu un incendio alla cattedrale e successivamente nel 1661 alla sacrestia dei Gesuiti.

1662: censimento Sorbo: 430 abitanti e 40 famiglie.

Nel 1669 peste in Sorbo (184 infermi in nove giorni) e 27 morti con la media di tre o quattro al giorno, narrazione di Don Francesco Deodato - qui si racconta del famoso miracolo per intercessione del santo. La peste arrivò anche a Taverna.

Il 1672 fu confermato protettore di Sorbo - San Francesco Saverio decreto 26/3/1672. Grande carestia in tutta la Calabria circa il 10% della popolazione morì di stenti.

Nel 1670 carestia in tutta la Calabria.

Nel 1687 furono parzialmente definite le liti ad esclusivo vantaggio dei Baroni che erano iniziate nel 1534.

Nel 1700 Sorbo passò da Casale di Taverna a Casale di Fossato fino al 1838. Censimento Sorbo: 688 abitanti. Le variazioni climatiche peggiorarono la situazione calabra. Bastavano delle variazioni nelle stagioni (o troppo umide o troppo calde), delle malattie delle piante o degli animali e gli scarsi rendimenti facevano ancor più precario il rapporto fra produzione e popolazione e la fame consumava lentamente folla di povera gente.

Nell’anno 1707, ne sud si insediò l'Austria. In Calabria non se ne accorse quasi nessuno. Per gli spagnoli la ferita era bruciante, soprattutto per la giovane moglie di Filippo V di Borbone, l'ambiziosa Elisabetta Farnese.

Il 1735 Carlo III divenne re di Napoli. Si aprì per il sud e la Calabria una nuova fase: il Regno dei Borboni di Napoli.

Nel 1743 pestilenza in Calabria. Giacomo Casanova giunse per pochissimi giorni in Calabria e questo viene citato nel libro "Storia della mia vita", descrive la regione in termini negativi. Però descrisse Cosenza una città dove una persona può divertirsi: ci sono uomini ricchi, nobili titolati, belle donne e persone non prive di cultura". Tra queste persone non prive di cultura da annoverare Domenico Grimaldi che, nel suo feudo di Seminara, sperimentò una nuova lavorazione dell'olio, chiamando come consulenti i migliori artigiani della Riviera di Ponente di Genova. Furono, infatti, cospicue le quantità d’olio che partirono dai porti della regione, soprattutto Diamante, Tropea sul Tirreno, Crotone e sullo Ionio.

Nel 1752, sotto i borboni ripresero le liti con i Baroni, i quali nonostante si imbastissero contese erano in tutto il viceregno sommersi di debiti. La cattiva gestione, dovuta soprattutto a disonesti amministratori dei feudi, ed alla dispendiosa vita di rappresentanza. La crisi finanziaria che coinvolse l'impero spagnolo dopo la conquista delle Americhe creò gravi problemi alle maggiori famiglie calabresi che furono costretti a disfarsi dei loro possedimenti e tanti feudi cambiarono mano.

Rimasero coinvolti i Sanseverino, i Carafa, i Pignatelli. Eccezionalmente, una delle poche famiglie che si salvò fu quella dei Ruffo principi di Scilla. La popolazione calabrese continuò ad esercitare i diritti d’erbatico, di legnami, di pascolo, di granatico e d'altro e la Corona poté continuare a godere i privilegi della raccolta delle nevi (per i sorbetti), sull'estrazione della pece e, soprattutto, nell'utilizzo delle "camere chiuse" che erano boschi di proprietà reale utilizzati per fabbricare le navi. Ed è grazie al fatto che essi erano proprietà del re, e quindi da altri intoccabili, che oggi in Sila si può ammirare la splendida riserva del Fallistro, vicino a Camigliatello, ricca di maestosi pini secolari. Il nome di Carlo faceva sentire i propri effetti in Calabria. Infatti, la regione cresceva e si sviluppava in modo più ordinato con l'istituzione del Catasto Generale (che introduceva un sistema fiscale moderno), del Supremo Tribunale del Commercio (che coordinava le attività economiche) e il potenziamento della flotta mercantile.

Nel 1753 nella contrada denominata “Croce” nel territorio di Gimigliano, viveva il giovane Pietro Gatto ricercato dalla giustizia per aver commesso alcuni leggeri delitti. Una notte, nel sonno, vide la Vergine Santa con il volto splendente e di una bellezza sovrumana. La Madonna gli parlò e gli espresse il desiderio che lui costruisse nel luogo chiamato “Porto” una piccola cappella “cona” con la sua Immagine, simile a quella del quadro esistente a Gimigliano. E a conferma che era una rivelazione gli aggiunse di andare in una casetta di campagna, nel posto detto “il Ferraro” perché all’interno vi avrebbe trovato una pietra di calce calda. Al risveglio andò a raccontare il sogno all’Arciprete del tempo D. Giovanni Santise che in quel momento si trovava in compagnia del Sacerdote Francesco Saverio Lamannis. Narrò tutto con semplicità e commozione e chiese loro consiglio circa quello che avrebbe dovuto fare. I sacerdoti conoscendo il giovane gli suggerirono di ravvedersi, a cambiar vita, a fare una confessione in quanto secondo loro non era possibile che la Vergine sia apparsa ad una persona piena di peccati. Il giovane, dopo quelle risposte se ne partì mortificato e scoraggiato. Ma non si dava pace e gli venne in mente la pietra di calce di cui la Vergine gli aveva parlato. Andò verso la contrada Ferraro e trovò la casetta che gli era stata indicata, entrò dentro e rimase sbalordito, trovò la pietra. Pietro Gatto era confuso nel vedersi scelto dalla Vergine, senza perdere tempo cominciò a preparare il materiale occorrente per la piccola “cona” e quando fu tutto pronto avvisò il muratore Antonio Sacco perché la realizzasse. Venne il giorno fissato, ma il suddetto muratore non si fece vedere; allora il giovane Pietro cominciò lui stesso a fabbricare la “cona” nel punto indicato. Ma Pietro non era muratore e la “cona” riuscì in molto irregolare ed imperfetta. La sera dello stesso giorno passò da Porto il muratore Sacco e, sapendo che la “cona” l’aveva costruito Pietro ebbe la curiosità di osservare il lavoro fatto. Notò tutte le imperfezioni ed ebbe un po’ di rimorso per non aver mantenuto la parola e promise a Pietro Gatto che, nel giorno seguente, sarebbe ritornato per ricomporre la “cona”. All’alba del nuovo giorno il muratore si fece trovare vicino alla “cona” e provò a staccare qualche pietra, ma per quanto si sforzava , quella costruzione sembrava un blocco di marmo. Dovette arrendersi e lasciare la piccola cappella così come l’aveva costruita Pietro Gatto. Successivamente Pietro Gatto vi fece dipingere, e non si sa da chi, l’Immagine della Vergine di Costantinopoli, la stessa che si venera nella chiesa di Gimigliano.

Nel 1759 Carlo III divenne re di Spagna e lasciò il Regno di Napoli al terzogenito Ferdinando IV, (1759-1816) divenuto poi Ferdinando I re delle Due Sicilie (1816-1825).

Nel 1763 grande carestia che durò dal mese di marzo al mese di giugno e molte morti furono causate dal vaiolo.

Il 5 Febbraio 1783 un terremoto calabro-messinese con epicentro nella piana di Gioia (949 scosse, 32 fortissime, 175 forti, 236 metà entità, 501 di poco rilievo) colpì 388 paesi calabresi abbattendone 181, vi furono 30.000 morti. Interi paesi vennero distrutti, montagne si spaccarono, fiumi strariparono. L’epicentro fu a Santa Cristina d’Aspromonte.

Il 6 Febbraio 1783 altra scossa di terremoto, durante la notte, di questa tremenda scossa “l’episodio più impressionante rimase il distacco presso Scilla d’intere porzioni di monti, precipitate nel mare dando luogo ad un eccezionale maremoto. Il principe Ruffo, con tutta la famiglia ed i suoi seguaci (circa 50 persone) che nel frattempo si era rifugiato nella sua lancia scomparve nel mare. Al maremoto 2000 persone che erano scampate al primo terremoto, scomparvero nelle acque. A Catanzaro, tutta la popolazione aveva abbandonato le proprie abitazioni e sostanze e si erano rifugiati in aperta campagna.

Il 28 Marzo 1783 altra scossa di terremoto che addirittura provocò un abbassamento di tutta la parte centrale della regione Calabria. I paesi completamente distrutti o danneggiati seriamente furono intorno a trecento. Ferdinando IV nominò vicario generale Francesco Pignatelli principe di Strongoli, che pose la sua Sede a Monteleone da dove partirono i soccorsi. Gli interventi furono precisi, ordinati, efficaci. Per i carcerati meno pericolosi c'era la libertà se si impegnavano per la ricostruzione, mentre i nobili vennero obbligati a ritornare nei loro feudi per proteggere i vassalli.

Si iniziò subito la ricostruzione della chiesa parrocchiale di Sorbo.

La Calabria con una serie di provvedimenti diventò, sotto i borboni, un vero laboratorio politico. Lo Stato mise gratuitamente a disposizione degli avvocati per assistere i Comuni nelle controversie contro i nobili che avevano abusivamente occupato le terre demaniali.

Il re Ferdinando I di Borbone, nel 1784, per risolvere almeno in parte i problemi generati dal terribile terremoto, fece valere l’antico diritto del sovrano di servirsi dei beni ecclesiastici in presenza di impellenti necessità. Fu istituita, con un dispaccio reale del 29/5/1784, la "Cassa Sacra" che aveva il compito di incamerare i beni di quasi tutti gli enti ecclesiastici per amministrarli o porli in vendita. L'utile sarebbe stato rivolto per la ricostruzione della Calabria con l’intento di aumentare il numero dei proprietari terrieri. L'accordo fu fatto con Pio IV, ma non andò tutto com'era previsto, più di 5000 fondi furono venduti a quasi 3000 acquirenti. Ovviamente la parte del leone la fecero i borghesi, che avevano le maggiori disponibilità finanziarie, poi i nobili e infine, una parte assai modesta, ma significativa, fu ad appannaggio dei contadini. La Cassa Sacra aveva sede a Catanzaro ed era un organismo composto da un Preside, Vincenzo Pignatelli, un vescovo, Salvatore Spinelli, un avvocato fiscale ed un avvocato dei poveri. Con il dispaccio reale si prescriveva di abolire tutti i monasteri con meno di dodici monaci e incorporare tutti i beni alla Cassa Sacra, mentre i monasteri più grandi dovevano versare le loro rendite, salvo la parte destinata al mantenimento dei monaci. I religiosi venivano trasferiti a spese dello Stato in un’altra provincia, ad eccezione di quelli necessari per la celebrazioni delle funzioni. Le religiose ritornavano alla casa paterna o presso una famiglia di fiducia, ma veniva garantita loro una piccola rendita. Alla Giunta spettava dunque non solo l’amministrazione di tutti i beni requisiti, ma anche la vendita dei terreni, il pagamento degli operai addetti alla ricostruzione, la riscossione degli affitti nonché l’equa distribuzione agli agricoltori di quote delle terre in possesso della Cassa Sacra, divenuti demaniali a tutti gli effetti. Questi terreni venivano messi all’asta, naturalmente chi offriva di più se li accaparrava. In realtà, le terre che dovevano andare ai contadini finirono nelle mani di pochi grandi proprietari che diventarono sempre più ricchi, mentre le masse si impoverivano sempre più. Concludeva, infatti, l’ispettore generale Luigi de’ Medici nel 1790: “….Invece d’essersi moltiplicato il numero dei proprietari si è anzi quasi diminuito per effetto proprio della Cassa Sacra. Non è dunque meraviglia che i Calabresi reclamino contro la soppressione dei monasteri…. Sarebbe stato miglior partito lasciar correre l’antico sistema, poiché allora, se la proprietà non era in circolazione libera,i frutti almeno si consumavano nel paese”. Terremoto (151 scosse di cui due fortissime il 14 ed il 23 dicembre).

1785 - Terremoto (50 scosse).

1786 - Terremoto (45 scosse).

22 Aprile 1787 - Terremoto.

Nel 1791 nasce il collegio italo-greco per gli studenti di lingua albanese a S. Demetrio Corone, considerata la capitale degli albanesi profughi. In questo periodo risalgono i rimaneggiamenti dei castelli di Pizzo e di Reggio e del complesso Le Castella a Isola Capo Rizzuto, la costruzione del maniero Siscara ad Ajello Calabro e il rifacimento della rocca di S. Severina oltre che del castello di Corigliano. Cominciarono a sorgere bellissimi palazzi nobiliari nei centri più importanti della regione. A Cosenza, Altomonte, Morano, , Amantea e si intervenne negli edifici ecclesiastici e conventuali.

12 Ottobre 1791 - Terremoto.

Il 22 gennaio 1792, a Napoli, a Castel Sant’Elmo fu proclamata la repubblica. Tra i 22 firmatari dell'atto di decadenza della monarchia c'era anche Giuseppe Lagoteta. Ma il 23 gennaio 1792 le truppe francesi riuscirono ad entrare a Napoli, dopo combattimenti sanguinosi. Il governo di Napoli dispose visite in Calabria attraverso suoi funzionari colti come Luigi de’ Medici, ma di sicuro interesse fu il viaggio di Giuseppe Maria Galanti, visitatore ufficiale del regno. Giuseppe Maria Galanti propose la costituzione di due Società Patriottiche con sedi a Cosenza e Catanzaro, con il compito di provvedere a formulare proposte per affrontare i problemi della società calabrese. Non se ne fece nulla anche perché ormai l'eco della Rivoluzione francese si avvertiva in tutte le corti d'Europa, che guardavano atterrite a quanto stava accadendo a Parigi. La Repubblica Partenopea ebbe vita breve, neanche sei mesi. Il segretario del governo provvisorio della repubblica partenopea era il cosentino Francesco Saverio Saffi, un intellettuale. Censimento Sorbo: 631 abitanti.

Nel 1793 carestia in tutta la Calabria.

Nel 1796 venne sciolta la Cassa Sacra ed in sua sostituzione vennero istituiti i Monti Frumentari, altra forma di assistenza ai poveri. Alla fine dello stesso anno, Ferdinando di Borbone fu costretto a lasciare Napoli e venne proclamata La Repubblica Partenopea con l’aiuto dei Francesi. Per via del nuovo assetto amministrativo e per effetto della legge 19/1/1897, Taverna fu elevata a sede di governo (capo circondario). Tuttavia la presenza delle truppe francesi, che si resero colpevoli di non poche angherie, non fu ben tollerata né dai tavernesi, né dagli abitanti dei Casali. In un’imboscata presso Trinchise, là dove si teneva la fiera, alcuni abitanti di e San Pietro circondarono ed annientarono una forte squadra di Francesi.

Il giorno dell’insediamento alla corte di Palermo, 22 gennaio 1799, Ferdinando IV nominò Vicario Generale del regno il cardinale calabrese Fabrizio Ruffo, che nel 1791 lo stesso sovrano aveva incaricato di sovrintendere alla colonia agricola di S. Leucio.

L’8 febbraio 1799, il Cardinale Fabrizio Ruffo sbarcò con sei persone sulle coste calabresi, nei territori che erano feudo della sua famiglia, sventolando quella bandiera bianca che sarà destinata a diventare il vessillo delle Armate della Santa Fede. Il Cardinale Ruffo invitò le popolazioni ad insorgere in nome della religione e del re. I parroci fecero suonare le campane e la sollevazione diventò popolare, incontenibile. Nel giro di pochi giorni furono più di quattromila. Passò per Palmi, da dove indirizzò un proclama "ai bravi e coraggiosi calabresi" quindi fu a Monteleone, Pizzo e poi a Catanzaro. Nel frattempo Crotone che aveva fatto una scelta repubblicana, venne occupata e saccheggiata dal brigante Panzanera. Questo episodio ebbe effetti devastanti per il cardinale, il cui esercito sbandò. Dovette incominciare tutto da capo, ma il consenso era ancora fortissimo ed in pochi giorni riunì un'altra armata di settemila uomini e mosse verso Corigliano. Nel frattempo, per contribuire alla causa, gli inglesi avevano fatto sbarcare un migliaio di galeotti sulle coste calabresi. Ruffo li assegnò a Nicola Gualtieri detto Panedigrano, un altro brigante, che li utilizzò con disciplina. A Cassano l'armata, fatta di irregolari, truppe baronali, ex carcerati, cavalieri, artiglieri era composta da sedicimila uomini. La Calabria aveva risposto alla chiamata del cardinale, che, dopo l'assedio e gli eccidi di Altamura, riuscì a conquistare la capitale in giugno. al forte di Vigliena, posizione strategica per il controllo della città, che i calabresi si trovarono contro i calabresi. Da un lato le truppe fedeli al cardinale guidate dal reggino Rampini riuscirono a conquistare la piazzaforte sotto le cannonate dei repubblicani, dall'altro, poiché la posizione era ormai perduta, il prete cosentino Antonio Toscani fece saltare il forte. I rivoluzionari si arresero a condizione di avere salva la vita ma vennero giustiziati, su ordine dell'ammiraglio inglese Horace Nelson. Dal 29/6/1799 all'11/9/1800 furono decapitate o impiccate in piazza mercato a Napoli alcune delle più belle e nobili intelligenze d'Europa e tra i calabresi vi furono Giuseppe Schipani, Agamennone Spanò, Gennaro Serra duca di Cassano, Ferdinando e Mario Pignatelli dei principi di Strongoli, Francesco Antonio Grimaldi, Vincenzo De Filippis, Giuseppe Lagoteta ed altri. Intanto però in Calabria, le famiglie della nobiltà provinciale andavano invece chiudendosi in una dimensione sempre più locale, come dimostrava anche una completa assenza tra la nobiltà catanzarese e quella della corte borbonica. La società calabrese era in movimento, gli antichi equilibri sociali non reggevano più. La Cassa Sacra venne sciolta definitivamente, con la constatazione che le ricchezze della Chiesa erano state sovrastimate.

Il 14 Febbraio 1806 le truppe francesi occuparono Napoli e sul trono si insediò il fratello di Napoleone, Giuseppe Bonaparte. In Calabria trovò le prime e più irriducibili resistenze. La regione acquistò un'immensa notorietà e venne paragonata in tutta Europa alla Vandea che si era opposta strenuamente all'avanzata della Rivoluzione. Si era da poco insediato il nuovo monarca francese che subito ed insopprimibile, scoppiò una rivolta, che non accennò a placarsi fino alla fine della dominazione francese. La scintilla scoccò a il 22 Marzo 1806, un villaggio della pre-sila. Il francese che comandava il drappello che presidiava il borgo insidiò una bella e giovane donna del luogo. Alle grida accorsero i paesani guidati da un contadino Carmine Caligiuri e i quattordici francesi del drappello vennero massacrati. Da Soveria l'insurrezione si diffuse in tutti i comuni vicini. I francesi intervennero bruciando i villaggi e impiccando i rivoltosi. Nel frattempo Pedace, , S. Eufemia, Scigliano, Savelli, Longobucco e tanti altri si sollevarono, Amantea venne occupata da Fra Diavolo, un brigante leggendario.

A Maida il 4 aprile 1806, i francesi furono sconfitti dai rivoltosi, sostenuti da truppe inglesi. Non paghi di aver compiuto massacri ad Acri e Crotone, i francesi si scatenarono con violenza e la guerra da ambo le parti fu efferata e senza quartiere.

Il 31 Luglio 1806 fu proclamato lo stato di guerra nella Calabria, si tratta di uno dei pochi provvedimenti formali nella storia dell'umanità, per legittimare le azioni di ferocia inaudita che i francesi inflissero alle popolazioni. Nacque la legge che aboliva il feudo e fu ordinata l'Amministrazione Civile.

Giuseppe Napoleone Re di Napoli e di Sicilia con legge n. 14 per la circoscrizione dei governi del Regno,il 19 gennaio 1807 ordinò che facevano parte del circondario 19 di Taverna: Vincolisi, Sorbo, , Noce, Albi, Fossato, Savuci, Maranisi e Magisano.

Dal 1809 al 1810 - Sindaco di - Francesco Pascente.

Dal 1811 - Sindaco di Fossato Serralta - Antonio Calogero. Uffiziale di Sorbo - Domenico Antonio Zangari 1792/1859. Sorbo risultava circondario di Taverna e frazione del comune di Fossato.

Nel 1815, con il congresso di nel regno del sud ritornavano i borboni, nonostante le beghe dello spodestato Gioacchino Murat che tentò di riprendersi il Regno, approdando in Calabria. Ma il 3 ottobre 1815, Gioacchino Murat fu imprigionato e fucilato nel castello di Pizzo, che oggi porta il suo nome. Era diventato l’amante della baronessa Felicia De Sanctis, a cui i fratelli avevano negato il matrimonio perché non si disperdesse l’asse patrimoniale e lei per vendicarsi si prese l’uomo che, per ragioni di lavoro, frequentava il palazzo Francesco Moscato di Vazzano. Quando i baroni scoprirono la tresca per Moscato (detto il Bizzarro) la vita si fece un inferno. Sopravvissuto ad un agguato mortale, attentò alla vita di uno dei due padroni; riportò invece la peggio, mezzo morto fu trascinato nel vicino carcere di Soriano, il quale, condannato dalla Gran Corte di Catanzaro, finì nella dura galera di Crotone. Successivamente gli fu restituita la libertà. Gli inglesi e i borboni, furono vittoriosi a Maida. Francesco Moscato, inferocito se ne tornò nel territorio di Monteleone, dove, protetto e onorato dalla corte borbonica riparata a Palermo, divenne uno dei più temuti capomassa, con centinaia di disperati al suo soldo, e commise uno sterminato elenco di atrocità, tra cui l’assassinio in chiesa, durante la messa, dei baroni De Sanctis. Dopo il delitto si prese Felicia e la condusse nel folto bosco dove la rese madre, ma presto dovette lasciarla per sfuggire a un’imminente cattura e in quella occasione si sarebbe macchiato dell’atrocità, mai provata, ma accettata dalla tradizione popolare, di aver soppresso il figlioletto, il cui pianto lo aveva messo nel pericolo imminente di venire scoperto dai soldati. Non si ritrovarono più. Sei anni dopo fu vista morente in un lazzaretto a Napoli.

Nel mese di dicembre del 1815 iniziò una grande carestia in tutta la Calabria.

Nel 1816, Ferdinando IV, ritornò a governare sul Regno, lo chiamò delle Due Sicilie, diventò Ferdinando I e promulgò codici che furono ben presto considerati i migliori d'Europa. In segno di ringraziamento fece costruire nel largo di Corte, oggi piazza del Plebiscito, una monumentale basilica intitolata al santo calabrese Francesco di Paola. Nella regione Calabria istituì una nuova provincia, dividendo quella Ulteriore in Prima, con sede a Catanzaro e Seconda, con capoluogo a Reggio.

Dal giugno 1818 - Uffiziale Sorbo - Gaetano Canino 1786/1864.

Nel 1819 fu istituito a Reggio il Museo a salvaguardia degli inestimabili reperti archeologici. A Catanzaro fu costruito il “Real Teatro Francesco I” che diventò il centro culturale della vita cittadina e a Cosenza sorse il Teatro Reale Ferdinando di Borbone.

Nacque a Savuci il 4 Agosto dello stesso anno, Antonio Domenico Cua e muore il 1899 a Napoli. Insegnò nella scuola Militare e nel Collegio della Nunziatella, e nel 1855 fu chiamato ad insegnare nella Regia Università degli studi. Fu il primo architetto della Chiesa del Rosario di Pompei, diresse i lavori per sette anni e non volle nessuna ricompensa. Nel 1843 sposò Orsolantonia Mastellone che era nata a Reggio Calabria il 15 giugno 1820 e morì in Aprile dell’anno 1918.

Nel 1820, Ferdinando I dovette far fronte al primo tentativo insurrezionale del Regno, che scoppiò a Nola, promosso da due sottoufficiali, il monteleonese Michele Morelli e Giuseppe Silvati. Per reprimere la sommossa il re inviò un altro calabrese, il generale Guglielmo Pepe, che invece di combattere gli insorti si unì a loro e mosse verso Napoli, costringendo Ferdinando I a concedere una Costituzione e a fare eleggere un'assemblea legislativa. Uno degli esponenti di maggior spicco fu il barone calabrese Giuseppe Poerio. In soccorso dei borboni, arrivarono gli austriaci e sconfissero l'esercito guidato da Guglielmo Pepe. Seguirono gli arresti per i capi dell'insurrezione, ma tutti furono graziati, tranne Morelli e Silvati ai quali toccò la forca.

Dal 1820 al 1838 - Sindaco di Fossato Serralta - Notaio Annibale Colao.

Dal Settembre 1821 - Uffiziale Sorbo - Angelo Fratto 1770/1842.

Dall’ottobre 1821 - Uffiziale Sorbo - Gaetano Canino 1786/1864.

Dal Gennaio 1823 - Uffiziale Sorbo - Giuseppe Madia.

A marzo del 1823, a Catanzaro, ci fu una breve rivolta e furono giustiziati Giacinto De Jesse, Luigi Pascale e Domenico Monaco di Mendicino.

Nel 1825, morì Re Ferdinando I e succedette al trono Re Francesco I (1825-1830)

Nel 1828 terremoto in Calabria.

Dal maggio 1829 - Uffiziale Sorbo - Gaetano Canino 1786/1864.

Nel il mese di dicembre 1830, morì il Re Francesco I e succedette al trono Ferdinando II che sposò M. Cristina, figlia di Vittorio Emanuele II.

Nel 1830 - Uffiziale Sorbo - Don Pasquale Infelise 1794/(?); al quale subentra nello stesso anno - Antonio Madia.

Dal settembre 1831 - Uffiziale Sorbo - Giuseppe Madia.

Nel 1833 - Ferdinando II fece visita in Calabria.

Nel 1835 un terremoto che danneggiò seriamente Sorbo. Comparve il colera che riaffiorava periodicamente sino al 1910-1911.

Dal febbraio 1835 - Uffiziale Sorbo - Gregorio Gabriele Carrapetta 1804/(?).

Dal novembre 1835 - Uffiziale Sorbo - Francesco Severino 1797/(?) sposato con Rosa Carrapetta.

Dal 1835 al 1837 Luigi Settembrini insegnò a Catanzaro dove venne arrestato.

Nel 1838 Sorbo diventò Comune autonomo (5/11/1838) con decreto n. 5071 Napoli.

Nel 1839 ci fu una rivolta dei paesi albanesi e quelli del cosentino, ma fu presto ricondotta all'ordine. Cinque degli insorti furono fucilati, mentre agli altri toccò la galera. Gregorio Saverio Zangari 1804/(?) di Sorbo fece parte del brigantaggio.

Dal mese di dicembre 1839 - Sindaco Sorbo - Vito Mercurio 1781/(?), 2° eletto Nicola Infelise 1780/1860.

Nel censimento del 1843: Sorbo: 780 abitanti. Albi: 600 abitanti. Fossato Serralta: 600 abitanti. Pentone: 1140 abitanti. Magisano: 950 abitanti Maranise: 200 abitanti, Noce: (?) più piccolo di Savuci Savuci: 150 abitanti Taverna: 1800 abitanti Vincolisi: 300 abitanti

Dal novembre 1843 - Sindaco Sorbo - Francesco Severino 1797/(?).

Il 15 Marzo 1844 a Cosenza ci fu un’insurrezione che provocò la morte di quattro gendarmi e di altrettanto insorti. Nello stesso anni Ferdinando II fece visita in Calabria ed a Paola insieme alla moglie Maria Teresa. Ci fu la spedizione di Attilio ed Emilio Bandiera che, partendo da Corfù, sbarcarono a Crotone; intercettati a S. Giovanni in Fiore, furono arrestati dalle autorità borboniche. Il 25 luglio 1844, i fratelli Bandiera ed i loro seguaci furono fucilati nel vallone di Rovito, presso Cosenza. Ci fu una rivolta che si sviluppò nel reggino e nel catanzarese, cui parteciparono anche esponenti del clero. Fu abolita l'imposta sul macinato che penalizzava i più poveri. Era stato dato l'impulso dell'educazione con l'istituzione di scuole di ogni ordine e grado ed a Catanzaro anche dell'università. Il 2 ottobre 1847, dopo una serie di scontri, gli insorti furono e i capi della sommossa fucilati fra i quali Michele Bello, Gaetano Ruffo, Rocco Verduci, Domenico Salvatori, Pietro Mazzoni indicati come "martiri di Gerace".

Il 13 Marzo 1848, il Re Ferdinando II, Re delle Due Sicilie istituì la Guardia Nazionale a spese dei Comuni. Re Ferdinando II, aveva anche concesso la Costituzione, per poi ritirarla. I liberali di Calabria avevano accolto la concessione della Costituzione con grandi speranze, ma vedendo cambiare le cose affrontarono uno scontro con l'esercito reale nella battaglia di Angitola. In questa battaglia morirono Ferdinando de Nobili di Catanzaro, Giuseppe Mazzei di S. Stefano, Domenico Scaramuzzino di Nicastro, Domenico Morelli di Mormanno. Oltre 350 furono i condannati politici, molti dei quali costretti successivamente a espatriare. Alcuni li troveremo tra le camicie rosse che partirono da Quarto nel 1860. Francesco Stocco, Giovanni Nicotera e Benedetto Musolino, che poi saranno anche deputati nel primo parlamento del Regno d'Italia.

Dal mese di agosto 1848 - Sindaco Sorbo - Antonio Madia.

Censimento Sorbo: 1166 abitanti.

Il 28 Agosto 1849 fu sciolta la “Guardia Nazionale” di Sorbo. In questo periodo Pietro Gaetano Antonio Mercurio fu Vito 1816/(?) di Sorbo, cercava di combattere contro le milizie e venne condannato all'esilio per cinque anni e al versamento di 100 ducati x tre anni.

Nel 1852 Ferdinando II fece visita in Calabria ed a Paola insieme alla moglie Maria Teresa accompagnati dal principe erede. In questa occasione a Paola fu ripristinata l'attività dei monaci francescani e riaperto il convento chiuso sotto il dominio dei francesi.

Dal dicembre 1852 - Sindaco Sorbo - Francesco Saverio Zangari 1798/1857 sostituito subito da Ignazio Pullano 1795/1862.

Il 18 Aprile 1853, Ferdinando II decretò l'istituzione delle due "Casse di Prestanza Agrarie".

Dall’ottobre 1853 - Sindaco Sorbo - Pietro Infelise 1820/(?).

Il 1856, un calabrese Agesilao Milano di origini albanesi, attentò alla vita di Ferdinando II infliggendogli una pericolosa baionetta. Questi fu decapitato a Napoli.

Ottobre 1857 - Sindaco Sorbo - Francesco Severino 1797/(?).

Il 13 Novembre 1859 il re Vittorio Emanuele II emanò la legge sulla Pubblica istruzione di cui era stato promotore il conte Gabrio Casati. In Taverna e in alcuni casali venne istituita la “scuola primaria gratuita. L’istruzione elementare era organizzata in due gradi di due anni ciascuno: 1-2, 3-4; i Comuni dovevano sopperire alle spese di gestione. Le tre materie fondamentali erano lingua, religione, aritmetica con l’aggiunta della lettura nella 3° classe. Con le successive riforme, vennero inserite altre materie quali la storia, la geografia, la bella scrittura, il canto, l’igiene e cura della persona e l’economia domestica. Non esistevano edifici scolastici, esistevano solo locali, spesso umidi e freddi, privi di servizi igienici, carenti di illuminazione e di arredi, nei quali venivano impartite le lezioni.

Il 1860 morì il re Ferdinando II e succedette al trono il giovane figlio Francesco II che perso il regno in seguito alla spedizione garibaldina dei Mille. La casa continuò con i figli del terzogenito Ferdinando II. Alfonso, Conte di Caserta (1841-1934). Capo della famiglia sino al 1960 è stato Ferdinando, duca di Calabria (1869-1960). In questo periodo infuriava la seconda guerra di indipendenza e per il regno delle Due Sicilie i tempi volgevano all'impossibile. Il giglio delle dinastia borbonica era destinato ad appassire presto.

Garibaldi dopo essersi impossessato della Sicilia, il 19 Agosto 1860 sbarcò in Calabria a Melito Porto Salvo. Tra i mille di Garibaldi c'erano 21 calabresi. A Soveria Mannelli dieci giorni dopo (il 29 agosto) le camicie rosse si imbatterono con le armate borboniche guidate dal generale Ghio. Questi si arresero. Garibaldi aveva concesso ai contadini con il proclama di Rogliano, l'uso delle terre silane, questo però era stato poi revocato subito dopo la sua partenza per Napoli avvenuta nell’anno 1862. Era stato giudicato troppo nocivo dai proprietari, con alla testa Donato Morelli, appena nominato dal dittatore governatore della Calabria Citra, che proprio in Sila possedeva 900 ettari. Né dopo andò meglio: sulle popolazioni calabresi si abbatté una serie infinita di tasse: la comunale e la provinciale, la tassa di famiglia e quella sul macinato, oltre all'immaginabile tassa di successione e quella impensabile della leva obbligatoria. Fu davvero una rivoluzione, che a quel tempo veniva meglio definita dai calabresi, come "repubblica" poiché sinonimo di disordine. Le rivolte contro i conquistatori divamparono ancora di più dopo la morte di Cavour. Alle rivendicazioni sociali si aggiunsero nostalgie dinastiche, delle quali fu protagonista lo spagnolo Josè Borjes, che sbarcò a Brancaleone senza troppi risultati. La Sila divenne il centro del brigantaggio mentre diversi comuni calabresi issarono il vessillo gigliato dei borboni. Tantissime bande operavano nel cosentino e nel catanzarese, tra queste le più famose quelle di Pietro Monaco, di Pietro Bianco, di Ninco Nanco, di Faccione. Quasi sempre erano persone di origini umili però tra di loro ci fu anche un sindaco, un medico ed un notaio. Il brigantaggio calabrese ebbe grande consenso popolare. E' calabrese la più famosa brigantessa detta "Ciccilla" ma si chiamava Marianna Olivares e guidò per qualche tempo la banda di Pietro Monaco. Arrestata venne passata alle armi. La Calabria ancora una volta era in fiamme, rapine, uccisioni. Furono smantellate le ferriere di Moggiana e quindi acquistate dalla famiglia Achille Fazzari, garibaldino e deputato. Re Alfonso di Borbone si riparò a Roma e nel 1867 combatté a Mentana contro G. Garibaldi con il grado di Colonnello. Nel 1870 si arruolò nell’esercito carlista di Spagna. Nel 1860 ci fu il plebiscito per l’ammissione del Regno delle Due Sicilie al Regno Sabaudo

Dall’agosto 1860 - Sindaco Sorbo - Pietro Infelise 1820/(?). A Sorbo, su 1200 abitanti 416 risultarono favorevoli

Dal febbraio 1861 - Sindaco Sorbo - Pietro Gaetano Antonio Mercurio 1816/(?).

Il 1861, le due "Casse di Prestanza Agrarie" divennero la “Cassa di Risparmio di Calabria” che avrebbe svolto una funzione fondamentale per lo sviluppo della regione.

Censimento Sorbo: 1200 abitanti.

Iniziarono le votazioni e la Calabria sedeva all'opposizione. Infatti la maggior parte dei venticinque deputati assegnati alla regione apparteneva al partito della sinistra, che nell'esordio della sinistra al potere, arrivò anche il primo calabrese Giovanni Nicotera al quale Depretis affidò il dicastero dell'Interno. Giovanni Nicotera proveniva da Nicastro, fu personaggio di primo piano nelle vicende della lotta politica dopo l'Unità. All'inizio si votò in base al censo e quindi in media partecipava in Italia il 2% della popolazione, in Calabria anche meno.

Il 1862 fu eletto sindaco di Sorbo - Francesco Maria Zangari 1801/1839. Sorbo divenne Sorbo S. Basile.

Il 29 agosto 1862 Garibaldi fu fermato sull'Aspromonte dalle truppe sabaude e lo avevano ferito. Lo stesso anno lasciò la Calabria per consegnare a Vittorio Emanuele II anche Roma.

Nel 1863 Le leggi eccezionali Pica esclusero la provincia di Reggio, ma questo non frenò il banditismo, che si diffuse anche nei comuni dell'alto nicastrese.

Nel 1864 il prete di Acri, Vincenzo Padula che fu un patriota, fondò "Il Bruzio" un giornale sul quale intraprese in solitudine e poco ascoltato, forti battaglie sulle condizioni economiche e sociali della Calabria.

Nel 1867 era diffusa in Calabria la convinzione che il colera fosse effetto di veleni sparsi per ordine del governo. In questo periodo vicino Castagna, operava ancora la banda di briganti.

Nel 1869 Sindaco Sorbo – Antonio Madia.

Dopo lo smantellamento dell'apparato repressivo, in Calabria, a Filadelfia scoppiò un moto repubblicano promosso da Giuseppe Ciampà e che venne represso. In Italia fu creato il Parlamento e quindi la nascita di una classe politica, che fu definita dei "notabili" in Italia e dei "Galantuomini" in Calabria. Nella direzione dello Stato, ai nobili si sostituirono i deputati, alla corte il Parlamento, e i poteri dei sovrani vennero notevolmente ridotti. Con l'allargamento dell'area della gestione del potere, il ruolo degli uomini diventò ancora più importante e saranno i loro comportamenti che, influenzeranno per la Calabria il corso degli eventi. Terremoto in Calabria.

Dal 1870 al 1898 - Sindaco Sorbo - dott. Francesco Saverio Maria Carrapetta fu Agostino 1836/1903.

Nel 1870 in Italia votava l’1,63%. I collegi erano 25 e tra questi, nella prima legislatura unitaria, quasi la metà erano nobili.

Nel 1871 Calabria: popolazione residente 1.200.000. Censimento Sorbo: 1200 abitanti.

Nel 1874 fu eletto per la prima volta, con un programma preciso, la conciliazione tra Stato e Chiesa, Achille Fazzari. Ma non essendo maturi i tempi, nel 1887 diede le dimissioni.

Dal 1876 in Calabria inizia il flusso migratorio verso gli Stati Uniti d'America.

Nel 1879 Bernardino Grimaldi, ministro calabrese, fece approvare alla Camera l'abolizione dell'odiata tassa sul macinato, ma fu costretto a fare marcia indietro perché si accorse che senza questa entrata il bilancio non poteva quadrare. Fu una tempesta che fece cadere il governo.

Nel 1880 Napoli continuava a mantenere la sua centralità per i nobili del sud. Infatti dei 37 senatori meridionali ben 15 risiedevano a Napoli.

Nel 1881 - Censimento Sorbo: 1295 abitanti.

Dopo vent'anni dall'unificazione d'Italia, i tre capoluoghi di provincia ricevettero la visita dei sovrani Umberto e Margherita.

Nel 1882 a Sorbo iniziò il flusso migratorio verso gli USA ed il Sud America.

1891 - Censimento Sorbo: 1232 abitanti.

Nel 1893 scoppiò uno dei più grandi scandali dell'Italia unita, quello della Banca Romana, furono coinvolti Bernardino Grimaldi (ministro delle Finanze), oltre a Giovanni Nicotera e a Rocco De Zerbi, il quale si suicidò.

1894 - Terremoto in Calabria.

Nel 1899 - Sindaco Sorbo - Giuseppe Francesco Carrapetta di Rosario Filippo (prof. Proprietario) 1859/(?).

Nel 1900 a Catanzaro, chi sedeva al Consiglio Comunale per un quarto apparteneva a famiglie nobili.

Da marzo 1900 - Sindaco Sorbo - Avv. Leonardo Luigi Ursetta 1867/(?). Medico condotto Vincenzo Barberio.

Dal 1901 al 1913 l'emigrazione calabrese verso le Americhe, su una popolazione di 1.400.000 abitanti, 430.000 lasciarono la regione, di cui 280.000 all'inizio del secolo nella quasi totalità verso gli Stati Uniti. Fu un esodo che provocò la prima grande trasformazione della regione: economica, culturale, politica. Ma oltre agli effetti devastanti, vi furono paradossalmente anche elementi positivi: l'arrivo delle rimesse degli emigrati e l'aumento dei salari, determinato dalla riduzione della manodopera. Dal 1876 al 1930 il flusso migratorio della Calabria coinvolse oltre un milione di persone. La Calabria era la regione più industrializzata (26% di addetti).

Anno 1901 - Censimento Sorbo: 1224 abitanti.

Dal 1903 al 1920 - Sindaco Sorbo – Leonardo Luigi Ursetta 1867/(?).

1905: Nel periodo giolittiano, la questione sociale nella regione Calabria si fece avvertire ed esplose con il terremoto del 1905. Infatti in mezzo secolo poco si era fatto e anzi sorsero nuovi problemi.

Nel 1906 si ebbe la legge proposta da Bruno Chimirri, che in sedici anni avrebbe dovuto portare la Calabria a livello delle altre regioni. Questa legge finanziava con otto milioni, mentre altri 22 milioni erano stati stanziati dalle leggi sulle bonifiche del 1899, del 1900 e del 1902 per consentire la sistemazione idrica e il recupero delle pianure calabresi invase dalla malaria.

Nel 1908 un terremoto terrificante rase al suolo Reggio e devastò 167 comuni della Calabria. Le vittime furono circa 25.000 In questo periodo fu pubblicato da Don Giuseppe Vero nato a Sorbo il manoscritto sulla rappresentazione della Passione e Morte di Gesù.

Il 20 novembre 1909, con la messa in scena dell'Aida di Verdi, fu inaugurato il Teatro Comunale di Cosenza, successivamente intitolato al musicista Alfonso Rendano.

1911 - Censimento Sorbo: 1337 abitanti.

Nel 1913 ci fu l'estensione del diritto di voto. Infatti sette deputati su 23 erano nuovi. I deputati più prestigiosi furono Giuseppe De Nava, Gaspare Colosimo e Luigi Fera. In particolare Gaspare Colosimo che diventò vicepresidente del Consiglio nel governo guidato da Vittorio Emanuele Orlando.

Il 1915 inizia la 1° guerra mondiale che durerà fino al 1918. caduti di Sorbo; Capialbi Vincenzo di Giuseppe 1896/1916, Cortese Giuseppe Giacomo di Francesco 1897/1917; Madia Vincenzo Carmine di Angelo 1890/1915; Mustari Rosario Nicola di Rosario Giuseppe Florestano 1896/1916; Pupo Vincenzo di Domenico Antonio 1897/1915; Canino Francesco Rosario di Giuseppe Raimondo 1886/1915; Rizzo Vincenzo Gaetano di Francesco Pietro 1896/1918. I calabresi caduti sul fronte furono 20.000, la regione però non fu interessata alle operazioni belliche.

Nel 1919 la deputazione calabrese fu rivoluzionata. Infatti entrarono combattenti, popolari, socialisti e risultò sconvolta la vecchia organizzazione elettorale delle clientele. Entrarono alla Camera i primi deputati popolari Antonino Anile, Giuseppe Cappelleri, Francesco Miceli-Picardi e Francesco Sensi, Pietro Mancini e Enrico Mastracchi (quest’ultimi due socialisti). La società calabrese era ancora fortemente divisa in classi. L’aumento dei prezzi, causato da forti speculazioni, determinò una serie di manifestazioni e proteste, dovunque nella regione, con una forte presenza di donne, a volte, come organizzatrici. La repressione fu, a volte, violenta come a Catanzaro dove, in seguito allo sciopero proclamato dalla Camera del lavoro per il 7 luglio 1919, le forze dell’ordine intervennero sparando contro la folla. Ci furono un morto e quattro feriti. A Nicastro, si manifestava gridando “Abbasso la camorra”. A Maida, quaranta donne scesero per le vie del paese, entrarono in una chiesa e suonarono le campane a stormo per chiamare a raccolta i dimostranti. Il primo fascio di combattimento, costituito in Calabria a Paulonia, ebbe carattere anomalo. Fu organizzato dal tenente Franco che, ancora sotto le armi, il 2 Dicembre 1919 scrisse a Mussolini della sua iniziativa e della volontà di operare radicali cambiamenti nella società. Ma il segretario Umberto Pasella gli fece capire, con una lettera, che il programma di San Sepolcro si basava sulla grandezza della nazione e sull’antibolscevismo e che “il nostro movimento è l’espressione della media borghesia, più ancora bistrattata degli operai stessi”. Franco, che continuava a non capire, fu espulso dal movimento nel 1920.

Nel 1920 si ricostruì e si ampliò l'attuale cimitero che precedentemente si trovava nella località Marullo.

1921 - Censimento Sorbo: 1330 abitanti.

Michele Bianchi (rappresentante diretto nella regione Calabria) divenne il primo segretario del Partito Nazionale Fascista, questo rappresentò un elemento positivo per la Calabria, tanto che di lui si è scritto che da Ministro del Lavori Pubblici avrebbe favorito eccessivamente la regione. Nel 1923 Michele Bianchi insieme ad Achille Starace, inaugurò il parco Nazionale della Sila.

Nelle elezioni del 1924 il Blocco Nazionale proposto da Mussolini ottenne più del 75% dei voti a fronte della media nazionale del 66,3%. Michele Bianchi, quadrunviro della marcia su Roma, ebbe un autentico plebiscito. Tuttavia i socialisti non erano ancora al lumicino: nella città di Cosenza Pietro Mancini, Arnone che faceva parte del blocco Nazionale e che diventò anche podestà di Cosenza.

Dal settembre 1924 - Sindaco Sorbo - Dr. Federico Carrapetta. Dall’ottobre 1924 - Sindaco Sorbo - Salvatore Francesco Capellupo 1879/1955.

Nel 1925 Umberto Zanotti-Bianco scrisse "Il martirio della Calabria" che aveva suscitato viva attenzione sull'arretratezza del sistema educativo. 8000 Calabresi andarono in Etiopia. Il 26 Luglio 1925 a S.Giovanni in Fiore, antica roccaforte socialista, la popolazione scese in piazza contro la nuova tariffa nel dazio, introdotta dal Commissario prefettizio, e che ne chiese il ritiro. Ben duemila persone protestarono di fronte alla sede comunale, presidiata dalle forze dell’ordine. Ci fu una fitta sassaiola. Numerosa era la presenza di donne, forte la loro determinazione, che nonostante l’azione decisa delle forze dell’ordine, non si arrendevano e chiedevano le chiavi del municipio che minacciavano di incendiare. I poliziotti schierati a difesa del palazzo comunale, risposero a colpi d’arma da fuoco: furono uccisi cinque dimostranti, quindici feriti. La Presidenza del Consiglio, con un telegramma cifrato ai prefetti del regno li avvertiva che, su quanto accaduto, i giornali dovevano minimizzare e dovevano assolutamente evitare qualsiasi allusione rincaro vita e aumento prezzo del pane.

Dal 1925 al 1931 - Podestà - Avv. Leonardo Luigi Ursetta 1867/(?)- nominato dal Governo Centrale (Prefetto).

Dal 1925 al 1936 Edoardo Galli diresse la Sopraintendenza della Calabria.

Dal 1926 e fino al 1931 iniziano i colossali investimenti nelle opere pubbliche, che riguardarono le opere di bonifica, le costruzioni stradali, la ricostruzione dei centri terremotati. Furono completati i lavori delle ferrovie interne, gestite poi dalle calabro-lucane, che rappresentano dei collegamenti ancora oggi, per alcuni tratti, fondamentali. Alla fine degli anni venti, sotto il periodo podestarile di Leonardo Luigi Ursetta, si ricostruisce e si amplia il Cimitero dove attualmente si trova ( precedentemente si trovava nella località Ma rullo).

Dal 1929 al 1930 Ministro del Lavori Pubblici del partito Nazionale Fascista fu Michele Bianchi. In questo periodo a Sorbo crollano i pavimenti e le scale del vecchio Municipio di Via Marconi, dove erano collocate anche le scuole elementari. Le prime quattro classi, vengono allora dislocate in due case private e l’ufficio Municipale sistemato provvisoriamente in due stanze a piano terra alla fine di via Cavour, ai piedi del paese, al di là della strada nazionale (casa Marcellino) A causa di questo crollo, gran parte del carteggio dell’archivio andò distrutto o semidistrutto, si cercò di recuperare i Registri dello Stato Civile e si ricorse ai documenti depositati al Tribunale di Catanzaro per poter ricostruire il tutto. Pertanto si da inizio alla ricostruzione della vecchia casa comunale che saranno ultimati nell’estate del 1934.

Nel 1931 l'elettorato era costituito da soli uomini in possesso di reddito immobiliare o professionale e che sapessero leggere e scrivere.

Censimento Sorbo: 1121 abitanti. Commissario Prefettizio - Avv. Onorario Domenico Gironda Veraldi di Taverna.

Dal 1931 iniziò a funzionare a Sorbo la prima scuola per l'infanzia donata allo scopo da Don Federico Carrapetta (medico ginecologo locale e noto co-fondatore e benefattore dell’Ospedale Civile di Catanzaro)

Terminarono gli imponenti lavori dei bacini. Furono creati i laghi artificiali dell'Anpollino, del Savuto, del Cecita e dell'Arvo che producevano una massa di energia elettrica. Edoardo Galli fece edificare, su progetto di Marcello Piacentini, il Museo di Reggio. Fu scavata al "Parco del cavallo" la presunta sede di Sibari da Umberto Zanotti-Bianco.

Commissario Prefettizio - Don Giuseppe Piterà fu Luigi (farmacista) di Taverna.

Dal 1934 al 1935 - Commissario Prefettizio - Francesco Serafino Vero 1867/1967. La casa Comunale e la Scuola Elementare ritornano a funzionare nella sede ricostruita di Via Guglielmo Marconi.

Dal 1935 al 1936 - Podestà - Carmine Antonio Vero 1885/1966.

Cesare Pavese fu inviato al confino in Calabria. Nei suoi diari annotò: "la gente di questi paesi è di tatto e di una cortesia che hanno una sola spiegazione, qui, una volta, la civiltà era greca".

Dal 1936 al 1940 - Commissario Prefettizio - Francesco Ursetta.

Sul finire degli anni trenta fu costruito in Calabria, in territorio del comune di Tarsia, un campo di concentramento, dove furono ospitati soprattutto gli ebrei. Il duce fece un viaggio in Calabria, accolto da adunate oceaniche. In Calabria il fascismo aveva dato l'illusione di una sollecitudine governativa e, per la prima volta, un'impressione di importanza politica.

Il 20 giugno 1940 entrò in funzione il campo di concentramento di Tarsia che operò fino al 1943. La presenza media era di 1.000 persone. Uno dei responsabili del campo, fu il commissario Paolo Salvatore. Di questo lager, nella regione, non se ne era praticamente accorto nessuno, tanto che solo nel 1984 il Consiglio Regionale decise le prime iniziative.

Dal 1940 - Commissario Prefettizio - Carmine Antonio Vero 1885/1967.

Il 22 aprile 1940 muore a 67 anni dopo 44 anni di titolarità, il Parroco Don Giuseppe Vero, fratello del podestà in carica Carmine Antonio. Per un paio di mesi ha la reggenza della parrocchia un giovane sacerdote Don Francesco Mercurio, titolare della vicina parrocchia di Savuci, frazione di Fossato Serralta. Il 27 Giugno arrivò il nuovo parroco incaricato dalla Curia Vescovile, Don Silvio Liarò, già parroco di S. Giovanni d’Albi. A questo ingresso la popolazione sorbese si ribellò , voleva favorire la permanenza di Don Mercurio con la speranza che ne acquisisse la titolarità. A questo evento presero parte attiva le donne, tenendo in disparte gli uomini per evitare conseguenze penali, tanto più che da 17 giorni, il 10 giugno 1940, l’Italia era entrata in guerra accanto alla Germania contro gli eserciti anglo-francesi. In questa circostanza intervennero i Carabinieri di Taverna, poi altri della Legione ed Agenti della Questura. Furono arrestate un gruppo casuale di donne (circa una quindicina), tra esse alcune completamente fuori dal contesto). Altre donne insieme ad alcuni uomini si rifugiarono nelle campagne per sfuggire agli arresti. La popolazione protestò contro il Podestà che aveva favorito l’intervento della Forza Pubblica e l’arresto delle donne, nonché aveva dato corso alla caccia di uomini secondo lui sospetti. La sommossa è sedata, ma l’atteggiamento ostile verso il parroco Liarò continuò per tutta l’estate e l’autunno successivo. Di lui, s’inventarono storie bizzarre, tra cui quella di svitare o tagliare la testa delle statue dei santi. Ciò per un fatto curioso. Nella vicina parrocchia di San Giovanni d’Albi i fedeli erano divisi, e forse lo sono ancora oggi, in due gruppi opposti dette congregazioni: i fedeli devoti alla Madonna del Rosario e quelli della Madonna del Carmine. Il parroco Liarò, titolare allora di quella parrocchia prima di arrivare a Sorbo, allo scopo di evitare i frequenti litigi fra le due congregazioni e che facevano gara a chi realizzava la festa più risonante per la propria Madonna, pensò bene di scambiare le teste delle due Madonne, ma fu un disastro! I due gruppi si sollevarono ed il povero Parroco ne fece le spese, e la sua fama di “tagliasanti” arrivò anche a Sorbo. In questo periodo di ostinato rifiuto al nuovo parroco Don Silvio Liarò, a Sorbo si era inventata, sull’aria della canzone fascista “Faccetta Nera”, una canzone popolare i cui primi versi, con ritornello sono: “Il ventisette giugno di mattina Si videro carabinieri e questurini, cosa nuova per il nostro paese, per un diverbio della Madre Chiesa” (Ritornello) “Per una famiglia che ci ha ingannati

Tutto il paese si è trovato rovinato, evviva Iddio e via il duce, il nostro amico è il prete di Savuci.

1941 - Censimento Sorbo: 1130 abitanti.

Nel 1942 arrivarono a Sorbo le Suore delle Poverelle dell’”Istituto Palazzolo” di Bergamo che si presero carico di condurre la scuola d'infanzia, dare assistenza ai bisognosi e fornire un’educazione religiosa e professionale ai giovani..

Nel 1943 cade il fascismo, la regione venne bombardata e attraversata dalle truppe alleate. Alla fine del 1943, con l’arrivo delle truppe alleate anglo-americane, la stabilizzazione del Governo Italiano legale a Salerno e il ritiro delle truppe tedesche oltre il Volturno lungo la linea di Cassino-Gaeta, intendendo di fare un po’ di pulizia tra gli amministratori locali, che in un certo senso avevano collaborato o si erano compromessi col regime fascista. A Sorbo, in sostituzione del Podestà Carmine Antonio Vero, e di Giuseppe Munizza che aveva già gestito l’amministrazione comunale negli anni duri della guerra, per decreto governativo viene nominato a sindaco il sig. Francesco Ursetta di Taverna ma che era considerato cittadino sorbese a tutti gli effetti in quanto a Sorbo era proprietario e conduttore diretto di due aziende agricole. Questi però, dopo alcuni mesi si dimette dall’incarico, probabilmente per dissensi od incomprensioni con gli impiegati comunali, e al suo posto viene nominato sindaco, sempre per decreto governativo Armando Pantano (1909/1977).Viene creata la prima Giunta Municipale del dopoguerra, o se vogliamo post-fascismo, considerando che la guerra continuava nell’Italia centrale e settentrionale a causa dell’occupazione e resistenza tedesca. I due primi assessori furono Antonio Cortese e Francesco Tamburelli. Il Sindaco Pantano rimane in carica fino agli inizi del 1946, in questo periodo avevano collaborato con lui quali segretario comunale prima Aldo Vero e successivamente Gaetano Romagnini.

Al voto per il referendum Istituzionale, la monarchia superò il 60%, mentre all'Assemblea Costituente la Democrazia Cristiana era già il primo partito della regione Calabria, per restarlo ininterrottamente fino al 1992. Il primo problema da affrontare fu quello della terra, in una regione dove gli addetti all'agricoltura erano il 63% della popolazione attiva.

Nel 1944, le tensioni, specie in Sila erano molto alte e ad esse si era data un’efficace ma purtroppo parziale risposta con decreti emanati nel 1944 dal ministro dell'Agricoltura Fausto Gullo, comunista cosentino.

Il 25 Aprile 1945 l’Italia è libera, l’esercito Tedesco si arrende agli Alleati e si ritira in Germania.

A Sorbo, nel 1946, ancora sotto l’amministrazione Pantano ritornano a casa dai vari fronti o zone di guerra i nostri reduci e combattenti.

Il 2 Giugno 1946 il popolo Italiano è chiamato alle urne per pronunciarsi sul nuovo assetto istituzionale ed eleggere l’Assemblea Parlamentare costituente per la formazione delle nuove leggi democratiche e la compilazione della nuova Carta Costituzionale. L’esito è favorevole per la forma repubblicana e così nasce la Prima Repubblica Italiana e con questa, poi, la nuova Costituzione dell’Italia democratica e repubblicana. Per la prima volta, viene concesso il diritto di voto anche alle donne e abolito per tutti la dimostrazione di un reddito o di saper leggere e scrivere) e così viene eletto democraticamente dal popolo il Primo Consiglio Comunale del dopoguerra e da questo il primo cittadino e la nuova Giunta democratica

A Sorbo San Basile, tuttavia, così pure come in altri piccoli Comuni, la democrazia stenta a decollare. Il primo Sindaco eletto con elezioni a suffragio universale del febbraio-marzo 1946 Salvatore Francesco Capellupo 1879/1955 è costretto a dimettersi dopo pochi mesi per dissensi tra Consiglieri e membri della Giunta nonostante godesse fama di onestà e di esperienza amministrativa. Al suo posto viene eletto dal consiglio comunale il sig. Giuseppe Munizza (ex Commissario Prefettizio dal 1941 alla fine del 1943) ma anche questi dura poco, meno di un anno, dimettendosi volontariamente non sopportando la volgarità e i litigi dei consiglieri e degli stessi componenti della Giunta. Viene eletto il terzo sindaco Francesco Scalise, coadiuvato dall’assessore anziano Gaspare Cardamone, già segretario politico della locale sezione fascista per qualche tempo a metà degli anni trenta. Risultati votazioni nazionali per la Monarchia o Repubblica Sorbo – 402 Monarchia – 191 Repubblica Assemblea Costituente votanti a Sorbo 674 su 763 votanti

Nell’estate del 1948 decade il terzo sindaco Francesco Scalise e con lui anche la Giunta Municipale, per avvenuto scioglimento del consiglio comunale a seguito delle dimissioni della maggior parte dei consiglieri. Nel mese di agosto viene nominato Commissario Prefettizio Orlando Sebastiano Donnemma (1908(1995), che dura in carica, per l’ordinaria amministrazione fino al rinnovo del consiglio comunale, le cui elezioni avvengono nel gennaio del 1949, per fortuna questa volta senza lotta, potendo concordare, per le delusioni avute con precedente consiglio, al momento della presentazione delle candidature, un unico elenco di 15 candidati a consiglieri, tanti quanto ne possono essere eletti nei Comuni inferiori a tre mila abitanti, di cui 12 in rappresentanza della lista di maggioranza e 3 in rappresentanza di una formale lista di minoranza. Capolista candidato a sindaco è Giuseppe Frustaci (1891/(?)), da poco ritornato dagli USA, dopo diversi anni di emigrazione.

A Sellia fu ucciso un contadino e, soprattutto, quello di Melissa, dove il 30 ottobre 1949 furono uccisi due uomini e una donna: Giovanni Zito, Francesco Nigro e Angelina Mauro. In entrambi i casi aveva sparato la polizia.

1949 Bandito Angelone (inserire note) - 9 Luglio in località “Colle di Castagna” di Sorbo

Nel 1950 De Gasperi predispose la riforma agraria, questo fu sconvolgente poiché diede vita ad un esempio pacifico di ridistribuzione della proprietà. A 156 proprietari furono espropriati 75.000 ettari, che insieme ad altri 10.000 acquistati successivamente, furono assegnati a 25.000 nuovi proprietari, tutti lavoratori della terra che coronavano un’aspirazione secolare. Nell'occasione fu istituito un ente, l'Opera Valorizzazione Sila, con il compito di fornire assistenza ai neo-proprietari. Fu una rivoluzione che spezzò completamente il latifondo, nella sola Sila 30.000 ettari. Fu istituita la Cassa per il Mezzogiorno per creare una rete di infrastrutture e promuovere lo sviluppo economico delle aree depresse. Con la Cassa per il Mezzogiorno sono state realizzate strade, scuole, acquedotti, fognature, asili e tante opere pubbliche indispensabili per migliorare la qualità della vita dei calabresi.

Nel 1951 - Censimento Sorbo: 1118 abitanti.

In questo anno i centri con popolazione sopra i 20.000 abitanti erano solo cinque (di cui però solo uno, cioè Reggio varcava i 50.000), quelli con popolazione da 10 a 20.000 erano 12, quelli con popolazione fra 5 e 10.000 erano 39. Ma 159 avevano una popolazione fra 2 e 5.000, 185 una popolazione fra 1.000 e 2.000, 207 una popolazione fra 500 e 1.000, e 647 una popolazione fra 100 e 500. Come si vede i 4/5 non giungeva con la sua popolazione a 2.000 persone. Su un totale di 1235 centri della regione il 58,8% sono ubicati a più di 300 e fino a 1.000 metri di altitudine e per di più molti in positure isolate e di frequente su rilievi o scogli o promontori dai fianchi dirupati e non agevoli a salire. E la miriadi di piccoli centri, in una posizione svantaggiosa dal punto di vista economico, chiuse la popolazione nella condanna del sottosviluppo. Il 63% della popolazione calabrese apparteneva all’agricoltura.

Nel 1953 - Inondazione in tutta la Calabria meridionale.

Nel 1955 Per la Calabria, la “Cassa per il Mezzogiorno”, aggiunse una legge speciale che si proponeva la realizzazione di un piano organico per la sistemazione del suolo.

1956 - Censimento Sorbo: 1297 abitanti.

Dal 1957 al 1970 - Sindaco Sorbo - Attilio Santo Vero (1927/2007).

Nel 1958 fu abbattuto il palazzo detto “Infelise” situato in Piazza Margherita di Sorbo San Basile e il 1960 fu costruito al suo posto l'edificio scolastico; furono costruite le case popolari site all'ingresso del paese.

Dal 1958 fino al 1967 ebbe luogo l'emigrazione verso il Nord Italia che si stima 700.000 solo Calabresi. Nel contempo si verificarono anche spostamenti rilevanti all'interno della regione, che produssero il fenomeno dell'urbanizzazione, con il concentrarsi della popolazione nei centri amministrativi più importanti. Il caso emblematico fu Cosenza. Altro fenomeno che si determinò fu quello del popolamento delle coste. Iniziato sul finire dell'ottocento, accentuandosi poi sotto il fascismo, esplose poi negli anni sessanta e settanta.

Nel 1960 il 49,50% della popolazione calabra apparteneva all’agricoltura.

1961 - Censimento Sorbo: 1272 abitanti.

Nel 1968 fu prorogata la legge speciale per la Calabria dalla "Cassa per il Mezzogiorno" che ha operato sino al 1980.

Nel 1970 entrò in funzione l'Ente Regione. La nascita di questa istituzione che aveva suscitato fondate speranze, ha rappresentato finora per la Calabria un oggettivo elemento di debolezza. La storia di questa istituzione cominciò molto male, con la rivolta dei "boia a chi molla", che paralizzò per mesi la città di Reggio suscitando un clamore enorme nel Parlamento e nel Paese. Fu causata dalla circostanza che la città di Reggio si sentiva scippata dal titolo di capoluogo di regione a favore di Catanzaro, ma ad essa si sommarono anche rivendicazioni sociali e politiche. La polizia e poi l'esercito, presidiarono la città, scoppiarono circa 700 bombe e ci furono sette morti, dei quali tre delle forze dell'ordine. Dopo una prima fase in cui si distinsero il sindaco della città, il democristiano Piero Battaglia, la direzione della rivolta venne assunta dalla destra, e in particolare dal sindacalista Ciccio Franco che fu arrestato, per poi essere eletto ininterrottamente al Senato dal 1972 fino alla morte avvenuta il 1991. Si stabilì la sede della Giunta a Catanzaro e la sede del Consiglio a Reggio Calabria. Questa vicenda ha indebolito fortemente fin dal suo nascere l'istituto regionale, scavando dei solchi tra le varie province e determinando una disfunzione. A ciò si aggiungano le modalità di individuazione dei dipendenti regionali, che non raramente sono state dettate da criteri discutibili. Già il loro numero lascia perplessi, oltre 5000 che è quasi pari a quello della Lombardia. A questi si devono aggiungere gli operai della forestale che ora sono circa 15.000.

Dal 1970 al 1980 - Sindaco Sorbo - Luigi Scalise 1926/(?).

Dati 1971 : Calabria: popolazione residente 2.000.000. Censimento Sorbo: 1260 abitanti.

Nel 1972 - Inondazione in tutta la Calabria meridionale.

Dal 1980 - Sindaco Sorbo - Dr Marcello Aldo Infelise.

1981 - Censimento Sorbo: 1099 abitanti.

1990 - Censimento Sorbo: 1068 abitanti.

Nel mese di settembre 1995 arrivò la prima nave nel porto di Gioia Tauro. Questo porto, che rappresenta uno dei più importanti scali per i container di tutto il mondo, ha dato l'immagine di una Calabria moderna che può riprendere a svolgere un ruolo nel Mediterraneo in funzione dell'Europa.

1997 - Censimento Sorbo: 1020 abitanti.

Dal 2000 - Sindaco Sorbo - Luigi Riccelli 195 Censimento 1073 abitanti - 385 famiglie.

San Mauro To, Maggio 2012