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CRITICA RADICALE PRIMA LETTERA DI DOLCINO E MARGHERITA AI VALSUSINI IN LOT TA Cari valligiani ribelli, abbandonare – in cui anche la parola repubbli- ca (la “cosa di tutti”) aveva un suono dolce e è con uno slancio del cuore che abbiamo deci- promettente, non ancora falsato da un potere so di scrivervi. Da secoli ci aggiriamo, stanchi e accentratore e tiranno. Con quale gioia, allora, obliqui, sopra i fatti del mondo, assistendo a vi abbiamo sentiti parlare e ridere della “Libera uno spettacolo avvilente e angoscioso: monta- Repubblica di Venaus”! Con quale gioia abbia- gne sventrate dall’arroganza del danaro, vallate mo udito dei ragazzi valsusini urlare ai gendar- affogate nel cemento, fiumi color della fanga; e, mi “a Venaus abbiamo abolito il denaro”! soprattutto, genti rassegnate e chine. Se il dolo- Sapete, il nostro motto, per cui ancora oggi ci re è più forte nel veder devastate zone a noi ricordano, era “tutte le cose sono di tutti”. ALLEANZA PER care, terre di comunanza, rifugio e resistenza, L’OPPOSIZIONE A TUTTE come la Val di Ledro, la Val Sabbia o il monte Abbiamo scritto, dicevamo, finché ci sono state LE NOCIVITÀ: Rubello (che la toponomastica asservita chiama congiure di uomini liberi contro l’imperio e il TRENI AD ALTA NOCIVITÀ. oggi S. Bernardo), nel mondo degli interessi danaro, finché c’è stato qualcuno a cui scrivere. Perché il Treno ad Alta meschini siamo sempre stati stranieri, mentre ci Abbiamo scritto al “capitano” Jonathan Swing e Velocità è un danno siamo sentiti a casa nostra ovunque la natura al “generale” Ned Ludd, affidando i nostri mes- individuale e un flagello prospera rigogliosa e selvaggia e l’uomo vive in saggi alla nebbia delle campagne e dei borghi collettivo. Pagine 44, $ 1,00 armonia con la terra che gli è madre, fratello del inglesi sconvolti dalle prime aggressioni indu- suo simile. striali; poi agli operai russi nel 1905, ai conta- Chi oggi, prima che sia imposto a dini spagnoli nel 1936 e ancora durante quella tutti il bisogno del treno ad Alta C’è capitato di rompere il nostro silenzio, scri- Resistenza in cui molti avrebbero davvero volu- velocità, è veramente interessato a vendo di tanto in tanto a uomini e donne dal to far guerra ai Palazzi. Avevamo, per di più, in spostarsi più velocemente, se non cuore puro e dal braccio fermo per incoraggiar- quest’ultimo caso, una ragione personale, se ci coloro che, con armi e bagagli li nella battaglia per la propria libertà, ma l’a- si perdona l’umana debolezza. Erano stati i stuzia della Storia (dei potenti) ha sempre fatto fascisti, nel 1927, a bombardare sul Rubello l’o- vanno a portare più lontano e più sparire queste nostre lettere. Sul finire del seco- belisco che i socialisti avevano eretto nel 1907 velocemente possibile la desola- lo apertosi con la la morte sul rogo del nostro in memoria di Dolcino (Margherita è stata sco- zione? È chi vende sufficientemen- fratello Segalello, scrivemmo ai lollardi inglesi perta dalla storia dei maschi solo in seguito). te caro il proprio tempo sul merca- e, nella Pasqua del 1420, agli Adamiti, che pre- Era più di un tributo storico: proprio sul to del lavoro, che ha interesse a dicavano in Boemia le dottrine dei Fratelli del Rubello si erano infatti rifugiati i sovversivi in comprare il risparmio di tempo Libero Spirito e della Libera Intelligenza. fuga dalle persecuzioni per i fatti di Milano del proposto dal treno superveloce. Scrivemmo a Thomas Müntzer e a Michael 1898… Per gli altri nessuna possibilità di Gaismair durante quelle rivolte in cui, nella spostamento può recuperare la prima metà del Cinquecento, il “pover’uomo Insomma, sono passati i decenni. Da allora quel fuga del tempo mercificato, ven- comune” fece rivivere lo spirito millenario della “formicaio di uomini soli” che ancora chiamate duto al lavoro o riacquistato al fratellanza contro i soprusi della toga, della società ci ha tolto ogni gusto per la parola. La tempo libero. Il TAV, completamen- tunica e dell’uniforme. Rivolte in cui la libertà passione che forza le catene della scrittura ci è te in linea con i dettami imposti, si intrecciava con la difesa dei saperi e degli usi tuttavia tornata vedendo quegli stessi sentieri contribuirà alla ulteriore rovina dei collettivi. Alla nostra epoca, sapete, c’erano partigiani ripercorsi da donne, uomini e bam- più per permettere ad ognuno di parole simili per indicare la base delle comuni- bini ostili a un treno carico di sventure e difeso accedere a un lugubre simulacro tà umane, per suggerire un certo modo di stare da mercenari in uniforme. Il 31 ottobre al di vantaggio. insieme. In Valsesia si chiamavano “vicinìe”, Seghino e l’8 dicembre a Venaus eravamo con sull’Appennino “comunaglie”, sull’Altopiano di voi, valligiani fieri e testardi. Ancora una volta, Asiago “fradelanze”, ma rinviavano tutte a un’e- sulle montagne. no, le menzogne restano. Noi fummo accusati sperienza condivisa del mondo: la povertà. di aver fondato una setta fra gente di montagna Pensate che ci fu un periodo – noi avevamo da Un tal ministro vi ha definito “sfaccendati”, “rude, credulona, ignorante”. Credere a ciò che tempo abbandonato questo mondo che bisogna qualcun altro “montagnini”. Le epoche passa- si vede, si sente, si vive invece che alle sirene dei Maggio 2006 XX MILA LEGHE SOTTO 23 CRITICA RADICALE insegnando alle l’appoggio popolare. Ma avremmo mai potuto genti di lì la colti- noi resistere più di tre anni in zone tanto dure vazione della e inospitali, fra “nevi altissime, vie inesplorate e vite). Nelle loro luoghi impervi”, senza la complicità dei loro comunità ci tro- abitanti? Veramente il potere avrebbe inviato vammo sempre un corpo specializzato di balestrieri da Genova tra uguali, poveri per sconfiggere chi, come noi, con l’arco non tra i poveri e poi era certo un portento? Tutto ciò non vi ricorda ribelli tra i ribelli. qualcosa, cari valsusini? Nel vostro caso, hanno I signorotti locali, invertito la menzogna, ma per ottenere un che ci spalancaro- identico risultato: negare la dimensione popola- no le corti per re della lotta. Non hanno forse cercato, gli arruolarci nelle odierni Clemente V, di far credere che dietro la loro sanguinose vostra resistenza c’era solo un pugno di anar- beghe, furono chici, sovversivi, “terroristi” abilmente infiltra- sempre pronti a tisi? Ma se così fosse avrebbero davvero manda- venderci. In mon- to le loro truppe, ancora una volta, fin da tagna, invece, i Genova? “rudi, i creduloni e gli ignoranti” La fermezza con cui avete respinto queste odio- vendettero cara la se e patetiche macchinazioni intese a dividervi, propria pelle per la caotica armonia con cui le vostre esigenze di difendere noi, lotta si sono incrociate con le idee e i sogni di foresti portatori tanti venuti da ogni parte d’Italia – ecco per noi di grattacapi. Le una gioiosa vendetta della storia degli oppressi nostre ispirazioni contro le menzogne degli oppressori. Come cantori dell’Avvenire – non è forse questo, oggi e la loro vita collettiva si incontrarono: fu la fol- sbavavano dalla brama di spingervi a creare come ieri, il peggior crimine di lesa maestà? Noi gore. Con noi c’erano molti che si erano uniti Leghe valsusine contro i foresti sobillatori! fummo bruciati vivi perché volevamo la felicità nel viaggio dalle valli del Chiese alla Valsesia, Sobillatrice, invece, è diventata l’intera valle. su questa terra, e non in un lontano aldilà. Per passando sui monti di Brescia, Bergamo, Como Sarà ancora “düra”, come non smettete di ripe- questo la “grande meretrice rivestita di porpo- e Milano. Fiorino, Giacomino, Oprandino, tere (e quando un motto di spirito, lanciato in ra”, alleata del potere temporale, ci dichiarò ere- Longino, Federico, Catarina… tanti fratelli e una notte fredda avara di legna secca, si diffon- tici. Eppure, noi e voi sappiamo che perdere sorelle spinti dall’esempio di una vita più sem- de così velocemente, al riparo dalle gazzette e ogni rapporto sensibile con i propri simili, con plice e più libera, di una comunità aperta a dalle televisioni, significa che il suo messaggio è la propria storia e con la propria terra è da sem- tutti, uomini e donne, sposati e nubili, vecchi e davvero universale), perché la vostra avventura pre il modo migliore per finire con l’abbeverar- bambini. Una comunità in cui la donna era collettiva è una promessa di libertà... si alla fonte di tutte le fandonie. Diffidate sem- libera, custode del rapporto con la natura, la pre dei valori che non hanno i piedi ben pian- prima a saltar sui precipizi. Con quale gioia, Finora vi hanno colpito da destra. Aspettatevi tati per terra. I montanari che ci ospitarono e ci allora, abbiamo visto le donne in prima fila ora le nerbate da sinistra. difesero contro le persecuzioni scatenate da nella vostra lotta, cuore pulsante dei presìdi e Clemente V e dai signori locali non sapevano segnalatrici di tempesta! I nostri più accaniti inquisitori, come sapete, che farsene di sistemi di misura estranei al loro furono sempre i Minori, cioè i francescani sapere. Dieci soldi, cento ettari, due ore erano La vita in montagna ci cambiò, dicevamo. Non diventati ordine istituzionale. Si richiamavano a criteri astratti di un mondo astratto e crudele. avevamo mai pensato, prima di arrivare nel Francesco ma giustificavano una Chiesa ricca e Per loro un pascolo lo si misurava in base a Vercellese, di prendere le armi contro le perse- potente. Si chiamavano fratelli, ma odiavano la quante bestie ci potevano mangiare, le distanze cuzioni della Chiesa e dei feudatari. Furono i fratellanza. Loro fecero bruciare il buon in base ai giorni di cammino necessari per per- montanari, conoscitori delle rocce e abili con Segalello nel luglio del 1300, lui che non si por- correrle, i raccolti in base ai cicli della luna.