REGIONE (Provincia di )

Comune di Atella

REGIONE BASILICATA

Dipartimento Ambiente ed Energia

Ufficio Compatibilità Ambientale Via V. Verrastro, 5 - 85100 - Potenza

STUDIO

DI VALUTAZIONE DI INCIDENZA

Studio per la Valutazione di Incidenza Ambientale (SVI)

relativo all’attività di navigazione nel Lago Piccolo di

Monticchio, ai sensi del DPR n. 357/97 e s.m.i.

Note:

Impresa esecutrice dei Committente: Sede Monticchio Laghi Rionero in Data 06/04/2018 DITTA GIAMMATTEO ATELLA (PZ) - P.IVA ANGELO BARCHE 00920380763

ALLEGATI: Allegato 1 Tav 1 e 2 – Piante pontile. Firma e timbro

Dottore Forestale Paesaggista Albino GRIECO Via Gesualdo da Venosa, 6 - 85028 Cell. 328 6748960 - E-mail: [email protected] STUDIO PER LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA AMBIENTALE (SVI) RELATIVO ALL’ATTIVITÀ DI NAVIGAZIONE CON NATANTI A PEDALI NEL LAGO PICCOLO DI

1 – PREMESSA 2 – QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO 2.1 – Quadro normativa comunitaria 2.2 – Quadro normativa nazionale 2.3 – Quadro normativo regionale 3 – LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA AMBIENTALE 3.1 – La valutazione di incidenza ambientale nella normativa italiana 3.2 – La valutazione di incidenza ambientale nella normativa regionale 4 – METODOLOGIA PROCEDURALE 4.1 – Struttura metodologia e fasi della Valutazione di Incidenza 5 – INQUADRAMENTO DELL’ATTIVITA’ DI NAVIGAZIONE E DELLE OPERE FUNZIONALI NEGLI STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE E DI PIANIFICAZIONE VIGENTI 6 – DESCRIZIONE DELLE CARATTERISTICHE DELL’ATTIVITA’/PROGETTO 6.1 - Tipologia dell’azione/attività e delle opere 6.1.1 – Inquadramento dell’opera all’interno dell’area protetta 6.1.2 – Ubicazione dell’opera e dell’attività 6.1.3 – Cartografia di riferimento allegata 6.1.4 – Caratteristiche tecniche e fisiche dei natanti 6.1.5 – Caratteristiche tecniche e fisiche del pontile e dell’area adibita alla ricezione digli utenti 6. 1.6 – Elenco degli atti autorizzativi necessari per lo svolgimento dell’attività 6.1.7 – Tempi e carico massimo dei natanti sul lago 6.1.8 – Obiettivi 6.1.9 – Motivazioni che ne rendono necessaria l’attuazione 6.1.10 – Eventuali alternative 6.2 - Dimensioni e/o ambito di riferimento 6.2.1 – Inquadramento territoriale 6.2.2 – Aree occupate durante la fase di attuazione e di esercizio dell’attività 6.2.3 – Inquadramento dell’intera area del Sito (ZSC/ZPS e SIC) 6.3 - Complementarità con altri piani, progetti e interventi 6.4 - Uso delle risorse naturali 6.4.1 – Le risorse utilizzate 6.4.2 – Descrizione quali-quantitativa degli habitat A -Lago Piccolo di Monticchio B- Valenze paesaggistiche che interessano l'area di intervento 6.4.3 – Report fotografico 6.5 - Produzione di rifiuti 6.6 – Inquinamento e disturbi ambientali 6.7 – Rischi di incidenti per quanto riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate 6.7.1 – Rischi relativi all’uso delle imbarcazioni a pedale e delle sostanze 6.7.2 – Rischi naturali 7 – INTERFERENZE DELL’ATTIVITA’CON IL SISTEMA AMBIENTALE E CON LE SUE COMPONENTI BIOTICHE, ABIOTICHE ED ECOLOGICHE 7.1 – Valutazione della significatività dei possibili effetti

CONCLUSIONI

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1 - PREMESSA

Il presente studio per la Valutazione di Incidenza Ambientale viene redatto dal Dottore Forestale Paesaggista Albino Grieco, regolarmente iscritto all’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Provincia di Potenza al n. 286, a seguito di specifico incarico conferitogli dal Signor Giammatteo Angelo, nato a Rionero in Vulture (PZ) il 03/09/1952 ed ivi residente alla Via Dei Martiri, s.n.c. - Cod. fiscale GMMNGL52P03H307K, il quale, in qualità di Rappresentante legale della Ditta “Giammatteo Angelo Barche” Sede Monticchio Laghi ATELLA (PZ) - P.IVA 00920380763, intende dotarsi dello Studio per la Valutazione di Incidenza Ambientale (SVI) relativo all’attività di navigazione nel Lago Piccolo di Monticchio ( di Atella), da presentare all’Ufficio Compatibilità Ambientale del Dipartimento Ambiente ed Energia della Regione Basilicata per l’acquisizione del Parere Favorevole sulla Valutazione di Incidenza Ambientale (V.Inc.A.).

Tale documento andrebbe ad integrare l’istanza prodotta dal Sig. Giammatteo ai fini del rilascio dell’autorizzazione alla navigazione stagionale 2018 nel Lago Piccolo di Monticchio da parte dell’Ufficio Demanio Marittimo del Dipartimento Infrastrutture e Mobilità della Regione Basilicata, con sede Matera, acquisita in data 28/11/2017 con Prot. arrivo n. 188638/24AE. Difatti il suddetto ufficio, con nota Prot. n. 46100/24-AE del 13/03/2018, chiedeva alla ditta Giammatteo Angelo Barche di integrare l’istanza di autorizzazione alla navigazione a seguito del ricevimento della nota Prot. n. 0039784/23AB del 02/03/2018, prodotta dall’Ufficio Compatibilità Ambientale della Regione Basilicata, con la quale veniva informato che, in merito alla normativa vigente per i siti regionali costituenti la “Rete Natura 2000” della Basilicata, ai sensi del DPR 08/09/1997 n. 357 e s.m.i., ogni piano, progetto, intervento, attività non può essere assentito senza il preventivo Parere sulla “V.Inc.A”, da rilasciarsi da parte di esso competente Ufficio Regionale Compatibilità Ambientale. A seguito della su citata nota il Demanio comunicava alla ditta Giammatteo Angelo che la richiesta preventiva del parere sulla “V.Inc.A”, ai fini dell’autorizzazione - concessione o “Titolo abilitativo”, riguardava anche l’attività di navigazione di cui all’istanza in oggetto e che, per tutto quanto esplicitato nella nota, attuava la sospensione dell’istruttoria dell’istanza in attesa dell’integrazione richiesta. Nella stessa nota il Demanio specificava testualmente quanto segue …si precisa che oggetto di V.Inc.A. dovrà essere: l’attività di navigazione del Lago Piccolo con num. 3 pedalò, senza trascurare l’utilizzo del rispettivo Pontile/attracco cui la citata attività di navigazione è funzionale. Inoltre informava la ditta Giammatteo Angelo che la Legge Regionale 28/2017, (Legge istitutiva del Parco Naturale Regionale del Vulture) all’art. 14, lett. L) dispone, fra gli altri divieti, anche l’attività di circolazione dei natanti a motore nei bacini lacustri, ad eccezione delle attività di sorveglianza, di soccorso e per eventi culturali/sportivi promossi ed autorizzati dall’Ente Parco. Pertanto, ai fini di cui all’oggetto, l’introduzione di tale normativa di primo grado modifica il quadro gerarchico della normativa regionale e modifica e/o elimina la normativa recata da un atto di normazione secondaria e, nello specifico, le analoghe disposizioni della normativa regolamentare costituita dal “Disciplinare di navigazione del Lago Piccolo di Monticchio” di cui agli artt. 3 comma 1 e 2, 5 commi 1,3 e 6 della DGR n. 2825/2004 nonché il disposto di cui alle lettere a), b), c) e d) della DGR 28/11/2014 n. 1461. Di conseguenza, ai fini della Navigazione stagionale per l’anno 2018, la circolazione (navigazione) dei natanti a motore posseduti… …non potrà avere luogo ad uso turistico e, pertanto, potrà essere autorizzato unicamente l’impiego di Pedalò ai sensi dell’art. 3 co. 2 lett. a.-) del Disciplinare di navigazione del Lago Piccolo di Monticchio.

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Il sottoscritto, in adempienza all’incarico conferitogli, effettuava un sopralluogo sul sito sottoposto a studio per rilevare lo stato dei luoghi e per raccogliere gli elementi necessari per lo sviluppo del presente lavoro.

Dopo un attento esame dei luoghi e un’accurata disamina delle norme di attuazione, della legislazione vigente in materia, delle mappe catastali, della cartografia tematica, delle foto aeree e dei documenti messi a disposizione dal committente (Documenti, schede tecniche, perizie, contratti, autorizzazioni e concessioni), dopo una puntuale valutazione delle dichiarazioni e delle informazioni acquisite dal committente sulla scorta delle proprie conoscenze in materia di pianificazione ambientale e paesaggistica, lo stesso si appresta a redigere il presente studio che costituisce per l’amministrazione competente la base di riferimento essenziale per le valutazioni previste ai sensi del D.P.R. n. 357/97 e s.m.i. che a livello nazionale rappresenta il “Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatica”.

Il presente studio viene redatto ai sensi e nel rispetto della normativa comunitaria, nazionale e regionale in materia, ed è finalizzato alla verifica degli effetti ambientali e alla valutazione delle potenziali incidenze sull’ambiente da parte delle opere presenti e delle attività effettuate sul territorio circostante la struttura in oggetto, situata all’interno dei confini del sito ZSC/ZPS “” avente Codice IT9210210. In particolare, lo studio per la Valutazione di Incidenza Ambientale contiene le informazioni atte a individuare, descrivere e valutare i potenziali effetti significativi derivanti dall'attuazione dell’”attività di navigazione” sul su citato sito della Rete Natura 2000, conformemente a quanto indicato dall’articolo 6 della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva “Habitat) e dall’Allegato G del D.P.R. n. 357/97 e s.m.i..

Il presente documento comprende una parte introduttiva che sintetizza il quadro normativo di riferimento in materia di Valutazione di Incidenza Ambientale e la metodologia procedurale e una sezione che descrive i contenuti delle attività e delle infrastrutture in esame e analizza in termini qualitativi i siti della Rete Natura 2000 presenti nell’area di interesse. In base alla contestualizzazione eseguita e al quadro normativo di riferimento viene quindi proposta, se necessaria, una specifica sezione inerente i potenziali impatti e le relative misure di mitigazione eventualmente necessarie.

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2 - QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

Il quadro normativo in materia di tutela ambientale è costituito dalle direttive europee e dalle corrispondenti leggi e normative nazionali e regionali. Di seguito si riporta il vigente ordinamento in materia di tutela ambientale e i riferimenti più pertinenti in merito alla Valutazione di Incidenza Ambientale.

2.1 - Quadro normativa comunitaria

Con l’adozione delle Direttive Europee “Uccelli” – 79/409/CEE – e “Habitat” – 92/43/CEE – gli Stati Membri hanno consentito l’istituzione della Rete Ecologica Comunitaria denominata “Natura 2000”, ossia, la creazione di una rete di aree destinate alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora spontanea e della fauna selvatica. La Direttiva 79/409/CEE concerne “la conservazione degli uccelli selvatici” e, nello specifico, la conservazione delle specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio dell’Unione Europea (Art. 1.1) e si applica agli “uccelli, uova, nidi e habitat” (Art. 1.2). Questa Direttiva si pone come obiettivo primario la tutela di determinate specie ornitiche, utilizzando come strumento prioritario l’individuazione e la protezione di aree denominate Zone di Protezione Speciale (ZPS), in cui tali specie hanno il proprio ambiente vitale. La Direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea (G.U.C.E.) n. 103 del 25 aprile 1979, è stata modificata più volte nel corso degli anni. La Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992, pubblicata nella G.U.C.E. del 22 luglio1992, L. 206, concernente “la conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche” prevede che gli habitat e le specie di interesse comunitario siano mantenuti o riportati al loro “stato ottimale di conservazione” attraverso la definizione di strategie di tutela basate su criteri di gestione opportuni. Oltre alle su citate direttive europee si riportano in elenco altre norme comunitarie pertinenti: - la Direttiva 2001/42/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio - del 27 giugno 2001 - concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente. G.U.C.E L 197 del 21 luglio 2001; - la Direttiva 2004/35/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 21 aprile 2004 - sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale. GU.CE L 143 del 30 aprile 2004; - la Decisione della Commissione delle Comunità Europee del 7 dicembre 2004 - che stabilisce, ai sensi della direttiva 92/43/CEE del Consiglio, l'elenco di siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica continentale. G.U.C.E L 382 del 28 dicembre 2004; - la Decisione della Commissione della Comunità Europea dell'11 luglio 2011 - concernente un formulario informativo sui siti da inserire nella Rete Natura 2000. G.U.C.E L 198 del 30 luglio 2011.

2.2 - Quadro normativa nazionale

La Direttiva 92/43/CEE è stata recepita nel nostro ordinamento con il DPR 8 settembre 1997, n. 357 “Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”. Il DPR n. 357/1997, all’art. 2, co. 1, lett. m) definisce il sito di importanza comunitaria (SIC): un sito che, nella o nelle regioni biogeografiche cui appartiene, contribuisce in modo significativo a

5 mantenere o a ripristinare un tipo di habitat naturale di cui all’allegato A o di una specie di cui all’allegato B in uno stato di conservazione soddisfacente e che può, inoltre, contribuire in modo significativo alla coerenza della rete ecologica «Natura 2000» di cui all’articolo 3, al fine di mantenere la diversità biologica nella regione biogeografica o nelle regioni biogeografiche in questione. Per le specie animali che occupano ampi territori, i siti di importanza comunitaria corrispondono ai luoghi, all’interno della loro area di distribuzione naturale, che presentano gli elementi fisici o biologici essenziali alla loro vita e riproduzione. Mentre alla lett. n) definisce la zona speciale di conservazione (ZSP)1: un sito di importanza comunitaria designato in base all’articolo 3, comma 2, in cui sono applicate le misure di conservazione necessarie al mantenimento o al ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat naturali o delle popolazioni delle specie per cui il sito è designato. Di seguito si riporta il vigente ordinamento e i riferimenti normativi nazionali pertinenti:

- D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357 - Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche. Pubblicato nel Supplemento Ordinario n.219/L alla G.U., serie generale, n.248 del 23 ottobre 1997. - D.M. 20 gennaio 1999 (Ministero dell'Ambiente) - Modificazioni degli allegati A e B del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, in attuazione della direttiva 97/62/CE del Consiglio, recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE. GU, serie generale, n. 23 del 9 febbraio 1999. (Riporta gli elenchi di habitat e specie aggiornati dopo l'accesso nell'Unione di alcuni nuovi Stati). - D.M. 3 aprile 2000 (Ministero dell'Ambiente) - Elenco dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciali, individuati ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE. Pubblicato nel Supplemento Ordinario n. 95 alla G.U. del 22 aprile 2000, corretto con avviso pubblicato nella Gazz. Uff. 6 giugno 2000, n. 130, è stato approvato l'elenco delle zone di protezione speciale designate ai sensi della direttiva 79/409/CEE e dei siti di importanza comunitaria proposti ai sensi della direttiva 92/43/CEE. - D.M. 3 settembre 2002 (Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio) - Linee guida per la gestione dei siti della Rete Natura 2000. G.U., serie generale, n. 224 del 24 settembre 2002.

1 L’Italia ha dato attuazione alla Direttiva Uccelli 79/409/C.E.E., con D.P.R. 5 luglio 2007, modificato successivamente con D.P.R. n. 17 ottobre 2007, che introduce notevoli aspetti di spunto e riflessione per le ripercussioni che essa, pur non ancora a regime, già comporta nella realizzazione di opere o infrastrutture sia pubbliche che private e che più, ancora, è destinata ad incidere nella progettazione ed esecuzione delle stesse. Si tiene a precisare che dette zone di protezione speciale (ZPS) sono poste lungo le rotte di migrazione dell’avifauna, finalizzata al mantenimento ed alla sistemazione di idonei habitat per la conservazione e gestione delle popolazioni di uccelli selvatici migratori. Tali aree sono state individuate dagli Stati membri dell’Unione Europea, descritte nella Direttiva Uccelli 79/409/C.E.E., e assieme alle zone speciali di conservazione (ZSC) ed ai siti di interesse comunitario (SIC) costituiscono la Rete Natura 2000. Non ha, dunque, rilevanza la estensione di un’area o la sua abituale flora e/o fauna, quanto piuttosto la tipicità o la rarità o se si vuole la peculiarità di una determinata specie animale o vegetale e/o paesistica che è degna di tutela perché di interesse sovranazionale. Si vuole, in altri termini, salvaguardare ambienti, specie o ecosistemi caratteristici di particolari aree europee. Partendo da tale principio e ponendosi detta finalità, le zone di protezione speciale (ZPS) possono coincidere o meno con le aree dei parchi, delle riserve e così di seguito, già oggetto di tutela, ma possono essere ben più estesi e quindi ricomprenderli così come possono allocarsi in nuovi siti. A riprova di quanto appena detto, ed a testimonianza della grande varietà e necessità che il Paese ha nella protezione ambientale, in attuazione della Direttiva Uccelli 79/409/C.E.E. sono stati è stato presentato un elenco contenente 609 zone di protezione speciale (ZPS); di queste, 322 sono siti di tipo C, ovvero SIC/ZSC coincidenti con ZPS.

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- Legge 3 ottobre 2002, n. 221 - Integrazioni alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in materia di protezione della fauna selvatica e di prelievo venatorio, in attuazione dell'articolo 9 della direttiva 79/409/CEE. G.U., serie generale, n. 239 del 11 ottobre 2002. - D.P.R. 12 marzo 2003, n. 120 - Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997 n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche. Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, serie generale, n. 124 del 30 maggio 2003. - D.M. 25 marzo 2005 (Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio) - Annullamento della deliberazione 2 dicembre 1996 delle Zone di protezione speciale (ZPS) e delle Zone speciali di conservazione (ZSC). G.U., serie generale, n. 155 de l6 luglio 2005. - Con D.M. 3 settembre 2002 il Ministero per l’ambiente e la Tutela del Territorio ha emanato le Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000. Lo scopo delle linee guida è l'attuazione della strategia comunitaria e nazionale rivolta alla salvaguardia della natura e della biodiversità, oggetto delle direttive comunitarie habitat (dir. n. 92/43/CEE) e uccelli (dir. n. 79/409/CEE). - D.Lgs 3 Aprile 2006, n. 152 - Norme in materia ambientale (Testo Unico Ambientale) G.U. n. 88 del 14 aprile 2006. - Con D.M. 17 ottobre 2007 il Ministero per l’ambiente e la Tutela del Territorio ha emanato i Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS). - D.M. 16 settembre 2013 (Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio) – Riconoscimento di 20 Zone Speciali di Conservazione (ZSC) sul territorio della Regione Basilicata, le prime nell’area Biogeografica Mediterranea in Italia.

2.3 - Quadro normativo regionale

La Regione Basilicata con L.R. n. 28 del 28/06/94 "Individuazione, classificazione, istituzione, tutela e gestione delle aree naturali protette in Basilicata" si è adeguata al dettato della legge n. 394/91 "Legge quadro sulle aree protette". Il D.P.R. 357/97 e s.m.i. affida alle regioni e province autonome il compito di adottare le misure necessarie a salvaguardare e tutelare i siti di interesse comunitario. Per attuare la Direttiva 92/43/CEE e il D.P.R. 357/97 le regioni e province autonome si sono attivate attraverso l’emanazione di propri provvedimenti secondo tre linee di intervento: - pubblicazione sui Bollettini ufficiali regionali e provinciali degli elenchi di pSIC e ZPS individuati per ciascuna regione e provincia autonoma; - applicazione dell’art 5 del D.P.R. 357/97 e s.m.i. relativamente alla valutazione di incidenza e suo inserimento nelle procedure di valutazione di impatto ambientale; - indicazioni riguardanti la pianificazione e la gestione dei siti. Infine con la DPGR n.65 del 19.03.2008, la regione Basilicata, detta i criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazioni (ZSC) e a zone di protezione speciale (ZPS). Per le aree regionali protette, all'interno delle quali sono individuati la maggior parte dei siti di importanza comunitaria, la Regione Basilicata garantisce il recepimento degli obiettivi della Direttiva Habitat e della Direttiva Uccelli anche attraverso la legge regionale n. 2 del 9/01/95 "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio".

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Successivamente, la Legge Regionale 19 dicembre 1998 n. 47 “Disciplina della Valutazione di Impatto Ambientale e Norme per la Tutela dell’ambiente”, chiarisce che la Valutazione di incidenza, pur ispirandosi e, sostanzialmente, rifacendosi alla nota Valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) è però da questa diversa e distinta. Mentre nella V.I.A. si riscontrano determinate opere che richiedono per la loro esecuzione la V.I.A., nella Direttiva Habitat 92/43/C.E.E., invece, è “il sito a richiedere la Valutazione di incidenza e non l’opera”.

3 - LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA AMBIENTALE

La valutazione d'incidenza è il procedimento di carattere preventivo al quale è necessario sottoporre qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze significative su un sito o proposto sito della rete Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti e tenuto conto degli obiettivi di conservazione del sito stesso. Tale procedura è stata introdotta dall'articolo 6, comma 3, della direttiva "Habitat" con lo scopo di salvaguardare l'integrità dei siti attraverso l'esame delle interferenze di piani e progetti non direttamente connessi alla conservazione degli habitat e delle specie per cui essi sono stati individuati, ma in grado di condizionarne l'equilibrio ambientale. La valutazione di incidenza, se correttamente realizzata ed interpretata, costituisce lo strumento per garantire, dal punto di vista procedurale e sostanziale, il raggiungimento di un rapporto equilibrato tra la conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie e l'uso sostenibile del territorio. E' bene sottolineare che la valutazione d'incidenza si applica sia agli interventi che ricadono all'interno delle aree Natura 2000, sia a quelli che pur sviluppandosi all'esterno, possono comportare ripercussioni sullo stato di conservazione dei valori naturali tutelati nel sito. La valutazione d'incidenza rappresenta uno strumento di prevenzione che analizza gli effetti di interventi che, seppur localizzati, vanno collocati in un contesto ecologico dinamico. Ciò in considerazione delle correlazioni esistenti tra i vari siti e del contributo che portano alla coerenza complessiva e alla funzionalità della rete Natura 2000, sia a livello nazionale che comunitario. Pertanto, la valutazione d'incidenza si qualifica come strumento di salvaguardia, che si cala nel particolare contesto di ciascun sito, ma che lo inquadra nella funzionalità dell'intera rete.

3.1 - La valutazione di incidenza ambientale nella normativa italiana

La normativa di riferimento nazionale è stata disposta sul dettato della “Direttiva Habitat” - Direttiva Europea 92/43/CEE, la quale, all’art. 6, comma 3, introduce la Valutazione d’incidenza. La Valutazione d'incidenza viene disciplinata dal D.P.R. 12 marzo 2003, n. 120 all’art. 6, il quale ha sostituito l'art.5 del DPR 8 settembre 1997 n. 357 che trasferiva nella normativa italiana i paragrafi 3 e 4 della direttiva "Habitat". Il DPR 357/97 è stato, infatti, oggetto di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea che ha portato alla sua modifica ed integrazione da parte del DPR 120/20032.

2 In base all'art. 6 del nuovo DPR 120/2003, comma 1, nella pianificazione e programmazione territoriale si deve tenere conto della valenza naturalistico-ambientale dei proposti siti di importanza comunitaria, dei siti di importanza comunitaria e delle zone speciali di conservazione. Si tratta di un principio di carattere generale tendente ad evitare che vengano approvati strumenti di gestione territoriale in conflitto con le esigenze di conservazione degli habitat e delle specie di interesse comunitario. Il comma 2 dello stesso art. 6 stabilisce che, vanno sottoposti a valutazione di incidenza tutti i piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunistico-venatori e le loro varianti. Sono altresì da sottoporre a valutazione di incidenza (comma 3), tutti gli interventi non direttamente connessi e necessari al mantenimento in uno stato di

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3.2 - La Valutazione di incidenza ambientale nella normativa regionale

La Regione Basilicata ha dato puntuale attuazione alle disposizioni nazionali e con la D.G.R. 2454 del 22 dicembre 2003, recante “Indirizzi applicativi in materia di valutazione di incidenza”, ai sensi del D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357, ha stabilito le modalità di presentazione degli studi di valutazione di incidenza, le tipologie di progetto e i piani da sottoporre a tale studio e l’ufficio competente a pronunciarsi in merito. Con D.G.R. 28 dicembre 2007, n. 1925 ha approvato il Programma di attuazione del D.M.A.T.T. 03.09.2002 “Linee guida per la gestione dei Siti Comunitari di Rete Natura 2000” in sede Regionale. Con proprio provvedimento n. 65 del 19.03.2008 il Presidente della Giunta Regionale ha decretato che i "Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZCS) e a Zone di protezione speciale (ZPS)" fissati dal MATT con D.M. del MATTM del 17 ottobre 2007 si applicano, ad integrazione della disciplina afferente la gestione dei siti che formano la rete Natura 2000 in attuazione delle direttive n. 79/409/CEE e n. 92/43/CEE, a tutti i Siti di Interesse Comunitario (SIC e ZPS) componenti Rete Natura 2000 di Basilicata. Inoltre, con lo stesso provvedimento, determinava le tipologie ambientali di riferimento per le ZPS definite dall'Art. 4 del decreto del MATT del 17 ottobre 2007 che interessano il territorio regionale e stabiliva, in relazione alla assegnazione delle ZPS alla tipologia ambientale di riferimento, i criteri minimi da applicarsi. conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti in un sito Natura 2000, ma che possono avere incidenze significative sul sito stesso, singolarmente o congiuntamente ad altri interventi. L'articolo 5 del DPR 357/97, limitava l'applicazione della procedura di valutazione di incidenza a determinati progetti tassativamente elencati, non recependo quanto prescritto dall'art.6, paragrafo 3 della direttiva "Habitat". Ai fini della valutazione di incidenza, i proponenti di piani e interventi non finalizzati unicamente alla conservazione di specie e habitat di un sito Natura 2000, presentano uno "studio" (ex relazione) volto ad individuare e valutare i principali effetti che il piano o l'intervento può avere sul sito interessato. Lo studio per la valutazione di incidenza deve essere redatto secondo gli indirizzi dell'allegato G al DPR 357/97. Tale allegato, che non è stato modificato dal nuovo decreto, prevede che lo studio per la valutazione di incidenza debba contenere: - una descrizione dettagliata del piano o del progetto che faccia riferimento, in particolare, alla tipologia delle azioni e/o delle opere, alla dimensione, alla complementarietà con altri piani e/o progetti, all'uso delle risorse naturali, alla produzione di rifiuti, all'inquinamento e al disturbo ambientale, al rischio di incidenti per quanto riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate; - un'analisi delle interferenze del piano o progetto col sistema ambientale di riferimento, che tenga in considerazione le componenti biotiche, abiotiche e le connessioni ecologiche. - Nell'analisi delle interferenze, occorre prendere in considerazione la qualità, la capacità di rigenerazione delle risorse naturali e la capacità di carico dell'ambiente. Il dettaglio minimo di riferimento è quello del progetto CORINE Land Cover, che presenta una copertura del suolo in scala 1:100.000, fermo restando che la scala da adottare dovrà essere connessa con la dimensione del Sito, la tipologia di habitat e la eventuale popolazione da conservare. - Per i progetti già assoggettati alla procedura di Valutazione d'Impatto Ambientale (VIA), la valutazione d'incidenza viene ricompresa nella procedura di VIA (DPR 120/2003, art. 6, comma 4). Di conseguenza, lo studio di impatto ambientale predisposto dal proponente dovrà contenere anche gli elementi sulla compatibilità fra progetto e finalità conservative del sito in base agli indirizzi dell'allegato G. - Per i piani o gli interventi che interessano siti Natura 2000 interamente o parzialmente ricadenti all'interno di un'area protetta nazionale, la valutazione di incidenza si effettua sentito l'ente gestore dell'area (DPR 120/2003, art. 6, comma 7). - Qualora, a seguito della valutazione di incidenza, un piano o un progetto risulti avere conseguenze negative sull'integrità di un sito (valutazione di incidenza negativa), si deve procedere a valutare le possibili alternative. In mancanza di soluzioni alternative, il piano o l'intervento può essere realizzato solo per motivi di rilevante interesse pubblico e con l'adozione di opportune misure compensative dandone comunicazione al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio (DPR 120/2003, art. 6, comma 9). - Se nel sito interessato ricadono habitat naturali e specie prioritari, l'intervento può essere realizzato solo per esigenze connesse alla salute dell'uomo e alla sicurezza pubblica, o per esigenze di primaria importanza per l'ambiente, oppure, previo parere della Commissione Europea, per altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico (DPR 120/2003, art. 6, comma 10). In tutti gli altri casi (motivi interesse privato o pubblico non rilevante), si esclude l'approvazione.

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4 - METODOLOGIA PROCEDURALE

Il presente studio per la valutazione d’incidenza ambientale è stato elaborato osservando le linee guida della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE di cui alle disposizioni dell’art. 6, paragrafi 3, 43 ed in ottemperanza alla vigente normativa nazionale (D.P.R. 8/9/97, n. 357 e s.m.i.), nella fattispecie di cui ai commi da 1 a 4 dell’art. 6 del D.to L.vo n. 120del 12 marzo 2003 e della normativa della Regione Basilicata la quale, con la DGR del 22/12/2003, n. 2454, precisa che deve essere presentata presso l’Ufficio Compatibilità Ambientale del Dipartimento Ambiente e Territorio apposita domanda di pronuncia della Valutazione di Incidenza corredata dei seguenti documenti in triplice copia: 1. Studio della Valutazione di incidenza (S.V.I.) articolato secondo i contenuti indicati dall’Allegato G, del D.P.R. 357/974 richiamati nell’“ALLEGATO II-a” “ALLEGATO II-b” del presente atto rispettivamente per i progetti e per i piani. 2. Per i Progetti: elaborati con livello tecnico di approfondimento sufficiente ad indicare i parametri dimensionali e strutturali dell’opera, nonché, l’elenco degli atti autorizzativi necessari per la realizzazione del progetto e le soluzioni alternative (tecnologiche e/o di ubicazione) prese in considerazione. 3. Per i Piani: elaborati con livello di approfondimento sufficiente ad indicare le previsioni dei Piano, nonché, l’elenco degli atti autorizzativi necessari per l’adozione definitiva dei Piano, e le soluzioni alternative prese in considerazione. 4. Supporto Magnetico contenente lo Studio della Valutazione di Incidenza (S.V.I.). Ed altresì stabilisce al punto 2) che nel caso di Progetti relativi ad interventi da sottoporre contestualmente anche alla Fase di Verifica o Screening prevista dalla L.R. 47/98, il proponente presenterà unitamente alla documentazione di cui all’art. 13 della citata legge, lo Studio della Valutazione di incidenza (S.V.I.). Di conseguenza, il presente S.V.I. è stato articolato secondo quanto previsto dall’Allegato II-a del DGR 2454/2003 “CONTENUTI DELLO STUDIO PER LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA DEI PROGETTI”, il quale stabilisce gli indirizzi applicativi in materia di V.Inc.A. e suggerisce gli elementi essenziali da produrre nello studio d’incidenza. Procedura: 1. Inquadramento dell’opera o dell’intervento negli strumenti di programmazione e di pianificazione vigenti; 2. Normativa ambientale di riferimento vigente; 3. Descrizione delle caratteristiche del progetto con riferimento, in particolare: – alle tipologie delle azioni e/o opere; – alle dimensioni e/o ambito di riferimento; – alla complementarietà con altri piani e/o progetti; – all’uso delle risorse naturali; – alla produzione di rifiuti; – all’inquinamento ed ai disturbi ambientali; – al rischio di incidenti per quanto riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate. 4. Area Vasta di influenza del progetto - Descrizione delle interferenze del progetto sul sistema ambientale considerando: – le componenti abiotiche;

3 COMMISSIONE EUROPEA - DG. Ambiente, 2001 - Valutazione di piani e progetti aventi un’incidenza significativa sui siti della Rete Natura 2000 - Guida metodologica Alle disposizioni dell’art. 6, paragrafi 3 e 4 della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE. Divisione valutazione d’impatto. Università Oxford. Oxford, Regno Unito

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– le componenti biotiche; – le connessioni ecologiche. 5. Dati ed informazioni di carattere ambientale, territoriale e tecnico, in base ai quali sono stati individuati e valutati i possibili effetti che il progetto può avere sull’ambiente e le misure che si intendono adottare per ottimizzarne l’inserimento nell’ambiente e nel territorio circostante, con riferimento alle soluzioni alternative tecnologiche e localizzative considerate ed alla scelta compiuta.

4.1 - Struttura metodologia e fasi della Valutazione di Incidenza

La metodologia procedurale della valutazione di incidenza, proposta dalla Commissione Europea, è un percorso di analisi e valutazione progressiva che si articola in 4 fasi principali. Si riporta di seguito il percorso valutativo della Valutazione di incidenza come proposto nelle “guide CEE”: • Fase 1: verifica (screening) – processo che identifica la possibile incidenza significativa su un sito Natura 2000 di un piano o un progetto, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, e che porta all’effettuazione di una valutazione di incidenza completa qualora l’incidenza risulti significativa; • Fase 2: valutazione “appropriata” - analisi dell’incidenza del piano o progetto sull’integrità del sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, nel rispetto della struttura e della funzionalità del sito e dei suoi obiettivi di conservazione, e individuazione delle misure di mitigazione eventualmente necessarie; • Fase 3: analisi di soluzioni alternative – individuazione e analisi di eventuali soluzioni alternative per raggiungere gli obiettivi del progetto o del piano, evitando incidenze negative sull’integrità del sito; • Fase 4: definizione misure di mitigazione e compensazione – individuazione di azioni, anche preventive, in grado di bilanciare le incidenze previste, nei casi in cui esistano soluzioni alternative o le ipotesi proponibili presentino comunque aspetti con incidenza negativa, ma per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico sia necessario che il progetto o il piano venga comunque realizzato.

Il presente elaborato nel rispetto degli indirizzi dell’allegato G al DPR 357/97, non modificato dal nuovo decreto: - descrive in modo dettagliato l’attività di navigazione analizzando le componenti ambientali potenzialmente interessate; - illustra la possibile incidenza sul sistema ambientale di riferimento derivante dall’attività analizzando le interferenze, le modificazioni ed i processi di trasformazione che l’attività potrebbe determinare direttamente o indirettamente, a breve o a lungo termine, temporaneamente o permanentemente, sull'ambiente naturale e le sue componenti biotiche e abiotiche; - descrive le misure previste per evitare, ridurre e compensare gli effetti negativi dell’attività sull'ambiente. Le interferenze debbono tener conto della qualità, della capacità di rigenerazione delle risorse naturali della zona e della capacità di carico dell’ambiente naturale, con riferimento minimo alla cartografia del progetto CORINE LAND COVER5.

5 Progetto CORINE LAND COVER: si tratta di un progetto che fa parte del programma comunitario CORINE, il sistemai informativo creato allo scopo di coordinare a livello europeo le attività di rilevamento, archiviazione, elaborazione e gestione di dati territoriali relativi allo stato dell’ambiente. Tale progetto ha previsto la redazione, per tutto il territorio nazionale, di una carta della copertura del suolo in scala 1:100.000.

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5 - INQUADRAMENTO DELL’ATTIVITA’ DI NAVIGAZIONE E DELLE OPERE FUNZIONALI NEGLI STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE E DI PIANIFICAZIONE VIGENTI

L’opera (intesa come infrastruttura esistente ovvero il pontile) e l’attività (navigazione lacuale) sono inquadrate nei seguenti strumenti di programmazione e pianificazione esistenti:

1) all’interno dell’area protetta “Sito Natura 2000 denominato Monte Vulture – Codice e Tipo Sito: IT9210210 C; 2) all’interno del Bacino idrominerario del Vulture, delimitato attraverso la L.R. n. 9 del 1984. 3) all’interno del Piano Territoriale Paesistico di Area Vasta - Laghi di Monticchio (o del Vulture) redatto dalla struttura regionale sulla base del decreto Ministeriale di vincolo 18.04.85, l'area era già in precedenza sottoposta a vincolo paesaggistico, con precedente D.M., ai sensi della 1497/39. L'area interessata dal Piano, approvato con Legge regionale n. 3 del 12.02.1990, coincide con quella del sistema dei Laghi di Monticchio e delle pendici boscate del Monte Vulture, delimitata ai sensi della L.431/85 e del D.M. 18/4/1985, e ricade nel territorio dei comuni di Atella, e Rionero in Vulture; 4) in prossimità di strutture soggette a vincolo architettonico dei Ruderi della Badia S. Ippolito in località Laghi di Monticchio - DM 25 giugno 1985 e della Grotta San Michele di Monticchio - Not. 23 febbraio 2013, 27 ottobre 2011, 12 ottobre 2011, inquadrate nel Regolamento Urbanistico 2012 del Comune di Atella (PZ) al paragrafo 4.2.2 Il territorio extraurbano; 5) nel territorio normato dal Regolamento Urbanistico in vigore, disciplinato dalle Norme Tecniche di Attuazione previste dal Piano Particolareggiato di Monticchio Laghi esecutivo di Monticchio Laghi (adottato con d.C.C. n. 48 del 28 settembre 2001 dai comuni di Rionero in Vulture ed Atella e approvato dalla Giunta Regionale di Basilicata con atto deliberativo n. 545 del 14 aprile 2006), redatto ai sensi della Legge Regionale n.3 del 12/02/1990 di approvazione del Piano Territoriale Paesistico di Area Vasta dei Laghi di Monticchio. Il Piano Particolareggiato (P.P.) infatti costituisce strumento attuativo del PTPAV e strumento urbanistico intercomunale, inoltre attua e specifica le norme, le prescrizioni e gli indirizzi del PTPVA al fine di rispondere alla domanda di trasformabilità espressa dagli operatori, coniugandola alla tutela delle risorse ambientali dell’ambito d’intervento; 6) nell’area soggetta a Vincolo paesistico imposto dalla legge del 29/6/1939 n. 1497; 7) nell’area soggetta a Vincolo idrogeologico: Il vincolo idrogeologico è stato imposto dalla legge 30/12/1923 n. 3267 ed è diretto a difendere la stabilità del terreno e ad evitare la denudazione ed il turbamento del buon regime delle acque superficiali. Questo vincolo interessa tutta la superficie boscata del sito; 8) in prossimità dell’area della Riserva Naturale Statale Grotticelle – Sito Natura 2000 Codice: IT9210140, istituita con. D.M. 11.09.71; 9) nell’area normata dal “Disciplinare di navigazione del Lago Piccolo di Monticchio” approvato con della DGR n. 2825 del 07/12/2004 e le successive disposizioni di cui alla DGR n.1461/2014; 10) all’interno della Riserva Naturale Regionale Lago Piccolo di Monticchio e l'annesso patrimonio forestale divenuti Riserva Naturale Regionale con D.P.G.R. n.1183 del 1984, in cui vige il Regolamento di gestione e fruizione della riserva naturale del Lago Piccolo di Monticchio L.R. n. 28/94 - Ultimo aggiornamento 26/05/2011. Il Presente Regolamento disciplina le modalità di tutela e di fruizione della Riserva Naturale del Lago

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Piccolo di Monticchio istituita con D.P.G.R. n.1183/84, ai sensi della L.R. 22.5.1980, n.42., La Riserva Naturale di Monticchio, ai sensi dell’art.4, comma 2 della Legge 28.6.1994, n 28 è classificata Riserva Naturale speciale.

Relativamente a quest’ultimo Regolamento, di seguito, si riportano gli articoli 25 e 26 funzionali allo studio dell’attività di navigazione in oggetto:

Art. 25 Navigazione 1. Nelle acque della Riserva Naturale è vietata la navigazione a tutte le imbarcazioni a motore di qualsiasi tipo. 2. Nelle stesse acque è consentita la navigazione alle sole imbarcazioni a remi e ai pedalò purché il loro numero non superi le 9 imbarcazioni in navigazione contemporaneamente. 3. L’autorizzazione per la navigazione, che può essere richiesta per una sola imbarcazione a remi, è rilasciata dalla Provincia con i criteri e i limiti di seguito indicati: - le autorizzazioni hanno durata annuale; - le domande devono essere presentate dai richiedenti entro il 28 febbraio di ogni anno; - il numero di autorizzazioni annuali che la Provincia può rilasciare non può essere superiore a venti; 4. In caso di presentazione di un numero di domande superiore al numero di autorizzazioni che la Provincia può rilasciare per quell’anno, per il rilascio delle autorizzazioni si terrà conto dei seguenti criteri di priorità: - tipologia dei natanti e loro impatto ambientale; - ordine cronologico di presentazione delle domande. 5. Eventuali procedimenti a carico dei richiedenti per violazioni alle norme del presente regolamento, costituiscono motivo di diniego dell’autorizzazione. 6. E’ vietato il parcheggio di natanti al di fuori delle aree a ciò destinate il numero dei quali non può essere superiore al numero di natanti autorizzato. 7. Al fine di tutelare la flora presente sulle sponde e per prevenire l’erosione delle stesse durante la navigazione, le imbarcazioni devono tenersi almeno a 25 metri di distanza dalla riva. E’ consentito oltrepassare tale limite minimo solo per le partenze e gli attracchi. 8. La Giunta Provinciale, al fine di perseguire una più efficace tutela dell’ecosistema lacuale, può limitare il numero complessivo delle autorizzazioni annuali, il numero di imbarcazioni in navigazione contemporanea di cui al comma 2 e modificare, aumentandola, la distanza di rispetto dalle rive di cui al comma 5, del presente articolo.

Art. 26 Esercizio dell'attività di noleggio di natanti non a motore 1. L’esercizio dell’attività di noleggio di natanti non a motore nelle acque lacuali della Riserva è subordinato all’ autorizzazione della Provincia e ha durata annuale. 2. Il richiedente deve allegare alla domanda le copie autentiche delle autorizzazioni alla navigazione, della licenza per l’esercizio dell’attività di noleggio di natanti e i documenti relativi all’omologazione dei mezzi che intende utilizzare, rilasciati dai rispettivi Uffici competenti oltre alla documentazione tecnica dei natanti che intende utilizzare per l’attività di noleggio. 3. Ad ogni richiedente può essere rilasciata l’autorizzazione per l’utilizzo di un numero massimo di tre delle concessioni disponibili. 4. E’ fatto obbligo agli esercenti l’attività di noleggio di rispettare tutte le disposizioni contenute nel presente Regolamento e nel disciplinare allegato all’autorizzazione e, in particolare, devono avere cura del luogo in cui esercitano la loro attività e dei pontili utilizzati per le partenze e gli approdi del natanti, il cui materiale, colore e la cui costruzione, devono essere conformi al tipo indicato dalla Provincia e comunque a basso impatto ambientale. 5. Durante la navigazione è vietato disperdere in acqua sostanze, oggetti o materiali, di qualsiasi tipo, che potrebbero arrecare danni alla fauna ittica e alla flora lacuale o che, comunque, possano deturpare l’ambiente.

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Oltre agli articoli specifici di cui sopra si riportano, nella nota 6 a margine, altri articoli6 altrettanto importanti in quanto collegati direttamente all’attività di noleggio di natanti e alle attività connesse. 11) all’interno della perimetrazione Parco Naturale Regionale del Vulture istituito con la Legge Regionale 20 novembre 2017, n. 28 “Istituzione del Parco Naturale Regionale del Vulture e relativo ente di gestione, ai sensi degli art. 9 e 10 della Legge Regionale 28 giugno 1994, n. 28, e s.m.i., testo aggiornato e coordinato con: L.R. 30 dicembre 2017, n. 39. Pubblicata sul Bollettino Ufficiale n. 46 del 21 novembre 2017;

Relativamente a quest’ultima Legge, di seguito, si riporta parte dell’articolato funzionale allo studio dell’attività di navigazione in oggetto e al contempo essenziale ai fini informativi per la committenza.

Art. 1 - Istituzione e finalità del Parco 1. Ai sensi degli art. 9 e 10 della legge regionale 28 giugno 1994, n. 28, e s.m.i., è istituito con la presente legge il “Parco Naturale Regionale del Vulture ”. 2. L'area del Parco Naturale Regionale del Vulture, comprende i territori dei Comuni di Atella, Barile, Ginestra, Melfi, Rapolla, Rionero in Vulture, Ripacandida, Ruvo del Monte, San Fele, così come ricompresi nell’allegata cartografia in scala 1:50.000 riportante il perimetro del Parco. In tale perimetro è inclusa la ZSC/ZPS “Monte Vulture” avente Codice IT9210210 e il SIC/ZPS “Lago del Rendina” avente Codice IT9210201 mentre esclude le porzioni di territorio sulle quali ricade la ZSC “Grotticelle di Monticchio” avente codice IT9210140, in quanto comprende la Riserva Statale “Grotticelle” in Comune di Rionero in Vulture istituita con D.M. 11.09.71 non perimetrabile nel Parco ai sensi dell’art. 22, comma 5 della legge 6 dicembre 1991, n. 394. 3. Costituiscono aree contigue ai sensi dell’art. 32 della legge n. 394/91 le aree non comprese nel perimetro di cui al comma 2 e ricomprese nella delimitazione del bacino idrominerario del Vulture di cui alla D.G.R. n. 2665/2001. I singoli Consigli comunali, con propria deliberazione da comunicare al

6 Art. 17 Disturbo della quiete e dell'ambiente naturale:1. Il disturbo della quiete, dell'ambiente naturale e le molestie alla fauna, sono vietati. 2. E' vietato, in particolare, usare o tenere in funzione apparecchiature acustiche e non, con o senza amplificazione del suono, a livelli di emissione acustica tali da arrecare disturbo alla quiete ed alla fauna. Art. 18 Attività cine-fotografica:1. L’attività fotografica e la ripresa di filmati all’esterno, a livello professionale e amatoriale, sono consentite senza l’uso di proiettori luminosi e quando non danneggino l’ambiente interessato e non arrechino disturbo e oggettivo pericolo alle attività di nidificazione e di riproduzione degli animali. 2. L’esercizio dell’attività professionale a scopo divulgativo è subordinato all’autorizzazione della Provincia, previo assenso di eventuali altri enti competenti. L’operatore è tenuto a consegnare alla Provincia una copia del materiale prodotto e a garanzia di ciò, versa una cauzione pari al 10% del valore stimato del materiale prodotto che sarà poi restituita dalla Provincia medesima alla consegna del materiale. Art. 19 Cartelli pubblicitari: 1. L’installazione di cartelli e l’apposizione di manifesti pubblicitari sono vietati. Art. 20 Danneggiamenti: Il danneggiamento delle attrezzature e degli arredi della Riserva Naturale comporta l’applicazione della sanzione amministrativa da L. 25.000 a L.250.000, oltre alla facoltà della Provincia di rivalersi dei danni subiti. Art. 24 Esercizio della caccia e della pesca:1. L’esercizio venatorio all’interno della Riserva è vietato. 2. L’esercizio della pesca dilettantistica nelle acque della Riserva naturale è consentito nel rispetto delle vigenti leggi. La Provincia si riserva la facoltà di disporre limitazioni, divieti e altre prescrizioni in relazione alla specificità dell’ecosistema lacustre. 3. Sono in ogni caso proibite, sotto qualsiasi forma, gare di pesca o simili manifestazioni a carattere agonistico, anche se con la previsione del rilascio del pescato in libertà. 4. Le violazioni di cui al comma 1 del presente articolo comportano l’applicazione degli artt. 21 lett.b) e 30 lett.d) e le altre norme eventualmente trasgredite della L.11.02.1992, n.157 oltre alla facoltà della Provincia di rivalersi dei danni subiti. ART. 35 Impatto ambientale delle opere: 1. Al fine di ridurre l’impatto ambientale delle opere e delle costruzioni private esistenti, la Provincia provvederà ad emanare opportune prescrizioni tecniche a cui le stesse devono essere adeguate e a prevedere adeguati incentivi per i proprietari, sotto forma di contributi, che saranno proporzionati alle spese necessarie per il recupero e all’importanza ai fini ambientali del recupero stesso. ART. 36 Norma Transitoria: 1. Per un periodo transitorio di anni tre, a decorrere dall’entrata in vigore del presente Regolamento, è consentita la navigazione a noleggio di una sola barca a motore elettrico nei soli giorni festivi e prefestivi e nel mese di agosto. 2. L’autorizzazione è rilasciata dalla Giunta Provinciale che fissa le prescrizioni per il godimento della stessa e i casi di revoca oltreché la disciplina del servizio di soccorso al quale è condizionato il rilascio della stessa autorizzazione, soccorso da effettuarsi anche nei giorni nei quali è consentita la sola navigazione a remi. 3. La Giunta Provinciale può revocare, in circostanze di accertati danni ambientali, in qualsiasi momento, l’autorizzazione concessa.

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Presidente della Comunità del Parco ed al Presidente della Giunta regionale, stabiliscono l’inserimento nel perimetro del Parco di cui al comma 2 delle aree contigue ricadenti nel proprio territorio. 4. L’area del Parco Naturale Regionale del Vulture è suddivisa nei seguenti livelli di tutela: a) livello di tutela 1 territori di elevato interesse naturalistico e paesaggistico con inesistente o limitato grado di antropizzazione; a tale livello di tutela sono sottoposte gli habitat delle aree ZPS/ZSC rientranti nel perimetro del Parco; b) livello di tutela 2 territori di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e culturale con limitato grado di antropizzazione, a tale livello di tutela sono sottoposte le aree che non rientrano nei livelli di tutela 1 e 3; c) livello di tutela 3 territori di rilevante valore paesaggistico, storico e culturale con elevato grado di antropizzazione; a tale livello di tutela sono sottoposti gli ambiti urbani, periurbani ed extraurbani produttivi di cui alla L.R. n. 23/99, individuati nei regolamenti urbanistici (RU) vigenti. Nel caso di comuni sprovvisti di RU, l’ambito di applicazione e livello di tutela 3 coincide con le zone omogenee A, B, C, D, F di cui al D.M. n. 1444/68, così come individuati dai Piani Regolatori Generali dei Piani di Fabbricazione vigenti in tali comuni. Tale perimetro si renderà conforme alle eventuali variazioni di perimetrazione dei RU. 5. I confini del Parco sono delimitati da cartelli segnaletici, da collocarsi in modo visibile lungo il perimetro dell'area, recanti la scritta "Regione Basilicata - Parco Naturale Regionale del Vulture" e relativi loghi. 6. Nell'ambito dei principi generali di cui all'art. 1 della legge regionale 28 giugno 1994, n. 28, l'istituzione del Parco Naturale Regionale del Vulture ha le seguenti specifiche finalità: a) tutelare e conservare le specie e gli habitat naturali nonché valorizzare le caratteristiche geologiche, paesaggistiche, storico-archeologiche e paleontologiche del territorio del Parco con particolare riferimento alla emergenza ambientale, geomorfologica ed idrogeologica costituita dai laghi vulcanici di Monticchio e del Monte Vulture; b) proteggere le specie animali e vegetali autoctone nell’area naturale, con particolare riferimento alla farfalla Acanthobrahmaea europaea, e alle specie di allegato della Direttiva Habitat (92/43/CE) e della Direttiva Uccelli (2009/147/CE), nonché alla faggeta di Monticchio situata al di sotto dei 600 mt. per il fenomeno di inversione termica, ricostruendo e proteggendo gli habitat maggiormente minacciati e reintroducendo le specie non più presenti o in via di estinzione; c) attuare le M.T.C. (Misure di Tutela e Conservazione) previste dalla normativa europea (Dir. Habitat e Dir. Uccelli) e dal D.M. 16 settembre 2013 nelle aree ZSC/ZPS ricadenti nel Perimetro del Parco Naturale Regionale del Vulture; d) organizzare il territorio per la fruizione per un’utenza ampliata (disabili, anziani, bambini) a fini culturali, scientifici, didattici, turistici e ricreativi, promuovendo iniziative atte a suscitare interesse e rispetto per gli ambienti naturali; e) promuovere lo sviluppo sostenibile mediante la riduzione della produzione di rifiuti con la attivazione di raccolta differenziata e l’utilizzo o la produzione di energie a basso impatto in coerenza con il P.I.E.A.R. (L.R. n. 8/2012) e razionalizzare l’uso delle risorse disponibili (specie animali e vegetali, habitat, suolo, sottosuolo, acqua, patrimonio agro-silvo-pastorale, paesaggio) nonché promuovere lo sviluppo socio – economico e culturale dell’area, attraverso la valorizzazione del territorio e lo sviluppo su di esso delle attività ecocompatibili con particolare riferimento a quelle eco-turistiche, scientifiche, escursionistiche, agro-silvo-pastorali, enogastronomiche e di agricoltura biologica; f) sviluppare azioni volte ad attuare una efficace azione di manutenzione del territorio, di contrasto a fenomeni di dissesto idrogeologico e di recupero delle aree degradate anche attraverso interventi di sistemazioni idraulico – forestali, con tecniche eco-compatibili ed attraverso la redazione dei piani di assestamento forestale così come previsto dalla L.R. n.42/98 “Norme in materia forestale”; g) promuovere la ricerca scientifica sul territorio del parco nel rispetto delle esigenze di salvaguardia del patrimonio naturalistico ed ambientale del parco; h) salvaguardare e valorizzare le tradizioni e gli aspetti antropologici dell'area, con particolare riferimento agli avvenimenti storici legati al fenomeno del brigantaggio, alla figura di Federico II e alle tradizioni delle popolazioni Arbereshe; i) salvaguardare e valorizzare i centri storici ed i nuclei rurali (esempio il Parco delle Cantine di Barile), anche attraverso il recupero della cultura della manutenzione e dei mestieri tradizionali, anche ai fini della destinazione turistica; j) individuare forme di agevolazione a favore dei proprietari, dei conduttori e dei cittadini residenti nel territorio del Parco, attraverso l’utilizzo delle risorse naturali, in favore dell’occupazione; k) promuovere attività culturali per il tempo libero, nella salvaguardia degli ambienti lacustri e boschivi e nella garanzia della manutenzione, contrastando eventuali processi di abbandono;

15 l) agevolare, anche in forma di cooperativa, le attività produttive compatibili, con particolare riferimento alla produzione artigianale tradizionale ed agro-silvo-pastorale; m) promuovere e gestire servizi turistici, culturali, sociali, sportivi collegati alla fruizione ambientale ed alla valorizzazione del rapporto uomo-natura; n) contribuire all’armonico sviluppo economico dell’intero territorio. 1. Il Consiglio direttivo dell'Ente Parco, entro un anno dalla sua costituzione, predispone il Piano per il Parco, nel rispetto della vigente normativa statale e regionale di tutela ambientale e delle finalità di cui all’art. 1, delle quali costituisce strumento di attuazione ai sensi dell'art. 25, della legge 6 dicembre 1991, n. 394 ed ha, altresì, valenza di Piano Territoriale Paesistico di Area Vasta, in attuazione dell’intesa stipulata in data 14 settembre 2011 tra Regione Basilicata, MiBACT e MATTM.

DISCIPLINA DI TUTELA ED ATTIVITÀ DI PROGRAMMAZIONE

Art. 14 -Divieti generali 1. Sono vietate su tutto il territorio del Parco regionale del Vulture, le seguenti attività: a) la cattura, l’uccisione, il danneggiamento ed il disturbo delle specie animali, ad eccezione di quanto eseguito per fini di ricerca e di studio previa autorizzazione dell'Ente Parco, salvo gli eventuali abbattimenti selettivi necessari per ricomporre equilibri ecologici accertati dall’ Ente Parco ai sensi dell'art.11, comma 4, legge 6 dicembre 1991, n.394; b) la raccolta ed il danneggiamento della flora spontanea, dei licheni e dei funghi, fatte salve le attività agro-silvo-pastorali nel rispetto delle vigenti normative e i diritti reali e gli usi civici delle collettività locali, che sono esercitati secondo le consuetudini locali (così come recita l’art.19 comma 4. della L.R. n. 28/1994); c) l’abbandono anche temporaneo dei rifiuti e detriti; d) l’introduzione in ambiente naturale non recintato di specie vegetali o animali estranee alla flora ed alla fauna autoctona; e) il prelievo di materiali di rilevante interesse geologico e paleontologico, ad eccezione di quello eseguito, per fini di ricerca e di studio previa autorizzazione dell'Ente Parco; f) l’apertura e l’ampliamento di nuove cave, miniere e discariche tranne che per i progetti già sottoposti a valutazione di impatto ambientale in data precedente all’entrata in vigore della presente legge; g) l’introduzione da parte di privati, di armi, esplosivi, qualsiasi mezzo distruttivo o di cattura se non autorizzata, fatto salvo quanto previsto dall'art.21, comma 1, lettera g) della legge n.157/1992; h) il campeggio al di fuori delle aree destinate a tale scopo ed appositamente attrezzate ad eccezione del campeggio temporaneo autorizzato; i) l’accensione dei fuochi, salvo quanto prescritto dalle norme regionale e nazionali, in particolare il D. Lgs n. 152/2006 (T.U. Ambiente) come modificato dalla legge n. 116/2004 e s.m.i.; j) il sorvolo non autorizzato dalle competenti autorità secondo quanto espressamente definito dalle leggi sulla disciplina del volo e dall'Ente Parco per quanto attiene alle necessità di tutela delle aree di cui all'art.1; k) il transito dei mezzi motorizzati fuori dalle strade statali, provinciali, comunali, vicinali gravate da servitù e fatta eccezione per i mezzi di servizio e per i mezzi accessori all'esercizio delle attività agro – silvo – pastorali; l) la circolazione di natanti a motore nei bacini lacustri, ad eccezione delle attività di sorveglianza, di soccorso e per eventi culturali/sportivi promossi ed autorizzati dall’Ente Parco; m) la costruzione nelle zone agricole di qualsiasi tipo di recinzione, ad eccezione di quelle necessarie alla sicurezza delle abitazioni e degli impianti tecnologici, di quelle accessorie alle attività agro – silvo - pastorali, purché realizzate utilizzando tipologie e materiali tradizionali, e delle delimitazioni temporanee a protezione delle attività zootecniche; n) lo svolgimento di attività pubblicitarie e segnalazioni luminose al di fuori dei centri urbani, non autorizzate dall'Ente Parco; o) l'attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sia liquidi che gassosi e relative infrastrutture tecnologiche ai sensi del D.P.R. 18 aprile 1994, n. 526; p) la realizzazione di opere che comportino la modifica del regime e della qualità delle acque, fatte salve quelle necessarie alla sicurezza delle popolazioni e le opere minori legate all’esercizio delle attività agro-silvo-pastorali tradizionali, che comunque non incidono sugli alvei naturali e comunque coerentemente con le norme di tutela del Bacino idro-minerario del Vulture.

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Art. 15 - Divieti per il livello di tutela 1 1. Nelle aree in cui vige il livello di tutela 1 di cui all’art.1 sono operanti in particolare i seguenti ulteriori divieti: a) la realizzazione di opere tecnologiche ad eccezione degli impianti di approvvigionamento idrico di modesta entità ed antincendio, previa autorizzazione dell'Ente Parco; b) la realizzazione di nuovi edifici ed il cambio di destinazione d'uso di quelli esistenti, fatte salve le strutture di servizio agli impianti turistici e sportivi esistenti e quanto già previsto, per le opere tecnologiche, dal PPE del PTPAV “Laghi di Monticchio” e successivo Accordo Quadro; c) le utilizzazioni boschive, fatti salvi gli interventi necessari alla prevenzione degli incendi, gli interventi fitosanitari, le cure colturali e gli interventi selvicolturali ritenuti dall'Ente Parco opportuni per la salvaguardia dei boschi e comunque previsti dal PAF; d) l'uso dei fitofarmaci, fatti salvi gli interventi ritenuti dall’Ente Parco opportuni per la salvaguardia di ecosistemi naturali e semi-naturali; e) la realizzazione di nuovi tracciati stradali e nuove opere di mobilità, ad eccezione di quelle di servizio per le attività agro-silvo-pastorali.

Art. 16 - Divieti per il livello di tutela 2 e 3 1. Nelle aree in cui vige il livello di tutela 2 di cui all’art.1 sono operanti, oltre ai divieti generali di cui all'articolo 14, il divieto delle utilizzazioni boschive su territori di proprietà demaniale non previste nei piani di assestamento forestale già vigenti e/o in fase di approvazione o approvati dall'Ente Parco, fatti salvi gli interventi necessari alla prevenzione degli incendi, gli interventi fitosanitari, le cure colturali e gli interventi selvicolturali ritenuti dall'Ente Parco opportuni per la salvaguardia dei boschi. 2. Nelle aree in cui vige il livello di tutela 3 sono operanti i divieti generali di cui all’art. 14.

Art. 17 - Regime autorizzativo generale 1. L'adozione dei nuovi strumenti urbanistici generali e loro varianti generali e parziali, per la parte ricadente nell'area del Parco, presuppone il parere dell’Ente Parco da acquisire in sede di Conferenza di Pianificazione di cui alla L.R. n. 23/1999. 2. Le utilizzazioni boschive su territori ricadenti all'interno del perimetro del Parco vengono autorizzate dall'autorità competente territorialmente, secondo le normative nazionali e regionali vigenti in materia. 3. A norma del D. Lgs. n. 42/2004 art.142, lettera f) “le aree a parco e le riserve nazionali e regionali, nonché i terreni di protezione esterne ai Parchi” sono considerate di interesse paesaggistico e sottoposte a regime di vincolo. 4. Non sono sottoposti a regime autorizzativo gli interventi elencati all’art.149 del D. Lgs. n. 42/2004, fatto salvo quanto previsto dal medesimo articolo 149 del D. Lgs. n. 42/2004, in considerazione di quanto stabilito nell’intesa stipulata in data 14 settembre 2011 tra Regione Basilicata MiBACT e MATTM. 5. Sono assoggettati a procedimento semplificato di autorizzazione paesaggistica tutti gli interventi elencati all’allegato 1) previsto dall’art. 1, comma1 del D.P.R 9 luglio 2010, n.139; le procedure di semplificazione sono disciplinate dagli artt. 2, 3, 4, 5, 6 del D.P.R. medesimo.

Art. 18 - Regime autorizzativo per il livello di tutela 1 1. Salvo quanto disposto dagli articoli 14 e 15 sono sottoposti ad autorizzazione dell'Ente Parco i seguenti interventi: a) le opere tecnologiche così come alla lettera a) dell’art.15 comma 1; b) interventi di restauro e di risanamento conservativo e di ristrutturazione edilizia così come definiti dalla normativa vigente. 2. Resta ferma la possibilità di realizzare interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria ai sensi della normativa in materia dandone comunicazione all’Ente Parco.

Art. 19 - Regime autorizzativo per il livello di tutela 2 1. Salvo quanto disposto dagli articoli 14 e 16 sono sottoposti ad autorizzazione dell'Ente Parco i seguenti interventi: a) opere che comportino modificazione del regime e la qualità delle acque al fine della sicurezza delle popolazioni; b) opere tecnologiche quali elettrodotti con esclusione delle opere necessarie alla elettrificazione rurale, gasdotti con esclusione delle reti di distribuzione, acquedotti con esclusione delle reti di distribuzione, depuratori e ripetitori, con esclusione delle opere a servizio di impianti riconducibili a fonti rinnovabili

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quali l’eolico in corso di realizzazione per scelte già adottate dalle singole amministrazioni comunali alla data dell’entrata in vigore della presente legge; c) l'apertura di nuove strade e la realizzazione di nuove opere di mobilità che comportino interventi di rilevante trasformazione del territorio. 2. Per gli interventi di rilevante trasformazione del territorio, o comunque soggetti a procedura di VIA e/o VIncA, che siano in corso d’opera alla data di entrata in vigore della presente legge, i soggetti titolari delle opere trasmettono all'Ente di gestione, entro e non oltre trenta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, secondo quanto disposto dal successivo articolo 20, l'elenco delle opere accompagnato da una relazione dettagliata sullo stato dei lavori contenente l'indicazione del luogo ove sono depositati i relativi progetti esecutivi. In caso di mancata comunicazione delle informazioni previste dal presente comma l'ente di gestione provvederà ad ordinare in via cautelativa la sospensione dei lavori.

Art. 20 - Regime autorizzativo per il livello di tutela 3 1. Nelle aree di zona 3 di cui all’art. 1 sono fatte salve le previsioni contenute negli strumenti urbanistici comunali già approvati o comunque adottati alla data di entrata in vigore della presente legge. Successivamente all’entrata in vigore della presente legge, l’approvazione di nuovi strumenti urbanistici comunali è subordinata al parere dell’Ente Parco.

Art. 21- Modalità di richiesta delle autorizzazioni 1. Il rilascio delle autorizzazioni da parte dell'Ente Parco, per quanto disposto agli articoli 17, 18 e 19 è subordinato al rispetto da parte del richiedente delle seguenti condizioni: a) l'autorizzazione è rilasciata per le opere non ricadenti in livello 1, entro sessanta giorni dalla ricezione della documentazione richiesta, completa in ogni sua parte; tale termine potrà essere prorogato di ulteriori trenta giorni per necessità di istruttoria; decorsi i predetti termini l'autorizzazione si intende rilasciata;

Con l’Art. 22 al punto 1. Il Consiglio direttivo dell'Ente Parco, entro un anno dalla sua costituzione, predispone il Piano per il Parco, nel rispetto della vigente normativa statale e regionale di tutela ambientale e delle finalità di cui all’art. 1, delle quali costituisce strumento di attuazione ai sensi dell'art. 25, della legge 6 dicembre 1991, n. 394 ed ha, altresì, valenza di Piano Territoriale Paesistico di Area Vasta, in attuazione dell’intesa stipulata in data 14 settembre 2011 tra Regione Basilicata, MiBACT e MATTM.

Con l’Art. 25 – Regolamento del Parco al punto 1. Entro 6 mesi dall'approvazione dello Statuto, l'Ente Parco adotta, nel rispetto del piano di cui al precedente art. 22, qualora vigente, un regolamento che disciplina l'esercizio delle attività consentite entro il territorio del Parco.

Con l’Art. 35 – Modifiche delle norme previgenti e norme di rinvio, comma 1, è abrogato L’art.2 della legge regionale 22 febbraio 2005, n. 12. 2. Il punto 2) della lettera a) del comma 1 dell’art. 10 della legge regionale 28 giugno 1994, n. 28 è sostituito dal vigente “Parco Naturale Regionale del Vulture”. 3. La D.G.R. n.170/2014 è modificata nei punti in cui prevede la Provincia di Potenza quale Ente gestore della ZSC “Monte Vulture” e in tali punti “Provincia di Potenza” deve essere sostituito con "Ente Parco Naturale Regionale del Vulture". 4. Per quanto non espressamente disciplinato dalla presente legge, si applicano le disposizioni contenute nella legge 6 dicembre 1991 n. 394 e nella legge regionale 28 giugno 1994, n. 28, in quanto compatibili.

Di seguito è riportato lo stralcio della cartografia in scala 1:50.000 di cui all’Art. 1 della LR 28/2017 “Inquadramento su base IGM della Perimetrazione e zonazione del Parco Naturale Regionale del Vulture” con relative legende – Cartografia pubblicata sul BUR n.46 del 21/11/2017.

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Cartografia in scala 1:50.000

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6 - DESCRIZIONE DELLE CARATTERISTICHE DELL’ATTIVITA’/PROGETTO

L’azione di cui alla presente relazione riguarda l’esercizio dell’attività di noleggio di natanti - pedalò non a motore - nelle acque lacuali della Riserva Naturale del Lago Piccolo di Monticchio, nonché la gestione e la cura del pontile (utilizzato per l’attracco, le partenze e gli approdi dei natanti) e dell’area adibita alla ricezione degli utenti. Di seguito si riporta e si descrive la tipologia di attività, le informazioni relative all’inquadramento dell’opera e dell’attività, le caratteristiche tecniche e fisiche dell’opera (pontile esistente) e dei natanti funzionali e connessi all’attività di navigazione, nonché i tempi di utilizzo, gli obiettivi che si intendono perseguire, le motivazioni che ne rendono necessaria l’attuazione e le eventuali alternative rispetto all’attività proposta.

6.1 Tipologia dell’azione/attività e delle opere

La tipologia di azione/attività e delle opere nel cotesto specifico si configura con l’attività di navigazione da diporto sul Lago Piccolo di Monticchio, attuata tramite l’utilizzo di n. 3 natanti a pedali “pedalò”. L’attività di navigazione è funzionale al rispettivo pontile di attracco. Nelle stagioni scorse ed in particolare nella stagione 2017, in deroga alle prescrizioni del Disciplinare per la navigazione del lago piccolo di Monticchio, con nota prot. n. 128777/73AF del 29 luglio 2011 e successive riferite alle annualità seguenti (DGR n.1461/2014), tale attività si effettuava anche attraverso l’utilizzo di un natante a motore a scoppio di ultima generazione, ad emissioni ridotte, ecologicamente paragonabile ad un motore elettrico (di cui, per conoscenza, di seguito si riporteranno le caratteristiche tecniche).

6.1.1 – Inquadramento dell’opera all’interno dell’area protetta L’area di cui al presente studio ricade all’interno del Sito ZSC/ZPS della Rete Ecologica Natura 2000 denominato Monte Vulture (Tipo: F; Codice sito: IT92100210). Tale sito è incluso nel perimetro del Parco Naturale Regionale del Vulture e comprende i territori dei Comuni di Atella, Barile, Melfi, Rapolla e Rionero in Vulture.

Inquadramento del lago Piccolo (retino celeste) e del pontile (punto rosso) all’interno del Sito ZSC/ZPS “Monte Vulture” avente Codice IT9210210 (Fo.RSDI Basilicata)

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Inquadramento puntuale dell’area oggetto di studio (retino rosso) all’interno dell’ordito catastale sovrapposto all’ortofoto 2013 e riferito al Sito ZSC/ZPS “Monte Vulture” (Fo.RSDI Basilicata)

6.1.2 – Ubicazione dell’opera e dell’attività

Il terreno, inteso quale suolo demaniale dato in concessione annualmente dalla Regione Basilicata e funzionale all’esercizio dell’attività di navigazione di cui alla presente relazione, è ubicato fisicamente sul margine destro a sud dell’istmo, immediatamente a valle del Lago Piccolo, lungo la linea di compluvio delle acque del lago a quota 656 metri sul livello del mare.

Inquadramento puntuale (retino rosso) dell’area oggetto di studio all’interno dello stralcio della Carta Tecnica Regionale al 5000 (Fo.RSDI Basilicata)

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Il terreno è catastalmente allibrato al Foglio n. 1, particella catastale n. 51/in parte del Comune di Atella, ed è rappresentato nello specifico dall’area libera di pertinenza per la ricezione dell’utenza e da un manufatto adibito a struttura turistico-ricettiva - pontile di attracco dei natanti (Allegato 1 – Mappa Redatta dalla Regione Basilicata ai fini della Concessione al sig. Giammatteo Angelo – Scala 1:200, Scheda n. 15). La struttura in oggetto potrebbe essere identificata all’art. 9 (Categorie di destinazione d’uso degli edifici) del Piano Particolareggiato di Monticchio Laghi con la sigla PE – Pubblici esercizi e/o attività di servizio (attività ludico-sportive per il tempo libero all’aperto). La particella catastale che include il Lago Piccolo è la n. 50 del Foglio 1 del Comune di Atella.

Inquadramento del Lago Piccolo di Monticchio e dell’area ospitante il pontile (cerchiata di rosso) all’interno dell’ortofoto con sovrapposto l’ordito catastale (Fo. foto aerea – anno 2013, RSDI Basilicata)

Zummata sulla Particella Catastale n. 51 del Foglio 1 - Comune di Atella, ospitante il pontile e l’area adibita alla ricezione degli utenti (cerchio rosso) (Fo. Ortofoto anno 2013, RSDI Basilicata.)

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6.1.3 – Cartografia di riferimento allegata

Per l’inquadramento cartografico puntuale dell’area oggetto d’intervento, ricadente in territorio extraurbano di Atella, è stato scelto uno stralcio della Tavoletta IGM al 25.000 – Foglio N° 451 Sez. I Melfi, serie 25 – edizione 1 del 1995, opportunamente sviluppata con i popolamenti boschivi differenziati per specie. Sulla carta è evidenziata, attraverso l’apposito segno grafico circolare di colore rosso, il sito in oggetto e i due punti di ripresa fotografica panoramici (foto inserite nel report fotografico) indicati sulla carta con frecce di colore blu (Prospetto riportato di seguito).

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È stato riportato, inoltre, un stralcio della Carta Tecnica Regionale - CTR in scala 1:5.000 estrapolato dallo strumento di pianificazione paesistica vigente P.P. di Monticchio Laghi - Tavola G 02 - CARTA GEOLITOLOGICA GEOMORFOLOGICA che, oltre a riportare la valenza geologica, evidenzia nello specifico il contesto paesaggistico e l'area dell'intervento.

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Per completare l’inquadramento dell’area oggetto d’intervento vengono di seguito restituiti due stralci delle tavole P.T.P.V.A. adottate anche dal P.P. che illustrano i vincoli (Tavola V 02 - CARTA DEI VINCOLI ISTITUZIONALI PAESISTICI in scala 1:10.000 –) e i caratteri percettivi dell’area (Tavola V 02 - CARTA DEI CARATTERI PERCETTIVI in scala 1:10.000 - Allegato 7).

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Mentre per l’inquadramento dell’area di ricezione e del pontile, ai fini della descrizione delle caratteristiche tecniche dell’opera, vengono allegate le tavole 1 e 2, in scala 1:50, dell’elaborato tecnico in Vostro possesso, protocollato C/O la Regione Basilicata AOO Giunta Regionale in data 11 marzo 2016, riportanti la pianta del pontile/passerella e l’area di sosta utenti. Queste tavole vengono allegate a seguito di specifica richiesta del committente il quale le ritiene giuste ai fini delle dimensioni/superfici delle aree concesse (Allegato 1). A seguito di tale richiesta il sottoscritto si è limitato a verificare in campo le misure riportate nelle rispettive tavole.

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6.1.4 – Caratteristiche tecniche e fisiche dei natanti

Le caratteristiche tecniche e fisiche relative ai mezzi natanti in dotazione sono riportate di seguito.

Il parco macchine della ditta “Giammatteo Angelo Barche” è così composto: - N° 2 Pedalò modello SUNNY SPECIAL della ditta Martini Costruzioni Nautiche srl Cesena FC – Anno di acquisto 2004 – Lunghezza compresa tra 3 e i 4 metri. Natante omologato per il trasporto di n. 4 persone, massimo 6 persone con l’aggiunta degli accessori di bordo (cuscini).

N° 2 Pedalò modello SUNNY SPECIAL

- N° 1 Pedalò modello SUNNY SPECIAL della ditta Martini Costruzioni Nautiche srl Cesena FC – Anno di acquisto 2009 – Lunghezza compresa tra 3 e i 4 metri. Natante omologato per il trasporto di n. 4 persone, massimo 6 persone con l’aggiunta degli accessori di bordo (cuscini).

- N° 1 Natante a motore della Marine Motors Italia SPA, modello LANDA II – Omologato per il trasporto di n. 10 persone. L’imbarcazione è dotata di due motori sostituibili: il primo è un motore fuoribordo Mercury Merc 25/1988, profilo antinquinamento, funzionante con percentuale di miscela ridotta al 2% e dotato di sistema di recupero e riciclaggio del lubrificante incombusto il quale viene reinserito nel ciclo di funzionamento normale senza scarico all’esterno; il secondo motore fuoribordo a benzina della Ditta costruttrice BRP US Inc., adottato dal 2017 a seguito di specifica richiesta da parte dell’Ufficio competente al rilascio dell’autorizzazione alla navigazione, è un motore di ultima generazione (E40DHGLAGC/EV 40 HP – HO – 20” ETEC/REM/EL/PT GREY), conforme ai requisiti di emissioni acustiche e di gas di scarico disposti dalla Direttiva 2013/53/EU per i motori di propulsione imbarcazioni da diporto. Motore classificato a 4 stelle con emissioni di scarico estremamente ridotte, attestazione fornita dalla ditta Sport Nautica BIEMME di Margherita di Savoia (FG).

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N° 1 Pedalò modello SUNNY SPECIAL e N° 1 Natante a motore LANDA II

6.1.5 – Caratteristiche tecniche e fisiche del pontile e dell’area adibita alla ricezione utenti

Di seguito si riportano le caratteristiche tecniche relative al pontile. L’ordito del pontile è stato realizzato attraverso la creazione di una palificata in legno composta da morali a sezione rettangolare (cm 24 x 14) della lunghezza di 2,50/2,60 metri. I morali di legno di larice, opportunamente trattati, sono stati infissi con battipalo nel fondo del lago per una profondità pari a circa 1,5 metri e stabilizzati con materiale arido di cava. Successivamente è stata creata una trave di coronamento perimetrale in cemento armato al di sopra della quale è stata realizzata la struttura portante con arcarecci di legno posti ad interasse di circa cm 70. Sulla struttura è stato fissato un tavolato dello spessore pari a mm 35. Il pontile di forma rettangolare sviluppa in pianta una superficie pari a 51metri quadrati (dimensioni: mt. 10,05 di lunghezza per mt. 5,05 di larghezza). Il perimetro esterno del pontile, ad eccezione del lato che poggia sulla terraferma, è chiuso da tavole di legno simili a quelle utilizzate per la pavimentazione dello stesso. Parte della superficie calpestabile del pontile, pari a mq 22,16, è destinata all’imbarco ed allo sbarco dell’utenza. La restante superficie di mq 28,84 è destinata alla sosta dell’utenza in attesa dell’imbarco. La piattaforma in legno è protetta sul lato sinistro da una staccionata in legno realizzata con pali tondi di pino infissi nel terreno e ancorati all’ordito sottostante. La porzione frontale è protetta verso l’esterno (lago) da una rete elettrosaldata dell’altezza pari a mt 1,50 fissata a montanti tondi. Il lato destro del pontile è protetto da una palificata orizzontale in legno formata da tavole piane fissate su montanti tondi. Tale struttura separa la zona di accesso al pontile (Cassa) dalla zona di sosta attrezzata con fioriere e panche in legno. L’area di pertinenza adibita alla ricezione dell’utenza è posizionata nella porzione di terreno antistante l’imbarcadero ed è fisicamente composta da terreno naturale diffusamente costipato e privo di cotico erboso. L’area è stata stimata nel 2009 dall’Ufficio Foreste e Tutela del Territorio pari a mq 75 (Prospetto allegato di seguito - Mappa Redatta dalla Regione Basilicata ai fini della Concessione al Sig. Giammatteo Angelo – Scala 1:200, Scheda n. 15 – Anno 2009).

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Pontile e area di pertinenza adibita alla ricezione dell’utenza, vista frontale dal piano strada circumlacuale

Pontile e area adibita alla ricezione dell’utenza, vista dal fronte destro della Part. n.51 F.5 - Atella

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Vista del lato sinistro del Pontile

Vista del lato destro del Pontile

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Riscontro planimetrico della superficie calpestabile del pontile, destinata all’imbarco ed allo sbarco dell’utenza, misurata attraverso l’utilizzo della funzione poligono applicata all’ortofoto 2013. Il riscontro ha prodotto una superficie pari a cica mq 51 (Fo. RSDI Basilicata)

6.1.6 - Elenco degli atti autorizzativi necessari per lo svolgimento dell’attività

Le informazioni relative alle superfici date temporaneamente in concessione scaturite dalla documentazione in possesso del committente.

Anno 1988 – Concessione temporanea, istanza inoltrata il 15/04/1988, autorizzata il 12/05/1988 da parte dell’Urbanistica e Ambiente Dipartimento Assetto del territorio - Potenza per l’uso di n. 6 pedalò e n. 1 piccola imbarcazione a motore elettrico nel Lago Piccolo di Monticchio; Anno 1989 – Convenzione annuale dal 01/01/1989 al 31/12/1989 da parte dell’Ufficio Gestione del Patrimonio Forestale - Potenza per l’immissione di n. 6 pedalò e n. 1 barca a motore elettrico nel Lago piccolo di Monticchio; Anno 1998 – concessione temporanea di mq 183,33 di suolo regionale (Istanza del 26/01/1998, Rilievo planimetrico redatto dal Funzionario Regionale); Anno 1999 – concessione temporanea di mq 67,43 di suolo regionale di cui mq 27,52 occupati da imbarcadero e mq 39,91 occupati per attività ricettiva connessa alla navigazione (Convenzione relativa alla concessione temporanea dal 09/07/1999 al 31/12/1999); Anno 2009 – Concessione occupazione temporanea di suoli demaniali pari a mq 102,43 da parte dell’Ufficio Foreste e Tutela del Territorio della Regione Basilicata (istanza n. 222562/75AD del 13/11/2008); Anno 2012 – Convocazione del 05/04/2012, prot. 0062350/75 AD, per la verifica dei requisiti atta al rilascio della concessione e verbale del 16/04/2012 in cui il Sig. Giammatteo dichiara di aver occupato l’area regolarmente concessa così come risulta dalla planimetria allegata pari a mq 150,93 (Prospetto allegato al paragrafo 6.1.5 – Mappa Redatta dalla Regione Basilicata ai fini della Concessione al Sig. Giammatteo Angelo – Scala 1:200, Scheda n. 15 – Anno 2009). Dalla documentazione fornitami in visione dal committente si evince la concessione continuativa fino al 2017 e il pagamento della quota per la concessione di occupazione temporanea di suoli demaniali per l’anno 2018 (ricevuta del 29/03/2018).

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6.1.7 - Tempi e carico massimo dei natanti sul lago

Come disposto dalla DGR 28/11/2014 n. 1461, l’attività di navigazione sul lago prevede, fino al 31/12/2018, un uso continuativo di 9 mesi in luogo dei 6 mesi previsti al primo punto del comma 2 dell’art. 5 del vigente “Disciplinare di navigazione del Lago Piccolo di Monticchio” approvato con della DGR n. 2825 del 07/12/2004 e le successive disposizioni di cui alla DGR n.1461/2014. La DGR 28/11/2014 n. 1461 oltre a disporre sul periodo e la data di cessazione, stabilisce anche il carico di natanti complessivo massimo sul lago pari a 9, il numero di pedalò pari a 3 per singolo operatore e i criteri di massima di cui alla lettera a), b), c) e d) della delibera n. 1461/2014.

6.1.8 - Obiettivi

Gli obiettivi che si intendono perseguire coincidono con alcune delle specifiche finalità introdotte dall’Art. 1 della L. R. 28/2017 che al punto 6 let. e) intende: …razionalizzare l’uso delle risorse disponibili (specie animali e vegetali, habitat, suolo, sottosuolo, acqua, patrimonio agro-silvo-pastorale, paesaggio) nonché promuovere lo sviluppo socio – economico e culturale dell’area, attraverso la valorizzazione del territorio e lo sviluppo su di esso delle attività ecocompatibili con particolare riferimento a quelle eco-turistiche, scientifiche, escursionistiche, agro-silvo-pastorali, enogastronomiche e di agricoltura biologica. Mentre alla let. j) intende individuare forme di agevolazione a favore dei proprietari, dei conduttori e dei cittadini residenti nel territorio del Parco, attraverso l’utilizzo delle risorse naturali, in favore dell’occupazione; alla let. k) promuovere attività culturali per il tempo libero, nella salvaguardia degli ambienti lacustri e boschivi e nella garanzia della manutenzione, contrastando eventuali processi di abbandono; e ancora, alla let. m) promuovere e gestire servizi turistici, culturali, sociali, sportivi collegati alla fruizione ambientale ed alla valorizzazione del rapporto uomo-natura; ed in fine, alla let. n) contribuire all’armonico sviluppo economico dell’intero territorio.

6.1.9 - Motivazioni che ne rendono necessaria l’attuazione

Le motivazioni che rendono tale attività “necessaria” sono direttamente conseguenziali alle finalità poste in essere dall’Art 1, punto 6 lett. e), j), k), m) e n), dell L.R. 28/2017. Infatti, attraverso l’esercizio di tale attività, oltre ad offrire al turista la possibilità di godere ed ammirare la cavea naturale del Lago Piccolo di Monticchio da un punto di vista differente - interno al fuoco prospettico della caldera vulcanica -, senza incidere in maniera negativa sul paesaggio7, si vuole perseguire il più nobile degli obiettivi/finalità, più volte ripreso al punto 6 e cioè quello di favorire l’occupazione e lo sviluppo socio-economico del territorio. Alla luce di quanto appena espresso, l’attività di cui all’oggetto si rende necessaria in quanto fonte di sostentamento sostanziale per la famiglia Giammatteo Angelo.

6.1.10 - Eventuali alternative

Ad oggi non esistono alternative all’attività di cui all’oggetto e la diversificazione dell’attività non è stata ancora prevista.

7 Paesaggio: inteso non come panorama, vista o veduta, ma come l’aggregazione di più alto livello organizzativo di insiemi viventi complessi. Come tale, è costituito da sistemi dinamici di ecosistemi, che evolvono in un processo integrato di coazioni e interazioni naturali e antropogene. (Romani, 1994),

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6.2 - Dimensioni e/o ambito di riferimento

Di seguito si riporta l’inquadramento territoriale a livello regionale dei siti interessati dal presente studio, si descrive l’area interessata dall’attività, comprensiva delle aree occupate durante la fase di attuazione e di esercizio dell’attività e, attraverso i prospetti ufficiali dei siti Natura 2000 della Basilicata, si riporta l’inquadramento puntuale all’interno del Sito denominato “Monte Vulture”, compreso quello limitrofo di “Grotticelle”. Per quanto riguarda, invece, le aree naturali protette istituite e/o delimitate a livello nazionale e regionale, influenzate direttamente o indirettamente dall’iniziativa si riporta il prospetto Altri strumenti di tutela e valorizzazione.

6.2.1 - Inquadramento territoriale

Con riferimento alla Carta dei Siti della Rete Natura 2000 della Basilicata, di seguito, si riporta la collocazione (cerchiata di rosso) delle aree protette interessate dal presente studio.

6.2.2 - Aree occupate durante la fase di attuazione e di esercizio dell’attività

La superficie territoriale interessata dall’attività di navigazione è rappresentata dalla superficie dello specchio d’acqua del lago Piccolo pari a mq 172.080. Tale superficie comprende la superficie del pontile stimata in mq 51. Alla superficie del lago bisogna aggiungere la superficie di pertinenza esterna al lago costituita dalla zona di attracco e gestione del turista prima dell’imbarco pari a mq 75. La superfice totale d’incidenza è pari a mq 172.152 equivalenti a 17,21 ettari. La superficie del sito ZSC/ZPS è pari a 1882 ettari. La percentuale della superficie interessata dall’attività rispetto alla superficie totale del sito protetto è pari a circa l’1%.

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6.2.3 - Inquadramento dell’intera area del Sito (ZSC/ZPS e SIC),

Il sito in oggetto ricade all’interno di un ordito di aree sottoposte da anni a tutela e valorizzazione. In primis, rientra nella perimetrazione dell’area ZSC/ZPS della Rete Natura 2000 denominata Monte Vulture, di seguito riportata nello stralcio cartografico - Tavoletta I.G.M.

Indicazione della vegetazione presente all’interno delle aree protette di “Grotticelle” e del “Monte Vulture”.

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Di seguito si riportano i riferimenti relativi alla Riserva Naturale Statale Grotticelle istituita con. D.M. 11.09.71, la quale si estende per 209 ha nel Comune di Rionero in Vulture. L’oasi di protezione faunistica ai sensi della L.R.n. 39 del 1979 è un'area di notevole interesse scientifico e presenta nella flora e nell'entomofauna aspetti ed elementi asiaticobalcanici. Quest’ultima dista alcuni chilometri dal sito in oggetto.

6.3 - Complementarità con altri piani, progetti e interventi

Nel paragrafo 5 sono state ampiamente elencate e descritte le Complementarità con altri piani, progetti e interventi, quindi la complementarietà con altre norme di tutele e di salvaguardia ambientale presenti nell’area del Vulture le quali sono comunque riferibili a varie norme di tutela non omogenee per finalità ed estensione.

L’area oggetto di studio è interna alla perimetrazione del Parco Naturale Regionale del Vulture, istituito con la Legge Regionale 20 novembre 2017, n 28, (Legge istitutiva del Parco Naturale Regionale del Vulture e relativo ente di gestione, ai sensi della L.R. 28 giugno 1994, n. 28, pubblicata sul Bollettino Ufficiale n. 46 del 21 novembre 2017) e al contempo ricade nei confini di altre aree protette riportate graficamente nella Tavola 02, la quale riporta ancora la vecchia perimetrazione del Parco del Vulture individuata nell'ambito della L.R. n.28 del 1994. Questa tavola resta comunque valida ai fini dell’inquadramento e dell’individuazione degli altri strumenti di tutela e valorizzazione di seguito elencati. La tavola aggiornata è riportata a margine della carta “Inquadramento su base IGM della Perimetrazione e zonazione del Parco Naturale Regionale del Vulture” riportata al paragrafo 5.

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6.4 - Uso delle risorse naturali

Di seguito verranno descritti quali-quantitativamente gli habitat, le specie floristiche e faunistiche presenti nel Sito, che vengono influenzati direttamente o indirettamente dall’iniziativa e dalle attività previste, con particolare riferimento all’incidenza prodotta su habitat e specie prioritarie. Tale descrizione comprende un report fotografico dettagliato dell’area interessata dall’attività/progetto e riporta informazioni derivanti da opportuni sopralluoghi ed indagini.

6.4.1 - Le risorse utilizzate

Di seguito vengono elencate le principali componenti ambientali abiotiche (suolo, aria, acqua, clima) e biotiche (habitat, flora e fauna) quali risorse utilizzate dall’attività di navigazione e dalla struttura ricettiva turistica: – Aria intesa come atmosfera. – Acqua intesa come campo di navigazione – Lago Piccolo. – Suolo inteso come suolo occupato in concessione per l’insediamento delle strutture dedicate all’attività di navigazione da diporto/turistica. – Clima inteso come vento dominante. – Natura, biodiversità e paesaggio – intesi come habitat floristici e faunistici potenziali.

6.4.2 - Descrizione quali-quantitativa degli habitat

A -Lago Piccolo di Monticchio Il bacino piccolo, posto a 658 mt.s.l.m, è alimentato costantemente da acque di falda, presenta una forma ad imbuto e raggiunge una profondità massima di 38 metri ed una profondità media pari a 17,9 metri. Per la sua conformazione presenta rive prive di spiaggia e pareti che precipitano con forte pendenza - tra il 29% e il 25% - verso il fondo. A causa di tale morfologia e del forte impatto antropico esistente, è caratterizzato dall’assenza di vegetazione erbacea palustre (eccetto per alcuni piccoli lembi). È un lago meromittico che con difficoltà mescola le acque superficiali fredde con quelle sorgive più calde e ricche di sali minerali. Il lago è collegato con il bacino più grande attraverso un canale interlago che fa defluire l’acqua del lago Piccolo in quelle del Lago Grande, che ha un livello più basso di 2 metri.

B- Valenze paesaggistiche che interessano l'area di intervento L’area d’intervento è circoscritta nella zona bassa della cavea dei laghi sull’istmo che separa il Lago Grande dal Lago Piccolo di Monticchio. L’area in oggetto è stata classificata dal Piano Territoriale Paesistico di Area Vasta prima, e dal Piano Particolareggiato dei laghi di Monticchio dopo, come area “Base Visiva”. Tale area comprende tutta la parte basale circumlacuale, investita dalla vegetazione lacustre, e dalle aree contermini prive di vegetazione arborea (prati, pascoli, seminativi e aree libere dagli edifici) che circondano i fuochi visivi rappresentati dai due laghi vulcanici. L’intervento è circoscritto tra il limite della base visiva e il tracciato viario che attraversa l’istmo (Strada Statale delocalizzata n. 167 riconoscibile dai punti visivi). Dal punto di vista vegetazionale l’area dell’attività, compreso il pontile, è posizionata al margine dei popolamenti di origine artificiale che, sul Lago Grande, concentrati nella fascia più esterna dei laghi, rappresentano quella minima parte di territori della caldera rimboschiti con latifoglie più di mezzo secolo fa: pioppi (Populus alba, nigra e tremolo) e salici (Salix caprea)

39 disposti a fasce concentriche si spingono verso gli argini più interni del lago. In prossimità delle rive umide ed acquitrinose i saliconi lasciano il posto alla cortina palustre, una popolazione di canne suddivisa in due cinture discontinue, una più esterna di fragmiteto (Phragmites communis), che si spinge compatta nella parte meridionale dello specchio d’acqua, e una più interna e più bassa di tifeto (Typha latifolia), associato a giunchi e ad altre numerose specie, che avvolge la parte restante del lago. A ridosso di queste fusciacche la vegetazione stagnante prende possesso delle sponde sommerse meno acclivi del lago; i lamineti (Potamogeton natans) frammisti alla vegetazione sommersa offrono rifugio alla considerevole avifauna acquatica e costituiscono una fonte di nutrimento per l’ittofauna. Oltre il tracciato viario che separa il Lago Grande dal periplo del Lago Piccolo troviamo una vegetazione ridotta ad una sottile striscia, opportunamente rinvigorita negli anni scorsi con una ricca varietà di specie quali l’ontano nero (Alnus glutinosa), l’ontano napoletano (Alnus cordata), l’olmo pumilia (Ulmus siberiano), il pioppo bianco (Populus alba), il salice (Salix caprea), il cerro (Quercus cerris), il tiglio selvatico (Tilia cordata), l’ippocastano (Aesculus hippocastanum), il sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia), la noce (Juglans regia), il corniolo (Cornus altissima), il nocciolo (Corylus avellana), la robinia (Robinia pseudoacacia), l’ailanto (Ailanthus altissima), l’acero campestre (Acer campestre), l’acero di monte (Acer pseudoplatanus), l’acero napoletano (Acer lobelii), l’acero minore (Acer monspessulanum), l’acero fico o italico (Acer opalus). Molte di queste specie, in compagnia dell’orniello (Fraxinus ornus), del bagolaro spaccasassi (Celtis australis) e di una miriade di altre specie arboree ed arbustive, dimorano all’interno del relitto arboreto, che si spinge a valle della badia di San Michele raggiungendo frammentato i Ruderi dell’Abbazia Benedettina di Sant’Ippolito situati sull’istmo che separa i due laghi. Questa porzione di territorio boscato rientra nella Riserva Naturale Lago Piccolo.

Il paesaggio vegetale delle fasce vegetazionali a monte dei laghi ci offre la splendida faggeta, sopravvissuta al dissennato disboscamento che, operato nei secoli scorsi all’interno del teatro dei laghi, ha interessato i rilievi di Serr’Alto e Cozza pelata. La fitta fustaia di faggio (Fagus sylvatica) di origine naturale, composta da vigorosi esemplari, costituisce una fitocenosi di rilevante interesse ecologico per la inusuale localizzazione altimetrica di una parte cospicua di essa. Il popolamento si estende, infatti, per circa trecento ettari tra il limite inferiore della cerreta e il Laghi di Monticchio a quota 656 m sul livello del mare. Proprio a questa quota, in località Mancusa dei Faggi, la faggeta occupa una fascia altimetrica inferiore rispetto alla cerreta, determinando una vera e propria inversione delle fasce vegetazionali, legata appunto all’azione termoregolatrice dei laghi che crea un microclima locale che simula condizioni tipiche di quote assai maggiori. Nel versante sud est di Solagna dei Piloni, circonda quasi completamente il nucleo di faggeta, inizia la foresta originaria di cerro (Quercus cerris) che si giunge in cima a ridosso della l’abetina femmina. Più a valle le querce lasciano il posto ai castagni (Castanea sativa), giovani cedui artificiali e vecchie fustaie naturali dimorano da secoli sui versanti del cono vulcanico. Degli estesi soprassuoli di castagno che nei secoli scorsi popolavano le pendici del Vúlture, fino a spingersi ai margini del greto dell’Ofanto, oggi ne ritroviamo a mala pena un paio di migliaia sopravvissuti al cancro devastatore e alle incurie delle genti.

Le restanti descrizioni quali-quantitativamente degli habitat, delle specie floristiche e di quelle faunistiche presenti nell’area, sono affidate alle Schede Tecniche dei due siti protetti presenti nell’area (Tratte dalla pubblicazione Natura 2000 in Basilicata).

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SCHEDA CODICE - IT9210210 Tipo: C

Nome sito: Monte Vulture Comune/i: Atella, Melfi, Rionero in Vulture Provincia/e: Potenza Longitudine: 15 37’30’’ Latitudine: 40 56’24’’ Area/Lunghezza: 1882 ha/ Km Altitudine Max/min: 1326/627 m. Descrizione generale: Unico esempio per l’Appennino meridionale di cono vulcanico pliopleistocenico le cui caldere sono ora occupate da due laghi. Le pendici sono ricoperte da querceti, castagneti e faggete. Particolarissime condizioni microclimatiche fanno verificare una inversione nella stratificazione altimetrica tra quercia posta in alto e faggio in basso. La presenza di significativi nuclei di frassino meridionale consentono la sopravvivenza ed il completamento del ciclo biologico della farfalla Acanthobrahmea europaea. Si giustifica pertanto il carattere di eccezionalità attribuito a questa fitocenosi; è area di reperimento per un prossimo Parco Naturale Regionale. Specie di fauna di interesse comunitario presenti: Accipiter nisus (10p), Acrocephalus scirpaceus, Alcedo atthis (10p), Anas platyrhynchos, Apus apus, Ardea cinerea, Bubo bubo, Circus aeruginosus, Columba livia (80p), C. palumbus (30p), Corvus corax (5p), Cuculus canorus, Dendrocopos major (30p), D. medius (30p), Falco tinnunculus (10p), Gallinula chloropus (15p), Milvus migrans, M. milvus (10p), Otus scops, Parus ater (20i), Pernis apivorus, Picus viridis (20p), Podiceps cristatus, Scolopax rusticola, Bombina variegata (100), Salamandrina terdigitata (100), Triturus carnifex (100), Elaphe quatuorlineata (30)

Specie di flora di interesse comunitario presenti:

Altre specie importanti di fauna e flora: Erinaceus europaeus, Felis silvestris, Glis glis, Hystrix cristata, Lepus capensis, Martes foina, Meles meles, Muscardinus avellanarius, Mustela nivalis, Sus scrofa, Vulpes vulpes, Triturus italicus, Coluber viridiflavus, Lacerta viridis, Natrix natrix, Vipera aspis, Acanthobrahmaea europea, Acer campestre L., A. monspessulanum L., A. obtusatum W. et K., Alnus glutinosa(L.) Gaertner, Cardamine bulbifera (L.) Crantz, Castanea sativa Miller, Fagus sylvatica L., Fraxinus angustifolia subsp. oxycarpa, Ilex aquifolium L., Melica uniflora Retz., Populus nigra L., Quercus cerris L., Q. ilex L., Q. virgiliana

Impatti e attività: Attività turistica non regolamentata, inquinamento acque, insediamenti abusivi.

Stato di Protezione: Piano paesistico

Problematiche di conservazione: Le continue attività antropiche incontrollate e l’assenza di piani di monitoraggio e gestione delle acque porteranno verso forme di degrado generale delle biocenosi presenti con perdita della significatività del sito globale del valore del sito.

Significatività del sito: Sito vulcanico con caldere occupate da laghetti, le pendici sono ricoperte da fitti boschi di faggio, castagno e quercia con associate Altre specie importanti di fauna e flora di latifoglie e numerose erbacee. Tra la fauna si annovera gatto selvatico, istrice, numerosi rapaci diurni e notturni, picchi, anfibi e rettili di interesse comunitario e la farfalla Acanthobrahmaea europea in sito unico per l’Europa.

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HABITAT PRESENTI: Codice Habitat: 3150 Nome Habitat: Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition Copertura percentuale: 5 Conservazione: B ————————————————————————————————————————— Codice Habitat: 6420 Nome Habitat: Praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del Molinio-Holoschoenion Copertura percentuale: 2 Conservazione: B ————————————————————————————————————————— Codice Habitat: 7220* Nome Habitat: Sorgenti petrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion) Copertura percentuale: 1 Conservazione: B ————————————————————————————————————————— Codice Habitat: 8320 Nome Habitat: Campi di lava e cavità naturali Copertura percentuale: 3 Conservazione: B ————————————————————————————————————————— Codice Habitat: 91B0 Nome Habitat: Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia Copertura percentuale: 5 Conservazione: B ————————————————————————————————————————— Codice Habitat: 9210* Nome Habitat: Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex Copertura percentuale: 40 Conservazione: B ————————————————————————————————————————— Codice Habitat: 9260 Nome Habitat: Foreste di Castanea sativa Copertura percentuale: 30 Conservazione: B

SCHEDA CODICE - IT9210140 Tipo: B

Nome sito: Grotticelle di Monticchio Comune/i: Atella, Rionero Provincia/e: Potenza Longitudine: 15 32’52’’ Latitudine: 40 55’28’’ Area/Lunghezza: 320 ha/ Km Altitudine Max/min: 719/306 m. Descrizione generale: Sito di origine vulcanica, posto a breve distanza dal fiume Ofanto, di interesse naturalistico e paesaggistico che presenta una buona naturalità. Specie di fauna di interesse comunitario presenti: Alcedo atthis, Bubo bubo, Circus aeruginosus, Columba palumbus, Dendrocopos major, D. medius, Falco tinnunculus, Milvus migrans, M. milvus, Parus ater, Pernis apivorus, Picus viridis, Bombina variegata, Salamandrina terdigitata, Triturus carnifex Specie di flora di interesse comunitario presenti: Altre specie importanti di fauna e flora:

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Triturus italicus, Acanthobrahmaea europaea, Acer obtusatum W. et K., Carpinus betulus L., Crataegus monogyna Jacq., Fraxinus angustifolia, Quercus cerris L., Tilia cordata Miller Impatti e attività: Incendio, disboscamenti abusivi Stato di Protezione: Riserva statale Problematiche di conservazione: Mancanza di corretti piani di gestione dei boschi, prevenzione incendio e regimentazione del pascolo. Significatività del sito: Riserva statale creata a difesa della farfalla Acanthobrahmaea europaea legata al sito vulcanico ed al frassino che ivi vegeta. Sito di eccezionale interesse.

HABITAT PRESENTI: Codice Habitat: 91B0 Nome Habitat: Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia Copertura percentuale: 30 Conservazione: B —————————————————————————————————————————————

6.4.3 - Report fotografico Le prime due riprese fotografiche forniscono una vista panoramica del contesto da punti dai quali è possibile cogliere con completezza le fisionomie fondamentali del contesto paesaggistico. Le successive 4 riprese fotografiche di dettaglio mostrano le aree di intervisibilità del sito. Tutte le riprese fotografiche sono corredate da brevi note esplicative che individuano e riassumono il contesto paesaggistico e l'area di intervento.

La foto è stata scattata dal belvedere della Rupe alta del Monte San Michele da quota 1020 m.s.l.m. .(punto 2 carta al 25000). Da questa posizione oltre a localizzare l’area d’intervento è possibile anche osservare l’andamento della vegetazione lacustre che si muove tutt’intorno ai due specchi d’acqua.

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Zummata sulla porzione di lago interessata dall’attività, vista dal belvedere della Casina Laghi a quota 730 m.s.l.m. (punto 1 carta al 25000). Da questa posizione oltre a localizzare l’area d’intervento è possibile anche osservare gli insediamenti turistico-commerciali ubicati sull’istmo dei due laghi.

Foto dell’area oggetto di studio scattata dalla strada circumlacuale.

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6.5 – Produzione di rifiuti

L’attività di navigazione nel corso del suo esercizio non produce rifiuti, eventuali rifiuti si potrebbero rivelare a seguito della rottura della componentistica dei natanti che, all’occorrenza, viene opportunamente smaltita secondo i dettami delle schede tecniche. Per quanto riguarda, invece, la natura e la quantità di rifiuti solidi urbani prodotti nell’area di pertinenza dell’attività (pontile e area attrezzata per la ricezione, l’attesa e l’imbarco e lo sbarco degli ospiti), si può asserire che essa è difficilmente ascrivibile unicamente all’attività di diporto in quanto legata all’abituale fruizione turistica ma essenzialmente dovuta ad una cattiva gestione e ad un mancato buon senso. Le quantità di RSU prodotti rientrano pertanto nel normale esercizio dell’attività e vengono destinati, come previsto, alla raccolta differenziata attuata dai comuni di Atella e Rionero in Vulture.

6.6 - Inquinamento e disturbi ambientali

Di seguito vengono elencati i possibili inquinamenti, le eventuali emissioni di sostanze inquinanti in atmosfera, nell’acqua e nel suolo, i rumori e ogni altra causa di disturbo in fase di navigazione. Inoltre, vengono elencati i disturbi ambientali che la navigazione e la ricezione turistica possono generare sulle principali componenti ambientali:

Aria – L’attività di navigazione dei natanti a pedale non produce emissioni di sostanze inquinanti in atmosfera. I mezzi di trasporto non producono emissioni di gas di scarico. Il potenziale incremento delle emissioni atmosferiche è imputabile all’aumento del traffico veicolare e al funzionamento delle strutture ricettive turistiche dell’area. Acqua – La navigazione lacuale, praticata principalmente in primavera e in estate, con mezzi natanti a pedale, di per sé non determina alcun inquinamento dello specchio d’acqua in oggetto, se non per il possibile inquinamento dovuto alla negligenza dell’utente, il quale potrebbe volontariamente inquinare le acque versando eventuali liquidi e/o rifiuti. L’impatto ambientale di tale attività è difficile da valutare8… pertanto non si può imputare all’attività dei natanti la scarsa qualità biologica dell’acqua del lago. L’inquinamento delle acque è piuttosto ascrivibile all’…utilizzo di sistemi fognari di tipo statico il quale producono dispersione, inevitabile nel tempo, di acque nere e grigie provenienti dalle abitazioni nel suolo e nel sottosuolo. La percezione sonora prodotta dal rumore delle pale del pedalò in acqua è minima e non si traduce in un disturbo per l’avifauna e la fauna ittica, lo stesso discorso vale anche per il danno diretto alla vegetazione acquatica da parte delle pale. Queste ultime affondano solo alcuni centimetri nell’acqua e difficilmente possono arrecare danni alla vegetazione del lago, vuoi per l’assenza di vegetazione ripariale e galleggiante sul Lago

8 Da Sistemi ambientali e Rete Natura 200 della Regione Basilicata, Volume 3 – Montagne e complessi Vulcanici, paragrafo Segni poco apparenti L’inquinamento del suolo, dell’acqua, dell’aria, l’inquinamento sonoro, luminoso ed elettromagnetico, gli effetti della navigazione sui laghi. Questi segni sono in genere subdoli e di essi si hanno conoscenze frammentarie, che lasciano però immaginare prospettive poco confortanti per la salute dell’ambiente naturale. Ne sono un esempio quelli riguardanti le acque.

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Piccolo, vuoi perché la normativa impone di rispettare la rotta di navigazione prevista ad una distanza di almeno 30 metri dalle sponde del lago. Il potenziale incremento nell’uso della risorsa idrica (lago) dovuto ad un incremento del turismo e delle strutture dedicate alla navigazione (aumento del numero di pedalò) potrebbero causare inquinamenti diffusi e impatti cumulativi dovuti alla cattiva gestione dei mezzi natanti. Suolo – L’attività di navigazione con natanti a pedale crea un moto ondoso, assimilabile al moto ondoso prodotto dai venti dominanti sul lago provenienti per lo più da sud-ovest. Il moto ondoso prodotto dai natanti se protratto nel tempo e nella frequenza (mesi di navigazione e numero di imbarcazioni) potrebbe causare una minima erosione di sponda, nello specifico su quelle sponde al contempo soggette al deflusso delle acque piovane proveniente dalle canalette di deviazione poste a valle della strada circumlacuale, le quali associate alla corrivazione dell’acqua superficiale proveniente dai fossi e dai versanti a monte del lago (non opportunamente manutenute nell’arco dell’anno) producono, come è avvenuto nel corso del mese di marzo, fenomeni di scalzamento delle piante e fenomeni erosivi ben più gravi di quelli generati dal moto ondoso dei natanti, il quale se rispettate le distanze dalle rive tende a dissolversi senza creare danni. Il costipamento del terreno nell’area di pertinenza del pontile, non circoscritto fisicamente da una recinzione, provoca un minimo consumo del suolo non pienamente ascrivibile agli utenti del pontile bensì alla fruizione turistica in generale, infatti tale costipamento è assimilabile a quello registrato nelle aree viciniori e nelle aree di pertinenza delle strutture dedicate al turismo. Risospensione del sedimento del fondale – Considerate le caratteristiche orografiche della fossa vulcanica, sommersa dalle acque del lago, la quale presenta una conformazione sostanzialmente a picco delle pareti per la quasi totalità del periplo, ad eccezione per la porzione minima di sponda che ospita l’imbarcadero, si può asserire che la risospensione del sedimento del fondale che scaturisce dallo spostamento dell’acqua prodotto dallo scavo del pedalò e dal movimento delle pale è assente. Infatti, già a pochi metri dalla riva si raggiungono profondità tali da non consentire tale fenomeno. Rumore – L’attività di navigazione in quanto tale non comporta incrementi di emissioni sonore e non crea interferenze con la conservazione del sito e delle specie animali. Le interferenze sonore invece sono da imputare soprattutto all’incremento del traffico veicolare e al comportamento indisciplinato del turista. Tale comportamento può, se non disciplinato e regolato, creare disturbo alle specie faunistiche presenti nel sito. Inquinamento luminoso – L’attività di navigazione non provoca disturbo luminoso generato da fonti luminose posizionate sui natanti e sulle infrastrutture e strutture di supporto all’attività. Inquinamento elettromagnetico e di energia – L’inquinamento dovuto all’utilizzo di energia, di antenne non riguarda l’attività in oggetto. Percezione visiva del panorama – Dal punto di vista percettivo l’attività, intesa come pontile e mezzi natanti, non modifica il quadro paesaggistico percettivo del sito, pur se visibile da alcuni punti di vista privilegiati quali le linee di cresta e i punti panoramici posti in alto. Ad incidere invece sulla percezione visiva è lo stato di precarietà estetica del pontile che andrebbe adeguato. Natura e biodiversità – La formazione continua di piccole onde durante la navigazione può incidere negativamente sul ripopolamento vegetale spontaneo di alcune porzioni di riva.

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Popolazione e salute umana – In generale è possibile affermare che la comunità interessata potrebbe risentire negativamente degli impatti potenziali che le iniziative di contenimento o di elisione potrebbero causare con l’eliminazione di posti di lavoro.

6.7 – Rischi di incidenti per quanto riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate

6.7.1 - Rischi relativi all’uso delle imbarcazioni a pedale e delle sostanze

Relativamente all’attività di navigazione sono previsti i consueti rischi previsti dall’uso errato del mezzo: infortunistici e legati alla mancata adozione delle misure di precauzione e sicurezza e che nei casi limiti può causare il ribaltamento del mezzo. Relativamente alle sostanze inquinanti si può escludere la contaminazione da carburanti, oli e vernici antivegetative, i quali non sono necessari ai fini del funzionamento dei pedalò.

6.8.2 - Rischi naturali È da escludere il rischio di esondazione del Lago al di sopra del livello di massima stabilito dalla quota piezometrica del canale di collegamento con il Lago Grande di Monticchio, posto ad una quota inferiore rispetto al Lago Piccolo, che a sua volta fa defluire le acque in esubero nel canale naturale che da località Il Demonio scende verso Monticchio Sgarroni e, attraverso la rete di fossi e canali a regime torrentizio, raggiunge l’Ofanto.

7 - INTERFERENZE DELL’ATTIVITA’ CON IL SISTEMA AMBIENTALE E CON LE SUE COMPONENTI BIOTICHE, ABIOTICHE ED ECOLOGICHE

L'iter procedurale dello studio di VINCA sottolinea che i passaggi successivi fra le varie fasi non sono obbligatori, sono invece consequenziali alle informazioni e ai risultati ottenuti. Pertanto, dalla verifica (screening) delle possibili incidenze significative sul sito Natura 2000 in oggetto da parte dell’attività di “navigazione” con natanti a pedale, singolarmente e congiuntamente ad altre attività funzionali o meno, che porta all’effettuazione di una valutazione di incidenza completa qualora l’incidenza risulti significativa, si passa alla fase di approfondimento e valutazione delle interferenze evidenziate nel paragrafo 6.6, passibili di generare effetti significativi.

7.1 - Valutazione della significatività dei possibili effetti

Di seguito verranno valutate quali-quantitativamente gli effetti indotti dall’attività e dalle opere funzionali all’attività nonché quelli cumulativi derivanti dalla sommatoria di altre diverse iniziative presenti in loco (antropizzazione, attività turistica, ecc.) sulle componenti abiotiche (suolo, aria, acqua, clima), sulle componenti biotiche (interferenza sugli habitat e sulle componenti floristiche e faunistiche indicate nelle relative schede dei siti ZPS e SIC) e sullo stato di conservazione strutturale e funzionale dell’ecosistema e delle connessioni ecologiche (eventuali frammentazioni di habitat che potrebbero interferire con la contiguità fra le unità ambientali considerate).

Interferenze sulle componenti abiotiche, biotiche e connessioni ecologiche

- non si evidenziano impatti sulla stabilità e sulla natura dei suoli, con riferimento all’eventuale presenza di corpi idrici e al possibile inquinamento, anche temporaneo, delle

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falde idriche perché la struttura funzionale all’attività non ha servizi igienici e altre infrastrutture che possano produrre inquinamento delle falde; - non si evidenziano cambiamenti fisici derivanti dall’attività: non sono previsti cambiamenti temporanei o permanenti dei luoghi (realizzazioni di opere) o cambiamenti della morfologia dei luoghi (movimento terra); - non si evidenziano impatti diretti sulla componente acqua in termini di inquinamento dell’acqua. L’inquinamento dell’acqua lacustre è da attribuire alla negligenza dell’utente/turista e alla rete fognaria inesistente; - non si evidenziano emissioni nell’atmosfera ascrivibili all’attività in quanto l’attività di navigazione con natanti a pedale non produce gas di scarico. Le emissioni atmosferiche esistenti sono imputabili al traffico veicolare e all’attività antropica che interessa l’intera area turistica; - non si evidenziano impatti diretti causati dal moto ondoso creato dai natanti a pedale. Le piccole onde che si formano durante la navigazione tendono a dissolversi e possono incidere solo in minima parte sul ripopolamento vegetale spontaneo insito su alcune porzioni di riva, le quali sono soggette, al contempo, all’eccessiva antropizzazione e alla mancata cura e manutenzione dei luoghi prive di frangionde; - l’attività di navigazione e il pontile funzionale all’attività non comportano produzione di rifiuti; - l’attività non produce emissioni sonore: non vi sono interferenze compatibili con la conservazione del sito e delle specie animali. L’utilizzazione interessa spazi alquanto limitati rispetto al “territorio” areale delle specie animali. - l’attività non comporta frammentazione degli habitat presenti; - l’attività non ha nessuna influenza sulla consistenza numerica delle popolazioni animali (numero di specie e numero di individui della specie) e pertanto non comporta una riduzione delle popolazioni animali; - l’attività non ha nessuna influenza sulla consistenza numerica delle popolazioni vegetali (numero di specie e numero di individui della specie): non comporta una riduzione delle popolazioni vegetali arboree ed arbustive. - l’attività non comporta perdita di superfici coperte da vegetazione e non comporta diminuzione di aree boscate; - le perturbazioni temporanee sono limitate al periodo di esercizio dell’attività e ad aree di superficie limitata rispetto alla superficie totale del sito protetto; - in termini di estetica paesaggistica (panorama, percezione visiva, bellezza estetica) la presenza di natanti all’interno del lago (pedalò, piuttosto che barche a remi) non ha nessuna incidenza sulla bellezza dei luoghi.

CONCLUSIONI

In conclusione si può asserire che l’attività di navigazione con natanti a pedale non provoca alcun disturbo di specie, non comporta una frammentazione degli habitat e nemmeno una potenziale riduzione della diversità biologica e una alterazione del paesaggio. Di conseguenza, considerato che la fase di verifica indica chiaramente che non ci potranno essere effetti con incidenza significativa sul sito, non occorre procedere alla fase successiva.

Il Tecnico Dottore Forestale Paesaggista Albino Grieco

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