Giorgio Monicelli
Prefazione Trovo sempre difficile parlare del passato. I trent’anni spesi nell’industria cinematografica mi hanno insegnato a pianificare, creare e realizzare per il futuro. Per un produttore, sceneggiatore e regista, un film finito è qualcosa che deve essere giudicato dagli altri, lui lo ha esaminato infinite volte. Ogni film diventa il meglio che il materiale che lo ha prodotto era capace di dare. Quando è finito è solo una cosa del passato e quello che conta è solo il successivo... La selezione del materiale, lo sviluppo della sceneggiatura, la programmazione ed il budget. Il reperimento delle finanze, la scelta degli attori, dei tecnici, dell’equipaggiamento e quindi, quando tutto è pronto, bisogna superare il frenetico periodo delle riprese quando tutto deve fruttare al meglio ed ogni penny speso influenza il costo finale. E un lavoro creativo, frustrante, esilarante, ma sopra di tutto è un lavoro appagante. Alla fine viene il periodo più tranquillo di assestamento ed organizzazione di quanto fatto fino a quel momento, il mio periodo preferito. Il montaggio del materiale girato, i vari “proviamo a farlo così” per poi arrivare a quello che sembra essere il taglio migliore. Gli effetti sonori, la musica, il doppiaggio e finalmente la copia con il colore giusto, Il film è finito. Adesso mi si chiede specificatamente di guardare indietro per giudicare la vita della Hammer, dei 121 film che in qualche modo mi hanno visto protagonista, per affermare la loro importanza nella storia del cinema. Una cosa impossibile, almeno per me. Quando ripenso ad un certo film, rivedo immediatamente la gente che lo ha fatto, i posti dove è stato girato, i drammi ed i piaceri delle fasi di lavorazione.
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