CAMPANIA SACRA Rivista Di Storia Sociale E Religiosa Del Mezzogiorno
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
PONTIFICIA FACOLTÀ TEOLOGICA DELL’ITALIA MERIDIONALE SEZIONE S. TOMMASO D’AQUINO - NAPOLI CAMPANIA SACRA Rivista di Storia Sociale e Religiosa del Mezzogiorno VOLUME 46-47 ANNI 2015-2016 Nicola Ciavolino a vent’anni dalla scomparsa: il presbitero, lo studioso, l’archeologo Atti del Convegno di studi Napoli, 8 maggio 2015 Gli Studi pubblicati in questo fascicolo sono stati sottoposti ciascuno al giudizio di due noti e anonimi studiosi del settore, esterni al Comitato scientifico e alla Redazione. CAMPANIA SACRA Rivista di Storia Sociale e Religiosa del Mezzogiorno Pubblicazione semestrale della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale Sezione S. Tommaso d’Aquino - Napoli Direttore Redazione Michele Miele Viale Colli Aminei, 2 - 80131 NAPOLI (Italia) Tel. +39 081 7410000 (int. 335) Direttore responsabile Fax +39 081 7419903 Giuseppe Falanga E-mail [email protected] Consiglio di Redazione Editore Michele Curto, Mario Iadanza, Carmine Matarazzo, VERBUM FERENS Srl Antonio Vuolo Largo Donnaregina, 22 - 80138 NAPOLI Comitato scientifico Autorizzazione del Tribunale di Napoli Angelo Bianchi n. 3804 del 27-10-1988 (Università Cattolica, Milano) Giuliana Boccadamo (Università Federico II, Napoli) Jean-Paul Boyer (Université de Provence, Aix en Provence) Elvira Chiosi (Università Federico II, Napoli) Johannes Grohe (direttore di Annuarium Historiae Conciliorum, Paderborn) Antonio Illibato (già direttore dell’Archivio Storico Diocesano, Napoli) Simona Negruzzo (Università di Bologna) Bruno Pellegrino (Università di Lecce) EDITORIALE La Facoltà Teologica di Napoli, e in concreto la Sezione S. Tommaso di Ca- podimonte, ha voluto dedicare tutto un Convegno a uno dei suoi docenti più prestigiosi, Nicola Ciavolino, e Campania Sacra è ben lieta di accogliere e pubblicarne gli Atti, che ne tramanderanno la memoria. Mi sia permesso anzitutto di addurre su colui intorno al quale si sono av- vicendati i vari relatori una testimonianza strettamente personale, essendo sta- to per anni suo collega di insegnamento per una disciplina affine. Egli ebbe questo ruolo a partire dall’anno accademico 1976/77 che, se per lui era il primo in cui gli toccava, quale assistente di Raffaele Calvino, di insegnare Archeologia cristiana, per me era il settimo nell’insegnamento della Storia mo- derna e contemporanea. Inutile dire che facemmo subito amicizia, un’amici- zia che lasciò in me un ricordo bellissimo. Alludo in particolare al giorno in cui ebbi la possibilità di visitare con lui e alcuni amici tedeschi gli scavi di Oplonti. Gli amici della Germania si erano rivolti a me per conoscere da vicino quegli scavi che proprio allora stavano rivelando le loro ricchezze. Io, che non sono un archeologo e che avevo solo sentito parlare delle scoperte di Oplonti, non trovai di meglio che rivolgermi a don Nicola. Passammo insieme un’intera giornata sul posto. A farci da guida, oltre a lui, fu, lo ricordo bene, lo stesso direttore effettivo dei lavori, altra persona per me straordinaria. Ri- cordo tra l’altro che, alla fine della lunga e accurata perlustrazione di tutti i siti possibili, ovviamente in primo luogo la villa di Poppea e la ricostruzione dei tronchi degli alberi che al suo tempo l’avevano impreziosita, poco prima dell’uscita dal recinto che attorniava gli scavi, il nostro accompagnatore volle spezzare sotto il nostro naso una pietra azzurra dal fortissimo odore di vino. 4 EDITORIALE Io quindi, grazie a Ciavolino, ho avuto la possibilità di sperimentare il forte odore del vino di quasi duemila anni fa, un odore che si avverte, ci assicurò l’accompagnatore, solo in quegli istanti in cui quel vino pietrificato viene “spezzato” dalla mano dell’uomo. Come non ricordare con gratitudine un privilegio del genere? E veniamo agli Atti, che non tocca a me presentare, ma lo fa giustamente il vice preside della Facoltà. A me tocca solo inquadrarli per sommi capi e rac- comandarne la lettura. Nicola Ciavolino per gli autori va studiato sotto tre aspetti: il sacerdote, lo studioso e l’archeologo. Per me va bene anche il binomio: l’uomo di Chiesa e l’uomo di scienza. All’uomo di Chiesa sono stati dedicati negli Atti tutti quegli interventi che ne inquadrano la sua umanità e la sua fede operosa, quindi il profilo di Giuseppe FALANGA (indispensabile per dare un volto anche all’uomo di scienza) e le testi- monianze di quanti lo ebbero a fianco come docente o guida, in concreto gli attestati di Antonio DI DONNA e Pasquale GIUSTINIANI. A essi va assimilato il con- tributo di Francesco RUSSO sulla biblioteca personale di don Nicola a Torre del Greco, da considerare una specie di “guida cartacea” che egli ha lasciato in eredità a quanti vi avrebbero fatto ricorso. All’uomo di scienza sono invece dedicati i sei studi sui suoi sudori come archeologo. In concreto l’intervento di Fabrizio BISCONTI su quanto Ciavolino ha fatto per le catacombe napoletane nel loro insieme; il corposo studio di Carlo EBANISTA sul contributo del compianto studioso per la conoscenza della Catacomba di San Gennaro a Napoli a partire dagli anni 1971-72, quando don Nicola era ancora agli inizi del suo cammino scientifico; l’indagine di Barbara MAZZEI sulla presa di coscienza e le successive iniziative per la conservazione del fragile patrimonio pittorico delle catacombe napoletane; le sue prime in- tuizioni sull’arcosolio di Cerula, messe in luce da Matteo BRACONI, che ne illu- stra anche le successive interpretazioni; infine il contributo del nostro archeo- logo nella conoscenza della documentazione epigrafica cristiana relativa alla Catacomba di San Gennaro a Napoli da inserire nel prossimo volume delle Inscriptiones christianae Italiae, fornito da Antonio Enrico FELLE, nonché l’interpretazione data da Ciavolino ad alcune iscrizioni della stessa catacomba, delineata da Danilo MAZZOLENI. EDITORIALE 5 Si tratta di interventi che si caratterizzano per l’accentuazione di questo o quell’aspetto. In quello di Bisconti abbiamo potuto notare l’intreccio tra l’espe- rienza archeologica del relatore, quella di Ciavolino e l’ammirazione del pri- mo per la forte umanità di quest’ultimo. In quello di Ebanista colpisce l’im- pressionante e minuto lavoro di ricostruzione della campagna di scavi del 1971-72. E ciò in base soprattutto agli appunti inediti del barnabita Umberto Maria Fasola, segretario della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, a quelli di Aldo Caserta, ispettore per le Catacombe di Napoli, e a quelli di Nicola Ciavolino, inizialmente (quando era ancora seminarista) in qualità di semplice assistente di Caserta e del vice ispettore Calvino in seguito, alla fine in quella di vice ispettore di quest’ultimo, che nel frattempo aveva preso il posto di Caserta. Una laboriosa incombenza, quella di Ebanista, attestata an- che dalle numerose e talora lunghe note, nonché dal ricco apparato illustra- tivo di cui egli ha corredato il suo contributo. Non ci dilunghiamo sugli altri interventi, anche se non possiamo non sot- tolineare la poliedricità della relazione di Mazzei sul grosso problema della conservazione dei dipinti catacombali, l’ampia illustrazione della figura di Cerula che Braconi confronta con molti altri casi più o meno analoghi di aree diverse, la necessaria prudenza suggerita da Felle nella datazione delle epi- grafi che non tutti gli studiosi mostrano di possedere, le valide precisazioni di Mazzoleni che sottoscrive l’interpretazione data da don Nicola a un testo poeti- co da lui rinvenuto nel 1992 ma non senza richiamare l’attenzione su alcune varianti accessorie. Inutile aggiungere che i problemi sollevati dalla seconda serie di relazioni risultano del più grande interesse per la storia di Napoli e dell’antichità cristia- na in genere, che occorrerà continuare a coltivare con la stessa competenza e lo stesso entusiasmo che hanno avuto il prete-archeologo Nicola Ciavolino e quanti hanno seguito il suo esempio, come dimostrano gli Atti che ci siamo permessi di riassumere. MICHELE MIELE PRESENTAZIONE Mi è particolarmente gradito presentare questo volume di Campania Sacra che raccoglie gli Atti del Convegno di studi dal titolo Nicola Ciavolino a vent’anni dalla scomparsa: il presbitero, lo studioso, l’archeologo, tenutosi l’8 maggio 2015. Come buona parte dei docenti di questa Sezione della Pontificia Fa- coltà Teologica, anch’io ho conosciuto don Nicola. Era nel lontano An- no accademico 1984-1985, quando da studente del corso di Archeologia cristiana imparavo ad ammirarne soprattutto la passione per la materia, la dedizione per l’insegnamento e la profonda umanità. Le vicende della mia vita mi hanno poi condotto a essere impegnato pastoralmente nella “sua” comunità parrocchiale di S. Maria del Principio a Torre del Greco, dove ho potuto conoscere i familiari e molti dei suoi amici, che hanno condiviso con lui tanti frammenti di vita, chi nella partecipazione alle campagne di scavo nelle catacombe, chi nell’animazione culturale nella sua città, chi nell’impegno pastorale. Non è su questi aspetti personali che intendo attirare l’attenzione, ben- sì sul motivo di tale Convegno in una Facoltà di Teologia, e della conse- guente pubblicazione degli Atti nella rivista Campania Sacra, del cui co- mitato di redazione Ciavolino è stato membro. Il titolo indicato ne offre una declinazione precisa. Il primo motivo, che mi sembra già sufficiente per delineare il profilo su cui ci muoviamo, è ricordarlo in quanto uomo, presbitero della Chiesa di Napoli che ha amato profondamente e docente della nostra Sezione della Facoltà Teologica per non pochi anni, lascian- do un ricordo indelebile in tanti alunni: