Università Degli Studi Di Milano Giornalismo E Democrazia

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Università Degli Studi Di Milano Giornalismo E Democrazia UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE CORSO DI LAUREA IN STORIA DEL MONDO CONTEMPORANEO GIORNALISMO E DEMOCRAZIA: UNA COMPARAZIONE TRA ITALIA E GRAN BRETAGNA Tesi di Laurea di: Federica Cherubini Relatore: Prof. Nicola Pasini Anno Accademico 2009/2010 The duty of the journalist is the same as that of the historian – to seek out truth, above all things, and to present to his reader not such things as statecraft would wish them to know, but the truth as near as he can attain it. John Thadeus Delane, editor of The Times, 1852 2 GIORNALISMO E DEMOCRAZIA: UNA COMPARAZIONE FRA ITALIA E GRAN BRETAGNA p. 5 Introduzione PARTE PRIMA: GIORNALISMO E DEMOCRAZIA p. 11 CAP. 1 IL GIORNALISMO NELLA DEMOCRAZIA p. 11 1.1 Democrazia: una definizione p. 16 1.2 Il rapporto fra giornalismo e democrazia: le teorie del XX secolo p. 22 1.3 L’opinione pubblica come fondamento sostantivo della democrazia e il ruolo del giornalismo nella sua formazione p. 28 CAP. 2 ETICA E RESPONSABILITA’ SOCIALE DEL GIORNALISMO p. 28 2.1 Dal giornalismo come “watchdog” alla “media accountability”: la responsabilità sociale dell’informazione p. 35 2.2 Gli stakeholders dell’impresa editoriale e le responsabilità del giornalista p. 44 2.3 Etica e deontologia, regolamentazione e autoregolamentazione: un rapporto a più livelli p. 48 2.4 Metodi e linee guida per un giornalismo di qualità. I M.A.S. di Claude-Jean Bertrand PARTE SECONDA: UNA COMPARAZIONE FRA ITALIA E GRAN BRETAGNA p. 53 Le ragioni di un confronto L’ITALIA p. 62 CAP. 3 STRUTTURA E PROPRIETA’ DELL’INFORMAZIONE A MEZZO STAMPA p. 63 3.1 Panorama della situazione attuale p. 91 3.2 L’anomalia italiana: la figura – rara – dell’editore puro p. 104 CAP. 4 ETICA, DEONTOLOGIA E QUALITA’ p. 104 4.1 La deontologia e l’autonomia professionale: leggi e carte dei doveri p. 113 4.2 L’Ordine dei giornalisti e il procedimento disciplinare p. 116 4.3 L’autoregolamentazione interna e la tutela della qualità LA GRAN BRETAGNA p. 121 CAP. 5 STRUTTURA E PROPRIETA’ DELL’INFORMAZIONE A MEZZO STAMPA p. 121 5.1 Panorama della situazione attuale p. 134 5.2 La proprietà dell’informazione a mezzo stampa p. 145 CAP. 6 ETICA, DEONTOLOGIA E QUALITA’ p. 145 6.1 Regolamentazione e auto-regolamentazione p. 149 6.2 La Press Complaints Commission 3 p. 154 6.3 Media Accountability Systems: la figura dell’ombudsman p. 158 CAP. 7 LE INTERVISTE p. 158 7.1 Sara Cristaldi, caporedattore Mondo e Mercati, Il Sole 24 Ore p. 164 7.2 Piero Ottone p. 172 Conclusioni p. 184 Appendice dei numeri p. 194 Bibliografia 4 INTRODUZIONE Questo lavoro intende effettuare una comparazione dell’informazione a mezzo stampa tra l’Italia e la Gran Bretagna. Nell’accostare queste due realtà, sovente la reazione spontanea che ne deriva si configura come una propensione a decretare la Gran Bretagna “vincente a tavolino”. Il mito del giornalismo anglosassone, agguerrito ed indipendente, imperniato sulla regola aurea delle “notizie separate dai commenti” e custode della verità, rimane ancora oggi vivo ed efficace. Ciò che muove questo studio è il desiderio di andare al di là del mito. Abbandonare le logiche puramente elogiative ed analizzare la realtà dei due sistemi. Ci si propone infatti di intraprendere un’indagine sul giornalismo italiano ed inglese, fornendo una “fotografia” della situazione attuale. L’intento, quasi interamente descrittivo, troverà attuazione da un lato nell’analisi dei giornali presenti sul mercato nazionale e delle loro proprietà e dall’altro nella disamina dei fondamenti etici e deontologici sui quali è incentrata la professione, fondamenti che si esplicano nella dialettica fra regolamentazione e auto-regolamentazione, e, infine, dell’importanza che riveste il tema della qualità all’interno del settore. La presentazione approfondita di ciò che verrà analizzato in questa indagine sul giornalismo italiano ed inglese sarà oggetto del capitolo “Le ragioni di un confronto”, che rappresenta un’introduzione alla comparazione. I presupposti teorici sui quali è basato questo lavoro, e che sostanziano l’importanza del tema, sono da ricercarsi nell’ambito della scienza politica. Il giornalismo è, secondo questa disciplina, ed anche secondo il sentire comune, uno dei pilastri di ogni sistema democratico. Non esiste democrazia senza cittadini informati sulla cosa pubblica e non esistono cittadini informati senza un’informazione adeguata che provveda ad informarli. Come sostiene il politologo Giovanni Sartori, se il potere elettorale è la garanzia meccanica del sistema democratico, la garanzia sostanziale è data dalle condizioni nelle quali l’elettorato, o per meglio dire l’opinione pubblica, fondamento sostantivo appunto della democrazia, si forma un’opinione. Opinione quest’ultima, che deve formarsi liberamente, giacché, qualora venisse in qualche modo imposta, si troverebbe ad inficiare lo svolgimento delle libere elezioni, che su questa opinione si fondano. Ciò 5 significa, come si andrà ad illustrare, che la caratteristica primaria dell’opinione pubblica in una democrazia è il suo essere “autonoma”, in contrapposizione appunto ad un’opinione “eteronoma”, ovvero etero-diretta. Chiave di volta di opinioni liberamente formate è l’esistenza del pluralismo, ossia il «processo che vede formarsi e circolare all’interno di una società informazioni, contenuti culturali, educativi, politici, religiosi che contribuiscono al formarsi delle opinioni»1. Il pluralismo si declina in due diversi aspetti: esso può essere esterno, se si considera l’offerta di tutti gli operatori attivi in un mercato che possano veicolare una pluralità di contenuti; ed interno, se si considera l’offerta di una varietà di contenuti all’interno del singolo mezzo d’informazione. Data la necessità del realizzarsi di una situazione di pluralismo, il compito di veicolare informazioni all’opinione pubblica, perché essa si costituisca un’opinione al fine di esercitare il suo ruolo di cittadinanza, è demandato ai mezzi d’informazione, che possiamo indicare in una accezione più estesa come giornalismo. Si esporranno i due compiti basilari del giornalismo: informare i cittadini e sorvegliare il “potere” e l’operato di chi governa. Il ruolo primario assunto dall’informazione all’interno della democrazia è riscontrabile, tra le altre cose, dalla sua presenza fra gli elementi minimi costituenti la democrazia stessa, nonché dall’utilizzo di riferimenti alla stampa e al giornalismo ad esempio all’interno degli indicatori per i diritti civili utilizzati da Raymond Gastil, e successivamente da Freedom House, per la classificazione dei differenti livelli di libertà nel mondo. Sancire l’esigenza di un’opinione “autonoma” non esaurisce però la riflessione. Nello svolgimento del lavoro ci si interrogherà pertanto sulla necessità o meno che questa opinione pubblica si configuri come un’opinione pubblica di qualità e, di riflesso, se il giornalismo debba, parimenti, prospettarsi di qualità. Tramite il concetto, proposto sempre dal Professor Sartori, di homo videns, si analizzerà il provocatorio ipotizzato mutamento della specie umana dell’homo sapiens, mutamento basato sulla trasposizione del fondamento della capacità conoscitiva umana dal linguaggio simbolico all’immagine. Secondo questa visione, l’individuo, 1 Michele Polo, Notizie S.p.A. Pluralismo, perché il mercato non basta, Editori Laterza, Roma – Bari, 2010, p. 14 6 cresciuto e formatosi davanti ad un mondo raccontato per immagini tramite il mezzo televisivo, ha cioè perso la sua capacità di astrazione e ha sostituito al linguaggio concettuale quello percettivo. Ci domanderemo pertanto in che misura questo passaggio si ripercuote sulla qualità dell’opinione pubblica e, in seconda battuta, sulla qualità della democrazia. La prima parte del lavoro, quella dedicata ai fondamenti teorici, si articolerà in due capitoli. Nel primo, che avrà per oggetto il ruolo del giornalismo all’interno della democrazia, dopo una definizione della democrazia stessa, si delineeranno le modalità di rapporto fra i due termini e si analizzerà il concetto di opinione pubblica. Oggetto del secondo capitolo invece, sarà il ruolo che il giornalismo ricopre all’interno della società e le responsabilità e i principi etici cui il giornalista deve (o dovrebbe) aderire. Intrinseco alla storia del giornalismo anglosassone è il compito di watchdog for citizen rights, racchiuso nel più generale concetto di Fourth Estate, ovvero l’agire da parte del giornalismo come cane da guardia dei diritti dei cittadini e il suo ergersi a contraltare del potere politico. Accanto al riconoscimento dell’importanza della stampa per il mantenimento di una società libera, emerge la necessità di una sua assunzione di responsabilità, proprio nei riguardi di quella società di cui essa si fa garante. Si analizzerà pertanto la teoria della responsabilità sociale dei media. Stante la volontà da parte dell’informazione di agire da controllore dell’operato del potere pubblico e di garantire il rispetto del principio di accountability, è necessario che la stampa stessa possa assicurare, allo stesso modo, di prendersi carico delle sue responsabilità. La sempre maggiore centralità acquistata dal concetto di accountability è direttamente collegata alla crescente crisi di credibilità che pervade il mondo dell’informazione, tendente oggi quanto mai alla commercializzazione e alla spettacolarizzazione. Questa degenerazione è lo spunto che ci porta a domandarci quali in realtà siano, e debbano essere, gli stakeholders dell’informazione, quali cioè i soggetti portatori d’interesse, al di là dei primi e basilari, ovvero i lettori. Emergerà così un quadro in cui proprietà, pubblicità e marketing acquisiscono sempre maggiore predominanza. 7 La strumentalizzazione messa in atto da questi attori, che dovrebbero essere esterni all’impresa editoriale e ai principi dell’informazione, lede la professionalità del giornalista e lo porta ad allontanarsi pericolosamente dalla lealtà e dall’onestà che egli primariamente deve al suo lettore. Questo passaggio apre la strada all’analisi del giornalista come professionista e al rapporto a più livelli che si instaura da un lato tra il piano della morale, dell’etica e della deontologia e dall’altro tra il piano normativo e quello dell’auto-regolamentazione della categoria.
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