Comune di

Studio geologico del territorio comunale ...... ……...... aggiornato ai sensi della L.R. 12/2005 e D.G.R. 8/7374 del 28.05.2008

di Dott. Geol. Vittorio Bruno Dott. Geol. Marco Cattaneo

Consulenze geologiche e ambientali

Via San Giacomo 53 − 22100 Como Tel. (031) 564.933 Fax (031) 68.53.111 E-mail: [email protected] Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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INDICE

INDICE ...... 1

1. PREMESSA ...... 3

1.1 RICERCA STORICA ...... 3

2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO DEL TERRITORIO ...... 5

3. GEOLOGIA ...... 6

4. GEOMORFOLOGIA ...... 8

4.1 FORME , PROCESSI E DEPOSITI GRAVITATIVI DI VERSANTE ...... 8 4.2 FORME , PROCESSI E DEPOSITI PER ACQUE CORRENTI SUPERFICIALI ...... 8 4.3 FORME E DEPOSITI GLACIALI ...... 9 4.4 FORME , PROCESSI E DEPOSITI ANTROPICI ...... 9

5. INQUADRAMENTO GEOPEDOLOGICO ...... 10

6 IDROGRAFIA ...... 12

6.1 CALCOLO PORTATE DI PIENA ...... 12 6.2 VERIFICA IDRAULICHE SUL F. E T. S. ANTONIO ...... 16 1/65

7. IDROGEOLOGIA ...... 18

7.1 CARATTERI GENERALI DELL ’AREA ...... 18 7.2 STRUTTURA IDROGEOLOGICA DI DETTAGLIO (SEZIONE ) ...... 21 7.3 OPERE DI CAPTAZIONE PRESENTI NEL TERRITORIO COMUNALE ...... 21 7.4 ANDAMENTO DEL FLUSSO IDRICO SOTTERRANEO ...... 23 7.5 OSCILLAZIONI DELLA FALDA ...... 24 7.6 PERMEABILITÀ ...... 26 7.7 VULNERABILITÀ DEGLI ACQUIFERI ALL 'INQUINAMENTO ...... 26 7.7.1 Vulnerabilità intrinseca degli acquiferi all’inquinamento ...... 27 7.8 PARAMETRI IDROGEOLOGICI ...... 28 7.9 QUALITÀ DELLE ACQUE SOTTERRANEE ...... 29

8. INQUADRAMENTO METEOCLIMATICO ...... 31

8.1 TEMPERATURA DELL ’ARIA ...... 31 8.2 PRECIPITAZIONI ...... 32 8.2.1 Precipitazioni intense ...... 33 8.3 CLIMOGRAMMA DI PEGUY ...... 35 8.4 UMIDITÀ DELL ’ARIA ...... 36 8.5 EVAPOTRASPIRAZIONE ...... 36 8.6 IL VENTO ...... 36 8.7 INDICI CLIMATICI SIGNIFICATIVI ...... 38

9. CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA DEL TERRITORIO ...... 39 Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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10. ANALISI DEL RISCHIO SISMICO ...... 40

10.1 ANALISI DI 2° LIVELLO ...... 43 10.2 VALORI DEL GRADO DI SISMICITÀ DA ADOTTARE NELLA PROGETTAZIONE ...... 45

11. CARTA DEI VINCOLI ...... 48

11.1 AREE DI SALVAGUARDIA DELLE CAPTAZIONI AD USO IDROPOTABILE ...... 48 11.1.1.Delimitazione delle zone di rispetto ...... 51 11.2 RETICOLO IDRICO PRINCIPALE E MINORE ...... 52 11.3 PAI ...... 53

12. CARTA DI SINTESI ...... 54

13. FATTIBILITÀ GEOLOGICA DELLE AZIONI DI PIANO ...... 55

14. NORME GEOLOGICHE DI PIANO ...... 56

CLASSE TRE . FATTIBILITÀ CON CONSISTENTI LIMITAZIONI ...... 56 CLASSE QUATTRO . FATTIBILITÀ CON GRAVI LIMITAZIONI ...... 60

BIBLIOGRAFIA ...... 63

AUTORI ...... 64

APPENDICE ...... 65 2/51/65 Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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1. PREMESSA La presente relazione e le tavole che ne costituiscono parte integrante, hanno come principale finali- tà quella di aggiornare ai sensi della normativa vigente i rilievi e le analisi che gli scriventi hanno effet- tuato nel corso dell’anno 2002 nell’ambito dello studio geologico condotto nel territorio comunale di Cuc- ciago in base alla normativa allora vigente, nell’ambito delle indagini interdisciplinari realizzate ai fini dell’adozione degli strumenti urbanistici generali comunali. Sono stati seguiti gli standard di lavoro indicati dai “Criteri attuativi della L.R. 12/05 per il governo del territorio” contenuti nella D.G.R. 8/1566 del 22.12.2005 (B.U.R.L. n. 13 - Edizione speciale del 28 marzo 2006) e nei successivi aggiornamenti contenuti nella D.G.R. 8/7374 del 28.05.2008, per quanto concerne l’analisi della componente sismica e l’aggiornamento delle carte dei vincoli, di sintesi e di fatti- bilità; in particolare, ai sensi di tali recenti direttive si è provveduto ad effettuare un'analisi della peri- colosità sismica locale del comune di Lomazzo che ricade, a livello generale, in Zona 4 (D.g.r n°14964 del 7 novembre 2003) cioè quella con minor pericolosità.

La metodologia di ricerca è quindi fondata su tre fasi principali:

Fase di analisi. In questa fase sono stati realizzati i rilievi geologici e geomorfologici nell’ambito del territorio comunale. Al contempo sono state consultate documentazioni specifiche presso l’Ufficio Tecnico Comunale, Amministrazione Provinciale di Como, Università agli Studi di Milano, ERSAL. Sulla base dei dati geo- ambientali così raccolti, sono state elaborate le tavole di Inquadramento (con evidenziati i temi geomor- fologici, strutturali, gli elementi geopedologici, gli elementi idrografici e del sistema idrografico) e la car- 3/51/65 ta dei Vincoli.

Fase di diagnosi . Coincide con una valutazione critica dei dati relativi ai processi geoambientali e antropici attivi sul territorio, in questa fase è stata elaborata la carta di Sintesi con evidenziate le aree omogenee per grado di attenzione geologica e vulnerabilità idrogeologica;

Fase propositiva . In quest’ultima fase l’ambito areale del comune di Cucciago è stato suddiviso in classi di fattibilità geologica per le azioni di piano.

Si specifica inoltre che gli studi in seguito illustrati non devono in alcun modo essere considerati so- stitutivi delle indagini geognostiche di maggior dettaglio prescritte dalle Norme Tecniche per le costru- zioni, di cui alla normativa nazionale.

1.1 Ricerca storica Non esistono per il territorio comunali studi specifici sugli eventi di natura franosa o alluvionale a cui fare riferimento. Si è effettuato allora un confronto con la memoria storica del paese e sono state e- videnziate le seguenti tipologie di eventi: 1. in caso di forti piogge si hanno fenomeni di ristagno legati al substrato argilloso e alla morfo- logia subpianeggiante che non permette un sufficiente drenaggio delle acque meteoriche. Tali fenomenologie si verificano nelle porzioni subpianeggianti a nord del territorio comunale 2. si hanno regolari fenomeni di esondazione del torrente Seveso in coincidenza della Cascina Volpe e nei pressi del Ponte della Ferrovia; Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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3. si hanno dei fenomenti di trasporto solido dai versanti in sinistra idrografica del torrente Se- veso, in qualche caso con coinvolgimento della sede ferroviaria come all'altezza del campo sportivo 4. la zona di via del Pozzo, nei pressi del lavatotio comunale, si caratterizza per la presenza di una significativa falda sospesa con livello piezometrico posto ad 1,5 metri di profondità

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2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO DEL TERRITORIO

Il territorio del comune di Cucciago si estende nella parte centromeridionale della provincia di Como su una superficie di 4,96 km 2. È raggiungibile dalle Strade Provinciali n.27 “di Cucciago”, n.28 “ Senna”, n. 34 “Cantù Asnago” via auto ed è attraversata dalla linea Milano Chiasso delle Ferrovie dello Stato. Topograficamente il territorio è compreso nelle seguenti tavolette I.G.M. 1:25.000 della Carta d’Italia F 32 III SE (Cantù) e F 32 III NE (Como) e nelle tavolette della Carta Tecnica Regionale 1:10.000 B5a1, B5a2, B5b1 e B5b2 Confini: a Nord: Senna Comasco (Co); a Est: Cantù (Co); a Sud: (Co); a Ovest: (Co) e (Co);

Il territorio si estende, dall’estremo limite Nord al punto più meridionale, per circa 4.000 metri; tra questi punti esiste un dislivello di circa 120 metri (da 370 m s.l.m. a 250 m s.l.m.). La morfologia terri- toriale è collinare.

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3. GEOLOGIA

Nell’ambito del territorio comunale sono presenti esclusivamente formazioni attribuibili al quaterna- rio (la più recente delle ere geologiche) aventi per lo più litologia incoerente. La genesi di questi depositi è legata ai ghiacciai e alla relativa azione di esarazione delle rocce e di trasporto dei detriti lungo le valli alpine. Giunti nella zona di ablazione, i detriti si disposero a formare i rilievi degli archi morenici che caratterizzano il paesaggio della parte occidentale e meridionale della provincia comasca, mentre parte del materiale morenico fu preso in carico dai torrenti uscenti dalle fronti glaciali che risedimentarono le ghiaie e le sabbie formando la piana fluvioglaciale (outwash plain). Il rilievo del territorio è stato riportato sulla Carta Tecnica Regionale alla scala 1:10.000 (vedi allega- ti). Sono state seguite le indicazioni di legge utilizzando gli standard presenti nella ”Guida al rileva- mento della Carta geologica d’Italia”. La nomenclatura formazionale è adeguata ai recenti lavori di re- visione sul quaternario (Bini, 1987). Durante la campagna di rilevamento geologico si sono osservate le seguenti unità:

Conglomerati tipo Ceppo dell’Adda Si tratta di un conglomerato extraformazionale polimittico a cemento calcareo e con clasti di deriva- zione endogena, provenienti dalla rielaborazione dei terreni morenici da parte di antichi corsi proglacia- li. Diversi studi (Francani, Beretta, Scesi 1981) correlano questa unità a quella descritta da Orombelli (1979) nella valle del fiume Adda e possiamo quindi attribuire questi depositi al Pliocene superiore - Pleistocene inferiore. È l’unica formazione a carattere lapideo nel territorio e affiora esclusivamente e sporadicamente 6/51/65 lungo l’intaglio del torrente Seveso. Ricordiamo gli affioramenti in sponda idrografica sinistra presso la cava di località Montina e tra le cascine di Bernardelli e Montina. In alcuni casi non si hanno affioramenti diretti dell’unità ma si può comunque ipotizzare con ragio- nevole certezza la sua presenza dall’osservazione della comparsa, nei depositi di colluvio, di ciottoli de- cimetrici di natura conglomeratica. La formazione si presenta in strati di spessore dell’ordine di qualche decina di centimetri frequentemente con diaclasi a intercetta metrica.

Sintema di Muselle (episodi rissiani degli autori precedenti) L’unità è costituita da un complesso di origine glaciale costituito da till e depositi fluvioglaciali tal- volta cementati in profondità. Forma la maggiorparte delle aree pianeggianti presenti tra i rilievi di a- blazione glaciale. Si presenta sia in facies fluvioglaciale che in facies morenica s.s. La granulometria media dei depositi è costituita da ghiaie in matrice sabbioso limosa con fronte di alterazione spesso dai 4 ai 5 metri. L’alterazione porta ad una colorazione rossastra dei materiali che sono ricoperti in superficie da loess con spessore massimo di un metro. Nelle aree in cui le osservazioni geomorfologiche hanno evidenziato la presenza dei paleoalvei dei corsi d’acqua proglaciali, i depositi si impoveriscono della frazione più fine dando luogo a ghiaie sabbiose a supporto clastico. Il sintema è at- tribuibile al Pleistocene medio. Si pone stratigraficamente e morfologicamente al di sotto del sintema di Cantù (vedi) e affiora diffu- samente nella parte meridionale del territorio comunale. In particolare viene messo a giorno dall’attività estrattiva di sabbia e ghiaia.

Depositi fluviolacustri di fase interglaciale (Pleistocene medio) Nel periodo di ritiro del ghiacciaio abduano lo scioglimento dei ghiacciai diede luogo alla formazione di bacini lacustri a cui corrisposero episodi di sedimentazione di bassa energia. L’espressione litologica di tale periodo è costituita da limi e varve giallastre su alterazione e grigio-azzurre su superficie fresca. Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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Tali depositi costituiscono una fascia che si sovraimpone ai depositi fluvioglaciali. Hanno spessori va- riabili da 5 a 10 metri. Affiorano nel’ambito dell’attività estrattiva della cava Italcave dove segnano il limite tra i sintemi di Muselle e di Cantù, affiorano inoltre nell’ambito dell’area settentrionale del terri- torio comunale.

Sintema di Cantù (episodi würmiani degli autori precedenti) Questa unità di origine glaciale compare sulla sinistra idrografica del torrente Seveso, si presenta anch’esso, sia in facies fluvioglaciale che in facies morenica s.s. Si tratta di paraconglomerati in facies di till e depositi fluvioglaciali ghiaiosi a supporto clastico che corrispondono all’espressione sedimentaria della glaciazione würmiana In entrambi casi il profilo di al- terazione è poco evoluto con profondità massima del fronte di decarbonatazione di due metri.. I clasti sono immersi in matrice sabbioso limosa e sono costituiti da ciottoli di origine cristallina (Se- rizzo e Ghiandone), metamorfica (serpentiniti della Val Malenco) e sedimentaria (calcari mesozoici). In superficie prevalgono le frazioni più fini di colorazione grigiastra ad indicare un processo pedogenetico meno evoluto delle precedenti unità. Affiora diffusamente tra la valle del Seveso e la valle di S. Antonio. Stratigraficamente il sintema di Cantù si pone a tetto del sintema di Muselle ed ha un’età rilevata col metodo del radiocarbonio di 17.700 ± 360 anni (Pleistocene superiore).

Complesso sedimentario postglaciale (Olocene) Sono depositi di età olocenica e quindi successivi all’ultimo evento glaciale. Coincidono con le allu- vioni terrazzate del Seveso, S.Antonio e Acquanegra, e sono costituite da ghiaie e sabbie aventi spessore medio di 3-4 metri senza tracce di alterazione. 7/51/65

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4. GEOMORFOLOGIA

I processi esogeni che hanno configurato l’attuale morfologia del territorio comunale sono legati al ci- tato glacialismo quaternario. Intorno a 20.000 anni fa, l’area di Cucciago era interessata dai processi morfogenetici determinati dai ghiacciai che discendevano dalla Val Chiavenna, Valtellina e dalla Val Masino Bregaglia a formare i lobi pedemontani di cui restano ora testimonianza gli arcuati rilievi degli anfiteatri morenici tra l’Adda e il Ticino. Il comune si caratterizza per l’alternanza di aree subpianeggianti e allineamenti di colline moreniche. In particolare nella zona nord est del territorio si ha una fascia pianeggiante in coincidenza dei depositi fluviolacustri. Le incisioni dei corsi d’acqua Seveso e Acquanegra interrompono la continuità degli alline- amenti collinari morenici impostando delle scarpate morfologiche aventi direzione media Nord Sud.

Gli elementi tuttora attivi quali agenti morfodinamici sono i corsi d’acqua. Le valli in cui scorrono sono per lo più articolati in terrazzi morfologici a formare un dislivello complessivo sui trenta metri. La genesi di questa profonda incisione è legata ai movimenti eustatici dei bacini marini. Il livello del mare durante le glaciazioni si abbassava per tornare ad occupare l’attuale sede del Mar Adriatico al ritiro dei ghiacci. Per le ultime glaciazioni ciò accadeva a livelli via via minori rispetto ai periodi interglaciali precedenti. I fiumi cominciarono quindi ad erodere i propri sedimenti in varie fasi, formando quei terrazzi in cui si divide l’alta pianura: il pianalto formato da sedimenti mindelliani e ris- siani e nelle valli le alluvioni ad alterazione scarsa o nulla.

Nella compilazione della “Carta di inquadramento: elementi geomorfologici” alla scala 1.10.000 (Ta- vola n.1b) si sono utilizzati i simboli così come proposti nella “Proposta di legenda geomorfologica ad in- 8/51/65 dirizzo applicativo” (Pellegrini et al., 1993), evidenziando i seguenti fenomeni morfologici:

• attivi : morfotematismi in via di evoluzione segnalati in colore rosso ; • quiescenti : forme per le quali si hanno evidenza di evoluzione in tempi storici che hanno la possibilità di riattivarsi segnalati in colore blu ; • stabilizzati: forme riferibili a condizioni morfogenetiche diverse dalle attuali segnalati in colore verde .

4.1 Forme, processi e depositi gravitativi di versante Nelle aree in cui massima è la rottura di pendenza ed in particolare nell’ambito delle scarpate morfo- logiche di origine fluviale, si hanno fenomeni puntuali di erosione accelerata. Il fenomeno è attivo e diffuso sul territorio comunale nell’ambito delle rotture di pendenza, tuttavia la manifestazione è di ridotto impatto sul territorio stesso e di ridotta estensione areale, sì da non ren- dere cartografabile il tematismo stesso. Localmente ed in coincidenza dell’affioramento della formazione del Ceppo si hanno localizzati crolli lapidei.

4.2 Forme, processi e depositi per acque correnti superficiali Sono due le tipologie principali di orli di scarpata di erosione fluviale: I terrazzi morfologicamente superiori si possono considerare stabilizzati in quanto originati da un contesto morfogenetico diverso dall’attuale, mentre quello inferiore delimita il percorso attuale dei corsi d’acqua con chiari segni di evo- luzione in atto e si considera quindi attivo . Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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4.3 Forme e depositi glaciali Le tracce dell’azione morfologica delle glaciazioni pleistoceniche caratterizzano il territorio comuna- le. Quivi compaiono rilievi di ablazione organizzati in cerchie moreniche e terrazzi che degradano nella outwash plain. Si sono così osservati diversi ordini di cordoni morenici ad asse maggiore diretto lungo la direzione NNO – SSE nell’ambito della località Montina, poco più a Sud si riscontrano cordoni con asse diretto in direzione N S, mentre l’area settentrionale si caratterizza per un ordine di cordoni morenici aventi dire- zione NE SO. La morfologia morenica è evidente a testimonianza dell’azione degli agenti sedimentari glaciali più recenti. In questi rilievi allungati possiamo distinguere un’area di cresta e orli di scarpata di erosione (ad o- pera dei fiumi proglaciali) o gradino di valli glaciali (per quanto riguarda gli episodi würmiani). Ricor- diamo, tra gli altri, i cordoni delle località Cascina Inviolata, cascina Montina e località Guzzafame. Il processo geomorfologico che ha originato i cordoni e le scarpate di erosione è stabilizzato . Inoltre sono presenti alcuni fronti di uscita dei fiumi proglaciali nella outwash plain come ad esem- pio presso Cascina della Costa

4.4 Forme, processi e depositi antropici L’area comunale si caratterizza per la presenza di ex cave di sabbia e ghiaia. Attualmente è in atto la coltivazione di materiale sabbioso ghiaioso nella porzione meridionale del territorio comunale (cava Ital- cave) mentre è presente un’area dismessa per lo più recuperata con interventi atti al riempimento delle fosse di coltivazione e alla diminuzione dell’acclività media dei fronti di cava. Sono altresì tuttora visibi- li e riconoscibili gli orli delle scarpate. L’area della ex cava Porro è stata recuperata ai sensi delle norme 9/51/65 vigenti sulla coltivazione di cava ed è da considerarsi stabilizzata, l’area della cava Montina è attual- mente in fase di coltivazione. Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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5. INQUADRAMENTO GEOPEDOLOGICO

Definiamo il suolo come lo strato più superficiale della crosta terrestre la cui genesi è legata attual- mente ad un concorso di fattori naturali e antropici; nel territorio si alternano i terreni agricoli e quelli vegetali con relativa modifica dell’orizzonte O nel senso di un arricchimento in sostanza organica e fo- sfati nel caso di coltivazioni. In estrema sintesi possiamo individuare tre fattori principali che favoriscono la formazione dei suoli: la decomposizione delle rocce ad opera degli agenti morfodinamici, l’aumento in materia organica ed in- fine la migrazione di alcuni elementi nel profilo dei terreni ad opera principalmente dell’acqua.

Nella tavola n. 1a “Carta di inquadramento: elementi geologici” abbiamo approfondito il dettaglio di analisi sulla base degli elementi geologici e morfologici dei suoli stessi. Sono stati quindi individuati le unità di seguito elencate

Colli morenici würmiani Si tratta degli archi morenici presenti sul territorio comunale e descritti nei capitoli precedenti. Tali unità classificate dall’ERSAL come OGG2 (cpl) In dettaglio si tratta di suoli molto profondi con scheletro scarso in superficie e frequente in profondi- tà. Tessitura media in superficie e moderatamente grossolana in profondità, reazione subacida, satura- zione molto bassa in superficie e bassa in profondità. Drenaggio buono.

Piane e valli würmiane

Si tratta delle aree subpianeggianti o lievemente ondulate presenti sul territorio comunale e descritti 10 /51/65 nei capitoli precedenti. Nell’area in sponda idrografica sinistra del torrente Acquanegra si hanno unità classificate dall’ERSAL come PEG2 (cpl), in dettaglio si tratta di suoli moderatamente profondi limitati da substra- to ghiaioso sabbioso con scheletro comune in superficie ed abbondante in profondità. Tessitura modera- tamente grossolana, reazione neutra in superficie mentre è subalcalina in profondità, saturazione alta, non calcarea in superficie e calcarea in profondità, drenaggio moderatamente rapido. Nell’area a settentrione del territorio comunale si hanno unità classificate dall’ERSAL come AQN1, in dettaglio si tratta di suoli profondi con scheletro scarso in superficie ed comune in profondità. Tessi- tura moderatamente grossolana, la reazione è subacida, saturazione molto bassa, drenaggio moderata- mente rapido. Le porzioni estremamente settentrionali e ad oriente del territorio di Cucciago si caratterizzano per unità classificate dall’ERSAL come VLG1 (con), in dettaglio si tratta di suoli molto profondi limitati con scheletro scarso in superficie ed assente in profondità. Tessitura moderatamente grossolana, reazione acida in superficie, subacida in profondità, saturazione molto bassa, drenaggio buono.

Valli terrazzati in alveo Le aree di terrazzamento fluviale si caratterizzano per unità classificate dall’ERSAL come MTA1 e CTV1 (gin). Nel primo caso si ha affioramento del Ceppo ed il suolo si sviluppa dalla formazione lapidea.In det- taglio si tratta di suoli sottili, limitati dal substrato roccioso con scheletro comune, tessitura moderata- mente grossolana, reazione acida, saturazione bassa, drenaggio rapido. Nel secondo caso l’erosione è moderata e il suolo si sviluppa da un substrato colluviale a pendenza moderata. In dettaglio si tratta di suoli molto profondi, scheletro scarso in superficie e comune in profondità, tessitura moderatamente grossolana, reazione subacida in superficie e neutra in profondità, saturazione alta e media in profondi- tà, drenaggio buono. Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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Piane alluvionali recenti e attuali Si tratta dell’area di alveo dei corsi d’acqua presenti sul territorio comunale. Si hanno unità classifi- cate dall’ERSAL come FGA1 (cpl), in dettaglio si tratta di suoli profondi con scheletro scarso in superfi- cie ed comune in profondità a volte assente. Tessitura media, reazione neutra, saturazione media, dre- naggio buono.

Aree urbanizzate In questo tematismo rientrano le aree a forte edificazione ai fini civili o produttivi segnalate su piano regolatore come centro edificato.

Aree miste Aree di cava.

11 /51/65 Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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6 IDROGRAFIA

L’elemento idrografico che caratterizza il territorio in esame è il Fiume Seveso, esso percorre in dire- zione NO − SE il settore occidentale del Comune di Cucciago Il T. Seveso ha origine sul Monte Pallanza nel territorio del comune di San Fermo della Battaglia (CO) a circa 490 m s.l.m. e termina nel Naviglio della Martesana all’interno della cerchia urbana di Milano. Nel tratto montano il corso d’acqua, a carattere torrentizio, presenta una valle profondamente incisa rispetto al piano campagna e scarsamente urbanizzata, queste caratteristiche sono peculiari del tratto fino all’altezza di , luogo in cui inizia l’area più pianeggiante. La zona a valle presenta caratteri assai diversi ed è sede di estesi centri abitati, in questo tratto il corso d’acqua assume l’aspetto e la funzione di collettore fognario, l’alveo presenta tratti con argini arti- ficiali e più a valle in corrispondenza di Milano l’alveo viene tombinato. Il bacino idrografico del Fiume Seveso che si estende per circa 231 km 2, di cui 102 km 2 in provincia di Milano, presenta un’asta principale avente una lunghezza di circa 52 km di cui 19 km in provincia di Milano, l’ultimo tratto di 7 km, che risulta completamente tombinato, scorre nel territorio del comune di Milano .

Lungo il suo percorso Fiume Seveso riceve i seguenti corsi d’acqua: Sponda sinistra − Rio Rossola; − Rio Acqua-Negra; − Torrente San Antonio; 12 /51/65 − Torrente Serenza; − Torrente Certesa;

Sponda destra - Torrente Commasinella.

Il regime è di tipo torrentizio tipico di questi corsi d’acqua è caratterizzato da pressione e velocità dell’acqua che variano nello spazio e nel tempo, le fasi di piena e di magra si alternano in funzione delle precipitazioni atmosferiche con portate minime assicurate dal rilascio graduale dell’acqua di infiltrazio- ne contenuta nei terreni morenici. L’assetto d’insieme del sistema idrografico del settore comasco a cui appartiene il Fiume Seveso è contraddistinto dalla presenza di corsi d’acqua ad andamento pressoché parallelo tra loro con direzioni di deflusso circa Nord-Sud (ad es. T. e ) che presentano analoghi problemi di smaltimento delle portate di piena riconducibili all’esasperata pressione antropica che ha determinato un incremento delle superfici impermeabilizzate. Si evidenziano nel territorio in esame anche due dei principali affluenti del Fiume Seveso: il Rio Ac- qua-Negra, ad andamento Nord-Sud ubicato lungo il confine occidentale del Comune di Cucciago; ed il Torrente San Antonio diretto Nordest-Sudovest ubicato nel settore orientale lungo il limite comunale del territorio in esame.

6.1 Calcolo portate di piena Nel territorio in esame non sono presenti stazioni idrometriche di misura e per tale motivo le analisi delle portate devono essere effettuate mediante metodi indiretti che permettono di stimare le portate al colmo di piena conoscendo a priori le caratteristiche pluviometriche, i principali parametri morfometrici ed il coefficiente di deflusso del bacino esaminato. Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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Il calcolo delle portate per via indiretta è stato compiuto su due diverse sezioni: • la prima ubicata sul Fiume Seveso; • la seconda ubicata in corrispondenza del Torrente S.Antonio:

Bacino Seveso Precisamente la sezione di misura è ubicata in corrispondenza del ponte ferroviario della linea Mila- no – Como, nel settore occidentale dell’area in esame al confine con il Comune di Vertemate (quota 235 m s.l.m.). Tale settore caratterizzato da una morfologia meandriforme è localizzato in corrispondenza della piana di esondazione posta in fregio al Fiume Seveso. In particolare l’area in esame è posta lungo l’estradosso di meandro presente in località Cascina Vol- pe, in tale settore il corso d’acqua, condizionato dalla particolare morfologia quaternaria, devia brusca- mente la sua direzione da Est – Ovest a Nord – Sud determinando le condizioni favorevoli per lo svilup- di fenomeni di dissesto idrogeologico. Nella zona si individuano alcune opere antropiche le quali sono elementi sensibili a rischio, princi- palmente: il ponte ferroviario, il rilevato della stessa linea Milano – Como, nonché il galoppatoio visibile a Sud di tale zona posizionato direttamente sulla piano alluvionale.

Essenzialmente i fenomeni di piena del Fiume Seveso nel settore in precedenza citato sono causa di: • fenomeni di erosione spondale, lungo la sponda in sinistra idrografica; • fenomeni di erosione e conseguente instabilità della scarpate fluviali; • fenomeni erosionali e/o accumulo di detriti e sedimenti in corrispondenza della struttura del

ponte ferroviario (Linea Milano – Como); 13 /51/65 • fenomeni di sovralluvionamento che interessano la piana di esondazione con particolare riferi- mento alla struttura della linea ferroviaria Milano – Como e all’area del galoppatoio adiacente.

Il Fiume Seveso, in corrispondenza della sezione di misura, risulta infossato di circa 10 metri rispet- to il livello della linea ferroviaria posta a quota 260 m s.lm. Principalmente il territorio pertinente al bacino idrografico è rappresentato da aree: • urbane caratterizzate dagli insediamenti abitativi principali, costituiti da superficie topografi- ca fortemente modificata ed in pratica impermeabile; • rurali a prevalente sviluppo agricolo e boschivo che presentano suolo in media lisciviato di ori- gine glaciale e fluvioglaciale.

La seguente tabella mostra i caratteri morfometrici del bacino del fiume Seveso.

Bacino Seveso Lunghezza a Quota sez. chiusu Superficie Quota sorgente (sezione di chiusura) sta ra Ponte FS 84 km 2 19 km 490 m s.l.m. 251 m s.l.m. “Linea Milano – Como”

La portata al colmo di piena è stata dedotta mediante l’applicazione di un modello idrologico di tra- sformazione afflussi-deflussi. Il modello, per essere applicato in modo corretto, deve prevedere l’introduzione di alcune semplifica- zioni quali: • il valore delle piogge di riferimento per l’area oggetto di studio siano d’intensità costante per tutta la durata dell’evento meteorico, • le piogge siano distribuite in modo omogeneo su tutto il bacino idrografico di riferimento, pro- cedendo anche al ragguaglio delle stesse piogge rispetto l’area. Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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Nella tabella e grafico seguente si individuano i valori di portata al colmo piena per diversi tempi di ritorno e valori di coefficiente di deflusso, considerando un tempo di corrivazione, calcolato con metodo di Giandotti, pari a 7.45 ore (447 minuti):

Deflusso C= 0,30 Deflusso C= 0,4 Deflusso C= 0,5 Deflusso C= 0,6 Deflusso C= 0,7

Tr (anni) Q (mc) Tr (anni) Q (mc) Tr (anni) Q (mc) Tr (anni) Q (mc) Tr (anni) Q (mc)

10 81,50 10 108,67 10 135,84 10 163,00 10 190,17 20 89,62 20 119,49 20 149,37 20 179,24 20 209,11 30 98,89 30 131,86 30 164,82 30 197,79 30 230,75 50 103,83 50 138,44 50 173,05 50 207,66 50 242,27 100 113,49 100 151,32 100 189,15 100 226,98 100 264,81

Dall’osservazione della tabella e del relativo diagramma di portata si evince che i valori di piena cal- colati per via indiretta risultano discretamente elevati considerando le caratteristiche morfodinamiche del bacino in esame. Portate in funzione del tempo di ritorno (Formula Giandotti)

1000

14 /51/65

100 Q (mc/s) Q

10 10 100 Tr (anni) C= 0,3 C= 0,4 C=0,5 C=0,6 C=0,7

Figura 6.1 Portate Fiume Seveso Sezione Ponte Ferroviario Per esempio prendendo come riferimento il tempo di ritorno minimo (Tr 10 anni), quindi un evento facilmente riproducibile nell’arco di pochi anni, ed un coefficiente di deflusso intermedio (C=0.5) per l’area indagata, si osservano valori di portata rilevanti e superiori a 130 mc/s. Tali volumi di piena, per la sezione di misura in esame, viste le particolari caratteristiche morfologi- che ed antropiche dei luoghi, possono causare danni minori di tipo strutturale alle opere antropiche ivi presenti (ponte ferroviario ed arginature).

Bacino S. Antonio La sezione di chiusura sul torrente S. Antonio è ubicata in località C.na Rencati, in corrispondenza di un tratto meandriforme del torrente. In tale settore affluiscono sia le acque superficiali provenienti dall’abitato di Cucciago che le acque provenienti dalla vallecola presente nei pressi di C.na Mera al limite con il Comune di Cantù. L’area pertinente al Torrente S.Antonio presenta principalmente argini naturali in alcuni settori in evidente stato di degrado ed in erosione, in particolare in corrispondenza della sezione di misura è ubi- cata la SP 34 con un ponte di attraversamento fluviale. Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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Principalmente i fenomeni di piena del Torrente S. Antonio e affluenti, nel settore in precedenza citato sono causa di: • fenomeni di erosione spondale, lungo la sponda in sinistra idrografica; • fenomeni di erosione e conseguente instabilità della scarpate fluviali; • fenomeni erosionali e/o accumulo di detriti e sedimenti in corrispondenza della struttura del ponte stradale sulla SP 34.

Si evidenzia come una buona parte della superficie del bacino idrografico afferente al torrente risulti parzialmente o totalmente antropizzata (abitati di Cucciago e Cantù).

Tale situazione rende in pratica impermeabile la superficie topografica, determinando un rapido scorrimento e deflusso delle acque piovane superficiali le quali determinano un rapido aumento delle portate del Torrente S. Antonio. La seguente tabella mostra i caratteri morfometrici del bacino del Torrente S. Antonio. Bacino S.Antonio Lunghezza Quota sez. chiu Superficie Quota sorgente (sezione di chiusura) asta sura Localita C.na Rencati 2,42 km 2 1,23 km 312 m s.l.m. 275 m s.l.m.

I calcoli di portata al colmo di piena sono stati dedotti anch’essi mediante l’applicazione del modello idrologico di trasformazione afflussi-deflussi applicato per il Fiume Seveso.

Nella tabella e grafico seguente si individuano i valori di portata al colmo piena per diversi tempi di ritorno e valori di coefficiente di deflusso, considerando un tempo di corrivazione, calcolato con metodo 15 /51/65 di Giandotti, pari a 2,28 ore (136,8 minuti):

Deflusso C= 0,30 Deflusso C= 0,4 Deflusso C= 0,5 Deflusso C= 0,6 Deflusso C= 0,7

Tr (anni) Q (mc) Tr (anni) Q (mc) Tr (anni) Q (mc) Tr (anni) Q (mc) Tr (anni) Q (mc)

10 5,42 10 7,23 10 9,03 10 10,84 10 12,65 20 5,99 20 7,88 20 9,88 20 11,97 20 13,97 30 6,64 30 8,85 30 11,06 30 13,27 30 15,48 50 6,98 50 9,3 50 11,63 50 13,95 50 16,28 100 7,65 100 4.33 100 12,74 100 15,29 100 17,84

Dall’osservazione della tabella e del relativo diagramma di portata si rilevano valori di piena relati- vamente elevati considerando le ridotte dimensione ed il limitato dislivello tra testata e sezione di chiu- sura del bacino idrografico in esame. Tali risultanze sono in sicuramente da attribuire alla scarsa permeabilità della superficie topografica causa antropizzazione dei luoghi, che come descritto in precedenza, consente il rapido deflusso delle ac- que superficiali lungo l’asta torrentizia principale. In considerazione di ciò si attribuisce al bacino in esame un coefficiente di deflusso elevato e pari al- meno a 0.7, cosicché i valori di portata stimati per un tempo di ritorno basso (Tr =10 anni) risultano su- periori a 12 mc/s. Tali volumi di piena, per la sezione di misura in esame, viste le caratteristiche antropiche dei luoghi, possono causare danni minori di tipo strutturale alle opere antropiche ivi presenti (ponte SP 34 ed argi- nature).

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Portate in funzione del tempo di ritorno (Formula Giandotti)

100

10 Q(mc/s)

1 10 100 Tr (anni) C= 0,3 C= 0,4 C=0,5 C=0,6 C=0,7

Figura 6.2 Portate Torrente S.Antonio sezione C.na Rencati

6.2 Verifica idrauliche sul F. Seveso e T. S. Antonio Le verifiche idrauliche sono state condotte utilizzando la legge del moto uniforme di Chèzy, nella quale la velocità media della corrente idrica è funzione delle caratteristiche dell’alveo (pendenza, sca- brezza e geometria trasversale) e del corpo d’acqua (profondità, area bagnata e raggio idraulico): 16 /51/65 Vm = χ * √R*i dove: i = pendenza dell’alveo R = raggio idraulico χ = coefficiente di scabrezza secondo Strickler (C * R) e dove: C = 30 è un coefficiente che varia tra 15 e 60 per alvei naturali. da cui si ricava la portata: Q = A * C * √R*i La relazione sopra scritta è legata in modo univoco all’altezza idrometrica (h) in condizioni di moto uniforme e costituisce la “ scala delle portate” della sezione. Dall’applicazione della precedente equazione ed utilizzando le portate calcolate con la formula razio- nale è possibile confrontare e verificare le portate mediante i due metodi, quindi calcolare il battente i- drico per diversi tempi di ritorno e differenti geometrie delle sezioni di misura. Di seguito si evidenziano i risultati per il Fiume Seveso e torrente S. Antonio:

Fiume Seveso Larghezza alveo TR 100 anni L = 7 m L = 8 m L = 9 m h altezza idrometrica 5,25 m 4,55 m 4,04 m

Torrente S.Antonio Larghezza alveo TR 100 anni L = 3 m L = 4 m L = 5 m h altezza idrometrica 1,60 m 1,22 m 1,01 m Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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Dall’elaborazione dei dati mediante Chèzy si evidenzia che le portate calcolate per il Fiume Seveso e Torrente S. Antonio non sono compatibili con le portate ottenute per via indiretta, mediante le curve di possibilità climatica.

Ossia i valori dedotti con Chèzy di seguito riportati:

Q Seveso = 41.16 m 3/s

Q S. Antonio = 6.68 m 3/s sono molto inferiori ai valori calcolati sia per tempi di ritorno brevi (Tr 10 anni) che a maggior ragione per tempi lunghi (Tr 100 anni):

Q Seveso Tr 10 anni = 135,84 m 3/s

Q Seveso Tr 100 anni =189,15 m 3/s

Q S. Antonio Tr 10 anni = 9,03 m 3/s

Q S. Antonio Tr 100 anni = 12,74 m 3/s queste differenze numeriche di portata dimostrano che i due corsi d’acqua, nella sezione di misura con- siderata, non sono in grado di smaltire le portate di piena e perciò sono vulnerabili da eventi alluvionali anche di breve durata. In particolare si evidenzia che portate con tempi di ritorno centenarie sul Fiume Severo, all’altezza del Ponte ferroviario, determinerebbero un battente idrico pari ad almeno 5 m; mentre, per quanto ri guarda il Torrente S.Antonio portate centenarie, misurate in corrispondenza del ponte sulla SP 34, ge- nererebbero un battente superiore ad 1,5 m. A conferma di quanto detto si precisa che i due corsi d’acqua esaminati periodicamente sono sede di 17 /51/65 fenomeni di esondazione ed allagamento che interessano vaste aree di terreno golenale.

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7. IDROGEOLOGIA

7.1 Caratteri generali dell’area Come già illustrato in precedenza nel capitolo relativo all’inquadramento geologico del territorio, la bassa provincia comasca risulta costituita in affioramento da depositi quaternari di origine morenica, fluvioglaciale, lacustre o alluvionale il cui andamento nel sottosuolo si riflette sui caratteri e la distribu- zione areale delle risorse idriche sotterranee. A tale proposito è importante evidenziare che la maggior parte di tali depositi è costituito da sedi- menti sciolti, ghiaie e sabbie, contraddistinti da una porosità di tipo interstiziale che si differenziano dai conglomerati tipo Ceppo nei quali la circolazione idrica può essere anche di tipo fissurale ed è concen- trata nei settori nei quali si è verificata in origine una ridotta cementazione oppure sono intercorsi in un secondo tempo fenomeni di fratturazione o dissoluzione. In base a tali caratteri si può ritenere che nell’area esaminata le condizioni più favorevoli all’immagazzinamento di acque sotterranee si possono riscontrare nei depositi fluvioglaciali o alluviona- li ghiaioso-sabbiosi e nei settori meno cementati e/o più fratturati dei conglomerati tipo Ceppo; risultano viceversa privi di una significativa circolazione idrica sotterranea i depositi quaternari morenici e quelli fluviolacustri, nell’ambito dei quali prevalgono terreni limoso-argillosi che determinano perciò una scar- sa o nulla produttività.

La ricostruzione della circolazione idrica e delle modalità di alimentazione degli acquiferi presenti in tali depositi presuppone pertanto una dettagliata conoscenza del loro andamento nel sottosuolo e dei lo- 18 /51/65 ro rapporti geometrici; a tale scopo sono stati presi in esame i dati contenuti in alcune pubblicazioni re- lative al settore studiato integrandoli con i dati stratigrafici relativi alle perforazioni eseguite nel terri- torio comunale che hanno permesso la ricostruzione di tre sezioni idrogeologiche di dettaglio (si veda in appendice l’allegato relativo). Nell’ambito della bassa provincia comasca l’assetto idrogeologico si caratterizza per la presenza di tre acquiferi principali i cui rapporti reciproci sono alquanto complessi in ragione dei molteplici fenome- ni geologico - tettonici (subsidenza o sollevamento) e climatici (glaciazioni, variazioni del livello eustati- co dei mari) succedutisi nel quaternario che hanno originato i caratteri sedimentologici dell’area nella quale le intercomunicazioni tra i vari acquiferi, qualora si verifichino, avvengono principalmente in cor- rispondenza di superfici erosive. In particolare la circolazione idrica sotterranea nel settore meridionale della provincia di Como risul- ta notevolmente intensa lungo i cosiddetti “paleoalvei” o “alvei sepolti”, scavati principalmente dai corsi d’acqua in corrispondenza degli antichi tracciati e in parte dei ghiacciai, contraddistinti dalla presenza di consistenti spessori di depositi permeabili ghiaioso-sabbiosi; in tali settori si individuano pertanto le aree maggiormente produttive. In corrispondenza di tali superfici di erosione possono instaurarsi intercomunicazioni dirette tra il primo acquifero superficiale ed il secondo e il terzo acquifero sottostanti; tale aspetto risulta di notevole importanza sia rispetto alle modalità di alimentazione degli acquiferi profondi sia per quanto attiene alle possibilità di migrazione di sostanze inquinanti nelle falde profonde.

Di seguito descriviamo in sintesi gli acquiferi presenti a partire dai più recenti e superficiali. Il primo acquifero è costituito in prevalenza da depositi ghiaioso-sabbiosi di origine alluvionale e flu- vioglaciale delimitati alla base dai conglomerati del Ceppo; come accennato in precedenza in corrispon- Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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denza di settori dei fondovalle particolarmente incisi tali depositi potrebbero venire a diretto contatto con le argille villafranchiane (Pleistocene inferiore). L’alimentazione di tale acquifero avviene per infiltrazione diretta dalla superficie di acque di origine meteorica oppure dalle perdite dei corsi d’acqua. Il grado di protezione della falda contenuta in tali acquiferi risulta limitato ed è connesso alla pre- senza di orizzonti superficiali a bassa permeabilità come si verifica, ad esempio, in corrispondenza dei depositi morenici. Tale acquifero è contraddistinto da una buona produttività, tanto che sono state riscontrate portate specifiche anche superiori ai 20 l/s. per metro di abbassamento.

Il secondo acquifero è costituito dai livelli più fratturati e meno cementati presenti nella parte infe- riore dei conglomerati tipo Ceppo e dagli orizzonti ghiaioso-sabbiosi ad essi sottostanti che vengono de- finiti “Acquifero sotto il Ceppo” e risulta delimitato alla base dalle argille “Villafranchiane”. L’alimentazione può avvenire sia per intercomunicazione con il primo acquifero, con il quale viene in contatto principalmente nelle strutture di paleoalveo, sia direttamente dalla superficie nei settori nei quali i terreni costituenti tale acquifero risultano affioranti. Nell’ambito di tale acquifero possono ritrovarsi setti impermeabili limoso-argillosi di limitato spesso- re ed estensione areale. Il grado di protezione della falda contenuta nel secondo acquifero è condizionato dal grado di cemen- tazione degli orizzonti conglomeratici del Ceppo il quale pur essendo generalmente buono presenta tut- tavia dei settori fratturati o poco cementati; lungo tali settori potrebbero essere veicolate verso le falde profonde le acque qualitativamente più scadenti o contaminate provenienti dalla superficie. 19 /51/65 La potenzialità idrica di tale secondo acquifero è generalmente inferiore a quella del primo, presen- tando portate specifiche comprese tra i 3 e i 10 l/s per metro di abbassamento.

Il terzo acquifero è costituito dalle lenti sabbioso - ghiaioso comprese nei depositi villafranchiani (”Argille sotto il Ceppo”) prevalentemente impermeabili e risulta delimitato inferiormente dal substrato roccioso (Gonfolite - Scaglia). L’alimentazione di tale acquifero proviene in massima parte per interscambio con le falde contenute negli acquiferi soprastanti con le quali può risultare talora in comunicazione consentendo perciò locali episodi di commistione; le intercomunicazioni risultano comunque limitate in ragione del notevole grado di confinamento che garantisce inoltre una notevole protezione nei confronti della migrazione di even- tuali sostanze inquinanti provenienti dalla superficie. In ragione di questi ultimi aspetti questo acquifero possiede minori capacità di rialimentazione ri- spetto a quelli soprastanti, il che gli attribuisce una minore potenzialità idrica come d’altronde testimo- niano i valori medi delle portate specifiche che sono intorno ai 4-5 l/s per metro di abbassamento.

Nell’ambito del territorio indagato l’aspetto peculiare della struttura idrogeologica è dato dalla pre- senza di due importanti strutture di paleoalveo nelle quali si concentrano i settori maggiormente pro- duttivi; tali strutture sono riconducibili rispettivamente all’azione dei torrenti Seveso e S. Antonio e so- no contraddistinte dalla presenza di elevati spessori di materiali ghiaioso – sabbiosi ad elevata permea- bilità. Il paleoalveo del T. Seveso inizia in realtà a configurarsi solamente a Sud di Cucciago in quanto all’altezza del territorio comunale il substrato argilloso villafranchiano è subaffiorante o posto comun- que a debole profondità. Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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Il paleoalveo della valle di S. Antonio, anch’esso delimitato alla base dalla argille villafranchiane, raggiunge spessori anche superiori a 100 m, testimoniando l’esistenza nel periodo pre-würmiano di un corso d’acqua molto più importante di quello attuale.

La particolare struttura idrogeologica sopra descritta determina la presenza unicamente di due di- stinti acquiferi sovrapposti e raramente intercomunicanti, aventi diverse quote piezometriche: • Acquifero superiore: sede di una falda libera che può essere contenuta nei depositi del fluvio- glaciale würmiano o nei depositi alluvionali più o meno recenti nell’ambito dei settori in asse alle strutture di paleoalveo (portata specifica > 20 l/s*m ) mentre nei settori più rilevati, dove affiorano depositi morenici e fluvioglaciali, è contenuta nei depositi conglomeratici o ghiaioso- sabbiosi del Ceppo (portata specifica ca. 2÷5 l/s*m); • Acquifero inferiore: corrisponde al terzo acquifero descritto in precedenza, è sede di una falda in pressione contenuta negli orizzonti sabbioso-ghiaiosi posti alla base del Ceppo nell’ambito di una litozona prevalentemente argillosa; nel territorio di Cucciago tale acquifero appare sterile per oltre 100 m di spessore.

Oltre agli acquiferi principali sono inoltre presenti falde sospese di limitata estensione areale e po- tenzialità, contenute nei livelli maggiormente permeabili dei depositi morenici o fluvioglaciali affioranti e sostenute alla base dagli orizzonti limoso-argillosi. Una testimonianza dell’esistenza in vasti settori del territorio comunale di tali falde sospese è con- fermata sia dalla presenza di numerosi sorgenti che dal riscontro diretto verificatosi nel corso di scavi per opere pubbliche o private. 20 /51/65 Va inoltre evidenziato come in passato tali risorse erano sfruttate per uso domestico tramite pozzi aventi mediamente profondità di circa 15÷20 m, presenti nella quasi totalità delle cascine e degli inse- diamenti più antichi; a tutt’oggi in alcuni casi si riscontra la presenza di acqua come ad esempio presso la Cascina del Merlo ubicata nell’estremo settore NE del territorio comunale. Le sorgenti sono poste in prevalenza lungo i ripidi versanti che bordano le valli del Seveso e dell’Acquanegra, con l’eccezione di quella che alimenta il lavatoio ubicato nel settore centrale del terri- torio, in località Prati dei Morti; esse si ubicano in corrispondenza dei settori di contatto tra orizzonti dotati di buona permeabilità (ghiaioso-sabbiosi) e sottostanti livelli meno permeabili (limoso-argillosi) che fungono da base di tali falde sospese, che vengono a giorno quando la quota della superficie freatica interseca la superficie topografica. Oltre al sopracitato lavatoio che presenta una portata costante nel corso dell’anno sono state indivi- duate altre cinque scaturigini principali lungo le valli di Acquanegra e Seveso che muovendosi da Nord verso Sud, sono così individuabili: - a Nord di C.na Guastone; - fontana Tri Camitt (a Sud di C.na Guastone); - fontana Calcunaa (dintorni di C.na Michelbecco); - fontana Cruseta; - presso C.na Morane. Tali sorgenti hanno portate strettamente correlate con il regime delle precipitazioni stimate media- mente in alcuni litri al minuto; sono tuttavia segnalati alcuni episodi in cui, successivamente a forti precipitazioni, si sono verificate consistenti portate che hanno dato luogo a trasporto di materiale solido, soprattutto nelle sorgenti poste in corrispondenza della valle dell’Acquanegra. Pur in assenza di prove geognostiche o sondaggi diretti che permettano di valutare con precisione la profondità di tali falde sospese nei diversi ambiti del territorio comunale stato tuttavia evidenziato, sul- Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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la base della memoria storica di abitanti e tecnici, come la falda sospesa presenti una limitata soggia- cenza (nell’ordine di 1÷3 m dal p.c.) nel settore subpianeggiante che digrada gradualmente verso il corso del T. S. Antonio e compreso indicativamente tra C.na Nuova a Nord e il rilievo di C.na Guzzafame a Sud; in tale zona sono stati infatti segnalati, in occasione di forti precipitazioni, ripetuti fenomeni di al- lagamento dei piani seminterrati di alcuni edifici industriali o agricoli oltre ad essere stata riscontrata la presenza di tale falda sospesa nel corso di alcuni lavori di scavo per la posa di tubazioni fognarie nei settori posti al piede dei versanti morenici di C.na Guzzafame.

7.2 Struttura idrogeologica di dettaglio (sezione) Per fornire un quadro di maggiore dettaglio circa le caratteristiche geometriche degli acquiferi, di se- guito vengono descritte le sezioni idrogeologiche realizzate a tale scopo; in esse sono riportate, oltre alla litologia del sottosuolo, i pozzi utilizzati per la loro stesura e il posizionamento dei filtri (ove noto). L’esame delle sezioni idrogeologiche elaborate consente di osservare l’andamento nel sottosuolo del comune di Cucciago degli acquiferi descritti in precedenza; in particolare si possono evidenziare i se- guenti aspetti principali: • l’orizzonte superficiale a bassa permeabilità presente in corrispondenza dei depositi morenici (ciottoli, ghiaie, sabbie e massi in matrice limoso-argillosa con rare intercalazioni di livelli più permeabili) presenta spessori variabili all’incirca da 10 ad oltre 50 m (cfr. pozzo Navedano) in funzione sia delle variazioni erosionali presenti nel sottosuolo sia della variazioni topografiche (spessore maggiore in corrispondenza dei rilievi); • inferiormente è presente una unità costituita dall’alternanza tra orizzonti conglomeratici e livelli meno cementati costituiti da ghiaie, sabbie e ciottoli avente spessore variabile all’incirca da 50 a 21 /51/65 oltre 100 m, che tende comunque ad incrementarsi muovendosi verso Sud e verso Est; • inferiormente ai conglomerati si individuano gli orizzonti prevalentemente argillosi e limoso- sabbiosi, con rare intercalazioni di orizzonti più permeabili ghiaioso-sabbiosi, appartenenti alle unità Villafranchiane; il tetto di questo orizzonte, che costituisce la base impermeabile dell’acquifero principale, tende ad avvicinarsi alla superficie topografica nel settore della valle del Seveso in cui si verifica la confluenza del Rio Acquanegra (circa 225 m s.l.m. – circa 20 dal p.c.) tanto da affiorare in alcuni settori ad Ovest di Cucciago. Il limite superiore di tali depositi tende comunque ad approfondirsi muovendosi verso la paleovalle del T. S. Antonio, raggiungendo all’altezza del settore SudEst di Cucciago una quota assoluta di circa 200 m s.l.m., pari ad oltre 150 m in corrispondenza dei rilievi morenici e a circa 100 m presso la valle del S. Antonio; • nel settore settentrionale si osserva un innalzamento del substrato roccioso che viene a porsi di- rettamente a contatto con i depositi del Ceppo ad una profondità di circa 70 m dal p.c.; • risulta evidente come la falda idrica principale si posizioni nell’ambito dei depositi del Ceppo e presenti spessori saturi estremamente variabili che aumentano muovendosi verso il paleoalveo del T. S. Antonio; infatti nei settori settentrionale ed occidentale lo spessore saturo è di circa 15÷20 m mentre aumenta sino a circa 40 m nel settore meridionale e orientale; • analogamente appare estremamente variabile la soggiacenza della falda che si riduce a pochi me- tri nei settori del fondovalle del Seveso (pozzi Molini Bernardelli) mentre oltrepassa i 100 m in corrispondenza dei depositi morenici (pozzo Navedano del comune di Cucciago); • i filtri delle opere di captazione sono posizionati nell’ambito dell’ acquifero superiore.

7.3 Opere di captazione presenti nel territorio comunale Nell’ambito del territorio comunale risultano presenti complessivamente n. 4 pozzi pubblici, a servi- zio degli acquedotti civici di Cucciago e Cantù, e n. 3 pozzi privati di proprietà della società Italcave Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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2000 s.r.l.; questi ultimi risultano ubicati nell’ambito del perimetro della cava Montina nell’estremo ver- tice meridionale del territorio comunale di Cucciago.

Le opere di captazione pubbliche sono rispettivamente n. 1 di proprietà del Comune di Cucciago, ubi- cata nel settore centro settentrionale del territorio e gestito a partire dal 1 gennaio 2002 dalla società Colline Comasche S.p.A., e n. 3 pozzi di proprietà del Comune di Cantù, ubicati in fregio al corso del T. Seveso ad Ovest di C.na Bernardelli e gestiti dalla società Canturina Servizi S.p.A.; l’ubicazione dei pozzi, è riportata nella Tavola 1c mentre le principali caratteristiche sono riassunte nella seguente ta- bella:

anno di num. diametro profondità proprietario denominazione perfora filtro 1 filtro 2 pozzo (mm) (m) zione 1 Comune di Cucciago Navedano 350 1974 145 113.55129 Comune di Cantù – Can 111 Centrale Val Mulini 1 turina Servizi S.p.A. Comune di Cantù – Can 112 Centrale Val Mulini 2 FERMO turina Servizi S.p.A. Comune di Cantù – Can 113 Centrale Val Mulini 3 turina Servizi S.p.A.

Sono inoltre presenti alcuni pozzi pubblici a scopo idropotabile ubicati nei pressi del confine comuna- le di Cucciago, rispettivamente nei settori settentrionale (n. 2 pozzi nel Comune di Senna Comasco), oc- 22 /51/65 cidentale (n. 3 pozzi nel Comune di Cantù) e meridionale (n. 3 pozzi nel Comune di Vertemate con Mi- noprio) le cui aree di rispetto definite mediante il criterio geometrico ricadono parzialmente nel territo- rio comunale di Cucciago; di seguito sono riassunte le principali caratteristiche di tali opere di captazio- ne. anno di num. diametro profondità proprietario Denominazione perfora filtro 1 filtro 2 pozzo (mm) (m) zione Comune di Senna Coma 11 Loc. Navedano 400 1994 83 55.661.6 62.576 sco Comune di Senna Coma 12 Loc. Navedano 1979 75 5270 sco Comune di Vertemate con 1 Minoprio Comune di Vertemate con 2 Minoprio Comune di Vertemate con 3 FERMO Minoprio Comune di Cantù – Can 111 Centrale Val Mulini 1 turina Servizi S.p.A. Comune di Cantù – Can 112 Centrale Val Mulini 2 FERMO turina Servizi S.p.A. Comune di Cantù – Can 113 Centrale Val Mulini 3 turina Servizi S.p.A. Comune di Cantù – Can 21 Centrale S. Antonio 1 400 1978 126 7988 94120 turina Servizi S.p.A. Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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anno di num. diametro profondità proprietario Denominazione perfora filtro 1 filtro 2 pozzo (mm) (m) zione Comune di Cantù – Can 22 Centrale S. Antonio 2 400 1982 126 92122 turina Servizi S.p.A. Comune di Cantù – Can 23 Centrale S. Antonio 3 FERMO turina Servizi S.p.A.

Attualmente risultano funzionanti 2 pozzi su 3 sia delle centrali Val Mulini e S. Antonio gestite dalla Canturina Servizi S.p.A. sia dei pozzi del Comune di Vertemate. Il fabbisogno idrico del comune di Cucciago risulta variabile su base stagionale e comporta un fattu- rato complessivo annuo pari a circa 300.000 mc di acqua di cui circa il 70% dovuto ad utenze civili (dati anno 1999); espresso in termini di portate istantanee il consumo medio è quindi pari a 9,5 l/s, inferiore alla portata per cui è stata rilasciata la concessione del pozzo Navedano pari a 12,5 l/s. La rete acquedottistica di Cucciago pur essendo alimentata principalmente dal pozzo Navedano ri- sulta interconnessa sia con la rete del Comune di Cantù, alimentata dai pozzi di località Cascina Ber- nerdelli, sia con quella connessa ai pozzi di Navedano del Comune di Senna Comasco; tale necessità è motivata oltre che da necessità quantitative anche da esigenze qualitative, sorte per consentire la mi- scelazione di acque aventi caratteristiche idrochimiche scadenti con altre di migliore qualità. Oltre al pozzo Navedano la struttura acquedottistica del Comune di Cucciago è costituita da 15 km di rete di distribuzione, da n. 1 serbatoio pensile con capacità di 300 mc e da una vasca di miscelazione ubicata in via Navedano. È stata inoltre predisposta (vedi allegati) per ciascuna opera di captazione una apposita scheda tec- 23 /51/65 nica alla quale sono allegate le stratigrafie. Come accennato in precedenza sono inoltre presenti diversi pozzi di cascina, alcuni dei quali non an- cora chiusi, le cui caratteristiche tecniche non hanno riscontri documentali ma che, tuttavia, sulla base di varie testimonianze si ritiene abbiano mediamente una profondità di 15÷20 m e captano i livelli idrici superficiali contenuti nell’ambito dei terreni morenici.

7.4 Andamento del flusso idrico sotterraneo Ai fini della ricostruzione della superficie piezometrica sono stati presi in esame alcuni dati reperiti in letteratura, relativi a rilevamenti effettuati in anni diversi presso il pozzo pubblico presente nel terri- torio comunale di Cucciago e in quelli di alcuni comuni limitrofi; l’esame di tali campagne di misurazio- ne consente di evidenziare come, fatte salve le fluttuazioni stagionali delle quote piezometriche, gli a- spetti principali del flusso idrico sotterraneo che appaiono sostanzialmente invariati nel tempo. Nello specifico la carta piezometrica raffigurata nella Tavola 1c “Carta di inquadramento: elementi idraulici e d idrogeologici” è stata ricostruita sulla base di una campagna di misurazione effettuata nei mesi di giugno e luglio 1990 nell’ambito di uno studio realizzato dall’allora U.S.S.L. di Cantù e Olgiate Comasco. La superficie piezometrica è da ritenersi rappresentativa dell’andamento medio nel sottosuolo della falda contenuta nell’acquifero principale (“acquifero superiore”) captato nel sottosuolo dai pozzi presenti nell’area. L’osservazione dell’andamento della superficie piezometrica a scala sovracomunale consente di evi- denziare la presenza di assi di drenaggio molto marcati separati da “alti piezometrici” che hanno la fun- zione di alti piezometrici. In particolare si evidenziano due marcate depressioni piezometriche riconducibili rispettivamente ai sistemi del Seveso-Acquanegra e del T. S. Antonio che si saldano all’altezza del vertice meridionale del Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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territorio comunale; si può evidenziare come mentre l’asse di drenaggio del T. S. Antonio è pressoché coincidente con l’attuale tracciato, quello del Seveso–Acquanegra risulta spostato verso Est rispetto all’attuale andamento, a testimonianza di una probabile migrazione dei tracciati di tali corsi d’acqua avvenuto nel corso del quaternario. I settori di alto piezometrico ed in particolare quello posto all’altezza di Cucciago in destra idrografi- ca della Valle del Seveso, sono riconducibili all’innalzamento delle unità impermeabili (Argille Sotto il Ceppo e substrato roccioso) che tendono ad avvicinarsi alla superficie topografica. Le principali direzioni del deflusso idrico sotterraneo risentono evidentemente di tale assetto e con- sentono pertanto di individuare degli assi di scorrimento preferenziale posti lungo le depressioni piezo- metriche con direzione all’incirca NNO-SSE nel settore centrale del territorio comunale e NNE-SSO nel settore orientale (Valle di S. Antonio); in tali settori la falda possiede un modesto gradiente idraulico pari circa allo 0.6%. Nei settori di alto piezometrico la direzione della falda, che tende a confluire verso i settori più de- pressi, assume invece una direzione all’incirca Ovest-Est con elevanti gradienti idraulici, anche nell’ordine del 2%, tale situazione si osserva nel settore occidentale del territorio comunale. Le quote piezometriche nel territorio comunale risultano all’incirca comprese tra valori massimi di 250 m s.l.m. nel settore occidentale, in corrispondenza dell’alto piezometrico della valle del Seveso, e va- lori minimi di 210 m s.l.m. nel settore meridionale all’altezza della cava Montina. Nella redazione della tavola 1c “Carta di inquadramento: elementi idraulici e idrogeologi- ci ”sono state inoltre poste in evidenza le aree nelle quali le falde sospese contenute negli orizzonti su- perficiali dei depositi morenici, diffuse in larga parte del territorio comunale, possiedono una limitata soggiacenza, nell’ordine di 1÷3 m dal p.c.. 24 /51/65 Pur in assenza di indagini dirette (sondaggi o penetrometrie) che consentano una precisa delimita- zione di tali settori, data l’importanza che tale fattore riveste soprattutto in campo geotecnico, si è u- gualmente provveduto ad una delimitazione seppure orientativa di tali settori, operata sia sulla base di alcune testimonianza dirette (ad es. scavi per fondazioni o per posa di servizi tecnologici) che della me- moria storica; tale area è stata individuata nel settore centro–orientale del territorio comunale compre- so all’incirca tra C.na Nuova, il rilievo di C.na Guzzafame e il corso del T. S.Antonio.

La soggiacenza della falda presenta consistenti variazioni riconducibili alle caratteristiche morfologi- che del territorio, con valori compresi tra massimi di circa 100 m rinvenibili in corrispondenza dei rilievi morenici e minimi di circa 8 m nell’ambito dei depositi alluvionali posti in fregio al T. Seveso nel settore di C.na Bernardelli. Va pertanto evidenziato come gli alvei dei corsi d’acqua presenti risultino sospesi rispetto alla quota piezometrica media posseduta dalla falda.

7.5 Oscillazioni della falda L'analisi delle variazioni annuali e pluriennali della profondità del livello piezometrico consente di determinare, qualora confrontata con i fattori di afflusso e deflusso delle falde, gli elementi preponde- ranti nel bilancio idrico degli acquiferi. Nel settore esaminato tra i fattori di ricarica degli acquiferi, oltre agli afflussi della falda da monte, predominano gli effetti di rialimentazione dovuti alle precipitazioni e alle perdite di subalveo dei corsi d’acqua mentre i fattori di uscita sono ascrivibili essenzialmente ai prelievi dei pozzi. I dati dei livelli statici resisi disponibili sono limitati e saltuari e pertanto non rendono realizzabile una ricostruzione continua dell’evoluzione nel tempo delle oscillazioni dei livelli piezometrici. Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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Per quanto riguarda il pozzo comunale Navedano sono disponibili unicamente n. 3 rilevamenti del li- vello statico di cui si conosca la data della misura:

pozzo Navedano (Comune di Cucciago) data Livello statico (m dal p.c.) Settembre 1974 (collaudo) 104 1 dicembre 1982 102,68 Luglio 1990 111,7

Sono inoltre state reperite alcune misure effettuate saltuariamente nei pozzi contigui al limite co- munale che di seguito sono riassunti:

centrale Val Mulini data Livello statico (m dal p.c.) 21 maggio 1962 (collaudo) 5,00 1 dicembre 1982 4,46 Aprile 1994 8,25 Ottobre 1996 9,00

centrale S. Antonio data Livello statico (m dal p.c.) 25 /51/65 12 ottobre 1982 (collaudo) 80,5 Luglio 1990 85,9 Aprile 1994 84,55 Ottobre 1996 83,5

Pozzo C.na Volta (Senna Comasco) data Livello statico (m dal p.c.) 11 aprile 1979 (collaudo) 38 Luglio 1990 61,8 Aprile 1994 57,7 Ottobre 1996 54,12

centrale Asnago data Livello statico (m dal p.c.) Luglio 1990 38,7 Aprile 1994 34,55 Ottobre 1996 35,1

Un’analisi speditiva di questi dati che si presentano comunque disomogenei e di affidabilità non de- terminabile (potendo essere tra l’altro differenti i sistemi di misurazione, i riferimenti assunti per la mi- sura e le condizioni al contorno dei pozzi o dei campi-pozzi) consente di evidenziare un evidente depau- peramento delle risorse idriche nel settore indagato intercorso negli anni ‘60-’80; nel corso dell’ultimo decennio i livelli statici mostrano viceversa una tendenza alla stabilizzazione presentando in alcuni pe- riodi anche dei consistenti recuperi come ad esempio presso la centrale Asnago di seguito descritta. Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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L’unica serie disponibile che presenti una certa continuità nel tempo è relativa al pozzo n.3 della cen- trale di Cantù-Asnago della Canturina Servizi S.p.A. riferita al periodo 1987-1996, nel corso del quale si sono evidenziati di due trend principali: infatti, sino al 1992 si è registrato un costante decremento dei livelli piezometrici con la cadenza di circa 1 m/anno a cui ha fatto seguito a partire dalla primavera del 1992 una rapida inversione di tendenza che ha comportato un innalzamento complessivo, sino al 1994, di circa 6 m. Un comportamento analogo è stato riscontrato nell’area di cava Montina. In termini più generali si può ritenere che nei settori in cui lo spessore acquifero risulta ridotto (set- tore alveo T. Seveso) le oscillazioni piezometriche siano più marcate e più rapide le risposte alle solleci- tazioni indotte dai pompaggi (abbassamenti) o dalle precipitazioni (innalzamenti) rispetto ai settori di paleoalveo in cui la falda possiede maggiore soggiacenza e lo spessore saturo è consistente.

7.6 Permeabilità Riguardo alla permeabilità superficiale dei terreni presenti si può evidenziare come essa in profondi- tà tenda infatti ad aumentare per l’assenza di processi di argillificazione, rubefazione e più in generale di pedogenesi. Si possono distinguere due classi principali secondo le indicazioni contenute nel D.G.R. 5/36147. La prima classe è costituita dai depositi dei depositi morenici. che in ragione dell’abbondante presenza ne- gli orizzonti superficiali di sedimenti fini e argillosi hanno valori di permeabilità i nferiori a 10 -4 cm/s. Valori più elevati caratterizzano invece gli orizzonti fluvioglaciali del sintema di Cantù e dei com- plessi sedimentari postglaciali che non hanno copertura di sedimenti eolici fini e non hanno sviluppato 26 /51/65 sensibili processi di alterazione superficiale pedogenetica. In questo caso si hanno valori di permeabilità propri delle sabbie ghiaiose con percentuale minima o assente di materiale fine ( superiori a 10 -2 cm/s ). Come si è già accennato, in profondità, superato l’orizzonte C del suolo, la permeabilità aumenta; per le unità in facies morenica si avranno valori di conducibilità idraulica compresi tra 10 -4 e 10 -2 cm/s e per le unità in facies fluvioglaciale superiori a 10 -2 cm/s.

7.7 Vulnerabilità degli acquiferi all'inquinamento Con il termine di “vulnerabilità” degli acquiferi all’inquinamento si intende, secondo le più recenti definizioni (Civita, 1987), “la suscettibilità specifica dei sistemi acquiferi ad ingerire e diffondere, anche mitigandone gli effetti, un inquinante fluido o idroveicolato tale da produrre impatto sulla qualità dell’acqua sotterranea nello spazio e nel tempo”. Nella valutazione del grado di vulnerabilità hanno peso preponderante la litologia e la struttura del sistema idrogeologico, la presenza e la natura di una copertura a bassa permeabilità, la soggiacenza del- la superficie piezometrica e la posizione della falda nei confronti di acque superficiali. La predisposizione di una cartografia di tale tematismo (vedi Tavola 1c) deve costituire parte inte- grante di qualsiasi programmazione territoriale in modo da poter rappresentare una zonizzazione se- condo aree omogenee per ciascuna delle quali sono prevedibili differenti reazioni alle sollecitazioni in- dotte dai sistemi insediativi e produttivi. Nell’ambito di contesti notevolmente antropizzati, quale quello del territorio comunale di Cucciago, risulta inoltre necessario prendere in considerazione la pressione esercitata sull’ambiente dalle attività già in essere che sono in grado di modificare sostanzialmente il quadro che emergerebbe da valutazioni operate unicamente sulla base dei fattori naturali. La definizione del grado di vulnerabilità degli acquiferi all’inquinamento deve perciò scaturire dalla lettura incrociata dai dati relativi alla “vulnerabilità intrinseca” con quelli riferiti ai “fattori antropici”. Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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Va posto in evidenza che sia la caratterizzazione dei differenti utilizzi del suolo, a cui sono associate possibili contaminazioni, sia l’individuazione di “centri di pericolo” potenzialmente pericolosi per le ac- que sotterranee è finalizzata alla valutazione della compatibilità nei riguardi della presenza delle opere di captazione ad uso idropotabile e delle rispettive aree di salvaguardia.

7.7.1 Vulnerabilità intrinseca degli acquiferi all’inquinamento L’elaborazione di questo tema di analisi è stato approntato facendo riferimento ai criteri di realizza- zione delle Carte di vulnerabilità messi a punto dal CNR - GNDCI (Civita, 1990) e tende a rappresen- tare in modo specifico il grado di protezione delle risorse idriche sotterranee al fine di preservare sia i punti di captazione che gli acquiferi; nella valutazione del grado di vulnerabilità intrinseca di un acqui- fero sono stati individuati i seguenti fattori principali:  tempo di transito dell’acqua e di un eventuale inquinante fluido attraverso il mezzo non saturo sino a raggiungere la superficie della falda;  dinamica del deflusso idrico sotterraneo e di un eventuale inquinante nel mezzo saturo;  capacità di attenuazione dell’impatto delle sostanze inquinanti del mezzo non saturo.

Per la determinazione di tali fattori sono stati presi in esame alcuni parametri fondamentali quali le caratteristiche di permeabilità della zona non satura, la soggiacenza della falda, le caratteristiche idro- geologiche degli acquiferi e la posizione della falda nei confronti di corsi d’acqua superficiali; la lettura sovrapposta di tali parametri ha consentito l’individuazione di tre classi di vulnerabilità, da bassa a ele- vata-estremamente elevata, rappresentate graficamente in Tavola 1c. Nell’ambito del territorio comunale di Cucciago, i parametri che maggiormente consentono una effet- 27 /51/65 tiva discriminazione tra settori a differente vulnerabilità intrinseca degli acquiferi sono rappresentati dalle differenti caratteristiche di permeabilità possedute dalla parte sommitale della zona non satura e dalla soggiacenza della superficie della falda freatica.

Sono state così individuate tre classi di vulnerabilità:

• Vulnerabilità estremamente elevata - elevata (E E-E): si è ritenuto conveniente unire le due classi data la difficoltà che si troverebbe ad operare una netta distinzione che, nel caso in esame, sareb- be basata esclusivamente sulle variazioni della soggiacenza della falda: o in corrispondenza dell’affioramento dei terreni costituenti le alluvioni dei torrenti Seve- so nel settore di C.na Bernardelli, con falda libera avente soggiacenza inferiore a 10 me- tri e corso d’acqua sospeso rispetto alla superficie piezometrica media; o sempre nell’ambito delle alluvioni del torrente Seveso, nel settore meridionale del terri- torio comunale, dove la soggiacenza della falda libera supera i 35÷40 metri; o nell’ambito dell’affioramento dei depositi del Ceppo; o nell’ambito dei depositi alluvionali del T. S. Antonio. • Vulnerabilità media (A): in corrispondenza dell’affioramento del complesso sedimentario fluvio- glaciale, contraddistinto dalla presenza di una copertura a con permeabilità da media a ridotta, con falda libera avente soggiacenza maggiore di 30 metri; • Vulnerabilità bassa (B) : in corrispondenza dell’affioramento di terreni morenici, contraddistinto dalla presenza di copertura a permeabilità da ridotta a molto ridotta, con falda libera avente sog- giacenza maggiore di 30 metri. Va sottolineato che l’asportazione della copertura costituita dai suoli comporterebbe una variazione dei parametri precedentemente esaminati, ed in particolare un aumento della permeabilità superficiale; Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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per tale ragione in caso di sbancamenti e scavi si dovranno attuare le metodologie di lavoro più oppor- tune per evitare di determinare una diminuzione del grado di protezione della falda.

Ai fini della valutazione della vulnerabilità degli acquiferi è stato inoltre utilizzato un approccio de- finito “parametrico”, basato sulla determinazione del valore numerico di alcuni parametri assegnando a ciascuno di essi un “peso” rispetto alla valutazione complessiva della vulnerabilità che viene rappresen- tata da un valore numerico. È stato applicato il sistema D.R.A.S.T.I.C. (Aller et al., 1985), relativo alla fragilità puntuale agli in- quinamenti, che tiene conto di sette parametri (soggiacenza, ricarica, caratteristiche acquifero, caratte- ristiche suolo, topografia, caratteristiche del mezzo non saturo, conducibilità idraulica dell’acquifero). Per ogni pozzo si determina un indice dato dal rapporto tra il valore D.R.A.S.T.I.C. specifico per quel sito e quello massimo, corrispondente alla massima vulnerabilità. I risultati dell’applicazione di tale metodo sono di seguito riportati e sono riferiti ai pozzi pubblici u- bicati sia sul territorio comunale di Cucciago (pozzo Navedano e centrale Val Mulini) che adiacenti al limite amministrativo ma tuttavia rappresentativi dal punto di vista idrogeologico (centrale S. Antonio); infatti, i pozzi prescelti possono essere considerati rappresentativi, in termini generali, delle principali condizioni di vulnerabilità riscontrabili nel territorio comunale:

Litologia affiorante Indice Classificazione Nome pozzo D.R.A.S.T.I.C. Pozzo Navedano Depositi morenici 48% Area con vulnerabilità (Comune di Cucciago) mediamente bassa 28 /51/65 Pozzi centrale Val Mulini Depositi alluvionali 84% Area con vulnerabilità estrema (Canturina Servizi S.p.A.) mente alta Pozzi centrale S. Antonio Depositi fluvioglaciali 55% Area con vulnerabilità (Canturina Servizi S.p.A.) mediamente alta

Si può dunque osservare come la determinazione della vulnerabilità intrinseca degli acquiferi, effet- tuata con le principali metodologie previste altresì nella parte BIII del Dlgs. 258/2000 , conducano a ri- sultati del tutto analoghi.

7.8 Parametri idrogeologici I parametri idrogeologici degli acquiferi caratterizzano le proprietà dei terreni da cui dipendono la capacità d’infiltrazione, immagazzinamento, trasmissione e filtrazione dell’acqua; la loro conoscenza consente infatti di quantificare la potenzialità delle falde investigate e di comprenderne il comporta- mento idraulico. In particolare la potenzialità idrica di un acquifero, espressa attraverso il valore di portata specifica del pozzo, è funzione dei parametri idrogeologici conducibilità idrica k (m/s) e trasmissività T (m²/s) del- la roccia serbatoio; quest'ultimo parametro è dato dal prodotto tra la conducibilità idrica e lo spessore dell'acquifero. La valutazione accurata dei parametri idrogeologici necessiterebbe l’effettuazione di apposite prove di pompaggio a lunga durata ed esula comunque dagli scopi precipui del presente studio; tuttavia, è possibile effettuare una valutazione di massima di tali parametri avvalendosi dei dati porta- ta/abbassamenti desumibili di norma dalle prove di collaudo delle medesime opere di captazione ripor- tati in calce alle stratigrafie delle medesime. In prima approssimazione si può infatti ritenere che i valori della trasmissività di un acquifero con falda libera siano numericamente assimilabili a quelli della portata specifica (Di Molfetta, 1992), pur Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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evidenziando che i parametri ricavati in tale modo possono discostarsi anche in modo rilevante rispetto a quelli reali poiché risultano influenzati dalle caratteristiche tipologiche dell'opera di captazione, che incidono sull'efficienza della stessa. In altre parole si determina una sottostima dei parametri idrogeo- logici calcolati, in quanto l’abbassamento misurato è comprensivo delle perdite di carico che si verificano all'interno dei pozzi; per avere un valore maggiormente rispondente alle reali caratteristiche dell’acquifero gli abbassamenti misurati andrebbero di conseguenza depurati degli effetti dovuti alle perdite di carico desumibili solo tramite l’effettuazione di prove di portata a gradini.

Nella tabella seguente sono riassunti i dati sperimentali, tratti dalle prove di collaudo, utilizzati per la determinazione dei parametri idrogeologici degli acquiferi:

Porta Portata Abbassamen Trasmissività Conducibilità i Numero pozzo ta specifica to (m) (m²/s) drica (m/s) (l/s) (l/s—m) Pozzo Navedano 15.2 0.50 30.4 0.03 0.0009 (Comune di Cucciago) Pozzi centrale Val Mulini 24 8.30 2.9 0.003 0.0002 (Canturina Servizi S.p.A.) Pozzi centrale S. Antonio 49 2.50 19.6 0.02 0.0005 (Canturina Servizi S.p.A.)

I parametri idrogeologici così determinati sono riferiti agli acquiferi realmente captati dai pozzi e per tale motivo sono perciò da ritenersi rappresentativi dell’ acquifero superiore .

7.9 Qualità delle acque sotterranee 29 /51/65 Lo studio delle caratteristiche qualitative delle acque sotterranee captate dai pozzi acquedottistici del comune di Cucciago è stato condotto sulla base di alcune analisi svolte nel periodo 1999-2001 dall’A.S.L. e dall’A.R.P.A. di Como relative al pozzo Navedano e fornite direttamente dall’Ufficio Tecnico Comunale; i dati relativi ai singoli parametri analizzati sono riassunti nella tabella seguente:

C.M.A. Pozzo Navedano Pozzo Navedano

u.d.m. 20/10/99 11/04/01 aspetto limpido Limpido colore mg/l scala Pt/Co Incolore Incolore odore tasso di diluizione Inodore Inodore sapore tasso di diluizione Insapore Insapore torbidità NTU 4 0.16 0.30 pH 7.7 7.3 conducibilità S/cm 20°C 457 436 cloruri Mg/l 12.1 13.3 solfati mg/l 250 22.4 22.6 calcio mg/l 68.5 68.4 durezza totale °F 22.4 23.3 nitrati mg/l 50 58.2 64.8 nitriti mg/l 0.1 <0.020 <0.020 ammoniaca mg/l 0.5 <0.050 <0.050 ossidabilità mg/l 5 0.32 0.39 fosforo g/l 5000 <50 <50 cloro residuo libero mg/l <0.05 <0.05 cromo esavalente g/l 50 <5 <5 Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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C.M.A. Pozzo Navedano Pozzo Navedano

Composti organoalogenati g/l 30 15

La caratterizzazione idrochimica può consentire, in linea generale una valutazione dello stato di qua- lità delle acque sotterranee, anche in relazione all'uso, evidenziando i rapporti eventualmente intercor- renti tra le diverse falde presenti e tra queste ultime e i corsi d’acqua superficiali.

L’esame dei caratteri chimico - fisici, relativi alle caratteristiche naturali delle acque captate eviden- zia acque mediamente dure aventi un grado di mineralizzazione medio. Per quanto concerne le sostanze indesiderabili è stata riscontrata la presenza di composti organoalo- genati (metilcloroformio e tricloroetilene) seppure in concentrazioni inferiori alla C.M.A.. mentre i valori di nitrati risultano costantemente superiori ai limiti di potabilità, rendendo necessaria la miscelazione con le acque provenienti dai pozzi di Senna Comasco prima della immissione in rete. Tale situazione si riscontra da parecchi anni ed è chiaro indice di una condizione di degrado della qualità delle acque sot- terranee di origine non recente di ampi settori della bassa comasca e riconducibile probabilmente in gran parte alle pratiche agricole in uso (ad es. spagliamenti dei liquami sul suolo). Va evidenziato che, dato il grado di vulnerabilità basso del settore del territorio comunale in cui è u- bicato il pozzo Navedano è dato che la direzione del flusso idrico sotterraneo che indica un verso di scor- rimento verso SE, si può verosimilmente ritenere che tali fenomeni inquinanti si originino in prevalenza nei settori posti a Nord-NordOvest del territorio comunale di Cucciago.

30 /51/65 Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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8. INQUADRAMENTO METEOCLIMATICO

Una completa pianificazione territoriale comprende anche l’osservazione e l’analisi del clima che ca- ratterizza la regione. Molteplici sono infatti gli aspetti ambientali influenzati dalle condizioni stagiona- li. Ricordiamo la dinamica morfologica del territorio, l’idrografia superficiale, l’alimentazione delle falde acquifere sotterranee, la pedogenesi. I corsi d’acqua a regime torrentizio riflettono in modo evidente la quantità delle piogge giunte al suo- lo, alternando portate di magra durante i mesi più secchi a periodi di piena durante i mesi più piovosi. Si hanno poi numerosi algoritmi che consentono il calcolo del tasso di erosione annuo del suolo, del deflusso superficiale dei corpi idrici superficiali e il tasso di infiltrazione d’acqua nel sottosuolo. La base per queste formule empiriche è la conoscenza di parametri quali la temperatura dell’aria, la quantità e la tipologia delle precipitazioni. Questi dati si ricavano dalla consultazione delle serie storiche delle stazioni meteorologiche. Si tratta di strutture attrezzate con pluviografi, termografi, igrometri e anemometri. L’insieme di queste infor- mazioni viene elaborato per via statistica ottenendo indicazioni sul clima del comprensorio tanto più at- tendibili quanto maggiore è stato il periodo di osservazione della stazione meteorologica. Vari autori hanno sintetizzato le serie delle stazioni presenti nel territorio provinciale ed alle loro pubblicazioni si è fatto riferimento nella stesura del presente paragrafo. In particolare si è fatto riferi- mento agli annuali idrologici a cura dell’Ufficio Idrografico del Po e alle indicazioni contenute nella pub- blicazione di S.Belloni sul clima delle provincie di Como e Varese. 31 /51/65 Dall’interpolazione dei dati provenienti da varie stazioni presenti nella zona è stato quindi possibile avere i valori di diversi indici del clima validi per il territorio di Cucciago.

8.1 Temperatura dell’aria

25

20

15

10

5

0 Gen Mar Mag Lug Set Nov

T° T° media

fig. 8.1 − Grafico temperature

Per il dato relativo alla temperatura media dell’aria si è fatto riferimento alle carte delle temperatu- re elaborate a partire dalle informazioni delle stazioni meteorologiche presenti nelle vicinanze. La carta delle temperature medie minime (carta delle isoterme di Gennaio) indica un valore relativo al mese più freddo intorno ad 1°C. Dalla carta delle isoterme di Luglio ricaviamo che la temperatura media dell’aria nel mese più caldo sia di 22°C. La media annuale ha un valore medio intorno ai 12°C.

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Secondo la definizione del clima di Mori (1975), il clima può essere quindi considerato di tipo conti- nentale essendo l’escursione termica maggiore di 20°C. In figura si riporta il grafico delle temperatura media mensile presso la stazione di Cantù, significativa anche per il territorio comunale oggetto della presente indagine per la sostanziale omogeneità delle condizioni geomorfologiche. Durante il periodo invernale facendo riferimento alla ultima stazione citata, si hanno 3,6 giorni in cui la temperatura dell’aria non supera gli 0°C e questo accade per lo più nel mese di Gennaio. I giorni di gelo, quelli con temperatura minima uguale od inferiore a 0°C (Belloni, 1975) sono di media 43,6 e si concentrano nei mesi di Dicembre, Gennaio e Febbraio. In questo periodo dell’anno i terreni possono es- sere caratterizzati da rigonfiamenti legati all’azione del gelo e, durante i cicli gelo-disgelo, da una so- vrassaturazione non essendo agevole la filtrazione negli strati inferiori ove il sottosuolo è ancora gelato.

8.2 Precipitazioni All’interno del territorio comunale non sono presenti stazioni di misura Pluviometriche e Termome- triche, per questo motivo sono stati censiti i dati meteoclimatici di stazioni ubicate in prossimità del co- mune oggetto di studio, si è osservato peraltro che le misure non sono state determinate con continuità rilevando alcune lacune temporali, nonostante ciò è stato possibile definire in modo completo il clima dell’area di pedegronda. Le stazioni di riferimento considerate sono: • Cantù (369 m s.l.m.), • Venegono Inf. (341 m s.l.m.), le osservazioni si riferiscono al serie idrologiche discontinue relative al periodo 1934-1988. I caratteri climatici dell’area oggetto di studio sono peculiari dell’area padana settentrionale, differenti sia per il 32 /51/65 regime termico e pluviometrico rispetto all’area prealpina, la quale presenta maggiori escursione termi- che e diversa distribuzione annuale delle piogge (ERSAL, Servizio Meteorologico Regionale). L’analisi delle precipitazioni totali annue, calcolata mediante il metodo della cumulata semplice, per la Stazione di Venegono Inf. nel periodo 1955-1988, evidenzia una distribuzione lineare, omogenea e quantitativamente costante delle piogge.

Verifica omogeneità della serie (Stazione di Venegono Inf. 341 m s.l.m.) 50000

40000

30000

20000 Pioggia (mm)

10000

0 1955 1960 1965 1970 1975 1980 1985 Anni di osservazione

Figura 8.2 Cumulata dati pluviometrici

Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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Questo risultato conferma il buon funzionamento della stazione di monitoraggio, l’attendibilità dei dati censiti e sostanzialmente la costanza delle caratteristiche climatiche nell’area comasca per il perio- do di riferimento.

Sintesi delle caratteristiche pluviometriche (stazione di Venegono Inf., 341 m s.l.m.)

500

400

300

200

100

0 gen mar mag lug set nov

Media Max Min Mediana

Figura 8.3 Caratteri pluviometrici medi

Dall’osservazione del diagramma di sintesi delle caratteristiche pluviometriche è possibile suddivi- 33 /51/65 dere l’anno meteorologico nei seguenti periodi omogenei: • Massimo principale autunnale (Ottobre) e massimo principale primaverile (Maggio) caratterizzati da precipitazioni abbondanti anche a carattere temporalesco. Fenomeni violenti di breve durata (in media 1-3 ore), di ridotta estensione, spesso associati a grandine, trombe d’aria e rapide varia- zioni di pressione e temperatura. • Massima precipitazione autunnale mensile in Ottobre pari a 446.4 mm, corrispettivo primaverile in Maggio di 392.6 mm, massimi valori medi mensili in Maggio pari a 160.3 mm ed in Ottobre pa- ri a 151 mm. • Massimo secondario estivo (Agosto), con precipitazioni pari a 383 mm. • Minimo principale estivo (Giugno-Luglio), con precipitazioni pari a 233.6 mm. • Minimo principale invernale (Gennaio-Marzo) in genere caratterizzato da precipitazione di mag- giore durata ma meno intense, o da cielo sereno e relative gelate notturne. Massimo valore medio mensile in Marzo pari a 116.5 mm.

Riguardo alle intensità di pioggia mensili risulta evidente che esse risultano più elevate nei mesi autunnali e primaverili, rispetto al periodo invernale; questa caratteristica distribuzione dell’intensità di pioggia permette d’ipotizzare che eventi meteorologici estremi di breve durata e forte intensità siano più probabili nei periodi sopra citati. In sintesi, l’analisi dei dati di precipitazione consente di classificare il regime pluviometrico dell’area oggetto di studio, come Sublitoraneo Alpino (Ottone e Rossetti, 1980).

8.2.1 Precipitazioni intense

Analisi delle precipitazioni di massima intensità oraria e giornaliera - tempi di ritorno Uno dei metodi più frequentemente utilizzati per la determinazione dei tempi di ritorno delle preci- pitazioni è la regolarizzazione secondo Gumbel (Benini, 1990). Mediante lo studio statistico delle preci- Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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pitazioni di breve durata e massima intensità si determinano le cosiddette curve di possibilità climati- ca, espresse come curve DDF (curve altezza DEPTH, durata DURATION, frequenza FREQUENCY). Rimandando ai testi di Idrologia tecnica per lo studio delle metodologie statistiche, si richiamano qui gli aspetti essenziali di tali elaborazioni. Per la stazione pluviografica prescelta si selezionano gli eventi massimi, in termini di mm. di piog- gia misurati per (n) anni, cioè quelli che hanno provocato la massima precipitazione annua di assegnata durata. L’elaborazione statistica dei campioni di dati massimi annui così ottenuti conduce a definire l’espressione della curva di possibilità climatica o curva DDF:

h = f ( θ,Tr)

in cui h è l’altezza di pioggia corrispondente alla durata θ e al tempo di ritorno Tr in anni. Come noto alle curve DDF la tecnica idrologica italiana assegna la forma monomia:

h = a (Tr) θn(Tr)

che risulta molto pratica per le applicazioni essendo definita da due soli parametri, ma che frequen- temente presenta l’inconveniente di richiedere l’individuazione di diverse coppie di costanti a(Tr) e n(Tr) per diversi campi di durata, al fine di ottenere una buona interpolazione dei dati sperimentali, di segui- to vengono evidenziati i coefficienti per la Stazione di Venegono Inf..

Tr (anni) 2 5 10 25 50 100 1000 a 31,884 41,635 48,193 56,389 62,504 68,608 88,741 n 0,3101 0,2986 0,2927 0,2877 0,2838 0,2817 0,2753

Il metodo è stato applicato alle serie, comprese tra il 1955 al 1988, delle precipitazioni massime di 34 /51/65 durata 1, 3, 6, 12, 24, 48, 72, 96, 120 ore misurate presso la stazione pluviografica di Venegono Inf. il ri- sultato dell’elaborazione è rappresentato dal seguente diagramma.

Curve di possibilità climatica (Metodo di Gumbel)

350

300 Tr 2 anni

250 Tr 5 anni

Tr 10 anni 200

Tr 25 anni

150 pioggia (mm) pioggia Tr 50 anni

100 Tr 100 anni

Tr 1000 anni 50

0 0 6 12 18 24 30 36 42 48 54 60 66 72 78 84 90 96 102 108 114 120 126 ore

Figura 8.4 Diagramma delle precipitazioni in funzione del tempo di ritorno Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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In figura si osservano le curve di possibilità climatica relative a tempi di ritorno pari a 2 5, 10, 25, 50, 100, 1000 anni, Si ricorda che l’incertezza nel determinare il tempo di ritorno di una precipitazione è inversamente proporzionale al numero di serie idrologiche osservate e direttamente proporzionale al tempo di ritorno stesso, quindi per tempi molto lunghi (1000 anni) il metodo non è preciso ottenendo risultati abbastanza aleatori.

8.3 Climogramma di Peguy Il climogramma (Peguy, 1961) consente una sintesi grafica estremamente immediata del clima di un comprensorio. In ordinata si pongono i valori delle precipitazioni medie mensili espresse in mm e in a- scissa le temperature medie mensili. Ogni punto di questo grafico coincide con i valori di una coppia di parametri climatici, unendo i punti riferiti ai mesi dell’anno si ottiene una linea spezzata chiusa, il co- siddetto climogramma.

240

200

MMM Precipitazioni (mm) (mm) Precipitazioni Precipitazioni Precipitazioni (mm) (mm) Precipitazioni Precipitazioni F 160 OOO 35 /51/65 NNN GGG AAA AAA G SSS LLL 120 MMM C T DDD 808080 GGG FFF

404040

A

000 -10.00 -5.00 0.00 5.00 10.00 15.00 20.00 25.00 30.00 Temperatura (°C)

Figura 8.5 Climogramma della stazione di Venegono inferiore.

Il diagramma viene suddiviso in cinque settori, indicati con le lettere G (mesi di gelo), F (mesi freddi e umidi), T (mesi temperati, C (mesi caldi e umidi) e A (mesi aridi). Il grafico mostra il climogramma della stazione di Venegono inferiore per il periodo 1934-1984. Per quanto riguarda invece l’ambito del comprensorio della bassa provincia comasca, riscontriamo tre delle possibili condizioni climatiche individuate nello schema: nella stagione invernale mesi freddi e Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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umidi che talora si estendono anche a qualche periodo dell’Autunno e della Primavera, si hanno poi in misura minore i mesi temperati ed infine i mesi caldi e umidi.

8.4 Umidità dell’aria

1 0 0 Lo stato igrometrico dell’atmosfera può 9 0900 8 0800 essere indicato tramite l’umidità relativa, 7 0700 ovvero il rapporto espresso in percentuale 6 0600 5 0500 fra l’umidità presente nell’aria e quella che 4 0400

3 0300 vi sarebbe se fosse satura a parità di condi- 2 0200 zioni di temperatura e pressione atmosferi- 1 0100

000 G e n ca. I dati a disposizione riguardo questo pa- G e n F e b F e b M a r M a r A p r A p r M a g M a g G iu G iu L u g rametro sono piuttosto limitati, in compenso L u g A g o A g o S e t S e t O tt N o v D ic possiamo notare una certa uniformità nei ri- levamenti per le stazioni presenti nel terri-

Figura 8.6 −Umidità dell’aria torio (Como, Venegono, Ispra, Milano Mal- pensa).

Nella figura notiamo come nel quadro complessivo delle stazioni citate, il valore diminuisce da Gen- naio a Marzo, aumenta nell’Aprile - Maggio in coincidenza del sopraggiungere delle piogge primaverili, diminuisce fino ad Agosto ed infine torna ad aumentare al diminuire della temperatura con i mesi au- tunnali e invernali. 36 /51/65 8.5 Evapotraspirazione Si tratta della quantità d’acqua che dalla fase liquida passa a quella aeriforme per evaporazione e traspirazione delle piante. Non sono disponibili dati ricavati da misurazioni dirette mediante evapori- metri. Facciamo quindi riferimento ad analisi indirette mediante formule empiriche come quella di Turc: P E = P 2 0, 9 − L2

ove l’evapotraspirazione E è espressa in millimetri, P è l’altezza media annua delle precipitazioni anch’essa espressa in millimetri ed L un dato funzione della T° media annua. Per il territorio di Cuccia- go l’evapotraspirazione vale intorno ai 650 mm.

8.6 Il vento Il vento è un fattore naturale determinante per l’evoluzione del clima sia a scala macroregionale che a livello locale. Le stazioni meteorologiche meglio attrezzate sono quindi dotate di uno strumento, l’anemografo, che registra direzione, durata e velocità del vento. La direzione è riferita agli otto raggi principali del qua- drante della bussola e la provenienza viene indicata per convenzione con la denominazione del punto cardinale dal quale spira il vento. Infine il dato sulla velocità viene usualmente indicato in nodi interi (1852 m/h). Se l’osservazione dà luogo ad una misura inferiore ai 2 nodi il risultato viene considerato come “calma”. Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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I dati analizzatisi riferiscono ad un periodo di osservazione di un quinquennio effettuato nell’ambito territoriale (Stazione di Venegono inferiore). Su questa base sono state effettuate alcune elaborazioni grafiche per agevolare una lettura immediata di queNsta componente climatica. 15

NO 10 NE

5

O 0 E

SO SE

S

Figura 8.7 Velocità media del vento nei vari quadranti

Il primo dato che illustriamo è quello relativo alla velocità, i valori massimi sono dati dai venti pro- venienti da Nord (22,8 km/h) mentre i valori minimi si hanno per i venti meridionali (10.11 km/h). La figura successiva mostra un dettaglio sulla distribuzione stagionale dei venti: 37 /51/65

Calma (3.3%) Calma (6.9%) NO (6.1%) NO (8.6%) O (6.0%) N (31.2%) N (30.0%) O (6.7%) SO (11.0%)

SO (7.0%)

S (7.4%) S (13.3%) NE (8.0%) NE (9.4%) SE (5.4%) SE (5.8%) E (17.2%) E (16.5%)

Inverno Primavera

Calma (2.8%) Calma (5.7%) NO (5.1%) NO (5.5%) O (6.2%) N (25.4%) O (4.6%) N (23.9%) SO (10.1%) SO (7.5%)

NE (9.2%) S (12.8%) S (15.4%) NE (14.1%)

SE (7.9%) SE (8.4%) E (17.5%) E (18.0%) Estate Autunno Estate Autunno

Figura 8.8 Frequenza media stagionale dei venti. Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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Si nota come la direzione prevalente si da Nord con in massimo in Inverno ed un minimo in Autun- no, mentre il vento a minor frequenza sia il Ponente.

8.7 Indici climatici significativi Si forniscono di seguito alcuni indici climatici significativi utili per meglio inquadrare l’area sotto l’aspetto dell’erosione del suolo, della pedogenesi e della produzione biologica.

Il pluviofattore di Lang (1915) è espresso dal rapporto: P P = f T ove P è la precipitazione media annua espressa in mm e t corrisponde alla T° media in °C. Nel terri- torio esaminato il valore si aggira intorno a 120, risulta quindi favorevole alla formazione di humus, in particolare (Lang, 1915; Comel, 1935) il dilavamento del terreno non dovrebbe essere pronunciato e quindi si incontreranno terre brune e nere.

L’angolo di continentalità igrica di Grams α (1923) indica l’angolo la cui cotangente corrisponde al rapporto P/A in cui P è la precipitazione media annua in mm e A la quota s.l.m. espressa in metri. L’area rientra nel piano fitoclimatico basale(latifoglie eliofile frammiste in misura varia e descrescente a specie xerotermiche e termofile).

L’indice della capacità erosiva del clima di Fournier (1959) si ottiene da: p 2 K = P in cui p è la precipitazione media più elevata in mm e P la precipitazione media annua in mm. In ba- 38 /51/65 se ai dati provenienti dalla stazione di Lentate otteniamo un valore di circa 35.

Il drenaggio (D in mm) secondo Aubert e Hénin (1945) è espresso dal seguente algoritmo: P 3 D = PT2 +015,, − 013 in cui P è la precipitazione media annua espressa in metri e T la temperatura media annua in gradi centigradi. Per Cucciago si hanno valori intorno agli 800 mm, favorevoli alla presenza di suoli podsolici e suoli lisciviati.

Continuando nella serie di indici significativi citiamo il fattore di lisciviazione di Crowther (Mancini, 1959) pari a: = − ⋅ Fl R 4,0 T con R= precipitazione media annua espressa in cm e T= temperatura media annua in gradi centigra- di. Questo indice ha un valore intorno a 85-90, mostrando quindi che ci potrebbero essere le condizioni faviorevoli al verificarsi di processi di lisciviazione (F l >0).

Da ultimo ricordiamo l’indice di Paterson (1955): V ⋅ P ⋅ G I =0, 047 ⋅ A dove: V= T(°C) del mese più caldo; P= precipitazione media annua in mm; G= durata periodo vegetativo A= escursione annua della temperatura media mensile Il valore di questo indice (intorno a 500) potrebbe consentire una produzione annua di legname in- torno ai 7 m 3/ettaro. Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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9. CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA DEL TERRITORIO

Il territorio di Cucciago si caratterizza per una forte variabilità sia laterale che verticale delle carat- teristiche geotecniche dei terreni. Ragione di questa variabilità è l'azione morfogenetica delle glaciazioni che ha determinato una sovrapposizione di aree con terreni da ghiaiosi a limosi in corrispondenza dei diversi episodi di avanzamento e ritiro dei ghiacciai stessi. Sulla base degli studi condotti, delle evidenze del materiale bibliografico a disposizione dello scriven- te. Sono state individuate quattro classi principali:

1. GM − GC. Ghiaie e sabbie miste a materiale fine limoso e argilloso non plastico; 2. GW − GM. Ghiaie e sabbie con frazione fine scarsa o assente; 3. GW Ghiaie e sabbie ben graduate con poco o nessun fine. 4. CL - CH Limi argillosi inorganici a media ed alta plasticità con L.L. ~50% e I.P. ~30;

Le quattro classi si riferiscono infatti ai terreni al di sotto dell’orizzonte C del suolo . I terreni superfi- ciali soggetti a pedogenesi sono inquadrabili nella classe ML, vale a dire limi inorganici con L.L. intorno al 35% e I.P. = 3. In particolare i terreni in classe GM −GC coincidono con i rilievi morenici, i terreni di cui alla classe GW −GM alle aree fluvioglaciali,, i terreni in GW alle aree alluvionali ed infine i terreni più fini alle aree con terreni fluviolacustri La formazione a carattere lapideo (ceppo) che affiora assai sporadicamente nel territorio ha una den- sità pari a 2,2 ed una resistenza alla compressione monoassiale intorno agli 80 MPa. 39 /51/65

In particolare le aree poste a Nord e lungo il versante in destra idrografica del torrente S. Antonio presso le località Prati dei morti, Prati alle Buscianne, Valmarcia e Persichetto presentano caratteristi- che dei terreni scadenti sotto il profilo dei parametri geotecnici. Si hanno infatti prevalenza delle frazio- ni fini e finissime dei terreni che comportano scarsa capacità portante dei terreni e progressivi cedimen- ti degli stessi nel tempo.

Qualche dato puramente indicativo sulle caratteristiche geotecniche dei terreni:

Limi inorganici argillosi

Angolo di attrito ( ϕ): 28° ÷30° Coesione (c): 10 ÷50 kPa Peso specifico 17,65 kN/m 3

Ghiaie sabbiose

Angolo di attrito ( ϕ): 32° ÷35° Coesione (c): 10 kPa Peso specifico 18,65 kN/m 3 Densità relativa (D r): 30 ÷35%

I terreni analizzati hanno caratteristiche geomeccaniche variabili con valori di capacità portante ammissibile intorno ai 50 ÷150 kPa (valore indicativo). Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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10. ANALISI DEL RISCHIO SISMICO

Ai sensi dei criteri attuativi della L.R. 12/05 si è provveduto ad un’analisi di dettaglio della pericolo- sità sismica locale del comune di Cucciago che ricade, a livello generale, in zona sismica 4 (D.g.r n°14964 del 7 novembre 2003) vale a dire con il minimo valore di a g (accelerazione orizzontale massima convenzionale su suoli rigidi – tipo A) fissato in 0.05g che caratterizza le condizioni sismiche di base. Le particolari condizioni geologiche e geomorfologiche di una zona (condizioni locali) possono influen- zare, in occasione di eventi sismici, la pericolosità sismica di base producendo effetti diversi da conside- rare nella valutazione generale della pericolosità sismica dell'area. Gli effetti vengono distinti in funzione del comportamento dinamico dei materiali coinvolti e, pertan- to, gli studi sono in primo luogo finalizzati all’identificazione della categoria di terreno presente in una determinata area sulla base delle distinzioni descritte nella Tabella 1 dell’Allegato 5.. In particolare si possono distinguere due grandi gruppi di effetti locali: • effetti di sito o di amplificazione sismica locale : interessa i terreni che mostrano un compor- tamento stabile rispetto alle sollecitazioni sismiche con effetti rappresentati dall’insieme delle modifiche in ampiezza, durata e contenuto in frequenza che un “terremoto di riferi- mento” relativo ad un formazione rocciosa (“bedrock”) può subire durante l’attraversamento degli strati di terreno sovrastanti il bedrock, come con sequenza dell’interazione delle onde sismiche con le particolari condizioni locali • effetti di instabilità : interessano i terreni che mostrano un comportamento instabile o poten- zialmente instabile rispetto a sollecitazioni sismiche attese e sono rappresentati in generale 40 /51/65 da fenomeni di instabilità consistenti in veri e propri collassi e talora movimenti di grandi masse di terreno incompatibili con la stabilità delle strutture.

Si riporta in seguito la Tabella 1 tratta dall'Allegato 5 della D.G.R. 8/7374 del 28.05.2008:

Sigla SCENARIO PERICOLOSITA’ SISMICA LOCALE EFFETTI Z1a Zona caratterizzata da movimenti franosi attivi Z1b Zona caratterizzata da movimenti franosi quiescenti Instabilità Z1c Zona potenzialmente franosa o esposta a rischio di frana

Zone con terreni di fondazione particolarmente scadenti (riporti Cedimenti e/o liquefa- Z2 poco addensati, terreni granulari fini con falda superficiale) zioni Zona di ciglio H > 10 m (scarpata con parete subverticale, bor- Z3a do di cava, nicchia di distacco, orlo di terrazzo fluviale o di natura Amplificazioni topogra- antropica) fiche Zona di cresta rocciosa e/o cocuzzolo: appuntite - arrotondate Z3b

Zona di fondovalle con presenza di depositi alluvionali e/o flu- Z4a vio-glaciali granulari e/o coesivi

Zona pedemontana di falda di detrito, conoide alluvionale e co- Amplificazioni litologi- Z4b noide deltizio-lacustre che e/o geometriche Zona morenica con presenza di depositi granulari e/o coesivi Z4c (compresi le coltri loessiche) Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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Sigla SCENARIO PERICOLOSITA’ SISMICA LOCALE EFFETTI Zone con presenza di argille residuali e terre rosse di origine Z4d eluvio-colluviale

Zona di contatto stratigrafico e/o tettonico tra litotipi con caratte- Comportamenti diffe- Z5 ristiche fisico-meccaniche molto diverse renziali

La metodologia proposta dalla Regione Lombardia prevede tre livelli di approfondimento con grado di dettaglio in ordine crescente: i primi due livelli sono obbligatori (con le opportune differenze in fun- zione della zona sismica di appartenenza, come meglio specificato nel testo della direttiva) in fase di pianificazione, mentre il terzo è obbligatorio in fase di progettazione sia quando con il 2° livello si dimo- stra l’inadeguatezza della normativa sismica nazionale per gli scenari di pericolosità sismica locale ca- ratterizzati da effetti di amplificazione, sia per scenari di pericolosità sismica locale caratterizzati da ef- fetti di instabilità e da cedimenti e/o liquefazione. Con maggiore dettaglio i livelli di approfondimento sono definiti come segue: • 1° livello (obbligatorio): riconoscimento delle aree passibili di amplificazione sismica in base a osservazioni geologiche e dati esistenti; tale fase a condotto alla realizzazione della Carta della pericolosità sismica locale distinguendo settori areali o lineari in base agli scenari de- scritti nella Tabella 1 – Allegato 5 sopra riportato • 2° livello: caratterizzazione semi-quantitativa degli effetti di amplificazione attesi negli sce- nari perimetrati durante il 1° livello in modo da ottenere una stima della risposta sismica 41 /51/65 dei terreni in termini di Fattore di Amplificazione (Fa) o in particolare l’applicazione di tale livello consente di individuare i settori nei quali la normativa nazionale risulta insufficiente a salvaguardare gli effetti dell’amplificazione sismica locale Fa (qualora Fa calcolato risulti maggiore del valora Fa di soglia fornito dal Politecnico di Milano) o il valore di Fa si riferisce agli intervalli di periodo compresi rispettivamente tra 0.1- 0.5 s e 0.5-1.5 s: i due intervalli di periodo nei quali viene calcolato il valore di Fa so- no stati scelti in funzione del periodo proprio delle tipologie edilizie presenti più fre- quentemente nel territorio regionale; in particolare l’intervallo tra 0.1-0.5 s si riferi- sce a strutture relativamente basse, regolari e piuttosto rigide, mentre l’intervallo tra 0.5-1.5 s si riferisce a strutture più alte e più flessibili. • 3° livello: definizione degli effetti di amplificazioni tramite indagini e analisi più approfondi- te effettuate anche giovandosi di apposite banche dati predisposte dalla Regione Lombardia e disponibili sul SIT

Nei comuni ricadenti in zona 4, come Cucciago, il secondo livello deve essere applicato unicamente negli scenari di amplificazione topografiche (Z3), litologiche e geometriche (Z4) nel caso di costruzioni di nuovi edifici strategici e rilevanti di cui al d.d.u.o. della Regione Lombardia n. 19904 del 21.11.2003 ferma restando la facoltà dei Comuni di estenderlo anche alle altre categorie di edifici.

Per le aree caratterizzata da una pericolosità sismica locale caratterizzata da effetti di instabilità, cedimenti e/o liquefazioni (Z1 e Z2) è previsto il passaggio diretto all’analisi di 3° livello

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Si precisa, inoltre, che in presenza di sovrapposizione di più scenari sul medesimo ambito territoriale si dovrà procedere con il grado di approfondimento più cautelativo mentre nei settori considerati inedi- ficabili (per motivi geologici, geomorfologici o sottoposte a vincolo) non devono essere eseguiti gli appro- fondimenti di 2° e 3° livello. Di seguito si riportano la figura 1 dell’allegato A alla D.G.R. 8/7374-2008 che illustra in modo esem- pificativo i dati necessari da inserire, i percorsi da seguire e i risultati attesi nei tre livelli di indagine mentre nella successiva tabela sono sintetizzati gli adempimenti in funzione della zona sismica di ap- partenenza con evidenziata in neretto la casistica relativa a Cucciago:

Livelli di approfondimento e fasi di applicazione

1^ livello 2^ livello 3^ livello

fase pianificatoria fase pianificatoria fase progettuale

Nelle zone PSL Z3 e Nelle aree indagate Z4 se interferenti con con il 2^ livello quando urbanizzato e urbanizza Fa calcolato > valore Zona sismica obbligatorio bile, ad esclusione delle soglia comunale; 23 aree già inedificabili Nelle zone PSL Z1 e, Z2

Nelle zone PSL Z3 Nelle aree indagate e Z4 solo per edifici con il 2^ livello quando strategici e rilevanti Fa calcolato > valore Zona sismica obbligatorio di nuova previsione soglia comunale; 4 42 /51/65 (elenco tipologico di Nelle zone PSL cui al d.d.u.o. n. Z1 e Z2 per edifici 19904/03) strategici e rilevanti

La procedura messa a punto fa riferimento ad una sismicità di base caratterizzata da un periodo di ritorno di 475 anni (probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni) e può essere implementata consideran- do altri periodi di ritorno.

Nel dettaglio sono state seguite le procedure contenute nell’Allegato 5 della D.G.R. 8/7374 del 28.05.2008 effettuando l’analisi di 1° livello che ha dato luogo alla realizzazione della Carta della Perico- losità Sismica Locale (cfr. Tavola 2) ottenuta a partire dai dati di base contenuti nella cartografia di in- quadramento. Nella Carta della Pericolosità Sismica Locale sono state delimitate le zone individuate dalla Tabella 1 – Allegato 5 definendo diversi scenari di pericolosità sismica locale che sono suscettibili di comporta- menti diversi da quelli stabiliti in via generale, a causa della loro specifica costituzione litologica e mor- fologica.

Sono state individuate le seguenti classi:  Z1c: zona potenzialmente franosa o esposta a rischio di frana: in corrispondenza dei settori maggiormente acclivi o dove sono segnalati episodi di dissesto superficiale  Z2: zone con terreni di fondazione particolarmente scadenti (riporti poco addensati, terreni granulari fini con falda superficiale) Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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 Z3a: zona di ciglio H > 10 m (scarpata con parete subverticale, bordo di cava, nicchia di di- stacco, orlo di terrazzo fluviale o di natura antropica)  Z4a: zona di fondovalle con presenza di depositi alluvionali e/o fluvio-glaciali granulari e/o coesivi: in corrispondenza sia degli affioramenti dei depositi fluvioglaciali che dei depositi di fondovalle  Z4c: zona morenica con presenza di depositi granulari e/o coesivi (compresi le coltri loessi- che): in corrispondenza dei rilievi morenici.

In base agli schemi procedurali sopra riportati nel territorio comunale di Cucciago si renderebbe ob- bligatoria, in caso di nuovi edifici strategici e rilevanti, un’analisi di 2° livello in corrispondenza della quasi totalità del territorio comunale, con l’unica eccezione dei settori più acclivi del territorio comunale e dei settori in cui è segnalata una limitata soggiacenza della falda e la presenza in superficie di deposi- ti fini nei quali si passerebbe direttamente ad un’analisi più approfondita utilizzando le metodologie proprie del 3° livello di approfondimento.

Nel caso del territorio comunale di Cucciago è attualmente in progetto un intervento di edilizia sco- lastica che ricade nell'elenco della D.G.R. 14964/2003 rendendo necessaria un’analisi di 2° livello.

10.1 Analisi di 2° livello

La zona in cui ricade l’edificio in progetto Z4c nella quale gli effetti locali sono da ricondursi ad am- plificazioni litologiche e geometriche. 43 /51/65 La procedura prevede di valutare il valore di Fa nel settore in esame mediante l’utilizzo di una pro- cedura semplificata che fa uso di apposite schede contenute nell’Allegato 5 della D.G.R. 8/7374 del 28.05.2008 e quindi di confrontare il valore risultante con il corrispondente valore di soglia fissato per ciascun comune dalla Regione Lombardia. I dati di input necessari sono i seguenti:  Litologia dell’area;  Spessori degli orizzonti litologici presenti;  Geofisici: velocità sismica Vs. Occorre precisare che il grado di attendibilità dei dati di input utilizzati condiziona il grado di atten- dibilità delle valutazioni effettuate; nel caso specifico relativo all’area indagata l’attendibilità dei dati risulta essere media per quanto riguarda la litologia e la stratigrafia (dati derivati dalla stratigrafia di sondaggi eseguite nelle vicinanze delle aree in esame) mentre per quanto riguarda i valori geofisici l'at- tendibilità risulta essere bassa essendo stata dedotta unicamente da correlazioni con alcuni dati biblio- grafici relativi ad indagini penetrometriche che hanno raggiunto una limitata profondità. Per l’utilizzo del metodo semplificato e delle relative schede è stata innanzitutto appurato che i valori di input relativi allo spessore e alla velocità delle onde superficiali rientrassero nel campo di validità della scheda utilizzata per il calcolo dei valori di Fa; sulla base dei caratteri litologici del primo strato, è stata individuata la scheda riferita alla litologia ghiaiosa. Sulla base delle informazioni stratigrafiche disponibili il settore in esame è ascrivibile ad un suolo di tipo C come definito nel Testo Unico sulle Costruzioni:

C – Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente consi- stenti con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà mecca- Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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niche con la profondità e da valori di Vs,30 compresi tra 180 m/s e 360 m/s (ovvero 15 < NSPT,30 < 50 nei terreni a grana grossa e 70 < cu,30 < 250 kPa nei terreni a grana fina).

Per quanto riguarda l’intervallo di periodo da considerare, si utilizzerà l’intervallo tra 0.1 e 0.5 s rife- rito a strutture relativamente basse, regolari e piuttosto rigide.

Dati input  Litologia: ghiaioso-sabbiosa – ghiaia e sabbie limose;  Spessore primo strato: 4 m;  Velocità onde Vs: 200 m/s

In base ai dati reperiti in letteratura riferiti ad una prova penetrometrica dinamica effettuata nell’ambito dell’area in esame è stato ipotizzato il seguente andamento con la profondità della velocità delle onde di taglio Vs (m/s):  Velocità onde Vs: 350 m/s da 4 a 9 m dal p.c.;  Velocità onde Vs: 500 m/s da 9 a 24 m dal p.c.;

Utilizzando i dati di partenza di cui sopra la scheda Effetti Litologici –Litologia ghiaiosa è risultata utilizzabile, ed in particolare, cautelativamente, la curva correlazione n. 1 (colore rosso). 44 /51/65 Successivamente è stato calcolato il periodo proprio del sito T, necessario per l’utilizzo della scheda di valutazione, con la seguente formula

n × 4 ∑hi T = i =1  n  ×  ∑Vs i hi   i =1   n   ∑hi   i =1 

dove hi e Vsi sono rispettivamente lo spessore e la velocità dello strato i-esimo del modello.

Il periodo T risulta essere pari a 0.23 s.

Noto il periodo si è calcolato il valore di Fa con la seguente formula propria della curva di correlazio- ne n. 1 di verifica dalla scheda di colore rosso (per strutture basse, regolari e piuttosto rigide, T 0.1-0.5 ):

Fa 0.1-0.5 = -13.9 T 2 + 10.4 T +0.46 (per tratti polinomiali)

Il valore di Fa è risultato essere di 1.7 per strutture basse, regolari e piuttosto rigide .

La valutazione del grado di protezione viene effettuata in termini di contenuti energetici, confron- tando il valore di Fa ottenuto dalle schede di valutazione con un parametro di analogo calcolato per cia- scun comune e valido per ciascuna zona sismica (zona 2, 3 e 4) e per le diverse categorie di suolo sogget- te ad amplificazioni litologiche (B, C, D ed E) e per i due intervalli di periodo 0.1-0.5 s e 0.5-1.5 s. Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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Nel caso esaminato il valore di Fa calcolato per un suolo di categoria C risulta essere inferiore alla soglia stabilita per il comune di Cucciago pari a 1.9.; di seguito si riportano in tabella i valori soglia at- tribuiti ed risultati dell’analisi semi-quantitativa eseguita:

FATTORE DI AMPLIFICAZIONE DA NORMATIVA CATEGORIA DI SUOLO Intervallo di periodo 0.1.5 (strutture basse)

1.9

FATTORE DI AMPLIFICAZIONE CALCOLATO C Intervallo di periodo 0.1.5 (strutture basse)

1.7

Per queste ragioni, sulla base dell’analisi svolta, non si rende necessario effettuare il 3° livello di approfondimento sismico in fase di progettazione esecutiva ritenendo sufficiente utilizzare gli spettri di normativa per il tipo di suolo.

Tuttavia, dato l’elevato grado di incertezza insito nei dati di input, derivanti da informazioni indiret- 45 /51/65 te, si ritiene che una campagna di misurazioni sismiche mirate consentirebbe di effettuare con maggiore attendibilità l’analisi di secondo livello.

10.2 Valori del grado di sismicità da adottare nella progettazione

Dal punto di vista della normativa tecnica associata alla nuova classificazione sismica, dal 5 marzo 2008 è in vigore il D.M. 14.01.2008 “Approvazione delle nuove Norme Tecniche per le costruzioni” pub- blicato sulla G.U. n. 29 del 4 febbraio 2008, che sostituisce il precedente D.M. 14.09.2005, fatto salvo il periodo di monitoraggio di 18 mesi (legge 28.02.2008 n. 31 – art. 20 comma 1). Durante tale periodo, fino al 30.06.2009, si possono utilizzare per la progettazione sia le norme del D.M. 14.01.2008, sia le norme previdenti, elencate al comma 2 dell’art.20 della legge 28.02.2008 n. 31 (“Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria" ). Fanno eccezione le nuove progettazioni degli interventi relativi agli edifici e alle opere infrastruttu- rali di cui al decreto del Capo del Dipartimento della Protezione Civile 21 ottobre 2003, per le quali si applicano da subito le disposizioni del D.M. 14.01.2008. Sino al termine del monitoraggio (30.06.2009) in zona 4, e quindi nel territorio comunale di Cucciago, ai sensi della D.G.R. n. 14964 del 07.11.2003, la progettazione antisismica è obbligatoria esclusivamente per gli edifici strategici e rilevanti, individuati dal d.d.u.o. della Regione Lombardia n. 19904 del 21.11.2003 non rientranti nelle tipologie di cui al decreto del Capo del Dipartimento della Protezione Civile 21 ottobre 2003 . Qualora si optasse per l’utilizzo della normativa previgente in materia, si dovranno necessariamente considerare le specifiche di “sismicità bassa” (S=6) per i comuni in zona 4 come Cucciago. Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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Si specifica, inoltre, che ai sensi del D.M. 14.01.2008, la determinazione delle azioni sismiche in fase di progettazione non è più valutata riferendosi ad una zona sismica territorialmente definita, bensì sito per sito, secondo i valori riportati nell’Allegato B del citato D.M. 14.01.2008; la suddivisione del territo- rio in zone sismiche (ai sensi dell’Ordinanza delPresidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20.03.2003) individua unicamente l’ambito di applicazione dei vari livelli di approfondimento in fase pianificatoria.

Come visto in precedenza non sono attualmente previsti interventi edilizi e/o opere strategiche rile- vanti e pertanto in fase di progettazione ed esecuzione di edifici non strategici potranno essere presi come riferimento i valori di Fattore soglia di amplificazione forniti dalla Regione Lombardia per il territorio di Cucciago e di seguito riportati:

FATTORE DI AMPLIFICAZIONE FATTORE DI AMPLIFICAZIONE CATEGORIA DI SUOLO Intervallo di periodo 0.10.5 Intervallo di periodo 0.51.5 s

B 1.4 1.7

C 1.9 2.4 46 /51/65

D 2.2 4.2

E 2.0 3.1

Fattori di amplificazione per periodi e suoli differenti

Le categorie di suolo sopra riportate e definite nelle Norme Tecniche per le Costruzioni sono di se- guito descritte:

A – Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi caratterizzati da valori di Vs,30 superiori a 800 m/s, eventualmente comprendenti in superficie uno strato di alterazione, con spessore massimo pari a 3 m.

B – Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa molto addensati o terreni a grana fina molto consi- stenti con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà mecca- niche con la profondità e da valori di Vs,30 compresi tra 360 m/s e 800 m/s (ovvero NSPT,30 > 50 nei terreni a grana grossa e cu,30 > 250 kPa nei terreni a grana fina).

C – Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente consi- stenti con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà mecca- niche con la profondità e da valori di Vs,30 compresi tra 180 m/s e 360 m/s (ovvero 15 < NSPT,30 < 50 nei terreni a grana grossa e 70 < cu,30 < 250 kPa nei terreni a grana fina). Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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D – Depositi di terreni a grana grossa scarsamente addensati o di terreni a grana fina scarsamente con- sistenti , con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà mec- caniche con la profondità e da valori di Vs,30 inferiori a 180 m/s (ovvero NSPT,30 < 15 nei terreni a grana grossa e cu,30 < 70 kPa nei terreni a grana fina).

E – Terreni dei sottosuoli di tipo C o D per spessore non superiore a 20 m , posti sul substrato di riferi- mento (con Vs > 800 m/s). In caso di progettazione ed esecuzione di edifici strategici e rilevanti o ristrutturazione di edifici strategici e rilevanti esisitenti (elenco tipologico di cui al d.d.u.o. n. 19904/03) dovrà essere seguito lo schema di seguito riportato:

47 /51/65

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11. CARTA DEI VINCOLI

Sono state prese in esame le limitazioni d’uso del territorio derivanti da normative e piani sovraordi- nati di contenuto prettamente geologico ( cfr. Tavola 3 in scala 1:5.000 ). 11.1 Aree di salvaguardia delle captazioni ad uso idropotabile

L’esigenza di difendere dall'inquinamento le acque sotterranee in prossimità delle opere di captazio- ne, impone la definizione di “aree di salvaguardia” nelle quali sono applicati vincoli e limitazioni d'uso del territorio, concepiti allo scopo di assicurare nel tempo un approvvigionamento idrico potabile compa- tibile con le leggi e gli standard sanitari vigenti. In particolare la difesa dagli inquinamenti in aree notevolmente antropizzate deve privilegiare la tu- tela delle opere di captazione degli acquedotti e del territorio circostante da effettuarsi mediante un ac- curato controllo della qualità delle acque sotterranee e degli insediamenti pericolosi potenzialmente fonti di contaminazione. Tale difesa si attua secondo tre criteri principali:  la delimitazione di aree nelle quali risultano proibite e/o regolamentate le attività pericolose, da attuarsi in modo da non gravare eccessivamente nei confronti dello sviluppo industriale e urbanistico del territorio;  la stesura di norme e vincoli a cui attenersi all'interno di queste aree in modo da rendere possibile una gestione in condizioni di sicurezza delle acque sotterranee (la cosiddetta “prote- zione statica”); 48 /51/65  la predisposizione di una rete di monitoraggio locale della qualità delle acque sotterranee in afflusso ai pozzi e l'organizzazione della tipologia e della frequenza delle analisi da effettuare (la cosiddetta “protezione dinamica”).

La normativa statale vigente a cui riferirsi è il D.Lgs 3 Aprile 2006 n. 152 che ha abrogato il Dlgs 11 maggio 1999 n. 152 modificato e integrato dal Dlgs 18 agosto 2000 n. 258 in base ai quali la disciplina delle aree di salvaguardia delle acque destinate al consumo umano era stato scorporato dal D.P.R. 24 maggio 1988 n. 236 che introdusse nella normativa nazionale il concetto di zona di rispetto. Nell’ambito delle aree di salvaguardia si impongono vincoli e limitazioni d’uso per le attività e gli in- sediamenti al fine di assicurare, mantenere e migliorare le caratteristiche qualitative delle acque da de- stinare al consumo umano . In particolare ci si riferisce all’art. 94 del Dlgs D.Lgs 3 Aprile 2006 n. 152 che riguarda nel dettaglio le tipologie e le prescrizioni da adottarsi per le diverse tipologie di aree di salvaguardia. Art. 94. Disciplina delle aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano.

1. Su proposta delle Autorità d'ambito, le regioni, per mantenere e migliorare le caratteristiche qualitative delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano, erogate a terzi mediante impianto di ac- quedotto che riveste carattere di pubblico interesse, nonché per la tutela dello stato delle risorse, individuano le aree di salvaguardia distinte in zone di tutela assoluta e zone di rispetto, nonché, all'interno dei bacini imbri- feri e delle aree di ricarica della falda, le zone di protezione.

2. Per gli approvvigionamenti diversi da quelli di cui al comma 1, le Autorità competenti impartiscono, caso per caso, le prescrizioni necessarie per la conservazione e la tutela della risorsa e per il controllo delle caratte- ristiche qualitative delle acque destinate al consumo umano. Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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3. La zona di tutela assoluta è costituita dall'area immediatamente circostante le captazioni o derivazioni: essa, in caso di acque sotterranee e, ove possibile, per le acque superficiali, deve avere un'estensione di al- meno dieci metri di raggio dal punto di captazione , deve essere adeguatamente protetta e dev'essere adibi- ta esclusivamente a opere di captazione o presa e ad infrastrutture di servizio.

4. La zona di rispetto è costituita dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta da sotto- porre a vincoli e destinazioni d'uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica cap- tata e può essere suddivisa in zona di rispetto ristretta e zona di rispetto allargata, in relazione alla tipologia dell'opera di presa o captazione e alla situazione locale di vulnerabilità e rischio della risorsa. In particolare, nella zona di rispetto sono vietati l'insediamento dei seguenti centri di pericolo e lo svolgimento delle seguenti attività:

a) dispersione di fanghi e acque reflue, anche se depurati;

b) accumulo di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi;

c) spandimento di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi, salvo che l'impiego di tali sostanze sia effettua- to sulla base delle indicazioni di uno specifico piano di utilizzazione che tenga conto della natura dei suo- li, delle colture compatibili, delle tecniche agronomiche impiegate e della vulnerabilità delle risorse idri- che;

d) dispersione nel sottosuolo di acque meteoriche proveniente da piazzali e strade.

e) aree cimiteriali;

f) apertura di cave che possono essere in connessione con la falda;

g) apertura di pozzi ad eccezione di quelli che estraggono acque destinate al consumo umano e di quelli finalizzati alla variazione dell'estrazione ed alla protezione delle caratteristiche quali-quantitative della risorsa idrica;

h) gestione di rifiuti; 49 /51/65 i) stoccaggio di prodotti ovvero, sostanze chimiche pericolose e sostanze radioattive;

l) centri di raccolta, demolizione e rottamazione di autoveicoli;

m) pozzi perdenti;

n) pascolo e stabulazione di bestiame che ecceda i 170 chilogrammi per ettaro di azoto presente negli effluenti, al netto delle perdite di stoccaggio e distribuzione. É comunque vietata la stabulazione di be- stiame nella zona di rispetto ristretta.

5. Per gli insediamenti o le attività di cui al comma 4, preesistenti, ove possibile, e comunque ad eccezione delle aree cimiteriali, sono adottate le misure per il loro allontanamento; in ogni caso deve essere garantita la loro messa in sicurezza. Entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della parte terza del pre- sente decreto le regioni e le province autonome disciplinano, all'interno delle zone di rispetto, le seguenti strutture o attività:

a) fognature;

b) edilizia residenziale e relative opere di urbanizzazione;

c) opere viarie, ferroviarie e in genere infrastrutture di servizio;

d) pratiche agronomiche e contenuti dei piani di utilizzazione di cui alla lettera c) del comma 4.

6. In assenza dell'individuazione da parte delle regioni o delle province autonome della zona di rispetto ai sensi del comma 1, la medesima ha un'estensione di 200 metri di raggio rispetto al punto di captazione o di derivazione.

7. Le zone di protezione devono essere delimitate secondo le indicazioni delle regioni o delle province au- tonome per assicurare la protezione del patrimonio idrico. In esse si possono adottare misure relative alla destinazione del territorio interessato, limitazioni e prescrizioni per gli insediamenti civili, produttivi, turistici, agro-forestali e zootecnici da inserirsi negli strumenti urbanistici comunali, provinciali, regionali, sia generali sia di settore. Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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8. Ai fini della protezione delle acque sotterranee, anche di quelle non ancora utilizzate per l'uso umano, le regioni e le province autonome individuano e disciplinano, all'interno delle zone di protezione, le seguenti a- ree:

a) aree di ricarica della falda;

b) emergenze naturali ed artificiali della falda;

c) zone di riserva. Si evidenzia inoltre che il Dlgs 152/06 demanda in particolare alle Regioni il compito di disciplinare, all’interno delle zone di rispetto alcune strutture o attività (fognature, edilizia residenziale e relative opere di urbanizzazione, opere viarie, ferroviarie ed in genere infrastrutture di servizio, pratiche agro- nomiche e contenuti dei piani di utilizzazioni), in precedenza non ammesse o comunque oggetto di in- terpretazioni diverse e talora contrastanti in merito all’ammissibilità. Per quanto riguarda la Regione Lombardia si considera la recente D.G.R. 10 Aprile 2003 n. 7/12693 la quale ha fornito le direttive per la disciplina di alcune attività all’interno delle zone di rispetto quali: • fognature (punto 3.1 della D.G.R. 10 Aprile 2003 n. 7/12693) • realizzazione di opere e infrastrutture di edilizia residenziale e relativa urbanizzazione (pun- to 3.2) • realizzazione di infrastrutture viarie, ferroviarie ed in genere infrastrutture di servizio (pun- to 3.3) • pratiche agricole (punto 3.4) In particolare ha disposto che qualora gli interventi interessino aree di rispetto delimitate con crite- rio geometrico, in assenza di una conoscenza idrogeologica approfondita, si renderà necessario uno stu- 50 /51/65 dio idrogeologico da valutarsi in sede autorizzativa degli interventi.

I criteri utilizzabili per il dimensionamento delle zone di salvaguardia possono essere di tipo: a. geometrico b. idrogeologico c. temporale Il criterio "geometrico", é riferito alle zone di tutela assoluta e alle zone di rispetto; poiché di semplice applicazione é compatibile con l'esigenza di stabilire provvedimenti urgenti di tutela delle acque, ma può al contempo penalizzare troppo un'area risultando sovradimensionata rispetto alle reali esigenze di protezione delle falde utilizzate per scopi idropotabili. Il criterio "idrogeologico" (riservato alle zone di protezione) é fondato sulla protezione dell'intero ba- cino di alimentazione dell'opera di captazione, risultando pertanto difficilmente applicabile, sia per fat- tori naturali riconducibili alla complessità della struttura idrogeologica, sia per la presenza di territori già urbanizzati. Il criterio "temporale", recepito dalla Regione Lombardia con la D.G.R. n. 6/15137 del 27 giugno 1996, dimensiona le zone di rispetto in funzione del tempo impiegato da una particella d'acqua per com- piere un determinato percorso ("tempo di sicurezza") attraverso il mezzo saturo fino a raggiungere il punto di captazione. La Delibera Regionale sopracitata stabilisce che il tempo di sicurezza prescelto dovrà essere pari a 60 giorni , in funzione dell’intervallo di tempo necessario per poter segnalare l’arrivo di un inquinante all’opera di captazione e attivare interventi di risanamento e/o approvvigionamento alternativo. La normativa Regionale ricalca per buona parte quanto previsto indicato dal Dlgs 152/99 mostrando tuttavia una connotazione idrogeologica più marcata, soprattutto in riferimento all'articolo riguardante Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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la "delimitazione delle aree di salvaguardia" per le quali viene riproposta la suddivisione in zona di tu- tela assoluta, zona di rispetto e zona di protezione. I criteri utilizzabili per la delimitazione della zona di tutela assoluta sono esclusivamente di tipo “ge- ometrico” (estensione di raggio non inferiore a 10 m), mentre per quanto riguarda la zona di rispetto ol- tre al criterio geometrico (estensione di raggio non inferiore a 200 m) possono essere adottati il criterio “idrogeologico” o “temporale” a seconda che l’acquifero sia o meno protetto; quest’ultima condizione si verifica qualora l’acquifero captato sia idraulicamente separato dalla superficie o da una falda sopra- stante da corpi geologici a bassissima conducibilità idraulica aventi uno spessore di almeno una decina di metri e un’adeguata continuità areale. La delimitazione di tipo "temporale" viene attuata, previa determinazione dei parametri idrogeologi- ci e della velocità di movimento dell'acqua, mediante la ricostruzione della "piezometria dinamica" (in condizioni di regime permanente e con le portate massime di esercizio dei pozzi) e del tracciamento delle linee di flusso e delle linee isocrone. A scopo cautelativo la normativa prevede di calcolare gli areali vincolati sulla base del tempo impie- gato da un inquinante per raggiungere le opere di captazione dall'istante in cui é pervenuto alla superfi- cie della falda, senza considerare il tempo di percolazione verticale relativo al tragitto terreno - superfi- cie piezometrica compiuto nel mezzo insaturo; questa approccio cautelativo é dovuto principalmente alla scarsa conoscenza che si ha dei processi di attenuazione che subisce il carico inquinante nel mezzo "non saturo". La perimetrazione delle aree di salvaguardia dei pozzi e l'applicazione di una vincolistica che regoli l'uso del territorio, non è d’altronde di per sé sufficiente a garantire il mantenimento nel tempo dello stato qualitativo delle acque afferenti alle opere di captazione, dato che la propagazione di un inquina- 51 /51/65 mento può provenire da zone a monte non vincolate. Per tale ragione sarebbe opportuno predisporre, attorno alle zone di rispetto, un controllo permanen- te attuando un sistema di monitoraggio idrochimico che sia in grado di controllare i parametri qualita- tivi fondamentali consentendo una tempestiva segnalazione degli eventuali episodi di degrado in atto (la cosiddetta “protezione dinamica”); tali interventi potrebbero essere attuati utilizzando pozzi esistenti oppure attraverso la apposita realizzazione di una rete di piezometri di monitoraggio. La loro funzione é quella di riuscire a intercettare un eventuale flusso idrico sotterraneo inquinato prima che esso possa raggiungere le opere di captazione nel tempo di sicurezza prefissato.

11.1.1.Delimitazione delle zone di rispetto

Le zone di rispetto dei pozzi ad uso acquedottistico ubicati all’interno o nelle adiacenze del territorio comunale di Cucciago attualmente in vigore sono delimitate mediante il criterio geometrico con l’eccezione dei n. 2 pozzi della centrale S.Antonio in corrispondenza dei quali le zone di rispetto sono state riperimetrate mediante criterio temporale (isocrona 60 giorni); su tale base si può dunque osserva- re come sul territorio di Cucciago insistono, oltre alle zone di rispetto dei pozzi Navedano e Val Mulini, anche quelle dei pozzi C.na Volta di Senna Comasco (estremo settore settentrionale), della centrale S. Antonio di Cantù (settore orientale) e dei pozzi del Comune di Vertemate con Minoprio (estremo settore meridionale). Le superfici interessate dalle zone di rispetto sono riassunte nella tabella seguente:

Numero pozzo Estensione (ha) Pozzo Navedano 12.56 Centrale Val Mulini 9.4 Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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Numero pozzo Estensione (ha) Centrale S. Antonio (Cantù) 2.7 Pozzo C.na Volta (Senna C.sco) 2.2 Pozzi comune Vertemate 1.5

Attorno ad ogni pozzo sono dunque individuate una zona di tutela assoluta ed una più estesa zona di rispetto. Può, infine, risultare utile un confronto tra le zone di rispetto individuate con la presenza di centri di pericolo e con l’uso del suolo in modo da verificare l’esistenza di situazioni di difficile compatibilità con le opere di captazione:

 pozzo Navedano : la zona di rispetto, posto in un settore contraddistinto da bassa vulnerabilità, insiste su di un area in massima parte a destinazione agricola, prativa e boschiva anche se risul- ta attraversata da un importante asse viabilistico, via Navedano; in tale settore va quindi posta particolare attenzione sia al rispetto dei divieti nell’uso di concimi, fertilizzanti e pesticidi, all’assenza di pozzi perdenti e fognature non idonee sia al divieto di dispersione nel sottosuolo di acque bianche provenienti da piazzali o strade che presentano inoltre il rischio di sversamenti di sostanze inquinanti in seguito ad incidenti o ad eventi dolosi.

 Centrale Val Mulini : la zona di rispetto insiste su di un area in massima parte a destinazione agricola e boschiva ed è contraddistinta da un elevato grado di vulnerabilità degli acquiferi; per- tanto le restrizioni previste dalle normative è necessario che vengano osservate nella loro totali-

tà. 52 /51/65  Centrale S. Antonio : la zona di rispetto per quanto concerne il settore ricadente nel territorio di Cucciago è posta in un’area a media vulnerabilità ed interessa un settore a prevalente desti- nazione agricola nel quale andrà quindi posta particolare attenzione sia al rispetto dei divieti nell’uso di concimi, fertilizzanti e pesticidi che all’assenza di pozzi perdenti e fognature non ido- nee.

 Pozzo C.na Volta – (Senna Comasco): la zona di rispetto per quanto concerne il settore rica- dente nel territorio di Cucciago è posta in un’area a media vulnerabilità ed interessa un settore a prevalente destinazione agricola nel quale andrà quindi posta particolare attenzione sia al ri- spetto dei divieti nell’uso di concimi, fertilizzanti e pesticidi che all’assenza di pozzi perdenti e fo- gnature non idonee.

 Pozzi comune di Vertemate con Minoprio: la zona di rispetto per quanto concerne il settore ricadente nel territorio di Cucciago è posta in un’area ad elevata vulnerabilità ed interessa un settore nel quale ricade parte dell’attività di cava Montina la cui attività dovrà assumere tutte le cautele necessarie alla messa in sicurezza rispetto al rischio di inquinamento delle falde idriche sotterranee.

11.2 Reticolo idrico principale e minore

Nella carta sono riportate le fasce di rispetto individuate nell’ambito dello studio sul reticolo idrico minore definito ai sensi della D.G.R. n. 7/7868 del 25.01.2002 il cui iter di completamento è terminato. In particolare, è stata attribuita con criterio geometrico una fascia di rispetto di estensione pari a 10 m sia per il F. Seveso (appartenente al reticolo Idrografico Principale) che per corsi appartenenti al reti- colo idrico minore. Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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Inoltre, per il f. Seveso è stata individuata in alcuni settori una più ampia fascia delimitata con crite- rio morfologico. Si sottolinea che le attività di “polizia idraulica” riguardano il controllo degli interventi di gestione e trasformazione del demanio idrico e del suolo in fregio ai corpi idrici, allo scopo di salvaguardare le aree di espansione e di divagazione dei corsi d’acqua e mantenere l’accessibilità al corso stesso. Le limitazioni d’uso all’interno delle fasce di rispetto sono quelle indicate nel Regolamento comunale di polizia idraulica per il reticolo idrico minore e nel R.D. 523/1904 per il reticolo idrico principale.

11.3 PAI

Nell’elaborato 2 del “Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici – allegato 4 – Delimitazione delle aree in dissesto”) sulle quali sono valide le norme di cui all’art. 9 delle N.d.A. del PAI non è stato individua- to nessun dissesto nel territorio di Cucciago. In base agli elenchi riportati nella tabella 2 dell’allegato 13 della d.g.r. 7374 -2008 il comune di Cuc- ciago risulta avere terminato l’iter PAI.

53 /51/65 Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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12. CARTA DI SINTESI

La carta di sintesi (cfr Tavola 4) rappresenta le aree omogenee dal punto di vista della pericolosità riferita allo specifico fenomeno che la genera. La carta è costituita da una serie di poligoni che defini- scono una porzione di territorio caratterizzata da pericolosità omogenea per la presenza di uno o più fenomeni di dissesto idrogeologico in atto o potenziale o da vulnerabilità idrogeologica. In particolare per il comune di Cucciago sono stati evidenziate:

• Aree pericolose dal punto di vista dell’instabilità dei versanti o Aree a pericolosità potenziale legata a possibilità di innesco di colate di detrito e terreno va- lutate o calcolate in base alla pendenza e alle caratteristiche geomeccaniche dei terreni o aree estrattive attive • Aree vulnerabili dal punto di vista idrogeologico o Aree ad elevata vulnerabilità dell’acquifero sfruttato ad uso idropotabile e/o del primo acqui- fero o Aree a bassa soggiacenza della falda o con presenza di falde sospese o Aree di salvaguardia delle captazioni ad uso idropotabile (aree di tutela assoluta e zone di ri- spetto) • Aree vulnerabili dal punto di vista idraulico o Aree allagate in occasione di precedenti eventi alluvionali • Aree che presentano scadenti caratteristiche geotecniche 54 /51/65 o Aree prevalentemente limo-argillose che in base alle informazioni bibliografiche e alla facies possiedono prevedibilmente limitata capacità portante o Aree di possibile ristagno

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13. FATTIBILITÀ GEOLOGICA DELLE AZIONI DI PIANO

La valutazione incrociata delle precedenti analisi con i fattori ambientali, territoriali e antropici, ha consentito di individuare sulla tavola “Carta della fattibilità geologica delle azioni di piano” una serie di aree omogenee per complessità geologico-tecnica e idrogeologica L’elaborato grafico comprende l’intero ambito territoriale alla scala 1:5.000 (cfr. Tavola 5) . La zonizzazione è indipendente da altri vincoli quali paesaggistici e legati a beni ambientali, oltre che geologici come quelli costituiti dalle zona di tutela assoluta e di rispetto delle opere di captazione ad uso idropotabile e del reticolo idrico minore a cui tuttavia sono state attribuite apposite sottoclassi di fattibilità. Per ciascuna sottoclasse individuata sono indicate le principali problematiche presenti e gli appro- fondimenti geologico-tecnici richiesti per procedere alla trasformazione d’uso.

Si specifica che le indagini e gli approfondimenti richiesti per le diverse classi di fattibilità dovranno essere realizzati prima della progettazione degli interventi in quanto propedeutici ala pianificazione dell’intervento e alla progettazione stessa. Copia delle indagini effettuate e della relazione geologica di supporto deve essere consegnata, con- giuntamente alla restante documentazione, in sede di presentazione dei Piani attuativi (L.R. 12/05, art. 14) o in sede di richiesta del permesso di costruire (L.R. 12/05, art. 38). Le indagini geologiche e geotecniche dovranno essere commisurate al tipo di intervento da realizzare ed alle problematiche progettuali proprie di ciascuna opera; per ottenere la caratterizzazione del sito si 55 /51/65 potranno utilizzare (si riportano a puro titolo di esempio in quanto la tipologia di indagine è a discrezio- ne del professionista abilitato) alcune tipologie di indagini geognostiche dirette quali penetrometrie o sondaggi con esecuzione di SPT, indagini geofisiche a completamento di quanto emerso con le indagini dirette quali SEV (Sondaggi Elettrici Verticali), sismica a rifrazione, magnetometrie, posa in opera di piezometri e prove di permeabilità in sito oltre a prove geotecniche di laboratorio. Si precisa inoltre che, in accordo con quanto già ricordato in premessa, le indagini geotecniche e gli studi geologico-idrogeologici prescritti per i differenti ambiti di pericolosità e di seguito specificati devo- no essere effettuati preliminarmente ad ogni intervento edificatorio e non devono in alcun modo essere considerati sostitutivi delle indagini previste dalle Norme Tecniche per le costruzioni, di cui alla norma- tiva nazionale (D.M. 14.01.2008 “Approvazione delle nuove Norme Tecniche per le costruzioni” e relati- vo periodo transitorio).

Nel territorio comunale sono state individuate settori ricadenti rispettivamente nelle classi 2, 3 e 4; Nel successivo capitolo sono descritte nel dettaglio le singole sottoclassi.

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14. NORME GEOLOGICHE DI PIANO

Classe due. Fattibilità con modeste limitazioni In questa classe ricadono le aree nelle quali sono state riscontrate modeste limitazioni all’utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica della destinazione d’uso, che possono essere superate mediante appro- fondimenti di indagine e accorgimenti tecnico-costruttivi e senza l’esecuzione di opere di difesa. Puntuali o ridotte condizioni limitative alla modifica delle destinazioni d’uso dei terreni, per supera- re le quali si rende necessario realizzare approfondimenti di carattere geologico tecnico o idrogeologico. In particolare sono state individuate due sottoclassi, distinguendole innanzitutto per differenza ri- spetto ai settori ricadenti nelle classi 3 e 4.

Sottoclasse 2a - Terreni con caratteri geotessiturali variabili Ambito territoriale: Aree pianeggianti o moderatamente acclivi in cui prevalgono terreni di origine fluvioglaciale. I settori ricadenti in questa sottoclasse coincidono con l’estensione territoriale del comune con l’esclusione delle aree moreniche ricadenti nella sottoclasse 2b e delle porzioni del territorio ricaden- ti nelle classi 3 e 4. Caratteristiche : aree con caratteristiche geotecniche variabili e con limitate controindicazioni di ca- rattere geologico legate alla eventuale presenza di terreni superficiali fini, con grado di compattezza da verificare in sito, che possono dare luogo a difficoltà di drenaggio dovuta alla bassa permeabilità Indagini previste: determinazioni volte alla determinazione della capacità portante ammissibile e dei 56 /51/65 cedimenti previsti nei terreni di fondazione. È inoltre da prevedersi una verifica di stabilità dei fronti di scavo al fine di prevedere le opportune opere di protezione degli scavi durante i lavori di cantiere e la progettazione di un idoneo sistema di regimazione idraulica per lo smaltimento delle acque superficiali. Interventi in fase progettuale : per ogni tipo di opera gli interventi da prevedere saranno rivolti alla regimazione idraulica e alla predisposizione di accorgimenti per lo smaltimento delle acque meteoriche e quelle di primo sottosuolo. Quale norma generale a salvaguardia della falda idrica sotterranea è ne- cessario inoltre che per ogni nuovo intervento edificatorio, già in fase progettuale, sia previsto ed effetti- vamente realizzabile il collettamento degli scarichi idrici in fognatura.

Sottoclasse 2b - Ambito dei cordoni morenici a morfologia debolmente ondulata Ambito territoriale: aree debolmente rilevate coincidenti con i resti morfologici delle morene glacia- li.ad esclusione delle porzioni del territorio ricadenti nelle classi 3 e 4. Caratteristiche : aree con caratteristiche geotecniche variabili e con limitate controindicazioni di ca- rattere geologico legate alla eventuale presenza di terreni superficiali fini, con grado di compattezza da verificare in sito, che possono dare luogo a difficoltà di drenaggio dovuta alla bassa permeabilità L’attenzione è da porsi nel mantenimento delle forme del terreno e nella realizzazione di interventi che non modifichino l’assetto geomorfologico dei suoli. Indagini previste: determinazioni volte alla determinazione della capacità portante ammissibile e dei cedimenti previsti nei terreni di fondazione. È inoltre da prevedersi una verifica di stabilità dei fronti di scavo al fine di prevedere le opportune opere di protezione degli scavi durante i lavori di cantiere e la progettazione di un idoneo sistema di regimazione idraulica per lo smaltimento delle acque superficiali. Interventi in fase progettuale : per ogni tipo di opera gli interventi da prevedere saranno rivolti alla regimazione idraulica e alla predisposizione di accorgimenti per lo smaltimento delle acque meteoriche Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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e quelle di primo sottosuolo. Quale norma generale a salvaguardia della falda idrica sotterranea è ne- cessario inoltre che per ogni nuovo intervento edificatorio, già in fase progettuale, sia previsto ed effetti- vamente realizzabile il collettamento degli scarichi idrici in fognatura.

Classe tre. Fattibilità con consistenti limitazioni

La classe comprende le zone nelle quali sono state riscontrate consistenti limitazioni all’utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica delle destinazioni d’uso. L’utilizzo di queste aree sarà pertanto subor- dinato alla realizzazione di supplementi di indagine finalizzati alla valutazione della compatibilità tec- nico-economica degli interventi con i dissesti in atto o potenziali oltre alla valutazione della realizzazio- ne di specifiche opere di difesa. Si precisa inoltre che, in accordo con quanto già ricordato in premessa, le indagini geotecniche e gli studi geologico-idrogeologici prescritti per i differenti ambiti di pericolosità e di seguito specificati devo- no essere effettuati preliminarmente ad ogni intervento edificatorio e non devono in alcun modo essere considerati sostitutivi delle indagini previste dalle Norme Tecniche per le costruzioni, di cui alla norma- tiva nazionale (D.M. 14.01.2008 “Approvazione delle nuove Norme Tecniche per le costruzioni” e relati- vo periodo transitorio). Le aree che ricadono in questa classe hanno problemi di pericolosità legate all'acclività dei versanti, alla elevata vulnerabilità degli acquiferi captati, alla possibilità di essere alluvionate e alla limitata ca- pacità portante dei terreni di fondazione.

Sottoclasse 3a - Aree a pericolosità potenziale legata a possibilità di innesco di colate di 57 /51/65 detrito e terreno valutate o calcolate in base alla pendenza e alle caratteristiche geomeccani- che dei terreni

Ambito territoriale: l’area di questa sottoclasse coincide con alcune porzioni dei versanti in sinistra idrografica del torrente Seveso e Acquanegra oltre ai settori più acclivi dei versanti dei rilievi morenici. In vari settori compresi in tali aree sono stati, inoltre, segnalati episodi di trasporto solido in coinciden- za di intense precipitazioni atmosferiche. Caratteristiche : presenza di terreni con caratteristiche geotecniche variabili in settori di versante ol- tre al possibile innesco di fenomeni evolutivi della scarpata connessi in particolare alla regimazione del- le acque superficiali. Indagini previste: determinazioni volte alla determinazione della capacità portante ammissibile e dei cedimenti previsti nei terreni di fondazione integrate da verifiche di stabilità dei versanti e della stabili- tà dei fronti di scavo al fine di anche di prevedere le opportune opere di protezione degli scavi durante i lavori di cantiere e la progettazione di un idoneo sistema di regimazione idraulica per lo smaltimento delle acque superficiali. Interventi in fase progettuale : per ogni tipo di opera gli interventi da prevedere saranno rivolti alla regimazione idraulica e alla predisposizione di accorgimenti per lo smaltimento delle acque meteoriche e quelle di primo sottosuolo. Le indagini dovranno permettere la determinazione della distanza di sicu- rezza da mantenere rispetto all’orlo. Quale norma generale a salvaguardia della falda idrica sotterranea è necessario inoltre che per ogni nuovo intervento edificatorio, già in fase progettuale, sia previsto ed effettivamente realizzabile il collet- tamento degli scarichi idrici in fognatura. Particolare attenzione è da porsi nel mantenimento delle forme del terreno e nella realizzazione di interventi che non modifichino l’assetto geomorfologico dei suoli. Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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Sottoclasse 3b - Aree di estrazione attive ( perimetrate dal Piano Cave Provinciale) L'area di cava coincidente con il polo ATEg1 posto nel territorio comunale si caratterizza per la pre- senza di versanti acclivi in via di coltivazione e di una elevata vulnerabilità dal punto di vista idrogeo- logico. Una volta recuperate, le aree saranno classificate in questa classe per le eventuali modifiche di destinazione urbanistica e quindi soggette alle prescrizione di indagini previste dalle Norme Tecniche delle Costruzioni.

Sottoclasse 3c - Aree ad elevata vulnerabilità dell’acquifero sfruttato ad uso idropotabile e/o del primo acquifero Ambito territoriale: in tale classe ricadono i terreni alluvionali posti nell’ambito dell’alveo del torren- te Seveso e del torrente Acquanegra (area stazione FS) oltre ai settori di versante costituiti da Ceppo. Caratteristiche : aree con forti limitazioni connesse alla elevata vulnerabilità degli acquiferi. Rischio potenziale elevato di vulnerabilità all’inquinamento dell’acquifero libero per asportazione della zona non satura sommatale nel settore pianeggiante o presenza di terreni ad elevata permeabilità seconda- ria per fratturazione nel settore conglomeratico. Indagini previste: in queste aree le prescrizioni a supporto degli interventi sono finalizzate ad una corretta valutazione delle tipologie di fondazione e di drenaggio delle acque superficiali. Si rende necessario programmare gli eventuali sbancamenti necessari per la realizzazione degli in- terventi e la tipologia stessa delle modalità di intervento in modo da minimizzare il rischio di potenziali 58 /51/65 contaminazioni. Si consiglia inoltre una attenta valutazione delle condizioni di permeabilità superficiali con apposite metodologie. Sono inoltre necessarie indagini volte alla determinazione della capacità portante ammissibile e dei cedimenti previsti nei terreni di fondazione. È inoltre da prevedersi una verifica di stabilità dei fronti di scavo al fine di prevedere le opportune opere di protezione degli scavi durante i lavori di cantiere e la progettazione di un idoneo sistema di regimazione idraulica per lo smaltimento delle acque superficiali. Interventi in fase progettuale : per ogni tipo di opera gli interventi da prevedere saranno rivolti alla regimazione idraulica e alla predisposizione di accorgimenti per lo smaltimento delle acque meteoriche e quelle di primo sottosuolo. Quale norma generale a salvaguardia della falda idrica sotterranea è ne- cessario inoltre che per ogni nuovo intervento edificatorio, già in fase progettuale, sia previsto ed effetti- vamente realizzabile il collettamento degli scarichi idrici in fognatura. Si rendono necessari comunque studi di compatibilità idrogeologica per la verifica dell'interazione tra opere in progetto e acque di saturazione.

Sottoclasse 3d - Aree a limitata soggiacenza della falda dell’acquifero sfruttato ad uso i- dropotabile e/o del primo acquifero Ambito territoriale: vi ricadono le aree poste nei pressi delle località Prato dei Monti e all’estremo settore settentrionale del territorio comunale che presentano problemi di ristagno idrico e di falde so- spese (poste a ca. 1÷2 m dal p.c.). Caratteristiche : aree con forti limitazioni connesse alla limitata soggiacenza della falda e alla con- temporanea elevata vulnerabilità degli acquiferi. Rischio potenziale elevato di vulnerabilità all’inquinamento dell’acquifero libero per asportazione della zona non satura sommitale. Possibilità di Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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riscontrare terreni fini litologicamente disomogenei e con scadenti caratteristiche geotecniche, utilizzati per riempimenti e ripristino morfologico. La distribuzione delle volumetrie dovrà necessariamente tenere in considerazione la limitata soggia- cenza della falda e la possibile interconnessione con le strutture di fondazione per le quali ogni trasfor- mazione d’uso del suolo è vincolata a specifiche indagini di carattere geotecnico e di salvaguardia dell’acquifero libero. Indagini previste: in queste aree le prescrizioni a supporto degli interventi sono finalizzate ad una corretta valutazione delle tipologie di fondazione, di drenaggio delle acque superficiali e sotterranee. Dovrà essere individuata la corretta pozione della falda e se possibile l’entità delle fluttuazioni; saranno utili allo scopo l’effettuazione di S.E.V. e la messa in opera dei piezometri per un tempo sufficiente per la valutazione della variazione del livello di falda. Sulla base di queste evidenze si programmeranno gli eventuali sbancamenti necessari per la realizzazione degli interventi e la tipologia stessa delle modalità di intervento. Il posizionamento di piezometri è utile altresì per monitorare la falda acquifera durante l’esecuzione delle opere. Si consiglia inoltre una attenta valutazione delle condizioni di permeabilità su- perficiali con apposite metodologie (es. Prova Lefranc) Sono inoltre necessarie indagini volte alla determinazione della capacità portante ammissibile e dei cedimenti previsti nei terreni di fondazione. È inoltre da prevedersi una verifica di stabilità dei fronti di scavo al fine di prevedere le opportune opere di protezione degli scavi durante i lavori di cantiere e la progettazione di un idoneo sistema di regimazione idraulica per lo smaltimento delle acque superficiali. Interventi in fase progettuale : per ogni tipo di opera gli interventi da prevedere saranno rivolti alla regimazione idraulica e alla predisposizione di accorgimenti per lo smaltimento delle acque meteoriche e quelle di primo sottosuolo. Quale norma generale a salvaguardia della falda idrica sotterranea è ne- 59 /51/65 cessario inoltre che per ogni nuovo intervento edificatorio, già in fase progettuale, sia previsto ed effetti- vamente realizzabile il collettamento degli scarichi idrici in fognatura Sulla base delle indagini puntuali andrà comunque preferita la realizzazione di fabbricati che non contemplano vani interrati (anche parzialmente); inoltre per le strutture a piano terreno si dovrà co- munque considerare la possibilità che si verifichino allagamenti. E' da prevedere inoltre l'eventuale ne- cessità di fondazioni indirette o speciali (palificazioni, platee ecc.) nelle aree con terreni di scadenti ca- ratteristiche geotecniche. Si rendono necessari comunque studi di compatibilità idrogeologica per la verifica dell'interazione tra opere in progetto e acque di saturazione.

Sottoclasse 3e - Zone di rispetto delle opere di captazioni ad uso idropotabile Ambito territoriale: le zone di rispetto dei pozzi ad uso acquedottistico ubicati all’interno o nelle a- diacenze del territorio comunale di Cucciago attualmente in vigore sono delimitate mediante il criterio geometrico; su tale base si può dunque osservare come sul territorio di Cucciago insista, oltre alla zona di rispetto del pozzo comunali di Cavedano anche quella dei pozzi posto nei territori comunali limitrofi di Cantù, Vertemate con Minpprio e Senna.. Normativa : in tali settori si applicano le normative di cui all’art. 94 del Dlgs D.Lgs 3 Aprile 2006 n. 152 che riguarda nel dettaglio le tipologie e le prescrizioni da adottarsi per le diverse tipologie di aree di salvaguardia, integrate con quanto previsto dalla D.G.R. 10 Aprile 2003 n. 7/12693 “Direttive per la di- sciplina delle attività all’interno delle aree di rispetto…” Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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Sottoclasse 3f - Aree prevalentemente limo argillose con limitata capacità portante Ambito territoriale: si tratta delle porzioni poste nei pressi delle località C.na Guastona, Motta infe- riore, Campagnazza e nella zona orienate presso la località Prato dei Morti. Si tratta di terreni aventi scadenti caratteristiche geotecniche. Caratteristiche : aree con forti limitazioni connesse alle scadenti caratteristiche geotecniche previste nei primi metri dal piano campagna. Indagini previste: determinazioni volte alla determinazione della capacità portante ammissibile e dei cedimenti previsti nei terreni di fondazione individuando in particolare lo spessore della eventuale col- tre loessica superficiale. È inoltre prevista una verifica di stabilità dei fronti di scavo e la progettazione di un idoneo sistema di regimazione idraulica per lo smaltimento delle acque superficiali. Interventi in fase progettuale : per ogni tipo di opera gli interventi da prevedere saranno rivolti alla regimazione idraulica e alla predisposizione di accorgimenti per lo smaltimento delle acque meteoriche e quelle di primo sottosuolo. Quale norma generale a salvaguardia della falda idrica sotterranea è ne- cessario inoltre che per ogni nuovo intervento edificatorio, già in fase progettuale, sia previsto ed effetti- vamente realizzabile il collettamento degli scarichi idrici in fognatura Le indagini dovranno evidenziare la tipologia di fondazioni consona alla natura dei terreni attraver- sati preferendo soluzioni che escludano platee ma considerino invece la messa in opera di pali e sotto- murazioni di adeguata profondità.

60 /51/65 Classe quattro. Fattibilità con gravi limitazioni

L'alta pericolosità e vulnerabilità comporta gravi limitazioni per la modifica delle destinazioni d'uso delle aree. Dovrà essere esclusa qualsiasi nuova edificazione se non opere tese al consolidamento o alla sistemazione idrogeologica per la messa in sicurezza dei siti. Per gli edifici esistenti saranno consentite esclusivamente ad interventi di demolizione senza ricostruzione, manutenzione ordinaria e straordina- ria, restauro, risanamento conservativo, come definiti dall'art. 27, comma 1, lettere a), b), c) della L.R. 12/05 senza aumento di superficie o volume e senza aumento del carico insediativo. Sono consentite le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica. Eventuali infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico potranno essere realizzate solo se non al- trimenti localizzabili e dovranno comunque essere puntualmente valutate in funzione della tipologia di dissesto e del grado di rischio. A tal fine alle istanze per l'approvazione da parte delle autorità comunali, dovrà essere allegata l'apposita relazione geologica e geotecnica che dimostri la compatibilità degli in- terventi previsti con la situazione di grande attenzione geologico, idrogeologico ed idraulico. Di seguito le tipologie di zonizzazione in classe quattro per cui non si indicano prescrizioni diverse da quanto previsto dalle Norme Tecniche per le costruzioni, di cui alla normativa nazionale e quanto sopra specificato. (D.M. 14.01.2008 “Approvazione delle nuove Norme Tecniche per le costruzioni” e relativo periodo transitorio).

Sottoclasse 4a - Aree di salvaguardia delle captazioni ad uso potabile: area di tutela assoluta Normativa: in tali settori si applicano le normative di cui all’art. 94 del Dlgs D.Lgs 3 Aprile 2006 n. 152 comma 3): la zona di tutela assoluta è costituita dall'area immediatamente circostante le captazioni o derivazioni: essa, in caso di acque sotterranee e, ove possibile, per le acque superficiali, deve avere un'estensione di almeno dieci metri di raggio dal punto di captazione, deve essere adeguatamente pro- tetta e dev’essere adibita esclusivamente a opere di captazione o presa e ad infrastrutture di servizio. Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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Sottoclasse 4b - Aree già allagate in occasione di precedenti eventi alluvionali Ambito territoriale: sono le aree di pertinenza fluviale e le aree di piana alluvionale dei corsi d’acqua Seveso e Acquanegra, tali ambiti sono contenuti e delimitati morfologicamente dalle scarpate fluviogla- ciali adiacenti ai medesimi corsi d’acqua. Caratteristiche : Al fine di garantire un elevato grado di tutela, in queste aree dovranno essere rite- nute valide le prescrizioni previste per dagli artt. 29, 38, 38bis, 38ter, 41 del PAI. È altresì sconsigliata la ristrutturazione degli edifici esistenti e favorita la rilocalizzazione delle volumetrie in ambiti all'in- terno del territorio comunale esenti da rischio. Sono ammesse opere infrastrutturali strettamente ne- cessarie previa verifica idraulica del rischio di esondazione.

Sottoclasse 4c - Aree comprese nelle fasce di rispetto dei corsi d’acqua appartenenti al reticolo idrico principale e minore Ambito territoriale: Aree comprese nelle fasce di rispetto principali e allargate relative al corso del Fiume Seveso e ai corsi d’acqua appartenenti al reticolo idrico minore individuati nello studio specifico Normativa: si applica il regolamento di polizia idraulica che deve essere recepito mediante apposita variante urbanistica.

Nel caso in cui un’area omogenea si riscontri la presenza contemporanea di più fenomeni deve essere attribuito il valore più alto di classe di fattibilità e gli interventi sono subordinati alla realizzazione 61 /51/65 dell’insieme delle indicazioni descritte in calce a ogni singola classe .

Si specifica inoltre che indipendentemente dalla classe di fattibilità geologica di appartenenza, nelle aree in cui è previsto un cambio di destinazione d’uso (es passaggio da industriale a residenziale) il riu- tilizzo è subordinato ad un’indagine ambientale finalizzata ad accertare la sussistenza di contaminazio- ne delle matrici ambientali ed eventualmente alle successive operazioni di caratterizzazione e bonifica come previsto dal D. Lgs.152/2006.

Infine si ribadiscono le prescrizioni generali relative alla componente sismica :

In caso di progettazione ed esecuzione di edifici non ricadenti nella casistica degli edifici strategici e rilevanti come definiti ai sensi della d.g.r. N°14964/2003-elenco tipologico di cui al d.d.u.o. n. 19904/03, saranno presi come riferimento i valori di Fattore soglia di amplificazione forniti dalla Regione Lombardia forniti dalla Regione Lombardia per il territorio di Cucciago e di seguito riportati:

FATTORE DI AMPLIFICAZIONE FATTORE DI AMPLIFICAZIONE CATEGORIA DI SUOLO Intervallo di periodo 0.10.5 Intervallo di periodo 0.51.5 s

B 1.4 1.7 Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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FATTORE DI AMPLIFICAZIONE FATTORE DI AMPLIFICAZIONE CATEGORIA DI SUOLO Intervallo di periodo 0.10.5 Intervallo di periodo 0.51.5 s

C 1.9 2.4

D 2.2 4.2

E 2.0 3.1

• Eventuali varianti al PGT che comportino l’introduzione di nuove previsioni concernenti edifici strategici e rilevanti (elenco tipologico di cui al d.d.u.o. n. 19904/03) nei settori Z3a, Z4a e Z4c dovranno essere supportate da analisi di sismicità di II° livello utilizzando dati di input acquisiti con specifiche prove in sito e nel caso il fattore di amplificazione (Fa) non fosse rispettato si procederà con analisi di approfondimento di III° livello oppure, in alternativa, si utilizzeranno gli spettri di nromativa per la categoria di suolo superiore; nel caso il valore di Fa risulti inferiore a quello soglia si utilizzeranno gli spettri di normativa per la categoria di suolo individuta.

• In caso di progettazione ed esecuzione di edifici strategici e rilevanti (elenco tipologico di cui 62 /51/65 al d.d.u.o. n. 19904/03) nei settori Z1c e Z2 si passerà immediatamente ad una analisi di approfondimento di III° livello.

Lo schema riassuntivo delle procedure è riportato di seguito

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BIBLIOGRAFIA

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RIVA A.., 1951 - Gli anfiteatri morenici a Sud del Lario e le pianure diluviali tra l’Adda e l’Olona

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AUTORI

Consulenze geologiche e ambientali

Via S. Giacomo 53 22100 Como Tel. (031) 564.933 Fax:(031) 68.53.111; Mob. (329) 63.66.675 E-mail: [email protected]

Dr. Geol. Vittorio Bruno Iscritto all’Ordine dei Geologi della Lombardia al n. 840 Iscritto ALBO Consulenti Tecnici Ufficio del Tribunale di COMO

Dr. Geol Giorgio Cardin Iscritto all’Ordine dei Geologi della Lombardia al n. 1080 64 /51/65

Dr. Geol Marco Cattaneo Iscritto all’Ordine dei Geologi della Lombardia al n. 958

Como, 15 Giugno 2009 Aggiornamento dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico ai sensi della L.R. 12/2005

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APPENDICE

• Tavole a) Tavola 1a : Carta Elementi Geologici b) Tavola 1b: Carta Elementi Geomorfologici c) Tavola 1c: Carta Elementi Idrografici e Idrogeologici d) Tavola 2: Carta della Pericolosità Sismica Locale e) Tavola 3: Carta dei Vincoli f) Tavola 4: Carta di Sintesi g) Tavola 5: Carta della Fattibilità e delle Azioni di Piano

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