] [NEWS La Vigna PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE 19 DELLA BIBLIOTECA INTERNAZIONALE LA VIGNA

2012 / ANNO 5 / NUMERO 19 LA VIGNA NEWS Anno 5, n° 19 - 15 dicembre 2012

Editrice Centro di Cultura e Civiltà Contadina Biblioteca Internazionale “La Vigna” Contrà Porta S. Croce, 3 - 36100 Vicenza tel. +39 0444 543000 - fax +39 0444 321167 Direttore responsabile Mario Bagnara Redazione Alessandra Balestra > [email protected] Alessia Scarparolo > [email protected] Coordinamento Attilio Carta Segretaria di produzione > [email protected] Rita Natoli Bibliotecaria > [email protected] Cecilia Magnabosco Segretario Generale Massimo Carta

Progetto grafico e impaginazione Paolo Pasetto, Vicenza

Registrazione Tribunale di Vicenza n. 1170 del 3 marzo 2008 Le fotografieLA sono VIGNA diAngelo NEWS Nicoletti2 recentemente Accademico Olimpico. A Lui rivolgiamo le nostre più sentite congratulazioni. Il 19° numero de “La Vigna News” è dedicato al riso e raccoglie gli interventi che alcuni esperti studio- si hanno tenuto al Convegno “Il riso nel Veneto e nel mondo”, organizzato dalla Biblioteca “La Vigna” a Villa De Tacchi di Grantortino di Gazzo con la collaborazio- ne dei Comuni di e di Gazzo Padovano, l’Università di Padova e Slowfood Vicentino Editoriale e con il sostegno di Veneto Banca. Ad accompagna- di Alessia Scarparolo re il susseguirsi degli interventi si trovano alcune foto di Angelo Nicoletti, presidente del Circolo Fotografico Vicenza, che ha documentato l’intero ciclo produttivo Eccoci qui, cari lettori, a festeggiare insieme un altro del riso con un reportage fotografico davvero interes- Natale con un numero speciale de “La Vigna News”. sante. Una novità prima di tutto: il Lions Club Vicenza Host, Seguono due articoli su “La coltivazione del riso” che recentemente ha trasferito la propria sede a Pa- di Giambattista Spolverini e sulle origini del Risotto lazzo Brusarosco Zaccaria, ha deciso di “adottare” il alla milanese, che valorizzano le raccolte librarie del- bollettino, diventandone sponsor. In particolare, i Lions la Biblioteca, sempre ricche di spunti interessanti e daranno un contributo per la realizzazione del trime- notizie curiose. Un contributo di Marica Rossi, presi- strale, sostenendo alcune spese necessarie alla sua dente dell’Accademia Italiana “La Donna e il Vino”, ci pubblicazione. Un bel regalo per la Biblioteca “La Vi- porterà nelle terre di Grumolo delle Abbadesse dove gna” che giunge proprio in occasione del Natale, con Paolo Lioy, celebre naturalista vicentino, possedeva un grande soddisfazione di tutta la redazione che vede appezzamento di terra con villa dove si produceva il così appagato l’impegno fin qui profuso, per dare ai riso Vialone Nano. lettori un prodotto editoriale interessante non solo per L’atmosfera natalizia è creata in questo bollettino da i ricchi contenuti, ma anche per l’elegante veste gra- un articolo di Elisa Venturini, stagista in Biblioteca e fica. A tutti i Soci Lions va dunque la nostra più senti- studentessa della Facoltà di Scienze e cultura della ta riconoscenza! Un ringraziamento, in particolare, lo gastronomia e della ristorazione di Padova, che ha ri- vogliamo rivolgere al loro presidente prof. Mario Ba- percorso, dalle origini, la storia del panettone, dolce gnara, che da oltre 6 anni è alla guida de “La Vigna”, tipico di queste festività. garantendone l’impegno vivace nel panorama cultu- A tutti auguriamo un sereno e felice Natale, speran- rale vicentino. Per la sua lunga dedizione a questa e do che “La Vigna News” accompagni con vivacità le ad altre istituzioni culturali cittadine, è stato nominato letture di questo periodo di festa.

LA VIGNA NEWS 3 LA VIGNA NEWS 4 19 Indice

EDITORIALE

Il riso nel Veneto e nel mondo

6 “Han convertito campi di pessima condizione a perfetto uso di risare”. 8 Una coltura legata al territorio 12 La risicoltura veronese fra Cinquecento e Novecento 18 La coltura del riso e la gestione delle acque nel Veronese e nel Mantovano nel XVIII secolo 22 La risicoltura nel Vicentino. Il caso di Grumolo delle Abbadesse 30 Piccole ma redditizie. Le risaie dei Dionisi tra XVII e XIX secolo 34 La coltivazione del riso di Giambattista Spolverini 38 La vera storia della ricetta d’oro di Milano: il Risotto alla Milanese 42 Paolo Lioy a Grumolo delle Abbadesse 46 Il pane dolce: costumi e tradizioni 50 Attività 2012

INIZIATIVE 68 Amici de “La Vigna” 71 Progetto “Adotta un libro”

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“Han convertito campi di pessima condizione a perfetto uso di risare”. La risicoltura nel Veneto tra età moderna e contemporanea (secc. XVI-XX)

di Giovanni Luigi Fontana

Numerosi studi condotti nel corso degli ultimi tre de- Chiappa intitolato La risicoltura veronese (XVI-XX sec.), cenni hanno permesso di approfondire notevolmente un libro che con estrema accuratezza si sofferma sulle le conoscenze relative alla vocazione manifatturiera caratteristiche della risicoltura in un territorio importan- e commerciale della nostra regione nei secoli della te per tale coltivazione come quello veronese e per un Repubblica di Venezia. Non si può dire che sia acca- periodo di tempo assai ampio come quello che corre tra duto altrettanto nell’ambito delle ricerche sulla storia gli inizi del Cinquecento ed il XX secolo. dell’agricoltura. Al contrario, dopo la fioritura di studi Il 12 ottobre scorso, poi, a Grantortino di Gazzo Pa- sulle campagne venete negli anni ’50, ’60 e ’70 del se- dovano presso l’Azienda Agricola “Villa De Tacchi” (che colo scorso, l’interesse degli studiosi per questo campo è doveroso ringraziare ancora una volta per la munifica di studi è andato progressivamente scemando, pur sen- ospitalità accordata per l’occasione) è stata la volta di za venire del tutto meno. un incontro di studio dedicato alla diffusione della risi- È quanto fatto rilevare in tre recenti lavori di Michael coltura nel Veneto, dai suoi inizi databili con i primi anni Knapton, Luciano Pezzolo e Andrea Zannini che, con del ‘500 sino ai giorni nostri. Un appuntamento con cui accenti più o meno simili, hanno sottolineato come il si è inteso focalizzare l’attenzione sullo sviluppo della panorama degli studi in questo settore si presenti an- risicoltura nell’intera pianura veneta, con particolare ri- cora piuttosto frammentato e bisognoso di nuovi e più guardo per il caso di Grumolo delle Abbadesse e dei approfonditi contributi. Non sono mancati lavori relativi territori limitrofi. Grazie all’intervento di alcuni tra i più allo sviluppo agricolo veneto in età moderna e contem- apprezzati studiosi del settore (in rigoroso ordine alfabe- poranea, ma essi si sono concentrati quasi sempre su tico David Celetti, Bruno Chiappa, Maria Luisa Ferrari, aree ristrette, su singoli patrimoni e su periodi brevi, se Giuliano Mosca e Mauro Pitteri) è stata l’occasione per non brevissimi. Si avverte quindi l’esigenza di un ulte- approfondire le conoscenze su uno dei prodotti agricoli riore sforzo di approfondimento, che dovrà necessaria- rilevanti, ancora oggi, per il Veneto, aggiungendo nuo- mente confrontarsi con le nuove conoscenze raggiunte vi elementi in merito alle caratteristiche dello sviluppo a proposito dello sviluppo manifatturiero. agricolo e agrario della regione nei secoli dell’età mo- derna e contemporanea e ponendo l’accento, ancora Proprio per cercare di rispondere ad alcune delle sol- una volta, sul fondamentale ruolo ricoperto dall’ampia lecitazioni provenienti dai lavori sopra citati, la Bibliote- disponibilità di acqua di cui può godere la nostra re- ca Internazionale La Vigna ha proceduto ad organizzare gione, elemento imprescindibile, ieri come oggi, per la degli incontri riguardanti la diffusione e lo sviluppo della buona riuscita della coltivazione risicola. coltivazione del riso in area veneta. Il 22 settembre scorso ad Isola della Scala è stato Molti dei temi trattati nel corso dell’incontro sono Edoardo Demo (membro del Consiglio Scientifico della oggetto degli interventi dei suddetti relatori che qui di biblioteca) a presentare il recentissimo volume di Bruno seguito vengono ora presentati.

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Una coltura legata al territorio

di Giuliano Mosca

L’affermazione di una risicoltura di eccellenza nella scono alla Famiglia Poaceae (Graminaceae) gen. Oryza, zona di Grumolo delle Abbadesse è dato da una serie di 22 specie igrofile o idrofile (numero cromosomico 2n fattori che ne favoriscono lo sviluppo rispetto ad altri terri- = 24 o 48). Di queste sono coltivate soprattutto Oryza tori: il tipo di terreno, la qualità e disponibilità di acqua, il sativa (con cariosside a pericarpo quasi sempre bianco) clima e l’ambiente. La risaia, oltre che un campo coltiva- e Oryza glaberrima Steud. (a pericarpo rosso chiaro), la to, è un complesso ecosistema dove convivono alcuni ve- prima assai più diffusamente coltivata della seconda, con getali assieme a molti animali tra cui pesci, uccelli, insetti una certa importanza soltanto in limitate aree africane. e piccoli animali acquatici, grazie anche a loro si mantie- Entrambe presentano numero cromosomico 2n = 24, ne in equilibrio. Un modesto inquinamento, quindi, può sono idrofile radicanti e sembrano derivare da un’unica compromettere i rapporti creati tra i diversi comparti che specie ancestrale Oryza perennis Moench, presente in lo compongono, inoltre mette a repentaglio la resa della Asia, Africa e America meridionale con centri di differen- coltura e la sopravvivenza della fauna presente. ziazione originari rispettivamente nel Sud-Est asiatico e L’ecosistema risaia è una nicchia agro-ecologica che va nell’Africa centro-occidentale (delta del Niger). preservata da ogni eccesso e dalle contaminazioni di me- talli pesanti (cadmio, arsenico …) talvolta presenti nella Di Oryza sativa si distinguono tre proles geografiche: rizosfera. Le risorse naturali si devono mantenere possibil- indica, alla quale sono riferibili le forme coltivate in India, mente incontaminate, utilizzando con razionalità i prodotti Paesi del Sud-Est asiatico e Cina meridionale, javanica, chimici e adottando le così dette buone pratiche agricole. circoscritta alla fascia equatoriale dell’Indonesia e japo- La risicoltura con il passare del tempo è notevolmente nica, alla quale sono riferibili le forme prevalentemente mutata grazie al progresso tecnologico e alla genetica. coltivate in Giappone, Corea, Cina settentrionale, Egitto, Si è passati dallo sfruttamento di un elevato numero di Turchia, Bulgaria, Italia, Spagna, Portogallo, America set- braccianti nel corso del ciclo colturale, all’attività di un tentrionale. L’indica si distingue per la cariosside stretta, solo trattorista che effettua tutte le operazioni. Questa allungata ed appiattita, per la spighetta mutica o con bre- evoluzione ha portato diversi vantaggi come l‘aumento ve arista e per la peluria densa e corta sulle glumette; delle produzioni, la riduzione del lavoro manuale e un le foglie sono prevalentemente di colore verde chiaro e miglioramento delle condizioni di vita di coloro che prima formano con il culmo un angolo acuto. erano impiegati come semplice manodopera. La proles japonica presenta cariosside larga, spessa e Spetta all’uomo scegliere la qualità del proprio futuro, più o meno arrotondata, spighetta frequentemente ari- la parola chiave è “sostenibilità”, cioè mantenere l’am- stata e pelosità più o meno diffusa sulle glumette; le foglie biente nelle condizioni in cui lo si è trovato, preservando sono di colore verde scuro e formano con il culmo un le risorse a disposizione garantendo nel tempo una mi- angolo aperto. gliore qualità della vita. La classificazione dei risi coltivati, più che a differenze Le più recenti puntualizzazioni sistematiche attribui- sottospecifiche, fa riferimento alle condizioni ambientali

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(clima, terreno, disponibilità di acqua meteorica e irrigua). In particolare si parla di: - riso pluviale (rainfed, lowland rice), delle zone di pianu- ra e dipendente dalle piogge e riso di montagna (upland rice) delle zone montane equatoriali e tropicali totalmente dipendente dalle elevate precipitazioni tanto che è colti- vato in appezzamenti non arginati; - riso irriguo (irrigated rice) delle aree ove la coltivazione avviene con regolare sommersione del terreno ed attento controllo del livello dell’acqua durante l’intero ciclo; - riso flottante(deep water and floating rice) coltivato con alto livello di acqua.

La pianta annua, cespitosa, ha apparato radicale fa- scicolato costituito da numerosissime radici avventizie ramificate e fusto con internodi cavi, intervallati da nodi da ciascuno dei quali prende origine una foglia guainante con lamina allungata, a margine intero e superficie ruvi- Spighetta di riso da per la presenza su entrambe le pagine di peli corti e rigidi, munita quasi sempre di ligula ialina per lo più 1) lemma, 2) palea, 3) glume, 4) rachilla, 5) lodicola, 6) bifida e laciniata lunga 5-15 mm, nonché, sempre, di antera, 7) ovario. auricole pelose, ialine o pigmentate per la presenza di clorofilla, flavonoidi e antociani. La cariosside, compressa lateralmente, di forma più L’infiorescenza è una pannocchia con spighette uniflo- allungata nelle ssp. indica e javanica e più rotondeggian- re, inserite lungo l’asse e all’apice dei rami di vario ordine te nella ssp. japonica, è anatomicamente simile a quella nei quali si articola il rachide, in cui le glumette, quasi del frumento e cereali affini. Botanicamente è un frutto sempre pelose, carenate, sono molto più grandi delle indeiscente con un unico seme che aderisce al pericar- glume, glabre o pelose. Delle glumette, alla cui base in- po. A maturazione è strettamente rivestita dalle glumette terna si trovano le lodicole, quella inferiore (lemma) può saldate fra loro (risone). L’endosperma può avere frattu- essere aristata ed è più grande di quella superiore (pa- ra del tutto vitrea o presentare una zona centrale più o lea). II fiore, ermafrodita, contiene sei stami disposti in meno ampia a frattura farinosa (perla). due verticilli di tre e ovario monocarpellare e uniovulare, La sostanza secca del granello svestito delle glumette con stilo bifido e stimmi piumosi. è costituita dall’84-87% di estrattivi inazotati (prevalente- mente amido), dal 6-11% di proteine, dal 2-3% di lipidi, Nel mesofillo e nello strato corticale del culmo è pre- dal 2% di ceneri e da circa l’1% di fibra grezza; soprattut- sente un parenchima aerifero sempre assai sviluppato, to nell’embrione e nello strato aleuronico sono contenute collegabile alla idrofilia della specie, così come la fre- numerose vitamine del gruppo B. Per il risone il peso di quente assenza di peli radicali (in terreno saturo d’ac- 1.000 cariossidi oscilla tra i 22 e i 46 g. qua) e la comparsa di canali aeriferi longitudinali nelle radici non più giovani. La foglia spesso conserva un portamento eretto anche dopo la fioritura. A completo sviluppo la pannocchia as- sume un portamento più o meno lasso e reclinato e, nelle varietà europee, la pianta raggiunge un’altezza di 80-120 cm.

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Il territorio appena analizzato si trova nel mezzo della pianura Padano-veneta ideale quindi per le condizioni di coltivazione del riso che richiedono la preparazione di camere livellate per una corretta gestione del regime idrico. Rispetto ad altre parti del mondo, tra cui alcuni Paesi asiatici, questa zona deve considerarsi molto for- tunata per queste peculiari condizioni territoriali. Nella foto si possono notare i numerosi terrazzamenti tipici di taluni ambienti asiatici dove si coltiva riso. Non sempre le condizioni orografiche permettono una facile All’interno della cariosside si trova il seme , vero e coltivazione come siamo abituati a vedere in Occidente. proprio organo di dispersione. Rispettando le disposizioni previste dai disciplinari di Il seme è un organo quiescente che contiene la pianta produzione e con l’intervento dei consorzi di bonifica allo stadio di embrione, è costituito dai tegumenti semi- il mantenimento delle risorse ambientali nel futuro sarà nali, formanti nel loro insieme il pericarpo, dallo strato sicuramente più facile. aleuronico, dall’endosperma e dall’embrione. Questo ecosistema antropizzato, formato da acqua, I tegumenti seminali sono due: uno più esterno spesso terreno, riso, fauna/flora, rappresenta una nicchia am- e duro, detto testa, e uno più interno, sottile e membra- bientale da preservare entro cui ogni singola compo- noso, detto tegmen. Lo strato aleuronico, costituito da nente deve essere resa compatibile. Per questo l’agri- cellule vive, rappresenta lo strato più esterno dell’endo- coltura deve avere come obbiettivo finale non solo il sperma ove sono localizzate le riserve proteiche sotto giusto guadagno del risicoltore, ma soprattutto il rispetto forma di granuli. della natura e l’uso di tecniche agronomiche a basso L’endosperma forma il tessuto parenchimatico di ri- impatto. serva del seme; le sue cellule accumulano prevalente- Affinchè una filiera interessante e produttiva qual è il mente amido e spesso, dopo aver portato a termine l’ riso possa continuare ad affermarsi deve fondare le sue accumulo muoiono. L’embrione è lungo 1,4-2,5 mm ed radici nell’attività umana (genetica e agronomia), ovvia- è situato in basso lateralmente in un incavo dell’endo- mente nell’ambiente, nella cultura (scuola e università) sperma. E’ formato da una fogliolina embrionale detta e nelle istituzioni territoriali (associazioni di prodotto, scutello a contatto con l’endosperma , da una porzione camere di commercio, comuni…). Mentre amplian- assile posta lateralmente allo scutello, alle cui estremi- do lo scenario all’intero settore primario appare ormai tà si trovano due complessi meristematici: il meristema indispensabile non solo adottare nuovi criteri di miti- apicale del germoglio, detto piumetta e il meristema gazione, ma soprattutto rimediare alle varie croniche apicale della radice, la radichetta. criticità tutte italiane: semplificare il quadro normativo, L’apice del germoglio è racchiuso da una guaina chia- analizzare le cause di regressione strutturale, adeguare mata coleoptile, mentre quello della radice si chiama le infrastrutture e i servizi, dare maggior peso politico al coleorriza. In posizione opposta allo scutello si trova settore, diffondere la consapevolezza dei ruoli, dirimere l’epiblasto, spesso considerato come una rudimentale i contrasti fra i diversi livelli decisionali e infine favorire foglia cotiledonare. Il granello può avere un aspetto inte- l’innovazione. ramente traslucido con struttura compatta e cristallina o assumere aspetto opaco in una zona centrale; tale zona, detta “perla” ha struttura cellulare poco compatta e colore bianco latte. Quando è estesa a tutta la ca- riosside dà origine ad un chicco gessato. La formazione completa della cariosside avviene tra i 30 e 60 giorni dalla fioritura a seconda della varietà.

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La risicoltura veronese fra Cinquecento e Novecento

di Bruno Chiappa

Le origini

La risicoltura comparve nel Veronese alla fine di un lun- accumulate con l’esercizio dei commerci legati al lanificio go periodo di avvenimenti e congiunture funeste. ormai in declino. La guerra era stata una realtà permanente fra fine Quat- Molto più di quanto non avveniva per gli altri cereali, in- trocento e primi decenni del Cinquecento ed in particolare fatti, per il riso veniva privilegiata la coltura in economia, fra il 1509, l’anno della disfatta di Agnadello e del dilagare che comportava l’intervento diretto del proprietario nelle delle truppe della lega di Cambrai nello stato Veneto, e il scelte e nelle strategie organizzative. 1517 quando cessò l’occupazione imperiale di Verona. Il brano sopra riportato conferma, per altro, quanto scrit- L’arrivo del riso, apparve quindi, a chi considerò la cosa to da Biancolini nel 1756, cioè che l’introduzione della in tempi successivi, come un evento particolarmente for- risicoltura fu opera di esuli lombardi, il cui esempio fu rapi- tunato, che, in qualche misura, risarciva le popolazioni damente seguito, per le allettanti prospettive di guadagno, veronesi dei danni subiti durante le vicende belliche. dai più ricchi proprietari veronesi, in primis i Sagramoso Se ne ha riscontro in un documento del monastero di ed i Miniscalchi, successi a Teodoro Trivulzio sulle terre di Santa Maria in Organo che così recita: Palù e di Zevio. I milanesi importarono nel Veronese i saperi indispensa- “In questo tempo le guerre crudeli che nel Milanese si bili per la coltivazione del riso ed anche gli inzegni, come facevano fra li due potentissimi sovrani, Carlo V imperato- li definisce un documento dell’epoca, cioè gli strumenti re, e Francesco I re di Francia, come portarono la desola- impiegati per calcolare le quote altimetriche necessarie a zione in quello stato, così furono cagione per il Veronese condurre le acque da un luogo ad un altro e a disporre in d’un segnalato acquisto, poiché quei popoli fugiaschi, piano le superfici destinate a risaia. che in parte in questa regione trovarono cortese ricove- È inoltre ipotizzabile che ad essi sia attribuibile anche ro, ricompensar vollero la grata ospitalità col insegnare la l’importazione della tecnologia per la brillatura del riso. Le coltivazione de risi che a’ maggiori era stata interamente prime pile da risi sulla cui costruzione abbiamo trovato ignota.” documentazione scritta si riferiscono agli anni 1529-1532 e vedono interessati i monaci Olivetani di Roncanova e i E in realtà quella del riso era effettivamente una coltura Giusti conti di Gazzo Veronese. che per certi aspetti aveva del miracoloso («almo dono del La prima zona nella quale è documentata la risicoltura ciel» definirà il riso G. Battista Spolverini nell’esordio del è quella degli attuali comuni di Zevio Palù in cui, già alla suo poema, La Coltivazione del Riso, di metà Settecento) fine del XII secolo erano state realizzate significative opere perché rendeva produttivi i terreni vallivi, dai quali prima di bonifica dal Comune di Verona. Ma quasi in contem- altro non si ricavava che erbe palustri, e duplicava o tripli- poranea essa compare anche sulle terre, di più recente cava la resa economica di quelli asciutti. bonifica, dei sopra citati Giusti e monaci olivetani, a Gazzo Per la classe dirigente veronese costituì inoltre una sin- Veronese e a Roncanova. golare opportunità, un mezzo per convertire a diversi esiti I beni dei Giusti erano contigui a quelli che i Donà e i non solo il denaro, ma anche le capacità imprenditoriali Corner avevano a San Pietro in Valle e a Pontepossero.

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Sono questi patrizi veneziani i primi che, come risul- del senato degli anni 1594 e 1595 imposero ai magistra- ta dalle licenze concesse dai Rettori di Verona, iniziano, ti sopra i Beni Inculti di non conceder in futuro «per far già nel 1528, i trasferimenti di riso ‘pilato’ verso Venezia, risara alcuna minima quantità d’acqua» e di distruggere dando avvio ad un commercio destinato ad una singolare tutte le risaie fatte dopo il 1566 senza autorizzazione) non fortuna. Anche se la cosa va approfondita per darle contor- sortirono i risultati sperati. ni meglio definiti, è un dato incontrovertibile che il riso fu soprattutto un prodotto di esportazione, tanto che, ancora Superficie coltivata e produzione nel tempo nell’Ottocento, un attento studioso di cose agrarie quale Benedetto del Bene riconfermava la centralità del bino- Nell’intento di realizzare una rapida sintesi delle fortu- mio riso-seta nell’economia scaligera: «tra tutti i prodotti ne del riso nell’arco di 5 secoli forniamo qui di seguito i del veronese territorio (…) i più abbondanti e che portano dati relativi alla superficie occupata dalla risicoltura e alla maggior ricchezza in Verona sono il riso e la seta». quantità di prodotto che se ne ricavava. La diffusione del riso fu rapida, tale da occupare estese superfici anche della media pianura veronese e fu accom- Il già citato Biancolini sostiene che nel 1560 già 2.500 pagnata dall’insorgere di alcuni problemi. campi (circa 750 ettari) «di pessime condizioni» erano sta- In particolare quello della sottrazione di terreni prima ti trasformati in risaia. Supponendo una resa di 5 volte il destinati a frumento, a prato e a pascolo (quindi necessari seminato, indicatore che molti esempi forniscono, possia- per l’allevamento bovino) che finiva con l’accentuare la pe- mo completare il dato ipotizzando una produzione di circa nuria di bestiame, male endemico dell’agricoltura veneta. I 12.500 sacchi di riso grezzo. tentativi di Venezia di contenere il fenomeno (due delibere Ciriacono (1980), sulla base delle investiture rilasciate

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da Venezia, ha calcolato che a fine Cinquecento la super- piuttosto infidi; ma a confermarci l’ulteriore espansione ficie risariva fosse di circa 4.822 campi (0,46% della totale della superficie risariva intervengono i tentativi di estender- della provincia, non lontano dallo 0,5% calcolato per la la fino ai limiti fra l’alta pianura e la collina, in luoghi geo- Lombardia) mentre Valentini (1985) ha ipotizzato una cifra morfologicamente poco idonei: a Cavalcaselle, Peschiera, maggiore, pari a circa 6.800 campi . Montorio, Bussolengo e a Garda ove il toponimo «Risare» Per tale periodo disponiamo però anche di un documen- ancora sta a ricordare la singolarità dell’esperimento. to prodotto da una fonte pubblica, la Descrizione voluta nel A metà Settecento ci soccorre invece la rilevazione ge- 1596 dal Provveditore alle Biade Leonardo Mocenigo che nerale delle proprietà dei ‘fuochi’ veneti e foresti, voluta elenca circa 6.000 campi distribuiti fra una sessantina di dalla magistratura dei X Savi alle Decime; rilevazione me- coltivatori. Nel Colognese il documento registra solo i 40 glio nota come Redecima del 1740. campi dei Balbi e nel Vicentino 11 ditte con un totale di Essa registra i nomi dei proprietari dei terreni e gli even- 756 campi. tuali fittavoli o lavorenti, il numero e la qualità dei campi, La produzione totale si aggira sui 30.000 sacchi di riso l’eventuale affitto o livello, la produzione nel caso di con- grezzo (circa 34.000 ettolitri). duzione diretta. Utilizzando questa fonte abbiamo calco- Anche i dati di questa fonte però non offrono assolu- lato che per il Veronese i campi interessati all’epoca dalla ta certezza; probabilmente peccano per difetto come ci risicoltura, computando sia quelli in cui la coltura avveniva si rende conto quando capita di imbattersi nei dati forniti con rotazione, sia quelli in cui era praticata stabilmente, dagli archivi di famiglia. fosse di circa 18.300 di cui 11.600 circa di proprietari ve- Per il Seicento non disponiamo di dati, salvo utilizzare ronesi e il resto di patrizi veneti ancora quelli desumibili dalle investiture, a nostro avviso Le risaie lavorate in economia nettamente su quelle date

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ad affitto o condotte ‘alla parte’ (5 soli casi di lavorenzia). sivamente a mano a mano che ci si avvicinava alla zona Ipotizzando anche in questo caso una resa media di 5 delle Grandi Valli. sacchi per campo si può calcolare una produzione totale Quanto alla resa altre fonti ci informano che negli anni di 82.500 sacchi di risone, pari a 105.000 ettolitri (circa 1816-1826 la produzione media di riso bianco fu di 60.000 di riso bianco). 81.000 ettolitri. In sostanza nella prima metà dell’Ottocento la risaia, pur Le informazioni reperibili per l’Ottocento sono molteplici essendo ancora bassa la resa unitaria per campo (non e riguardano sia la superficie, sia la resa, sia, ancora, l’an- erano ancora state introdotte significative innovazioni nel- damento dei prezzi; dei quali ultimi, per altro, è possibile la selezione del seme e nell’uso di concimi), continuava ricostruire serie continuative anche per il Settecento, tra- ad avere un peso determinante nell’economia agraria e a mite l’utilizzo di varie fonti, non ultima quella degli Atti dei svolgere un ruolo assai importante nella struttura commer- Rettori di Legnago, esistente presso l’Archivio di Stato di ciale veronese. Verona. A metà secolo l’area coltivata raggiunse i 70.000-80.000 Il quadro elaborato da Scarpa sull’utilizzazione del suo- campi veronesi con una resa di 172.000 ettolitri, che au- lo, riferito all’anno 1828, consente un computo totale di mentarono a 198.000 fra il 1854 e il 1861. 59.383 campi veronesi (17.833 ettari). Di questi 44.929 Siamo all’apice della produzione che segna una net- (76, 5%) erano di risaia a vicenda, 5.573 (9,5%) di stabile ta inversione di tendenza negli anni successivi quando e 8.345 (14%) alla zappa. l’Annessione del Veneto all’Italia e l’apertura del Canale La risaia a vicenda, che garantiva maggiori rese, era as- di Suez comportarono la necessità di confrontatsi con un sai diffusa nella media pianura mentre diminuiva progres- mercato enormemente dilatato.

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Lo confermano i dati registrati da Perez nelle sue iniziative dei Comuni e degli agricoltori della media e bassa Osservazioni agrarie sulla provincia di Verona relative provincia hanno comportato una ripresa, pur con dati non all’anno 1880 che assegnano alla risicoltura una super- eclatanti, della risicoltura veronese. Nell’anno corrente, se- ficie di 60.000 campi, per quasi la metà concentrati nel condo le informazioni dell’Ente Nazionale Risi, si sono col- distretto di Isola della Scala. Quanto alla produzione la tivati a risaia nel Veronese 2274 ettari, pari a 7.504 campi, Monografia statistica ed agraria sulla coltivazione del grosso modo quindi come un secolo fa anche se il ricavato riso in Italia dà una cifra pari a circa 160.000 ettolitri di è di gran lunga maggiore, ipotizzabile (il calcolo esatto non riso bianco. è ancora disponibile) in circa 142.576 quintali. L’eccezionale Monografia della provincia di Verona voluta dal prefetto Sormani Moretti, a sua volta calcola Per le fonti archivistiche e bibliografiche cui fa riferimento i campi a risaia agli inizi degli anni Novanta in 31.212 il presente intervento si rimanda al volume: (9.370 ettari) con una resa di circa 128.000 ettolitri di B. Chiappa, La risicoltura Veronese (XVI-XX sec.), Editrice riso bianco. La Grafica, Vago di Lavagno (Vr) 2012. Il trend negativo non conobbe inversione di tendenza nei tempi successivi per oltre mezzo secolo, come si ricava dalla tabella qui sopra.

Solo in questi ultimi decenni la valorizzazione della qua- lità Vialone Nano, divenuto di recente coltura a denomi- nazione geografica protetta (I.G.P), e alcune specifiche

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La coltura del riso e la gestione delle acque nel Veronese e nel Mantovano nel XVIII secolo

di Mauro Pitteri

Nel Settecento, la coltura del riso si era diffusa in un’area Tartaro da parte di una Commissione mista austro veneta, lungo il Tartaro che delimitava il confine fra i possedimenti il cui compito era verificare il rispetto delle convenzioni. della Casa d’Austria e lo Stato veneto. La diffusione delle Ma le cose iniziarono di nuovo a intorbidarsi. Infatti, du- risaie comportò un grave problema di approvvigionamen- rante la ricognizione di un canale mantovano, i visitatori to idrico che ebbe conseguenze internazionali, poiché gli scoprirono una rosta proibita, «che serve a beneficio delle utenti mantovani sottraevano acqua a quelli veneti, vio- risare del marchese Cavriani», un mantovano di grande lando il confine territoriale. Con il primo trattato di Ostiglia nobiltà e con appoggi altolocati. e le successive regolazioni (1752-1756) la Repubblica di Non si fecero altre ispezioni al sistema Tartaro fino al Venezia e l’Austria giunsero finalmente a stabilire una di 1762, quando però la perlustrazione fu eseguita in no- quattordici punti che il commissario veneto Pietro Correr vembre, a bocche chiuse. Stavolta il marchese Cavriani, inviò al Senato con un suo commento. Sostanzialmente, aveva eseguito opere abusive sul Busatello, corso d’ac- si fissò a campi veronesi 6.040 (ettari 1.812) l’estensio- qua, peraltro, che fungeva da termine territoriale. Fu così ne delle risaie irrigabili dal sistema Tartaro, di cui 2.856 individuato il «begone» che quel marchese fece costruire (ettari 857) assegnati ai mantovani e 3.184 (ettari 955) «per tirare nella sua risara Agnella le scolatizie di San Pie- ai veronesi. Correr si ritenne soddisfatto dei risultati rag- tro in Valle», violazione al Trattato che provocò una vivace giunti e indicò al Senato quelli che considerava dei suoi discussione nella commissione mista. Questi screzi, furo- successi. Innanzitutto, ogni anno, a prescindere dalle no i presupposti dei gravi incidenti del 1763. condizioni climatiche, ciascun utente poteva disporre li- Il primo avvenne in agosto. Il pretesto per un’azione di beramente dell’acqua necessaria per irrigare la superficie forza fu lo «sgarbamento» operato dagli agenti di San Pie- a lui accordata. Poi, Correr era riuscito ad ottenere che tro in Valle in un tronco del Tartaro riservato ai mantovani. si dichiarasse «per influente del Tartaro anco la Molinella Truppe straniere penetrarono nel Veronese per chiudere ch’è tutta mantovana», inserendo così nella convenzione le bocche delle seriole, danneggiandole. Il governatore quell’importante corso d’acqua. Infatti, gli ingegneri al ser- di Mantova spiegò che, diserbato il Tartaro, d’improvviso, vizio del Commissariato avevano misurato la superficie dei era mancata l’acqua alle risaie mantovane. «Essendo i risi campi destinati alla risaia e, nel contempo, calcolato in sul granire», tale urgenza «ci mette in necessità di servirci circa quadretti 32 l’apporto d’acqua che il sistema Tarta- di quella ragione che ci dà la legge, mentre se tardassimo ro poteva dare alle seriole, «computati secondo il metodo di più perirebbe interamente il riso ed il rimedio sarebbe volgare e ordinario con cui si misura dai periti l’acqua che inutile». si cava dai fiumi per adacquamenti e irrigazioni». Tuttavia, Forte delle commissioni ricevute, il conte veronese Mi- per irrigare appieno le risaie sia veronesi che mantovane, niscalchi ribatté a muso duro alle pretese del commissario la portata del sistema Tartaro da sola era insufficiente, mantovano. Nessuno aveva diritto di pretendere più ac- occorreva aumentarla almeno di circa quadretti 12 e ciò qua di quanto stabilito dalle convenzioni. Perciò, si rifiutò era possibile solo facendo rientrare nel computo anche le di proseguire i lavori se prima non si toglievano i «pen- acque del canale Molinella. nelli» fatti erigere abusivamente dai proprietari mantova- Nel 1759, si tenne la prima perlustrazione del sistema ni, che sottraevano indebitamente l’acqua agli altri utenti.

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Tutto però fu ugualmente inutile. I mantovani non avevano ni, lasciandoli affogare, in tempi di siccità sarebbe stato alcuna intenzione di recedere. Questi volevano solo acqua comunque impossibile che «l’acqua arrivasse al suddetto per le loro risaie e per averla a sufficienza non avrebbero livello», se non lasciando a secco non solo lo stabile vene- esitato a chiedere al loro Governo un altro intervento ar- to della Borghesana, ma anche tutti gli altri del territorio di mato, violazione territoriale che avvenne puntualmente il Ostiglia. 5 settembre1763. Truppe imperiali entrarono di nuovo nel Per Andrea Tron, il leader politico indiscusso di quel Veneto per chiudere le bocche delle risaie veronesi per far periodo, non v’era dubbio che le maggiori colpe degli in- defluire l’acqua verso quelle mantovane. Ormai, era evi- cidenti erano da attribuirsi al marchese Cavriani, sostenu- dente che solo una nuova «positiva e destra trattazione» to nelle sue arbitrarie richieste dal Ministero mantovano. poteva «sollevar di terra un trattato sfigurato, calpestato e Egli così cercava di poter «adacquare i piani alti della poco meno che lacero». sua risara Agnella», a dispetto della morfologia del suolo. In quei frangenti, il provveditore Miniscalchi ebbe l’aiu- I Cavriani, divenuti i maggiori proprietari di Ostiglia, furono to del conte Gasparo Giusti, presidente del Consorzio del erroneamente invogliati «di far a risara quel terreno che Tartaro, che offrì la sua esperienza per dimostrare l’as- per la sua altezza non facevasi al tempo del Trattato»; ma surdità delle richieste avanzate dal marchese Cavriani. Il non riuscì mai «l’acqua a bagnar essi piani alti nei tempi conte confidò al matematico Rossi, in missione a Ostiglia, di magrezza e quindi nacquero gli arbitri». Tron indicò che se si fosse adacquata tutta la risaia detta Agnella, pro- così una delle ragioni di tanti guai, forse la principale: a prietà di quel nobile titolato, il livello del fiume sarebbe differenza dei veronesi, i mantovani non avevano mai vo- stato così alto che avrebbe tracimato e impaludato alme- luto investire capitali per regolare e arricchire le bocche no trecento campi. Anche volendo sacrificare quei terre- della Molinella.

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Il nuovo trattato finalmente siglato da Tron e dal nobile supplito all’uso legittimo dei nostri, non se ne avanza che milanese de la Silva è soprattutto un monumentale ma- in pochissima quantità per gli inferiori e per niente uguale nuale d’idraulica. Si tratta infatti di un voluminoso incarta- ai loro bisogni». Dunque, se le risaie di Ostiglia volevano mento con numerosi allegati composti di calcoli, tabelle e più acqua dovevano prenderla dal Mincio, anche perché mappe. Esso comprende cinque allegati, il primo dei quali il loro livello era più alto rispetto al Tartaro; e «questa verità descrive tutti i sedici corsi d’acqua del sistema Tartaro, è perfettamente conosciuta» dagli ingegneri imperiali. compresa la fossa di Pozzolo che, finalmente, prendeva Finalmente si diede inizio a Mantova alla stesura del acqua dal Mincio, cosa che prima i mantovani non vole- supplemento al Trattato suddiviso in quattordici articoli. vano ammettere. Poi, descrive i trenta mulini con i loro L’art. VII stabiliva l’escavo della Fossa di Pozzolo, della «stramazzi», le tredici fra seriole e fontane che conduce- Molinella e di altri condotti minori del Mantovano, com- vano l’acqua agli irrigui e infine le «risare indebite, dubbie preso il Fissero, che entravano così pienamente nel siste- e in tutto o in parte di difficile irrigazione». ma Tartaro soggetto alle visite annuali della Commissione Per non ripetere l’errore dei loro predecessori, Tron e mista. Nonostante la sua importanza, perché, dopo se- de la Silva non sciolsero il Congresso una volta sottoscritto coli, s’immetteva nel sistema acqua del Mincio, non fu il Trattato, nel giugno del 1764, ma rimasero a Mantova, questo l’articolo che costò più fatica a Tron, ma quello entrambi, per seguire da vicino tutti i lavori attuativi del che il commissario veneto volle assolutamente inserire nel convenuto. supplemento, minacciando addirittura di abbandonare Nonostante gli sforzi fatti durante quel lungo commis- il tavolo delle trattative, l’articolo XI. Con esso si affermò sariato, non si era rinvenuta altra acqua perché «l’acqua che «qualunque possessore, sì veronese che mantovano, là non si è trovata, perché ella non vi era e quando si è dovrà esser contento dell’acqua che gli è stata assegnata

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con piena cognizione delle rispettive ragioni» e che «non Tron e dal marchese de la Silva ebbe successo. Certo, non potrà movere querela alcuna e movendola non sarà senti- mancarono dispute e contese d’acqua neppure negli anni to». Insomma, ognuno doveva accontentarsi di quanto gli successivi, ma l’impianto complessivo del Trattato resse era stato assegnato, così da evitare nuove pretese simili a e la risicoltura poté ulteriormente diffondersi nella bassa quelle avanzate in passato dal marchese Cavriani. pianura veronese e mantovana. Dal punto di vista tecnico, il risultato più importante fu quello di risolvere il problema della penuria d’acqua grazie a un canale di derivazione dal Mincio, la Fossa di Pozzolo, costi notevoli che gli esteri non avrebbero voluto sostenere e che avevano cercato di scaricare sui verone- si. Il punto conclusivo di questa grandiosa operazione è sintetizzato in una tabella dove furono elencate tutte le sessantasette prese d’acqua (le bocche), la larghezza e l’altezza delle loro luci e le risaie e i prati che avrebbero potuto irrigare, misure che dovevano rimanere immutate come quelle relative alle soglie e «stramazzi» dei venti- sette mulini azionati dalla corrente del fiume e dei suoi affluenti. Solo così, si sperava, poteva essere restituita la quiete tra quei confinanti e si poteva sfruttare al meglio la coltura del riso. In effetti, la soluzione trovata da Andrea

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La Risicoltura nel Vicentino. Il caso di Grumolo delle Abbadesse

di David Celetti

IL RISO: ASPETTI GENERALI da grumulus, ossia piccola altura boscosa. Il territorio venne controllato prima dalla nobiltà locale e poi dalle Lo sviluppo in Italia e nel Vicentino Badesse, da cui “Grumolo delle Abbadesse”. Il riso, presente fin dall’antichità in estremo oriente, fu Una delle caratteristiche fondamentali della zona era introdotto nel Regno di Napoli nel XV secolo per iniziativa [ed è tutt’oggi] l’abbondanza di acqua. degli Aragonesi. Dalla Spagna e dall’Italia meridionale si In età moderna quasi metà del territorio era esposta diffuse poi in Toscana e successivamente nella Pianura allo straripamento e rotte eventuali del Tesina e del Tesi- Padana. Le condizioni pedologiche e climatiche, nonché nella e, per questa ragione, i campi furono assoggettati la presenza di una manodopera abbondante e di basso al controllo del consorzio del Tesina. costo, fecero di queste ultime regioni uno dei maggiori Il territorio era composto per un quinto da “pianu- produttori a livello europeo. ra bassa” e per il restante da “pianura bastantemente Nel Vicentino la risaia era presente nell’area di Bolzano alta”. I terreni della pianura bassa erano destinati a prati Vicentino e a Grumolo delle Abbadesse, dove raggiunse i e ad aratori arborati vitati. Nella pianura alta predomina- più alti livelli quantitativi e qualitativi a livello provinciale. va invece la risaia, i prati, il prativo arborato vitato.

Aspetti e problemi Il clima Concentrandosi su quest’ultimo territorio, considerato Il clima è temperato e, nel suo complesso, atto all’agri- particolarmente rappresentativo della risicoltura vicenti- coltura tradizionale centrata sulla contestuale coltivazio- na, la presentazione si sviluppa in tre parti. Nella prima, ne di cereali e uva (seminativo arborato e vitato). Danni “i caratteri strutturali”, verranno identificate i fattori cli- effettivi alle coltivazioni potevano essere provocati dai matici, pedologici e socio-economici che hanno favorito venti, dalle grandinate e dalla brina. la diffusione della risicoltura nel territorio; successiva- mente verrà presentato lo sviluppo della risaia in età Il suolo moderna, per arrivare poi a tracciare le caratteristiche Il riso ha necessità di abbondante irrigazione e quindi assunte dal settore tra Otto e Novecento. In conclusio- poteva essere coltivato soltanto laddove si disponeva di ne, accanto a una sintesi degli argomenti affrontati, ver- un tratto di pianura irrigua caratterizzato da suoli non ranno proposte alcune riflessioni sull’eredità di un’attivi- eccessivamente permeabili. Terreni sabbiosi, ad esem- tà dalle antiche e radicate tradizioni. pio, potrebbero essere sfruttati a risaia soltanto dispo- nendo di grandi quantità di acqua, una condizione che, I CARATTERI STRUTTURALI d’altra parte, renderebbe la coltura poco competitiva. Fatta questa premessa i terreni dell’area considerata Il territorio risultavano adatti alla coltivazione del riso. Essi, infatti, Grumolo delle Abbadesse è situato a sud est di Vi- erano ricchi, profondi, non eccessivamente permeabili, cenza tra Bacchilgionee Brenta e, più precisamente, ma nemmeno troppo argillosi. I campi, anzi, erano facili tra Tesina e Ceresone. Il nome del paese deriverebbe da lavorarsi e normalmente bastavano quattro bovi per

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completare le operazioni di aratura di un campo in un Italia, ma a causa della complessità delle opere neces- giorno. Dotato di calcare, di sostanza organica e di azo- sarie e delle poche risorse da dedicare a investimenti to mineralizzato, con buoni contenuti di fosforo, potas- a disposizione degli agricoltori, essa stentò a decollare sio e ferro, il suolo era naturalmente fertile, aspetto che presso fondi singoli. Divenne invece un’attività collaterale permetteva di limitare la concimazione alla restituzione nell’ambito delle grandi proprietà ecclesiastiche e nobilia- degli elementi asportati dalla coltura. ri, soprattutto nelle zone abbondanti di acque di risorgiva e caratterizzate da una struttura pedologica capace di L’Età delle Abbadesse sopportare il lungo permanere delle acque in superficie. Il territorio di Grumolo fece parte in età carolingia del- Il riso, in altre parole, emergeva quale una “coltura capi- la Marca del Friuli per essere poi retto da un conte nel talistica” ante litteram: richiedeva importanti investimenti quadro del ducato longobardo-vicentino. Tra il 1000 e il e anticipazioni in termine di capitale circolante, apporta- 1154 la provincia vicentina visse un periodo di sviluppo va altrettanto elevati rendimenti ed era essenzialmente economico e civile del quale profittò anche il territorio in destinato al mercato. I prezzi in progressiva ascesa, così esame. A Vicenza l’ordine dei benedettini disponeva di la possibilità di inserirlo convenientemente negli avvicen- due conventi maschili, uno sito a San Felice, l’altro a San damenti cerealicoli ne favorivano l’inserimento nell’am- Pietro, le cui condizioni andarono tuttavia peggiorando a bito di imprese agrarie di elevate dimensioni ed effettiva partire dalla fine dell’XI secolo, tanto che il vescovo Lu- solidità finanziaria. digerio decise di trasferire il monastero sotto la giurisdi- Un ultimo aspetto, legato alle necessità d’irrigazione, zione femminile, attribuendo alla Badessa tutte le elargi- era da correlarsi alle autorizzazioni amministrative che, zioni e concessioni già esistenti. A tale decisione risale la nello Stato Veneto, regolavano le derivazioni. Anche tale cessione nel 1100 da parte del Vescovado al monastero elemento rinviava a strutture proprietarie in grado di pre- di San Pietro della proprietà di un “territorio boschivo disporre progetti adeguati e di seguirne efficacemente e paludoso tra Lerino, Grumolo, Camisano, Sarmego e l’iter amministrativo. Vancimuglio come feudo”. L’area era coperta da boschi Lo sviluppo della risaia nel Vicentino, e in particolare ed al centro, in zona di Grumolo, si ergeva un castello a Grumolo delle Abbadesse, s’inserisce perfettamente eretto dai Conti, poi passato in possesso al vescovo Uber- entro tale schema. to, come risulta dai diplomi imperiali di Enrico I (1008), I primi progetti per la creazione di risaie a Grumolo ri- Federico I (1158), Ottone IV (1210) che ne avevano fino salgono agli anni 1562-63 e, avviati con i primi interventi ad allora detenuto la giurisdizione sul territorio come di- di sistemazione delle acque giunsero, nel 1613, a preve- fesa a fronte delle frequenti incursioni degli Ungari. dere la costruzione di una canale di derivazione dal fiu- Le abbadesse avviarono un ampio processo di boni- me Tesina, la Roggia Moneghina, ancora oggi presente, fica e di sostituzione alle paludi e alla foresta diuna sulle cui rive venne costruita la prima pila per riso. campagna coltivata con le principali colture tradizionali Nel 1614 i Provveditori Francesco Bembo e Antonio (fave, avena, orzo, segale, frumento e miglio).Vennero Bragadin Lorenzo Morosini concessero alle monache di in quel periodo create rogge, canali, fossati. San Pietro la facoltà di ridurre a risaia 32 campi divisi in La ricchezza dell’agricoltura rese presto la Badessa di tre corpi, due denominati Ca’ Larga e l’altro Boschetta, San Pietro un soggetto autonomo, dotato di effettivo po- utilizza l’acqua della Roggia Meneghina. Fu altresì auto- tere e influenza simile a quella dello stesso vescovado, rizzata la costruzione di una pilatura di riso. nonché di una solidità finanziaria in grado di sostenere importanti investimenti in capitale fisso. La costruzione della campagna La conquista veneziana in nulla mutò della situazione A partire dal XVI secolo le monache presentarono nu- politica ed amministrativa. merose richieste di autorizzazione alla creazione di risaie ai “Provveditori sopra i beni inculti”, al fine di incanalare L’economia della risaia le acque dei piccoli fiumi della zona per l’irrigazione delle All’inizio del ‘500 la coltivazione del riso si sviluppò in terre e trasformare in risaia campi fino ad allora sfruttati

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per altre colture. Già nel Cinquecento si verificarono i pri- periori a quelli di altre colture (il solo costo dell’acqua mi interventi di sistemazione delle acque e di costruzione e del suo trasporto ammontava al 15 per cento di tutto del territorio. Durante il primo ventennio del Seicento pre- il denaro, ammortamenti compresi che l’imprenditore se forma il progetto di realizzazione della roggia “Mone- risicolo doveva sborsare in un anno). Tale risultato va ghina”, fatta costruire dalle monache di San Pietro: essa collegato agli alti rendimenti unitari, da due a quattro partiva da Bolzano Vicentino, a 15 chilometri a nord di volte rispetto a quelli del grano e del mais, alla limi- Grumolo, ed era destinata ad irrigare il terreni del Mona- tata manodopera stabile, grazie alla quale il lavoro era stero. La prima menzione della roggia risale al 1613. L’an- utilizzato solamente nei periodi di effettivo bisogno con no successivo i provveditori Francesco Bembo, Antonio minori tempi morti o esigenze organizzative, al nuovo Bragadin e Lorenzo Morosini concessero alle monache anello offerto dal riso nella catena degli avvicendamenti. di San Pietro l’autorizzazione di trasformare in risaia 32 Nel 1655 si calcolava che il costo per approntare per campi suddivisi in tre corpi, due denominati Ca’ Larga ed la prima volta un campo a risaia era di circa 10 ducati. uno Boschetta. In tale valore il costo dell’acqua incideva pesantemen- La creazione dei canali per l’irrigazione ottenne l’auto- te sui costi generali che si dovevano affrontare il primo rizzazione tramite concessione da parte di Provveditori anno. Tuttavia l’alto fabbisogno di una popolazione in sopra i Beni Inculti. crescita creava un mercato sicuro, tanto più che il riso era considerato come un succedaneo al grano, utilizza- La Roggia Moneghina to per la confezione del pane nei momenti di penuria, Come abbiamo indicato la Roggia Moneghina venne inviato in Levante per nutrire le ciurme. Lentamente il fatta scavare a partire dal 1618 in ottemperanza alla riso divenne un piatto popolare, quale poteva essere il richiesta inoltrata ai Provveditori ai Beni Inculti il 26 risotto creato con qualsiasi prodotto vegetale marzo 1613. Il corso della roggia partiva da Bolzano Se la coltura era popolare tra la proprietà terriera e Vicentino, dove era deviata l’acqua del fiume Tesina che i grandi fittavoli, il governo veneto non tardò a- veder aveva una portata di “sei quadretti alla misura brescia- ne anche gli aspetti negativi, quali il contrabbando di na”. Il canale passava sotto il ponte di via Camisana, esportazione, volto ad evitare i dazi, i limitati consumi detto Ponte Alto, e presso la Corte vi era il porto per popolari la cui espansione era oltremodo limitata dall’in- caricare e scaricare le imbarcazioni. La roggia si snoda- cremento dei relativi valori di mercato, l’aria malsana va per 15 chilometri nelle campagne di Grumolo. Dalla in vicinanza degli abitati, la contrazione dei pascoli, la Meneghina si dipartivano numerosi canali e rogge in- penuria di cereali e di frutta. dispensabili per portare l’acqua dalle risorgive a nord Fu sull’onda di simili riflessioni che maturò il decreto verso le risaie. del 17 settembre 1594 il cui scopo era di imporre una Il canale si rivelò essenziale per apportare l’acqua battuta d’arresto all’ampliamento della risaia nella ter- necessaria a irrigare non solo le risaie di Grumolo ma raferma veneta evitando, in particolare, che la stessa anche il territorio di Torri di Quartesolo. La roggia ser- potesse espandersi in suoli atti alla produzione cereali- viva anche per il trasporto dei prodotti agricoli, soprat- cola. Da quella data, infatti, le concessioni d’acqua fu- tutto del riso, a mezzo barche trainate da cavalli lungo rono vincolate all’obbligo di utilizzare i soli terreni bassi l’argine. Presso l’ex corte benedettina, dove oggi sorge e paludosi e che, di conseguenza, non potessero essere la barchessa ristrutturata, si trovava il porto di attracco impiegati diversamente facendo inoltre divieto di pian- per i barconi che trainati da cavalli, portavano il riso tare il riso all’interno dei “retratti”. pronto per la lavorazione. La Moneghina era un canale Gli effetti del provvedimento furono in linea generale navigabile. abbastanza incisivi. Nel Vicentino, ad esempio, dove tale coltura era pre- Un’espansione di lungo periodo sente soprattutto nella “bassa”, salvo poche eccezioni La risaia mostrò molto presto una forte capacità a nord di Vicenza ed a ridosso del Brenta (ricordiamo i espansiva, evidente nonostante i costi inziali ben su- 100 campi di Grimani a Carmignano, i 300 dei Pisani a

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Bagnolo, i 343 dei Priuli presso Sossano, i 100 dei Balbi vano minore investimenti ma con scarsa resa, e soprat- a Saianega, i 60 campi di Marco Antonio Valamarana a tutto il granoturco. Il governo austrico incentivò tuttavia Brendola, i 200 di Girolamo Capra a Sarcedo, Villaverla e il mantenimento delle risaie che, grazie all’azione am- Novoledo) andarono persi, a causa della forzata chiusura ministrativa, non vennero mai del tutto abbandonate. delle risaie, 828 dei 2.004 campi allora seminati a riso. Durante il Seicento la risaia risentì, come l’insieme Risaja a vicenda dell’agricoltura, della crisi e l’espansione fu relativa- La risaia a vicenda, in particolare, si radicò sempre mente contenuta. Emerse un’evoluzione qualitativa che più fino ad emergere quale la principale opzione pro- premiò soprattutto la risaia a vicenda con ciclo bienna- duttiva del comparto. La rotazione prevedeva che il pri- le, triennale ed anche quadriennale, alternando il riso al mo anno tutta la risaia fosse divisa in tre spazi, uno a grano, al prato al mais o al maggese. trifoglio, che si seminava arando ed erpicando le zolle, La crescita riprese sensibile nel Settecento e nel Vi- si taglia una volta all’anno e il ricavato, pur limitato,dava centino la risaia riapparve quale elemento centrale delle pascolo per cavalli dalla stalla. Gli altri due terzi erano scelte produttive tra i conduttori anche in aziende di seminati a riso. Il metodo si ripete ogni anno trasferendo medie dimensioni. la quota a trifoglio ove prima vi era riso. Il caso esaminato non si discosta da questo schema generale: pur con ritmi alterni le richieste di trasforma- Avvicendamenti e rese zione a risaia si protrassero per l’intero XVI e XVII se- Gli avvicendamenti evolsero nell’Ottocento ampliando colo. Vennero messi a coltura 30 campi nel 1673, 5 la risaia che venne a occupare i sette decimi del terreno nel 1677, 45 nel 1682, 33 nel 1680, 8 nel 1682. Nel complessivamente disponibile. 1708 le monache ottennero il permesso di destinare a Il riso richiedeva altresì abbondanti concimazioni, ne- risaia altri 70 campi a Villa di Grumolo e la possibilità di cessari per ottenere i rendimenti allora considerati otti- costruire una pila nella loro corte presso l’immissione mali di 7-9 volte la semente. della Moneghina nella roggia Tesinella. Al momento della massima espansione della coltura Rapporti di produzione del riso, si stima che fossero coltivati circa 300 ettari Durante l’Ottocento al coltura confermò, ed estremiz- compresi tra il fiume Tesina e il torrente Ceresone, con zò, i suoi caratteri di “coltura capitalista” tipica delle una produzione pari, a fine Settecento, a circa 323 staia grandi conduzioni e definita dall’importanza del capitale di risone. fisso, dall’orientamento al mercato, dall’alta intensità di lavoro. Nell’ambito della risaia assunse allora un ruolo La caduta della Repubblica e la formazione di una centrale il lavoro bracciantile e, in particolare, quello nuova classe proprietaria femminile utilizzato nelle operazioni di “monda”. Nel 1806 le monache abbandonarono la gestione di- Il lavoro della monda era in effetti tradizionalmente affi- retta e i possedimenti di Grumolo vennero affittati, con- dato alle donne, più piccole di corporatura, meno dan- giuntamente agli immobili ed alla pilla da riso ai fratelli nose per le pianticelle, meno costose. Benedetto e Giovanni Lorenzi per 50.000 troni annui di cui un terzo in argento da corrispondersi in tre rate Utilizzazione del suolo uguali ed alla consegna di 100 staia di riso bianco paga- Nel contesto Vicentino Grumolo si confermò quale te a lire 70 l’una. Le monache continuarono a risiedere il principale produttore. Questo risultato era da colle- a San Pietro a Vicenza. L’edificio del monastero vicen- garsi alla caratteristiche climatiche e pedologiche, alle tino passò al conte Ottavio Trento. Nello stesso anno, a presenza di ampia manodopera disponibile a qualsiasi seguito della soppressione dei monasteri, le terre delle impiego, alla tradizione. badesse di San Pietro passarono al demanio e furono in parte cedute a tra diversi proprietari che sostituirono Dall’Unità al primo dopoguerra parzialmente al riso il tabacco e le patate che richiede- Nel secondo Ottocento si passò dagli avvicendamenti

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triennali a quelli quadriennali che vedevano il riso alter- Una volta seccato il riso era pilato, ossia liberato dalla narsi al granoturco, al frumento, al trifoglio e la lavora- lolla, un involucro di cellulosa, che, tuttavia, conteneva zione dei campi strutturata attorno a due arature, una una parte rilevante degli elementi nutritivi invernale e una primaverile, concimazione e semina, due mondature, raccolto e mietitura. La crisi ottocentesca Nello specifico, una volta scelto il terreno da dedicare Nonostante prezzi relativamente elevati il riso visse, a risaia, lo si preparava durante l’inverno, tramite van- durante l’ultima fase ottocentesca, una crisi anche acu- gatura, in quanto il terreno era spesso molle e troppo ta dovuta essenzialmente a motivazioni commerciali. fangoso per sopportare il peso degli animali. Il terreno L’apertura del canale di Suez facilitò l’entrata in Euro- adatto alla coltivazione, basso, spesso al di sotto del pa dei risi asiatici a prezzi molto bassi. La coltura poté livello dei canali, restava umido e fangoso pressoché sopravvivere solo grazie a misure protezionistiche, che tutto l’anno, sei mesi a causa della coltivazione e i rima- tuttavia, nel complesso italiano, favorirono soprattutto nenti per la sua conformazione. la produzione lombardo piemontese. A ciò si aggiunse- Dopo l’aratura e la preparazione della terra si riversa- ro le difficoltà create dalla malattia del brusone, oltre a va l’acqua nella risaia. L’operazione era eseguita molto spese di produzione, soprattutto di lavoro, crescenti con lentamente sfruttando le canalizzazioni che attraversa- l’emergere di forme di resistenza tra i braccianti e di un vano la campagna. Seguiva la concimazione realizzata primo abbozzo di coscienza di classe. Ad essa fecero per lo più manualmente, spargendo il letame raccolto in riscontro provvedimenti a garanzia del lavoro. La prima una cesta di vimini, si appiattivano infine le zolle con il disciplina sulla coltivazione del riso risale alla circolare badile. Il terreno era quindi coperto da 10-15 centimetri del 23 aprile 1903 dei ministri Baccelli e Giolitti per il di acqua. Subito prima della semina l’acqua era intorbi- lavoro nelle risaie, che faceva obbligo ai proprietari di dita “smuovendo il fango sul fondo della risaia facendo fornire acqua potabile e ricoveri ai risaroli, disciplinava ruotare delle catene” operazione alla quale erano pre- l’orario di lavoro e stabiliva il limite minimo di età per gli posti ragazzi. addetti alla risaia. La semina avveniva a mano da operai esperti. In al- cune località le piante erano fatte germogliare in vivaio Il Novecento e, in quel periodo, sul campo era coltivato frumento. La Nel distretto di Vicenza vi erano, secondo i dati defi- tecnica non era utilizzata a Grumolo dove il frumento niti nel 1850, 31.845 pertiche censuarie irrigue, pari al era coltivato i altri appezzamenti di terreno. 15 per cento del terreno agricolo complessivo. La mag- Per evitare che le erbe danneggiassero le piantine era gior parte degli usi d’acqua allora in funzione erano stati necessario mondare il campo, operazione alla quale, regolati secondo le leggi vigenti nel periodo veneziano. come accennato, erano destinate le donne. Il raccolto La coltivazione del riso era concentrata, salvo casi spo- avveniva tra ottobre e novembre. Il cereale era portato radici e nel complesso poco significativi, nelle aziende alla fattoria tramite un carro che rimaneva fuori dalla di maggiori dimensioni della parte irrigua del territorio, risaia. Le piantine erano tagliate con una falcetta e tra- offrendo rendimenti ancora cospicui e competitivi con sportate sul carro con l’aiuto della filiera, un attrezzo altre colture. costruito a mano e costituito da un telo teso da due pali Se ipotizziamo un’azienda di 400 campi circa si aveva come una lettiga. allora la seguente destinazione d’uso: 50 campo a riso, Quindi il riso era poi trebbiato, operazione dalla quale 50 a grano, 50 a granoturco e 50 a trifoglio, con una si ottenevano una paglia molto lunga e resistente, poi produzione di riso di circa 250 sacchi (500 sacchi di ri- riutilizzata, ed i chicchi di riso da fare seccare al sole, sone), dei quali 50 andavano accantonati per la semina preferibilmente su piastrelle di cotto, che limitavano la successiva, 20 erano dati al risaio, 25 devoluti a titolo formazione di muffe, facendo attenzione che il riso non di decima e quartese, per un residuo di 405 sacchi di prendesse acqua, non si “macchiasse” perdendo in tal risone che equivalevano a 202 sacchi di riso spuntato, modo parte del valore. dai quali si sarebbe tratto un ricavo di 7.882 lire che

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andava ad aggiungersi al rendimento del grano (calco- l’Associazione Produttori di Riso di Grumolo delle Abba- lato a 499 sacchi per un corrispettivo di 11.685 lire) e desse, assume un ruolo cardine. del granoturco (295 sacchi per 5.144 lire), mentre il L’Associazione Produttori di Riso di Grumolo delle Ab- trifoglio era destinato all’alimentazione animale. A tale badesse riunisce un piccolo numero di aziende risicole risultato si aggiungevano inoltre gli introiti ottenuti dalla e ha come obiettivo di tutelare la produzione tipica, fa- vendita della legna (150 quintali, 421 lire), del vino (150 cilitarne la diffusione e salvaguardare il riso di Grumolo ettolitri, 3.802 lire), dei bozzoli (375 chilogrammi, 1.848 delle Abbadesse, a sua volta definito da quanto raccolto lire), dei cavalli e buoi (6.000 lire), il fitto delle cesure entro il territorio tra il fiume Tesina ed il fiume Ceresone, (400 lire), altri prodotti (1.000 lire) per raggiungere un antico feudo delle monache benedettine del convento totale di 38.182 lire. Su tale somma gravavano costi per di San Pietro. fitti per 18.000 lire, ammortamento del capitale fisso Dal 2002 il riso di Grumolo è presidio Slow Food, ed (4.267), paghe agli operai (4.000 lire), paghe agli av- è considerato un prodotto di qualità da salvaguardare ventizi (2.000 lire) altre spese (800 lire) per giungere ad in quanto inserito in un ambiente con caratteristiche un ricavo netto di 9.115 lire. Il riso apportava quindi, a geografiche e antropiche meritevoli per la loro valenza fronte di superficie pari al 25 per cento dell’estensione sovranazionale. totale, ricavi che ascendevano al 32 per cento totali. Conclusioni Il riso prodotto a Grumolo, il mercato di oggi e le po- La lunga storia del riso di Grumolo delle Abbadesse tenzialità del futuro collega il presente al passato cinquecentesco, le produ- Oggi si coltivano nel Vicentino circa 130 ettari, quasi zioni contemporanee a opzioni colturali d’età moderna, tutti concentrati nel comune di Grumolo delle Abbades- lo stesso assetto territoriale ad azioni e decisioni pre- se. In Italia la coltura del riso si estende su poco meno se in secoli lontani. Tra i due momenti, il presente e di 200.000 ettari di cui più della metà sono localizzati in il passato, l’indagine storica evidenzia trasformazioni, Piemonte, a cui seguono la Lombardia, l’Emilia, il Vene- mutamenti, sviluppi, ma anche una forte, e in questo to, la Toscana, la Sardegna, la Puglia e la Calabria. caso evidente, evoluzione nella continuità. Ed ecco che, Le coltivazione vicentine e veronesi si sono specializ- attorno al “riso di Grumolo”, emergono attori, strutture, zate nel Carnaroli e nel Vialone Nano, coltivazione la cui dinamiche sociali ed economiche, che spiegano ed il- presenza e permanenza è stata fortemente sostenuta lustrano non solo un prodotto, ma anche e soprattutto, anche dall’Ente Nazionale Risi. Il riso “Vialone Nano” una popolazione e un territorio. è caratterizzato da chicchi minuti di ottima qualità. Per garantire la qualità del prodotto e preservare la fama dei risi vicentini, l’Istituto di Genetica N. Strampelli di Loni- go ha intrapreso una campagna in collaborazione con i risicoltori al fine di redigere un disciplinare di produzio- ne per garantire la valorizzazione e la “tipizzazione” del prodotto. Per rispondere alla concorrenza di quantità, soste- nuta da elevati capitali ed estesa su grandi estensioni, si è scelta la strada della certificazione di qualità che induce ad adottare tecniche produttive più innovative ed efficaci, producendo con standard di omogeneità tra le varie aziende, e inducendo una “riconoscibilità” del prodotto a livello del consumatore. In questo contesto il “marketing territoriale”, promosso e sostenuto anche dall’amministrazione comunale e da associazioni quali

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Bibliografia

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Piccole ma redditizie. Le risaie dei Dionisi tra XVII e XIX secolo

di Maria Luisa Ferrari

Riso e seta sono i principali prodotti dell’agricoltura Fulcro del patrimonio familiare sono le campagne: veneta destinati al commercio internazionale in età mo- Gabriele possiede circa 210 ettari, suddivisi in quat- derna. tro tenute, dotate di una villa e di edifici rusticali, tutte Vari studi hanno dimostrato l’interesse dei proprietari poste nella fertile pianura a sud della città. La famiglia terrieri per la coltivazione del cereale bianco e le gran- si colloca nella media possidenza nobiliare veneta. Ri- di opere di bonifica e di regolamentazione delle acque, spetto al complesso dei beni rurali i 14 campi a risaia di necessarie alla sua cultura, coordinate e promosse dal- Ca’ del Lago sembrano ben poca cosa, Gabriele invece la Repubblica di Venezia. spende notevoli energie nella annosa contesa giudizia- Il rilievo della risaia nelle vicende della nobile famiglia ria, che lo vede contrapposto alla famiglia Rubiani nella veronese dei Dionisi costituisce un campione rappre- ripartizione delle quote spettanti ai vari appezzamenti sentativo di interessi e mentalità largamente diffusi tra i per l’irrigazione. ceti dirigenti veneti d’antico regime. Non si tratta di una Il podere é acquistato nel 1649, non senza contrasto tenuta di grande estensione, come quelle del patrizia- con i Rubiani, che hanno comprato una cinquantina to veneziano, bensì di un appezzamento di dimensioni di campi della medesima area. Le liti, iniziate subito, contenute anche nell’ambito delle proprietà della fami- si sopiscono nel 1670 grazie ad alcuni accordi, ma ri- glia veronese, a cui tuttavia si pone una grande atten- prendono con rinnovato vigore e risvolti drammatici ne- zione. gli anni successivi, anche con episodi di intimidazione, La vicenda secolare della piccola risaia di 14 campi con il ricorso alle armi da entrambe le parti, fino all’uc- veronesi è narrata dal marchese Gabriele(1719-1808) cisione di un dipendente dei Rubiani. nelle sue memorie e nella “Storia della lite Rubiani Dio- Nel ricostruire la vicenda, Gabriele vuole mostrare nisi”, un manoscritto di 74 pagine conservato presso un atteggiamento di distacco affermando che i Rubiani l’archivio di Stato di Verona. avrebbero nutrito “un odio implacabile verso i Dionisi”, Gabriele, ambizioso e convinto assertore dei valori di come se tale sentimento non fosse stato reciprocamen- status, si pone l’obiettivo di reagire ad una condizione te condiviso dalla sua famiglia. Dopo altre contese nel di impoverimento e di declino sociale della famiglia e 1712, i rapporti si tranquillizzano fino al fatidico 1752, di riportarla all’antica posizione sociale ed economica. quando interviene l’ennesimo motivo di contrasto per Personaggio a tutto tondo, egli è paladino dell’ “onore” confini e servitù, oltre ad una questione per il controllo e del decoro della sua famiglia; ricopre importanti cari- delle acque. Si tratta di temi ricorrenti nelle carte pro- che nell’amministrazione cittadina, organizza con “pru- cessuali d’antico regime, che testimoniano l’importanza denza” di pater familias d’antico regime l’educazione della ripartizione delle risorse idriche e l’attenzione da e il destino della numerosa prole, ben 17 figli, di cui parte dei ceti aristocratici per le loro terre. 10 raggiungono l’età adulta. Amministratore attento ed Infatti, è sempre Gabriele a fornire la sua versione dei avveduto, il marchese dichiara che “un uomo che non fatti, i Rubiani dovevano passare sulle terre dei vicini, avvantaggia per li suoi discendenti, è una nave che non o dei Dionisi, o dei conti Giusti per trasportare i loro lascia dietro a sé vestigio alcuno del suo passaggio”. prodotti. Il Nostro propone una permuta tra le tre fa-

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miglie confinanti in modo da consentire ai Rubiani la cia. Cosa poteva giustificare tanto dispendio d’energia, costruzione di una strada che li rendesse svincolati. di tensioni, di spese? L’accordo, per incuria dei conti Giusti, non ha rapida Considerazioni di diverso carattere: innanzi tutto formulazione. Ciò riaccende l’odio dei Rubiani, che de- l’interesse economico. Dai registri contabili tenuti con cidono di vendicarsi, più che con la casa Giusti “più grande precisione e puntualità risulta che dalle tenute potente e danarosa”, con i meno temibili Dionisi, usan- (circa 195 campi veronesi) Gabriele ricava mediamente do come ritorsione, l’utilizzo delle acque della risaia. I circa d. 2.000 e dalla ventina campi adibiti a risaia d. Rubiani contestano l’erezione di una chiavica in pietra 260 (nel 1768 aveva acquistato altri 7 campi veronesi). al posto di quella precedentemente esistente in legno, La coltivazione del riso in età moderna consente note- in contrasto con le norme dell’investitura delle acque voli vantaggi: tanto per le maggiori rese quanto per il dei Dionisi; inoltre prendono di mira un’altra irregolarità prezzo assai più elevato di qualunque altro cereale. Il compiuta da Gabriele. Egli infatti già da qualche anno marchese, secondo una prassi consolidata, affida di- usufruisce, senza permesso governativo, delle acque rettamente alle cure del gastaldo la conduzione della di scolo dai propri campi, ma che gli provengono dai risaia e opera anche per ridurre alcuni dei costi di pro- Rubiani, per coltivare il terreno detto “Cerreti”, pure a duzione che risultano assai più consistenti, rispetto alle risaia. Dopo ben undici anni di vertenze processuali, altre colture. In particolare utilizzando pratiche diffuse, nel 1765, si arriva ad una definizione di compromesso: Gabriele impegna gli affittuari delle tenute più vicine a i Dionisi devono pagare 10 minali di riso all’anno e con fornire prestazioni d’opera non retribuite. “Sarà noto ciò ottengono il permesso di porre la chiavica e di colti- ad essi affittuali l’obbligo ingionto alli lavorenti di dette vare ancora la loro risaia. campagne, di dover ogn’anno venire alla Ca’ del Lago a Ecco come si conclude il racconto di Gabriele: “Abys- condurre dalla risara alla corte, le faglie di riso e mede- sus abissum invocat. Faccia meglio chi potrà che quan- simamente il rison alla pilla e dalla pilla, occorrendo, il to a me non ho potuto nè saputo ottenere di più. Qual riso bianco a Legnago, e ciò ad ogni semplice avviso”. colpa ho da aver io se gli nostri autori hanno procurata L’attenzione e la cura nella conduzione della risaia con- e riportata una investitura sì imbrogliata e di tal fatta? fermano l’importanza economica del bene, ma come Già ne ho portata la pena con mille rancori, vessazio- ha recentemente indicato Bruno Chiappa, anche altre ni, dispendj, nè ho perdonato a fatiche per sbarazzar- considerazioni lo avvalorano. mi. Sicchè anche li successori si ingegnino mentre io La risicoltura “era anche motivo di prestigio perché non ho potuto fare di più, quando però il Signore non praticata quasi esclusivamente dalle famiglie patrizie si degnasse farmi questo contento prima di morire, di che usufruivano di antichi diritti e/o di investiture rila- farmela veder ripristinata e rassodata lo che certamente sciate dalla Dominante. Essa era un segno distintivo, proccurro di studiare, essendo la mia dolorosa assidua una specie di blasone agrario”. meditazione. Non finirei mai di scrivere sopra questo Negli stessi anni il poema La coltivazione del riso del argomento, benché, come si può vedere tanto io abbia nobile Giovan Battista Spolverini conferisce anche una scritto per lo passato, onde fo’ fine...”. celebrazione letteraria al bianco cereale. L’enfasi con cui Gabriele si esprime è segno evidente del coinvolgimento e della tensione emotiva, oltre che del danno economico, che simili contese, protratte per anni e anni, dovevano causare. La stessa posizione del marchese si rivela non sempre corretta, anch’egli pro- babilmente segue la prassi comune di cercare di porre gli antagonisti di fronte al fatto compiuto, sperando for- se o nell’acquiescenza o nel potere del suo status, i suoi rivali non sembrano invece per nulla intimoriti ed anzi sembra proprio che riescano a contrastarlo con effica-

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Bibliografia

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Archivio di Stato di Verona, Archivio Dionisi, B. 124.

Archivio di Stato di Verona, Archivio Dionisi, B. 504.

D. Beltrami, Saggio di storia dell’agricoltura nella Repub- blica di Venezia durante l’età moderna, Venezia Roma, Istituto per la collaborazione culturale 1955.

G. Borelli, Un patriziato della terraferma veneta tra XVII e XVIII secolo. Ricerche sulla nobiltà veronese, Milano 1974.

G. Borelli, Città e campagna in età preindustriale XVI-XVIII secolo, Libreria editrice universitaria, Verona, 1986. S. Ciriacono, Acque e agricoltura. Venezia, l’Olanda e la bonifica europea in età moderna, Milano, FrancoAngeli, 1999.

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G. Gullino, I Pisani dal Banco e Moretta. Storia di due famiglie veneziane in età moderna e delle loro vicende patrimoniali tra 1705 e 1836, Roma 1984.

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M. Pitteri, Per una confinazione “equa e giusta”. Andrea Tron e la politica dei confini della Repubblica di Venezia nel ‘700, Milano, FrancoAngeli, 2007.

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La coltivazione del riso di Giambattista Spolverini

di Alessandra Balestra

Nell’anno 1695 nacque a Verona un uomo destina- riso in Europa. Tale stratagemma non portò però agli esiti to a divenire famoso e ammirato per aver decantato in sperati. Perchè dunque un così scarso interesse? modo non comune uno dei cereali più diffusi, dopo il L’opera appare certamente destinata a cultori della po- frumento e il granoturco, sulle tavole di tutto il mondo: esia piuttosto che a lettori generici o ancor più ad agricol- il riso. Quattromilaottocentosedici sono gli endecasillabi tori interessati ad aspetti tecnici e agronomici, nonostan- sciolti che compongono i quattro libri del famoso volume te l’autore “avesse conseguito – continua Marchi nel suo La coltivazione del riso scritto dal marchese Giambattista commento – sicure esperienze tecniche, riuscendo ad Spolverini tra il 1744 e il 1746, pubblicato per la prima accumulare larghe e precise cognizioni botaniche e zoo- volta da Agostino Carattoni, però, solo dodici anni dopo, logiche e avendo saputo anche percepire il fascino della nel 1758. natura della bassa veronese” quando prese in mano la “Il poema - scrive Gian Paolo Marchi in una recente conduzione dei suoi fondi familiari destinati a risaia. edizione commentata (Gian Battista Spolverini, La coltiva- Il contenuto agronomico apparirebbe tutt’oggi – e pro- zione del riso, a cura di Gian Paolo Marchi, Verona 2005) babilmente anche al suo tempo - di scarso e limitato valo- - riscosse largo consenso fra i letterati: Ippolito Pinde- re a chi approcciasse l’opera con l’occhio del ricercatore monte ricorda la lode del “puro stile / adorno, armonioso, di informazioni, avendolo il poeta diluito in un’esposizione eletto e franco” della Coltivazione espressa da Innocenzo spesso ripetitiva e a tratti ridondante, con l’inserimento di Frugoni; echi dei versi spolveriniani si avvertono nel Gior- molte metafore mitologiche: la sua struttura è ispirata, no di Parini; nel 1817 Leopardi espresse la sua ammira- per dare un’idea, alle Georgiche di Virgilio e a La colti- zione per gli sciolti dello Spolverini; è da registrare infine vazione di Luigi Alamanni. È doveroso dire, tuttavia, che il positivo giudizio che espresse Vincenzo Monti nella sua tra le opere analoghe, ossia fra gli altri poemi didascalici, Proposta”. Furono parecchi i giudizi positivi dati da illustri quella di Spolverini vanta un indiscutibile primato forma- poeti nel secolo successivo alla pubblicazione dell’opera, le e un’incredibile ricchezza stilistica, e di grande pregio molto pochi invece quelli dei contemporanei e conterra- sono anche le splendide incisioni di Domenico Cunego nei dell’autore. L’ambiente veronese reagì con una certa su disegno di Francesco Lorenzi contenute nell’editio indifferenza all’evento letterario e persino la destinataria princeps, che ne fanno il più bel libro illustrato veronese dello scritto non dimostrò particolare interesse per il po- della seconda metà del Settecento. ema: si trattava di Elisabetta Farnese, moglie di Filippo In effetti l’autore dedicò molti anni alla stesura della sua V, divenuta regina di Spagna. Per compiacere la sovrana opera, assillato da dubbi e ripensamenti, e intervenendo iberica, Spolverini propose, nel secondo libro della sua spesso con manipolazioni che registrò con attenta cura. opera, un’ipotesi curiosa e alquanto ardita: furono pro- In vista di una seconda edizione inviò a diversi letterati prio gli spagnoli, a suo dire, che introdussero per primi il copie della princeps del poema sulle quali erano ripor-

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tate a penna le varianti delle lezioni originarie. Purtroppo le delizie campestri: pittura sparsa di tutti que’ vezzi e morì, per problemi di epilessia, prima di poter pubblica- incantesimi, che una fantasia ridente, un’anima calda, re una successiva edizione modificata, nel 1762, all’età una facoltà somma di verseggiar somministrano, e di cui di 67 anni. Una seconda edizione uscì nel 1764 nella veggiam pieno quell’aureo ed immortale poema”. stamperia bergamasca di Francesco Locatelli a cura di Perché dedicare un’intera opera proprio al riso? E’ pre- Giuseppe Rigamonti. La Biblioteca “La Vigna” di Vicenza sto detto. Si può dire che il marchese nacque in mezzo possiede una copia di questa edizione, in formato molto alle risaie. “La fortuna della famiglia Spolverini, infatti, si più piccolo rispetto alla prima veronese del ‘58, per esse- era consolidata nel Seicento - scrive Gian Paolo Marchi re più utile agli studenti e ai professori, spiega Rigamon- - in seguito ad un’oculata politica di acquisti di immobili ti, “sì perchè riesca di maggior commodo, come anche da affitto in città e di terreni vocati a risaia nella Bassa perchè sia di spesa minore”. La coltivazione ebbe dodici Veronese”. Il padre di Giambattista, Ottaviano, dichiarò ristampe, tra cui si ricordano quella veronese del 1796 in di possedere “oltre alla casa con giardino in San Pietro grande formato contenente il ritratto dell’autore e quella Incarnario destinata a sua abitazione, ben sette case in padovana del 1810, entrambe possedute da “La Vigna”. città (con terreni agricoli annessi) che rendevano più di Qualcosa in più sull’autore. Nato a Verona nel 1695 da cento ducati l’anno”. In seguito alla morte dei genitori e Ottaviano e Adelaide Nogarola, studiò a dai Pa- del fratello maggiore Girolamo, toccò proprio a Giambat- dri Gesuiti nel Collegio di San Saverio. Viaggiò molto, e da tista la responsabilità di portare avanti i possedimenti fa- questi viaggi colse ispirazione: montagne, boschi, torren- miliari, da qui, quasi sicuramente, nacque in lui l’amore ti, monumenti artistici, rovine antiche, città, corti, tutto lo per il riso. Tanti sono gli aspetti trattati nel suo poema: nel appassionava. Fu poeta e studioso, ma si occupò anche primo libro si parla delle regioni, della terra e dell’acqua di altri affari pubblici e privati. Fu Vicario della Casa dei di cui ha bisogno il riso per crescere bene; nel secondo Mercanti, quattro volte Provveditore di Comune e anche dell’aratura, della preparazione degli argini e dei condotti, Capitano del Lago di Garda, cioè supervisionò per tre del livellamento del terreno, della semina e della coltiva- anni l’estrazione dei grani del riso e il trasporto delle mer- zione del riso ancora “giovane”; nel terzo della cura delle ci. Sposò la contessa vicentina Savina Trissino ed ebbero risaie, dell’estirpazione delle erbe inutili e di come met- dodici figli, alcuni dei quali morirono però molto piccoli. tere l’acqua per le coltivazioni, nel quarto della mietitura, “Nondimeno possiamo dire - scrive Pindemonte nel suo trebbiatura e brillatura del riso, cioè della pulizia dei grani Elogio al marchese - ch’egli fu non mediocremente felice. dagli strati più esterni. Marito e padre, compagno scherzevole e ricercato, e pas- Qualche passaggio curioso vale la pena di essere men- sionato cultore dell’arte sua, egli gustò e le dolcezze del zionato. Quello, ad esempio, in cui Spolverini suggerisce viver domestico, e del socievole, e quelle della medita- il metodo di rotazione delle colture e la posizione del riso zion libera e solitaria: né gli mancarono le belle ricchezze, in tale successione: “Ove il Riso pur dianzi ebbe sua né la stima de’ suoi concittadini ancora più bella. Coltivò stanza / Ben colta e grata, ivi, pria rotto il campo / L’abbia poi l’arte in maniera da renderla più utile […] e quindi più a nuova stagione il ruvid’orzo / O qualch’altra sementa dolce ancora ad un cuore così ben temperato, com’era il al Marzo amica. / Ove questi di poi segati, o svelti / Sot- suo, e più degna d’un Amico degli uomini, e d’un filosofo. to ‘l Cancro, o ‘l Leon sgombraro il seggio/ Ivi tosto nel Perciocchè – continua - s’egli è vero, come scrisse Cice- suol volto e rivolto / Il frumento sottentri al prossim’anno rone, che “la vita rustica è maestra di frugalità, di attività, / Perchè ceda esso ancor, o s’altro piace / Loco, la terza e di giustizia”, s’egli è vero, come Columella scrisse, che Primavera, al Riso”. Chiaro appare dunque l’ordine di se- “l’agricoltura è così congiunta con la sapienza, che si può mina da seguire: orzo in marzo il primo anno, frumento dirla sua consanguinea”, meritato bene degli uomini avrà in estate fino al secondo e finalmente riso la primavera colui che seppe invitarli all’innocenza di quella vita e alla successiva. santità, stò per dire, di quello studio; e invitarli nel modo Un altro passaggio, questa volta metaforico, illustra in il più forte per loro, cioè non con ammonizioni dirette e chiave mitologica una piaga tanto grave per le colture, quel- precetti freddi, ma con la viva pittura de’ lavori, e del- la cioè delle inondazioni, e introduce anche il problema del

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disboscamento. L’autore immagina che Diana, dea delle l’acqua nella risaia colpita e di riempirla nuovamente con foreste, si lamenti col padre Giove poiché gli uomini han- acqua nuova, poiché, secondo lui, la grandine porta un no iniziato a disboscare per estendere i campi da seminare “pestifer velen” che potrebbe danneggiare il raccolto. in onore di Cerere, supplicandolo di intervenire in qualche Tanti sono gli aspetti trattati nel poema che portano modo. Per questo motivo il padre, signore dell’Olimpo, dirot- testimonianza degli usi e delle pratiche utilizzate nel ta i fiumi in modo che inondino i campi: “E da quel dì tolto Settecento: la mondatura, che prevedeva un rigidissimo ogni freno, dove / Lor fu aperta la via, rapidamente / Sospinti sistema di controllo da parte di un caposquadra fidato da la Dea, scesero al piano / Venti, turbini, e nembi, onusti che doveva vigilare senza posa sulle squadre di giovani i vanni / Di grandini e procelle alto sonanti / Miste a folgori donne impiegate nel lavoro, la concimazione che, secon- e tuoni (ché contrasto / Non trovàr più ne le recise braccia do Spolverini, doveva essere fatta in un’unica soluzione / De gli atterrati frassini, de i vasti / Divelti abeti, de i già prima della semina e non due volte, come era d’uso fare tronchi faggi / De gli aceri, de gli orni) a versar quanti / Pon tra i contadini, in corrispondenza delle due fasi di mon- volando rapir da gorghi, e stagni / L’ampie nubi, e dal mar datura a maggio e a luglio e gli arnesi del mestiere e le diluvj d’acque / A inondar le campagne, a render vane / De’ nuove soluzioni ingegneristiche, tra cui le livelle costruite pii cultori le speranze e l’opre”. sul principio della bolla o su quello del filo a piombo o Con questo espediente Spolverini affronta l’attua- gli apparecchi per la brillatura, come viene descritto in le tema del rapporto tra la presenza delle foreste nelle questo passo: “Or poi ch’entro il granajo abbia riposta / aree montane e la sicurezza delle pianure dai disordini Sua ricolta il villan, pensi che al fine / De la corteccia di idraulici. A causa della grande fame di terra da parte dei nudarla è tempo. / Molt’ingegni a quest’uso inventò l’arte. contadini e della sempre maggiore richiesta di legnami / Altri a brillar la pone in fra due mole / Nel cui superior dagli arsenali della Serenissima, il problema del disbo- ciottolo inserto / Sughero i grani rigirando spoglia: / Altri a scamento diventava via via più allarmante. L’autore quin- percosse d’appuntato pillo / Dolcemente gli sguscia entro di denuncia la situazione affermando che la prima causa un mortajo: / Altri per fin fra molte usanze ha questa / della crescente frequenza di alluvioni che affliggono le (Come l’Italia mia) ch’uomo, o giumento / O chiusa onda pianure italiane era da ricercarsi proprio nella distruzione corrente in doccia o in fiume / Faccia intorno girar denta- dei boschi, oltre che nella diminuzione dei pascoli. ta ruota. / Essa volgendo con perpetuo turbo / L’agile per- A differenza di quanto era d’uso fare nelle terre orien- no, sovra cui si libra / Tante ne l’asse suo ben confitt’ali tali, originarie del riso, dove esso veniva tradizionalmente / Trae seco e gira in lung’ordine obliquo / Quante sono seminato in semenzaio e trapiantato sul campo solo con le facce in ch’ei si parte. / Ma ciascuna de l’ali a mano l’arrivo delle piogge annuali, Spolverini introduce la te- a mano / Con l’alterno salir passando innalza / Quadro stimonianza della pratica della semina direttamente nel pestello incontro ad essa eretto / Grave, lungo otto piè, campo che si utilizzava nel Settecento nelle campagne di pomo, o sorbo / O corbezzolo, o quercia, o simil legno italiane: “Lieto allora e sicuro, i fianchi sempre / Contro / Del cillenio talar guernito anch’esso. / Questo alzato fin il Sol vòlti, d’ambo i lati sparga / Destro e sinistro ben di- là, dove si stacca / La sua da l’ala del volubil asse / Tosto steso il grano / Raro, sommesso, egual, tal che cadendo / piomba col piè di punte armato / Entro cavo soggetto oval Segni ne l’acqua due bellissim’archi / Come in tela pittor, macigno / In cui chiudesi il grano a’ colpi esposto / Che anzi due ciglia / Sì partiti fra loro, e aggiunti in guisa / Che ordinati ed alterni a poco a poco / Dispogliando lo van de il dorso, il seno, e che ciascun de’ fianchi / Senza vuoto la sua scorza”. lasciar, senza intrecciarsi / L’un ne l’altro non penetri, e Spogliato quindi delle sue parti più esterne e reso puli- sol tanto / Con scambievole amor sia tocco, e tocchi”. to e bianco, il riso termina presto il suo viaggio sulle tavole Questo passo fa ritenere che ci fosse quindi una reale dei buongustai. Accompagnati dalla maestria stilistica e consapevolezza da parte dei risicoltori italiani nella scel- dalle testimonianze storiche dello Spolverini finisce qui ta della semina diretta come nuova pratica agronomica. anche il breve viaggio alla scoperta della sua opera più il- Successivamente l’autore suggerisce anche il modo di lustre, una pietra miliare nel panorama letterario del XVIII comportarsi in caso di grandinate, cioè di togliere tutta secolo.

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La vera storia della ricetta d’oro di Milano: il Risotto alla Milanese

di Alessia Scarparolo

Riso, zafferano, vino bianco, brodo di carne: sono tipico della ricetta non era dunque dato dallo zaffe- gli ingredienti principali del risotto alla milanese, piat- rano, bensì dai tuorli d’uovo. Lo zafferano comparve to classico della tradizione culinaria lombarda. Alcuni nella ricetta nel 1809 con il libro “Il cuoco moderno”, chef, che si rifanno alla ricetta originale, raccomanda- di un autore, tale L.O.G., rimasto sconosciuto. Il “riso no di aggiungere anche il midollo di bue per arrichirne giallo in padella” si impone come la ricetta definitiva il gusto. La ricetta del risotto alla milanese comparve del risotto alla milanese: si mettono a soffriggere in scritta per la prima volta in un libro stampato a Firenze una casseruola midollo di manzo, “unto d’arrosto o dall’editore Pagani: “Oniatologia ovvero discorso de’ di stuffato”, grasso di manzo e cipolla tritata, si versa cibi con le ricette e regole per ben cucinare”. L’ope- quindi il riso e non appena sarà tostato si aggiunge il ra, di autore non identificato, comparve per la prima brodo, poco alla volta, mescolando continuamente. A volta a fascicoli a partire dal 1785 con la “Gazzetta parte si stempera lo zafferano in un po’ di brodo e si Toscana”. In quattro volumi, l’ultimo fu pubblicato nel versa infine nella casseruola continuando a mescolare. 1794 dall’editore Bouchard. L’Oniatologia (che signi- Quando il riso è cotto si manteca con formaggio grat- fica “scienza del cibo”) è un’opera piuttosto rara in tuggiato e si serve. A proposito dell’introduzione dello Italia e poco conosciuta; solamente la Biblioteca Civica zafferano, la leggenda la colloca nel giorno del matri- di Trento possiede la serie completa. “La Vigna” è già monio della figlia del mastro vetraio Valerio di Fiandra, in possesso da tempo del quarto volume, acquistato che a quel tempo lavorava nel cantiere del Duomo di dal sig. Zaccaria sul mercato antiquario, mentre solo Milano. Durante il pranzo, l’8 settembre 1574, venne di recente ha acquisito il primo volume grazie a una servito, forse per scherzo, un risotto colorato di giallo donazione del Rotary Club di . con lo zafferano, materiale utilizzato abitualmente nel- La ricetta del risotto alla milanese è contenuta nel la preparazione dei colori per ottenere particolari effetti quarto volume e si intitola “Per fare una zuppa di riso cromatici. La ricetta ebbe un tale successo da entrare alla milanese”. Dopo aver lavato il riso, lo si fa bollire a pieno titolo nella tradizione culinaria lombarda. in acqua aggiungendo un po’ di sale e di burro. Giunto Il nome “Risotto alla milanese” fu definito da Feli- il riso a cottura, si spegne il fuoco e si aggiungono un ce Luraschi nel “Nuovo cuoco milanese economico” po’ di cannella macinata, sei tuorli d’uovo sbattuti e stampato a Milano nel 1829. Qui il “Risotto alla Mila- parmigiano grattuggiato, avendo cura di mescolare per nese giallo” è completo di tutti gli ingredienti odierni: bene. Si serve quindi il risotto ben caldo. Il colore giallo grasso e midollo di bue, zafferano e noce moscata,

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brodo, cervellata e formaggio grattuggiato. sca di Bartolomeo Scappi, cuoco alla corte di Papa Pio Lo zafferano è usato in cucina fin dai tempi antichi. V. Scappi parla di una “Vivanda di riso alla lombarda”, Nella società araba serviva non solo a insaporire, ma dove il riso, precedentemente lessato, era condito a in particolare a colorare di giallo le pietanze, spesso strati con cacio, uova, zucchero, cannella, cervellata associato al tuorlo d’uovo. Il giallo è il colore dell’oro, (un salume milanese colorato di giallo dallo zafferano) simbolo di nobiltà e riservato quindi a una ristretta e petti di cappone. élite. All’oro venivano inoltre attribuite numerose virtù terapeutiche. In epoca medievale si usava stupire gli invitati ai banchetti con pietanze dai colori accesi o ricoperte con foglie d’oro. Se la settecentesca Oniatologia riporta per la prima volta la ricetta del risotto alla milanese, alcuni studiosi ne individuano il progenitore nell’opera cinquecente-

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Paolo Lioy a Grumolo delle Abbadesse

di Marica Rossi

Grumolo delle Abbadesse, dove si spense. Una tenuta dove sovrintese pure alla cultura di quel riso di cui possiamo immaginare onorasse la sua tavola, feli- ce di poterlo offrire ai suoi commensali grazie alla florida coltura della sua tenuta in questa frazione di Vancimu- glio. Del resto all’epoca era diventato uno status simbol il far assaporare alla propria mensa il riso non prove- niente da altri terreni che dal proprio. La tipologia del riso dei Lioy (la famiglia tenne la proprietà fino al 1919) rientrava nella classificazione del vialone nano. Una qualità consistente in chicchi minuscoli ma di pregio perché la varietà di Grumolo per le caratteristiche del Tra gli appezzamenti nella zona a risaie al confine tra suolo e delle acque è eccellente: si gonfia molto con la le province di Vicenza e Padova ce n’è uno non molto cottura e assorbe bene i condimenti. esteso, ma importante, oltre che per il prodotto, per le Questo fra i temi presi in esame alla Biblioteca “La vicende legate al nobile proprietario di un tempo non Vigna” per l’appuntamento promosso dalla “Accademia molto lontano, che diede lustro alla storia del nostro ter- Internazionale La Donna e il Vino” (che qui ha sede a ritorio tra la seconda metà dell’800 e il primo Novecento. partire dalla sua fondazione nel 1991) per mettere in Si tratta del naturalista Paolo Lioy (Vicenza 1834-Gru- luce aspetti meno noti sul Nostro, risalendo nel caso molo delle Abbadesse 1911) che fu uomo illuminato in specifico all’acquisto di tale proprietà da parte dei Mo- ogni campo della vita e del sapere, divulgatore ambito dena, che passò ai Lioy per via ereditaria col matrimo- da prestigiose case editrici d’Italia, scrittore ligio alle ve- nio di Cecilia Modena e Felice Lioy verso la fine del rità scientifiche nel culto d’uno spirito umanistico tanto Settecento. elevato da essere per i contemporanei “il poeta della L’incontro in “La Vigna” s’è potuto titolare ”Paolo Lioy scienza”. Anche quando fu parlamentare, provvedito- visto da vicino” grazie alle testimonianze nel corso della re agli studi e senatore del Regno, mai tralasciò né i serata da parte dei conti Felice e Leopoldo, pronipoti in prediletti studi né i soggiorni nella Villa di campagna a linea diretta del celebre personaggio.

LA VIGNA NEWS 42 LA VIGNA NEWS 43 LA VIGNA NEWS 44 Con l’augurio di un sereno Natale e di un felice nuovo anno 2013, invitiamo gli Amici e i simpatizzanti della Biblioteca a rinnovare l’adesione o ad iniziare un rapporto privilegiato con “La Vigna”.

Per informazioni consultare l’home page del sito www.lavigna.it.

LA VIGNA NEWS 45 ARTICOLI Il pane dolce: costumi e tradizioni

di Elisa Venturini

“Parmi, che la magior cosa che si mangi sotto il nome gli anni simbolo di festa: solo in quel giorno era possibile del pane sia quello, che si compone di mandorle peste, mangiare e saziarsi di frutta e spezie; il cibo quindi scan- e zucchero chiarito”: lo sapeva bene Vincenzo Tanara, diva anche il calendario liturgico. Ma è nell’Ottocento a agronomo italiano, quando assaggiò per la prima volta il Milano che il Panettone, o Panatton secondo il “Voca- panettone (V. Tanara, “L’ economia del cittadino in villa”, bolario Milanese-Italiano” di F. Cherubini, ebbe il suo Tramontin, Venezia 1687). Anche gli italiani sono d’ac- grande successo. cordo amando questo dolce e confermandolo padrone Tra i duecento anni che trascorsero tra la testimonian- indiscusso delle festività natalizie. za di Tanara e la creazione del Panettone dal misterioso autore de “Il cuoco moderno”, questo dolce subisce una Le origini: dal rito del ciocco al Panatton radicale modificazione avvicinandosi sempre di più a quel- Il panettone nasce nei grandi salotti dei duchi di Mi- lo attuale. Assunse un nuovo nome, passando da Panaton lano, i Visconti, ma gli Sforza furono i primi, attorno al de Danedaa, citato dal dizionario milanese di Varon Mila- 1400, ad apprezzare questo ormai famoso dolce. L’in- nes di Capis attorno al 1600, a Panatton de Natal, indicato grediente principale era il frumento: il panettone non era dal vocabolario di Cherubini duecento anni dopo. nient’altro che una pagnotta di farina bianca, assai rara Capis descrive il dolce come una pagnotta piatta e pri- all’epoca, che accompagnava il rito del ciocco. Questa va di qualsivoglia ingrediente, invece già con Cherubini antica cerimonia, diffusa in tutta Europa, era di origine troviamo quel progressivo arricchimento dell’impasto: pagana, ma successivamente, nei primi anni del Medio- “addobbato con burro, uova, zucchero e uva passa [...] evo, grazie all’influenza cristiana, si caricò di nuovi signi- o sultana, che intersecato a mandorla quando è pasta, ficati diventando simbolo del sacrificio di Cristo. Attorno cotto che si risulta a molti cornetti”. alle festività natalizie, per dodici giorni venivano fatti bru- Infatti è con la denominazione di Panatton di Cherubini ciare un ceppo di legno e rami di ginepro e alla fine veni- che va a indirizzare il Panettone verso il progressivo arric- vano tagliati e distribuiti tre pani per rappresentazione e chimento del “pane della festa”. memoria dell’ultima Cena. L’Italia, culla della gastronomia regionale, vanta molte Passarono secoli prima che il pane venisse arricchito specialità dolciarie che in quegli anni assumono il sim- con altri ingredienti ed è nel 1600 che Vincenzo Tanara bolo di ricorrenza: il panüm valtellinese, il pandolce ge- descrive il primo Pan di Natale preparato dai contadini novese, il panspeziale bolognese, il pandoro veronese o con la poca frutta che avanzava nella dispensa: il pan giallo laziale. Il Panettone quindi apre la strada alle “i nostri contadini, con minor spesa impastano la farina tipicità regionali rimanendo comunque specialità dolcia- con lievito, sale et acqua over d’acqua melata, incorpo- ria affermata e a lungo andare ineguagliabile in Italia. rando dentro uva secca, e zucca condita in mele, aggiun- Attorno a ogni invenzione dell’uomo, nascono leggen- tovi pepe, et ne fanno una pagnotta grossa, quale chia- de che si diffondono tra il popolo facendo diventare il mano pan da Natale, alcuni impastano farina con acqua Panettone “dolce ufficiale” e status symbol di Milano. Tra zafaranata, et assai fermento, quale con la matterella, o storie nate a Milano troviamo Toni, uno sguattero, che canna a forma si sfoglia assottigliando alla grossezza d’un per una sera si traveste da cuoco, rimediando alla tor- mezzo dito, poi coperta d’uva secca cominciano a rivol- ta bruciata di sette piani e creando questo pane con la tarla dalla parte più stretta avvertendo d’includer bene frutta prelibata delle cucine di Ludovico il Moro, salvando dentro la detta uva secca e cosi rivolgendolo fino all’altra così la cena della vigilia di Natale. Un’altra curiosa storia parte ne fanno una pagnotta ovata”. è quella di suor Ughetta, madre superiora del convento Questo pane per i contadini divenne con il passare de- delle Clarisse e ottima cuoca, che grazie al suo ingegno

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e alla sua inventiva, rianima i sorrisi delle sue consorel- oramai il suo prestigio in tutta la città milanese. Prodotto le e risana tutti i debiti del monastero. L’ultimo racconto di alta pasticceria, diventa il dono natalizio più ambito fra vede Ughetto degli Atellani, nobile aristocratico, che per i membri dell’aristocrazia. amore della figlia del fornaio si finge garzone, facendosi La fortuna di questo dolce risiedeva nel luogo di na- assumere dal padre, e per combattere i debiti si ingegna scita: Milano, che in questi anni era diventata un’impor- creando il dolce più buono di Milano. tante metropoli del settore industriale, permettendo al Il XIX secolo non è solo il periodo in cui fioriscono le Panettone di essere spedito in tutta la penisola. Il Caffè leggende, ma è anche quello in cui il Panettone diventa Biffi o la pasticceria Sant’Ambroeus sono alcuni dei più il dolce tipico di Milano. Il protagonista indiscusso delle rinomati locali nei quali si realizzava e consumava questo feste natalizie bandiva le tavole dei ricchi signori, dive- ricco dolce. Era ancora realizzato dalle mani di esperti nendo così famoso che alcune pasticcerie lo inviavano pasticceri, fino a quando Angelo Motta, nel 1919, inau- addirittura per posta. gurò il suo primo negozio in via Chiusa, aprendo la strada Giuseppe Sorbiatti, nell’opera “La gastronomia moderna” verso la produzione industriale. Appena trentenne, An- (Milano 1888) scrisse che “il commercio di questo dolce è gelo acquistò la sua prima pasticceria e fu un successo assai esteso non solo qui, ma anche nei paesi lontani (ora immediato che lo portò nel giro di vent’anni ad avere il se ne spedisce una grande quantità in America)”. suo primo stabilimento industriale. Il suo obiettivo era Il successo si diffonde presto anche a Genova dove na- quello di industrializzare la preparazione mantenendo la sce il Pan di Natale, divenendo un “dolce genovese indi- naturalezza e l’artigianalità della ricetta; infatti la fortuna spensabile nel giorno di Natale e nelle altre due successive di Angelo ben presto divenne incontenibile riuscendo ad solennità, il primo giorno dell’anno e l’Epifania” (G.B. Rat- aumentare la sua capacità produttiva e a distribuire il Pa- to, “La cuciniera genovese”, Pagano 1929, p. 199). nettone in tutte le case degli italiani. A Torino, invece, troviamo il Panettone alla Milanese preparato secondo Giovanni Vialardi, cuoco dei Savoia, La diffusione: le forme di qualunque forma, con uova, zucchero, canditi, pistac- Il panettone non è sempre stato come lo conosciamo chi e mandorle, cotto nel forno, che si accompagnava noi; ha subìto nel corso dei secoli un lungo arricchimen- bene al caffè o al tè (G. Vialardi, “Trattato di cucina, pa- to, arrivando infine ad avere la sua attuale forma a cu- sticceria moderna, credenza e relativa confettureria”, pola. Partendo dal rito del ciocco, troviamo inizialmente Torino 1854, p. 509). una pagnotta bassa e piatta, fatta solamente con farina e Nella seconda metà dell’Ottocento, a Milano, sono cir- acqua, che si trasformerà, dopo pochi secoli, in un pane ca duecentomila i panettoni che vengono venduti nel- ricco e lievitato. le grandi pasticcerie a tutte le persone abbienti. Infatti Tanara fu il primo a trasformarlo. Nella sua opera “L’eco- in quegli anni nacque una vera distinzione tra il “vero” nomia del cittadino in villa”, descrive il rivoluzionario cam- dolce, cioè quello realizzato artigianalmente dalle famose biamento di questo dolce in cui si aggiungevano frutta, pasticcerie dell’epoca come la “Cova” o quella di Giusep- zucchero e uova. Troviamo inoltre un altro grande cambia- pe Bay, e il dolce di inferiore prestigio, cioè quello prepa- mento di rotta: il lievito che aggiunto all’impasto permise a rato nelle cucine familiari dei contadini e poi portato al questa pagnotta di diventare soffice e morbida. forno pubblico. L’arte della lievitazione del panettone nacque nell’Otto- Non dobbiamo scordare che anche Pellegrino Artusi cento e Vialardi fu tra i primi cuochi a utilizzare il lievito nella sua ormai leggendaria opera “La scienza in cucina madre. Usando questa tecnica complessa riuscì a impri- e l’arte del mangiar bene”, alla fine dell’Ottocento descri- mere un notevole cambiamento al dolce. ve come la ricetta di Marietta (“tanto buona e onesta da Grazie all’influenza di pasticceri svizzeri e austriaci, mae- meritare che io intitoli questo dolce col nome suo, aven- stri di brioches e prodotti da forno, i maestri italiani furo- dolo imparato da lei”) sia migliore di quella del panettone no indirizzati verso l’uso del lievito. di Milano. Ed ecco che Sorbiatti e Giovanni Nelli, esperti cuochi, Con l’inizio del XX secolo il Panettone ha consolidato usarono sapientemente questo nuovo alleato riuscendo

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a far gonfiare, grazie alle molteplici lievitazioni, il dolce 2007, p. 11-113). L’unico inconveniente era la forma, tipico milanese. sebbene la lievitazione aiutasse l’impasto a gonfiarsi e Una caratteristica ricorrente la troviamo tra le righe di restare morbido, in cottura però rimaneva ancora basso due ricettari: “Il cuoco pratico ed economico” e “Il cuoco e largo. moderno”, risalenti alla metà dell’Ottocento, dove si in- Fu Angelo Motta a trovare la soluzione, mettendo l’im- segna di praticare sul panettone dei “tagli incrocicchiati” pasto in uno stampo di carta-paglia che permetterà al prima di porlo nel forno, quasi a voler santificare l’opera panettone di innalzarsi e gonfiarsi fino a raggiungere la dell’uomo. Inoltre è in questo periodo che nascono, pa- sua attuale forma a cupola. rallelamente alla ricetta tradizionale, anche le varianti e le Al giorno d’oggi, il panettone è rimasto simbolo in cui, sostituzioni che potevano arricchire il dolce. Se Vialardi non solo i milanesi, ma anche tutti gli italiani si identifi- scriveva che i panettoni “si fanno pure senza frutti den- cano. Icona indiscutibile della festa, ha conservato nel tro, [...] indorati, con uova sbattute, coperti di zucchero corso degli anni il suo immutato significato arricchendo o di mandorle o di pistacchi e ghiacciati dopo cotti”, altri e celebrando le feste natalizie. Gesti e momenti che si ancora mettevano ciliege candite o bucce verdi di ce- mantengono saldi alla nostra cultura modificandola e dro al posto dell’uvetta, ma la pasta e il significato erano arricchendola, senza dimenticare il nostro passato. Il pa- sempre gli stessi: la festa (S. Porzio, “Il panettone. Storia, nettone ancora una volta unisce i popoli in un unico gior- leggende e segreti di un protagonista di Natale”, Milano no dell’anno attraverso uno stesso linguaggio: la festa.

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Attività 2012

Gennaio

Il vino e il miele: a tavola con Venanzio Fortunato: presentazione del libro di Gian Domenico Mazzocato Mercoledì 25 gennaio è stato presentato a “La Vigna” il volume di Gian Domenico Mazzocato “Il vino e il miele: a tavola con Venanzio Fortunato”. Venanzio fu un poeta di Valdobbiadene vissuto nel VI secolo, personaggio di assoluto spessore europeo e grande scrittore, forse l’ultimo in cui si possano cogliere i bagliori e la grandezza della lingua poetica di Virgilio, Ovidio e Properzio. Una grande risorsa culturale del Trevigiano e del Veneto. Gian Domenico Mazzocato, traduttore della grande storiografia latina di Tacito e Tito Livio, ne traccia le coordinate biografiche, culturali, poetiche in un saggio che si legge come un romanzo. La vita di Venanzio è all’insegna del paradosso. Perché di lui si sa tutto (il tutto che riguarda la sua vita privata, il suo quotidiano) ma nulla delle grandi scelte che hanno condizionato la sua avventura esistenziale. Soprattutto non si conosce perché, pur tornandovi spesso con nostalgica memoria, abbia lasciato la sua terra e non vi abbia mai fatto ritorno. Completano il testo alcuni riferimenti temporali che servono a contestualizzare (il VI secolo vide gli anni di re Artù e la nascita delle grandi nazioni europee) e soprattutto una ricca antologia di traduzioni (con testo latino a fronte). Alla serata di presentazione sono intervenuti il prof. Mario Bagnara, presidente de “La Vigna”, con un’introduzione su “Venanzio Fortunato e “La Vigna”, il prof. Giovanni Giolo, critico letterario, con una presentazione dell’autore e delle sue opere e il prof. Gian Domenico Mazzocato che ha illustrato il suo ultimo libro.

Febbraio

Azzurre sembianze – Poesie sulla poesia: presentazione di “Quaderni di poesia n. 10” Lunedì 6 febbraio “La Vigna” ha ospitato la presentazione dell’antologia collettiva di autori vicentini “Quaderno di poesia n. 10” dell’Editrice Veneta di Vicenza, intitolata quest ‘anno“Azzurre sembianze – Poesie sulla poesia”. Antonio Capuzzo, promotore e curatore della raccolta, ha invitato per l’occasione i 43 autori ad esprimere in poesia i propri pensieri e sentimenti

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sull’attività poetica, incoraggiandoli ad esprimere i e Mario Nicoli, Presidente della Fondazione Monte di seguenti concetti: In che senso la poesia è nello stesso Pietà, alla serata di presentazione sono intervenuti tempo inutile e indispensabile? Qual è il motivo profondo Wilma Minotti Cerini, con un messaggio video registrato, per cui leggere o scrivere della buona poesia ci provoca Giovanni Ballarini, presidente dell’Accademia Italiana fascino e piacere? Da dove viene l’ispirazione poetica, della Cucina su “Verba volant, scripta manent: il libro da circostanze esterne, o dal cuore, dalla ragione, dalle nel sistema gastronomico al tempo di internet” e Danilo pulsioni oscure? E’ possibile scrivere autentica poesia Gasparini, storico dell’alimentazione e componente il senza metterci anche il proprio vissuto più sincero? Si Consiglio Scientifico de “La Vigna” su “I contenuti della tratta di riflessioni già più volte espresse e scambiate da raccolta Cerini”. Al termine la delegazione di Vicenza alcuni dei partecipanti durante i gruppi letterari, e dallo dell’Accademia Italiana della Cucina ha offerto a tutti i stesso Capuzzo in due suoi libri-intervista. Sarà proprio presenti un aperitivo. quest’ultimo, dopo i saluti del Presidente Mario Bagnara, ad introdurre e coordinare la serata di presentazione. Cognizione ed emozione. Processi di interpretazione del testo letterario dalle neuroscienze cognitive all’educazione Nuova raccolta “Livio Cerini di Castegnate”: presentazione emotiva: presentazione del libro di Giuseppe Longo del Fondo Venerdì 17 Febbraio la Biblioteca “La Vigna” ha Martedì 14 febbraio è stato presentato il nuovo fondo ospitato la presentazione del libro di Giuseppe Longo librario “Livio Cerini di Castegnate – Fondazione Monte “Cognizione ed emozione. Processi di interpretazione di Pietà” acquisito dalla Biblioteca “La Vigna”: si tratta di del testo letterario dalle neuroscienze cognitive una raccolta di circa 1400 volumi a stampa databili dagli all’educazione emotiva”, Pensa Multimedia, Lecce 2011. inizi del ‘500 al ‘900, tutti di eno-gastronomia e culinaria. Il libro esamina il rapporto tra le neuroscienze cognitive e Il visconte Livio Cerini di Castegnate, ex proprietario del la lettura del testo letterario, approfondendo in particolare fondo ed originario di Castellanza, è uno dei più grandi le connessioni tra emozione, metafora e immagine scrittori di libri di culinaria del ventesimo secolo e per mentale, per verificare se essa può diventare strumento questo è stato definito il “Galileo Galilei della cucina”: fra per l’educazione emotiva. Con l’autore sono intervenuti le molte opere da lui pubblicate meritano una speciale Amelia Andreoli, psicologa e psicoterapeuta di Padova, menzione “Il grande libro del baccalà” e “Il cuoco Umberto Margiotta, docente di Pedagogia generale gentiluomo”. Fra le più importanti e rare opere della sua all’Università Ca’ Foscari di Venezia, e Nicola Smania, raccolta si possono indicare, a titolo esemplificativo, il docente di Medicina fisica e riabilitativa all’Università di “Recetario di Galieno”, pubblicato a Venezia nel 1512 Verona. (volume posseduto da sole 4 biblioteche in Italia); “Dell’arte del cucinare” di Bartolomeo Scappi del 1610; Corso di formazione per sommelier di primo livello “Il perfetto maestro di casa”di Francesco Liberati del La F.I.S.A.R. (Federazione Italiana Sommelier 1669; “L’arte di ben cucinare” di Bartolomeo Stefani del Albergatori e Ristoratori) delegazione di Vicenza ha 1671, un’edizione de “I Semplici” del 1561 e il Ricettario organizzato a “La Vigna” un corso di primo livello per Senese del 1745. Fra le numerose e rare edizioni francesi aspiranti sommelier, allo scopo di divulgare e valorizzare datate tra il 16° e il 19° secolo, un corpus difficilmente la “cultura del vino”. La serata di presentazione del corso reperibile in Italia, sono presenti i più importanti autori di si è svolta lunedì 20 febbraio e le lezioni sono iniziate il gastronomia del periodo: Escoffier, Menon e Carème. Di 5 marzo. Al termine di ogni serata sono stati degustati quest’ultimo, in particolare, è presente la rara edizione del almeno tre vini inerenti all’argomento trattato. 1847, L’art de la cuisine française, purtroppo incompleta, in quanto mancante dei volumi 4° e 5°. E’ presente Il Mondo di Tote: salotto letterario con Tommasino inoltre l’edizione del Banchetto dei sapienti dell’Ateneo, Giaretta molto rara. Per quanto riguarda i volumi del 20° secolo, di particolare pregio sono la Bibliografia di Vicaire e le Mercoledì 29 febbraio la Biblioteca Internazionale “La opere di Curnonsky e di Brillat Savarin. L’acquisizione Vigna” ha ospitato un salotto letterario con l’ultimo lavoro del Fondo Cerini è stata possibile grazie al finanziamento di Tommasino Giaretta “Il mondo di Tote”. Ambientato triennale della Fondazione Monte di Pietà di Vicenza, già nella campagna veneta tra le province di Vicenza e di benemerita nei confronti de “La Vigna” per aver finanziato Padova, il libro racconta le imprese di Tote attraverso “una negli ultimi quattro anni la ristampa di quattro volumi sequenza di fotogrammi narrativi dove personaggi ed pregiati della Biblioteca: con essa “La Vigna” si consolida eventi sono fissati in maniera rapida e incisiva, mediante come una delle più importanti Biblioteche dell’Italia e un linguaggio raffinato dove metafore e paragoni sono dell’Europa anche nel settore gastronomico, dando lustro snocciolati con l’immediatezza e l’estrosità della parlata e prestigio a tutta la cultura del Veneto. Dopo i saluti veneta”, come scrive Mario Bagnara, presidente de istituzionali di Mario Bagnara, Presidente de “La Vigna” “La Vigna”, nella prefazione del libro. Tote Baeote,

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come è soprannominato il protagonista, è uno spavaldo La scuola del bosco: presentazione del libro di Miriam ragazzotto di campagna che si azzarda di costruire una Dompieri Negri tuttologia su fatti e persone e di spararla senza ritegno Mercoledì 7 marzo è stato presentato a “La Vigna” il a suon di scommesse. “Ascoltare Tote Baeote era tutto volume “La scuola del bosco” di Miriam Dompieri Negri, un programma -racconta l’autore- meglio che andare al “un bel libro di favole”, come si legge nell’introduzione, cinema dove si doveva pagare il biglietto”. La Biblioteca “o, meglio ancora, una favola lunga” che parla di piante, “La Vigna”, che già in varie occasioni ha promosso animali, lavori e persino di gastronomia. Attraverso libri di storiografia popolare, torna ancora una volta a l’esperienza fantastica della protagonista della storia che ospitare uno spaccato della cultura veneta degli ultimi ha l’occasione di trascorrere del tempo fra le creature decenni del ‘900. Con “Il mondo di Tote” Tommasino del bosco e apprenderne i segreti, il lettore acquisisce Giaretta segna una svolta importante rispetto alla sua informazioni e scopre curiosità sui rapaci, i piccoli narrativa tradizionale. Abbandonato l’io narrante e pur roditori, le bacche, i fiori, i funghi, gli arbusti e chi più mantenendo il fulcro ambientale nel contesto familiare del ne ha più ne metta. Il racconto fantastico è intervallato paese d’origine, l’autore concede al lettore un più ampio con frequenti brevi paragrafi che parlano del mondo respiro facendogli spiccare il volo verso un documentato naturale dal punto di vista scientifico, istruttivi sia per i viaggio storico e di costume che si espande anche oltre i grandi che per i piccini. La parte finale del libro è tutta confini dell’Italia, spaziando anche nell’universo. Insieme dedicata alle ricette che la dolce ragazza ha appreso nel con Mario Bagnara e l’autore Giaretta, sono intervenuti suo percorso di conoscenza nei boschi, ricette stuzzicanti Secondo Pillan, letterato e conoscitore del percorso proprio perchè preparate con gli ingredienti che si artistico di Giaretta, e Michela Menegus, autrice della possono trovare lungo i sentieri, sui prati e gli arbusti, postfazione. Bianca Perosa ha animato la serata con la sotto gli alberi. Per non parlare dell’apparato illustrativo! lettura di alcuni brani dell’opera. Un susseguirsi di acquerelli uno più suggestivo dell’altro che raffigurano i protagonisti della favola, ma anche le creature del bosco, i paesaggi e i particolari delle piante Marzo e degli animali, tutti dipinti con grande maestria e fedeltà al vero. Per questo motivo si tratta non soltanto di un Eva Mameli Calvino: presentazione del libro di Elena libro di fantasia, ma anche di un manuale istruttivo che, Macellari accompagnando il lettore attraverso l’incanto di un Lunedì 5 marzo si è tenuta alla Biblioteca “La Vigna” percorso immaginario, gli permette altresì di studiare il la presentazione del libro “Eva Mameli Calvino” di Elena vero mondo naturale senza nemmeno accorgersene. Macellari, agronoma e componente dell’Associazione Alla presentazione, dopo i saluti istituzionali di Mario “Amici del verde” di Padova. L’autrice è nata in Bagnara, Presidente de “La Vigna”, Alessandra Moretti, Umbria, ma vive e lavora in Veneto. Laureata in scienze Assessore all’Istruzione del Comune di Vicenza, Lodovico agrarie ha conseguito il dottorato e lavorato al Consiglio Furian, Vicario generale della Diocesi di Vicenza e Paolo nazionale delle ricerche a Perugia e a Milano. Nel 2005 Gozzi, Sindaco di Arcugnano, sono intervenuti il poeta ha pubblicato “Giardinieri ed esposizioni botaniche in Giovanni Costantini con la presentazione del volume e Italia”. Da qualche anno si dedica allo studio delle donne la lettura di alcuni brani e Roberto Donadoni, direttore naturaliste e alle viaggiatrici con interessi scientifici tra editoriale. L’autrice era presente con alcuni acquerelli il XIX e il XX secolo. Il suo libro testimonia la vita di Eva illustrativi del suo libro. L’evento è stato organizzato in Mameli, madre di Italo Calvino, che fu la prima donna a collaborazione con l’Associazione “Amici dei Parchi”. laurearsi in Scienze Naturali, nel 1907, e la prima donna Progetto Martina Lions club Vicenza vincitrice di una cattedra di Botanica in Italia. Esso appartiene alla collana “Le farfalle”, diretta dalla scrittrice Martedì 13 marzo si è tenuta alla Biblioteca “La Clara Sereni, che intende pubblicare testi e monografie di Vigna” una serata incontro organizzata da Lions Club donne che hanno scritto di viaggio e sui viaggi intrapresi Vicenza La Rotonda sul “Progetto Martina”: in sintonia per lavoro, missione o esplorazione: questi libretti, piccoli con le raccomandazioni del Ministero dell’Istruzione e e delicati come ali di farfalla, attingono alla scrittura più del Ministero della Salute sulla necessità di promuovere autentica, intima e preziosa delle donne, quella cioè l’educazione alla salute nelle scuole, i Lions, che tra dei memoriali, delle riflessioni e della corrispondenza. i propri obiettivi hanno quello di “prendere interesse La presentazione, organizzata in collaborazione con le attivo al benessere civico, culturale, sociale e morale Associazioni “Amici dei Parchi” e “Giardinieri al lavoro”, della comunità”, hanno deciso, grazie alla loro presenza è stata curata dal dott. Alessandro Bedin, agronomo, in moltissime città, di attuare un progetto che permette responsabile della rubrica “Green”del Magazine Cats del a medici preparati di incontrare sia gli studenti delle Giornale di Vicenza. Mario Bagnara, presidente de “La scuole superiori di secondo grado (classi III o IV) sia i Vigna”, ha aperto la serata. Era presente l’autrice. loro genitori e parlare loro di alcuni tumori. Relatore

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del Progetto è stato il dott. C. Ferrari, medico chirurgo e svariati itinerari gastronomici nelle diverse province. e socio del Lions Club di . E’ intervenuto anche il “...Mese per mese, cerchiamo di raccontare questo dott. Vincenzo Balestra, medico psichiatra, direttore del mondo in modo divertente oltre che utile: consigli per SER.T, con osservazioni e suggerimenti in merito al tema. la scoperta dei nostri giacimenti gastronomici e anche Il Progetto è volto ad informare insegnanti ed educatori per soddisfare i peccati di gola. E l’anno scorso è arrivata allo scopo di istruire i giovani ad un corretto stile di vita e la prima edizione di questa guida – spiega l’autore nella prevenzione alle malattie. prefazione del suo libro - che tende a scoprire, provincia per provincia, tutto il buono del Nordest”. Adesso è Il ritorno delle mura di Vicenza arrivato il “secondo assaggio: un po’ alla volta – continua Mercoledì 21 marzo la Biblioteca Internazionale “La Costa - renderemo piena giustizia a tutti coloro che Vigna”, in collaborazione con l’Associazione Amici dei operano golosamente bene nella nostra meravigliosa Monumenti, dei Musei e del Paesaggio di Vicenza e gli terra”. Questo lo scopo della guida: raccontare un Assessorati alla Cultura e ai Lavori pubblici del Comune di territorio che non sa raccontarsi come meriterebbe nel Vicenza, ha ospitato la mostra-convegno “Il ritorno delle settore enogastronomico e agroalimentare. Durante la mura di Vicenza”. Cosa sarebbe Vicenza senza le sue serata di presentazione, hanno discusso con l’autore mura? Sicuramente perderebbe il suo fascino e sarebbe Mario Bagnara, presidente de “La Vigna” e Antonio Di privata di una parte della sua storia raccontata anche dalle Lorenzo, caporedattore de “Il Giornale di Vicenza”. Al mura cittadine. Nella sua ultima pubblicazione intitolata termine è stato offerto un aperitivo a tutti i presenti. “Vicenza: la cinta murata ‘Forma urbis’” il prof. Franco Barbieri ha tracciato un quadro preciso delle vicende relative alla costruzione e ai successivi rimaneggiamenti Aprile delle mura Vicentine. Sulla scia di questo risvegliato interesse si colloca anche la mostra-convegno che ha Tiberio Gracco - La grande illusione: presentazione del illustrato la storia delle mura cittadine e ha posto l’accento romanzo di Ezio Berti sul recente restauro del tratto scaligero che si snoda Mercoledì 4 aprile la Biblioteca Internazionale “La lungo viale Mazzini e che risale al XIV secolo. I lavori Vigna” ha ospitato la presentazione del romanzo di Ezio di restauro che, finanziati dalla Fondazione Cariverona, Berti “Tiberio Gracco - La grande illusione”, pubblicato sono iniziati con la rimozione della vegetazione che nel 2011 dalla Ibiskos Editrice Risolo. Ambientato ricopriva la cinta, hanno compreso interventi di pulizia nella Roma repubblicana nel momento della nascita e di consolidamento delle pietre calcaree vicentine dell’imperialismo in Occidente, il romanzo tratta della vita intervallate da listature orizzontali di laterizio. Sono di Tiberio Gracco, narrata in prima persona dall’amico state reintegrate le parti fortemente danneggiate dai d’infanzia Spurio Postumio. Tiberio Gracco, tribuno della passati interventi di demolizione e dall’azione degli plebe nel 133 a.C., era un giovane dalle idee politiche agenti atmosferici. Il tutto sotto l’attento controllo della rivoluzionarie che per queste venne ucciso. Il racconto Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici e scorre piacevolmente in un avvincente intreccio di amori, dell’architetto Lino Vittorio Bozzetto, progettista e direttore passioni, tradimenti e intrighi politici, che ci portano in dei lavori di restauro. Dopo l’introduzione del prof. Mario un mondo raffinato e crudele che, a distanza di oltre Bagnara, presidente de “La Vigna” e degli “Amici Musei venti secoli, assomiglia sotto molti aspetti al nostro. La Vicenza”, sono intervenuti al convegno l’arch. Bozzetto, narrazione, fedele agli autori antichi per quanto riguarda il dott. Giorgio Ceraso, studioso e Benito Picelli, artista e le vicende storiche, si sviluppa su tre livelli fra loro poeta che, insieme ad Antonio Faccin, ha esposto nelle intrecciati intimamente: un livello erotico-avventuroso, sale della Biblioteca gli acquerelli, le fotografie e le poesie imperniato sull’amicizia dei due giovani protagonisti e sulle mura della città, frutto di un lavoro lungo e faticoso e sui loro amori durante gli eventi che li vedono esporsi di una riscoperta non solo degli angoli nascosti della cinta in prima fila come la caduta di Cartagine, la guerra in fortificata, ma anche delle proprie emozioni. Spagna, la rivolta degli schiavi in Sicilia; un secondo livello più prettamente storico-politico che mette in A tavola con il Nordest 2012: presentazione della guida risalto lo scontro avvenuto nel Senato romano fra enogastronomica di Luigi Costa interessi politici ed economici contrastanti, scatenati Mercoledì 28 Marzo è stata presentata alla Biblioteca “La dalla riforma agraria di Gracco che tendeva a restituire Vigna” la nuova guida di Luigi Costa “A tavola con il alle classi meno abbienti l’agro pubblico di cui si erano Nordest 2012: viaggio tra le eccellenze gastronomiche illegalmente impossessati i grandi latifondisti; e infine del Triveneto”. Si tratta di uno strumento facile e completo un livello mitologico-religioso, in cui le stesse vicende per scoprire i sapori di Trentino e Alto Adige,Veneto, storiche che vengono a mano a mano narrate, compresa Friuli Venezia Giulia e Oltreconfine, all’interno del la morte di Tiberio assassinato a manganellate dai suoi quale vengono presentati ristoranti, vini, prodotti tipici avversari politici, vengono inquadrate sotto una luce

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mistica che fa capo a una misteriosa civiltà precedente Fiori colori e...: IV Manifestazione Floroviavista a Vicenza a quella raccontata nel romanzo. Ezio Berti, farmacista Anche quest’anno gli Amici dei Parchi sono stati nato a Chioggia, è appassionato di letteratura e storia presenti alla Manifestazione Florovivaista di Vicenza, antiche. Ha scritto numerosi saggi sulla Repubblica giunta ormai alla quarta edizione, dal titolo “Fiori colori romana e sui lirici greci, un commento al Vangelo e...” che si è tenuta nelle piazze del centro della città secondo Matteo, un racconto ambientato nella Tergeste da venerdì 20 a domenica 22 aprile. L’Associazione, romana e un Dizionario comparato fra le lingue latina, che ha sede alla Biblioteca “La Vigna” e che con essa greca e sanscrita. E’ inoltre autore di numerosi romanzi. organizza varie iniziative culturali, ha collaborato alla La presentazione del suo ultimo lavoro alla Biblioteca realizzazione di questo complesso progetto per dare “La Vigna” ha offerto l’occasione di approfondire alcuni un obiettivo didattico alla manifestazione. Gli Amici aspetti dell’agronomia romana della seconda metà del II dei Parchi sono stati presenti in Piazza dei Signori sec. a.C., oggetto della relazione introduttiva della dott. durante tutta la manifestazione per illustrare le attività ssa Silvia Cipriano, direttrice del nuovo Museo della dell’Associazione, della Biblioteca “La Vigna” e di Veneto centuriazione di Borgoricco (Padova): una nuova realtà Agricoltura. Sabato 21 in Piazza Biade Chiara Centofanti che arricchisce notevolmente l’offerta museale del ha dimostrato praticamente come si realizza un orto, territorio veneto. Sul volume Mario Bagnara, presidente mentre domenica 22, sempre in Piazza Biade, la stessa de “La Vigna” e Antonietta Risolo, della Ibiskos Editrice, Chiara Centofanti ha proposto il laboratorio per bambini hanno dialogato con l’autore. Paride Frighetto ha letto (ma non solo) “L’Orto d’aspOrto”. In Piazzale De Gasperi alcuni brani del romanzo. sono state inoltre allestite delle aiuole floreali con l’aiuto Al termine della presentazione è stato offerto un brindisi di AIM-Valore Città e della vivaista Beatrice Consonni. ai presenti. Presentazione del Parco delle risorgive del Bacchiglione Guida botanica del Pasubio e dei volumi “20 sentieri dei Colli Berici” e “Turismo botanico e foliage tour” Giovedì 19 aprile nella sala conferenze del Museo Naturalistico Archeologico di Vicenza è stato presentato Lunedì 30 aprile l’Associazione “Amici dei Parchi” il volume “Guida botanica del Pasubio” edito nel 2011 ha proposto alla Biblioteca “La Vigna” un triplice da Edizioni Osiride per il Museo civico di Rovereto. Ben appuntamento che è stato presentato dall’assessore noto per essere stato teatro di cruente battaglie durante provinciale ai Servizi ambientali Paolo Pellizzari. E’ stato la Prima Guerra Mondiale, il Pasubio difficilmente innanzitutto presentato il libro “Turismo botanico e foliage viene ricordato per i suoi fiori. Eppure questo tour”, la prima guida del Verde di Vicenza e della sua selvaggio massiccio ospita una flora ricca, che vale provincia, realizzato dall’Assessorato beni ambientali della la pena conoscere. Il presente volume considera per Provincia di Vicenza e da Vicenzaè, con la collaborazione la prima volta la flora dell’intero Pasubio, includendo degli “Amici dei Parchi” che da sempre si impegnano sia il versante trentino che quello vicentino e non si per promuovere la conoscenza di parchi, giardini, ville limita ai soli ambienti sommitali. Dopo i saluti iniziali e sentieri del territorio vicentino. Progetto e testi sono di Francesca Lazzari, assessore alla Progettazione e di Francesco Soletti. Realizzato in carta prodotta con innovazione del territorio e alla Cultura del Comune di cellulosa proveniente da foreste gestite nel rispetto di Vicenza, di Mario Bagnara, presidente della Biblioteca precisi criteri ambientali e sociali, e dunque esso stesso “La Vigna” e di Antonio Dal Lago, conservatore del ecologico, il libro si propone di far conoscere al vasto Museo naturalistico archeologico di Vicenza, il prof. pubblico non solo la bellezza dei panorami vicentini, ma Luigino Curti, già prefetto dell’Orto Botanico di Padova e anche l’unicità del sistema dei parchi dove lo sviluppo vicepresidente de “La Vigna”, ha illustrato l’interessante del concetto di brolo veneto viene accompagnato dalla lavoro di censimento di 157 specie di piante spontanee, ricerca di soluzioni innovative come i parchi all’inglese selezionate tra le più significative del Pasubio. Le schede e alla francese. E’ seguita la presentazione del libro “20 includono aspetti ecologici e morfologici, nomi comuni sentieri dei Colli Berici”. Rivolto in particolar modo ai e dialettali locali, usi alimentari e proprietà medicinali turisti del week end, il volume illustra venti sentieri dei e sono suddivise in 14 tipologie ambientali, ciascuna Colli Berici: 130 chilometri di percorsi creati ad hoc dopo delle quali viene diffusamente descritta anche con foto un lungo studio sulla biodiversità delle specie. Il progetto, a colori. Sono inoltre accompagnate da un glossario dei nato 3 anni fa, è stato realizzato dalla Provincia in termini botanici usati. Gli autori Filippo Prosser, Alessio collaborazione con nove comuni dell’area berica, Veneto Bertolli e Francesco Festi (ricercatori e conservatori del Agricoltura, Consorzio di Bonifica Alta Pianura Veneta e Museo civico di Rovereto) con Nicola Casarotto, Silvio Servizio Forestale Regionale di Vicenza, grazie anche a Scortegagna e Fabrizio Zara non hanno infine rinunciato un importante finanziamento proveniente da Bruxelles. a riportare una checklist dell’intera flora del Pasubio, L’assessore Paolo Pellizzari, promotore e sostenitore del frutto delle loro ventennali ricerche. progetto, ha ricordato che l’idea vincente è stata quella di

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far risaltare la ricchissima biodiversità di questo territorio Storia e storiografia della società contadina in Italia: due ricco di specie arboree e di volatili ma anche di ambienti giornate di studio sulla storia agraria unici. E’ stato infine presentato il Parco delle risorgive del Bacchiglione, inaugurato il successivo 5 maggio. Il Il 18 e il 19 maggio la Biblioteca Internazionale “La Parco è stato realizzato sul sito dell’ex piscicoltura “Le Vigna” e la Fondazione Villa Emo di Vedelago (TV) hanno Sorgenti”, al confine tra i comuni di Dueville e Villaverla, il ospitato due giornate di studi interamente dedicati alla cui impianto aveva completamente cancellato gli alvei dei storia agraria. Da qualche anno, infatti, si è assistito, in corsi d’acqua originari e le risorgive. Il progetto di recupero ambito europeo, ad un rinnovato interesse per gli studi della zona ha visto la riqualificazione del territorio fluviale e di questo settore, a cominciare dal dibattito promosso la realizzazione di piste ciclabili che attraversano i comuni in Francia dalla rivista «Histoire & Société Rurales» e di Dueville, e Vicenza. L’area interessata copre dall’Associazione ad essa legata, che ha dato spunto una superficie di 500 mila metri quadri e si configura per numerose iniziative legate all’argomento. L’Italia ha come una vera e propria oasi ambientale, il più grande trovato il suo primo riscontro nel convegno tenutosi a parco costruito dalla Provincia e dalle amministrazioni Montalcino nel dicembre del 1997 (i cui atti sono stati negli ultimi decenni. L’incontro che, come già accennato, pubblicati nel 2001) dove è stata affrontata la storia è stato presentato dall’assessore provinciale Paolo agraria medievale. La stessa Associazione Emilio Sereni Pellizzari, è stato introdotto dai presidenti della Biblioteca si è riattivata in questi anni proponendo significative “La Vigna” Mario Bagnara e dell’associazione “Amici dei iniziative sul tema del paesaggio. Anche l’editoria ha dato Parchi” Luisa Manfredini. Gli argomenti trattati sono stati importanti contributi con la pubblicazione dei tre volumi accompagnati dalla proiezione di diapositive. della Storia dell’agricoltura italiana in età contemporanea, a cura di Piero Bevilacqua (Marsilio 1991), e dei cinque volumi della Storia dell’agricoltura italiana dall’età antica all’età contemporanea, edita nel 2002 dall’Accademia Maggio dei Georgofili. Sul piano della ricerca, un importante contributo è stato dato dalla Fondazione Benetton Studi Africa: il nostro futuro agricolo: convegno e presentazione e Ricerche di Treviso con il progetto di ricerca dedicato del volume di Ausilio Bertoli alle “Campagne trevigiane in età moderna”. Non solo Mercoledì 2 maggio alla Biblioteca “La Vigna” il in ambito editoriale e storiografico, la “campagna” offre giornalista e artista Antonio Gregolin ha presentato spunti di riflessione anche in ambito sociale ed economico il volume dello scrittore vicentino Ausilio Bertoli (l’ambiente, il cibo, le filiere corte...). L’obiettivo di questo “Rosso Africa” (Mimesis edizioni), un romanzo psico- incontro è stato proprio quello di fare il punto sullo stato antropologico rivolto a un pubblico eterogeneo. Dopo dell’arte con assi tematici e cronologici, generali e locali, un’intoduzione del presidente de “La Vigna” Mario legati all’area delle tre Venezie. Bagnara, Gregolin e Bertoli hanno affrontato il tema La prima giornata, venerdì 18 maggio, si è svolta dunque “Africa: il nostro futuro agricolo”, apportando le loro alla Biblioteca Internazionale “La Vigna” ed è stata rispettive esperienze personali in territorio africano dedicata alla “Storia e storiografia della società contadina e riflettendo sui problemi che assillano il mondo in Italia”. Dopo i saluti istituzionali di Mario Bagnara, dell’agricoltura non solo italiano, dovuti principalmente presidente della Biblioteca, e di Giovanni Luigi Fontana, all’inquinamento e all’industrializzazione diffusa e presidente del Consiglio Scientifico de “La Vigna”, si sono per certi versi forzata. Un modo per conoscere da svolti gli interventi di alcuni esperti del settore, docenti di dentro il vasto Continente africano, destinato presto università italiane e straniere, introdotti e coordinati da a diventare “L’orto dell’Occidente”. Un futuro tutto Michael Knapton, professore associato di Storia Moderna da scrivere in cui fondamentale sarà il ruolo delle all’Università di Udine. Hanno dato il proprio contributo, associazioni umanitarie nell’educazione dei ragazzi durante la mattinata, Giuliano Pinto dell’Università di e nella formazione professionale delle popolazioni Firenze (Qualche considerazione sulla storia agraria indigene mediante la dotazione di strumenti necessari medievale oggi), Gian Maria Varanini dell’Università a intraprendere attività imprenditoriali, specialmente di Verona (Quarant’anni di studi sulle campagne e agricole, capaci di garantire l’affrancamento dalla sulle montagne venete. Linee per un bilancio -XII-XV miseria e dalla schiavitù. Temi questi che condiscono secolo), Fabrice Boudjaaba dell’Università francese di di sapore, colore e speranza il libro di Bertoli dedicato Rennes (L’historiographie française des campagnes alla gente d’Africa. Ad arricchire la fusione tra le parole (XVI-XIX siècle). Après la crise), Rossano Pazzagli e la cultura, è intervenuto il percussionista vicentino dell’Università del Molise (Dall’agricoltura all’ambiente al Angelo Gallocchio, esperto di strumenti africani, con territorio: un itinerario metodologico) e Danilo Gasparini una sua performance ritmica. L’esposizione è stata dell’Università di Padova (L’ombra lunga della pellagra accompagnata dalla proiezione di documentazione nelle campagne venete). Nel pomeriggio i lavori sono fotografica. stati introdotti e coordinati da Carlo Fumian, con

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interventi di Franco Cazzola dell’Università di Bologna forti legami che uniscono l’Italia alla Russia: la (Il tramonto della “questione agraria” nell’Italia del presentazione ha visto in dialogo l’autrice del testo, Vera Novecento. Nuovi percorsi per la storia rurale?), Pietro Chiampan, la conoscitrice ed esperta di cultura russa, Clemente dell’Università di Firenze (L’anno dei mezzadri: Cristina Bertolaso e la nipote Eva M. Purelli, giornalista “Un bilancio degli studi antropologico-museali”) e ed esperta di musica: molti sono anche i riferimenti Daniela Perco del Museo Etnografico Provincia di musicali all’interno del testo. Belluno (Etnografia, storia e agricoltura: la produzione delle fonti e il ruolo dei musei). Ha chiuso la giornata la Convegno “Parco Astichello, un viaggio fluviale presentazione del volume “Paesaggi rurali storici” con tra i Comuni di Monticello Conte Otto e Vicenza” e l’intervento di Tiziano Tempesta dell’Università di Padova presentazione del libro “Astichello: viaggio lungo il fiume (Per un catalogo dei paesaggi agrari storici nel Veneto). e il suo paesaggio” La seconda giornata di lavori, che si è svolta alla Filanda di Villa Emo a Fanzolo di Vedelago, ha visto il seminario Mercoledì 30 maggio la Biblioteca “La Vigna” ha di studi storici “Nobili Contadini” con interventi dedicati ospitato il convegno “Parco Astichello, un viaggio fluviale alla proprietà fondiaria delle classi aristocratiche venete tra i Comuni di Monticello Conte Otto e Vicenza” e la a partire dall’età moderna. Gli storici presenti si sono presentazione del libro “Astichello: viaggio lungo il fiume confrontati sull’argomento, raccontando i risultati delle e il suo paesaggio”. Più di altri elementi naturali l’acqua loro ricerche. Per tutti, studiosi ai vari livelli, interessati ricorre nel pensiero simbolico di noi tutti. Essa rappresenta e operatori del settore, sia a Vicenza che a Vedelago, è pertanto un filo narrativo tra passato e futuro ed evoca stata un’opportunità eccezionale di approfondimento e naturalmente valori e cultura. Specialmente se l’acqua aggiornamento. è quella del fiume Astichello, il quale scorre sinuoso e rappresenta come un filo di cucitura del legame con le nostre comunità. Incompiuto: presentazione del libro di Vera Chiampan Il libro è dedicato propriamente al fiume generato da Per un pomeriggio, quello di Mercoledì 23 maggio, acque e rogge di risorgive, alla sua storia e soprattutto Palazzo Brusarosco-Zaccaria si è trasformato in alla qualità e bellezza del suo paesaggio, mutevole e un angolo della Russia degli Zar. La Biblioteca “La stupendo nelle quattro stagioni. Il Gruppo Storico di Vigna”, infatti, ha ospitato la presentazione del libro Monticello Conte Otto ha realizzato questo libro con il “Incompiuto” di Vera Chiampan, con la collaborazione contributo dei seguenti Autori: Bortolo Franceschetti, anche della figlia Eva M.Purelli. già titolare di Geologia all’Università di Torino, tratta in Edito nel 2009 e presentato a più riprese anche un lungo e dettagliato discorso le variazioni storiche in importanti vetrine del settore (42esima Fiera accertate e quelle supposte in periodo più antico del Internazionale del Libro del Cairo, 2010; Salone del libro percorso del fiume, ed anche documenta la storia della di Torino, 2011) il libro appassiona come un’autobiografia rappresentazioni cartografiche; Francesco Mezzalira, senza tuttavia esserlo del tutto: esso contiene importanti naturalista e professore al Liceo “G.B. Brocchi di dati e notizie storiche (anche per le tradizioni popolari Bassano del Grappa”, illustra i nomi delle piante e e alimentari) pur non essendo un saggio specifico, dei fiori che costellano il corso dell’Astichello; Andrea raccoglie lettere che parlano al cuore ma non è un Muraro, poeta e socio del Gruppo Storico Monticello epistolario, è avventuroso come un romanzo d’avventura Conte Otto, tratta in una breve sintesi la storia di Santa ma non ha nulla d’inventato. Nelle 150 pagine di Maria Etiopissa in Chiuppese, antica abbazia situata in “Incompiuto” (sarà l’autrice a spiegare le motivazioni prossimità dell’inizio del fiume Astichello. Ma l’Autore e la scelta del particolare titolo) vi è anche un capitolo più rilevante è Luigi Sarolo, anch’egli socio del Gruppo che raccoglie le testimonianze di chi ha conosciuto, Storico, ma soprattutto valentissimo e appassionato direttamente e indirettamente, la protagonista di questo fotografo del luogo. I suoi scatti accompagnano il lettore viaggio a ritroso nel tempo in un mondo che non esiste sulle rive e sull’acqua nel meandrico percorso in mezzo più, Tatiana Petrovna Schmidt Chiampan. Dalla Russia alla vegetazione, componendo un poema in quattro Tatiana arrivò in Italia negli anni Venti e divulgò a stagioni. Il libro è stato presentato da Galliano Rosset, varie riprese, in conferenze e occasioni pubbliche, la membro del Gruppo Storico Monticello Conte Otto, con cultura della sua terra. I testi “Puskin: uomo e poeta” un intervento di Francesca Rizzo, critico d’arte, sull’arte e “Musica russa dell’Ottocento …” sono stati ritrovati nelle fotografie di Luigi Sarolo. nell’archivio di famiglia e integralmente riportati. Unico Ci si augurava di vedere realizzato un unitario Parco anche il corredo fotografico con istantanee originali di Naturalistico e Letterario dell’Astichello, lungo tutto fine ‘800 che raffigurano San Pietroburgo in bianco e il suo corso, che coinvolgesse i Comuni di Dueville, nero (il nonno di Tatiana fu il primo fotografo a lavorare Monticello Conte Otto e Vicenza, affinché i cittadini alla corte dei Romanoff). L’evento vuole ricreare questo potessero incontrare lungo le rive, e a tratti anche singolare “humus culturale e storico” mostrando i navigando sul fiume, la natura, la bellezza e la poesia, gli

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insediamenti delle attività antropiche, e scoprire i prodotti di 28 vitigni. I testi furono tradotti in francese da Louis agroalimentari locali. Di tutto questo si è discusso nel Ravaz di Montpellier e pubblicati nella rivista «Le Progrès convegno al quale sono intervenuti Mario Bagnara, Agricole et Viticole» tra il 1885 e il 1886. L’Artistica presidente della Biblioteca “La Vigna”, Luisa Manfredini, Editrice, per la realizzazione dell’opera, si è avvalsa del presidente dell’Associazione Amici dei Parchi, Alessandro supporto di alcune importanti istituzioni culturali. Le Zoppelletto, sindaco del Comune di Monticello Conte tavole dell’”Ampélographie” sono state fotografate a Otto, Maria Luigia Michelazzo, assessore alla Cultura del partire da un esemplare in possesso di un collezionista Comune di Monticello Conte Otto, Antonio Dalla Pozza, privato. Per le illustrazioni della “Pomona” ci si è avvalsi assessore all’Ambiente del Comune di Vicenza, Ennio invece di un esemplare conservato alla Scuola Enologica Tosetto, assessore ai Lavori pubblici del Comune di di Alba “Umberto I”. Importante al riguardo anche il Vicenza e Angelina Frison, presidente del Gruppo storico contributo dell’Istituto P.S.A.A. “B. Marsano” di Genova, Monticello Conte Otto. la cui trascrizione dei testi originali è stata impiegata in questa edizione. Per le tavole illustrate dell’”Ampelografia Italiana” fondamentale è stato poter contare sul raro Giugno esemplare completo posseduto dalla Biblioteca “La Ampelografia universale storica illustrata: presentazione Vigna”e censito dal Servizio Bibliotecario Nazionale. dell’opera L”Ampelografia Universale Storica Illustrata” ha ricevuto i patrocini del Ministero dell’Agricoltura, Mercoledì 13 giugno la Biblioteca “La Vigna” ha dello Sviluppo Economico, della Regione Piemonte, presentato la monumentale opera illustrata edita da della Confederazione Italiana Agricoltori e delle L’Artistica Editrice “Ampelografia universale storica principali Associazioni enologiche italiane. A livello illustrata”. Si tratta di un grandioso progetto editoriale internazionale ha ricevuto il primo premio nella categoria realizzato a cura di prestigiosi esperti del settore della “Professionals” ai Gourmand Awards 2012, in occasione viticoltura: Anna Schneider, Giusi Mainardi e Stefano della Paris Cookbook Fair. Dopo i saluti iniziali di Mario Raimondi. 3 volumi di grande formato per un totale di Bagnara, presidente de “La Vigna”, sono intervenuti alla 1500 pagine, con 551 litografie a colori. L’ampelografia presentazione Antonio Calò, presidente dell’Accademia è la scienza che si occupa di individuare, denominare italiana della vite e del vino, e Anna Schneider, esperta di e classificare le molte varietà di vitigni attraverso ampelografia e tra i curatori dell’opera. approfondite analisi che prendono in considerazione le caratteristiche peculiari della pianta, la sua morfologia e Libriamo: VII edizione le diverse fasi del suo sviluppo. L’edizione de L’Artistica Editrice si basa su alcune fondamentali opere pubblicate Protagoniste della VII edizione del festival letterario tra il XIX e l’inizio del XX secolo: l’”Ampélographie”, la LIBRIAMO sono state due ricchezze culturali “Pomona Italiana”e l’”Ampelografia Italiana”. esclusivamente vicentine, che su piani diversi connotano L’”Ampélographie” di Pierre Viala e Victor Vermorel l’identità della città: Neri Pozza, l’artista, scrittore ed venne pubblicata in 7 volumi tra il 1901 e il 1910, editore di cui è ricorso quest’anno il centenario della con le descrizioni di 627 vitigni e 500 tavole a colori, nascita, e il baccalà (o per meglio dire bacalà), che accompagnate da un dizionario contenente 2519 nomi di a Vicenza si celebra con una delle sue ricette più vitigni secondari e 24000 sinonimi: un colosso degli studi sorprendenti e prelibate. ampelografici che servirà da base per altre grandi iniziative Quest’anno a fare da cornice al festival, oltre ai Chiostri editoriali. Le descrizioni dei vitigni sono accompagnate di Santa Corona, ormai riconosciuti come il luogo di da stupende cromolitografie a tutta pagina, realizzate Libriamo, ci sono stati i suggestivi spazi della Biblioteca da illustratori quali Troncy, Gillet, Boisgontier e Kreyder Internazionale “La Vigna”, posto magico in cui l’incanto La “Pomona Italiana” del conte Gallesio fu pubblicata a dell’arte e quello della natura e della cura della terra Pisa, in fascicoli, tra il 1817 e il 1839 e fu poi rilegata in creano armonie inaspettate. La Biblioteca “La Vigna” ha tre volumi. Si tratta della prima e più importante raccolta ospitato, giovedì 14 giugno, l’incontro con il giornalista di immagini e descrizioni di frutta e alberi fruttiferi e scrittore Silvino Gonzato, massimo biografo di Emilio realizzata in Italia. Per quest’opera è stata utilizzata la Salgari e autore di numerosi saggi sul romanziere, che ha sezione riguardante la vite. L’”Ampelografia Italiana” fu presentato ‘La tempestosa vita di Capitan Salgari’ e il suo edita invece tra il 1879 e 1890 con il finaziamento del ultimo libro ‘Esploratori italiani’, entrambi editi da Neri Governo nazionale. Il curatore dell’opera fu inizialmente Pozza. Il secondo appuntamento a “La Vigna” si è tenuto Francesco De Blasis, alla cui morte, avvenuta nel sabato 16 giugno: protagonista dell’evento è ancora una 1873, succedettero Francesco Lawley e poi Giuseppe volta il bacalà alla vicentina. Otello Fabris, specialista di Rovasenda. La ricerca rimase però incompiuta a di Storia della gastronomia medievale e rinascimentale, causa delle difficoltà di finanziamento legate anche ha parlato del suo libro “I misteri del ragno. Documenti alla crisi della fillossera e comprese solo le descrizioni e ipotesi sulla storia del baccalà”, edito da “La Vigna”.

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In quest’opera l’autore si getta caparbiamente in una tradizione e ricerca scientifica insieme per migliorare la ricerca storicamente ancorata alle fonti sul baccalà, o nostra salute meglio sullo stoccafisso, e sui suoi misteri. Otello Fabris è cultore di studi su Teofilo Folengo e animatore delle È proprio il caso di dirlo: la salute vien mangiando, mense intitolate al folenghiano Merlin Cocai, togato illustre ma anche bevendo. Vino in primis. Ad affermarlo è uno della Venerabile Confraternita del Bacalà alla Vicentina e studio americano condotto dal prof. Hess (MD, PhD), che socio della Dogale Confraternita del baccalà mantecato nel suo libro innovativo “A 5 oz Glass” (Un bicchiere da 5 alla veneziana. Lo splendido giardino della biblioteca ha once) tratta dei benefici del vino, soprattutto quello rosso, accolto il pubblico durante gli apertivi letterari realizzati per la salute della donna. Per dare divulgazione di questa in collaborazione con la Confraternita del Bacalà alla ricerca e degli innovativi aspetti di una prevenzione alla Vicentina. salute che parte anche e soprattutto dal bicchiere, la Biblioteca “La Vigna” ha ospitato mercoledì 5 settembre Di Veneto nel Veneto: Festa del Solstizio d’Estate a “La in un incontro aperto alla cittadinanza, un medico italiano Vigna” studente del celebre autore americano. Perno del dibattito i delicati temi inerenti l’alimentazione, la prevenzione alla La serata del 21 giugno tradizionalmente dedicata salute e la tradizione vicentina da sempre legata alla dalla Biblioteca “La Vigna” alla festa del Solstizio e coltura della vite e dei suoi prodotti. E’ intervenuta la dott. organizzata insieme alla “Accademia Internazionale ssa Valentina Vinante, medico specializzato in Igiene La Donna e il Vino”, ha riservato per questo 2012 Medicina Preventiva di Firenze e oggi operativa sul tema, un’edizione resa speciale dagli eventi che si si sono che ha trascorso 2 anni allo Yale Preventive Research svolti nella sede di Contra’ Porta S. Croce. Il titolo scelto Center dove ha condotto una ricerca su alimentazione, “Di Veneto nel Veneto” sta ad indicare un programma prevenzione dell’obesità infantile, medicina integrata e che ha compreso esecuzioni in omaggio alla “Festa salute della donna. Ha inoltre collaborato con il dr. David della Musica” promossa dal Comune di Vicenza, la Katz, uno dei massimi esperti di alimentazione negli Stati presentazione de “L’Orto Botanico di Padova” edito per Uniti e presidente del Lifestyle Medicine Institute. il 40 ° Anniversario della Convenzione Unesco 1972- La sua relazione ha offerto un accenno al lavoro svolto in 2012, e la visione in anteprima di due video tratti dal America e ai dati raccolti in Italia in tema di prevenzione film I Siti Culturali nel Veneto. Patrimonio dell’Umanità. e salute. L’appuntamento è stato un incontro introduttivo Si tratta di un lavoro prodotto dal Sistema dei Siti Unesco all’evento del 21 settembre 2012 a Vicenza in cui a del Veneto, con il finanziamento del Ministero per i Beni parlare è stato direttamente il docente della dottoressa e le Attività Culturali e con la collaborazione del Tavolo di Vinante, ovvero il prof. T. Colin Campbell, autore del The coordinamento regionale dei Siti Unesco, per la regia di China Study, uno studio sull’alimentazione e i pericoli Michele Parisi e a cura di Toni Andreetta. connessi alla salute, mastodontico per proporzioni e Nel salone della Biblioteca, a dare il benvenuto sono state numero di persone coinvolte (27 anni di ricerca, 65 le note del sassofonista Ettore Martin create per la Vicenza contee prese in esame, 130 villaggi e 6.500 adulti con le del Palladio, il saluto del Presidente della Biblioteca rispettive famiglie e i rispettivi campioni di sangue e urine, Mario Bagnara e il messaggio dell’Assessore alla Cultura 24 équipe mediche per un totale di 350 operatori sanitari Francesca Lazzari, rappresentante Unesco per Vicenza. e tutto il suo staff di ricerca). Il ricercatore americano, È seguita la proiezione del video Unesco sul Palladio. che al suo attivo ha più di 350 articoli scientifici frutto di Il sassofonista ha suonato quindi “Vintage”, composto 35 anni si ricerca e un totale di 74 anni di sovvenzioni per l’Orto Botanico di Padova che precede la proiezione spalmati, con programmi di ricerca avviati in parallelo, sui Unesco sullo stesso. Poi la presentazione del libro “L’Orto trentacinque anni dedicati allo studio dell’alimentazione Botanico di Padova” è stata a cura degli autori Giorgio e dei danni provocati alla salute, è stato a Vicenza per Sparisi, Angelo Miatello e Claudio Malvestio. Proprio per una giornata formativa in cui ha spiegato tutte le scoperte questo tema di suo specifico interesse, nell’organizzazione scientifiche e le connessioni che legano l’alimentazione della serata è stata coinvolta anche l’Associazione “Amici sbagliata all’insorgenza di malattie anche gravi come dei Parchi”. il cancro, diabete e cardiopatie. All’incontro sono Hanno coronato la rassegna i componimenti musicali intervenuti anche ospiti del mondo dello sport, dello “Arche” e “Barene” dedicati, sempre da Martin, spettacolo e della cucina con l’obiettivo comune di dare rispettivamente a Verona e a Venezia. Un incontro informazioni pronte per l’uso e fornire esempi per un aperitivo ha concluso la manifestazione, il cui filo nuovo stile di vita più sano e naturale. Be4eat, questo il conduttore è stato tenuto da Marica Rossi. nome dell’iniziativa, è un contenitore di progetti formativi e informativi in questo ambito ed è stata promossa da Settembre Nicla Signorelli, mamma giornalista e blogger vicentina, da sempre appassionata al tema. L’iniziativa ha avuto il La prevenzione inizia a tavola: i benefici del vino, plauso dell’amministrazione comunale, che ha concesso

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il patrocinio, e del prof. Mario Bagnara, Presidente della solo, hanno preso parte a questa prima europea che Biblioteca Internazionale “La Vigna”, istituzione vicentina ha visto sul palco insieme al ricercatore americano e al fondata da Demetrio Zaccaria, da sempre dedita a moderatore d’eccezione Roberto Re, diversi specialisti fare cultura sull’agricoltura e sulla civiltà del mondo italiani tra cui, in videconferenza, il prof. Franco Berrino, contadino. La vocazione internazionale de “La Vigna”, dell’Istituto Tumori di Milano, e testimonial del mondo delle con il suo patrimonio di 50.000 volumi italiani ed esteri, spettacolo e dello sport come Red Ronnie e Dino Baggio. è stata confermata ulteriormente grazie ai due contributi Be4eat-Think about eat, questo il nome della giornata provenienti da oltreoceano del Prof. Hess e del Prof. promossa con il patrocinio del Comune di Vicenza e la Campbell, presentati rispettivamente dalla dottoressa collaborazione della Biblioteca Internazionale La Vigna, Valentina Vinante. è stata presentata il 18 settembre all’Odeo del Teatro Olimpico. Erano presenti il consigliere comunale Raffaele Un lungo passo leggero: mostra di Michela Modolo Colombara, il presidente della Biblioteca Internazionale La Vigna Mario Bagnara e l’organizzatrice dell’evento, la Sabato 15 settembre l’appartamento Gallo-Zaccaria, al giornalista vicentina Nicla Signorelli. piano superiore della Biblioteca “La Vigna”, ha ospitato “L’amministrazione comunale – ha dichiarato Colombara l’inaugurazione della mostra di Michela Modolo “Un - è onorata che il professor Campbell abbia scelto Vicenza lungo passo leggero”, a cura di Giovanni Granzotto: per presentare per la prima volta in Europa il frutto del nell’occasione è stato presentato il catalogo monografico suo lungo lavoro di ricerca, tanto più che alla fine questo che raccoglie opere e testi critici dal 1994 al 2012. evento darà il via ad una scuola di specializzazione sul L’esposizione, patrocinata dal Comune di Vicenza e dalla tema dell’alimentazione”. “La Biblioteca La Vigna – ha Regione del Veneto, ha partecipato agli eventi dell’8° evidenziato Bagnara – che è considerata dagli esperti edizione di AMACI, Giornata del Contemporaneo, del 6 la più ricca a livello internazionale dal punto di vista ottobre 2012. “L’artista presenta opere degli ultimi anni enograstronomico, è molto sensibile alle tematiche che definiscono la sua maturità stilistica – scrive Granzotto affrontate da Campbell: per questo siamo contenti di nel catalogo - e seguono un filone di ricerca a lei caro che collaborare a questo evento in modo da confrontarci, noi va dalla poesia al mito, coniugati spesso da una decantata per primi, coi risultati importanti ottenuti nel corso delle partecipazione emozionale alle grandi espressioni sue ricerche”. culturali femminili europee. Attraverso una tecnica “Con l’occasione - ha annunciato Signorelli - lanceremo personale e lungamente sperimentata di collage con tele in Italia una nuova scuola di formazione altamente che vanno dalla juta, garza e lino, le composizioni, anche specializzata sull’alimentazione per un corretto stile di di grandi dimensioni e alcune esposte come stendardi, vita e nell’ottica della medicina preventiva. Il progetto, si avvalgono di delicate definizioni lineari e di accennate che nasce dall’esigenza di dare scientificità e rilevanza figure geometriche all’interno di campiture morbide, nazionale alle diverse esperienze e specializzazioni collegate tra loro dal gioco delle velature e dalla sapienza già avviate in Italia in campo di prevenzione e salute del tono. Michela Modolo riesce a trovare splendide partendo dalla tavola, avrà come primo importante assonanze tra ritmi, tensioni, coinvolgimenti poetici, docente internazionale proprio il professor Campbell”. densità, rarefazioni e vibrazioni cromatiche. A me pare Il ricercatore americano ha al suo attivo più 350 articoli che la Modolo sia ormai entrata in una dimensione quasi scientifici e un totale di 74 anni di sovvenzioni apiù religiosa, comunque di sottile e profonda sublimazione programmi di ricerca avviati in parallelo. I risultati del suo sul piano spirituale, della propria attività artistica: mi pare studio ad oggi sono tra i più significativi per proporzioni davvero che abbia cercato – riuscendoci - di conferire e numero di persone coinvolte: 27 anni di ricerca, 65 a quello che fa e che ama appassionatamente, una contee prese in esame, 130 villaggi e 6.500 adulti con particolare, quasi mistica, nobiltà.” le rispettive famiglie e i rispettivi campioni di sangue e urine, 24 équipe mediche per un totale di 350 operatori Be4eat - Think about eat: seminario con il prof. T. Colin sanitari e tutto il suo staff di ricerca. “Tutto questo per Campbell dire e dimostrare – ha sottolineato Signorelli - i danni La città del Palladio in prima fila in tema di alimentazione legati all’abuso di proteine animali come carne, latte e e prevenzione alla salute per un evento seminario senza uova nella dieta alimentare dei nostri tempi e il rischio di precedenti in Italia. È così che Vicenza ha accolto, il 21 incorrere in malattie anche gravi come cancro, diabete settembre in Fiera, il prof. T. Colin Campbell, autore del e cardiopatie”. rivoluzionario best seller internazionale The China Study, A latere dell’evento, la presentazione dell’opera il più importante studio epidemiologico mai realizzato dell’artista vicentina Margherita Michelazzo: una vite che sta rivoluzionando con i suoi risultati le certezze matura, piegata e soffocata da un’edera rigogliosa che della medicina tradizionale in tutto il mondo. Più di 700 appare come monito al mondo contemporaneo che “Ciò le persone attese: medici, professionisti, appassionati e che non serve, uccide”! L’allestimento è stato curato da operatori del settore provenienti da tutta Italia, ma non Jacopo Gonzato.

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Le varie facce del biologico: presentazione del 18° AMACI, l’Associazione dei Musei d’arte contemporanea numero del Bollettino “La Vigna News” italiani: in ogni angolo del Paese molte porte di musei e istituzioni sono state aperte gratuitamente al pubblico Mercoledì 26 settembre ha avuto luogo la per presentare artisti e nuove idee attraverso mostre, presentazione del 18° numero del trimestrale “La Vigna laboratori, eventi e conferenze. Un programma multiforme News”, tutto dedicato all’interessante e attualissimo tema che ha regalato al grande pubblico un’occasione per del BIOLOGICO. Tema difficile, oggetto controverso di vivere da vicino il complesso e vivace mondo dell’arte discussioni dove spesso ad avere la meglio sono più le contemporanea. “La Vigna” ha offerto, per l’occasione, posizioni ideologiche e filosofiche che quelle scientifiche. una triplice interessante proposta: nel giardino del Nel bollettino abbiamo deciso di presentare alcune storie, Palazzo Brusarosco-Zaccaria si è potuto visitare la alcuni personaggi, a livello locale e nazionale, impegnati straordinaria opera “Le Lune di Galileo” di Margherita a portare avanti in modo consapevole importanti Michelazzo (acciaio corten, 200x1000x100cm, peso 900 esperienze. Quello che accomuna i personaggi che kg.); sulla facciata del Palazzo, lato strada, è proseguita abbiamo presentato è l’approccio etico al biologico: le l’esposizione dell’opera “Doppio Quadrato” dell’artista motivazioni della loro scelta precedono la ricerca del Manuela Bedeschi, installazione di luce al neon; al piano guadagno, essi fanno biologico perché ci credono. Gino superiore del Palazzo, nell’appartamento Gallo-Zaccaria Girolomoni, marchigiano, scomparso improvvisamente ristrutturato dal famoso architetto Carlo Scarpa, è stata a marzo di quest’anno, amava la terra e i suoi prodotti visitabile la mostra di Michela Modolo “Un lungo passo perché sono un dono di Dio e come tali ha cercato di leggero”, con collage fatti di tele di juta, garza, lino, anche salvaguardarli, preservandoli dallo sfruttamento. Assieme di grandi dimensioni, alcune esposte come stendardi. a Girolomoni, uno dei primi a sostenere il biologico in Italia, è stato il veneto Guido Fidora che definisce il proprio modo di fare biologico “galileiano”, perché, El Pojana 2013: presentazione del calendario illustrato come Galileo, sperimenta e cerca di capire le leggi da Galliano Rosset che regolano la crescita delle piante e lo sviluppo degli Mercoledì 10 ottobre è tornato alla Biblioteca “La animali. Jacopo Goracci, toscano, appartiene invece a Vigna” l’annuale appuntamento con il vero e autentico un’altra generazione, quella dei giovani che fin dagli studi Almanacco Meteorognostico Vicentino “El Poiana 2013”, incardinano la propria scelta ad una solida preparazione giunto al numero 175 della collezione che usciva sotto il agronomica e zootecnica: qui la scienza è al servizio di nome di Giovanni Spello di Pojana Maggiore, stampato una scelta etica e responsabile. dalla tipografia del Lunario. Le caratteristiche tavole, Non potevamo poi non parlare di vino e anche qui elaborate dalla sapiente mano di Galliano Rosset, sono per l’argomento si fa interessante, per non dire intricato. l’anno 2013 dedicate ad argomenti diversi: i lavori della Il vino non è tutto uguale: sempre più spesso il vino tradizione, come lo scalpellino, il barcaiolo, il recuperante tradizionale viene contrapposto a quello biologico, del materiale della Grande Guerra, le lavoratrici a maglia, biodinamico e naturale... abbiamo cercato di fare un pò all’uncinetto e al telaio; la vita dei ragazzi, con i castighi di chiarezza. scolastici, gli “smorosamenti”e le poesie indimenticabili Inoltre, abbiamo intervistato due personaggi locali che, delle scuole elementari da imparare a memoria, e infine in modo diverso, si occupano di biologico: Michela qualche tavola monografica dedicata alla radio, al “bacalà” Cariolaro che “fa” biologico e Luca Rigon che, invece, e ai vestiti dei poveri per sopportare il grande freddo. “vende” biologico. Ogni tavola, nella parte superiore, presenta inoltre uno Alla serata di presentazione sono intervenuti Guido o più personaggi storici vicentini collegati all’argomento Fidora, Michela Cariolaro e Gianpaolo Giacobbo. Come trattato: gli scrittori, letterati e poeti Giangiorgio Trissino, di consueto ad aprire la serata è stato il presidente della Antonio Fogazzaro, Mario Rigoni Stern, Giacomo Zanella, Biblioteca Mario Bagnara. Il prof. Danilo Gasparini, Luigi Meneghello e Luigi Da Porto che “inventò” la storia docente universitario di Storia dell’agricoltura e di Giulietta e Romeo; gli architetti Andrea Palladio e dell’alimentazione, ha fatto da moderatore. Al termine, Vincenzo Scamozzi, l’industriale Alessandro Rossi; il il Palazzetto Ardi di Gambellara ha offerto un assaggio nobile Francesco Caldogno; lo scienziato Federico Faggin, enogastronomico a tutti i partecipanti. i navigatori Antonio Pigafetta e Pietro Querini, e l’orafo e incisore Valerio Belli. Per finire, particolare importanza ha assunto, a qualche giorno dall’inaugurazione, l’ultima Ottobre tavola: un omag gio grafico e testuale alla Basilica Giornata del Contemporaneo - VIII edizione Palladiana restaurata. Notizie storiche, disegni, tradizioni, ma soprattutto Sabato 6 ottobre la Biblioteca “La Vigna” ha aperto le tante curiosità rendono unico questo calendario, cui si sue porte a tutti gli amanti dell’arte partecipando all’VIII aggiungono i proverbi, i suggerimenti per le semine e i edizione della Giornata del Contemporaneo organizzata da raccolti, le indicazioni di sagre e mercati nel nostro territorio

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e alcune notizie sui Santi. Mario Bagnara, Presidente Lazzarini (Università di Padova) su “La coltura del riso de “La Vigna”, ha aperto l’incontro culturale, per poi oggi: produzione e aspetti economici”, Giuliano Mosca lasciare la parola all’artista e studioso Galliano Rosset (Università di Padova) su “Una cultura strettamente per un’interessante e divertente spiegazione delle tavole legata al territorio” e Mauro Pitteri (Università di Verona) del calendario e a Ilaria Boschetto per un’illustrazione di su “La coltura del riso e la gestione delle acque nel alcune ricette della tradizione. In conclusione, la serata veronese e nel mantovano nel XVIII sec.”. è stata allietata da una degustazione di prodotti vicentini Al termine è stata offerta una degustazione del riso offerta dalla trattoria Molin Vecio di Caldogno. accompagnata dai vini dell’Azienda Agricola Cecchin Ing. Renato. Il riso nel Veneto e nel Mondo: convegno a Villa De Tacchi, Grantortino di Gazzo (PD) Fitoalimurgia, la scienza delle erbe spontanee Venerdì 12 ottobre l’Azienda “Villa De Tacchi” a Mercoledì 17 ottobre la Biblioteca “La Vigna” ha Grantortino di Gazzo (Pd), ha ospitato il convegno “Il riso ospitato la conferenza “Fitoalimurgia, la scienza delle nel Veneto e nel mondo” organizzato in collaborazione con erbe spontanee” organizzata dall’Accademia Italiana la Biblioteca “La Vigna” e il sostegno di Veneto Banca e della Cucina – Delegazione di Vicenza in collaborazione con il patrocinio del Comune di Grumolo delle Abbadesse, con “La Vigna” e con l’adesione dell’Associazione Amici del Comune di Gazzo Padovano, dell’Università di dei Parchi. Il termine alimurgia fu coniato per la prima Padova e di Slow Food Vicentino. L’incontro ha trattato volta da Giovanni Targioni Tozzetti, medico botanico degli ultimi tre decenni della storiografia d’area veneta: fiorentino, nel 1767, tre anni dopo la grave carestia del numerosi studi sono stati condotti e hanno permesso 1764, quando pubblicò l’opera “Alimurgia, o sia Modo di di approfondire notevolmente e sensibilmente le render meno gravi le carestie”. Il termine trae origine dal conoscenze relative alla precoce e molteplice vocazione connubio di due parole latine: “alimenta” e “urgentia” manifatturiera e commerciale del Veneto nei secoli e assume il significato letterale di “alimentazione nei della Repubblica di Venezia. Altrettanto non si può momenti di urgenza, di necessità” ossia di alimentazione dire, viceversa, se si concentra l’attenzione sul settore durante le carestie. Centocinquanta anni più tardi primario. Dopo il boom di studi condotti sulle campagne Oreste Mattirolo, nella sua opera “I vegetali alimentari venete prevalentemente nel corso degli anni ’50, ’60 e spontanei del Piemonte – Phytoalimurgia Pedemontana” ’70 del secolo scorso, l’interesse degli studiosi veneti migliora il termine aggiungendo il prefisso “fito” e amplia per la storia dell’agricoltura è via via progressivamente l’uso alimentare delle piante spontanee. Fitoalimurgia scemato, senza, tuttavia, annullarsi del tutto. Prendendo è dunque la scienza dell’uso alimentare delle erbe spunto dal libro di Bruno Chiappa “La risicoltura veronese spontanee che si propone lo studio scientifico delle (XVI-XX sec.)” - che è stato presentato in anteprima a erbe, la loro valorizzazione soprattutto negli usi in Isola Della Scala il 22 settembre da Edoardo Demo - cucina, la salvaguardia delle antiche tecniche colturali, con la presente giornata di studi si è inteso focalizzare delle tradizioni, dei rituali, retaggio prezioso di secoli di l’attenzione sullo sviluppo della risicoltura nell’intera esperienza e di civiltà rurale. La fitoalimurgia assume pianura veneta, con particolare riguardo per il caso di quindi i connotati di scienza complessa nella quale si Grumolo delle Abbadesse e dei territori limitrofi. E’ stata fondono e si integrano discipline agronomiche, botaniche, l’occasione per approfondire le conoscenze su uno dei etnografiche, sociali con lo scopo ben delineato da Breda prodotti agricoli rilevanti, ancora oggi, per il Veneto, quando asserisce che “Quando assieme alle piante aggiungendo nuovi elementi in merito alle caratteristiche avremo conservato anche i saperi, la memoria, le parole, dello sviluppo agricolo e agrario della regione nei secoli l’affetto a esse legato, e saremo capaci di comunicarlo dell’età moderna e contemporanea. Altro tema di alle generazioni future, allora potremo dire di aver salvato particolare rilievo, che è stato adeguatamente affrontato davvero tutta la biodiversità”. Giuseppe Zanin e Maria con appositi interventi, è quello dell’uso delle acque per Clara Zuin, rispettivamente professore del Dipartimento fini agricoli. Dopo il saluto delle autorità e l’introduzione DAFNAE dell’Università degli Studi di Padova e di Giovanni Luigi Fontana dell’Università di Padova, ricercatrice dell’Istituto di Biologia Agroambientale e Presidente del Consiglio scientifico de “La Vigna” e di Forestale del Consiglio Nazionale delle Ricerche, si Edoardo Demo dell’Università di Verona e membro dello interessano di fitoalimurgia a livello scientifico, ma stesso Consiglio, sono intervenuti David Celetti (Università hanno saputo declinare il loro interesse anche sul piano di Padova) su “La risicoltura nel vicentino” (non essendo divulgativo. Sono stati animatori del progetto di allestire presente il testo è stato letto da G.L. Fontana), Bruno tre giardini fitoalimurgici dove raccogliere gran parte delle Chiappa (Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere piante alimurgiche usate in Veneto e del progetto per la di Verona) su “La risicoltura veronese (XVI - XX sec.)”, raccolta e l’organizzazione dei saperi collegati a dette Maria Luisa Ferrari (Università di Verona) su “Piccole ma piante (tradizioni, ricette…) da eseguire in gran parte redditizie. Le risaie dei Dionisi tra XVII e XIX sec.”, Antonio con un approccio etnologico. Maria Clara Zuin è anche

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autrice del documentario “Il giardino fitoalimurgico” della Regione del Veneto. L’Associazione “Forum del che è stato proiettato nel corso della conferenza e che libro” di Roma studia da anni lo stato della lettura nel riassume un’esperienza di indagine etnologica sui nostro Paese. Per sensibilizzare i cittadini su questo saperi alimurgici del mondo contadino della provincia di tema, dal 2004 organizza annualmente e in modo Padova. Come di consueto ad aprire la serata è stato il itinerante il “Forum del libro e della lettura” (tre edizioni presidente della Biblioteca Mario Bagnara. Il Prof. Raffale a Bari, poi due a Cagliari e a seguire Ivrea, Perugia e Cavalli, accademico italiano della Cucina, ha fatto da Matera). Quest’anno, la IX edizione si è tenuta in Veneto, moderatore. a Vicenza, nei giorni 26, 27 e 28 ottobre, con il titolo Al termine, l’Accademia - Delegazione di Vicenza ha “Passaparola. Un mondo da leggere in tutti i sensi”. E offerto un aperitivo a tutti i partecipanti. il “passaparola”, che serve a trasmettere rapidamente una parola (o una proposta) tra diverse persone, è quello Sviluppo dell’olivicoltura sui Colli Berici che si è scelto di fare in questa mattinata a “La Vigna” che ha atteso l’inizio ufficiale del Forum nel pomeriggio. Mercoledì 24 ottobre la Biblioteca Int.le “La Vigna” ha Partendo dal programma di “Veneto lettura”, uno dei ospitato un incontro organizzato in collaborazione con principali progetti di promozione della lettura sostenuti Luca Rigon, commerciante di vini e oli naturali, l’azienda dalla Regione, si sono potuti ascoltare bibliotecari e lettori agricola “Le Mandolare” di Villaga e la Cooperativa volontari e di professione per poi “passare-laparola” OliBeA dal titolo “Sviluppo dell’olivicoltura sui Colli Berici, al “Forum del libro”, presentato da Antonella Agnoli, esperienza di coltivazione biologica e di collaborazione stimata bibliotecaria e protagonista di un incontro sul tra produttori”. L’olivo non è mai stato considerato una rapporto tra biblioteche e amministrazioni organizzato semplice pianta da frutto, il suo prodotto in passato ha lo scorso aprile, a Rovigo, all’interno di “Veneto lettura”. infatti trovato applicazioni diverse nella vita quotidiana: Dopo i saluti del Presidente de “La Vigna” Mario medicamento, unguento, cosmetico, combustibile Bagnara, sono intervenuti i relatori coordinati da Giulio per le lampade ed altro ancora. Il ramoscello d’olivo è Negretto dell’Ufficio Cooperazione Bibliotecaria della stato anche scelto come simbolo universale di pace. Regione del Veneto: Christian Fornasier e Francesco L’uso quasi esclusivamente culinario dell’olio è infatti Tiveron, rispettivamente Assessore alla Cultura del piuttosto recente. Pur essendovi traccia di numerosi Comune di Spresiano (Tv) e bibliotecario del Comune di appezzamenti di terra coltivati ad olivo in epoca remota, Ponte di Piave (Tv) hanno presentato il progetto “Veneto un vero incremento della coltivazione di tali piante si Lettura”, ai quali sono seguiti nell’ordine i bibliotecari riscontrò solo nei secoli XVI-XVIII, al quale però seguì un Romina Franchin (Biblioteca Comunale di Jesolo,Ve) successivo degrado sino alla metà del XX secolo a causa su “Quale biblioteca nella società liquida?”; Mirca Da delle difficili condizioni socio-economico-ambientali. Riva (Biblioteca Comunale di Montebelluna, Tv) su “La Una maggiore attenzione alla produzione dell’olio promozione della lettura e confronto con nativi digitali ricominciò nei primi anni ‘90: non più considerato come e nuove tecnologie”; Daniele Ronzoni (Biblioteca coltura marginale, divenne invece parte integrante del Comunale di Abano Terme, Pd) su “Biblioteche per reddito di un’azienda agricola e, via via nel tempo, suo tutti”; Tiziana Cadaldini (Biblioteca Comunale di Schio, fiore all’occhiello. Nacque quindi l’esigenza di fornire Vi) su “Il Progetto Albo dei lettori volontari”e Marino un prodotto di sempre maggiore qualità, coltivato Marini (Biblioteca Comunale di Spinea, Ve) su Il nel rispetto della natura, monitorato dal campo fino Progetto “Letto e detto”. A seguire la parola è passata all’imbottigliamento da esperti, testato da assaggiatori ai lettori con i seguenti interventi: Gruppo di lettura qualificati: ciò spiega la nascita delle certificazioni della Biblioteca Comunale di Limena (Pd) su “Quando DOP e BIO. Alla serata a “La Vigna”, dopo i saluti del leggere è piacere”; Eugenio Parziale e Simone Carnielli, presidente Mario Bagnara, è intervenuta la dott.ssa rispettivamente Responsabile del Settore Cultura del Lidia Pasqualotto, responsabile de “Le Mandolare”, che Comune di Piove di Sacco (Pd) e lettore di professione, ha parlato della sua esperienza di coltivazione biologica su “Quando leggere è passione”. In conclusione certificata dell’olivo. A seguire, la dott.ssa Francesca sono intervenuti Fausta Bressani, Dirigente per i Beni Barbieri, presidente di OliBeA e produttrice di olio, Culturali della Regione del Veneto e Antonella Agnoli ha illustrato l’esperienza di collaborazione che ha dell’Associazione “Forum del libro” di Roma. unito 23 produttori con il marchio OliBeA e ha portato all’imbottigliamento di un olio DOP dei colli Berici- Euganei. Poesia e Musica: Cenacolo Poeti Dialettali Vicentini, Amici dei Parchi e Associazione Mousikè Passaparola...al Forum: in attesa del Forum del Libro Lunedì 29 ottobre il Cenacolo Poeti Dialettali Vicentini Venerdì 26 ottobre la Biblioteca Int.le “La Vigna” e gli Amici dei Parchi hanno proposto alla Biblioteca “La ha ospitato il convegno “Passaparola...al Forum”, Vigna” un evento eccezionale, in cui poesia e musica, un’iniziativa promossa dall’Assessorato alla Cultura eseguita da giovani strumentisti dell’Associazione

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Mousikè, diretti da Margherita Dalla Vecchia, soprattutto nella zona dello Champagne del Bordeaux dialogheranno armonicamente insieme. E’ stata infatti e dell’Alsazia, occupandosi attivamente di Enoturismo la musica ad accogliere i partecipanti nell’androne del e dell’organizzazione di corsi di avvicinamento al vino Palazzo Brusarosco-Zaccaria e ad accompagnarli alla e di enogastronomia. Con gli autori sono intervenuti il visita del giardino, guidata dal prof. Luigino Curti e dalla prof. Mario Bagnara, presidente della Biblioteca “La prof.ssa Luisa Manfredini. Nel salone del piano nobile è Vigna”, il prof. Gianni Giolo, critico letterario e l’arch. seguita la presentazione dell’antologia poetica “L’anima Andrea Minchio, editore. E’ seguito l’assaggio di Labirinti, canta un canto d’amore” di Fernanda Celsan, a cura del prosecco DOC millesimato 2011. prof. Gianni Giolo, con lettura di alcuni brani da parte della stessa autrice. Arie-madrigali e brani strumentali del periodo tardorinascimentale e barocco (di Frescobaldi, Novembre Monteverdi, Caccini e Banchieri), interpretati da un ensemble di tromba barocca, violino, violoncello e L’ironia di Dio: presentazione del libro di Giuseppe clavicembalo e dalla voce di un tenore solista, hanno Brugnoli commentato e arricchito i messaggi poetici. Mercoledì 7 Novembre la Biblioteca “La Vigna” di Vicenza ha ospitato la presentazione del libro “L’ironia Il vino e i suoi labirinti: presentazione del libro di Cesare di Dio” di Giuseppe Brugnoli, già stimato direttore de “Il Cristiano Basilico e Cristina Andrea Zordan Giornale di Vicenza” e dell’”Arena” di Verona. Il volume, pubblicato da Angelo Colla Editore, racconta la storia Mercoledì 31 ottobre la Biblioteca “La Vigna” ha di un giovane professore universitario, né credente né ospitato la presentazione del libro “Il Vino e i suoi labirinti” miscredente, che, annoiato e scontento della vita, accetta di Cesare Cristiano Basilico e Cristina Andrea Zordan. Il la sfida di un vecchio prete suo professore di religione al libro (Editrice Artistica Bassano), presentato per la prima liceo e compie un viaggio a Lourdes per dimostrargli che i volta al Vinitaly, avvicina il lettore al vino attraverso un miracoli non esistono. Imbarcatosi come barelliere su un percorso pratico ma allo stesso tempo avvincente, che treno riservato ai pellegrini, è risoluto a compiere il viaggio parte dalla “scoperta” della vigna e arriva al piacere della con intento quasi scientifico. Oggetto della sua indagine cultura enoturistica. E’ un libro da gustare, come recita il diventano quindi i sei compagni di viaggio, volontari come sottotitolo, che può diventare un utile strumento didattico lui in pellegrinaggio anche con l’intenzione di ottenere per corsi di enogastronomia, in grado di fornire risposte ciascuno un proprio, personalissimo, miracolo. Ma niente semplici e complete, ricco di curiosità e innumerevoli di miracoloso sembra succedere durante il soggiorno, spunti. Cesare Basilico racconta che il libro è nato tanto che il professore se ne ritorna a casa riconfermato durante un viaggio con amici. Nel corso di una visita a nel suo scetticismo. Invitato dopo qualche tempo al una vigna il proprietario gli fece visitare i vitigni e le zone matrimonio di uno dei sei barellieri, scoprirà che le cose di vinificazione, poi la cantina. «L’emozione mi aumentò stanno diversamente e che ognuno dei suoi compagni dentro come quando da bambino scoprivo un nuovo di viaggio ha invece ottenuto ciò che desiderava senza gioco: quell’uomo aprì una bottiglia di vino rosso con che Dio abbia avuto bisogno di sospendere le leggi di calma, decisione e reverenza, quando lo degustai piansi natura. E, alla fine, un miracolo arriverà anche per lui. di gioia. Da quel momento capii che dentro una bottiglia L’autore, per raccontare la vicenda, ricorre all’espediente è possibile trovare una storia che rimane rinchiusa al del manoscritto casualmente ritrovato e pubblicato, buio fino a quando qualcuno vuole sentirla raccontata e mantenendo quindi una meditata distanza dai fatti narrati allora lui, il vino, te la racconta». Attraverso questo libro, e passando dalla prima persona del giovane docente i lettori potranno conoscere la storia e le tradizioni che si alla terza persona di colui che ritrova e cura il diario, celano dietro ad ogni bottiglia di vino, potranno capire facendosi divulgatore imparziale dei fatti accaduti. Alla quali sono gli accoppiamenti con i piatti più consoni che serata di presentazione sono intervenuti Mario Bagnara, permetteranno al vino di dare il meglio di sé. «La nostra presidente de “La Vigna”, Resy Amaglio, giornalista, missione è darvi la chiave per vivere momenti felici da Bepi De Marzi, musicista e musicologo e Giuseppino passare con ottime bottiglie ascoltando le loro storie con Scanferla, presidente UNITALSI. Era presente l’autore. i vostri migliori amici» dicono gli autori. Cesare Cristiano Brindisi finale con i vini Masi. Basilico, milanese, è un imprenditore e chimico igienista, progettista di sistemi di qualità e HACCP, auditor di Divagazioni sul caffè sistemi integrati, enodegustatore e docente di tematiche enologiche, socio Onav, titolare di Black&Whine, società Mercoledì 14 novembre alla Biblioteca “La Vigna” di distribuzione di vini esclusivi e che organizza attività Giorgio Ceraso, appassionato cultore d’arte, ha proposto dedicate al mondo dell’enologia. Cristina Andrea Zordan una conferenza dal titolo Divagazioni sul caffè: un è una enogustatrice socia Onav, che ha seguito un omaggio al dolce liquore che, senza alterar la mente, corso formativo di qualificazione in Italia ed all’estero fa sbocciare il cuore, come scrisse l’Abbè Delille, poeta

LA VIGNA NEWS 63 francese di fine Settecento. attivi sul territorio, arricchendo la pluralità dell’offerta Dopo il precedente incontro già tenuto dallo stesso ospite culturale vicentina”. nell’ottobre scorso sul tema del cioccolato, quest’anno è A questa affermazione del sindaco si affianca quella del stata proposta una sorta di passeggiata attraverso la storia Presidente della Biblioteca “La Vigna” Mario Bagnara: del caffè, le usanze, i riti e i ricordi connessi all’uso della “Condivido il pensiero del nostro sindaco sottolineando nera bevanda. Numerose immagini hanno accompagnato l’importanza di tenere viva l’attenzione sulle tradizioni l’esposizione, che ha spaziato dalla letteratura al teatro, locali che conservano e tramandano le nostre radici. dalla pittura all’architettura, sottolineando come anche La Biblioteca “La Vigna” custodisce un’ampia raccolta il caffè sia testimonianza del suo tempo e parte della libraria sulla cultura e la civiltà contadina e sulle usanze nostra vita. Non quindi una semplice bevanda, ma e i lavori passati dei nostri conterranei nei diversi aspetti una medicina per il corpo, come si affermava in tempi della vita quotidiana. Non solo saggi o racconti, ma passati, e una sorta di medicina dello spirito, come anche raccolte di poesie, filastrocche e canzoni popolari. risulta oggi da numerosi studi, per i suoi effetti positivi Favorire la circolazione di questo prezioso patrimonio sull’umore. E’ anche un compagno fedele che scandisce culturale è un nostro dovere, oltre che un piacere”. le giornate, che fa compagnia quando si è soli, capace “L’obiettivo principale del festival, del tutto originale nel di aumentare il piacere di una chiacchierata e della panorama italiano, - sottolineano le curatrici del progetto confidenza quando si ha la fortuna di gustarlo assieme - vuole essere quello di far conoscere al pubblico la a qualcuno, un amico che si presenta in tante forme: musica tradizionale di luoghi lontani e vicini, note e con la caffeina o senza; con lo zucchero, senza, o col parole che rappresentano il punto di convergenza di dolcificante; macchiato e macchiatone; con il cacao, con un sentire comune, da cui l’uomo moderno non può la panna... e si potrebbe continuare ad elencarne altre. Il prescindere, melodie passionali e genuine eseguite in presidente de “La Vigna” Mario Bagnara ha introdotto la acustico con gli stessi strumenti e la stessa semplicità serata, lasciando poi la parola al relatore. Al termine della che le caratterizzava un tempo, per una riscoperta di conferenza il Caffè Pedron di Rubano (Pd) ha proposto parole e sonorità inedite o interpretate solo di rado che una degustazione illustrata di tre diverse tipologie di sono ancora oggi in grado di conquistarci”. caffè: naturale, lavato e semilavato. Inoltre è stato fatto un confronto tra i differenti risultati in tazza di un caffè Gusti del Medioevo. I prodotti, la cucina, la tavola: etiope lavorato al naturale a medie alture ed un lavato presentazione del libro di Massimo Montanari etiope coltivato in altura. Venerdì 23 novembre la Biblioteca “La Vigna” di Vicenza ha ospitato la presentazione dell’ultimo libro di Cantsilena: canti e filastrocche per alberi e fauni Massimo Montanari, il maggior storico dell’alimentazione Venerdì 16 novembre in occasione del “Festival delle in Europa che ha ritirato prossimamente in Francia il Tradizioni… Musica di un tempo” alla Biblioteca “La Vigna” prestigioso premio Rabelais. “Gusti del Medioevo. I ha avuto luogo la serata musicale “Cantsilena. Canti e prodotti, la cucina , la tavola” edito da Laterza, ci offre filastrocche per alberi e fauni”, con Alberto Ferraro (voce ancora una volta l’opportunità di conoscere un periodo e corde), Peppe Frana (ud, rebab e percussioni) e Paolo importante della nostra storia, il Medioevo, visto e Rossetti (percussioni a cornice e voce). Il Festival è una conosciuto stando seduti a tavola. In realtà l’autore ha manifestazione dedicata a suoni, voci e racconti, ideato messo a disposizione del grande pubblico tutta una serie e realizzato dall’associazione culturale “Accademia degli di articoli per lo più apparsi in sedi poco frequentate, Antichi” e si e svolto a Vicenza dal 15 al 18 novembre. Il atti di convegno, riviste, articoli che, come dice nella programma della manifestazione, curata da Alessandra introduzione, ha rivisto e aggiornato anche nella Borin e Ilaria Fantin con il sostegno del Comune di bibliografia. Un “invito al viaggio”, precisa, attraverso le Vicenza, si è composto di quattro appuntamenti di mense povere del mondo contadino o quelle disciplinate musica tradizionale, tutti a ingresso libero, eseguiti da dei monaci, un viaggio anche tra i prodotti, il latte, il pane, musicisti professionisti di livello internazionale. la carne, il vino, il pesce, ma anche l’acqua, un viaggio “Questo progetto che viene presentato per la prima volta infine in un periodo in cui la grammatica e la sintassi a Vicenza ha, tra gli altri, il pregio di valorizzare filoni del cibo si costruiscono anche attraverso l’imporsi di musicali inconsueti abbinandoli alle collocazioni in luoghi nuovi modi di stare a tavola, di rapportarsi con il cibo di particolare pregio artistico della città – ha dichiarato il tramite nuovi mediatori, come la forchetta. Ma il volume sindaco Achille Variati - Il fatto poi che questa proposta offre anche lo spunto per una riflessione sull’oggi, su provenga da una associazione composta da giovani quello che l’autore chiama il “Medioevo del marketing professionisti del settore è un valore aggiunto del progetto, alimentare”, sul bisogno fortissimo che abbiamo oggi perché uno degli obiettivi della mia amministrazione è far di ancorare al passato, a delle origini, alla tradizione emergere nuovi protagonismi nel mondo delle arti e della ogni nostro discorso sul cibo. Da qui il moltiplicarsi a creatività, che sappiano affiancare i soggetti già da tempo volte di eventi che hanno la pretesa di restituire questo

LA VIGNA NEWS 64 Medioevo fantastico, sospeso, dove di medievale alla fine prima guerra mondiale, che attirano l’attenzione del resta spesso solo la coreografia e dove invece le ricette fotografo per il loro intrinseco messaggio: cibo per uomini non possono che essere quelle di oggi, mascherate da pronti a sparare. qualche ingrediente insolito, riconoscendo di fatto che il Le opere fotografiche degli anni ‘70 sono invece realizzate nostro gusto è cambiato e non aduso a quei sapori, a tramite l’ esasperazione della materia con fuoco, fiamme, quei gusti , a quei contesti di civiltà. È stato quindi un colle e inchiostri. piacere aver avuto Massimo Montanari ancora una volta Segni, graffi, forme e colori sembrano nati da un a Vicenza, a “La Vigna” di cui ha celebrato il trentennale automatismo psichico, ma in realtà celano profondi valori il 27 novembre 2011. emotivi strettamente legati alla sua esperienza di vita. La presentazione del suo nuovo libro ha visto la Le immagini fotografiche degli anni ‘90 appartenenti collaborazione della Confcommercio di Vicenza ed è stata ad “Ombra rubata” sono i protagonisti del pensiero curata dal prof. Danilo Gasparini insieme con gli studenti del fotografo: “gli oggetti inanimati possiedono una vita del corso di laurea in “Scienze e cultura della Gastronomia segreta molto intensa”. Il soggetto di queste fotografie e della Ristorazione” dell’Università di Padova, corso diventa infatti un abile attore diretto dalla regia del giunto ormai al settimo anno, a testimonianza delle felice fotografo. Il sapiente gioco di luce creatrice di spazi intuizione di un corso di laurea dove i tre linguaggi, quello e buio, che conduce all’infinito, crea la dicotomia: scientifico, quello economico e quello storico, si fondono concetto chiave di tutta l’esperienza artistica di Giuliano in un “piatto di saperi” gustoso. Francesconi. Sabato 24 novembre il prof. Danilo Gasparini, insieme Interessante si rivela anche il dialogo tra le fotografie e all’autore Massimo Montanari, ha presentato il libro a lo spazio di Casa Gallo, mirabilmente realizzato negli Venezia al Caffè Quadri, in Piazza S. Marco. anni ’60 da Carlo Scarpa. Il luogo espositivo è ricco di personalità e di un carattere preciso, che Scarpa Il corpo delle immagini: mostra fotografica di Giuliano ha saputo far emergere dalla struttura del palazzo. Francesconi L’esposizione di Giuliano Francesconi si inserisce in questo contesto, arricchendolo di una sensibilità Vicenza - Oltre 40 opere tracciano l’esperienza di contemporanea, valorizzando e lasciandosi valorizzare Giuliano Francesconi, dagli anni ’70 ad oggi, nella mostra dalla struttura. fotografica che sarà inaugurata sabato 24 novembre nello spazio di Casa Gallo, presso la Biblioteca La Vigna I lavori e le stagioni nel Veneto di inizio ‘900: presentazione di Vicenza. del libro di Galliano Rosset “Il corpo delle immagini”, titolo della mostra, è il corpo della vita di Giuliano Francesconi, è il suo modo di Mercoledì 28 novembre alla Biblioteca “La Vigna” è comunicare, di esporsi, di interagire con il mondo esterno stato presentato l’ultimo libro illustrato di Galliano Rosset tramite un’attenta ricerca di forma e sostanza, macchia intitolato “I lavori e le stagioni nel Veneto di inizio ‘900”, e materia con la quale l’artista guida lo sguardo dello pubblicato da Editrice Veneta. L’autore e artista, molto spettatore ad una nuova esperienza: la percezione di una noto non solo nel Vicentino, vive e lavora a Monticello realtà profondamente nascosta. Conte Otto. Profondo conoscitore e cultore della storia L’esposizione fotografica ripercorre un vero e proprio viaggio popolare, contadina e gastronomica, ha disegnato oltre “di corpi surreali” che parte dalla serie di diapositive degli duecento grandi tavole su vari argomenti, la maggior anni’ 70, alle opere fotografiche degli anni ’90, per arrivare parte dei quali legati alla tradizione veneta. In questo alle nuove esperienze creative del 2012. suo ultimo lavoro Rosset racconta come si viveva La ricerca attuale di Giuliano Francesconi si concentra in Veneto all’inizio del ‘900, quando l’economia era su oggetti senza vita, decadenti, secchi e arrugginiti prevalentemente agricola e lo sviluppo industriale era dall’inesorabile trascorrere del tempo, che diventano ancora difficile da immaginare. All’interno del racconto, potenti protagonisti di veri e propri “frammenti interiori” sapientemente illustrato in ogni passaggio con disegni dell’artista stesso e capaci di parlarci al posto suo. dettagliati, sono descritti i gesti abituali del lavoro Il filo spinato, protagonista importante di una serie, è nei campi, il faticoso rituale femminile del bucato, la simbolo e denuncia dell’odio, dei soprusi e della violenza filatura, le attività in cucina e molto altro. Alla serata psicologica tra le persone, rappresentate proprio da di presentazione, dopo l’introduzione del Presidente quell’aggrovigliarsi di nudi fili corrosi. della Biblioteca Mario Bagnara, è stato lo stesso autore I petali e le foglie avvizzite di rose ormai secche, profumate a commentare il suo volume. ambasciatrici dalle superfici ruvide, raccontano di momenti e passaggi che sembrano rinascere con la luce giusta al punto giusto, prolungandone l’esistenza. Dicembre È la stessa luce che penetra reperti ormai abbandonati come le lattine di carni e patate “made in Bulgaria” della Le potenzialità genetiche della Vitis Vinifera: tornata

LA VIGNA NEWS 65 conclusiva per l’anno 2012 dell’Accademia Italiana della stati di volta in volta simboli di forza, di astuzia, di Vite e del Vino voracità e di introspezione. La loro presenza interessava tutto l’arco alpino, dove la consistenza delle due specie Sabato 1 dicembre si è tenuto alla Biblioteca “La iniziò a contrarsi notevolmente a partire dal XVIII secolo, Vigna” il convegno nazionale conclusivo per l’anno fino alla loro definitiva scomparsa, avvenuta nella prima 2012 dell’Accademia Italiana della Vite e del vino” che metà del ‘900. Ma essi hanno continuato a vivere in altre ha sede operativa proprio a “La Vigna”. Questa tornata aree dell’Europa e ora ritornano nelle nostre montagne, è stata dedicata al tema “Le potenzialità genetiche della tra uomini, si spera, più saggi e più propensi a vederli Vitis vinifera”. come membri di diritto di quella natura che abbiamo Il contributo della genetica a possibili evoluzioni della così martoriato. L’orso, il lupo e gli altri grandi predatori gamma di varietà adottabili nelle colture è spesso rappresentano un elemento fondamentale degli concepito nel senso di introduzione di nuovi genotipi ecosistemi naturali e la loro conservazione comporta prodotti da specifici programmi di costituzione. Questa un beneficio per tutte le componenti ambientali. Il loro visione rappresenta solo una parte della realtà con riapparire nei territori che avevano popolato, riaccende il rischio di trascurare nella ricerca e nell’applicazione antiche paure, alimentate dalle preoccupazioni relative il valore di entità più o meno coltivate e meritevoli di alla loro pericolosità e alla predazione degli animali attenzione. Poiché non si può pensare che, pur con domestici. Conoscerli meglio aiuta ad affrontare con più il dovuto rispetto dei disciplinari codificati, il quadro serenità l’accettazione di un ritorno e la necessità di una varietale debba restare immutato nel tempo, sembra corretta gestione. Daniele Zovi ha raccontato di aspetti conveniente continuare nell’approfondimento delle noti e meno noti dell’orso e del lupo, arricchendo la attuali potenzialità comprese quelle di entità poco diffuse sua presentazione con inediti filmati che riprendono gli o non presenti nei vigneti. Tale apprezzamento dovrebbe animali nel loro ambiente naturale. Come di consueto, riguardare, oltre che l’adattabilità alle esigenze tecniche ad aprire la serata è stato il presidente della Biblioteca delle nostre viticolture, anche i riflessi che alterazioni Mario Bagnara. Il prof. Raffale Cavalli, della Scuola di del panorama varietale tradizionale, anche se non Agraria e Medicina Veterinaria dell’Università di Padova, necessariamente ampie, potrebbero avere sull’economia ha fatto da moderatore. del comparto vitivinicolo in generale ed in particolari settori dello stesso. Nell’incontro di sabato 1 dicembre, dopo aver evidenziato, anche sulla base delle moderne Paolo Lioy visto da vicino ricerche genetiche, la grande variabilità presente nel Mercoledì 12 dicembre alla Biblioteca “La Vigna” genoma della Vitis vinifera, è stato descritto il recupero si è svolta la conferenza “Paolo Lioy visto da vicino”. di vitigni orientali, quasi tutti ancora sconosciuti, ed In questa serata, oltre ad alcune curiosità sulla sua illustrata la base ampelografica occidentale, in buona vita privata , sono stati approfonditi gli aspetti legati parte già valorizzata, ma che potrebbe nascondere alla passione del Lioy per la natura: già da giovane ancora delle interessanti potenzialità. Dopo i saluti mostra una particolare inclinazione verso le scienze, del Presidente de “La Vigna” Mario Bagnara, sono tanto da dedicarsi appena diciannovenne al riordino intervenuti S. Meneghetti (CRA-Viticoltura di Conegliano, delle collezioni di storia naturale del Museo civico di TV) con le sue “Considerazioni sulla variabilità del Vicenza. Con l’edizione di “La vita dell’universo” ottiene genoma della vite”, A. Scienza e O. Failla (Università ammirazione e riconoscimenti da parte di Atenei e di Milano) su “Il valore del germoplasma orientale”, A. Accademie Italiane ed estere. Inoltre, affascinato dalla Schenider e S. Raimondi (CNR di Torino) su “Il valore notizia di ritrovamenti preistorici in località lacustri del germoplasma europeo” e A. Calò, A. Costacurta e svizzere e tedesche, intraprende esplorazioni e scavi C. Lorenzoni (Accademia Italiana della Vite e del Vino) sui colli Berici e nelle valli di Fimon. I ritrovamenti su “La creazione di nuovi genotipi è la sola via per il diventano oggetto di scritti scientifici, culminati con miglioramento della viticoltura?”. la pubblicazione di “Le abitazioni lacustri di Fimon”. Appassionato di montagna, ricopre anche la carica Lupi, orsi e altre storie: incontro con Daniele Zovi di presidente nazionale del C.A.I., e pubblica opere Mercoledì 5 dicembre la Biblioteca La Vigna ha riguardanti l’ambiente alpino e saggi sul folclore e le ospitato Daniele Zovi, Comandante Regionale del Corpo tradizioni popolari. Non solo abile letterato, dunque, ma Forestale dello Stato e autore di due libri, “Storia di anche e soprattutto ‘poeta della natura’. Ad introdurre Dino e altri orsi” e “Lupi e uomini”, che si è soffermato la serata è stato il presidente della Biblioteca Mario a parlare del ritorno dei grandi predatori sulle nostre Bagnara, cui sono seguiti gli interventi su Lioy dei suoi montagne. Gli orsi e i lupi sono probabilmente gli due pronipoti Felice e Leopoldo. animali che hanno più colpito l’immaginazione dei Felice, laureato in giurisprudenza, ha rivestito importanti popoli che hanno vissuto con loro e che ancora cariche nel gruppo di selezione dei Readers Digest, convivono. Hanno popolato favole e leggende, sono nel gruppo editoriale Rusconi e poi come direttore del

LA VIGNA NEWS 66 Servizio quotidiani della Sipra, consociata Rai. E’ stato particolare, studiandone il percorso, è stata colpita dalle direttore degli Affari internazionali del gruppo industriale vicende legate al rinvenimento nel 1885 di uno scheletro Marzotto e ha poi diretto l’Upa, l’organizzazione completo di coccodrillo che Paolo Lioy battezzava internazionale che riunisce le 600 maggiori aziende “Crocodilus vicetinus”: tale reperto, di cui era stato fatto industriali, commerciali e di sevizi comprendendo pure un calco, è andato poi perduto in un bombardamento i 200 più importanti gruppi multinazionali operanti in aereo dell’ultima guerra mondiale. Colpita dall’immagine Italia. E’ stato fondatore e consigliere di amministrazione di quel calco, Daniela Vettori ha modellato una piccola di Auditel (società controllata da Upa, Rai e Fininvest), scultura in cera e ‘Crocodilus vicetinus” è diventato un presidente di Audiradio, consigliere direttivo dell’Istituto pendente in argento da indossare. Abbinandolo poi di autodisciplina pubblicitaria, presidente di Audiweb ad un corallo fossile e a corteccia lignea fossile, ne ha e vicepresidente della Federazione mondiale Utenti di tratto un curioso e originale fermacarte soprammobile Pubblicità (World Federation of Advertisers). Leopoldo, esposto nelle bacheche della Biblioteca accanto a libri, laureato in Economia e Commercio, ha ricoperto documenti, e altri oggetti di Paolo Lioy. Sono aspetti incarichi direttivi al Servizio Estero della Banca Cattolica interessanti, spesso inediti, perché esulano dalla storia del Veneto. Consigliere a Venezia di amministrazione del ufficiale rivisitata nel 2011 alla cadenza del centenario Centro Estero delle Camere di Commercio del Veneto, dalla morte del Nostro. A corredo ci sarà pure una docente di scienze bancarie e assicurative all’Università esposizione di libri, reperti e gioielli d’argento della di Macerata, è stato docente ai convegni nazionali di Vettori. Ha condotto l’incontro Marica Rossi, presidente Roma e Milano in materia di normativa valutaria e dell’Accademia Int.le La donna e il Vino che ha sede di commercio estero e per la stessa materia presso a “La Vigna” e che ha organizzato la manifestazione. le principali scuole di impresa post universitarie e In chiusura è stato offerto un brindisi di rito in vista associazioni di categoria, nonché autore di pubblicazioni dell’imminente Natale. in materia di operazioni con l’estero, legislazione valutaria e auditing. Dal 1996, in quiescenza, continua La via del tè: presentazione del libro di Livio Zanini a occuparsi della valorizzazione e del recupero dei beni Mercoledì 19 dicembre “La Vigna” ha ospitato l’ultimo artistici e culturali, come per la Chiesa di San Giuliano appuntamento culturale dell’anno, prima della chiusura in Vicenza, assumendo nel contempo la carica di natalizia. vicepresidente di Italia Nostra e svolgendo sempre nel In tale occasione Livio Zanini, docente di Lingua Cinese capoluogo berico attività di volontariato presso il Museo presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, fondatore e Civico di Palazzo Chiericati, la Biblioteca Bertoliana, presidente dell’Associazione Italiana Cultura del Tè e l’Oratorio di S. Nicola, e partecipando alle principali consigliere onorario del China International Tea Culture manifestazioni culturali cittadine. Due personaggi Institute ha presentato il suo libro “La via del tè: la poliedrici che hanno saputo raccontare la vita dell’Avo, Compagnia Inglese delle Indie Orientali e la Cina”, edito aggiungendo, a quanto già conosciuto dai più, molti dal Centro Studi M. Martini. cenni di vita privata e racconti personali. In particolare, Percorrere la storia del tè significa risalire indietro di hanno riportato del Personaggio aneddoti sugli anni da almeno due millenni e attraversare tutti i continenti. La parlamentare, su consuetudini domestiche che risalgono preparazione della bevanda e il suo consumo hanno a memorie talora scritte, sulle sue vicende in qualità stimolato l’invenzione e lo sviluppo di strumenti e di provveditore agli Studi e soprattutto di proprietario utensili appositi, che, a loro volta, sono stati elaborati in di villa e terre con colture di pregio a Grumolo delle forme artistiche innovative e di pregio, dalla porcellana Abbadesse. A seguire, Daniela Vettori ha presentato i cinese al raku giapponese. Il tè divenne la principale suoi monili ispirati ai reperti venuti alla luce grazie a voce delle importazioni dalla Cina e determinò le Paolo Lioy, pioniere degli scavi al lago di Fimon. Figura fortune della “Compagnia inglese delle Indie Orientali”, di spicco nell’arte contemporanea della gioielleria, la prima e la più longeva multinazionale della storia. Un Vettori convoca più di una musa a suggerirle ispirazione incidente politico legato al tè, il cosiddetto “Boston Tea per dare vita nuova all’oro, alle pietre, alle ambre e Party” (1773), segnò un momento fondamentale nella agli argenti. Colta e partecipe della vita cittadina, ha storia degli Stati Uniti d’America. Ben poche altre piante contribuito alla celebrazione del centenario di Paolo possono vantare una presenza così costante a livello Lioy lo scorso anno peritandosi per animare il quartiere globale. Il lavoro di Livio Zanini, che è stato introdotto che ha il suo fulcro nella via del centro storico intitolata durante la serata di presentazione dal Presidente de a Paolo Lioy, dove c’è il suo atelier, elaborando poi per la “La Vigna” Mario Bagnara, viene a colmare una lacuna città nel nome del Palladio un gioiello presentato ora al grave nel panorama editoriale italiano e costituisce un C.I.S.A. Sul versante della presente manifestazione alla contributo importante alla storia dei rapporti fra Oriente Vigna, ha sviluppato la sua fantasia creativa guardando e Occidente, che sono spesso passati attraverso, o alle scoperte di Paolo Lioy in quanto paleontologo. In davanti, una tazza di tè.

LA VIGNA NEWS 67 INIZIATIVE

“Amici de La Vigna”

Le quote per partecipare all’iniziativa per l’anno 2012 sono fissate in:

Sostenitori ordinari Enti pubblici / Aziende private (*): € 500,00 Persone fisiche: € 50,00

Sostenitori benemeriti Enti pubblici / Aziende private: € 1.000,00 Persone fisiche: € 100,00 (*) Per i titolari di reddito d’impresa l’erogazione liberale è deducibile ai sensi dell’art. 100 comma 2, lettera m) del D.p.r. 22 dicembre 1986, n. 917

Per maggiori informazioni contattare la segreteria: tel. 0444.543000 e-mail: [email protected]

LA VIGNA NEWS 68 LA VIGNA NEWS 69 INIZIATIVE

Si ringraziano per il sostegno gli “Amici de La Vigna”

Elenco “Benemeriti” Nicoletti Angelo Ordine degli Architetti P.P.e C ASCOM Associazione delle Imprese Parolin Matteo Banca Popolare di Vicenza Peretto Dino Berti Ezio Perrot Mauro Maria Boschetti Gianpaolo Polacco Chiara Clementi Luisa Portinari PierLuigi Corà Gianfranco Pulvini Michael Fattori Massimiliano Rizzotto Lucia Gabaldo Giancarlo Serra Matteo Galante Francamaria Suppiej Giovanna Manfredini Giovanni Vescovi Gildo Marcanzan Pietro Vigel S.p.a Marchesini Giovanni Saraconi Alberto Elenco “Onorari” Tota Adriano Veneto Banca Accademia Int.le La Donna e il Vino Visentin Gianluigi Acciaierie Valbruna-Nicola Amenduni Zonin Gaetano Azienda Agricola Agrit. Palazzetto Ardi Zuccato F.lli Srl Azienda Agricola Cecchin Ing. Renato Baba Castelli Anna Maria Elenco “Ordinari” Bernardi Ulderico Bertolo Gaetano Amici di Merlin Cocai Calò Antonio Andriolo Giovanni Vito Cantina dei Colli Vicentini Società Cooperativa Agricola Assoc. Micologica Bresadola Carta Attilio Bertoldo Antonio Cavalli Raffaele Boesso Giampietro Curti Luigino - Presidente 2003-2006 Bortolan Carlo De Marzi Bepi Brugnolo katia Demo Edoardo Cairoli Luciano Diamanti Ilvo Cegalin Enrilo Di Lorenzo Antonio Cella Agostino Fondazione Masi Cenacolo Poeti Dialettali Vicentini Fontana Giovanni Luigi Ceolato Massimo Forma srl Cervato Gianfranco Fumian Carlo Chittero Luciana Galla Alberto - Presidente 1995-2002 Circolo Fotografico Vicentino Gasparini Danilo Colli Vicentini scarl Lions Club Vicenza Host Confartigianato Vicenza Loison Dario Confcooperative Unione Prov.le Vicenza Margiotta Umberto Corna Giovanni MECC-ALTE di Diego Carraro Cosaro Bruno Montanari Massimo Cristiani Giulio Nani Dino Fabris Manuel Pavan Mario FISAR Delegazione di Vicenza Pellizzari Lorenzo - Presidente 1983-1995 Gaspari Ruggero Antonio Pertile Alberto Grigoletto Gianni Rotary Club Vicenza Berici Longo Giuseppe Scienza Attilio Michelazzo Margherita Zamorani Arturo Muttoni Cesare Zonin Gianni - Presidente 2002-2003

LA VIGNA NEWS 70 INIZIATIVE

“La Vigna”. Progetto “Adotta un libro”

In linea con le più avanzate istituzioni bibliotecarie opere antiche di particolare pregio, che potranno essere europee, la Biblioteca Internazionale “La Vigna” di così conservate in particolari stanze con adeguato Vicenza sta realizzando l’informatizzazione del proprio microclima e non più spostate. Agli utenti che volessero patrimonio librario, il più vasto, antico ed importante consultare sarà messa a disposizione la copia digitale a livello internazionale per ciò che riguarda la civiltà dove apparirà anche l’intervento del donante. Una copia contadina e la cultura enogastronomica. dell’opera in bassa risoluzione sarà anche a disposizione Per questo oggi “La Vigna” propone agli interlocutori in internet nel sito web del Centro e nel Catalogo del più illuminati e interessati - enti, associazioni, industrie, Sistema Bibliotecario Nazionale (SBN). privati - il progetto speciale ADOTTA UN LIBRO, che L’adozione prevede la digitalizzazione dell’opera con permette di scegliere il libro più vicino ai propri interessi foto in alta risoluzione secondo le norme ministeriali e tra un’ampia lista di titoli e contribuire a: con particolari tecniche che ne salvaguardino l’integrità. Il risultato finale è un file in formato PDF a colori con - la scansione completa in alta qualità del libro, dunque una pagina introduttiva in cui si riporta l’intervento il salvataggio definitivo dei suoi contenuti; dell’adottante. - l’archiviazione on line, con nuove e più ampie Per le aziende vi è inoltre la possibilità di personalizzare possibilità di consultazione per tutti; l’adozione, con DVD o ristampe anastatiche, per utilizzarla - eventuali riproduzioni digitali o anastatiche e come proprio gadget. dunque nuova vita al libro; Per maggiori informazioni contattare la Segreteria - in casi particolari, il restauro e/o la rilegatura oppure inviare un’email a: [email protected] dell’originale

Questo progetto ha lo scopo di salvaguardare delle www.lavigna.it/adottaunlibro

LA VIGNA NEWS 71 Si ringrazia per il contributo

Sostenitori delle attività del Centro

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