I Tre Album Degli Art Bears -.:: Franco Fabbri
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA CORSO DI LAUREA IN LETTERE MODERNE Tesi di laurea in STORIA DELLA MUSICA Una rivoluzione dalla periferia: i tre album degli Art Bears Relatori: professor Giorgio Pestelli professor Franco Fabbri Candidato: Francesco Di Giusto Anno Accademico 2003/2004 1 Indice Introduzione......................................................................................3 Capitolo 1 I percorsi delle parole .................................................6 1.1 Una piccola formalità: Why do songs have words? ................................. 6 1.2 Hopes And Fears .................................................................................... 16 1.3 Winter Songs: in un cammino visionario attraverso Amiens e altre immagini ............................................................................................................... 33 1.4 The World As It Is Today: un percorso politico?.................................. 48 Capitolo 2 L’ascolto .....................................................................63 2.1 Canzoni?................................................................................................. 63 2.2 Winter Songs .......................................................................................... 66 2.3 The World As It Is Today……………………………………………..119 _Toc73029855 2.4 Retrospettiva: Hopes And Fears, non ancora un trio............................ 163 Capitolo 3 Art Bears in opposition............................................211 3.1 Pierrot a bordo di un tank..................................................................... 211 3.2 Songs Vs Suites.................................................................................... 220 3.2.1 Living In The Heart Of The Beast .................................................... 227 3.3 Da due gruppi un trio............................................................................ 237 3.3.1 LegEnd............................................................................................. 241 3.3.2 Unrest .............................................................................................. 246 3.3.3 Desperate Straights, In Praise Of Learning.................................... 250 3.4 Punk? Non esattamente. ...................................................................... 263 3.5 Il 1978, Western Culture, Rock In Opposition..................................... 268 Appendice L’album di fotografie ..............................................280 Lo studio e l’incisione: una nota di Etienne Conod ....................................... 280 Art Bears: Discografia.................................................................................... 283 Art Bears: cronologia. .................................................................................... 287 Henry Cow: Discografia................................................................................. 289 Henry Cow: cronologia .................................................................................. 294 Bibliografia....................................................................................310 2 Siti web consultati .........................................................................311 Introduzione “eviver yeht nac/ yks eno htaenrednu/ reve dedivid/ enola/ elop hcae ot niarts/ seert daed owt” Saltando per sbaglio la prima traccia di WINTER SONGS, questi versi insensati sono stati la prima cosa che ho sentito degli Art Bears. Consultando subito il booklet della mia edizione in cd intitolata 25 Songs, non ho trovato inizialmente nessun riscontro grafico di ciò che stavo ascoltando. Che fossero quelle che sono scritte sopra, le parole cantate, è stata una scoperta successiva, aiutata da un suggerimento. Dagmar Krause non sta però leggendo al contrario il testo di First Things First (la seconda traccia di WINTER SONGS): ascoltando l’incisione della voce sul nastro che procede al contrario, girato per una registrazione retrograda, il gruppo decide d’introdurre il brano con la voce così registrata. La scoperta di una realtà musicale è partita dall’osservazione di un fatto inizialmente incomprensibile. La ricerca che ha come oggetto tre dischi e tre musicisti (affiancati da coloro che hanno collaborato alle incisioni e nei concerti), parte, in questo lavoro, dall’analisi e dalla descrizione dei fatti musicali che si presentano attraverso l’ascolto. L’analisi riguarda l’organizzazione e la strutturazione in forme di questi fatti musicali. 3 Un supporto fondamentale per le descrizioni è costituito dai grafici, che illustrano l’impiego degli strumenti, l’organizzazione, la struttura e la durata di ciascun brano. La componente grafica offre una visione immediata di questi caratteri e consente una più facile comparazione. L’inserimento come primo capitolo del discorso riguardante i testi, è dovuto ad una necessità di continuità tra le analisi musicali e la sezione successiva, che parla degli aspetti rivoluzionari degli Art Bears. La “periferia” da cui parte, e in cui si consuma la rivoluzione degli Art Bears, è quella della musica senza etichetta, senza sponsor, ignorata dai “megafoni mediatici”. La distribuzione stessa di questa musica avviene oggi in gran parte sottovoce, lontana dai negozi, per via postale, attraverso un’etichetta indipendente. La “periferia” è anche Piazza Navona, che in un giorno di giugno del 1975 si è affollata da 20.000 persone per un concerto gratuito degli Henry Cow con Robert Wyatt; sarà periferia il Teatro dell’Elfo, a Milano e lo saranno le date esclusivamente europee del festival del rock in opposizione, che parte da Londra (New London Theatre) e non attraversa mai l’Atlantico. La musica in opposizione non è solo un festival; è un insieme di fatti concreti, individuabili nelle soluzioni compositive, nelle strutture dei brani, nelle parole dei testi e nell’indipendenza discografica. È salvaguardia dell’identità musicale e linguistica dei musicisti, delle loro composizioni, dalle regole della mercificazione; è collaborazione e partecipazione. Gli Art Bears sono parte di quest’opposizione. La rivoluzione di Fred Frith, Chris Cutler e Dagmar Krause riguarda inoltre la canzone: sia in quanto forma compositiva contrapposta alle composizioni precedenti (di 4 Frith e Cutler), sia per il radicalismo con cui questa forma è trattata. L’argomento principale è la musica ascoltata, e in secondo luogo una riflessione sulla sua natura e il suo significato. Questo lavoro dovrebbe essere supportato dall’ascolto: la componente fisica del suono, descritto spesso con aggettivi usati nel gergo dei musicisti e da informazioni sugli strumenti, è ovviamente assente nelle pagine stampate. Le parole non sono sempre sufficienti, e mi piacerebbe poter augurare, accanto a buona lettura, buon ascolto. Un ringraziamento particolare va ad Alessandro Achilli, per i suoi fondamentali consigli e suggerimenti riguardo a discografie, cronologie e per alcune informazioni tecniche specifiche. 5 Capitolo 1 I percorsi delle parole 1.1 Una piccola formalità: Why do songs have words? “Risposte possibili: il rock ha dei testi perchè nelle formazioni c’è una voce e questa voce qualcosa deve cantare; il rock ha dei testi perché le parole spiegano, illustrano, chiarificano il senso della musica, il suo messaggio”1. La domanda Why do songs have words? è il titolo di un paragrafo del saggio di Simon Frith: IL ROCK È FINITO (Torino, EDT 1990)2. La domanda/titolo è posta, completata dalle due risposte possibili, da Umberto Fiori a Chris Cutler per capire la funzione dei testi nei brani degli Art Bears. Nelle risposte possibili (provocatorie), sono contemplate da Umberto Fiori due visioni del fenomeno vocale in un brano: l’essenza fonica del canto (considerato appunto come sorgente sonora), e in secondo luogo la sua veste semantica, in quanto enunciazione di significati, ossia mezzo di comunicazione. Riguardo alla prima concezione, si può sviluppare il discorso del livello fonico della voce portando due questioni, la prima è: “Il suono viene percepito prima del 1 Dall’intervista di Umberto Fiori a Chris Cutler, dal sito web www.ccutler.com/interviews/fiori.shtml, oppure vedere anche, il booklet allegato al cofanetto THE ART BOX, ReR Megacorp, 2003. 2 Titolo originale: Simon FRITH, Music for pleasure, Polity Press 1988, in collaborazione con Basil Blackwell; traduzione italiana di Edoardo Gai. 6 significato?”. La questione potrebbe riguardare soprattutto (o anche esclusivamente) gli ascoltatori di lingua diversa da quella in cui è scritto (e cantato) il testo. In questo caso, il suono delle parole ha una percezione che precede (cronologicamente) il significato. Sono quindi importanti i mezzi non verbali d’espressione testuale, come ricorda Simon Frith: I cantanti ricorrono a strumenti sia verbali sia non verbali per raggiungere il proprio fine - enfatizzazione, sospiri, esitazioni, cambi di tono; i testi implicano tanto suppliche, scherni e ordini quanto affermazioni, messaggi e racconti (motivo di profonda rilevanza, durante gli anni Sessanta, di taluni cantanti, come i Beatles e Bob Dylan, per gli ascoltatori europei che pure non comprendevano una sola parola di ciò che essi cantavano).3 La questione fonica riguarda soprattutto l’esecuzione e, di conseguenza, come le parole sono cantate. Il legame tra testo ed esecutore è quindi fondamentale in quest’accezione fonica delle parole: l’identità di esse è nel canto, il testo va quindi considerato ascoltato piuttosto che letto. Naturalmente questo ha come conseguenza l’identificazione