Anno accademico 2019-2020 Dipartimento di Lettere, Filosofia, Comunicazione

Geografia urbana

Renato Ferlinghetti Università degli Studi di Centro Studi Sul Territorio ‘L. Pagani’

Bergamo, 23 aprile 2020 Il nostro percorso disciplinare: Geografia urbana • La geografia scienza dell’umanizzazione della Terra (slides) • Il processo di territorializzazione (slides) • La varietà della geografia (slides) • La Geografia urbana (slides, manuale: introduzione, 1.1) • Sito e posizione di un centro urbano, sito e posizione di Bergamo (slides, manuale 1.1, scheda 1.2, 5.1, 5.2, m. L. Pagani cap.1 ) • Profilo storico urbanistico di Bergamo (slides. m. L. Pagani, cap.1,2,3) • Il caleidoscopio urbano: tanti modi di essere città (Dematteis Lanza cap. 1.2,1.3,1.4.1.5.1.6) • Dalla campagna alla città: l’urbanizzazione del mondo • Dalla città alla campagna: espansione e dispersione urbana • Sistemi territoriali urbani e reti di città • Politiche urbane • Le città del mondo: Singapore la città del futuro? • 1° Attività sperimentale • La territorializzazione dell’area di Palazzo Baroni, dal luogo di Formazione alla formazione del luogo; Nella bacheca del corso sono state pubblicate le slides delle prime 19 lezioni. Nel pdf lezioni 13/14/15 sono inseriti gli esercizi di lettura delle rappresentazioni di Bergamo, da inserire nel portfolio individuale! Proviamo a interagire in diretta!

• Lunedì 27 aprile attueremo un collegamento live con Microsoft Teams, con la partecipazione della prof.ssa Federica Burini, sul Piano Partecipativo di Città alta in cui saremo coinvolti. Nella lezione verranno forniti anche indicazioni sugli esiti del primo elaborato relativo a Palazzo Baroni e sugli sviluppi dell’ultima parte del corso (prossime attività individuali, preparazione esame, ecc.).

• La lezione si dovrebbe svolgere dalle 11 alle 13, se ci fossero degli impedimenti siete pregati di comunicarlo. Tenere controllato il link accedi alla sessione LIVE Possibili classificazioni delle città: in base alle loro funzioni

• Le funzioni costituiscono l’elemento di continuità di una città, a volte una città è sorta per svolgere una specifica funzione e da questa ha tratto occasione per svilupparsi e rafforzarsi come struttura urbana. • Le città del commercio (città di confine, città portuali) • Le città del potere (Città capitali, le città stato e stato città, città fortezza e città fortificate, le città sacre) • Le città della produzione (città minerarie, città contadine, città della bonifica agraria, città della pesca, città manifatturiere, città industriali, città fabbrica) • Le città della conoscenza e della cultura (Le città universitarie, le tecnopoli, le città d’arte e della cultura) • Le città del turismo (le città balneari e del turismo montano) Quando il territorio diviene laboratorio di storia urbana: i centri di fondazione Nell’alta pianura lombarda, tra Adda e il Serio quattro esempi di centri di fondazione. , il centro di fondazione medievale (XIII sec.), Crespi d’Adda, la città fabbrica Ottocentesca, Dalmine la città fabbrica novecentesca, Zingonia la città ‘moderna’ degli anni Sessanta (la città mai nata!). Dalmine dall’impresa alla città • Dove (sito e posizione)

• Nell’alta pianura bergamasca, nei pressi della sponda del Brembo (sito!) • Economicità dei terreni, dell’energia elettrica e dei costi di manodopera • Lontana dai grandi centri urbani

• Vicinanza ad importanti vie di comunicazione , ferrovia e statale Bergamo-Milano (posizione!) • Agevolazioni fiscali e facilitazioni Dalmine dall’impresa alla città

• Da quando?

• 1906, nascita della Società Anonima Tubi Mannesmann; • Marzo 1908 posa della prima pietra dello stabilimento Dalmine. • Aprile 1909, produzione del primo tubo Dalmine dall’impresa alla città • Come • I periodi più significativi della costruzione della città-fabbrica si collocano tra il 1906 e gli anni Quaranta, tre fasi cronologiche ben distinte:

• 1906/1916 gestione tedesca Mannesmann, (1916/17 Gestione della Banca Commerciale);

• 1917/1920 gestione Franchi-Gregorini;

• ancora Banca Commerciale 1920/anni Cinquanta nuova denominazione Stabilimenti di Dalmine.

• I dipendenti passarono dai 209 del 1908, ai 573 del 1910, ai 977 del 1915, ai 2696 del 1920 e raggiunsero la massima quota di circa 15.000 nella metà degli anni Sessanta.

• Mannesmann (1906/1916), Franchi-Gregorini (1917-1920), Banca Commerciale (1920-1930),Sofindit (1930-1933), Iri (1930-1996), Techint (1996-2001), Tenaris (2001 oggi). La gestione Comit e la conferma della struttura tripartita della città fabbrica

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1, residenze degli operai, 2 servizi, 3 residenze degli impiegati e dirigenti Il nuovo centro direzionale di Dalmine, il disegno della fabbrica oltre la fabbrica Dalmine dall’impresa alla città

Greppi a Dalmine: nasce l’assetto urbanistico: i servizi alla città • Dal ‘24 alla fine degli anni Quaranta del Novecento vengono realizzate: • La Casa di riposo per i vecchi operai della fabbrica; • Asili; • Scuole; • Chiesa e Casa parrocchiale; • Colonia estiva marina a Riccione; • Colonia estiva montana a ; • Centro elioterapico; • Casa Termale a ; • Albergo per escursionisti e sciatori a ; • Poliambulatorio, • Piscina; • Campo sportivo; • Cooperativa di consumo con spaccio alimentare rifornita da oltre dieci case coloniche agricole costruite e gestite direttamente dalla fabbrica Dalmine dall’impresa alla città Greppi a Dalmine: nasce l’assetto urbanistico • La gestione e il controllo dell’uso del territorio da parte dell’impresa si spingono fino all’organizzazione di una rete di cascine per lo sfruttamento agricolo di tutti i terreni di proprietà degli stabilimenti. • Il progetto urbanistico risponde pienamente al concetto di zonizzazione di cui anche l’urbanistica italiana inizia ad occuparsi in quegli anni, per giungere alla sua codificazione con la prima legge urbanistica del 1942. • Il prodotto industriale si fa materiale e forma della città. Ampio uso dei tubi nell’arredo urbano e nella costruzione dei manufatti (antenna in piazza, colonne tubolari nei porticati, tubi Dalmine nelle balaustre delle scale e negli steli delle fonti di illuminazione, ecc.). • Nel 1927 i comuni di Sabbio, Sforzatica e Mariano al Brembo vengono uniti in un’unica entità amministrativa il cui capoluogo è Dalmine. Nel 1962 verrà aggregata al nuovo centro urbano anche la frazione di Guzzanica precedentemente unità a . Piazza dell’Impero (1935-1939). Il prodotto della fabbrica, i tubi senza saldatura si fanno materiali per la realizzazione della città Il prodotto della fabbrica, i tubi senza saldatura si fanno materiali per la realizzazione della città e del suo intorno

Gruppo colonico Macallé, il porticato è sostenuto da tubi e le finestre circolari richiamano la sezione del tubo Dalmine dall’impresa alla città

La campagna dell’impresa a servizio delle città impresa La Pro Dalmine coordina oltre 10 gruppi colonici, che ospitano 140 persone e danno lavoro a 60 contadini (oltre la metà dipendenti fissi della Dalmine).

Nelle attività agricole si applicano criteri moderni di rotazione dei raccolti, di selezione delle sementi. Tali attenzioni generano un sistema economico autosufficiente. La cooperativa di consumo distribuisce ai dipendenti della Dalmine latte, carne e altri prodotti a prezzo di costo, maggiorati delle sole spese di esercizio.

I non dipendenti possono approvvigionarsi a prezzo maggiore, i ricavi vengono ridistribuito ai soci. Si ottiene cosi un duplice scopo, distribuzione a prezzi calmierati e vendita di prodotti sicuri a filiera corta. Il prodotto della fabbrica, i tubi senza saldatura si fanno materiali per la realizzazione della città e del suo intorno

Colonia elioterapica, il porticato è sostenuto da tubi metallici senza saldatura prodotti dalla fabbrica Il prodotto della fabbrica, i tubi senza saldatura si fanno materiali per la realizzazione della città e del suo intorno

Viale Mazzini, Dalmine la ‘main street’ Dalmine dall’impresa alla città La seconda guerra mondiale e la tragedia del bombardamento

• Dal settembre 1943 la Dalmine è sottoposta al controllo degli occupanti tedeschi e inserita nel novero degli stabilimenti ausiliari del Reich, sotto la minaccia dello smantellamento e della deportazione. L’anno successivo la situazione precipita a causa dei bombardamenti alleati: il più grave, il 6 luglio 1944, provoca oltre 270 morti, circa 800 feriti e ingenti danni agli impianti e alle infrastrutture. La seconda guerra mondiale e la tragedia del bombardamento

Per non interrompere il lavoro non venne diramato l’allarme, perirono 244 persone alla "Dalmine" , 13 in altre aziende, oltre a 21 civili. 6 luglio 1944, il giorno della tragedia Dalmine dall’impresa alla città • Come • Alla fine della guerra rientra nella Finsider, la finanziaria dell’IRI, con la denominazione Dalmine s.p.a. Gli anni del dopoguerra sono quelli dell’apertura del mercato internazionale (commesse, soprattutto per condotte petrolifere, in Egitto, Arabia, Iran, India, Birmania, Messico, Venezuela, Bolivia, Cile, Equador, ecc.)

• Dal secondo dopoguerra ad oggi si espandono a macchia d’olio i nuclei urbani precedenti all’insediamento produttivo, in questa fase, all’impresa che prosegue, anche se con minor intensità la propria azione di costruzione del tessuto urbano, si affiancano altri soggetti: Amministrazione comunale, Parrocchia, Ina-casa, Iacp, cooperative di dipendenti, ecc. Dalmine dall’impresa alla città • Come • Alla fine della guerra rientra nella Finsider, la finanziaria dell’IRI, con la denominazione Dalmine s.p.a.. Gli anni del dopoguerra sono quelli dell’apertura del mercato internazionale (commesse, soprattutto per condotte petrolifere, in Egitto, Arabia, Iran, India, Birmania, Messico, Venezuela, Bolivia, Cile, Equador, ecc.)

• Dal secondo dopoguerra ad oggi si espandono a macchia d’olio i nuclei urbani precedenti all’insediamento produttivo, in questa fase, all’impresa che prosegue, anche se con minor intensità la propria azione di costruzione del tessuto urbano, si affiancano altri soggetti: Amministrazione comunale, Parrocchia, Ina-casa, Iacp, cooperative di dipendenti, ecc. Il modello Dalmine oltre Dalmine

Colonia alpina a Castione della Presolana dedicata all’ex Presidente Mario Gargagni, deceduto nel 1930.

Colonia estiva a Riccione

Colonia crenoterapica a Trescore Balneario

Stabilimento produttivo a Apuania (avvio nel 1939 tra i comuni di Massa e Carrara)

Stabilimento produttivo aCampana (Argentina, provincia di Buenos Aires, dal secondo dopoguerra) Stabilimento Dalmine a Apuania (Massa e Carrara)

Facciata dello stabilimento Dalmine a Apunia.Progettata da Luigi Greppi il bianco richiama il marmo di Carrara, il verde di corona concorrono a dare dignità estetica e architettonica all’insediamento produttivo. Anche in Argentina, una fabbrica che fa città

Per il cinquantesimo della fondazione della Dalmine argentina (2004), denominata TenarisSiderca, la Fondazione Dalmine ha realizzato una pubblicazione dal titolo «Siderca, dall’impresa alla città». Lo stabilimento occupa 4.300 dipendenti è produce 820 mila tonnellate di tubi in acciaio. La squadra di calcio della città si chiama Villa Dalmine e curiosamente ha una maglia simile a quella del Brescia. Una fabbrica che non si richiude in sé stessa. Gli edifici della Direzione si interfacciano, in modo speculare, sia verso gli spazi chiusi della fabbrica sia verso gli spazi aperti della città. Dalmine dall’impresa alla città Un’impresa, un territorio, una città nuova, un architetto

Il successo anche urbanistico della Dalmine Una città che si costruisce lungo un arco di tempo relativamente lungo Per opera dello stesso progettista Secondo un disegno unitario Nascita di una nuova istituzione municipale a sostegno del progetto urbanistico Mancanza di un patronato industriale di riferimento (assenza di una committenza e un paternalismo riconoscibile) Culture tecniche e circolazione dei saperi La formazione delle città

• La storia degli insediamenti umani (ecostoria) è una relazione biunivoca: storia della città, città che fa storia • Le testimonianze materiali sono di per sé fonti storiografiche, nel senso che, senza bisogno di altri supporti informativi, trasmettono direttamente notizie a chi le osserva. La città è storia visibile di sé stessa.

• Le soluzioni adottate dal progettista a Dalmine tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta riflettono le tensioni dell’architettura italiana della prima metà del XX secolo (dalle opere classicheggianti con accenni dichiaratamente dèco, al confronto con il razionalismo, al modernismo più moderato). La Parrocchiale di Dalmine, dedicata a S. Giuseppe in stile decò Casa del Fascio, 1936, ora edificio privato, secondo lo stile del razionalismo italiano Dalmine dall’impresa alla città Un’impresa, un territorio, una città nuova, un architetto E’ una città produttiva la Dalmine di Giovanni Greppi…città segnata dalla centralità geometrica e totalizzante della fabbrica, ma che proprio in questa centralità del lavoro vorrebbe anche affermare la sua dimensione a misura d’uomo, costruita sulle esigenze della collettività e sui ritmi della vita famigliare, sui tempi della giornata lavorativa, una città di operai produttori, che agiscono all’interno di una visione positiva della vita sociale in cui il lavoro è al centro e motore di ogni cosa: la Chiesa stessa, la sede della municipalità, della vita collettiva, sociale e politica, tutto appare laterale rispetto alla centralità della fabbrica. Ma non si tratta della città in cui la produzione viene perseguita come obiettivo unico e supremo, anche a discapito della condizione dell’uomo, la città di Greppi non è il luogo dell’alienazione ….ma non è neanche la fabbrica paternalistica del villaggio di Crespi d’Adda dove la residenza-castello del proprietario –padrone fa da contraltare alla chiesa, e insieme sorvegliano dall’alto la fabbrica, con le residenze operaie appiattite sull’immenso famedio del cimitero, in una visione totalizzante della città-fabbrica… Dalmine dall’impresa alla città Un’impresa, un territorio, una città nuova, un architetto

Dalmine è una realtà diversa…generata dall’enfasi di un’idea positivista in cui l’uomo è concepito come produttore: l’uomo-operaio, la sua famiglia, tutta la sua vita materiale e spirituale sono gestiti all’interno di una concezione del mondo segnata dall’ottimismo di una realtà da cui sembra bandita per magia la fonte di ogni possibile angoscia…Nel disegno urbano di Greppi…manca una parte della città: manca la città dei morti. C’è tutto a Dalmine, c’è ogni sorta di servizi e di attrezzature sociali, ma manca il cimitero. In una città generata dall’ottimismo positivista e tutta votata alla valorizzazione produttiva, può apparire persino naturale che il cimitero non venga neppure previsto. Il fascino di una industriosa cittadina operaia da quindi corpo all’immagine di Dalmine all’interno di un sogno di benessere operoso: una bella favola democratica, da cui viene allontanata ogni evocazione alienante, persino la morte è bandita, nel tentativo, questo sì utopico, di esorcizzare ogni elemento negativo e ogni aspetto di coercizione dell’uomo sull’uomo, della macchina sull’uomo, del capitale sull’uomo, persino quella della natura sull’uomo. Dalmine una città per l’uomo e per il lavoro industriale L’evoluzione e le sfide di Dalmine continuano, oggi, a fianco della città del lavoro sta sorgendo la città della cultura ….

Sopra il deposito delle biciclette, oggi sede (a fianco) della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bergamo Dalmine dall’impresa alla città Per saperne di più: LUSSANA CAROLINA ( a cura di), Dalmine dall’impresa alla città. Committenza industriale e architettura, Quaderni della Fondazione Dalmine, 3, Fondazione Dalmine, Dalmine, 2003.

AA.VV., L’area di Dalmine-Zingonia tra natura e storia: assetti, dinamiche, prospettive, in Otto comuni per una strategia. Un’identità culturale per l’area Dalmine- Zingonia, SERVITEC, Università degli Studi di Bergamo, Politecnico di Milano, Bergamo 2002, pp. 1-60.