Anno accademico 2018-2019 Dipartimento di Scienze umane e sociali

Processi urbani e dinamiche di comunità II

Renato Ferlinghetti Università degli Studi di Centro Studi Sul Territorio ‘L. Pagani’

Bergamo, 17 maggio 2019 Processi urbani e dinamiche di comunità

• Il nostro percorso:

• Il processo di territorializzazione • La geografia della geografia • La Geografia urbana e la sua attualità • Tanti modi di essere città (sito, posizione) • La città di Bergamo, il nostro luogo di formazione • Tanti modi di essere città il caleidoscopio urbano • L’urbanizzazione del mondo • Popolazioni urbane • Partecipazione e governance urbana e territoriale • La rappresentazione cartografica • Globalizzazione tra tensioni e opportunità • Elaborati individuali • Itinerari di studio Possibili classificazioni delle città: in base alle loro funzioni

• Le funzioni costituiscono l’elemento di continuità di una città, a volte una città è sorta per svolgere una specifica funzione e da questa ha tratto occasione per svilupparsi e rafforzarsi come struttura urbana. • Le città del commercio (città di confine, città portuali) • Le città del potere (Città capitali, le città stato e stato città, città fortezza e città fortificate, le città sacre) • Le città della produzione (città minerarie, città contadine, città della bonifica agraria, città della pesca, città manifatturiere, città industriali, città fabbrica) • Le città della conoscenza e della cultura • Le città del turismo Le città della produzione • Sono centri sorti principalmente per attuare attività lavorative in diversi settori. Il manuale ne ri conosce alcune principali categorie:

• Le città minerarie • Le città contadine • Le città della bonifica agraria • Le città della pesca • Le città manifatturiere • Le città industriali • Le città fabbrica Città manifatturiera, città industriale, città fabbrica

• Si parla di città manifatturiere quando la popolazione impegnata nella manifattura costituisce una porzione rilevante di quella attiva (Firenze nel ‘300, 30.000 delle 90.000 persone attive erano impegnate nelle manifatture artigianali). • Città industriale, nucleo urbano in cui l’attività manifatturiera è dominante e oggetto di produzione industriale non quindi a lavoro artigianale. La rivoluzione industriale modifica profondamente le dimensioni, la struttura e la composizione sociale della città. • Manifattura: Il complesso dei lavori e delle operazioni, eseguite a mano o a macchina, per le quali una materia prima viene trasformata in oggetto di consumo, cioè in manufatto: la m. della seta, della canapa; la m. delle scarpe; costo di manifattura. Città manifatturiera, città industriale, città fabbrica • Si parla di città fabbrica nei casi in cui una grande industria costituisce la principale base economica della città (manuale p. 23). • In modo più rigoroso potremmo definire città fabbrica la realtà urbana in cui la proprietà oltre che a pianificare l’attività produttiva (la fabbrica!), si fa carico della realizzazione del tessuto urbano. • Il modello nasca a partire dall’Ottocento dove alcune attività produttive generano alcuni villaggi operai: Essen (Germania), dove i Krupp realizzarono numerosi insediamenti operai; • Nel Novecento con il crescere degli insediamenti produttivi si realizzarono città – fabbriche di grandi dimensioni soprattutto legate alla produzione dell’automobile: Detroit negli USA, Toyota in Giappone, Togliattigrad in Russia, Stoccarda in Germania, Torino in Italia. Dalmine, uno splendido esempio di città fabbrica, ancora viva ed in continua evoluzione

L’alta pianura Bergamasca, un laboratorio unico per la genesi di nuovi modelli urbani: , Crespi d’Adda, Dalmine, Zingonia. Dalmine la città dei tubi, una città fabbrica ancora vitale e in espansione Dalmine, la superficie della fabbrica è ancora dominante sul territorio comunale Dalmine, nucleo rurale del di Sabbio Dalmine dall’impresa alla città • Dove (sito e posizione)

• Nell’alta pianura bergamasca, nei pressi della sponda del Brembo • Economicità dei terreni, dell’energia elettrica e dei costi di manodopera • Lontana dai grandi centri urbani

• Vicinanza ad importanti vie di comunicazione , ferrovia e statale Bergamo-Milano • Agevolazioni fiscali e facilitazioni L’area di Dalmine, un territorio a scarsa produttività agricola Dalmine dall’impresa alla città

• Da quando?

• 1906, nascita della Società Anonima Tubi Mannesmann; • Marzo 1908 posa della prima pietra dello stabilimento Dalmine. • Aprile 1909, produzione del primo tubo Dalmine dall’impresa alla città • Come • I periodi più significativi della costruzione della città-fabbrica si collocano tra il 1906 e gli anni Quaranta, tre fasi cronologiche ben distinte:

• 1906/1916 gestione tedesca Mannesmann, (1916/17 Gestione della Banca Commerciale); • 1917/1920 gestione Franchi-Gregorini; • ancora Banca Commerciale 1920/anni Cinquanta nuova denominazione Stabilimenti di Dalmine.

• Fra il 1920 e gli anni Quaranta la Dalmine provvederà alla realizzazione di numerosi edifici civili e privati, facendosi promotrice esclusiva dell’urbanizzazione del luogo dove è insediata. • I dipendenti passarono dai 209 del 1908, ai 573 del 1910, ai 977 del 1915, ai 2696 del 1920 e raggiunsero la massima quota di circa 15.000 nella metà degli anni Sessanta.

• Mannesmann (1906/1916), Franchi-Gregorini (1917-1920), Banca Commerciale (1920-1930),Sofindit (1930-1933), Iri (1930-1996), Techint (1996-2001), Tenaris (2001 oggi). Dalmine dall’impresa alla città

• Intervento del Gruppo Mannesmann (1906 -1916) • La compagnia si sostituisce di fatto all’amministrazione locale del piccolo Comune di Sabbio Bergamasco e un anno dopo la posa della prima pietra avvia la realizzazione di infrastrutture e di alloggi per i dipendenti, nonché di servizi strettamente necessari alla vita privata e collettiva della comunità. • Cultura urbanistica dell’impresa secondo alcuni principi cardine: localizzazione di diverse funzioni in aree distinte, l’adozione di tipologie edilizie residenziali differenziate, la volontà di relativo controllo del processo di trasformazione del territorio. Dalmine dall’impresa alla città

• La prima fase: • Intervento del Gruppo Mannesmann (1906 -1916)

• Creazione di tre poli strategici di sviluppo urbano a nord-ovest le abitazioni per gli operai, a est le ville dei direttori, a nord le residenze dei capi operai e degli impiegati, vicino ai quali si trovano anche i servizi. Questi tre poli contengono già, in embrione, i caratteri dello sviluppo degli anni Venti e Trenta. La nascita della città fabbrica un centro tripartito

Fabbrica Dalmine dall’impresa alla città

• Come

• La seconda fase: • 1917/1920 gestione Franchi-Gregorini;

• Una concitata fase di mutamenti dell’assetto societario rendono assai instabili gli anni della gestione Franchi- Gregorini, che si deve misurare con il completamento degli impianti, il rifornimento energetico, la carenza di collegamenti e le continue minacce di diserzione dal lavoro delle maestranze, che si realizza poi con l’occupazione dello stabilimento nel marzo 1919. • Le proposte di carattere urbanistico e architettonico non vengono realizzate sebbene siano state commissionate all’ing. Luigi Angelini la progettazione di una serie di ville e di un nuovo tipo di casetta operaia nonché di un tipo di rustico da costruirsi negli orti delle casette operaie. Dalmine dall’impresa alla città

• Come • La terza fase: • La gestione Comit, architetto e committenza • Gli stabilimenti vengono acquisiti dalla Banca Commerciale Italiana che non da seguito ai progetti della proprietà precedente. • Si decide di dare uno sviluppo organico al territorio e di pianificare il processo di realizzazione dei servizi complementari e delle residenze nell’ambito di un disegno complessivo che comprenda gli impianti produttivi e lo spazio urbano esterno alla fabbrica. • Artefici dell’idea di realizzare una cittadina industriale sono il presidente della Società Mario Garbagni, il Direttore amministrativo Ciro Preano (successivamente primo podestà della città) e l’architetto Giovanni Greppi, chiamato a dar forma (1924), con la sua originalità, ai programmi dell’impresa. • Parallelismo tra Albert Kahn, l’architetto di Ford e il ruolo di Giovanni Greppi: • Greppi “Sono un uomo fortunato, ho potuto fare della mia passione per l’arte il mio mestiere” La gestione Comit e la conferma della struttura tripartita della città fabbrica

2

1 3 Dalmine dall’impresa alla città

• Greppi a Dalmine: nasce l’assetto urbanistico • Il sistema della residenza viene sviluppato sue aree diametralmente opposte rispetto alla fabbrica: a est il Quartiere impiegati, separato dagli impianti da un’area a verde in cui sorgono le ville dei direttori, e a ovest il Quartiere operaio, strettamente adiacente agli impianti. • I servizi ad uso della collettività vengono invece localizzati nell’area antistante l’ingresso agli stabilimenti, a metà strada fra i due quartieri residenziali. • Creazione di un nuovo centro cittadino costituito da un rettifilo che parte dalla Direzione della Società tagliato perpendicolarmente da un altro asse viario, all’incrocio dei due viali si colloca la piazza dell’Impero oggi piazza della Libertà Il nuovo centro direzionale di Dalmine, il disegno della fabbrica oltre la fabbrica La città tripartita il centro servizi: la cooperativa di consumo Il quartiere L. Da Vinci per gli Impiegati e i dirigenti Abitazioni del quartiere L. Da Vinci Il quartiere M. Garbagni per gli operai Abitazioni del quartiere operaio Dalmine dall’impresa alla città

Greppi a Dalmine: nasce l’assetto urbanistico • Dal ‘24 alla fine degli anni Quaranta del Novecento vengono realizzate: • La Casa di riposo per i vecchi operai della fabbrica; • Asili; • Scuole; • Chiesa e Casa parrocchiale; • Colonia estiva marina a Riccione; • Colonia estiva montana a ; • Centro elioterapico; • Casa Termale a ; • Albergo per escursionisti e sciatori a ; • Poliambulatorio, • Piscina; • Campo sportivo; • Cooperativa di consumo con spaccio alimentare rifornita da oltre dieci case coloniche agricole costruite e gestite direttamente dalla fabbrica Dalmine dall’impresa alla città

• Nella costruzione della company town, da subito si investono notevoli risorse non solo per gli edifici produttivi e residenziali (‘Dare la possibilità di risiedere in luogo’ è la finalità perseguita), ma anche per la costruzioni di servizi che creano comunità. A tale fine nel 1935 viene istituita la Pro Dalmine, società anonima senza scopi di lucro. La società gestisce gli affitti delle abitazioni, le mense, la foresteria, gli istituti formativi, le attività sportive, l’acquedotto e anche alcune strade interne ai quartieri operai e degli impiegati. Provvede inoltre a elargire borse di studio, prestiti, premi fedeltà, servizi per l’infanzia, attività dopolavoristiche, e gestisce le aziende agricole a servizio della collettività. Gestisce inoltre l’ambulatorio comunale, sostituito poi da un moderno Poliambiulatorio, la casa di riposo per operai anziani (mai entrata in funzione, ed utilizzata come edificio scolastico). Dalmine dall’impresa alla città

La campagna dell’impresa a servizio delle città impresa La Pro Dalmine si occupa anche della formazione primaria e tecnica. Nel 1925 viene fondata la scuola elementare di Dalmine composta da cinque classi miste (quella di Stato sorgerà solo nel 1928). Nel 1916 era già sorta la Scuola operaria, della durata di tre anni, finalizzata alla formazione di operai specializzati. Nel 1922 è avviata la scuola professionale serale per il reinserimento e la riqualificazione dei reduci della prima guerra mondiale. Nel 1929 corsi serali e domenicali per capi operai e corsi pratici di meccanica per studenti dai 10 ai 18 anni. Nel 1937 prende avvio la scuola Apprendisti. Molte di queste attività si spengono tra la fine degli anni Quaranta e Cinquanta, quando molte attività vengono statalizzate. Dalmine dall’impresa alla città Greppi a Dalmine: nasce l’assetto urbanistico • La gestione e il controllo dell’uso del territorio da parte dell’impresa si spingono fino all’organizzazione di una rete di cascine per lo sfruttamento agricolo di tutti i terreni di proprietà degli stabilimenti. • Il progetto urbanistico risponde pienamente al concetto di zonizzazione di cui anche l’urbanistica italiana inizia ad occuparsi in quegli anni, per giungere alla sua codificazione con la prima legge urbanistica del 1942. • Il prodotto industriale si fa materiale e forma della città. Ampio uso dei tubi nell’arredo urbano e nella costruzione dei manufatti (antenna in piazza, colonne tubolari nei porticati, tubi Dalmine nelle balaustre delle scale e negli steli delle fonti di illuminazione, ecc.). • Nel 1927 i comuni di Sabbio, Sforzatica e Mariano al Brembo vengono uniti in un’unica entità amministrativa il cui capoluogo è Dalmine. Nel 1962 verrà aggregata al nuovo centro urbano anche la frazione di Guzzanica precedentemente unità a . Piazza dell’Impero (1935-1939). Il prodotto della fabbrica, i tubi senza saldatura si fanno materiali per la realizzazione della città Il prodotto della fabbrica, i tubi senza saldatura si fanno materiali per la realizzazione della città

Gruppo colonico Macallé Dalmine dall’impresa alla città

La campagna dell’impresa a servizio delle città impresa La Pro Dalmine coordina oltre 10 gruppi colonici, che ospitano 140 persone e danno lavoro a 60 contadini (oltre la metà dipendenti fissi della Dalmine).

Nelle attività agricole si applicano criteri moderni di rotazione dei raccolti, di selezione delle sementi. Tali attenzioni generano un sistema economico autosufficiente. La cooperativa di consumo distribuisce ai dipendenti della Dalmine latte, carne e altri prodotti a prezzo di costo, maggiorati delle sole spese di esercizio.

I non dipendenti possono approvvigionarsi a prezzo maggiore, i ricavi vengono ridistribuito ai soci. Si ottiene cosi un duplice scopo, distribuzione a prezzi calmierati e vendita di prodotti sicuri a filiera corta. Il prodotto della fabbrica, i tubi senza saldatura si fanno materiali per la realizzazione della città

Colonia elioterapica Il prodotto della fabbrica, i tubi senza saldatura si fanno materiali per la realizzazione della città

Viale Mazzini, Dalmine la ‘main street’ Dalmine dall’impresa alla città La seconda guerra mondiale e la tragedia del bombardamento

• Dal settembre 1943 la Dalmine è sottoposta al controllo degli occupanti tedeschi e inserita nel novero degli stabilimenti ausiliari del Reich, sotto la minaccia dello smaltellamento e della deportazione. L’anno successivo la situazione precipita a causa dei bombardamenti alleati: il più grave, il 6 luglio 1944, provoca oltre 270 morti, circa 800 feriti e ingenti danni agli impianti e alle infrastrutture.

• Alla fine della guerra rientra nella Finsider, la finanziaria dell’IRI, con la denominazione Dalmine s.p.a.. Gli anni del dopoguerra sono quelli dell’apertura del mercato internazionale (commesse, soprattutto per condotte petrolifere, in Egitto, Arabia, Iran, India, Birmania, Messico, Venezuela, Bolivia, Cile, Equador, ecc.) La seconda guerra mondiale e la tragedia del bombardamento

Per non interrompere il lavoro non venne diramato l’allarme, perirono 244 persone alla "Dalmine" , 13 in altre aziende, oltre a 21 civili. 6 luglio 1944, il giorno della tragedia Dalmine dall’impresa alla città • Come • Alla fine della guerra rientra nella Finsider, la finanziaria dell’IRI, con la denominazione Dalmine s.p.a.. Gli anni del dopoguerra sono quelli dell’apertura del mercato internazionale (commesse, soprattutto per condotte petrolifere, in Egitto, Arabia, Iran, India, Birmania, Messico, Venezuela, Bolivia, Cile, Equador, ecc.)

• Dal secondo dopoguerra ad oggi si espandono a macchia d’olio i nuclei urbani precedenti all’insediamento produttivo, in questa fase, all’impresa che prosegue, anche se con minor intensità la propria azione di costruzione del tessuto urbano, si affiancano altri soggetti: Amministrazione comunale, Parrocchia, Ina-casa, Iacp, cooperative di dipendenti, ecc. Il modello Dalmine oltre Dalmine

Colonia alpina a Castione della Presolana dedicata all’ex Presidente Mario Gargagni, deceduto nel 1930. Colonia estiva a Riccione Colonia crenoterapica a Trescore Balneario Apuania (avvio nel 1939 tra i comuni di Massa e Carrara) Campana (Argentina, provincia di Buenos Aires, dal secondo dopoguerra) Gli edifici della Direzione si interfacciano, in modo speculare, sia verso gli spazi chiusi della fabbrica sia verso gli spazi aperti della città. Dalmine dall’impresa alla città Un’impresa, un territorio, una città nuova, un architetto

Una città che si costruisce lungo un arco di tempo relativamente lungo Per opera dello stesso progettista Secondo un disegno unitario Nascita di una nuova istituzione municipale Mancanza di un patronato industriale di riferimento (assenza di una committenza e un paternalismo riconoscibile) Culture tecniche e circolazione dei saperi La formazione delle città

• La storia degli insediamenti umani (ecostoria) è una relazione biunivoca: storia della città, città che fa storia • Le testimonianze materiali sono di per sé fonti storiografiche, nel senso che, senza bisogno di altri supporti informativi, trasmettono direttamente notizie a chi le osserva. La città è storia visibile di sé stessa. • Le soluzioni adottate dal progettista a Dalmine tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta riflettono le tensioni dell’architettura italiana della prima metà del XX secolo (dalle opere classicheggianti con accenni dichiaratamente dèco, al confronto con il razionalismo, al modernismo più moderato). La Parrocchiale di Dalmine, dedicata a S. Giuseppe in stile decò Casa del Fascio, 1936, ora edificio privato, secondo lo stile del razionalismo italiano Dalmine dall’impresa alla città Un’impresa, un territorio, una città nuova, un architetto E’ una città produttiva la Dalmine di Giovanni Greppi…città segnata dalla centralità geometrica e totalizzante della fabbrica, ma che proprio in questa centralità del lavoro vorrebbe anche affermare la sua dimensione a misura d’uomo, costruita sulle esigenze della collettività e sui ritmi della vita famigliare, sui tempi della giornata lavorativa, una città di operai produttori, che agiscono all’interno di una visione positiva della vita sociale in cui il lavoro è al centro e motore di ogni cosa: la Chiesa stessa, la sede della municipalità, della vita collettiva, sociale e politica, tutto appare laterale rispetto alla centralità della fabbrica. Ma non si tratta della città in cui la produzione viene perseguita come obiettivo unico e supremo, anche a discapito della condizione dell’uomo, la città di Greppi non è il luogo dell’alienazione ….ma non è neanche la fabbrica paternalistica del villaggio di Crespi d’Adda dove la residenza-castello del proprietario –padrone fa da contraltare alla chiesa, e insieme sorvegliano dall’alto la fabbrica, con le residenze operaie appiattite sull’immenso famedio del cimitero, in una visione totalizzante della città-fabbrica… Dalmine dall’impresa alla città Un’impresa, un territorio, una città nuova, un architetto

Dalmine è una realtà diversa…generata dall’enfasi di un’idea positivista in cui l’uomo è concepito come produttore: l’uomo-operaio, la sua famiglia, tutta la sua vita materiale e spirituale sono gestiti all’interno di una concezione del mondo segnata dall’ottimismo di una realtà da cui sembra bandita per magia la fonte di ogni possibile angoscia…Nel disegno urbano di Greppi…manca una parte della città: manca la città dei morti. C’è tutto a Dalmine, c’è ogni sorta di servizi e di attrezzature sociali, ma manca il cimitero. In una città generata dall’ottimismo positivista e tutta votata alla valorizzazione produttiva, può apparire persino naturale che il cimitero non venga neppure previsto. Il fascino di una industriosa cittadina operaia da quindi corpo all’immagine di Dalmine all’interno di un sogno di benessere operoso: una bella favola democratica, da cui viene allontanata ogni evocazione alienante, persino la morte è bandita, nel tentativo, questo sì utopico, di esorcizzare ogni elemento negativo e ogni aspetto di coercizione dell’uomo sull’uomo, della macchina sull’uomo, del capitale sull’uomo, persino quella della natura sull’uomo. Dalmine una città per l’uomo e per il lavoro industriale L’evoluzione e le sfide di Dalmine continuano, oggi, a fianco della città del lavoro sta sorgendo una città della cultura ….

Sopra il deposito delle biciclette, oggi sede (a fianco) della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bergamo Dalmine dall’impresa alla città Per saperne di più: LUSSANA CAROLINA ( a cura di), Dalmine dall’impresa alla città. Committenza industriale e architettura, Quaderni della Fondazione Dalmine, 3, Fondazione Dalmine, Dalmine, 2003.

AA.VV., L’area di Dalmine-Zingonia tra natura e storia: assetti, dinamiche, prospettive, in Otto comuni per una strategia. Un’identità culturale per l’area Dalmine- Zingonia, SERVITEC, Università degli Studi di Bergamo, Politecnico di Milano, Bergamo 2002, pp. 1-60. Categorie di città, in base alle loro funzioni

• Le funzioni costituiscono l’elemento di continuità di una città, a volte una città è sorta per svolgere una specifica funzione e da questa ha tratto occasione per svilupparsi e rafforzarsi come struttura urbana. • Le città del commercio (città di confine, città portuali) • Le città del potere (Città capitali, le città stato e stato città, città fortezza e città fortificate, le città sacre) • Le città della produzione (città minerarie, città contadine, città della bonifica agraria, città della pesca, città manifatturiere, città industriali, città fabbrica) • Le città della conoscenza e della cultura (città universitarie, tecnopoli, città della cultura e città d’arte) • Le città del turismo (città termali, città delle vacanze: città balneari – città dei divertimenti – città del turismo della neve, ecc.). Categorie di città, in base alle loro funzioni

• Le funzioni costituiscono l’elemento di continuità di una città, a volte una città è sorta per svolgere una specifica funzione e da questa ha tratto occasione per svilupparsi e rafforzarsi come struttura urbana. • Le città del commercio (città di confine, città portuali) • Le città del potere (Città capitali, le città stato e stato città, città fortezza e città fortificate, le città sacre) • Le città della produzione (città minerarie, città contadine, città della bonifica agraria, città della pesca, città manifatturiere, città industriali, città fabbrica) • Le città della conoscenza e della cultura (città universitarie, tecnopoli, città della cultura e città d’arte) • Le città del turismo (città termali, città delle vacanze: città balneari – città dei divertimenti – città del turismo della neve, ecc.). Le città della conoscenza e della cultura

• La funzione culturale era in origine legata a quella religiosa, vedi Delfi in Grecia, o le scuole islamiche associate alle mosche nelle città islamiche o i monasteri e le cattedrali nel medioevo europeo o i templi buddisti nelle città tibetane…. • . Ma non solo! Si pensi ad Atene con l’Accademia di Platone o ad Alessandria d’Egitto • Dal 1100 nascita delle città universitarie (Bologna, Parigi, Cambridge, Salamanca…) • Parchi tecnologici o tecnopoli • Città della cultura e di città d’arte e l’Italia è il paese che offre gli esempi più numerosi!!