5 DEFENSIVE ARCHITECTURE OF THE MEDITERRANEAN XV TO XVIII CENTURIES Vol. V PROCEEDINGS of the International Conference on Modern Age Fortifications of the Mediterranean Coast FORTMED 2017

DEFENSIVE ARCHITECTURE OF THE MEDITERRANEAN XV TO XVIII CENTURIES Vol. V

Editor Víctor Echarri Iribarren Universidad de Alicante. Spain

EDITORIAL PUBLICACIONS UNIVERSITAT D’ALACANT FORTMED 2017

Colección Congresos UA

Los contenidos de esta publicación han sido evaluados por el Comité Científico que en ella se relaciona y según el procedimiento de la ``revisión por pares´´.

© editor Víctor Echarri Iribarren

© de los textos: los autores

© 2017, de la presente edición: Editorial Publicacions Universitat d’Alacant. www.publicaciones.ua.es/

Imprime:

ISBN: 978-84-16724-75-8 (Vol. V)

Depósito legal: A 493-2017

FORTMED – Modern Age Fortifications of the Mediterranean Coast, Alicante, October 26th, 27th, 28th 2017 Defensive Architecture of the Mediterranean. XV to XVIII centuries / Vol V / Echarri Iribarren (Ed.) © 2017 Editorial Publicacions Universitat d’Alacant

La fortezza di Bastia: dalla difesa di proprietà fondiarie alla vigilanza armata della costa nord-marchigiana Maria Augusta Bertini prof. associato (docente di Geografia presso la Scuola di Lettere, Arti, Filosofia), Dipartimento di Scienze della Comunicazione, Studi Umanistici e Internazionali: Storia, Culture, Lingue, Letterature, Arti, Media – Università degli Studi “Carlo Bo” – Urbino (Italia). E-mail: [email protected]

Abstract The research examines the history and different roles that the small fortification called “Bastia” has played through the centuries. It is located at the mouth of the Cesano on the north coast of the . It was built around the turn of the 14th century by the Malatesta family of Rimini, to which the Pope had attributed the lordship of . The fortified building was intended to defend the territory subject to the castle. This continued when it and the surrounding lands became property of the St. Marks’s Commandery of the Knights Malta’s Order, contributing also to face the Ottoman assaults or raids by corsairs and pirates coming from the Eastern Adriatic regions. We used bibliographic, cartographic and archival documents along with some surviving testimony to reconstruct the evolution of this unique structure within the political, social and economical contexts of the past. The progressive abandonment, due to changing historical conditions, has led to the ultimate demise of the bulwark. The only surviving part are the massive walls, now incorporated in an rural building of the same name that among other things still marks the adjacent territory.

Keywords: geografia storica, cartografia, Marche

1. Introduzione

Centri fortificati, roccaforti, torri di sorveglianza forme di controllo e organizzazione a livello punteggiano da secoli colline, monti, marine territoriale e sociale. dell’area nord-marchigiana. I trascorsi ruoli li identificavano come sedi per difendere proprietà, 2. Tra “caposaldo di controllo e azienda fronteggiare intenti espansionistici di signori agricola”: le origini malatestiane della locali o aggressioni provenienti dal mare. “Bastia” Nondimeno, gli stessi piccoli approdi e le foci fluviali hanno ospitato postazioni di In questo contesto si colloca la comunità di sorveglianza, avvistamento o di vigilanza Mondolfo che, assegnata dalla Santa Sede in armata, utilizzati “per guardar le marine” e a vicariato alla famiglia riminese dei Malatesta volte designati con il termine “bastia”, la cui all’inizio del Trecento, con la conferma del 1399 origine risale all’età tardo-medievale. Va diviene definitivamente parte della signoria peraltro rilevato che in tale periodo gran parte malatestiana. Entrato in possesso di vaste delle realtà locali marchigiane ha vissuto il proprietà immobiliari nella bassa valle del fiume processo di transizione dal governo comunale al Cesano – usurpate alla comunità mondolfese – il potere signorile cui sono riconducibili specifiche casato si fa promotore di opere di bonifica, di

135 diboscamento e messa a coltura di terre corrispondere a tali esigenze appariva, quindi, inselvatichite, favorendo l’appoderamento, necessario inventariare tutti i beni in grado di l’insediamento di coloni sui fondi, la creazione produrre redditi, localizzare e misurare le terre di fattorie (Anselmi, 1978, p. 808) e definendone estensione, confini, destinazioni e promuovendo, pertanto, la ripresa produttiva rese – dandone altresì raffigurazione grafica o dopo la crisi del XIV secolo. La piana costiera pittorica – determinare diritti d’uso e rapporti fra circostante il corso d’acqua, già parzialmente ente possessore, assegnatario e tributari: tutte colonizzata e detenuta da enti religiosi fra cui operazioni puntualizzate e riscontrabili nello l’Ordine di Malta, diventa uno dei cardini del strumento cabreistico che si configurava, quindi, come “misura del reddito e metafora del potere” sistema agricolo malatestiano ospitando una (Sereno, 1990, p. 61). grande casa colonica e vari edifici a servizio Specchio degli innumerevoli possedimenti in della proprietà. In questo spazio i Malatesta, varie regioni europee, i cabrei dell’Ordine di sullo scorcio del Trecento, costruiscono anche Malta – moltiplicatisi nel tempo in seguito ai un piccolo fortilizio denominato “bastia” – da periodici miglioramenti e redatti in forme cui prenderà nome l’intera località – deputato a sempre più esatte grazie al perfezionamento difendere le proprie tenute nonché il castello tecnico e tecnologico dell’attività agrimensoria – 1 mondolfese nell’immediato entroterra vallivo . costituiscono una dotazione documentaria In questo caso il fabbricato non sembra rilevante sul piano quantitativo e spesso configurarsi quale difesa collettiva per le eccezionale per valenze qualitative. La parte più 2 comunità rurali , ma piuttosto come torre, consistente della documentazione riguarda il avamposto fortificato, “piccola fortezza di forma Gran Priorato di Roma (264 volumi) che quadrata” ma anche come “presidio rustico con annovera fra le Commende di propria pertinenza abitazione” posto all’esterno di un insediamento quella di S. Marco di (Moroni, 1844, pp. castellano (Du Cange, 1883, pp. 599-600). 293-294), la cui origine è fatta risalire al XIII Dopo la massima fioritura nella prima metà del secolo (Bernacchia, 1982, pp. 138-139), con Quattrocento, la storia della grande impresa ha sede amministrativa nella chiesa urbana dello termine con la fine della dominazione stesso titolo. Ad essa, coerentemente con la malatestiana, quando la comunità di Mondolfo e vocazione ospitaliera dell’Ordine, era annesso i Gerosolimitani ottengono dal pontefice Paolo II un ospedale destinato all’accoglienza dei 6 (1465) la restituzione dei beni in precedenza pellegrini ; tanto più che Fano, situata sullo occupati dai Malatesta la quale, tuttavia, dà snodo stradale tra la Flaminia e la viabilità origine a rivendicazioni e contese confinarie tra i costiera, svolgeva un importante ruolo strategico due enti. nell’ambito del sistema itinerario italiano privilegiato nei percorsi verso Roma o la 3. La “Commenda di Bastia” dell’Ordine Terrasanta. I beni della Commenda di S. Marco gerosolimitano: note storiche e cartografiche sono descritti e rappresentati in due cabrei seicenteschi e in cinque redatti nel corso del I cavalieri dell’Ordine religioso cavalleresco di Settecento7. La precedente mancanza del S. Giovanni di Gerusalemme (o Gerosolimitani), supporto cartografico a certificazione dei limiti proprietari di numerose terre e castelli in tutto di proprietà probabilmente concorreva ad l’Occidente, possedevano anche nelle Marche alimentare i frequenti contenziosi con il vicinato, considerevoli appezzamenti terrieri di cui come testimoniano, a titolo esemplare, sopravvivono testimonianze descrittive e controversie confinarie sorte nel 1472 fra il figurate in numerosi “cabrei”3. Questi ultimi, Commendatario di S. Marco e le comunità di strettamente collegati all’istituto delle Mondolfo e Bastia8. Commende4, rivestivano funzioni economiche, sociali e giuridiche connesse alla razionale ed Fra i cabrei descrittivo-figurati degno di 9 efficace amministrazione delle proprietà e specifica attenzione è il manoscritto n. 255 che, all’esercizio dei relativi diritti territoriali5. Per registrando proprietà e censi del beneficio

136 fanese, elenca possedimenti distribuiti in varie “stalla verso il mare”; oltre a ciò, il disegno non località dei circondari di Fano, Pesaro, trascura di evidenziare la presenza di una e in gran parte frutto di lasciti testamentari; fra “Cappelletta o Maestaduccia” e di un pozzo quelli pertinenti al territorio di Mondolfo è (Archivio S.M.O.M., Cod. n. 255, f. 75v). annoverata la tenuta agraria di Bastia con relativa “torre”. L’inventario, commissionato da Fra’ Nicolò Barberini10 – assegnatario della Commenda alla metà del Seicento – fu realizzato tra lo scorcio del 1655 e l’inizio del 1656 da Domenico e Andrea Darii, “publici misuratori da S. Costanzo” ed esperti agrimensori-cartografi il cui lavoro di rilevamento e restituzione grafica di terre ed edifici ha offerto utili contributi alla ricostruzione storica dell’evoluzione della proprietà fondiaria, del paesaggio rurale, delle pratiche agricole, delle strutture insediative e delle locali forme architettoniche. Ubicata nella bassa valle del Cesano – sulla sinistra idrografica in prossimità dell’Adriatico – in territorio di Mondolfo, l’estesa ed importante “possessione della Bastia”11 è descritta e cartografata in cinque mappe parziali. Le quattro unità poderali che la compongono, rilevate il 16 settembre 1655, riportano in scala (“canne” locali) le nude particelle, delimitate da confini naturali (il fiume Cesano o il litorale adriatico), dalla viabilità costiera o da strade dirette verso i centri interni di Mondolfo e San Costanzo, da predi contermini. Le planimetrie sono Fig. 1 – Il nucleo di Bastia in un cabreo accompagnate da brevi note su coltivazioni, dell’Ordine di Malta (Archivio S.M.O.M., Cod. estensione dei terreni, destinazione agricola n. 255, f. 75v) risultante “arativa a grano, filonata de’ viti, alborata de diversi frutti, salci, olmi, olivi, In assenza di altre precisazioni, non è vignata, prativa…, piantata ad oppij” (Archivio ingiustificato ritenere che il massiccio edificio S.M.O.M., Cod. n. 255, ff. 73v-75r). La quinta quadrato di Bastia potesse essere il residuo del tavola (Fig. 1) è riservata all’illustrazione del fortilizio eretto a fini difensivi in epoca polifunzionale complesso edilizio – designato malatestiana e convertito nel tempo ad usi “case e Torre della Bastia” – preposto al residenziali non escludendo, data l’imponenza, coordinamento fondiario e territoriale. Da essa si potenziali compiti di sorveglianza della evince che la vasta tenuta, distinta da notevole proprietà. In determinati periodi e circostanze varietà colturale e sicuramente assai produttiva, svolgerà, inoltre, il ruolo di caposaldo del era di certo condotta da numerosa manodopera, sistema protettivo costiero, fungendo da forse appartenente ad una famiglia “allargata” e postazione di avvistamento e difesa contro coadiuvata da salariati, come sembra confermare eventuali incursioni corsare – che per oltre tre la presenza di due abitazioni, di cui la maggiore secoli avevano rappresentato una consistente è qualificata come “Torre Casa principale” minaccia per le popolazioni rivierasche – ma mentre l’altra è definita “casa avanti la Torre”. anche di controllo della “strada postale” Nella proprietà era altresì praticato litoranea e del vicino ponte sul Cesano, come l’allevamento, data l’esistenza di una grande

137 effettivamente attestato da documenti del primo soprattutto tra la comunità mondolfese e i Settecento. Gerosolimitani (Bernacchia, 1982, pp. 148-149),

Fig. 2 – P. L. Speranzini, Particolare della Pianta della Commenda di Bastia, 1707 (Collez. dott. Mauro Ricci)

Nei primi anni del XVIII secolo la fascia costiera di Bastia, sede di gran parte delle espresso nella precisazione che circa metà delle proprietà gerosolimitane ma anche di poderi 6.000 canne di terra era stata usurpata e coltivata pertinenti a locali nobili casati o altre pochi anni addietro “…dalli lavoratori della congregazioni religiose, appariva connotata da Commenda di Malta…”, mentre il resto doveva diffusi segni di sfruttamento agricolo e da terreni essere messo a profitto e destinato a nuove suscettibili di messa a coltura. Significativa colture. Particolare evidenza è attribuita al testimonianza delle strutture architettoniche e nucleo della “Commenda di Malta” costituito da dell’assetto agrario sul fronte marino è una una grande abitazione e dalla tradizionale torre, pianta acquerellata redatta dall’agrimensore Pier la cui sagoma assai elevata e coronata da Luigi Speranzini il 17 maggio 1707 (Fig. 2) che merlature sembra trovare giustificazione in un riproduce il tratto litoraneo esteso dal fiume rimaneggiamento per potenziarne il ruolo di Cesano all’“Hosteria di ”, sorveglianza della strada, del ponte e del litorale. accompagnando quale supporto visivo un atto di concessione fondiaria che, peraltro, darà luogo 4. L’accentuarsi del ruolo difensivo ad una nuova e annosa lite. Dalla dettagliata didascalia annessa si apprende che i “terreni Un disegno dell’aggregato di Bastia, in larga sodivi coltivati e da coltivarsi… rilasciati dal parte simile a quello delineato nel cabreo mare incominciando dall’Hosteria di Marotta gerosolimitano ma ripreso dalla prospettiva sino al Ponte della Bastia tutti esistenti nel opposta, compare nella raccolta “Schizzi et piano…”, spettanti alla Reverenda Camera abbozzi de tutte le fortezze, terre, città castelli e Apostolica, vennero assegnati in enfiteusi porti che sono in tutta la piaggia del mare perpetua da papa Clemente XI alla comunità di Adriatico di tutto il Stato Ecclesiastico fatte Mondolfo. Interessante il richiamo ad uno dei caminando sopra li medesimi luoghi nella visita ricorrenti contenziosi fra proprietari vicini, ch’io fecci dell’anno 1677, per ordine della Santità di Papa Innocenzio XI”, contenuta in un

138 codice della British Library di Londra12 (De e sbocchi fluviali al momento esclusi dalla Nicolò, 1998, p. 176). L’insieme, posto sui sorveglianza. residui di una falesia fronteggiante la spiaggia, Sulla base di un preciso disegno geopolitico e era costituito da una robusta torre a pianta adeguati piani di custodia militare, anche alla quadrata affiancata da altre costruzioni ad uso Bastia viene assegnato ufficialmente un ruolo abitativo e con funzioni specificamente agricole strategico-difensivo a presidio della foce del (Fig. 3). Tuttavia, mentre la rappresentazione Cesano e della circostante riviera. In particolare, cabreistica è colta da terra, quella proposta nel dalla relazione di mons. D’Aste risulta che la codice britannico è vista dal mare; il che “Torre di Bastia è armata con sei Moschettoni, et potrebbe apparire simbolicamente riconducibile è guardata da otto Soldati a’ piedi di Mondolfo” a diversi intendimenti: in base a un’ottica (Gibelli, Brunamonti, Danesi, 1888, p. 28). agrimensoria nel primo caso, ad una possibile progettazione di difese costiere nel secondo esempio. Il minuzioso titolo della raccolta ricorda che l’anonimo autore ha eseguito il sopralluogo e gli elaborati grafici su richiesta del papa Innocenzo XI, strenuo sostenitore della lotta contro l’impero ottomano e per questo certamente sensibile anche alla protezione del fronte marittimo del proprio dominio. Non è quindi fuor di luogo ipotizzare che il codice, privo di una relazione di supporto, possa configurarsi come informativa preliminare per eventuali interventi fortificatori, nonché Fig. 3 – Il forte di Bastia alla fine del Seicento prototipo ispiratore di analoghe descrizioni (British Library, Londra. Coll. Maps and views, successive come rivela, ad esempio, il confronto Ms. Add. 15757) con il Codice Vaticano Latino 10700, una relazione sullo stato delle piazzeforti adriatiche All’inizio del XVIII secolo, nel timore di pontificie redatta a fine Seicento dal un’avanzata ottomana, papa Clemente XI ordina Commissario delle Armi mons. Marcello D’Aste nuove verifiche per ulteriori interventi sul e presentata a papa Clemente XI nel 170113. Al sistema difensivo condotte nel 1715 dal generale riguardo va sottolineato che, seppure già nel Luigi Ferdinando Marsili il quale, nel proprio 1485 si fosse registrata la prima incursione dal resoconto, comprende fra i “posti” esistenti la mare nel territorio di Mondolfo e che per l’intero “Torre della Bastia” ricordando altresì che, per Cinquecento si siano susseguite ispezioni in tutti timore dei Turchi, già i duchi di Urbino avevano i luoghi marittimi dell’Adriatico pontificio e sistemato “…nello stato in cui si ritrova ordinanze per provvedere alla loro tutela (De presentemente la fortezza della Bastida sul fiume 14 Nicolò, 1998, pp. 33-38), la Bastia non è mai Cesano…” . Successivamente il fortino, non menzionata. Ad essa sono affidati compiti più nominato e perduta la propria utilità, si avvia difensivi solo sullo scorcio del Seicento quando, verso un graduale degrado. con la recrudescenza di aggressioni turche e Vedute e rappresentazioni cartografiche, spesso attacchi pirateschi da parte di popolazioni artisticamente apprezzabili, unite ad altre balcaniche, lo Stato pontificio stabilisce il documentazioni archivistiche si connotano come rafforzamento strutturale di centri urbani e porti memorie geostoriche e preziose chiavi di lettura principali (Ancona, Fano) ma anche dell’evoluzione paesaggistica e delle variazioni l’installazione di piccoli baluardi presso approdi d’uso delle componenti territoriali.

139 5. La “Torre di Bastia” nella cartografia storica varie costruzioni indicate come “casa colonica” e “case d’uso proprio” di cui risulta proprietaria La rilevanza del nucleo trova, peraltro, conferma la nobile famiglia senigalliese Mastai Ferretti. nell’attenzione riservatagli dalle principali e più Nella cartografia topografica prodotta tra la fine significative rappresentazioni cartografiche del del XIX secolo e la metà del Novecento16 (Fig. passato. Infatti, “Bastia” (anche nella versione 4), il sito un tempo occupato dalla torre di Bastia alterata “Basia”) è nominata in tutte le principali è sede di una casa colonica e attraversato da una carte della Marca Anconitana o del Ducato e poi serie di strade secondarie la cui denominazione Legazione di Urbino, elaborate fra la metà del rievoca la presenza dell’antico fortilizio. Cinquecento e l’inizio dell’Ottocento, sia singole (G. B. Clarici, C. Maire-R. Boscovich, G. M. Cassini), sia comprese in alcune edizioni della Geografia tolemaica (come quella curata da G. Ruscelli, contenente la carta della “Marcha de Ancona Nova” di G. Gastaldi, o quelle di G. A. Magini), nelle Raccolte Lafrery, nella Galleria delle Carte Geografiche in Vaticano, nei grandi atlanti di cartografi nordeuropei e italiani (Ortelio, Mercatore, De Jode, Hondius, Magini, Blaeu, Von Reilly, Lasor a Varea, Zatta) ed Fig. 4 – Sito dell’antica torre (I.G.M., 1948) anche nell’atlante del Ducato urbinate, opera del seicentesco pittore-cartografo pesarese 6. Memorie storiche e cartografiche: per non Francesco Mingucci, in cui compare con il dimenticare una torre scomparsa termine “Comenda” (B.A.V., Cod. Barb. Lat. Paradigma di ruoli molteplici e differenziati nei 4434, tavv. 4 e 139). Spesso individuata dal secoli, la cellula edilizia, per la specifica simbolo imitativo di una torre e ubicata destinazione a difesa costiera aveva beneficiato, generalmente sulla sinistra della foce del Cesano almeno nell’ultimo scorcio della sua esistenza, – posizione peraltro confermata dal “cabreo” di una certa manutenzione. Ma nel volgere di dell’Ordine di Malta – ma a volte erroneamente breve tempo le mutate condizioni storiche, anche sulla destra, sulla scia del Mingucci la sottraendo interesse e giustificazione all’ultima località è segnalata con il toponimo “Comenda ragione funzionale, hanno innescato un di Bastia” nella carta della “Legazione del inesorabile declino che ha annullato qualunque Ducato d’Urbino…” (1697) di Filippo Titi e in possibilità di recupero materiale, lasciando quella della “Legazione di Urbino…” (1783) spazio solo alla sopravvivenza della memoria compresa nell’Atlante Novissimo di Antonio storico-cartografica di un sito di notevole Zatta, a testimonianza della tendenza di taluni interesse culturale e ambientale. autori ad imitare cartografie precedenti (Bertini, 2006, p. 31). Interessante notare che il cabreo Il progressivo abbandono, la dispersione o il della vicina Commenda di S. Anastasio di reimpiego dei materiali edilizi per altri scopi Scapezzano, redatto nel 1762, raffigurando fra i hanno pertanto condotto alla definitiva vari beni anche la “possessione” della Bastia non scomparsa del baluardo, di cui sopravvivono propone la torre di difesa, al tempo forse in parte solamente resti di massicce mura inglobati al smantellata (Archivio S.M.O.M., Cod. n. 275). piano terra di un edificio rurale (Fig. 5), situato presso l’antica sponda di foce del Cesano e La situazione ottocentesca, risultato di una identificato dallo stesso originario toponimo che, consistente riorganizzazione strutturale, è fra l’altro, contrassegna tuttora l’adiacente illustrata nelle mappe del Catasto Pio- territorio, attualmente noto come Piano Marina, Gregoriano15; nell’area in esame compaiono

140 all’innesto della via Cesanense nella strada periodico aggiornamento diviene compito statale 16 Adriatica. obbligatorio dei Commendatari (Critien, 1997, pp. 12-16). 6 Nel 1270, in uno strumento dell’Archivio del Capitolo di Fano, sono ricordati “…lo Spedale, e Chiesa di S. Marco appartenente alla Religione Gerosolimitana…” e “…Donno Petro Capellano Hospitalis, et Donno Nicolao Comendatore S. Marci…” (Amiani, I, 1751, pp. 138-139, 189, 217). 7 Oltre a questi, esistono due cabrei riferiti all’Ottocento; altri tre volumi (uno per il Seicento, due per il Settecento) riguardano Fig. 5 – Abitazione con resti di mura della torre “Processi di Miglioramento” (Critien, 1997, pp. 23-24). Note 8 In merito, lo storico fanese P. M. Amiani

1 annota: “La Commenda di S. Marco goduta in Localizzato nel settentrione marchigiano, in quest’anno (1472) da Domenico de Sala territorio comunale di Mondolfo ai limiti fra le Cavaliere Gerosolimitano era intricata in molte province di Ancona e Pesaro-Urbino, il sito è liti colle Comunità di Mondolfo, e della Bastia, stato così descritto: “La Bastia era situata sulla dove possedendo quell’inclito Ordine i suoi punta della ripa, che fa cantone in prossimità del beni, pretendeva quel Commendatario, che i Ponte Cesano nella strada che da Mondolfo confini fossero stati mutati in pregiudizio della imbocca nella Corriera, che porta da Fano a sua Religione di S. Giovanni. Il Pontefice a cui Sinigaglia” (Beliardi, 1928, pp. 21-22). erane stato fatto ricorso, con suo Breve stabilì la 2 Le “bastie”, diffuse in tutta l’Europa nel tardo terminazione di quelle liti, e di quante ne fossero Medioevo, erano intese in tal senso soprattutto in insorte in alcun tempo, con deputare in giudice regioni del settentrione italiano come il della Commenda il Podestà nostro, e in seconda Piemonte, in cui erano definite “ricetti”, o il istanza il Governatore, come apparisce ne’ Veneto dove erano note come “bastide” (Viglino Consigli di quest’anno” (Amiani, II, 1751, p. 30; Davico, 1978; Settia, 1988, pp. 263-269). Bernacchia, 1982, pp. 135-158). 3 Il termine “cabreo” designa la ricognizione 9 Il codice, composto di 240 fogli e distinto dal descrittiva delle singole parcelle delle proprietà titolo “Cabreo della Commenda di San Marco di fondiarie signorili o ecclesiastiche; in seguito, è Fano del Sig.r Priore Fra’ Nicolò Barberino. utilizzato per definire le rappresentazioni 1655”, è parte del ricco Fondo cabreistico cartografiche a scala planimetrica che formano il conservato nell’Archivio Magistrale del palazzo supporto illustrativo delle descrizioni (Critien, dell’Ordine in via Condotti a Roma (Critien, 1997, p. 11). 1997, p. 17). 4 La Commenda era un “beneficio ecclesiastico 10 Figlio di Taddeo Barberini e Anna Colonna. dato in custodia, in amministrazione e 11 La proprietà era compresa fra i “beni mensali”, godimento ai Cardinali, ai vescovi, agli abbati cioè condotti da coloni che corrispondevano regolari, ai chierici ed anche ai cavalieri di parte delle rendite alla struttura amministrativa Ordini equestri religiosi…” (Moroni, 1842, pp. ecclesiastica commendataria per il suo 61-65). L’istituzione delle Commende mantenimento. dell’Ordine di Malta risale al 1206 (Critien, 1997, pp. 11-12). 12 British Library, Londra. Coll. Maps and views, Ms. Add. 15757. 5 La loro redazione, imposta da precise norme statutarie, era finalizzata alla “conservazion dei 13 Il Codice Vaticano Latino 10700 (Disegni e beni, e giustificazione in ogni tempo del loro descrittioni delle fortezze, e piazze d’armi dominio, affinché i mali amministratori delle artiglierie, armi monizioni da guerra soldati Commende non ardischino d’alienarli, né i vicini bombardieri pagati milizie scelte di cavalleria, e fraudolentemente occuparli…” e il loro fanteria dello Stato Ecclesiastico) è stato edito

141 in “copia esatta” e in soli 120 esemplari nel 1888 15 Archivio di Stato, Pesaro. Catasto Pio- a cura di G. Gibelli, G. Brunamonti, C. Danesi Gregoriano. Delegazione d’Urbino e Pesaro. (Forze e fortezze pontificie alla fine del secolo Comune di Mondolfo. Copia della Mappa decimosettimo) come omaggio al papa Leone Originale di S. Lorenzo, Sezione II del Comune XIII “nella fausta solenne ricorrenza del suo di Mondolfo, copiata dai sottoscritti in Fogli giubileo sacerdotale”. rettangoli N. XIX – Spinetti Padre, e Figlio e Marconi Compagni, F. XI (Allegato I). 14 Archivio Segreto Vaticano. Fondo Albani, vol. 212, Discorso del generale conte Marsili da lui 16 Istituto Geografico Militare, Firenze (1894, mandato con la carta topografica della spiaggia 1907, 1948). Carta Topografica d’Italia. F. 110 dell’Adriatico (1715), cc. 144r-160r. La raccolta III S.E. “Monterado” e F. 110 III N.E. contiene vari altri documenti sul medesimo “Mondolfo”. argomento.

Referenze Archivio Segreto Vaticano. Fondo Albani. vol. 212. Archivio Sovrano Militare Ordine di Malta (S.M.O.M.), Roma. Fondo Cabrei, Cod. n. 255, ff. 73v-75v; Cod. n. 275. Archivio di Stato, Pesaro. Catasto Pio-Gregoriano. Delegazione d’Urbino e Pesaro. Comune di Mondolfo. Copia della Mappa Originale di S. Lorenzo, Sezione II del Comune di Mondolfo, copiata dai sottoscritti in Fogli rettangoli N. XIX – Spinetti Padre, e Fig.o, e Marconi Comp., c. 10. (Allegato I) F. XI. Biblioteca Apostolica Vaticana (B.A.V.). Cod. Barb. Lat. 4434, Stati, dominii, città, terre, e castella dei Serenissimi Duchi, e Prencipi della Rovere, tratti dal naturale da Francesco Mingucci da Pesaro. Amiani P. M. (1751). Memorie istoriche della città di Fano. Fano. G. Leonardi. Anselmi S. (1978). “Organizzazione aziendale, colture, rese nelle fattorie malatestiane, 1398-1456”, in Quaderni Storici, n. 39. pp. 806-827. Beliardi D. (1928). Memorie storiche della Terra di Mondolfo. Fano. Tip. Sonciniana. Bernacchia R. (1982). “Alcune proprietà fondiarie dei cavalieri gerosolimitani e una lite con la Comunità di Mondolfo nel 1472”, in Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le Marche, 85 (1980). Ancona. pp. 135-158. Bertini M. A. (2006). “Il paesaggio rurale della bassa Val Cesano in un cabreo seicentesco dell’Ordine di Malta”, in C. Paolinelli (ed.). Il territorio di Mondolfo in un antico cabreo dell'Ordine di Malta. Fano. Archeoclub d'Italia – Mondolfo. pp. 26-69. Critien J. E. (1997). “Dei Cabrei”, in AA.VV. Cabrevatio Bonorum. Priorati, Baliaggi e Commende dell’Ordine di Malta. Perugia. Benucci. pp. 10-24. De Nicolò M. L. (1998). La costa difesa. Fortificazione e disegno del litorale adriatico pontificio. Fano. Grapho 5. Du Cange C. (1883). Glossarium mediæ et infimæ latinitatis. Niort. L. Favre. t. I. Gibelli G., Brunamonti G., Danesi C. (ed.). Forze e fortezze pontificie alla fine del secolo decimosettimo. Roma. Tip. della Buona Stampa. 1888. Istituto Geografico Militare, Firenze. (1894, 1907, 1948). Carta Topografica d’Italia. F. 110 III S.E. “Monterado” e F. 110 III N.E. “Mondolfo”. Moroni G. (1840-1861). Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni. vol. XV (1842), vol. XXIX (1844).Venezia. Tip. Emiliana. Sereno P. (1990). “I cabrei”, in Milanesi M. (ed.). L’Europa delle carte. Dal XV al XIX secolo, autoritratti di un Continente. Milano. Mazzotta. pp. 58-61. Settia A. A. (1988). “Crisi della sicurezza e fortificazioni di rifugio nelle campagne dell’Italia settentrionale”, in Bazzana A. (ed.). Castrum 3. Guerre, fortification et habitat dans le monde méditerranéen au Moyen Age. Madrid-Rome. pp. 263-269. Viglino Davico M. (1978). I ricetti. Difese collettive per gli uomini del contado nel Piemonte medioevale. Torino. Edialbra.

142