Sommario 1 PREMESSA ...... 2 1.1 COMMITTENTE ...... 2 1.2 UBICAZIONE DELL’INTERVENTO ...... 2 2 DESCRIZIONE DEL CONTESTO PAESAGGISTICO ...... 4 2.1 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO ...... 4 2.2 CARATTERI GEOLOGICI E GEOMORFOLOGICI ...... 4 Aspetti geologici ...... 4 Aspetti geomorfologici ...... 6 2.3 CARATTERI IDROLOGICI E IDROLOGICI ...... 7 Idrologia ...... 7 Idoneità delle Acque Superficiali alla Vita dei Pesci ...... 10 Caratteristiche meteo-climatiche...... 11 Idrogeologia ...... 11 2.4 CARATTERI BOTANICI-VEGETAZIONALI E FAUNISTICI ...... 13 2.5 CARATTERI DEL PAESAGGIO AGRARIO ...... 14 2.6 PAESAGGIO E PATRIMONIO STORICO-ARCHITETTONICO ...... 15 2.6.1 SISTEMI INSEDIATIVI STORICI E TESSITURE TERRITORIALI STORICHE ...... 15 2.6.2 SISTEMI INSEDIATIVI STORICI E TESSITURE TERRITORIALI STORICHE ...... 15 2.6.3 PRINCIPALI VICENDE STORICHE ...... 15 2.6.4 PERCEZIONE DA PUNTI PANORAMICI E DA AMBITI A FORTE VALENZA SIMBOLICA ...... 16 2.6.5 CARATTERI DI DEGRADO PRESENTI ...... 16 3 QUADRO DI RIFERIMENTO NORMATIVO ...... 17 4 RELAZIONE DEL PROGETTO CON GLI ELEMENTI DI PIANIFICAZIONE ...... 18 4.1 LIVELLI DI TUTELA OPERANTI NEL CONTESTO PAESAGGISTICO ...... 18 4.2 PIANO PAESISTICO AMBIENTALE REGIONALE (P.P.A.R.) ...... 18 4.2.1 APPARTENENZA A SISTEMI NATURALISTICI (BIOTIPI, RISERVE, PARCHI NATURALI, BOSCHI) ...... 19 4.2.2 SISTEMI INSEDIATIVI STORICI ...... 19 4.2.3 PAESAGGI AGRARI ...... 19 4.2.4 TESSITURE TERRITORIALI STORICHE ...... 19 4.2.5 APPARTENENZA A SISTEMI TIPOLOGICI DI FORTE CARATTERIZZAZIONE LOCALE E SOVRALOCALE ...... 19 4.2.6 APPARTENENZA A PERCORSI PANORAMICI O AD AMBITI DI PERCEZIONE DA PUNTI O PERCORSI PANORAMICI ...... 20 4.2.7 APPARTENENZA A AMBITI A FORTE VALENZA SIMBOLICA ...... 20 4.2.8 SOTTOSISTEMA GEOLOGICO, GEOMORFOLOGICO, IDROGEOLOGICO (ARTT. 6-9 PPAR) ...... 20 4.2.9 SOTTOSISTEMA BOTANICO-VEGETAZIONALE (ARTT. 10-14 PPAR) ...... 20 4.2.10 SOTTOSISTEMA STORICO CULTURALE (ART. 15-19 E 38-42 PPAR) ...... 20 4.2.11 SOTTOSISTEMI TERRITORIALI (ART. 20 PPAR) ...... 21 4.2.12 EMERGENZE GEOLOGICHE, GEOMORFOLOGICHE E IDROLOGICHE (ARTT. 28 PPAR) ...... 22 4.2.13 CORSI D’ACQUA (ART.29 PPAR) ...... 22 4.2.14 CRINALI (ART. 30 PPAR) ...... 22 4.2.15 VERSANTI (ART. 31 PPAR) ...... 23 4.2.16 AREE FLORISTICHE (ART. 33 PPAR) ...... 23 4.2.17 BOSCHI E PASCOLI (ARTT. 34 E 35 PPAR) ...... 23 4.2.18 ZONE UMIDE (ARTT. 36 PPAR) ...... 23 4.2.19 PAESAGGIO AGRARIO DI INTERESSE STORICO-AMBIENTALE (ART. 38 PPAR) ...... 23

4.2.20 ZONE ARCHEOLOGICHE E STRADE CONSOLARI (ARTT. 41 E 42 PPAR) ...... 23 4.2.21 DESCRIZIONE DEL PROGETTO IN RELAZIONE AI PIANI PER LE AREE NATURALI PROTETTE DI CUI ALLA LEGGE 394/91 ...... 23 4.3 PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO (P.A.I.) ...... 23 4.4 PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DELLA PROVINCIA DI ANCONA (PTC)...... 24 4.5 PIANO REGOLATORE GENERALE DEL COMUNE DI CASTELLEONE DI SUSA (PRG) ...... 26 4.6 DESCRIZIONE DI INQUADRAMENTO DEI VINCOLI NATURALISTICI ...... 27 4.7 DESCRIZIONE DEI VINCOLI PAESAGGISTICI (D.LGS 42/2004) ...... 27 4.8 DESCRIZIONE DEI VINCOLI ARCHITETTONICI (D.LGS. 42/2004) CHE INTERESSANO I SITI D’INTERVENTO ...... 28 4.9 DESCRIZIONE DEI VINCOLI ARCHEOLOGICI (D.LGS. 42/2004) CHE INTERESSANO I SITI D’INTERVENTO ...... 28 4.10 DESCRIZIONE DEI VINCOLI STORICO-CULTURALI (D.LGS. 42/2004) CHE INTERESSANO I SITI D’INTERVENTO ...... 28 4.11 DESCRIZIONE DELLE ZONE DEMANIALI CHE INTERESSANO I SITI D’INTERVENTO ...... 28 4.12 DESCRIZIONE DEI VINCOLI IDROGEOLOGICI (R.D.L. N. 3267/1923) NEI SITI D’INTERVENTO28 4.13 COERENZA CON IL QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ...... 28 5 RAPPRESENTAZIONE FOTOGRAFICA DELLO STATO ATTUALE DEL CONTESTO PAESAGGISTICO ..... 30 6 QUADRO PROGETTUALE ...... 34 6.1 MODALITÀ PROGETTUALI ESECUTIVE ...... 34 6.2 MOTIVAZIONE DELLE SCELTE PROGETTUALI ...... 36 6.3 PREVISIONE DEGLI EFFETTI DELLE TRASFORMAZIONI DAL PUNTO DI VISTA PAESAGGISTICO 37 6.4 ELABORATI DI PROGETTI ALLEGATI...... 37 6.4.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DELL’AREA DI INTERVENTO ...... 37 6.4.2 PLANIMETRIA DELLE AREE DI INTERVENTO ...... 37 6.4.3 SEZIONI DELLE AREE DI INTERVENTO ...... 38 7 RELAZIONE DEL PROGETTO CON GLI ELEMENTI DI PIANIFICAZIONE ...... 39 7.1 QUALITÀ E CRITICITÀ PAESAGGISTICHE ...... 39 7.2 MODIFICHE DEI CARATTERI IDROLOGICI-IDROGEOLOGICI ...... 39 7.3 MODIFICHE DEI CARATTERI MORFOLOGICI ...... 39 7.4 MODIFICHE DEI CARATTERI BOTANICO - VEGETAZIONALI E FAUNISTICI ...... 40 7.5 MODIFICHE DEI CARATTERI DEGLI ECOSISTEMI ...... 41 7.6 MODIFICHE DEI CARATTERI PER LA SALUTE ED IL BENESSERE DELL’UOMO ...... 41 7.7 MODIFICHE DEI CARATTERI DEL PAESAGGIO E DEL PATRIMONIO STORICO-CULTURALE ...... 42 7.8 MODIFICHE DI INCIDENZA MAGGIORE ...... 42 8 CONCLUSIONI ...... 44

1 PREMESSA

Il presente elaborato viene redatto ai fini del rilascio dell’autorizzazione paesaggistica, di cui agli artt. 146 e 159 del D.Lgs n. 42/2004, per il Progetto definitivo di una Centrale idroelettrica - Fiume Cesano - Comune di Castelleone di Susa (AN) loc. Caselle. La finalità del presente studio, quindi, è fornire all’Amministrazione competente la base di riferimento per la verifica della compatibilità paesaggistica degli interventi ai sensi dell’art. 146, comma 5 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 recante “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, in osservanza delle norme tecniche indicate nel D.P.C.M. del 12/12/2005. Per completezza, si riportano di seguito i dati essenziali relativi alla Committenza ed all’ubicazione del progetto in esame.

1.1 COMMITTENTE Denominazione: MRG S.r.l. Sede Legale: Via Mancini, 11 – 62100 Macerata Recapito telefonico: 0733/33333

1.2 UBICAZIONE DELL’INTERVENTO Il territorio nel quale è localizzato l’intervento ricade nel Comune di Castelleone di Susa (AN), lungo la valle del Fiume Cesano, in località Caselle. Nella zona di intervento il Fiume Cesano individua il confine tra i Comuni di Castelleone di Susa (AN) in destra idraulica e (PU) in sinistra idraulica; conseguentemente l’intestatura sinistra della traversa esistente si trova, di fatto, nel comune di San Lorenzo in Campo, mentre quella destra nel comune di Castelleone di Susa. Ne consegue che nella predisposizione del presente elaborato, l’analisi della compatibilità paesaggistica dell’intervento proposto non può prescindere da punti di osservazione e da beni culturali limitrofi all’impianto in progetto e ricadenti in entrambi i comuni. Nello specifico, per l’individuazione cartografica del sito in trattazione si forniscono le coordinate della citata opera di presa: 43° 36’ 10.62” N - 12° 57’ 51.94” E.

Stralcio di Carta Tecnica Regionale 1:10'000 che individua la zona in esame

.

Restituzione

Traversa

esistente

Vasca di carico

Foto aerea dell’area e indicazione schematica delle opere in progetto Vasca di carico

2 DESCRIZIONE DEL CONTESTO PAESAGGISTICO

Nei seguenti paragrafi si documenta lo stato attuale dei luoghi nell’area di intervento ed in un intorno significativo di quest’ultima prima dell’esecuzione delle opere previste. Al fine di fornire un orientamento omogeneo si ritiene opportuno fin da ora definire il contesto paesaggistico di riferimento come agricolo di fondovalle.

2.1 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO Il bacino del fiume Cesano ricade nel territorio della Regione e per gran parte del suo corso segna il confine amministrativo tra le province di Pesaro-Urbino ed Ancona. Il bacino fluviale rispetta l’andamento tipico dell’idrografia marchigiana, sviluppandosi secondo un orientamento SE-NO, con valle disposta normalmente alla costa. Il fiume prende origine dalle pendici orientali del M. Catria e drena un bacino di circa 413 Km2. Gli affluenti più importanti sono il fiume Cinisco, il torrente Nevola, il rio Freddo ed il rio Grande; la lunghezza dell’asta è di circa 64 Km; l’altitudine media è di 312 m. Il tratto del fiume Cesano interessato dallo studio occupa la parte mediana del suo corso, tra i comuni di Castelleone di Susa e San Lorenzo in Campo, segnando anche il confine amministrativo tra le provincie di Ancona e Pesaro-Urbino.

2.2 CARATTERI GEOLOGICI E GEOMORFOLOGICI

Aspetti geologici

Per fornire un inquadramento fisico generale è stata esaminata, sulla base di dati bibliografici e cartografici, l’area comprendente i bacini dei fiumi Cesano, Misa, Esino, Musone dai rilievi appenninici fino al mare. In quest’area con caratteri fisici omogenei, vanno distinte tre fasce con diverse caratteristiche geografiche: - una fascia costiera pianeggiante di estensione limitata; - una fascia collinare larga circa 30 Km e disposta parallelamente alla costa; - una fascia montuosa. In generale si riconosce una certa coincidenza tra l’andamento delle fasce orografiche e le principali strutture tettoniche. La fascia preappenninica collinare, interrotta dall’isolato rilievo calcareo del Monte Conero, coincide con l’avanfossa marchigiana; qui affiorano i terreni neogenici e quaternari, prevalentemente argillosi e subordinatamente arenacei. L’avanfossa marchigiana è delimitata verso SW dai rilievi a nucleo mesozoico della catena appenninica; in quest’area affiorano le rocce giurassiche e cretaciche calcaree, decisamente più resistenti all’erosione.

La rete idrografica taglia trasversalmente le fasce geologiche ed orografiche incidendo profonde e suggestive gole nella dorsale Marchigiana ed originando della pianure alluvionali nei tratti compresi tra i rilievi montuosi e la costa. Il territorio in esame è inserito dal punto di vista geologico in un’area comprendente, procedendo da ovest verso est, il bacino marchigiano interno, la dorsale marchigiana ed il bacino marchigiano esterno. L’area studiata è ubicata nel bacino marchigiano esterno, contraddistinto da un paesaggio a morfologia collinare modellato su di una estesa struttura monoclinalica immergente verso est. I sedimenti affioranti costituiscono una successione continua compresa tra il Trias Sup ed il Tortoniano (dorsale marchigiana), il Messiniano (bacino marchigiano interno) ed il Pliocene (bacino marchigiano esterno). La successione è ricoperta frequentemente da depositi quaternari che possono presentare notevoli spessori.

Unità del substrato Formazione Plio-Pleistocenica: costituita principalmente da argille marnose con intercalati complessi sabbiosi ed arenacei, i cui affioramenti sono visibili lungo i versanti vallivi ed in alcuni tratti, anche all’interno dell’alveo fluviale, soprattutto a valle di briglie e sbarramenti trasversali. Nel complesso i litotipi mostrano sempre un buon grado di sovraconsolidazione, sono poco compressibili, resistenti e comunque dotati di buoni parametri di resistenza geomeccanica.

Unità della copertura Depositi quaternari e recenti Alluvioni terrazzate del III e IV ordine: le alluvioni terrazzate sono rappresentati da lembi di depositi alluvionali, depositati dal corso d’acqua in epoche precedenti e rimasti isolati per il progressivo approfondimento degli alvei fluviali. Sono costituite da ghiaie con lenti di limi sabbiosi e limi argillosi; nelle parti sommitali prevalgono litotipi limo-argillosi di colore giallo-ocraceo o bruno. Alluvioni attuali e recenti: costituiscono i depositi alluvionali attuali e recenti che ricoprono l’alveo fluviale e le limitrofe aree inondabili. Talora il limite con i depositi terrazzati più antichi sono mal definiti e non distinguibili. Litologicamente sono costituiti da depositi prevalentemente ghiaiosi, ricoperti da spessori variabili di limi argillosi e limi sabbiosi. Coltri eluvio-colluviali: i depositi eluvio-colluviali sono presenti soprattutto ai limiti dell’area alluvionale, lungo i versanti vallivi. Litologicamente sono costituite da argille limose e limo- sabbiose che hanno origine dall’azione delle acque dilavanti che dopo aver eroso le particelle sabbiose ed argillose delle unità del substrato, le depositano lungo i versanti sotto forma di depositi

lenticolari che giacciono a franapoggio sulla sottostante formazione in posto. Per questo motivo sono frequentemente interessate da vasti movimenti gravitativi di forma ed intensità variabile.

Aspetti geomorfologici

Le differenti forme del paesaggio sono strettamente legate alla variabilità litologica dei terreni. Infatti la zona di alta collina è caratterizzata da termini litologici essenzialmente pelitici, da orizzonti pelitico-arenacei, fino al limite con i termini marnosi e calcareo-marnosi. Questa differenziazione litologica ben si riflette sulla morfologia che gradualmente avvicinandosi alle zone di affioramento delle formazioni calcaree diventa più abrupta, con rilievi che raggiungono quote più elevate e versanti con notevoli pendenze, ma generalmente più stabili dal punto di vista gravitativi, in relazione ad un graduale miglioramento delle caratteristiche geotecniche dei terreni. Le valli fluviali si presentano piuttosto strette ed i depositi alluvionali si riducono gradualmente in spessore ed estensione laterale. La presenza di formazioni calcaree aventi litotipi fortemente gelivi ha prodotto potenti coltri detritiche depositatesi lungo i fianchi della vallata, alla base dei rilievi. La porzione di territorio oggetto dello studio si presenta completamente pianeggiante appartenendo integralmente alla pianura alluvionale del fiume Cesano. Il profilo della valle del fiume Cesano risulta asimmetrico (come quasi tutte le vallate dei fiumi marchigiani), con l’alveo fluviale quasi accostato al versante in destra idrografica, che presenta elevata acclività, rispetto al versante in sinistra idrografica, dove la conservazione delle antiche superfici terrazzate alluvionali ha determinato la formazione di porzioni di territorio pianeggiante o a debole pendenza. In generale le oscillazioni climatiche, interagendo con il sollevamento tettonico, hanno favorito l’alternanza di processi erosivi e sedimentari; si sono così venuti a creare i vari ordini di terrazzamento, separati generalmente da ripide scarpate. Negli ultimi decenni, anche a causa di interventi antropici nelle sponde e nell’alveo fluviale, si è assistito ad un generale abbassamento del livello di base. Conseguentemente il fiume ha iniziato ad erodere il proprio letto, attivando processi di erosione regressiva in tutti i fossi costituenti il reticolo idrografico che, incidendo il proprio alveo, hanno accelerato il dissesto idrogeologico del paesaggio, in particolare sui versanti in destra idrografica. Nella parte pianeggiante sono del tutto assenti indizi di dissesti gravitativi, non si hanno pertanto problemi legati ad instabilità geomorfologica, ad eccezione delle scarpate fluviali interessate da intensi fenomeni di erosione spondale. Il settore vallivo in cui ricadono le opere in progetto, si presenta nel complesso sub-pianeggiante, a una quota di circa 140 m. s.l.m.. Per le aree coinvolte dalle opere in progetto è stata analizzata la carta del rischio idrogeologico elaborata dall’Autorità di Bacino della Regione Marche per l’elaborazione del Piano di Assetto

Idrogeologico della Regione Marche, al fine di individuare e delimitare le aree soggette a rischio esondazione e frana. L’area in progetto risulta sottoposta a vincolo di rischio di esondazione di grado R1. Queste aree soggette a rischio esondazione coinvolgono porzioni di piana alluvionale in sinistra ed in destra idrografica del fiume Cesano e sono pertanto sottoposte alle norme tecniche di salvaguardia (art. 9 N.A. del P.A.I. Marche). Le opere in progetto non attraversano aree in cui sono presenti fenomeni franosi.

2.3 CARATTERI IDROLOGICI E IDROLOGICI

Idrologia

Il fiume Cesano nasce dal Monte Catria e termina nell’Adriatico nei pressi di , dopo un percorso di circa 64 km. Il suo bacino imbrifero è complessivamente di 413 Km2; il bacino, allungato in direzione SW-NE, ha sezione trasversale piuttosto regolare e attraversa terreni prevalentemente impermeabili. Caratteristica comune dei fiumi marchigiani è di avere un regime tipicamente torrentizio, con le massime portate nel periodo febbraio-marzo e le minime in luglio-agosto. Il profilo longitudinale del fiume Cesano può essere diviso in quattro tratti a differente caratteristiche di pendenza:  un primo tratto di 3 km tra la sorgente e Fonte Avellana di dislivello di 650 m e pendenza media del 22%;  il secondo tratto di 19 km tra Fonte Avellana e Pergola con dislivello di 320 m e pendenza media del 1,7%;  il terzo tratto di 24 km tra Pergola e Monteporzio di dislivello pari a 170 m e pendenza media dello 0,7%;  infine l’ultimo tratto di 12 km tra Monteporzio e la foce con dislivello di 60 m e pendenza media dello 0,5%. L’andamento NE-SW del corso d’acqua principale caratterizza la maggior parte degli affluenti, anche se alcuni di essi presentano un andamento NW-SE, condizionato probabilmente dalle strutture tettoniche. Tra gli affluenti si ricordano i principali ubicati in sinistra idrografica:  il torrente Cinisco che confluisce nel fiume all’altezza di Pergola;  il Rio Freddo che solca terreni arenaceo-argillosi e riceve le acque di altri tre fossi prima di immettersi nel Cesano in prossimità dell’area di intervento;  il Rio Grande che sfocia nel fiume nei pressi di Ponte Rio dopo aver attraversato terreni prevalentemente argillosi;

 infine il torrente Nevola, tributario di destra idrografica, che confluisce nel fiume in prossimità di . Lo stato di qualità ambientale dei corsi d’acqua superficiali è definito sulla base dello stato ecologico e dello stato chimico. Lo stato ecologico, come definito dalla legge, è “l’espressione della complessità degli ecosistemi acquatici, e della natura fisica e chimica delle acque e dei sedimenti, delle caratteristiche del flusso idrico e della struttura fisica del corpo idrico, considerando comunque prioritario lo stato degli elementi biotici dell’ecosistema”. A tale scopo vengono fatte determinazioni sulla matrice acquosa e sul biota. Le determinazioni sulla matrice acquosa comprendono parametri definiti macrodescrittori, attraverso i quali viene individuato il L.I.M. (Livello di inquinamento espresso dai macrodescrittori). L’impatto antropico sulle comunità bentoniche dei corsi d’acqua viene valutato attraverso l’Indice Biotico Esteso (I.B.E.), considerando il valore medio del periodo di misura per la classificazione. Confrontando questo valore con il L.I.M. ed attribuendo alla stazione in esame il risultato peggiore delle due valutazioni si ottiene lo stato ecologico, dove la classe 1 è la più pulita e la classe 5 la maggiormente inquinata: La Regione Marche ha attribuito ad ogni tratto dei corpi idrici superficiali, ritenuti significativi, lo stato di qualità ambientale corrispondente ad una delle cinque classi di qualità, riassumibili in: “elevato, buono, sufficiente, scadente, pessimo” e questo è stato già fatto dalla Regione Marche. L’A.R.P.A.M. ha proceduto all’esecuzione e poi all’elaborazione dei dati analitici relativi alle acque superficiali, che ha portato ad individuare le classi di qualità ambientale per ogni corso d’acqua della Regione Marche, mettendo in evidenza un andamento generale distribuito uniformemente su tutto il territorio delle quattro province. Le stazioni situate nelle zone montane o collinari più interne sono caratterizzate da uno stato ecologico generalmente di classe 2 “buono”, solo raramente si ha la classe di qualità 1 “ottimo”. Nelle zone subcollinari, ricadenti nella fascia centrale della regione, lo stato ecologico è risultato in generale di classe 3 “sufficiente”. In corrispondenza del tratto del Fiume Cesano, interessato dall’impianto idroelettrico in progetto, è stata considerata la stazione di misura dell’ARPAM a valle dell’abitato di Pergola, poco a monte dell’impianto in progetto. Di seguito vengono descritte le caratteristiche di tale stazione di misura e le risultanze relative ai prelievi effettuati dall’Ente preposto.

LOCALIZZAZIONE Codice del Punto: 5/CE Fiume: CESANO Località: Foce Localizzazione: a valle del depuratore, sotto il ponte sulla statale Comune: (PS) X: 2372881 Y: 4845742

Idoneità delle Acque Superficiali alla Vita dei Pesci

Tra gli obiettivi di qualità per la specifica destinazione rientrano le acque dolci che richiedono protezione e miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci salmonicoli e ciprinicoli. La legge riporta un elenco di parametri chimici con le relative concentrazioni che devono essere rispettate affinché ogni tratto dei corsi d’acqua possa essere definito: a) idoneo alla vita dei pesci salmonicoli; b) idoneo alla vita dei pesci ciprinicoli; c) non idoneo alla vita dei pesci. L’aspettativa che le zone montane siano idonee per i salmonidi appare rispettata ma presenta anche preoccupanti eccezioni, dovute soprattutto alla modifica di alcuni parametri chimici che segnalano l’inquinamento ma anche per la scarsità di ossigeno disciolto e la carenza di acqua corrente nei periodi di massima magra. L’idoneità ai ciprinidi non si rileva su tutti i corsi d’acqua, infatti il medio corso di molti fiumi (Foglia, Cesano, Esino, Tenna, Tronto…) risulta in molti tratti inidoneo anche alle specie ciprinicole. Le zone di foce risultano idonee alla vita dei pesci su pochi corsi d’acqua. Negli ultimi anni la gestione venatoria ha iniziato anche in Italia ad avviarsi verso criteri di maggiore sostenibilità. Per quanto riguarda la pesca i punti critici riguardano la maggiore possibilità di determinare la pressione di pesca sui corsi d’acqua e il problema della salvaguardia dei ceppi autoctoni di alcune specie. Le norme relative all’esercizio della pesca, con distinzione delle diverse zone (salmonicola e ciprinicola), alla salvaguardia delle specie ittiche con indicazione delle taglie minime, periodi e zone di divieto vengono fornite dalla delibera della Giunta Regionale n. 1808 del 23/12/2003 “Calendario Piscatorio Regionale” 2003/2004 ai sensi dell’art. 20 della L. R. 11/03. Ai sensi dell’art. 20, comma 1, della L. R. 11/03, ai fini della gestione della fauna ittica e dell’esercizio della pesca, le acque interne del Fiume Cesano (Tabella 2) sono suddivise nelle seguenti categorie:  categoria A: acque di notevole pregio ittiofaunistico prevalentemente popolate da salmonidi;  categoria B: acque intermedie a popolazione mista;  categoria C: acque popolate da ciprinidi.

Tabella 2 - Suddivisione per categoria delle acque del Fiume Cesano, L.R. 11/03. (Fonte: Regione Marche).

Caratteristiche meteo-climatiche

Dal punto di vista climatico, l’areale in esame, secondo la classificazione di Koppen, rientra nella classe C, a clima temperato sub-continentale, intermedio tra il temperato fresco ed il sub-litoraneo. Le variazioni climatiche più significative che si notano al suo interno sono determinate quindi esclusivamente dai seguenti fattori geografici: distanza dal mare, altitudine, morfologia, esposizione dei versanti. Per la caratterizzazione climatica, si sono utilizzati gli annali APAT (www.annaliapat.it), ed in particolar modo i dati relativi alle osservazioni pluviometriche delle stazioni di “San Lorenzo in Campo”, “Pergola” e “Fonte Avellana”. Le stazioni, pur essendo prossime ad aree urbane e quindi influenzabili da un particolare microclima, si ritiene forniscano dati sufficientemente attendibili. In particolare, rispetto a quella di “Fonte Avellana”, la stazione di “Pergola” è più centrale, e quindi più indicativa della situazione climatica del bacino nel suo complesso. La stazione di Fonte Avellana è indicativa, invece, dell'area posta nella parte di monte. La temperatura media annua si aggira intorno ai 15-16 °C nella zona litoranea e ai 13-14 °C nella zona collinare. La temperatura media del mese più freddo è compresa fra -1 e +3 °C, mentre due o tre mesi dell’anno presentano una temperatura media superiore ai 20 °C. Tale situazione corrisponde alla 3a regione climatica che viene definita “adriatica settentrionale”. La mitezza della temperatura e l’esiguità della differenza di essa, tra luogo e luogo, dipendono anche dalla vicinanza al mare e in maniera minore dall’esposizione. L’isoterma dei 13 °C, la linea che unisce tutti i punti con temperatura media annua di 13 °C, comprende, dalla costa adriatica, tutta la fascia delle prime colline interne fra cui Pergola. Le precipitazioni aumentano regolarmente procedendo dalla costa verso l’interno. Nella zona in esame (stazione pluviometrica di Pergola), le precipitazioni medie annue sono quantificabili nell’ordine dei 1.000 – 985.7 mm nella media che risulta dai dati relativi al periodo 1951-2003, con gli eventi piovosi concentrati in autunno ed in inverno-primavera rispettivamente con 317 e 303 mm (medie dello stesso periodo).

Idrogeologia

Le caratteristiche idrogeologiche dei terreni dipendono dalla permeabilità primaria e secondaria e sono, pertanto, legate alle caratteristiche litologiche, alle successioni stratigrafiche, al grado di

porosità e fratturazione. I complessi idrogeologici principali del territorio interessato dallo studio sono rappresentati dagli acquiferi della sequenza carbonatica, comprendente: l'acquifero inferiore impostato sul Calcare Massiccio e la Corniola di età giurassica; l’acquifero intermedio costituito dalla Formazione della Maiolica e da quello superiore confinato nella Formazione delle Scaglie. I due acquiferi sono separati dalla Formazione delle Marne a Fucoidi, costituite da marne e marne argillose nella porzione inferiore e da calcari marnosi e marne calcaree in quella superiore, che pertanto ha funzione di orizzonte impermeabile. Acquiferi di minor importanza sono costituiti dalle formazioni sovrastanti la Scaglia Cinerea comprendendo quindi il Bisciaro, lo Schlier, La Formazione Gessoso-Solfifera, I Colombacci e le Arenarie di M. Turrino. Tali tipi di terreni, pur essendo accomunati da una permeabilità complessiva piuttosto bassa, presentano frequenti variazioni litologiche che danno origine, qualora le condizioni di giacitura e porosità lo permettano, a piccoli acquiferi di importanza idrogeologica solitamente a carattere locale. Infine sono presenti gli acquiferi contenuti nelle alluvioni terrazzate del fiume Cesano, costituite da depositi ghiaiosi permeabili per porosità e gli acquiferi che si formano nei detriti di falda che si originano alla base dei versanti montuosi. Alle falde acquifere che si formano in tali terreni e condizioni idrogeologiche, fanno da acquiclude le sottostanti formazioni argillose che costituiscono il substrato. La permeabilità della sequenza carbonatica varia sia in senso verticale che laterale in dipendenza della presenza o meno di fessure e di canali di origine carsica. I calcari del Massiccio, della Corniola e della Maiolica sono permeabili essenzialmente per porosità secondaria dovuta a fratturazione ed agli interstrati; la permeabilità risulta generalmente da alta a molto alta. Le falde idriche presenti nel complesso idrogeologico della Maiolica sono alimentate, attraverso zone di frattura legate a linee tettoniche, dagli acquiferi dei complessi idrogeologici soprastanti. Tali falde alimentano a loro volta le sorgenti emergenti dai complessi carbonatici e i corsi d'acqua che attraversano le dorsali carbonatiche. In generale la potenzialità complessiva delle sorgenti legate agli acquiferi carbonatici della catena Umbro-Marchigiana, è di gran lunga maggiore di quelle che si originano nelle strutture carbonatiche della scaglia bianca e rosata. Così anche le caratteristiche organolettiche risultano migliori le prime rispetto alle seconde, anche se comunque in quadro complessivamente di buona qualità. Gli acquiferi che si sviluppano nei depositi alluvionali e nei detriti di falda presentano potenzialità variabili in funzione degli spessori dei sedimenti e della loro granulometria. Complessivamente le falde acquifere alluvionali e detritiche presentano una qualità non elevata per caratteristiche di durezza e temperatura.

2.4 CARATTERI BOTANICI-VEGETAZIONALI E FAUNISTICI Gli ecosistemi terrestri sono connotati dalla copertura vegetale che rappresenta un elemento caratteristico del paesaggio oltre che un supporto determinante per la componente animale. Le comunità vegetali esprimono variazioni ambientali, anche quelle legate all’attività antropica e rappresentano un gradiente ecologico complesso, ricco di informazioni. In quanto tali si configurano come un potente strumento per la definizione della qualità ambientale. La corretta attribuzione del valore naturalistico alle singole componenti ambientali rappresenta la fase più critica sotto il profilo metodologico e concettuale. Secondo alcuni autori il massimo di qualità ambientale è da attribuirsi alla vegetazione climax. Si tratta tuttavia di un presupposto non condivisibile in assoluto, in quanto vegetazioni lontane dalla condizione climax possono presentare un elevato valore naturalistico. Dalla consultazione del PRG del comune di Castelleone di Suasa adeguato al Piano Paesaggistico Ambientale Regionale, si può notare come la vegetazione caratteristica dell’area in progetto sia quella del bosco ripariale, definita come formazione boscata che si trova lungo i corsi d’acqua e che è caratterizzata da specie arboree che riescono a vivere anche se le radici risultano immerse nell’acqua per lunghi periodi. Queste formazioni sono indispensabili per garantire la stabilità delle sponde e la qualità delle acque e sono riconducibili a due tipologie che spesso, a causa delle modificazioni operate dall'uomo, si confondono e risultano difficilmente separabili. Nelle norme di attuazione del piano sopracitato si incentiva la ricostruzione della vegetazione ripariale nei tratti di maggior depauperamento o dove è stata completamente soppressa; tale ricostruzione potrà avvenire tramite piantumazione di specie autoctone, nel rispetto della successione naturale: - Nella fascia arbustiva, in prossimità dell’alveo del fiume, potranno essere utilizzate specie quali il salice rosso (Salix purpurea), il salice di ripa (Salix elaeagnos) - nella fascia più esterna elementi arborei quali pioppi (Populus alba, Populus nigra, Populus tremula), ontano (Alnus glutinosa), olmo minore (Ulmus minor).

Alle specie sopradescritte, che sono naturali nelle nostre zone, si aggiunge molto spesso la robinia (Robinia pseudoacacia), specie esotica proveniente dal Nord America che però si è oramai naturalizzata in Italia e che trova un habitat particolarmente adatto alle sue esigenze proprio lungo i corsi dei fiumi. Per quanto riguarda la fauna tipica di tale habitat si riportano informazioni reperite in bibliografia. Gli Anfibi tipici dei boschi umidi sono le Rane rosse fra cui la Rana di lataste e e la Rana dalmatina che trascorrono nel bosco il periodo primaverile ed estivo, recandosi in acqua solo per deporre le uova, e le Raganelle che vivono prevalentemente arrampicate sui salici delle rive.

Fra i Rettili, nei boschi ripariali, sono comuni le Lucertole ed i Ramarri, soprattutto nelle radure più assolate. Fra i serpenti si ricordino le Bisce d'acqua, il Biacco di colore nero e giallo, il Saettone marrone e giallo e la Vipera comune, l'unica specie di rettile velenoso. Gli Uccelli sono la classe di Vertebrati presente col maggior numero di specie. Il rapace più grande tipico dei boschi è la Poiana (Buteo buteo). Gli Strigiformi, noti come rapaci notturni, sono rappresentati dal Gufo, dall'Allocco e dalla Civetta. Il bosco fitto e ricco di cavità naturali ed arbusti intricati è l’habitat adatto ai Passeriformi: Usignolo, Capinera, Usignolo di fiume, Fringuello, Scricciolo, Merlo, ecc. Alcuni di essi come la Cinciallegra, la Cinciarella, lo Storno ed alcuni altri, amano nidificare nelle cavità scavate ed abbandonate dal Picchio rosso maggiore e dal Picchio verde. Fra i Mammiferi ricordiamo i piccoli Roditori: Topo di bosco, Arvicola rossastra, Moscardino e Ghiro, quest'ultimo divenuto ormai raro. Coniglio selvatico e Lepre sono assai comuni nei boschi e nelle radure. Per quanto riguarda la fauna ittica, le acque del Fiume Cesano sono suddivise nelle seguenti categorie (Tabella 3):  categoria A: acque di notevole pregio ittiofaunistico prevalentemente popolate da salmonidi;  categoria B: acque intermedie a popolazione mista;  categoria C: acque popolate da ciprinidi.

Tabella 3 - Categoria delle acque del Fiume Cesano, L.R. 11/03. (Fonte: Regione Marche, anno 2003).

Quindi nel tratto compreso tra l’opera di presa e la restituzione, in base alle norme relative all’esercizio della pesca, con distinzione delle diverse zone (salmonicola e coprinicola), alla salvaguardia delle specie ittiche ai sensi dell’art. 20 della L. R. 11/03, viene considerato di Categoria A.

2.5 CARATTERI DEL PAESAGGIO AGRARIO Il paesaggio agrario dell’ambito territoriale considerato presenta assetti colturali tipici di un’agricoltura tradizionale e non industriale, sia dal punto vista delle produzioni che dal punto di vista delle dimensioni dei lotti. La tradizione molinatoria del territorio fa si che ancora oggi la coltura predominante sia a grano, condotta con l’ausilio di macchine agricole di potenza contenuta.

La dimensione dei singoli appezzamenti, prescindendo dalle dimensioni economico – amministrative delle varie aziende agricole distribuite sul territorio, risulta medio-piccola per effetto di una fitta rete di strade interpoderali, fossi per la regimentazione delle acque e recinzioni rurali.

2.6 PAESAGGIO E PATRIMONIO STORICO-ARCHITETTONICO Premesso che il contesto paesaggistico in esame e l’area direttamente interessata dalle opere in progetto non ricadono in riserve o parchi naturali, è possibile individuare un sistema naturalistico di appartenenza nel biotopo ripariale. Dato il non trascurabile grado di antropizzazione dei luoghi, legato essenzialmente al traffico veicolare ed all’attività agricola, Il biotopo indicato non è da intendersi tale in senso stretto, in quanto la vita delle popolazioni animali e vegetali ivi presenti certamente non si svolge con pieno grado di naturalità. Tuttavia è ammessa la presenza di specie vegetali ed animali tipiche di un ecosistema perifluviale inserito in un contesto periurbano a vocazione agricola.

2.6.1 SISTEMI INSEDIATIVI STORICI E TESSITURE TERRITORIALI STORICHE Il sistema insediativo del contesto paesaggistico in trattazione è chiara testimonianza delle vicende storiche del luogo, in quanto l’attuale tessitura del territorio è riconducibile alle principali dinamiche demografiche ivi sviluppatesi nei secoli. Le risorse culturali del territorio in esame, costituite principalmente dall’area archeologica della città romana di Suasa, non risultano pregiudicate nella loro fruibilità e conservazione dall’impianto in progetto.

2.6.2 SISTEMI TIPOLOGICI DI FORTE CARATTERIZZAZIONE LOCALE E SOVRALOCALE Ad una scala strettamente circoscritta ai siti interessati dalle opere in progetto, come già detto, non si rileva un vero e proprio sistema tipologico rurale. Infatti, è possibile individuare nello stesso tempo tanto strade asfaltate (dotate di segnaletica e di dispositivi di protezione in metallo), quanto strade in terra battuta, tanto insediamenti ed opere civili caratterizzati da finiture ordinarie, nonché da materiali abitualmente impiegati nelle costruzioni contemporanee, quanto piccoli manufatti rurali realizzati prevalentemente in legno, pietra e laterizio. Ad una scala sovralocale, invece, il “sottosistema storico culturale”, è caratterizzato dalla perimetrazione assoggettata a tutela integrale di “Ambiti di Nucleo Storico” (n. 16 Castelleone di Suasa) e nei quali è possibile godere di letture architettoniche coerenti ed uniformi ad espressioni urbanistiche di interesse storico, in quanto fortemente rappresentative del periodo dell’incastellamento della valle del Cesano e delle valli marchigiane in generale.

2.6.3 PRINCIPALI VICENDE STORICHE L'attuale impianto cittadino di Castelleone si sviluppa attorno al tipico centro storico di origine medioevale, con forti mura, una Rocca, il Castello, la Chiesa parrocchiale e il Rinascimentale Palazzo della Rovere. Fondata come Senigallia dai Galli Senoni, tribù celtica che controllava la

zona, dopo la battaglia di Sentino (295 a.C.) passò con il nome di Suasa Senonum sotto il controllo dei romani, diventando un centro la cui importanza è testimoniata dai numerosi resti di ville, strade e infrastrutture urbane; la città era fornita anche di un grande anfiteatro. Data la sua posizione nel fondo valle, esposta alle incursioni nemiche nel corso del medioevo si spopolò, mentre terra e vegetazione lentamente nascondevano i resti dell’antico splendore. Un piccolo approfondimento lo merita l’antica città romana di Suasa: sorta nella media valle del Cesano, su un'antica via di collegamento fra la costa adriatica e i vicini valichi appenninici, Suasa ebbe origine dai provvedimenti successivi alla conquista da parte dei romani del territorio precedentemente occupato dalla popolazione dei Galli Senoni, nel corso del III secolo a.C., un modesto agglomerato che ebbe un certo sviluppo nel corso del II secolo a.C. Un consistente sviluppo urbanistico lo ebbe alla seconda metà del I secolo a.C.. A questo momento appartiene la fase più antica della grande dimora di una famiglia senatoria, quella dei Coiedii, che poi conoscerà agli inizi del II secolo d.C., al tempo degli Imperatori Traiano ed Adriano, il suo massimo splendore. Questa casa, che raggiunse l'estensione di oltre tremila metri quadrati, comprendendo un grande giardino con fontane e portici, ha restituito circa venti pavimenti a mosaico, alcuni dei quali di grande qualità, oltre a parti delle pitture che ornavano le pareti delle stanze di rappresentanza e del quartiere privato. Nel corso del I secolo a.C., con ogni probabilità venne costruito anche l'anfiteatro, non lontano della dimora dei Coiedii, uno dei più grandi della regione. A sud e a nord, ai lati della strada in uscita dalla città, sono stati rinvenuti i resti di alcuni monumenti funerari in pietra della prima età imperiale e numerose tombe a inumazione entro casse di mattoni o tegole. In tempi ed occasioni diverse, numerose sculture sono state rinvenute nell'area della città antica. Recentemente si è ritrovata una testa in marmo di Augusto. Dall'anno 2000 è fruibile al pubblico l'area archeologica ed è stato aperto il Museo Civico nel quale sono esposti parte dei reperti rinvenuti nel sito archeologico.

2.6.4 PERCEZIONE DA PUNTI PANORAMICI E DA AMBITI A FORTE VALENZA SIMBOLICA L’ubicazione delle opere in progetto crea un impatto visivo nullo dalle zone circostanti l’opera stessa. Nel capitolo 5 della presente relazione sono dettagliatamente descritte le risultanze dei relativi rilievi fotografici.

2.6.5 CARATTERI DI DEGRADO PRESENTI Nel contesto paesaggistico in esame non sono stati rilevati caratteri di degrado ecologico – sanitario, né si evidenziano elementi di degrado architettonico o insufficienti condizioni di conservazione strutturale. Soltanto l’alveo fluviale in alcuni tratti presenta ostacoli costituiti da tronchi d’alberi trasportati dalle piene, arbusti, detriti e che pertanto necessita di interventi di manutenzione. Gli argini fluviali in alcuni tratti mostrano situazioni di criticità geomorfologica, dovuta a fenomeni erosivi in corso.

3 QUADRO DI RIFERIMENTO NORMATIVO

Gli strumenti normativi che hanno un riferimento diretto con lo studio in esame sono i seguenti:  D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 e s.m.i.: “Norme in materia ambientale; Parte seconda: procedure per la valutazione ambientale strategica, per la valutazione di impatto ambientale e per l’autorizzazione ambientale integrata”;  D.Lgs. 22.01.2004 n. 42 “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’art. 10 L. 137/2002;  D.P.C.M. 12.12.2005 “Individuazione della documentazione necessaria alla verifica della compatibilità paesaggistica degli interventi proposti, ai sensi dell’art. 146, comma 3, del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al D.Lgs. 22.01.2004 n. 42”;  D.Lgs. 29.12.2003 n. 387 "Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità";  L.R. 14.04.2004 n. 7: “Disciplina della procedura di valutazione di impatto ambientale”;  L.R. 12.06.2007 n. 6: “Modifiche ed integrazioni alle Leggi regionali 14.04.2007 n. 7, 05.08.1992 n. 34, 28.10.1999 n. 28, 23.02.2005 n. 16 e 17.05.1999 n. 10 – Disposizioni in materia ambientale Rete Natura 2000”;  L.R. 26/87: “Piano Paesistico Ambientale Regionale”;  L.R. n° 7/85 e succ. mod. inerenti le “Disposizioni di Salvaguardia della Flora”;  L.R. n° 6/05 inerenti le “Disposizioni di Salvaguardia della Flora per le zone agricole”;  D.C.R. del 16.02.2005 n. 175: “Piano Energetico Ambientale Regionale”  Deliberazione Amministrativa n.197 del 03.11.89: “Norme Tecniche di Attuazione (N.T.A.) e del Piano Paesistico Ambientale Regionale (P.P.A.R.)”;  D.C.R. del 21.01.2004 n. 116: “Piano stralcio di bacino per l’Assetto Idrogeologico dei bacini di rilievo regionale (PAI)”;  Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Ancona;  Piano Regolatore Comunale di Castelleone di Susa(AN).

4 RELAZIONE DEL PROGETTO CON GLI ELEMENTI DI PIANIFICAZIONE

4.1 LIVELLI DI TUTELA OPERANTI NEL CONTESTO PAESAGGISTICO Per inquadrare le opere progettate nei confronti degli atti di pianificazione e programmazione territoriale e settoriale, sono state studiate le relazioni del progetto nei confronti della legislazione vigente, degli strumenti pianificatori a livello territoriale e degli obiettivi perseguiti dai documenti programmatori di settore. Quindi, per la realizzazione del progetto, si sono verificati gli elementi di pianificazione territoriale ed il sistema dei vincoli presenti nel tratto di valle del Fiume Cesano interessato dalla realizzazione delle opere. Gli elementi analizzati sono:

4.2 PIANO PAESISTICO AMBIENTALE REGIONALE (P.P.A.R.) Nell’area interessata dal progetto e nel territorio circostante, appartenente amministrativamente al Comune di Castelleone di Suasa, le risorse paesistico-ambientali vengono individuate analizzando specificatamente il contenuto delle N.T.A. del P.P.A.R. nel contesto dei sottosistemi territoriali e delle categorie costitutive del paesaggio e la relativa cartografia, nonché le relative N.T.A. del P.R.G. in adeguamento al P.P.A.R. Si evidenziano i seguenti stralci di cartografia pertinenti: Il PPAR inserisce l’area interamente nella fascia sub-appenninica.

Figura 1: Fascia Morfologica dell’area del progetto cerchiata in blu

4.2.1 APPARTENENZA A SISTEMI NATURALISTICI (BIOTIPI, RISERVE, PARCHI NATURALI, BOSCHI) L’area di progetto, non è inserita in sistemi naturalistici mappati.

4.2.2 SISTEMI INSEDIATIVI STORICI Come si evince dalla trasposizione passiva degli ambiti di tutela individuati dal PPAR l’impianto in progetto non interferisce con manufatti o edifici urbani o extraurbani di particolare valore storico o architettonico.

4.2.3 PAESAGGI AGRARI L’area interessata all’intervento presenta aree coltivate di valle estese e prevalenti. L’opera in progetto, essendo integrata presso opere esistenti nell’alveo fluviale, non interferiranno in alcun modo con i paesaggi agrari.

4.2.4 TESSITURE TERRITORIALI STORICHE L’area interessata dall’intervento non è compresa in aree cartografate come tessiture territoriali storiche di particolare rilievo.

4.2.5 APPARTENENZA A SISTEMI TIPOLOGICI DI FORTE CARATTERIZZAZIONE LOCALE E SOVRALOCALE L’area interessata all’intervento non evidenzia particolari caratterizzazioni locali e sovralocali.

4.2.6 APPARTENENZA A PERCORSI PANORAMICI O AD AMBITI DI PERCEZIONE DA PUNTI O PERCORSI PANORAMICI L’area ricade in ambiti annessi alle infrastrutture a maggiore traffico (aree V), in cui deve essere attuata una “politica di salvaguardia, qualificazione e valorizzazione delle visuali panoramiche percepite dai luoghi di osservazione puntuali o lineari“ (art. 23 PPAR). Gli interventi in progetto non modificano le visuali percepite, in quanto consistono di opere seminterrate e ben inserite nel paesaggio.

Figura 2: Tav. 7 nord: Ambiti di alta percettività visuale, strade e punti panoramici. L’area ricade nella zona cartografata come “ambiti annessi alle infrastrutture a maggiore intensità di traffico; Aree V - art. 23.

4.2.7 APPARTENENZA A AMBITI A FORTE VALENZA SIMBOLICA L’area d’intervento non risulta inserita in ambiti di particolare valenza simbolica.

4.2.8 SOTTOSISTEMA GEOLOGICO, GEOMORFOLOGICO, IDROGEOLOGICO (ARTT. 6-9 PPAR) Come si evince dalla trasposizione passiva degli ambiti di tutela individuati dal PPAR, l’impianto in progetto non risulta all’interno di aree del sottosistema geologico e geomorfologico evidenziate né ad emergenze mappate.

4.2.9 SOTTOSISTEMA BOTANICO-VEGETAZIONALE (ARTT. 10-14 PPAR) Come si evince dalla trasposizione passiva degli ambiti di tutela individuati dal PPAR, l’impianto in progetto non risulta all’interno di aree definite come emergenze botanico-vegetazionali.

4.2.10 SOTTOSISTEMA STORICO CULTURALE (ART. 15-19 E 38-42 PPAR) Anche per questo sottosistema l’impianto non ricade in alcun ambito.

Figura 3: Tavola 2 - Sottosistema storico culturale nell’area del progetto cerchiata in blu

4.2.11 SOTTOSISTEMI TERRITORIALI (ART. 20 PPAR) L’impianto in progetto risulta confinante con l’area del sottosistema territoriale di tipo C (di qualità diffusa) zona 42 del PPAR “Castelleone di Suasa” (Tav. 2). In tali aree (art. 23 PPAR) “deve essere graduata la politica di tutela in rapporto ai valori e ai caratteri specifici delle singole categorie di beni, promuovendo la conferma dell’assetto attuale ove sufficientemente qualificato o ammettendo trasformazioni che siano compatibili con l’attuale configurazione paesistico- ambientale o determinino il ripristino e l’ulteriore qualificazione”. L’intervento proposto risulta perfettamente in linea con tali prescrizioni in quanto è previsto il ripristino e la riqualificazione di opere esistenti nel rispetto delle loro caratteristiche tipologiche e formali.

Figura 4: Tavola 3 - Sottosistema territoriale nell’area del progetto cerchiata in blu

4.2.12 EMERGENZE GEOLOGICHE, GEOMORFOLOGICHE E IDROLOGICHE (ARTT. 28 PPAR) L’impianto in progetto non risulta all’interno di aree di emergenza geologica, geomorfologia o idrogeologica.

4.2.13 CORSI D’ACQUA (ART.29 PPAR) L’impianto in progetto, dalla trasposizione passiva degli ambiti di tutela individuati dal PPAR, si trova nelle vicinanze di un corso d’acqua di classe I (Fiume Cesano) e fuori dall’area di tutela dei crinali circostanti. Per i corsi d’acqua di classe I in fascia subappenninica l’ambito di tutela provvisoria è fissato a 200 m. In tale perimetro sono permesse comunque opere per la regimazione e la captazione delle acque; non sono permessi invece movimenti di terreno che alterino in maniera sostanziale il profilo del terreno. L’ambito di tutela permanente è fissato a 10 m dalle sponde all’interno dei quali è comunque possibile eseguire opere di regimazione e captazione idraulica. Infine la distanza di rispetto per la costruzione di fabbricati, per un corso d’acqua di classe I in fascia subappenninica, è di 50 m. Tale prescrizione risulta superata ai sensi dell’art. 60 comma 3 essendo sancita la “Pubblica utilità” dell’intervento ai sensi del D. Lgs. nr. 387/2003.

4.2.14 CRINALI (ART. 30 PPAR) L’impianto in progetto, dalla trasposizione passiva degli ambiti di tutela individuati dal PPAR (rif. Fig. 5, tav 12 PPAR) ricade nella classe I, inquadrata nella fascia subappenninica. Tale classificazione impone un ambito provvisorio di tutela a partire dalle sponde e dal piede dell’argine del bacino in questione di 20 metri su ogni sponda per ciò che riguarda le aree urbanizzate; mentre per le zone non urbanizzate la distanza è di 7 m.

Figura 5: Tav 12 PPAR Individuazione e gerarchizzazione del retiColo idrografico e delimitazione dei bacini. Cerchiata in blu area del progetto

4.2.15 VERSANTI (ART. 31 PPAR) L’impianto in progetto non risulta all’interno di aree di versante con pendenza superiore al 30%.

4.2.16 AREE FLORISTICHE (ART. 33 PPAR) Come si evince dall’analisi della cartografia l’impianto in progetto non risulta, dalla trasposizione passiva degli ambiti di tutela individuati dal PPAR, inserito in aree floristiche.

4.2.17 BOSCHI E PASCOLI (ARTT. 34 E 35 PPAR) L’impianto in progetto non risulta, dalla trasposizione passiva degli ambiti di tutela individuati dal PPAR, inserito in aree di bosco o pascolo.

4.2.18 ZONE UMIDE (ARTT. 36 PPAR) Come si evince dall’analisi della cartografia l’impianto in progetto non risulta, dalla trasposizione passiva degli ambiti di tutela individuati dal PPAR, inserito in zone umide.

4.2.19 PAESAGGIO AGRARIO DI INTERESSE STORICO-AMBIENTALE (ART. 38 PPAR) L’impianto in progetto non risulta, dalla trasposizione passiva degli ambiti di tutela individuati dal PPAR, inserito in aree di paesaggio agrario di interesse storico-ambientale.

4.2.20 ZONE ARCHEOLOGICHE E STRADE CONSOLARI (ARTT. 41 E 42 PPAR) L’analisi della cartografia mostra che l’impianto in progetto non risulta lambito da strade consolari o da aree archeologiche.

4.2.21 DESCRIZIONE DEL PROGETTO IN RELAZIONE AI PIANI PER LE AREE NATURALI PROTETTE DI CUI ALLA LEGGE 394/91 L’area non risulta inserita all’interno di Parchi Regionali o Nazionali.

4.3 PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO (P.A.I.) In riferimento al Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.) dell’Autorità di Bacino della Regione Marche approvato con deliberazione del Consiglio Regionale n. 116 del 21 gennaio 2004 e Pubblicato al B.U.R. della Regione Marche n. 15 del 13 febbraio 2004, si evince che l’opera in progetto risulta in area esondabile, con rischio moderato (R1).

Figura 6: stralcio carta PAI Marche

Codice Comune Località Tipologia Rischio Pericolosità E-07-0010 Castelleone di Suasa Caselle Esondazione R1 - Tabella 4 - area esondabile del F. Cesano in Comune di Castelleone di Suasa

4.4 PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DELLA PROVINCIA DI ANCONA (PTC) Dal Piano Territoriale di Coordinamento (P.T.C.) della Provincia di Ancona si evince che l’impianto in progetto ricade interamente nell’ambito territoriale omogeneo individuato dalla fascia parallela ed adiacente al Fiume Cesano e denominato “ambito territoriale V – di continuità naturalistica delle pianure e delle terrazze alluvionali”.

Figura 7: stralcio del P.T.C. Tavola A2. Nel cerchio blu l’opera in progetto. L’area è inserita in aree vallive.

Figura 8: stralcio del P.T.C. Tavola II/1. Nel cerchio blu l’opera in progetto che è interna all’ambito territoriale omogeneo “V” e alla fascia di continuità naturalistica.

Nelle aree di continuità naturalistica il PTC indica: 2.A.1 - Per quanto riguarda le acque emergenti appartenenti ai complessi idrogeologici carbonatici, che forniscono le quantità più rilevanti, il loro sfruttamento dovrà essere valutato sulla scorta di studi dettagliati che ne identifichino non solo le caratteristiche fisico-chimiche – e, pertanto, l’idoneità per gli scopi cui vengono destinate – ma anche i bacini di alimentazione delle sorgenti e le aree di influenza da sottoporre a vincolo di tutela (“aree di protezione”). Nei bacini di alimentazione delle sorgenti dovranno essere evitati nuovi insediamenti che comportino attività a rischio di inquinamento, allevamenti industriali, uso di sostanze chimiche nella pratica agricola. I Comuni dovranno, inoltre, esercitare forme di tutela preliminare nelle zone in cui sono state rilevate condizioni favorevoli alla presenza di acquiferi. 2.A.2 - Nella pianura alluvionale la realizzazione di nuove opere di presa delle acque di falda, come pure l'escavazione di nuovi pozzi, sarà subordinata alla verifica del rapporto con le risorse idriche già utilizzate ed è consentita solo per specifiche esigenze. 2.A.3 - La programmazione del sistema degli acquedotti sarà fondata sull’individuazione delle diverse categorie di acque in funzione delle varie necessità dell'utenza; è necessario gestire diversamente le acque “pregiate" di sorgente da quelle meno “pregiate" di subalveo, da quelle, infine, recuperate dal ciclo di depurazione. Sotto questo aspetto è da favorire la realizzazione di acquedotti industriali che, prelevando acque non pregiate dai subalvei alluvionali o dal ciclo di depurazione, le distribuiscano all’utenza industriale e agli enti ed operatori che non abbisognano di acque qualitativamente pregiate.

Figura 9: stralcio del P.T.C. Tavola A/4. Nel cerchio blu l’opera in progetto che ricade in pianura alluvionale.

Il sito dell’impianto risulta sufficientemente distante dagli insediamenti collinari sviluppatisi a ridosso dell’esistente viabilità secondaria locale per non avere significativi impatti ambientali. Da un punto di vista ambientale, con specifico riferimento alla sostenibilità dell’uso di risorsa idrica, il P.T.C. mostra la presenza, nel tratto di pianura alluvionale di pertinenza del Fiume Cesano in prossimità dell’impianto in progetto, di pozzi utilizzati a scopi idropotabili, senza alcuna interferenza con la derivazione di acque superficiali prevista. Nella zona non risulta la presenza di aree di tutela per emergenze geologiche, geomorfologiche e botanico vegetazionali nell’ambito territoriale interessato dal progetto. Infine, si sottolinea che negli ambiti come quello in esame, in base alle disposizioni del P.T.C. è necessario interrompere la continuità lineare dell'edificato produttivo-commerciale-residenziale, mentre resta un obiettivo prioritario da perseguire la continuità della maglia infrastrutturale. Il progetto risulta in linea con le misure prescrittive indicate e la fascia di continuità naturalistica non sarà modificata.

4.5 PIANO REGOLATORE GENERALE DEL COMUNE DI CASTELLEONE DI SUSA (PRG)

La consultazione del Piano Regolatore Generale (P.R.G.) del Comune di Castelleone di Suasa (AN), mostra che l’impianto in progetto ricade all’interno della sottozona E1 “Zone agricole di rilevante valore paesistico-ambientale”, in quanto cartografata come Corso d’Acqua, disciplinata dall’art. 15.05 delle Norme Tecniche di Attuazione.

Figura 10: stralcio del PRG. Tavola H/2.

Quanto prescritto da tale articolo è qui riportato: • Le zone agricole E1) comprendono le aree agricole nelle quali il Piano, in considerazione dell’alto valore dei caratteri paesistico-ambientali e delle condizioni di equilibrio esistenti tra fattori antropici e ambiente naturale, individua azioni volte alla conservazione e alla ulteriore qualificazione dell’assetto attuale. • Il Piano, con l’individuazione delle zone agricole E1) si conforma alle direttive ed alle prescrizioni del PPAR, in quanto esse comprendono gli ambiti da assoggettare a tutela integrale e/o a specifiche prescrizioni. • Nelle zone agricole E1) sono pertanto consentiti esclusivamente gli interventi di conservazione, di consolidamento e di ripristino delle condizioni paesaggistiche ed ambientali protette.

Si ritiene opportuno ricordare che, ai sensi dell’art. 12 comma 7 del Dlgs 387/2003, “gli impianti di produzione di energia elettrica (…) possono essere ubicati anche in zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici”.

4.6 DESCRIZIONE DI INQUADRAMENTO DEI VINCOLI NATURALISTICI L’area non è interessata da obblighi di conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatica (zone ZPS e SIC).

4.7 DESCRIZIONE DEI VINCOLI PAESAGGISTICI (D.LGS 42/2004) Il territorio interessato dall’intervento è interessato dalla tutela paesaggistica ricadendo all’interno della fascia di rispetto dell’alveo del Fiume Cesano, tutelato ope legis ai sensi dell’art. 142 comma

1 lettera c del D. Lgs. Nr. 42/2002 (già art. 1 della legge nr. 431/1985) e pertanto il progetto è comprensivo della presente relazione paesaggistica redatta ai sensi del D.P.C.M. 12.12.2005.

4.8 DESCRIZIONE DEI VINCOLI ARCHITETTONICI (D.LGS. 42/2004) CHE INTERESSANO I SITI D’INTERVENTO L’area non è interessata da alcun vincolo architettonico.

4.9 DESCRIZIONE DEI VINCOLI ARCHEOLOGICI (D.LGS. 42/2004) CHE INTERESSANO I SITI D’INTERVENTO L’area non è interessata dal vincoli di tipo archeologico.

4.10 DESCRIZIONE DEI VINCOLI STORICO-CULTURALI (D.LGS. 42/2004) CHE INTERESSANO I SITI D’INTERVENTO L’area non è interessata dal vincolo storico culturale.

4.11 DESCRIZIONE DELLE ZONE DEMANIALI CHE INTERESSANO I SITI D’INTERVENTO Non sono presenti Foreste Demaniali come risulta dall’elenco allegato al P.P.A.R. (Art. 34).

4.12 DESCRIZIONE DEI VINCOLI IDROGEOLOGICI (R.D.L. N. 3267/1923) NEI SITI D’INTERVENTO L’area non è interessata da vincolo idrogeologico.

4.13 COERENZA CON IL QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO Il progetto è coerente con gli usi previsti dalla legge in materia di acque pubbliche, non interessa acque già destinate ad altri usi o assentite a terzi. Relativamente ai vincoli imposti dalle leggi e dagli strumenti di pianificazione esistenti, la costruzione dell’impianto è coerente con gli obiettivi di pianificazione energetica nazionali, regionali (PEAR) e provinciali e con gli obiettivi ambientali identificati dal Trattato di Kyoto. A livello di pianificazione regionale, provinciale e di Bacino si ritiene che le modificazioni indotte sul territorio siano sostenibili e l’impianto non pregiudichi gli indirizzi in essere. Relativamente agli obiettivi di tutela acqua, individuati dal D.Lgs. 152/06, ove si pone l’accento in particolare sulla prevenzione/riduzione dell’inquinamento della risorsa, si osserva che la produzione di energia idroelettrica si configura come un’attività a potenziale inquinante nullo, poiché la risorsa utilizzata viene restituita al corpo idrico nelle medesime condizioni fisico-chimiche. Tale attività può, in conseguenza della riduzione di portata del torrente, teoricamente accentuare i processi di eutrofizzazione della risorsa residua in alveo. A tale proposito, nella presente relazione, che tratta gli effetti ambientali, viene verificato che la derivazione delle acque non porterà un peggioramento significativo della qualità delle acque del corpo idrico in oggetto, permettendo di rispettare gli usi attuali previsti dal legislatore sia in termini di quantità sia in termini di qualità della risorsa.

Per quanto concerne gli indirizzi pianificatori di bacino (PAI Regione Marche) si osserva che l’opera di captazione, ricade all’interno di aree a rischio di esondazione R1 Art. 9 delle NA del PAI, all’interno della quale è consentito (Art 9, comma 1 lettera i) la realizzazione e l’ampliamento di infrastrutture tecnologiche o viarie, pubbliche o di interesse pubblico. Relativamente all’impianto in progetto la pubblica utilità discende dal D.Lgs. 29 dicembre 2003, n. 387 “Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità”. In merito ai vincoli che derivano da PRG, si osserva che l’attuale destinazione d’uso dei terreni interessati dalle opere (Zone Agricole E) è compatibile con l’opera in progetto ai sensi dell’art. 12 comma 7 del D.Lgs. 29 dicembre 2003, n. 387 che recita: “gli impianti di produzione di energia elettrica, di cui all’articolo 2, comma 1, lettere b) e c), possono essere ubicati anche in zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici”.

5 RAPPRESENTAZIONE FOTOGRAFICA DELLO STATO ATTUALE DEL

CONTESTO PAESAGGISTICO

Di seguito si illustra la documentazione fotografica del contesto paesaggistico in esame. Dalle immagini è possibile notare come l’intervento in progetto non provochi significativi impatti visivi, in quanto l’area interessata risulta sufficientemente nascosta

Figura 11: Briglia fluviale esistente (Punto di vista 1 – Tav 01)

Figura 12: Tratto di alveo del fiume a monte della briglia (Punto di vista 2 – Tav 01).

Figura 13: Alveo subito a valle della briglia (Punto di vista 3 – Tav 01)

Figura 14: Cabina esistente per l’allaccio alla rete elettrica nazionale (Punto di vista 4 – Tav 01)

6 QUADRO PROGETTUALE

6.1 MODALITÀ PROGETTUALI ESECUTIVE L’impianto in questione, che utilizzerà la briglia attuale in cemento armato come sbarramento, sarà collocata sulla destra idrografica del fiume e la restituzione avverrà immediatamente a valle della briglia stessa, mediante l’inserimento di una macchina idraulica del tipo a gravità – nello specifico una “vite idraulica a coclea” – caratterizzata da un impatto ambientale minimo (non ricadente nella verifica di assoggettabilità di valutazione di impatto ambientale in base al D. Lgs. 4/2008) e assolutamente ininfluente sulle alimentazioni delle falde acquifere della zona e sulla vita biologica del Fiume Cesano.

Il progetto, in sintesi, prevede la realizzazione e la posa di: - Vasca di carico in calcestruzzo armato in sponda destra idrografica comprensiva di opera di sbarramento a chiusura rapida, griglia di protezione a maglia larga, paratoia sghiaiatrice per la pulizia del canale di carico e sensori di livello necessari al corretto funzionamento dell’impianto; - Fabbricato per l’alloggiamento dei componenti elettromeccanici necessari alla trasformazione del moto rotatorio dell’albero della turbina a “coclea” in energia elettrica e opere di restituzione al Fiume Cesano costituite da massi litoidi per evitare fenomeni di erosione del piede della scarpata; - Cabina elettrica situata in prossimità della sponda destra idraulica per permettere l’allaccio alla rete elettrica nazionale BT e posta a quota di sicurezza rispetto all’alveo, accessibile tramite strada e interamente recintata; - Allaccio alla rete elettrica nazionale di Bassa Tensione mediante collegamento in cavo aereo alla cabina esistente del Gestore della Rete Elettrica.

Scala di risalita dei pesci Il progetto originario, già esaminato in conferenza di servizi, prevedeva la realizzazione della scala di risalita dei pesci nella traversa fluviale esistente. Nel progetto proposto tale manufatto è stato omesso in quanto recenti studi sulla turbina a coclea (sulle distribuzioni di frequenza delle lunghezze delle varie specie ittiche) provano come sia i pesci piccoli (di 8 cm) sia gli individui di grandi dimensioni (fino a 58 cm) possono migrare indisturbati attraverso le viti idrauliche. Anche specie ittiche relativamente piccole e con scarse capacità natatorie (come ad esempio il gobbione o lo scozzone), possono migrare attraverso le viti idrauliche senza ferirsi.

In sostanza l’inserimento di una turbina di tipo a “a coclea” può sopperire la medesima funzione della scala di risalita dei pesci. Qualora, se in fase di esercizio, si dovesse rivelare inefficace tale misura si provvederà al miglioramento delle condizioni ittiche mediante ripopolamento annuale del corso d’acqua con le modalità previste dall’art. 15 della legge regionale n° 11/2003 “Norme per l'incremento e la tutela della fauna ittica e disciplina della pesca nelle acque interne”.

Vasca di carico In destra idrografica verrà collocata una vasca di carico, in corrispondenza dell’estremità destra della briglia. Tale vasca, che avrà dimensioni rettangolari in pianta (lunghezza circa 12,00 m x 3,00 m di larghezza) ed una profondità di circa 2,50 m, prevederà: - Paratoia di sbarramento a chiusura rapida di dimensioni 2,70 m x 2,90 m; - Griglia di protezione a maglia larga di dimensioni 2,70 m x 1,20 m; - Paratoia di macchina di dimensioni circa 2,70 m x 3,50 m; - Paratoia sghiaiatrice di dimensioni circa 1,00 m x 2,90 m, con scarico direttamente verso la vecchia briglia; - Dispositivi di misurazione del livello necessari al corretto funzionamento dell’impianto.

Fabbricato componenti elettromeccanici In adiacenza alla vasca di carico verrà posto un fabbricato per l’alloggiamento dei componenti elettromeccanici, collocato sempre sulla destra idrografica, con limitate dimensioni data la semplicità delle apparecchiature scelte per questo tipo di installazione All’interno di tale fabbricato, di dimensioni rettangolari in pianta (lunghezza circa 4,00 m x 3,50 di larghezza) ed una altezza di circa 4,50 m, saranno inseriti i componenti elettromeccanici necessari alla trasformazione del moto rotatorio dell’albero della turbina a “coclea” in energia elettrica. La macchina selezionata è una macchina del tipo a gravità, in cui l’acqua viene fatta scendere all’interno delle camere dal livello più alto al livello più basso. La vite idraulica è una fabbricazione del tipo metalmeccanico a saldatura. Su un albero cavo irrigidito flessionalmente vengono generalmente saldate eliche cilindriche a flusso ottimizzato. Esse costituiscono lo spazio di lavoro, delimitato all’esterno dal tubo cilindrico e al di sopra dalla superficie dell’acqua. Entrambe le estremità sono dotate di supporti, con il supporto che si trova l’acqua costituito da un cuscinetto a rulli cilindrici a lubrificazione grassa continua, resistente alle forze radiali e assiali. Il supporto inferiore è costituito da un cuscinetto flottante a lubrificazione grassa continua, che non necessita manutenzione.

Il gruppo motore è costituito da giunti elastici, supporti moltiplicatore, generatore ed eventualmente di trasmissione a cinghia; tale macchina permette rendimenti idraulici buoni fino ad un 25 % della portata di progetto. Inoltre, a causa del minor battente d’acqua in efflusso, la vite idraulica installata non avrà bisogno, se confrontata con gli impianti a turbina, di alcun lavoro di costruzione in sottosuolo nella zona dello scarico a valle, in cui verrà previsto l’inserimento di massi litoidi per evitare eventuali fenomeni di erosione della scarpata. Di conseguenza, l’installazione della vite idraulica può essere attuato senza modificazione del letto fluviale naturale e il rilascio dell’acqua avverrà sotto battente limitando i problemi di erosione e consentendo un ottimale funzionamento della macchina. Inoltre all’interno del fabbricato è presente anche il locale di controllo in cui verranno alloggiate tutte le apparecchiature elettriche ed elettromeccaniche di regolazione e controllo e gli interruttori di sicurezza. Le apparecchiature di controllo avranno il compito di monitorare e gestire il corretto funzionamento di tutte le apparecchiature e, al tempo stesso, regolare il funzionamento delle macchine agendo su appositi attuatori per variare la portata lavorata dalla turbina e provvedono ad aprire la paratoia sghiaiatrice in vasca di carico quando necessario.

Cabina elettrica In prossimità della sponda destra idraulica, sarà prevista una cabina prefabbricata delle dimensioni di 2,50 m x 4,50 m in pianta e altezza di 2,90 m, per l’alloggiamento dei quadri elettrici. Tale cabina sarà posta a quota di sicurezza rispetto al livello del fiume, interamente recintata ed accessibile attraverso strada carrabile.

Strade di accesso e aree di manovra L’infrastruttura di captazione delle acque è facilmente accessibile tramite una strada di terra presente in sito. Tale accesso verrà utilizzato come accesso al cantiere ed al termine dei lavori verrà mantenuto al fine di accedere all’impianto in progetto. Inoltre, nell’impianto è presente una piazzola per consentire le operazioni dei mezzi d’opera sia in fase di cantiere, che nella successiva fase per il posizionamento dei macchinari.

6.2 MOTIVAZIONE DELLE SCELTE PROGETTUALI Le scelte progettuali sopra descritte rispondono in maniera rispettosa ai condizionamenti del territorio ed alle particolari esigenze di natura ambientale presenti in sito, come la necessità di evitare eccessive semplificazioni dell’ecosistema fluviale raccomandata nella sezione del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Ancona dedicata alla gestione degli ambiti fluviali compresi negli ambiti territoriali omogenei “V”, costituiti dalle pianure e dai terrazzi alluvionali.

In definitiva, alla luce dei condizionamenti territoriali e dei vincoli ambientali esistenti, lo schema di impianto adottato, sfruttando traverse fluviali già esistenti, è risultato il più efficiente per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, dal momento che il processo di produzione in esame (in cui l’acqua derivata viene prima accumulata per la creazione di una certa energia potenziale, poi fatta defluire nel locale turbina per la trasformazione della precedente energia in energia cinetica, quindi fatta turbinare dalla macchina idraulica per la trasformazione di energia cinetica in energia meccanica da cui è ottenuta, infine, energia elettrica grazie al collegamento delle giranti al generatore) consente i rendimenti maggiori e gli impatti ambientali minori, rispetto a qualsiasi altra forma di produzione di energia elettrica.

6.3 PREVISIONE DEGLI EFFETTI DELLE TRASFORMAZIONI DAL PUNTO DI VISTA PAESAGGISTICO Nell’ambito del progetto in esame, le prevedibili trasformazioni dal punto di vista paesaggistico sono relative all’opera che risulterà solo parzialmente fuori terra, cioè il locale controllo del fabbricato componenti elettromeccanici. Infatti, tutte le altre opere saranno realizzate in sotterraneo ed è agevole prevedere, al termine dei lavori, efficaci azioni di ripristino ambientale con il pieno recupero dello stato dei luoghi prima dei lavori. Invece, per quanto riguarda la costruzione del fabbricato componenti elettromeccanici, come illustrato nel precedente paragrafo 6.1, le finiture dell’edificio e delle opere esterne prevedono pareti esterne tinteggiate con colori pastello, manti di copertura in laterizio naturale, grondaie e pluviali in rame, il tutto per favorire un inserimento ambientale e paesaggistico di minor impatto possibile.

6.4 ELABORATI DI PROGETTI ALLEGATI Gli elaborati di progetto di seguito illustrati, per scala di rappresentazione ed apparato descrittivo, si propongono di rendere comprensibile l’adeguatezza dell’inserimento delle nuove opere nel contesto paesaggistico.

6.4.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DELL’AREA DI INTERVENTO Per tali informazioni si rinvia a quanto dettagliatamente rappresentato nella tavola 01 (Stato di Fatto – Localizzazione progettuale delle opere).

6.4.2 PLANIMETRIA DELLE AREE DI INTERVENTO Nelle tavole allegata al Progetto Definitivo (tavola 02 – Planimetria Stato Progetto, tavola 03 – Sezioni Stato di Fatto e di Progetto e tavola 04 – Piante e Sezioni dei Principali Manufatti) sono stati rappresentati gli estratti planimetrici dei siti direttamente interessati dalle opere in progetto.

6.4.3 SEZIONI DELLE AREE DI INTERVENTO Nelle tavole allegate al Progetto Definitivo (tavola 02 – Planimetria Stato Progetto, tavola 03 – Sezioni Stato di Fatto e di Progetto e tavola 04 – Piante e Sezioni dei Principali Manufatti) sono state rappresentate le sezioni dei siti direttamente interessati dalle opere fuori terra in progetto, considerate in un intorno significativo di propria pertinenza. L’indicazione di scavi e riporti quantificati nei relativi valori volumetrici vengono riportati nella seguente tabella, comprensiva dei valori relativi alle opere sotterranee.

Area di Intervento Volume sterile Volume vegetale Volume (vedere planimetria) accumulato accumulato riutilizzato Area a monte briglia 50 m3 20 m3 70 m3 (detriti) Vasca di carico 240 m3 120 m3 360 m3 Fabbricato componenti 40 m3 20 m3 60 m3 elettromeccanici Strada 85 m3 45 m3 130 m3 Piazzale 10 m3 5 m3 15 m3 Totali 425 m3 210 m3 775 m3 Tabella 5: volumi di scavo previsti in cantiere

7 RELAZIONE DEL PROGETTO CON GLI ELEMENTI DI PIANIFICAZIONE

7.1 QUALITÀ E CRITICITÀ PAESAGGISTICHE Alla luce delle disamine sopra descritte, in chiusura del presente elaborato si ritiene opportuno riassumere quanto emerso in merito a qualità e criticità paesaggistiche, descrivendo in maniera sintetica le modifiche che incidono sulle componenti ambientali e paesaggistiche indotte dalla realizzazione del progetto.

7.2 MODIFICHE DEI CARATTERI IDROLOGICI-IDROGEOLOGICI Nella fase di costruzione permane un potenziale coinvolgimento derivante dall’attività di cantiere e dalla costruzione delle opere di presa, essenzialmente riconducibile a un aumento transitorio, ridotto a un breve periodo, della torbidità delle acque. L’effetto è imputabile agli interventi da eseguirsi direttamente in alveo per i quali saranno necessarie temporanee deviazioni delle acque per il tratto interessato dai lavori. Eseguendo gli scavi in breve tempo, limitatamente all’area strettamente necessaria e utilizzando particolari accorgimenti nella deviazione delle acque, si evita l’eccessivo intorbidimento delle stesse. Al termine della realizzazione, tali impatti non sono più presenti. La regolazione delle acque per esercizio e manutenzione delle opere di presa non comporta un interferenza diretta con il flusso idrico sotterraneo. In fase di esercizio, considerando l’assenza di possibili fonti di alterazione qualitativa della componente (sia legati al processo dell'impianto, sia di provenienza esterna) non si rilevano modifiche qualitative e quantitative, né temporanee, né permanenti.

7.3 MODIFICHE DEI CARATTERI MORFOLOGICI In costruzione, l'alterazione dei caratteri morfologici avviene solo durante la fase di cantierizzazione ed è imputabile alle alterazioni, prevalentemente a carattere temporaneo, indotte dalla realizzazione delle opere (scavi, riporti, movimenti terra). La maggior parte delle aree di cantiere, una volta dismesse, grazie agli interventi di ripristino ambientale, potranno tornare ad avere le funzionalità originarie. In fase di esercizio non si ha alcun variazione per questa componente rispetto ai singoli elementi dell'impianto. In fase di esercizio ed a scala locale, non si ha quindi alcuna alterazione della componente; a scala sovra-locale, considerando che con l’impiego di una fonte rinnovabile si riduce il possibile utilizzo di risorse non rinnovabili (oli fossili, carbone, ecc.) per la produzione di energia elettrica, si produce un impatto positivo elevato.

7.4 MODIFICHE DEI CARATTERI BOTANICO - VEGETAZIONALI E FAUNISTICI Le modifiche principali degli interventi in fase di costruzione, deriveranno dal consumo di vegetazione nella realizzazione (in alcuni tratti) delle opere. Fatta eccezione per la presenza di formazioni ripariali lungo la fascia perifluviale, che peraltro non si presentano in condizioni climax, non si sono osservati raggruppamenti vegetali strutturati o in fase di sviluppo. Questa componente è quella, comunque, maggiormente esposta, anche se con potenzialità di recupero all'equilibrio naturale estremamente veloce, considerando, ove possibile, anche un rinverdimento parziale delle aree stesse ed una eventuale azione di compensazione. Il consumo di vegetazione nel predisporre le aree temporanee di cantiere è considerato trascurabile o nullo in quanto le stesse sono sgombre da specie vegetazionali significative. Per quanto concerne gli effetti prodotti dalla polverosità di cantiere, sono prevedibili solo impatti locali nelle immediate vicinanze della sede stradale, complessivamente trascurabili, mentre data la diluizione del traffico e le concentrazioni in gioco, non si prevedono effetti legati alle emissioni dei motori. Nel complesso le modifiche degli interventi in fase di costruzione è da ritenersi minimo e ripristinabile alla condizione iniziale tranne, chiaramente, per le limitate aree occupate dai manufatti fuori terra. Riguardo alla fase di esercizio, considerando le caratteristiche delle opere non sono emerse cause di danno alla vegetazione. Per quanto riguarda la fauna, durante la fase di costruzione, le aree di cantiere temporanee previste (considerata la superficie utilizzata, percentualmente ridotta rispetto alla disponibilità totale) non implicano la perdita di habitat particolarmente interessanti per la fauna presente. Considerata l’ubicazione, anche la produzione di polveri e rumori non influisce in maniera particolare sulla fauna della zona. Pertanto, da questo punto di vista l’impatto finale delle opere può essere considerato basso. E’ consigliabile comunque spegnere le fonti di illuminazione del cantiere durante le eventuali ore notturne in modo da permettere la normale attività dei Chirotteri. Un’attenzione particolare sarà posta nell’esecuzione delle opere in alveo che implicano la deviazione provvisoria delle acque. Questa sarà realizzata senza provocare l’interruzione del continuum ecologico ed evitando il più possibile l’intorbidamento delle acque a valle. Nella fase di esercizio degli impianti, le modifiche maggiori sono da ascrivere al prelievo di acqua dal corso naturale del Fiume Cesano. Considerato che nel tratto di Fiume Cesano, ed in particolare nel luogo di ubicazione dell’opera di presa, la briglia esistente crea un ostacolo allo spostamento delle specie ittiche presenti, al fine della salvaguardia e tutela della fauna ittica il progetto non prevede la realizzazione della scala di risalita dei pesci, in quanto recenti studi sulla turbina a coclea (sulle distribuzioni di frequenza delle lunghezze delle varie specie ittiche) provano come sia i pesci piccoli (di 8 cm) sia gli individui di grandi dimensioni (fino a 58 cm) possono migrare indisturbati attraverso le viti idrauliche. Anche specie ittiche relativamente piccole e con scarse capacità natatorie (come ad esempio il gobbione o lo scozzone), possono migrare

attraverso le viti idrauliche senza ferirsi. In sostanza l’inserimento di una turbina di tipo a “a coclea” può sopperire la medesima funzione della scala di risalita dei pesci. Qualora, se in fase di esercizio, si dovesse rivelare inefficace tale misura si provvederà al miglioramento delle condizioni ittiche mediante ripopolamento annuale del corso d’acqua con le modalità previste dall’art. 15 della legge regionale n° 11/2003 “Norme per l'incremento e la tutela della fauna ittica e disciplina della pesca nelle acque interne”. A scala sovra-locale, l’impatto complessivo dell'impianto non risulta significativo.

7.5 MODIFICHE DEI CARATTERI DEGLI ECOSISTEMI Le modifiche sugli ecosistemi sono sostanzialmente analoghe a quelle sulla componente vegetazione, flora e fauna anche se, considerando che per la realizzazione delle opere non sono coinvolti ecosistemi a massima naturalità, ma solo ecosistemi soggetti a periodico ringiovanimento, l’impatto è leggermente inferiore. Riguardo al degrado complessivo a scala locale, questo è presente sostanzialmente per l’ecosistema “aree ripariali e greti fluviali" e si esplica attraverso una riduzione della possibilità di sostentamento dell'ittiofauna; consegue quindi la necessità di applicazione delle misure di compensazione analoghe alla componente vegetazione, flora e fauna. In particolare, gli insediamenti di cantiere e la costruzione delle opere dell’impianto indurranno effetti di “basso” livello rispettivamente sull’ecosistema bosco (espianti e occupazione di suolo) e ambiente idrico; le operazioni di ripristino naturalistico saranno condotte in modo da evitare i rischi di “contaminazione” dell’ecosistema bosco con specie estranee a quelle locali. Nella fase di esercizio permarranno effetti “bassi” negativi legati alla permanenza dell’opera di presa che crea di fatto una frattura nella continuità del corso d’acqua. A scala sovra-locale, l’impatto complessivo dell'impianto non risulta significativo.

7.6 MODIFICHE DEI CARATTERI PER LA SALUTE ED IL BENESSERE DELL’UOMO Gli effetti diretti sulla salute in fase di costruzione sono fortemente limitati in quanto le località interessate dalle opere hanno una presenza ridotta di popolazione residente. Sono da attendersi invece effetti positivi dovuti alla richiesta di manodopera per le attività di realizzazione dell'impianto e all’indotto creato dalle maestranze sull’attività economica locale. Questo impatto positivo compensa ampiamente gli effetti negativi legati alla presenza dei cantieri. Durante l'esercizio, l'analisi ha mostrato che gli effetti diretti sulla qualità dell'ambiente, intesa in primo luogo come stato dei corsi d'acqua e modifica del paesaggio, sono previsti trascurabili o di lieve entità e pertanto tali da non arrecare impatti di tipo secondario sulla salute. Bisogna inoltre considerare che le opere comportano un impatto positivo, sebbene di entità modesta, sull'assetto economico e produttivo, in quanto inducono nel loro esercizio una domanda di servizi e attività collaterali con rapporti, anche a carattere economico, con le imprese locali.

Le verifiche condotte alla sezione programmatica indicano la forte dinamica espansiva della richiesta energetica della Regione Marche. L'aumento di capacità produttiva è pertanto coerente con l'incremento della richiesta energetica. Infine bisogna considerare che, su scala nazionale, l'aumento di produzione da fonte idroelettrica, contribuisce alla riduzione delle emissioni di gas serra e al raggiungimento degli obiettivi del protocollo di Kyoto. Sulla base delle considerazioni suddette si può ritenere che l'impatto sul comparto umano sia di carattere positivo, seppur di lieve entità. A scala sovra-locale, l’impatto è comunque positivo, in quanto si migliorano le condizioni di fruizione della porzione di valle da parte dei visitatori di provenienza sovra-locale.

7.7 MODIFICHE DEI CARATTERI DEL PAESAGGIO E DEL PATRIMONIO STORICO-CULTURALE Nella fase di costruzione gli effetti sul paesaggio sono legati all'impatto visivo dei cantieri e degli accessi temporanei. La posizione e le dimensioni ridotte dei cantieri per la costruzione delle opere di presa ne riducono invece notevolmente la visibilità limitandola alle immediate vicinanze delle opere. In considerazione della durata delle operazioni, prevista in 8-10 mesi, l'impatto può essere considerato complessivamente di lieve entità. In questa fase si ha una alterazione della componente correlata alla realizzazione degli scavi e dei preventivi interventi sul paesaggio vegetale. L'elevata resilienza delle associazioni vegetali, associata ai previsti interventi di ripristino e mitigazione, annulla in breve termine l’alterazione del paesaggio vegetale derivante dalla fase di cantierizzazione. Per quanto riguarda la fase di esercizio si osserva che la caratteristica del progetto, con il suo snodarsi in profondità, fa sì che l'ambito dell'analisi visuale, ovvero la "scala" del paesaggio perturbato risulti assai ridotta. In questa fase di esercizio, si ha un impatto giudicato basso che, nonostante siano elementi totalmente alloctoni al paesaggio naturale ed antropico della zona, sono stati previsti prevalentemente interrati e per questo ben integrabili nel paesaggio. I manufatti esterni di cui si tratta di stimare le interferenze con la percezione visiva sono di dimensioni ridotte e comunque sarà mitigato l’impatto visivo tramite piantumazioni di pioppi salici e arbusti, inoltre la loro sistemazione finale in termini di rivestimenti, colorazioni e sistemazioni in alveo è realizzata facendo ricorso a materiali naturali e colori che ben si accordano alle caratteristiche cromatiche del luogo. In fase di esercizio si segnalano modifiche estremamente ridotte. A livello complessivo, considerando l’ampiezza dell'area in cui si sviluppa l’impianto e l’occultamento da parte dei principali coni visuali dell'opera di presa, si ha sia a scala locale che a scala sovra-locale, un impatto non significativo.

7.8 MODIFICHE DI INCIDENZA MAGGIORE Nella seguente tabella vengono analizzate le modifiche di maggiore incidenza che il progetto determina nei confronti delle componenti ambientali e paesaggistiche. Le modifiche esaminate

vengono sintetizzate sotto forma di stima qualitativa degli impatti attesi, in fase di costruzione ed in fase di esercizio dell’opera.

STIMA QUALITATIVA DEGLI IMPATTI ATTESI

Interrelazione Interrelazione Componente Fase di potenzialmente potenzialmente Fase di esercizio ambientale cantiere negativa positiva Produzione di Impatto negativo- Impatto nullo torbide lieve Acque superficiali Produzione di Impatto positivo energia Alterazione dei Acque sotterranee Impatto trascurabile Impatto trascurabile flussi in falda Consumo di Impatto negativo- Impatto nullo vegetazione lieve Vegetazione Azioni di Impatto positivo compensazione Installazione aree di Impatto trascurabile cantiere Fauna Realizzazione Pulizia a monte Impatto negativo- Impatto positivo opere in alveo della briglia lieve Installazione aree di Impatto trascurabile cantiere Realizzazione Paesaggio Impatto trascurabile opere fuori terra Opere di ripristino e Impatto positivo consolidamento Impatto negativo- Salute e sicurezza Impatto trascurabile lieve Creazione Popolazione e settori opportunità di Impatto positivo Impatto positivo produttivi guadagno/lavoro Risparmio Impatto positivo energetico

8 CONCLUSIONI

La stima qualitativa degli impatti attesi sugli elementi paesaggistici, ambientali e socio-economici considerati nella valutazione delle modifiche che l’intervento determina sul sito, non ha evidenziato aspetti particolarmente negativi. Le scelte progettuali, infatti, sono state orientate anche ad ottimizzare e minimizzare l’impatto delle nuove strutture verso l’ambiente ed il paesaggio. Particolare attenzione è stata rivolta, in sede di progettazione della nuova struttura, alla mitigazione delle opere fuori terra, alla componente vegetazionale e soprattutto agli aspetti riguardanti le acque superficiali. Per quanto riguarda le strutture murarie, la mitigazione del fabbricato componenti elettromeccanici è stata perseguita in ambito progettuale ispirandosi all’architettura caratteristica degli edifici limitrofi. Per la zona di restituzione l’intervento di mitigazione è stato affrontato mediante la realizzazione di una scogliera con ciottoli e massi di fiume a protezione della parete esposta all’azione erosiva delle acque fluviale e del piede della scarpata. Le modifiche che la realizzazione del progetto comporterà nella componente vegetazionale sono state affrontate attraverso i necessari rinverdimenti delle aree interessate dagli scavi e con eventuali azioni di compensazione vegetazionale. Per quanto concerne gli aspetti relativi alle acque superficiali si sottolinea che l’intervento va ad interagire solo marginalmente con il sistema fluviale naturale, in quanto sfrutta un’opera già esistente, captando e rilasciando l’acqua immediatamente a monte e a valle della briglia stessa. Riguardo gli aspetti socio economici, si evidenzia come la realizzazione del progetto comporterà una positiva ricaduta in quanto la costruzione e la messa in esercizio dell’impianto idroelettrico induce una domanda di servizi e attività collaterali con rapporti, anche a carattere economico, con le imprese locali. Inoltre l’aumento di produzione di energia elettrica risulta coerente con la forte dinamica espansiva di richiesta energetica della Regione Marche. Infine occorre considerare che la produzione di energia da fonte idroelettrica, contribuisce alla riduzione delle emissioni dei gas serra, al raggiungimento degli obiettivi del protocollo di Kyoto e per questi motivi è fortemente incentivata dai programmi di settore nazionali e regionali.

COMUNE DI: CASTELLEONE DI SUSA PROVINCIA DI: ANCONA

RELAZIONE PAESAGGISTICA PER INTERVENTI DI GRANDE IMPEGNO TERRITORIALE (scheda tipo “C”)

1. RICHIEDENTE: (1) MRG s.r.l., via Mancini 11, 62100 Macerata

2. TIPOLOGIA DELL'OPERA E/O DELL'INTERVENTO: (2) Centrale Idroelettrica – Fiume Cesano - Comune di Castelleone di Susa (AN) Loc. Caselle

3. OPERA CORRELATA A:  edificio  area di pertinenza dell’edificio  lotto di terreno  strade, corsi d'acqua  territorio aperto  altro

4. CARATTERE DELL’INTERVENTO:  temporaneo o stagionale  permanente a ) fisso b) rimovibile

5.a DESTINAZIONE D'USO (3)  residenziale  industriale/artigianale  commerciale/direzionale  ricettiva/turistica  sportiva/ricreativa  agricola  Altro, opere fluviali

5.b USO ATTUALE DEL SUOLO  urbano  agricolo  boscato  naturale ripariale  non coltivato  altro

6 CONTESTO PAESAGGISTICO DELL'INTERVENTO E / O DELL'OPERA:  centro storico  area urbana  area periurbana  territorio agricolo  insediamento sparso  insediamento agricolo  area naturale

7. MORFOLOGIA DEL CONTESTO PAESAGGISTICO:  costa (bassa/alta)  ambito lacustre/vallivo  pianura  versante  altopiano/promontorio  pianura valliva (collinare/montano) (montana/collinare)  terrazzamento  crinale

8. UBICAZIONE DELL'OPERA E / O DELL'INTERVENTO (4): Cfr. documentazione di progetto - Tav 01 “Stato di Fatto – Localizzazione Progettuale delle Opere” R04 - Relazione Paesaggistica

9. DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA (5):

cfr. R01 - Relazione Tecnico-Idrologica R04 - Relazione Paesaggistica

10a. PROVVEDIMENTO MINISTERIALE O REGIONALE DI NOTEVOLE INTERESSE PUBBLICO DEL VINCOLO PER IMMOBILI O AREE DICHIARATE DI NOTEVOLE INTERESSE PUBBLICO - art. 136 D.Lgs. n. 42/2004 (6): Estremi del provvedimento di tutela:  cose immobili  ville, giardini, parchi  complessi di cose  bellezze panoramiche immobili

10b. PRESENZA DI AREE TUTELATE PER LEGGE _art. 142 del D.Lgs. n. 42/2004:  territori costieri  territori contermini ai laghi  fiumi, torrenti, corsi d'acqua

 montagne sup.1200 m  parchi e riserve  territori coperti da foreste e boschi;  zone umide  università agrarie e usi civici  zone di interesse archeologico

10c. PRESENZA DEI SOTTOSISTEMI TEMATICI E/O TERRITORIALI DEL PPAR(7):  L’intervento non ricade nei sottosistemi  L’intervento ricade nei sottosistemi tematici e/o territoriali tematici e/o territoriali:

SOTTOSISTEMA GEOLOGICO-GEOMORFOLOGICO-IDROGEOLOGICO_art.6  aree GA di eccezionale  aree GB di rilevante valore  aree GC di qualità diffusa valore SOTTOSISTEMA BOTANICO-VEGETAZIONALE_art.11  aree BA di eccezionale  aree BB di rilevante valore  aree BC di qualità diffusa valore SOTTOSISTEMI TERRITORIALI _art.20  aree A di eccezionale valore  aree B di rilevante valore  aree C di qualità diffusa paesaggistico-ambientale paesaggistico-ambientale  aree D il resto del territorio  aree V di alta percettività regionale visuale

10d. PRESENZA DEGLI AMBITI DEFINITIVI DI TUTELA DELLE CATEGORIE COSTITUTIVE PAESAGGIO DEL PPAR (7):  Il PRG non è adeguato al PPAR  Il PRG è adeguato al PPAR

 L’intervento non ricade negli gli ambiti  L’intervento ricade negli ambiti definitivi di tutela definitivi di tutela:

 Art.28-emergenze geol.-  Art.33-aree floristiche  Art.38-paesaggio agrario di geom.-idrogeologiche interesse storico-ambientale

 Art.29-corsi d’acqua  Art.34-foreste demaniali  Art.39-centri e nuclei storici regionali e boschi

 Art.30-crinali  Art.35-pascoli  Art.40-edifici e manufatti storici

 Art.31-versanti  Art.36-zone umide  Art.41-zone archeologiche e strade consolari

 Art.32-litorali marini  Art.37-elementi diffusi del  Art.42-luoghi di memoria paesaggio agrario storica

 Art.43-punti panoramici e strade panoramiche

11. NOTE DESCRITTIVE DELLO STATO ATTUALE DELL'IMMOBILE O DELL'AREA TUTELATA (8): cfr. Elaborati di progetto, R01 - Relazione Tecnico-Idrologica, Tav 01

12. DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO E DELLE CARATTERISTICHE DELL'OPERA CON ALLEGATA DOCUMENTAZIONE DI PROGETTO (9):

cfr. R04 - Relazione Paesaggistica R01 - Relazione Tecnico-Idrologica

13. EFFETTI CONSEGUENTI ALLA REALIZZAZIONE DELL'OPERA (10):

cfr. R04 - Relazione Paesaggistica R03 - Relazione sulla Valutazione Impatto Ambientale

14. MITIGAZIONE DELL'IMPATTO DELL'INTERVENTO (11)

cfr. R04 - Relazione Paesaggistica R03 - Relazione sulla Valutazione Impatto Ambientale

Firma del Richiedente Firma del Progettista dell'intervento

15. MOTIVAZIONE DEL RILASCIO DELL'AUTORIZZAZIONE E PER EVENTUALI PRESCRIZIONI DA PARTE DELL'AMMINISTRAZIONE COMPETENTE (12)

Firma del Responsabile

16. EVENTUALE DINIEGO O PRESCRIZIONI DELLA SOPRINTENDENZA COMPETENTE

Firma del Soprintendente o del Delegato