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“Album dei ricordi blucerchiati”: Giovanni Lodetti, da “basleta” meneghino a “baciccia xeneize” di Claudio Nucci 28 Ottobre 2015 – 9:18

Genova. Quando la spedizione azzurra, a inizio estate 1970, parte per il Messico, dove sta per iniziare il “Mundial”, lui c’è…

Si, Giovanni Lodetti è fra i ventidue portati oltre Atlantico da … i convocati rappresentano il fior fiore del calcio italiano di quegl’anni…

Portieri: Albertosi, Vieri, Zoff

Difensori: Burgnich, Cera, Facchetti, Ferrante, Niccolai, Poletti, Puia, Rosato

Centrocampisti: Bertini, De Sisti, Furino, Juliano, Lodetti, Mazzola, Rivera

Attaccanti: Anastasi, Domenghini, Gori, Riva

Poi, in Messico, un “giallo” inaudito !

Anastasi, infortunato, dà forfait e deve essere sostituito… peccato che la prima scelta del C.T. (Boninsegna, in viaggio di nozze) non sia raggiungibile (i telefoni cellulari dovevano essere ancora inventati) e così viene convocato (ex Savona).

Sennonché, nel frattempo, si rende reperibile anche “Bonimba” ed entrambi gli attaccanti

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volano in Messico… e allora che s’inventano ? Chiedono a Lodetti di restare “come tifoso” (e rientrare nella suddivisione premi) in vacanza adAcapulco… ricevendo la meritata risposta, facile da indovinare, per un comportamento dirigenziale davvero poco edificante…

E così “basleta” rientra in Italia… dove, un mese dopo, l’aspetta un’altra sorpresa : il Milan, dopo quasi due lustri passati a correre per il “golden boy” (con un personale palmarès di 2 Campionati, 1 , 2 Coppe dei Campioni, 1 Coppa delle Coppe, 1 Coppa Intercontinentale), lo cede allaSampdoria, a parziale conguaglio dell’acquisto di Romeo Benetti… (i calciatori all’epoca non potevano rifiutare il trasferimento)

Che dire ? Ce ne sarebbe abbastanza da venire colpiti da una tremenda depressione… e decidere di venire a svernare in Riviera…

Ma non è nel carattere di Giovanni Lodetti… ben presto le disavventure dell’estate ’70 sono messe alle spalle… e poi se il numero 10 lo indossa un pur maturo Luisito Suarez, con la maglia blucerchiata c’è da correre meno, che non a fianco di Rivera… la classe è la stessa, ma il “fidalgo” galiziano corre anche lui… non ha bisogno di un portaborracce…

Resta a Genova quattro anni e non si batte più per vincere coppe, ma per “salvare la ghirba”, magari solo grazie alla migliore differenza reti (nel ‘70/71), oppure con un goal/vittoria a 12 minuti dalla fine del campionato e ancora la differenza reti (‘72/73, Loris Boni nella Torino granata), o – peggio ancora – le favorevoli decisioni della giustizia sportiva ai danni di Foggia e Verona (‘73/74)… ma Lodetti è sempre presente in campo… 30 su 30 partite nei primi tre campionati, 27 su trenta il quarto bastano come testimonianza di serietà ed attaccamento alla maglia ? Nessun goal, ma quello non era il suo mestiere… lui correva, tamponava, impostava, sudava… e quando usciva dal campo la maglietta era da torcere…non per niente la sua canzone preferita è sempre stata “il mondo non si è fermato mai un momento”, di Jimmy Fontana…

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