ANNO 22 - NUOVA SERIE N. IO LIRE CINQUANTA [° A P R I L E 1 9 4 6 Spedii, in abbonare, postale (2° Gruppo)

I L D R A M M A QUINDICINALI DI C-0MMIDIE DI GRAND E''! NTERESSE DIRETTO DA LUCIO RIDENTI 5*—.

UNA HART È la più buffa e feroce satira della vita cinematografica di Hollywood. Opera di valore croni­ storico, retrospettivamente valida, si legge come un romanzo ed è più bella di un romanzo LA PIETRA DEL MIRACOLO, un atto di WILLIAM BUTLER YiATS Lince semplici nell’abito e nell’acconciatura, ora, e la donna affascina per la sua grazia e la sua bellezza. Un tocco sapiente la ravviva e il soffio d’un profumo irreale la TABACCO D IM E circonda per farne una visione di sogno.

LL Tráte selnp&e attenzione

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jG uKuuia&Cdbuuwa «fragrante come ¡I fiore»

A. NIG GI & C. - IM PERIA COMUNICATO I CAPOLAVORI COLLANA DELLE OPERE TEATRALI DI AUTORI DI RISONANZA MONDIALE DIRETTA DA LUCIO RIDENTI ITALO

FRANCESE ALUANCê FRANÇAISE * /¿¿rjéó / / t m t / a y& m 'a d ? sm m p- È stata costituita con sede ta/a p fj&aa-Ja da ama/M# principale in Torino (Palazzo Cisterna) l’Associazione Italo-Francese - Alliance L’ormai famoso voiume edito dalla SET, contenente Française. le 15 opere più significative (dal 1862 al 1900) del Grande norve­ Questa Associazione, pre­ gese — nuovamente tradotte da scrittori e critici di indiscusso valore — ha trovato nei nostri lettori e nel 'pubblico tutto, quel con­ scindendo da ogni carattere senso che meritava e non poteva mancare ad una simile iniziativa. politico, sociale e religioso, Tutte le copie, o quasi, delPedizione normale sono state vendute e pochissime ne restano in qualche libreria avveduta che ha pensato si propone di favorire i di farne scorta anche per l’avvenire, giacché un libro simile è sempre rapporti italo-francesi sul « nuovo » e sempre richiesto. Noi abbiamo conservato per gli amatori del libro e per gli appas­ piano spirituale e culturale. sionati di Teatro, le 500 copie in finissima carta di lusso, apposita­ Per realizzare i suoi scopi mente fabbricata, rilegate in mezza pelle, con fregi oro. La rile­ gatura è da «amatore» e non in serie; ogni volume è differente, ha l'Associazione si propone, perciò il pregio della fattura, pelle e carta diversa. Queste copie fra l’altro, di organizzare, non saranno assegnate ai librai, ma le daremo noi direttamente, AD P E R S O N A M Ogni volume, cioè, porterà il nome del in Italia e in Francia, mani­ compratore, stampato sul frontespizio e con le seguenti parole: festazioni culturali (confe­ renze, corsi di lingua, riu­ nioni), spettacoli teatrali e (Lp/ri/a é/a/a cinematografici, concerti, mostre d’arte, ecc. Allo stesso scopo l’Associazione é / a w / i a / œ metterà a disposizione degli aderenti libri e pubblicazioni In tal modo la copia del Volume Ibsen, che si vorrà conservare periodiche varie, e si ado- nella propria biblioteca, sarà veramente personale inconfondibile ed prerà per favorire scambi eterna. Poiché le 500 copie sono numerate, bibliograficamente vale anche che l’esemplare porti un numero basso sul totale dell’edizione. ed iniziative culturali. Verrà I primi solleciti saranno quindi anche i più fortunati. La numera­ pure pubblicata a cura del­ zione incomincia dal N. 11 (numeri arabi) giacché le prime dieci segnate da I a X (numeri romani) sono fuori commercio. l’Associazione una rivista Quale miglior regalo per ricordo di amicizia, di affetto, di simpatia? intesa a far conoscere l’at­ Un nostro lettore che vuole far dono di un « esemplare da amatore » dell’« Ibsen » ad una persona che abita in qualsiasi altra città non tualità letteraria ed artistica avrà che da indicare il nome della persona, ordinando la copia e dei due paesi. versando l’importo. Noi stamperemo quell’esemplare « ad personam » indicata, e faremo recapitare il libro, accuratamente spedito e rac­ Per informazioni ed even­ comandato, inviando altresì una lettera nella quale sarà detto chi è tuali adesioni, rivolgersi il gentile donatore dell’opera. Ogni ordinazione deve essere accompagnata dall’importo di L. 1500 alla sede dell’Associazione: senza di che non si può nè stampare il nome, nè eseguire la rilegatura. Torino - Palazzo Cisterna Tutte le richieste vanno fatte esclusivamente alla Amministrazione della SET, corso Valdocco 2 o per maggior sicurezza e sollecitudine Via Maria Vittoria ! 2, fare i versamenti sul c/c postale intestato alla SET, N. 2/6540. dalle ore 15 alle 17. EDITRICE ROSA E BALLO MILANO

UH GRANDE SUCCESSO BELL’ EDITORIA TEATRALE UNA SERIE DI OPERE IMPORTANTI NELLA STORIA DEL TEATRO UN CONTRIBUTO FONDAMENTALI ALLA CULTURA TEATRALE DI TUTTI

La Casa Editrice. Rosa e Balio presenta i prim i volumi della “ Collezione Teatro,, diretta da Paolo Grassi J. JOYCE ESULI...... L. 75 — J. A. STRINDBERG PASQUA...... » 75 — ALFONSO GATTO IL DUELLO...... » 75 — J. M. SYNGE IL FURFANTELLO DELL’ OVEST...... » 75 — GEORG KAISER DA MEZZOGIORNO A MEZZANOTTE...... » 90 — J. A. STRINDBERG LA SONATA DE! FANTASMI...... 5> 75 — GEORG KAISER IL CANCELLIERE KREHLER...... » 90 — J. A. STRINDBERG L’ INCENDIO...... » 75 — J. M. SYNGE LA FONTE DEI SANTI - CAVALCATA A MARE . . . » 75— SEAN O’ CASEY IL FALSO REPUBBLICANO...... » 90 — J. A. STRINDBERG LAMPI...... » 75 — J. M. SYNGE LE NOZZE DELLO ZINGARO CALDERAIO - L’OMBRA DELLA VALLATA...... » 75 — FRANK WEDEKIND LA MORTE E IL DIAVOLO - LA CENSURA . . . . » 90 — J. A. STRINDBERG IL PELLICANO ...... » 75 — WILLIAM BUTLER YEATS TRE ATTI U N IC I...... » 75 — FEDERICO GARCIA LORCA YERMA...... » 75 — F. CROMMELYNCK IL MAGNIFICO CORNUTO...... » 90 — WILLIAM SAROYAN I GIORNI DELLA V IT A ...... » 120 — WILLIAM BUTLER YEATS LADY CATHLEEN - L’ORIOLO A POLVERE . . . . » 75— J. M. SYNGE DEIRDRE L’ADDOLORATA...... » 75 — HOFFMANSTHAL LA LEGGENDA DI OGNUNO...... >90 — E. TOLLER UOMO MASSA...... » 90 — E. TOLLER OPLÀ NOI VIVIAMO . . , ...... » 230 — G. KAISER GIORNO D’ OTTOBRE...... » 170 — V. MAJAKOWSKY LA CIMICE...... » 130 — F. HEBBEL AGNESE BERNAUER...... » 75 — GEORG BUCHNER WOYZECK...... » 75 — A. CECOV IL GABBIANO (2a Edizione)...... » 75 — GEORG BUCHNER LA MORTE DI DANTON...... » 90 — GEORG BUCHNER LENA E LEONCE...... » 75 — THOMAS HEYWOOD UNA DONNA UCCISA CON LA DOLCEZZA . . . » 90 — HENRICK IBSEN QUANDO NOI MORTI CI DESTIAMO...... » 90 — E. BECQUE I CORVI...... » 150 —

RICHIEDETELI NELLE MIGLIORI Li RISERIE OPPURE ALLA COEDI - CONCESSION ARIA EDITORIALE MILANO - VIA FATEMENE FRATELLI, 3 - TELEFONI 84.86? - 84.8?3 L E T T E R E A FAVORE DELLA CASA DI RIPOSO ARTISTI DRAMMATICI Uno dei nostri amici che ha dato, ridato e soprattutto raccolto per questa nostra iniziativa, ci ha domandato: come mai i Gruppi filodrammatici non hanno quasi del E D I R T I tutto risposto al nostro appello, dal momento che tra i sottoscrittori, questi, si possono contare — fino ad oggi — sulle dita di una mano? E' vero: i filodrammatici non LA MAGGIORE RASSEGNA hanno fatto quasi nulla per noi, cioè per i nostri com­ pagni ospiti della Casa di Riposo degli Artisti Drammatici. MENSILE DI LETTERATURA Noi sappiamo che essi non sono ricchi; anzi — moltis­ simi —- sono costretti a combattere con le angolosità E DI ARTE materiali della vita quotidiana. Pure, noi domandiamo loro, per spirito di umana solidarietà, per amore al Ogni numero comprende: teatro e perciò agli attori, di"privarsi di una sigaretta, una sola volta, e di versare dieci lire al loro direttore. 4 grandi tavole a colori Se dieci filodrammatici, componenti di un Gruppo, lo fa­ 8 » » in bianco ranno, avranno raccolto cento lire; dieci Gruppi avranno e nero automaticamente già versato mille lire. Le filodramma­ 32 pagine in 8° di poesia tiche sono centinaia e centinaia. Domandiamo troppo? A questo appello sono chiamati anche coloro che non fu­ narrativa, critica lette­ mano. raria e artistica. Nel segnare, in questa quindicina, i nomi dei sottoscrit­ tori, ringraziamo particolarmente due Signore, che furono OGNI FASCICOLO L. 300 attrici e nostre compagne d'arte. Luna contribuisce per * la seconda volta; l'altra per la prima, ma generosamente. E nell inviarci le rispettive somme, le hanno accompa­ gnate con parole di augurio per (hanno scritto) « i nostri compagni e la nostra Casa di Riposo ». OTTAVO ELENCO DEI SOTTOSCRITTORI Anna Orsi F o n ta n a ...... L. 10.000 Ida Gasperini (2a offerta)...... » 5.000 Guido Ajmone Marsan e Renato Perugia per una scommessa vinta e persa . . . . » 2.500 Anita Freud (2“ offerta)...... » 1.000 Renato P.r in luogo di due orchidee a Rina Morelli ...... » i.ooo Dott. Leone A m a ti...... » 1.000 rappresenta per i suoi ab­ Renato Perugia, nel 1° anniversario della bonati un volume in 8° di morte di Alberto Capozzi, per onorarne la m e m o ria ...... 500 pag. 588 in carta di lusso Luisa Settembrini...... 500 comprendente: Dino Eminente...... „ 500 Renato Barbaresi...... 200 48 grandi tavole a colori Bruno M aestri...... » 200 116 »■ » in bianco Gino P a d o v a n i...... » 200 e nero Virgilio liberti...... 150 Scritti di poesia, prosa nar­ Maurice B o lle ...... iqo rativa, critica letteraria e Biagio Annacondia, da T ra n i...... » 100 artistica, ecc. dei maggiori Giuseppe A zzo n i...... » iqo scrittori. Totale L. 23.050 — Totale precedente » 555.242,60 ABBONAMENTO A12 FASC. L. 3000 Totale a oggi L. 578.292,60 Abbonam. cumulativo ai 12 fasci­ Ognuno può richiederci una « lista di sottoscrizione » e rac­ coli dell’anno 1946 e ai 3 fascicoli cogliere fondi. Le « liste » con i nomi e gli importi devono arretrati dell’anno 1945 . . L. 3800 essere rimessi unicamente al seguente indirizzo: Alfredo Fal­ coni, Vice Direttore della Banca Commerciale Italiana, Sede di Torino, Via Santa Teresa. Per i versamenti non accom­ Direzione e Amministrazione : pagnati da * lista » di sottoscrizione a stampa, indicare che si tratta di pagamento a favore della sottoscrizione di « Il VENEZIA - via 22 Marzo 2423 Dramma » per la Casa di Riposo degli Artisti Drammatici. ANNO 22 NUOVA SERIE

d h m m m yarAc/ecótaVe r/r commer/re alijfia/tc/e ài/eteJJe c/ete/Vo c/a /acro Hc/a/r

N. 10 DEL 1° APRILE 1946 (Jlfici : Corso Valdocco, 2 - l'orino - lei. 40.4-1.1 - Un fascicolo L. 50 - Abbonamenti: Annuo L. 1050; Semestre L. 540; Trini. L. 275 - Conto Corr. Postale 2/6540 - Per la pubblicità: S.I.P.R.A., Via Arsenale,33 • lei. 52.521 - Uff. concessionario: lei. 42.2-tà

Sul dorato edificio delle nostre speranze, delle nostre certezze ed anche delle nostre illusioni — il Teatro — si infrangono continue e metodiche, come sulle spia.gge del nord ibseniano, portate dalla tempesta dei tempi e degli eventi, le onde gonfie dei « problemi della scena di prosa ». I nocchieri e gli esperti sanno fino a quale altezza l’onda si solleva, come ognuna di esse si rifrange e quanta acqua ritorna indietro nel risucchio; coloro che hanno « preso il mare » da poco — e sono centinaia — giu­ dicano la bufera con occhi profani, credono che ogni ondata sommerga l’edificio, tremano di terrore, gridano portandosi le mani sugli occhi. Ad ogni fragore che si attenua dopo lo schianto che hanno creduto ruinoso, irreparabile e definitivo, ria­ prendo gli occhi si accorgono, stupiti, che l’edificio è stato appena lambito. Ma ormai terrorizzati dal fragore e dalla continuità della tempesta, si sono but­ tati a voler tenere le onde con le mani. taccuino!!» Le prime ondate le hanno chiamate via via « fischiatori »; « moralità e vizio sulla scena »; « censura »; « repertorio italiano »; « isterismi di Elsa Merlini »; « critici-registi »; ecc., ecc. Stupiti e meravigliati sempre maggiormente dì come il risucchio delle acque, pur tenendo costantemente bagnata la sabbia sulla spiaggia, non corrode e distrugge nemmeno la sabbia stessa in modo visibile e perciò preoccupante, tenaci più che mai nella difesa dell’edificio, hanno ora dato nome « paghe degli attori » ad un’ondata nè più violenta nè più gonfia delle altre. Ecco: se si riuscisse a pagare di meno gli attori — dicono —, il cielo si rischiare­ rebbe, la tempesta diminuirebbe, le onde si placherebbero. Sul nostro Teatro ritor­ nerebbe a splendere il sole. E sempre col medesimo sistema, si sono dati a diffon­ dere le cifre dei vari fogli-paga delle Compagnie, confrontando Io stipendio dell’una e dell’altra, commentandolo in rapporto alla bravura della prima con la supposta valutazione commerciale della seconda; si sono insomma cacciati fino alle braccia nel sacco della biancheria altrui, come non farebbe nemmeno un doganiere fran­ cese o jugoslavo nella visita ai bagagli di un italiano. Abbiamo così saputo, noi che per trent’anni lo abbiamo sempre educatamente ignorato, quanto guadagna Andreina Pagnani, quanto Evi Maltagliati e Rina Morelli e Valentina Cortese, Tizio e Caio, il tale e la tale altra. A nostro avviso, fra tutte le ondate, questa è quella, che lascia più detriti sulla spiaggia. Nulla avvilisce di più che vedere degli sconosciuti entrare in palcoscenico, dando uno spintone alla maschera di servizio alla porta; raggiungere il camerino, mettendo da parte la cameriera che dovrebbe annunciare; aprire i bauli con chiavi false in possesso di tutti ed infine giustificare tale operato in nome di (di che cosa?) un ben strano amore per il Teatro, incominciando — per salvarlo — con l’umiliare ed offendere coloro che del Teatro sono i veri padroni: gli attori. Ma noi chiamiamo a raccolta ì vecchi ed i nuovi compagni e, silenziosamente, pazientemente, percorriamo la spiaggia, raccattando e ributtandoli in mare, i detriti di questa sudicia ondata.

COLLABORATORI GEORGE S, KAUFMAN e MOSS KART: UNA VOLTA NELLA VITA, commedia in tre atti, W. B. YEATS: LA PIETRA DEL MIRACOLO, commedia in un atto * Articoli e scritti vari di: GUAL­ TIERO TUMIATI; CHARLES VILDRAC; VITO PANDOLCI; PIERO CARNABUCI; FERNALDO DI GIAMMATTEO; MASSIMO RENDINA ; VINICIO MARINUCCI * In copertina: STROPPA: sintesi della commedia “ Una volta nella vita,, * Seguono le rubriche consuete e le cronache fotografiche. VINICIO MARINUCCI

MOLTE VOLTE NELLA VITA

"te Molte volte nella vita di George S. Kaufman e di Moss Hart, e più ancora in quella del primo, il successo — ed un successo « all'americana » — ha arriso alle loro produzioni teatrali, fino a culminare nei premi Pulitzer assegnati nel 1931 e nel 1936 a Of thè e I sing ed a Non te li puoi portare appresso. Il premio Pulitzer è conferito a quelle opere che, ritraendo degli aspetti di vita tipicamente americana, rechino un contributo di valorizzazione o di progresso ai costumi nazionali. Parole ed attributi che appaiono a prima vista spropàsitati per delle opere a carattere schiettamente farsesco, ma che si rivelano calzanti, sia pure in forma originale, ad un più meditato esame del substrato informativo e del valore finalistico dette opere stesse. Kaufman, infatti — e nominando lui non intendiamo scinderlo dal suo collaboratore Hart, per tutte le commedie scritte insieme — può definirsi il principe dei commentatori satirioi detta vita americana, un Aristofane di Broohlyn, insomma, fatte natu­ ralmente le debite proporzioni tra il livello culturale di Atene e quello di Neiv York e la statura classica, che il Nostro non ritiene certo di attingere. Questo geniale autore, regista ed impresario, è un fotografo infallibile, dietro la lente deformante eppure ad alta fedeltà dell umorismo, non soltanto di quello che si esprime ma anche di ciò che lievita e fermenta neW incessante « saga » dell’americanismo. E la sua satira non mira soltanto a « castigare ridendo », ma è costruttivamente mossa ed assistita da una concezione morale, da uno di quei « messaggi » che tanta eco destano nelle anime di puritana discendenza dei « cugini d’oltre oceano ». ~ ^ Meno ricco di allusività e di implicazioni è Una volta nella vita, un grottesco di pura ispirazione farsesca e di ben delimitato obiettivo satirico*, il cinematografo, ma forse, appunto perchè privo di aprioristiche remore di tesi, maggiormente fervido di travolgenti invenzioni e di paradossi mordaci. La « rivoluzione » del cinema sonoro non poteva lasciare indifferente il nostro annalista sorridente, come non lo avevano lasciato indifferente alcuni grandi eventi politici, riflessi in , I’d rather be right e . Ma il motivo contingente che determina la favolosa ascesa dei tre guitti nella Mecca di celluloide non è altro che la scintilla motrice di una più vasta macina d’ironia che investe Unterà organizzazione del (.(.quinto potere », il cinematografo. L’improntitudine, la faciloneria, la superficialità che legano con un vitale ma soffocante cordone ombelicale cfimpossibile rescissione la settima arte all industria appaiono con tutta la loro disperante realtà nell’irrisione di Una volta nella vita. Conseguenze inevitabili di un’attività d’arte nata nella stalla del circo equestre e prosperata nel fimo dell’affarismo, potranno essere soltanto superate in un faticoso processo evolutivo che trasformerà in storia la cronaca spettacolare, ed al quale Kaufman ha recato l apporto della sua caustica pietruzza. La commedia, pertanto, è piena- mente valida anche a sedici anni dalla sua nascita ed anche se gli elementi esteriori della!) sua costituzione assumono oggi un sapore nettamente retrospettivo. L’abbattimento finale dello stabilimento cinematografico ha un significato allusivo che risponde a un’esigenza di rinnovamento e di progresso oggi sentita come non mai. E’ interessante rammentare come lo stesso Kaufnìan, in una delle sue rare esibizioni da attore, abbia voluto interpretare la parte di Lorenzo Vail, Vesasperato e ammonitore protagonista «serio » della commedia. Alcune note biografiche sugli autori giungeranno interessanti per i nostri lettori, ancora scarsamente familiarizzati con essi. George S. Kaufman è nato a Pittsburg nel 1889 e dopo un’intensa attività giornalistica, particolarmente quale umorista e critico drammatico, ha scritto qualche diecina di opere teatrali, la maggior parte delle quali in collaborazione. Tra le più notevoli rammentiamo :\ Dulcy, To thè ladies, Merton of thè movies e , scritte congiuntamente a Marc Connelly, l autore de I verdi pascoli; Minick, La famiglia reale, Pranzo alle otto e Palcoscenico, scritte con E dna Ferber, la nota romanziera; Of theé I sing e Let them eat cake, con Morris Ryskind; The dark tower, con Alexander WooUcott; Non te li puoi portare appresso, I d rather be right, The fabolous invalid, The american way, George Washington slept here, con Moss Hart. Come regista, ha diretto gran parte delle sue opere ed ha inscenato alcuni lavori di particolare significazione, quali The front page e Uomini e topi. Moss Hart è mito a New York nel 1904. Dopo essere stato impiegato nell’ufficio di Augustus Pitou, impresario ed autore, ha scritto, oltre alle commedie in collaborazione con Kaufman, The hold-up man, Face thè music, As thousands cheer e Jubilee. Una volta nella vita, dopo i consueti anni di repliche teatrali, è stata portata sullo schermo dalla Warner Bros., in un felicissimo adattamento interpretato dal comico Joe E. Brown. a ffi w o rn * :

■ • m s m m m (ONCE IN A LIFETIME) COMMEDIA IN TRE ATTI E 1 QUADEI DI GEORGE S. KAUFMAN E MOES HART VERSIONE ITALIANA DI VINICIO MARI N U C CI______======_ pantaloni. E’ il ritratto di un uomo perfettamente, cele­ L E P E R S O N E stialmente felice. Una secca bussata alla porta ed egli GIORGIO LEWIS - MAY DANIELS - JERRY HYLAND mormora un « Avanti! ». May Daniels entra. E una - LEONORA HOBART - SUSANNA WALKER - LA autentica personalità, questa May Daniels. E’ evidente SIGNORA WALKER - HERMAN GLOGAUER - OLI- fin dal primo momento che mette piede nella stanza. VIA FONTAINE - FLORABELLA LEIGH - SIGNO­ Ogni cosa che fa o che dice reca il segno di una mor­ RINA LEIGHTON - LORENZO VA1L - WEISSKOPF dente incisività, di un cervello pronto e di un vivo - METERSTEIN - RUDOLF KAMMERLING - FLICK senso di umorismo. Alta e slanciata, ha l andatura sciolta . IL «VESCOVO » - ERNESTO - SULLIVAN - FUL­ e consapevolmente graziosa di una persona clte è stata TON - MISS CHASEN - SEGRETARIA DI GIOR­ sempre completamente sicura di se. Attualmente, tutta­ GIO - SIGNORINA NEWTON - LA VENDITRICE via, appare un po’ rannuvolata e scoraggiata. Con uno DI SIGARETTE - LA RAGAZZA DEL GUARDA­ sguardo abbraccia la stanza, Giorgio, il « Variety j>, le ROBA - IL FATTORINO - IL FACCHINO - IL PIT­ noci e siede abbattuta sulla sponda del letto). TORE - IL BIOGRAFO - IL RAPPRESENTANTE DI May — Jerry non è tornato, eh? CRAVATTE - I DODICI FRATELLI SCHLEPKIN Giorgio — No. Il primo ed il terzo atto hanno tre quadri ciascuno May -— Niente di nuovo, da stamattina? Giorgio — No. Hai intenzione di restare a discorrere, May? Io leggo. May — A che ora tornerà Jerry, lo sai? Giorgio —- E’ andato al cinema. May — E’ meraviglioso, come ve la prendete voi due! Tu vai alla partita tutti i giorni, e Jerry se ne va al cinema! E il nostro numero di varietà? Dobbiamo tro­ PRIMO Q«JAS*RO vare delle scritture, sì o no? Una stanza in un quartiere periferico di Neu) York. Giorgio — Non ne so niente, May. Io leggo. E’ una delle innumerevoli camere ammobiliate della May — Qualche giorno avrai bisogno di un interprete, zona, squallida e affatto invitante. C’è un letto, un per leggere un giornale serio. lavabo, una poltrona, due stampe sbiadite alle pareti. Giorgio — « Variety » è un giornale serissimo. Un luogo decisamente malinconico; eppure Giorgio, May — Secondo te. seduto sulla poltrona, sembra essere perfettamente sod­ Giorgio — Non ha nemmeno la pagina umoristica. disfatto. Giorgio Lewis ha circa ventotto anni, è un May — Ma ha le critiche dei numeri di varietà. giovanotto di aspetto simpatico, dal carattere più inge­ Giorgio — Vuoi una noce? nuo e disarmante che si possa immaginare. Assoluta­ May — No, grazie. (Giorgio rompe una noce, con mente privo di ogni furberia. Egli rappresenta il tipo un bel colpo secco) Ti fanno mai male i denti? ideale per i rappresentanti di assicurazioni e per i com­ Giorgio — No. Perchè? messi viaggiato-ri, i quali generalmente finiscono sempre May — Pensavo. Con tutte quelle dannate cose che col convincerlo. V’è in Giorgio urui calma sincerità e un mangi. Hai mai riflettuto che hai lasciato una pista di certo ardore giovanile e schietto che lo rendono deci­ gusci di noce attraverso tutti gli Stati Uniti? Se com­ samente simpatico. metterai un delitto, ti scopriranno subito. (Al levarsi del sipario, egli è immerso nella lettura Giorgio (riprendendo a leggere) — Ah! di quella bibbio dello spettacolo che è il settimanale May — Hai gettato quei gusci sotto i termosifoni di « Variety ». Ha un gran piatto di noci accanto a se sul ogni stanza d’albergo da un dollaro e mezzo, da New bracciolo della poltrona, che egli rompe e mangia con York fino a Seattle. Vedo centinaia di cameriere, per assoluta metodicità, interrompendosi soltanto per vol­ tutto il Paese, che entrano la mattina e ti mandano tare le pagine del giornale o per scuotersi i gusci dai benedizioni. Non hai mai avuto degli incubi, Giorgio? ______—------9 ------GEORGE S. KAUFMAN e MOSS HART

Giorgio — Senti, May, vuoi continuare a parlare fin­ Giorgio — Non glielo dirò. Quanto gli devi? ché non torna Jerry? May — Giorgio, ti prego, smetti di mangiare quella May (nervosa) — Ma che intenzioni ha, Jerry? Fino roba, ti dà alla testa. Non è del denaro, che gli devo. a quando dobbiamo restarcene così? Ma mi ha fatto sempre sentire che eravamo degli amici Giorgio —• Chiedilo a lui. - nient’altro che amici - e che non avrei dovuto com­ May — Lo farò. E dovrà sentirmi, stasera. Giorgio — Bisogna avere pazienza, May. Non siamo portarmi diversamente con lui per continuare a lavorare. Giorgio (irrimediabile) — Anche verso di me è stato qui che da quattro settimane. Io stesso. May ■ Senti, Giorgio. Nonostante il tuo cervello, May —- E’ un vero amico. dovresti essere in grado di capire questo: il libretto Giorcio — Posso dirti una cosa, May? degli assegni dice che non ci sono rimasti che cento- May — Se vuoi... ventotto dollari. Centoventotto dollari. Capito? Giorcio — Certo. Giorgio — Credo che Jerry ti voglia bene. May — Lo so, Giorgio. May Bene; quanto tempo credi che tre persone Giorgio — No, voglio dire che ti vuole bene davvero: possano vivere con questo, mentre Jerry se ne va alle a 6acchi. prime e tu ai campionati nazionali? Giorcio — Qualcosa capiterà. Succede sempre. (Rom­ May — Ma la questione è sempre quella: chi ci scrit­ pe un'altra noce). tura? Arriveremo una buona volta a tirarci su, o mai? May Beh, sono contenta che ti piacciano quelle Giorgio — Siamo andati sempre bene, quando ci con­ maledette cose, ad ogni modo, perchè, di questo passo, tentavamo. Avremmo potuto continuare a lavorare tran­ non credo che avrai altro da mangiare, dalla settimana quillamente. Ce lo dissero anche all’ufficio di colloca­ entrante. mento. Giorcio — Andiamo, May... Lo sai bene che non si May — Già, e poi ci ha collocato a Bellow Falls, può vivere di sole noci. Non c’è abbastanza nutrimento Vermont. Guarda... (Ne rompe un’altra e le mostra il contenuto) Giorgio — Mi piaceva, laggiù. E’ tutto qui... May — Che?! May — Va bene, Giorgio. (Passeggia nervosamente) Giorgio — Facemmo un buon pranzo. Con la gelatina, Immagino che ci vorrà un’altra settimana di anticamere anche. e di pranzi in piedi. Sono così stufa di tutto questo che May — Senti, Giorgio : non vuoi far altro in vita tua vorrei gridare. che sbatterti per tutto il globo nei varietà di provincia? Giorgio — Non è altro che cattivo umore, May. Giorgio — No. May — L’hoi voluto io, ed eccomi qui. Sola da mat­ May — Sul serio? tina a sera, senza nemmeno il rumore delle noci rotte Giorcio — No. per distrarmi! Ad ogni modo, è meglio che vendere May — E allora, questo è chiaro. Puoi riprendere a del profumo da quattro soldi alla popolazione femmi­ leggere. nile di Connellsville, Pennsylvania; ma vengono dei Giorgio — No, ho voglia di parlare, adesso. giorni che vorrei essere rimasta laggiù. May — E io, invece, ho voglia di leggere. (La porta Giorcio (allegro) — Può darsi che ci capiteremo viene aperta piuttosto violentemente e Jerry Hyland en- a lavorare, qualche volta. tra. Egli è l’idea perfetta del commesso viaggiatore e May — Non mi stupirebbe. completa l’illusione parlando e gestendo in armonia con Giorgio — Mi domando se lavoreremo mai a Medal- essa. E’ quasi impossibile non trovarlo immediatamente lion. Sono quattro anni che ci manco. simpatico e sebbene il suo talento per gli affari sia stato (May —• C’è un ristorante dove si mangia in piedi? sommerso da quello per una recitazione di secondo or­ Giorgio •—- Non credo. dine, egli si fa perdonare dicendovi per il primo che May — E allora non ci lavoreremo mai. specie di catte egli sia e prospettandovi immediatamente Giorgio — Jerry ci ha lavorato una volta. E’ lì che qualche sua genialissima trovata. Jerry è sui trentanni mi ha scoperto. Ha lavorato nel teatro dov’ero io; fa­ ed ha passato la maggior parte degli ultimi dieci anni a cevo la maschera, allora. ruminare progetti per uscire dal varietà e fare grosse May — Ha avuto buon occhio. Per quanto mi riguar­ fortune. In questo momento è tutto preso dall’agitazione da, sei il miglior salame di tutto il mondo teatrale. Giorgio — Non piaccio al pubblico, forse? di una notizia tremenda e occorre qualche minuto prima May — Beh, nessuno ha dato alla luce un bambino in che possa trovare il respiro per parlare). galleria, finora, ma non si può dire il contrario, ad May — Bene, eccoci qui! Quand’è che recitiamo al ogni modo. Palace? Giorgio —- Salve, Jerry! Giorgio — E mi piace recitare. Più recitiamo il no­ May — Oppure hai combinato un giro all’estero? stro numero e più mi piace. Jerry — May, ci siamo! May — Tu e Jerry siete insieme da quattro anni. Che May •— La scrittura?! bravo ragazzo, Jerry! Giorgio •— Al Palace? Giorgio — Con me è stato meraviglioso. Jerry — Non ci pensate! Ho una notizia per voi! E’ May — Non lo direi a lui, Giorgio, ma non dimen­ una serata storica, questa! ticherò mai quello che debbo a Jerry Hyland. (Subito) May — Di che parli? E nbn dirglielo nemmeno tu. Giorgio — Dove sei stato? UNA VOLTA NELLA VITA Jerry — Alla prima del film parlato « Il cantante di andremmo avanti? Hai sentito quello che ha detto il jazz » con Al Jolson! ragazzo prodigioso? Non ci sono che centoventotto dollari. May — E con questo? Jerry (facendo scoppiare la bomba) — Io ne ho altri Jerry ■— E’ la cosa più formidabile del mondo, vi dico! cinquecento ! May — Anche prima c’è stato qualche buon film, Jerry... May — Cosa?! Jerry — Ma io non parlo del film! Parlo del Vitaphone! Jerry — Ne ho altri cinquecento! Qui, in tasca! May — II... cosa? May — Dove li hai presi? ! Jerry — Il Vitaphone: il film parlato. Jerry —- Non dire nulla, May! Ho venduto il nostro Giorgio — Già, parlano. numero! May — Oh, questo! May — Che cosa hai fatto? Jerry — Sì, questo! Avresti dovuto sentire gli applausi Jerry —- Ho venduto il nostro numero! Dopo aver e gli evviva del pubblico! Erano impazziti tutti! May, visto il film, sono subito andato a vendere il nostro è la rivoluzione del cinema intero! E’ qualcosa di tanto numero a Eddie Garvey e alle Sherman Sisters, per cin­ grande che scommetto che nemmeno gli inventori sanno quecento in contanti! Non ci pensare, May! Era Tunica esattamente quello che hanno in mano! Bisogna sen­ cosa da Eare! tirlo, May, per capire quel che significa! Per sei mesi May (lentamente) — Non mi preoccupo, Jerry, però... almeno... Giorgio (svegliandosi) — Hai venduto il nostro nu­ May — Non capisco perchè ti scaldi tanto. Non è mero alle Sherman Sisters? denaro che viene in tasca a te, anche se è vero! Jerry — Dio buono, se una volta la gente prendeva Giorgio — Direi! un mulo e un carro coperto soltanto perchè aveva sen­ Jerry — Dite, eh? Bene, domattina partiamo per Los tito dire che un certo fango sembrava giallo, e attraver­ Angeles. sava tutto il paese con le famiglie, combattendo perfino May — Che cosa hai detto? contro i pellirosse, pensa che vorrà dire, May, se riu­ Jerry —• Che domattina partiamo per Los Angeles. sciremo! Non più giri all’infinito, e una casa, final­ Giorgio (positivo) — A che ora? mente... May —■ Sei diventato pazzo? May (lasciandosi prendere un po’ dalla sua emozione) Jerry — Ma non capisci, May? Per sei mesi almeno — Bene, Jerry, sono con te! Hai avuto del fegato a non sapranno da che parte voltarsi! Tutte le vecchie prendere una decisione simile, ma puoi contare su me. baracche andranno all’aria, e chi avrà cervello e buon Jerry — Benone. E tu, Giorgio? senso per arrangiarsi a rimetterle in piedi farà denari Giorgio — Cosa? a palate! Il cinema è tornato ai giorni in cui De Mille Jerry — Vuoi venire con noi, in cerca di fortuna, e e Lasky capirono per la prima volta quello che sarebbe piantare tutto dietro le spalle? diventato! Non vedi che cosa può significare entrare Giorgio — Sì, ma, guarda, se tu hai venduto il nu. adesso? mero... May — Che intendi dire per «entrare», Jerry? Che Jerry — Certo che ho venduto il numero! Andiamo potremmo fare, noi: recitare, o che? a provare un nuovo gioco, stavolta! Che ne dici? Jerry — No, no! Recitare è un bruscolino, d’ora in May — Andiamo, Giorgio. avanti! Non si può dire quello che potremo fare: diri­ Jerry — E’ un’occasione che viene una volta sola nella gere, dare ordini, dire come vanno fatte le cose! Non c’è vita! limite, a dove possiamo arrivare! Giorgio — Ma che faremo laggiù? May (vagamente, confusa) — Sì, ma che cosa sap­ Jerry — Ne parleremo in treno! Quello che importa piamo, noi... è andarsene da qui ed arrivarci presto! Jerry — Santo cielo, May! Non abbiamo fatto altro Giorgio — Ma se tu hai venduto il nostro numero... che recitare quel numero in tutti i teatri di provincia! (Miay viene al soccorso). Se ci dessimo un taglio, finalmente, e andassimo laggiù? May (come parlando a un ragazzo di dieci anni) — Che cosa abbiamo da perdere? Senti, Giorgio. Noi abbiamo piantato il nostro numero. Giorgio — Centoventotto dollari. Noi non faremo quel numero mai più. Capisci questo? May — Sta zitto, Giorgio! Non so, Jerry... Giorgio — Sì, ma lui ha venduto il numero... Jerry — Dobbiamo andarci, May! Prima che la gente May — Ho capito, che ha venduto il numero. Guarda, di Broadway corra a precipitarvisi! Ci sarà un’altra Giorgio. C’è stala una nuova invenzione, che si chiama febbre dell’oro, May, e farà impallidire qqella del ’49! il film parlato. In questi film gli attori non si Vedono Giorgio — Vuoi dire che c’è dell’oro da quelle parti, soltanto, ma si sentono, anche. Parlano, capisci? Per la Jerry? prima volta nella storia del cinema dovranno usare le Jerry — Oro e marmi, piscine e ville, con l’autista loro voci. (In quel momento le sorge un’idea: si volge cinese che ti aspetta fuori del cancello... (A May) Tutto a Jerry) Ho un’idea. questo e molto di più, May, se ce la facciamo ad en­ Jerry — Dì! trare ora! Sono tutti terrorizzati, laggiù! Cadranno ad­ May — Credo di sapere quello che andremo a fare dosso al primo tipo che abbia l’aria di sapere il fatto laggiù. suo! E’ per questo che dobbiamo andarci immediata­ Jerry — Ebbene? mente! May — La maggior parte di quei gigioni non hanno May — Vorrei riflettere un momento, Jerry. (Una mai parlato su un palcoscenico. Non hanno mai detto mano alla fronte) E supponi che non riuscissimo, come nemmeno una battuta! GEORGE S. KAUFMAN e MOSS HART Jerry — Dovranno imparare, ecco tutto! SECONDO QUADRO May — Certo che dovranno imparare! Ma chi inse­ Un angolo di un vagone pullman, su di un treno di­ gnerà loro? Noi apriremo una scuola di dizione e di retto a Los Angeles. educazione della voce! (May, Jerry e Giorgio sono sdraiati sui loro posti in Jerry — Che?! diversi atteggiamenti. Jerry è immerso nel suo centesimo May — Apriremo una scuola, Jerry. Insegneremo loro gioco di parole incrociate, Giorgio è occupato con « Va- a parlare. Ci cascheranno tutti, perchè saranno gialli riety » e con le immancabili noci, mentre May guarda dalla paura! Li faremo venire tutti da noi, invece di diritto dinnanzi a sè con un’espressione turbata nello andare noi da loro! sguardo. Un silenzio, spezzato soltanto dal rumore secco Jerry — Sì, ma... Noi, in una scuola! Chi ne ha mai del rompere le noci). saputo niente?! May — Ho almeno un dito di polvere addosso. (Una May — Tu, forse, ma io ci sono andata, una volta! pausa e, come al solito in ogni pausa, Giorgio rompe E’ facilissimo! una noce) Giorgio ! Jerry — E che bisogna fare? Potrò imparare? Giorgio — Eh? May — Certo! Ad ogni modo, ci penserò io! May — Nascono tutte col guscio, quelle cose? Giorgio (in ritardo di cinque minuti, come al solito) Giorgio — Credo di sì, perchè? May — Un altro po’ che te ne sento rompere e divento -— Che cosa volete fare? scema. May — Ti dico che verrà naturale.. Jerry! Giorgio —- Non credevo che ti disturbassero, May. Jerry (calmandoli entrambi) —- Un momento, zitti, May — Già, Io tenevo segreto. (Apre il libro che per favore! Lasciatemi pensare! Forse hai avuto l’idea ha in grembo. Legge con ira) « Agli insegnanti di edu­ buona! Una scuola di dizione... è quello che potrebbe cazione della voce umana... ». andare. Jerry (occupato con il cruciverba) — Qual è una pa­ Giorcio (andando al nocciolo) — Che cos’è la dizione? rola di quattro lettere che significa attore? May — E’ un’idea meravigliosa! E quant’è vero che May — Cane. (Riprende a leggere) « Raccomandiamo conosco gli attori, Jerry, ci verranno di corsa! Acci­ fortemente l’uso della respirazione addominale come denti, tra te e me e quel lampione lì... E’ la più grande uno dei principi fondamentali dell’educazione della vo­ idea che ci sia mai stata! Quando partiamo? ce. Essa è un’operazione semplicissima e può essere ese­ Jerry — Domani! Voglio prima farti vedere il film! guita con i metodi seguenti... ». (Entra un facchino negro May — A posto! Venticinque di quei cinquecento per con in mano un guanciale). libri di dizione: è la prima cosa da fare domattina. Facchino — Desiderate il letto, signori? Dovrò imparare questi trucchi o scoppiare! May — No! Giorcio — Ma che farò io? Io non ne so niente della Facchino — Bene, signora. dizione? May — Dove siamo? E’ finito il deserto? May — Giorgio, tu non sai niente di niente, e se quello Facchino — No, ci siamo ancora dentro. Polvere, eh? Desiderate altro? che dicono del cinema è vero, farai carriera. (A Jerry) May — No, è tutto, grazie. Aiutami, Jerry, e riuscirà come per incanto! Vedrai! Mi Facchino -— Immagino che è il vostro primo viag­ ritorna già in mente; ricordo la prima lezione. gio, vero? Jerry — Se tu sei proprio sicura di riuscirvi, May... May — Come ve ne siete accorto? May — E’ già fatto! Stai a vedere! Vieni qui, Giorgio! Facchino — Dal modo con cui avete notato la poi­ Giorgio — Che?! vere. Ho accompagnato una quantità di gente - vo­ May — Ripeti: «California, eccomi a te! ». glio dire, persone che andavano laggiù per il cinema­ Giorgio — Eh?! tografo, come voi - e hanno sempre notato la polvere. May — Non discutere: dillo! May —- Ah sì, eh? Giorgio — «California, eccomi a te! ». Facchino —■ Sempre, signora. Mentre generalmente, May — Ecco, ora: stomaco in dentro, petto in fuori! nel viaggio di ritorno, non ci fanno più caso. (E con Un momento, forse è il contrario... No, è così: stomaco questa dolce allusione scompare). in dentro, petto in fuori! Ripetilo! May — Avete sentito? Nel viaggio di ritorno, gene­ Giorgio (stavolta meglio) — « California, eccomi a te! ». ralmente non si fa più caso. May — E ora con sentimento! Tu stai per cominciare Jerry — Oh, smettila, May! Dobbiamo fare almeno una grande avventura... Il carro coperto si muove len­ un milione di dollari! tamente attraverso la prateria, diretto a una piscina di May —• Sai bene quanto c’è in banca, Jerry, e quanto ci potrà durare. E quest’idea della scuola, chi ci può marmo! dire se riuscirà? Jerry — Sotto, Giorgio! Jerry — La fortuna è all’angolo della strada, se Giorgio (col maggior sentimento) — « California, teniamo i nervi a posto. eccomi a te! ». May :— E’ vero... Ma santo Dio, la società della fer­ Jerry — Urrah! rovia non potrebbe mettere un paio di montagne in May — Ci riesce, Jerry, ci riesce! questi posti? Non ne posso più di vedere grano e Jerry — E se ci riesce Giorgio ci riusciranno tutti! sabbia... (Giorgio rompe una noce) E quelle noci rotte May — California, eccoci a te! cominciano a sembrare cannonate. UNA VOLTA NELLA VITA

Giorgio -— Oh, May... e ditele che la signorina May Daniels desidererebbe iMay — Avanti, avanti, rompine due per volta, se ti parlarle. piace. Io vado nel vagone delle signore. (Esce. In di­ Facchino — Sì, signorina. stanza si ode il fischio di un treno). IMay — E tornate subito a dirmi quello che ha ri­ Jerry — Giorgio! sposto. (Il facchino esce) Ora, sentite: se noi le fac­ Giorgio (immerso nel giornale) — Uhuh? ciamo capire che siamo dei piccoli attori di varietà Jerry — Tu e io dobbiamo tenere su May, capisci? ci farà la più congelante accoglienza che abbiamo mai Giorgio — Certo. avuto; bisogna darle ad intendere di essere «qualcu­ Jerry — Rialzarle il morale e dirle sempre che ci no », altrimenti non si accorgerà nemmeno di noi. riusciremo. Jerry — Che le diremo? Bisogna inventare una storia. Giorgio — Bene. May — Lascia fare a me. Questo è compito mio. Jerry — Se comincia a dirti qualcosa, rispondile Giorgio — Non dite bugie sopra di me. subito. Non possiamo fallire. Siamo dei pionieri. Il Jerry — Se potessimo riuscire a interessarla! I suoi cinema parlato è l’arte dell’avvenire, e niente potrà articoli escono sui più grandi giornali. fermarlo. Intesi? Giorgio — La sua rubrica è su duecentotre giornali. Giorgio —- Il teatro farà meglio a badare ai suoi La stavo leggendo proprio ora. (Mostra il giornale). allori. May — Già. E’ un pensiero terribile, Jerry, ma devono Jerry — Che? esserci migliaia di tipi come Giorgio che leggono quella Giorgio —- Il teatro farà meglio a badare ai suoi al­ roba ogni giorno. lori. E’ scritto su « Variety ». Giorgio — Ma è buona. Jerry — Bene! Proprio questa è l'idea. May — E credono che sia buona, anche. (Prende il Giorgio —- Ecco qui un nuovo mezzo di espressione giornale da Giorgio) Senti un po’ qui, Jerry: «Avveni­ che riunisce la vastità del cinematografo con le finezze menti di Hollywood, di Leonora Hobart. Ebbene, amici della scena. E’ un’intervista col signor Katzenstein. del cinema, la notte di mercoledì è stata un vero furore Jerry — Fa vedere. di emozione; la Sala d’Oro dello Stilton risuonava di Giorgio —- Offre grandi possibilità di spettacolo... notizie da ogni parte. Ma' la vostra Leonora ha fatto in Jerry — Ho capito, ho capito... (May ritorna). modo di riferirle a voi prima di ogni altro. Che credete? Tina Biondina ha fatto decorare la sua piscina color May — Dite uno po’, sapete chi ho visto? guscio d’uomo ». Che te ne pare? Jerry — Chi? May — Qualcuno che conosco, o per lo meno che Giorgio — Un bel colore. Jerry — Hanno tutti delle piscine! conoscevo. May -— Leonora vive ed agisce proprio come scrive. Jerry -— Ma chi è? (Ascolta) E’ una porta? Sì. (Dà una rapida occhiata) May — Può significare qualcosa, Jerry; forse la for­ Eccola che viene! (Facendo un ingresso abbastanza im­ tuna sta per cambiare. pressionante, Leonora Hobart entra. Leonora è un per­ Jerry — E’ Gloria Swanson, e viene a prendere le­ sonaggio importante della quarta grande industria ame- zioni da noi. ricatta, ed ha tutto l’aspetto e le maniere di un perso­ May — Macche Gloria Swanson! E’ Leonora llobart! naggio importante della quarta grande industria ameri­ Giorgio —- Leonora Hobart! Ho letto la sua rubrica! cana. E’ decisamente scintillante. Gioielli brillano su di May — Certo, e qualche altro milione di persone, lei, dall’elegante freccia di diamanti nei cappello alle anche. E’ la più grande giornalista cinematografica di fibbie delle scarpe e tutta la sua toletta è l’idea holly­ America. woodiana della prossima moda alla Metro Golduryn). Giorgio — E si trova sul nostro treno? Leonora — Mia cara, che gioia meravigliosa! Come Jerry — La conosci molto bene? sono lieta di averti ritrovata su questo treno! May — Una volta recitammo insieme. La conoscevo May — Leonora, sei splendida! abbastanza bene da dirle che non valeva un soldo come Leonora — Grazie, cara, non sei cambiata affatto. attrice. May — Davvero? Pensavo che aver vissuto all’estero Jerry — Che dobbiamo fare? Possiamo farla venire avrebbe dovuto un po’ cambiarmi. qui? Leonora — Come? May — Non abbiamo niente da perdere. May — Ma lascia che ti presenti il mio procuratore, Jerry — Suona il campanello, Giorgio! signor Jerome Hyland... Giorgio (suonando) ■— Leonora Hobart! Leonora — Molto lieta. Jerry — Se lei ci sostenesse, avremmo tutta Holly­ May — E il mio consigliere tecnico, il dottor Lewis. wood ai nostri piedi. E’ una donna molto importante, Leonora — Piacere, dottore. (Jerry mormora un saluto non dimenticartelo. ma Giorgio è troppo impressionato per poter parlare). May — Non so se si ricorderà di me; non ho osato May — Ti prego, Leonora, siedi e chiacchieriamo fermarla e salutarla. Come mi sento oggi, scoppierei un po’. a piangere se mi rispondesse male. Leonora — Grazie, cara. C’è una ragazzina nell’altra Jerry (mentre il facchino riappare) — C’è una si­ vettura che ha scoperto che sono Leonora Hobart e non gnora nella vettura appresso che si chiama Leonora mi lascia più. Sono stata così felice di liberarmi! E’ Hobart... una lettrice della mia rubrica, e non riesce a credere che May -— Che sta parlando con una ragazza. Trovatela, io sono un essere umano come lei... (Una modesta risa- GEORGE S. KAUFMAN e MOSS HART tina) Mi crede una specie di deità. Se tu sapessi quante finito con l’aprire una scuola, che ha avuto molto suc­ ne devo passare, di questo genere! cesso. Naturalmente, non accetto che le persone più May (con aria ingenua) — Tu fai qualche lavoro nei scelte. H signor Hyland e il dottor Lewis sono associati giornali, allora? con me, come ti ho detto... Leonora (stupefatta) — Mia cara... ma, non sai? Leonora —- E ora tu vai ad aprire una scuola ad May — Non mi dirai che sei una stella del cinema! Hollywood! Leonora {da una grande altezza) — Io scrivo la rubrica May — Come? Oh, no... Noi non intendiamo... di maggior diffusione in tutti gli Stati Uniti. Chiunque Jerry — Hollywood? Non ci abbiamo mai pensato. legge i giornali... Ma dove mai sei stata, cara? non hai Leonora — Ma allora ve lo dico io! Probabilmente sentito parlare di me? voi non lo saprete, ma in questo momento sta succe­ May — Ho vissuto in Inghilterra in questi ultimi otto dendo qualcosa che porterà una vera rivoluzióne in anni, Leonora. E’ per questo che non ho saputo. Ma tutta l’industria! Hanno finalmente perfezionato il film dimmi tutto. Mi interessa moltissimo. parlato. Leonora — Ebbene... (Si appresta a diffonderai sopra May — No? di sè. E’ senza dubbio una bella opportunità) Seflb non Leonora — Sì! E non puoi immaginare quello che sai, cara, non potrò mai dirti tutto. Ma io credo di poter vuol dire! Ma questo è il nocciolo: ogni attore e ogni dire con grande modestia di essere una delle più impor­ attrice dell’industria dovrà imparare a parlare, capi­ tanti personalità dell’industria. Sai, sono stata io che ho sci? E se fossimo proprio noi ad aprire la prima scuola, dato alPAmerica, Gary Cooper e Rex, il cavallo prodi­ mia cara ! gio. Sì, ho avuto successo. Tu sai che ho sempre saputo May — Ma Leonora, non avremmo mai pensato una scrivere, May, ma non mi sarei mai aspettata di diven­ cosa simile! tare Leonora Hobart! Oh, non posso dirti tutto in due Jerry — Oh, no, miss Hobart! parole, ma gli spettatori delTAmerica intera prendono co­ Giorgio — Già, è per questo che... (Jerry lo fa me Vangelo tutto quello che dico. Naturalmente, guada- tacere). gno una cifra assolutamente fantastica, ma posso a stento Leonora — Non accetterò altro che «sì» come ri­ comprarmi qualche cosa; sono semplicemente sommersa sposta. dai regali! A Natale, mia cara, non lo crederai, ma poco May — Ma che ne sarà della nostra scuola a Londra? prima che partissi per New York, mi hanno regalato Jerry — Abbiamo parecchio danaro investito laggiù, una casa a Beverly Hills! miss Hobart. May (non volendo) — Nientemeno! Leonora — May, l’America ha bisogno di te. Tu sa­ Leonora — Hanno detto che la meritavo perchè io vivo rai ancora una buona americana, voglio sperare! addirittura negli studi. Mi interesso a tutti i nuovi film May — Sì, certo, ma... in produzione, suggerisco molte cose, capisci? Allora Leonora — Allora è deciso... Questo è destino, May! hanno detto che avrei dovuto avere una casa dove an­ Il nostro incontro è destino, e nell’industria il destino dare di tanto in tanto per riposarmi della vita di studio è l’unica cosa a cui ci inchiniamo. Non è meraviglioso? May — Ma... May —• Meraviglioso! Leonora — Ti prego, non una parola! Oh, ma è Leonora — L’ho battezzata Parwarmet. Ho un debole splendido. Proprio in questo momento. Naturalmente, per i titoli. ci sarà bisogno di una certa somma per incominciare, May — L’hai battezzata come? ma io conosco l’uomo che fa proprio al caso: Herman Leonora — Parwarmet. Vedi, io dò sempre un nome Glogauer! Conosci gli Studi Glogauer? ai doni che ricevo secondo quelli di coloro che me li May — Oh, sì, mi pare... fanno. Un bel pensiero, no? E in questo caso, non Vo­ Jerry — Sì, certo, naturalmente! lendo offendere nessuno, ho scelto un nome che li riu­ Giorgio — Sicuro! nisse tutti e tre: Paramount; Warner-Bross e Metro- Leonora — Gli manderò immediatamente un tele­ Goldwyn; la prima sillaba di ognuno. Parwarmet. gramma per chiedergli appuntamento. Giorgio — E Fox non si è offeso? Jerry — E’ una buona idea! Giorgio! (Giorgio suona Leonora — Oh, no, dottore. Perchè siccome la Fox il campanello). Film mi ha regalato un magnifico canile con dodici May — E’ un uomo importante? splendidi cani, li ho battezzati tutti con i nomi dei diri­ Leonora — Oh, mia cara. genti della Fox. Ma non faccio che cicalare e non do­ Jerry — Se è importante! mando una parola di te. Dimmi, che cosa hai fatto? E Giorgio — Altro che! per che cosa mai sei rimasta all’estero per otto anni? Leonora — Uno dei più grandi. Ed è l’uomo che L’ultima volta che ho sentito il nome.... ha rifiutato per primo il Vitaphone. May (svelta) — Oh, sì. Bene, naturalmente: non avevo May -— E’ stato lui? nessuna intenzione di rimanere in teatro, cioè non come Leonora —• E quindi ora compera tutto! Ha appena attrice. Ho sempre sentito di essere più portata per l’in­ scritturato quel famoso commediografo, conosci, May... segnamento. quell’Armeno che scrive tutti quei lavori meravigliosi... Leonora -— L’insegnamento? May — Pirandello... May — Educazione della voce. Ho cominciato con al­ Leonora — Ecco, proprio lui! Naturalmente voi non cuni allievi in privato e poi, mentre ero all’estero, Lady ve ne rendete conto, ma una scuola di dizione, aperta Tree mi ha persuaso a darle qualche lezione e così ho proprio in questo momento... Bene! Posso dire che UNA VOLTA NELLA VITA soltanto la mia metà di capitale mi frutterà un inte­ Susanna — Bene, mi farete parlare con voi più resse che non riesco a calcolare! Perchè non c’è asso­ tardi, vero? lutamente alcun limite a dove può arrivare il film par­ Leonora — Certamente, cara. lato! Proprio nessun limite. Ditemi, dottore... (Giorgio Susanna — Arrivederci. (Gira lo sguardo sugli altri non risponde) Dottore... (Giorgio, spinto da Jerry, si e lo posa timidamente per qualche secondo su Giorgio). volge a lei) Che cosa pensate voi di questo meravi­ Giorgio -— Siete proprio nella vettura appresso? glioso sviluppo del cinematografo? Qual è la vostra Susanna — No, nel numero 20, con mia madre. esatta opinione? Leonora — E’ con sua madre. May (correndo al salvataggio) — Sai, il dottore non Giorgio — Vi accompagno, se permettete. ha molto tempo... May — Sì, accompagnala, Giorgio. Farai benissimo. Jerry —- Lui si occupa del ramo scientifico. Susanna •— Oh, grazie molto. Giorgio (tutto d'un fiato) — Io penso che il teatro Leonora — Non vi tratterrete a lungo, dottore? Per­ farà meglio a badare ai suoi allori. chè desidero molto conoscere ancora le vostre idee. Leonora — Esattamente le mie parole! Proprio quel­ Vedo bene che dovete aver riflettuto profondamente. lo che ho detto nella mia rubrica! Giorgio (pilotando fuori Susanna) — Certo, sarò Giorgio (proseguendo) — Esso riunisce la vastità del subito di ritorno a meno... (Si rifugia nel chiedere a cinematografo con le finezze della scena. Susanna) Il nome di vostra madre per favore? Signora Leonora — E’ verissimo. May, hai un collaboratore Walker? (Escono). jirezioso. Una vera intelligenza. (A Giorgio) Voglio Leonora — Che uomo! Dev’essere stato fantastico, avere una discussione con voi, dottore, sul controllo in Inghilterra ! della voce e della persona. May — Fantastico! E’ la parola, vero, Jerry? Giorgio —• Offre grandi possibilità di spettacolo... Jerry — Enorme! (Arriva, a questo punto, la signorina Susanna Walker. Leonora — May, credi che potremo riuscire a tenerlo La prima occhiata che rivolge a Susanna dimostra con noi in America? evidentemente che lei e Giorgio sono fatti l’uno per iMay — Jerry, credi che potremo riuscire a tenerlo l’altra. Susanna Walker, per darcene un’idea immedia­ in America? Jerry — Credo che potremo riuscire a tenerlo in tamente, è la replica femminile di Giorgio, molto gio­ (America. vane, molto carina, molto affascinante e, come avrete May —- Penso che forse potremo riuscire a tenerlo ormai indovinato, molto sciocca. Ha una certa serie di in America. quelle graziette che interessano il sesso più forte e Leonora •— Magnifico. E quanto ci costerà, May, per una fede piena e indistruttibile nelle sue capacità di incominciare? attrice. E’ agitatissima per l’ansia di non perdere con­ Jerry — Cinquantamila! tatto con Leonora). May — Centomila! Susanna (che non è affatto timida) — Oh, eccovi qui, Leonora — Sì, credo anch’io. Ora, noi arriveremo ad miss Hobart! Avevate detto che sareste ritornata, e io Hollywood martedì. Mercoledì tutti ci ritroveremo allo ho aspettato... Stilton. Leonora — Sì, cara, ma è una cosa molto impor­ tante. Non posso parlare con te, ora. TERZO QUADRO Susanna — Quando potrete parlare con me? La Sala ctOro deU’Hotel Stilton a Los Angeles. Alla Leonora — Non so con precisione. Più tardi. maniera del primo De Mille. Pareli laminate d’oro, Susanna — Volevo soltanto farvi qualche domanda. candelabri di diamanti, tendaggi di broccato d’oro e Leonora — Capisco, ma sono occupatat, cara. divani e sedie assolutamente impossibili. C’è una tale Susanna — Perchè voi potreste aiutarmi tanto... aria di falso in tutta la stanza che un visitatore inge­ Leonora — Sì, cara. nuo, non abituato alle maniere di Hollywood, si aspet­ Giorgio (che ha dimostrato un grande interesse) ■— terebbe che da un momento all’altro apparisse un re­ Non vorreste sedervi un momento? gista e gridasse: «Bene, ragazzi, portale via tutto! ». Susanna -— Oh, grazie! Io... Questa stanza, invece, non è altro che un ingresso al Leonora (costretta a presentarla) — Questa è la pic­ salone dove Hollywood si riunisce realmente e potete cola miss... quindi immaginarvi che cosa sarà quello. Susanna — Susanna Walker. (La funzione serale sta per raggiungere il suo culmine Leonora — Susanna Walker. E’ jla ragazza della e attraverso la stanza, mentre si alza il sipario, passano quale vi ho parlato. varie coppie sgargianti: le donne vestite una più stra­ Giorgio (a Susanna) — Andate a recitare in cine­ namente dell’altra, tutte avvolte in ermellino, e così matografo? ricoperte di orchidee che qualche volta riesce difficile Leonora — Vorrebbe, sì... Ditemi, dottore. vedere la ragazza. Le donne, naturalmente, sono tutte Susanna -— Vado a provare, se riesco a incomin­ impressionantemente belle. Esse vanno chiacchierando ciare. Ne so tanto poco... di questa o quella fase della vita di Hollywood mentre Leonora —- Ne sa molto poco. attraversano la stanza : a Questa nuova cosa, il dia­ Giorgio — Potrebbe venire alla nostra scuola, May! logo » ; « Perchè non mi presenti a lui? » ; « Sono ri­ Susanna — Cosa? masta lì come una scema »; e Non è il momento giu­ Leonora — Certo, naturalmente. Ora vai, cara, e sto » ; « Ti porterò da lui quando staranno distribuendo leggi qualche rivista. Noi siamo molto occupati. i ruoli del film ». Attraverso tutto ciò, un'orchestra in- GEORGE S. KAUFMAN e MOSS HART visibile ripete ininterrottamente « Sonny boy » : perchè loro voci per la prima volta: caritatevolmente descritte, sembra che ai fu un uomo chiamato Al Jolson. Attra­ si potrebbero chiamare abbastanza bruite). verso le persone fa la spola una venditrice di sigarette; Florabella (dal fondo delle sue orchidee) —r Se ci ma non è la solita venditrice di sigarette. Come ogni mettono in quella tavola in fondo farò un baccano del altra ragazza in Hollywood, è bella da levarvi il re­ diavolo. spiro. Inoltre, somiglia a Greta Garbo e lo sa¡. Il suo Olivia — Accidenti, hai ragione, dovrebbero averlo non è un semplice invito a comprare la sua merce : imparato, quei cretini. (Escono). al contrario, il suo « Sigari, sigarette! » è carico di Un Autista — Ragazze, si lavora questa settimana? emozione. Non si può mai sapere, naturalmente, quan­ Venditrice di sigarette — No. do potrà passare un regista. La ragazza del guardaroba, Altro Autista — LUniversal fa un film universita­ senza dubbio la più bella ragazza del mondo, avvicina rio. (Entra un fattorino). la venditrice di sigarette mentre la folla si assottiglia). Fattorino — Ehi, ho sentito che state tutti all’Uni- Racazza del guardaroba — Ehi, Katy, ho una noti­ versal! Un film della rivoluzione francese! zia per te. Autista — No, hanno cambiato: è un film univer­ Venditrice Dr sigarette — Ah, si? sitario. Ragazza del guardaroba — Sono stata all’Universal, Fattorino — Ma no, sono tornati alla rivoluzione; oggi. Ho sentito che faranno un film di un naufragio. l’hanno cambiato un’altra volta, dopo pranzo. Venditrice di sigarette — Non è sicuro. Stanno fa­ Venditrice di sigarette — Meno male! cendo Un film Universitario. < Fattorino — Già, per causa del sonoro. Faranno sen­ Ragazza del guardaroba — Quello era stamattina. tire il colpo di mannaia della ghigliottina per tutto il Adesso fanno la rivoluzione francese. film. (Finge di suonare un banjo immaginario). Venditrice di sigarette — Ah, sì? Dovrebb’esserci Cameriera — Allora io non c’entro. Non distinguo qualcosa per me, allora. una nota dall’altra. Ragazza del guardaroba. — Certo! C’è una richiesta Autista — Non si può mai dire. Chissà che faranno di prostitute per mercoledì. domattina. (Autista e cameriere escono). Venditrice di sigarette — Ci vado subito! Ti ricordi Fattorino —• Sapete che è successo cinque minuti la prostituta che ho fatto per la Paramount? fa? Ero nella toletta dei signori e cantavo, quando è Ragazza del guardaroba — Sì, ma quella era muta. entrato mister Katzenstein. Qui vogliono prostitute parlanti. (Rimane in rispettoso Ragazza del guardaroba — Questa sì che è fortuna! silenzio mentre una grande processione lentria netfa Venditrice di sigarette — E ti ha sentito? stanza. E’ capeggiata da Olivia Fontaine e Florabella Fattorino — Certo che m’ha sentito! Ha detto che Leigh, due delie più grandi e splendenti stelle del ci­ avevo una bella voce e di andarlo a trovare domani! nema, almeno fino a ieri, prima del colpo del sonoro. Che ne dite? Sono vestite in ermellino, orchidee e gioielli. Dietro Ragazza del guardaroba — Accidenti, vorrei che ciascuna di loro viene una cameriera, e le cameriere entrasse nella toletta delle signore. (Escono. Entra cor­ non sono meno belle delle loro padrone. Dopo ven­ rendo, in grande eccitazione, Susanna Walker. E’ se­ gono un paio di autisti, uomini alti, affascinanti, deci­ guita da sua madre). samente tagliati per essere dei grandi amorosi e che lo Susanna — Mamma! Vieni! Corri! saranno senza dubbio appena incontreranno il regista Signora Walker — Eccomi, cara! che li scoprirà. Ciascun autista porta un cane lupo Susanna — E’ splendido, qui! Guarda! (Dà un’oc­ russo, animali con un’elegante livrea, che fanno del loro chiata nell'altra stanza) E’ lì che mangiano! meglio per celebrare la fauna delle loro padrone. In­ Signora Walker — Sì, cara. Non eccitarti troppo. fatti sulla livrea di un cane è scritto: «Olivia Fon- Susanna — Ma pensa, mamma! Ci sarà praticamente faine in ” Diamanti, polvere e passione ” » e sull’altra: ogni stella di Hollywood! «Florabella Leigh in ’’ Anime nude” ». Nell’insieme, Signora Walker — Sì, lo so, cara. è una processione imponente. Essa si prepara per il Susanna — E’ qui che vengono ogni mercoledì. Sono grande ingresso : le cameriere tolgono i mantelli di sparsi dovunque! Guarda! Ne riconosci qualcuno? ermellino alle loro padrone e compiono gli ultimi riti Signora Walker (facendo capolino) — Non è John di ritocco). Gilbert, quello? Autista di Miss Leigh — La scalinata è libera? Susanna — Dove? Dove? Ragazza del guardaroba — Sì, è libera. Signora Walker — Laggiù! Vicino a quel lume! Autista di Miss Leigh — La scalinata è libera. Susanna — Mamma! E’ un cameriere! Cameriera di Miss Leigh — La scalinata è libera, Signora Walker — Non so come fai ad accorgertene. miss Leigh. Ogni uomo che vediamo somiglia sempre di più a Cameriera di Miss Fontaine — La scalinata è libera, John Gilbert. miss Fontaine. Susanna — Lo vedremo certamente stasera. Il dottor Cameriera di Miss Leigh (facendo cenno all’autista) Lewis ha detto che avremmo certamente visto tutti. — Boris, prego. (Uno dei grandi cani viene passato Signora Walker — Se tanta gente cerca di diventare alla padrona). attore del cinema, sarà difficile che ti daranno un’op­ Cameriera di Miss Fontaine (ripetendo l’operazione) portunità... — Katrina, prego. (Con i cani al guinzaglio•, sono pron­ Susanna — Oh, ma è diverso^ ora... (In questo mo­ te per il trionfo; mentre lasciano la stanza, si odono le mento John Gilbert in persona entra nella stanza. Per UNA VOLTA NELLA VITA lo meno, sembra assolutamente uguale a lui. Fa un Signora Walker — Dove, dove? ingresso lento e misurato, destinato evidentemente ad Ernesto — Siete fortunate, signore! Soltanto le nove impressionare. Volge il capo con un gesto calcolato, e tre quarti e avete già preso Charles Farrell! (Le rivelando il profilo di un Apollo. Susanna e sua ma­ donne corrono via, gorgogliando frasi eccitate. Mentre dre sono terribilmente emozionate. Poco dopo una nuo­ Ernesto le segue, un’altra coppia attraversa la stanza). va coppia entra nella stanza: una coppia elegantissima, L’Uomo — E allora ho detto a Katzenstein: «Perchè naturalmente). non lo compriamo? E’ il grande successo di Broadway L’Uomo (chiacchierando nell’entrare) — L'ho vista oggi: ’’ Strano interludio”. E che nome prendi, poi: di sotto. Dopo la prima del suo film, avrebbe fatto me­ Eugene O’Neill! ». glio a restarsene a casa. La Ragazza — Ha scritto anche la musica? La Ragazza — Non hanno il minimo pudore. L’Uomo — No, solo il libretto. Ma se riusciamo a L’Uomo (indirizzandosi al bellissimo giovane) ■— farlo venire qui, ho in mente un tipo formidabile da Ehi, Ernesto ! mettergli vicino. E’ un piccolo ebreo... (Escono. Ma Ernesto (poiché questo è il suo vero nome) — Si­ un’altra coppia sopraggiunge). gnor Weisskopf? L’Altro Uomo — Che te ne importa di incontrarlo? L’Uomo — Aspetto alcuni amici: due signori e Una Non è una parte per te. Dev’essere una ragazza di di­ signora. Pensate voi ad accompagnarli al mio tavolo? ciotto anni e vergine. Ernesto (facendo un inchino troppo profondo per L’altra Ragazza — Beh, truccata riesco a sembrare un John Gilbert) — Certo, signore. Bene, signore. (La di diciotto anni, e posso parlare come una vergine. (An­ coppia si allontana mentre Susanna e la madre dimo­ eli’essi escono. Alle loro calcagna entra Giorgio; un strano la loro delusione). Giorgio piuttosto elettrizzato da tutto ciò che gli accade La Racazza — Chi era quell’uomo che è venuto al intorno. Abbraccia la stanza con lo sguardo. La vendi­ tavolo di Diana? Dev’essere uno dei suoi nuovi, no? trice di sigarette, vedendolo, riprende subito il suo L’Uomo — Probabilmente. clichè). La Ragazza — Non gli dò tre settimane. (Escono. Venditrice di sigarette (alla maniera di Greta Garbo) L’ex John Gilbert si rivolge a Susanna e a sua madre). — Volete delle sigarette? Ernesto — Posso fare nulla per voi, signora? Giorgio (spaventato) — Oh, no... no... Signora Walker — Oh, grazie, credo di no. Vendtrice di sigarette (e dal suo tono si comprende Susanna — Sono già arrivate le stelle? che Giorgio è realmente il padre del suo bambino) — Ernesto — Poche, signorina. Non sono che le nove Bene. Sono spiacente di avervi disturbato... (Esce. e mezzo. C’è qualche stella dei film d’avventure, ma Giorgio riflette un momento, poi decide che farà me­ non credo che vi interessino. glio ad uscire. Ma Susanna arriva di corsa). Susanna — Oh, no. Susanna — Salve, Giorgio! Non è emozionante? Tut­ Ernesto — Naturalmente, nessuna persona importante te le stelle in una sera! arriva prima delle dieci. Alle nove e un quarto c’è un Giorgio — Direi! assaggio della First National e della Republic, ma gli Susanna — Ho lasciato mamma da basso, a vederle Artisti Associati non si pigliano prima delle dieci c arrivare. Hollywood è ancora più bella di quello che mezzo. sognavo! Non vi sentite di impazzire? Susanna — Ma vengono tutti qui, no? Giorgio — E’ meravigliosa! Mi ricorda la prima volta Ernesto — Oh, certo. che sono andato al circo; soltanto non ci sono gli Signora Walker — Mio Dio, chissà come sarà in­ elefanti. teressante ! Susanna — Non vedo l’ora di diventare una stella; Ernesto —- Si, c’è vita, qui. Infatti, io trovo in que­ quando potrò fare anch’io quello che fanno loro, e i st’albergo la maggior parte delle idee dei miei soggetti. turisti mi segneranno a dito... Susanna — Soggetti? Mamma, è un soggettista! Giorgio — Vi dirò una cosa, Susanna, se mi promet­ Signora Walker — Davvero? tete di non fiatare. Sapete chi incontreremo qui stasera? Ernesto (modestamente) — Scribacchio un poco, ecco Susanna — Chi? tutto. Giorgio — Herman Glogauer, uno dei più grandi Susanna — E ve ne hanno realizzati? Chi erano gli produttori cinematografici del mondo. interpreti? Susanna — Davvero?! Oh, Giorgio, e gli parlerete Ernesto — La Paramount ne sta preparando uno di me? Gli chiederete se mi dà una parte? mio, in questi giorni. Giorgio — Certo. E’ per questo che lo incontro. Susanna — Come dovrete sentirvi orgoglioso! Susanna — Oh, Giorgio! (Entra la signora Walker, Ernesto — Ma, naturalmente, non si sa mai. eccitatissima). Susanna — E per chi è il soggetto? Per Greta Garbo? Signora Walker — Susanna, proprio ora ho visto... Ernesto — Beh, Greta Garbo andrebbe bene, ma... Susanna — Mamma, non sai? Il dottor Lewis in­ (Si interrompe, evidentemente per aver visto qualcuno contrerà Herman Glogauer stasera, qui, e gli parlerà nella stanza vicina. Le donne seguono con emozione il di me. suo sguardo). Signora Walker — Che bellezza! Un grand’uomo Susanna — Chi è? come quello, viene qui per parlare di Susanna! Ernesto — Credo... Sì, sì, è lui! E’ Charles Farrell! Susanna — Dove lo incontrerete? Proprio qui? Mi Susanna — Davvero? presenterete? GEORGE S. KAUFMAN e MOSS HART

Signora Walker — Lascia fare al dottor Lewis, cara. May — E’ giù, a parlare con un firmamento di stelle Giorgio — Credo che riuscirete magnificamente nel del cinema. Sono stata a Parwarmet, oggi. Soltanto Ven- parlato dal modo con cui recitate; è tutto. Ho detto tidue stanze: una vera capannuccia, proprio. a May di quelle poesie che recitate. Specialmente quel­ Jerry — Da quel lato è a posto. E’ stata gentilissima, la... compra? con noi. Signora Walker — La scena del balcone, in « Giu­ May — Certo. Per il cinquanta per cento degli utili lietta e Romeo D. sarebbe gentilissima anche con Mae West. (Fuori della Giorcio — Ecco, quella. porta si ode un crescendo di voci, superato da quella Susanna — « Che cos’è un nome? Ciò che chiaman di Leonora Hobart, che invita il suo pubblico ad es­ la rosa, anche con altro nome fiorirebbe! Oh, Romeo, sere paziente. Parlerà con tutti più tardi. Entra). lascia il tuo nome... ». Leonora — Mia cara, ci sono «tutti», stasera! Una Giorgio (cercando di fermarla) — Sì, sì, è questa. La tale agitazione! Nessuno sa come stanno le cose! (Sa­ farò sentire a May. luti dei tre, cui Leonora, nella sua agitazione, tralascia Signora Walker — Dottore, siete stato meraviglioso di rispondere) E naturalmente, dovunque ti volti, non con noi. Credo che potrei affidarvi Susanna in ogni occa­ senti che il sonoro! Il sonoro! Bisogna stare molto at­ sione. Siete l’uomo più innocuo del cinematografo... tenti ad insultare la gente, oggi: possono essere gli Giorgio — Cercherò di rimanerlo, signora. (Entra unici a sopravvivere! May, seguita da Jerry). May — Le cose sono abbastanza in subbuglio, eh? May — Buona sera! Che succede qui? Leonora — Dico io! Sai che ho sentito, poco fa? Ti Signora Walker — Buona sera, signorina Daniels. ricordi quel tremendo spettacolo che i fratelli Schlep- Signor Hyland... Vieni, Susanna, devi prepararti per in­ kin stavano mettendo su? «Il vecchio testamento»? contrare il signor Glogauer... Bene, il signor Schlepkin - voglio dire, il maggiore May — Oh, Giorgio vi ha detto che incontreremo il dei dodici fratelli: una volta avevano l’esclusiva dei signor Glogauer? guardaroba in tutti i teatri della Costa occidentale - Susanna — Oh, sì! mi ha detto che hanno fermato la lavorazione più il Jerry — Non è carino? film. D’ora innanzi non produrranno che film parlati! Giorgio — L’ho appena accennato... Jerry —• Gente in gamba, gli Schlepkin. Mi piacereb­ Signora Walker — E’ splendido, quello che è riuscito be conoscerli. a fare il dottor Lewis! May — Verranno, stasera? May — Davvero? Leonora — Sì, tutti e dodici. Questo ti dimostra Signora Walker — Proprio splendido! quello che pensano del parlato. E’ la prima volta dopo Susanna -— Arrivederci. tanti anni che si trovano ad Hollywood tutti insieme. Giorgio — Arrivederci. Generalmente due restano con la mamma, che vive a May — Abbiatevi cura! (Susanna e la signora Walker Brooklyn, e vanno in aeroplano avanti e indietro. Un escono) Jerry! pensiero molto carino! Soltanto per l’aeroplano, spen­ Jerry — Huh? dono dodicimila dollari al mese. (Entra il fattorino, May (con uno sguardo a Giorgio) — Non ci sarebbe seguito da due poliziotti in uniforme) Oh, il signor un modo di farlo diventare muto? Giorgio — Non faccio male a nessuno. Glogauer starà venendo. E’ per il signor Glogauer? Jerry (dando un’occhiaia nell’altra stanza) — Bene, ra. Il Fattorino — Sì, miss Hobart. La sua macchina gazzi, eccoli lì. Non avevo ragione io? li hai sentiti è appena arrivata. (Escono). da basso? Morti dalla paura! Leonora — Gli mandano sempre una scorta, per riu­ May — Mai più di me. scire ad attraversare l’ingresso. Se acconsentirà alla no­ Jerry — Tutto quello che dobbiamo fare è giocare stra piccola proposta, potremo fare una festa, stasera. May — E’ meraviglioso che sia riuscita a farlo venire. bene le nostre carte. Questo è il luogo e il momento. Jerry — Davvero! Si può guadagnare o perdere un milione! Leonora — Oh, verranno tutti, vedrete. Verranno di May — Che sorte ci toccherà? corsa. E poi, Glogauer ha una paura dannata. E’ stato Jerry — Se le cose andranno bene. May, non ci vorrà il primo a rifiutare il Vitaphone, ve l’ho detto. molto tempo. E lo faremo in grande stile, anche. May — Già. Giorgio -— Parlate del vostro matrimonio? Leonora — Per lo meno, così si dice. Naturalmente, May — Parliamo di tutto... Ad ogni modo, tu sarai lui non l’ha mai riconosciuto, e nessuno ha osato mai il primo a saperlo, Giorgio. domandarglielo. Jerry — Certo, tutto dipende dall’accalappiare Glo- Jerry — Lo credo bene. gauer! Giorgio — E perchè lo ha rifiutato? May — Giorgio, quando Glogauer entrerà e tu gli Leonora — Non ha capito quello che sarebbe diven­ sarai presentato, dì soltanto: «Buonasera». Capito? Al tato, dottore. Non è stato abbastanza lungimirante. (En­ massimo, « Buonasera, signor Glogauer ». E da allora in tra una ragazza, con aria di preghiera) No, cara, non poi niente altro. ora. Più tardi, corse. (Le fa segno di allontanarsi) Una Giorgio — Ma se mi viene una bella idea? che voleva conoscere il dottore. May — Questo succederà quando diventerò presiden­ Giorgio — Cosa? tessa. Leonora — Oh, non ho perduto tempo, dottore, a Jerry ■— Dov’è Leonora? fare le vostre lodi. Non è splendido, May... (Dall’ester- UNA VOLTA NELLA VITA no giunge una marea crescente di voci, che sale fino graziare? I fratelli Schlepkin! Chi li ha pregati di far ad un ruggito. Il fattorino e i poliziotti cercano di te­ parlare il cinematografo? Le cose andavano benone. nere indietro una folla che lotta per entrare. Si ode Si facevano soldi continuamente, perfino con i buoni « signor Glogauer! », «signor Glogauer! ». «Posso avere film, si facevano soldi! un minuto, signor Glogauer?! ». E poi la voce di Jerry — Senza dubbio tutto il cinematografo è all’i­ Glogauer). nizio di una nuova èra. Glocauer — No, no, no! Venite in ufficio! Scrive­ Leonora — Signor Glogauer, io vi dico che il parlato temi una lettera! (E finalmente Glogauer riesce a di­ resterà. stricarsi e ad entrare) Non posso parlare con nessuno, Giorgio — Il teatro farà meglio a badare ai... ora! Chiudete le porte! Lasciatemi un po’ in pace, qui! May — Proprio così, Giorgio. (Con non poca difficoltà il fattorino ed i poliziotti Glogauer — Certo, certo! E’ colossale! Un tipo canta riescono a chiudere le porte. Herman Glogauer, che ora un paio di èanzoni e tutti diventano pazzi! E due mi­ si spazzola e si rassetta, è un ometto nervoso che pro­ serabili... babilmente ha una cattiva digestione. E’ l’effetto inevi­ Leonora — Allude ai fratelli Schlepkin. (Entra il fat­ tabile di quel genere di vita). torino). Leonora (mentre il frastuono si calma) — Bene, ecco Fattorino — Permettete, signor Glogauer? qui il nostro grand’uomo! E in tempo, anche! Signor Glogauer •— Che cosa c’è? Glogauer, vi presento la signorina May Daniels, il si­ Fattorino — I dodici fratelli Schlepkin vorrebbero gnor Hyland e il dottor Lewis. parlarvi. Sono da basso. Glogauer — Felicissimo. Glocauer — Dite loro più tardi. Verrò io giù, più Fattorino (che è andato in caccia delP occasione) tardi. — Signor Glogauer, avete bisogno di un terzetto for­ Fattorino — Bene, signore. (Esce). midabile? Glogauer — I fratelli Schlepkin! So io quello che Glogauer — Cosa? (Per tutta risposta, il fattorino e vogliono! Siedono in cima al mondo, ora, con il loro i due poliziotti attaccano a gran voce « Le pallide mani Lou Jackson, che canta le canzoni alla mamma, o a che adoro ») No, no, no! Andate via, via! (Escono). chi so io, e vorrebbero ingoiarci tutti! Per tutta la vita, Leonora — Vedete, tutti conoscono il signor Glogauer hanno cercato di farmela! Fin dal tempo del commer­ e cercano di dimostrargli che sanno recitare. cio delle pelli, quando io avevo i saloni da quattro Glogauer — E’ terribile! Terribile! Dovunque vado, soldi e loro da un soldo! Volevano sempre fondersi, fondersi! Se ne approfittano perchè sono in dodici! la gente comincia a recitare! Recitano tutti! Se vado Jerry — Ma voi potete insegnare a parlare ai vostri a farmi pulire le scarpe, appena abbasso gli occhi vedo attori! Perchè non li affidate a noi? Ve li restituiremmo che qualcuno sta recitando una scena d’amore con i perfettamente allenati all’uso della nostra lingua! miei calzoni! Leonora — Vi ho parlato della loro scuola di Lon­ Leonora — E’ il prezzo della celebrità! dra : Lady Tree! Glogauer — Vi avrei invitato a casa, dove avremmo May — Non si tratta che di una maniera corretta potuto avere un po’ di pace, ma mia moglie sta facendo di respirazione, signor Glogauer, e noi ve li faremo mettere delle nuove fontane nell’ingresso. parlare così bene quanto voi. Leonora -A- E’ la casa più splendida di Hollywood, Glocauer — Beh, non pretendo miracoli! (Il fattorino May. Ricordi, l’abbiamo vista dal treno. entra di nuovo). May — Oh, sì, quella con la cupola illuminata. Fattorino — Signor Glogauer! Leonora — E le torri. Glogauer -— Che c’è, ora? Glogauer — Laminate d’oro. Fattorino — I fratelli Schlepkin partiranno in volo Leonora — Ma l’interno, May! Vorrei che tu potessi per Broocklyn tra mezz’ora. Dicono che devono vedervi vedere la stanza da bagno ! subito. May — Non vedo L’ora. Glogauer — Dì loro che vengo tra un minuto. E dì Leonora — Potrebbero venire qualche volta, no, si­ a Olivia Fontaine e a Florabella Leigh che voglio ve­ gnor Glogauer? derle immediatamente. (Agli altri) Due delle mie stelle Glogauer — Ogni mercoledì. C’è una guida dalle maggiori. (Al fattorino) Dì loro di venire sole, senza due alle cinque. Vi dirò io quello che dovete fare: tele­ nessuno dei fratelli Schlepkin. fonate alla mia segretaria e vi farò mandare la mia Fattorino — Bene, signore. (Esce). automobile. Giorgio — Scusatemi. Torno subito. (Corre via). May — Oh, sarà magnifico! Glogauer — Olivia Fontaine: 7500 dollari alla setti­ Leonora — Sì, e vedrai che automobile! Una Rolls mana. E ai tempi di prima li valeva! Ogni volta che si Royce! * May — Davvero? svestiva in un film era un colpo sicuro! Giorgio — Di che anno? (E’, a dir poco, un momento Leonora — Le più belle gambe d’America! imbarazzante). Glogauer — Ma non si possono sentire, questo è il Jerry (accorrendo al salvataggio) — Bene, signor disastro! Belle ragazze, ma non riescono a parlare! Glogauer, a quanto vedo, qui siete in mezzo ad una Sapete quello che faccio ora? Porto qui da New York vera rivoluzione. la più grande attrice di teatro d’America. Diecimila alla Leonora — Direi! settimana, le dò! Come si chiama, a proposito? Glocauer — Una rivoluzione! E chi dobbiamo rin­ Leonora —• Dorothy Dodd. GEORGE S. KAUFMAN e MOSS HART Glogauer — Ecco! Tutto il giorno ho cercato di Glogauer — Se insegnerete loro a parlare, farete ricordarmelo. (Olivia e Florabella entrano). la più grande fortuna del mondo! Olivia e Florabella (con le loro voci terribili) — Jerry ■— Noi insegneremo! Salve, Manno! Glocauer — Siete arrivati proprio al momento giu­ Glogauer — Ah, eccovi qui, ragazze! Queste sono le sto! La faremo vedere a tutti, con i loro Lou Jackson! signore di cui vi parlavo. Olivia Fontaine e Florabella Questa è un’àncora di salvezza! All’inferno i fratelli Leigh. Schlepkin! (Giorgio, senza flato, rientra correndo nella Leonora — Salve, care! stanza, tirandosi dietro Susanna. Ora si comincia a Florabella — Salve, Leonora! capire perchè è uscito). Glocauer — Sentite, ragazze, ecco la signorina Da­ Giorgio (indicando Glogauer) — Eccolo lì, Susanna! niels ed il signor Hyland: specialisti della voce, Ven­ Proprio [ì! gono dall’Inghilterra. Susanna (precipitandosi da lui e attaccando) — La Olivia — Specialisti della voce? scena del balcone, di « Romeo e Giulietta ». Florabella ■— Sul serio? Glogauer — Cosa?! Glogauer — Bene, eccole qui, signorina Daniels. Que­ Susanna (con trasporto) — «Che cos’è un nome? sto è il problema. Che cos’è un nome? Ciò che chiamiam la rosa ». May — Mi piacerebbe sentire la loro respirazione, se Glogauer — Al diavolo il nome e la rosa! posso, signor Glogauer. Susanna — «Anche con altro nome, fiorirebbe! Oh, Leonora — Sapete, è tutta questione di respirazione. Romeo, perchè sei tu Romeo? ». (Il fattorino rientra). Jerry -— Già, è tutto qui. Fattorino — I fratelli Schlepkin! (Mentre Susanna May —■ Posso chiedere alle signore se hanno mai re­ continua a recitare, entrano marciando nella stanza i spirato ritmicamente? dodici fratelli Schlepkin, di ogni taglia ed altezza, per Olivia — Che. cosa? due, diritti, verso Glogauer). Florabella — Che io sappia, mai. MosÈ Schlepkin (a capo fila) — Senti, Hermann, noi May —- Vedete, la respirazione ritmica è la base di andiamo in volo a New York stasera. tutte le qualità tonali. Glogauer — No, no! Niente fusione, niente fusione! Jerry — La nota fondamentale. Ho qualcosa di meglio! Niente fusione! May — Se siete capaci di respirare ritmicamente, Susanna — «Oh, Romeo, lascia il tuo nome! E per non c’è motivo per cui non possiate parlare corretta- un nome che non è nulla di te, avrai tutta me stessa! ». mente. Leonora — Proprio così! Glogauer —■ Ebbene, che ne dite? (Alle ragazze) Siete capaci di farlo? May (mentre le ragazze guardano allibite) — Se per­ mettete, ve lo dirò io. Glogauer (impressionato) — Certo, certo. (Silenzio carico di tensione mentre May si avvicina a Olivia e SALA DI RICEVIMENTO poggia il capo sul petto di lei). La sala di ricevimento degli studi Glogauer. Può es­ May — Prego, volete respirare? (Ascolta un mo­ sere brevemente descritta come la più diabolica stanza mento, poi alza il capo. Tutti aspettano qualche pa­ che abbiate mai visto. Ultra moderna nell’addobbo, la rola. La tensione è spasmodica). sala è fatta apposta per impressionare i visitatori e non Glogauer ■— Ebbene? si può certo dire che fallisca il suo scopo. Le pareti Leonora —• Ssssh! (May passa a Florabella). sono drappeggiate di pesante velluto grigio, le luci May — Prego, respirate. (Ripete quanto sopra. Glo­ sono assolutamente fantastiche e i mobili al di là di gauer è sui carboni accesi). ogni immaginazione. E’ una stanza che non può essere Glogauer (appena è finito) — Ebbene? Che ne dite? altro che la sala da ricevere di uno studio cinemato­ (May fa cenno di sì, gravemente) Si può fare qualcosa? graficoIn aggiunta a un semicerchio di sedie, destinate May (calma) — Decisamente. a coloro che pazientemente aspettano, il mobilio com­ Leonora — Non è splendido? prende una scrivania, maledettamente moderna, ma pur Olivia — Ce la faremo? sempre una scrivania. Essa appartiene alla segretaria Glogauer —• Calma, ragazze! Qualcosa si può fare! incaricata di ricevere le persone. Non siamo ancora spacciati, eh? Ed ora? Che devono (La segretaria, al levarsi del sipario, è languidamente fare, ora? seduta dietro di essa ed esamina di tanto in tanto qual­ May — Per il momento devono semplicemente con­ che carta. La segretaria somiglia molto ai mobili. Porta tinuare a respirare. un abito da sera nero fluttuante benché sia mattina, Glogauer —• Sentito, ragazze? Aspettate, non andate giuoca con un lungo filo di perle e si comporta come a casa. Adesso vi dirò io come aggiusteremo questa fac­ Elinor Glyn. E’ anche presente Lorenzo Vdii, un gio­ cenda. Vi darò delle stanze nello studio, e appena sa­ vanotto nervoso che sta aspettando, non troppo a suo ranno pronte, le metteremo al lavoro! Dobbiamo lavo­ agio, su di una delle sedie. Egli ha lo sguardo perse­ rare svelto, ricordatevi. guitato dell’uomo che aspetta da giorni e giorni, e Jerry — Benissimo. spera ancora. Si odono campanelli; il telefono suona. May — Perfetto! Un impiegata attraversa la stanza con delle carte). UNA VOLTA NELLA VITA Signorina Leichton (poiché tale è il nome della Fulton -— Benone. segretaria) — Qui parla la signorina Leighton. Sullivan — Ho trovato la nuova modifica. Lei fa Impiegata (poggiando le carte sulla scrivania) — Uf­ credere di essere innamorata del riccone, per il bene ficio ricerche. {Esce). della sorella, capisci? Signorina Leichton — Bene, ricerche! {Due uomi­ Fulton — E intanto lo spettacolo continua! Ma santo ni, chiamati Meterstein e Weisskopf, attraversano la Dio, Art, te l’bo detto ieri io, a pranzo! Stanza). | Sullivan — Ah, sì? Weisskopf — Ma la cosa più importante sono i rifa- Fulton — Non m’importa che tu vada rubando alla timenti. Fox o alla Metro, questo è regolare, ma se ci rubiamo Meterstein — Sì, tutto sta nei rifacimenti. le idee uno con l’altro, non sapremo mai quello che Weisskopf — Tu fai i rifacimenti, e se non vengono facciamo! {Escono. Di nuovo il telefono). bene, addio film. Signorina Leighton — Qui parla la signorina Leigh­ Meterstein ■— Sì, tutto sta nei rifacimenti. ton... No, la signorina Daniels è ancora con la classe Weisskopf — Proprio così, i rifacimenti sono tutto. delle dieci... Oh, no, i balbuzienti e i toni di gola nasali {Sono usciti). sono alluna... Non avete ricevuto il programma? Ve Signorina Leichton {al telefono durante il loro dia­ ne farò mandare uno dalla segretaria della signorina logo) — Dovrò consultare l’ufficio opzioni... Oh, no, Daniels... Siete la benvenuta. {Un altro valletto. Un’al­ tutte le opzioni vengono trattate dall’ufficio opzioni... tra scritta. La signorian Leighton nota fùutlmente Vail) Rivolgetevi al signor Fleming dell’ufficio opzioni... Scusate, ma mi sono dimenticata chi state aspettando. Esatto! {Aggancia. Un secondo di calma, poi entra un Vail — Nemmeno io lo so... nxiUatto con un’uniforme semplicemente tftncredibUe : Signorina Leighton — Prego? tutta fiocchi e trecce d’oro. Egli reca una scritta illu­ Vail — Sto aspettando il signor Glogauer. minata, che dice: «Il signor Glogauer è al numero Signorina Leichton — H signor Glogauer è al nu­ quattro ». Mostra la scritta alla signorina Leighton, che mero nove. ne prende nota con un piccolo cenno, poi a Vail, il cui Vail — Napoleone me ne ha informato poco fa. cenno è amaro ed ironico. Mentre il valletto esce, il Signorina Leighton — Come dite? telefono suona di nuovo) Qui parla la signorina Leigh- Vail — Ho detto che Lord Nelson è venuto poco fa ton... Chi... Oh, sì. Sì, lo sa che state aspettando... Da con una scritta. quanti giorni?... Beh, temo che dovrete aspettare an­ Signorina Leighton — Avete un appuntamento col cora... Come?... Oh, no, è impossibile vedere il signor signor Glogauer?* Glogauer... No, non posso prendere un appuntamento Vail — Sì, signorina. Direttamente. Direttamente at­ per voi. Il signor Weisskopf prende tutti gli appunta­ traverso il signor Meterstein al signor Weisskopf al si­ menti del signor Glogauer... Oh, no, non potete parlare gnor Glogauer. con il signor Weisskopf... Potete parlargli soltanto at­ Signorina Leichton — Se mi direte il vostro nome traverso il signor Meterstein... Oh, no, nessuno vede lo dirò al signor Weisskopf. mai il signor Meterstein... {Aggancia. Un altro vallet­ Vail -— Il mio nome è Lorenzo Vail. Ve l’ho dato to entra con una scritta che dice: « Il signor Weisskopf ieri, e il giorno prima, e il giorno avanti. Vorrei par­ è al numero otto ». Batte i talloni alla maniera mili­ lare col signor Glogauer. tare. Vail fa di nuovo un cenno di risposta. Un terzo Signorina Leighton —■ Lo dirò al signor Weisskopf. valletto entra con delle carte, che dà alla signorina Vail •— Obbligatissimo. L eighton). Signorina Leighton (mentre il telefono suona di Valletto — Chiedono della signorina Daniels. nuovo) — Qui parla la signorina Leighton... Sì... Sì... Signorina Leichton — La signorina Daniels è an­ Benissimo: tenete la linea per trenta secondi. (Un val­ cora occupata con la classe delle dieci. Fa passare al letto con una scritta che dice: «Il signor Weisskopf è numero sei. Verrò tra quattro minuti. al numero sei». La mostra). Valletto — Numero sei tra quattro minuti. Bene, Vail -— Tante grazie. signorina Leighton. {Esce. Entrano due uomini ■ Sulli- Valletto — Siete il benvenuto, signore. van e Moulding, si chiamano). Vail — Un momento. Adesso vi darò una bella no­ Sullivan ■— Hai capito? Lei fa finta di innamorarsi tizia. Vado alla toletta dei signori, e se qualcuno mi di questo riccone, per salvare la sorella capisci? E cerca, sono al numero tre. (Esce. Altrettanto fa il val­ intanto lo spettacolo continua! Un sacco di possibi­ letto). lità di numeri di rivista, eccetera. Siamo pronti, fan­ Signorina Leichton (continuando al telefono) — Qui ciulla? parla la signorina Leighton... Riceverete i pezzi degli Signorina Leighton — Vi aspettano al numero dieci, apparecchi fra sette minuti... Per favore fatevi dare il signor Sullivan. visto dal signor Weisskopf... Grazie. (Aggancia. Olivia Sullivan -— E la ragazzina, la sorella, crede invece di e Florabella entrano). essere ingannata. Naturalmente vede l’altra che bacia Olivia (entrando) — ... chi sa che sa. Che se sa che questo tipo. {Entra un altro uomo. Il suo nome, se non ne sa, ne sa più di chi ne sa. v’importa, è Oliver Fulton). Florabella — Sessanta semplici sirene, supplichevoli Fulton — Salve, ragazzi! e sorridenti, svelte e soavi. Sullivan — Ciao, Ollie. Arrivi in tempo. Stanno Olivia — Non è meraviglioso, signorina Leighton? aspettando per sentirla. Adesso sappiamo parlare. GEORGE S. KAUFMAN e MOSS HART Signorina Leighton — Davvero? sono andati nella classe dei respiratori addominali... Che Florarella — Sì, e maledettamente meglio di tante devo fare? altre! May — Dite di scegliere i due migliori e annegare Signorina Leighton — Il vostro progresso è stato gli altri. proprio splendido. Non eapisco perchè continuano a far Signorina Leighton — Che cosa?! venire gente da New York. May —• Oh, lasciateli dentro. Penserò io per tutti. Olivia — Ma che cos’è poi questo teatro, vorrei sa­ Signorina Leighton — Benissimo. (Il valletto esce. pere! Jerry entra allegramente). Secnorina Leighton — E’ il posto dove Al Jonson Jerry — Di’, May! (Guarda l’orologio) Hai una classe cantava una volta, prima di diventare famoso col cine­ che t’aspetta, no? matografo. May —r Lo so. 'Florabella — Sapete che m’hanno detto l’altro giorno Jerry — Oh, signorina Leighton... Il signor Glogauer a un ricevimento? Che anche John Barrymore viene è occupato? Vorrei vederlo. dal teatro. Signorina Leighton — Temo di sì, signor Hyland. Olivia — L’avevo sentito anch’io, ma non ci avevo Jerry — Ditegli che ho alcune cifre per la scuola; mi creduto. basta un minuto. Signorina Leigthon — Mio Dio, non si direbbe da Signorina Leighton — Glielo dirò. Ma ha una riu­ come recita, vi pare? nione dòpo l’altra per tutta la mattinata. Anzi, alle 11,57, Florabella — E non è tutto. Ho sentito dire che da due riunioni si accavallano. Sono tanto spiacente. (Esce). quando lui ha avuto successo, c’è anche una sua sorella Jerry —• Ebbene, la vecchia scuola lavora forte, no? che cerca di entrare nel cinema... May — Jerry, sei impegnato per il pranzo? Signorina Leighton — Sì, Elsie Barrymore... Però, Jerry — Temo di sì. Sono preso fino a tutto dopo­ dev’essere interessante, questo teatro. Naturalmente, io, domani. ero piccola, ma mio nonno ci andava, una volta. E’ an­ May — Capisco... dato anche alla guerra civile. Jerry — Non riesco a trovare il tempo per ogni cosa... Olivia — La guerra civile... Non è quella che ha May — Già... diretto Griffith? (Entra May). Jerry — Questa scuola è un affare grosso. Tu non te May — Avete una’ sigaretta, miss Leighton? ne accorgi, badando solo alle classi. Ma il lato finan­ Signorina Leighton — E’ qui, miss Daniels. ziario ti assorbe continuamente. Olivia — Oh, miss Daniels! Io so «chi sa che sa». May — Naturalmente, Jerry, immagino che stasera Florabella — E io le « sessante semplici sirene ». sarai impegnato! May — Bene, è magnifico! Ma non sarò contenta Jerry (annuisce) — Un ricevimento da Jack Young. finché non arriverete al «rigor mortis ». May — Ah, sì. Eppure io vorrei poter parlare un poco Olivia — Oh, sarà meraviglioso! con te, qualche volta. Florabella — Non vedo l’ora! {Escono). Jerry — Perchè? Qualcosa che non va? Signorina Leighton — Vi sono delle persone per la May — Non ci siamo più visti con calma da quando... classe delle dieci, miss Daniels. Siete pronta? Sono E poi, mi aspettavo di vederti ieri sera... quelli dei muscoli dello stomaco e della respirazione Jerry — Oh, sì. Mi è dispiaciuto tanto, May, ma sa­ addominale. pevo che avresti capito. Bisogna star dietro alla gente May — Avete sentito le voci delle ragazze, signorina importante, qui. Non faccio che incontrare persone... Leighton... Sono stato così dolente di mancare all’appuntamento con Signorina Leighton — Sì, miss Daniels. te, ma... May — Ebbene, che ve ne pare? May — Oh, non importa per l’appuntamento, Jerry... Signorina Leighton — Oh, splendido, signorina Da­ Ma c’è anche un’altra cosa. niels. Jerry — Che è successo? May — E non avete saputo niente dei loro provini? May — Non è successo niente, ancora, ma... Glogauer Se il signor Glogauer li ha sentiti? avrebbe dovuto sentire quei provini ieri sera, no? Signorina Leighton — No, ma sono sicura che an­ Jerry — Certo. Vuoi dire quelli della Leigh e della dranno benissimo. Fontaine? May — Grazie. May — Sì, non ne abbiamo sentito niente. Signorina Leighton — Signorina Daniels, so che siete Jerry — Che vuoi dire? Non sei mica nervosa, no? molto occupata, ma appena potete, vorrei che mi sen­ Non li avrà visti ancora. tiste in una piccola scena che ho preparato, la scena dei May — Era molto ansioso di vederli... Mi ha fatto balcone, da « Romeo e Giulietta ». chiamare per tutto il pomeriggio. May {sorridendo debolmente) — Certo. E’ una scena Jerry — Forse li ha già sentiti, e starà comperando che non ho mai sentito... dei soggetti! Non preoccuparti, May! Non c’è nessuna Signorina Leighton — Ilo avuto delle difficoltà con ragione al mondo per preoccuparsi. Siamo piazzati be­ le sibilanti, ma le mie vocali sono aperte benissimo. nissimo. (Esce. May rimane a guardare dietro a lui per May — Niente febbre? (Entra un valletto). un momento. E’ sempre preoccupata. Giorgio appare, al­ Valletto — Signorina Leighton, prego ! legro, portando un libro). Signorina Leighton —• Scusatemi. {Scorre il messaggio) Giorgio May! Oh, mio Dio! Alcuni allievi per i toni di gola nasali May — Che c’è? UNA VOLTA NELLA VITA Giorgio — E’ stomaco in dentro e petto in fuori; op­ all’albergo. Non ci restano che nove minuti. Ha mandato pure stomaco in fuori e petto in dentro? un avviso e dice che vuole parlarci. May — Eh? Giorgio — Bene, vado a chiamare Susanna. C’è niente Giorgio — Ho lasciato tutta la classe con lo stomaco di male se io vengo con voi, mentre telefonate? in fuori e non so che cosa fare. Signora Walker — Anzi, ci farete piacere. iMay — Giorgio, sei venuto un’altra volta a divertirti Giorgio — Tu permetti, May? con la classe? May — Sicuro! Giorgio — Li stavo giusto intrattenendo, finché tu non Giorcio (chiamando) •— Susanna! (Corre via). eri pronta. May (fa per ritirarsi) — Mi dispiace, ma... May — Senti, Giorgio. Sai quella grande poltrona Signora Walker — Oh, signorina Daniels, vi prego, tanto comoda, nell’angolo del mio ufficio? un momento! Vorrei parlarvi di Susanna. Dite, come Va Giorgio — Quella blu, dici? a scuola? May — Proprio quella. Vuoi andare a sedertici almeno May — Oh, bene. Credo che abbia parecchi punti più fino a febbraio? della Garbo... Giorgio — Che? Signora Walker — Davvero?! E in che, miss Daniels? May — Tu sai bene che io non sono che di una le­ May — Ma, in tutto... Al golf, per esempio... , } zione avanti agli allievi. Non ci manchi che tu. Signora Walker — Oh, sono tanto contenta di sentirvi Giorgio — May! dire questo, perchè suo padre è diventato molto impa­ May — Eh? ziente. Ho cercato di spiegargli che la carriera del cine­ Giorgio — Susanna va bene a scuola, no? ma non è troppo facile, anche se si è un’attrice come Su­ May — Certo: è grande. sanna... Giorgio — Ha imparato una nuova poesia che sarebbe May —• Specialmente se si è un’attrice come Susanna... magnifica per un provino. Signora Walker — Certo. La settimana scorsa gli ho May — Va bene, Giorgio. scritto e gli ho detto quello che voi mi dicevate, ricor­ Giorgio — «Sì, sono un vagabondo! Ma con questo? date? Che la televisione l’avrebbe aiutata... E lui mi ha Tutti mi chiamano un disonesto... ». risposto di dirvi che voi state facendo il lavoro più dispe­ May —■ Sì, Giorgio! rato dopo la ricostruzione di San Francisco dal terre­ Giorgio — «Ma una volta ero giovane e robusto...». moto... Non ho capito bene che cosa intendesse dire... May — Giorgio, vuoi andare dove ti ho detto? May — Grazie. Dite al signor Walker che io faccio Giorgio — La dice meravigliosamente, May. Susanna del mio meglio, e che la Croce Rossa mi aiuta. è una ragazza meravigliosa, non ti pare? Signora Walker — Oh, sì, è una magnifica organiz­ May — Sì, Giorgio. zazione... (Giorgio e Susanna entrano di corsa). Giorgio — E’ il tipo di ragazza che ho sempre cer­ Susanna — Mamma, che vuole papà? cato. E lei dice che anch’io lo sono. I Giorgio — Non ci restano che sei minuti! May — Non sarà mica serio tra voi due, no? Signora Walker — Non so, cara. Ma dobbiamo affret­ Giorgio — Susanna dice che non vuole sposarsi finché tarci. Sei minuti. Non bisogna farlo aspettare. non avrà percorso la sua carriera. Giorgio — Che tipo d’uomo è, signora Walker? Lo May — Oh, allora va bene. conoscete bene? (Sono usciti. May è rimasta sola. Ritorna Giorgio — May, ora che la scuola fila, che cosa aspetti? Vail. Un cenno a May, che lo ricambia cortesemente. Vail May — Come? torna a sprofondare nella sua sedia). Giorgio — Tu e Jerry, che aspettate? May — Non si prendono delle malattie speciali, May — Oh, Jerry ha molto da fare, in questi momenti. stando seduti? Dobbiamo aspettare ancora. Vail — Se si prendono, io le ho già tutte. Giorgio —• Oh! May — E come fate per i pasti? Ve li mandano? May — Appena ci sarà qualche notizia, te la farò Vail — Sapete quanto durano queste sedie? (Una ra­ sapere. gazza fa capolino da una delle porte). Giorgio — Grazie, May. E’ stata una splendida idea, Ragazza — Oh, signorina Daniels, vi stiamo aspettando. quella di Jerry di venire qui. Immagino che sarai orgo­ May — Cosa? gliosa di lui. May — Gli sto preparando una corona d’alloro. Ragazza — Stiamo sempre respirando, qui... Giorgio — Bene, non glielo dire. Gli faremo una May (tirandosi su una manica) — Ah, sì? Vi. fermerò sorpresa. (Entra un valletto). io. (Esce. Vail è solo. Va alla scrivania e sfoglia una Valletto — C’è una signora che chiede della signo­ rivista. Ne prende un’altra e la scorre. La soppesa, toma rina Susanna Walker. alla sedia, ve la mette sopra e siede. Entra la signorina Signora Walker (entrando alle calcagna del valletto) Leighton. Vede Vail: è come se non l’avesse mai visto — Oh, miss Daniels, potete lasciarmi Susanna per Un prima). momento? Buon giorno, dottore! Permettete che Susanna Signorina Leighton — Desiderate? venga via un momento, no? Vail — Non vi ricordate di me, principessa? Sono il May — Certo, certo. campione degli scalda sedie. Giorgio —* E’ successo qualcosa? Signorina Leighton — Il vostro nome, prego? Signora Walker — Niente da preoccuparsi. Il padre di Vail — Vail. Aspetto il signor Glogauer. Susanna ci ha chiamato, all’interurbana. Tra dieci minuti, Signorina Leighton — Oh, sì. Gli ho dato il Vostro GEOKGE S. KAUFMAN e MOSS HART nome, ma sembra che non si ricordasse di voi. Di che 6Ì Primo Elettricista — Ma questa non la vendiamo alia tratta, prego? Paramount, dopo il modo con cui ci hanno trattato l’al­ Vail — Di un dolore in una parte strettamente loca­ tra volta. (Escono, fischiando e cantando. La signorina lizzata. Leighton rientra. Scorge Vail e, come al solito, non l’ha Signorina Leighton — Cosa?! (Rudolf Kammerling, mai visto prima). un regista tedesco, entra. E’ furibondo). Signorina Leichton — Desiderate? Kammerling — Dov’è il signor Glogauer, tignorina Vail (ormai prossimo al delitto) — Dite che non è Leighton? Trovatemelo subito. vero, duchessa! Dite che vi ricordate! Signorina Leighton — E’ al numero otto, signor Kam­ Signorina Leighton — Oh, sì. Un appuntamento, no? merling. Vail — Ecco, un appuntamento. Sentite, forse questo Kammerling •— Vengo io, dal numero otto. Non c’è. potrà aiutarvi. Io lavoro qui. Ho un ufficio, in una stan­ Signorina Leighton -— Allora dev’essere in riunione za con il mio nome sulla porta. E’ una stanza grande, con i noleggiatori, signor Kammerling. sapete? In quel lungo corridoio dove lavorano gli autori. Kammerling — Forse avrà finito. Provate l’ufficio. La gente che scrive. Autori! E’ una stanza con il mio Signorina Leighton — Ci sono stata proprio ora. Non nome in lettere d’oro sulla porta. j.è in ufficio. Signorina Leighton (visibilmente spaventata) — Com’è Kammerling — Deve pur essere in qualche posto! il nome? Provate ancora il numero otto. Vail — Lorenzo Vail. Signorina Leichton — Sì, signore. Signorina Leighton -— Oh, voi siete Lorenzo Vail! Kammerling (passeggiando nervosamente su e giù) — Bene. Lo dirò al signor Weisskopf. Per due soldi me ne andrei via subito. Vail (fermandola) — No, no! Non ne verrebbe niente. Signorina Leighton {¡al telefono) — Numero otto! Il Lasciate andare. La vita continuerà. Ma soltanto, ditemi signor Kammerling chiama il signor Glogauer! Urgen­ una cosa: è qui che fanno il cinematografo, no? tissimo! Signorina Leighton — Cosa? Kammerling — L’America! Reinhardt mi aveva scon­ Vail — E’ uno studio cinematografico, questo? Fanno giurato di non partire! In ginocchio, mi aveva pregato. i film, qui; i film parlati? Fanno qualche cosa qui den­ Signorina Leighton — Allò? Il signor Glogauer non tro, no?! c’è? Un momento... Non c’è, signor Kammerling. Devo Signorina Leighton (tirandosi indietro) — Lo dirò al dire nulla? signor Weisskopf... Kammerling (fuori di sè, gridando) — Sì! Dite che Vail — Non spaventatevi di me, ragazzina. Non vi me ne ritorno in Germania, col primo piroscafo! Aspet­ farò niente di male. Ma io sono stato in quella stanza tate! Chi è al telefono? - il mio ufficio - quel posto col mio nome sulla porta, Signorina Leighton — Il signor Weisskopf. (La signo­ per mesi e mesi, e nessuno mi ha notato, solo laggiù, era rina Leighton esce). terribile, era troppo! E allora sono uscito. Non mi aspet­ Kammerling — Datemelo! (Prende il telefono) Pron­ to più di vedere il signor Glogauer, ma voglio solo en­ to! Parla Kammerling... Quanta pubblicità è stata fatta trare, e dare un’occhiata. Perchè domani me ne vado, e su Dorothy Dodd?... Che?!... Siamo perduti!... Perchè? voglio poter dire di aver visto fare il cinema. Chissà, Devo dirvi perchè? Perchè l’ho appena vista ed è im­ forse incontrerò il signor Glogauer; mi piacerebbe sapere possibile! Non voglio rovinare la mia carriera! (Aggan­ com’è fatto il signor Glogauer, prima di morire. (Esce). cia) Che paese! Oh, se fossi in Russia com Pudovchin! Signorina Leichton — Sì... sì... Lo dirò al signor (Esce tempestosamente. Entrano due elettrioisti, con de­ Weisskopf... (Cade sulla sua poltrona. Leonora Hobart gli oggetti da lavoro). eittra). Primo Elettricista — Tutto l’impianto di questo stu­ Leonora — Buon giorno, signorina Leighton! dio, per esempio. Non sapevano quello che facevano, Signorina Leichton (debolmente) — Buon giorno. quando l’hanno comprato. Leonora — Cara, che vi succede? Tremate... Secondo Elettricista — Se ne spreca di corrente! Signorina Leighton — C’è stato un ubriaco, poco fa... Primo Elettricista — Guarda quella spina. Mezza Leonora —- Povera piccola. Oh, ma li spazzeremo via staccata, e la presa è tutta storta. Non ne hai una nuova, subito. La censura sta lavorando giorno e notte. nella cassetta? Signorina Leighton — Lo so. Secondo Elettricista — Non credo. Aspetta. (Guarda Leonora — Dorothy Dodd è qni? tra i suoi utensili, fischiettando) No. Niente da fare. Signorina Leighton — Sì, è arrivata stamattina. Primo Elettricista — E’ inutile, finché non ne trovia­ Leonora — Vorrei conoscerla. Sapete, molte persone mo una. E’ tutta rovinata. (L’altro, rimettendo a posto i mi hanno detto che le somiglio... Ditemi, miss Leighton... suoi ferri, scuote il capo e continua a fischiettare) Di, Il mio giornale vorrebbe che io cercassi... (Fruga nella che cos’è? (L’altro fischietta ancora un po’, interrogati­ borsetta) Come si chiama? Lavora qui. (Trova una stri­ vamente, come per domandare se si riferisce alla melo­ scia di carta) Lorenzo Vail. dia) Sì, è tua? (Sempre fischiettando, l’altro annuisce) Signorina Leighton — Lorenzo Vail? Mai sentito no- Ricomincia. (L’altro esegue) Credo di aver trovato le minare. E’ un regista? parole. (Improvvisa mentre il compagno fischia) Leonora — No, no, è un commediografo. Venuto da «Vicino ad un ruscello mormorante New York. Avrebbe dovuto essere arrivato qui da pa­ sedeva un giovanotto e la sua amante... ». recchio tempo, e non si è più saputo nulla di lui. Sem­ Secondo Elettricista — E’ magnifica! bra che sia scomparso. UNA VOLTA NELLA VITA Signorina Leighton — Oh, ma è terribile! Avete pro­ May — Oh, certo... Tanti! vato alla Paramount? Leonora — Bene, forse farò un viaggetto da quelle Leonora — Sì, non è alla Paramount. Hanno perduto parti, in primavera... E se verrò dovremo assolutamente sei commediografi il mese scorso, ma non è tra quelli. vederci. Una volta usciti dalle loro stanze, nessuno sa più quel May — Assolutamente. che succede di loro. Bisognerebbe chiuderli a chiave, Leonora — Bene! (Un gran sorriso) Bon voyage! non credete? (Esce. May rimane a guardare dietro di lei. Ln uomo Signorina Leichton (andando alla scrivania e pren­ chiamato Flick, con delle strane scatole, appare sulla dendo delle schede da un cassetto) — Sì, è quello che porta). facciamo noi. (Guardando le schede) Lorenzo Vail. Sono Flick — Scusate, ma sapreste dirmi dove sono? certa che non è uno dei nostri commediografi, perchè May -— Cosa? ne avrei sicuramente sentito parlare. (Trova la scheda) Flick — Cerco l’ufficio di... (prende un pezzo di carta) E’ strano! Invece, è proprio uno dei nostri commedio­ miss May Daniels. grafi! [Legge) «Lorenzo Vail». May — Eh? Leonora (guardando oltre la spalla di lei) — E’ lui! Flick (leggendo) — Miss May Daniels, mister Jerome Signorina Leighton [scorrendo la scheda) — Sì, è ar­ Hyland, dottor Giorgio Lewis. rivato qui il 18 ottobre. Da New York. Faceva parte di May — Sono io, miss Daniels. Che volete? una spedizione di sedici commediografi. Flick —• Oh, non ho bisogno di voi. Voglio sapere Leonora [leggendo) — « Capelli neri, occhi castani... ». soltanto dov’è il vostro ufficio. (May entra). May (con un gesto) — Proprio di là. May — Oh, salve, Leonora. Flick — Grazie. (Fa per andarsene). Leonora (senza alcun calore) — Cara May... May — Ma non c’è nessuno, ora. Signorina Leighton — Voglio guardare nel reparto dei Flick — Oh, non importa. Tutto quello che ho da commediografi. Forse è lì. fare è un lavoro sulla porta. Leonora — Grazie, signorina Leighton. Vengo con voi? May ■— Sulla porta? Signorina Leichton — No, se c’è, lo troverò. Benché Flick — Sì, devo raschiare i nomi. abbia sempre detestato di andare nel reparto dei com­ May — Volete dire i nomi di Daniels, Hyland e Lewis? mediografi: mi fa impressione... Quelle sbarre alle fine­ Flik — Proprio. stre, le pareti imbottite... (Esce). May — Così, è questo il vostro lavoro? Raschiate i Leonora (evidentemente desiderosa di allontanarsi) nomi dalle porte? Oh, quasi mezzogiorno! Già così tardi... Flick — E li metto, anche. Lavoro più di tutti, a Hol­ May — Oh, vai via? Non ti si vede più, da qualche lywood. L’altro giorno, da Fox, ho fatto il giro di tutto giorno... 10 studio, ad ogni porta. Qualcuno non sapeva nemmeno Leonora — Già, la frenesia di Hollywood! Ho due di essere stato liquidato finché non ha visto me che levavo inviti a colazione, al circolo della Palla di Stagno che 11 nome dalla porta. ha la sua riunione annuale e all’Orso Dorato che celebra May — Una bella sorpresa, certo... il suo quinto anniversario... Flick — Già, qualche volta lasciano l’ufficio per andare May —- Mi domandavo come vedevi la situazione, Leo- a mangiare e quando tornano trovano scritto «Ingegnere nora... Capo ». Leonora — Oh, magnifica... La mia rubrica viene tra­ May —- Noi non siamo nemmeno andati a mangiare... dotta in varie lingue, ora... Potranno leggerla anche a Flick —- Bene, se permettete... Roma. May — Certo, fate pure. E’ stato carino esserci incon­ May — Oh, bene... Ma quello che volevo chiederti è... trati... Hai sentito niente sulla scuola, in questi giorni? Che Flick — Molto obbligato. (Esce. May rimane un mo­ cosa ne pensa la gente... mento sulla porta. Alcuni impiegati entrano ed escono. Leonora (evasivamente) — Oh, naturalmente tu ne Molto movimento. Poi entra Jerry. E’ allegro, indaffarato saprai molto più di me... Dopo tutto, è un affare tuo. e fischietta felice). Certo, io sarò l’ultima persona al mondo... May (calma) — Jerry. May — Allora tu hai sentito qualcosa, Leonora? Da Jerry -— Eh? chi, da Glogauer? May — Hai un minuto? Leonora — Ma no, May, come ti è venuta un’idea si­ Jerry — Dio, May... Temo di no. mile? Certo, non si può mai dir nulla di sicuro, qui; May — Sì che lo hai. qualche volta, qualcosa riesce, ma poi... Bene. (Il « Be­ Jerry — Devo vedere Weisskopf immediatamente. ne! » finale è una specie di liquidazione in blocco del- May — No, non devi. l'argomento. Ella sta per andar via). Jerry — Cosa? iMay (con calma dignità) — Grazie, Leonora. Ti sono May — Tu non devi vedere Weisskopf. molto riconoscente. Jerry — Ma sì, ti dico. Leonora — Oh, io... Immagino che non avrai fatto May — Ti dico di no. ancora dei nuovi progetti... Jerry — Ma di che parli? May — Non ancora. May — Hai mai sentito la storia dei tre orsacchiotti? Leonora — Dopo tutto, hai tanti amici in Inghilterra... Jerry — Eh? E" naturale che... May — C’era papà orsacchiotto, mamma orsacchiotta e GEORGE S. KAUFMAN e MOSS HART l’erede. Vennero a Hollywood per mettere su una scuola rare subito... (Il signor Flick ritorna con uno scalpello di dizione, ricordi? e della carta vetrata. Fa un cenno a tutti, allegramente, Jerry — Ma che dici? passando). May — E la misero su per davvero, la scuola, e avevano May — E’ stato un lavoro svelto... un grande ufficio e tutto era un amore. Ma all’improvviso Flick:—Oh, ci metto pochissimo. Vedete, non uso mai vennero a lavorare, una mattina, e dov’era il loro ufficio della vernice fissa, per quelle porte. (Una pausa dopo la trovarono una bella fontana. E la mamma orsacchiotta sua uscita). disse a papà orsacchiotto: che diavolo ne sai di questo May — Bene, immagino che potremmo anche andare affare? a prenderci le nostre robe. (Guarda Jerry, sconsolalo) Non Jerry — May, smettila di scherzare! Che cos’è? prendertela tanto, Jerry. Non è la prima volta. May — E per papà orsacchiotto fu una grande e grossa Jerry — Sì, ma tutto andava così bene; non so da cbe sorpresa, perchè egli credeva che fosse oro tutto quello parte girarmi, May. E’ capitato così all’improvviso... che splendeva. May — Cercheremo qualche altro sistema. Ci siamo Jerry — Senti, se vuoi farneticare, o raccontare fiabe... sempre riusciti... May — Bene, allora sarò più precisa: siamo silurati, Jerry — Sì, ma... Una cosa di questo genere... Che dob­ Jerry. biamo fare, ora? Jerry •— Che dici? May — Che ne diresti se andassimo a Hollywood? De­ May — Ho detto che siamo silurati. Liquidati, finiti, vono essere mezzi morti dalla paura, laggiù. (Escono. fuori! Giorgio resta solo. Meterstein e JVeisskopf rientrano, con Jerry — Vuoi dire che... Ma chi ti ha detto questo? il loro interminabile discorso). May — L’ho pensato subito quando non ho saputo più Weisskopf — Ma la cosa più importante sono i rifaci­ nulla di quei provini. E dieci minuti fa Leonora Hobart menti. è stata qui. Meterstein — Proprio così, i rifacimenti. Jerry — Che cosa ti ha detto? Weisskopf — Tu fai i rifacimenti, e se non vengono May — Mi ha riconsegnato elegantemente le scuola. bene, addio film. Sembrava che non avesse più nulla a che farci. Questo Meterstein — Sì, tutto sta nei rifacimenti. dice tutto! Weisskopf — Proprio così, i rifacimenti sono tutto. Jerry — Questo non dice niente! Non si può mai sa­ (Escono. Entra Susanna, abbastanza giù di morale). pere che cosa ha in testa, quella! Giorgio — Susanna! E’ successo niente, dopo che ti ho May — No, eh? Allora ti farò vedere qualcosa che lasciata? parla chiaro... (Si dirige alla porta per cui è uscito il Susanna (sperduta) — Sono venuta a riprendermi i miei signor Flick. L’arrivo di Giorgio la ferma). libri... (Fra le sue braccia) Oh, Giorgio! Giorgio — May! May, è successo qualcosa di terribile! Giorgio — Susanna, non puoi tornare così... Non è giu­ May —■ Lo so. sto! Come, se tu sei fatta apposta per il parlato! Tu ed Giorgio — E’ impossibile! Si tratta del signor Walker! io! Hai detto a tuo padre che aspettavamo la televisione? Susanna deve tornare a casa: partono domattina! Susanna — Mi ha risposto di smetterla di fare la pazza Jerry — Dove volevi portarmi, May? e di tornare subito a casa. Giorgio — Hai sentito quello che ho detto, May? Su­ Giorgio — Ma troncare una carriera sul più bello... sanna deve tornare a casa! Susanna — Vuole che torni anche mamma. Dice che a Jerry — Sta zitto, Giorgio! (A May) Dove volevi por­ mangiare in trattoria si è rovinato lo stomaco. tarmi? Giorgio -— Ma tu devi vivere la tua vita! Non puoi May — Un momento, per amor di Dio! Giorgio, ci sono abbandonare la tua carriera per lo stomaco di tuo padre! delle cose più importanti! Susanna —■ E’ inutile, Giorgio. Non conosci papà. Giorgio — Non ci può essere niente di più importante! Quando il primo film parlato è arrivato nella nostra città, May —• Ci sono, invece! Siamo licenziati, Giorgio! Non s’è alzato dalla poltrona ed ha risposto all’attore sullo abbiamo più impiego! schermo ! Giorgio — Che? Giorgio — Dev’essere un uomo impossibile, tuo padre! Jerry — Come lo sai, May? Chi ti ha detto che siamo Susanna — Oh, sarà tremendo, tornare a casa, dopo licenziati? questo ! May — Ti farò vedere come lo so! (Apre la porta. At­ Giorgio — Io non ti farò tornare, Susanna. Bisogna fare toniti, i due la seguono e guardano fuori). qualcosa. Jerry — Dio! Susanna — Ma che si può fare... (Lo lascia. Giorgio Giorgio — Quell’uomo che sta lavando la porta... rimane, imbarazzato. La signorina Leighton rientra, por­ Jerry (allibito) — Ma proprio ieri stavo parlando con tando ancora la scheda di Lorenzo Vali). Glogauer... Giorgio — Potreste trovarmi il signor Glogauer? May — Ed ora ecco qui, Jerry. Lo vedi da te. Signorina Leighton — Mi dispiace, dottore, ma sono Giorgio — Vuoi dire che non c’è più scuola? terribilmente preoccupata. Sto cercando un commediogra­ May -— Così, Giorgio... fo che è scomparso, e c’è un ubriaco che mi segue conti­ Giorgio — Ma... ma... Perchè... E allora... Susanna? nuamente. (E’ appena uscita che immediatamente entra May — Oh, smettila con Susanna! E poi, hai detto che Lorenzo Vail. Va alla sedia per riprendersi il cappotto. tornava a casa, no? Giorgio lo osserva mentre egli riporta la rivista alla scri­ Giorgio — Sì, ma se avessimo potuto trovarle da lavo- vania). UNA VOLTA NELLA VITA

Giorgio — Scusatemi, avete visto il signor Glogauer? che vi mettono un cartello sotto il naso ogni minuto? (Vedi, fissando Giorgio, lascia cadere la rivista sulla scri­ Perchè tutto questo? vania) Sto cercando di trovarlo, ma nessuno sa dove sia. Giorgio — Non lo so. Vail — Siete uno degli eletti? Vail — Nemmeno io. Tutta l’industria è nelle mani Giorgio — Cosa? degli incompetenti, questa è la verità. Ma io non debbo Vail — Lavorate qui dentro? restarci, e non resterò. Ho cercato di vedere il signor Giorgio —- Si. Sono il dottor Lewis. Glogauer - Dio sa se ho cercato di vederlo - ma è impossi­ Vail — Oh già! A proposito del signor Glogauer. Di­ bile. Ed allora, fate il favore di dirgli da parte mia che temi una cosa e non vi chiederò altro. Avete mai visto il si può riprendere il suo contratto, e metterlo dove gli signor Glogauer? potrà essere più utile. Io me ne vado a casa, e vi ringrazio Giorgio — Oh, sì. Una quantità di volte! molto per avermi ascoltato. Vaii. — Visto davvero, dite? Immagino che sarete qui Giorgio — C’è una gran verità in quello che dite, signor da parecchi anni. Vail. Anch’io mi sono trovato in tanti guai... Giorgio (scuote il capo) — No, da circa sei settimane. Vail — Sicuro, che c’è della verità! Ma bisognerebbe Vail — Sei settimane! Non l’avrei mai creduto possi­ trovare qualcuno che la dicesse a Glogauer! bile. Giorgio — E’ giusto. Beh, sentite: perchè non prendete Giorgio — Lavorate qui anche voi? un appuntamento col signor Glogauer e non glie lo dite? Vail — Sì, si. Vedete, io dovrei essere un commedio­ (E1 troppo per Vail. Va via. Giorgio e solo. Riflette, poi grafo. Probabilmente non vi dirà nulla, ma mi chiamo decide che bisogna agire. Prende il telefono) Pronto. Qui Lorenzo Vail. (Il viso di Giorgio rimane assolutamente il dottor Lewis... Dottor Lewis... Sì, lavoro qui. Debbo ve­ inespressivo) Non vi dice nulla, vero? dere il signor Glogauer. (Glogauer e Kammerling entra­ Giorgio — No. no, ingolfati in una grossa discussione. Giorgio, natural­ Vail — Lo pensavo. mente, riaggancia subito il ricevitore). Giorgio — Ed è ciò che fate, qui? Scrivete delle com­ Glogauer — Che cosa posso farci, ora? Signorina Leigh- medie? ton! Dov’è la signorina Leighton? Sapete come ci tro­ Vail — Fino ad ora, no. viamo! Non posso farci più niente! Sapete quelle che Giorgio — E allora, che cosa fate? possiamo scegliere. Che cosa volete che faccia? Vail — Non me lo dite. Non lo so. Non so niente di Giorgio — Signor Glogauer, potrei parlarvi un mi­ niente. Non volevo venire in questo paese dimenticato da nuto? Dio. Ho una bella casa a New York e degli amici. Ma mi Kammerling — E’ inutile andare avanti! Dorothy hanno perseguitato, mi hanno stancato, sono tornati a bat­ Dodd non va, ed io me ne vado, piuttosto che girare tere giorno e notte, finché si sarebbe detto che se non un solo metro di pellicola. fossi arrivato qui per il quindici di ottobre, ogni macchina Glogauer (al telefono) — Cercatemi la signorina cinematografica di Hollywood avrebbe smesso di girare. Leighton, immediatamente. Giorgio — Davvero?! Giorgio — Signor Glogauer... Vail — E allora sono venuto. In un momento di debo. Glogauer — Non capite che ho portato qui quella lezza, sono venuto. E’ stato sei mesi fa. Ho un ufficio, una donna da New York, le ho pagato una penale e le ho segretaria e ritiro il mio stipendio ogni settimana. Al- fatto un contratto favoloso? E poi, ha un gran nome l’infuori di questo, nessuno ha mai dato il minimo segno in teatro! Metterla fuori, dice lui! (Giorgio, un po' smar­ di essersi accorto di me. Non ho mai avuto un incarico, rito, si trova tra due fuochi). non ho mai visto nessuno, eccetto la cassiera che mi dà Kammerling — Ma io non voglio rovinare il mio la­ voro! Sarebbe terribile! Non è affatto il tipo! lo stipendio. In una parola, non ho fatto mai niente. Glogauer — E fatecela diventare! Che regista siete, Giorgio —- Ma allora, perchè credete che fossero cosi allora ? ansiosi di farvi venire? Kammerling — No, no, è una brava attrice, ma non Vail -— Chissà? E perchè credete che abbiano questi è la parte per lei! E’ la parte di una ragazza di cam­ valletti vestiti in quel modo, e quelle scritte, e quella pagna, una contadina! donna lì alla scrivania, e questa stanza, e centomila altre Glogauer — E che, non lo so, forse? cose? Kammerling — Ma Dorothy Dodd non è una conta­ Giorcio — Non vi piace, l’ambiente? dina! E’ una donna vissuta, e lo dimostra! Posso ri­ Vail — Io credo che Hollywood e il vostro carissimo farla daccapo? Sono un regista, ma non sono Iddio! cinematografo siano la cosa più dannata che abbia mai Glogauer — Ma se le spiegaste bene... Quanto tempo visto. Ognuno agisce nel modo più fantastico, nessuno vi ci vorrebbe per spiegarle...? si comporta come un essere umano. Mi portano qui, come Kammerling — Ma se la conoscono tutti! E’ su tutti cento altri, mi pagano un grosso stipendio, e nessuno i giornali; ogni volta che si apre ima porta, si trova si accorge di me. Non che io avrei potuto fare grandi lei dietro! cose, ma è un esempio. Migliaia di dollari buttati via Glogauer — Ma che posso fare a quest’ora? ogni giorno. Perchè lo fanno, lo sapete? Kammerling — Prenderne un’altra! Prenderne un’al­ Giorgio — No, signore. tra che vada bene! Vail — Vedete? Hanno portato qui una quantità di Giorgio •— Signor Glogauer... buoni cervelli. Perchè non li usano? Perchè tutto è ad­ Kammerling — Il mio lavoro andrebbe in aria! Il dobbato con questa maledetta falsità, con quegli idioti mio lavoro sarebbe rovinato! GEORGE S. KAUFMAN e MOSS HART Glogauer — Fatemi capire bene. Volete dire che «as­ E perchè tutte quelle scritte, e questa stanza, e quella solutamente » non va? donna, e tutto? E tutto il resto? E’ la più dannata... Kammerlino — « Assolutamente ». ogni sorta di gente è venuta qui... perchè non fate qual­ Glogauer — Bene, se è così, immagino che non c’è cosa per rimediare a tutto questo? Perchè non fate qual­ niente da fare. cosa per un’attrice come miss Walker, e non le date Kammerling — Ah! un’occasione? Sarebbe magnifica! Tutta l’industria è Glogauer — Dobbiamo prenderne un’altra, allora, e nelle mani degli incompetenti, questo è il guaio! Avete subito ! Kammerling — Ora ritrovo in voi l’artista! Qual­ paura di correre un rischio! E siete stato voi che avete cuna come Janet Gaynor, sarebbe magnifica! Forse la rifiutato il Vitaphone! (Glogauer sussulta) Sì, voi lo Fox potrebbe prestarcela.,. avete rifiutato! Tutti hanno paura di dirvelo! E’ questo Giorgio (debolmente) —- Io conosco chi potrebbe farla! il guaio del vostro cinematografo! Voi avete rifiutato il Glogauer — Forse la Warner potrebbe prestarci Bar- Vitaphone! rymore! Non dite pazzie, Kammerling! Ho scorso la lista Glogauer (colpito. Riflettendo lentamente) — Per Dio, dei nostri attori insieme con voi e sapete bene che non ha ragione! abbiamo nessuno disponibile. Giorgio (che non si aspettava questo) •— Eh? Giorgio (più forte stavolta) — Io conosco qualcuno Glocauer —- Ha ragione! E ha il coraggio di venirmelo che potrebbe farla! a dire! E’ colossale! Glogauer — Non posso diventare un mago, e cavar­ Giorgio — Volete dire... quello che ho detto? mela dalla tasca! Sapete bene chi abbiamo! Glogauer — E’ di questo, che abbiamo bisogno! Un Giorgio (facendosi sentire) — Ma io conosco esatta­ uomo che possa venire, vedere, e se trova degli errori, mente chi può fare quella parte! avere il coraggio di dirlo. Sì, signore! E’ colossale! Glogauer -— Che cosa? Giorgio (visto che è così facile) — Sì, è la cosa più Giorgio (eccitato) — Io conosco l’attrice che andreb­ dannata. be a pennello per la parte! Kammerling — Chi è quest’uomo? Da dove viene? Kammerling — Chi è? Glogauer — Sì, chi siete? Vi ho mai scritturato, o Glogauer — Come si chiama? Dove sta? qualcosa... Giorcio — Si chiama Susanna Walker. Giorcio — Sono il dottor Lewis. Kammerling - Chi? Glogauer -— Chi? Glogauer — Mai sentita nominare. Che cosa ha fatto? Giorgio — Sapete... la scuola. Giorgio — Non ha fatto niente. Glogauer — Siete con la scuola? Ma quella scuola Glogauer — Non ha fatto niente! Perderemo il tempo; non è niente di buono! dobbiamo invece avere un nome! Un nome, capite? Giorgio — E’ buona, invece! Giorcio — Perchè? Glogauer — Davvero? Glogauer — Che dite? Giorgio (intuendo che una maniera enfatica può sal­ Giorgio — Perchè dovete avere un nome? vare tutto) — Certo che è buona. Voi andate in giro Glogauer — Perchè dobbiamo averlo... Andate via, buttando giù le cose, facendo questo e quello... via! Perchè dobbiamo avere un nome? Spendo mezzo Glogauer (a ICammerling) — Ha ragione! Pensate! milione di dollari per un film e mi chiede perchè... Per­ Per poco non lo licenziavo! Anzi, l’avevo già licenziato. chè Susanna Walker è un nome che non chiamerebbe Giorgio — Vedete? E lo stesso è per Susanna Walker, una mosca, ecco perchè! Una mosca! nata per il parlato. Giorgio — Ma saprebbe recitare la parte. Glogauer — Dite, ma chi è questa ragazza? Glogauer — E con questo? Chi verrebbe a vederla? Kammerling — Dove età? Ma perchè discutete una simile stupidaggine? Lo sanno Glogauer — Parlateci di lei. tutti che non si può fare un film senza un nome. Che Giorgio — Oh, il signor Kammerling la conosce. Glie- state dicendo? l’ho presentata. Giorgio (il suo grande momento è venuto) ■— Signor Glogauer — E’ qui, a Hollywood? Glogauer, c’è qualcosa che dovreste sapere. Giorgio -— Sì, certo! Volete rivederla? Glogauer — Che cosa? Glogauer — Sì. Giorgio — Il vostro carissimo cinematografo è la cosa Giorgio — Ebbene, è qui. (Corre fuori). più dannata che io abbia mai visto! Glogauer — Magnifico, magnifico! Ecco un grand’uo­ Glogauer — Eh? (Lo fissa sbalordito). mo, Kammerling! Ve lo dico io! Vengono fuori all’im- Giorgio — Perchè non vi comportate come degli esseri prowiso, dal niente! Succede sempre così! Ho rifiutato umani? Perchè siete così fantastici? Perchè fate venire il Vitaphone; nessuno aveva mai osato dirmelo! Devo ■ qui tutta questa gente, chiunque sia, e gli date tutto tenermi quest’uomo, fargli un contratto! (Entra la signo­ questo denaro e poi non ve ne fate più niente? Migliaia rina Leighton). di dollari, proprio sotto il naso. Perchè tutto questo? Signorina Leighton — Mi avete fatto chiamare, signor Glogauer — Eh? Glo-gauer? Giorgio —- Saprete dirmi perchè mai non potete fare Glogauer — Sì! Dov’è il mio caffè? Voglio il mio un film senza che la stella reciti una parte che non è caffè! per lei, solo perchè ha un grosso nome, o qualcosa del Signorina Leighton — Sì, signor Glogauer. Dove lo genere? Che c’è di male se una ragazza non ha un nome? volete? UNA VOLTA NELLA VITA Glocauer — Dove lo voglio? Ma dove sono! Rispon­ voglio che Baker si occupi di questo; Baker, non Davis! detemi! Dove sono io? Non chiamate più Davis! Signorina Leichton — Ma... qui, signor Glogauer. Meterstein — Non chiamate Davis! Glogauer — Bene, e allora è qui che voglio il caffè! Voce in lontananza — Non chiamate Davis! Signorina Leichton — Bene; subito. Voce ancora più lontana — Non chiamate Davis! Glogauer — E dite a Meterstein di venire, immedia­ Glogauer — Voglio una pubblicità eccezionale: car­ tamente; ed a miss Cliasen, di correre qui con il suo telloni in tutti i negozi, manifesti giganteschi! Meterstein, notes. preparate una riunione per me nel pomeriggio con l’in­ Signorina Leichton — Si, .signore. (Esce). tero ufficio di pubblicità! E’ tutto. Glogauer — Ora vi farò vedere io, quello che faccio! Meterstein — Bene, signore. (Esce). Avremo la ragazza e il nome, anche! Le creeremo un Susanna — Oh, Giorgio! Che cosa dirà papà, ora? nome! L’ho fatto prima, e tornerò a farlo! Glogauer — Signorina Chasen, spedite subito quei te­ ICammerling — Se andasse bene per la parte... legrammi! Giorgio (rientra di corsa con Susanna) — Eccola qui. Miss Chasen — Sì, signore. signor Glogauer! Eccola qui! Glogauer — Tra dieci minuti sarò nel mio ufficio e Glogauer — Sì, sì, la può fare! Ha ragione! niente appuntamenti per tutta la giornata! Capito? Giorgio — Sicuro, che ho ragione! Miss Chasen — Sì, signore. (Esce). Kammerlinc — Dite: «Ti amo». Glogauer -— Ed ora, dottore, strappate pure il Vostro Susanna — «Ti amo». vecchio contratto! Kammerlinc — Benissimo. Gioitelo — Non l’ho mai avuto! Glogauer — Splendido! Glocauer — Siete incaricato di tutta la faccenda; ca­ Giorgio — Sicuro che è splendido! Non lo dicevo, ¡0? pito? Quello che voi dite è un ordine! Glocauer — Non è il momento di parlare di stipendi, Giorgio — Bene, signore. ora, signorina Walker, ma non avrete da lamentarvi! Susanna — Giorgio, che vuol dire? Susanna — Oh, Giorgio! Glogauer — Quando io ho fiducia in un uomo, non Giorgio — Susanna! vedo limiti! Sapete che cosa faccio, dottore? Vi nomino Kammerlinc (a Susanna) — Dite: «Ti odio! ». supervisore generale di tutta la produzione degli Studi Susanna •— «Ti odio! ». Glogauer! Kammerlinc — Benissimo. (Entra miss Chasen). Susanna — Giorgio ! Miss Chasen — Signor Glogauer...? Giorgio (con molta calma) — Benissimo. (Entrano May Glogauer — Ah, miss Chasen! Dov’è Meterstein? Vo­ e Jerry. Jerry porta una valigetta e May ha il cappello glio Meterstein! (Meterstein accorre) . in testa. Sono evidentemente pronti a partire) May! Jer­ Meterstein — Eccomi qui, signor Glogauer! ry Lo sapete? Sono stato nominato supervisore! Glogauer —• Sentite, Meterstein! Miss Chasen, pren­ May — Eh?! dete nota! Dite all’ufficio di lasciare tutto quello che Jerry — Ah! stanno facendo e di concentrarsi su questo! Lasciare Glogauer — L’unico al mondo che mi ha detto dei tutto, qualunque cosa sia! Vitaphone! (A Giorgio) Domattina avrete l’ufficio pron­ Miss Chasen (scrivendo) — Lasciare tutto. to, con tutti gli impiegati! Glogauer — Telegrafate all’ufficio di New York che Giorgio (a May e a Jerry) — Sentite? Susanna Walker, una nuova attrice inglese che abbiamo Glogauer — E’ così che facciamo le cose, qui! Non appena scritturato,- arriverà a New York la settimana perdiamo tempo a pensare! Vi darò tutte le persone di prossima. (Rapidamente, a parte, a Giorgio) Bisogna che cui avrete bisogno; chiunque vogliate! La sola cosa che vada prima a New York! dovete fare è chiedere! Giorgio — Bene, signore. Giorcio — Io so già quelli che voglio, signor Glogauer! Susanna — Parlate di me? Glogauer — Lo sa già! Sentite? Non è un uomo stra­ Kammerlinc — Sì. ordinario? Glogauer — Fatele preparare un ricevimento al Savoy. Kammerlinc — Magnifico! Plaza, fate mettere il suo ritratto in ogni giornale! Glocauer — Benef Ditemi i nomi. Ditele di farla fotografare con il sindaco Walker! Giorgio — Voglio la signorina Daniels e il signor Meterstein — Sindaco Walker. Hyland. Glogauer — Voglio che tutti nello studio lavorino Jerry — Ma che succede? soltanto per questo! Tutti! E andatemi a chiamare su­ Glocauer — Chi? Quella gente? Ma voi non li volete! bito Davis! Sono licenziati! Chasen — Chiamate Davis! Giorgio — Signor Glogauer, io so quelli che voglio! Meterstein (in direzione della porta) — Chiamate Glocauer — Ma potrete avere Weisskopf, Meterstein. Davis! Giorgio —■ Signore, io devo avere la signorina Daniels Voce in lontananza — Chiamate Davis! e il signor Hyland o non potrò fare nulla. E se io non Voce ancora più lontana — Chiamate Davis! posso averli... (con voce lievissima) me ne andrò subito. Glogauer — Mettetevi in contatto col «Photoplay», Susanna ■— Giorgio, non devi! col « Motion Picture » e con tutti gli altri giornali cine­ May —- California, addio per sempre! (Ma non è così. matografici: li voglio tutti! Mandate a chiamare Leonora Il signor Glogauer quasi abbraccia Giorgio come per Hobart, e ditele che voglio parlarle personalmente! E scongiurarlo di rimanere). GEORGE S. KAUFMAN e MOSS HART Glocauer — No, no! Signorina Daniels! Signor Damigella — Buona notte. Hyland ! «Vescovo » — Non c’è niente di meglio di un vecchio Signorina Leighton (entra seguita da due valletti che banco da chiesa. portano un enorme servizio da caffè in argento) — Ecco Elettricista — Ehi, fonico, fonico! il vostro caffè, signor Giogauer. (Il telejo-no suona) Qui Fonico (in lontananza) — Che volete? parla la signorina Leighton... Elettricista — Come va il suono? Fonico — A posto. (La signora Walker irrompe, por­ tando il mazzo di fiori da sposa di Susanna). Signora Walker (alle damigelle) — Ho una notizia emozionante! Il padre di Susanna arriverà per il ma­ trimonio! Non è magnifico? Una Damigella (ironica) — Mi sento svenire. Signora Walker — Dapprima non voleva venire; PRIMO QUADRO sembrava che avesse dovuto andare alle Bermude col Un teatro di posa degli Studi Giogauer. suo club. (La signorina Chasen entra di corsa). Miss Chasen — Il dottor Lewis è in teatro? (Le (Il sipario si leva su di ima scena di tremenda ma dicono di no). piuttosto vaga attività. Contro un fondale di un muro di Signora Walker — E’ dall’architetto. chiesa e finestre dai vetri istoriati, vi sono dei banchi, Miss Chasen — Il signor Giogauer vuole essere in­ un altare, le campane nuziali e tutti gli altri elementi formato appena sarà qui. Mi farete avvisare, per fa­ necessari alla ripresa cinematografica di un matrimonio. vore? (Esce. Kammerling entra, dimostrando una gran­ Dentro e fuori, parlando, gridando, affrettandosi tutti, fan­ de attività. Gli attori balzano in piedi. La segretaria di no la spola operatori, assistenti, elettricisti, operai e at­ edizione entra. Altri attori dàrino delle capatine nello tori. In questa particolare occasione, i figuranti sono Studio). vestiti da damigelle d’onore e invitati, e, tra il rumore Kammerling — Buon giorno a tutti! Buon giorno! dei martelli, delle seghe e dei vari ordini gridati, si sen­ 11 dottor Lewis è venuto? tono frasi di questo genere: «Ehi, Weber, il carrello lo Signora Walker — E’ dall’architetto. Vado a chia­ facciamo con la tua macchina! », « Usa gli schermi per marvi Susanna. (Corre via). l’altare, Butch! », « Dove vai, Lily? », « Oh, a prender­ Kammerling — Ascoltate tutti: gireremo prima Fin- mi un’orzata », « Di’, la Paramount ha messo un avviso », quadratura sui gradini della chiesa... (Arriva Jerry, in­ « Per che cosa? », «Non so, m’hanno detto solo un av­ daffaratissimo). viso ». Seduto un po’ in disparte dagli altri è un tizio Jerry — Siamo arrivati in porto, no? vestito con gli abiti sontuosi di un vescovo, pacifica­ Kammerling — Proprio cosi. Faremo prima il rifa­ mente appisolato mentre attende di essere chiamato a cimento sui gradini. (Susanna entra in completo abito recitare. E’ l’ultimo giorno di ripresa del film di Su­ da sposa), sanna Walker « Violette ed orchidee » e tutto questo Susanna — Signor Kammerling, sono pronta. incredibile viavai non è altro che la normale prepara­ Kammerling — Bene! Facciamo la scena sui gradini zione di una ripresa cinematografica. Un valletto, con la della chiesa. regolare uniforme dello studio, entra chiamando il signor Susanna — Quale? Meterstein e fa svegliare il « Vescovo »). Kammerling — La scena sui gradini della chiesa. « Vescovo » (che è un po’ meno spirituale di quanto Jerry — May non ve l’ha provata stamattina? potreste aspettarvi) — Ehi, ragazzo! Potresti prendermi Susanna — No. una copia del « Settimanale delle corse » ? Kammerling — Signorina Daniels! Dov’è la signo­ Valletto — Cercherò. rina Daniels? Elettricista —■ Ehi, Spike! Voce fuori scena — Miss Daniels in teatro! « Vescovo » — Eh? Kammerling — Sapeva bene che l’avremmo girata Elettricista — Chi hai giocato? oggi. (Chiamando) Signorina Daniels! «Vescovo» — Uno nella quarta corsa a Caliente; pare Susanna —- Jerry, mamma vi ha detto che abbiamo buono. Principessa Fanny. ricevuto un telegramma da papà? Elettricista — Chi? Jerry — No. Che dice? i« Vescovo» — Principessa Fanny. (Una damigella Una Damigella (ironicamente) — Non va più alle Ber­ entra girovagando). mude. (May arriva). Damigella — Dove diavolo è il vescovo? Ah, 6iete May — Succede qualcosa? qui. Jerry — May, e la scena sui gradini della chiesa? « Vescovo » — Che c’è? Susanna dice che non gliel’hai provata. Damigella — Mandatemi un’altra cassa di whisky, May — Susanna, so che la tua memoria non è molto come l’ultima. forte, ma vorrei farti tornare indietro di appena sei o « Vescovo » — Va bene. ( Una voce in lontananza) sette minuti... Stavamo sedute nel tuo camerino, ricor­ « Ehi, Butch, quando abbiamo finito qui, passiamo al di? E abbiamo provato una scena... ventotto ». (Martelli e seghe, all’infinito. Il « Vescovo » Susanna —• Ma non è quella la scena che dice lui. siede su un banco) Questi banchi sono proprio comodi; May (a Kammerling) — Davanti alla chiesa, no? avrei dovuto farmi prete sul serio. Kammerling •— Sì. UNA VOLTA NELLA VITA

Susanna — Davanti alla chiesa; oh, sì, quella Fab­ Lo seguono anche tre sceneggiatori, che cercano di atti­ biamo fatta! Ma prima avevate detto sui gradini della rare la sua attenzione). chiesa... Giorgio — Buon giorno! Buon giorno! Buon giorno! Kammerlinc — E’ quella, è quella! (Vede Susanna) Buon giorno, tesoro. Ebbene, Kammer- May — Susanna, credo che sia tempo di dirtelo, or­ ling? Che cosa ho fatto stamattina? mai: la scena davanti alla chiesa e quella sui gradini Kammerlinc — Abbiamo fatto il rifacimento sui della chiesa sono la stessa... gradini della chiesa. Susanna — Davvero? Giorcio — Bene. E che decisioni devo prendere? May — Già. Praticamente in tutte le chiese, ora, si Kammerlinc -— Non c’è che l’ultima scena. La ceri­ mettono i gradini davanti. monia nuziale. Susanna ■— Oh, capisco. Jerry — In anticipo sul piano di lavorazione. Kammerlinc — Allora siamo pronti? Giorgio — E’ proprio l’ultima scena rimasta da girare? May — Ne dubito. Ti ricordi la scena come l’abbiamo Kammerlinc -— L’ultima. provata, Susanna? Ti ricordi che sali quattro gradini, Giorgio (schioccando le dita: la decisione è stata poi ti volti e saluti la folla? presa) •— Noi gireremo quella scena. Susanna — Oh, si, ora ricordo! (Saluta, con un ge­ Kammerlinc — Tutti a posto, prego! Tutti a posto! sto violento del braccio). Giorgio — Prenderò ogni altra decisione dopo le due. May — No, no, non è il battesimo di una corazzata. Secretarla — Bene, signore. Ci dovrebb’essere l’acqua, per quello. May (avvicinandosi a Giorgio) — Dottor Lewis, ci Kammerlinc -— Allora è chiaro quello che dovete siamo conosciuti a New York. Sono la signorina Daniels. fare? Giorgio — Ciao, May. Susanna — Credo di aver capito... I gradini sono da­ Kammerlinc — Siamo pronti? Pronti, dottor Lewis? vanti alla chiesa... (La folla si allontana. May è sola con Uno Sceneggiatore — Dottor Lewis, abbiamo lasciato Jerry). una sceneggiatura nel vostro ufficio. Jerry — Ho appena visto Glogauer ed è molto con­ Segretaria — Nessuna risposta sulle sceneggiature tento. fino alle due. May — Meno male. Giorgio — Proprio così. Jerry — Il film è finito in anticipo; è la prima Altro Sceneggiatore — Ma è da cinque settimane... volta che succede. Giorgio — Bene. Gireremo la scena dal punto in cui May — Ah! l’abbiamo lasciata. JERRY — Non sembri molto entusiasta. Fra tre giorni Kammerlinc — Gireremo la fine della cerimonia ci sarà la «prima», e sarà un successone! nuziale, da dove abbiamo smesso. Stiamo per girare la May (che ha già sentito tutto questo tante volte) — fine della cerimonia nuziale. Tutti a posto. (Il corteo Andiamo, ìerry. nuziale si dispone ai lati dell’altare. Al e Vescovo») Jerry — Sì, lo sarà, e non m’importa di quello che Voi, Jackson, avete capito bene tutto? pensi. Giorgio (severo) — Avete capito bene tutto, Jackson? May — Ma un, po’ di buon senso, Jerry: hai visto « Vescovo » — Cosa? le scene in proiezione. Non occorre altro, mi sembra. Giorgio (a-Kammerling) — Sì, cosa? A che scopo prendersi in giro da sè? Kammerlinc — Per la cerimonia. Quando lei dice Jerry — Va bene, tutti hanno torto e tu sola hai « sì », voi liberate i piccioni. ragione. « Vescovo » — Oh, certo. May — Ma è evidente, Jerry. Le luci, per esempio: Kammerlinc — Sono in quella casetta lassù. Quando quelle scene principali in cui non si vede niente; tutto la signorina Walker dirà «Sì», voi strapperete il na­ in ombra; ti sembra poco? stro, ed i piccioni voleranno. Jerry — Beh, è solo qualche scena... Sai, Giorgio si «Vescovo» — Non mi verranno addosso un’altra è dimenticato di dare l’ordine di accendere le luci e volta, eh? tutti hanno creduto che lui la volesse così. Ma nessuno Kammerlinc — No, no, abbiamo fatto delle prove. ci farà caso. Giorgio — Quei piccioni sanno quello che devono May — Bene. Ma ieri mi sono accorta di qualcosa di fare. Sono stati per due anni con De Mille. nuovo. Quei colpi in continuazione, li hai notati? « Vescovo » •— Ah, è lì che li ho incontrati ! Jerry — Sì, stiamo cercando di scoprirne la causa. Giorgio — Oh! Dimenticavo! Non ci sono più i pic­ Gli ingegneri ci stanno lavorando. cioni. May — Te lo dico io che cos’era? Kammerlinc — Cosa? Jerry — Cosa? Giorgio — Sì, dovevano stare tanto tempo lassù, e May — Era Giorgio che rompeva le sue dannate noci. allora mi hanno fatto pena: li ho liberati. Jerry — Ah, sì, era questo? Kammerling — Ed ora che cosa facciamo? May — Immagino che nessuno ci farà caso, natural­ Giorgio — Lo so io! Ne facciamo a meno. Ecco: mente... (Gran fermento all’esterno: voci di a Arriva il faremo così: a meno. dottor Lewis! »; « Ecco il dottore! ». Ed egli arriva, Kammerling — Benissimo, dottore. preceduto da un paio di valletti che portano un servi­ May — Indubbiamente sa risolvere gli imprevisti. zio da caffè in argento e l’inevitabile scatola di noci, Susanna — Oh, Giorgio! Non dico altro per tutta seguito dalla sua segretaria e da un codazzo di attori. la cerimonia? Soltanto «Sì»? 35»------GEORGE S. KAUFMAN e MOSS HART Giorgio — E’ tutto quello che dice, May? steso un servizio da pranzo d’oro assolutamente stupe­ May — E’ tutto. Ed è tutto quello che sa, anche. facente. E’ salutato da un coro di meraviglia. Susanna Susanna — Ma è tanto breve. sgambetta giù per rimirarselo a bocca aperta) Un servi­ Giorgio — Già! zio da pranzo in oro massiccio, di centosei pezzi, con le May — Forse potrebbe fare anche la parte del vesco­ iniziali in diamanti su ogni pezzo. vo, ed allora direbbe tutto lei... May — E il primo premio qual è? (Voci di « Dottor Giorgio — Ma questo non andrebbe d’accordo con la Lewis » ; « Discorso »). sceneggiatura. (Di lontano giunge il grido che segnala Giorgio — Signore e signori - e signor Glogauer l’avvicinarsi del grande : .« Arriva il signor Glogauer! questo è il primo servizio da pranzo in oro massiccio Arriva il signor Glogauer! ». Egli arriva tronfio, con che abbia mai ricevuto. Io non so che cosa dirvi, perchè grande aria di importanza. E’ seguito da un valletto questo è il primo servizio da pranzo in oro massiccio che porta una scrivanietta portatile ed un telefono; da che abbia mai ricevuto, e non so che cosa dirvi. Tutto un altro con una sedia pieghevole, e dall’onnipresente ciò che posso dire è che è magnifico, signor Glogauer, signorina Chasen con il suo notes. Immediatamente il e adesso facciamo vedere al signor Glogauer il finale valletto prepara la scrivania e mette il telefono nella del film, e giriamo l’ultima scena. spina. La signorina Chasen si accomoda ed in un batter Kammerling (sospingendo a posto le damigelle) •— A d’occhio tutto è pronto per lavorare), posto, a posto! Guarderete dopo! Glogauer — Bene! Ecco la mia grande e felice fami­ Glogauer (mentre la signorina Chasen sta per andar­ glia! (Saluti generali) Va tutto bene, eh? sene) —- Farò un discorso ai nuovi commediografi al Jerry — In perfetto orario, signor Glogauer. Anzi, numero otto. in anticipo. Miss Chasen — Sì, signor Glogauer. Giorgio — Proprio così. Kammerling — Tutti ai vostri posti! Il signor Glo­ Glogauer — Bene, e magnifico. Che cosa fate, ora? gauer aspetta! Giorgio — Stiamo girando l’ultima scena. Giorgio — Ai vostri posti! Glogauer — Bene, benissimo. Mi congratulo con tutti. Elettricista — Ehi, Spike! Miss Chasen (al telefono) — Parla la signorina Cha­ «Vescovo» ■— Sì? sen. Il signor Glogauer è al numero nove. Elettricista — Sono partiti, a Caliente. Quarta corsa. Glogauer — Dite loro che vedrò « Le vergini folli » « Vescovo » — Bene. Fammi sapere appena arrivano. alle due e un quarto. Elettricista — Okey. Miss Chasen — Il signor Glogauer vedrà « Le vergini Kammerling — Signor Jackson, ora giriamo l’ultima folli » alle due e un quarto. scena. I cavalli vengono dopo. Glogauer — Il motivo per cui sono venuto... Scusate Giorgio — Giriamo l’ultima scena, signor Glogauer. se interrompo per un momento la lavorazione, per un Glogauer — Perfetto! motivo tutto particolare? Kammerling — Pronti? (Gli operatori fanno cenno Giorgio — Certamente. (Movimento generale. Alcune di sì) Motore. Luce rossa. Pronti con il suono? damigelle stanno per andarsene). Fonico (attraverso l’altoparlante) — Pronti. Glogauer — Restate tutti, prego! Voglio che tutti Kammerling — Silenzio. Giriamo. Campane! (Suona­ ascoltino ! no quattro campane. Il silenzio è completo). ICammerling — Attenzione, tutti! Voce in lontananza •— Si gira! Silenzio! Glogauer — Ragazzi e ragazze, come sapete, questo è Kammerling — Ciak! l’ultimo giorno di ripresa. Molti di voi hanno già lavo­ Ciacchista — Duecentoquarantadue prima! rato con me, ma in nessun caso in circostanze così liete, Kammerling *— Azione! ed è per questo che voglio che siate tutti qui mentre dirò «Vescovo» (recitando) — «Cirillo Fonsdale, vuoi tu qualche parola. Diciassette anni fa (il « Vescovo », che l>rendere questa donna conte tua legittima sposa, e vivere non è stupido, si mette a sedere) quando entrai nel cine­ con lei secondo il sacro vincolo del matrimonio? Pro­ matografo, decisi che avrei agito come in un’industria, metti dinanzi a questo altare di amarla, confortarla ed per un’industria, mediante un’industria. Ed è quello che onorarla, di esserle vicino nella gioia e nel dolore, e di ho sempre cercato di fare. Ma fino ad oggi non c’ero restarle fedele finché ambedue vivrete? ». mai riuscito. Mai, da quando ho cominciato a fare i Lo Sposo -— « Sì ». « Supergioielli Glogauer », un mio film è stato finito « Vescovo » — « Mildred Martin, vuoi tu prendere esattamente in orario, anzi, in anticipo. E qual è la quest’uomo come tuo legittimo sposo? Prometti di obbe­ ragione di questo? Perchè ora per la prima volta ab­ dirlo e di servirlo, di amarlo, di onorarlo, di essergli vi­ biamo con noi un uomo che è capace di prendere delle cino nella gioia e nel dolore, finché ambedue vivrete? ». decisioni, e di prenderle sul serio: il dottor Lewis. Susanna — « Sì ». Giorcio (mentre l’applauso si smorza) — Signore e «Vescovo» — «Avendo entrambi consentito al sacro signori... vincolo, dinanzi ai presenti, e dato l’uno il proprio giura­ Glogauer — Un momento : non ho ancora finito. mento all’altro, vi dichiaro marito e moglie ». (Susanna (Giorgio si fa indietro scusandosi) E pertanto, in rico­ e lo sposo si abbracciano, mentre la macchina si avvi­ noscimento della sua notevolissima conquista, è con cina in carrello per il primo piano). grande piacere che gli offro un modestissimo segno della Kammerling — Stop! Campana! (Una campana suo­ mia stima. (Fa un segnale ed immediatamente entrano na. Martelli e seghe ricominciano immediatamente do­ due uomini che portano una grande tavola su cui è di­ vunque). UNA VOLTA NELLA VITA Elettricista — Spike! E’ arrivato sesto! Giorgio — Ma pure... Erano tutti qui, mentre la gi­ «Vescovo» — Maledetto! Lo sapevo che sarebbe fi­ ravamo!... nita cosi! Glogauer —• Erano tutti qui, eh? Ma i loro cervelli, Giorgio — Ecco qui, signor Glogauer: abbraccio, dis­ dov’erano? Kammerling! Kammerling! solvenza, fine. Kammerling — Non è colpa mia. Il dottor Lewis ci Glogauer — Vedo, vedo. Ma un momento. Non capi­ ha dato il copione. sco. Che cosa avete detto? Glogauer — E vi ho fatto venire apposta dalla Ger­ Giorgio — Abbraccio, dissolvenza, fine. mania, per questo! Signorina Newton! Voi avevate -il Glogauer •— Fine? Volete dire che avete girato questa copione in mano! Dov’erano i vostri occhi?! scena per ultima? Ma non è mica il finale? Signorina Newton — L’ho avuto dal dottor Lewis, Giorgio — Certo che è il finale. (A Kammerling e nel suo ufficio. Non avrei mai... agli altri) Non è il finale? Glogauer — Bene, dottore! Mercoledì sera abbiamo Kammerling ■— Sicuro. la prima, e dobbiamo proiettarlo! E poi andrà in quat­ Glogauer — Ma come può essere? E la scena dietro trocento sale di prima visione! Abbiamo i contralti fir­ le quinte? mati! Ditemi ora quello che devo fare, vi prego! Kammerling — Cosa?! Giorgio — Bene, non si potrebbe proiettarlo come un 'Glogauer (un po’ allarmato) —• Alla sera del debutto! fuori classe? Quando sua madre muore e lei deve cantare ugualmente! Glogauer — Mai in vita mia ho visto una cosa si­ Giorgio — Non c’è mai stata, signor Glogauer. mile! Da oggi in poi sarà legge per sempre: di ogni Kammerling — No, mai! film che facciamo, qualcuno dovrà leggere la sceneg­ Glogauer — Non c’è mai stata? Ci ho fatto lavorare giatura ! dodici commediografi! Jerry — Sì, signor Glogauer. Giorgio —- Ma non c’è mai stata. Glogauer — E sapete quello che sarà per voi, signo­ Glogauer (con una calma mortale) — Questo è Un rina Walker? Siete finita! Nuotare! La vostra carriera film su di una ragazza di campagna, no? è spezzata! E chi dobbiamo ringraziare per tutto questo? Giorgio — Sì, signore. Il dottor Lewis. (Susanna rompe in lagrime) Un bel su­ Glogauer — Che va a cantare in un locale di Broadway. pervisore! L’industria è nelle mani degli incompetenti, Giorgio — Non c’è nessun locale di Broadway. dice lui! E allora io che faccio? Gli dò tutto quello Glogauer — Nessun locale di Broadway? che vuole, la sua stella, i suoi collaboratori. (Un pen­ Giorgio — Non viene nemmeno a New York... siero lo colpisce. Fissa May e Jerry con occhio maligno) Glogauer — Non viene? Volete dire che il proprie­ Ah, già! E dov’eravate voi due, mentre succedeva tutto tario del locale non la costringe a diventare l’amante questo? di un gangster? Jerry — Signor Glogauer, io mi occupavo della parte Giorgio — Ma no, signor Glogauer. finanziaria. Non ho avuto niente a che vedere con la Glogauer — Ma allora, che cosa le succede? sceneggiatura. Giorgio — Una ricca signora si ferma alla fattoria, Glogauer — Ma la signorina Daniels era qui conti­ la porta in Florida e la fa vestire bene. nuamente! Proprio a fianco del dottor Lewis! Ebbene? Glogauer — E non c’è nessun episodio di retroscena, May (affatto spaventata) — Sì. Ero qui. in nessun momento ? Glogauer — E la vostra testa, dov’era? Giorgio — No. Lei va a nuotare, arriva in alto mare May — A dir la verità, signor Glogauer, ho creduto e questo Cirillo Fonsdale... sempre che fosse un altro dei vostri super-gioielli. Glogauer — Fatemi vedere il copione, per favore. Glocauer — Ah, davvero! Giorgio — C’è tutto qui, signor Glogauer. (Glogauer May — Non trovavo nessuna differenza. sfoglia il copione) Vedete? E’ qui che va a nuotare. Glogauer — Non trovavate, eh? Glocauer (chiudendo il copione d'un colpo) — Sa­ May — E giacché ci siamo, signor Glogauer, perchè pete che cosa avete fatto, dottor Lewis? Avete sbagliato è tutta colpa del dottor Lewis? copione! (Costernazione generale). Glocauer — Perchè è colpa sua? Chi ha fatto questo? Giorgio — Che? Chi è il responsabile? Kammerling — Come sarebbe? May — Se non è chiedere troppo, che cosa facevate Glogauer — Nient’altro che questo! Avete girato un «voi» durante tutto questo tempo? altro copione! Glogauer — Che dite? Giorgio — Ma... ma... May — Dov’eravate voi durante tutto questo tempo? ' Jerry — Ne siete certo, signor Glogauer? A colazione? Glogauer — Dove avete trovato questo copione? Glogauer (ammantandosi di dignità) ■— Vado in uf­ Giorgio — Ma, è quello che mi avete dato voi. ficio. E’ tutto. (Sta per dire qualche altra cosa, ma Glogauer — Non vi ho mai dato una roba simile! cambia idea) Vado in ufficio. (Nota il copione che ita Va a nuotare! Nuotare! Sapete da chi è stato fatto, que­ ancora in mano) Signor supervisore, ve lo regalo. sto film? Dalla Biograph, nel 1910! Filomena e Mau­ Giorgio (debolmente, prendendolo) — Grazie. rizio Costello! E anche allora è stato un fiasco! Glogauer (a tutti) — E vi prego, che niente di tutto Jerry — Ma sentite, signor Glogauer... ciò esca dallo studio. Nel modo più assoluto. Venite, Glogauer — Sessantamila dollari, ho pagato per la Hyland. Diciassette anni, ed è la cosa più terribile che sceneggiatura! E dov’è finita? A nuotare! mi sia capitata! GEORGE S. KAUFMAN e MOSS HART Jerry (seguendolo) — Signor Glogauer, se fossi stato Giorgio —■ Oh! io allo studio, non avrebbe mai potuto succedere. Io May — Ma ora dimmi un po’: come mai hai girato non bo avuto niente a che vedere con la sceneggiatura.!. un film per un altro? Non lo sapevi? (Sono usciti). Giorgio — Ho cercato di pensarci. Sai quella cosa Kammerling (dopo una pausa imbarazzata) — E’ nel mio ufficio, quella rastrelliera, dove teniamo i co­ tutto, per oggi. Sarete avvertiti. pioni nuovi? Bene, ad occhio, sembra proprio il ce­ «Vescovo» — Bene! Il film sbagliato e il cavallo stino dei rifiuti; così, devo essermi confuso. sbagliato! (Brusio mentre tutti si allontanano. Nuovo May — Fine del secondo tempo. scoppio di lagrime di Susanna). Miss Chasen (in lontananza) — Dottor Lewis! Signo­ Giorcio — Susanna, non piangere cosi. rina Daniels! Susanna (tra i singhiozzi) — Hai sentito quello che May — Ci siamo. Credevo che ci avrebbero messo ' ha detto il signor Glogauer? La mia carriera è rovinata. un po’ di più. (La signorina Chasen entra) Fatto pre­ Io sono... finita. sto, eh? Signora Walker — Via, cara, non prendertela cosi. Miss Chasen (porgendole due buste) — Ufficio pre­ Tutto finirà bene. sidenza! Senza risposta! (Fa per andarsene). Giorgio — Ma Susanna, non è colpa mia. Io non sa­ May — Un momento. Quante altre ne avete? (Sfoglia pevo che fosse il copione sbagliato. (Ora sono usciti tutti le altre buste) Kammerling, Weisskopf, Meterstein; vedo. eccetto May e Kammerling). (La signorina Chasen esce. May si volge a Giorgio) Vuoi Kammerling — Peccato, signorina Daniels. la tua? May -— Già. Proprio. Giorgio — Vuoi dire che siamo liquidati? Kammerling — Dopo tutto, è sempre lo stesso affare. May — Definitivamente! (Esce. Jerry rientra, furibondo). Giorgio (attonito, aprendo la sua lettera) ■— Già. Jerry — Hai fatto un bel lavoro, eh? E tu, per con­ May — Ad ogni modo, hai un servizio da pranzo in cludere, hai voluto metterci anche l’ironia! oro massiccio. Centosei pezzi, ed ogni pezzo con le tue May — Eira tempo che qualcuno ce la mettesse, Jerry. iniziali in diamanti. Non c’è male, per due mesi di la­ Jerry — Già, e tu l’hai fatto! Se credi che Glogauer voro. (Entrano due facchini e portano via il servizio da non se la sia presa! pranzo) No, Giorgio, tu non hai più un servizio da May — E tu non hai niente da rimproverarti, no? pranzo in oro massiccio. Jerry -— Io? May (molto calma) — Già, hai dato un bello spet­ SECOABO QUADRO tacolo. Hai difeso Giorgio a spada tratta. (Di nuovo il vagone Pullman, che, per una strana Jerry — Qualcuno deve pur tenere i piedi in. terra, coincidenza, è lo stesso con cui May e i suoi compagni qui. andarono ad Hollywood. Ma questa volta è May sola che May — E i tuoi ci sono, no, Jerry? Proprio piantati viaggia. Per lo meno è seduta, sola, quando si alza il nel suolo della California. sipario. Il facchino entra. E poiché è la stessa vettura, Jerry — Ho cercato di rimediare; è questo che ho è anche lo stesso facchino. Il quale le rivolge anche la cercato di fare. stessa domanda). May — No, Jerry, no. Ha cominciato a prenderti fin Facchino — Desiderate il letto, signora? da quando sei arrivato qui. E ora non c’è più rimedio. May — No, grazie. Sei diventato uno di Hollywood, Jerry. E per quanto Facchino — Scusatemi, ma... Quei due signori non mi riguarda, non c’è altro da dire. (La stessa calma sono tornati con voi? con cui ha parlato dà un tono definitivo alle sue parole. May — E’ una lunga stoiia. Jerry la guarda e capisce la sua serietà. Si volta brusca­ Facchino — Capisco, signora. mente ed esce. May resta sola per un momento. Poi, May — Ma non mi meraviglierei se almeno uno di fuori scena, si ode una voce cantare: alo voglio essere loro venisse a raggiungermi presto. (Fischio del treno). amato da teeee - nient’altro che da teeee - voglio essere Facchino — Facciamo una fermata di due minuti, qui. baciato da teeee - solo da teeeeeeee ». Alla fine della Desiderate nulla? canzone, il cantante appare. E’ il « Vescovo ». Scompare May — No, grazie. Dove siamo? di nuovo. Entra Giorgio). Facchino -— Needle’s Point. Dov’hanno costruito quel Giorgio — Non ha voluto rispondermi, May! Mi ha nuovo sanatorio. chiuso la porta in faccia senza dirmi niente! May — Ci sarà un giornalaio? May (assente) — Cosa? Facchino -— Certamente. Giorgio — Ha continuato a piangere e non mi ha May — Vedete se è possibile avere i giornali di Los nemmeno risposto. Dovrebbe capire che non l’ho fatto Angeles di giovedì. apposta. Ho cercato di spiegarglielo. Senti, May, credi Facchino — Bene, signora. (Esce). proprio che il film sia tanto brutto? May (gli grida dietro) — Se non sono di giovedì, non May — Quanto, Giorgio? prendeteli! (May resta sola. Un fischio, e le luci non Giorgio — Quanto pensa lui. sfilano più fuori della finestra. May dà una sbirciatine, May — Credo che ci siano delle buone probabilità, poi si accomoda sulla poltrona, prende un libro, prova Giorgio. a leggere, lo getta via. Il facchino rientra con dei ba­ Giorgio — Probabilità di che? gagli). May — Che sia tanto brutto quanto pensa lui. Facchino — Da questa parte, signore. Volete che vi UNA VOLTA NELLA VITA aiuti? (A May) Un signore che viene dal sanatorio. (En­ May (si guarda intorno) — Le noci. Sonoro e parlato. tra Lorenzo Vail. Naturalmente riconosce subito May). Ha continuato a romperle durante tutte le riprese, e la May ■— Oh, signor Vail! registrazione è stata ottima. Vail — Salute, signorina Daniels! Vail — Questo vi ha deciso, immagino? May — E così, siete voi il signore che viene dal sa­ May — Già, questo; e qualche altra cosa. natorio? Vail — Strano, avrei creduto che sarebbe 6tato Un Vail — Proprio io. Beh, questa sì che è una sorpresa! gran giorno, laggiù, quando un uomo fosse riuscito a (Siede). produrre il film che non doveva fare. May — Certo, anch’io non avrei mai... Non sapevo che iMay — Già, ma presto o tardi il dottor Lewis avrebbe foste ammalato. Niente di grave, spero? finito col fare proprio il film che doveva. Vail (scuote il capo) — Esaurimento nervoso. Man­ Vail •— Lui no. canza di lavoro. May — Forse avete ragione. May — Non riesco a figurarmi quell’anticamera senza Facchino (rientra con i giornali e un cuscino) — Ec­ di voi. covi i giornali, signora. Vail —- Ho saputo di questo sanatorio, mi è parso May (prendendoli) — Grazie. buono e ci sono venuto. Un tipo chiamato Jenkins ha Facchino (a Vail) —- Vi ho portato un cuscino. una clinica per malattie nervose. E’ un commediografo. Vail — Grazie. (Il facchino esce), Sembra che anche lui sia stato ad Hollywood, scritturato; May (guardando le date) —- Sì, probabilmente qui ci ma non ha potuto resisterci. E’ diventato pazzo all’ottavo saranno le critiche. mese. E così, dopo, ha messo su questa clinica. Non Vail (prendendone uno) — Del film, volete dire? accetta altri che commediografi. May — Se così può chiamarsi. (Ciascuno apre um May — Ed è bravo? giornale). Vail —■ Grande. Per tre giorni ti fa stare in una Vail — Avete avuto del coraggio, a mandarli a prendere. camera senza una sedia. Poi ti conducono in una grande May — E’ sempre meglio conoscere il peggio. galleria di quadri con i ritratti, a grandezza naturale, di Vail (trovando la critica) — Eccola qui, credo.

i GEORGE S. KAUFMAN C MOSS HART sciare all’immaginazione del pubblico le scene culmi­ TERZO QUADRO nanti, nelle quali quasi niente era visibile ». (Indica Val­ Di nuovo la sala da ricevere degli Studi Glogauer, ma, uó giornale) Credo di non avere la forza di prenderlo. come vedete immediatamente, mutata in un particolare Vail (scambia il giornale con lei) — E’ impossibile vitale. Su di ogni porta — e la stanza è contornata di che sia tutto un errore tipografico, vi pare? porte — v’è un grande ritratto del dottor Giorgio Lewis. May (scorre rapidamente il nuovo giornale, poi d E non è tutto. L’accorto Glogauer ha fatto in modo che volge a Vail con un debole sor-riso) ■— Nulla è impos­ questi ritratti si illuminino ogni qualvolta la porta cor­ sibile. Preparatevi a questo. rispondente venga aperta, e siccome il movimento è Vail •— Sono pronto. ininterrotto, si vede continuamente un beato e trionfante May — Aggiustatevi il cuscino dietro la schiena. Giorgio contornato da una cornice incandescente. Vail (esegue) — Fatto. (Il luogo ferve di attività. Mezza dozzina di persone May — « Nelle sequenze d’apertura il pubblico era stanno parlando contemporaneamente, facendo ressa per imbarazzato da una serie di colpi continuati, e a qual­ questo o per quello attorno al grande dottor Lewis. Un cuno sembrava che l’apparecchio sonoro fosse guasto. Ma uomo presso un cavalletto sta disegnando il ritratto di poi improvvisamente abbiamo capito che quello che av­ Giorgio. Vi sono due o tre giornalisti. La signorina New­ veniva era qualcosa di simile a quanto Eugene O’Neill ton è lì coi i suoi eterni copioni. C’è un rappresentante aveva realizzato ne «L’imperatore Jones» mediante il che vuole della pubblicità per delle cravatte, e un altro battito ininterrotto dei tam-tam. Era il suono della gran­ che sta prendendo appunti per compilare l’autobiogra­ dine sul tetto ». (Alza lo sguardo verso Vail, che le ri­ fia del dottore. Un valletto sorregge una scatola d oro sponde con un cenno d’assenso) « Era un altro di quei ricolma di noci e di tanto in tanto il dottore vi affonda tocchi da maestro del nuovo genio del cinematografo, il umi mano. Il tutto è diretto dall’efficiente segretaria del dottor Giorgio Lewis ». (Abbassa lentamente U giornale, dottore, la quale sta con un orologio in mano e un poi, come se non potesse crederci, torna a leggere) « Il braccio alzato, come pronta a fermare ogni cosa da un nuovo genio del cinematografo, il dottor Giorgio Lewis ». momento all’altro. In quanto al dottore, egli passeggia (Per un momento, May e Vail non possono far altro che indaffarato in su e in giù). guardarsi. Poi Vail si appoggia alVindietro, accavalla le Giorgio — Per quanto riguarda i miei progetti con il gambe e sospira). signor Glogauer, non posso dirvi altro se non che il Vail — Ho saputo che la fillossera ha tornato ad in­ prossimo anno sarà Panno di Glogauer. E quando tutti festare le vigne. (Il facchino ritorna). i nostri progetti saranno stati eseguiti, il teatro farà me­ Facchino — C’è un telegramma per voi, signorina Da­ glio a badare ai suoi allori. (Meterstein accorre). niels. Ci ha raggiunto proprio a Needle’s Point. Meterstein — Vi aspettano al numero otto, dottor May — Oh, grazie. (Il facchino esce) Scommetto che Lewis ! viene dal nuovo genio del cinematografo... Segretaria — Il dottor Lewis sarà al numero otto fra Vail — Non mi stupirei. tre minuti e venti secondi! May — Proprio. (Legge) « Successo colossale. Il cinema Meterstein — Bene! (Corre via). è tornato dov’era dieci anni fa. Sono il mago del sonoro. Pittore — Dottor Lewis, volete girarvi un pochino Prendi il prossimo treno e torna. Jerry non c’è e sono di qua? solo. Tutti vengono a chiedermi consigli. Ti prego torna Biografo — Dottor Lewis, eravamo rimasti al capitolo subito. Dov’è Jerry? ». sette. Novembre, 1910. Vail — E allora? Giorgio — Oh, sì, la mia biografia. Allora vivevo an­ May (rileggendo) — «Jerry non c’è e sono solo ». (La­ cora in Medallion. Non ero che un ragazzo, ma un gior­ scia cadere lentamente il telegramma) Beh, sembra che no ebbi un’idea: avrei fatto la maschera. dovrò tornare. Rappresentante — Dottor Lewis, la vostra dedica farà Vail -— Credo anch’io. portare a centomila uomini le Cravatte Irrestringibili in May — Perchè se Giorgio è solo laggiù... E poi, c’è meno di tre mesi. un’altra cosa. Finché Giorgio è il padrone di Hollywood, Giornalista — Dottor Lewis, volete finirmi la vostra ci sono due o tre piccole riforme che mi piacerebbe di dichiarazione? mettere in pratica. Che ne dite? Segretaria (orologio alla mano) — Ancora un minuto, Vail — Eh! dottore ! May — Farò chiamare tutti quei ragazzi e porterò via Miss Newton — Dottor L^wis, ho bisogno di una de­ le loro scritte; metterò insieme i dodici fratelli Schle- cisione per questi copioni! pkin e li spedirò a Brooklyn e porterò invece a Holly­ Pittore — Prego, dottor Lewis! wood la loro madre; toglierò la signorina Leighton dal­ Gì rnalista — Dottore, è lardi! l’anticamera. Weisskopf (comparendo e scomparendo) — Bene per Vail — E metterete dei cuscini su quelle sedie? quei contratti, dottore? May — E le farò chiedere un appuntamento per essere Giorgio — Bene! riassunta ! Giornalista — Che ne dite di una dichiarazione della Vail •— Stupendo! signorina Walker? May — E quando avrò fatto questo, andrò a casa del Giorgio — La signorina Walker si trova a San Fran­ signor Glogauer, e metterò la cupola illuminata al posto cisco, in un giro di esibizioni. Sarà prestiss mo qui. della stanza da bagno, e la stanza da bagno la farò get­ Segretaria — Tempo! Il tempo è scaduto! (La signo­ tare nell’Oceano Pacifico. rina Newton esce e la signorina Leighton entra). UNA VOLTA NELLA VITA Signorina Leighton — Dottor Lewis, i cavalieri di Glocauer — Dottor Lewis, debbo parlarvi. Come state, Colombo sono di 60tto. signorina Walker? Dottor Lewis, avete ordinato voi Segretaria — Il tempo è scaduto, signori! Mi spiace! quattrocentosessanta aeroplani? Giornalista -— Posso rivedervi più tardi? Giorgio — Cos’è? Pittore — Non ne ho fatto che metà! Glogauer — Quattrocentosessanta aeroplani sono ap­ Rappresentante — Se potessi avere un solo minuto... pena arrivati davanti allo studio. Hanno detto che voi Secretaria (guidandoli fuori) — Il dottore non è più li avete ordinati. libero per tutto il mese. Ogni richiesta dev’essere inol­ Giorgio (un po’ a disagio) — Bene, voi non credete trata per lettera. nell’aviazione, signor Glogauer? Signorina Leighton — E i cavalieri di Colombo, dot­ Glogauer — II fatto è questo, dottor Lewis: perchè tore? Devo dir loro di salire? avete comprato quattrocentosessanta aeroplani? (Entra Giorcio — Dite che andrò a raggiungerli più tardi. la signorina Leighton). Signorina Leighton — Bene. (Esce). Signorina Leighton ■— Signor Glogauer! Altri cento Giorgio — Allora, dov’eravamo? aeroplani sono atterrati e continuano ad arrivare di mi­ Biografo — Avevate deciso di fare la maschera. nuto in minuto! Gioitelo —• Oh, sì. La feci, infatti, e subito mi furono Glogauer — Cosa? affidate le ultime due file della seconda galleria. (Entra Signorina Leighton — Arrivano a squadriglie di cin­ Susanna) Salve, cara! (Congedando gli altri) Bene, ar­ quanta ciascuna, signor Glogauer. rivederci! Glogauer — Dottore! Non mi direte che avete com­ Secretaria — Vi aspettano al numero otto fra due perato «più» di quattrocentosessanta aeroplani! minuti, dottore. Signorina Leighton — Il rappresentante della società Giorgio — Va bene. dice che l’ordinazione è per duemila apparecchi. Segretaria — Il dottore comincerà il capitolo otto Glocauer — Duemila?! martedì alle dodici e quindici. (Escono tutti. Giorgio e Signorina Leighton — Così ha detto! Susanna restano soli). Glocauer — E’ vero, dottore?! Può essere possibile Gi"rgio — Com’è andata, Susanna! una cosa simile? Susanna — Oh, magnifico, Giorgio! Migliaia di per­ Giorcio — Sapete, il rappresentante ha insistito. sone, riflettori, e il mio nome in cima a tutto! E’ stato Glocouer — Duemila! Duemila aeroplani! Dov’è Me- divino, Giorgio! terstein! Wesskopf! Giorgio — Anche qui è stato splendido. Sono arrivato Miss Chasen — Signor Weisskopf! Signor Meterstein! al capitolo otto della mia biografia e c’è un pittore che Glogauer — Duemila aeroplani! Diciassette anni e mi sta facendo il ritratto e, Io sai?, ho una sorpresa mai in vita mia. (Esce tempestosamente seguito dagli per te! altri). Susanna — Giorgio, che cos’è? Dimmelo subito! Signorina Leighton (uscendo) — Ho detto loro che Giorcio — Indovina! non c’eravate e che non potevo lasciare entrare nessuno. Susanna — Una piscina? Susanna — Giorgio, è successo qualcosa? Non avresti Giorgio — No. dovuto comprare gli aeroplani? Susanna (non sa pensare ad altro) — Due piscine? Giorgio (seguendo la coda della processione) — Ma Giorgio — E’ un aeroplano! Susanna -— Giorgio! signor Glogauer! Non vedo perchè dobbiate prendervela Giorcio — L’ho avuto gratis. Non ho dovuto fare altro tanto! Non ho fatto altro che comprare qualche aero­ che comprare qualche aeroplano per il signor Glogauer. plano! (Tutti sono usciti. Una pausa, poi entra May. Susanna — E’ splendido, Giorgio! Proprio quello che Vede immediatamente i ritratti di Giorgio e guarda quel­ mi serviva! lo illuminato sulla porta da cui è entrata. Chiude la Giorcio — Da principio ne volevo comprare solo un porta, poi la riapre e la richiude. La signorina Leighton paio, ma poi l’uomo ha continuato a parlare, ed è venuto rientra). fuori che se ne avessi comprato qualche altro ne avrei Signorina Leighton — Buon giorno, miss Daniels. avuto uno gratis. May — Buon giorno, miss Leighton. Susanna — Giorgio, sei tanto intelligente! Non avresti Signorina Leighton — Siete stata fuori? potuto farmi una sorpresa più bella! E’ tutto così me­ May (indicando i ritratti) — Vedo che avete messo raviglioso, vero, caro? delle nuove decorazioni... Giorgio — Sì, cara, soltanto vorrei che Jerry e May Signorina Leichton — Come? fossero qui. Loro sanno sempre che cosa fare quando May (fa la prova con un’altra porta) — Non fanno al­ succedono dei guai... tro? Niente fuochi d’artificio? Susanna — Non preoccuparti. Avranno ricevuto i tuoi Signorina Leighton — Non vi piacciono? Il signor telegrammi. Glogauer li ha fatti mettere in tutto il palazzo dopo la Giorgio — Sì, ma vedi, Susanna, noi siamo sempre prima del film. Quando il dottor Lewis è entrato nello stati insieme. Questa è la prima volta in tanti anni che studio, si sono accesi tutti. non siamo tutti e tre. Hai visto i miei ritratti, Susanna! May ■— Anche il signor Glogauer? Si accendono! (Ne indica imo e in quel momento si Signorina Leighton — Come? accende) Hai visto? (Dalla porta entra Glogauer al­ May (in tono diverso) — Signorina Leighton, il signor quanto seccato, seguilo dalla signorina Chasen). Hyland è qui? GEORGE S. KAUFMAN e MOSS HART Signorina Leighton — Il signor Hylatul? Oh, il signor Jerry — Che c’è, piccola, che succede? Hyland non è più con noi. Giorgio — May!? May — No? E dov’è? May (riprendendosi) — E’ passato. Permetterete una Signorina Leighton — Non so, signorina. So soltanto piccola debolezza... E’... è perchè siamo di nuovo insie­ che non è più con questo studio. Credo che sia tornato me, credo. Sembrava tanto tempo... all’est. Jerry — May, non potrò mai perdonarmi... May — Tornato... Quando è partito, signorina? May — No, Jerry... Mi hai fatto sentire come in una Signorina Leighton — Oh, non lo so proprio... scena madre di un second’atto... Bene, d’ora in poi « Uno Miss Chasen (entrando) — Signorina Leighton, il si­ per tutti e tutti per uno», succeda quel che succeda! gnor Glogauer vuole il suo caffè. Sta diventando pazzo. Giorgio è il più grand’uomo di Hollywood e tutti e tre Signorina Leighton — Ma l’ha preso già due volte siamo a cavallo! da stamattina. Giorgio — No, non lo siamo, May. Miss Chasen — Lo vuole ancora: è indemoniato. May —• Come? Signorina Leichton — Oh, mio Dio, è la terza volta, Giorgio — Glogauer è furibondo. Ho comprato due­ in questa settimana. (Esce con la signorina Chasen. Im­ mila aeroplani. mediatamente Giorgio fa capolino. Poi, vedendo May, le Jerry —- Che cosa hai fatto? getta letteralmente le braccia al collo). Giorcio — Ho comprato duemila aeroplani. Giorgio — May! May — Ma perchè?! May — Guarda un po’, il dottor Lewis! Giorgio — Non lo so. L’uomo parlava, parlava... Giorgio — Sono felice di vederti, May! Hai ricevuto May — Fammi capire bene: tu hai comperato due­ il mio telegramma? Ti ho telegrafato e ritelegrafato! mila aeroplani... May — Dov’è Jerry, Giorgio? Giorgio — Sì. Giorgio — Ma, non so, May. Non era con te? Era May — Per il signor Glogauer? partito per cercarti... Giorgio (annuisce) — E ne ho avuto uno gratis. May —- Cosa? Quando? Jerry — Ma in nome di Dio, Giorgio, perchè l’hai Giorgio •— Ma, poco dopo la tua partenza. Ha avuto fatto? una grossa lite con Glogauer, gliene ha dette di tutti i Giorgio — Non possono servire a qualche cosa? Ci colori, e poi è andato a cercarti, ma tu eri già partita. dev’essere pure un modo di usare duemila aeroplani! May — Un momento, Giorgio. Vuoi dire che l’hanno May — Sì, per fare la panna montata! licenziato? Jerry — Ma come hai potuto fare una cosa simile? Giorgio (annuendo) — Senza nemmeno la lettera. Giorgio — Beh, se qualcuno ti offrisse un aeroplano... May — Ma dov’è ora, Giorgio? Dov’è andato? Non (Glogauer rientra, seguito da Susanna e da circa metà hai saputo più niente di lui? degli impiegati). Giorgio — Non so. Senti, May. E’ successo qualcosa di . Glogauer (che appare raggiante) — Ebbene, dottore, terribile. Ho comprato una quantità d’aeroplani. ce l’avete fatta un’altra volta! E’ meraviglioso! May — Giorgio, dove credi che sia andato Jerry? Ha Susanna •— Giorgio! detto niente quando è partito? Giorgio — Huh? Giorgio — Non ha detto niente, May. Ha detto che Glogauer — Ce l’avete fatta un’altra volta! Che uomo veniva a cercarti, e che niente altro importava. che siete, dottore! Che uomo! May (sorridendo) — E non ha detto altro, eh? Sol­ Jerry — Ma che è?! tanto questo? Glogauer — Miss Daniels! Signor Hyland! Non avete Giorgio — Tornerà, May. Tornerà quando saprà che sentito quello che ha fatto il dottore? Ha comperato due­ tu sei qui. Ma ora, che devo fare con quegli aeroplani? mila aeroplani! Non è magnifico? (In questo momento entra Jerry. Egli e May restano a May — Magnifico! guardarsi) Ehi, Jerry! Oh, c’è Jerry, May! Jerry — Magnifico! Jerry — May, devi ascoltami. Avrvi ragione. Ho capi­ Glogauer — Il gusto del pubblico cambia, signorina to che avevi ragione un minuto dopo che ti ho lasciata. Daniels, me l’hanno appena telefonato! Tutti vogliono E sono andato diritto da Glogauer, a dirglielo. fare film d’aviazione, ma non possono farli perchè il Giorgio — Gliel’ho detto, Jerry; le ho detto tutto. dottore ha accaparrato tutti gli apparecchi disponibili. Jerry — E la risposta: eccomi qui. Ogni produttore mi telefona; offrono qualsiasi somma! Giorgio — Eccolo qui, May. Siamo di nuovo tutti in­ Giorgio — L’avevo preveduto. sieme. Susanna — Non è meraviglioso? Jerry — Siamo davvero insieme, May? Che mi dici, Glogauer — E’ così, dottore, voi avete preveduto il May? Siamo davvero insieme? cambiamento del gusto del pubblico. Avete visto il May — Ma che diavolo hai fatto a lasciare Giorgio futuro ! solo quaggiù? May — Se lo ha visto! Ma è lui, il futuro! Jerry — Oh, non potevo restarci senza di te! Jerry — Voi non avete ancora capito che genere di May — E allora, perchè non sei venuto da me? uomo avete, Glogauer! Jerry — L’ho fatto! Glogauer —■ Sì, che l’ho capito! Dottore, è questa la May — Bene, allora. vostra tattica: fate credere sempre di aver fatto quello Giorgio — Evviva! Siamo di nuovo insieme! (May che non dovevate fare, e poi! Dottore, m’inchino di­ improvvisamente si volge, emozionata). nanzi a voi! Susanna — Oh, Giorgio! May — Giorgio, tu non hai più bisogno di noi. Vai avanti come sei, e tutto andrà benone. Giorgio •— Signor Glogauer, c’è una cosa a cui dobbiamo provvedere. Glogauer (ansiosamente) — Quale? Giorgio (indicando la porta da cui Glogauer è appena emirato) ■— Uno dei miei ritratti non si accende! Glogauer (preoccupatissimo) •— Come! Meterstein! Weisskopf! (Me- sterstein e Weisskopf corrono via a rettificare l’errore) Dottore, non sa­ rete arrabbiato?! Ditemi che non siete arrabbiato! Signorina Leichton (entrando) — REALTÀ D ELL’ IN TERREE TE Signor Glogauer... 11 Teatro, per vivere, ha bisogno di poesia, come il corpo di sangue; Glogauer — Sì? esso esige interpreti-poeti, più ancora che autori-poeti. Quando la Compagnia Signorina Leichton — Sapete che Niccodemi recitò anni fa al «Filodrammatici » di Milano una mediocre com­ stanno abbattendo lo studio? media francese, con quella correttezza, distinzione, equilibrio, fusione, ele­ Glogauer — Cosa? ganza ecc. che erano le doti caratteristiche di quella Compagnia (e che Signorina Leichton — C’è una oggi si vorrebbero gabellare come le uniche « necessarie e sufficienti » ad gran quantità di operai da basso e ogni complesso artistico per ottenere sotto la guida di un illustre regista i dicono che hanno l’ordine di abbat­ trionfi clamorosi che fino a ieri erano privilegio dei grandi interpreti) ìa commedia naufragò in un uragano di fischi, di proteste, di clamori infernali. tere lo studio. Quando la stessa commedia, un anno dopo, allo stesso Teatro Filodrammatici, Glogauer — Abbattere lo studio! davanti allo stesso pubblico, fu recitata da Ludmilla Pitoèff, che nella Signorina Leichton — Sì, signore! figura della protagonista diffondeva poesia da ogni accento, da ogni gesto, Glogauer (lentam,ente si volge da ogni respiro, la sala fu letteralmente rapita in delirio e Mademoiselle verso Giorgio per vedere se è stalo Bollirat che l’anno prima era stata condannata come una cosa ignobile, lui a dare l’ordine. Giorgio ha un restò e resta nella memoria dei milanesi come un’ora di sogno e di ebbrezza largo sorriso di perfetta serenità. An­ indimenticabile. nuisce. Glogauer si rivolge alla si­ Conclusione? Molto semplice. Nella realizzazione di uno spettacolo chi più conta è l’interprete. gnorina Leighton) — Dite loro di L’opera dell’autore è finita quando egli depone la penna; da quell’istante continuare! Dite di continuare! Non la sua fama è affidata al libro, e all’editore che può diffonderla nel mondo. so che cosa sia, ma sono certo che fi­ Da quell’istante le creature dei suoi sogni iniziano in silenzio il loro mistico nirà bene! (Meterstein e Weisskopf pellegrinaggio nei regni dello spirito: Cassandra, Antigone, Ofelia, Rosalinda rientrano, indicando il ritratto). sono già, da secoli, le sorelle dolcissime della nostra gioia, venute a noi dalle Meterstein — Ora va bene, signor vecchie pagine: per questo gli uomini amano i libri, che, come scrigni Glogauer! preziosi, le rinserrano, adorabili prigioniere: per questo noi costruiamo Giorgio (a Glogauer) —- Ne co­ quei grandi edifici che si chiamano biblioteche e sono come i templi in struiremo uno più grande, signor Glo­ cui le vogliamo tutte raccolte e vigilate. gauer; molto più grande. Ma perchè allora si costruiscono anche i teatri nel mondo? A che scopo Jerry — Questa è una buona idea! si sono profusi e si profondono milioni e milioni per edificare queste reggie Glogauer ■— Splendida! Sentite policrome e rutilanti? Non già per sentir ripetere ad alta voce quelle parole avvicinarsi un’altra èra, vero, dot­ che già conosciamo, ma per ben’altra ragione! Perchè la sete di poesia che ci travaglia, e che è forse l’appello del Creatore alla creatura, non è appagata tore? dal libro; perchè la visione che balena all’anima dell’attore e che egli solo Giorgio — Certo: un’altra èra; può rivelare dal palcoscenieo col suo gioco tormentoso, superando le leggi l’avvenire è nostro. fisiche che regolano il ritmo della sua vita stessa, per obbedire ad altre Susanna — May, non è meravi­ leggi che cantano in lui da inesplorate lontananze, è un nuovo appagamento glioso? di quella sete. E poiché questo incanto non si tramanda nei secoli come Signorina Leichton (al telefono) il libro e il quadro e la statua, ma nasce e muore ogni sera con lui, è il — Ufficio costruzioni, prego ! miracolo di quell’ora fugace e pure impregnata d’eterno che inebria la folla. E perchè essa possa assistere al mistero che trasfigura ogni sera ìa FINE persona dell’attore e offre vivi in lui, ossia concreti, tangibili quei fantasmi che ognuno, alla lettura, intuisce ma non sa strappare al buio dell’anima; Questa commedia non può essere ri­ stampata, rappresentata, messa in on­ perchè possa assistere, in una parola, al miracolo della « poesia che si fa da alla radio, ridotta o trasportata carne », da secoli e secoli l’umanità costruisce i Teatri, questi sacri recinti sullo schermo, il tutto anche parzial­ che sono fatti per noi, e ai quali noi attori dovremmo accostarci tremando. mente, senza accordo con la Società che dell’opera è proprietaria in Italia. (Disegno di Wild) Gualtiero Turnisti S/a sAamma//

Vito Pandolfi, con questo suo scritto, ha inteso porgere una calda e al tempo stesso obiettiva testi­ monianza, della feconda esperienza pratica e teorica da lui vissuta collaborando come regista con Ruggero Ruggeri, nella rappresentazione del notissimo dramma dì J. Steinbeck (che pubblicheremo prossimamente) La luna è tramontata. Ruggeri ha accettato pienamente la sua direzione arti­ stica, con affettuosa comprensione, conscio di giovare a questo modo non solo alla riuscita dello spettacolo, ma anche alla maturazione del giovane regista. Pandolfi, dando tutte le sue fresche energie, il suo amore per il teatro, il suo acuto e vivissimo senso dello spettacolo, ha sentito altresì farsi più salde e costruttive le sue forze, nel diuturno contatto con un così prezioso ed esemplare magistero, nel conoscere a fondo come l’eletto attore di prova in prova, dava realtà al suo personaggio, rivelava la verità. Questo felice incontro, fra le maggiori personalità della nostra scena e le sue più giovani e più libere energie (che non è il primo: ricordiamo di recente il lavoro comune di Ricci e dì Strehler per Caligola), ha un significato e una portata che saranno decisamente fruttuosi. Il nostro teatro non potrà che giovarsi di una simile concorde fusione d’intenti. Le parole di Pandolfi sono qualcosa dì più della sua profonda gratitudine. Sono una pacata e penetrante meditazione, per la storia del nostro teatro di oggi. (Fotografie Invernìzzi, eseguite espressamente per noi)

LA LUNA È TRAMONTATA

Una delle scene più atroci dlella commedia: il tribunale tedesco. L’attore MARIO FELICIANI (Capitano Lott) bravissimo nella sua parte, legge la sentenza.

Nella foto sopra: i tre protagonisti: RUGGERI; HINRICH; BETRONE. Nella foto sotto: l'ultima scena, con MARGHERITA BAGNI (Signora Orden)

PUBBLICHEREMO QUESTA COMMEDIA IN UNO DEI PROSSIMI FASCICOLI RENATA NEGRI (Molly) GIANNI SANTUCCIO (Tonder) A PORTE CHIUSE Dell’eccezionalità artistica del dramma di J. P. Sartre, abbiamo più volte informato il lettore. Nel fascicolo scorso, dopo la pri­ ma rappresentazione nel Nord, al Teatro Nuovo di Milano, da par­ te della Compagnia Morelli - Stoppa, abbiamo pubblicato la critica di Vito Pandolfì. Aggiun­ giamo ora la documentazione fo­ tografica, eseguita esclusivamen­ te per noi da Giuseppe Signo­ relli, di quest’opera rivoluziona­ ria ed insieme costruttiva, che indubbiamente sarà decisiva per le sorti future dell’intero teatro La vita è un’inferno se non si rag­ europeo. giunge una fase di schiettezza morale

RINA MORELLI, e VIVI GIOÌ (nella foto a sinistra), rispettivamente nelle partì dell’infanticida e della lesbica, in uno dei momenti più torturanti del loro spirito. È noto come l'autore abbia immaginato il dibattersi di tre sciagurati, nell’inferno di una camera murata. La sofferenza di ognuno è nella presenza dell’altro

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A » Dal 16 giugno 1941, questa commedia di Noel Coward, si recita e si replica, ormai, nelle varie lingue, in quasi tutto il mondo. In Italia, come abbiamo ampiamente informato, la rappresenta la Compagnia Morelli -Stoppa. Abbiamo data la documentazione fotografica italiana nel fascicolo N. 5; indichiamo ora i maggiori ¡PAOLO STOPPA, l’affarista fucilato per diserzione Deboli e viziose, le due donne vengono gettate nella coabitazione forzata

gina siano rinchiuse le tre creature umane, condannate all’eterna punizione, la lotta è via via più serrata e tremenda. PAOLO STOPPA, RINA MORELLI e VIVI GIOÌ, nella foto accanto, si aggrediscono, si dividono e si riprendono. Se per un attimo la calma pare possa ritornare, la loro dannazione si riaccende con disperata \eemenza perchè non avrà mai fine Una deile scene di complesso, con LAURA CARLI primattrfce della Compagnia

L’attrice LAGO e STIVAL in una scena di “ Tartufo,, oy /> (T)/) la maggiore attrice del Teatro Reale di Copenaghen, in “ Cesare e Cleopatra,, di G. B. Shaw. Il vecchio e paradossale autore ha una particolare predilezione per questa sua in­ terprete: infatti la Brams è una delle poche attrici che riceve delle lodi scritte da Shaw. Doppia fortuna : per l’elogio e per l’autografo

TEATRO GIULIO STIVAL Al Teatro Nuovo di Milano, Giulio Stivai, ed i suoi compagni, I N C O S T U M E hanno recitato “Tartufo,, di Molière. Interpretazione discussa. “ TART UFO,, Forse ha nuociuto l’affrettata preparazione; ma l’opera potrà essere meglio approfondita con maggiore studio e comprensione (Fotografie di Giuseppe Signorelli, eseguite esclusivamente per noi) vaneggiare inconcludente, in mode IL SOLO MODO PER L’ATTORE e pose definite con stranissime pa­ D I ESSERE ORIGINALE role in ismo, in mortilere ricette e sortilegi di doltorini e di necrofori. Fra i molti insegnamenti che un grande regista ed attore russo ha Invece è necessario incanalare iì dato ai suoi allievi c'era questo: Amate il teatro; non voi stessi nel tutto nella grande e vitale corrente teatro. Insegnamento che meriterebbe una più vasta applicazione, con­ del proprio tempo. siderando che tutta la vita è teatro e che l'istinto teatrale, oltre che in Non abbiamo davvero la pretesa tutti gli esseri umani, è sviluppatissimo anche negli animali ed, a quanto d'insegnare qualche cosa a nessu­ afferma Evreinov, perfino nei vegetali. A parte le bestie e le piante, no, nè di dire cose nuove ed ori­ vorremmo potere dire agli uomini: « Amate la vita, non voi stessi nella ginali. Tutt'altro. Constatiamo (e vita ». La bontà, la irateìlanza, la carità, l'umana comprensione, la dol­ questo ci sia almeno consentito) cezza di vivere, avrebbero i loro giorni felici; soccomberebbero così la come molti abbiano idee coniuse delinquenza e la prepotenza, la superbia e la vergogna di vivere. Il che sui teatro, e particolarmente, sul non sembra possibile. Anzi, a detta di molti, pare proprio che — per una mestiere dell'attore. Noi vogliamo legge di equilibrio dei valori umani — occorrono delitti e guerre; orrori solo precisare e chiarire. Esprimia­ e massacri. Sarà. Lasciamo da parte un argomento tanto arduo per noi, mo dunque la nostra chiara idea, e e torniamo all'esperto e grande regista che si rivolgeva soltanto ai suoi diciamo subito che la missione del­ attori. « Amate il teatro, non voi stessi nel teatro » — diceva —• e non l'attore è quella di lavorare il pro­ sappiamo fino a che punto sia stato messo in pratica un così saggio prio campo nei limiti rigorosamen­ consiglio dagli attori del Teatro d'Arte di Mosca. Ma dai risultati che ci è te tracciati di un testo. Non posso­ dato conoscere è presumibile che il Maestro sia stato soddisiatto. Ai no esserci due interpretazioni di­ posteri è passata solo una bella frase; tale è rimasta, come tante altre verse di una stessa opera; nem­ della storia. Iniatti oggi si parla, e quel che è peggio, si agisce, solo meno — direi — di una stessa bat­ in prima persona singolare. Si nasce «mattatori » a vent'anni (si diventa tuta. Se è giusta una, l'altra è sba­ magari a cinquanta) ma si nasce a venti. E senza pudore; spinti da una gliata: o sono sbagliate tutte due, fretta irresistibile e micidiale. Correre afiannosamente, sottoporsi a com­ ed è giusta la terza o la quarta o promessi, spacciare monete false, pur di arrivare, di esibirsi, di affermarsi. la ventesima. La perfezione è una Sappiamo di un comico napoletano — non è una storiella — che tutte sola. Niente libertà, dunque, strane le mattine indossava il suo abito più bello, si piazzava davanti l'ingresso interpretazioni e genialissimi arbi­ del teatro e si presentava ai passanti: un largo cordiale sorriso, una tra, ma soltanto iedeità ed umiltà. profonda riverenza, e il suo cognome. Niente altro. Un modo come un E' il solo modo per l'attore di es­ altro — a suo avviso — di tarsi strada. Una trovata. Arrivare. Affermarsi. sere originale e personale: certo Dove? Come? Inseguire un'ombra che non si riesce mai a ghermire. per questo, tanto raro e diffícile. L'Arte, quasi sempre, dall'alto sorride — di un cattivo sorriso — come Fedeltà al testo, alla sua intima es­ la vita, alle capriole dei suoi illusi: dominatori o favoriti che siano. Uno senza, al suo stile, al suo tempo. sgambetto e sono a terra; ed, alla fine, sottoterra. Dunque? Amiamo il Gioia dello studio intelligente. teatro, l'unica cosa viva che rimarrà eterna, mentre noi... Un soffio, e via. Azione chiarificatrice semplitica- E c'è chi è morto pure da vivo: sta in piedi, cammina, parla, si gratta trice, esattezza infinitesimale di l'orecchio, sorride, ma è già morto. Morto. toni, semitoni, ritmi, pause ri­ Ed i giovani? ed i vecchi? Battaglieri, gli uni, ma rumorosi e crudeli, prese, respiri e fiati, smorzature, insolenti e mocciosi; dignitosi, gli altri: sprezzanti, alteri ed immusoniti. crescendi; aderenza ai propri mez­ Commendatori qualche volta, anche un poco ampollosi, ma dabbene, ligi zi di una tecnica esperta, scaltra, ai passato. La tradizione, il rispetto. La carriera: scandalo; scandalo; pudica, e non bassamente e igno­ scandalo. Tutti si agitano, come formiche impazzite, all'ombra di questo bilmente slacciata, superficiale e grande, rigoglioso e pur sempre verde tronco che è il teatro; e si va mezzana. Disprezzo della popolari­ avanti con la medesima lagna, con fatti e discorsi che si rinnovano a tà, morte alla vanità, all'istrioni­ catena, di generazione in generazione, secondo lo stampo del tempo. smo, alla faciloneria, al presso a L'Arte è al di sopra. Ogni generazione ha il suo artista nel quale poco, al trombonismo di alcuni cin­ si sintetizza; ha i suoi artisti per esprimerla, dando forma ai suoi quantenni, e —• peggio ancora — particolari: iacee e atteggiamenti; vizii e virtù. Da essi prende veste e a quello dei ventenni. Compren­ colore, profumo e fiori. C'è il parto felice e l'aborto: generazioni feconde sione e fiducia assolute in chi, ar­ di artisti, e generazioni sterili. Ecco da un vecchio fondale farsi largo tisticamente dotato e degno, crea Ira le maschere un simpatico giovane: ha arguto il sorriso ed è poeta: Io spettacolo. Osservare, studiare, ì'avvocatino Carlo Goldoni. Conduce una barca di comici verso altri lidi, leggere, aggiornarsi, coltivarsi, cre­ ed acque più chiare, limpide e cristalline; allontanandosi saluta Arlec­ dere nel Teatro più che in sè siessi, chino, Brighella e Pantalone, rimasti a riva. Più in là una porta si apre: amarlo più che sè stessi, anche se è ancora un poeta: l'attore Molière, dal sorriso amaro. Conduce e dirige costa fatica e lame. Noi, che la una Compagnia di comici. Il teatro è in piena lesta. Il timone delia barca nostra vita abbiamo fusa nel tea­ è in buone mani. Passa poi ad altra guida, ed in altre ancora più vicine tro, nelle ore grige di stanchezza a noi. Modena, Antoine, Stanislawsky, Reinhardt, Copeau, Pirandello. ricordiamo col Belli: « Sempre at­ Ieri, oggi, domani, sempre. Più o meno — meglio o peggio — ma taccati a si ammazzata vita! ». senza di essi tutto si disperderebbe in rivoli e rivoletti, in un continuo Piero Carnnbnci spirito critico esigente e grazie alla conquista di una posizione europea ». Egli per primo questa posizione « Alto, brizzolato, austero, con uno sguardo un po' astratto dietro le europea cercò di assicurarla alla lenti, William Butler Yeats si era latto notare subito al Congresso Volta, sua Patria traverso la sua opera a Roma, nel 1934 (congresso dedicato, come si ricorda, al Teatro dram­ che fu di poeta, di drammaturgo matico) per la sua laconicità, dote singolare ira tanta gente loquace in e di squisito saggista. Nei suoi pit­ mezzo alla quale eccelleva, del resto, lo stesso suo vivacissimo conna­ toreschi libri di rimembranze egli zionale Gordon Craig. Ma le poche volte che aveva aperto bocca, era incomincia col farsi narratore delle stato per dire cose effettivamente notevoli. Tra l'altro egli che, attraverso leggende irlandesi e vi riesce con il teatro, aveva saputo, insieme a pochi altri animosi, dare una coscienza uno stile adorabilmente semplice. nazionale al suo popolo, s'era opposto, perchè la definizione gli suonava Persuaso d'esprimere iedelmente male (e come avrebbe potuto essere altrimenti, per un uomo civile e le aspirazioni della sua stirpe, si libero, per una coscienza artistica come la sua), a un teatro per masse. sente irlandese nel suo odio per le Le masse suscitavano torse in lui una immagine demagogica e non gli astrazioni e perciò riveste l'idea di riusciva, può darsi, a identitìoarle con quel popolo che, com'egli immagini sontuose o Tincarna in stesso dichiarava, era il pubblico più ledele e devoto del suo teatro na­ un dramma. Il suo simbolismo non zionale Irlandese « e proprio quello, composto di operai, impiegati di è mai vacuo, la sua stessa lede commercio, studenti, che occupa i posti più modes.ti ». « Bisogna indiriz­ nella magia ha un fondo di sentita zarsi — egli disse allora — ad alcuni singoli, imporre loro quello che verità umana. Affine in questo al dovranno amare e ammirare e non estendere che a poco a poco il pro­ belga Maeterlinck, Yeats, che de­ ve qualcosa ai simbolisti francesi prio raggio d'azione ». e al teatro deli'inespresso, unisce Forse in queste parole è riassunto tutto il credo di un poeta che, pur una particolare saggezza al suo attingendo il meglio dell'arte sua dal patrimonio leggendario del suo misticismo un po' centriiugo. E popolo, seppe trovare un'espressione singolarissima e che pure, in que­ l'avere, incominciando, dedicato sta sua singolarità non solo non volle perdere, ma ansiosamente cercò qualche anno della sua giovinezza di mantenere i contatti col suo popolo che, traverso l'arte, egli tentò di ai disegno e alla pittura, è non po­ elevare, di portare alla coscienza di sè stesso. « Avevo osservato — ebbe co determinante per quello stile a scrivere una volta — che gli uomini del nostro popolo non leggevano, « decorativo e ritmico » che è ri­ ma sapevano pazientemente ascoltare e così mi persuasi che occorreva chiesto nel programma iniziale del- loro un teatro ». T« Abbey Theatre ». Di questo teatro, in quell'occasione, egli riiece la storia. Esso nasce per Come poeta, Yeats preferisce i risollevare spiritualmente il popolo irlandese stanco delle lotte politiche, toni sommessi. Ma da questo fon­ e i primi alleati e collaboratori di Yeats, in questo compito, sono Lady do soavemente musicale si libe­ Gregor, patriota e scrittrice, e John Synge, che diventerà presto famoso rano a poco a poco, come in Ven­ per il suo Furfantano dall’Ovest. Per i primi anni il teatro si regge su to nei roseti (1893), molivi idil­ liaci pieni di una freschezza na­ questi tre nomi, servendosi prima di attori inglesi, quindi di dilettanti tiva e spunti delicati di leggenda. irlandesi volontari. I quattrini erano pochi, la organizzazione collettiva, I suoi canti d'amore hanno la gli stessi attori avevan diritto di controllo sul repertorio: cosa per cui semplicità delle cose pure e dei spesso le migliori intenzioni artistiche e nazionali venivan capite alla sentimenti proiondi. A poco a po­ rovescia ed energicamente osteggiate. Si recitava due o tre volte il mese, co la sua gamma lirica s'estende, dinanzi ad un uditorio che andava da venti a duecento persone, finché abbraccia l'universo visibile ed in­ una generosa inglese non offrì a questi pionieri addirittura un teatro: visibile, s'accende di mistica fra­ l'attuale « Abbey Theatre » di Dublino. Però, già nel 1910, il gruppo di ternità. Il suo canto va a tutti, Yeats parla del popolo d'Irlanda e delie sue leggende a una generazione ma a tutti egli rivolge la preghie­ che non aveva più pazienza d'ascoitarli. Viene allora in loro soccorso ra del rispetto ai suoi sogni. A un gruppo di scrittori detti i « realisti di Cork » il cui scopo è la satira tutti egli propone di cercar con del costume, dei deragliamenti e degli abusi della politica. Qualcuna lui un vero che è di là dalla vita delle figure da loro create diventa proverbiale. Infine, all'ingegno lan- e di unire la propria anima pri­ tastico di Sean O' Casey riuscì di fondere il realismo di questo gruppo gioniera con l'anima del mondo. con Timmaginazione di un Synge e col sognante misticismo dello stesso Le stesse nostre memorie, egli pen­ Yeats. Al quale, insomma, pareva che Tlrianda — pur avendo conqui­ sa, fanno parte di una sola grande stato la libertà politica — dovesse combattere anche per la sua libertà memoria: la memoria della natura. intellettuale ed artistica, e che questa lotta non potesse aver campo II teatro di Yeats è tutto perva­ migliore di quello della scena. so da questa stessa atmosiera. Ne Pure sbaglierebbe chi ritenesse Yeats un attivista anziché un anima­ La Contessa Kathleen (1899) una tore dal profondo. Nulla di meno demagogico dell'arte sua; e nessuno anima pura s'offre al demonio per più di quest'uomo, pensoso dei suo popolo, preoccupato di salvare la sua la salvezza di molte creature dan­ poesia e il suo teatro da ogni impurità, da ogni traccia di attualità effi­ nate ed è salvata dal Cielo per la mera. Pure nessuno più di lui attaccato alia sua terra natale. Per essa santità del suo inaudito sacrificio. egli, senza dimenticare d'essere un creatore, sogna i suoi sogni più alti: Ne La Clessidra (1904) un Savio, «lo m'immaginavo — egli scrive una volta — che noi potremmo riunire che ciecamente s'affida alla ragio­ le due metà deìl'Irlanda, la protestante e la cattolica, se potessimo avere ne, sarebbe perduto se non lo re­ una letteratura nazionale che abbellisse l'Irlanda nella memoria e che dimesse un Folle, ispirato dall'i­ fosse, nello stesso tempo, preservata dal provincialismo grazie a uno stinto e dalia lede. L'Irlanda del 1798 che chiede, in indigenza pie­ tosa, il sacrificio dei suoi figli, è la protagonista della sua Kathleen in Hcmlihan (1902). A toni più de­ cisamente originali assurge poi La terra dei desiderii del cuore (1911) in cui Yeats esprime, con lirica UN ATTO DI W ILLIAM BUTLER YEATS drasticità, il misto di paganesimo VERSIONE ITALIANA DI MICAELA DE PASTROVICH e di cristianesimo che caratterizza L E P E R S O N E l'anima irlandese: una sposa il cui cuore non ha trovato risposta nel­ GIOVANNI CONEELY, uomo maturo che si avvia alla veochiaia — SIBILLA la piatta realtà, viene portata, al­ CONEELY, donna giovane, oppure di mezza età — UN VIANDANTE la fine di questa tragedia, da una fiabesca creatura, nel paese magico in cui la gioia è saggezza e il tem­ (La cucina di una cascina. Il fuoco è acceso; sulla tavola: cavolo, cipolle, po è un inno senza fine. un piallo di farina, ecc. La porta è semiaperta. Entra un passante e si guarda Secondo il giudizio di molti cri­ intorno). tici, il capolavoro dello Yeats re­ I l Viandante — Mi domando che genere di gente abita qui. Che abbia sta però il dramma lirico e sim­ avuto una buona idea di venire a cercare la mia colazione in questa casa? bolico Le acque d'ombra (1904), Cosa ci sarà in quella pentolona? (Alza il coperchio) Nulla! E in questa il poema dell'eterna ricerca del­ pentolina? (Alza il coperchio) Nulla! Cosa c’è in questa bottiglia, mi do­ l'anima, una specie di «Tristano» mando? (L’afferra con impeto e assaggia) Latte! Latte, in una bottiglia! Mi irlandese che testimonia dell'eter­ domando se non possano pagarsi il lusso di un secchio per mungervi il latte. nità e della vanità dell'amore. Due Non c’è mica molta speranza di farsi una vita qui dentro, per un povero amanti, persuasi che traverso il diavolo! E cosa c’è in questa madia? (S'inginocchia e tenta di alzarne il loro sguardo amoreggino gli Dei, e coperchio) Chiusa! (Annusa dal buco della serratura) Eh, buon odore per­ mai potendo raggiungere l'unità divina, muoiono per rinascere in bacco! Ci dev’essere un alambicco, qui vicino. (Si alza e siede sulla madia. eterno in un mondo compiutamente Si ode un rumore fuori scena: grida, passi, e « coccodè » di gallina spaventata). pervaso d'amore. Il Viandante — Ma cosa mai succede qui fuori? Si direbbe che siano i Credo terreno, dunque, e credo cavalli dell’Apocalisse in corsa! (Si ode fuori scena la voce di) ultraterreno quello di Yeats. Una Sibilla — Chiudi il cancello; chiudi il cancello, ti ho detto, Giovanni! Impe­ arte pura, anche se ineffabile e disci a quest’accidente di gallina di volare sopra il covone come se fosse cioè difficilmente comunicabile in un’aquila! (La voce di) altra lingua che non sia quella Giovanni — Cosa posso fare, Sibilla? L’avevo quasi acciuffata, che mi è originale. Ecco perchè il suo tea­ scappata di mano! (La voce di) tro è ancora ignoto da noi sulla Sibilla — E’ volata nell’orto. Rincorrila! Ora è proprio all’aperto! scena e perchè la sua poesia non Il Viandante — L’ha chiamata Sibilla. Mi domando se son capitato proprio può essere apprezzata se non nella in casa di Sibilla Coneely? Se è così sto fresco! C’è poco da sperare che melodiosità nativa ed aerea dei me ne vada più pesante di quando sono arrivato. Ho sentito parlare sposso suoi versi, che sono tra i più belli di lei: è peggio d’un guardiano di schiavi sempre in sospetto di complotti; e suadenti della moderna lettera­ tanto avara che sarebbe capace di scuoiare una pulce per conciarne la tura inglese. Pure, traverso la via pelle! E’ proprio la mala sorte che mi ha portato qui: e non c’è una casa o segnata da questo musicale mago, un villaggio per miglia qui intorno. E il guaio è che non ho mica molto più di un'anima assorta può tro­ vare accesso al mistico regno in per tirare avanti sino a Tubber. (Comincia a vuotare le proprie tasche depo­ cui ogni inquieto desiderio si placa. nendo gli oggetti sulla madia) Pipa: e neanche l’ombra di tabacco per _____ B. riempirla; e il fazzoletto. Ecco qua il mio coltello: già, ma non c’è rimasto che il manico. (Rovescia la scarsella) E qua c’è una crosta rimastami del­ (Dd William ¡Butler Yeats, abbiamo l’ultimo pranzo che ho avuto, ed a quanto pare: ultimo fino a domani. pubblicato, mei fascicoli! della vecchia serie della nostra Rivista, inumerose Ecco tutto ciò che possiedo al mondo, meno la pietra che ho raccolto per opere, che elenchiamo a guida del tirarla a quel cane che mi abbaiò dietro tanto tempo fa. (Prende la pietra lettore: N. 336, del 15 agosto 1940: dalla tasca e la fa rimbalzare sul palmo della mano) Nei bei tempi andati SULL’ACQUE TENEBROSE; N. 339, non tribolavo di certo per beccarmi un pranzo: andavo a letto con le del 1° ottobre 1940: VISIONI DI MAG­ GIO; N. 343, del 1° dicembre 1940: vecchie e corteggiavo le giovani! Mi ricordo quella volta che incontrai il LADY CATHLEBN; IN. 346, del 1° gen­ vecchio parroco e gli vendetti le tacchine del suo pollaio. Mi bastava il naio 1941: LA POVERELLA; N. 367, mio spirito, allora, per riempire lo stomaco, ma temo che se ne sia andato del 1° dicembre 1941: L’UNICORNO tutto il mio spirito; morto, con tante tribolazioni che mi è toccato di pas­ DALLE STELLE; N. 410, del 15 set­ tembre 1043: LA CLESSIDRA; L’AT­ sare! (Si ode di nuovo fuori scena chiocciare e gridare. La voce di) TRICE REGINA; IL MIRACOLO. Sibilla — Prendila! Guardala ’ì, sotto il cespuglio! Ma metti le mani W. B. Yeats nacque nel 1865, nei nelle ortiche, non, aver paura! (Si ode un chiocciare soffocato e uno strillo pressi 'di Dublino, da un pittore pre- prolungato). raffaellista. Nel 1923, gli venne asse­ gnato il 'Premio Nobel per la sua Il Viandante — A quanto pare c’è un pranzo per qualcuno. Se fosse per opera poetica e drammatica E’ morto me! Come fare per raddolcirla? Quella lì ha il cuore di pietra: anche se a Dublino, tre anni fa. tutti i Santi del Paradiso stessero a piedi nudi davanti a lei, certamente li ------:------47------WILLIAM BUTLER TEATS rimanderebbe ad un altro giorno. Ora non posso contare della carne sul coltello ; le persone fini non sono mica che su me stesso, e sul mio scilinguagnolo. (So-ppesa e ghiotte come i contadini o i mietitori! guarda la pietra) Ma so cosa farò: sarò pur capace di Giovanni — Già, già; fine o no, non ho mai visto una riuscire a cavarci un boccone. (Fa un balzo e agita la persona che non sia contenta di una bella scorpacciata pietra sopra la testa) E ora, Sibilla! Se non mi riuscirà di pancetta, se ha appetito. in un modo mi riuscirà in un altro: in un modo o nel­ Sibilla — Lasciami in pace; farò vedere ai Kermans l’altro me la caverò. Devo farcela. Il mio spirito contro cosa so fare. Ilo qualche cosa di meglio della pancetta: il mondo! un bel pezzo di prosciutto, messo da parte da tanto tempo, Gira gira mesta mesta proprio pensando che avremmo potuto averne bisogno. c’è del brodo (Vede il viandante e chiede) Chi c’è là? E’ un povero? per chi mesta Se è così lasciate questa casa, per favore. Non abbiamo mesta mesta. niente per voi. (Si alza ed apre la porta). Gira gira I l Viandante (si fa avanti) — Vi sbagliate, signora» cavo-io a me io non domando nulla. Sono più uso a dare che a chie­ brodo per te dere. Non sono mai stato in una casa una volta che non e pollo al figlio del Re. mi ci abbiano rivisto volentieri. Ti vorrei morto, vecchio mio. Sibilla — Però avete l’apparenza di un mendicante, Ti vorrei morto, vecchio mio. e se non chiedete l’elemosina, come vi guadagnate la Ti vorrei morto vita? nel pozzo dell’orto, Il Viandante — Se fossi un mendicante, signora, an­ per sposare il figlio del Re. drei da gente qualsiasi e non da graziosa gentildonna Giovanni (dal di fuori) — Portala dentro, presto; come voi, usa a trattare soltanto con gente altolocato portala dentro, Sibilla. Sarai in ritardo con il pranzo e nobile. per il Parroco. Sibilla — Bene, cosa volete? Se volete un boccon* Sibilla (c. s.) — Non puoi aspettare finché non le ho non posso darvelo, perchè verranno ospiti che mango- tirato il collo? (Entra Giovanni). ranno tutto. Giovanni — Oh, non sapevo che ci fosse qualcuno Il Viandante — Ho forse chiesto qualche cosa da in casa. mangiare? (Fa rimbalzare la pietra) Ho con me qualche Il Viandante — Sono arrivato in questo momento; cosa che vale molto di più che manzo o vitello, torte sono stanco morto: ho fatto tanta strada e sempre in di riso e socchi di farina. gran fretta da stamane. Sibilla — Che cos’è? Giovanni (guardando dentro le varie pentole) ■— Cerco I l Viandante (misteriosamente) — Chi me l’ha data se non ci sia qualche cosa per voi... non vedo gran che... non avrebbe piacere che lo svelassi. Forse c’è qualche cosa nella dispensa. (Prende la chiave Sibilla (a Giovanni) — Credi che sia uno che se la da un nascondiglio, apre la dispensa, ne trae una bot­ intenda con gli spiriti? tiglia, un osso di prosciutto e sta tagliandone un poco Giovanni — Tu ce l’hai sempre con gli spiriti da quando entra Sibilla, reggendo la gallina per il collo. quando Giovanni Mol-loy ha trovato la pentola nel muro. Giovanni lasqia cadere l’osso di prosciutto su una panca). Non vedo altro che una pietra, per mio conto. Sibilla — Presto, Giovanni, con tutto il tempo che I l Viandante — Cosa volete saperne, voi, che non hai perduto! Perchè non hai acchiappato la gallina avete ancora sperimentato le sue virtù? mentre razzolava nella polvere? Giovanni — Che miracoli può fare? Giovanni — Per la verità pensavo che una polla- Il Viandante — Può fare moltissime cose, ma quello strina sarebbe stata più tenera. che mi farà ora sarà una bella tazza di brodo per la Sibilla — E smettila con questa storia! Con tutte le mia colazione. spese che ho! La mia più bella gallina che ho nutrito Sibilla — Mi piacerebbe tanto avere una pietra che per cinque anni! Era già una buona ragione per tirarle facesse del brodo. il collo; ma non avrei mai pensato a separarmi da lei Il Viandante — Non ce l’ho che io al mondo, si­ se non fosse stato perchè s’era stancata di far uova gnora, e per di più non esiste altra pietra che abbia dalla scorsa Pasqua. questo potere: è incantata. Tutto ciò che vi chiedo, si­ Giovanni — Bene, bene, ma pensavo che avremmo gnora, è che mi prestiate una pentola con un po’ d’ac­ dovuto dare a Sua Eminenza qualche cosa di buono. qua dentro. Sibilla — Cosa importa l’età? Una gallina è sempre Sibilla — Ma con piacere. Giovanni, riempi la pen­ una gallina quando è in tavola. (Si siede per spennare tola piccola. (Giovanni riempie la pentola prendendo la gallina) Perchè poi i Kermans non hanno offerto loro l’acqua da una caldaia). il pranzo al Prete, come al solito? Cosa importa anche Il Viandante (mettendoci dentro il sasso) — Ecc® se gli è morto lo zio? E’ solo una scusa per buttarmi qua, tutto quel che resta da fare, è di mettere la pen­ addosso le spese del pranzo, ecco tutto. tola al fuoco a bollire; vedrete che razza di brodo Giovanni — Bene, bene; spero che avrai un buon berrò. pezzo di pancetta da mettere in pentola con la gal­ Sibilla — E non ci mettete dentro nient altro? lina, no? Il Viandante — Niente. Ma forse soltanto, aspet­ Sibilla — Non mi seccare. Le persone altolocate, tate, un ciuffetto di qualche erba; proprio perchè - non come il Parroco, non desiderano che sentire il sapore si sa mai con gli incantesimi - che alle volte Fincati- LA PIETRA DEL MIRACOLO tesimo non si liquefi nell’acqua. Avete per caso un po’ Sibilla — Sarebbe di grande aiuto una pietra come di prezzemolo che sia stato tagliato con un coltello dal quella. (Ha finito di spennare la gallina che tiene in manico nero? grembo). Sibilla — No, purtroppo, non ho niente di tutto ciò Il Viandante —■ Ma poi c’è un’altra cosa che può fare, in casa. signora, da quando è in mani cattoliche. Se la mettete in Il Viandante —• Ma avrete forse dei semi di finoechio una pentola di venerdì insieme a un pezzetto di carne raccolti quando il vento soffia dal nord? della più bianca che potrete trovare in Irlanda, vi diventa Sibilla — No, malauguratamente no, non ce n’è in casa. nera di punto in bianco; ma nera, dico. Il Viandante — Neanche una foglia d’alloro avete? Sibilla — E’ proprio un miracolo. Devo dirlo a Padre Giovanni — Ma si che ce n’è una siepe. Vado e torno Giovanni. •on quanto ne volete. Il Viandante — Ma se mettete un po’ di carne insieme Il Viandante — Oh, non vi preoccupate; è più che alla pietra un qualsiasi altro giorno della settimana, al­ «nfficente che quelle foglie siano nelle vicinanze. (In­ lora invece di nuocere non farà che bene. Guardate tanto prende una bella manciata di cipolle e una di adesso, signora, metterò per un minuto quella bella gal­ cavolo di sopra la tavola e le getta nella pentola). lina ohe avete in grembo nella pentola, e così vedrete. Sibilla — Ma dove mai avete pescato quella pietra? (Prende la gallina e la getta nella pentola). Il Viandante — E’ andata così: me ne andavo, un gior­ Giovanni (sarcastico) — E’ una vera fortuna che non no, per la campagna con un bel cane da caccia; ad un sia venerdì! certo momento quello si mette a inseguire una lepre, éd Sibilla — Fammi il piacere di 6tar tranquillo, Gio­ io dietro. Corri corri, si arriva infine a una cava di pietre vanni, e non interrompere la conversazione altrimenti ti dove c’erano alcuni cespugli secchi di ginestre, e lì ti ritroverai con un bozzo in testa grande come una mela. trovo il mio cane seduto comodamente, che trema tutto Giovanni — Bene, non diarò più nulla. e seduto davanti a lui un omettino tutto raggrinzito che Il Viandante — Mi capita qualche volta di passare di si stava togliendo una pelliccia di pelli di lepre. (Cerca qua il venerdì; porterò un bel pezzetto di montone, e con lo sguardo l’osso di prosciutto) Per favore datemi un po’ di petto di tacchino, così vedrete se non si ridurrà per un momento un salmone affumicato giusto da rime­ peggio di una manciata di fango. stare la pentola... (Prende l’osso di prosciutto e lo mette Sibilla (alzandosi) —- Fatemi togliere la gallina, ora. in pentola)., Il Viandante — No, ferma, finché non vi aiuto io, si­ Giovanni — Oh, l’osso di prosciutto! gnora! potreste scottarvi le mani. In un minuto ve la I l Viandante — Non ho detto osso di prosciutto, ho mostrerò bianca quanto la vostra pelle, così delicata che detto pelliccia di pelli di lepre. non si sa se prevalgano le rose o i gigli. Non avete mai Sibilla — Tieni la lingua a casa, Giovanni, se stai di­ sentito cosa cantavano i giovanotti dopo che il vostro ventando sordo. matrimonio gli aveva tolto tutte le speranze? Natural­ Il Viandante (mescolando nella pentola con l’osso di mente quelli che ancora avevano un filo di voce mal­ prosciutto) — Bene, allora come vi stavo dicendo, quel­ grado le lacrime, oppure che non fossero del tutto fuori l’omino se ne stava lì seduto bello bello, piccolo piccolo di senno per aver troppo bevuto per consolarsi e non e grinzo grinzo come una noce, e un momento dopo me perdere il senno, causa la vostra mancanza? (Sibilla si lo vedo che pareva avesse la testa nelle stelle. Figuratevi siede di nuovo compiacente). la mia paura. Sibilla — Fecero proprio come dite? Sibilla — Non me ne meraviglio di sicuro. Il Viandante — Certo che lo fecero, signora, e usa­ Il Viandante — Allora, egli tolse dalla tasca del suo vano cantare questa canzone: cappotto, la piccola pietra, quella che porto sempre con Filomena ti ho ascoltata spesso me e che avete visto, e me la mostrò. « Porta via quel novellare presso il salice piangente. cane» dice, «e ti darò questa pietra; e ogni volta che Ma no, non è questa; che strana cosa la memoria: vorrai un buon sorso (^i brodo, o un intingolo, oppure E’ stato al ballo del villaggio un bicchiere di grappa di quella buona; non hai da far che l’ho vista per la prima volta. altro che metterla in una pentola con un goccio d’acqua Neanche; ah, adesso ce l’ho: e rimestare e ti troverai davanti bell’e pronto quello che desideri. Ahi! Rosetta, aih! Rosetta, Sibilla — Grappa! Anche grappa può fare? tu m’hai rubato il cuore, Il Viandante — Certamente, signora; e vino del mi­ un altro ti ha già presa, gliore. e mi muoio d’amore. Sibilla — Lasciatemi guardare cosa succede ora. (Si Sibilla — Perchè mi chiamavano Rosetta? china per guardare nella pentola). Il Viandante — E perchè non avrebbero dovuto? Vi I l Viandante — Non guardate se avete cara l’anima sarebbe piaciuto che mettessero il nome vero in una vostra; e poi potrebbe portare sfortuna a chi la guarda canzone perchè il vostro uomo fosse pronto a romper la mentre bolle. Bisogna mettere un coperchio sulla pentola, testa a ognuno che incontrava per la strada e vi guar­ oppure è necessario colorire l’acqua in qualche modo. dasse? Datemi, per favore, un pugno di farina. (Sibilla gli porge Sibilla — Forse è così. un piatto colmo di farina; egli ne getta una manciata Il Viandante — Proprio io mi trovavo a esser vicino nella pentola). a colui che scrisse la canzone, e c’era da sentirei spez­ Giovanni — E’ proprio un uomo pieno di risorse. zare il cuore a vederlo scrivere con un pezzo di matita WILLIAM BUTLER TEATS de] falegname, piangendo, oh, piangendo con le lagrime eccetto forse una cosa... (Ha Varia depressa) Ora che ci che gli rigavano il viso; e scriveva: penso, c’è proprio una ragione perchè io mi separri dal Ahi! Rosetta, ahi! Rosetta, mio talismano. è un altro che si è presa, Sibilla (ansiosa) — Quale? la tua ghirlanda bella I l Viandante — Qualcuno mi ha proprio gettato il ma­ e a me che cosa resta? locchio signora, perchè ogni volta che tento di conser­ Solo morir d’amore. vare una pentolina per farci il brodo, non mi piace - ca­ (Sibilla prende una forchetta e si alza per togliere la pirete - dover sempre chiedere favori agli amici, doman­ gallina dalla pentola. Il viandante le ferma la mano a dandone una in prestito; in qualsiasi modo io riesca a metà strada e continua imperterrito) : avere una pentola, non mi riesce mai di conservarla. Ahi! Rosetta, ahi! Rosetta, Proprio il malocchio, vi dico. Avrei avuto tutto il diritto niente altro ora mi resta di chiederne una al mio vecchietto, quello della pietra. che bevere un bicchiere, All’ultima che ho comperato poi, bruciò il fondo mentre •sì, bevere un bicchiere davo una mano a un mio amico, padrone di un bar; con accanto del mio amore! quella che avevo prima, mi accadde che la nascosi sotto (Sibilla si alza di nuovo a metà. Il viandante posa la un cespuglio, ma alcuni bambini si sognarono di andare mano sulla sua mano). alla ricerca del tesoro nascosto e non trovarono che gusci Il Viandante — Aspettate fin che udrete la fine. d’uova, però si portarono ugualmente via la mia pentola. (Canta): Ahi! Rosetta, ahi! Rosetta, Un’altra ancora poi... nove notti ho vegliato, Sibilla — Prestatemi questa pietra, e vi garantisco che nove notti ho dormito, a me le pentole dureranno di certo... aspettate che voglio nove notti ho chiamato, offrirvi qualche cosa in cambio... nove notti ho fischialo, Il Viandante (a parte) — Sarà meglio che non perda sotto la tua finestra tempo a contrattare; il Prete potrebbe arrivare da un per addolcirti il cuore, momento all’altro. (Si alza) Bene, signora, mi spiace, ma tutto invano invano ma non posso accontentarvi. (Va alla porta, si fa schermo ed io muoio d’amore. con la mano e guarda fuori, poi si volta improvvisamente) (Ripete il verso, mentre Sibilla lo accompagna a Non ho tempo da perdere, signora, devo andare. (Va alla mezza voce battendo il tempo con la forchetta). tavola e prende il suo cappello) Bene signora, che cosa Sibilla (a Giovanni) — L’ho sempre saputo che ero mi offrite? troppo bella per te. (Continua a canticchiare sottovoce). Giovanni — Potreste lasciarla un giorno in prova, no? Giovanni — Bene, bene, quello lì sa il fatto suo; l’ha Il Viandante (a Giovanni) — Oh, non credo che mi addirittura incantata. sarà possibile passare di nuovo da queste parti. (A Sibilla) Sibilla (improvvisamente ritornando in sè) — Non Bene, signora, giacché siete stata così gentile, per rico­ avete ancora tolto la gallina dalla pentola? noscenza del vostro buon trattamento, non vi domanderò Il Viandante (tirandola fuori e dando una buona ri­ nulla in cambio. Ecco là: è per voi e possa il Cielo mescolata nella pentola con la stessa gallina) — L’ho concedervi una lunghissima vita per poter sfruttare il tolta signora. Eccola là. (Prende la gallina e' la pone suo potere. Prenderò soltanto un boccone giusto per la sulla tavola). mia cena, se per caso non arrivassi in città prima di Giovanni — Come va questo brodo? notte. (Prende la gallina) E spero non mi rifiuterete Il Viandante (assaggiando con un cucchiaio) — Eccel­ una goccia di acquavite, poiché d’ora innanzi potrete lente. Riesce sempre eccellente. farne a volontà con questa qui. (Accenna alla pietra e Sibilla — Fatemelo assaggiare. prende la bottiglia). Il Viandante (ritira la pentola dal fuoco e nasconde Giovanni — Ve la meritate, ve la meritate! Siete un Posso di prosciutto dietro la schiena e declama) — Da­ un uomo straordinario. E non dimenticatevi il salmone! temi del vasellame affinchè io possa versarne un sorso a Il Viandante — Eccolo qua! (Dà una manata sulla questa creatura del cielo. (Giovanni gli porge un porta­ tasca ed esce. Giovanni lo segue). uovo che il viandante riemme e po^ge a Sibilla. Poi Sibilla (guardando la pietra nel cavo della mano) •— Giovanni gli dà una tazza che egli riempie versando il Brodo del migliore, stufato, acquavite, vino genuino, brodo in una terrina che si trova sulla tavola e bevendo­ ha detto! E la gente che verrà a vedere il miracolo, ne qualche sorso. Sibilla soffia sul suo brodo e lo annusa). ipoi! Diventerò ricca come un Nababbo, prima di Sibilla — Certamente uà un huon odore. (Assag­ morire! (Rientra Giovanni) Dove sei stato Giovanni? giando) E’ buono. Oh, darei tutto al mondo per avere Giovanni — Sono uscito espressamente per stringergli la pietra che l’ha fatto! la mano. E’ un uomo proprio straordinario! Il Viandante — Il mondo intero non potrebbe com­ Sibilla — Lo è davvero! perarla, signora. Se avessi avuto l’intenzione di venderla Giovanni — Ma il più bello è che il Prete sta ar­ avrei potuto cederla al Governatore che mi voleva dare rivando ! in cambio il Castello di Dublino e tutto quello che c’è FINE dentro, molto ma molto tempo fa. Sibilla — Ma, come potrei convincervi a cedermela? Questa commedia non può essere rappresentata, ristam­ pata, messa in onda alla radio, sceneggiata per il cine­ Il Viandante (bevendo delValtro brodo) — Tutte le matografo. L’autore ne ha tutti i diritti. Schiarimenti in ricchezze del mondo non mi indurrebbero a disfarmene proposito può dare solo la direzione di « Il Dramma ». intercalare di delicata saggezza e di un lacrimoso senso della vita. 10 l'ho trovata incantevole ». Su quest'opera di Saroyan i cri­ tici avranno ancora da discutere. E noi passiamo ad altro. Il 19 febbraio è stata rappresentata al Criterium Theatre una commedia re; spesso affiora quel tono lacri­ dell’autore inglese Warren Che- moso che altro non è che re­ tham-Strode: The Guinea-pig (;< Il torica. E tutto ciò annoia come po­ porcellino d’india »), nella quale si La vita teatrale londinese con­ trebbero annoiare le confidenze agita, con grande misura, il pro­ tinua a ritmo p.eno. Mone novi­ non richieste di un ubriaco. blema dell'educazione della gio­ tà da segnalare questa volta, di Peter Glenville si sforza di crea­ ventù. E' bastato tuttavia questo as­ cui almeno due di grande inte­ re un'atmosfera che non esiste e sunto programmatico per tarpare resse e di importanza notevolis­ gli attori, in complesso buoni, fan­ le ali ed imporre limiti onerosi allo sima: un'opera di Saroyan e una no di tutto per colpire la fantasia sviluppo dell'azione. In sostanza, dell'irlandese Sean O' Casey. In­ del pubblico e per riprodurre il una commedia costruita bene, ma torno ad esse, a concludere il linguaggio della costa del Pacifico. di non eccessivo rilievo. quadro dell'attività di questi due Fatica, in fondo, inutile. E non mi La stessa cosa, suppergiù, po­ ultimi mesi, una serie di rappre­ si venga a parlare di Cekov. come trebbe dirsi per , la sentazioni di commedie nuove che alcuni fecero durante l'intervalln ». corr^nedia che diede origine ad un hanno occupato intensamente i Di diverso parere è Simon Har- noto film di Katherine Hepburn, critici britannici. Per non parlare, court Smith, il critico di « Tribune »: proiettato anni fa in Italia con il poi, delle riprese, e delia stagione « Confesso che non ho molta sim­ titolo di Palcoscenico. « Sullo shakespeariana, al « Wmter Gar­ patìa per le commedie che hanno schermo —■ afferma Harcourt Smith den », diretta da un uomo di tea­ del sentimento sulle prostitute che — ia storia poteva reggersi, ma in tro dei più consci e attenti, Donald si redimono. Tali emotivi esercizi teatro i suoi artifici ti fanno l’ef­ Wolfit: egli ha finora messo m sono adatti piuttosto a tempi meno fetto di bagatelle insignificanti: e scena l'Otello e il Cymbeline, ot­ disgraziati del nostro. Ma debbo ciò non può non sorprendere se si tenendo per entrambi un successo. dire che Margaret Johnston riesce pensa che sono dovuti all'abile E cominciamo ora con l'opera di a creare un bell'alone di simpatia penna di Kaufman e della Ferber ». Saroyan, The time oi your lite (« Il intorno al .personaggio di Kitty Du- A rialzare il tono delTattività lon­ tempo della vita »), rappresentata al val. Kitty appartiene alla vecchia dinese è giunta, il 26 febbraio allo LyriC Theatre il 16 febbraio. Assai tradizione del teatro francese del­ « Embassy », l'ottima opera di Sean severo nel giudicarla è stato Phi­ l'Ottocento, quel teatro che amava O' Cashey (1), Red loses ior me lip Hope-Wallace, che sul « Time illeggiadrire ed esaltare il vizio. La (« Rose rosse per me »), che ha co­ and Tide » così ha scritto: « Saroyan signorina Johnston evita molto a- stituito un vero e proprio avveni­ possiede, e spesso riesce ad espri­ bilmente e con grazia questo osta­ mento letterario e teatrale. La cri­ mere, un incantevole, fanciullesco colo, facendo di Kitty un incante­ tica ne è rimasta conquistata ed en­ senso del ridicolo: egli sa far leva vole personaggio nel quale Io svi­ tusiasta. Il « Times », nella sua det­ sul sentimento quasi consideran­ luppo drammatico sia stato come tagliata recensione, ha scritto: « O’ dolo come una nostalgica inclina­ impedito e troncato a mezzo. E, in Casey scrive con una superba zione dell'artista. Ma è doveroso verità, questo è proprio il tema « vis » elisabettiana, usando il lin­ aggiungere che egli anche possie­ fondamentale di tutto il lavoro. E’ guaggio della Bibbia, il linguag­ de un corposo umor faceto e, all'e­ uno studio, in differenti e mutevoli gio deile vie di Dublino e il lin­ stremo opposto, una scoperta e gradi, di sviluppo drammatico tron­ guaggio dei poeti irlandesi e pie­ sfacciata tendenza per i toni lacri­ cato a mezzo. Harry il maniscalco, gandolo di volta in volta a fini co­ mosi. Per conto mio non sono iper­ Dudley, Willie, Nick, Krupp il po­ mici e tragici, imprimendogli un sensibile a queste cose, nè intendo liziotto, e soprattutto il patetico ritmo che è tutto suo peculiare. sdegnosamente rifiutarle, ma fatto Tom (magnificamente interpretato Uno degli squisiti godimenti che si è che parecchie volte quel dol­ da Arthur Sager) verrebbero tutti questa sua nuova opera offre, qual­ ciastro indefinibile della commedia cons:derati personaggi « fiacchi » cosa che la solleva nettamente dal mi ha allegato i denti. Mi sentivo qui da noi. Gli è che Saroyan vuol livello della produzione media, è a disagio, laddove generalmente, creare attraverso essi un'allegoria 11 dialogo, che non è cop.a pede­ una volta dentro il teatro, riesco a dell'America. stre della vita, bensì riesce a co­ mandar giù qualsiasi vecchia rifrit­ Joe, il ricco filosofo ubriacone, municarci non soltanto ciò che gli tura: la purità d'animo delle pro­ nella cui parte Walter Crisham uomini dicono ma, soprattutto, ciò stitute, la fatale infelicità del ric­ forn-'sce un'interpretazione non me­ che pensano, e a portare alla luce co, il come ed il perche felicità e no sodd'^facente d’ quella della si­ ciò che di esaltabile e di disprez­ fortuna non vanno mai d'accordo, e gnorina Johnston, è un altro bel to­ zabile vi è nella qualità del loro così via. Questa retorica masche­ mo. Egli è stato a Pariqi, forse non pensiero. Un altro squisito godi­ rata da filosofia, questi bolsi moti­ p:ù d’ un mese, e a Città del Mes- mento è quello di osservare con vi che costituiscono il bagaglio di s’co. E', per c;ò stesso, la Saggezza quanta facilità il suo umorismo e W. H. Davies, debbono avere molta in persona. Tutto quell'esuberante la sua tragicità, i suoi canti e per­ presa su gente supereccitabile co­ ott-im’smo americano che è in lui, sino le sue danze dominino e su­ me gli Americani, che sono cont’i- lo siringe a fare una cosa sola, a perino il tema che si è proposto. nuamente torturati dal timore del- ch-'edere ancora champagne. L'o­ E’ una umilissima storia, la sto­ l'insuccesso. In realtà qui dentro pera è Qualcosa di più di un Duro ria di un lavoratore irlandese, il ogni cosa è informe e senza vigo­ concetto filosofico o di un infinito cui idealismo sociale è più forte ------51------dell'amore per le donne e dell'a­ more per la stessa vita. Egli sa­ crifica coraggiosamente la sua vita in uno sciopero fatto per ottenere uno scellino di più alla settimana, perchè, come dirà poi la ragazza che lo ha amato ma che è stata ge­ losa del suo fanatismo, « forse egli vide in quello scellino l’auspicio di un mondo nuovo ». O' Casey prepara l'esaltazione finale dello scioperante con una difficilissima scena sui moli di Dublino. In tutto quel guazzabuglio di gente che si è radunata nelle strade come una corrente in uno specchio d'acqua stagnante, egli fa capitare un vi­ cario protestatne, che se ne allon­ tana contrariato e mormora: « Ci sono cose qui alle quali io non oso più pensare ». Ma quando il giovane scioperante viene fra que­ sta gente e parla dello scellino come del primo passo di una lunga marcia, e delle sue speranze su ciò che potrà esserci alla fine della marcia, noi assistiamo ad una tra­ sfigurazione di Dublino, in cui la colonna di Nelson acquista una eterea bellezza e le fioraie danza­ no, ricordando i sogni della loro gioventù, al suono del violino d’un mendicante. Senza dubbio la scena (Disegno originale di Enzo Fratelli) avrebbe potuto essere rappresen­ tata meglio, ma, cosi com'è, è suf­ ficientemente ben fatta per assicu­ rarci che O' Casey, nell'affrontare gli stessi pericoli dinanzi ai quali egli dovette soccombere in Within thè gates (« Dentro i cancelli »), ha questa volta trionfato. E non è un piccolo trionfo, poiché il suo dia­ è ormai una delle commedie di maggiore successo in Inghilterra, America, logo, nonostante che abbia la for­ Francia e Italia. Anche da noi, dove fu recitata in lingua originale, dalla ma della prosa, riporta in teatro prima Compagnia dett’Ensa, al Teatro Argentina, dopo la liberazione di quella poesia che era andata per­ duta. La tensione emotiva dell'ul- Roma. Successivamente, nella versione italiana, è stata recitata a Roma •tima scena non è che la naturale dalla Compagnia Morelli-Stoppa, ed ora a Milano, al Teatro Nuovo, dagli conseguenza di questo trionfo del­ stessi attori. Il lettore è stato informato dopo la prima rappresentazione la sensibilità e dell'immaginazione. italiana, e presto potrà leggere il testo in uno dei prossimi fascicoli della Gli attori sono irlandesi, ad ec­ nostra rivista. Ne è autore Noel Coward, e per quante commedie questo fe­ cezione di Tristan Rawson, il vi­ condissimo autore abbia scritto (e ve ne sono di piacevolissime) nessuna cario protestante: sono tutti bravi. ha avuto un successo così immediato e tanta popolarità come Spirito allegro Kieron O' Hanraham sa dar rilievo (Blithe Spirit). La commedia è del 1941 e l’autore la scrisse in pochissimi all'affabilità, all'onestà ed all'ardo­ giorni, durante uno sfollamento nel Wales, avendo avuto distrutta da un re visionario dell'idealistico terraz­ ziere. Maureen Pook fa dell'amore bombardamento la sua casa di Londra.Noel Coward, è risaputo, è un attore della donna un sentimento rigido fra i migliori della scena inglese, ed anche capocomico ; incluse perdo la e chiuso che detesta tutto ciò che sua commedia nel giro del « Play Parade ». Ma le rappresentazioni di que. gli si para dinanzi e lo frastorna, sta commedia sono moltissime, ed ebbero inizio il 16 giugno 1941 all’Opera ma sa far sentire che è amore House di Manchester. Da questa città la Compagnia passò a Londra al vero ». i. s- Piccadilly Theatre, dove fu ininterrottamente replicata fino al giugno 1942. (1) Questo autore è conosciuto in Si cambiò teatro, ma si continuarono le rappresentazioni: al St. James Italia per il suo dramma La spia, prima e poi al Duchess, dove le recite continuano ancora oggi. Siamo rappresentato al Teatro delle Arti, di­ retto da Anton Giulio Bragaglia. Nel (è bene ricordarlo) al 1946. Tutte le Compagnie di prosa britanniche, dalle fascicolo 397, 1° marzo 1943, vecchia primarie alle secondarie, hanno in repertorio questa commedia. In Ame­ serie di « Il Dramma », abbiamo pub­ rica, questa commedia, realizzata e diretta dia John C. Wilson, ha tenuto blicato 'la commedia, nella versione di Vinicio Marinucci. La commedia è il cartellone per due stagioni consecutive. A Chicago è stata rappresentata anche preceduta da un’ampia nota per quattordici settimane e trentacinque settimane in altre città degli Stati informativa sulla vita e le opere di Sean O’ Casey. Uniti. E’ già stato fatto un film in technicolor, diretto da David Lean. ★ Alla « Comédie Française » è volte volgare... Disgraziatamente stata ripresa Britannicus nella mes­ egli sente troppo spesso il bisogno sa in scena di Julien Bertheau. « Il di esteriorizzare, e mentre in alcune pubbLco — d.ce Fol Gaillard — ha scene s'impone con una trag.ca po­ chiamato alla ribalta otto o nove tenza, sincerità e sobrietà, nell'ul­ volte gli attori. In verità, sarebbe timo atto, invece, nella scena della stato preferibile più entusiasmo in­ collera e del pianto di Agrippina, teriore, e meno applausi durante la alle esortazioni di Burrhus e ie inti­ rappresentazione: una tragedia non mazioni di Narciso, egli moltiplica è un'operetta di cui si possa impu­ i suoi giochi di fisionomia ed i nemente interrompere l'azione per cia, fa comprendere il desiderio gesti superflui. Anche la bne di applaudire dei duetti ben riusciti, appassionato di Nerone per lei. Ed questo atto diventa grottesco: Nar­ ma richiede una tensione costante, i in seguito, per non citare che l'es­ ciso grida sempre più forte a Ne­ a volte drammatica ed a volte este­ senziale, la famosa scena detta rone il disprezzo che per lui pro­ tica, che nulla deve turbare. Il re­ « della tappezzeria » con le impo­ vano coloro che disapprovano le gista ha d'altronde capito bene nenti ombre sul muro, il grande sue passioni, ed ogni frase fa indie­ questo ed ha fatto chiudere il sipa­ colloquio fra Agrippina e suo fi­ treggiare l'imperatore contro il rio una sola volta. E forse anche glio, la narrazione tragica dell'as­ muro e lo fa girare attorno alla questa di troppo. Ciò potrebbe rap­ sassinio nel sanguinante tramonto, stanza, con degli atteggiamenti iste­ presentare un inconveniente, giac­ e la mirabile bue del crepuscolo. rici e di vero cattivo gusto. Ma ché molte cose succedono negli Tutto questo forma un bellissimo anche con questi difetti, la rappre­ intervalli di Britannicus: la trage­ spettacolo, fedele a Racine, per il sentazione ha conservato la sua dia continua in conciliaboli segreti quale si deve ringraziare viva­ grande bellezza. Questa prima ri­ ed in intrighi drammatici e noi per­ mente Roger Dornès e Julien Ber­ presa, in Francia, di una tragedia diamo molto trascurandoli. Ma i theau. Disgraziatamente l'interpre­ classica dopo un così lungo tempo, cambiamenti rapidissimi di luci, le tazione non è alla stessa altezza: con quattro attori nuovi del gene­ suonerie del palazzo, gli sposta­ la compagnia della « Comédie » non re, è di buon augurio. menti delle guardie di cui Julien possiede evidentemente degli at­ Bertheau ha riempito gli intervalli, tori tragici ed occorrerà, quindi, Sempre alla « Comédie » è stata bastano a darci la nettissima im­ che essa scelga fra i tanti bravi ripresa La carrozza del Santo Sa­ pressione del tempo trascorso e attori rivelatisi in Francia in questo cramento. « La commedia appare al­ della progressività del dramma: si campo, negli ultimi tempi. Renée quanto anodina dopo Britannicus, e è portato innanzi di ore ed il nuovo Faure, Louise Conte, Julien Ber­ Clairond non ha forse avuto torto, momento dell'azione è precisato theau, nei rispettivi personaggi di malgrado la verosimiglianza, a dare senza che il passaggio ci abbia Junie, Albine, Narciso, si staccano al vme-re un saporoso accento spa­ distratti. però dagli altri: essi vivono il loro gnolo che gli altri personaggi, chis­ L'atmosfera tragica è stata splen­ personaggio e traducono tutte le sà perchè, non hanno. La commedia didamente creata dalle bellissime intenzioni del testo con semplicità, satirica, un po' lenta soprattutto scene di Roger Dornès: un vesti­ potenza e poesia, stando sempre su neU'interpretazione, ne è stata, pe­ bolo immenso ed altissimo che si un livello tragico. Pierre Gallon di­ rò, tutta ringagliardita ». apre su di una terrazza da cui si mostra dell'ardore nel personaggio Ai « Théâtre Odèon » è stata domina Roma e, nello stesso tempo, di Britannicus ed il suo giovane ripresa la commeda Paquebot lena- un'anticamera chiusa fra due ap­ viso tormentato esprime molto city di Charles Vildrac. « Questa partamenti e quasi segreta che, bene la solitudine ed il suo bisogno commedia rimane una delle raris­ all'occorrenza, si può chiudere con d'amore, la sua disperazione quan­ sime accessibili a tutti, pur appar­ delle inferriate. I personaggi vi do Junie le viene portata via, la tenendo ad una qualità letteraria e appaiono talvolta più grandi di sua ambizione troppo credula, la drammatica delle più fini. Tutti i quanto siano in realtà, e nello stes­ sua debolezza dinnanzi ad un de­ personaggi agiscono con assoluta so tempo quasi schiacciati dalla stino più grande di lui. Egli tutta­ sincerità; un po' convenzionali, maestà nefasta di quel palazzo im­ via, manca di una certa grandezza senza dubbio, ma solo per quel periale generatore e complice di come Louis Seigner che interpreta tanto perchè possano divenire dei tanti crimini. Si capisce subito che il personaggio Burrhus con molta intelligenza, ma in maniera troppo tipi. Il loro linguaggio è quello qui le passioni non conoscono fre­ della vita, un linguaggio di operai no, perpetuamente ravvivate dalla fiacca. Henriette Barreau, al con­ trario, grida troppo nella parte di e di donne del popolo, ma senza febbre del potere assoluto sempre alcuna volgarità; un buon linguag­ sensibile, e dal desiderio feroce di Agrippina: si preferirebbe vederla più indignata e meno eccitata e, gio popolai e, sano e forte, ncco di conservarlo o di conquistarlo. In risonanze, che riesce meravigliosa­ questo quadro, tutte le scene pro­ soprattutto, più abile e più padrona mente a destare nello spettatore ducono un effetto affascinante: di sé, così come lo è nella grande l'emozione ed il sorriso. Una pro­ Agrippina vi appare più sola e più scena del quarto atto. L'interpreta­ fonda poesia si sprigiona da questi abbandonata che mai quando espo­ zione di Jean Chevrier nella parte quattro quadri in cui è raccontata ne i suoi.timori gelosi dinanzi alla di Nerone è, a volte ricca, ed a la banale istoria di Ségard, Bastien porta del figlio, nell'oscurità che volte irritante: egli rende molto e Thérèse, la poesia dei porti, delle cade da quei grandi muri rischia­ bene la natura ancora mal formata evasioni verso l'avventura e la li­ rati soltanto da qualche torcia; l’ar­ del mostro nascente, i suo vizi, le bertà, la poesia dell'amore segreto, rivo di Junie, qualche ora dopo la sue ultime esitazioni dinnanzi all'o­ la poesia amara delle rassegnazioni confessione di Nerone a Narciso, pinione dei Romani, il suo orgoglio, disperate... L'interpretazione è stata è un'altra scena mirabile: la sua la sua crudeltà, la sua cautela, l'o­ scadente, tuttavia Paquebot iena- bellezza, illuminata improvvisa­ dio ch'egli nutre per la madre, il city rimane una delle più belle ope­ mente dalla cruda luce di una tor- suo fisico a volte imponente ed a re che siano state rappresentate ». ------;------53------liberazione, una fanciulla segreta- mente amata. Non basta. Martino NEL PROSSIMO FASCICOLO Solas dà così il suo nome al fi­ glio d’un patriota caduto, dopo di che muore, per giunta, al « sì » davanti all’altare... Come vedete, Greppi ed Achille, han pensato pro­ prio ad ogni cosa, mentre la regìa a C’E GLORIA PER TUTTI - Com­ media in tre atti di Antonio Greppi ha provveduto, dal canto suo, alla e Giuseppe Achille. (Compagnia Rug­ musica, in sottofondo, di canti alpini. gero Kuggeri; Teatro Cangnano di E non potevano mancare, quindi, la Torino, XI marzo 1946). sparatoria dei partigiani; la suora Approvazioui e disapprovazioni, che parla di Dio e persino la neve suddivisi ili egual misura, contrasse­ che, nell’ultimo quadro, porta dal­ gnano generalmente la prima d’un’o- l’inferriata un soffio di poesia nel pera discutibile. Ma questo dramma carcere. Ma agli autori è sfuggito ap­ di Greppi e Achilie G è gloria per punto lo straordinario potere che ha tutti è tallito, anche se i battimani, la poesia nel teatro di tramutare la tra i dissensi, sono stati nutriti; e convenzione in arte, sicché essa è forse appunto per questo, perchè rimasta a mezz’aria a sogghignare, ¡’applauso è andato soltanto atte in­ invano chiamata dai personaggi alla tenzioni degli autori, mentre l'opera ribalta. E in noi non v’era che un in sè stessa è povera e sterile, inu­ senso di pena: ci toccavano qualcosa tile, mai congegnata e mai condotta. di sacro che diveniva, lassù, fra lo Del resto non è facile poter raccon­ quinte, grottesco. Cose vive parevano tare dal palcoscenico, sia pure attra­ morte nel gelo di un’opera senz’ani­ verso un episodio, fatti reali della ma, i personaggi dei manichini. guerra di liberazione — la scena non Gli attori, era evidente, non ave­ A R S E N I C O può essere cronaca e neppure docu­ vano creduto precedentemente nel­ mento — quando la passione delle l’opera (e non l’avrebbero potuto arqare recenti vicende è ancora in davvero) e non hanno potuto perciò noi, cosa nostra ed intima, cruda realizzarla nè per essi nè per noi, realtà vissuta giorno per giorno, sen­ se si fa eccezione per l’arte di Rug­ za aver acquisito ancora toni di leg­ gero Ruggeri. Massimo Rcndiiia E V E C C H I genda. Semmai nel dramma ideato La prima rappresentazione nel non vi doveva essere il personaggio predominante ma il clima — l'attesa, Nord, di Spirito allegro di Noèl l’ansia, opprimenti, sino al giorno Coward, è avvenuta la sera del delPinsurrezione ; il sospetto ed il 26 marzo, al Teatro Nuovo di Mi­ tradimento; il tormento del gapista lano, da parte della Compagnia Mo­ MERLETTI relli-Stoppa, e la partecipazione di che deve far sua la legge, quasi Dina Galli. La commedia ha otte­ Tre a iti e quattro quadri di un’investitura — e dal clima doveva­ no scaturire vivi i personaggi. nuto il più vivo successo, con insi­ Preoccupazione degli autori è sta­ stenti chiamate ad ogni atto. JOSEPH KESSELRIHG ta, invece, la storia, la costruzione del La stessa seira del 26 marzo, al Versione di VINICIO MARINUCCI personaggio, Martino Solàs, che do­ Teatro Olimpia di Milano, la Com­ vrebbe dominare il dramma e com­ pagnia « Spettacoli Effe » ha ripreso ★ muovere; storia dell’umile gregario la commedia di F. Crommelynck : ARSENICO E VECCHI MERLETTI, nono- del comitato di resistenza, professore Le cocu magnìfique, riascoltata con stante i ventisei cadaveri che giostrano in di ginnàsio timido e goffo, il quale, curiosità ed intenso interesse. Il riferimento ed in effetti negli ingranaggi catturato dai fascisti, vuole morire dramma della bellezza femminile che del suo congegno di alta precisione, non potrà mai essere definita una « farsa ma­ per non rinunciare ad essere eroe, e non riesce ad essere contemplata sen­ cabra ». I corpi che le adorabili ziette ed non diviene, nel teatro, che romanti­ za destare il torbido desiderio del il furente nipote si palleggiano come in co, freddo e privo di vita. Attorno a (possesso, la gelosia maritale che una partita di rugby, infatti, sono così tea­ questo nucleo, gli autori non hanno cerca per placarsi la certezza del tralmente funzionali per un fine di comicità che nessuno può avvertire in essi una qual­ saputo rinunciare a fatti e persone tradimento, la convinzione ossessio­ siasi, disturbante presenza di materialità: d’una banalità scostante, ai luoghi nante che vero tradimento non c’è puro cartone, che si lancia e si rilancia comuni — che avrebbero, forse, vo­ senza la colpevolezza segreta sono con un piacere di natura puramente moto­ l’amaro spirito del singolare lavoro ria e privo di qualsivoglia allarme, come i luto essere semplicità e poesia — ma finti polli arrosto nelle « scene comiche fi­ che hanno, invece, dominio asso­ inscenato con l’accorta regìa di Mario nali ». Ed ecco perchè la minima suscetti­ luto .sull’azione e sul dialogo. Si va Chiari, ed accolto con applausi a bilità al riguardo sarebbe indice innanzi così, in un meccanismo artificioso, scena aperta e numerosissime chia­ tutto di incomprensione. dalla tipografia clandestina, all’arre­ mate del pubblico che gremiva il Come SPIRITO 1A1LLEGRO, la commedia è teatro. Manifestazioni vivissime di una di quelle che « Hanno aiutato gli alleati sto, al carcere con i « tipi » delineati a vincere la guerra ». Cinque anni di re­ dello scettico, del borsaiuolo, del­ plauso specialmente al Besozzi, de­ pliche ininterrotte a New York fino alla l’ubriacone e del politico; dall’inter­ cretandogli un successo personale seconda metà del conflitto; tre anni a Lon­ rogatorio, con sevizie finali e cocaina per l’intelligenza e il vigore con cui dra, tuttora in corso, hanno rappresentato una gioiosa, corroborante immissione dii spi­ del torturatore, all’infermeria dove ha rappresentato il personaggio di rito rasserenatore e tonificante nella tor­ Martino Solas, agonizzante per le Bruno. Con lui molto apprezzati, mentata vicenda quotidiana di due popoli percosse, rifiuta di fuggire e sposa, Vivi Gioì, De Sica e i loro compa­ così duramente provati. mentre s’odono i primi fremiti della gni tutti. tane 20) il cui scopo è quello di medie nuove si elencano: Anouilli: facilitare lo studio e la soluzione Littermine; Cronache, di Trieste; di particolari problemi concreti The llasingh stream di Morgan. ¡attinenti alla ricostruzione, me­ diante sezioni di lavoro per ogni A All Teatro delle Arti di Roma specifica attività intellettuale, le andrà prossimamente in scena Pic­ di ehi la e di ehi dice quali organizzino il lavoro in col­ coli borghesi di Gorlcij, con la regìa laborazione e procurino mezzi a- di Alberto D'Aversa. Subito dopo * Roma teatrale non ha avuto la deguati; seguirà il primo spettacolo della quindicina scorsa nessuna attività di « Nuova Compagnia dell'Accade­ commedie nuove o riprese importanti. Creare un ambiente favorevole mia » diretta da Orazio Costa: La « Les mai-aimés » di F. Mauriac, ri­ agli scambi frequenti e fattivi tra mandata da parte della Compagnia del le varie sezioni; lamiglia dell'antiquario di Goldo­ Teatro Eliseo, con Andreina Pagnani, ni, interessante esperimento di è stata rappresentata mentre questo Porre gli intellettuali in condi­ ambientazione moderna dello sti­ fascicolo era in macchina, e perciò di zioni di ¡svolgere, attraverso l'ope­ quella importante commedia dirà la ra delle diverse sezioni, azione le goldoniano. Durante i prossimi v. Lettera da Roma » nel prossimo nu­ mesi appariranno gli altri spetta­ mero. di chiarificazione, sollecitazione e coli di questa compagnia: Romeo commento per tutte le questioni e Giulietta di Shakespeare, L'I­ A Imparziali ed onesti. Nel fasci­ che direttamente li interessano; spettore di Gogol, Il cane dell'or­ colo N. 8 del primo marzo, abbiamo Mettere a disposizione degli tolano di Lope de Vega e l'Amle- riferito in « Taccuino » i criteri intellettuali italiani un organismo to nella apposita traduzione e ri­ adottati dai colleghi della rassegna che permetta loro di intervenire duzione di Eugenio Montale. svizzera « Kulisse », nei riguardi autorevolmente ed efficacemente dell'attiYità teatrale italiana. Per nella vita nazionale e di essere 'A' Gabriel Marcel ha annunciato chi non ci ha seguito, diremo che degnamente rappresentati anche la prossima rappresentazione del­ su quella rivista, mentre le altre sul piano internazionale; la sua ultima pièce: Le Chemin Nazioni erano scrupolosamente ed Promuovere iniziative tendenti de Créte. Jean Paul Sartre, dopo esattamente notificate nelle crona­ ad elevare il livello culturale di Les Mouches e Huis Clos pubbli­ che fotografiche con gli ultimi av­ strati sociali sempre più vasti. cherà prossimamente l'ultima sua venimenti teatrali, per l'Italia (fa­ Desidereremmo che, come del- opera di teatro, Les morts sans scicolo del 1" marzo 1946) si pub­ ÌUnione possono far parte autori, sépulture. blicavano fotografie di avvenimenti critici e registi di teatro, si faci­ A II notissimo regista cecoslo­ superati da due, tre, cinque anni. litasse anche agli attori il com­ vacco E. F. Burian, liberato da Abbiamo ricevuto il fascicolo di pito di appartenervi, giacché essi un campo di concentramento, ha aprile di « Kulisse » e siamo lietis­ — pur facendo parte dell’aristo­ riunito gli antichi allievi, ancora simi di constatare che la pagina crazia del Teatro — sono stati superstiti dalla spaventosa trage­ riguardante Tltalia reca le fotogra­ /sempre ed erroneamente, consi­ dia della guerra, e con altri acco­ fie di tre spettacoli recentissimi: derati su un piano « a parte » nei liti giovanissimi, sta riaprendo i Elsa Merlini (Orchidea); Renzo Ric­ livello culturale della Nazione. suoi teatri. Dopo i primi tentativi, ci (Caligola); Andreina Pagnani A Si insiste nel dare come com­ si sono affermati in modo singo­ (Strano interludio): tre scene delle piuta la nuova Compagnia di lare A. Dvorak con la messa in tre commedie. Gassman, per il prossimo autun­ scena del Prometeo incatenato di A I quotidiani di Torino del 24 no. Si fanno i nomi degli attori ¡Aischylos, e K. Noyak con la marzo hanno pubblicato una no­ Pilotto ed Olga Villi; dei registi, commedia Per il bene della pa­ tizia di cronaca col titolo: Un at­ Cei, Squarzina e Salce. Di com­ tria di Jvan Cankar. tore drammatico ha sbagliato la parte, nella quale è detto del fur­ to di trecentomila lire compiuto Ijo f/f tu' /kwam /é da un « noto attore di cui, per ri­ spetto all'arte, la Questura tace (Ufficiale dell’Agenzia A. S. T. di Milano) il nome ». Apprezziamo molto la ADANI - CARRARO - CALINDRI - sensibilità dei funzionari della GASSMAN: Questura di Torino, ma confes­ fino al 3 a p rile ...... Teatro Pergola, Firenze siamo come ci stia più a cuore il dal 5 aprile...... Teatro Eliseo, Roma prestigio e l'onorabilità dell'Arte CESCO BASEGGIO - CAVALIERI . . . Giro in Romagna MEMO RENASSI - TORRIERI: drammatica italiana, cioè dei com­ fino al 3 aprile...... Teatro Grande, Brescia ponenti di essa, che noi conside­ dal 4 aprile all’8 aprile...... Teatro Verdi, Padova riamo con ammirazione ed affet­ CARLI - STIVAL...... Teatro Kursaal, Lugano to, nostri compagni. Abbiamo co­ EDUARDO DE FILIPPO...... Teatro Quirino, Roma sì appreso che l'individuo arre­ PEPPINO DE FILIPPO: stato è tale Gilberto Mazzi, che dal 1° aprile al 7 aprile...... Teatro Rozzi, Siena sentiamo nominare per la prima dall’8 aprile ...... Teatro Valle, Roma volta. Costui non è affatto attore DE SICA - VIVI GIOÌ - BESOZZI . . . Teatro Olimpia, Milano drammatico e non può essere nem­ MELNATI-ISA POLA-SCANDURRA: Teatro Carignano, Torino meno qualificato attore, giacché ELSA MERLINI...... : Politeama, Napoli la -sua professione è quella di MORELLI - STOPPA...... Teatro Nuovo, Milano canterino o canzonettista che sia, PAGNANI - NINCHI - BRAZZI - COR­ al microfono della radio. TESE ...... , Teatro Eliseo, Roma A Si è costituita a Roma l'Unio­ RUGGERO RUGGERI...... Teatro Odeon, Milano ne degli intellettuali italiani (Pa­ La Compagnia Maltagliati-Cimara e la Compagnia Renzo Ricci hanno lazzo del Drago, via Quattro Fon­ cessato la propria attività per questa stagione. che queste opere non sono che il primo contatto con un mondo nuovo teatrale, molti si accorgono che Topera è composta di foglie che cadono da un robusto albero, SERGIO MORANDO, vìa pleasure); « Città quieta » Lessema, 4 - Asti, cerca: Gu­ (Quiet city); «L’assassino» ma — non comprendendola chiaramente — si domandano stave Cohen: «Histoire de (nelle edizioni originali o dove è l’albero. la mise en scène dans le nei copioni di traduzione). Théâtre religieux français Offre: «Il Dramma», n. 301; A Dissero ad un giovanotto un po’ timido che aveva du Moyen Age » (1926, Pa­ « Teatro » (ed. di « Il Dram­ scritto una commedia, di portarla a Remigio Paone. ris); G. Cohen: «Rabelais ma »), nn. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 8. et le théâtre» (1911, Paris); Quando il giovanotto si recò al Teatro Nuovo e do­ « La farce d’Esopet et du La FORMAZIONE GOLIAR­ mandò di essere ricevuto dall’asso degli impresari, lo Couturier » (Delagrave, Pa­ DICA DI PROSA di Reca­ fecero subito entrare; fu introdotto nello studio e gli ris o qualsiasi altra edizio­ nati (Macerata), cerca: Bet­ fu indicata una poltrona. Tutto ciò rapidamente, mentre ne); «La farce de Maître ti: «I nostri sogni »; Puget: Pathelin.» (Delagrave, Paris «Giorni felici»; Wilder: il giovane autore credeva di dover fare qualche ora o qualsiasi altra edizione). « Vettura letto Hyawatha »; di anticamera. E finalmente alzò gli occhi su Paone, Verneuil: «Testa o cro­ BIAGIO ANNACONDIA, ce? »; Strong: « Settimo che in quel momento apprendeva al telefono la pira­ Piazza G. Marconi, 13 - Tra­ cielo ». midale porcheria fattagli dalla concorrenza pei Concerti ili, cerca: I fascicoli arre­ ormai famosi al Teatro Nuovo; concerti che sono stati trati di « Il Dramma » n. 380 ENZO MONACHESI, via immediatamente sospesi, immaginate la faccia di Re­ e 390 della Vecchia Serie, Boninsegna, 27 - Milano, ed i nn. 1, 2-3, 4 della Nuo­ cerca: F. Pasinetti: « Storia migio in quel momento; il giovane autore ne fu così va Serie. Cerca inoltre: Ma­ del Cinema » e altri testi e spaventato, che — invitato con un gesto a parlare — chiavelli: « La Mandrago­ riviste cinematografiche. la »; Beaumarchais: « Il ma­ stava per dire: «Vengo da parte del signor tale»; in­ trimonio di Figaro»; G.Bru­ ERNESTO CASSIANI, via vece si rialzò, si rimise il cappello in testa, e balbettò: no: «Il Candelabro»; Pi- Della Rocca, 14 - Torino, « Me ne vado da parte del signor tale ». randello: «Sei Personaggi offre: una intera collezione in cerca d’autore ». di « Il Dramma » Prima A A Umberto Melnati hanno portato una commedia CARLO ERRA, via A. G. Serie. da leggere. La commedia è intitolata: Divorziata ma Barrili, 49 - Roma, cerca: GIANNI MARCHESINI, via vergine. Melnati ha prima riso molto del titolo; ma Il fascicolo di « Il Dramma » Borgognone, 13 - Milano, poi non ha resistito alla curiosità di leggere la com­ n. 414-416, Vecchia Serie. cerca; T. S. Eliot: «Assas­ media. L’autore è un ingenuo e la commedia vale il ROBERTO RADICATI, via sinio nella Cattedrale », ver­ titolo; ma che bello scherzo sarebbe stato, se per farsi Della Rocca, 5 - Torino, sione italiana di Lodovici cerca: Fernand Cromme- (Ed. Università - Roma); leggere, con un titolo simile ci fosse poi stato un testo lynck: « Le cocu magnifi- il fascicolo di « Dramma » intelligente. Allora avrebbero potuto ridere in due, que »; «Qhaud et froid» n. 414-416 del dicembre 1943; autore ed attore, collocando sul frontespizio e sulla nella lingua originale. contenente, tra l’altro, « Il « locandina » il giusto titolo. CARLO BARCOTTI, via corsiero bianco » di Carroll. Fillungo, 172 - Lucca, cer­ FELICE LO PRESTI, Cir­ A Ogni tanto qualche giovane regista, per sbalordirci, ca: il primo volume, rile­ colo Artistico Tommaso Sal­ si mette a correre in piedi sulle onde. Ma non sa di gato o in fascicoli sciolti vini - Reggio Calabria, cer­ avere intorno dei marinai. (10 gennaio - 25 giugno 1937), ca: «Quartetto di ciechi», della rivista « Cinema »; Ar Come siamo felici, noi innamorati del teatro, quan­ « Film e fonofilm » -di Pu- un atto di Alfredo Vanni; dovchin. « L’artiglio », un atto di Sar- do incontriamo un gruppo di altri innamorati del tea­ téne e A. Traversi (Brugno- tro, con i quali possiamo lamentarci del teatro. EDOARDO GARELLO, via li, Bologna). Offre: «Memo­ Maria Vittoria, 46 - Torino, rie» di Goldoni (Venezia, A Renzo Ricci non era piaciuto ad un critico, la sera cerca: Albert Camus: « Ca­ Grimaldo, 1866); Biblioteca ligola»; Noel Coward: «Spi­ Teatrale Italiana e Stranie­ di una sua nuova interpretazione. Ricci lo seppe, natu­ rito allegro» (Blithe Spirit); ra, voi. XI (Venezia, G. ralmente, l’indomani, dal giornale che pagava quel cri­ Irwin Shaw: « Seppellite i Gnoato, 1820); «Opere» di tico per dargli il piacere di dire bene o male di Ricci morti» (Bury thè dead); Pietro' Metastasio, tom. XI, «Assedio» (Siege); «Ritiro VII, IV (Mantova, Eredi e di qualsiasi altro attore. Ricci, scrisse al critico : « Il­ nel piacere » (Retreat to Pazzoni, 1816). lustre signore, comprendo molto bene la vostra critica. Sappiate, ve lo dico fra noi, che nemmeno io piaccio sempre a me stesso ». A Un attore, marito di un’attrice ora celebre, diviso da anni da sua moglie, interrogato sull’età della ex con­ sorte, non volendo, galantemente, precisare, risponde: A Agli autori drammatici si chiede continuamente « Quando io ero molto legato a lei, aveva tre anni meno di essere sinceri; ma non si pensa che la continua ri­ di me. Dopo, questa differenza è certo aumentata, ed oggi cerca della sincerità non può essere che falsa e men­ deve avere cinque o sei anni meno di me. zognera. Le continue, insistenti richieste, di fascicoli arretrati (Pri­ A Si è molto scritto di Jean Giraudoux poeta dram­ ma Serie) ci hanno indotti a pubblicare un « Indice » dei numeri che abbiamo ancora disponibili. Questa specie di matico, e certo moltissimo ancora si scriverà delle sue catalogo, che il lettore interessato conosce già dai prece­ opere, ma una semplice frase detta da Jouvet, che ri­ denti, nella sua disposizione (numero; titolo dell’opera; portiamo, vale quanto un saggio critico di un esperto. autore; specifica) porta, questa volta, anche il prezzo di Il grande attore e regista francese — ricordando Gi­ ciascun fascicolo. Noi abbiamo sempre dato gratuitamente questo « Indice », raudoux — a proposito della recente rappresentazione ma chi desidera il nuovo, già pronto, dovrà inviarci una di La folle de Chaillot ha detto : « Sembra che le pa­ oblazione (minimo venti lire) a beneficio della nostra sot­ role, prima di scriverle, le abbia fatte brillare un mo­ toscrizione per la Casa di riposo degli Artisti Drammatici. Non è una speculazione, come si vede, ma un richiamo ai mento tra le dita, come anelli. Ripetendole, ribrillano nostri lettori per associarli nella nostra opera di bene. allo stesso modo ». Proprietà artistica e letteraria riservata alla « Società Editrice Torinese », ★ Abbiamo letto che Antigone ed A porte chiuse, dopo Corso Valdocco, 2 - Torino. Pubblicazione autorizzata A.P.B. - N. P. 313. il grande successo della prima rappresentazione, non LUCIO RIDENTI, Direttore responsabile hanno richiamato, alle repliche, l’imponente pubblico La nostra Rivista rispetterà gli eventuali diritti di Editori o Autori stra­ che affollava la prima recita. Comprensibilissimo. Poi- nieri, di cui non abbia tenuto conto nelle presenti difficoltà di comunicazioni. c o

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Co G ^dP^oco doovLy RACCOLTA DI COMMEDII DI OGNI EPOCA DIRETTA DA LUCIO RIDENTI

Sono in vendita i N. 16 - 17

RAPPRESENTAZIONE D I SANTA' ULIVA DI ANONIMO DEL SECOLO XV * RIPRODOTTA DALLE ANTICHE STAMPE * REVISIONE E PRESENTAZIONE DI ANDREA LAZZARINI La « Santa Uliva » è dopo l’« Abramo e Isacco » del Beicari, senza dubbio la più famosa delle nostre Sacre Rappresentazioni, per la stranezza dell’argomento, per la complicata abbondanza della vicenda e le vaste proporzioni dell’opera, per la singolare vivezza dei particolari; ma in verità essa ha ben poco di « Sacro » giacché nella metà del ’500 la vita irrompeva in ogni parte nelle Sacre Rappresentazioni e lo spirito laico e borghese degli autori e degli spettatori ne modificava profon­ damente il carattere. La materia qui drammatizzata non è più offerta dal Vecchio e dal Nuovo Testamento o dalle mira­ colose vite dei santi, ma dalle leggende profane e dalla novellistica popolare. L’elemento romanzesco vi predomina, quasi unico signore ed inspiratore. « Salita Uliva », come la « Santa Guglielma » di Madonna Antonia Pulci, come « Stella » come « Rosanna » trattano un tema che fu caro ai popoli medievali ed ebbe molta diffusione nelle letterature europee.

LA NOTTE VENEZIANA * IL CANDELIERE DUE COMMEDIE DI ALFREDO DE MUSSET TRADUZIONE E PRESENTAZIONE DI GINO DAMERINI Quando, nel 1S29, Alfredo de Musset otteneva un successo fulmineo di discussioni e di ammirazione con il suo volume di versi « Contes d’Espagne et d’Italie», la Spagna e l’Italia, grazie appunto alla predilezione dei romantici, erano di moda. Una Spagna ed un’Italia veduta attraverso le trasfigurazioni letterarie, le mistificazioni storiche, la convinzione della miseria pittoresca. Soprattutto dire l’Italia, per la fantasia popolare, era dire, specialmente, Venezia. De Musset senza averla mai vista, conobbe la città dei Dogi da mille rilievi e ne subì il fascino, rivivendola intensamente con fresca sensibilità. L’immagine di Venezia nacque così in De Musset come la premeditata visione di uno scenario opulent® per una scapestrata scorribanda amorosa. Usciranno entro aprile i N. 18 -19

GRINGOIRE A LE FURBERIE D I NEHINA DUE COMMEDIE IN UN ATTO DI TEODORO DE BANVILLE TRADUZIONE E PRESENTAZIONE DI GIOVANNI MARCELLINI

L'AJO NELL’IM BARAZZO

DON DESIDERIO DISPERATO PER ECCESSO DI BUON CUORE DUE COMMEDIE IN TRE ATTI DI GIOVANNI GIRAUD REVISIONE E PRESENTAZIONE DI LUCIO RIDENTI Fra i tre nomi più significativi per la scena di prosa, che Roma vantò tra la fine e il principio dei secoli XVIII e XIX (Metastasio, Giraud, Cossa) Giovanni Giraud fu il secondo per ordine di tempo, ed il primo per le trovate di spirito nella poesia e nel teatro. Pochi uomini, nessun commediografo visse una vita così varia ed intensa; nella Storia del Teatro, Giraud ha un’importanza estetica ed etica. Staccandosi nettamente dalla grazia leziosa e spensierata del Settecento, fu il solo a guardare con occhi nuovi persone e costumi, annunciando così le preoccupazioni del nuovo secolo. Fra le molte sue commedie « L’Ajo nell’imbarazzo » e « Don Desiderio disperato per eccesso di buon cuore » sono certamente i due capolavori. P t s © © © W O

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