REGIONE

COMUNE DI

STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE (D.LGS N. 104/2017) PER RICHIESTA DI AUTORIZZAZIONE ALLA COLTIVAZIONE DI UNA CAVA DI INERTI CONGLOMERATICI - LOC. FONTANA DI NOCI NEL DI MIGLIONICO (MT).

ELABORATO 02

SINTESI NON TECNICA

PROPONENTE Martino Michele Lorenzo - (MT)

Geol. Roberto Tommaselli

Scala: / Data: GENNAIO 2018 Rev.: 0.0 SOMMARIO

1. PREMESSA ...... 2

2. ARTICOLAZIONE DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE ...... 5

2.1. METODOLOGIA DI STUDIO ...... 5

3. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ...... 7

3.1.1. PIANO STRALCIO PER LA DIFESA DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO ...... 8

3.2. VINCOLI PRESENTI NELL’AREA IN OGGETTO ...... 9

4. CARATTERISTICHE DEL PROGETTO ...... 10

4.1. STATO DI FATTO DELL’AREA DI CAVA ...... 10

4.2. IL PROGETTO...... 11

5. QUADRO AMBIENTALE ...... 18

5.1. SUOLO, SOTTOSUOLO E AMBIENTE IDRICO ...... 18

5.1.1. AMBIENTE GEOLOGICO ...... 18

5.2. PEDOLOGIA ED USO DEL SUOLO ...... 23

5.3. ELEMENTI PAESAGGISTICI ...... 26

5.4. VISIBILITA’ DELL’AREA DI CAVA ...... 29

5.5. ELEMENTI FAUNISTICI ...... 36

5.6. ELEMENTI VEGETAZIONALI...... 37

5.6.1. ASSETTO VEGETAZIONALE ...... 38

5.7. ATMOSFERA...... 39

6. IMPATTO AMBIENTALE E MISURE DI MITIGAZIONE ...... 40

6.1. IMPATTI IN FASE DI ESERCIZIO ...... 41

6.2. IMPATTI IN FASE FINALE E DI RECUPERO AMBIENTALE E DI DISMISSIONE DEL CANTIERE ...... 42

Proponente: Ditta Individuale Martino Michele Lorenzo - Pomarico (MT) Studio di Impatto Ambientale (D.Lgs n. 104/2017) per richiesta di Titolo: autorizzazione alla coltivazione di una cava di inerti conglomeratici - Loc. Dott. Geol. Roberto Tommaselli Fontana di Noci nel Comune di Miglionico (MT). Ordine Geologi di Basilicata n.273 Data: Gennaio 2018 Rev.: 0.0 Pag. 1 1. PREMESSA

Su incarico della Ditta Individuale Martino Michele Lorenzo di Pomarico (MT), è stato redatto uno Studio di Impatto Ambientale (V.I.A.), ai sensi del D.Lgs n. 104/2017 inerente alla “Richiesta di autorizzazione per la coltivazione di una cava di inerti conglomeratici”, in Loc. Fontana di Noci, nel Comune di Miglionico in Provincia di . L’area oggetto della coltivazione di materiale inerte si sviluppa lungo una parte di versante, con media acclività, avente una esposizione Sud-Sud/Ovest verso la valle del . L’area direttamente interessata dal progetto di estrazione è riportata al catasto nelle particelle nn. 257-258-259-261-262-263-264-265-266-267- 276-372-373, del foglio n. 39, in disponibilità della ditta richiedente.

Fig.1 – Catastale estratto da RSDI Regione Basilicata

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Cartograficamente la zona ricade nel Foglio n.491 – “” della Cartografia I.G.M. in scala 1:50.000. Di seguito si riporta uno stralcio della cartografia I.G.M. e una foto satellitare anno 2016 con ubicazione dell’area (Fig.2 e 3).

Fig.2 – Ubicazione dell’area su I.G.M. in scala 1:50.000

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Fig.3 – Ubicazione dell’area su foto aerea

Lo studio è stato sviluppato attraverso le seguenti fasi: 1. consultazione della normativa ambientale vigente per verificare la compatibilità dell'opera con tali normative; 2. ricerca bibliografica e studi in situ relativa al comparto biotico, in particolare alle biocenosi e fitocenosi presenti nell'area di studio; 3. sopralluoghi sul terreno, volti a verificare i caratteri geologici, geomorfologici e idrogeologici.

L’intera area ha una estensione di circa 04.96.00 Ha, di cui la porzione interessata dal progetto estrattivo e di 01.67.00 Ha. Ad oggi, dei 300.000 mc autorizzati nel 1984 ne sono stati cavati 186.323 mc. Il presente progetto prevede una estrazione di 60.250 mc, distribuiti su un periodo di tempo pari a 5 anni (circa 12.000 mc/anno).

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2. ARTICOLAZIONE DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

Lo Studio si articola secondo i seguenti quadri di riferimento:  quadro di riferimento programmatico: fornisce gli elementi conoscitivi sulle relazioni tra l'opera e gli atti di pianificazione e programmazione territoriale settoriale;  quadro di riferimento progettuale: nel presente studio, descrive le caratteristiche dell'opera progettata;  quadro di riferimento ambientale: contiene l'analisi della qualità ambientale con riferimento alle componenti dell'ambiente potenzialmente soggette ad impatto importante da parte del progetto proposto.

2.1. METODOLOGIA DI STUDIO

Il livello di approfondimento dei singoli aspetti trattati è stato dettato dalla significatività attribuita agli impatti previsti in conseguenza della realizzazione del progetto. Lo studio ha pertanto inizialmente valutato quali azioni di progetto potessero costituire potenziali fattori di impatto sulle diverse componenti ambientali. Si è quindi proceduto con l’analisi della qualità delle componenti ambientali interferite e con la valutazione degli impatti, distinguendone la significatività ed approfondendo lo studio in base ad essa. Per la valutazione della compatibilità del progetto sono state infine prese in considerazione le possibili azioni volte a ridurre o compensare gli impatti. L’analisi della qualità delle componenti ambientali interferite e la valutazione degli impatti sulle medesime è stata effettuata prendendo in considerazione il territorio nel quale è collocato il progetto sia a livello di area vasta sia a livello di area ristretta così definite:

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 area ristretta: include tutte le aree del complesso estrattivo;  area vasta: comprende le superfici entro un raggio di 2,5 km con baricentro coincidente con quello dell’area ristretta. La definizione del territorio incluso nelle aree di studio sopra descritte è stata dettata dalla necessità di valutare gli eventuali impatti dell’intervento in progetto come cumulativi con quelli delle attività viciniori. Per la redazione del studio sono state esaminate le seguenti fonti di informazioni:  documenti ufficiali dello Stato, della Regione Basilicata, della Provincia di Matera, del Comune di , nonché di loro organi tecnici;  analisi di banche dati di università, enti di ricerca, organizzazioni scientifiche e professionali di riconosciuta capacità tecnico-scientifica;  articoli scientifici pubblicati su riviste di riferimento;  documenti relativi a studi e monitoraggi pregressi circa le caratteristiche qualitative dell’ambiente interessato dalla cava e di un intorno significativo della stessa.

Inoltre nell’ambito del studio sono state condotte apposite indagini di campo in sito volte soprattutto all’acquisizione di dati e informazioni sulla flora, fauna e atmosfera.

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3. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

Il quadro di riferimento programmatico per lo studio di impatto ambientale fornisce gli elementi conoscitivi sulle relazioni che intercorrono tra l'opera prevista in progettato e tutti gli atti di pianificazione e programmazione territoriale e di settore. Il quadro di riferimento programmatico in particolare comprende: 1. la descrizione delle motivazioni del progetto in relazione agli stati di attuazione degli strumenti pianificatori in cui è inquadrabile il progetto stesso;

2. la descrizione dei rapporti di coerenza del progetto con gli obiettivi perseguiti dagli strumenti pianificatori rispetto all'area di localizzazione, con particolare riguardo all'insieme dei condizionamenti e vincoli di cui si è dovuto tenere conto nella redazione del progetto e in particolare le norme tecniche ed urbanistiche che regolano la realizzazione dell'opera, i vincoli paesaggistici, naturalistici, architettonici, archeologici, storico-culturali, demaniali ed idrogeologici eventualmente presenti, oltre a servitù ed altre limitazioni di proprietà.

Sulla base della tipologia di opera in oggetto, il quadro di riferimento programmatico terrà conto dei seguenti atti di programmazione e di pianificazione:  Eventuali strumenti di programmazione;  Piani regionali e provinciali;  Piani regionali e di vasta area per la salvaguardia e il risanamento ambientale;  Piani territoriali e paesistici;  Strumenti urbanistici locali.

Per l’agro del Comune di Miglionico è vigente la variante al Programma di Fabbricazione approvato con DPGR n.111 del 1/02/1982. L’area interessata dal progetto ricade in zona E – Aree Agricole.

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3.1.1. PIANO STRALCIO PER LA DIFESA DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO

Con riferimento al Piano Stralcio per la Difesa del Rischio Idrogeologico l’area di progetto risulta ubicata al di fuori di aree a rischio.

Fig.4 – Stralcio della Tav.n.491022 dell’Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata.

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3.2. VINCOLI PRESENTI NELL’AREA IN OGGETTO

Dall’analisi dei vincoli, che l’area di cava è interessata dal “Vincolo idrogeologico forestale” (Regio Decreto 3267/1923); sull’area di progetto inoltre non sussistono vincoli demaniali, servitù di natura militare, non è interessata da vincolo archeologico. L’ulteriore cartografia consultata non evidenzia la presenza di zone perimetrate a rischio e a pericolosità idraulica o geomorfologica all’interno dell’area di cava e non rientra nelle aree di interesse paesaggistico ai sensi del D.Lgs. 42/04, art. 142, comma 1.

Fig. 5 - Vincoli presenti nell’area interessata con ubicazione del sito di progetto

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4. CARATTERISTICHE DEL PROGETTO

4.1. STATO DI FATTO DELL’AREA DI CAVA

La zona in questione, dista circa 4 km dal centro abitato del Comune di Miglionico e circa 5 km dal centro abitato di Pomarico; la zona interessata risulta ben collegata per mezzo della vicina Strada Provinciale Ferrandina - Matera, ai Comuni di Matera, Miglionico, , Ferrandina, e alla zona Industriale della Valle del Basento che rappresentano le principali piazze di collocamento del materiale estratto.

L'area interessata è parte di un versante moderatamente acclive esposto a Sud- Ovest verso il Basento. Poche centinaia di metri più a valle cominciano ad apparire i terreni calanchivi della sponda sinistra del fiume Basento.

Attualmente la zona in questione è in minima parte adibita alla coltivazione dell'ulivo, ed in gran parte incolta, adibita a pascolo.

Dal punto di vista catastale, rispetto alla concessione originale del 1984, vi è un aumento di superficie; infatti, oltre alle particelle originarie sono stati annessi nella perimetrazione finale della cava le particelle n. 257-258-259, per una estensione di circa Ha 00.42.00.

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4.2. IL PROGETTO

Il progetto di coltivazione prevede il prelevamento del sedimento che costituisce il piazzale posto nella parte centrale dell’area di cava. I terreni di cava sono costituiti da sedimenti quarzoso calcarei, appartenenti alla Formazione delle Sabbie di Monte Marano. Lo spessore generale delle sabbie varia da poche decine di metri fino a circa 100 m; nella zona di estrazione si aggira fra 40 e 50 m. Considerato comunque lo scarso valore di coesione del materiale in oggetto, per la coltivazione dello stesso è senz'altro sufficiente l'impiego di mezzi meccanici.

Il progetto prevede di asportazione il materiale fino alla realizzazione di un’unica ampia superficie subpianeggiante, eliminando le depressioni e gli alti morfologici esistenti sull’attuale piazzale.

Fig. 6 – Planimetria area di cava

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Tale superficie subpianeggiante, nella parte a nord, sarà raccordata alla restante parte della cava da una unica scarpata avete una inclinazione di circa 45° sull’orizzontale e un dislivello di circa 10 metri.

Estensione e cubatura del giacimento

Come già accennato in precedenza, l'area dell’intera cava ha una estensione di circa Ha 04.96.00.La porzione di territorio interessata dal presente progetto ha una estensione pari a circa Ha 01.67.00, il volume di terreno da cavare pari a circa 60.250 mc, ed il riporto esistente pari a circa 4.000 mc. La coltivazione della cava avverrà con un programma di estrazione quinquennale.

Piano di coltivazione Trattandosi di un giacimento ad andamento collinare la coltivazione avverrà secondo il metodo dei "gradoni discendenti", ovvero escavando dall'alto verso il basso e modellando il fronte di escavazione. L'escavazione avverrà mediante l'uso di mezzi meccanici (escavatore cingolato) che opererà splateamenti successivi in ribasso; il materiale rimosso dai fronti di escavazione verrà rovesciato su autocarri quindi trasportato a destinazione.

Le modificazioni morfologiche e paesaggistiche, causate dall'attività di cava, sono limitate ad un abbassamento altimetrico della zona, che altro effetto non sortirà se non quello di uniformare il territorio interessato a quello circostante, rendendo, tra l'altro, l'intera zona coltivabile a piantagione di ulivo. Trattasi in pratica di un miglioramento fondiario mediante livellazione del terreno. La morfologia della zona dopo l'estrazione si presenterà molto più consona ad un intervento di recupero, questo sia in considerazione di una minore acclività della zona che in considerazione della diversa modalità di estrazione. Il dimensionamento del progetto di coltivazione della cava è stato dettato, essenzialmente, dalla esigenza di salvaguardare l’area da un punto di vista ambientale e paesaggistico.

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Il pendio avrà così assunto un aspetto morfologico tale da divenire simile ai pendii circostanti e in continuità con l’area confinante senza inficiare la stabilità del pendio. Tale soluzione permetterà il raccordo graduale delle aree di cava con i versanti naturali limitrofi. Inoltre, le linee di impluvio non saranno modificate. A completamento dell’intervento proposto sarà effettuata una idonea ed adeguata regimazione delle acque scolanti al fine di evitare fenomeni di erosione da parte delle acque stesse.

Sistemazione finale dell’area Si prevede la realizzazione di versanti gradonati con terrazzi ampi raccordati da scarpate aventi angoli di inclinazione di max 45°. Lo strato di terreno vegetale messo in posto favorirà lo sviluppo dei processi pedogenetici e la creazione di humus, con logica conseguenza di un rapido attecchimento della vegetazione sia spontanea che impiantata. Il tutto contribuirà a dare una continuità spaziale all'intero territorio, reinserendo il più possibile nel paesaggio la zona di cava, restituendola al contesto naturale originario. L’indispensabile risistemazione del sito estrattivo, impone non soltanto al termine dell’attività, ma durante le fasi stesse della coltivazione, che lo stesso progetto di ripristino diviene parte integrante e di estrema importanza del progetto di estrazione. I lavori di recupero consentiranno e rappresenteranno, perciò, non soltanto la ricomposizione paesaggistica del sito che verrà interessato dalle operazioni di scavo, ma un’occasione per rimediare in modo positivo alla modificazione delle caratteristiche naturali dei luoghi operata negli anni di coltivazione. Non potendo certamente restituire totalmente l’area alle sue forme originali occorrerà certamente adottare una tipologia di recupero che comunque cerchi quanto meno di assegnare una morfologia di inserimento nel paesaggio circostante quanto più consona e possibile e similare a quella attuale, attraverso il rimodellamento continuo e contestuale alle fasi di coltivazione.

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Sui ripiani sarà innanzitutto sparso del terreno vegetale con l’ausilio di un mezzo meccanico. La terra proviene dalle operazioni di sbancamento effettuate sulla superficie pedologica. Lo spessore medio del suolo sarà di circa 0,40 m. La morfologia della zona dopo l'estrazione si presenterà molto più consona ad un intervento di recupero, questo sia in considerazione di una minore acclività della zona, che supera praticamente lo stesso dislivello in spazi molto più ampi, sia in considerazione della diversa modalità di estrazione. Infatti, si prevede di asportazione il materiale fino alla realizzazione di un’unica ampia superficie subpianeggiante, eliminando le depressioni e gli alti morfologici esistenti sull’attuale piazzale; si avrà, quindi, a completamento del progetto proposto, un’ampia superficie, debolmente inclinata a valle, che verrà utilizzata per le coltivazioni agricole. La nuova superficie pianeggiante ottenuta sarà raccordata, con una piccola scarpata, alla parte bassa dell’area di cava, area, questa, già sistemata ed utilizzata per colture agricole. Per ottenere quanto previsto, il terreno vegetale già escavato nella fase di scoticamento per la scopertura iniziale della cava, opportunamente accumulato nelle vicinanze, verrà ripreso e ridistribuito, integrato, da terreno agricolo proveniente da altre zone e più ricco di sostanze organiche. L'atto della ridistribuzione del terreno, sarà preceduta da un’accurata scarificazione del terreno, per garantire una maggiore aderenza dello strato riportato, evitando in tal modo un indesiderato fenomeno di scorrimento relativo degli strati. A completamento dell’intervento proposto sarà effettuata un’idonea ed adeguata regimazione delle acque scolanti al fine di evitare fenomeni di erosione da parte delle acque stesse. Le acque superficiali verranno accompagnate fino all’impluvio naturale esistente in prossimità dell’accesso alla cava dalla Strada Provinciale Miglionico- Ferrandina.

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Fig. 7 – Planimetria del ripristino dell’area di cava

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Produzione di rifiuti La produzione dei rifiuti non subirà un incremento a seguito della realizzazione dell'opera in esame, infatti la coltivazione della nuova cava vedrà utilizzati sostanzialmente gli stessi mezzi d'opera già utilizzati nella vecchia cava, pertanto sia la produzione di rifiuti assimilabili agli urbani sia gli speciali rinvenienti dalla manutenzione dei mezzi oltre agli oli usati resterà invariato. Sia i rifiuti assimilabili agli urbani che gli speciali saranno conferiti a discarica autorizzata, gli oli usati saranno conferiti al Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati. Tutte le operazioni di manutenzione non saranno effettuate in loco ma presso l’officina della ditta.

Influenza sull’impatto acustico Le varie operazioni legate alla coltivazione della cava, che richiederanno l'impiego di mezzi meccanici, avverranno esclusivamente nelle ore diurne. Considerato inoltre il valore di emissione sonora dei vari mezzi d'opera e lo scarso potere di riverbero del sito, si può prevedere che non vi saranno influenze penalizzanti la rumorosità della zona. Comunque ad opera realizzata si procederà al controllo dei valori di inquinamento acustico, come previsto della normativa vigente.

Misure di salvaguardia sulla salute e sicurezza dei lavoratori Per la sicurezza degli addetti ai lavori l’abbattimento del materiale avviene dall’ alto verso il basso. Durante l’abbattimento del materiale l’altezza del fronte di cava non supera mai quella del braccio del mezzo meccanico per evitare pericolosi ingrottamenti che potrebbero causare pericolo ai manovratori ed agli operai. Tutti i lavoratori sono muniti ed usano elmetto e scarpe antinfortunistiche e mascherine antipolvere.

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Gli stessi operai sono sottoposti regolarmente a visite mediche così come prescritte dalle norme vigenti in materia. Nel cantiere esistono idonee strade percorribili agevolmente in caso evacuazione forzata degli operatori ed operai. Tutte le cabine delle macchine utilizzate per l’abbattimento del materiale sono insonorizzate e dotate di impianto di climatizzazione dell’aria, gli stessi i mezzi vengono regolarmente controllati e revisionati per evitare eventuali incendi che possono svilupparsi a bordo ad evitare qualsiasi eventuale pericolo che potrebbe causare danno agli addetti.

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5. QUADRO AMBIENTALE

 descrizione dell’attuale qualità delle componenti ambientali potenzialmente interferite dal progetto;  stima della significatività degli impatti sulle diverse componenti ambientali interferite;  valutazione degli impatti significativi e considerazioni sugli impatti ritenuti non significativi;  descrizione delle misure di carattere tecnico e/o gestionale adottabili al fine di minimizzare gli impatti;

5.1. SUOLO, SOTTOSUOLO E AMBIENTE IDRICO

5.1.1. AMBIENTE GEOLOGICO

L'area qui considerata è posta nella parte orientale del versante ionico ed è parte integrante della Fossa Bradanica: vi affiorano quasi ovunque le formazioni argillose, arenacee o conglomeratiche deposte nel Plio-Pleistocene fino al colmamento della Fossa medesima. Queste formazioni della Fossa Bradanica mostrano una giacitura sub-orizzontale o leggermente inclinata a NE. Dati geologici di profondità fanno comunque ritenere che durante la sedimentazione della serie plio-pleistocenica, masse scompaginate o caoticizzate di formazioni appenniniche siano colate verso l'interno della Fossa e che la stessa loro copertura pliocenica sia poi stata interessata da più limitati movimenti in tale direzione. Per mezzo di un rilevamento geologico di superficie sull’area in studio e sulle zone circostanti è stato possibile effettuare una ricostruzione della successione dei termini litologici a partire dal piano di campagna. I sedimenti che costituiscono la struttura geologica dell’area sono rappresentati dal basso verso l’alto dai seguenti terreni:  Argille marnose più o meno siltose grigio-azzurre (Argille Subappennine)

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 Sabbie quarzoso calcifere (Sabbie di M. Marano)  Conglomerati poligenici a luoghi sabbiosi (Conglomerato di ).

Le argille si presentano di colore avana nella parte superficiale per fenomeni di alterazione e grigio-azzurra in profondità. Si tratta di sedimenti argillo-siltosi. Nelle zone stratigraficamente più alte della formazione, si osservano livelli e lenti sabbiose. In genere la formazione delle argille non presenta una stratificazione distinta, a luoghi può essere evidenziata dalla presenza di sottili intercalazioni sabbioso-siltose cementate. Tale formazione rappresenta la maggioranza dei terreni affioranti nell’area studiata. Al tetto delle sopra descritte argille si osservano le sabbie di Monte Marano. Sono depositi sabbiosi osservabili nella parte superiore del versante, esse poggiano in concordanza stratigrafica sulle argille. Sono sabbie a grana media e fine con colorazione variabile dal giallastro al giallo ocraceo. A luoghi è visibile la stratificazione messa in evidenza da sottili letti cementati. In sovrapposizione stratigrafica alle sabbie di M. Marano poggia il conglomerato di Irsina. Tale formazione affiora nelle parti sommatali dei rilievi, è formato da ciottoli ben arrotondati di varia natura litologica. La matrice è sabbiosa, ove a luoghi forma lenti ed orizzonti intercalati ai letti conglomeratici.

Geologia di sedime dell’area di cava In particolare, per l’area direttamente interessata dall’opera in oggetto, si evidenzia la presenza della Formazione delle Sabbie di M. Marano. La Formazione delle Sabbie di Monte Marano è costituita da sabbie e sabbie limose di colore avana, prevalentemente calcareo-quarzose a granulometria medio-fine, da poco a nulla cementate, in cui è possibile determinare la stratificazione dalla presenza di livelli arenitici cementati e da livelli e lenti limoso-argillose di colore grigio-avana.

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Nella parte alte della formazione, al passaggio alla sovrastante unità conglomeratica, intercalate alle sabbie, si rinvengono delle lenti ciottolose parzialmente cementate. Lo spessore affiorante è di circa un centinaio di metri. Nell’area in cui è ubicata la cava affiorano sabbie con abbondanti ciottoli e ghiaie; la facies di sedimentazione è fluvio-deltizia. La successione stratigrafica riscontrabile lungo le pareti inclinate dell’attuale cava mostra una alternanza di livelli sabbiosi, mediamente cementati in cui la presenza di sottili strati arenitici e lenti limose mettono in evidenza la stratificazione suborizzontale con leggere immersione (2-5 gradi) degli stessi verso N-E., e di livelli ghiaioso-ciottolosi, mediamente costituiti da elementi arrotondati e subarrotondati di dimensioni comprese tra cm 2 e cm 15. Nella parte alta della scarpata principale della cava è presente uno strato, avene spessore di circa 1,50 m, costituito da limi sabbioso-argillosi di colore grigio-avana, messo in evidenza dalla differente resistenza all’erosione rispetto ai litotipi sabbioso-ghiaiosi circostanti.

Elementi geomorfologici L’area in esame è ubicata a circa 1,5 Km a Sud-Est del centro abitato di Miglionico, in località Fontana di Noci, ad una quota compresa tra m 390 s.l.m. e m 440 s.l.m.. La porzione di territorio in esame si trova lungo il versante che da Miglionico digrada, con pendenze variabili, verso il fondovalle del Fiume Basento. La configurazione geologico-strutturale assume un ruolo determinate ai fini dell’evoluzione morfologica dei versanti. La giacitura suborizzontale dei terreni fa sì che la parte alta dei rilievi assuma un aspetto tabulare; la natura dei terreni e la diversa resistenza all’erosione hanno indotto un modellamento dei versanti vario e differenziato che si manifestano sia con versanti debolmente inclinati e sia con pareti verticali. In alcune zone, lungo il versante, sono presenti fenomeni di dissesto superficiale, rappresentati sia da creep e piccoli smottamenti e sia da veri e propri movimenti franosi. Si tratta di movimenti di massa che ormai possono essere considerati stabilizzati.

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Da ciò, le Argille, soprattutto nella parte media alta del versante, sono ricoperte da depositi detritici costituiti da materiali sabbiosi e ghiaiosi derivanti dallo sgretolamento dei versanti a causa di fenomeni erosivi e fisico-meccanici. Nelle zone prossime all’area esaminata, dove affiorano i terreni argillosi o a prevalente contenete argillosa, sono presenti sia fenomeni attivi di dissesto superficiale rappresentati da creep e smottamenti superficiali, anche di considerevole estensione, e sia da vistosi fenomeni di erosione areale ed incanalata, che si manifesta attraverso una fitta rete di solchi profondi, vallecole ed incisioni che si evolvono in alcuni luoghi a vere a proprie forme calanchive. Tali forme erosive non interessano l’area investiga. Dl rilievo geomorfologico effettuato non sono stati rilevati fenomeni di movimenti di massa in atto.

Ambiente idrico Com'è noto i fenomeni d'infiltrazione e di ruscellamento superficiale sono legati da molteplici fattori di natura morfologica, geologica e biologica in modo contrapposto tra loro; infatti, maggiore è l’infiltrazione e minore è la quantità d'acqua che defluisce in superficie. I terreni affioranti, costituiti da sabbie e ghiaie, sono permeabili per porosità con un grado di permeabilità da medio ad alto. Essendo il grado di permeabilità legato alla disposizione ed associazione degli elementi a grana fine con quelli a grana media e grossa, la disposizione variabile di tali elementi rende difficile distinguere nettamente le aree a differente permeabilità. Le osservazioni compiute sull’idrografia di superficie e sotterranea hanno consentito una differenziazione, su grande scala, del tipo e del grado di permeabilità dei terreni. I terreni che affiorano nell’area possono essere classificati come rocce permeabili per porosità. Questi possono essere suddivisi in “terreni porosi, permeabili in piccolo” e “terreni porosi ma impermeabili”. I terreni “porosi, permeabili in piccolo”, sono permeabili in tutta la loro massa in maniera più o meno uniforme, e offrono alla circolazione dell’acqua un grande numero

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di cunicoli e di spazi intergranulari sufficientemente larghi da non essere completamente occupati dall’acqua di ritenzione. Vengono considerati tali tutti i sedimenti clastici a grana grossa e media, sciolti, della Formazione delle Sabbie di Monte Marano. I terreni “porosi ma impermeabili” sono quelli che hanno i pori intergranulari di dimensioni piccolissime per cui l’acqua viene fissata come acqua di ritenzione; ne consegue che la circolazione è nulla o del tutto insignificante. Appartengono a tale classe le argille limose (Argille Subappennine di base) e tutti quei terreni nei quali il termine argilloso è presente in maniera rilevante. Sulla base dei dati raccolti e delle osservazioni compiute si possono distinguere i terreni affioranti in base al grado di permeabilità; si avranno quindi: A - “Sedimenti mediamente permeabili, a luogo molto permeabili” costituiti da rocce a grana media che hanno permeabilità per porosità e permeabili in piccolo; appartengono a tale gruppo i depositi sabbioso-ghiaiosi; B - “Sedimenti praticamente impermeabili” rappresentati dai sedimenti argillosi ed argilloso-marnosi costituenti le Argille subappennine e presenti, in lenti e straterelli, nei depositi colluviali. La natura prevalentemente sabbioso-ghiaiosa dei terreni presenti nell’area studiata condizionano i fenomeni d'infiltrazione e di ruscellamento superficiale, in parte legati anche alla morfologia del territorio stesso. La permeabilità dei depositi sabbi, sovrastanti le argille, consente il drenaggio delle acque superficiali la cui circolazione avviene all’interno di strati sabbiosi o nei livelletti ghiaiosi a permeabilità maggiore; tali acque si raccolgono quindi alla base di tali depositi, fuoriuscendo a contatto delle argille sottostanti o quando incontrano livelli argilloso-limosi a permeabilità minore. Da quanto su esposto, quindi, è possibile riscontrare la presenza di piccole falde acquifere a contatto tra le argille di base e depositi sabbioso-ghiaiosi. Tali falde, che risentono dell’andamento stagionale delle precipitazioni, hanno emergenze sia diffuse, tipo stillicidio lungo il contatto litostratigrafico, sia, localmente, concentrate con portate basse dell’ordine di 0,1 - 1,0 l/min.

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Una di queste emergenze acquifere è stata rilevata nella zona più a valle dell’area in esame, in corrispondenza del passaggio stratigrafico tra i depositi sabbioso-ghiaiosi e le argille di base. Si tratta di una piccolissima venuta d’acqua, a carattere stagionale, con portata minore di un l/min.

Elementi di climatologia

L’area interessata dallo studio, comprende il versante Jonico del bacino fluviale del Basento che, secondo la classificazione bioclimatica di Pavari, rientra nella zona fitoclimatica del “Lauretum”, e più precisamente nella “sottozona calda a siccità estiva”. Secondo la classificazione bioclimatica generale di Koppen, l’area è compresa nella “regione mediterranea a clima caldo, con estate secca”. La piovosità media annua oscilla tra i 500 - 550 mm delle zone più a valle (Pisticci scalo e Ferrandina scalo) ed i 650 mm delle zone più a monte (669 mm a Grottole). I mesi più piovosi sono quelli che vanno da Ottobre a Marzo, mentre i mesi estivi fanno registrare minimi di piovosità che si presentano frequentemente a carattere temporalesco. I venti dominanti sono quelli meridionali e le escursioni termiche giornaliere, sia nel fondovalle sia nelle zone collinari, possono di sovente superare i 10 °C, ma anche i 15°C, in particolare durante la stagione calda. Il fondovalle è caratterizzato da temperature medie e tasso di umidità sempre più elevati di quelli che si registrano nelle zone collinari. Recenti studi tentano di correlare queste differenze di temperatura, umidità, ed escursione termica alla particolare morfologia della valle. La valle, quasi fosse un tunnel, incanala masse d’aria calde ed umide provenienti dallo Jonio. Nelle pagine seguenti si riportano i grafici del confronto delle precipitazioni meteoriche e delle temperature medie del periodo storico 1951-2009 con quelle registrate nell’anno 2010.

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5.2. PEDOLOGIA ED USO DEL SUOLO

Provincia pedologica 11 - Suoli delle colline sabbiose e conglomeratiche della fossa bradanica. Suoli dei rilievi collinari sabbiosi e conglomeratici della fossa bradanica, su depositi marini e continentali a granulometria grossolana, e secondariamente, su depositi sabbiosi e limosi di probabile origine fluvio-lacustre. Sulle superfici più antiche hanno profilo fortemente differenziato per rimozione completa o ridistribuzione dei carbonati, lisciviazione, moderata rubefazione e metanizzazione, talora vertisolizzazione Sui versanti hanno moderata differenziazione del profilo per ridistribuzione dei carbonati da intensa a iniziale, bruniscanone, talora melanizzazione. Nelle superfici più instabili sono poco evoluti Si trovano a quote comprese tra 100 e 860 m s.l.m II loro uso é prevalentemente agricolo, a seminativi asciutti (cereali, foraggere) e oliveti, subordinatamente vigneti e colture irrigue. La vegetazione naturale è costituita da formazioni arbustive ed erbacee, talora boschi di roverella e leccio. Coprono una superficie di 76.754 ha, il 7,7% del territorio regionale.

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Sulle superfici più antiche i suoli hanno profilo fortemente differenziato Gli orizzonti superficiali di questi suoli mostrano, in generale, una evidente melanizzazione hanno cioè colorazioni scure in seguito all'arricchimento in sostanza organica (epipedon mollico) La rimozione dei carbonati in alcuni suoli è stata completa, mentre in altri suoli ha condotto a una loro ridistribuzione, con formazione di orizzonti di accumulo secondano entro il profilo (orizzonti calcici). La lisciviazione delle particelle minerali fini, essenzialmente argilla, è avvenuta con intensità diversa, soprattutto in relazione all'età delle superfici; si sono formati orizzonti di accumulo illuviale (orizzonti arginici) di diversa, da pochi decimetri a oltre un metro. L'ossidazione dei minerali di ferro ha condotto a una moderata rubefazione. Sono molto diffusi suoli a profilo moderatamente differenziato. La ridistribuzione dei carbonati è avvenuta con diversa intensità. In alcuni suoli gli orizzonti superficiali sono completamente decarbonatati e si sono formati orizzonti calcici ben espressi, con contenuti in carbonati molto elevati, che talora superano il 40%; in genere questi suoli presentano anche epipedon mollico. In altri suoli la ridistribuzione dei carbonati è iniziale, meno pronunciata, e non è avvenuta la formazione di orizzonti calcici. La differenziazione degli orizzonti profondi ha condotto, in questi casi, alla formazione dell'orizzonte cambico, nel quale la pedogenesi ha portato allo sviluppo di struttura e alla brunificazione (ossidazione iniziale dei minerali del ferro). Sono presenti anche suoli poco evoluti, che non hanno sviluppato un profilo differenziato in orizzonti diagnostici. Questi suoli sono presenti in genere nei versanti più ripidi, dove l'erosione ha portato all'affioramento del substrato, e nel fondo delle vallecole, dove avviene un continuo accumulo alluvionale e colluviale di materiali.

Unità11.4 Suoli dei versanti interessati da antichi movimenti di massa, con scarpate ripide e frastagliate verso monte, nelle quali affiora il substrato. Nelle aree di accumulo i versanti si presentano lineari, poco ondulati. Le pendenze sono molto variabili, da deboli a forti; mentre la classe più frequente è probabilmente la moderata. Le quote vanno da 100 a 580 m.s.l.m.

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L’unità, costituita da 7 delineazioni, ha una superficie totale di 9.090 ha. L’utilizzazione del suolo prevalente è agricola (seminativi, oliveti); in via subordinata, nei versanti più ripidi, vi sono aree a vegetazione naturale, essenzialmente arbustiva ed erbacea. Sono presenti suoli di diverso grado evolutivo, nell’area interessata si tratta di suoli a profilo differenziato per rimozione dei carbonati, lisciviazione, melanizzazione (suoli Pomarico).

Fig.8 - Carta dei suoli con ubicazione dell’area interessata dall’intervento

5.3. ELEMENTI PAESAGGISTICI

La grande eterogeneità morfologica del territorio, determina insieme alle condizioni di esposizione, la presenza di diversi microclimi localizzati, i quali determinano la diversificazione delle tipologie vegetazionali e severi adattamenti delle specie che selezionano e creano polimorfismo nelle piante interessando l’habitus, le dimensioni, le forme pulvinate, reptanti, ecc. L’impronta tipicamente mediterranea del clima, con un lungo periodo secco di quattro mesi che va da giugno a settembre, è in pieno accordo con l’elevata presenza di specie sclerofile, con larga presenza di specie più mesofile, giustificate dalla presenza

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di inverni più freschi ed estati meno aride rispetto alla condizione tipica della fascia di vegetazione termofila costiera. Dal punto di vista paesaggistico, il territorio contermine all’area oggetto del presente studio si presenta alquanto eterogeneo, presenta infatti:  aree destinate a colture agrarie;  aree incolte, in parte destinate a pascolo;  fossi e canali con vegetazione. Per una visione di dettaglio dell’uso del suolo nelle aree più prossime all’intervento si rimanda alla carta dell’uso del suolo allegata. Dal punto di vista percettivo, l’area, per via di ostacoli naturali, non è mai completamente visibile, se non nelle immediate vicinanze. Non risulta visibile dai due principali centri abitati, Pomarico e Miglionico. Il paesaggio circostante l'area in studio è tipico di un sistema agrario. Nella parte alta, raggiungibile con tratturi e strade comunali vi sono coltivazioni di uliveti e cereali. Molte le aree incolte, come quella di progetto, la cui parte sommitale risulta spoglia con erbacce e qualche elemento di lentisco. Lungo i fianchi dei rilievi terrazzati si osservano i terreni di natura conglomeratica e sabbiosa con la loro colorazione marrone – ocracea. Sul fondo dei canali laterali è presente vegetazione con alberi di olivastro, pioppi e leccio. Queste aree non saranno interessate da progetto di coltivazione della cava. Per quanto attiene alle relazioni tra il giacimento da utilizzarsi e l'assetto del territorio, nella zona non esisterebbero condizionamenti indotti dalla natura dei luoghi, dalla loro vocazione, da vincoli, servitù e da particolari esigenze di tutela ambientale.

Nelle pagine seguenti si riportano alcune immagini dell’area interessata.

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5.4. VISIBILITA’ DELL’AREA DI CAVA

Per valutare la visibilità della cava sono stati individuati e analizzati alcuni punti di vista e, relativamente ad ognuno di essi, sono stati valutati i seguenti parametri:  l’intrusione e la forma della cava;  l’importanza fruizionale del punto di vista selezionato: considera i possibili fruitori del paesaggio rappresentati dalla popolazione locale e dai turisti;  l’importanza funzionale: tiene conto dell’utilizzazione paesaggistica del punto di vista analizzato, bersagli o punti di osservazione principali da dove la cava risulta in qualche modo visibile.

La cava è localizzata al centro di un’area caratterizzata da pochi punti a discreta panoramicità da cui è possibile avere una visione completa. A seguito delle precedenti considerazioni e di specifici sopralluoghi, sono stati selezionati due punti di vista rappresentativi da cui è stato valutato l’impatto paesaggistico.  Punto di Vista 1 e 2: S.S. Basentana;  Punto di Vista 3: S.S. Basentana svincolo con S.S. 7r;  Punto di vista 4 e 5: S.S. 7r;  Punto di vista 6 dalla S.P. per Pomarico

Punti di vista 1, 2, 3, 4 e 5 Da queste posizioni la cava sarà percepita come punto di sfondo. L’intrusione dell’opera si stima Medio - Bassa in fase esecutiva e bassa dopo la sistemazione ambientale. L’utilizzazione paesaggistica e la fruibilità del punto di vista vengono valutati BASSI.

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Gli assi viari scelti come punti di vista presentano numerosi punti panoramici da cui è possibile vedere la cava, ma solo in alcuni tratti, in particolare nel solo tratto relativo alla stazione ferroviaria di Ferrandina sulla S.S. Basentana, e nella parte più a monte per la S.S. 7r. L’intrusione dell’opera si stima BASSA in quanto essa si andrà ad inserire in un paesaggio a luoghi nascosto dai rilievi collinari e comunque non osservato direttamente in quanto gli osservatori sono comunque in movimento.

Punto di vista 6 Da questa posizione la cava è ora percepita come area spoglia da vegetazione con pareti sub verticali. L’intrusione dell’opera si stima Medio - Alta in fase esecutiva e medio - bassa dopo la sistemazione ambientale. L’utilizzazione paesaggistica e la fruibilità del punto di vista vengono valutati BASSI. L’asse viario scelto come punto di vista presenta pochi punti panoramici da cui è possibile vedere la cava, solo nel tratto vicino allo svincolo sulla S.S.7r.. L’intrusione dell’opera dopo l'intervento si stima Medio Bassa.

Nelle pagine seguenti si riportano le riprese fotografiche dai sei punti sopra descritti.

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Punti di ripresa fotografica Proponente: Ditta Individuale Martino Michele Lorenzo - Pomarico (MT)

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Foto n.1 – ripresa dalla S.S. Basentana

Foto n.2 – ripresa dalla S.S. Basentana

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Foto n.3 – ripresa dallo svincolo S.S. Basentana con S.S.7r.

Foto n.4 – ripresa dalla S.S.7r.

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Foto n.5 – ripresa dalla S.S.7r.

Foto n.6 – ripresa dalla S.P. Per Pomarico

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Nella tabella vengono riassunte le stime quantitative della visibilità dell’opera appena analizzate, suddivise secondo gli aspetti elementari Intrusione, Fruizione, Funzione, e Bersagli: Punti di Vista Intrusione Funzione Fruizione Bersagli Visibilità

Punto di vista 1, 2 e 3 MEDIO BASSA BASSA MEDIO ALTA BASSI BASSA

Punto di vista 4, 5 e6 MEDIO BASSA MEDIO BASSA MEDIO ALTA MEDIO BASSI MEDIA

Le immagini fotografiche riportate confermano come la cava sia riconoscibile solo da punti più prossimi al sito.

Impatto paesaggistico

Valore paesaggistico MEDIO BASSO

Visibilità della cava MEDIO BASSO

Impatto paesaggistico MEDIO BASSO

Si può affermare, dunque, che l’impatto paesaggistico dell’intervento è di livello MEDIO BASSO, in grado cioè di apportare alcune modifiche al paesaggio circostante, tali da determinare piccole variazioni alle caratteristiche paesaggistiche dei luoghi specialmente nelle fasi di cantiere.

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5.5. ELEMENTI FAUNISTICI

Nell'area in esame l'attività antropica ha ridotto, col tempo, la naturale copertura vegetale, introducendo specie di interesse agrario quali le graminacee (grano, avena), specie arboree da frutto, in particolare olivo. La zona oggetto dell'intervento, risulta arida, per via della scarsa copertura vegetazionale e dell'elevata trasformazione antropica, non possiede una ricca fauna di vertebrati. Rapaci frequentemente osservati sono il nibbo reale (Milvus milvus), la Poiana (Buteo buteo), il Gheppio (Falco rinnunculus) . Tra gli uccelli stanziali e migratori, definiti come abituali in letteratura, presenti in zona, in genere nel periodo della riproduzione o dello svernamento, si rammentano: Assiolo (Otus scops), Civetta Athene noctua), Barbagianni (Tyto alba), Gheppio (Falco tinnunculus) Nibbio Bruno (Nibuis Migrus), Nibbio Reale (Nibuis Nibuis), Grillaio (Falco Naumanni), Albanella Minore (Circus Pygargus) ,Upupa (Upupa epops), Rondine (Hirundo rustica), Balestruccio (Delichon urbica), Fagiano, Gazza (Pica pica), Ghiandaia (Garrulus glandarius), Cornacchia (Corvus corone). Tra i rettili si rammentano: Ramarro (Lacerta virdis), Lucertola muraiola (Podarcis muralis), Orbettino (Anguis fragilis), Biacco (Coluber virdiflavus), Biscia dal collare (Natrix natrix), Saettone (Elaphe longissima). La fauna selvatica della zona è quella caratteristica degli ambienti agricoli aperti, in parte antropizzati e quindi costituita da piccole specie di mammiferi quali: Ratto (Rattus novergicus), Talpa europea (Talpa europaea), Arvicola d'acqua (Arvicola terrestris), Riccio (Erinaceus europaeus), Ferro di cavallo maggiore (Hinolophus ferrum equinum ), Pipistrello di Savi (Pipistrellus savii), Lepre (Lepus europaeus), Faina (Martes foina), Volpe( Vulpes Vulpes),Tasso (Meles Meles), Cinghiale (Sus Scrofa).

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5.6. ELEMENTI VEGETAZIONALI

Il territorio circostante la cava risulta interessato da attività antropiche. Al di fuori delle aree urbanizzate, il territorio è prevalentemente utilizzato per attività agricole con colture arborate di olivo e alberi da frutto. Vi è sempre uno stretto rapporto che si trasforma in una vera e propria dipendenza tra un insieme di fattori naturali ed antropici che hanno determinato, nel tempo, lo sviluppo vegetazionale condizionando a volte la stessa sopravvivenza di talune formazioni vegetazionali. L’area del bacino del fiume Basento, nei suoi elementi generali, presenta nei rilievi che lo delimitano, un carattere spiccatamente argilloso, una caratteristica che ha determinato nel corso dei secoli l’instaurarsi di un articolato reticolo idrogeologico con rilevanti fenomeni erosivi. Un fenomeno che si traduce, nello sviluppo di stretti valloni incisi, durante il periodo piovoso, da corsi d’acqua a carattere torrentizio, mentre nell’area valliva, lungo il corso del fiume, nella formazione d’ampie pianure alluvionali. Le colline di natura calanchiva che si sviluppano su ambedue i versanti formati da rocce argillose, caratterizzate da vegetazione sporadica o assente consistenti in una serie di solchi, più o meno profondi, ripidi e separati da creste. Si osservano, là dove l’erosione non è troppo spinta, una vegetazione calanchiva che contribuisce a delineare un paesaggio del tutto peculiare. Sui pendii disboscati e scolpiti dall’intreccio dei solchi erosivi, i terreni sono stati enormemente sfruttati fino ad una cinquantina d’anni addietro, da un pascolo eccessivo e si presentano ricoperti da steppe a Sparto (Lygeum spartum L.). Li, invece, dove i fenomeni erosivi sono meno accentuati s’insedia la macchia a dominanza di Lentisco (Pistacia lentiscus L.). Prendendo in esame la parte alta della sponda sinistra del fiume Basento, si osserva una vegetazione di tipo mediterraneo con una preminenza di particolari specie tipiche delle aree calanchive. Tra le superfici meno acclivi si sviluppano colture agrarie imperniate sul cereale o sull’elemento foraggiero mentre sugli andamenti con maggiore pendenza, regna un magro pascolo.

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Lungo i campi coltivati e nelle aree più impervie nelle quali è impossibile l’accesso dei mezzi agricoli, si riscontra una vegetazione spontanea residua costituita essenzialmente da due specie vegetali frequentissime su tutto il territorio in questione: il Lygeum spartum L. ed, l’Atriplex halimus L.. A questa vegetazione relativamente uniforme, si affiancano altre specie arbustive tipiche della macchia mediterranea quali Pistacia lentiscus L., Rhamnus alaternus L., Prunus spinosa L., Crataegus monogyna, Rosa arvensis, oltre ad esemplari isolati di Quercus pubescens, Ulmus minor e Pyrus amygdaliformis Tra le specie erbacee più frequenti sono da menzionare: Dactylis hispanica, Oryzopsis miliacea, Inuca viscosa, Hedysarum coronarium, Calendula arvensis, Diplotaxis erucoides, Micromeria graeca., mentre nei punti in cui è presente un certo ristagno d’acqua troviamo l’Aurum italicum.

La superficie boscata della Manferrara Soprana, posta a circa 1,5 km a sudovest dell’area di cava, è l’unico esempio di pregevole area boscata originaria.

5.6.1. ASSETTO VEGETAZIONALE

Dai sopraluoghi, sulla superficie interessata dall’attività di cava non sono emerse emergenze floristiche di nota.

Il progetto di ricomposizione ambientale che prevede la ricostruzione della superficie di cava mediante la posa di piante, andrà a ripristinare l’assetto vegetazionale.

Nelle aree contermini, durante l’attività di cava, non saranno per niente intaccate le specie vegetali.

Il progetto di ricomposizione ambientale, così come studiato, permetterà, subito nel giro di qualche anno il rinverdimento delle aree interessate dalla sistemazione e di riportare l’area di cava alle condizioni previste nel progetto di sistemazione finale.

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5.7. ATMOSFERA

L'approccio dello studio del potenziale inquinamento atmosferico segue i passi dello schema generale di azione di ogni inquinante: l'emissione da una fonte, il trasporto, la diluizione e la reattività nell'ambiente e infine gli effetti esercitati sul bersaglio, sia vivente che non vivente. Partendo dunque da questo schema, si individuano nel seguito gli elementi da prendere in considerazione per la caratterizzazione della componente, individuando i seguenti impatti attesi:  Gli impatti sull'aria connessi alla presenza degli interventi di cantiere sono dovuti principalmente alle emissioni di polveri e sono collegati in generale alle lavorazioni relative alle attività di scavo (a cui sono legate le fasi di movimentazione dei materiali e carico.  L'analisi dell'impatto sull'inquinamento atmosferico generato dalla presenza di flusso veicolare dovuto alla circolazione dei mezzi di cantiere è quella tipica degli inquinanti a breve raggio.

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6. IMPATTO AMBIENTALE E MISURE DI MITIGAZIONE

Tra gli impatti, quelli che potrebbero destare preoccupazione per un’attività di cava in generale sono legati a:

 inquinamento atmosferico (disturbi da sostanze chimiche aerodisperse e da polveri sottili);

 inquinamento acustico (disturbi psichici da rumore);

 inquinamento catena alimentare (acqua e suolo con ripercussioni indirette su alimenti vegetali e animali);

 rischio di incidenti (incendi, ecc…).

Secondo quanto dichiarato nel quadro progettuale e in base a quanto asserito nei capitoli precedenti di codesto quadro ambientale si è riscontrato che:

a) si tratta di opere di escavazione e rimodellamento geomorfologico in continuità con un ambito naturale compatibile;

b) le attività sono concentrate solo nelle ore diurne a seconda del fabbisogno del materiale nel comprensorio;

c) il transito dei mezzi di trasporto degli inerti è molto ridotto e poco significativo;

d) dall’analisi degli impatti sulla qualità dell’aria, le emissioni di polveri nell’atmosfera non sono in grado di raggiungere bersagli sensibili;

e) dall’analisi dell’impatto sul rumore, le emissione sonore, non sono tali da raggiungere siti sensibili;

f) dall’analisi dell’impatto sulla componente idrica non sono emersi fattori che portano impatti alla salute pubblica.

Per i motivi sopra esposti si esclude ogni probabile rischio per la salute pubblica determinato dal proseguo dell’attività di cava.

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La salute umana per quanto concerne l’ambito strettamente lavorativo è garantita dalla normativa di riferimento attualmente in vigore, la cui attuazione è obbligo di ogni datore di lavoro e di ogni lavoratore.

I fattori di rischio, per l’uso di macchine ed attrezzature, sono quelli che avvengono per carenza delle necessarie precauzioni, si riferiscono ad esempio al ribaltamento del mezzo, alla caduta di materiali dall’alto, caduta dal fronte, smottamento o frana, urto contro ostacoli durante il moto, investimento, incidenti stradali, schiacciamento, polveri, rumore, vibrazioni, fumi di combustione dei motori, incendio. Le sostanze che possono avere effetti negativi sulla salute e sicurezza degli addetti sono costituite da carburanti e lubrificanti destinati ai mezzi presenti in cava.

Per la minimizzazione degli effetti, peraltro esclusi, sulla salute umana, valga quanto già prescritto nelle singole componenti ambientali in particolare per aria e acqua, nonché il rispetto delle leggi per la sicurezza dei lavoratori. In aggiunta si ricorda che nei periodi di attività della cava non sarà consentito l’accesso alle aree di cantiere ai non addetti ai lavori tramite la presenza di recinzioni, cancelli e segnaletica. I pericoli di inquinamento delle falde o dell’atmosfera sono minimizzati grazie alla manutenzione dei mezzi d’opera, presso l’officina della ditta in Val Basento.

6.1. IMPATTI IN FASE DI ESERCIZIO

Al fine di riassumere i potenziali impatti sull’idrologia superficiale e sotterranea, si consideri che nelle condizioni ex ante dell’ambiente idrico si può definire:  Assenza di corsi d’acqua all’interno dell’area di cava;  Assenza di ruscellamento concentrato all’interno dell’area di cava;  Assenza di falde superficiali e profonde potenzialmente intercettabili con gli scavi;  Assenza di manifestazioni sorgentizie. L’impatto delle opere sull’ambiente idrico superficiale e sotterraneo sarà pertanto minimo e di natura prevalentemente totalmente reversibile. Potrebbero infatti al minimo essere riferibili:

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 Potenziali deposizioni di polveri sulla vegetazione limitrofa all’area di cava; Gli impatti sulle modificazioni chimico – fisiche delle acque non risultano significativi e comunque potrebbe trattarsi di aspetti confinati all’interno della cava. Anche per ciò che concerne la deposizione di polveri direttamente sull’ambiente idrico, si osserva che l’impatto può essere definito trascurabile considerata la modesta attività di escavazione. La modifica delle falde profonde è comunque non motivabile per effetto dell’isolamento delle stesse da parte dei livelli impermeabili di coltivazione. La soluzione di recupero finale mediante la messa a dimora di specie vegetali permette l’armonioso inserimento nel paesaggio circostante.

6.2. IMPATTI IN FASE FINALE E DI RECUPERO AMBIENTALE E DI DISMISSIONE DEL CANTIERE

Sulla base di quanto constatato in campo e sintetizzato nei precedenti capitoli si può affermare che i lavori progettati di coltivazione e di ripristino ambientale della cava sono conformi in linea di massima ai principi prefissati di salvaguardia e tutela dei valori paesaggistici ed ambientali dell’area. Gli impatti tuttavia sono di breve durata, si risolvono in qualche anno, terminano con la fine dei lavori, sono per lo più reversibili e hanno un’estensione esclusivamente locale. Le azioni che hanno prodotto effetti più incisivi sulle componenti ambientali ovvero la produzione di polveri sul comparto ecosistemico e i movimenti terra sul profilo del versante e sulla qualità paesaggistica sono interamente mitigabili nel giro di pochi anni. Le uniche interferenze di carattere irreversibile sono quelle fisiologicamente intrinseche al prelievo del materiale e quindi al consumo di risorse naturali. Considerando quindi che gli impatti sull'ambiente sono estremamente contenuti, che l'intervento ha notevoli potenzialità socio – economiche, che il ripristino ed il recupero

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Matera Gennaio 2018

Il tecnico Geol. Roberto Tommaselli

Proponente: Ditta Individuale Martino Michele Lorenzo - Pomarico (MT) Studio di Impatto Ambientale (D.Lgs n. 104/2017) per richiesta di Titolo: autorizzazione alla coltivazione di una cava di inerti conglomeratici - Loc. Dott. Geol. Roberto Tommaselli Fontana di Noci nel Comune di Miglionico (MT). Ordine Geologi di Basilicata n.273 Data: Gennaio 2018 Rev.: 0.0 Pag. 43