CONTINUUM DIAFASICO E DINAMICHE DIAGENERAZIONALI NEL BASSO E ALTO CASERTANO ORIENTALE

Edoardo Mastantuoni Università degli Studi di Torino [email protected]

1. PREMESSA Si vogliono qui presentare alcuni elementi attinenti ai piani diafasico e diagenerazionale che sono emersi nella prima fase di elaborazione dei dati raccolti durante un’inchiesta dialettologica condotta in sei comuni orientali della provincia di (basso casertano: , Castel Morrone, ; alto casertano: , , ), della quale si premettono qui di seguito le principali linee-guida e metodologiche.1 1. I sei punti sono disposti lungo un asse sud-nord, che dal circondario del capoluogo di provincia sale fino ai monti del Matese (ca. 65 km). Il materiale linguistico raccolto include l’intero continuum diafasico che unisce le varietà locali d’italiano (il substandard) ai dialetti e consente inoltre un’analisi diagenerazionale. Il lavoro finale sarà inoltre incentrato anche sugli aspetti attinenti alla diatopia, oltre che su possibili osservazioni contrastive rispetto alle koinaí napoletane. 2. Pur concorrendo a colmare in parte la mancanza di documentazione sui dialetti di Terra di Lavoro, l’inchiesta mira a descrivere, con una ‘fotografia’ delle dinamiche lin- guistiche in atto, gli usi linguistici di due gruppi sociali: gli anziani e i giovani. 3. Una peculiarità del campione consiste nel fatto che esso è composto quasi esclusivamente da donne, a differenza di quanto è accaduto per grandi opere geolinguisti- che come l’AIS e l’ALI, nelle quali era in stragrande maggioranza maschile. È dimostrato che spesso la variazione diasessuale ha un’influenza minima rispetto a quella diagenerazio- nale e diastratica (oltre che alle reti sociali che ciascun parlante ha stabilito), ma la scelta di un campione femminile si è rivelata preferibile per motivi di natura pratica: le parlanti di sesso femminile si sono dimostrate più disponibili ad essere intervistate, oltre che general- mente più spigliate e loquaci. 4. Per poter essere facilmente accettato nelle comunità, e nel tentativo di stabilire un rapporto con i soggetti da intervistare quanto più possibile cordiale, rilassato e amichevole, mi sono avvalso della collaborazione di alcuni insider. Grazie a questi ultimi, individuan- doli tra i loro parenti, amici e conoscenti, ho scelto cinque informatrici e un informatore per ciascuna delle sei località (per un totale di trentasei informatori: trenta donne e sei uomini), come illustrato nella tabella 1:

1 Il presente lavoro costituisce l’oggetto della mia Tesi di Dottorato presso l’Università di Torino (Dottorato in Scienze del Linguaggio e della Comunicazione; indirizzo in Dialetto- logia italiana, Geografia linguistica e Sociolinguistica).

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≤ 40 ≥ 60 F 2 3 M 1 - Tabella 1: Costituzione numerica dei due gruppi sociali di giovani (≤ 40) e anziani (≥ 60)

5. Le interviste sono state libere, sono state richieste adducendo un pretesto sociologico, hanno avuto una durata media di circa venti minuti e sono state registrate con dispositivo digitale visibile agli informatori. 6. Il piano descrittivo prescelto privilegia il livello fonetico: vocalismo tonico, atono, consonantismo. L’analisi del livello fonetico viene svolta con metodologia uditiva e descrittiva, ma non si escludono, in un’altra sede, possibili affondi di analisi anche strumentale su singoli aspetti di particolare complessità. Il lavoro finale considererà anche fonosintassi e prosodia, oltre agli aspetti morfologici e sintattici più rilevanti.

2. USO DEI CODICI Pur essendo costituito solo su base diagenerazionale, il campione di fatto contiene un elemento diastratico relativo alla scolarizzazione, la quale è ovviamente molto più alta tra i parlanti sotto i quaranta, rispetto a quelli sopra i sessanta; nel panorama italiano ciò implica, per i primi, un grado proporzionalmente più elevato d’italianizzazione. I primi risultati dell’inchiesta fanno pensare a una diacronia apparente che, più che il sistema della varietà dialettale in se stessa, coinvolge le sue relazioni con quella sovrapposta nel processo di costruzione del testo conversazionale. La variazione dei codici nelle trentasei interviste appare piuttosto ampia: l’uso degli anziani risulta pressoché polarizzato da un lato verso il dialetto locale e conservativo (parlanti monolingui, anche se naturalmente ‘contaminati’ qua e là dall’italiano, a livello morfo-sintattico e lessico-semantico) e dall’altro – in misura assai minore – verso forme attenuate e arcaiche di substandard, mentre i giovani rivelano una situazione linguisticamente più composita che può essere schematizzata con tre macrocategorie:  prevalenza di substandard;  prevalenza di varietà mistilingui con largo uso di code-mixing;  prevalenza di dialetto alternato a substandard (code-switching). Per quest’ultimo tipo si può parlare di una tendenza verso la diglossia tout court, ossia un uso semi-esclusivo del dialetto in famiglia e tra amici (quelli presenti durante l’inter- vista) e dell’italiano con l’intervistatore (dove, per italiano, s’intenda sempre il substandard, con occasionale ricorso al dialetto a scopo fàtico, espressivo-enfatico o metaforico). Nella figura d’intervistatore ho cercato di assumere una posizione diafasicamente ‘neutra’ avvalendomi di un substandard misto a dialetto (facendo invece ricorso a un italiano più vicino allo standard per i discorsi di natura più tecnica): ciononostante, il com- portamento linguistico di alcuni soggetti giovani si è orientato ugualmente verso il polo dell’italiano, dimostrando così un condizionamento diglottico evidentemente più forte di quello adattivo o accomodativo. Ciò riguarda anche alcuni soggetti con grado d’istruzione

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alto (laureandi) che hanno preferito rispondere alle domande e conversare informalmente con l’intervistatore usando l’italiano, destinando le occasionali porzioni di dialetto a una funzione meramente espressiva, enfatica o metaforica. Il dialetto compare poi nelle cita- zioni e nei discorsi riportati.

16 Substandard 14

12 Code-mixing

10 Diglossia 8

6 Dialetto conservativo

4

2 Forme attenuate e arcaiche di substandard 0 Parlanti ≤ 40 Parlanti ≥ 60

Figura 1: Rappresentazione grafica dell’uso dei codici nelle trentasei interviste raccolte

Qui di seguito riporto alcuni esempi relativi alle osservazioni appena svolte, con i rispettivi numeri di riferimento. Parlanti con età maggiore o uguale a 60:  Dialetto locale conservativo: Edda, 75 anni, panettiera di Ruviano; ha seguito il primo anno di scuole elementari (file audio n. 1).  Forme attenuate e arcaiche di substandard: Luisella, 90 anni, bracciante di Piedi- monte Matese; ha conseguito la licenza elementare (file audio nn. 2a, 2b). Parlanti con età minore o uguale a 40:  Substandard: Marilina, 25, di Ruviano, iscritta al terzo anno del corso di laurea in Beni Culturali (file audio n. 3).  Varietà mistilingui con largo uso di code-mixing: Antonietta, 25, di Ruviano, iscritta al quarto anno del corso di laurea V.O. in Psicologia (file audio n. 4).  Dialetto e substandard (sistema diglottico: dialetto con familiari e amici; substandard con innesti dialettali con l’intervistatore): Gennaro, 24, di S. Nicola la Strada, iscritto al terzo anno d’Ingegneria (file audio n. 5. Il brano dura trenta secondi: nei primi quindici l’informatore si rivolge al cugino, negli ultimi quindici all’inter- vistatore).

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3. EMERSIONE DI TRATTI BASILETTALI NEL LIVELLO DIAFASICO ALTO

3.1. Piano morfologico: terminazione in -a per la prima persona singolare dell’imperfetto. Indicatore o marcatore? Nelle due sole interviste in cui due parlanti ultrasessantenni (Luisella, 90 anni, di Piedimonte Matese, e Anastasia, 79, di Baia e Latina) hanno preferito adoperare un codice substandard, sono emerse sistematicamente forme di prima persona singolare in -a, talvolta addirittura con posposizione del pronome personale io come disambiguante. Rimane da chiarire se ci si trovi davvero di fronte all’emersione di tratti basilettali nel livello diafasico alto, poiché le forme di prima persona in -a sono presenti anche nei dialetti dell’alto casertano (esempio: Giulia, 67 anni, di Letino: p´n"tsava, "Steva), o se, data l’assenza di altri elementi del dialetto-base nelle formulazioni delle due parlanti, non si tratti piuttosto di una collimazione dialetto-italiano (arcaico/scolastico) che avrebbe favorito il mantenimento del tratto.  Luisella: sen"teva, io era "sola, sen"tiva, po"tea (file audio nn. 6-8).  Anastasia: M’ha aiutato tanto per questa disgrazia che aveva avuta: non veniva più a messa, io; io lO sokkor"reva, io an"dava, io […] por"tava (file audio nn. 9, 10). 3.2. Piano prosodico: tratti di tipo ‘laziale’ Si possono ravvisare nell’ultima informatrice citata (Anastasia, 79, di Baia e Latina) elementi intonativi analoghi a quelli del Basso Lazio (dialettologicamente e storicamente, com’è noto, parte integrante della ).2 È interessante osservare come questo pattern intonativo si ritrovi spesso in contesti dialogici in cui compare l’avverbio comunque (file audio nn. 11-13a). Intonazioni simili si sono osservate a Letino per le frasi sospensive, come negli esempi appresso.  Laura, 35: ÆpEntso di "si \ se ttS "E la "bbwona volon"ta di "tutti…... si po"trebbe spe"ra (file audio n. 13b).  Emilio (informatore extra), 29: Æin un mo"mEnt`o deli"kat`o k`ome "k`westo... (file audio n. 13c).

4. LA VARIAZIONE DIAGENERAZIONALE

4.1. Fricativizzazione di \tS\ La variabile legata all’età risulta correlata ad alcuni fenomeni riscontrati durante l’analisi dei dati, come, per esempio, la resa fricativa di \tS\ in [S] in posizione intervocalica all’interno di parola e in fonosintassi; essa è presente in tutti giovani intervistati, ma non nei basiletti di molti anziani. Questo tipo di variazione diagenerazionale può essere considerata il sintomo di uno sviluppo diacronico ormai in via di completamento, che comporta la prognosi di una proba- bile imminente perdita della variante affricata. Si tratta dunque di un fenomeno che, in un’ottica più attenta alla micro- che non alla macro-diacronia, può essere ormai considerato un elemento d’arcaicità.

2 Vedi, per es., Canepari 1999: 433.

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Il tratto converge verso un substandard genericamente centro-meridionale e, contemporaneamente, verso il dialetto parlato oggi a Napoli, che a sua volta ha attraversato lo stesso processo con una o due generazioni d’anticipo.  Immacolata, 69, Castel Morrone: fa"tSev´n´, ku"tSin´, fa"tSev´m´; tS´ pi"atS, ritS (file audio nn.14-18).3  Gimmi, 15, Castel Morrone: "faSil´, "diS´, viS"in´, iμ"veSe, "pjaS´ (file audio nn. 19-22). 4.2. Rotacizzazione di \d\ Nei seguenti esempi è interessante notare come le due generazioni provengano dallo stesso paese (oltre che dalla stessa rete sociale). I due esiti sono stati ottenuti in un’itervista doppia.  Carmela, 64, Ruviano: fa "kaud9´ (file audio n. 23).  Antonietta, 25, Ruviano: fa "kaur´ (file audio n. 24). 4.3. Il -ne paragogico: oscillazione e lessicalizzazione Nei parlanti più anziani, il -ne paragogico è produttivo – e lo si evince dal fatto che si attiva anche in parole colte come opportunità – tanto nell’alto quanto nel basso casertano.  Filomena, 66 anni, Castel Morrone: me"tan´ ~ me"ta (file audio n. 25).  Giulia, 67, Letino: na Sit"tan´, opportuni"ta“…‘n´, opportuni"tan´, p´k"ken´… Ækistu "kkan´ (file audio nn. 26-30). Nel gruppo dei giovani il fenomeno, ormai lessicalizzato, compare una sola volta con l’oscillazione del tratto basilettale in \"kkan´\:  Vincenzino, 20, Piedimonte Matese: p´ "kkan´ ~ p´ "kka……... (file audio n. 31).

5. IPERCORRETTISMI

5.1. Assordimento delle occlusive sonore e livellamento sorde-sonore in una parlante di Letino già migrata al Nord e al Centro. L’informatrice Laura, trentacinquenne, ha vissuto sette anni fuori Letino: a Milano (due anni), in Abruzzo e ad Anzio. Nei file più lunghi sono presenti anche numerosi casi di sin- cope e apocope di sillabe atone, dovuti naturalmente al ritmo allegro dell’eloquio. Parla anche il dialetto, ma con difficoltà.  bam"bino bam"b9ino, "kwanto («quando») "semb9ra, "kwinti, "prend9ere, "pjandZ(ere, pjan"tSeva, "vad9o (file audio nn. 32-38) Come è udibile nel file audio 38a, "sEmp`re k`o "llOro, tale assordimento si accompagna con una percepibile lenizione dell’occlusiva dopo nasale (a volte quasi di tipo ‘ciociaro’ o ‘molisano’;4 v. Vincenzino, 20, Piedimonte Matese: g(an"dzoni, k`an"t`ammo, "mango "t`and9o, p`O ~ b9O «po’», b9ulid9o; file audio nn. 38b, 38c e 38d) che può talora interessare alcuni parlanti di quest’area (Piedimonte Matese e Letino, per l’appunto, dove il corpus raccolto

3 Negli esempi riportati l’affricata tende a perdere la coda vocalica in \-´\ in finale di parola. 4 Vedi Canepari (1999: 429 e 439).

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suggerisce che si possono verificare lenizioni delle occlusive più marcate rispetto al basso casertano).  imp`a"rat`o, k`on"t`atti, pjedi"mont`e and9are, "vad9o, di"pEnte (file audio n. 39) 5.2. Ripristino incerto di vocale finale non atona Nel seguente esempio la parlante oscilla tra una generalizzazione del femminile in -a e la forma etimologica per il lessema "ret´.  Filomena, 66, Castel Morrone: "reta, "rete (file audio nn. 40).

6. VOCALISMO TONICO: ABBASSAMENTO DI \E\ TONICA IN [œ] Il fonema abbassato che ricorre per un solo parlante sembra esser legato soprattutto a un lessema o, più probabilmente, a una particolare variabile intonazionale e stilistica.  Vincenzino, 20, Piedimonte Matese: "bbœll“´‘ (abbassamento completo, file audio n. 41, e abbassamento attenuato, file audio n. 42).

7. VARIAZIONE DIAFASICA: A PROPOSITO DI ‘SVIZZERA’ (E ALTRI TOPONIMI) Per via dei flussi migratori che hanno interessato tutta la zona d’inchiesta, in specie l’alto casertano, il sintagma ‘in Svizzera’ è comparso sovente nei discorsi dei diversi informatori; ciò ha consentito di confrontarne le molteplici varianti in cui di volta in volta si è presentato, legate non solo alla dimensione diagenerazionale, ma anche fortemente a quella diafasica. Variabile «in Svizzera» (stato in luogo, moto a luogo):  San Nicola la Strada  Gennaro, 24: in "zvittsera5, in "Zvittsera, a "Zvittsera (file audio nn. 43-45).  Maurizio (insider), 25: a "Zvitts´r´… (file audio n. 46).  Castel Morrone  Immacolata, 69: a "Zvitts´r´ (file audio n. 47).  Antonio (insider), 40 ca.: a "Zvitts´r´ (file audio n. 48).  Filomena, 66, e marito (informatore extra), 70 ca.: a "Zvitts´r´ (file audio n. 49).  Marito di Filomena (informatore extra), 70 ca.: in "zvittser´ (file audio n. 50).  Baia e Latina  Anastasia, 78: in iZ"vittsera (file audio n. 51).  Elvira, 85: in iZ"vittsera, a "Zvittsera (file audio nn. 52a, 52b).  Maria, 86: in iZ"vitts´r´, a "Zvittsera (file audio nn. 53, 54).

5 Ho preferito, in questa sede, sillabare i nessi di fricative [zv] e [Zv] in posizione iniziale (ossia quando non preceduti da i- prostetica), sacrificando così l’unità della sillaba fonetica, ma preservando quella della parola (per es.: in "zvittsera, anziché in z"vittsera).

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Letino  Laura, 35: i "zvittsera (file audio n. 55).  Marito di Filomena (informatore extra), 70 ca.: in iZ"vittsera, in iz"vittsera (file audio nn. 56a, 56b).  Filomena, 68: in iZ"vittsera, a la "Zvittsera, a la "Zvittsera, a la "Zvitts´r´ (file audio n. 57-60).  Fabio, 24: a "zvittsera, in "zvittsera, in "zvitts´, a "zvittsera (file audio n. 61-64).

5 in iz"vittsera

4 in iZ"vittsera

in "zvittsera 3 in "Zvittsera

2 a la "Zvittsera

a "zvittsera 1 a "Zvittsera

0 Parlanti ≤ 40 Parlanti ≥ 60

Figura 2: Rappresentazione grafica della variabile «in Svizzera» per numero di occorrenze

Dallo schema risulta chiaro che la [i-] prostetica di liaison è ormai legata all’uso dei parlanti anziani, i quali prediligono anche la palatalizzazione di [z] preconsonantica sia nelle varianti dialettali sia in quelle italianizzanti; a differenza dei giovani, per i quali sembra esistere una maggiore dicotomia tra la forma italiana moderna in "zvittsera e quella dialettale a "Zvitts´r´/-era. Non manca ad ogni modo, per questi ultimi, qualche forma intermedia, come i due interessanti esiti a "zvittsera (prodotti durante un turno in sub- standard) con la preposizione articolata tipica del dialetto e il mantenimento del toponimo italiano. Per contro, la forma italianizzata a partire da quella dialettale, a la "Zvittsera/-´r´, è comparsa ben tre volte ma solo in una parlante appartenente alla fascia anziana.

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Altre occorrenze: «dalla Svizzera»:  Filomena, 68, Letino: ra la "Zvittsera (file audio n. 65). Risposta a: ‘Di dove?’:  Maria, 78, Baia e Latina: a "Zvittsera (file audio n. 66). «la Svizzera»:  Elvira, 85, Baia e Latina: la "zvittsera, la "Zvittsera (file audio nn. 67, 68). «tutti svizzeri»:  Fabio, 24, Letino: "zvittseri (file audio n. 69).

(I)svizzer* “i‘z- 10 “i‘Z- 18

Tabella 2: Tot. occorrenze “i‘z- vs. “i‘Z-

Altri toponimi: «a Zurigo» (forse «a Zürich»):  Elvira, 85, Baia e Latina: a ddzu"rik (file audio n. 70). «a Zurigo […] a Schlieren»:  Elvira, 85, Baia e Latina: a ddzurik"´ […] a "Zliere (file audio n. 71). «Schlieren, Zurigo»:  Elvira, 85, Baia e Latina: "Zliere, ddzu"rik“´‘ “e…‘ (file audio n. 72). «a Lucerna»:  Marito di Filomena (informatore extra), 70 ca., Letino: a llu"tSErna (file audio n. 73).

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