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PUCSomma Vesuviana

GRUPPO DI PROGETTAZIONE PROF. ARCH. PASQUALE MIANO ARCH. GENNARO PISCOPO ARCH. FABRIZIO FUSCO ARCH. GIUSEPPE RUOCCO ARCH. GABRIELLA DE LUZIO ING. GAETANO D'AMBROSIO DOTT. AGR. ANIELLO ARBUCCI

CON DOTT. ARCH. EMANUELE COLOMBO DOTT. ARCH. JR. CLAUDIA SORBO DOTT. ARCH. ALESSIA GENTILE DI SINDACO CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI DOTT. SALVATORE DI SARNO

ASSESSORE ALL'URBANISTICA ARCH. VALERIA GRANATA

RUP ARCH. SIMONA PENZA

UTC SOMMA VESUVIANA ING. FABIANA CUOMO GEOM. ANTONIO SANNINO GEOM. GAETANO SANTANIELLO

Rapporto Ambientale preliminare RAp DATA: PIANO URBANISTICO DEL COMUNE DI SOMMA VESUVIANA

INDICE

PREMESSA ...... 2 A) OBIETTIVI STRATEGICI GENERALI DI SOSTENIBILITA’ ...... 4

CRITERI GENERALI DI SCELTA DEGLI OBIETTIVI ...... 4 ILLUSTRAZIONE DEL RAPPORTO CON ALTRI PERTINENTI PIANI O PROGRAMMI ...... 6 OBIETTIVI A SCALA REGIONALE DA FONTE NORMATIVA (L.R. N. 16/2004) ...... 6 OBIETTIVI DEL PIANO TERRITORIALE REGIONALE (PTR) ...... 7 OBIETTIVI DEL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE (PTCP) ...... 12 PIANO STRALCIO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI) E PIANO DI GESTIONE DEL RISCHIO ALLUVIONE (PGRA) ...... 14 PIANO REGIONALE DELLE ATTIVITA’ ESTRATTIVE (PRAE) ...... 14 PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO ...... 15 B) VINCOLI E PIANI DI SETTORE ...... 17 C) AMBITI DI INFLUENZA DEL PIANO E ORIZZONTE TEMPORALE ...... 19 D) DEFINIZIONE AUTORITA’ E PUBBLICO COINVOLTI E MODALITA’ DI CONSULTAZIONE ...... 20 E) ANALISI PRELIMINARE DI CONTESTO ...... 22 F) INDIVIDUAZIONE DI AREE SENSIBILI ED ELEMENTI DI CRITICITA’ ...... 25

L’ANALISI SWOT ...... 25 G) PRESUMIBILI EFFETTI AMBIENTALI DEL PIANO ...... 28 H) DESCRIZIONE DEL METODO DI VALUTAZIONE ...... 32 ALLEGATO 1 – INTEGRAZIONE TRA PRELIMINARE DI VAS – VI ...... 34

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PIANO URBANISTICO DEL COMUNE DI SOMMA VESUVIANA

PREMESSA Il Comune di Somma Vesuviana ha avviato il procedimento di formazione del Piano Urbanistico Comunale (nel seguito indicato con l’acronimo “PUC”) di cui al Titolo II Capo III della L.R. 16/2004. Il suddetto PUC deve essere sottoposto alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) in ossequio a quanto disposto nella “Parte Seconda” del Codice dell’Ambiente, recentemente riscritta con il D.L.vo 16 gennaio 2008 n. 4. La VAS, “avviata contestualmente al processo di formazione del piano o programma”, ha lo scopo di guidare la mano del pianificatore nelle varie scelte che questo opera fornendogli una visione prospettica delle conseguenze a medio e lungo termine che ognuna di esse ha su i vari tematismi ambientali. Inoltre, la necessità di redigere un rapporto ambientale, seppur preliminare, “da effettuarsi durante la fase di redazione dei piani”, specificata dall’articolo 47 della Legge Regionale n. 16/2004 conformemente alla Direttiva 42/2001/CE, introduce un sistema di formazione di piani e programmi volto a “garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e dell’adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile”. Vi è, inoltre, un sito di interesse comunitario interessato dalla Pianificazione comunale e, pertanto, al presente rapporto è allegato un apposito documento redatto secondo le indicazioni riportate nell’allegato G del DPR 357/1997 e s.m.i. e delle Linee Guida VI. Notiamo, quindi, un nuovo e chiaro segno distintivo nella redazione dei piani urbanistici delineato dalla Regione : esso persegue il concetto di sviluppo sostenibile di governo del territorio e delle sue trasformazioni e, di conseguenza, di uso sostenibile delle risorse che così può essere definito:

 uso delle risorse rinnovabili con un tasso di utilizzo pari alla capacità della risorsa di rinnovarsi;

 progressiva sostituzione delle risorse non rinnovabili, mediante l’utilizzo di risorse rinnovabili usate in modo sostenibile. Detto in altri termini, l’impatto causato dalle attività umane è pari alla superficie interessata dal manufatto per la qualità ambientale/tecnologica del manufatto: il prodotto deve essere minore o, al più, uguale alla capacità di carico del territorio, ovvero alla possibilità di mantenimento dello stock di risorse disponibili. La verifica preliminare oggetto di questo elaborato ha la finalità di stabilire i caratteri procedurali e fornire le indicazioni di carattere analitico attraverso i quali si elaborerà la successiva VAS. In

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particolare, nell’ambito di questa fase vanno stabilite indicazioni di carattere procedurale (autorità coinvolte, ambito di influenza, metodologia di valutazione adottata, ecc…) e indicazioni di carattere analitico (presumibili impatti attesi dall’attuazione del Piano, analisi preliminare delle tematiche ambientali del contesto di riferimento e definizione degli indicatori).

Nello specifico, il Rapporto Ambientale Preliminare contiene le seguenti informazioni: A. Obiettivi strategici generali di sostenibilità; B. Ambiti di influenza del Piano e orizzonte temporale; C. Definizione autorità e pubblico coinvolti e modalità di consultazione; D. Analisi preliminare di contesto; E. Individuazione di aree sensibili ed elementi di criticità; F. Presumibili effetti ambientali del Piano; G. Descrizione del metodo di valutazione.

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A) OBIETTIVI STRATEGICI GENERALI DI SOSTENIBILITA’

In questo capitolo vengono definiti gli obiettivi di sostenibilità dettati dalle politiche sovraordinate; nel primo paragrafo si illustrano i criteri generali di scelta degli obiettivi, nel secondo paragrafo si definisce il rapporto tra il Piano e gli altri pertinenti piani o programmi di livello superiore. CRITERI GENERALI DI SCELTA DEGLI OBIETTIVI Lo sviluppo sostenibile è stato definito come “un processo nel quale l’uso delle risorse, la direzione degli investimenti, la traiettoria del processo tecnologico ed i cambiamenti istituzionali concorrono tutti assieme ad accrescere le possibilità di rispondere ai bisogni dell’umanità, non solo oggi, ma anche in futuro.” L’assunzione della sostenibilità come modello di sviluppo di una comunità deve tenere conto quindi di quattro dimensioni: 1. sostenibilità ambientale, come capacità di mantenere nel tempo qualità e riproducibilità delle risorse naturali; mantenimento della integrità dell'ecosistema per evitare che l'insieme degli elementi da cui dipende la vita sia alterato; preservazione della diversità biologica; 2. sostenibilità economica, come capacità di generare, in modo duraturo, reddito e lavoro per il sostentamento della popolazione; eco‐efficienza dell'economia intesa, in particolare come uso razionale ed efficiente delle risorse, con la riduzione dell'impiego di quelle non rinnovabili; 3. sostenibilità sociale, come capacità di garantire condizioni dì benessere umano e accesso alle opportunità (sicurezza, salute, istruzione, ma anche divertimento, serenità, socialità), distribuite in modo equo tra strati sociali, età e generi, ed in particolare tra le comunità attuali e quelle future; 4. sostenibilità istituzionale, come capacità di rafforzare e migliorare la partecipazione dei cittadini alla gestione dei processi decisionali; i processi di decisione politica devono corrispondere ai bisogni ed alle necessità degli individui, integrando le aspettative e le attività di questi ultimi. Capacità di un buon governo.

In generale la definizione degli obiettivi di sostenibilità deve soddisfare in primo luogo le condizioni di accesso alle risorse ambientali coerentemente con i seguenti principi: . il tasso di utilizzazione delle risorse rinnovabili non sia superiore al loro tasso di rigenerazione;

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. l’immissione di sostanze inquinanti e di scorie nell’ambiente non superi la capacità di carico dell’ambiente stesso; . lo stock di risorse non rinnovabili resti costante nel tempo.

In particolare, il piano assume una serie di obiettivi ragionevolmente perseguibili in funzione delle direttive dei Piani di ordine superiore, delle criticità rispetto allo stato dell’ambiente emerse, delle caratteristiche oggettive derivanti dagli studi svolti in ambito locale e sovracomunale, delle aspettative dei cittadini.

Il PUC, quale strumento di lettura e conoscenza approfondita del territorio comunale, ha come obiettivo, tra gli altri, quello della conservazione degli elementi e dei contenuti di individualità urbana e territoriale locale. Risulta allora possibile individuare alcuni aspetti fondamentali, da perseguire e che in questa sede, assumono la valenza di indirizzo metodologico, ma che potranno diventare importanti aspetti su cui avanzare significativi approfondimenti, tali da definire una precisa strategia di rilievo dello stato dei luoghi: a) rileggere in termini operativi il tema di importanza preminente della messa in sicurezza del territorio rispetto alle diverse tipologie di rischio, attraverso la predisposizione di criteri progettuali e normativi, in grado di coniugare le logiche dell’eliminazione o della mitigazione del rischio con quelle della valorizzazione delle specificità. Emblematico, ad esempio, è il discorso della costa, da sistemare e da proteggere, ma anche da valorizzare, attraverso un approfondito discorso sulla portualità; b) rileggere in termini operativi il tema della conservazione del paesaggio, con particolare riferimento agli aspetti botanico‐vegetazionali, attraverso la predisposizione di criteri interpretativi, imperniati su approfondite indagini e su riscontri diretti, in grado di ricostruire i principi di posizionamento e di articolazione dei diversi elementi paesaggistici, in relazione a un ampliamento della conoscenza del paesaggio ridefinita attraverso la riqualificazione e la valorizzazione del sistema sentieristico e delle interconnessioni centro – frazioni; c) rileggere in termini operativi il tema della salvaguardia delle preesistenze architettoniche e archeologiche e dei più importanti elementi di pregio naturalistico, attraverso l’introduzione, con gli opportuni approfondimenti e tenendo anche conto dei meccanismi perequativi, dell’idea di parco (archeologico, ambientale, etc.), inteso come uno

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strumento di conservazione, ma anche di valorizzazione e di fruizione dei beni da tutelare; in questo senso i nuclei consolidati e le piccole spiagge, le passeggiate, i sentieri, le architetture isolate e i “cellai” tendono a rientrare in un unico articolato sistema.

ILLUSTRAZIONE DEL RAPPORTO CON ALTRI PERTINENTI PIANI O PROGRAMMI Questo paragrafo affronta il tema degli obiettivi di scala superiore previsti nei diversi piani o programmi. Nel caso in oggetto abbiamo identificato i seguenti piani o programmi pertinenti: . OBIETTIVI A SCALA REGIONALE DA FONTE NORMATIVA (L.R. N. 16/2004) . OBIETTIVI DEL PIANO TERRITORIALE REGIONALE (PTR) . OBIETTIVI DEL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE (PTCP) . PIANO STRALCIO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI) . PIANO REGIONALE DELLE ATTIVITÀ ESTRATTIVE (PRAE) . PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO . PARCO AGRICOLO E ARCHEOLOGICO DELLA VILLA AUGUSTEA ‐ SOMMA VESUVIANA

OBIETTIVI A SCALA REGIONALE DA FONTE NORMATIVA (L.R. N. 16/2004) La Regione Campania si è dotata di una nuova legge urbanistica; sul Bollettino Ufficiale della Regione Campania n. 65 del 28 dicembre 2004 è stata, infatti, pubblicata la legge n. 16, con cui il Consiglio Regionale ha approvato definitivamente le "Norme sul Governo del territorio", legge che introduce nuove regole per l'assetto del territorio e abroga definitivamente la normativa (LL.RR. 14/82 e 17/82) che ha regolato, in passato, la pianificazione regionale. La Legge Regionale n. 16/2004 definisce gli obiettivi, che in termini di governo del territorio, le amministrazioni territorialmente competenti devono perseguire (articolo 2): a) promozione dell’uso razionale e dello sviluppo ordinato del territorio urbano ed extraurbano mediante il minimo consumo di suolo; b) salvaguardia della sicurezza degli insediamenti umani dai fattori di rischio idrogeologico, sismico e vulcanico; c) tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio attraverso la valorizzazione delle risorse paesistico‐ambientali e storico‐culturali, la conservazione degli ecosistemi, la riqualificazione dei tessuti insediativi esistenti e il recupero dei siti compromessi; d) miglioramento della salubrità e della vivibilità dei centri abitati; e) potenziamento dello sviluppo economico regionale e locale; f) tutela e sviluppo del paesaggio agricolo e delle attività produttive connesse;

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PIANO URBANISTICO DEL COMUNE DI SOMMA VESUVIANA g) tutela e sviluppo del paesaggio e delle attività produttive e turistiche connesse. Il Piano Urbanistico Comunale persegue tutti gli obiettivi sopraccitati.

OBIETTIVI DEL PIANO TERRITORIALE REGIONALE (PTR) In attuazione della Legge Regionale n. 16/04 “Norme sul governo del territorio”, con Legge Regionale n. 13 del 13 ottobre 2008 (pubblicata sul Burc n. 45 bis del 10 novembre 2008), è stato approvato il Piano Territoriale Regionale. Grazie alla nuova legge regionale sul governo del territorio, quel sistema di pianificazione a cascata ha assunto una migliore connotazione. Per la prima volta in Campania, la Giunta Regionale approva, dopo l’adozione della Proposta e della successiva consultazione, nella seduta del 30 novembre 2006 la “Deliberazione N. 1956 ‐ Area Generale di Coordinamento N. 16 ‐ Governo del Territorio ‐ L.R. 22 Dicembre 2004, n. 16 ‐ Art 15: Piano Territoriale Regionale ‐ Adozione (Con allegati)” Pubblicata sul BURC n. speciale del 10 gennaio 2007. Il P.T.R. si qualifica anzitutto come piano d’inquadramento nei confronti dei soggetti istituzionali cui è affidata la pianificazione d’area vasta. Lo fa con la finalità di contribuire all’ecosviluppo, secondo una visione che attribuisce al territorio, inteso come grande materia che propone esplicitamente specifiche forme d’integrazione, il compito di mediare cognitivamente ed operativamente tra la materia della pianificazione paesistico‐ambientale e quella della promozione e della programmazione dello sviluppo. Questa funzione principale è sorretta prevalentemente da una funzione di agevolazione dell’operatività degli attori territoriali, definendo prospettive di trasformazione da sostenere attraverso un percorso di affinamento di regole istituzionali convergenti da parte degli enti sollecitati ad una più certa leale collaborazione. In riferimento a questi obiettivi strategici il P.T.R. vuole contribuire a superare o per lo meno a ridurre l’indeterminatezza dei contesti per gli attori istituzionali e sociali, offrendo loro dei quadri di riferimento (Q.T.R.) come base utile alla definizione delle diverse linee d’azione. I Q.T.R. territoriali che il P.T.R. struttura, sono cinque. Il primo è quello delle reti ‐ la rete ecologica, la rete dell’interconnessione (mobilità e logistica) e la rete delle sorgenti di rischio ‐ che attraversano il territorio regionale. Concettualmente i termini sono stati definiti nelle Linee Guida della pianificazione territoriale regionale pubblicate nel BURC del 24.12.2002, con i connessi indirizzi strategici introdotti dal punto di vista tematico. Dalla articolazione e sovrapposizione spaziale di queste reti si individuano, per i Q.T.R. successivi, dei punti critici sui quali è opportuno concentrare l’attenzione e mirare gli interventi.

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Qui si colloca il contributo per la “Verifica di compatibilità tra gli strumenti di pianificazione paesistica e l’accordo Stato‐Regioni del 19 aprile 2001”, pubblicato nel BURC dell’8 agosto 2003 e gli indirizzi concertati con le province e con le competenti soprintendenze. Il secondo è quello dei nove ambienti insediativi, individuati in rapporto alle caratteristiche morfologico‐ambientali e alla trama insediativa. Questi ambienti vogliono suggerire, soprattutto alle province, riferimenti e punti di connessione da utilizzare per sostenere una co‐pianificazione che le province vanno sviluppando, o devono sviluppare, insieme alla regione e agli altri attori della pianificazione. Questi ambienti insediativi contengono i tratti di lunga durata, gli elementi ai quali si connettono i grandi investimenti. Sono ambiti sub‐regionali per i quali vengono costruiti delle visioni cui soprattutto i piani territoriali di coordinamento provinciali, che agiscono all’interno di ritagli territoriali definiti secondo logiche di tipo amministrativo, ritrovano utili elementi di connessione. Il terzo Q.T.R. è costituito da 45 sistemi territoriali di sviluppo (STS). Nelle linee guida per la pianificazione territoriale i STS sono stati individuati seguendo la geografia dei processi di autoriconoscimento delle identità locali e di autorganizzazione nello sviluppo, confrontando il mosaico dei patti territoriali, dei contratti d’area, dei distretti industriali, dei parchi naturali, delle comunità montane, e privilegiando tale geografia rispetto ad una geografia costruita sulla base di indicatori delle dinamiche di sviluppo, classificati in una tipologia composta da sei classi, funzione di dominanti territoriali (naturalistica, rurale‐culturale, rurale‐industriale, urbana, urbano‐industriale, paesistico‐culturale). Il quarto Q.T.R. è costituito dai campi territoriali complessi. Nel territorio regionale esistono campi territoriali nei quali la sovrapposizione‐intersezione dei precedenti Q.T.R. mette in evidenza degli spazi di crisi, dei veri punti caldi, dove si ritiene la regione debba svolgere un’azione prioritaria di promozione di interventi particolarmente integrati. Essi possono essere costituiti da infrastrutture di interconnessione di particolare rilevanza, oppure da aree di intensa concentrazione di fattori di rischio. Il quinto quadro territoriale di riferimento riguarda le modalità di promozione della cooperazione istituzionale tra i comuni minori. Il Rapporto Censis 2003 segnala l’avvio dopo il 1999 di un processo di unione di comuni in tutta Italia (appena 8 nel 2000 e già 202 nel 2003) che in Campania nel 2003 ha riguardato 5 unioni riferite a 27 comuni. Il capitolo del P.T.R. più importante per la trattazione in corso riguarda “gli indirizzi strategici”. Essi “costituiscono un riferimento per la pianificazione territoriale della Regione e delle Province, e

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PIANO URBANISTICO DEL COMUNE DI SOMMA VESUVIANA della pianificazione urbanistica dei Comuni, e rappresentano un riferimento per politiche integrate di sviluppo, che coinvolgono più complessivamente l’azione degli Enti Locali”. Gli indirizzi strategici sono “gli orientamenti di fondo su cui si articolano i contenuti del PTR. Essi vanno intesi come ordinamenti di azioni, che, sulla base di conoscenze e di attori dotati di competenze e di risorse, perseguono determinati obiettivi in tempi e sequenze definiti”. Il P.T.R. si fonda su sedici indirizzi strategici riferiti a cinque aree tematiche ponendo al centro della sua strategia tre temi fondamentali, legati a tre “immagini strategiche”: ▪ l’interconnessione come collegamento complesso, sia tecnico che socio‐istituzionale, tra i sistemi territoriali di sviluppo e il quadro nazionale e internazionale, per migliorare la competitività complessiva del sistema regione, connettendo nodi e reti; ▪ la difesa della biodiversità e la costruzione della rete ecologica regionale, che parta dai territori marginali; ▪ il rischio ambientale. Accanto ai tre temi generali, vengono evidenziati altri due temi, complementari in qualche misura ai primi, che specificano il quadro strategico di riferimento, in relazione alle caratteristiche dei diversi contesti territoriali della regione: ▪ Assetto policentrico ed equilibrato; ▪ Attività produttive per lo sviluppo economico regionale. I sedici indirizzi/obiettivi strategici sono: A. Interconnessione B. Difesa e recupero della “diversità” territoriale: costruzione della rete ecologica B.1. Difesa della biodiversità B.2. Valorizzazione e sviluppo dei territori marginali B.3. Riqualificazione della costa B.4. Valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio B.5. Recupero delle aree dismesse e in via di dismissione C. Governo del rischio ambientale C.1. Rischio vulcanico C.2. Rischio sismico C.3. Rischio idrogeologico C.4. Rischio incidenti rilevanti nell’industria C.5. Rischio rifiuti

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C.6. Rischio da attività estrattive D. Assetto policentrico ed equilibrato D.1. Rafforzamento del policentrismo D.2. Riqualificazione e “messa a norma” delle città D.3. Attrezzature e servizi regionali E. Attività produttive per lo sviluppo economico regionale

Gli indirizzi/obiettivi strategici sono intrecciati con le indicazioni di metodo contenute nei documenti di diversa natura elaborati in sede europea. Le principali sono: 1. applicare il principio di sussidiarietà in modo più ampio possibile, coinvolgendo anche le popolazioni. 2. impostare una visione, e dunque una gestione, integrata del territorio; 3. individuare unità territoriali di riferimento; 4. individuare una rete di città piccole e medie che possano costituire poli di riferimento per i servizi territoriali e sociali fondamentali e consentire lo sviluppo delle aree marginali; 5. gestire le trasformazioni territoriali in modo attivo, considerando in maniera funzionale gli ecosistemi nella commistione tra usi naturali ed antropici e indirizzando questi ultimi verso attività compatibili; 6. recuperare e riqualificare le aree degradate, abbandonate e/o improduttive, perché dotate di grandi potenzialità; 7. esaltare il ruolo strategico delle aree rurali nella salvaguardia del patrimonio naturale e culturale, nell’uso compatibile delle risorse, nella manutenzione e messa in sicurezza del territorio.

Il P.T.R., quindi, definisce gli obiettivi di pianificazione e disegna la nuova Campania come una regione sempre più plurale: individua in tal senso 9 ambienti insediativi, microregioni aventi comuni caratteristiche fondamentali, e 45 sistemi locali di sviluppo allo scopo anche di coordinare gli interventi del Programma Operativo Regionale 2000‐2006 e di offrire elementi per costruire il Programma Operativo Regionale 2007‐2013. Il territorio campano, infatti, che ha una concentrazione di beni storico‐artistici e paesaggistici di grande valore inserite in parte in un patrimonio urbano complesso, viene dunque articolato in Piana Campana, dal Massico al Nolano ed al Vesuvio, Penisola sorrentino‐amalfitana (con Capri), l‘agro nocerino‐sarnese, l‘area

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PIANO URBANISTICO DEL COMUNE DI SOMMA VESUVIANA salernitana e la Piana del Sele, il Cilento ed il Vallo di Diano, l'Irpinia, il Sannio, la media Valle del Volturno ed il Matese e, infine, la valle del Liri‐Garigliano. I 565 Comuni della Campania vengono, inoltre, “raggruppati” in 45 macro‐aree, individuate secondo una lettura delle forme di aggregazione (geografica, economica, identità strategica). Tale suddivisione oltre ad inquadrare, come detto, la spesa e gli investimenti POR e la programmazione ordinaria, offre le linee di principio per la pianificazione provinciale e comunale. I 45 Sistemi si ripartiscono in 6 gruppi, a seconda della caratteristica dominante: Naturalistica (13); Rurale/culturale (7); Rurali (7); Industriali (8); Urbani (5); Urbano‐industriale (4); Costieri a dominante paesistico‐ambientale‐ culturale (6). Ogni Sistema si determina anche in base alle azioni di programmazione negoziata in atto, e di istituzionalità: Contratto d’area, Comunità montana, Distretto industriale, Progetto integrato a seconda dell’Asse, Parco nazionale, Parco regionale, Patto territoriale, Riserva naturale, Sistema locale manifatturiero.

Nel Piano Territoriale Regionale della Regione Campania approvato con Deliberazione di Giunta Regionale del 30 novembre 2006 N. 1956 ‐ Area Generale di Coordinamento N. 16 pubblicato sul B.U.R.C. N. SPECIALE DEL 10 GENNAIO 2007, il Comune di Somma Vesuviana è inserito nel Sistema Territoriale di Sviluppo “C7 ‐ COMUNI VESUVIAN” con i comuni di , , , , , , San Sebastiano al Vesuvio, Sant’Anastasia, , e Volla ed è collocato in un sistema territoriale corrispondente a “SISTEMI A DOMINANTE RURALE‐MANIFATTURIERA”. Il territorio comunale di Somma Vesuviana è ubicato nella parte orientale dell’area metropolitana di Napoli e confina con i comuni di , , Ercolano, , , , Ottaviano, Pomigliano d'Arco, Sant'Anastasia, , . La popolazione residente al 31/06/2019 ammontava a 34.949 unità, con una densità demografica di circa 1.140,26 abitanti / kmq. La priorità d’intervento definita dalla Regione Campania nel PTR per quest’area è il cosiddetto “rischio vesuvio”; in esso rileviamo una politica territoriale finalizzata alla riconfigurazione dell’intero territorio dei 18 comuni della zona rossa (a più alto rischio), e che prevede l’implementazione di indirizzi strategici finalizzati a migliorare le vie di fuga, diminuire la pressione demografica e la densità edilizia presente in questa zona, ed a riqualificare la complessiva struttura insediativa ed il sistema

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PIANO URBANISTICO DEL COMUNE DI SOMMA VESUVIANA paesaggistico e ambientale. Dunque “la questione del rischio naturale, del rischio vulcanico, in quest’area rappresenta un’assoluta priorità che deve rendere coerenti tutti gli interventi programmati e deve indurre a definire uno scenario di progressiva diminuzione del numero degli abitanti residenti perché sia realmente possibile un controllo delle vie di fuga e dell’evacuazione in caso di preallarme”.

OBIETTIVI DEL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE (PTCP) Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Napoli (PTCP), adottato, ai sensi dell'art. 20 della LR n. 16/2004, con le Deliberazioni del Sindaco Metropolitano n. 25 del 29 gennaio 2016 e n. 75 del 29 aprile 2016. Il PTC della Provincia di Napoli individua i seguenti obiettivi fondamentali: a) Diffondere la valorizzazione del paesaggio su tutto il territorio provinciale, in applicazione della Convenzione Europea del Paesaggio ed in attuazione del PTR che dà direttive in merito ai PTCP, mettendo a punto, sulla base di una ricognizione dei valori non solo di eccellenza ma anche diffusi ed identitari, una rinnovata politica di valorizzazione del patrimonio culturale e naturale la cui straordinaria articolazione e bellezza deve essere condivisa come risorsa essenziale per la qualità della vita della popolazione insediata e attrazione capace disviluppare attività turistiche sostenibili e sostanziali nell’economia dell’intera provincia; b) Intrecciare all’insediamento umano una rete di naturalità diffusa, che consenta di superare la insularità delle aree naturali protette con adeguate connessioni diffuse nel territorio rurale o corridoi ecologici nelle aree di maggiore urbanizzazione, evitando le saldature tra gli insediamenti al fine di preservare la biodiversità e di fornire un ambiente di migliore qualità accessibile per i residenti sul territorio; c) Adeguare l’offerta abitativa ad un progressivo riequilibrio dell’assetto insediativo dell’area metropolitana, che risponda ai requisiti di sicurezza, di sostenibilità ambientale e di accessibilità ai centri di servizi consolidati e riduca l’emigrazione obbligata dalle emergenze; d) Ridurre il degrado urbanistico ed edilizio con particolare attenzione alle aree di esclusione e di marginalità, al fine di integrare le politiche di coesione e di equità sociale, con il consolidamento di un assetto residenziale diffusamente organizzato sulla base di spazi pubblici vivibili e sicuri e di adeguate dotazioni di servizi; e) Favorire la crescita duratura dell’occupazione agevolando le attività produttive che valorizzano le risorse locali e sviluppano l’innovazione in un contesto di qualità e di sostenibilità ambientale

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PIANO URBANISTICO DEL COMUNE DI SOMMA VESUVIANA dentro e fuori i luoghi di lavoro e di qualificazione del paesaggio contestuale, anche con la predisposizione ex ante di siti idonei e la previsione della attività compatibili e delle modalità insediative in ciascuno di essi; f) Contenere il consumo di suolo agronaturale, riutilizzando al massimo i siti già compromessi, concentrando le localizzazioni produttive disperse e favorendo il migliore utilizzo integrato delle attrezzature di servizio alla produzione, alla logistica e alle infrastrutture; g) Distribuire equamente sul territorio le opportunità di utilizzo dei servizi e delle attività di interesse sovralocale, attivando politiche di coordinamento policentrico della organizzazione dei servizi, limitando le dipendenze da Napoli per l’accessibilità ai servizi, migliorando l’efficienza degli spostamenti con mezzi pubblici tra i centri; h) Elevare l’istruzione e la formazione con la diffusione capillare delle infrastrutture della conoscenza, assegnando priorità agli interventi volti alla diffusione e al miglioramento dei servizi per la formazione e la ricerca, e alla loro integrazione con le possibilità di sbocco nelle attività produttive per l’incremento dell’occupazione; i) Potenziare e rendere più efficiente il sistema di comunicazione interno e le relazioni esterne sia di merci che di passeggeri, in particolare con le maggiori aree metropolitane contermini (Roma, Bari), agevolando da una parte le strategie nazionali e regionali riguardo il potenziamento del ruolo portuale e aereoportuale dell’area napoletana, e soprattutto attraverso la connessione del corridoio 1 transeuropeo con il corridoio 8, ferroviario ed autostradale; integrando d’altra parte il sistema di interesse nazionale con un sistema di trasporto pubblico locale, da fondare sul potenziamento del sistema ferroviario metropolitano, le cui stazioni devono costituire i nodi fondamentali per la riorganizzazione funzionale e quantitativa dell’insediamento nel perseguimento del policentrismo e dell’equilibrio territoriale. Nel PTCP il STS COMUNI VESUVIANI è un sistema A DOMINANTE PAESISTICO‐AMBIENTALE‐ CULTURALE. L’obiettivo per questo STS è l’incremento e l’integrazione tipologica di servizi urbani di livello sovracomunale e di servizi al turismo naturalistico (parco del Vesuvio). Per esso, in considerazione anche della condizione di inedificabilità residenziale e dei programmi di decompressione insediativa previsti dal PSO di cui alla Legge Regionale 21/2003 , il PTCP ipotizza la riorganizzazione degli insediamenti come un sistema urbano integrato, una sorta di “città”, caratterizzata da relazioni di complementarietà tra i diversi centri del sistema, in particolare tra i centri maggiori o sede di servizi di livello sovracomunale, e quelli del vesuviano orientale.

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PIANO STRALCIO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI) E PIANO DI GESTIONE DEL

RISCHIO ALLUVIONE (PGRA) Dal punto di vista dell’assetto idrogeologico per la determinazione delle pericolosità e dei rischi, per il comune di Somma Vesuviana si deve fare riferimento al Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PSAI) e al Piano di Gestione del Rischio Alluvione (PGRA) dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale. Il PGRA individua le aree sottoposte a pericolosità idraulica, per le quali si dovrà poi ricavare il rischio idraulico attraverso le matrici di calcolo. A Somma Vesuviana tali aree, con pericolosità media e elevata (P2 e P3), non destano particolari preoccupazioni. Per quanto riguarda il rischio frana, le aree individuate dal PSAI ricadono, per ovvie ragioni morfologiche, sulle parti che constano della presenza del Vesuvio.

PIANO REGIONALE DELLE ATTIVITA’ ESTRATTIVE (PRAE) Il PIANO REGIONALE ATTIVITA' ESTRATTIVE della Campania – 2006 è stato approvato con Decreto Assessore LL.PP. n. 439 del 6/09/2005.

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Nel comune di Somma Vesuviana si rileva la presenza di “Aree di Crisi” e di “Aree di Particolare Attenzione Ambientale” (A.P.A.). Le Aree di crisi sono definite: “porzioni del territorio, oggetto di intensa attività estrattiva, connotate da un’elevata fragilità ambientale, e caratterizzate da una particolare concentrazione di cave attive e/o abbandonate ove l’attività estrattiva è consentita in funzione anche della ricomposizione ambientale, per un periodo massimo di 5 anni decorrenti dalla data del rilascio dell’autorizzazione e/o concessione”. L’art. 27 del PRAE per esse stabilisce che “non è consentito il rilascio di autorizzazioni e/o concessioni estrattive per la coltivazione di nuove cave. Nuove coltivazioni ai fini della ricomposizione ambientale e, ove possibile, alla riqualificazione ambientale sono consentite per le sole cave abbandonate ricomprese nelle A.P.A. per un periodo massimo di anni 3 per singola cava”. Invero “La prosecuzione della coltivazione nelle aree di crisi è autorizzata sulla base di un nuovo progetto di coltivazione, che può prevedere anche superfici coltivabili, in ampliamento rispetto all’originario perimetro della cava, aventi, comunque, un’estensione non superiore al 30% rispetto alle superfici assentite ed anche in deroga, ove necessario, ai vincoli derogabili ricompresi nell’art. 7 delle norme di attuazione e per un periodo massimo di 5 anni decorrenti dalla data di rilascio della nuova autorizzazione”. Le A.P.A., regolate dall’art. 30 del PRAE, “sono aree di crisi che comprendono cave in prevalenza abbandonate, fra quelle individuate nel P.R.A.E., che nell’insieme costituiscono fonte di soddisfacimento di parte del fabbisogno individuato per l’approvvigionamento di materiale, attraverso gli interventi di coltivazione finalizzata alla ricomposizione ambientale di durata complessiva non superiore ai tre anni”.

PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO Il Parco nazionale del Vesuvio è stato istituito il 5 giugno 1995 per il grande interesse geologico, biologico e storico che il suo territorio rappresenta. Il parco si sviluppa attorno al complesso vulcanico Somma‐Vesuvio e la sede è situata nel comune di Ottaviano, in provincia di Napoli. I comuni del parco sono 13 e nello specifico: , , Ercolano, Massa di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, San Giuseppe Vesuviano, San Sebastiano al Vesuvio, Sant'Anastasia, Somma Vesuviana, Terzigno, e . Il Piano del Parco è stato adottato con Delibera di Consiglio Regionale n. 618 del 13.04.2017. In esso ricadono: il Sito d’Interesse Comunitario (SIC) IT8030021 ‐ Monte Somma;

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la Zona di Protezione Speciale ZPS IT8030037 ‐ Vesuvio e Monte Somma;

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B) VINCOLI E PIANI DI SETTORE

I vincoli Un territorio così ricco di specificità come quello di Somma Vesuviana presenta un quadro vincolistico assai articolato relativo sia alle peculiarità naturalistiche che storico‐culturali dei siti. Nella Tavola A3 del Preliminare del Piano sono riportati graficamente tutti i vincoli che qui si elencano: VINCOLI OPE LEGIS ex D.Lgs. 42/2004 art.10 comma 1: 1‐ Chiesa di S. Maria del Pozzo 2‐ Chiesa di S. Domenico 3‐ Chiesa Collegiata di Santa Maria Maggiore 4‐ Santuario di S. Maria di Castello 5‐ Terreno S. Maria del Pozzo con rinvenimento di resti archeologici 6‐ Complesso Conventuale Via Carmine BENI CULTURALI VINCOLATI ex D.Lgs. 42/2004 art.10 comma 3: 7‐ Castello D' Alagno 8‐ Complesso dei Gesuiti 9‐ Villa Augustea Fiumi e corsi d'acqua Boschi Aree Archeologiche Zone vulcaniche Area del Parco Nazionale del Vesuvio RETE NATURA 2000: SIC IT8030021 Monte Somma ZPS IT8030037 Vesuvio e Monte Somma

Piano di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) del Comune di Somma Vesuviana Il comune di Somma Vesuviana ha aderito al Patto dei Sindaci e si è dotato del Piano di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) insieme ai comuni di: Ottaviano; Poggiomarino; San Giuseppe Vesuviano; Striano; Terzigno.

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Gli obiettivi fissati dal Piano per il Comune di Somma Vesuviana sono di ridurre le emissioni di CO2 rispetto al 2010 del 30,6%. Tali obiettivi devono essere raggiunti attraverso le seguenti azioni: L’efficientamento degli involucri edilizi; L’efficientamento degli impianti termici; L’installazione di impianti FER; L’installazione di sistemi d’illuminazione efficienti; Acquisto di energia verde per le utenze private; Istituzione di una “Zona 30”; Promozione della Mobilità Ciclabile; Promozione della mobilità pedonale; Installazione di colonnine per la ricarica di mezzi elettrici.

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C) AMBITI DI INFLUENZA DEL PIANO E ORIZZONTE TEMPORALE In questo capitolo si procede all’identificazione spazio‐temporale; tale identificazione si rende necessaria in quanto, spesso, gli effetti delle azioni previste dal Piano si manifestano in ambiti estesi (oltre l’area pianificata) e lungo un arco temporale più lungo di quello della durata del Piano. Considerato il delicato ruolo che il PUC è chiamato a svolgere nella conservazione dei caratteri peculiari del paesaggio e, nel caso specifico, per la riduzione del rischio Vesuvio, è indispensabile che l’uso del territorio avvenga in maniera armonica e funzionale, in modo da salvaguardare i valori fisici, storici e culturali del territorio, coniugandoli con le esigenze di vita ed economiche della comunità. Queste differenti esigenze trovano riscontro nell’intero territorio del Comune di Somma Vesuviana. In questa ottica, il PUC dovrà tener conto della peculiare condizione urbanistica e dell’impossibilità di aumentare il carico insediativo. Questi aspetti dovranno essere adeguatamente considerati e sviluppati nel PUC, mediante la predisposizione di specifiche azioni progettuali e normative. La nuova programmazione dovrà contemperare in modo equilibrato le esigenze dei residenti, ai quali vanno garantiti un alloggio e i servizi urbani, e quelle legate ad un misurato allargamento dell’offerta turistica, da sviluppare in modo compatibile rispetto alle risorse effettive del territorio. È inevitabile comunque che le azioni del piano ricadano anche oltre i confini strettamente comunali soprattutto per le linee di pianificazione che riguardano la situazione ambientale, influenzando un ambito esteso a scala vasta, ed il sistema trasporti, l’assetto economico, le attività ed il mercato del lavoro, che andranno a portare ripercussioni, tendenzialmente positive, anche sui comuni vicini. In questo senso gli effetti del piano, se corrispondenti alle previsioni, avranno una proiezione che travalicherà i dieci anni, creando le premesse per uno sviluppo a termine più lungo.

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D) DEFINIZIONE AUTORITA’ E PUBBLICO COINVOLTI E MODALITA’ DI CONSULTAZIONE

La Legislazione Comunitaria fornisce un quadro normativo che regola la partecipazione pubblica ai processi decisionali, del quale tiene conto la Direttiva 2001/42/CE prevedendo la partecipazione del pubblico nel processo di pianificazione e programmazione. Il Rapporto preliminare deve prevedere un processo partecipativo che coinvolga le autorità con competenze ambientali potenzialmente interessate dall’attuazione del piano, affinché condividano il livello di dettaglio e la portata delle informazioni da produrre ed elaborare, nonché le metodologie per la conduzione dell’analisi ambientale e della valutazione degli impatti; la partecipazione di tutti gli attori coinvolti permette di evidenziare gli interessi ed i valori di tutti i soggetti interessati dalle ricadute delle scelte di piano ed offre l’opportunità di richiamare l’attenzione su problematiche che possono passare in secondo piano. Le autorità competenti (ACA) ed eventualmente interessate dal Piano Urbanistico Comunale, che si intendono consultare sono:  REGIONE CAMPANIA ‐ Assessorato Ambiente  REGIONE CAMPANIA ‐ Assessorato Urbanistica  REGIONE CAMPANIA – Protezione Civile  REGIONE CAMPANIA ‐ Assessorato Agricoltura  REGIONE CAMPANIA Settore Provinciale del Genio Civile di NAPOLI  ARPAC – Direzione Regionale;  CITTA’ METROPOLITANA DI NAPOLI ‐ Assessorato Ambiente, ecologia e tutela del territorio  CITTA’ METROPOLITANA DI NAPOLI ‐ Settore Urbanistica, Piani territoriali  AUTORITÀ DI BACINO DISTRETTUALE DELL’APPENNINO MERIDIONALE  ENTE PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO  SOPRINTENDENZA PER I BB. AA. per il paesaggio e per il patrimonio artistico ed etnografico province di Napoli  SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA PER LA PROVINCIA DI NAPOLI  ASL NAPOLI Dipartimento di Prevenzione  ENTE IDRICO CAMPANO  ATO NAPOLI VOLTURNO

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 Sindaci dei Comuni confinanti e/o controinteressati cioè: Cercola, Massa di Somma, Ottaviano, Poggiomarino, Pollena Trocchia, San Giuseppe Vesuviano, San Sebastiano al Vesuvio, Sant’Anastasia, Striano, Terzigno, Volla, Brusciano, Castello di Cisterna, Ercolano, Nola, Mariglianella, Marigliano, Pomigliano d'Arco, Saviano, Scisciano

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E) ANALISI PRELIMINARE DI CONTESTO

Inquadramento territoriale Somma Vesuviana, comune della provincia di Napoli, ha un’estensione territoriale di circa 30,65 km². Il numero di abitanti al 2019 è pari a 34.949, con una densità di 1.140,26 ab/Km². Il territorio è caratterizzato dalla presenza del Monte Somma.

Stato dell’ambiente L’analisi sullo stato dell’ambiente qui effettuata sarà il presupposto al Rapporto Ambientale. Dall’esame della Direttiva 42/2001/CE è possibile elencare quali informazioni sono ritenute necessarie per poter adempiere alla scelta strategica dello sviluppo sostenibile; il primo passaggio consiste nell’individuazione e nella raccolta dei dati disponibili relativi ai sistemi popolazione e territorio, tutela e protezione ambientale, sviluppo sostenibile, acqua, mobilità, rifiuti. Individuati e raccolti tutti i dati disponibili, si deve quindi passare alla successiva fase di elaborazione per arrivare alla costruzione di indici sintetici e al trasferimento delle informazioni su cartografia numerica. Il passaggio fondamentale in questa fase di lavoro consiste nella selezione di un coerente insieme di indici, in grado di caratterizzare i sistemi ambientali analizzati. Nell’aggregazione dei dati al fine dell’elaborazione di indici si suddividono gli indicatori in funzione dello stato delle risorse, della pressione antropica e delle politiche di controllo, protezione e risanamento.

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La scelta dei tematismi e la conseguente strutturazione dei fattori del Modello DPSIR (Determinanti/Pressioni/Stato/Impatti/Risposte) deve essere ogni volta ricalibrata in base alle peculiarità del territorio considerato ed alle problematiche connesse alle scelte di pianificazione. Nel caso in oggetto i tematismi individuati e sui quali le trasformazioni previste possono avere effetto e che saranno esaminati nel Rapporto Ambientale sono elencati nella tabella seguente:

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AC ACQUA AC1 Qualità dei corpi idrici AC2 Consumi idrici AC3 Rete acquedottistica S SUOLO S1 Uso del suolo S2 Vulnerabilità del territorio ad eventi idrogeologici S3 Vulnerabilità del territorio ad eventi sismici e/o vulcanici AR ARIA AR1 Qualità dell’aria AR2 Inquinamento Acustico AR3 Inquinamento Elettromagnetico AR4 Inquinamento Luminoso TPA TUTELA E PROTEZIONE AMBIENTALE TPA1 Biodiversità P POPOLAZIONE P1 Struttura della popolazione P2 Dotazione residenze P3 Attuazione del PRG vigente SE AMBIENTE SOCIO‐ECONOMICO SE1 Tasso di attività, occupazione e disoccupazione SE2 Attrattività economico‐sociale SE3 Accessibilità ai servizi, standard e attrezzature di interesse generale M MOBILITA’ M1 Mobilità locale M2 Composizione del Parco Circolante R RIFIUTI R1 Smaltimento rifiuti civili R2 Smaltimento dei rifiuti SS SVILUPPO SOSTENIBILE SS1 Conservazione e recupero dei valori storici, culturali, ambientali ed architettonici Rapporto Ambientale Preliminare 24

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F) INDIVIDUAZIONE DI AREE SENSIBILI ED ELEMENTI DI CRITICITA’

In questa fase vengono sintetizzate le tendenze rilevanti, le sensibilità e le criticità circa lo stato delle diverse componenti ambientali, in atto nel territorio interessato dal Piano. In questo modo è possibile evidenziare in modo chiaro e sintetico i fattori che possono agevolare oppure ostacolare il raggiungimento degli obiettivi del piano; lo strumento utilizzato è l’analisi SWOT. L’ANALISI SWOT L’analisi SWOT è un’analisi di supporto alle scelte che risponde ad un’esigenza di razionalizzazione dei processi decisionali: rappresenta una delle metodologie più diffuse per la valutazione di fenomeni che riguardano il territorio. Nella pratica è un procedimento logico che consente di rendere sistematiche e fruibili le informazioni raccolte. Attraverso tale tipo di analisi è possibile evidenziare i punti di forza (strenghts) e di debolezza (weakness) al fine di far emergere le opportunità (opportunities) e le minacce (threats) che derivano dal contesto esterno cui sono esposte le specifiche realtà settoriali. I risultati dell’analisi vengono presentati in forma sintetica in un diagramma che vuole fare emergere gli elementi in grado di favorire o ostacolare il raggiungimento degli obiettivi previsti. I punti di forza e di debolezza sono propri del contesto di analisi e sono modificabili dagli interventi proposti; le opportunità e le minacce invece, non sono modificabili perché derivano dal contesto esterno. Lo schema seguente rappresenta l’analisi condotta con la matrice Swot per il Comune di Somma Vesuviana, per il quale si sono esaminati sei aspetti socio‐ambientali ritenuti di rilievo:

TEMATICA PUNTI DI FORZA PUNTI DI RISCHI OPPORTUNITA’ DEBOLEZZA Ambiente urbano Sistema insediativo Carente sistema Rischio Vesuvio. Programmazione coerente a partire dal della mobilità. Disequilibrio nella sovracomunale di

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centro e dal sistema pianificazione. riqualificazione e delle frazioni. mitigazione del rischio vulcanico Situazione Patrimonio Vulnerabilità Dissesto Regime ambientale ambientale, storico, sismica ed idrogeologico. vincolistico. paesaggistico e idrogeologica. Disequilibrio nella naturale di valore. Rete pianificazione. infrastrutturale Rischio vesuvio

Assetto sociale Patrimonio Carenza Risposte Piano del ambientale, storico, quantitativa e inadeguate alle Commercio. paesaggistico e qualitativa di esigenze sociali. naturale di valore. infrastrutture. Progressivo Disponibilità di risorse Alto tasso di abbandona delle umane. disoccupazione. attività Stagnazione del commerciali. mercato di lavoro. Emigrazione Congestione del tessuto commerciale Trasporti Diffuso sistema delle Cogestione della Introduzione di Previsioni del Ptcp: strade locali viabilità lungo gli modalità di realizzazione di assi viari interni e connessioni che assi alternativi la scarsa presenza non rispettino di spazi per la sosta l’ambiente e il paesaggio.

Assetto economico Disponibilità di spazi Alto tasso di Spreco di risorse. Piano del per nuovi disoccupazione. Evoluzione incerta Commercio. insediamenti Stagnazione del del mercato. produttivi. mercato di lavoro. Creazione di Disponibilità di aree Inadeguata attività che non coltivabili. qualificazione interagiscano con professionale. le risorse umane

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disponibili e con il tessuto produttivo locale.

Attività turistiche Patrimonio Inadeguatezza del Creazione di Piano Regionale ambientale, storico, sistema infrastrutture che delle attività paesaggistico e infrastrutrurale. non assolvano alla estrattive (Prae). naturale di valore. Mancato sviluppo funzione. Varietà di paesaggio. di processi innovativi tendenti a garantire una adeguata differenziazione dell’offerta.

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G) PRESUMIBILI EFFETTI AMBIENTALI DEL PIANO

Il PUC di Somma Vesuviana è pervaso dalle tematiche ambientali con il grande protagonista “Vesuvio – Monte Somma”: la valorizzazione del patrimonio ambientale, l’energia, il minimo consumo di suolo, la salvaguardia dal rischio idrogeologico, il miglioramento della viabilità per finalità di Protezione Civile, il miglioramento dell’accoglienza sono tutti elementi che contribuiscono al miglioramento della qualità della vita della comunità senza sperpero di quelle risorse che sono state definite esauribili. In questo capitolo si procede ad un’analisi degli effetti che l’attuazione del Piano potrebbe comportare (inclusi gli effetti cumulativi), la cui finalità è quella di stabilire la sussistenza di eventuali interazioni tra il piano e le diverse componenti ambientali.

CARATTERE CUMULATIVO DEGLI IMPATTI

Un impatto si definisce cumulativo se i suoi effetti negativi incrementano progressivamente la loro gravità col passare del tempo, attraverso meccanismi di diminuzione della capacità di autorigenerazione degli ecosistemi e meccanismi di incremento della presenza dell'agente causante il danno. Nella fattispecie dobbiamo considerare che i maggiori fattori di rischio sono quelli che possono generare effetti negativi sul patrimonio urbanistico, a causa di un peggioramento della qualità visiva, sull’ambiente urbano e sull’inquinamento acustico ed atmosferico, dovuti al traffico veicolare, agli scarichi domestici, agli impianti di riscaldamento; sulle aree agricole, dovuto allo sfruttamento del terreno; sulle aree industriali, dovuto all’inquinamento del suolo e lo smaltimento dei rifiuti.

EFFETTI SULL’ACQUA

L’obiettivo di diminuire la pressione antropica potrà comportare una diminuzione di smaltimento delle acque reflue. Considerata l’inclusione nell’ambito delle aree già urbanizzate di suoli suscettibili di edificazione, il dato del consumo pro‐capite non può che migliorare atteso che la rete esistente, senza necessità di ampliamenti sarà al servizio di un maggior numero di utenti. L'effetto sul tematismo acqua sarà dunque positivo.

EFFETTI SUL SUOLO

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L’impossibilità di nuova edificazione ed il recupero del patrimonio esistente sono misure a consumo suolo zero. L'effetto sul tematismo suolo sarà dunque non negativo.

EFFETTI SULL’ARIA

Nessuna attività esercitata sul territorio contribuisce in modo neanche meno che significativo al cambiamento globale del clima. La scarsezza di attività industriali riduce alla sola emissione da traffico i fattori che influenzano la qualità dell’aria. L’effetto sull’aria è da ricondursi, ovviamente, alla fase attuativa del P.U.C, e riguarderà le alterazioni per contaminazione chimica dell'atmosfera, a causa della combustione del combustibile utilizzato dai mezzi d'opera per il trasporto di materiali e per i movimenti di terreno necessari alla costruzione dell’opera, e le alterazioni per emissioni di polvere, dovute al movimento ed alle operazioni di scavo dei macchinari d'opera, per il trasporto di materiali, lo scavo dei buchi per le fondazioni. Tenendo conto degli effetti osservati durante l’elaborazione di altri piani di simili dimensioni in ambienti analoghi, questo tipo di impatto si può considerare compatibile. Le alterazioni per l'emissione di rumori saranno da mettersi in relazione con l’aumento del traffico veicolare dovuto all’aumento della popolazione ed al transito di macchinari pesanti nella zona di costruzione e con l'apertura di nuove strade, i movimenti terra e le operazioni di trivellazione. Queste emissioni potranno avere un effetto sulle comunità faunistiche presenti nella zona interessata. Come per la polvere, vista la fauna presente e tenendo presente le esperienze fatte, dove, alla fine dei lavori non è stato riscontrato alcun effetto, l'impatto provocato sarà pertanto completamente compatibile. Relativamente agli effetti negativi dovuti all’inquinamento acustico, elettromagnetico e luminoso, questi verranno mitigati dalla specifica disciplina prevista dal PUC. L’impatto dunque è da ritenersi non negativo.

EFFETTI SULL’ AMBIENTE

La conservazione della biodiversità deve essere perseguita senza limiti poiché essa costituisce un patrimonio universale. I fattori che contribuiscono alla perdita di biodiversità sono: . la distruzione degli habitat;

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. la colonizzazione di nuovi habitat da parte di specie aliene; . l'innalzamento della temperatura. Si può affermare che il Piano non tocca nessuna delle peculiarità sopra descritte, e tutti gli effetti eventualmente negativi saranno riconducibili soprattutto alla sua fase attuativa, quali le possibili alterazioni da mettere in relazione con i movimenti e la sosta dei macchinari e del personale del cantiere, la generazione di rumori e polvere e l'alterazione degli habitat e dei periodi di nidificazione nel caso degli uccelli. Peraltro il PUC si prefigge di valorizzare ed esaltare la peculiarità paesaggistica, morfologica e posizionale di Somma Vesuviana e l’assunzione di una prospettiva ecologica per la progettazione e realizzazione dei luoghi dell'abitare, riqualificando lo spazio pubblico utilizzando al meglio le risorse esistenti. Si può dunque ritenere che l’impatto è compatibile.

EFFETTI SULLA POPOLAZIONE E SULL’AMBIENTE SOCIO‐ECONOMICO

In merito ai fabbisogni insediativi, il PUC va a colmare la carenza o la inadeguata distribuzione di alloggi; si prefigge inoltre di aumentare il tasso di attività e di occupazione incentivando le attività produttive sostenibili e potenziando l’attività turistica nell’economia cittadina. Un’attività che richiede adeguati spazi di supporto e che richiede la formazione di un’offerta diversificata, non composta da realtà episodiche e frammentarie. L’impatto dunque è da ritenersi positivo.

EFFETTI SULLA MOBILITA’

La situazione infrastrutturale è, allo stato attuale, evidentemente carente e congestionata. In questa ottica risulta necessario migliorare la condizione di accessibilità soprattutto realizzando le necessarie connessioni periurbane, anche attraverso modalità e tecniche innovative e rispettose dell’ambiente e del paesaggio. L’intervento proposto dal PUC, dunque, mira ad inserirsi armonicamente nel contesto territoriale. Esso è pertanto sicuramente positivo.

EFFETTI SUL SISTEMA RIFIUTI

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Il Comune di Somma Vesuviana ha dato avvio da tempo alla raccolta differenziata “porta a porta” con risultati ottimi. Nel 2018 si è raggiunta la ragguardevole percentuale di differenziazione del rifiuto del 71,62%.

EFFETTI RELATIVI ALLO SVILUPPO SOSTENIBILE

Il PUC ha tra i suoi obiettivi la promozione dello sviluppo sostenibile, da realizzarsi attraverso un’operazione di restauro del paesaggio alla scala territoriale. Il fine è quello di rivitalizzare in senso più ampio il territorio, tramite la conservazione ed il recupero dei suoi valori storici, la tutela dell’ambiente e lo sviluppo delle attività produttive connesse. Gli effetti relativi a tale tematismo sono da ritenersi, pertanto assolutamente positivi.

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H) DESCRIZIONE DEL METODO DI VALUTAZIONE

Le scelte di piano possono avere effetti positivi o negativi; è il costo ambientale che bisogna pagare nel perseguimento di obiettivi di sviluppo. Esse diventano sostenibili quando gli impatti complessivi previsti sono inferiori alla capacità di carico di un territorio. Uno dei fattori che incide sulla quantificazione del carico sull’ambiente è la qualità dell’opera. In essa sono da considerare anche le misure cosiddette di compensazione. Quindi un ulteriore compito del pianificatore è quello di introdurre misure atte ad impedire, ridurre o, in estrema analisi, compensare gli eventuali effetti negativi sull’ambiente, causati dal Piano. Definiamo ora la metodologia che verrà attuata nel Rapporto Ambientale, sottolineando che l’importanza del metodo di valutazione consiste nel fornire una procedura trasparente caratterizzata dalla ripercorribilità del processo di analisi, consentendo elaborazioni reiterate con diverse ipotesi e parametri. Nel Rapporto Preliminare è stata effettuata un’indagine sullo stato dell’ambiente che non ha fornito giudizi sulla positività o negatività del piano, ma un quadro di riferimento su cui basare il Rapporto Ambientale. Sarà in questa fase della VAS infatti, che verrà dato un giudizio sui possibili impatti significativi del Piano sull’ambiente, elaborato tramite una matrice azioni/impatto sui tematismi/fattori di pressione generati dagli obiettivi/azioni. Dalla lettura di tale tabella si dedurrano, qualitativamente, gli impatti che il Piano avrà sui tematismi/fattori di pressione; in seguito si elaborerà una tabella contenente le misure previste per impedire, ridurre e compensare gli eventuali effetti negativi del Piano. Questa analisi consentirà di fornire le ragioni sulla scelta delle alternative individuate. Possiamo definire tale metodo “multi‐criterio”, in cui lo strumento centrale è rappresentato da una matrice che permette la valutazione quanti‐qualitativa sulla base di obiettivi‐azioni e fattori di pressione‐impatti. L’ultima analisi del Rapporto Ambientale descriverà le misure previste in merito al monitoraggio e controllo degli impatti ambientali significativi derivanti dall’attuazione del piano; il monitoraggio ambientale dovrebbe valutare nel tempo, la modifica degli indicatori di stato dei fattori di pressione individuati nel Piano; pertanto sarà necessario concordare con i soggetti deputati al controllo ambientale sul territorio regionale (pensiamo all’ARPAC) una campagna di rilevamento sul territorio del Comune di Somma Vesuviana, il quale dovrebbe avere il controllo dell’intero territorio comunale.

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Il metodo del monitoraggio consentirà di tarare le azioni e correggerle ove necessario.

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ALLEGATO 1 – INTEGRAZIONE TRA PRELIMINARE DI VAS – VI

Il presente capitolo nasce dall'esigenza di portare a compimento la procedura di VAS tramite il procedimento di Valutazione di Incidenza Ambientale del PUC, mirata a valutare l'influenza che il Piano Urbanistico Comunale potrebbe avere sul sistema ambientale e in particolare su determinati habitat e specie floristiche e faunistiche significativi. La Valutazione d’Incidenza Ambientale costituisce quindi lo strumento utile al raggiungimento di un rapporto equilibrato tra la conservazione degli habitat e delle specie e l'uso sostenibile del territorio. Questa valutazione si applica sia agli interventi che ricadono all'interno delle Aree Natura 2000, sia a quelli che, pur sviluppandosi all'esterno, possono comportare ripercussioni sullo stato di conservazione dei valori naturali tutelati nel sito. Tale Valutazione avviene entro il seguente quadro di riferimento normativo:

- Direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 02 aprile 1979, concernente la conservazione degli uccelli selvatici; - Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche; - Legge n. 431 del 08 agosto 1985 (Galasso) “Conversione in legge con modificazioni del decreto legge n. 312 del 27 giugno 1985, concernente disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale”; - Legge n. 394 del 06 dicembre 1991 “Legge quadro sulle aree protette”; - Legge n. 157 del 11 febbraio 1992 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”; - D.P.R. n. 357 del 08 settembre 1997 “Regolamento recante attuazione della - Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”; - Direttiva 97/62/CE del Consiglio del 27 ottobre 1997 recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche; - D.M. 20 gennaio 1999 “Modificazioni degli allegati A e B del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, in attuazione della

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- Direttiva 97/62/CE del Consiglio, recante adeguamento al progresso tecnico e - scientifico della direttiva; - D.P.R. 12 marzo 2003, n. 120 “Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”; - D.P.G.R. della Campania n. 9 del 29 gennaio 2010 “Emanazione del Regolamento n.1/2010 – Disposizioni in materia di Procedimento di Valutazione di Incidenza”; - D.G.R. n. 324 del 19/3/2010 ‐ "Disposizioni in materia di procedimento di valutazione di incidenza". Approvazione delle "Linee Guida e Criteri di indirizzo per l'effettuazione della valutazione di incidenza in Regione Campania".

Il Consiglio dei Ministri dell'Unione Europea, con l'obiettivo di promuovere la tutela e la conservazione della diversità biologica presente nel territorio degli Stati membri, ha istituito con la Direttiva Habitat 92/43/CEE e la Direttiva Uccelli (79/409/CEE) un sistema coerente di aree denominato Rete Natura 2000. Con D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357 e successivo D.P.R. 12 marzo 2003, n. 120, l'Italia ha recepito la direttiva 92/43/CEE regolamentandone l'attuazione e stabilendo, in particolare, che ai fini della valutazione di incidenza, i proponenti di piani e interventi non finalizzati unicamente alla conservazione di specie e habitat di un sito Natura 2000, presentano uno "studio" volto ad individuare e valutare i principali effetti che il piano o l'intervento può avere sul sito interessato. La valutazione d'incidenza è il procedimento di carattere preventivo al quale è necessario sottoporre qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze significative su un sito (S.I.C.) o proposto sito (pS.I.C.) e le (Z.P.S.) della rete Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti e tenuto conto degli obiettivi di conservazione del sito stesso. Lo studio per la valutazione di incidenza deve essere redatto secondo gli indirizzi dell'Allegato G al DPR 357/97. Tale allegato, che non è stato modificato dal nuovo decreto, prevede che lo studio per la valutazione di incidenza debba contenere: una descrizione dettagliata del piano o del progetto che faccia riferimento, in particolare, alla tipologia delle azioni e/o delle opere, alla dimensione, alla complementarietà con altri piani e/o progetti, all'uso delle risorse naturali, alla produzione di rifiuti, all'inquinamento e al disturbo ambientale, al rischio di incidenti per quanto riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate; un’analisi delle interferenze del piano o progetto col

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PIANO URBANISTICO DEL COMUNE DI SOMMA VESUVIANA sistema ambientale di riferimento, che tenga in considerazione le componenti biotiche, abiotiche e le connessioni ecologiche. Nell'analisi delle interferenze, occorre prendere in considerazione la qualità, la capacità di rigenerazione delle risorse naturali e la capacità di carico dell'ambiente.

Il dettaglio minimo di riferimento è quello del progetto CORINE Land Cover, che presenta una copertura del suolo in scala 1:100.000, fermo restando che la scala da adottare dovrà essere connessa con la dimensione del Sito, la tipologia di habitat e la eventuale popolazione da conservare. Il percorso logico della valutazione d'incidenza è delineato nella guida metodologica "Assessment of plans and projects significantly affecting Natura 2000 sites. Methodological guidance on the provisions of Article 6 (3) and (4) of the Habitats Directive 92/43/EEC" redatto dalla Oxford Brookes University per conto della Commissione Europea DG Ambiente. La metodologia procedurale proposta nella guida della Commissione, a cui si farà riferimento nel presente “studio”, è un percorso di analisi e valutazione progressiva che si compone di 4 fasi principali: FASE 1: verifica (screening) FASE 2: valutazione "appropriata" FASE 3: analisi di soluzioni alternative FASE 4: definizione di misure di compensazione

Fase 1 Screening/Verifica – identificazione di una possibile incidenza significativa del piano su un sito della rete Natura 2000 e verifica degli eventuali effetti significativi sugli obiettivi di conservazione del sito stesso. Fase 2 Valutazione – analisi dell'incidenza del piano o del progetto sull'integrità del sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, nel rispetto della struttura e della funzionalità del sito e dei suoi obiettivi di conservazione, e individuazione delle misure di mitigazione eventualmente necessarie. Fase 3

Rapporto Ambientale Preliminare 36

PIANO URBANISTICO DEL COMUNE DI SOMMA VESUVIANA

Analisi di soluzioni alternative – indicazione di soluzioni alternative attuabili nel caso in cui permangano gli effetti negativi sull'integrità del sito, nonostante le misure di mitigazione. Ogni nuova proposta deve essere sottoposta alla procedura di valutazione dell'incidenza sull'integrità del sito.

Fase 4 Definizione di misure di compensazione – adozione di adeguate misure compensative che garantiscano la coerenza globale della rete Natura 2000 nel caso in cui non vi siano opportune soluzioni alternative e sia però necessario autorizzare la realizzazione del piano/progetto.

Di seguito si allegano le schede del SIC IT 8030021Monte Somma e della ZPS 8030037

Rapporto Ambientale Preliminare 37

NATURA 2000 - STANDARD DATA FORM For Special Protection Areas (SPA), Proposed Sites for Community Importance (pSCI), Sites of Community Importance (SCI) and for Special Areas of Conservation (SAC)

SITE IT8030021

SITENAME Monte Somma

TABLE OF CONTENTS

1. SITE IDENTIFICATION 2. SITE LOCATION 3. ECOLOGICAL INFORMATION 4. SITE DESCRIPTION 5. SITE PROTECTION STATUS 6. SITE MANAGEMENT 7. MAP OF THE SITE

1. SITE IDENTIFICATION

1.1 Type 1.2 Site code Back to top B IT8030021

1.3 Site name

Monte Somma

1.4 First Compilation date 1.5 Update date 1995-05 2013-10

1.6 Respondent:

Regione Campania, Assessorato all’Ecologia e alla Tutela dell’Ambiente, AGC 05, Name/Organisation: Settore Ecologia Address: Via Arenella 104 - 80128 Napoli Email: [email protected]

Date site proposed as SCI: 1995-05

Date site confirmed as SCI: No data

Date site designated as SAC: No data

National legal reference of SAC designation: No data

2. SITE LOCATION

Back to top 2.1 Site-centre location [decimal degrees]:

Longitude Latitude 14.4391666666667 40.8472222222222

2.2 Area [ha]: 2.3 Marine area [%] 3076.0 0.0

2.4 Sitelength [km]: 0.0

2.5 Administrative region code and name

NUTS level 2 code Region Name

ITF3 Campania

2.6 Biogeographical Region(s)

(100.0 Mediterranean %)

3. ECOLOGICAL INFORMATION

Back to top 3.1 Habitat types present on the site and assessment for them

Annex I Habitat types Site assessment

Cover Cave Data Code PF NP A|B|C|D A|B|C [ha] [number] quality

Relative Representativity Conservation Global Surface

8310 30.76 A C A B

9260 1538.0 B C B B

PF: for the habitat types that can have a non-priority as well as a priority form (6210, 7130, 9430) enter "X" in the column PF to indicate the priority form. NP: in case that a habitat type no longer exists in the site enter: x (optional) Cover: decimal values can be entered Caves: for habitat types 8310, 8330 (caves) enter the number of caves if estimated surface is not available. Data quality: G = 'Good' (e.g. based on surveys); M = 'Moderate' (e.g. based on partial data with some extrapolation); P = 'Poor' (e.g. rough estimation)

3.2 Species referred to in Article 4 of Directive 2009/147/EC and listed in Annex II of Directive 92/43/EEC and site evaluation for them

Species Population in the site Site assessment

Scientific G Code Name S NP T Size Unit Cat. D.qual. A|B|C|D A|B|C

Min Max Pop. Con. Iso. Glo.

Aegithalos B A324 c P DD C B C B caudatus

Aegithalos B A324 w P DD C B C B caudatus

Aegithalos B A324 p P DD C B C B caudatus

Alauda B A247 w P DD C B C B arvensis

Alauda B A247 c P DD C B C B arvensis

B A221 Asio otus r R DD C B C B

B A221 Asio otus c P DD C B C B

Caprimulgus B A224 r P DD C B C B europaeus

Caprimulgus B A224 c C DD C B C B europaeus

Carduelis B A366 w P DD C B C B cannabina

Carduelis B A366 c P DD C B C B cannabina

Carduelis B A364 p P DD C B C B carduelis

Carduelis B A364 c P DD C B C B carduelis

Carduelis B A364 w P DD C B C B carduelis

Carduelis B A363 c P DD C B C B chloris

Carduelis B A363 w P DD C B C B chloris

Carduelis B A363 p P DD C B C B chloris

Carduelis B A365 c P DD C B C B spinus

Carduelis B A365 w P DD C B C B spinus

Columba B A208 c P DD C B C B palumbus

Coturnix B A113 c C DD C A C A coturnix

Cuculus B A212 r C DD C B C B canorus

Cuculus B A212 c C DD C B C B canorus

Delichon B A253 c C DD C B C B urbica

Elaphe R 1279 p P DD C B C B quatuorlineata Erithacus B A269 w C DD C B C B rubecula

Erithacus B A269 c C DD C B C B rubecula

Erithacus B A269 p C DD C B C B rubecula

Falco B A103 p 1 1 p P C B C B peregrinus

Ficedula B A321 c P DD C B C B albicollis

Fringilla B A359 p C DD C B C B coelebs

Fringilla B A359 c C DD C B C B coelebs

Fringilla B A359 w C DD C B C B coelebs

Hirundo B A251 c C DD C B C B rustica

B A233 Jynx torquilla c P DD C B C B

B A233 Jynx torquilla w P DD C B C B

B A233 Jynx torquilla p P DD C B C B

B A338 Lanius collurio c P DD C B C B

B A338 Lanius collurio r P DD C B C B

Luscinia B A271 c P DD C B C B megarhynchos

Luscinia B A271 r P DD C B C B megarhynchos

Miniopterus M 1310 r P DD C A C A schreibersii

Monticola B A280 c P DD C B C B saxatilis

Monticola B A280 r P DD C B C B saxatilis

Motacilla B A261 w P DD C B C B cinerea

Motacilla B A261 c C DD C B C B cinerea

Muscicapa B A319 c P DD C B C B striata

Muscicapa B A319 r P DD C B C B striata

Oenanthe B A278 c P DD C B C B hispanica

Oenanthe B A278 r P DD C B C B hispanica

B A337 Oriolus oriolus c P DD C B C B

B A337 Oriolus oriolus r P DD C B C B

B A214 Otus scops c C DD C B C B B A214 Otus scops w P DD C B C B

B A214 Otus scops p C DD C B C B

Phoenicurus B A273 r P DD C B C B ochruros

Phoenicurus B A273 c C DD C B C B ochruros

Phoenicurus B A273 w C DD C B C B ochruros

Phylloscopus B A315 p C DD C B C B collybita

Phylloscopus B A315 w P DD C B C B collybita

Phylloscopus B A315 c P DD C B C B collybita

Prunella B A266 c P DD C B C B modularis

Prunella B A266 w P DD C B C B modularis

Regulus B A318 w P DD C B C B ignicapillus

Regulus B A318 p P DD C B C B ignicapillus

Regulus B A318 c P DD C B C B ignicapillus

Regulus B A317 c P DD C B C B regulus

Regulus B A317 w P DD C B C B regulus

Rhinolophus M 1304 p R DD C A C A ferrumequinum

Rhinolophus M 1303 p R DD C A C A hipposideros

Saxicola B A276 w P DD C B C B torquata

Saxicola B A276 c P DD C B C B torquata

Saxicola B A276 r P DD C B C B torquata

Scolopax B A155 w C DD C A C A rusticola

Streptopelia B A210 r P DD C B C B turtur

Streptopelia B A210 c C DD C B C B turtur

Sturnus B A351 w P DD C B C B vulgaris

Sylvia B A311 c C DD C B C B atricapilla

Sylvia B A311 p C DD C B C B atricapilla B A311 Sylvia w P DD C B C B atricapilla

B A310 Sylvia borin c P DD C B C B

Sylvia B A304 c P DD C B C B cantillans

Sylvia B A304 r P DD C B C B cantillans

Sylvia B A309 r C DD C B C B communis

Sylvia B A309 c C DD C B C B communis

Sylvia B A305 c P DD C B C B melanocephala

Sylvia B A305 p C DD C B C B melanocephala

B A302 Sylvia undata r 6 10 p P C B C B

B A286 Turdus iliacus c R DD C B C B

B A283 Turdus merula p 251 500 p P C B C B

Turdus B A285 w C DD C A C A philomelos

Turdus B A285 c C DD C A C A philomelos

B A284 Turdus pilaris c P DD C B C B

B A284 Turdus pilaris w P DD C B C B

Turdus B A287 r P DD C B C B viscivorus

Turdus B A287 c P DD C B C B viscivorus

B A232 Upupa epops c C DD C B C B

B A232 Upupa epops r C DD C B C B

Group: A = Amphibians, B = Birds, F = Fish, I = Invertebrates, M = Mammals, P = Plants, R = Reptiles S: in case that the data on species are sensitive and therefore have to be blocked for any public access enter: yes NP: in case that a species is no longer present in the site enter: x (optional) Type: p = permanent, r = reproducing, c = concentration, w = wintering (for plant and non-migratory species use permanent) Unit: i = individuals, p = pairs or other units according to the Standard list of population units and codes in accordance with Article 12 and 17 reporting (see reference portal) Abundance categories (Cat.): C = common, R = rare, V = very rare, P = present - to fill if data are deficient (DD) or in addition to population size information Data quality: G = 'Good' (e.g. based on surveys); M = 'Moderate' (e.g. based on partial data with some extrapolation); P = 'Poor' (e.g. rough estimation); VP = 'Very poor' (use this category only, if not even a rough estimation of the population size can be made, in this case the fields for population size can remain empty, but the field "Abundance categories" has to be filled in)

3.3 Other important species of flora and fauna (optional)

Species Population in the site Motivation

Scientific Species Other Group CODE S NP Size Unit Cat. Name Annex categories Min Max C|R|V|P IV V A B C D

Coluber R 1284 C X viridiflavus

Lacerta R C X bilineata

Lucanus I P X tetraodon

Podarcis R 1250 C X sicula

Scarabaeus I P X sacer

Group: A = Amphibians, B = Birds, F = Fish, Fu = Fungi, I = Invertebrates, L = Lichens, M = Mammals, P = Plants, R = Reptiles CODE: for Birds, Annex IV and V species the code as provided in the reference portal should be used in addition to the scientific name S: in case that the data on species are sensitive and therefore have to be blocked for any public access enter: yes NP: in case that a species is no longer present in the site enter: x (optional) Unit: i = individuals, p = pairs or other units according to the standard list of population units and codes in accordance with Article 12 and 17 reporting, (see reference portal) Cat.: Abundance categories: C = common, R = rare, V = very rare, P = present Motivation categories: IV, V: Annex Species (Habitats Directive), A: National Red List data; B: Endemics; C: International Conventions; D: other reasons

4. SITE DESCRIPTION

Back to top 4.1 General site character

Habitat class % Cover

N19 25.0 N21 10.0 N23 5.0 N16 50.0 N20 10.0

Total Habitat Cover 100

Other Site Characteristics Edificio vulcanico semicircolare, residuo di antiche pareti crateriche del complesso Somma - Vesuvio.

4.2 Quality and importance Estesi castagneti, boschi misti con importante presenza di betulla alle quote maggiori. Interessante zona per avifauna nidificante (F.peregrinus, Sylvia undata e Lanius collurio).

4.4 Ownership (optional) Type [%] National/Federal 0 State/Province 0 Public Local/Municipal 0 Any Public 60 Joint or Co-Ownership 0 Private 40 Unknown 0 sum 100

4.5 Documentation Fraissinet M. e Mastronardi M., 2010 Atlante degli uccelli nidificanti in Provincia di Napoli (2007-2009). Monogr. n. 9 ASOIM, Napoli. PICIOCCHI S., MASTRONARDI D., DE FILIPPO G., 2007. Stato delle conoscenze su Aquila reale Aquila chrysaetos, Lanario Falco biarmicus e Pellegrino Falco peregrinus in Campania. In: Magrini M., Perna P., Scotti M. (Eds). Atti del convegno Aquila reale, Lanario e Pellegrino nellItalia peninsulare Stato delle conoscenze e problemi di conservazione. Serra San Quirico (AN), 26-28 marzo 2004, pp: 117-119. GUGLIELMI R., BALESTRIERI R., GIANNOTTI M., 2006. Primi dati su consistenza, densit e distribuzione della popolazione di Pellegrino Falco peregrinus brookei nidificante a Napoli. Picus, 61. VOLPE G., PALMIERI R., CATAUDO A.,1999. Le farfalle del Parco, Ente Parco Naz. Del Vesuvio, Napoli. PICARIELLO O., FRAISSINET M. & MAIO N., 1999. Gli animali selvatici del Parco Nazionale del Vesuvio e del Cilento-Vallo di Diano; pp. 347-383. In: Lucarelli F. (ed.), La rete MAB nel Mediterraneo. Parchi Nazionali del Cilento Vallo di Diano e del Vesuvio. Il ruolo dellUNESCO. Napoli: Studio Idea. VOLPE G., PALMIERI R., ARIANI P.A., 2000. Lepidotteri diurni del parco Naz. Del Vesuvio. In: Picariello O., Di Fusco N. & Fraissinet M. (eds.), Elementi di biodiversit del Parco Nazionale del Vesuvio. Napoli: Ente Parco Nazionale del Vesuvio. Maio N., Guarino F.M., DAmora G. e Picariello O., 2000 L'erpetofauna del Parco Nazionale del Vesuvio. In Picariello O., Di Fusco N. e Fraissinet M.,(Eds), 2000- Elementi di Biodiversit del Parco Nazionale del Vesuvio. Ente Parco Nazionale del Vesuvio ed., San Sebastiano al Vesuvio. VOLPE G. E PALMIERI R., 2001. Farfalle italiane.1 campania e territori limitrofi. Arion ed. Nardi G. e Vomero V., 2007 Artropodi del Parco nazionale del Vesuvio. Ricerche preliminari. Conservazione Habitat Invertebrati, 4. Cierre edizioni, Verona. Carpino F., Capasso S., Mastrobuoni G. e Garofano F., 2009 Evoluzione delle comunit di Vertebrati. In Carpino F. e Sammicheli F., 2009 Laboratorio per il monitoraggio della biodiversit e cartografia del Parco Nazionale del Vesuvio. Ente Parco Nazionale del Vesuvio ed., Ottaviano ENTE PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO. POR CAMPANIA 2000/2006 - Misura 1.9 - P.I.T. VESEVO S22. Laboratorio permanente per il monitoraggio della biodiversit e realizzazione della cartografia della biodiversit del Parco Nazionale del Vesuvio (maggio 2007-maggio2009) FRAISSINET M. & CONTI P., 2000. Lavifauna del Parco Nazionale del Vesuvio, pp. 171-213. In: Picariello O., Di Fusco N. & Fraissinet M. (eds.), Elementi di biodiversit del Parco Nazionale del Vesuvio. Napoli: Ente Parco Nazionale del Vesuvio.

5. SITE PROTECTION STATUS (optional)

Back to top 5.1 Designation types at national and regional level:

Code Cover [%] Code Cover [%] Code Cover [%]

IT00 70.0 IT01 30.0

5.2 Relation of the described site with other sites: designated at national or regional level:

Type code Site name Type Cover [%]

IT01 Vesuvio

6. SITE MANAGEMENT

Back to top 6.1 Body(ies) responsible for the site management:

Organisation: Regione Campania Address: Email: 6.2 Management Plan(s): An actual management plan does exist:

Yes Name: Link:

No, but in preparation

X No

6.3 Conservation measures (optional) D.G.R. n. 2295/2007

7. MAP OF THE SITES

Back to top

INSPIRE ID:

Map delivered as PDF in electronic format (optional)

Yes X No

Reference(s) to the original map used for the digitalisation of the electronic boundaries (optional).

172-IVNO 171-INE 161-IIISO 1:25000 UTM NATURA 2000 - STANDARD DATA FORM For Special Protection Areas (SPA), Proposed Sites for Community Importance (pSCI), Sites of Community Importance (SCI) and for Special Areas of Conservation (SAC)

SITE IT8030037

SITENAME Vesuvio e Monte Somma

TABLE OF CONTENTS

1. SITE IDENTIFICATION 2. SITE LOCATION 3. ECOLOGICAL INFORMATION 4. SITE DESCRIPTION 5. SITE PROTECTION STATUS 6. SITE MANAGEMENT 7. MAP OF THE SITE

1. SITE IDENTIFICATION

1.1 Type 1.2 Site code Back to top A IT8030037

1.3 Site name

Vesuvio e Monte Somma

1.4 First Compilation date 1.5 Update date 1999-10 2013-10

1.6 Respondent:

Regione Campania, Assessorato all’Ecologia e alla Tutela dell’Ambiente, AGC 05, Name/Organisation: Settore Ecologia Address: Via Arenella 104 - 80128 Napoli Email: [email protected]

1.7 Site indication and designation / classification dates

Date site classified as SPA: 1999-10

National legal reference of SPA designation D.G.R. n. 631 del 08/02/2000

2. SITE LOCATION

Back to top 2.1 Site-centre location [decimal degrees]: Longitude Latitude 14.4222222222222 40.8183333333333

2.2 Area [ha]: 2.3 Marine area [%] 6251.0 0.0

2.4 Sitelength [km]: 0.0

2.5 Administrative region code and name

NUTS level 2 code Region Name

ITF3 Campania

2.6 Biogeographical Region(s)

(100.0 Mediterranean %)

3. ECOLOGICAL INFORMATION

Back to top 3.1 Habitat types present on the site and assessment for them

Annex I Habitat types Site assessment

Cover Cave Data Code PF NP A|B|C|D A|B|C [ha] [number] quality

Relative Representativity Conservation Global Surface

8310 62.51 A C A A

8320 1875.3 A A A A

9260 1875.3 B C B C

9540 1250.2 B C B C

PF: for the habitat types that can have a non-priority as well as a priority form (6210, 7130, 9430) enter "X" in the column PF to indicate the priority form. NP: in case that a habitat type no longer exists in the site enter: x (optional) Cover: decimal values can be entered Caves: for habitat types 8310, 8330 (caves) enter the number of caves if estimated surface is not available. Data quality: G = 'Good' (e.g. based on surveys); M = 'Moderate' (e.g. based on partial data with some extrapolation); P = 'Poor' (e.g. rough estimation)

3.2 Species referred to in Article 4 of Directive 2009/147/EC and listed in Annex II of Directive 92/43/EEC and site evaluation for them Species Population in the site Site assessment

Scientific G Code S NP T Size Unit Cat. D.qual. A|B|C|D A|B|C Name

Min Max Pop. Con. Iso. Glo.

Aegithalos B A324 c P DD C B C B caudatus

Aegithalos B A324 w P DD C B C B caudatus

Aegithalos B A324 p P DD C B C B caudatus

Alauda B A247 c P DD C B C B arvensis

Alauda B A247 w P DD C B C B arvensis

Anthus B A255 r 11 50 p P C B C B campestris

Anthus B A257 c R DD C B C B pratensis

B A256 Anthus trivialis c R DD C B C B

B A221 Asio otus c P DD C B C B

B A221 Asio otus r R DD C B C B

Calandrella B A243 c P DD C B C B brachydactyla

Caprimulgus B A224 c C DD C B C B europaeus

Caprimulgus B A224 r P DD C B C B europaeus

Carduelis B A366 w P DD C B C B cannabina

Carduelis B A366 c P DD C B C B cannabina

Carduelis B A364 p P DD C B C B carduelis

Carduelis B A364 c P DD C B C B carduelis

Carduelis B A364 w P DD C B C B carduelis

Carduelis B A363 p P DD C B C B chloris

Carduelis B A363 c P DD C B C B chloris

Carduelis B A363 w P DD C B C B chloris

Carduelis B A365 w P DD C B C B spinus

Carduelis B A365 c P DD C B C B spinus

Circus B A081 c P DD C B C B aeruginosus B A084 Circus c P DD C B C B pygargus

Columba B A208 p C DD C B C B palumbus

Columba B A208 c C DD C B C B palumbus

Coracias B A231 c P DD C B C B garrulus

Coturnix B A113 r P DD C B C B coturnix

Coturnix B A113 c C DD C B C B coturnix

Cuculus B A212 r C DD C B C B canorus

Cuculus B A212 c C DD C B C B canorus

Delichon B A253 c C DD C B C B urbica

Elaphe R 1279 p P DD C A C A quatuorlineata

B A378 Emberiza cia c P DD C B C B

B A378 Emberiza cia r P DD C B C B

Erithacus B A269 p C DD C B C B rubecula

Erithacus B A269 c C DD C B C B rubecula

Erithacus B A269 w C DD C B C B rubecula

Falco B A103 p P DD C B C B peregrinus

Falco B A099 c R DD C B C B subbuteo

Ficedula B A321 c P DD C B C B albicollis

Fringilla B A359 w C DD C B C B coelebs

Fringilla B A359 c C DD C B C B coelebs

Fringilla B A359 p C DD C B C B coelebs

Fringilla B A360 c P DD C B C B montifringilla

Gallinago B A153 c R DD C B C B gallinago

Hippolais B A299 c P DD C B C B icterina

Hippolais B A300 r P DD C B C B polyglotta

Hippolais B A300 c P DD C B C B polyglotta B A251 Hirundo c C DD C B C B rustica

B A233 Jynx torquilla c P DD C B C B

B A233 Jynx torquilla p P DD C B C B

B A233 Jynx torquilla w P DD C B C B

B A338 Lanius collurio r 51 100 p P C B C B

B A341 Lanius senator c P DD C B C B

Larus B A184 w P DD C B C B argentatus

Larus B A184 c C DD C B C B argentatus

B A246 Lullula arborea c P DD C B C B

Luscinia B A271 r P DD C B C B megarhynchos

Luscinia B A271 c P DD C B C B megarhynchos

Merops B A230 c C DD C B C B apiaster

B A073 Milvus migrans c P DD C C C C

B A074 Milvus milvus c R DD C B C B

Miniopterus M 1310 r P DD C A C A schreibersii

Monticola B A280 r P DD C B C B saxatilis

Monticola B A280 c P DD C B C B saxatilis

Motacilla B A261 w P DD C B C B cinerea

Motacilla B A261 c C DD C B C B cinerea

B A260 Motacilla flava c P DD C B C B

Muscicapa B A319 c P DD C B C B striata

Muscicapa B A319 r P DD C B C B striata

Myotis M 1321 p P DD C A C A emarginatus

Oenanthe B A278 r P DD C B C B hispanica

Oenanthe B A278 c P DD C B C B hispanica

Oenanthe B A277 c P DD C B C B oenanthe

Oenanthe B A277 r P DD C B C B oenanthe

B A337 Oriolus oriolus c P DD C B C B

B A337 Oriolus oriolus r P DD C B C B

B A214 Otus scops p C DD C B C B B A214 Otus scops c C DD C B C B

B A214 Otus scops w P DD C B C B

Pernis B A072 c P DD C B C B apivorus

Pernis B A072 r 1 2 p P C B C B apivorus

Phoenicurus B A273 c C DD C B C B ochruros

Phoenicurus B A273 r P DD C B C B ochruros

Phoenicurus B A273 w C DD C B C B ochruros

Phoenicurus B A274 c P DD C B C B phoenicurus

Phylloscopus B A315 c P DD C B C B collybita

Phylloscopus B A315 p C DD C B C B collybita

Phylloscopus B A315 w P DD C B C B collybita

Phylloscopus B A314 c P DD C B C B sibilatrix

Prunella B A267 c P DD C B C B collaris

Prunella B A267 w P DD C B C B collaris

Prunella B A266 c P DD C B C B modularis

Prunella B A266 w P DD C B C B modularis

Regulus B A318 c P DD C B C B ignicapillus

Regulus B A318 w P DD C B C B ignicapillus

Regulus B A318 p P DD C B C B ignicapillus

Regulus B A317 w P DD C B C B regulus

Regulus B A317 c P DD C B C B regulus

Rhinolophus M 1304 p R DD C A C A ferrumequinum

Rhinolophus M 1303 p P DD C A C A hipposideros

Saxicola B A275 c P DD C B C B rubetra

Saxicola B A276 r P DD C B C B torquata

Saxicola B A276 w P DD C B C B torquata B A276 Saxicola c P DD C B C B torquata

Scolopax B A155 c C DD C B C B rusticola

Scolopax B A155 w 12 12 i P C B C B rusticola

Streptopelia B A210 r 51 100 p P C B C B turtur

Sturnus B A351 w P DD C B C B vulgaris

Sylvia B A311 p C DD C B C B atricapilla

Sylvia B A311 c C DD C B C B atricapilla

Sylvia B A311 w P DD C B C B atricapilla

B A310 Sylvia borin c P DD C B C B

Sylvia B A304 c P DD C B C B cantillans

Sylvia B A304 r P DD C B C B cantillans

Sylvia B A309 c C DD C B C B communis

Sylvia B A309 r C DD C B C B communis

Sylvia B A305 c P DD C B C B melanocephala

Sylvia B A305 p C DD C B C B melanocephala

B A302 Sylvia undata c P DD C B C B

B A302 Sylvia undata r 6 10 p P C B C B

B A286 Turdus iliacus c R DD C B C B

B A283 Turdus merula w C DD C B C B

B A283 Turdus merula p C DD C B C B

B A283 Turdus merula c C DD C B C B

Turdus B A285 w R DD C B C B philomelos

Turdus B A285 c C DD C B C B philomelos

B A284 Turdus pilaris w P DD C B C B

B A284 Turdus pilaris c P DD C B C B

Turdus B A287 c P DD C B C B viscivorus

Turdus B A287 r P DD C B C B viscivorus

B A232 Upupa epops r C DD C B C B

B A232 Upupa epops c C DD C B C B

Group: A = Amphibians, B = Birds, F = Fish, I = Invertebrates, M = Mammals, P = Plants, R = Reptiles S: in case that the data on species are sensitive and therefore have to be blocked for any public access enter: yes NP: in case that a species is no longer present in the site enter: x (optional) Type: p = permanent, r = reproducing, c = concentration, w = wintering (for plant and non-migratory species use permanent) Unit: i = individuals, p = pairs or other units according to the Standard list of population units and codes in accordance with Article 12 and 17 reporting (see reference portal) Abundance categories (Cat.): C = common, R = rare, V = very rare, P = present - to fill if data are deficient (DD) or in addition to population size information Data quality: G = 'Good' (e.g. based on surveys); M = 'Moderate' (e.g. based on partial data with some extrapolation); P = 'Poor' (e.g. rough estimation); VP = 'Very poor' (use this category only, if not even a rough estimation of the population size can be made, in this case the fields for population size can remain empty, but the field "Abundance categories" has to be filled in)

3.3 Other important species of flora and fauna (optional)

Species Population in the site Motivation

Scientific Species Other Group CODE S NP Size Unit Cat. Name Annex categories

Min Max C|R|V|P IV V A B C D

P Alnus cordata C X

Coluber R 1284 R X viridiflavus

Helichrysum P C X litoreum

Lacerta R P X bilineata

Podarcis R 1250 P X sicula

Scarabeus I P X sacer

P Silene giraldii P X

Verbascum P P X rotundifolium

Group: A = Amphibians, B = Birds, F = Fish, Fu = Fungi, I = Invertebrates, L = Lichens, M = Mammals, P = Plants, R = Reptiles CODE: for Birds, Annex IV and V species the code as provided in the reference portal should be used in addition to the scientific name S: in case that the data on species are sensitive and therefore have to be blocked for any public access enter: yes NP: in case that a species is no longer present in the site enter: x (optional) Unit: i = individuals, p = pairs or other units according to the standard list of population units and codes in accordance with Article 12 and 17 reporting, (see reference portal) Cat.: Abundance categories: C = common, R = rare, V = very rare, P = present Motivation categories: IV, V: Annex Species (Habitats Directive), A: National Red List data; B: Endemics; C: International Conventions; D: other reasons

4. SITE DESCRIPTION

Back to top 4.1 General site character

Habitat class % Cover N17 25.0 N22 20.0 N19 20.0 N23 10.0 N16 25.0

Total Habitat Cover 100

Other Site Characteristics Apparato vulcanico, ancora attivo, originatosi dall'antico complesso strato-vulcanico del Somma-Vesuvio.

4.2 Quality and importance Vegetazione prevalentemente costituita da popolamenti pioneri delle lave e del cono, boscaglie a latifoglie decidue, estesi rimboschimenti a pino domestico, lembi di macchia mediterranea. Presenza di betulle. Interessante zona per l'avifauna.

4.5 Documentation AA.VV., 1984 - Flora da proteggere. Istituto e Orto Botanico dell'Università di Pavia. Pavia. Agostini R., 1959 - Alcuni reperti interessanti la flora della Campania. Delpinoa, n.s., 1: 42-68. Agostini R., 1952 - Aspetti pedologici e fitosociologici dei Monti Somma e Vesuvio nei confronti della loro sistemazione idraulico-forestale. L'Italia forestale e montana, 8(1): 22-33. Agostini R., 1981 - Contributo alla conoscenza della distribuzione della betulla (Betula pendula Roth) nell'Appennino centro-meridionale e in Sicilia e del suo significato fitogeografico. Studi trentini Sci. Nat., Acta Biologica, 58: 41-48. Agostini R., 1975 - Vegetazione pioniera del Monte Vesuvio: aspetti fitosociologici ed evolutivi. Arc. Bot. e Biogeogr. Ital., 51(1-2): 11-34. Aprile G.G., 1980 - Contributo alla conoscenza dei licheni del Vesuvio. Ann. Fac. Scienze Agr. , Serie IV, 14(1): 1-16. La Valva V., Ricciardi M. e Caputo G., 1985 - La tutela dell'ambiente in Campania: situazione attuale e proposte. Inf. Bot. Ital., 17(1-2-3): 144-154. Mazzoleni S. e Ricciardi M., 1992 - Primary succesion on the cone of the Vesuvius. In: J. Miles and D.M.H. Walton (Eds.), Primary succesion on land: 101-112. Blackwell Scientific Publications, Oxford. Mazzoleni S., Ricciardi M. e Aprile G.G., 1989 - Aspetti pionieri della vegetazione del Vesuvio. Ann. Bot. (Roma). Studi sul territorio, 47, suppl. 6: 97-110. Ricciardi M., Aprile G.G., La Valva V. e Caputo G., 1986 - La flora del Somma-Vesuvio. Boll. Soc. Natur. Napoli, 95: 3-121. Picariello O., Fraissinet M., Maio N., 1999 - The fauna of the National Parks of Vesuvius and Cilento-Vallo di Diano [Part III], 323-356 pp. - In: The MAB network in the Mediterranean area - The National Parks of Cilento-Vallo di Diano and Vesuvius. Edited by F. Lucarelli. - Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano [Studio Idea Editrice]. 456 pp. Nardi G. & Vomero V. (eds), 2007 - Artropodi del Parco Nazionale del Vesuvio: ricerche preliminari. Conservazione Habitat Invertebrati, 4. Cierre Edizioni, Verona. Carpino F., Capasso S., Mastrobuoni G. e Garofano F., 2009 Evoluzione delle comunità di Vertebrati. In Carpino F. e Sammicheli F., 2009 Laboratorio per il monitoraggio della biodiversit e cartografia del Parco Nazionale del Vesuvio. Ente Parco Nazionale del Vesuvio ed., Ottaviano ENTE PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO. POR CAMPANIA 2000/2006 - Misura 1.9 - P.I.T. VESEVO S22. Laboratorio permanente per il monitoraggio della biodiversit e realizzazione della cartografia della biodiversit del Parco Nazionale del Vesuvio (maggio 2007-maggio2009) FRAISSINET M. & CONTI P., 2000. Lavifauna del Parco Nazionale del Vesuvio, pp. 171-213. In: Picariello O., Di Fusco N. & Fraissinet M. (eds.), Elementi di biodiversit del Parco Nazionale del Vesuvio. Napoli: Ente Parco Nazionale del Vesuvio. Fraissinet M. e Mastronardi M., 2010 Atlante degli uccelli nidificanti in Provincia di Napoli (2007-2009). Monogr. n. 9 ASOIM, Napoli.

5. SITE PROTECTION STATUS (optional)

Back to top 5.1 Designation types at national and regional level:

Code Cover [%] Code Cover [%] Code Cover [%]

IT05 100.0 IT01 100.0

5.2 Relation of the described site with other sites: designated at national or regional level: Type code Site name Type Cover [%]

IT05 Tirone - Alto Vesuvio 100.0 IT01 Vesuvio 100.0

6. SITE MANAGEMENT

Back to top 6.1 Body(ies) responsible for the site management:

Organisation: Regione Campania Address: Email:

6.2 Management Plan(s): An actual management plan does exist:

Yes Name: Link:

No, but in preparation

X No

6.3 Conservation measures (optional) D.G.R. n. 2295/2007

7. MAP OF THE SITES

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INSPIRE ID:

Map delivered as PDF in electronic format (optional)

Yes X No

Reference(s) to the original map used for the digitalisation of the electronic boundaries (optional).

173-IVSO 173-IVSE 173-IIINO 173-IIINE 1:25000 UTM