L'isole Di Capri, Ischia, Nisida, Procida
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Domenico Antonio Parrino (1700) * L'isole di Capri, Ischia, Nisida, Procida Dell’isola d’Ischia, che fusse il detto Tifeo figlio della Terra e I suoi porti, benché piccioli seni non di Titano, antichissimi re di Cilicia; Esiodo buoni per navi grandi ed armate, sono: e suoi bagni narra che da’ suoi omeri uscivano cento Sant’Angelo, Pansa, Montano, gli Scogli, § VII. Prima di giungere al Monte capi di dragoni, che mandasse fiamma dagli la Nave, ch’è uno scoglio, Cerruso altro Miseno, donde comincia il seno cratero, occhi, ed ogni capo havesse la sua voce. scoglio, Famoso, Treglio, Scrofa e Gigante terminando al Capo di Minerva, o Cam- Tutte le dette favole sono mitologiche, per anche scoglio. Sorge nel mezo il monte panella, dirimpetto a Capri, vi sono due dinotare gl’incendj di detta isola, de’ quali detto Epomeo, ora di San Nicola, altissi- isole e perché par che servano di corteggio molti se ne numerano. Fu abitata prima da’ mo, sopra del quale è la chiesa del santo, alla bellissima prospettiva di Napoli, ne popoli eritrei, calcidici e cumani, cioè quelli in cavata con piscine d’acque freddissime compendiaremo qualche cosa per notizia che da Negroponte qua vennero, e che da e stanze d’abitarvi; da sopra detto monte de’ signori forastieri. Diversi nomi dunque qua passassero poi a Cuma edificandola e si vede tutta l’isola e l’isole circostanti di ha dagli antichi havuto l’isola, che oggi dandole il nome, e che si fussero arricchiti Procida, Capri, Vivara, Ventotene, Pal- d’Ischia si appella, ed i suoi accidenti han con la fertilità dell’isola, e per le vene marola, Ponzo e l’altre; con tutti i lidi di dato luogo a molte favole. Arime o Inarime dell’oro; ma poi per una se dizione nata fra Cuma, Seno di Napoli, Vesuvio, con una da Virgilio vien detta, da Omero e Filostra- loro la abbandonassero, scrive il citato più vista inter minabile. Vicino al detto monte to, forse da’ popoli arimi di Siria, o vero da volte Strabone. Che da Gerone re di Sicilia è il Monte Abuceto così detto, quasi Avi- un promontorio de’ Sarpedoni presso l’an- occupata, discacciati i detti eritrei e i calci- ceto per l’abbondanza degli uccelli, dove tro di Corcira. Fu detta Isola delle Scimie, desi, fusse abitata da’ siciliani, poi da questi scaturisce un fonte d’acqua fredda, chiara non perché ve ne fussero giammai, ma per per incendj e terremoti anche abbandonata, ed esquisita, e perché l’isola è scarsa d’ac- la favola de’ fratelli Cecropi trasformati in scrive il Fazello, ove haveano fabricato un que dolci, e la detta scaricava a mare, con questi animali secondo Suida ed Ovidio; castello detto Gironda, portandone sino gran spesa per aquedotti è stata condotta Plinio chiama Enaria dall’haver dato luogo ad oggi il nome una parte dell’isola. Il al borgo detto Celsa, presso la città, per un all’armata di Enea, o pure da’ vasi di creta suo Monte Epomeo, o vero San Nicolò, gran tratto di paese. grandi, detti pithos, che vi si faceano; da’ che ardesse a tempo di L. Marzio e Sesto Sotto il Monte Sant’Angelo, che si stende greci detta Pitecusa, ch’è lo stesso nome Giulio consoli, poi sotto Tito, Antonino e in mare come pe nisola, si fa una gran pesca, preso dalle scimie. Stefano però dice esser Diocleziano, si ritro vano memorie; si ritro- particolarmente di ragoste, e vi sono anche non una, ma diverse l’Isole Pitecuse, le va ancora che sotto Alberto I per due mesi coralli; sopra il monte detto della Guardia quali da Strabone con Ponzo e Ventotene, bruciasse, e da Giu lio Ossequente, che 89 s’invigila, perché spesso vengono intorno dette la bella Partenope, Palmarola ed anni avanti la venuta del Signore havesse all’isola i cor sari per farvi preda. Fra i altre, vengono dette Enotridi; che vi fusse eruttato fiamme. Il circuito di tutta l’isola Monti Terzani e Capo di Monte vi è una sepellito Tifone narrano le favole, forse è di miglia 18, misurandovi i lidi e i capi, valle, ove bian cheggia il nitro, e vi è un allegorizzando per la violenza de’ fuochi senza di essi per dritto 15. I suoi promontori fonte detto Nitroli, la di cui acqua matura sotterranei e venti, che tifoni chiamano sono: Locio, Sciarillo, Aguglia, Cesaglio- e biancheggia in tre giorni il lino; detta i greci: anzi dicono che questo Tifone si ni, San Pancra zio, Cavalleria, Maronzio valle è detta Oscura, con acque fredde e estenda sino alla Sicilia, e ciò per esser Sant’Angelo, Pedaso, Falconara, Scannel- calde, poi la Valle de gli Olmitelli, con il Tifeo, ch’è lo stesso Tifone, uno de’ Giganti lo, Vecchio, Lo Schiavo, Imperadore, Santa bagno di detto nome, e di Dojano. Dal che conbatté con Giove, dicono Virgilio e Maria delle Grazje, Parata, o Pisciazza della Capo di Monte scaturisce un’acqua fresca Lu cano, che Silio Italico chiama Giapeto. Vecchia, Scrofa, San Pietro, Arena e Cor- e chiara, detta de’ Frassitelli. Vi sono altri Il Boccaccio, toltolo da Teodonzio, dice nacchia, che si estendono sopra il mare. monti detti Belvedere, Stabia, Maronzi, * Di Napoli il seno cratero esposto agli occhi et alla mente de’ curiosi, descrivendosi in questa seconda parte le ville, terre e città che giacciono all’intorno dell’uno e l’altro lato dell’amenissima riviera del suo golfo, o sia cratere, l’isole di Capri, di Procida, di Nisida e d’Ischia, coll’antichità curiosissime di Pozzuoli, epilogata da’ suoi autori impressi e manoscritti che ne hanno diffusa mente trat- tato, opera et industria di DomenicoAntonio Parrino, natural cittadino napolitano. - Volume secondo. - In Napoli, l’anno del Giubileo MDCC nella nuova stampa del Parrino a Strada Toledo, all’insegna del Salvatore, con licenza de’ superiori e privilegio. La Rassegna d’Ischia 3/2009 13 Cavalleria, San Pancrazio, per una chiesa castello, a cui si passa per un lungo ponte dimostrano le miniere di ferro, né altrove si consecrata al santo, Sejano e Vico, ed altri. di fabrica da Celsa; s’entra per porte ferrate ritrovano simili. Nel Monte della Guardia vi Sotto il Monte dell’Aguglia vi è un antro, custodite da’ soldati paesani, havendo per sono le miniere dell’alume, cavato ancora o cava, entrandovi il mare, ove possono la lo ro fedeltà ottenuto questo privilegio, dalle pietre bruciate, da un genovese. In nascondersi navi ben grosse; nei Monti e si sale per una cava. Alfonso d’Aragona un luogo detto Crovoni vi è una miniera Falconara, Maronzi e della Guardia vi la rese più forte con muraglie e guarnilla di pietre molari, e vi si dice la Molara. Per prendono falconi; appresso il Promontorio d’artiglieria; oggi è la città quasi tutta l’isola sono undici fonti d’acque fresche, di Sciarillo vi è quello della Pisciazza, cioè diruta, non abitandovi troppo i cittadini, e e trentacinque di calde per bagni, cinque orina della vecchia, per una linea minerale quando il mare è tempestoso, trapassando luoghi d’arene, diciannove sudatorj, ed il che discende dal monte sopra il casale di il ponte, non vi si può andare senza periglio fango medicinale di Fornello. Vi è un lago Campagnano. Delle sue diverse valli, oltre d’esser sommerso. Prefetto o governatore d’un miglio, che nudriva folighe in gran le dette Oscura e degli Olmitelli, ve n’è una perpetuo dell’isola è il marchese di Pescara quantità, a’ quali si dava la caccia ne’ tempi che ritiene il nome dagli antichi fondatori, d’Avalos, con giurisdizione civile e crimi- di San Martino, ma per ché cagionava aria detta di Negroponte, dove si dice che nale, ottenutolo la ca sa per li suoi servigi ai cattiva, introdottovi il mare, più folighe non abitassero i cumani, molto bella, amena regnanti, e sua fedeltà. Sono i cittadini esen- vi regnano, o rarissime, allora che prima e fruttifera, con acque fresche, e vi sono ti da’ pagamenti fi scali. I castelli dell’isola se ne uccidevano delle migliara, ed erano l’alumiere cavandosene da 1500 cantara sono: Celsa, ch’è il borgo della città, nel grasse, o per un’erba che vi mangiavano, l’anno; ed in questa la valle sono le ville di lido dell’isola passato il ponte, Panza o per l’acque che vi scaturivano salutifere Monte Testa e Casa Cumana. Sotto il Pro- Fontana, divisa in due, Testaccio, Barano, e buone ad ingrassare. montorio della Cor nacchia vi sono alcuni Campagnano, Mono pane, Piano, Lacco, Nella cala detta di San Montano vi sono scogli dette le Formicole, corrottamente le Trista o Tresta, Casamiccia o Nizzola, e aperture della terra, donde esce un vento Foranicole. Vi è poi la Valle e Monte de’ Forio detto ancora Forino; è quest’ultimo il molto caldo. In un altro luogo, detta la Liguori. In Casa Cumana sudetta, dicono più abitato dalla parte occidentale, guarnito Fichera, vicino al Monte Sant’Angelo, vi è che abitasse per lungo tempo la Sibilla, e di dodici torri, e mura con genti di valore. un sudatorio e bagni, e vi si esalano vapori di altri luoghi anderemo dicendo. Il nome Vuole Jasolino che dicesi Fiorio perché con tanto strepito, che inducono timore d’Ischia, che al presente tiene, è dagli fiorì al mancare degli altri per l’incendj; agli abitanti convicini. I paesani, perché autori diversamente interpetrato: chi dice vi si è fatto ultimamente un picciol molo, forse di natura ignea, sono pronti alle risse dalla fortezza, essendo l’isola molto forte, dal quale si trasporta quantità di vi no per ed allo spargimento di sangue, e benché con rupi scoscese di pietra viva, e la città Roma ed altrove.