Fantagotico All'inglese – 1986
FANTAGOTICO ALL’INGLESE Una breve ricostruzione storica di Fabio Giovannini David Pirie, il principale studioso del fantastico inglese, ha dedicato al gotico britannico un libretto indimenticabile (“A Heritage of Horror”, Gordon Fraser, London 1973) irtage avvolto in una copertina di un nero perlaceo e riempito di dotti riferimenti culturali, di acute indagini analitiche, di informazioni dettagliate. Tutto il cinema “nero” dell’Inghilterra, dal 1946 al 1972, è analizzato in riferimento alle sue origini letterarie. Con questa operazione Pirie ha nobilitato un ‘‘genere’’ disprezzato e vilipeso, e ha reso giustizia a registi e attori che del fantastico inglese hanno costituito l’ossatura. Pirie muoveva la sua analisi a partire da un celebre studio sulla letteratura romantica e decadente, “The Romatic Agony”, scritto prima del 1930 dal grande angusta italiano Mario Praz. Il titolo con cui il volume di Praz venne presentato in Italia, però, spiega meglio la parentela stretta tra fonti letterarie e cinematografia fantastica in Inghilterra: “La carne, la morte e il Diavolo nella letteratura romantica”. Più dell’agonia del romanticismo, il cinema gotico e fantastico inglese si nutre della triade indicata nel titolo dello studio di Mario Praz: la carne (vista come presenza immancabile dell’erotismo e dei rimandi sessuali), la morte (un cinema del terrore che “gioca’’ continuamente con la morte), il Diavolo (la presenza di diverse figure dell’immaginario tutte in qualche misura di origine diabolica). I due grandi protagonisti dell’horror britannico, Dracula e Frankenstein, non a caso provengono direttamente dalla letteratura “gotica’’ ottocentesca, il romanzo dell’irlandese Bram Stoker e quello dell’inglese Mary Shelley.
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