FIUME BRADANO RIPRISTINO OFFICIOSITA' IDRAULICA ED INTERVANTI SU ARGINI

INDICE

1. PREMESSA 2. FIUME BRADANO 3. STATO DI FATTO 3.1 Tratto Fiume Bradano a ridosso ponte S.P. ex S.S. 175 3.2 Tratto Fiume Bradano a ridosso ponte S.S. 106 Jonica 3.3 Alveo del fiume Bradano 4. INTERVENTO PROGETTUALI PER LA RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE E LA DIFESA IDRAULICA DEL CORSO D’ACQUA 4.1 Tipologie di interventi 4.1.1 Struttura di sostegno in terra rinforzata con paramento verticale in pietrame. 4.1.2 Gabbionate 4.1.3 Materassi metallici in pietrame 4.1.4 Intervento in alveo del Fiume Bradano: azione di riqualificazione habitat fluviale e bonifica 5. DETTAGLIO DEGLI INTEREVENTI PROGETTUALI 5.1 Intervento sul tratto del Fiume Bradano a ridosso ponte S.P. ex S.S.175 5.2 Intervento sul tratto del Fiume Basento a ridosso ponte S.S. 106 Jonica 6. ASPETTI IDRAULICI 7. ELEMENTI DI FATTIBILITA’ AMBIENTALE 8. CONCLUSIONI

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RELAZIONE GENERALE

1. PREMESSA

Nell’ambito degli interventi per la mitigazione del rischio idraulico nelle aree maggiormente interessate dall’evento del 1° marzo 2011, previsti nell’Allegato 1 (Elenco primi interventi urgenti necessari per la messa in sicurezza dei territori interessati - lettera b), comma 3, art. 1, DPCM n. 3984/2011 – 1° Stralcio) dell’Ordinanza n. 5 del 16.2.2012 del Commissario delegato, gli scriventi sono stati incaricati, con nota dirigenziale n. 53819/76AA del 26.3.2012, dal dirigente dell’Ufficio Difesa del Suolo del Dipartimento Infrastrutture, OO. PP. e Mobilità della Regione , all’espletamento della progettazione esecutiva del progetto di “Ripristino officiosità idraulica e interventi su argini del Fiume Bradano (1° Stralcio – Gruppo 2 – n. 2 Bradano), localizzato da circa 1 km. a valle dalla S.S. 106 (Bernalda) fino al ponte della S.P. ex S.S. 175 (Montescaglioso) . I dati a disposizione per l’area in esame hanno un dettaglio tale da essere ritenuti non sufficienti per gli scopi sia della pianificazione e sia della progettazione esecutiva dell’intervento in parola. Pertanto, è emersa l’esigenza di effettuare una “campagna geognostica e topografica” avente lo scopo di acquisire elementi, parametri e dati puntuali dei siti in esame, sotto il profilo stratigrafico, geofisico e geotecnico, utili per un idoneo dimensionamento delle opere. Il Responsabile Unico del Procedimento ha affidato l’incarico dei rilievi topografici al geom. Rocco Bernabei di Potenza e quello delle indagini geognostiche al’impresa Kreade Inno srl di Francavilla in Sinni (Pz). A seguito delle risultanze dei rilievi topografici e della campagna di indagini geognostiche e delle visite in loco è stata effettuata la progettazione esecutiva. L’area oggetto di sistemazione fluviale rientra nel medio e basso bacino idrografico del fiume Bradano in agro dei comuni di Montescaglioso e Bernalda in provincia di . I siti oggetto di intervento ricadono nell'ambito territoriale appartenente al "Demanio Idrico" - ramo acque, sottoposto al R.D. n. 523/1904. Inoltre, il Fiume Bradano è iscritto nell'elenco delle acque pubbliche della Provincia di Matera ed è

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sottoposto al vincolo ambientale-paesaggistico di cui al D. L.vo n. 42/2004. L’analisi dei diversi fattori che possono incidere sul mantenimento di un habitat fluviale equilibrato e sulla sua rinaturalizzazione, comporta una valutazione comune della metodologia di progetto e della scelta del materiale da utilizzare, per garantire il mantenimento della biodiversità ambientale. Alla base di qualunque intervento da realizzarsi nell’ambito dei corsi d’acqua è importante studiare il sistema fisico ed i principali fenomeni che si svolgono, definendone alcuni punti principali, finalizzati all’individuazione del modello del tracciato del corso d’acqua (braided, meandriforme, anastomizzato, ecc.), alla scelta e dimensionamento del tipo di intervento idraulico nonché ad un idoneo inserimento paesaggistico ed ambientale: • caratteristiche idrogeologiche ed idrauliche: regime delle portate, geometria della sezione idraulica; • caratteristiche morfologiche e sedimentologiche: rilievo delle sezioni, profilo planoaltimetrico, pendenza del fondo dell’alveo, granulometria dei sedimenti del letto e delle sponde, parametri geotecnici e ricostruzione delle sezioni geologiche, trasporto solido; • caratteri vegetazionali: individuazione delle varie tipologie arboree/arbustive. Gli interventi su un corso d’acqua possono essere volti sia alla regimazione (modifica del regime delle portate mediante arginature, ecc.) sia alla sistemazione (risagomatura, stabilizzazione, consolidamento, ecc.) ottimale, per il raggiungimento di uno stabile assetto plano-altimetrico. Inoltre nell'ambito della sistemazione fluviale è altresì significativa una valutazione della qualità ambientale del corso d’acqua sulla base di indagini vegetazionali.

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2. FIUME BRADANO

Il Bradano è uno dei principali fiumi della Basilicata (Fig. 1): il 3° per lunghezza con 120 km di corso dopo il Basento e l'Agri ma il primo per ampiezza del suo bacino idrografico (2.765 km² dei quali 2.010 km² appartenenti alla Basilicata e i restanti 755 alla Puglia). Nasce vicino alla frazione aviglianese di Castel Lagopesole a circa 1.000 m di altitudine, dalle pendici del Monte Carmine tra le borgate di Paoladoce e Canestrella. Da qui con andamento torrentizio, dopo circa 5 km affluisce da sinistra il torrente Bradanello in località Inforcatura prima di giungere nei pressi di Acerenza dove, sbarrato da un diga forma il lago di Acerenza, ricevendo da destra il torrente Rosso. Costeggia poi per qualche km la tratta ferroviaria Bari-Potenza ricevendo da sinistra, nei pressi della stazione di Genzano, il torrente Fiumarella. Inizia dunque a scorrere in un tratto ingolato ed entrando così in provincia di Matera sino a giungere nei pressi del comune di Irsina dove, a valle della confluenza con il torrente Alvo esce dal tratto ingolato ampliando il proprio letto ghiaioso. Qui inizia il suo tratto medio ricevendo vari contributi: da sinistra il torrente , suo principale tributario, e da destra il torrente Bilioso. In breve un'altra diga sbarra il suo corso formando il lago di San Giuliano. Oltre la diga il fiume riceve poi l'apporto da sinistra del torrente di Picciano per poi scorrere sinuoso nel territorio del comune di Montescaglioso. In breve raggiunge la piana di Metaponto, ricevendo da sinistra il suo ultimo affluente, il torrente Fiumicello o Gravina di Matera, scorrendo sul confine tra Basilicata e Puglia e sfociando poi nel mar Ionio presso Metaponto. Pur disponendo del bacino di raccolta più esteso fra i fiumi della Basilicata il Bradano ha una portata media alla foce di appena 7 m 3/s. Ciò è dovuto alla scarsità delle precipitazioni che interessano gran parte del suo bacino e soprattutto alla scarsa presenza di sorgenti. Il suo regime è dunque torrentizio con piene anche superiori ai 1.000 m 3/s in autunno e inverno e magre quasi totali in estate. Per un maggiore dettaglio sui dati idrografici del bacino di stretto interesse si rimanda allo studio idraulico facente parte del progetto. Lungo il suo percorso il Bradano è sbarrato anche dalle dighe di Acerenza e San Giuliano, che contribuiscono nel diminuire ulteriormente la portata del fiume; il lago di San Giuliano ha una capacità di 107 milioni di m³ di acqua, si estende per circa 1.000

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ettari, dal 1976 fa parte di un'Oasi di protezione della fauna, in seguito divenuta riserva naturale regionale, ed è stata un'oasi del WWF Italia. L'aspetto morfologico del bacino idrografico è strettamente connesso e dipendente dalle formazioni litologiche presenti, nella parte superiore a monte appenninica da flysch terziari molassici-arenaceo-marnoso-argillosi, e nel settore inferiore a valle di avamposto murgiano da formazioni essenzialmente argillose, sabbiose e conglomeratiche, facilmente soggette ad erosione. Diretta conseguenza delle formazioni litologiche presenti è il diverso grado di permeabilità presente nel bacino, scarsa nella parte appenninica e molto più consistente nella parte a valle.

FIG. 1 - Bacino idrografico del Fiume BRADANO

Il corso d’acqua ha una lunghezza di 116 km e si sviluppa quasi del tutto in territorio lucano, tranne che per un modesto tratto, in prossimità della foce, che ricade in territorio pugliese. Nel tratto montano riceve il contributo del torrente Bradanello in sinistra idrografica e, all’altezza dell’invaso di Acerenza, il Torrente Rosso in destra idrografica. Nel tratto a valle della diga di Acerenza il fiume Bradano riceve dapprima le acque del torrente Fiumarella (il cui contributo è regolato dall’invaso di Acerenza) e, della Fiumarella in sinistra idrografica, poi quello della Fiumara di Tolve in sinistra e quindi, del torrente Percopo in destra. Poco a monte della Diga di San Giuliano il Bradano accoglie gli apporti del torrente Basentello (regolati dall’invaso di Serra del

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Corvo) in sinistra idrografica e del torrente Bilioso in destra. A valle della Diga di San Giuliano il Bradano riceve il contributo del Torrente Gravina e, quindi, del Torrente Fiumicello in sinistra idrografica. Nel tratto compreso tra la confluenza con il torrente Fiumarella e l’invaso di San Giuliano il corso del Bradano in alcuni tratti assume l’aspetto di fiumara, in altri presenta un andamento meandriforme. A valle della diga di San Giuliano il Bradano defluisce in una profonda fossa calcarea (gravina), per poi riacquistare, all’altezza di Montescaglioso, le caratteristiche di un alveo sovralluvionato. Nel bacino del fiume Bradano le successioni litologiche appartenenti alle unità tettoniche che costituiscono la struttura della catena appenninica meridionale affiorano nel settore occidentale bacino. Nel settore centro-orientale del bacino affiorano prevalentemente le successioni pleistoceniche dell’Avanfossa bradanica e, a luoghi, le successioni plioceniche di bacini intrappenninici. Si tratta di successioni costituite per lo più da argille e marne grigio azzurre e, in misura minore, da sabbie e conglomerati. Sui rilievi collinari in prossimità della piana costiera si rinvengono depositi alluvionali e marini terrazzati costituiti prevalentemente da ghiaie e sabbie, con grado di addensamento e di cementazione variabili. Nell’area della piana costiera sono presenti depositi sabbiosi della spiaggia e delle dune costiere. In quest’area, oltre che nel fondovalle del fiume Bradano e dei suoi affluenti principali, si rinvengono depositi alluvionali attuali e recenti, rappresentati da ghiaie, sabbie e limi da sciolti ad addensati. Le successioni stratigrafiche presenti nel bacino del Bradano possono essere raggruppate in complessi idrogeologici caratterizzati da differente tipo e grado di permeabilità . L’assetto stratigrafico-strutturale e le caratteristiche di permeabilità dei litotipi presenti nel bacino condizionano l’infiltrazione delle precipitazioni meteoriche e l’andamento della circolazione idrica nel sottosuolo. Nel settore occidentale e sud-occidentale del bacino del Bradano si rinvengono complessi idrogeologici a permeabilità da media a bassa. Nel settore centro-orientale il complesso idrogeologico maggiormente affiorante è il complesso argilloso-sabbioso, che comprende le successioni argillose pleistoceniche dell’Avanfossa bradanica e dei bacini intrappenninici pliocenici e che risulta caratterizzato da grado di permeabilità da basso a nullo. I depositi sabbiosi e conglomeratici dell’Avanfossa bradanica e dei bacini intrappenninici sono inclusi nel Complesso sabbioso-conglomeratico. Il grado di

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permeabilità di tale complesso è variabile, da medio a basso, in relazione alle caratteristiche granulometriche, allo stato di addensamento e/o cementazione dei depositi, oltre che in relazione allo stato di fratturazione, allorquando le sabbie ed i conglomerati sono cementati. Gli acquiferi allocati nei depositi sabbioso- conglomeratici pliocenici ospitano falde di limitata estensione e potenzialità che alimentano sorgenti di portata in genere inferiore a 1 l/s. Gli acquiferi allocati nei depositi conglomeratici e sabbiosi pleistocenici ospitano talora falde aventi potenzialità maggiori che alimentano sorgenti con portate superiori ad 1 l/s. Nonostante l'ampiezza del bacino (Fig. 1), che è il più esteso della Basilicata, questo fiume ha la più bassa portata media annua alla foce fra i suoi consimili (poco più di 7 mc/s); ciò a causa delle modeste precipitazioni che sono le più basse nella regione, della predominanza di terreni poco permeabili e della conseguente povertà di manifestazioni sorgentizie. La scarsità idrica è manifestata anche dal valore della portata unitaria, pari a 2.67 l/s per kmq, che è fra le minori osservate nelle stazioni idrometriche della regione. E’ interessato da un notevole trasporto solido in occasione di eventi meteorici così come torrentizio è il carattere di tutti i suoi affluenti i principali dei quali sono in sinistra idrografica il T. Basentello, il T. Gravina ed il T. Fiumicello ed in destra la Fiumara di Tolve ed il T. Bilioso. In fase di sopralluogo si sono riscontrate alcune vulnerabilità, che a giudizio del gruppo di progettazione ed in base alla disponibilità finanziaria, sono state individuate come ipotesi di intervento. Gli interventi riguarderanno la mitigazione del rischio idraulico e geologico attraverso la stabilizzazione delle sponde e delle scarpate fluviali, la pulizia e manutenzione straordinaria dei tratti dell’alveo del corso d’acqua, la realizzazione di opere di difesa idraulica, allo scopo di ridurre gli effetti dei fenomeni alluvionali in un’ottica più ampia di tutela e salvaguardia del territorio. Tale corso d’acqua è attraversato da due assi viari di notevole importanza: • la SP n. ex SS 175 per Montescaglioso • la SS n. 106 Jonica. I viadotti sul Fiume Bradano, delle strade suddette, presentano manifesti segni dell’evento alluvionale verificatosi il 1° marzo 2011 ed evidenziano l’esigenza di interventi puntuali avente lo scopo di migliorare il regime idraulico dell’asta fluviale e di proteggere le scarpate, le sponde naturali, gli argini artificiali interni e delle infrastrutture. Le problematiche che hanno interessato tale asta fluviale

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schematicamente sono: a) Tratto del fiume Bradano a ridosso del ponte sulla strada provinciale ex SS. 175, in agro di Montescaglioso: a causa dell'evento alluvionale del 1° marzo 2011 si è verificato una condizione di weir flow con conseguente demolizione di parte della struttura portante medesima. b) Tratto del fiume Bradano a ridosso del viadotto sulla SS. 106 Jonica, in agro di Bernalda: la sezione idraulica risulta ridotta con un innalzamento del livello massimo che ha comportato la quasi sommersione delle pile del ponte, ed una probabile condizione di weir flow con la possibilità di stato in pressione nella sezione immediatamente a monte. c) Tratti vari di alveo del fiume Bradano: per la gran parte ricoperti da materiale vegetazionale ed arbustivo che concorre unitamente agli accumuli di materiale inerte ad ostacolare il regolare deflusso delle acque.

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3. STATO DI FATTO

Il tratto di asta fluviale interessato dall'intervento rientra nelle aree maggiormente colpite dalle eccezionali avversità atmosferiche che hanno interessato il territorio della regione Basilicata nel periodo 28 febbraio - 1° marzo 2011. In particolare, nel corso delle visite in loco si sono constatate le principali patologie che hanno interessato le difese spondali, le opere d'arte lungo la viabilità principale e l'alveo fluviale per la notevole presenza vegetazionale. Le aree interessate dagli interventi ricadono nell'ambito dell'ingombro degli argini interni del corso d'acqua in questione. Catastalmente le stesse appartengono al demanio idrico-ramo acque di proprietà statale e gestione regionale, tranne per un particella in sponda destra all’altezza del viadotto di Montescaglioso della S.P. ex SS 175 e una particella che sarà oggetto di occupazione temporanea in sponda destra, prospiciente la S.P. ex SS. 175 in direzione Montescaglioso. Di seguito si riportano le tre vulnerabilità riscontrate che a giudizio del gruppo di progettazione ed in base alla disponibilità finanziaria, sono state individuate come ipotesi di intervento. Le aree oggetto di intervento sono riportate nella ricostruzione dei fotogrammi di seguito riportati:

Foto 1: Fotogramma sito oggetto di intervento SS. n. ex 175 - viadotto sul Fiume Bradano – agro di Montescaglioso.

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Foto 2: Fotogrammi sito oggetto di intervento SS. n. 106 Jonica - viadotto sul Fiume Bradano – agro di Bernalda.

3.1 Tratto Fiume Bradano a ridosso ponte S.P. ex S.S. 175

A partire dal ponte sulla strada provinciale ex SS. 175, in agro di Montescaglioso si è rilevato che a causa dell'evento alluvionale in parola si è verificato una condizione di weir flow con conseguente demolizione di parte del struttura portante medesima (Foto 1). Nella foto 2 è rappresentato il materiale flottante trasportato dalla corrente durante l’evento di marzo 2011 lungo il fiume Bradano, che ha provocato gravi problemi all’attraversamento suddetto. In tal caso, la corrente è stata rigurgitata a causa dell’ostruzione provocata dal materiale flottante e questo ha provocato il sormonto del ponte (weir flow) e un incremento della spinta idraulica che può aver causato la crisi strutturale del ponte stesso. Nell'immediatezza dell'evento è stato provveduto al ripristino della viabilità mediante la realizzazione di due campate in c.a. in sostituzione del tratto a tre campate in muratura, e conseguente incremento della sezione idraulica.

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Foto 3: Ponte sulla S.P. ex SS. 175, in agro di Montescaglioso: crollo della pila e dell'impalcato a seguito dell'evento alluvionale del 1° marzo 2011

Foto 4: Accumuli di vegetazione in corrispondenza dell'attraversamento fluviale del Bradano all’altezza di Montescaglioso in occasione della piena del 01 marzo 2011.

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3.2 Tratto Fiume Bradano a ridosso ponte S.S. 106 Jonica

In tale tratto dell'asta fluviale la sezione idraulica risulta ridotta con un innalzamento del livello massimo come riportato in Foto 5, che ha comportato la quasi sommersione delle pile del ponte della strada statale 106 Jonica, temendo per portate superiori una condizione di weir flow con la possibilità in pressione nella sezione immediatamente a monte.

Foto 5: Attraversamento fluviale del Bradano S.S. 106 Jonica: livello massimo della piena del 01 marzo 2011.

Inoltre, si è rilevato, in corrispondenza della fondazione di una pila del viadotto un inizio di erosione della stessa innescata probabilmente dall'incremento di velocità dovuto all'aumento del tirante idrico, come visibile nella foto 6.

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Foto 6: Ponte S.S. 106 Jonica: particolare erosione della pila.

Come risulta dalla foto 7 d'insieme la sezione idraulica sottostante il ponte è ridotta rispetto a quella dell'argine interno dell'asta fluviale in questione.

Foto 7: Ponte S.S. 106 Jonica: sezione sottostante e nello sfondo argini interni f. Bradano.

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3.3 Alveo del fiume Bradano

L'alveo del fiume è per la gran parte ricoperto da materiale vegetazionale ed arbustivo (foto 8) che concorre unitamente agli accumuli di materiale inerte ad ostacolare il regolare deflusso delle acque. Particolare criticità è rappresentata, in particolar modo negli eventi precipitazionali di eccezionale rilevanza, dal trasporto ed accumulo, in corrispondenza di strozzature dell'alveo, di piante ed arbusti secchi.

Foto 8: Alveo fiume Bradano.

I materiali vegetazionali secchi depositati in alveo in occasione dell’onda di piena hanno creato accumuli anomali in corrispondenza degli ostacoli infrastrutturali esistenti (attraversamenti stradali) che diventa un ulteriore elemento turbativo, nonché causa di esondazione e di intralcio al libero scorrimento delle acque.

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4. INTERVENTO PROGETTUALI PER LA RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE E LA DIFESA IDRAULICA DEL CORSO D’ACQUA

4.1 Tipologie di interventi Sulla base di quanto evidenziato nei capitoli precedenti, delle informazioni raccolte anche a seguito degli incontri con l’amministrazione committente e della bibliografia esistente, con particolare riferimento alla “Valutazione degli effetti di interventi di mitigazione del rischio idraulico nel tratto finale dei fiumi Bradano e Basento tramite modellazioni idrauliche mono e bidimensionali” redatto dall’università della Basilicata (prot. n. 5 del 10.01.2012/DIFA) per conto dell’AdB Basilicata, è emerso che il tratto di fiume Bradano considerato nel presente progetto è interessato da problemi di varia natura. Riassumendo e confrontando le informazioni raccolte, si possono individuare due ordini di problemi: 1. Problemi di carattere locale quali erosione spondale, eccessivo accumulo di materiale ghiaioso all’interno dell’alveo, presenza di vegetazione, tronchi e alberi nell’alveo del fiume, discontinuità idrauliche e tratti fluviali poco diversificati. Questo tipo di problemi possono essere risolti con interventi localizzati, limitati all’alveo e alla fascia perifluviale. 2. Problemi dovuti a fenomeni di esondazione, che interessano alcune contrade nel comune di Bernalda. Per risolvere, almeno in parte, questo tipo di problemi è necessario pensare ad interventi più estesi, con i quali sia possibile ridurre l’entità dell’onda di piena a monte delle aree allagate; premesso che gli interventi a carattere locale di cui al punto precedente possono avere un effetto significativo anche sulle esondazioni. Gli interventi proposti, pur non sollevando in toto le problematiche idrauliche emerse durante l’evento alluvionale, come ampiamente dimostrato nelle relazioni specialistiche a corredo del presente progetto, sono migliorativi e comunque integratibili in futuri interventi di sistemazione idrauliche. Si sottolinea, che in presenza degli attuali manufatti trasversali (attraversamenti) e della risorsa finanziaria disponibile, con gli interventi attuati si è recuperato il massimo della sezione idraulica di deflusso delle acque. Negli ultimi anni si è affermato a livello internazionale un nuovo approccio a questi problemi, con lo svilupparsi di tecniche innovative per il recupero di zone

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degradate o artificializzate, classificabili come tecniche di ingegneria naturalistica. Tali tecniche si differenziano da quelle costruttive tradizionali in quanto utilizzano, quali materiali di costruzione, piante viventi, parti di piante o addirittura di intere biocenosi vegetali, insieme a materiali inerti quali pietrame, terra, legname, geotessuti e reti metalliche. L’ingegneria naturalistica è in grado di svolgere contemporaneamente più funzioni: - funzione idrogeologica : consolidamento del terreno, copertura del terreno, protezione del terreno dall'erosione idrica, eolica, drenaggio del terreno; nella maggior parte dei casi il vantaggio strutturale che ne consegue è dovuto all'apparato radicale di alcuni tipi di piante, rientranti nella categoria delle specie pioniere. Mediante l’impiego di tecniche di ingegneria naturalistica è possibile operare modifiche sulla morfologia e sull’idraulica di un corso d’acqua; tali modifiche permettono un arricchimento della morfologia stessa, diminuendo la monotonia dei tratti canalizzati, recuperando, ove possibile, vecchi meandri, ampliando le sezioni in area golenale o creando delle casse di espansione arginate; - funzione ecologica e naturalistica : creazione di macro e micro ambienti naturali, recupero di aree degradate, sviluppo di associazioni vegetali autoctone, miglioramento delle caratteristiche chimico-fisiche dei suoli; incremento della diversità di habitat, tramite la ricreazione di tratti ad alternanza pool-riffle, il ripristino dell’andamento a meandri (ad esempio con deflettori o introduzione di massi in alveo), la creazione diretta di rifugi per la fauna ittica, la modificazione della granulometria del substrato di fondo; - funzione estetico-paesaggistica : l’utilizzo di queste tecniche consente una riduzione dell'impatto visivo ma anche naturalistico, dovuto ad alcune opere ingegneristiche ritenute necessarie (mitigazione di impatti visivi e da rumore, inserimento ambientale ed architettonico di opere ed infrastrutture ritenute necessarie). Un ulteriore aspetto positivo dell’ingegneria naturalistica è costituito dai costi limitati di realizzazione degli interventi se confrontati con quelli realizzati con tecniche tradizionali; si ipotizza una riduzione dei costi stimabile fra il 40 e il 90%. I materiali impiegati negli interventi di ingegneria naturalistica sono: - materiali vegetali: sementi, piante, talee, rizomi, zolle erbacee;

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- materiali organici inerti: legname, radici, reti di juta, fibre di cocco, stuoie in fibre vegetali, paglia, fieno, compost e concimi organici; - pietrame; - ferro e acciaio: reti, cavi, paletti, griglie; - materiali di sintesi: griglie, reti, geotessuti, collanti chimici, fertilizzanti. Le tecniche di intervento realizzabili nel corso d’acqua in questione, sono scelte in funzione innanzi tutto dell’obiettivo da raggiungere, oltre a fattori quali la praticità, la solidità, le caratteristiche naturalistiche ed estetiche, la disponibilità di materiali costruttivi e l’impatto sull’ambiente circostante. I principali obiettivi da raggiungere per i tratti oggetto di intervento sul Fiume Bradano, in base ai quali bisogna selezionare gli interventi più appropriati, sono: 1. protezione e stabilizzazione delle sponde; 2. protezione delle infrastrutture a rete; 3. controllo del trasporto solido; 4. miglioramento dello scorrimento delle acque; Altri obiettivi più generali quali l’esondazione e/o la laminazione delle piene possono essere conseguiti con interventi che, rispetto a quelli di seguito descritti, richiedono l’occupazione di aree estese esterne alla fascia fluviale confinata negli argini interni. Tuttavia, per quanto riguarda le esondazioni, nonostante per risolvere in modo efficace questo tipo di problemi siano necessari interventi ben più consistenti di quelli proposti in questa fase progettuale, è opportuno segnalare che gli stessi possono, almeno in parte, tamponare questo problema: in particolare gli interventi che danno luogo ad un aumento della capacità di laminazione del torrente, o alla riduzione della velocità nelle sezioni troppo “veloci” hanno effetti positivi sulla capacità del corso d’acqua di sopportare le piene. Le tipologie di interventi di ingegneria naturalistica utilizzati per la sistemazione idraulica dei tratti oggetto di intervento del Fiume Bradano sono di seguito descritti:

4.1.1 - Struttura di sostegno in terra rinforzata con paramento verticale in pietrame.

L’opera è costituita da elementi di armatura planari orizzontali in accordo con le “Linee Guida per la redazione di Capitolati per l'impiego di rete metallica a doppia torsione“ emesse dalla Presidenza del Consiglio Superiore LL.PP., Commissione relatrice n°16/2000, il 12 Maggio 2006, realizzati in rete metallica a doppia torsione con maglia esagonale tipo 8x10, UNI-EN 10223-3, tessuta con filo in acciaio trafilato,

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superiore alle UNI-EN 10223-3 per le caratteristiche meccaniche (carico di rottura compreso tra 350 e 550 N/mmq e allungamento minimo pari al 10%) e UNI-EN 10218 per le tolleranze sui diametri, avente un diametro pari 2.70 mm, galvanizzato con lega eutettica di Zinco - Alluminio (5%) conforme all’EN 10244 – Classe A con un quantitativo non inferiore a 245 g/mq. L’adesione della galvanizzazione al filo dovrà essere tale da garantire che avvolgendo il filo sei volte attorno ad un mandrino avente diametro quattro volte maggiore, il rivestimento non si crepa e non si sfalda sfregandolo con le dita. La galvanizzazione inoltre dovrà superare un test di invecchiamento accelerato in ambiente contenente anidride solforosa (SO2) secondo la normativa UNI ISO EN 6988 (KESTERNICH TEST) per un minimo di 28 cicli. Oltre a tale trattamento il filo sarà ricoperto da un rivestimento di materiale plastico di colore grigio che dovrà avere uno spessore nominale non inferiore a 0,5 mm, portando il diametro nominale esterno ad almeno 3,70 mm. La resistenza a trazione della rete deve essere superiore a 50 kN/m. Il paramento sarà costituito da un elemento scatolare, realizzato risvoltando frontalmente la rete metallica a doppia torsione e collegandola posteriormente con un diaframma di chiusura, solidale con l’elemento di rinforzo orizzontale, in tal modo l’elemento sarà realizzato conferendo continuità, senza legature, tra paramento esterno ed armature di rinforzo. Gli elementi scatolari saranno provvisti di un diaframma centrale e di barre di rinforzo in lega eutettica Zinco - Alluminio (5%) e plasticate (filo di diametro 3,40 mm interno e 4,40 mm esterno) inserite all'interno della doppia torsione delle maglie. Si dovrà prevedere un adeguato geosintetico con funzione di filtro da utilizzare come interfaccia fra l’elemento scatolare e il rilevato strutturale retrostante; a tale scopo si dovrà utilizzare un geotessile non tessuto termosaldato a filo continuo, in filamento copolimero di polipropilene - polietilene di massa areica 125 g/mq. Montato lo scatolare costituente il paramento esterno sarà realizzato il riempimento con elementi litoidi di adeguato peso specifico, aventi diametro superiore a quello della maglia della rete, non friabili e non gelivi. Gli elementi di rinforzo contigui saranno posti in opera e legati tra loro con punti metallici meccanizzati di diametro 3.00 mm e carico di rottura minimo pari a 1700 MPa. Prima della messa in opera e per ogni partita ricevuta in cantiere, l'Appaltatore dovrà consegnare alla D.L. il relativo certificato di origine rilasciato in originale, in cui specifica il nome del prodotto, la Ditta produttrice, le quantità fornite e la destinazione. La conformità dei prodotti dovrà essere certificata da un organismo terzo indipendente

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(certificazione di prodotto) e l’indicazione “prodotto certificato” e il nome dell’organismo terzo certificatore dovranno comparire sulle etichette di accompagnamento della merce e sui certificati di origine.

Modalità di esecuzione Preparazione del piano di posa Immediatamente prima della costruzione del rilevato, l’Impresa deve procedere alla rimozione ed all’asportazione della terra vegetale, facendo in modo che il piano di imposta risulti quanto più regolare possibile, privo di avvallamenti e, in ogni caso, tale da evitare il ristagno di acque piovane. Durante i lavori di scoticamento si deve evitare che i mezzi possano rimaneggiare i terreni di impianto. Ogni qualvolta i rilevati debbano poggiare su declivi con pendenza superiore al 15% circa, anche in difformità del progetto il piano particolareggiato delle lavorazioni prevederà che, ultimata l'asportazione del terreno vegetale, fatte salve altre più restrittive prescrizioni derivanti dalle specifiche condizioni di stabilità globale del pendio, si deve procedere alla sistemazione a gradoni del piano di posa dei rilevati con superfici di appoggio eventualmente in leggera pendenza. Per la continuità spaziale delle gradonature si deve curare, inoltre, che le alzate verticali si corrispondano, mantenendo costante la loro distanza dall’asse stradale. Inoltre, le gradonature debbono risultare di larghezza contenuta, compatibilmente con le esigenze di cantiere e le dimensioni delle macchine per lo scavo. In corrispondenza di allargamenti di rilevati esistenti il terreno costituente il corpo del rilevato, sul quale addossare il nuovo materiale, deve essere ritagliato a gradoni orizzontali, avendo cura di procedere per fasi, in maniera tale da far seguire ad ogni gradone (di alzata non superiore a 50 cm) la stesa ed il costipamento del corrispondente strato di ampliamento di pari altezza. L’operazione di gradonatura deve essere sempre preceduta dalla rimozione dello strato di terreno vegetale e deve essere effettuata immediatamente prima della costruzione del rilevato, per evitare l’esposizione alle acque piovane dei terreni denudati. La regolarità del piano di posa dei rilevati, previa ispezione e controllo, deve essere approvata da parte della Direzione Lavori che, nell’occasione e nell’ambito della discrezionalità consentita, può richiedere l’approfondimento degli scavi di sbancamento, per bonificare eventuali strati di materiali torbosi o coesivi (di portanza insufficiente o suscettibili di futuri cedimenti), o anche per asportare strati di terreno

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rimaneggiati o rammolliti per inadeguata organizzazione dei lavori e negligenza da parte dell’Impresa. Salvo diverse e più restrittive prescrizioni, motivate in sede di progettazione dalla necessità di garantire la stabilità del rilevato, il modulo di deformazione (o altrimenti detto di compressibilità) Md, determinato sul piano di posa (naturale o bonificato), secondo la norma CNR 146/92, al primo ciclo di carico, nell'intervallo compreso tra 0,05÷0,15 N/mm2, deve risultare non inferiore a: − 15 N/mm2 (valore minimo per consentire il corretto costipamento degli strati soprastanti), quando la distanza del piano di posa del rilevato rispetto al piano di appoggio della pavimentazione è maggiore di 2,00 m; − 20 N/mm2, quando la distanza del piano di posa del rilevato rispetto al piano di appoggio della pavimentazione è compresa tra 1,00 e 2,00 m; − 30 N/mm2, quando la distanza del piano di posa del rilevato rispetto al piano di appoggio della pavimentazione è compresa tra 0.50 e 1,00 m; Per distanze inferiori a 0.50 m si applicano i requisiti richiesti ai sottofondi. Per altezze di rilevato superiori a 2 m, o in assenza di infrastrutture a monte dell’opera di sostegno, potranno essere accettati valori inferiori a 15 N/mm2 sempre che sia garantita la stabilità dell'opera e la compatibilità dei cedimenti sia totali che differenziali e del loro decorso nel tempo. Le caratteristiche di portanza del piano di posa del rilevato devono essere accertate in condizioni di umidità rappresentative delle situazioni climatiche e idrogeologiche più sfavorevoli, di lungo termine, con la frequenza stabilita dalla Direzione Lavori in relazione all’importanza dell’opera, all’omogeneità del terreno di posa e, comunque, in misura non inferiore ad una prova ogni 5000 m2. Per i materiali a comportamento "instabile" (collassabili, espansivi, gelivi, etc.) la determinazione del modulo di deformazione viene effettuata in condizioni sature.

Materiale di riempimento Il pietrame da usarsi per il riempimento del paramento esterno degli elementi di rinforzo potrà essere indifferentemente pietrame di cava o ciottoli purché abbia una struttura compatta, non friabile, resistente all’acqua, non gelivo e di alto peso specifico, come dettagliatamente specificato successivamente. Il materiale di riempimento dovrà avere forma omogenea di opportuna pezzatura che in virtù della dimensione della maglia (tipo 8x10) è di 80/250 mm.

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In particolare il materiale deve essere:

• non gelivo, alla prova eseguita secondo EN 1367-1 ed EN 1367-2.

• resistente all’abrasione superficiale alla prova eseguita secondo EN 1097-8,

• di massa volumica P ( ≥ 2,3 gr/cm3)

• di massa volumica reale p ( ≥ 2,45 gr/cm3)

• con grado di compattezza C= P/p ≥ 0,95

Posa in opera degli elementi metallici Il piano di posa dovrà essere predisposto fino a raggiungere la quota d’imposta del primo elemento di rinforzo da eseguire, secondo le indicazioni sopra riportate. Preparato il piano di fondazione si apriranno i pacconi tagliando con delle cesoie i fili che legano i pacconi stessi e si stenderanno per la lunghezza indicata nei disegni di progetto gli elementi metallici.

Assemblaggio degli elementi di rinforzo Aprire e piegare ogni elemento avendo cura di stendere il telo di rinforzo eliminando le linee di piegatura preformate in fase di produzione; - rendere verticali i diaframmi intermedi; - piegare i pannelli laterali e legarli lungo gli spigoli della scatola così formata. Dopo le operazioni soprascritte gli elementi di rinforzo dovranno essere legati tra loro prima di procedere con le operazioni di riempimento del paramento esterno, in modo tale da formare una struttura continua. Per l’assemblaggio e la legatura degli elementi, è necessario essere provvisti di pinze e tenaglie o di una graffatrice (tipo pneumatico con alimentazione ad aria compressa (6-8 bar); tubo idraulico Ø max 10 mm e di lunghezza max 30 m, di peso 6.3 kg e con una capacità del caricatore 80 punti). Nel caso di legatura meccanizzata, effettuata con l’uso di una graffatrice pneumatica (punti di acciaio di diametro Ø 3.00 mm), per una continuità strutturale, si prescrive un intervallo tra punto e punto massimo di 20 cm. Nel caso di manufatti realizzati per il rinterro di scavi, in corrispondenza dei bordi dello scavo, gli elementi d’armatura dovranno essere adeguatamente disposti e fissati tagliando a misura i tratti eccedenti all’interno od eventualmente risvoltandoli lungo il bordo interno dello scavo stesso.

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Riempimento e chiusura del paramento di facciata Per il riempimento del paramento dell’elemento di rinforzo si dovrà adoperare pietrame come sopra specificato. Al fine di facilitare il riempimento si può predisporre una cassaforma esterna (telaio guida) per il paramento. E’ necessario completare la sistemazione del pietrame manualmente in modo da ottenere un riempimento ottimale prestando attenzione a non coprire completamente i diaframmi intermedi. Legare, quindi, il coperchio ai pannelli laterali ed ai diaframmi come descritto precedentemente predisponendo dei tiranti trasversali e/o inclinati di 45° posizionati nel caso di elementi da 0,50 m a metà dell’altezza e nel caso di elementi di 1 m di altezza a 1/3 ed a 2/3 dell’altezza. Nel caso di manufatti realizzati in curva andranno seguite le seguenti prescrizioni (cfr. Fig. 1 ): - curva convessa: i paramenti frontali andranno affiancati e legati lungo i bordi laterali, gli sportellini laterali sagomati opportunamente in funzione del raggio di curvatura e quindi legati, i teli di rinforzo posteriori sovrapposti e legati lungo la zona di sovrapposizione, i coperchi sovrapposti e legati; - curva concava : i soli paramenti frontali andranno affiancati e legati lungo i bordi laterali, gli sportellini laterali chiusi normalmente, i teli di rinforzo posteriori non verranno affiancanti e legati ma divergeranno in funzione del raggio di curvatura. Si dovrà avere cura di riempire manualmente con pietrame la zona vuota tra i due sportellini laterali. Prima di procedere al riempimento a tergo con il rilevato strutturale è necessario posizionare un adeguato geosintetico ritentore di fine da utilizzare come interfaccia fra il paramento e il rilevato strutturale; tale elemento sarà costituito da un geotessile a filo continuo.

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Figura 1: realizzazione di elementi in curva

Stesa del terreno di riempimento Completato l’elemento di facciata, ovvero riempite di pietrame le scatole nel caso dell’elemento di rinforzo, si procederà con la stesa e la compattazione del primo strato di rilevato strutturale. La stesa del materiale deve essere eseguita con regolarità per strati di spessore costante, con modalità e attrezzature atte a evitare segregazione, brusche variazioni granulometriche e del contenuto d'acqua. Per evitare disomogeneità dovute alle segregazione che si verifica durante lo scarico dai mezzi di trasporto, il materiale deve essere depositato subito a monte del posto d’impiego, per esservi successivamente riportato dai mezzi di stesa. La granulometria dei materiali costituenti i differenti strati del rilevato deve essere il più omogenea possibile. In particolare, deve evitarsi di porre in contatto strati di materiale roccioso, a granulometria poco assortita o uniforme (tale, cioè, da produrre nello strato compattato elevata percentuale dei vuoti), a strati di terre a grana più fine che possano penetrare nei vuoti degli strati sottostanti, provocando cedimenti per assestamento del corpo del rilevato. Durante le fasi di lavoro si deve garantire il rapido deflusso delle portate meteoriche conferendo agli strati pendenza trasversale non inferiore al 4%. In presenza di paramenti di massicci in terra rinforzata o di muri di sostegno, in genere, la pendenza deve assicurare l’allontanamento delle acque dai manufatti.

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Ciascuno strato può essere messo in opera, pena la rimozione, soltanto dopo avere accertato, mediante prove di controllo, l'idoneità dello strato precedente. Lo spessore sciolto di ogni singolo strato è stabilito in ragione delle caratteristiche dei materiali, delle macchine e delle modalità di compattazione del rilevato, sperimentate in campo prove, in ogni caso non deve essere superiore a 30 cm. Lo spessore di stesa di norma deve risultare non inferiore a due volte la dimensione massima della terra impiegata (s ≥ 2Dmax).

Compattazione del rilevato strutturale Nel rispetto delle previsioni di progetto e delle disposizioni che possono essere date in corso d’opera dalla Direzione Lavori, circa la massima utilizzazione delle risorse naturali impegnate dall’intervento, l’Impresa è tenuta a fornire e, quindi, ad impiegare mezzi di costipamento adeguati alla natura dei materiali da mettere in opera e, in ogni caso, tali da permettere di ottenere i requisiti di densità e di portanza richiesti per gli strati finiti. Per quanto riguarda l’attitudine dei mezzi di costipamento in relazione alla natura dei materiali da impiegarsi occorre considerare che: − i rulli a piedi costipanti ed a segmenti sono d’impiego specifico per le terre fini coerenti; − i rulli a griglia sono d’impiego specifico per le rocce tenere o, comunque, per i materiali per i quali è possibile correggere la granulometria per frantumazione degli elementi di maggiore dimensione; − i rulli lisci vibranti sono particolarmente adatti per le terre granulari (A1, A2 e A3) e, se molto pesanti, per i detriti di falda contenenti elementi di grosse dimensioni e, in una certa misura, per quelli provenienti da scavi in roccia; − i rulli gommati sono mezzi versatili e polivalenti; in relazione alle possibilità di variare il peso e la pressione di gonfiaggio dei pneumatici si prestano sia per le terre fini, sia per le terre granulari, sia anche, nel caso di mezzi molto pesanti, per le terre contenenti grossi elementi (detriti di falda); − i rulli lisci statici vanno utilizzati esclusivamente per la finitura degli strati preliminarmente compattati con i rulli a piedi o con quelli gommati, per regolarizzare la superficie.

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Per il migliore rendimento energetico dei mezzi di costipamento è opportuno sceglierne la tipologia più idonea ed operare con umidità prossima a quella ottimale determinata in laboratorio mediante la prova AASHO (CNR 69/78). I mezzi dovranno operare con sistematicità lungo direzioni parallele, garantendo una sovrapposizione fra ciascuna passata e quella adiacente pari al 10% del mezzo costipante. La compattazione a tergo delle opere eseguite dovrà essere tale da escludere una riduzione dell’addensamento e nello stesso tempo il danneggiamento delle opere stesse. In particolare, si dovrà fare in modo che i compattatori operino ad una distanza non inferiore a m 0.50 dal paramento esterno. Questa fascia deve essere compattata con compattatrici manuali. L’attitudine delle macchine di costipamento deve essere verificata in campo prova per ogni tipo di materiale che si prevede di impiegare. La loro produzione, inoltre, deve risultare compatibile con quella delle altre fasi (scavo, trasporto e stesa) e con il programma temporale stabilito nel piano particolareggiato dei movimenti di materia. Quando, in relazione all’entità ed alla plasticità della frazione fine, l’umidità supera del 15-20% il valore ottimale, l’Impresa deve mettere in atto i provvedimenti necessari a ridurla (favorendo l’evapotraspirazione) per evitare rischi di instabilità meccanica e cadute di portanza che possono generarsi negli strati, a seguito di compattazione ad elevata energia di materiali a gradi di saturazione elevati (generalmente maggiori del 85-90%, secondo il tenore in fino e la plasticità del terreno). In condizioni climatiche sfavorevoli è indispensabile desistere dall’utilizzo immediato di tali materiali. Le macchine di costipamento, la loro regolazione (velocità, peso, pressione di gonfiaggio dei pneumatici, frequenza di vibrazione, ecc.), gli spessori degli strati ed il numero di passaggi debbono rispettare le condizioni stabilite nel corso della sperimentazione in campo prova. In ogni caso l’efficacia del processo ed il conseguimento degli obiettivi restano nell’esclusiva responsabilità dell’Impresa. Se non occorre modificare il contenuto d’acqua, una volta steso il materiale, lo strato deve essere immediatamente compattato. La compattazione deve assicurare sempre un addensamento uniforme all’interno dello strato. Laddove non sia presente l’elemento di rinforzo per paramento per garantire una compattazione uniforme, anche lungo i bordi del rilevato, le scarpate debbono essere

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riprofilate, una volta realizzata l'opera, rimuovendo i materiali eccedenti la sagoma di progetto. In tali casi la stesa ed il costipamento del materiale, pertanto, deve considerare una sovra-larghezza di almeno 0,50 m, per entrambi i lati del rilevato. Salvo diverse prescrizioni motivate in sede di progetto, i controlli di qualità degli strati finiti, effettuati mediante misure di densità e di portanza, debbono soddisfare i requisiti indicati nei successivi paragrafi. Durante la costruzione dei rilevati occorre disporre in permanenza di apposite squadre e mezzi di manutenzione per rimediare ai danni causati dal traffico di cantiere oltre a quelli dovuti alla pioggia e al gelo. La compattazione degli strati deve risultare tale da garantire una densità, sull’intero spessore non inferiore al 90% (95% nel caso di strati di sottofondo) della densità massima individuata mediante la prova AASHO Mod. (CNR 69/78), mentre il modulo di deformazione determinato in accordo alla norma CNR 146/92 deve risultare non inferiore a 50 N/mm2. Se la granulometria del materiale non consente l’esecuzione di prove di costipamento di laboratorio, secondo la norma CNR 69/78, il controllo del costipamento va effettuato attraverso prove di modulo di deformazione a doppio ciclo di carico, secondo la norma CNR 146/92.

4.1.2 - Gabbionate

Le gabbionate sono formate da elementi in rete metallica a doppia torsione, marcati CE in accordo con la Direttiva europea 89/106/CEE con impieghi previsti: opere di sostegno, sistemazioni fluviali, sistemi di controllo dell’erosione, barriere fonoassorbenti e opere a carattere architettonico, e realizzati in accordo con le “Linee Guida per la redazione di Capitolati per l'impiego di rete metallica a doppia torsione“ emesse dalla Presidenza del Consiglio Superiore LL.PP., Commissione relatrice n°16/2000, il 12 Maggio 2006. La rete metallica a doppia torsione deve essere realizzata con maglia esagonale tipo 8x10, UNI-EN 10223-3, tessuta con filo in acciaio trafilato, superiore alle UNI-EN 10223-3 per le caratteristiche meccaniche (carico di rottura compreso tra 350 e 550 N/mmq e allungamento minimo pari al 10%) e UNI-EN 10218 per le tolleranze sui diametri, avente un diametro pari 2.70 mm, galvanizzato con lega eutettica di Zinco - Alluminio (5%) conforme all’EN 10244 – Classe A con un quantitativo non inferiore a 245 g/mq. L’adesione della galvanizzazione al filo dovrà essere tale da garantire che avvolgendo il filo sei volte attorno ad un mandrino avente diametro quattro volte maggiore, il rivestimento non si crepa e non si sfalda sfregandolo con le dita. La galvanizzazione inoltre dovrà superare un test di

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invecchiamento accelerato in ambiente contenente anidride solforosa (SO2) secondo la normativa UNI ISO EN 6988 (KESTERNICH TEST) per un minimo di 28 cicli. Oltre a tale trattamento il filo sarà ricoperto da un rivestimento di materiale plastico di colore grigio che dovrà avere uno spessore nominale non inferiore a 0,5 mm, portando il diametro esterno ad almeno 3,70 mm. La resistenza a trazione della rete deve essere superiore a 50 kN/m. Gli elementi saranno assemblati utilizzando sia per le cuciture sia per i tiranti un filo con le stesse caratteristiche di quello usato per la fabbricazione della rete ed avente diametro pari a 2.20/3.20 mm e quantitativo di galvanizzazione sul filo non inferiore a 230 g/m2; l’operazione sarà compiuta in modo da realizzare una struttura monolitica e continua. Nel caso di utilizzo di punti metallici meccanizzati per le operazioni di legatura, questi saranno con diametro 3,00 mm e carico di rottura minimo pari a 1700 MPa. Prima della messa in opera e per ogni partita ricevuta in cantiere, l'Appaltatore dovrà consegnare alla D.L. il relativo certificato di origine rilasciato in originale, in cui specifica il nome del prodotto, la Ditta produttrice, le quantità fornite e la destinazione. La conformità dei prodotti dovrà essere certificata da un organismo terzo indipendente (certificazione di prodotto) e l’indicazione “prodotto certificato” e il nome dell’organismo terzo certificatore dovranno comparire sulle etichette di accompagnamento della merce e sui certificati di origine. Terminato l’assemblaggio degli scatolari si procederà alla sistemazione meccanica e manuale del ciottolame, che dovrà essere fornito di idonea pezzatura, né friabile né gelivo, di dimensioni tali da non fuoriuscire dalla maglia della rete. Modalità di esecuzione

Materiale di riempimento

Il pietrame da usarsi per il riempimento delle gabbionate potrà essere indifferentemente pietrame di cava o ciottoli purché abbia una struttura compatta, non friabile, resistente all’acqua, non gelivo e d’alto peso specifico. Il materiale di riempimento dovrà avere forma omogenea d’opportuna pezzatura che in virtù della dimensione della maglia prevista (tipo 8x10) è di 80/250 mm. In particolare il materiale deve essere:

• non gelivo, alla prova eseguita secondo EN 1367-1 ed EN 1367-2.

• resistente all’abrasione superficiale alla prova eseguita secondo EN 1097-8,

• di massa volumica P ( ≥ 2,3 gr/cm3)

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• di massa volumica reale p ( ≥ 2,45 gr/cm3)

• con grado di compattezza C= P/p ≥ 0,95

Preparazione del piano di posa Immediatamente prima della posa dell’opera di sostegno, l’Impresa deve procedere alla rimozione ed all’asportazione della terra vegetale, facendo in modo che il piano di imposta risulti quanto più regolare possibile, privo di avvallamenti e, in ogni caso, tale da evitare il ristagno di acque piovane. Durante i lavori di scoticamento si deve evitare che i mezzi possano rimaneggiare i terreni di impianto. La regolarità del piano di posa dei rilevati, previa ispezione e controllo, deve essere approvata da parte della Direzione Lavori che, nell’occasione e nell’ambito della discrezionalità consentita, può richiedere l’approfondimento degli scavi di sbancamento, per bonificare eventuali strati di materiali torbosi o coesivi (di portanza insufficiente o suscettibili di futuri cedimenti), o anche per asportare strati di terreno rimaneggiati o rammolliti per inadeguata organizzazione dei lavori e negligenza da parte dell’Impresa. Salvo diverse e più restrittive prescrizioni, motivate in sede di progettazione dalla necessità di garantire la stabilità del rilevato, il modulo di deformazione (o altrimenti detto di compressibilità) Md, determinato sul piano di posa (naturale o bonificato), secondo la norma CNR 146/92, al primo ciclo di carico, nell'intervallo compreso tra 0,05÷0,15 N/mm2, deve risultare non inferiore a: − 15 N/mm2 (valore minimo per consentire il corretto costipamento degli strati soprastanti), quando la distanza del piano di posa del rilevato rispetto al piano di appoggio della pavimentazione è maggiore di 2,00 m; − 20 N/mm2, quando la distanza del piano di posa del rilevato rispetto al piano di appoggio della pavimentazione è compresa tra 1,00 e 2,00 m; − 30 N/mm2, quando la distanza del piano di posa del rilevato rispetto al piano di appoggio della pavimentazione è compresa tra 0.50 e 1,00 m; Per distanze inferiori a 0.50 m si applicano i requisiti richiesti ai sottofondi. Per altezze di rilevato superiori a 2 m, o in assenza di infrastrutture a monte dell’opera di sostegno, potranno essere accettati valori inferiori a 15 N/mm2 sempre che sia garantita la stabilità dell'opera e la compatibilità dei cedimenti sia totali che differenziali e del loro decorso nel tempo. Le caratteristiche di portanza del piano di posa devono essere accertate in condizioni di umidità rappresentative delle situazioni climatiche e idrogeologiche più

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sfavorevoli, di lungo termine, con la frequenza stabilita dalla Direzione Lavori in relazione all’importanza dell’opera, all’omogeneità del terreno di posa e, comunque, in misura non inferiore ad una prova ogni 5000 m2. Per i materiali a comportamento "instabile" (collassabili, espansivi, gelivi, etc.) la determinazione del modulo di deformazione viene effettuata in condizioni sature.

Posa in opera degli elementi metallici Si apriranno i pacconi di imballaggio degli elementi scatolari in rete metallica a doppia torsione tagliando con delle cesoie i fili che legano i pacconi stessi e si stenderanno per la lunghezza indicata nei disegni di progetto gli elementi metallici.

Assemblaggio dei Gabbioni Ogni elemento scatolare estratto dal pacco e riposto su una superficie piatta e rigida dovrà essere aperto e disteso. I diaframmi centrali e i pannelli laterali devono essere portati in posizione verticale così da formare una scatola aperta. I pannelli dovranno essere legati insieme tramite il filo a diametro più ampio nel pannello centrale o laterale. I diaframmi e i pannelli dovranno essere legati al fronte e al retro di ciascun gabbione. Il filo di legatura dovrà essere ben assicurato ai bordi dell’unità alternando giri singoli a giri doppi per ogni apertura della maglia, ogni 150 mm circa, stringendo bene ogni giro e fissando in fondo il filo alla maglia attorcigliandolo bene. È consigliato l’utilizzo di pinze per rendere più salda la legatura. Se si utilizzano anelli di chiusura, si consiglia l’uso di una pistola pneumatica o manuale per rafforzare le chiusure. Gli anelli dovranno essere posti sia sulla sommità che sul fondo del diaframma centrale ad una distanza massima di 200 mm. Dopo aver preparato il fondo, i gabbioni pre-assemblati vengono posizionati vuoti e connessi a quelli adiacenti per formare una struttura monolitica continua. Vengono posizionati fronte a fronte o schiena a schiena così da facilitarne il riempimento e la chiusura con i coperchi. Nel caso di manufatti realizzati in curva andranno seguite le seguenti prescrizioni: - curva convessa: i paramenti frontali andranno affiancati e legati lungo i bordi laterali, le sponde sagomate opportunamente in funzione del raggio di curvatura e quindi legate;

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- curva concava : i soli paramenti frontali andranno affiancati e legati lungo i bordi laterali, posteriormente si creerà in funzione del raggio di curvatura uno spazio vuoto tra i gabbioni che si dovrà avere cura di riempire manualmente con pietrame.

Riempimento dei Gabbioni Per il riempimento degli elementi metallici si dovrà adoperare materiale delle caratteristiche sopra descritte. Al fine di facilitare il riempimento si può predisporre una cassaforma esterna (telaio guida) per il paramento. E’ necessario completare la sistemazione del pietrame manualmente in modo da ottenere un riempimento ottimale prestando attenzione a non coprire completamente i diaframmi intermedi. Legare, quindi, il coperchio ai pannelli laterali ed ai diaframmi come descritto precedentemente predisponendo dei tiranti trasversali e/o inclinati di 45° posizionati nel caso di elementi da 0,50 m a metà dell’altezza e nel caso di elementi di 1 m di altezza a 1/3 ed a 2/3 dell’altezza. Una volta livellate il pietrame di riempimento e minimizzati gli spazi vuoti, chiudere il coperchio, stringendo bene i lati del gabbione utilizzando, se necessario, gli attrezzi appropriati. Il filo di legatura del coperchio dovrà essere attorcigliato due volte lungo i bordi dei vari lati del gabbione e lungo il diaframma centrale. I coperchi dovranno essere stretti saldamente lungo i lati del gabbione e alla sommità di ciascun diaframma. I coperchi adiacenti dovranno essere collegati. I coperchi dovranno essere attaccati saldamente attraverso il filo di legatura o gli anelli di chiusura.

4.1.3 - Materassi metallici in pietrame I materassi in pietrame sono costituiti da elementi in rete metallica a doppia torsione marcati CE in accordo con la Direttiva europea 89/106/CEE con impieghi previsti: opere di sostegno, sistemazioni fluviali, sistemi di controllo dell’erosione, barriere fonoassorbenti e opere a carattere architettonico, e realizzati in accordo con le “Linee Guida per la redazione di Capitolati per l'impiego di rete metallica a doppia torsione“ emesse dalla Presidenza del Consiglio Superiore LL.PP., Commissione Relatrice n. 16/2006, il 12 maggio 2006. Gli elementi sono costituiti da tasche avente spessore 0,17, 0,23 o 0,3 cm in rete metallica a doppia torsione con maglia esagonale tipo 6x8 in accordo con le UNI-EN 10223-3, tessuta con filo in acciaio trafilato, superiore alle UNI-EN 10223-3 per le caratteristiche meccaniche (carico di rottura compreso tra 350 e 550 N/mmq e allungamento minimo pari al 10%) e UNI-EN 10218

RELAZIONE GENERALE 30 FIUME BRADANO RIPRISTINO OFFICIOSITA' IDRAULICA ED INTERVANTI SU ARGINI

per le tolleranze sui diametri, avente un diametro pari 2.20 mm, galvanizzato con lega eutettica di Zinco - Alluminio (5%) conforme all’EN 10244 – Classe A con un quantitativo con un quantitativo non inferiore a 230 g/mq. L’adesione della galvanizzazione al filo dovrà essere tale da garantire che avvolgendo il filo sei volte attorno ad un mandrino avente diametro quattro volte maggiore, il rivestimento non si crepa e non si sfalda sfregandolo con le dita. La galvanizzazione inoltre dovrà superare un test di invecchiamento accelerato in ambiente contenente anidride solforosa (SO2) secondo la normativa UNI ISO EN 6988 (KESTERNICH TEST) per un minimo di 28 cicli. Oltre a tale trattamento il filo sarà ricoperto da un rivestimento di materiale plastico di colore grigio che dovrà avere uno spessore nominale non inferiore a 0,5 mm, portando il diametro esterno ad almeno 3,20 mm. La resistenza a trazione della rete deve essere superiore a 37 kN/m. Gli scatolari metallici saranno assemblati utilizzando nelle cuciture un filo con le stesse caratteristiche di quello usato per la fabbricazione della rete, avente diametro pari a 2.00/3.00 mm e un quantitativo di galvanizzazione sul filo non inferiore a 215 g/m2. Nel caso di utilizzo di punti metallici meccanizzati per le operazioni di legatura, questi saranno con diametro 3.00 mm e carico di rottura minimo pari a 1700 MPa. I diaframmi intermedi saranno costituiti da raddoppio di rete metallica che costituisce, senza soluzione di continuità, base e diaframmi e pareti laterali della struttura. Prima della messa in opera e per ogni partita ricevuta in cantiere, l'Appaltatore dovrà consegnare alla D.L. il relativo certificato di origine rilasciato in originale, in cui specifica il nome del prodotto, la Ditta produttrice, le quantità fornite e la destinazione. La conformità dei prodotti dovrà essere certificata da un organismo terzo indipendente (certificazione di prodotto) e l’indicazione “prodotto certificato” e il nome dell’organismo terzo certificatore dovranno comparire sulle etichette di accompagnamento della merce e sui certificati di origine. Terminato l’assemblaggio degli scatolari si procederà alla sistemazione meccanica e manuale del ciottolame, che dovrà essere fornito di idonea pezzatura, né friabile né gelivo, di dimensioni tali da non fuoriuscire dalla maglia della rete.

Modalità di esecuzione

Materiale di riempimento

Il pietrame da usarsi per il riempimento dei materassi potrà essere indifferentemente pietrame di cava o ciottoli purché abbia una struttura compatta, non

RELAZIONE GENERALE 31 FIUME BRADANO RIPRISTINO OFFICIOSITA' IDRAULICA ED INTERVANTI SU ARGINI

friabile, resistente all’acqua, non gelivo e d’alto peso specifico. Il materiale di riempimento dovrà avere forma omogenea d’opportuna pezzatura che in virtù della dimensione della maglia prevista (tipo 6x8) è di 75/150 mm. In particolare il materiale deve essere:

• non gelivo, alla prova eseguita secondo EN 1367-1 ed EN 1367-2.

• resistente all’abrasione superficiale alla prova eseguita secondo EN 1097-8,

• di massa volumica P ( ≥ 2,3 gr/cm3)

• di massa volumica reale p ( ≥ 2,45 gr/cm3)

• con grado di compattezza C= P/p ≥ 0,95

Posa in opera degli elementi metallici Preparato il piano di fondazione si apriranno i pacconi di imballaggio degli elementi in rete metallica a doppia torsione tagliando con delle cesoie i fili che legano i pacconi stessi e si stenderanno per la lunghezza indicata nei disegni di progetto gli elementi metallici.

Assemblaggio dei materassi Ogni elemento estratto dal pacco e riposto su una superficie piatta e rigida, dovrà essere aperto e disteso. I diaframmi centrali e i pannelli laterali devono essere portati in posizione verticale così da formare una scatola aperta. Le alette estreme dovranno essere ripiegate e sovrapposte così da chiuderli su tutti i lati. Unire i margini dei materassi utilizzando il filo di legatura o gli anelli di chiusura. Questi ultimi non devono essere posizionati ad una distanza superiore ai 200 mm. La procedura per usare il filo di legatura, consiste nell’attorcigliarlo al filo della rete, alternando giri singoli a giri doppi per ogni apertura della maglia, ogni 150 mm circa, stringendo bene ogni giro e fissando in fondo il filo alla maglia attorcigliandolo bene. Il fondo su cui saranno appoggiati i materassi Reno dovrà essere livellato fino a raggiungere l’altezza indicate nel progetto. Il fondo per i materassi Reno deve essere ripulito da detriti, irregolarità della superficie e vegetazione, così come indicato nel progetto. Dovranno essere prese misure appropriate per la filtrazione e il drenaggio del suolo, come da progetto. Una volta assemblati, i materassi vengono posizionati e assicurati gli uni agli altri. Per integrità strutturale, ogni unità contigua vuota dovrà essere connessa all’altra attraverso filo di legatura o anelli di chiusura, per tutta la

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lunghezza dei bordi delle superfici di contatto, così da formare una struttura monolitica. Sui pendii i materassi dovranno essere stesi con la larghezza perpendicolare al pendio, tranne nel caso di piccoli fossati. Le operazioni di collegamento dei materassi tra loro, dovranno essere fatte ad elementi vuoti. In caso di posizionamento su pendii ripidi (superiori a 1:1,5), le unità dovranno essere assicurate con pioli in legno duro inseriti nel terreno, subito sotto il fondo dei pannelli a 2 m dal centro o come specificato dalle indicazioni progettuali. I materassi possono conformarsi ad eventuali curvature o declivi, fino ad un raggio compreso tra i 18 e i 21 m senza subire alterazioni, ed essere piazzati alla curvatura richiesta per il successivo riempimento. I materassi possono inoltre essere tagliati o adattati per formare curve o spigoli ad angolo retto. Qualora si stia procedendo ad un rivestimento d'alveo, il materasso verrà disposto sulle sponde trasversalmente al corso d'acqua e cioè secondo la massima inclinazione delle sponde e perpendicolarmente al filo della corrente. Questa disposizione non è tassativa; potrà a volte convenire disporre gli elementi in senso longitudinale alla corrente come ad esempio nei rivestimenti del fondo, e, nel caso di corsi d'acqua con notevole velocità, anche nei rivestimenti di sponda; a determinare la scelta fra i due suddetti sistemi interverranno anche la maggior facilità di posa in opera o ragioni costruttive di varia natura.

Riempimento dei materassi Per il riempimento degli elementi metallici si dovrà adoperare materiale delle caratteristiche sopra descritte. Per il riempimento si consiglia l’uso di una pala meccanica, è quindi necessario completare manualmente la sistemazione del pietrame in modo da ottenere un riempimento ottimale prestando attenzione a non coprire completamente i diaframmi intermedi. Per permettere la chiusura dei materassi, occorre lasciare vuoti gli ultimi 25 mm di altezza del materasso, assicurandosi che la parte alta dei diaframmi sia accessibile per la chiusura. Adagiare il coperchio, accostandolo alle sponde del materasso utilizzando gli attrezzi appropriati in caso di necessità. I coperchi adiacenti dovranno essere collegati e attaccati, alle spondine e ai diafammi, saldamente attraverso il filo di legatura o gli anelli di chiusura. In caso si debbano chiudere più materassi contemporaneamente, si potrà utilizzare il rotolo di rete invece dei normali coperchi singoli.

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Qualifica dei materiali

Elementi in rete metallica e pietrame Tutti i singoli elementi di gabbioni, materassi e elementi strutturali per terre rinforzate, dovranno essere conformi a quanto specificato ai punti precedenti. La certificazione di qualità e i certificati di origine dei materiali dovranno essere consegnati alla Direzione Lavori. Le verifiche di C.Q. richieste sono come di seguito elencate: a. Qualifica della cava per il pietrame La cava dalla quale dovrà provenire il pietrame di riempimento dovrà essere qualificata seguendo le modalità di qualificazione riportate nelle specifiche di C.Q. relative agli aggregati per calcestruzzo. In sede di qualificazione, oltre alle verifiche sulla capacità organizzativa/operativa e di controllo della cava, si dovrà anche verificare che le caratteristiche del materiale da fornire, rispondano ai seguenti requisiti: :

• non gelivo, alla prova eseguita secondo EN 1367-1 ed EN 1367-2.

• resistente all’abrasione superficiale alla prova eseguita secondo EN 1097-8,

• determinazione della massa volumica P ( ≥ 2,3 gr/cm3)

• determinazione della massa volumica reale p ( ≥ 2,45 gr/cm3)

• verifica del grado di compattezza C= P/p ≥ 0,95 Le prove sulle suddette caratteristiche saranno eseguite nel laboratorio di cava, approvato in sede di qualifica, o in altro laboratorio comunque approvato dalla Direzione Lavori. Le prove in corso di fornitura saranno eseguite su lotti quantitativamente definiti dal Responsabile di C.Q. in funzione delle caratteristiche della cava e delle dimensioni delle opere da realizzare. E' comunque prescritta l'esecuzione delle prove per ogni lotto di fornitura di almeno 1000 m3. Quanto sopra sarà riportato ed allegato al relativo P.C.Q.

b. Qualifica del materiale da rilevato Il materiale da rilevato dovrà essere qualificato seguendo le modalità di qualificazione riportate nelle specifiche di C.Q..

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Deve essere effettuata l’identificazione della natura e dello stato delle terre (provenienti dalle zone di scavo e dalle cave di prestito) per la valutazione dell’attitudine al particolare impiego, prevedendo le seguenti prove di laboratorio: • granulometria e limiti di Atterberg, per la classificazione secondo la norma CNRUNI 10006/63; • contenuto d’acqua naturale (CNR-UNI 10008/63) e consistenza; • costipamento AASHTO Standard e/o Modificato (CNR69/78) al variare del contenuto d’acqua, con individuazione della densità massima del secco ( γs max) e dell’umidità ottimale di costipamento (wopt); • analisi granulometriche comparative, prima e dopo la prova di costipamento, limitatamente ai materiali per i quali si sospetta la presenza di componenti fragili o instabili; • indice di portanza CBR, secondo modalità di prova che tengano conto della destinazione del materiale, dei rischi di imbibizione da venute d’acqua (gravitazionale e/o di capillarità) e del prevedibile grado di addensamento. Per valutare gli effetti delle variazioni di umidità e del grado d’addensamento sulla portanza degli strati realizzati, la Direzione dei lavori, in relazione alle esigenze di posa in opera ed anche ai fini dei controlli di portanza, ha la facoltà di richiedere lo studio CBR completo, a diverse energie ed umidità di costipamento, secondo la norma SN670320b.

c. Qualifica delle reti metalliche Le reti metalliche a doppia torsione devono essere prodotte con un sistema di gestione della qualità del prodotto, che sovrintende al processo di fabbricazione del produttore, predisposto in coerenza con le norme UNI EN 9001.2000 (controllo permanente della produzione in fabbrica) che deve assicurare il mantenimento della costanza e la affidabilità delle prestazioni indipendentemente dal processo di produzione. Per impieghi con alti requisiti di sicurezza (ad esempio opere di sostegno, in terra rinforzata) il sistema di gestione della qualità del prodotto, che sovrintende al processo di fabbricazione del produttore deve essere certificato da parte di un organismo terzo indipendente, di adeguata competenza ed organizzazione, che opera in coerenza con le norme UNI EN 45012. La conformità dei prodotti dovrà essere certificata da un organismo terzo indipendente (certificazione di prodotto) e l’indicazione “prodotto certificato” e il nome

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dell’organismo terzo certificatore dovranno comparire sulle etichette di accompagnamento della merce e sui certificati di origine. Ciascuna fornitura deve essere accompagnata dal predetto certificato. I prodotti dovranno essere acquistati da fornitori qualificati dall’Appaltatore e per ogni partita inviata il fornitore dovrà certificare, tramite apposito “Certificato di origine” in originale:

• la conformità alle norme UNI EN 10223-3, della maglia;

• la conformità alle Norme UNI EN 10244-2 e 10245-2, del filo di ferro protetto con lega Zinco-Alluminio e rivestimento in pvc;

• la rispondenza alla “Linee Guida per la redazione di Capitolati per l'impiego di rete metallica a doppia torsione“ emesse dalla Presidenza del Consiglio Superiore LL.PP., Commissione relatrice n°16/2000, il 12 Maggio 2006

• eventuale marcatura CE in accordo con la Direttiva europea 89/106/CEE con impieghi previsti: opere di sostegno, sistemazioni fluviali, sistemi di controllo dell’erosione, barriere fonoassorbenti e opere a carattere architettonico Il Responsabile di C.Q. dell'appaltatore, dovrà controllare l'esistenza delle suddette certificazioni ed etichettature. Tale verifica sarà effettuata sulla base della certificazione del fornitore della rete. La certificazione dovrà essere allegata al P.C.Q.

Controlli di posa in opera

Posa in opera dei gabbioni, dei materassi e degli elementi di rinforzo

Durante l'esecuzione dei lavori saranno effettuate le seguenti verifiche:

- verifica dell'esistenza del certificato di analisi della pezzatura del pietrame. Questa deve essere compresa tra 1-2 volte la dimensione della maglia della rete impiegata, salvo quanto diversamente specificato nel progetto, e sarà specificata nell'ordine di fornitura alla cava. Questa prova sarà eseguita in cava e ne dovrà essere redatto apposito certificato accompagnante ogni lotto di fornitura.

- verifica a campione secondo quanto richiesto dalla Direzione Lavori, sul lotto giornaliero di lavori, della conformità delle legature degli elementi a quanto prescritto dal presente Capitolato, sia sui singoli elementi che sugli accoppiamenti e sulle inserzioni di diaframmi di rinforzo.

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- verifica a campione, sul lotto giornaliero di lavori, dell'inserimento di tiranti tra le pareti opposte di ogni singolo elemento di gabbione o elemento di rinforzo, nel caso che questo non sia munito di diaframmi intermedi.

Posa in opera del rilevato In corso d’opera, sia per le necessità connesse alla costruzione degli strati in terra, particolarmente per quanto riguarda il costipamento, sia per evidenziare che non abbiano a verificarsi derive nella qualità dei materiali, devono essere effettuate prove di controllo su campioni prelevati in contraddittorio con la Direzione dei lavori. Il numero dei campioni dipende dall’eterogeneità dei terreni interessati; per ogni approvvigionamento omogeneo la numerosità delle prove di attitudine deve rispettare i criteri quantitativi riportati nella seguente tabella:

Tabella A : frequenza dei controlli delle forniture dei materiale (una prova ogni … m3) Controllo della densità e della portanza Il livello prestazionale degli strati posti in opera può essere accertato, in relazione alla granulometria del materiale impiegato, attraverso il controllo dell’addensamento raggiunto, rispetto al riferimento desunto dalle prove AASHTO di laboratorio, e/o attraverso il controllo della capacità portante. Le prove di controllo della portanza devono essere effettuate mediante misure del modulo di deformazione Md, al primo ciclo di carico, secondo quanto previsto dalla norma CNR 146/92. Il controllo mediante misure di densità in sito può essere applicato soltanto se, come previsto dalla norma CNR 69/1978, la frazione di materiale trattenuta al crivello 25 UNI 2334 non supera il 35% della massa totale. In questo caso le prove di controllo in cantiere riguardano:

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− misure di umidità dei materiali compattati, secondo la norma CNR-UNI 10008/63; − misure di massa volumica (densità) apparente. Quando per le caratteristiche dimensionali del materiale non sia possibile procedere al controllo prestazionale con misure di densità, per valutare il grado di costipamento si possono realizzare prove di modulo a doppio ciclo di carico (CNR 146/92). La determinazione del modulo al secondo ciclo di carico permette, in ogni modo, di ottenere più ampi elementi di giudizio sulla qualità meccanica degli strati posti in opera, ivi compresi quelli sottostanti lo strato provato; inoltre, essa risulta necessaria quando le prove di portanza non sono eseguite immediatamente dopo l’ultimazione del costipamento e, pertanto, è ragionevole temere che le misure al primo ciclo possano risultare influenzate dal disturbo prodotto dagli agenti atmosferici sulla parte più superficiale dello strato. In alternativa, od anche ad integrazione delle misure di modulo di deformazione, il controllo della portanza degli strati finiti può essere effettuato mediante misure di deflessione, operando con la trave di Benkelmann (CNR 141/92) o con mezzi ad elevato rendimento. Le soglie da raggiungere debbono essere determinate, preliminarmente, sulla base delle correlazioni stabilite in campo prova tra il parametro misurato in questi casi ed il modulo di deformazione, tenuto conto della struttura e della natura della terra in questione. Le misure di deflessione (anche quelle puntuali) risultano, generalmente, più rapide dalle misure di modulo di deformazione e, pertanto, si prestano bene se occorre determinare la distribuzione spaziale della portanza dei sottofondi realizzati ed il sezionamento della strada in tronchi omogenei di portanza. La compattazione degli strati deve risultare tale da garantire una densità, sull’intero spessore non inferiore al 90% (95% nel caso di strati di sottofondo) della densità massima individuata mediante la prova AASHO Mod. (CNR 69/78), mentre il modulo di deformazione determinato in accordo alla norma CNR 146/92 deve risultare non inferiore a 50 N/mm2. Il modulo di deformazione (o altrimenti detto di compressibilità) Md, determinato sul piano di posa (naturale o bonificato), secondo la norma CNR 146/92, al primo ciclo di carico, nell'intervallo compreso tra 0,05÷0,15 N/mm2, deve risultare non inferiore a:

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− 15 N/mm2 (valore minimo per consentire il corretto costipamento degli strati soprastanti), quando la distanza del piano di posa del rilevato rispetto al piano di appoggio della pavimentazione è maggiore di 2,00 m; − 20 N/mm2, quando la distanza del piano di posa del rilevato rispetto al piano di appoggio della pavimentazione è compresa tra 1,00 e 2,00 m; − 30 N/mm2, quando la distanza del piano di posa del rilevato rispetto al piano di appoggio della pavimentazione è compresa tra 0.50 e 1,00 m; Per distanze inferiori a 0.50 m si applicano i requisiti richiesti ai sottofondi. Per altezze di rilevato superiori a 2 m, o in assenza di infrastrutture a monte dell’opera di sostegno, potranno essere accettati valori inferiori a 15 N/mm2 sempre che sia garantita la stabilità dell'opera e la compatibilità dei cedimenti sia totali che differenziali e del loro decorso nel tempo. Dato che la portanza di una terra dipende dal suo contenuto d’acqua in misura più o meno grande in relazione alla natura della terra stessa, i livelli prestazionali indicati precedentemente si riferiscono a contenuti d’acqua compresi tutti nell’intervallo: wopt – 2,0% < w < wopt +2,0% (wopt, da prove AASHTO di laboratorio) Se il contenuto d’acqua del materiale al momento delle prove dovesse risultare esterno all’intervallo sopra specificato, la capacità portante può essere stimata a partire dalle misure effettuate e tenendo opportunamente conto dell’influenza dell’umidità. Ciò richiede che per il dato materiale siano determinate preliminarmente nel rilevato di prova le correlazioni tra la capacità portante e l’umidità del materiale. Quando le suddette correlazioni non siano state determinate, nel caso delle prove di carico con piastra (o di deflessione) occorre ricondurre il contenuto d’acqua del materiale (per uno spessore di almeno 15 cm) all’interno dell’intervallo sopraindicato. Per i materiali a granulometria grossolana, per i quali non è possibile determinare riferimenti rappresentativi da prove di costipamento AASHTO di laboratorio, come pure nel caso in cui non sia possibile procedere a misure di modulo di deformazione Md (presenza di blocchi e/o elementi di grossa dimensione), il controllo degli strati finiti può essere effettuato in modo rapido, mediante misure del cedimento permanente ( ∆h) prodotto dal passaggio di un autocarro con asse posteriore di 10 t, in accordo alla norma SNV 670 365. Le prove di controllo sono effettuate nei posti indicati dalla Direzione Lavori e formano oggetto di apposito verbale.

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Salvo documentate prescrizioni del Direttore dei Lavori, la frequenza delle prove deve rientrare negli intervalli indicati nella seguente tabella :

Tabella B : frequenza dei controlli sugli strati finiti (una prova ogni … m3)

Per ciascun tipo di prova di controllo, nel caso in cui il numero delle misure risulti inferiore a 5, come può avvenire per lavori di entità molto modesta, tutti i valori misurati debbono rispettare le soglie minime riportate precedentemente. Negli altri casi si può accettare che su 5 risultati d’una stessa prova di controllo una possa non rispettare i valori minimi richiesti, purché lo scostamento di tali valori non ecceda: − il 5%, per le misure di densità secca γs; − il 10%, per le misure di portanza (modulo Md o altra grandezza).

Tolleranze sui piani di progetto L’Impresa è tenuta a rispettare le seguenti tolleranze d’esecuzione sui piani finiti: − ± 2% per la pendenza delle scarpate di trincea e di rilevato; − ± 3 cm, per i piani di sottofondo; − ± 5 cm, per i piani di appoggio degli strati di sottofondo; − ± 10 cm, per i piani delle scarpate, sia nel caso vengano rivestite con terra vegetale, sia in caso contrario. La misura delle tolleranze va eseguita mediante regolo di 4 m di lunghezza, disposto secondo due direzioni ortogonali; gli scostamenti vanno letti in direzione normale ai piani considerati. I controlli di esecuzione sono effettuati di norma: − ogni 500 m2, per le scarpate ed i piani di appoggio degli strati di sottofondo − ogni 200 m2, per i piani di posa della pavimentazione.

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Controlli sui materiali

Prove di laboratorio sui materiali L’accettazione dei materiali, oltre che alla verifica della completezza della documentazione di accompagnamento, può essere subordinata all’esito di prove specifiche su campioni di filo ed elementi di rete, secondo quanto previsto dal NTC 2008 relativamente ai materiali da costruzione. Le prove debbono essere eseguite in laboratori abilitati. Ai fini dell’accettazione i valori delle caratteristiche tecniche riscontrate nelle prove dovranno essere confrontati con quelli dichiarati dai produttori nella documentazione di accompagnamento di cui ai punti precedenti.

Prove sul filo metallico La prova di resistenza a trazione dei fili metallici prima della tessitura della rete deve essere eseguita secondo le indicazioni contenute nel paragrafo 3 della norma UNI EN 10218-1.

Prove sui rivestimenti protettivi del filo I diversi tipi di rivestimento protettivo possono essere soggetti a prove di laboratorio sia per la verifica delle entità del trattamento eseguito (pesi, omogeneità della ricopertura e aderenza), sia per le prestazioni raggiunte (test di invecchiamento accelerato). In particolare per i rivestimenti con zinco e sue leghe possono essere eseguite le seguenti prove secondo le prescrizioni delle norme UNI EN 10244-2 : a) Verifica sulla quantità di ricoprimento. La verifica è basata sull’impiego del metodo volumetrico, con procedure riportate nel par. 5 della citata norma UNI EN 10244-2. Nel caso in cui i campioni soggetti a prova siano prelevati dalla rete finita prima della installazione, le prescrizioni riguardanti la massa del rivestimento minima vengono ridotte del 5%, in base a quanto specificamente indicato nel paragrafo 6.4 della UNI EN 10223-3. b) Verifica sull’aderenza del rivestimento Il controllo dell’aderenza del rivestimento deve essere eseguito avvolgendo il filo su un mandrino avente diametro pari a 4 volte il diametro del filo, con procedure

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conformi a quanto previsto dal paragrafo 4.2.5 della UNI EN 10244-2. Ad avvolgimento avvenuto non si debbono verificare screpolature del rivestimento. c) Uniformità del rivestimento La verifica della uniformità del rivestimento, ovvero della sua centratura sul filo sono condotte mediante immersione dei campioni in una soluzione di solfato di rame, secondo le procedure previste dalle norme UNI EN 10244-2 ed UNI EN 10223-3. La determinazione dell’uniformità del rivestimento viene valutata in funzione dell’apparire evidente di tracce di rame, provenienti dalla soluzione tampone che si sostituiscono allo zinco sull’acciaio del filo. Ciascuna tipologia di prova sopracitata dovrà essere eseguita almeno su n. 5 campioni di filo. d) Test di invecchiamento accelerato I fili devono essere sottoposti all’origine ad un test di invecchiamento accelerato in ambiente contenente anidride solforosa SO2 (0,2 l/ciclo) su campioni di rete sottoposti preliminarmente a prova di trazione secondo il punto 5.3 effettuata al 50% del carico di rottura nominale in conformità alle norme UNI-EN-ISO 6988. Si deve eseguire un numero minimo di 28 cicli consecutivi al termine dei quali il rivestimento non deve presentare tracce evidenti di corrosione. Per quanto riguarda i rivestimenti organico polimerici, le caratteristiche fisico meccaniche del polimero base con cui è costituito il rivestimento, dopo un’esposizione continua ai U.V. di 4000 ore, non potranno variare più del 25%. Per la rete plasticata costituente i vari prodotti finiti dovrà essere verificato che durante le prove di trazione, fino al un carico corrispondente al 50% di quello di rottura nominale, non si verifichino rotture localizzate del rivestimento polimerico nelle torsioni della rete stessa.

Prove sulla rete metallica Per la misura della resistenza a trazione della rete metallica si possono usare campioni aventi una larghezza minima pari a 8 volte la larghezza “D” della singola maglia ed una lunghezza minima tra le attrezzature di immorsatura della rete pari ad una lunghezza di maglia intera (definendo come lunghezza di maglia intera una porzione di rete contenente due doppie torsioni successive complete).

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4.1.4 - Intervento in alveo del Fiume Bradano: azione di riqualificazione habitat fluviale e bonifica

Le azioni di riqualificazione e bonifica da effettuarsi lungo i tratti fluviali del Fiume Bradano sono stati individuati nell’ottica di restituire agli stessi la loro valenza storica, ambientale e paesaggistica. I settori di intervento nel corso d’acqua sono tre, segnatamente: alveo, sponda e/o scarpata, ed isola o barra. Nell’ambito dei settori suddetti sono previste azioni di riqualificazioni e bonifica e conservazione degli habitat fluviali volti, fra l’altro a perseguire azioni di tutela e salvaguardia della fauna e flora acquatica. Di seguito sono elencate le tipologie di intervento per ciascun settore nonché le prescrizioni e i divieti per ciascuna attività prevista. Tali azioni previste comporteranno, altresì, il ripristino della sezione di deflusso delle acque in corrispondenza di ponti, attraversamenti e viadotti, tramite: • rimozione dei tronchi d'albero e di altro materiale che costituisca ostruzione; • modeste movimentazioni di materiale inerte che ostacola il regolare deflusso; L'esecuzione di tali operazioni è volta a ripristinare sezioni di alveo che garantiscono il deflusso negli stati ordinari e di piena, e sarà effettuata in modo da non compromettere le funzioni biologiche del corso d'acqua e delle comunità vegetali ripariali (art. 2, comma 1, lett. b - D.P.R. 14 aprile 1993). Il ripristino e la riqualificazione, anche parziale, dello stato naturale dell’alveo assicureranno il mantenimento della continuità biologica del corso d'acqua tra monte e valle, con particolare riferimento alla fauna ittica in relazione a quanto prescritto dal R.D. 1604/1931. INTERVENTI IN ALVEO La riqualificazione prevede le seguenti tipologie di intervento: • taglio di piante secche, in stato vegetativo, in condizione di instabilità, in via di deperimento e/o in fase di sofferenza vegetativa; • rimozione ed allontanamento delle piante abbattute; • eliminazione arbusti; • pulizia cespugli; • sradicamento ceppaie in vigore con capacità pollonifera; • ritombamento delle buche derivanti dalla eliminazione delle ceppaie con materiale lapideo dell’alveo; In tal modo viene restituito all’alveo la naturale sezione di deflusso delle acque, anche al fine di concorrere ad evitare esondazioni dovute alla presenza di materiale

RELAZIONE GENERALE 43 FIUME BRADANO RIPRISTINO OFFICIOSITA' IDRAULICA ED INTERVANTI SU ARGINI

vegetale di ostacolo allo scorrimento dell’acqua; tali operazioni, altresì, permetteranno la riduzione e/o l’eliminazione di pericoli e di rischi in corrispondenza di ponti, di attraversamenti stradali e di infrastrutture a rete. Le azioni di bonifica prevedono: • rimozione di rifiuti solidi e/o corpi estranei; • selezione per categoria; • smaltimento mediante recapito in discarica autorizzata.

INTERVENTI SU SPONDA E/O SCARPATA In tali settori sono previste le seguenti attività di riqualificazione : • taglio selettivo di piante arboree in buono stato vegetativo (pari al 30% dell’esistente), della vegetazione arborea secca, in condizione di instabilità, in via di deperimento e/o in fase di sofferenza vegetativa, e attaccate da patogeni che possono costituire focolai per altri esemplari; • rimozione ed allontanamento delle piante abbattute; • pulizia di cespugli e arbusti.

E’ vietato lo sradicamento e l’abbruciamento delle ceppaie che sostengono la ripa (R.D. n. 523/1904 Art. 96).

Le azioni di bonifica prevedono: • rimozione di rifiuti solidi e/o corpi estranei ; • selezione per categoria; • smaltimento mediante recapito in discarica.

INTERVENTI SU ISOLA O BARRA

In tali settori sono previste le seguenti attività di riqualificazione : • taglio selettivo di piante arboree in buono stato vegetativo pari al 30%, di vegetazione arborea secca, in condizione di instabilità, in via di deperimento e/o in fase di sofferenza vegetativa, e attaccate da patogeni che possono costituire focolai per altri esemplari; • rimozione ed allontanamento delle piante abbattute; • pulizia di cespugli e arbusti.

E’ vietato lo sradicamento e l’abbruciamento delle ceppaie.

RELAZIONE GENERALE 44 FIUME BRADANO RIPRISTINO OFFICIOSITA' IDRAULICA ED INTERVANTI SU ARGINI

Le azioni di bonifica prevedono: • rimozione di rifiuti solidi e/o corpi estranei; • selezione per categoria; • smaltimento mediante recapito in discarica autorizzata.

Resta a carico dell’esecutore, ove necessario, anche il corrispettivo per lo smaltimento in discarica; la vegetazione presente costituita prevalentemente da piante di modesto pregio (canneti, erbacce, arbusti) non determinando nel suo complesso massa legnosa ed avendo un valore economico nullo, verrà bruciata in loco a cura dell’impresa appaltatrice.

RELAZIONE GENERALE 45 FIUME BRADANO RIPRISTINO OFFICIOSITA' IDRAULICA ED INTERVANTI SU ARGINI

5. DETTAGLIO DEGLI INTEREVENTI PROGETTUALI

5.1 Intervento sul tratto del Fiume Bradano a ridosso ponte S.P. ex S.S.175

A seguito dei dissesti verificatisi e della ricostruzione di parte del ponte con due scatolari in cemento armato l'intervento prevede la realizzazione di n. 2 Strutture di sostegno in terra rinforzata , a monte del ponte (in dx e sx) ed a protezione delle pile, con paramento in pietrame. Tenuto conto della consistenza dello stato del fondo dell’alveo si è prevista l’utilizzazione di gabbioni a sacco, in doppia file, impostati sotto la fondazione della predetta terra rinforzata. In sponda destra allo scopo di recuperare il massimo dell’area della sezione idraulica di deflusso, nonché al fine di proteggere i due scatolari in c.a., ricostruiti a seguito del crollo di parte del ponte, si è previsto: - il rivestimento, con materasso metallico tipo Reno, della base degli scatolari e del fondo a monte ed a valle degli stessi; - la realizzazione di una struttura di sostegno in terra rinforzata con paramento in pietrame, sul lato dx dello scatolare, che allo stato attuale risulta parzialmente ostruito a causa di scoscendimento di terreno dalla scarpata (vedi Foto n. 1). Si è previsto, inoltre, la realizzazione, per circa 200 metri a valle del ponte, di una savanella della larghezza di mt 3,50 e profondità sul lato monte di circa 2,50 fino ad azzerarsi, allo scopo di allontanare le acque che ristagnano nella depressione in alveo, creatisi nella zona dell’attraversamento della strada, a seguito dei moti vorticosi della corrente dell’onda di piena dell’evento alluvionale del 1° marzo 2011. Come documentato dalla foto n. 4 in occasione dell’evento calamitoso, la sezione di deflusso delle acque è stato notevolmente ridotta, oltre che per la presenza della vegetazione anche per la presenza di materiale vegetativo trasportato da monte e depositato nei punti critici e ristretti della sezione idraulica; pertanto, si è prevista l’esecuzione di un intervento di pulizia vegetazionale in alveo e lungo le sponde per un tratto di km 0,710. I materiali inerti provenienti dagli scavi saranno impiegati come segue: - sistemazione in rilevato delle terre rinforzate; - sistemazione al piede delle scarpate in destra idraulica.

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5.2 Intervento sul tratto del Fiume Basento a ridosso ponte S.S. 106 Jonica

L'intervento tende essenzialmente ad ampliare la sezione idraulica esistente ed a ripristinare gli argini (interni) interrotti nel tratto sottostante e limitrofo alle infrastrutture viarie. Le opere/interventi previsti consistono in: − difesa spondale in gabbioni, da realizzare nell'alveo in corrispondenza dell'attraversamento viario, al fine di ripristinare il tirante idraulico degli argini artificiali interni dell’asta fluviale; − ripristino ed ampliamento della sezione idraulica, sottostante l’attraversamento, mediante la rimozione del materiale inerte depositato nel tempo; − rivestimento, con gabbioni metallici, della fascia di alveo sottostante il viadotto della strada SS. 106 e della strada complanare, al fine di evitare lo scalzamento del rivestimento all'inizio ed alla fine dello stesso è stato previsto per la larghezza pari ad un metro un approfondimento del rivestimento (in gabbioni) per una altezza totale di 1,50 mt.; − protezione delle pile dei viadotti con gabbioni sottostanti i gabbioni di protezione alveo; − pulizia vegetazionale in alveo e lungo le sponde, a monte dell’attraversamento della SS. 106, per un tratto di km 0,710.

Il materiale inerte proveniente dagli scavi, pari ad un volume di circa 12.500 m 3 (cfr. Computo metrico) sarà accumulato in un deposito temporaneo nell'ambito del cantiere, e reso a disposizione per essere impiegato nell'intervento contiguo a valle del presente (progetto F. Bradano - gruppo 2 , n. 1).

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6. ASPETTI IDRAULICI

Nella relazione idraulica sono descritti i risultati delle verifiche e dei calcoli idraulici partendo dallo studio e dai risultati delle analisi svolte nell’ambito della “Consulenza Scientifica per la valutazione degli effetti di interventi di mitigazione del rischio idraulico nel tratti finali del fiume Bradano e Basento tramite modellazioni idrauliche mono e bidimensionali” redatto dall'Università della Basilicata a seguito di incarico della Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata. Tale rapporto è diviso in due parti che possono essere così sintetizzate: a) Studio idraulico volto ad individuare le attuali criticità del tratto vallivo del Bradano e gli effetti prodotti da alcuni ipotetici interventi di mitigazione del rischio di inondazione. Tale analisi è effettuata considerando la portata di piena con tempo di ritorno Tr = 30 anni calcolata alla foce del F. Bradano ed adottata dall’Autorità di Bacino di Basilicata per la determinazione dell’area inondabile lungo il tratto vallivo del Bradano. Tale portata è stata definita sulla base delle indicazioni riportate nel vigente PAI. Pertanto, la prima parte dello studio fornisce un quadro esaustivo sul comportamento idraulico del Fiume Bradano in corrispondenza della Foce. Inoltre, la serie di ipotesi di intervento consente di comprendere gli effetti legati a ciascuna opera in termini di riduzione del rischio. b) Studio idrologico volto ad effettuare una analisi statistica aggiornata delle portate al colmo di piena e a valutare gli effetti di laminazione dovuti alla presenza della Diga di San Giuliano. Questa verifica mira a stimare le portate di piena per differenti periodi di ritorno integrando il database disponibile con le registrazioni che vanno dal 2001 in poi e a valutare le differenze con i valori di portata adottati dall’Autorità di Bacino di Basilicata per la perimetrazione delle aree inondabili dei principali fiumi lucani. Inoltre, in questa seconda fase sono stati anche valutati gli effetti legati ad una diversa gestione della Diga di San Giuliano. Sulla scorta dei dati e degli elementi suddetti è stata effettuata la verifica della protezione spondale ed il calcolo idraulico mediante la determinazione di: - scale di deflusso; - portata di progetto delle sezioni idrauliche corrispondenti al ponte della S.P. ex S.S. 175 in agro di Montescaglioso, interessato da crolli di una porzione di campata e successivamente ricostruita con due scatolari in c.a., e del viadotto della S.S. 106 Jonica interessato da fenomeni di esondazione e da una riduzione della sezione di

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deflusso delle acque a causa della presenza di materiali detritici di accumulo; Per quanto concerne l'attraversamento della S.P. ex S.S. 175 in agro di Montescaglioso si precisa che non è stata effettuata alcuna verifica ante-opera in quanto trattasi di lavori di ripristino, riqualificazione e protezione spondale e del manufatto, senza incremento sensibile della sezione idraulica esistente, mentre per quel che concerne l'attraversamento viadottistico della S.S. 106 Jonica si è provveduto alla valutazione della capacità di deflusso idrico ante-opera e di progetto post-opera, nonchè alla verifica dell'erosione di fondo dell'alveo. I dati di stima delle portate assunti a base di riferimento per le verifiche sopra indicate, in presenza/assenza dell'invaso di San Giuliano e, quindi della relativa laminazione delle piene, sono quelli del rapporto di studio dell'Università innanzi citata ed in particolare:

Valori di portata al colmo di piena stimati alla foce del F. Bradano senza laminazione della Diga di San Giuliano

Valori di portata al colmo di piena stimati alla foce del F. Bradano con laminazione della Diga di San Giuliano pari a 20 Mm 3

Valutazioni conclusive Alla sezione idraulica del Fiume Bradano all'altezza del Viadotto della SS. 106 Jonica (Bernalda) emerge quanto segue: - nello stato di fatto la portata complessiva è pari a 1.050,00 m 3/s, inferiore alle portate al colmo di piena alla foce, con tempo di ritorno 30 anni, individuate nello studio dell'Università di Basilicata sopra riportate; - nello stato di progetto la portata complessiva è pari a 2.150,00 m 3/s, superiore alla portata di colmo più sfavorevole con tempo di ritorno 30 anni, individuata nello studio dell'Università di Basilicata sopra riportata. Alla sezione idraulica del Fiume Bradano all'altezza del Ponte S. P. ex SS. 175

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(Montescaglioso) emerge quanto segue: - nello stato di progetto la portata complessiva è pari a 2.900,00 m 3/s, superiore alla portata di colmo più sfavorevole con tempo di ritorno 30 anni, individuata nello studio dell'Università di Basilicata sopra riportata.

Per quanto riguarda verifica della protezione spondale, rispetto alle caratteristiche della corrente, si riporta quanto segue: A) alla sezione idraulica del Fiume Bradano all'altezza del Viadotto della SS. 106 Jonica (Bernalda): - nello stato di fatto la tensione massima che si verifica è superiore a quella ammissibile, pertanto sono in atto fenomeni di erosione dell'alveo con pericolo per le infrastrutture a rete esistenti; - nello stato di progetto la tensione massima che si verifica è inferiore a quella ammissibile, pertanto l'aspetto erosivo risulta scongiurato. B) alla sezione idraulica del Fiume Bradano all'altezza del Ponte S. P. ex SS. 175 (Montescaglioso) nello stato di progetto la tensione massima che si verifica è inferiore a quella ammissibile relativamente ai tratti interessati dalle opere di progetto.

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7. ELEMENTI DI FATTIBILITA’ AMBIENTALE

Le opere oggetto della presente relazione non necessitano di Valutazione d'Impatto Ambientale, perché non ricadono in nessuno dei casi previsti dagli allegati “A” e “B” della Legge Regionale n° 47 del 14 Dicembre 1998 e s.m.i. La realizzazione delle opere sopra descritte avrà impatto pressoché nullo sull'ambiente circostante. Inoltre non si crea nessuna condizione tale da pregiudicare lo stato dei luoghi, bensì si avrà una riqualificazione degli stessi, trattandosi di un intervento riconducibile a quelli dell'ingegneria naturalistica. Resta però altrettanto evidente che a monte di qualsiasi scelta di intervento sul territorio debba essere verificata, a livello interdisciplinare, l'effettiva necessità dell'opera in sè: si deve sempre prendere in considerazione la cosiddetta " opzione zero " o di " non intervento " il cui principio ispiratore è legato al rapporto tra il rischio che un certo potenziale evento dannoso si verifichi e il costo economico ed ambientale dell'opera medesima. Si tratta, quindi di un migliore inserimento nel paesaggio di certe opere ritenute necessarie in una logica di sviluppo compatibile, mitigando così il loro impatto sia a livello estetico-paesaggistico che naturalistico.

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8. CONCLUSIONI

L’area oggetto di intervento si trova all’interno della fascia di territorio classificata a moderata frequenza di inondazione, corrispondente a piene con tempi di ritorno fino a 200 anni, di pericolosità idraulica elevata. Ai sensi dell’art. 7, comma 3., lettera b) delle Norme di attuazione del Piano Stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico, redatto dall’A.d.B. di Basilicata, fra gli interventi realizzabili nelle fasce di territorio di pertinenza dei corsi d’acqua, rispondenti alle funzioni specifiche delle fasce fluviali, nel rispetto della tutela paesaggistica, sono ricompresi il rafforzamento o innalzamento di argini, le difese spondali, gli interventi specifici finalizzati alla difesa di infrastrutture e nuclei edilizi in situazioni di rischio, sempre che l’attuazione degli interventi sia supportata da un adeguato studio di compatibilità idraulica, vedi Relazione idraulica allegata al progetto, da presentare all’Amministrazione Comunale e agli Uffici Regionali competenti ai fini del rilascio di eventuali nulla osta, pareri e autorizzazioni. Vista la specificità dell’intervento ed il contesto ambientale in cui è realizzato, è necessario, pertanto, che le opere siano sottoposte ai seguenti pareri ed autorizzazioni: • Regione Basilicata - Dip. Ambiente e Territorio e P.S. - Uff. Ciclo dell’Acqua, in quanto trattasi area appartenente al demanio idrico di gestione regionale (D. L.vo n. 112/98) è sottoposta ad autorizzazione idraulica ai sensi del R.D.L. 523/1904. • Regione Basilicata - Dip. Ambiente e Territorio e P.S. - Uff. Tutela del Paesaggio, in quanto l'area è sottoposta a vincolo ambientale-paesaggistico essendo il Fiume Bradano iscritto nell'elenco delle acque pubbliche della Provincia di Matera. Pertanto necessita acquisire l’autorizzazione ai sensi del D.L.vo 42/2004 e L.R n. 50/93. L’accesso per la esecuzione delle opere progettuali è garantita dalla viabilità comunale e sovra-comunale esistente. Le piste di servizio di cantiere saranno realizzate scegliendo il tracciato più breve e possibilmente senza interessare la vegetazione esistente. I movimenti di materia saranno limitati e legati ai volumi strettamente indispensabili alla realizzazione delle opere. Ad ultimazione dei lavori sarà ripristinato lo stato dei luoghi interessato dalle piste di cantiere. Catastalmente le aree oggetto di intervento appartengono al demanio idrico- ramo acque di proprietà statale e gestione regionale, tranne per n. 2 particelle in

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sponda destra all’altezza del viadotto di Montescaglioso della S.P. ex SS 175 che saranno oggetto di espropriazione ed una particella destinata ad area di cantiere, che sarà oggetto di occupazione temporanea, in lato destro alla S.P. ex SS. 175 in direzione Montescaglioso subito dopo il viadotto oggetto di intervento.

Le indennità di espropriazione/occupazione temporanea sono state determinate, ai sensi dell'art. 20 del D.P.R. 327/01, con le maggiorazioni previste dal medesimo D.P.R. 327/01. Per ulteriori dettagli si rimanda agli elaborati grafici e descrittivi costituenti parte integrante del presente progetto.

Potenza, luglio 2012 Il gruppo di progettazione: ing. Nicola PUGLIESE geol. Franco VACCARO geom. Luciano ABRUZZESE

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