Filiera Eco-Alimentare
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FILIERA ECO-ALIMENTARE La valorizzazione delle carni di selvaggina: la gestione di prodotto sostenibile come strumento di stimolo al miglioramento ambientale dei territori alpini A cura di Roberto Viganò, Andrea Cottini, Federica Fili Prefazione di Giuseppe Guzzetti Presidente Fondazione CARIPLO ARS.UNI.VCO Associazione per lo Sviluppo della Cultura, degli Studi Universitari e della Ricerca nel Verbano Cusio Ossola UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO Dipartimenti VESPA e DIMEVET Centro Interdipartimentale Ge.S.Di.MONT. UNIONE MONTANA ALTA OSSOLA ISBN 978-88-98357-08-6 In copertina foto di Andrea Cottini Il presente Volume è redatto esclusivamente in formato elettronico, ed è disponibile gratuitamente ed in versione integrale dal sito dell’Associazione ARS.UNI.VCO, www.univco.it INDICE GENERALE Prefazione 1 Introduzione 5 Relazione Ars.Uni.Vco – Azioni 1, 2, 4, 5 e 13 9 Relazione Università degli Studi di Milano – Dip. VESPA - Azioni 3 e 6 27 Relazione Università degli Studi di Milano – Dip. DIMEVET – Azione 8 117 Relazione Università degli Studi di Milano – Dip. DIMEVET – Azione 12 155 Relazione Centro Interdipartimenale GE.S.DI.MONT – Azione 7 217 Relazione Unione Montana Alta Ossola – Azione 9 - Marchio di tipicità 309 Relazione Unione Montana Alta Ossola – Azioni 10 e 11 315 Conclusioni 365 PREFAZIONE Fondazione Cariplo ha appena festeggiato i suoi 25 anni di attività filantropica. Dal 1991, infatti, la Fondazione è impegnata nel sostenere e nel promuovere progetti nel campo dell'arte e cultura, dell'ambiente, della ricerca scientifica e del sociale. In questi 25 anni, la Fondazione, con la sua azione filantropica, ha consentito la realizzazione di oltre 30 mila progetti di organizzazioni non profit, con un impegno di oltre 2 miliardi e 800 milioni di euro. Tra queste iniziative molte sono legate all’impegno della Fondazione nella tutela dell’ambiente e del territorio, impegno che ha come obiettivo la valorizzazione delle aree naturalistiche, la conservazione delle risorse naturali come acqua e suolo, l’agricoltura sostenibile, l’educazione ambientale, i green jobs. In questi 25 anni abbiamo sostenuto più di 1900 progetti, per oltre 150 milioni di euro. La pubblicazione che avete tra le mani è una testimonianza importante di quel che intendiamo quando ci occupiamo di ambiente: il progetto qui descritto, sostenuto nell'ambito del bando Comunità Resilienti, porta in sé proprio tutti questi elementi, contribuendo in maniera significativa alla conservazione del patrimonio ambientale. Il progetto “Filiera eco-alimentare” infatti, avvalendosi di una forte rete territoriale, cerca di coniugare in modo etico e sostenibile gli obiettivi di tutela e conservazione della fauna selvatica, tutelare l’equilibrio ambientale e limitare i conflitti con le attività umane. Il coinvolgimento della comunità ha consentito la presa di coscienza delle opportunità legate a un modello di gestione delle risorse locali che integri ambiente ed economia e che auspicabilmente potrebbe innescare economie di territorio e fornire spunti volti alla replicabilità in altri contesti montani. Azioni di questo tipo possono anche rappresentare una spinta all’occupazione: la valorizzazione delle risorse della montagna e delle sue filiere più tipiche sono oggi un’opportunità di realizzazione professionale e un progetto di vita per molte persone, specialmente giovani. Proprio con questa finalità e proprio nell’Alta Val d’Ossola, partirà quest’anno la seconda edizione del Campus ReStartAlp che promuoviamo insieme alla Fondazione Edoardo Garrone. Il Verbano Cusio Ossola si conferma quindi come un territorio fertile per innestare nuove idee di sviluppo sostenibile della montagna. Giuseppe Guzzetti, Presidente Fondazione Cariplo 1 2 “In view of its ecological, social and economic value, wildlife is an important renewable natural resource, with significance for areas such as rural development, land-use planning, food supply, tourism, scientific research and cultural heritage. If sustainably managed, wildlife can provide continuous nutrition and income and contribute considerably to the alleviation of poverty as well as to safeguarding human and environmental health” (FAO, 2005)1 Saper gestire correttamente le risorse naturali senza arrecare danno al territorio è una capacità fondamentale, è la sola pratica sostenibile frutto dello sviluppo economico e sociale delle popolazioni delle aree rurali. La ricchezza dei territori disagiati dal punto di vista produttivo- economico risiede quasi esclusivamente nell’ambiente come elemento essenziale e caratterizzante non solo del territorio ma anche delle tradizioni e degli usi delle popolazioni stesse. La montagna, in modo particolare, è stata plasmata nei secoli dall’opera dell’uomo attraverso le attività tradizionali: silvicoltura, agricoltura, allevamento, caccia e pesca. Ognuna di queste attività, prima dell’avvento della tecnologia, si è sviluppata attraverso la capacità dell’uomo di osservare la natura e i suoi ritmi, al fine di apprenderne i segreti per gestire le risorse naturali e ricavare da esse il reddito necessario per la sopravvivenza e per gli scambi commerciali. Competenze e conoscenze che venivano tramandate di generazione in generazione, raramente scritte su testi, ma talmente chiare da essere parte fondamentale della cultura alpina. La rivoluzione industriale, ed il conseguente abbandono della montagna, ha di fatto creato uno scollamento tra un nuovo stile di vita, consumistico, e quello che invece si era radicato nei secoli, basato sulla cultura della resilienza, insita nelle comunità locali dei territori alpini. Ed è proprio grazie a questa gestione consapevole del territorio che le popolazioni alpine hanno saputo mettere in atto strategie per ridurre i rischi idrogeologici e gli incendi, aumentare la produttività di territori all’apparenza improduttivi, aumentare la biodiversità degli habitat, erigere edifici e strutture in grado di rappresentare efficienza energetica e resistenza. Negli ultimi secoli, ed ancor più negli ultimi decenni, si sono perse conoscenze acquisite in secoli di storia dell’umanità: chi è ancora in grado di coltivare patate? chi sa allevare un maiale? chi sa fare un formaggio? chi sa fare il pane? chi sa uccidere con rispetto un animale e trattare al meglio la sua carcassa? chi sa fare legna per la stufa? Senza tornare al medioevo, possiamo 1 Trad. “Tenuto conto del suo valore ecologico, sociale ed economico, la fauna selvatica è un'importante risorsa naturale rinnovabile, con rilevanza per settori quali lo sviluppo rurale, la pianificazione del territorio, l'offerta alimentare, il turismo, la ricerca scientifica e il patrimonio culturale. Se gestita in modo sostenibile, la fauna selvatica può fornire un'alimentazione e un reddito e contribuire notevolmente alla riduzione della povertà, nonché alla salvaguardia della salute umana e ambientale” (FAO, 2005) 3 tranquillamente affermare che fino a un secolo fa quasi tutte le persone sapevano fare almeno un paio di queste cose senza alcun problema e senza cercare informazioni sui libri. E oggi? Pochissime persone sono in grado di fare tutto ciò che è stato elencato poco sopra, e sono considerate “fuori dal tempo”. Demandiamo ad altri lavori e compiti che non ci aggradano, col rischio che si perda la cultura del genere umano: perdiamo il contatto con la natura, con l’ambiente e con gli animali. Vediamo la montagna come posto per le vacanze, i pascoli come prati per fare picnic, le vacche come teneri animaletti che fanno suonare le loro belle campane, i rifugi come posti per mangiare polenta e capriolo, ma ce la prendiamo con i boscaioli che tagliano le piante, con i pastori che attraversano le strade con le pecore e con i cacciatori che sparano al “Bambi”. L’attuale contesto sociale urbano sta letteralmente facendo guerra alla cultura millenaria delle popolazioni rurali, dimenticando le proprie origini. Lo stesso obiettivo della conservazione e della gestione delle risorse, sancito dalle Nazioni Unite a Rio de Janeiro nel 1992, assume punti di vista soggettivi, che vanno dal protezionismo assoluto allo sfruttamento tout court. Altre tematiche trovano ampio consenso nella popolazione, come la necessità dell’aumento della biodiversità, l’utilizzo delle biomasse, la riduzione della CO2 e dell’impatto ambientale, la green economy, l’eco-turismo, il prodotto locale a Km0, il benessere animale. Il progetto “Filiera Eco-Alimentare”, i cui dati sono esaurientemente raccolti in questo testo, ha racchiuso tutti questi concetti in una filiera che, con attenzione e rigore scientifico, ha dimostrato come l’attività venatoria, una delle pratiche tradizionali per eccellenza e allo stesso tempo quella più aspramente criticata nell’era moderna, potesse diventare uno strumento per il rilancio del territorio attraverso una corretta pianificazione delle sue fasi, il rispetto del benessere animale e la promozione del prodotto finale. Roberto Viganò, Responsabile Scientifico del Progetto 4 INTRODUZIONE Il progetto "Filiera eco-alimentare: valorizzazione delle carni di selvaggina, la gestione di prodotto sostenibile come strumento di stimolo al miglioramento ambientale dei territori alpini” è stato presentato nel 2014 all’interno del bando “Comunità resilienti” di Fondazione Cariplo. Tale bando infatti è stato sviluppato con lo scopo di contribuire allo sviluppo di iniziative locali condivise finalizzate ad accrescere la resilienza delle comunità rispetto ad uno o più fattori di rischio di rilevanza ambientale che possano compromettere in maniera irreversibile