COMUNE DI CASSANO D’ (MI) COMPONENTE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E SISMICA DEL PGT - GENNAIO 2013 -

COMUNE DI CASSANO D’ADDA (Provincia di Milano)

COMPONENTE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E SISMICA DEL PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO AI SENSI DELLA L.R. 12/2005 E SECONDO I CRITERI DELLA D.G.R. n. IX/2616/11

RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE E NORME GEOLOGICHE DI PIANO

Sommario PARTE PRIMA – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE...... 6

1 PREMESSA ED OBIETTIVI ...... 7

2 RICERCA STORICA E BIBLIOGRAFICA...... 10 2.1 DOCUMENTAZIONE BIBLIOGRAFICA...... 10 2.2 IMPORTANTE DOCUMENTAZIONE DI RIFERIMENTO...... 11 2.2.1 Sistema Informativo Territoriale Regionale...... 12 2.3 STUDIO CONCERNENTE IL RETICOLO IDRICO MINORE (SRIM)...... 20 3 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ...... 25 3.1 PIANO STRALCIO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI) ...... 26 3.1.1 Fasce Fluviali: definizione e recepimento nei P.G.T...... 27 3.1.2 Studio di approfondimento idraulico ...... 29 3.2 PROGRAMMA DI TUTELA E USO DELLE ACQUE ...... 29 3.3 PIANO TERRITORIALE REGIONALE...... 40 3.3.1 La struttura del Piano ...... 41 3.3.2 Rapporti con il PGT ...... 42 3.4 PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE...... 49 3.4.1 Ambiti, sistemi ed elementi di rilevanza paesaggistica...... 51 3.4.2 Ambiti, sistemi ed elementi di degrado o compromissione paesaggistica...... 55 3.4.3 Difesa del suolo ...... 57 4 INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO, GEOLOGICO ED IDRAULICO 59 4.1 GEOMORFOLOGIA ...... 59 4.2 GEOLOGIA DI SUPERFICIE E DEL PRIMO SOTTOSUOLO ...... 60 4.3 IDROGRAFIA ...... 61 4.3.1 Reticolo idrografico Principale e di Bonifica ...... 62 4.3.1.1 Fiume Adda...... 62 4.3.1.2 Canale Muzza ...... 65

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4.3.1.3 ...... 65 4.3.2 Reticolo idrografico secondario (di competenza di consorzi di bonifica e/o privati)...... 66 4.4 STUDIO DI APPROFONDIMENTO IDRAULICO ...... 67 4.4.1 Zonazione della pericolosità e del rischio...... 68 5 INQUADRAMENTO METEO-CLIMATICO ...... 71 5.1 TEMPERATURA DELL’ARIA...... 72 5.2 PRECIPITAZIONI ...... 73 5.3 EVENTI PLUVIOMETRICI INTENSI ED ESTREMI ...... 75 6 INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO ...... 79 6.1 STATO DI FATTO DELLE FONTI DI APPROVVIGIONAMENTO ...... 79 6.1.1 Disponibilità e fabbisogni idrici ...... 81 6.2 STRUTTURA IDROGEOLOGICA GENERALE...... 83 6.3 CLASSIFICAZIONE DEI GRUPPI ACQUIFERI ...... 87 6.4 CARATTERI PIEZOMETRICI LOCALI ...... 88 6.5 QUALITÀ DELLE ACQUE SOTTERRANEE ...... 90 6.5.1 Stato idrochimico delle acque sotterranee...... 91 6.6 DISTRIBUZIONE DEI PRINCIPALI INDICATORI DI INQUINAMENTO...... 93 6.6.1 Nitrati...... 93 6.7 VULNERABILITÀ DEGLI ACQUIFERI ...... 93 7 CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICO-TECNICA E PEDOLOGICA ...... 97 7.1 SINTESI DELLE INDAGINI GEOTECNICHE DISPONIBILI ...... 98 7.2 PRIMA CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA DEI TERRENI ...... 101 7.3 PARAMETRI GEOTECNICI...... 103 7.4 MODELLO GEOTECNICO DEL SOTTOSUOLO...... 104 7.5 ULTERIORI ELEMENTI DI CARATTERE GEOLOGICO-TECNICO, IDROGEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO...... 115 8 ANALISI DEL RISCHIO SISMICO ...... 115 8.1 RIFERIMENTI NORMATIVI NAZIONALI ...... 115 8.2 ASPETTI NORMATIVI E METODOLOGICI REGIONALI ...... 123 8.3 PERICOLOSITÀ SISMICA DI BASE DEL TERRITORIO COMUNALE ...... 126 8.4 SCENARI DI PERICOLOSITÀ LOCALE E POSSIBILI EFFETTI INDOTTI ...... 135 9 QUADRO DEI VINCOLI NORMATIVI VIGENTI SUL TERRITORIO. 136 9.1 PIANO STRALCIO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO DEL BACINO DEL FIUME PO (PAI) – FASCE FLUVIALI...... 136 9.2 AREE DI SALVAGUARDIA DELLE CAPTAZIONI AD USO IDROPOTABILE...... 137 9.3 VINCOLI DI POLIZIA IDRAULICA ...... 138 10 SINTESI DEGLI ELEMENTI CONOSCITIVI ...... 139 10.1 AMBITI OMOGENEI DAL PUNTO DI VISTA GEOLOGICO TECNICO ...... 139 10.2 AREE PERICOLOSE DAL PUNTO DI VISTA DELL’INSTABILITA’ DEI VERSANTI ..... 140 10.3 AREE ED ELEMENTI VULNERABILI DAL PUNTO DI VISTA IDRAULICO ...... 140

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10.4 AMBITI ASSOGGETTATI A PROCEDIMENTI DI BONIFICA (AI SENSI DEL D.M. 471/99 E D.LGS. 152/06) ...... 141 10.5 AMBITI DI MODIFICAZIONE ANTROPICA ...... 141 PARTE SECONDA - NORME GEOLOGICHE DI PIANO .... 142 ARTICOLO 1 - DEFINIZIONI...... 143 ARTICOLO 2 – INDAGINI ED APPROFONDIMENTI GEOLOGICI...... 147 ARTICOLO 3 – CLASSI DI FATTIBILITÀ GEOLOGICA ...... 152 CLASSE DI FATTIBILITA’ GEOLOGICA 4 - FATTIBILITÀ CON GRAVI LIMITAZIONI...... 153 CLASSE DI FATTIBILITA’ GEOLOGICA 3 - FATTIBILITÀ CON CONSISTENTI LIMITAZIONI...... 156 CLASSE DI FATTIBILITA’ GEOLOGICA 2 - FATTIBILITÀ CON MODESTE LIMITAZIONI...... 170 ARTICOLO 4 – AREE DI SALVAGUARDIA DELLE CAPTAZIONI AD USO IDROPOTABILE ...... 171 ARTICOLO 5 - GESTIONE DELLE ACQUE SUPERFICIALI, SOTTERRANEE E DI SCARICO ...... 177 ARTICOLO 6 - POLIZIA IDRAULICA ...... 180 ARTICOLO 7 – TUTELA DELLA QUALITÀ DEI SUOLI ...... 185 ARTICOLO 8 – TUTELA DEGLI INSEDIAMENTI NELLE AREE A RISCHIO IDRAULICO...... 186 ARTICOLO 9 – PIANO STRALCIO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO DEL BACINO DEL FIUME PO (PAI)...... 187

Figure Figura 2.1: Mappa tematica geologia...... 13 Figura 2.2 – Mappa tematica della litologia ...... 14 Figura 2.3 – Mappa tematica della geomorfologia...... 16 Figura 2.4 – Mappa tematica dell’Idrologia...... 18 Figura 2.5 – Applicativo studi geologici comunali...... 19 Figura 2.6 – Allegato C alla D.G.R. 6 aprile 2011 n. IX/1542 ...... 25 Figura 3.1 – Bacino 3 Adda-Ticino e i relativi 24 settori in cui è suddiviso ...... 31 Figura 3.2 – Bacino 4 Adda – Oglio e i relativi 13 settori in cui è stato suddiviso 34 Figura 3.3 – stralcio relativo al comune di Cassano d’Adda della Carta della vunerabilità da nitrati – DGR 8/3297/06...... 38 Figura 3.4 – Aree di riserva e di ricarica...... 39 Figura 3.5 – Aree di riserva e di ricarica e captazioni ad uso potabile in corrispondenza del territorio comunale di Cassano d’Adda ...... 40 Figura 3.6 – Stralcio della Tav. 2 sez. 1 “Ambiti, sistemi ed elementi di rilevanza paesaggistica” e relativa legenda ...... 53 Figura 3.7 – Stralcio della Tav. 2 sez. 1 “Ambiti, sistemi ed elementi di rilevanza paesaggistica” - unità tipologiche di paesaggio ...... 54 Figura 3.8 – Stralcio della Tav. 3 “Ambiti, sistemi ed elementi di degrado o compromissione paesaggistica” e relativa legenda ...... 56 Figura 3.9 – Stralcio della Tav. 7 “Difesa del suolo” e relativa legenda...... 58

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Figura 4.1 – Zonazione della pericolosità (Par. 3.4, All. 4, D.G.R. n° IX/2616 del 30/11/11) ...... 69 Figura 5.1 – Temperature mensili medie [°C] nel periodo 2001-2012 ...... 73 Figura 5.2 - Precipitazioni mensili medie [mm] nel periodo 2001-2012...... 74 Figura 5.3 - Distribuzione delle precipitazioni medie mensili ...... 75 Figura 5.4 – Celle a cui appartiene il territorio di Cassano d’Adda ...... 77 Figura 6.1 - Schema dei rapporti stratigrafici (modificata da Carcano C. & Piccin A., Geologia degli acquiferi padani della Regione Lombardia. Regione Lombardia & Eni Divisione Agip, S.EL.CA., Firenze, 2002) ...... 86 Figura 6.2 – Andamento delle quote piezometriche (Cassano d’Adda CAP 001) . 89 Figura 6.3 - Andamento delle quote piezometriche – piezometri cava di Cassano89 Figura 6.4 - Classificazione chimica delle acque sotterranee ...... 92 Figura 6.5 – Andamento delle concentrazioni dei nitrati ...... 93 Figura 8.1 – Classificazione sismica del territorio italiano del 1984...... 117 Figura 8.2 – Proposta di riclassificazione del 1998 ...... 118 Figura 8.3 - Mappa di pericolosità sismica OPCM 20 marzo 2003 n. 3274...... 120 Figura 8.4 - Mappa di pericolosità sismica OPCM 20 marzo 2003 n. 3274, Lombardia...... 121 Figura 8.5 - Classificazione dei comuni lombardi in zone sismiche...... 121 Figura 8.6 - Mappa di pericolosità sismica OPCM n. 3519...... 122 Figura 8.7 - Reticolo di riferimento nazionale ...... 126 Figura 8.8 - Spettro di risposta elastico...... 134 Figura 10.1 – Procedure per l’applicazione dei tre livelli di approfondimento nell’indagine sismica ...... 150

Tavole Tav. 1 Inquadramento geologico e geomorfologico – scala 1:10.000 Tav. 2 Caratteri idrogeologici e vulnerabilità dell’acquifero – scala 1:10.000 Tav. 3 Sezioni idrogeologiche – scala 1:25.000 Tav. 4 Caratteri geologico-tecnici – scala 1:8.000 Tav. 5 Carta della pericolosità sismica locale – scala 1:8.000 Tav. 6 Carta dei vincoli – scala 1:5.000 Tav. 7 Sintesi degli elementi conoscitivi– scala 1:5.000 Tav. 8a Fattibilità geologica – scala 1:5.000 Tav. 8b Fattibilità geologica – scala 1:10.000

Fonti consultate (fornitura su CD) 1 Delimitazione fasce fluviali PAI – Fiume Adda (Foglio 119 Sez. I - Treviglio Adda 10 Brembo 01); 2 Autorità di Bacino del Fiume Po - Studi di fattibilità della sistemazione idraulica dei corsi d’acqua naturali e artificiali – Fiume Adda: stralcio cartografia delle aree allagate 3 (Allegato a parte) Valutazione delle condizioni di rischio idraulico del Fiume Adda nelle aree classificate come fascia A e B del PAI all’interno del centro edificato, ai sensi dell’Allegato 4 della D.G.R. IX/2616/2011 – Relazione e cartografie 4 Elenco dei pozzi pubblici del Comune di Cassano d’Adda

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5 Stratigrafie dei pozzi pubblici 6 Analisi delle acque di falda: - determinazione dei parametri chimico-fisici - determinazione gascromatografica dei solventi clorurati - determinazione dei diserbanti 7 Indagini geotecniche di documentazione 8 Scheda ambito estrattivo ATEg19 e giacimento G19 9 Ubicazione dei pozzi ad uso potabile – scala 1:2.000 10 D.G.R. 6 aprile 2011 n. IX/1542 “Approvazione del regolamento consortile del consorzio di bonifica Est Ticino – Villoresi (l.r. 31/2008, articolo 85)”

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PARTE PRIMA – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE

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1 PREMESSA ED OBIETTIVI

L’Amministrazione Comunale di Cassano d’Adda (MI) ha affidato allo Studio Idrogeotecnico Associato di Milano l’incarico per la redazione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano del Governo del Territorio, in conformità con le disposizioni dell’Art. 57 della L.R. 11 marzo 2005 n. 12 “Legge per il Governo del Territorio”.

Con l’entrata in vigore della “Legge per il Governo del Territorio” (L.R. 12/2005 e successive modifiche ed integrazioni) si è modificato l’approccio alla materia urbanistica passando da concetti pianificatori a concetti di Governo del Territorio, secondo il quale i diversi livelli di pianificazione si devono integrare armonicamente anche mediante l’approfondimento di singole tematiche territoriali in funzione della sostenibilità ambientale delle scelte pianificatorie da effettuare. La pianificazione comunale si concretizza attraverso il Piano di Governo del Territorio (PGT), che definisce l’assetto del territorio comunale ed è articolato nei seguenti atti: - il documento di piano; - il piano dei servizi; - il piano delle regole.

Ai sensi dell’art. 8, comma 1, lettera c) della L.R. 12/05, nel Documento di Piano del PGT deve essere definito l’assetto geologico, idrogeologico e sismico del territorio ai sensi dell’art. 57, comma 1, lettera a); ai sensi dell’art. 10 della stessa legge, nel Piano delle Regole deve essere contenuto quanto previsto dall’art. 57, comma 1, lettera b, in ordine all’individuazione delle aree a pericolosità e vulnerabilità geologica, idrogeologica e sismica, nonchè alle norme e prescrizioni a cui le medesime aree sono assoggettate.

La D.G.R. 8/1566 del 22 dicembre 2005 “Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell’art. 57, comma 1, della l.r. 11 marzo 2005, n. 12”, a sua volta, ha definito gli indirizzi tecnici per gli studi geologici a supporto degli strumenti urbanistici generali dei Comuni secondo quanto stabilito dalla Legge 11 marzo 2005.

Con l’emanazione della D.G.R. 28 maggio 2008 n. 8/7374 Aggiornamento dei “Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell’art. 57, comma 1 della L.R. 11 marzo 2005, n. 12” approvati con D.G.R. 22 dicembre 2005 n. 8/1566, i criteri ed indirizzi per la stesura degli studi geologici vengono aggiornati e integrati essenzialmente a seguito dell’approvazione del D.M. 14 gennaio 2008 “Approvazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni”, pubblicato sulla G.U. n. 29 del 4 febbraio 2008, Supplemento ordinario n. 30 ed entrato in vigore il 6 marzo 2008, e della L. 28 febbraio 2008, n. 31 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 2007”, n. 248, recante proroga di termini

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previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria”, pubblicata sulla G.U. n. 51 del 29 febbraio 2008.

I criteri sopracitati sono stati ulteriormente aggiornati con D.G.R. 30 novembre 2011 n. IX/2616 - Aggiornamento dei “Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell’art. 57, comma 1, della L.R. 11 marzo 2005, n. 12”, approvati con D.G.R. 22 dicembre 2005 n. 8/1566 e successivamente con D.G.R. 28 maggio n. 8/7374 che ha apportato aggiornamenti essenzialmente sul tema delle riperimetrazioni delle aree in dissesto, conseguenti alla realizzazione di opere di difesa del suolo e di studi di dettaglio, e sul tema dei vincoli derivanti dal Piano Territoriale Regionale.

Tali normative modificano rispettivamente la sostanza dell’approccio alla tematica della difesa sismica e le relative modalità di applicazione.

In particolare, la definizione della pericolosità sismica locale si rende necessaria a seguito della entrata in vigore della classificazione sismica del territorio nazionale contenuta nell’ OPCM n. 3274 del 20 marzo 2003 “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”, nell’OPCM n. 3519 del 28 aprile 2006 “Criteri generali per l’individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l’aggiornamento delle medesime zone” . La successiva emanazione del Voto n. 36 del 27 luglio 2007 del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici “Pericolosità sismica e criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale” stabilisce le direttive di attuazione alla nuova zonazione sismica su reticolo di riferimento in coordinamento con i procedimenti presenti nel nuovo Decreto Ministeriale del 14 gennaio 2008 “Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni”.

L’organizzazione delle attività per la stesura del presente studio geologico ha comportato una prima fase di analisi che si è attuata tramite: - sistematica raccolta dati ed informazioni presso Enti di competenza (Regione Lombardia, Provincia di Milano, Amiacque s.r.l., BrianzAcque s.r.l., Ufficio Tecnico Comunale, etc.) inerenti le varie tematiche ambientali; - rilievi diretti in campo; - consultazione del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Milano adeguato alla LR 12/2005 (adottato dal Consiglio Provinciale nella seduta del 7 giugno 2012, con Deliberazione n.16; l'avviso di adozione del PTCP è pubblicato sul BURL - serie Avvisi e Concorsi n.28 del 11 luglio 2012) disponibile on-line; - consultazione del Sistema Informativo Territoriale della Regione Lombardia disponibile on-line; - approfondimento in prospettiva sismica dei caratteri geotecnici tramite rielaborazione dei dati disponibili; tali attività sono state finalizzate alla definizione delle aree omogenee a seguito della introduzione di una specifica parametrizzazione geotecnica.

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Tale fase di analisi ha condotto alla redazione di cartografie di inquadramento del territorio comunale per quanto riguarda i tematismi della geologia, idrogeologia, vulnerabilità, caratteri geologico-tecnici e alla redazione della Carta della pericolosità sismica locale contenente l’individuazione delle diverse situazioni in grado di determinare effetti sismici locali.

Le successive fasi di sintesi/valutazione e di proposta hanno comportato la redazione delle cartografie dei Vincoli, di Sintesi e di Fattibilità geologica delle azioni di piano, unitamente alle Norme Geologiche di Piano contenenti specifiche limitazioni, norme d’uso e prescrizioni da adottare in fase progettuale.

Il presente documento costituisce lo studio geologico da inserire integralmente nel Documento di Piano del Piano di Governo del Territorio ai sensi dell’art. 8 comma 1, lettera c) della l.r. 12/05 e nel Piano delle Regole (art. 10, comma 1, lettera d) per le parti relative alla carta di sintesi, carta dei vincoli, carta di fattibilità geologica, Norme geologiche di Piano.

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2 RICERCA STORICA E BIBLIOGRAFICA

In fase propedeutica all’elaborazione/aggiornamento delle cartografie di analisi, al fine di una approfondita conoscenza del territorio di Cassano d’Adda, si è proceduto ad una raccolta dati e documentazioni esistenti presso: - l’archivio comunale - la Provincia di Milano; - la Regione Lombardia; - Amiacque s.r.l. (gestore acquedotto); - BrianzAcque s.r.l – Cogeide S.p.A. (gestori fognatura); - ASL Milano Due; - aziende private; - la Banca dati dello Studio Idrogeotecnico.

La ricerca si è basata anche sulla consultazione On Line del Sistema Informativo Territoriale (SIT) della Regione Lombardia.

2.1 DOCUMENTAZIONE BIBLIOGRAFICA

Nella fase di analisi è stata effettuata una ricerca bibliografica ed una raccolta della documentazione tecnica di carattere generale disponibile, riguardante gli aspetti geologici, idrogeologici, geotecnici ed idraulici del territorio di Cassano d’Adda e di seguito elencata.

A.T.I., MWH, BININI, C.C.I. GEODES, R.A.T.I. – Autorità di Bacino del Fiume Po (03.06.2003) – Studio di fattibilità della sistemazione idraulica del fiume Adda nel tratto da Olginate alla confluenza in Po, del fiume Brembo nel tratto da Lenna alla confluenza in Adda, del Fiume Serio nel tratto da Parre alla confluenza in Adda

CESTARI F. (1990) - Prove geotecniche in sito

CIVITA M. (1990) - Legenda unificata per la carta della vulnerabilità intrinseca dei corpi idrici sotterranei/ Unified legend for the aquifer pollution vulnerability maps. Pitagora Edit., Bologna, 13 p.

CIVITA M. (1991) - La valutazione della vulnerabilità degli acquiferi. - Atti 1° Convegno Nazionale "Protezione e gestione delle acque sotterranee: Metodologie, Tecnologie ed Obiettivi". Marano s.P., 3, 39-86

CIVITA M., DE REGIBUS C., MARINI P. (1992) - Metodologie di comparazione e comparazione di metodologie per la valutazione della vulnerabilità intrinseca degli acquiferi all'inquinamento. - I Convegno nazionale dei giovani ricercatori di geologia applicata. Gargnano (BS), 22-23 Ottobre 1991. Supplemento n.93 di Ricerca scientifica ed educazione permanente.

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CNR - G.N.D.C.I - FRANCANI V, CIVITA M.(1988) - Proposta di normativa per l’istituzione delle fasce di rispetto delle opere di captazione di acque sotterranee.

ERSAL – Ente Regionale di Sviluppo Agricolo della Lombardia: Progetto “Carta Pedologica” – I suoli della Pianura Milanese Settentrionale – 1993

FUNARI E., BASTONE A., VOLTERRA L. (1992) - Acque potabili, Parametri chimici, chimico-fisici e indesiderabili.

LEONI CARLO (20.06.2010) – Amministrazione Comunale di Cassano d’Adda - Studio geologico a supporto del Piano di Governo del Territorio redatto ai sensi della L.R. 11 marzo 2005, n° 12 e successive modificazioni intercorse

MAESTRELLO H, RIGAMONTI I, UGGERI A.: Carte della vulnerabilità intrinseca in ambiente di anfiteatro morenico: due esempi dalla brianza comasca. - Atti II Convegno Internazionale di Geoidrologia, Firenze, Dicembre 1993

STUDIO IDROGEOTECNICO - MILANO - (2001) PROVINCIA DI MILANO U.O. PIANIFICAZIONE PAESISTICA Studio per le integrazioni del piano territoriale di coordinamento provinciale (PTCP) inerenti la definizione delle fasce fluviali contenute nel progetto di piano stralcio per l'assetto idrogeologico (P.A.I.)

REGIONE LOMBARDIA & ENI-AGIP (2002) – Geologia degli acquiferi Padani della Regione Lombardia. S.EL.CA. (Firenze).

REGIONE LOMBARDIA, Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità, Unità Organizzativa Risorse Idriche (2006) – Programma di Tutela e Uso delle Acque

---- La documentazione disponibile relativa a specifiche indagini geotecniche e geognostiche effettuate nel comune di Cassano d’Adda è riassunta nel paragrafo 7.2 “Sintesi delle indagini geognostiche disponibili”

2.2 IMPORTANTE DOCUMENTAZIONE DI RIFERIMENTO

Importante documentazione a cui si è fatto esplicito riferimento sia a livello di relazione (paragrafi seguenti) che a livello cartografico (carte di analisi), così come indicato in All. 1 alla D.G.R. IX/2616/2011, risulta essere: o la banca dati della Regione Lombardia ovvero il SIT - Sistema Informativo territoriale; o lo studio di fattibilità della sistemazione idraulica del fiume Adda nel tratto da Olginate alla confluenza in Po, predisposto a cura dell’Autorità di Bacino del F. Po ed acquisito dalla Regione Lombardia. A questo proposito, la Deliberazione del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino n. 12 del 18 marzo 2008 individua criteri, indirizzi e modalità per la condivisione, la gestione e l’utilizzo

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da parte delle Amministrazioni Pubbliche dei dati contenuti negli studi di fattibilità al fine di aggiornare ed integrare il quadro conoscitivo relativo alle situazioni di criticità presenti nell’ambito territoriale di competenza e, più in generale, alla vigente pianificazione dell’assetto idrogeologico del territorio e alla predisposizione/adeguamento delle misure di mitigazione.

2.2.1 Sistema Informativo Territoriale Regionale La consultazione del I.I.T. – Infrastrutura per l’Informazione Territoriale della Regione Lombardia, ha permesso di raccogliere alcune informazioni relative al territorio di Cassano d’Adda per quello che riguarda le caratteristiche geologiche, geomorfologiche, litologiche ed idrologiche del territorio. La raccolta dei dati è avvenuta tramite il Servizio di Download di Dati Geografici della Regione Lombardia.

Il tematismo della geologia deriva dal canale “Basi Ambientali della Pianura” ed è di seguito illustrata (Figura 2.1).

Olocene – Depositi fluviali dei greti Ghiaie, sabbie e limi attuali Olocene – Depositi terrazzati (Alluvium Ghiaie, sabbie e limi medio) Olocene – Depositi terrazzati (Alluvium Ghiaie, sabbie e limi antico) Pleistocene sup. – Fluvioglaciale, fluviale, Ghiaie e sabbie Wurm

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Pleistocene inf-Pleistocene sup. - Ceppo Conglomerati, sabbi e (facies Villafranchiano) argille

Figura 2.1: Mappa tematica geologia

Il tematismo della litologia è rappresentato da areali che derivano dall’interpretazione delle caratteristiche litologiche del substrato pedologico, rilevato durante la realizzazione della carta dei suoli lombardi. I dati dei profili pedologici effettuati durante il rilevamento sono stati rielaborati per definire le unità cartografiche della litologia di superficie (Figura 2.2).

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Figura 2.2 – Mappa tematica della litologia

G1PC1 Ghiaie poco gradate G1PC2 Ghiaie poco gradate G1PN4 Ghiaie poco gradate G1WSC2 Ghiaie ben gradata con sabbia G1WSC4 Ghiaie ben gradata con sabbia Ghiaie ben gradate con limo e sabbia, Ghiaie ben gradate G2WLSC3-G1WSC3 con sabbia

ll tematismo della geomorfologia nasce come rielaborazione e riorganizzazione, in chiave morfologica, delle informazioni raccolte per la realizzazione della “Carta Pedologica” dell’ERSAL. I dati puntuali riportati nella Figura 2.3 corredata di legenda interpretativa, si riferiscono ad elementi acquisiti da fotointerpretazione del volo regionale del 1994, integrata con le informazioni derivanti dal rilevamento di campagna.

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Figura 2.3 – Mappa tematica della geomorfologia

Il tematismo dell’idrologia, riportato nella Figura 2.4, evidenzia gli elementi costitutivi del reticolo idrografico ed ha come obiettivo prioritario la revisione del reticolo principale e secondario della pianura lombarda. Sono stati inoltre riportati i tracciati delle divagazioni storiche dei principali alvei fluviali rilevati in 3 periodi diversi (fine 1880, 1930, 1950).

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Figura 2.4 – Mappa tematica dell’Idrologia

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Infine la visualizzazione on line del sistema informativo relativo agli Studi geologici comunali, mostra la delimitazione delle fasce fluviali del PAI per il Fiume Adda, mentre risultano assenti dissesti PAI.

Figura 2.5 – Applicativo studi geologici comunali

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2.3 STUDIO CONCERNENTE IL RETICOLO IDRICO MINORE (SRIM)

Il Comune di Cassano d'Adda si è dotato nel luglio 2003 (presa d'atto con delibera di giunta comunale n. 218 del 17/7/2003) di studio per l’individuazione del reticolo idrico minore, in adeguamento alla d.g.r. n. 7/7868 del 25 gennaio 2002 e s.m.i. , successivamente aggiornato nell'ottobre 2003 (I revisione - presa d'atto con delibera di giunta comunale n. 284 del 23/10/2003), gennaio 2004 (II revisione), maggio 2004 (III revisione), ottobre 2005 (IV revisione). Il documento, redatto dallo Studio Ambientale di Bosco Nino, è costituito da Relazione Tecnica e Regolamento di Polizia Idraulica e da allegati cartografici (tavole N e S) con individuazione del reticolo idrografico principale e minore e fasce di rispetto. Lo studio è stato oggetto di espressione di parere tecnico favorevole da parte della Regione Lombardia – Direzione Generale Casa e Opere Pubbliche con nota in data 28/2/2006 – prot. U1.2006.5250.

Si fa presente che nel corso degli ultimi 8 anni Regione Lombardia ha emanato numerosi provvedimenti in materia di Polizia Idraulica: DGR n. 7868/2002, DGR n. 8743/2002, DGR n. 13950/2003, DGR n. 20552/2005, DGR n. 5324/2007, DGR n. 5774/2007, DGR n. 8127/2008, DGR n. 10402/2009, DGR n. 713/2010, DGR n. 2362/2011, DGR 2762/2011. L'approvazione del recente provvedimento n. 4287 del 25 ottobre 2012 ha permesso l'accorpamento e il riordino dei reticoli idrici della Lombardia (reticolo principale, reticolo minore e reticolo consortile), mediante abrogazione, di tutti gli atti regionali precedenti nell’ambito della normativa di polizia idraulica. In quest’ottica, il Comune di Cassano d’Adda ha in programma l’aggiornamento dello studio del reticolo idrico, in conformità alle disposizioni di cui all’ultima deliberazione D.G.R. IX/4287/2012. Verrà così redatto il nuovo “Documento di Polizia Idraulica”, composto da: - elaborato tecnico (relazione tecnica e cartografie) illustrante il processo di identificazione del reticolo idrografico, la classificazione del reticolo (principale, minore, di bonifica, corpi idrici privati), l’individuazione delle fasce di rispetto; - elaborato normativo (regolamento di Polizia Idraulica) con l’indicazione delle attività soggette a concessione o nulla-osta idraulico all’interno delle fasce di rispetto.

Di seguito si riportano le parti salienti tratte dallo studio vigente di individuazione del reticolo idrografico sopracitato.

Il reticolo idrografico principale ai sensi dell’Allegato A alla D.G.R. 7/7868/2002 e D.G.R. 7/13950/2003 nel territorio di Cassano d'Adda è costituito dai seguenti corsi d’acqua: - Fiume Adda; - Canale Muzza; - Naviglio Martesana; - Canale Villoresi.

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Ai sensi della D.G.R. IX/2762/2011, il Fiume Adda appartiene al reticolo principale (Allegato A alla D.G.R. IX/2762/2011), mentre il Canale Villoresi, il Naviglio Martesana e il Canale Muzza appartengono al reticolo di bonifica (Allegato D alla D.G.R. IX/2762/2011).

Il reticolo idrografico secondario nel territorio di Cassano d'Adda che deriva le acque dal principale è costituito da 27 corsi d'acqua, formando una articolata rete di piccole e medie rogge con andamento di scorrimento N-S. Il sistema idrografico è costituito come di seguito descritto con riferimento ai numeri di cui all’ All. D alla D.G.R. 7/13950/2003.

Area ovest Adda Nell’area ovest Adda sono presenti 13 rogge che ricevono le acque dal Fiume Adda attraverso il Canale Villoresi e il Canale Martesana.

Le rogge derivate dal Canale Villoresi e regimate dal Consorzio Est Ticino Villoresi sono di seguito riportate: Roggia Graffiella (10/3 Gorgonzola 807) Roggia Gorgonzola (11 Gorgonzola 809) Roggia Borlacchia (11/bis Gorgonzola 811)

Le rogge derivate dal Canale Martesana e regimate dal Consorzio Est Ticino Villoresi sono: Roggia Tesorella (136) Roggia Grumo - Grumm (98) Roggia Nuova (113) Roggia Casati Caldara (84) Roggia San Bartolomeo (93) Roggia Crosina (129) Roggia Vassalla (138) Roggia Zerbona (144)

Le rogge derivate dal Canale Muzza e regimate dal Consorzio Muzza-Bassa Lodigiana sono: Roggia Molina (SE032) Roggia Portona o Scaricatore Vecchio (SC001)

Tutte le rogge elencate sono da considerarsi corsi d'acqua privati, ad eccezione della Roggia Portona o Scaricatore Vecchio.

Area est Adda

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Nell’area est Adda: sono presenti 14 rogge che si originano dal Fiume Adda, ad eccezione del Cavo Carini che è alimentato da un fontanile. Sono in capo a consorzi privati.

Canale Ritorto Roggia Fontanino Roggia Rivoltana Roggia Seriole Roggia Pandina Roggia Groppello Roggia Cremasca Roggia Colonnella Roggia della Fornace Cavo Bonobrio Roggia Franca Roggia Poldi Pezzoli Canale del Linificio Cavo Carini

In sintesi, dal punto di vista della classificazione e delle competenze, il reticolo idrografico del territorio di Cassano d’Adda è così schematizzato1:

RETICOLO PRINCIPALE (All. A D.G:R. 7/7868/02 e D.G.R. 7/13959/03) – Corsi d'acqua Pubblici (DG.R. 4/12028/86)

Fiume Adda Competenza regionale Competenza consorzi di bonifica (L.R. 7/03) (riclass. Reticolo Consorzio di Bonifica ai sensi dell’ all. D Canale Villoresi D.G.R.r IX/4287/2012) Competenza consorzi di bonifica (L.R. 7/03) (riclass. Reticolo Consorzio di Bonifica ai sensi dell’ all. D Naviglio Martesana D.G.R. IX/4287/2012) Competenza consorzi di bonifica (L.R. 7/03) (riclass. Reticolo Consorzio di Bonifica ai sensi dell’ all. D Canale Muzza D.G.R. IX/4287/2012)

1 Secondo lo SRIM approvato; in rosso sono già indicate le variazioni introdotte dall’entrata in vigore della DGR IX/4287/2012

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RETICOLO MINORE (All. B D.G.R. 7/7868/02 e D.G.R. 7/13950/03)

Competenza comunale Competenza consorzi di bonifica Fontanile Cavo Carini Roggia Portona - Scaricatore Vecchio (SC001)

CORSI D'ACQUA PRIVATI (inseriti nell'All. D D.G.R. 7/13950/03)

Derivazione Villoresi (riclass. Reticolo Consorzio di Bonifica ai sensi Roggia Graffiella (10/3 Gorgonzola 807) dell’ All. D D.G.R. IX/4287/2012) Derivazione Villoresi (riclass. Reticolo Consorzio di Bonifica ai sensi dell’ All. D D.G.R. Roggia Gorgonzola (11 Gorgonzola 809) IX/4287/2012) Derivazione Villoresi (riclass. Reticolo Roggia Borlacchia (11/bis Gorgonzola Consorzio di Bonifica ai sensi dell’ All. D D.G.R. 811) IX/4287/2012) Roggia Tesorella (136) Derivazioni Martesana Roggia Grumo - Grumm (98) Derivazioni Martesana Roggia Nuova (113) Derivazioni Martesana Roggia Casati Caldara (84) Derivazioni Martesana Roggia San Bartolomeo (93) Derivazioni Martesana Roggia Crosina (129) Derivazioni Martesana Roggia Vassalla (138) Derivazioni Martesana Roggia Zerbona (144) Derivazioni Martesana Roggia Molina (SE032) Derivazione Muzza

CORSI D'ACQUA PRIVATI (non inseriti nell'All. D D.G.R. 7/13950/03)

Denominazione Gestore Canale Ritorto Consorzio Canale Retorto Roggia Fontanino Consorzio Cascina San Pietro Roggia Rivoltana Comune Rivolta D’Adda Roggia Seriole Consorzio Cascina San Pietro Roggia Pandina Consorzio Roggia Pandina Roggia Groppello Consorzio Roggia Pandina Roggia Cremasca Consorzio Canale Retorto Roggia Colonnella Consorzio Cascina San Pietro Roggia della Fornace Consorzio Cascina San Pietro Cavo Bonobrio Enti privati Roggia Franca Consorzio Cascina San Pietro

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Roggia Poldi Pezzoli Consorzio Cascina San Pietro Canale del Linificio Enti privati

Secondo lo SRIM approvato, le fasce di rispetto sono state così definite: - Reticolo Principale: fascia di rispetto di 10 m; - Reticolo Minore Comunale: fascia di rispetto di 10 m; - Reticolo Minore di competenza privata/consortile: 4 m. Le distanze delle fasce di rispetto si intendono a partire dal piede esterno degli argini e/o dal ciglio del canale. Per gli aspetti di dettaglio si rimanda allo studio di individuazione del reticolo idrografico.

Si fa presente che con D.G.R. 6 aprile 2011 n. IX/1542 è stato approvato il Regolamento di gestione della polizia idraulica del Consorzio di Bonifica Est Ticino- Villoresi. L’art. 4 del regolamento consortile si riferisce alle fasce di rispetto ed in particolare indica ai seguenti commi: 1. Tutti i canali sono affiancati da fasce di rispetto atte a proteggerli, a permetterne lo sviluppo futuro, a garantirne una corretta manutenzione e a ridurre i danni conseguenti a perdite d’acqua accidentali; 2. Nelle fasce di rispetto vige il divieto di edificazione nel soprassuolo e nel sottosuolo, salvo quanto previsto dal regolamento consortile e dalla normativa vigente. 3. Sulla rete principale le fasce di rispetto sono pari a 10 metri per ogni argine. Sulla rete secondaria le fasce sono pari a 6 metri e sulla rete terziaria le fasce sono pari a 5 metri, sempre per ogni argine. Le fasce di rispetto sulla rete consortile, in base alla classificazione della rete stessa, sono riportate nell’Allegato B al regolamento.

Le fasce di rispetto sono misurate come descritto nell’Allegato C del Regolamento Consortile e visualizzato nell’immagine seguente.

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Figura 2.6 – Allegato C alla D.G.R. 6 aprile 2011 n. IX/1542

3 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

La ricerca di elementi conoscitivi relativi al territorio di Cassano d’ Adda si è basata non solo sulla consultazione on-line delle banche-dati messe a disposizione dalla Regione Lombardia ma anche sull’analisi e il confronto con la documentazione relativa agli strumenti di programmazione e pianificazione territoriale su scala sovracomunale.

Si è, quindi, proceduto all’esame dei seguenti documenti: - Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) - Piano Territoriale Regionale (PTR) - Programma di tutela e uso delle acque (PTUA) - Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale – Provincia di Milano (PTCP).

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3.1 PIANO STRALCIO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI) Il Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico del bacino idrografico del fiume Po, redatto dall’Autorita’ di bacino del F. Po ai sensi della legge 18 maggio 1989 n. 183, art. 17 comma 6-ter, è stato approvato con D.P.C.M. del 24 maggio 2001; con la pubblicazione del D.P.C.M. di approvazione sulla G.U. n. 183 del 8 agosto 2001 il Piano è entrato definitivamente in vigore e dispiega integralmente i suoi effetti normativi.

Il P.A.I. persegue l’obiettivo di garantire al territorio del bacino un livello di sicurezza adeguato rispetto ai fenomeni di dissesto idraulico ed idrogeologico.

Il PAI comprende: a una cartografia del dissesto che individua le aree soggette ad instabilità dei versanti, fenomeni valanghivi e dissesti della rete idrografica minore; b una cartografia con la delimitazione delle fasce di pertinenza fluviale, che individua le aree soggette a diversi gradi di pericolosità; c l’insieme delle norme che disciplinano l’utilizzo del territorio e che in particolare forniscono indirizzi alla pianificazione urbanistica nelle aree in dissesto e soggette a rischio idraulico; d i criteri generali per la progettazione e la gestione delle opere idrauliche e di sistemazione dei versanti, nonché i criteri per la gestione del reticolo idrografico artificiale in relazione a quello naturale.

Più in particolare la normativa del PAI disciplina: • le azioni e le norme d’uso riguardanti l’assetto della rete idrografica e dei versanti (Titolo I); • l’assetto delle fasce fluviali ei corsi d’acqua principali di pianura e di fondovalle (Titolo II); • le derivazioni di acque pubbliche in attuazione dell’articolo 8, comma 3, della legge 2 maggio 1990, n. 102 (Titolo III); • le azioni e le norme d’uso riguardanti le aree a rischio idrogeologico molto elevato (Titolo IV).

Il PAI “…persegue l’obiettivo di garantire al territorio del bacino del fiume Po un livello di sicurezza adeguato rispetto ai fenomeni di dissesto idraulico ed idrogeologico, attraverso il ripristino degli equilibri idrogeologici e ambientali, il recupero degli ambiti fluviali e del sistema delle acque, la programmazione degli usi del suolo ai fini della stabilizzazione e del consolidamento dei terreni, il recupero delle aree fluviali, con particolare attenzione a quelle degradate, anche attraverso usi ricreativi” (art. 1, comma 3 delle Norme di Attuazione).

L’approvazione del PAI da parte dell’Autorità di Bacino del Fiume Po ha prodotto disposizioni immediatamente vincolanti, sia a livello delle fasce fluviali (applicazione da subito dell’art. 1, commi 5,6, art. 29, comma 2, art. 30, comma 2, art. 32 commi 3 e 4, art. 38, art. 38bis, art. 39 commi 1,2,3,4,5,6, art. 41) che a livello delle aree in dissesto cartografate in rosso e verde nell’Elaborato n. 2 del

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PAI (applicazione da subito dell’Art. 9 delle NdA del PAI). Le aree a rischio idrogeologico molto elevato sono disciplinate dal Titolo IV delle NdA del PAI.

Di seguito si richiamano i principali disposti riguardanti il raccordo tra PGT e PAI.

3.1.1 Fasce Fluviali: definizione e recepimento nei P.G.T. Per i corsi d’acqua principali di pianura e fondovalle sono definite fasce di pertinenza fluviale che individuano le aree soggette a diversi gradi di pericolosità. Per ognuna delle fasce sono definite specifiche norme di uso del suolo e specifici divieti.

• la fascia A, costituita dalla porzione di alveo che è sede prevalente, per la piena di riferimento, del deflusso della corrente, cui corrisponde una portata di calcolo pari a quella di piena relativa ad un tempo di ritorno di 200 anni e ridotta del 20%. Più precisamente risulta la porzione d’alveo nella quale defluisce l’80% della portata di piena relativa ad un tempo di ritorno di 200 anni, con la verifica che le portate esterne a tale porzione di alveo abbiano una velocità di deflusso non superiore a 0,4 m s-1 • la fascia B, che delimita la porzione di alveo nella quale scorre la portata di piena corrispondente ad un tempo di ritorno di 200 anni; i limiti spesso coincidono con quelli di fascia A, in particolare quando la presenza di arginature e rifacimenti spondali determinano una variazione della conformazione originaria della geometria e della morfologia dell’alveo. • Il Piano indica con apposito segno grafico, denominato "limite di progetto tra la Fascia B e la Fascia C", le opere idrauliche programmate per la difesa del territorio. Allorché dette opere saranno realizzate, i confini della Fascia B si intenderanno definiti in conformità al tracciato dell'opera idraulica eseguita e la delibera del Comitato Istituzionale dell'Autorità di bacino del fiume Po di presa d'atto del collaudo dell'opera varrà come variante automatica del presente Piano per il tracciato di cui si tratta. • la fascia C che delimita una parte di territorio che può essere interessata da eventi di piena straordinari, tanto che le portate di riferimento risultano quella massima storicamente registrata, se corrispondente ad un tempo di ritorno superiore a 200 anni, oppure quella relativa ad un tempo di ritorno pari a 500 anni.

I Comuni nei cui territori ricadono aree classificate come Fascia Fluviale A, B, C e C delimitata da limite di progetto tra la fascia B e la fascia C nelle Tavole di Delimitazione delle Fasce fluviali (Elaborato 8 del PAI), sono tenuti a recepire le medesime nel proprio P.G.T. tramite:

1. tracciamento delle Fasce Fluviali nella carta dei vincoli alla scala dello strumento urbanistico comunale. A tal fine si ricorda che: a) il limite di cui tenere conto per il tracciamento delle fasce sulla cartografia comunale è costituito dal bordo interno del graficismo (come specificato nella legenda delle tavole delle fasce fluviali);

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b) laddove la Fascia A e la Fascia B coincidono deve essere indicato il graficismo corrispondente al limite di Fascia B (le norme da applicare saranno invece quelle di Fascia A); c) è possibile effettuare limitate modifiche ai limiti delle Fasce A, B e C (art. 27, comma 3 delle N.d.A. del PAI) a condizione che: - discendano unicamente da una valutazione di maggior dettaglio degli elementi morfologici del territorio, costituenti un rilevato idoneo a contenere la piena di riferimento (non sono pertanto ammesse modifiche conseguenti a studi idrologico-idraulici di maggior dettaglio); - siano riferite a elementi morfologici non rilevabili alla scala della cartografia del PAI (pertanto, se un elemento morfologico e le relative quote sono correttamente rilevabili dalla cartografia del PAI, non deve ritenersi consentita la modifica della Fascia); - venga mantenuta l’unitarietà delle Fasce, con particolare riguardo al loro andamento nell’attraversamento del confine amministrativo del territorio comunale.

2. recepimento, nelle norme geologiche di piano, delle norme del PAI riguardanti le Fasce Fluviali, con particolare riguardo a quanto stabilito dagli articoli 1, commi 5 e 6; 29, comma 2; 30, comma 2; 31, 32, commi 3 e 4; 38; 38 bis; 39, commi dall’1 al 6; 41. Si fa presente, a tal proposito che, per i territori ricadenti nelle fasce A e B, tali norme sono divenute vincolanti alla data di approvazione del PAI (d.p.c.m. 24 maggio 2001). Nelle aree ricadenti in fascia C, l’art. 31 delle N.d.A. del PAI demanda agli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica la definizione della normativa d’uso del suolo (attività consentite, limiti e divieti) che dovrà comunque tenere in considerazione tutti i fattori di pericolosità/vulnerabilità reali o potenziali individuati nella fase di analisi. In tali aree, comunque, anche in assenza di altri fattori limitanti, è previsto l’obbligo di predisporre piani di emergenza (art. 31, comma 1);

3. valutazione delle condizioni di rischio nelle aree classificate come “fascia C delimitata dal limite di progetto tra la Fascia B e la Fascia C” (art. 31 comma 5, delle N.d.A. del PAI). Tale valutazione deve essere effettuata secondo la metodologia riportata nell’Allegato 4, e riguardare tutta l’area così classificata; non sono ammessi studi riguardanti singoli ambiti di trasformazione. Attraverso tali valutazioni i Comuni devono definire gli usi compatibili con le differenti condizioni di rischio individuate.;

4. eventuale valutazione, d’intesa con l’autorità regionale o provinciale competente in materia urbanistica, delle condizioni di rischio nelle aree classificate come fascia A e B ricadenti all’interno dei centri edificati. L’intesa si intende raggiunta a condizione che le valutazioni vengano effettuate seguendo le metodologie di cui all’Allegato 4. Le risultanze delle valutazioni stesse diventano efficaci al momento della conclusione dell’iter approvativo del Piano di Governo del Territorio; fino ad allora, o in assenza di tale valutazione, si applicano anche all’interno dei centri edificati le norme riguardanti le fasce A e B.

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--- Il territorio di Cassano d’Adda è interessato dalla delimitazione delle fasce fluviali A, B, C definite dal PAI per il Fiume Adda (Foglio 119 Sez. I - Treviglio Adda 10 Brembo 01 – cfr. fonte consultata 1).

3.1.2 Studio di approfondimento idraulico

Il comune di Cassano d’Adda si è dotato nel settembre 2012 di uno studio di approfondimento idraulico finalizzato alla valutazione delle condizioni di rischio idraulico del Fiume Adda nelle aree classificate come fascia A e B del PAI all’interno del centro edificato, ai sensi dell’Allegato 4 della D.G.R. IX/2616/2011. Lo studio è integralmente riportato in Allegato 3 alla presente relazione.

3.2 PROGRAMMA DI TUTELA E USO DELLE ACQUE

Il Programma di Tutela e Uso delle Acque (PTUA) è stato approvato dalla Regione Lombardia, ai sensi del D.Lgs. 152/99 e della L.R. n. 26 del 12 dicembre 2003, con Delibera di Giunta Regionale n. 2244 del 29 marzo 2006.

Esso costituisce un atto comprensivo delle diverse discipline attinenti al tema della tutela e dell’uso della risorsa idrica e dell’ambiente ad essa interconnessa; rappresenta altresì lo strumento di riferimento a disposizione della Regione e delle altre amministrazioni per il raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici fissati dalle Direttive Europee, consentendo di attivare un’azione di governance nell’articolato settore delle acque. Il PTUA prevede infatti la tutela integrata degli aspetti qualitativi e quantitativi dei corpi idrici individuati come “significativi” (All. 1 del D.Lgs. 152/99) per raggiungere o mantenere gli obbiettivi minimi di qualità ambientale e gli obbiettivi di qualità per i corpi idrici a specifica destinazione funzionale. Il PTUA è strutturato in due componenti differenti, ossia: − una prima componente descrittivo-ricognitiva costituita da una descrizione generale delle caratteristiche del bacino idrografíco, da una sintesi delle pressioni e degli impatti significativi esercitati dall'attività antropica sulle acque superficiali e sotterranee, e dall’individuazione delle aree sensibili, vulnerabili e di salvaguardia; − una seconda fase propositiva in cui vengono indicati gli obiettivi e le misure di intervento da perseguire.

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Sulla base dell’esame dell’All. 3 del PTUA la cui specifica tematica è la “Classificazione dello stato quantitativo dei corpi idrici di pianura”, di seguito vengono riportati i principali aspetti in termini di bilancio idrico e classificazione quantitativa dell’area di Cassano d’Adda.

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La ricostruzione del bilancio idrico della pianura lombarda effettuata nel PTUA (relativa all’anno 2003) ha previsto dapprima l’esame della serie dei dati relativi ai fattori che contribuiscono all’alimentazione della falda (in modo particolare le precipitazioni e le irrigazioni) e successivamente la suddivisione, in base alla ricostruzione della struttura idrogeologica, del complesso acquifero in falde. Su queste basi, infine, sono state predisposte le carte della ripartizione del bilancio delle aree esaminate. All’interno delle aree sono state quindi distinte le zone a bilancio positivo e negativo per ciascuna falda. Il modello matematico utilizzato per il bilancio idrico globale della pianura (la cui struttura è quella di un monostrato compartimentato), è costituito dall’applicazione del codice MODFLOW (Harbaugh e MacDonald, 1988 e s.m.i.). Il territorio regionale di pianura viene suddiviso in cinque Bacini idrogeologici sotterranei: Ticino Adda, Adda Oglio, Oglio Mincio; Lomellina e Oltrepo, per ognuno dei quali è stato realizzato un modello di flusso in stazionario. A loro volta questi bacini sono suddivisi in Settori. Tale suddivisione deriva dalla considerazione che i grandi fiumi lombardi rappresentano dei limiti idrogeologici naturali, determinando una separazione della circolazione idrica sotterranea. Gli acquiferi modellati nell’ambito del PTUA sono il “primo acquifero” (acquifero freatico superficiale presente entro 40-45 m di profondità) e il “secondo acquifero” (acquifero semiconfinato sottostante, presente entro una profondità variabile tra 80 e 120 m)

Inoltre i 5 bacini sono stati suddivisi in zone acquifere omogenee denominate settori.

Il territorio di Cassano d’Adda ricade in due bacini distinti: • bacino 3 Adda-Ticino, nel settore 14 - Gorgonzola • bacino 4 Adda-Oglio, nel settore 3 – Treviglio.

BACINO 3 ADDA-TICINO Il bacino è delimitato dal fiume Ticino, dal fiume Po e dal fiume Adda rispettivamente a ovest, sud ed est. A nord il confine è determinato dalla comparsa dei primi corpi morenici delle province di Varese, Como e Lecco. Complessivamente per il bacino Adda-Ticino è stato calcolato un prelievo idrico da pozzo di 26.57 m3/s e una ricarica pari a 50.51 m3/s.

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Figura 3.1 – Bacino 3 Adda-Ticino e i relativi 24 settori in cui è suddiviso

Le principali caratteristiche del settore 14 nel quale rientra il territorio di Cassano d’Adda, per quanto riguarda gli aspetti descrittivi e gli aspetti quantitativi, sono riassunte nelle seguenti schede desunte dall’Appendice 1 dell’Allegato 3 del PTUA “Schede sintetiche dei bacini idrogeologici di pianura e relativi settori”.

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Di seguito si riporta inoltre la trattazione del settore 14 desunta dall’Allegato 3 del PTUA.

DESCRIZIONE Il settore si ubica in corrispondenza della media pianura, in una fascia altimetrica compresa tra 150 m s.l.m. e i 130 m s.l.m. La struttura idrogeologica è caratterizzata da un acquifero indifferenziato, dello spesso medio di 70m ed una 2 trasmissività media di 2 ⋅10 −2 m s .

STATO QUANTITATIVO I prelievi da pozzo sono diminuiti del 15% rispetto al 1996, mentre sono aumentate le portate dalla falda alimentante da monte e la ricarica. Di conseguenza, i prelievi sono molto inferiori alle possibilità di resa dell’acquifero in condizioni di equilibrio. L’effetto drenante del fiume Adda è paragonabile ai prelievi dei pozzi, che risultano pari al 20% circa delle uscite totali del bilancio di massa. Da questo stato di fatto discende l’incremento del livello della falda riscontrabile dal confronto con la piezometria del 1996. la diminuzione dei prelievi ha causato

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un innalzamento della falda di tutto il settore. Il settore presenta un bilancio largamente favorevole, che lo colloca nella classe quantitativa A. BACINO 3 ADDA-OGLIO Il bacino Adda-Oglio è caratterizzato dalla presenza di depositi fluvioglaciali mindeliani e rissani, dotati di buona trasmissività nella parte alta e dalla presenza di depositi wurmiani di trasmissività decrescente verso sud. Nell’area considerata non si presentano condizioni di particolare criticità della risorsa idrica.

Figura 3.2 – Bacino 4 Adda – Oglio e i relativi 13 settori in cui è stato suddiviso

Le principali caratteristiche del settore 3 nel quale rientra il territorio di Cassano d’Adda, per quanto riguarda gli aspetti descrittivi e gli aspetti quantitativi, sono riassunte nelle seguenti schede desunte dall’Appendice 1 dell’Allegato 3 del PTUA “Schede sintetiche dei bacini idrogeologici di pianura e relativi settori”.

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Di seguito si riporta inoltre la trattazione del settore 3 desunta dall’Allegato 3 del PTUA.

DESCRIZIONE I comuni compresi in questo settore si trovano al margine dell’alta pianura, in una fascia altimetrica compresa tra 180 m s.l.m. e i 120 m s.l.m. e in massima parte su depositi fluvioglaciali recenti. Il limite occidentale ed orientale corrispondono rispettivamente al corso del fiumi Brembo-Adda e Serio. La struttura idrogeologica è caratterizzata da un acquifero indifferenziato dello spessore medio di 140 m ed 2 2 una trasmissività che oscilla tra 6 ⋅10−2 m s ed 6 ⋅10−3 m s .

STATO QUANTITATIVO Il prelievo da pozzo che nel 1996 costituiva quasi il 60% del flusso idrico sotterraneo risulta ancora oggi del 55% circa. Nel settore si è verificato un leggero innalzamento della superficie piezometrica. Il rapporto tra prelievi e ricarica è leggermente migliorato ma il settore continua a essere classificato in classe

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quantitativa B. Oltre alla ricarica dovuta all’infiltrazione efficace delle piogge, in questo settore la falda è alimentata dai fiumi Adda e Serio, che insieme costituiscono circa l’8% delle entrate nel bilancio idrico del settore.

--- Il PTUA, in Allegato 10 alla Relazione Generale “Definizione delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola e da prodotti fitosanitari”, ha proposto la rappresentazione della vulnerabilità integrata della regione Lombardia. Nella seguente figura 5 si riporta uno stralcio della Tav. 8 del PTUA relativo al territorio di Cassano d’Adda.

Figura 5 - Vulnerabilità integrata del territorio – PTUA Tav. 8

Secondo tale tavola, il comune di Cassano d’Adda rientra tra quelli in zona di attenzione.

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Tuttavia, con d.g.r. 11 ottobre 2006, n. 8/3297 la Regione Lombardia ha introdotto alcune modifiche al PTUA approvato, tra cui l’individuazione di nuove aree vulnerabili (Allegato 2). Secondo la nuova classificazione il comune di Cassano d’Adda risulta un comune aggiuntivo e pertanto rientra tra quelli interamente compresi nell’area vulnerabile (Figura 3.3). Nelle Norme Tecniche di Attuazione del PTUA (articolo 27) le aree vulnerabili sono definite come “territori dei comuni nei quali i Piani d’ambito individuano le misure per limitare le perdite delle reti fognarie e stabiliscono come priorità l’attuazione di dette misure”.

Figura 3.3 – stralcio relativo al comune di Cassano d’Adda della Carta della vunerabilità da nitrati – DGR 8/3297/06.

Nell’Allegato 11 alla Relazione Generale “Definizione delle aree di ricarica e di riserva delle zone di pianura”, il PTUA evidenzia l’utilità e la necessità dell’istituzione di una zona di riserva (area interessata da risorse idriche pregiate) nella pianura lombarda secondo le indicazioni della normativa vigente, tra cui il D.Lgs. 152/99 e s.m.i.; il Piano definisce pertanto le seguenti aree: - macroarea di riserva; - zone di riserva ottimale; - zone di riserva integrativa.

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Nelle considerazioni svolte sugli aspetti quantitativi del bilancio, il PTUA inoltre sottolinea l’importanza dell’entità della ricarica, proporzionale alla permeabilità dei terreni superficiali e alla fittezza e importanza della rete idrica di superficie, naturale e irrigua. In base a tali considerazioni, il PTUA evidenzia come un’ampia regione che occupa una parte importante dell’alta pianura presenti una specifica predisposizione a favorire l’alimentazione delle falde acquifere fino a notevole profondità, tanto che ne trattengono le loro risorse gli acquiferi superficiali e quelli profondi. In Tav. 9 del PTUA viene pertanto delimitato, sia pure in modo approssimativo, l’estensione della zona di ricarica principale delle falde della pianura lombarda che si spinge in profondità arrivando fino alla base del tradizionale o addirittura all’interno del terzo acquifero senza incontrare aquitard di estensione significativa che impediscano l’infiltrazione in verticale delle acque provenienti dalle precipitazioni e dalla rete idrica. Il limite superiore dell’area così definita corre quindi lungo il bordo dei terrazzi pleistocenici fra Adda e Ticino. A Est, il limite superiore è rappresentato da quello del bordo prealpino, da quello dei depositi glaciali e di quelli alluvionali pleistocenici.

Il territorio di Cassano d’Adda è considerato come comune idoneo, solo parzialmente, alla funzione di ricarica degli acquiferi profondi, come riportato nell’immagine seguente (Figura 3.4), desunta dall’All. 11 del PTUA.

Figura 3.4 – Aree di riserva e di ricarica

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Nello specifico, si riporta il dettaglio per la zona di Cassano d’Adda (immagine desunta da Tav. 9 del PTUA – Aree di riserva e di ricarica e captazioni ad uso potabile) (Figura 3.5).

Figura 3.5 – Aree di riserva e di ricarica e captazioni ad uso potabile in corrispondenza del territorio comunale di Cassano d’Adda

3.3 PIANO TERRITORIALE REGIONALE

Il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato in via definitiva il Piano Territoriale Regionale con deliberazione del 19/01/2010, n.951, pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia n.6, 3° Supplemento Straordinario del 11 febbraio 2010.

Il Piano acquista efficacia dal 17 febbraio 2010 per effetto della pubblicazione dell’avviso di avvenuta approvazione sul BURL .7, Serie Inserzioni e Concorsi del 17 febbraio 2010.

Il PTR è lo strumento di pianificazione territoriale regionale in Regione Lombardia; coerentemente a quanto indicato dalla Legge Regionale 12/05, art. 20, esso costituisce quadro di riferimento per la valutazione di compatibilità degli atti di governo del territorio di comuni, province, comunità montane, enti gestori di parchi regionali nonché di ogni altro ente dotato di competenze in materia. Ciò implica che ciascun atto che concorre a vario titolo e livello al governo del territorio in Lombardia deve confrontarsi con il sistema di obiettivi del PTR.

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Più specificatamente il PTR costituisce elemento fondamentale per una equilibrata impostazione dei Piani di Governo del territorio (PGT) e dei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali (PTCP).

Il PTR indica: - gli obiettivi principali di sviluppo socio-economico del territorio regionale; - il quadro delle iniziative per la realizzazione delle infrastrutture e delle opere di interesse regionale e nazionale; - i criteri per la salvaguardia dell'ambiente; - il quadro delle conoscenze fisiche del territorio; e definisce: - le linee orientative di assetto del territorio; - gli indirizzi generali per la prevenzione del rischio geologico, idrogeologico e sismico; - gli indirizzi per la programmazione territoriale di comuni e province; - gli obiettivi prioritari di interesse regionale.

Per quanto attiene la strategia e la disciplina paesaggistica, il PTR costituisce quadro di riferimento paesistico e strumento di disciplina paesaggistica del territorio regionale.

Ai fini della prevenzione dei rischi geologici, idrogeologici e sismici, il PTR costituisce quadro delle conoscenze delle caratteristiche fisiche del territorio, anche mediante l’utilizzo degli strumenti informativi e con riferimento al SIT Integrato e indica gli indirizzi per il riassetto del territorio.

Oltre che per l’effetto di quadro di riferimento per la compatibilità degli atti di governo (l.r.12/05 art.20 comma 1), il PTR individua gli obiettivi prioritari di interesse regionale o sovraregionale in termini di: poli di sviluppo regionale zone di preservazione e salvaguardia ambientale realizzazione di infrastrutture e interventi di potenziamento e adeguamento delle linee di comunicazione e del sistema della mobilità. la cui puntuale individuazione è contenuta nella sezione Strumenti Operativi – Obiettivi prioritari di interesse regionale e sovraregionale (SO1).

3.3.1 La struttura del Piano

Al fine di creare uno strumento di governo funzionalmente rispondente al profilo di piano delineato dalla l.r. 12/05, il Piano Territoriale Regionale è strutturato in diverse sezioni che nel loro insieme rispondono all’esigenza di un piano di natura contestualmente strategica e operativa.

Le sezioni di cui si compone il Piano sono: Presentazione: e’ un elaborato propedeutico e introduttivo alle successive sezioni del Piano.

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Documento di Piano: e’ l’elaborato di raccordo tra tutte le altre sezioni del Piano poiché definisce gli obiettivi di sviluppo socio economico della Lombardia individuando 3 macro-obiettivi (principi ispiratori dell’azione di Piano con diretto riferimento alle strategie individuate a livello europeo e nell’ambito della programmazione regionale generale), ossia: − rafforzare la competitività dei territori della Lombardia − riequilibrare il territorio lombardo − proteggere e valorizzare le risorse della regione e 24 obiettivi di Piano. Piano Paesaggistico Regionale: il PTR ha natura ed effetti di piano territoriale paesaggistico ai sensi della legislazione nazionale. Il PTR in tal senso assume consolida e aggiorna il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) pre-vigente e ne integra la sezione normativa. Strumenti operativi: si tratta di strumenti che la Regione mette direttamente in campo per perseguire gli obiettivi proposti nel Documento di Piano. Sezioni tematiche: trattazioni e approfondimenti dedicati di alcune tematiche. Valutazione Ambientale del PTR: contiene gli elaborati inerenti la Valutazione Ambientale del Piano (art.4 della l.r. 12/05), allo scopo di promuoverne la sostenibilità tramite la forte integrazione delle considerazioni di carattere ambientale, socio/economico e territoriali nonché mediante la partecipazione attiva promossa nell’ambito del medesimo processo di valutazione. Il principale documento di riferimento è il Rapporto Ambientale.

Il Consiglio Regionale della Lombardia, con deliberazione n. 56 del 28/9/2010 pubblicata sul BURL n. 40 dell' 8/10/2010 ha approvato le modifiche e le integrazioni al Piano Territoriale Regionale. Tali modifiche riguardano i seguenti elaborati: o Documento di Piano: par. 1.5.6, par. 3.2 e tav. 3 o Strumenti Operativi: SO1 Gli elaborati del Piano Territoriale Regionale sono inoltre stati integrati a seguito della DCR n. 951 del 19 gennaio 2010 “Approvazione delle controdeduzioni alle osservazioni al Piano Territoriale Regionale adottato con DCR n. 874 del 30 luglio 2009 - approvazione del Piano Territoriale Regionale (articolo 21, comma 4, LR n. 12 del 11 marzo 2005, Legge per il Governo del Territorio)”

Il Piano Territoriale Regionale è stato aggiornato, come previsto dall'art. 22 della legge regionale 12/05, sulla base dei contributi derivanti dalla programmazione regionale per l'anno 2011. Tale aggiornamento costituisce allegato fondamentale del Documento Annuale Strategico, che è stato approvato con dCR 276 pubblicata sul BURL n.48 in data 01/12/2011.

3.3.2 Rapporti con il PGT Nei confronti dei PGT comunali, il PTR assume la stessa valenza prevista per i piani provinciali. La presenza di previsioni del PTR prevalenti sulla strumentazione urbanistica di Province e Comuni, comporta per tali Enti effetti procedurali rilevanti relativamente all’approvazione dei rispettivi piani (PTCP o PGT), che devono essere adeguati a tali previsioni come condizione di legittimità degli stessi, in particolare i

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PGT interessati sono assoggettati ad una verifica regionale di corretto recepimento delle previsioni del PTR (l.r. 12/05, art 13, comma 8).

Secondo il Comunicato Regionale n. 29 del 25 febbraio 2010, i Comuni sono tenuti a trasmettere in Regione, ai termini dell’art. 13 comma 8 della l.r.12/2005, il PGT adottato (o sua variante) qualora interessati da obiettivi prioritari di interesse regionale e sovraregionale.

Sono espressamente individuati come obiettivi prioritari di interesse regionale o sovraregionale gli interventi inerenti: i poli di sviluppo regionale (Documento di Piano - paragrafo 1.5.4) le zone di preservazione e salvaguardia ambientale (Documento di Piano - paragrafo 1.5.5) e per la realizzazione di infrastrutture e interventi di potenziamento e adeguamento delle linee di comunicazione e del sistema della mobilità (Documento di Piano -paragrafo 1.5.6); la realizzazione di infrastrutture per la difesa del suolo (Documento di Piano - paragrafo 1.5.6). A questo proposito, sono individuati quali obiettivi prioritari gli interventi per le infrastrutture per la difesa del suolo inseriti nel PAI e nei relativi studi di fattibilità definiti nella programmazione regionale o nazionale;

L’elenco dei suddetti comuni è inserito in PTR – Strumenti Operativi SO1 ed aggiornato annualmente con le modalità previste dalla L.R. 12/2005.

L’elenco dei Comuni tenuti alla trasmissione del PGT o sua variante in Regione è stato integrato a seguito dell’aggiornamento 2011.

Si evidenzia che il Comune di Cassano d’Adda è inserito in quest’elenco in quanto ricompreso nel Piano Territoriale Regionale d’Area dei Navigli Lombardi, come indicato nella tabella “Elenco Comuni tenuti all’invio dei PGT (o sua variante) in Regione (l.r.12/05 art.13 comma 8)” presente nel Documento Strategico Annuale (DSA approvato con DCR 8 novembre 2011 n. IX/276 pubblicato sul B.U.R.L. n. 48 del 1 dicembre 2011 – serie Ordinaria) di cui, di seguito, si riporta uno stralcio.

Cod Comune Prov Zone Zone Obiettivi Poli di PTRA Infrastruture ISTAT preservazione e preservazione prioritari sviluppo (Piani per la difesa salvaguardia e salvaguardia infrastrutture regionale Territorial del suolo ambientale – ambientale - della mobilità i Regionali Ambiti lacuali Siti Unesco d’Area) Laghi 15059 CASSANO MI Navigli Lombardi D’ADDA

Il Comune di Cassano d’Adda è quindi tenuto all’invio in Regione degli elaborati del PGT, in ottemperanza all’art. 13, comma 8 della L.R. 12/2005.

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Si precisa che i Comuni inclusi nell'elenco con l'aggiornamento 2011 sono tenuti ad inviare il proprio PGT in Regione solo in caso di adozione successiva al 1 dicembre 2011 o di adozione precedente ma con deposito non effettuato entro tale data.

Inoltre, con l’entrata in vigore del Piano, per l’effetto di Piano Paesaggistico del PTR, ai termini del D.Lgs. 42/2004 e s.m.i., tutti i Comuni sono comunque tenuti ad adeguare il proprio PGT alla disciplina paesaggistica entro due anni dall’entrata in vigore del PTR. ---

Il PTR, ed in particolare nel Documento di Piano e nel Piano Paesaggistico, richiama quali essenziali elementi di riferimento pianificatorio: l’ordine e la compattezza dello sviluppo urbanistico l’equipaggiamento con essenze verdi, a fini ecologico-naturalistici e di qualità dell’ambiente urbano l’adeguato assetto delle previsioni insediative, in rapporto alla funzionalità degli assi viabilistici su cui esse si appoggiano (evitare allineamenti edilizi, salvaguardare i nuovi tracciati tangenziali da previsioni insediative, separare con adeguate barriere fisiche la viabilità esterna dal tessuto urbanizzato….) (Strumenti Operativi SO36) lo sviluppo delle reti locali di “mobilità dolce”(pedonale e ciclabile) l’agevolazione al recupero e alla utilizzazione residenziale di tutto il patrimonio edilizio rurale ed agricolo, dismesso o in fase di dismissione la valorizzazione delle risorse culturali, monumentali, storiche diffuse nel territorio.

Le nuove previsioni urbanistiche dovranno dimensionarsi in termini coerenti con le caratteristiche costitutive dell’insediamento urbano esistente, evitando concentrazioni volumetriche eccessive e incongrue rispetto al contesto locale con cui si raccordano e con la sua identità storica. L’introduzione di elementi di innovazione edilizia ed urbana, in generale possibile ed anzi opportuna in rapporto ad esigenze di carattere sociale e funzionale, dovrà comunque essere realizzata con grande attenzione a garantire tale coerenza, cercando di esprimere una maturità progettuale consapevole ed integrata rispetto ai valori del contesto e alla loro evoluzione nel tempo.

Nella predisposizione del PGT, i Comuni troveranno nel PTR gli elementi per la costruzione del quadro conoscitivo e orientativo (a) scenario strategico di piano (b) indicazioni immediatamente operative ( c) . Nelle seguenti tabelle, desunte dalla sezione “Presentazione” del PTR, è riportato un canale di lettura a supporto della pianificazione locale.

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Elementi per il quadro conoscitivo e orientativo (a)

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Elementi per lo scenario strategico (b)

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Indicazioni immediatamente operative ( c)

Analizzando i documenti allegati alle varie sezioni del PTR (relazioni e cartografie), si ritiene che gli elementi con ricaduta geologica ed idrogeologica affrontati dal PTR siano stati considerati in maniera sufficientemente dettagliata all’interno del presente studio.

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3.4 PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE

Il PTCP della Provincia di Milano è stato approvato con D.c.p. del 14 ottobre 2003 n. 55 e con d.g.p. 884/05 del 16 novembre 2005, è stato disposto l’adeguamento del PTCP vigente alla nuova legge regionale 11 marzo 2005 n. 12 “Legge per il governo del Territorio”. La proposta tecnica di adeguamento del PTCP vigente alla LR n.12/05, è stata licenziata dalla giunta provinciale nella seduta del 25 ottobre 2011.

Il PTCP adeguato alla L.R. 12/2005 è stato adottato dal Consiglio Provinciale il 7 giugno 2012 con Deliberazione n. 16 (Pubblicazione su BURL – Serie Avvisi e Concorsi n. 28 dell’11 luglio 2012). Nel periodo di tempo intercorrente tra la pubblicazione sul BURL del provvedimento di adozione consiliare e l’entrata in vigore del PTCP approvato si applicheranno, a titolo di salvaguardia, le previsioni con efficacia prescrittiva e prevalente ai sensi dell’art. 18 della L.R. 12/2005 s.m.i. a tutti gli strumenti urbanistici comunali adottati successivamente alla data di pubblicazione sul BURL del provvedimento di adozione del PTCP.

Il piano territoriale classifica le proprie disposizioni normative in indirizzi, direttive e prescrizioni; queste ultime e il relativo campo di applicazione, rispetto al PTCP del 2003, sono state ridefinite con efficacia prescrittiva e prevalente, secondo quanto indicato all’art. 18 della L.R. 12/2005.

Nel processo di adeguamento, inoltre, sono state enfatizzate le tematiche paesaggistiche e sono stati rafforzati gli obiettivi del PTCP del 2003. I macro- obiettivi riformulati dal PTCP adeguato sono i seguenti:

Macro-obiettivo 01 - Compatibilità paesistico – ambientale delle trasformazioni. Verificare le scelte localizzative del sistema insediativo assicurando la tutela e la valorizzazione del paesaggio, dei suoi elementi connotativi e delle emergenze ambientli, la difesa del suolo nonché la tutela dell’agricoltura e delle sue potenzialità, cogliendo le opportunità di inversione dei processi di degrado in corso. Macro-obiettivo O2 – Razionalizzazione e sostenibilità del sistema della mobilità e sua integrazione con il sistema insediativo. Verificare la coerenza fra le dimensioni degli interventi e le funzioni insediate rispetto ai diversi livelli di accessibilità, valutati in relazione alla presenza e alla capacità del trasporto pubblico e privato di persone, merci e informazioni, e verificare la sostenibilità ambientale ed economica delle specifiche eventuali maggiori esigenze indotte dalle previsioni insediative. Macro-obiettivo O3 - Potenziamento della rete ecologica. Favorire la realizzazione di un sistema di interventi di conservazione e di potenziamento della biodiversità e di salvaguardia dei varchi inedificati, fondamentali per la rete e per i corridoi ecologici. Macro-obiettivo O4 – Policentrismo, riduzione e qualificazione del consumo di suolo. Favorire la densificazione della forma urbana, il recupero delle aree dismesse o degradate, il completamento prioritario delle aree libere intercluse e in genere di quelle comprese nel tessuto urbano consolidato. Compattare la forma urbana con

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la ridefinizione dei margini urbani e con la localizzazione dell’eventuale espansione in adiacenza al tessuto urbano consolidato esistente e su aree di minor valore agricolo e ambientale. Escludere o, comunque, limitare al massimo i processi di saldatura tra diversi centri edificati e gli insediamenti lineari lungo le infrastrutture. Macro-obiettivo O5 - Innalzamento della qualità dell’ambiente e dell’abitare. Favorire un corretto rapporto tra insediamenti e servizi pubblici o privati di uso pubblico anche attraverso l'incremento delle aree per servizi pubblici, in particolare a verde. Tutelare i valori identitari e culturali dei luoghi. Favorire la riqualificazione ambientale delle aree degradate e il sostegno alla progettazione urbana e architettonica di qualità e alla progettazione edilizia ecosostenibile e bioclimatica. Favorire l’impiego di tecniche urbanistiche compensative e perequative di livello comunale e sovracomunale per il perseguimento del macro-obiettivo. Macro-obiettivo O6 – Incremento dell’housing sociale in risposta al fabbisogno abitativo e promozione del piano casa. Favorire la diversificazione dell’offerta insediativa al fine di rispondere alla domanda di housing sociale per i nuclei familiari che non possono accedere al libero mercato immobiliare. Favorire interventi di housing sociale di elevata qualità urbana ed architettonica integrati con il tessuto urbano esistente e motori virtuosi per il recupero delle periferie. Prevedere il reperimento di aree da destinare ad interventi di housing sociale e l’introduzione negli strumenti di pianificazione locale di meccanismi urbanistici che favoriscano la realizzazione degli interventi stessi.

Ai sensi dell’art. 56 della L.R. 12/05, per la parte inerente la difesa del suolo, il PTCP concorre alla definizione del quadro conoscitivo del territorio regionale, ne definisce l’assetto idrogeologico, in coerenza con le direttive regionali e dell’Autorità di Bacino, censisce ed identifica cartograficamente le aree soggette a tutela e classificate a rischio idrogeologico e sismico. La consultazione del PTCP e lo sviluppo critico del suo contenuto vengono pertanto ritenuti indispensabili nella redazione della componente geologica del PGT. Come previsto dalla L.R. 12/05, art. 13, comma 5 la Provincia opera la verifica di compatibilità degli strumenti urbanistici comunali con il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. ---

Si è proceduto pertanto, come indicato dalla D.G.R. IX/2616/2011, alla consultazione e allo sviluppo critico dei tematismi del PTCP ritenuti di interesse per il presente studio. L’analisi è stata effettuata secondo la struttura delle norme e degli elaborati del PTCP adeguato e si è quindi proceduto alla disamina di:

• tutela e valorizzazione del paesaggio: con particolare attenzione a: o ambiti ed elementi di prevalente valore naturale; o ambiti ed elementi di prevalente valore storico e culturale (sistemi dell’idrografia artificiale); o aree ed ambiti di degrado e compromissione paesaggistica o a rischio di degrado; • difesa del suolo.

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3.4.1 Ambiti, sistemi ed elementi di rilevanza paesaggistica Dal confronto con la Tavola 2 – sez. 1 “Ambiti, sistemi ed elementi di rilevanza paesaggistica” emerge che il Territorio di Cassano d’Adda è interessato da numerosi elementi che rientrano in varie categorie. Di seguito vengono elencati gli elementi di pregio di interesse prettamente geologico/idrogeologico presenti sul territorio:

AMBITI ED ELEMENTI DI PREVALENTE VALORE NATURALE sottoambito “Sistemi ed elementi di particolare rilevanza geomorfologica”: • orli di terrazzo (art. 21) sottoambito “Sistemi dell’idrografia naturale”: • corsi d’acqua (art. 24) • fasce di rilevanza paesistico – fluviale (art. 23)

AMBITI ED ELEMENTI DI PREVALENTE VALORE STORICO E CULTURALE sottoambito “Sistemi dell’idrografia artificiale”: • canali (art. 27) • fontanili (art. 29)

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Figura 3.6 – Stralcio della Tav. 2 sez. 1 “Ambiti, sistemi ed elementi di rilevanza paesaggistica” e relativa legenda

Nella tavola 2, inoltre, si evince che il territorio comunale è suddiviso in tre unità tipologiche di paesaggio, normate dalle disposizioni dell’art. 19 delle NTA del PTCP per la tutela e valorizzazione dei loro caratteri distintivi e per le quali valgono i seguenti indirizzi con ricaduta geologica:

- Alta pianura irrigua: a) promuovere la multifunzionalità nella tutela e riqualificazione della maglia idrografica naturale e artificiale; - Media pianura irrigua e dei fontanili: a) Tutelare, valorizzare e riqualificare la rete idrografica naturale e artificiale; - Valli fluviali: a) Tutelare e conservare l’ambiente naturale del corpo idrico principale e dei suoi affluenti; b) Conservare le peculiarità orografiche e morfologiche e le visuali sul paesaggio fluviale; c) Riqualificare i sistemi fluviali e il reticolo idrografico minore.

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CASSANO D’ADDA

Figura 3.7 – Stralcio della Tav. 2 sez. 1 “Ambiti, sistemi ed elementi di rilevanza paesaggistica” - unità tipologiche di paesaggio

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3.4.2 Ambiti, sistemi ed elementi di degrado o compromissione paesaggistica

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Figura 3.8 – Stralcio della Tav. 3 “Ambiti, sistemi ed elementi di degrado o compromissione paesaggistica” e relativa legenda

Dal confronto con la Tavola 3 “Ambiti, sistemi ed elementi di degrado o compromissione paesaggistica” emerge sul territorio di Cassano d’Adda sono presenti sia elementi di degrado in essere, quali: • Attività di escavazione, coltivazione e trattamento inerti; • Siti contaminati non di interesse nazionale; • Cave abbandonate/cessate; • Aree dismesse; sia elementi esistenti con potenziali effetti detrattori, quali: • Impianti di depurazione; • Complesso industriale a rischio di incidente.

Tali aree, a seguito di puntuale verifica con l’Amministrazione Comunale in termini di esistenza/ubicazione e ricaduta sugli aspetti geologici, sono riportate in Tav. 7 Sintesi degli elementi conoscitivi e descritte nel dettaglio nel paragrafo 11

Tutti questi elementi/aree vengono normati dall’Art. 35 delle NTA del nuovo Piano e, a seguito di puntuale verifica con l’Amministrazione Comunale in termini di esistenza/ubicazione e ricaduta sugli aspetti geologici, sono stati riportati in Tav. 7 Sintesi degli elementi conoscitivi e descritti nel paragrafo 11.

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3.4.3 Difesa del suolo La Tavola 7 relativa alla Difesa del Suolo del PTCP alla LR 12/2005, il cui stralcio è illustrato nella seguente figura, evidenzia che il territorio di Cassano d’Adda, in riferimento al ciclo delle acque (art. 38), è interessato da diversi macrosistemi idrogeologici: • ambiti di influenza del Canale Villoresi; • ambiti di ricarica prevalente della falda; • ambiti degli acquiferi a vulnerabilità molto elevata; • ambiti golenali.

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Figura 3.9 – Stralcio della Tav. 7 “Difesa del suolo” e relativa legenda

L’art. 38 delle Norme di Attuazione del PTCP, oltre ai macro-obiettivi precedentemente citati, indica ulteriori obiettivi ed indirizzi per il ciclo delle acque ed in particolare:

Obiettivi (Comma 2) a) Prevedere soluzioni progettuali che regolino il deflusso dei drenaggi urbani verso i corsi d’acqua, anche individuando aree in grado di fermare temporaneamente le acque nei periodi di crisi e bacini multifunzionali fitodepuranti; b) Prevedere, ove possibile negli impianti di depurazione di progetto, l'adozione del trattamento terziario e di processi di fitodepurazione o di lagunaggio; c) Promuovere il risparmio idrico, la distinzione delle reti di distribuzione in acque di alto e basso livello qualitativo e interventi di riciclo e riutilizzo delle acque meteoriche nei nuovi insediamenti.

Indirizzi (comma 3): a) Favorire, negli Ambiti di ricarica prevalente della falda e negli gli Ambiti di influenza del canale Villoresi di cui alla Tavola 7, l'immissione delle acque meteoriche sul suolo e nei primi strati del sottosuolo, evitando condizioni di inquinamento o di veicolazione di sostanze inquinanti verso le falde. Nelle eventuali trasformazioni urbanistiche e infrastrutturali è necessario favorire l'infiltrazione e l'invaso temporaneo diffuso delle precipitazioni meteoriche al fine di non causare condizioni di sovraccarico nella rete di drenaggio, in coerenza anche con le disposizioni del PAI e del PTUA; b) Negli Ambiti di rigenerazione prevalente della risorsa idrica di cui alla Tavola 7, favorire l'immissione delle acque meteoriche nel reticolo idrico superficiale. Nelle eventuali trasformazioni urbanistiche e infrastrutturali è necessario valutare le

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alterazioni al regime delle acque sotterranee e verificare i relativi effetti anche nelle aree limitrofe, eventualmente introducendo adeguati correttivi al progetto di intervento; c) Negli Ambiti degli acquiferi a vulnerabilità molto elevata è necessario approfondire ed evidenziare anche nella relazione geologica del PGT la tematica della permeabilità dei suoli ed introdurre eventuali limitazioni o condizionamenti alle trasformazioni stesse.

Dall’analisi della tavola si evince, inoltre, che sul territorio comunale sono presenti corsi d’acqua (rete idrografica e fontanili) e ambiti di cava (attiva) normati rispettivamente dagli articoli 24 e 41 delle NTA. Si precisa le Norme Tecniche di Attuazione, al Capo II – Difesa del Suolo, dall’Art. 36 all’Art. 41 disciplina con dettaglio gli elementi evidenziati nelle cartografie sopra riportate.

4 INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO, GEOLOGICO ED IDRAULICO

4.1 GEOMORFOLOGIA Il territorio comunale di Cassano d’Adda, sito nella porzione della Provincia di Milano adiacente al fiume Adda, è collocato in un contesto di alta pianura terrazzata caratterizzata da morfologie legate a deposizione fluvioglaciale e fluviale di età quaternaria.

Nell'assetto del territorio spiccano due settori morfologicamente ben distinti, le cui caratteristiche sono di seguito descritte.

PIANA ALLUVIONALE DEL F. ADDA Occupa il settore orientale nel quale insistono la frazione di Cascine San Pietro ed altri nuclei cascinali. L’ambito di piana alluvionale risulta delimitato ad W da una scarpata morfologica acclive ad andamento N-S e NE-SW con dislivelli decrescenti da N a S da 25 a 10-12 m. Al suo interno si distinguono ripiani terrazzati posti a differenti quote altimetriche e localmente delimitati da marcati orli di terrazzo ed in particolare: - Alveo attivo del F. Adda: comprende il corso d’acque e le zone di pertinenza fluviali (aree golenali) potenzialmente inondabili. Il fiume Adda, recapito principale delle acque superficiali e sotterranee, assume un andamento a tratti rettilinei alternato ad anse piuttosto ampie, il tutto caratterizzato da numerose ramificazioni. L'alveo attivo risulta protetto da opere di difesa spondale / regimazione. Il fiume, lungo tutto il suo corso, è regolato da numerosi sbarramenti (dighe), che oltre ad avere un effetto stabilizzante sulle portate di deflusso, hanno dato origine a canali artificiali utilizzati per scopi idroelettrici, irrigui ed industriali. - Area del terrazzo alluvionale intermedio: si colloca immediatamente prossima all’ambito fluviale, presentando debole dislivello rispetto all’alveo attivo (1-3 m) ed è potenzialmente inondabile. In sponda idrografica destra si distingue la piana del Linificio con l’omonimo canale e in sinistra idrografica la piana su cui scorre il Canale Retorto, originato da uno sbarramento sul F. Adda, con

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funzione, in caso di piene eccezionali dell'Adda, di scolmatore indirizzando notevoli quantitativi d’acqua nelle Rogge Pandina e Cremasca; - Area del terrazzo alluvionale superiore: è posta a quote sopraelevate di circa 2-4 m rispetto al terrazzo intermedio al quale si raccorda tramite un orlo di terrazzo, evidente nella parte N e privo di connotazione a S. Presenta morfologia subpianeggante o localmente ondulata, con lievi terrazzamenti secondari ed è solcata da un fitto reticolo di rogge.

PIANA FLUVIOGLACIALE Al margine W della valle del F. Adda e rilevata rispetto ad essa è presente la piana fluvioglaciale, stabile, nella quale insiste l’abitato principale di Cassano d’Adda, assieme alla frazione Groppello. Si caratterizza da morfologia pianeggiante con deboli ondulazioni riferibili a paleoalvei. Rappresenta l’area di appartenenza del Canale Villoresi e del Naviglio Martesana e del reticolo di canalizzazioni da essi derivate.

4.2 GEOLOGIA DI SUPERFICIE E DEL PRIMO SOTTOSUOLO Il rilevamento geologico delle varie aree è stato eseguito alla scala 1:10.000, utilizzando i nuovi criteri stratigrafici per il Quaternario continentale e i termini formazionali definiti dal Gruppo Quaternario - Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Milano (Bini, 1987). Sono stati inoltre utilizzati, a livello cartografico, di descrizioni litologiche e nomenclatura, i dati derivanti dal I.I.T. – Infrastruttura per l’Informazione Territoriale della Regione Lombardia, disponibile in rete, dalla Carta Geologica della Provincia di Bergamo (anno 2000) e dallo studio geologico a supporto del Piano del Governo redatto dal Dott. Geol. Carlo Leoni (anno 2010).

Le unità geolitologiche presenti in affioramento sono di seguito elencate e descritte dalla più recente e superficiale alla più antica (Tav. 1).

UNITÀ POSTGLACIALE (Pleistocene superiore – Olocene) L’unità è costituita da depositi fluviali e di esondazione con profilo di alterazione assente e suolo poco sviluppato, di spessore inferiore al metro. Da un punto di vista litologico, i depositi presentano caratteristiche diverse in funzione della facies sedimentaria di appartenenza: - depositi fluviali, costituiti da alternanze di ghiaie da medio-grossolane a medio fini, a supporto clastico e/o di matrice sabbiosa, e sabbie da fini a grossolane in matrice limosa. - depositi di esondazione, costituiti da limi e limi sabbiosi occasionalmente con clasti sparsi.

UNITA’ DI CANTU’ (Pleistocene Superiore). Corrisponde al Würm superiore degli autori precedenti. L'Unità di Cantù è costituita da depositi fluvioglaciali.

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In genere presenta un profilo di alterazione poco evoluto, non superiore ai 150 cm di spessore. Lungo il fronte di decarbonatazione la maggior parte dei clasti risulta essere non alterata o presenta dei cortex di alterazione non molto sviluppati; talvolta nei livelli superiori l’alterazione può raggiungere una percentuale massima del 50% per quanto riguarda i ciottoli carbonatici e quelli cristallini mentre i ciottoli metamorfici risultano indeboliti. I depositi fluvioglaciali sono costituiti da ghiaie a supporto di matrice sabbiosa, passanti a sabbie limose con strutture da trasporto da correnti trattive (stratificazione, gradazione). I clasti sono arrotondati, eterometrici, con dimensioni variabili tra qualche centimetro e 50 cm, arrotondati e poligenici. Il colore della matrice è compreso nelle pagine 2.5YR e 10YR delle “Munsell Soil Color Charts”.

CEPPO DELL’ADDA (Pleistocene inferiore) Il “Ceppo dell'Adda” è una formazione comprendente conglomerati in facies fluviale, presente alla base dei depositi costituenti i terrazzi fluvioglaciali e costituente l’ossatura della forra dell’Adda.

E’ formata essenzialmente da conglomerati grossolani da debolmente cementati a ben cementati a supporto di clasti, con ciottoli arrotondati e matrice arenacea. I clasti sono poligenici, arrotondati ed eterometrici, con dimensioni massime che giungono sino ai 30 cm. Talvolta si possono osservare dei clasti che presentano delle cavità da dissoluzione. In territorio di Cassano d’Adda il “Ceppo dell’Adda” dà origine a pareti sub-verticali di altezza notevole lungo la sponda destra del fiume Adda. Spesso si trova in condizioni di intensa fratturazione dando vita a sede di abbondanti risorse d’acqua. --- In. Tav. 1 è stata inoltre riportata lungo la sponda idrografica destra del F. Adda una fascia caratterizzata da depositi di versante a copertura delle unità geologiche, costituiti da ghiaie massive a supporto di matrice limoso sabbiosa o di clasti.

4.3 IDROGRAFIA

Il territorio comunale di Cassano d’Adda è attraversato da un fitto reticolo idrografico, di tipo naturale ed artificiale, alquanto complesso e peculiare. Per la descrizione del reticolo idrografico si è fatto riferimento allo studio geologico a supporto del Piano del Governo redatto dal Dott. Geol. Carlo Leoni e al documento inerente l’individuazione del reticolo minore e delle fasce di rispetto in adeguamento alla d.g.r. n. 7/7868 del 25 gennaio 2002 e s.m.i. redatto dallo Studio Ambientale del Dott. Bosco Nino. Il corso d’acqua naturale principale è costituito dal Fiume Adda che attraversa il territorio comunale in senso NNE-SSW e presenta andamento alternante da rettilineo ad ampie anse. La costruzione di diversi sbarramenti artificiali nel corso degli anni ha dato origine a numerose diramazioni che vengono utilizzate per scopi diversi: irriguo, idroelettrico ed industriale.

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Ulteriori elementi idrografici principali di tipo artificiale sono il Canale Muzza, Canale Villoresi ed il Naviglio Martesana.

Il territorio in sponda destra dell’Adda è attraversato dal Naviglio Martesana che nasce nel comune di Trezzo D’Adda e dal Canale Villoresi. Le numerose prese irrigue sui due corsi d’acqua di matrice antropica, danno poi origine ad un fitto reticolo di rogge e canali utilizzati soprattutto durante il periodo estivo per fine irriguo. La porzione di territorio comunale compresa tra la scarpata fluviale dell’Adda ed il limite amministrativo orientale è caratterizzata da numerosi corsi d’acqua facenti parte del reticolo idrografico minore di competenza di consorzi di bonifica e / o di privati. Si tratta di piccole rogge o canali artificiali che si originano nei pressi del fiume Adda o da prese irrigue del Naviglio Martesana.

4.3.1 Reticolo idrografico Principale e di Bonifica 2

4.3.1.1 Fiume Adda L’Adda é per lunghezza il quarto fiume italiano, nasce sopra Bormio in Valtellina e dopo circa 130 km si immette nel lago di Como. Percorre tutto l’asse del lago per circa 50 km e ne esce attraverso uno sbarramento artificiale di regolazione costituito dalla diga di Olginate operativa dal 1946. La diga é costituita da dieci pile a gravità con otto luci a paratoia metallica alte 4 metri e lunghe 14 metri ciascuna. La soglia dello sbarramento si trova esattamente a 195 metri s.l.m. La regolazione delle acque in uscita dal lago ha permesso da un lato la creazione di numerose opere di derivazione e dall’altro lato la creazione di un bacino con una notevole riserva d’acqua. Occorre dire che il bacino idrografico raccoglie le acque di un regime pluviometrico abbondante, che però non coincide con le esigenze degli utenti delle derivazioni, per cui la regolazione assume un valore ancora più importante perché consente di conservare le acque del disgelo primaverile per le irrigazioni estive. Per dare un’idea delle proporzioni, con un’ escursione di 1,70 metri dal livello di soglia si possono immagazzinare 250 milioni di mc. d’acqua. Gli effetti della regolazione vengono messi in luce maggiormente per la potenzialità di mitigare le piene e alleviare i periodi di magra.

Il bacino dell'Adda nel suo complesso ha una superficie di circa 7.927 km2 (fino alla confluenza nel F.Po), per il 94% circa in territorio italiano e per il rimanente 6% in territorio svizzero. Complessivamente il bacino si trova per il 79% in ambito montano e per il 21% in pianura; la parte italiana del bacino si trova per l'81% in ambito montano e per il 19% in pianura. La quota in territorio italiano di questo bacino costituisce l’11% della superficie complessiva del bacino del fiume Po.

2 Paragrafi desunto dallo “STUDIO GEOLOGICO A SUPPORTO DEL PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO” – Dott. Geol. Carlo Leoni (2010)

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Volendo distinguere il bacino imbrifero dell’Adda in sottobacini, distinguiamo:

• bacino dell’Adda sopralacuale (Valtellina e Valchiavenna); • bacino del lago di Como; • bacino dell’Adda sottolacuale; • bacino del Brembo.

L’area che più specificatamente riguarda il presente studio si colloca nel sottobacino dell’Adda sottolacuale, trovandosi all’incirca 33 Km a valle della diga di Olginate, che costituisce l’elemento di chiusura e di regolazione del lago di Como.

L’Adda sottolacuale, oltre a ricevere gli afflussi del Brembo e del Serio, è alimentato da un bacino di pianura di incerta definizione, in relazione alla rete di canali e corsi d’acqua minori fittamente sviluppati che determinano interscambi con i bacini limitrofi. Un ruolo importante nell’analisi della fenomenologia delle piene che interessano il territorio di Cassano lo gioca il fiume Brembo, il quale scorre nella zona occidentale della provincia di Bergamo con direzione nord-sud e confluisce in Adda poco a monte dell’area di studio.

Assetto morfologico e idraulico L’asta dell’Adda sottolacuale è in generale suddivisibile in tronchi omogenei per caratteristiche geometriche, morfologiche e idrauliche:

• L’Adda sottolacuale, dall’abitato di Brivio alla confluenza del fiume Brembo, scorre profondamente incassato tra alti terrazzi, con andamento sinuoso e struttura d’alveo monocursale; l'andamento planimetrico non ha subito variazioni significative recenti; si osserva la presenza di barre longitudinali e isole semi-stabili. Il corso d’acqua alimenta diverse centrali idroelettriche, tramite opere di derivazione situate in alveo. Esso viene attraversato da infrastrutture viarie di notevole importanza fra le quali si annovera l’autostrada Milano-Venezia (A4) e la linea ferroviaria Milano-Bergamo. • Dalla confluenza del Brembo all’abitato di Rivolta d'Adda, l’alveo è monocursale meandriforme con caratteristiche abbastanza stabili, con curvature poco accentuate e presenza di formazioni alluvionali alimentate dall’apporto del Brembo (costituite in massima parte da ciottoli e ghiaia grossolana). La sezione dell’alveo inciso ha larghezza media di circa 200 m e altezza media di circa 6 m. Gli accumuli di materiale d’alveo spesso comportano condizioni di deflusso irregolari, con conseguenti possibili fenomeni di instabilità morfologica localizzata. Sovente si rilevano modificazioni nell'assetto delle aree golenali; in particolare si segnala la perdita di ambienti palustri, in sponda idrografica destra a Fara ed in sponda sinistra a Cassano. • Nel complesso l’erosione spondale, per il corso d’acqua dell’Adda sublacuale, risulta quasi del tutto assente, e comunque con incidenza minima sull’assetto

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morfologico, anche garantito dalla presenza frequente di opere di sistemazione idraulica.

Per quanto riguarda la tendenza evolutiva del corso d’acqua, tratta dal già citato documento P.A.I. (“Linee generali di assetto idraulico ed idrogeologico nel bacino dell’Adda sottolacuale”), risulta che il fiume Adda sublacuale, fino a Lodi, non è interessato da evidenti abbassamenti del fondo alveo, anche in relazione alla diffusa presenza di opere trasversali che hanno effetto stabilizzante (come ad esempio le traverse di S.Anna e Cassano).

Utilizzazioni idroelettriche Da Olginate a Vaprio si rinvengono diverse utilizzazioni delle acque dell’Adda, di cui diamo un breve cenno: Impianto di Calusco: in riva sinistra deriva una portata max di mc/s. 70, media mc/s. 40. Impianto di Paderno: in riva destra deriva una portata max di mc/s. 51, media mc/s. 32. Impianto di Cornate: in riva destra deriva una portata max di mc/s. 80, media mc/s. 72. Impianto di Trezzo: in riva destra deriva una portata max di mc/s. 160, media mc/s. 120. Impianto di Vaprio: in riva destra deriva una portata max di mc/s. 130, media mc/s. 88, utilizzando anche il primo tratto del Canale Martesana. Impianto di Crespi: in riva sinistra deriva una portata max di mc/s. 60, media mc/s. 19. Impianto di Fara: in riva sinistra deriva una portata max di mc/s. 65, media mc/s. 38, dal quale si deriva la Roggia Vailata. Impianto di Cassano: costruito nel 1840. L’impianto in riva destra deriva una portata max di mc/s. 140, media mc/s. 95.

La portata é ripartita in due sezioni, l’85% circa é convogliata alla presa del Canale Muzza e il restante 15% é convogliata nell’invaso del Canale Retorto per alimentare il canale stesso.

Utilizzazioni irrigue Canale Pasinetti: é l’utilizzazione più recente attiva dal 1988, in riva sinistra deriva una portata massima di mc/s. 10 da giugno settembre. Canale Martesana: in riva destra deriva una portata massima di mc/s. 32 estivi e 30 invernali. Roggia Vailata: in riva sinistra deriva una portata massima di mc/s. 8 estivi e 2 invernali. Canale Retorto: in riva sinistra deriva una portata massima di mc/s. 18 estivi e 6 invernali. Questo Canale che nasce nel territorio di Cassano si divide subito in Roggia Pandina e Roggia Cremasca. Roggia Rivoltana: in riva sinistra deriva una portata massima di mc/s. 7 da giugno a settembre e mc/s. 2 nei mesi invernali.

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Canale Muzza: nato per scopi irrigui il canale offre le sue acque anche per scopi industriali per il raffreddamento di impianti termoelettrici e per scopi idroelettrici.

L’insieme delle derivazioni utilizza 230 mc/s. nel periodo estivo e circa 150 mc/s. nel periodo invernale.

4.3.1.2 Canale Muzza Il Canale della Muzza è una diramazione del fiume Adda. Inizia il suo percorso a Cassano d'Adda tramite un manufatto artificiale particolare: a nord del centro abitato, dal fiume Adda si dirama il canale Linificio, che serviva l'antica filanderia del paese. Successivamente in località Cascate una diga alimenta il proseguimento dell'Adda naturale, di portata inferiore ai 40m3/s, mentre il resto delle acque, già definibile come Muzza, prosegue ricevendo le acque del Linificio. Muzza e Adda proseguono parallelamente al di sotto del ponte di Cassano, che sorregge la strada padana superiore, e una diga del tipo scolmatrice dà origine allo scolmatore Ferdinando, riportando all’Adda una gran quantità di acqua. Dopo il primo scolmatore, altri tre canali riportano immediatamente acqua all'Adda mentre la Muzza entra nel comune di passando sotto al ponte di Albignano e successivamente a quello stradale della Rivoltana, dopodiché riceve le acque del Molgora. Dalla confluenza del Molgora il canale entra in provincia di Lodi, comune di Merlino, ma di fatto continuerà a spostarsi tra le province di Milano e Lodi, segnandone a tratti il confine, tra i comuni di e per la provincia di Milano e Merlino e Comazzo a Lodi. Successivamente il Muzza entra a Paullo fino ad arrivare alla chiusa di Paullo. Qui il canale riceve le acque della Muzzetta e di altre due rogge, ma principalmente troviamo la diramazione del colatore Addetta che porterà le acque fino a nel Lambro. Qui termina l'antico corso della Muzza, probabilmente quello di origine naturale, e inizia quello artificiale costruito dai lodigiani nel XIII secolo. Mentre l'Addetta prosegue in linea retta con il precedente corso della Muzza, la parte nuova del canale vira di 90° verso sud-est, affronta una diga con cascata presso il parco Muzza di Paullo e prosegue definitivamente all’interno della provincia di Lodi, nel comune di Mulazzano, Tavazzano con Villavesco e di Lodi Vecchio, riattraversa la via Emilia a Muzza Piacentina per proseguire quasi in linea retta fino a Bertonico reimmettendosi nel fiume Adda nei pressi di Castiglione d'Adda.

4.3.1.3 Naviglio Martesana Il Naviglio Martesana è un canale artificiale largo dai 9 ai 18 metri, profondo da uno a 3 metri e lungo circa 38 km (di cui alcuni interrati) che collega Milano con il fiume Adda dal quale riceve le acque nei pressi di Trezzo sull'Adda. Nel suo percorso attraversa i territori dei comuni di Trezzo sull'Adda, Vaprio d'Adda, Cassano d'Adda, , , , Gorgonzola, , Cassina de' Pecchi, Cernusco sul Naviglio, . In passato transitava dalla fossa dell'Incoronata e dal laghetto di San Marco e alimentava la fossa interna dei navigli, attualmente, dopo la confluenza con il

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torrente Seveso dà origine, nei pressi di Porta Nuova al Cavo Redefossi che scorre sotto i viali della cerchia dei bastioni fino a Porta Romana, segue corso Lodi e finisce in un condotto, coperto da poco, parallelo alla via Emilia fino a confluire nel Lambro. Nel 1970 la competenza sulla gestione e tutela del naviglio è passata dallo Stato alla Regione Lombardia e nel 1980 è stato presentato un primo progetto (rimasto sulla carta) di valorizzazione e recupero.

4.3.2 Reticolo idrografico secondario (di competenza di consorzi di bonifica e/o privati)3

Il reticolo idrografico secondario deriva le acque del reticolo principale ed è formato da 27 strutture con sviluppo lineare su tutto il territorio comunale. Il sistema a rete è composto da piccole e medie rogge che si sviluppano a maglie regolari con sezioni trapezoidali con scorrimento verso sud. Le reti sono alimentate direttamente o indirettamente dalle acque del fiume Adda attraverso strutture di derivazione diretta o per sollevamento meccanico ad eccezione del Canale Villoresi. Il reticolo idrografico presente nella zona ovest di Cassano d’Adda, a causa della espansione urbanistica e della modifica di destinazione d’uso da agricolo ad insediativo di molte aree, è stato in gran parte intubato. Il sistema irriguo ubicato nella zona est di Cassano d’Adda non ha subito importanti modificazioni strutturali e continua la sua funzione irrigua. Esso presenta brevi tratti chiusi soprattutto per attraversamenti o piccole coperture. Il sistema idrico delle due aree territoriali (area ovest Adda ed area est Adda) presenta i seguenti aspetti:

Area Ovest Adda: In questa area, delimitata a nord dal canale San Bartolomeo, ad est dalla scarpata dell’Adda, a sud dai comuni di ed Inzago sono presenti le seguenti rogge13 rogge che ricevono le acque dal Fiume Adda attraverso il Canale Villoresi e il Canale Martesana. Per la denominazione e competenza di tali rogge si rimanda al paragrafo 2.3.

3 Paragrafo desunto dallo “STUDIO GEOLOGICO A SUPPORTO DEL PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO” – Dott. Geol. Carlo Leoni (2010)

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Area Est Adda: Nell’area alluvionale ad est del fiume Adda sono state individuate 14 rogge che si originano direttamente dal fiume Adda, ad eccezione del Cavo Carini che è alimentato da un fontanile. L’idrografia di questo territorio è notevolmente condizionata dal Fiume Adda e dalle sue escursioni di livello. Per la denominazione e competenza di tali rogge si rimanda al paragrafo 2.3.

4.4 STUDIO DI APPROFONDIMENTO IDRAULICO

L’Amministrazione Comunale di Cassano d’Adda in data novembre 2012 si è dotata di uno studio idraulico di dettaglio del fiume Adda in territorio comunale di Cassano d’Adda, redatto dagli Scriventi, finalizzato alla valutazione delle condizioni di rischio nelle aree classificate come Fascia A e B del PAI ricadenti all’interno del centro edificato (ai sensi dell’Art. 39, comma 2 delle NdA del PAI).

La valutazione è stata condotta secondo le metodologie contenute nell’Allegato 4 “Procedure per la valutazione e la zonazione della pericolosità e del rischio da esondazione” alla D.g.r. IX/2626 del 30/11/2011 per un tempo di ritorno di 200 anni, corrispondente al tempo di ritorno della piena di riferimento utilizzato per il tracciamento della fascia B.

Lo studio si è articolato nelle seguenti fasi procedurali: • analisi degli studi idraulici pregressi allo scopo di acquisire dati di carattere tecnico utili all’elaborazione dello studio (valori di portata, assetto idraulico dei corsi d’acqua, aree inondabili ecc.); • rilievo geomorfologico di dettaglio delle sponde fluviali del tratto interessato e di un adeguato intorno, supportato dalla base aerofotogrammetrica del comune di Cassano d’Adda; • rilievo topografico delle sezioni idrauliche di interesse con aggancio delle quote all’aerofotogrammetrico comunale. La scelta delle sezioni ha tenuto conto, oltre che delle criticità riscontrate tramite sopralluoghi tecnici, dei risultati dello “Studio di fattibilità della sistemazione idraulica del fiume Adda nel tratto da Olginate alla confluenza in Po, del fiume Brembo nel tratto da Lenna alla confluenza in Adda e del fiume Serio nel tratto da Parre alla confluenza in Adda” redatto da Montgomery Watson SpA (MWH) in data giugno 2003; • rilievo del profilo fluviale per un tratto sufficiente alla definizione della pendenza media dell’asta; • determinazione, sulla base dei dati idrologici ed idraulici degli studi sopramenzionati, delle portate al colmo per un tempo di ritorno di 200 anni e valutazione dei relativi tiranti idrici in condizioni di moto permanente; • verifica idraulica in corrispondenza del valore di portata idraulica (Q=2000 mc/s per TR =200 anni) considerando diversi scenari; • definizione delle aree esondabili tramite il confronto tra i livelli di piena ottenuti e la superficie topografica; zonazione della pericolosità in funzione del tirante idrico e della velocità di scorrimento.

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• individuazione, all’interno delle aree esondabili, delle zone appartenenti alle diverse classi di rischio (da moderato a molto elevato), con l’indicazione degli interventi di mitigazione necessari a rendere compatibile l’uso del suolo, attuale e previsto dalla pianificazione comunale, con le condizioni di rischio esistenti.

Lo studio, a cui si rimanda per gli aspetto di dettaglio, è integralmente riportato in All. 3 alla presente relazione. Nel successivo paragrafo si riportano le conclusioni dello studio relative alla zonazione della pericolosità e del rischio idraulico.

4.4.1 Zonazione della pericolosità e del rischio La definizione delle classi di rischio è stata condotta a partire dalle modalità di propagazione dell’onda di piena determinate dalla verifica idraulica e secondo le direttive contenute nell’allegato 4 alla D.G.R. n. IX/2616 del 30/11/11. Inoltre si è tenuto conto delle definizioni di rischio suggerite dal PAI (art. 7 delle NdA del PAI) e di seguito riportate: • R1 (rischio moderato): possibili danni sociali ed economici marginali; • R2 (rischio medio): possibili danni minori agli edifici e alle infrastrutture che non pregiudicano l’incolumità delle persone, l’agibilità degli edifici e lo svolgimento delle attività socio-economiche; • R3 (rischio elevato): possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi e l’interruzione delle attività socio-economiche, danni al patrimonio culturale; • R4 (rischio molto elevato): possibile perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici e alle infrastrutture, danni al patrimonio culturale.

Il particolare le classi di rischio vengono identificate attraverso l’incrocio del grado di pericolosità (H) e dalla relativa classe di danno potenziale (E).

Il criterio utilizzato per valutare il grado di pericolosità (H) è basato sui valori del tirante idrico (h) e della velocità (v), derivanti dalla simulazione idraulica effettuata in corrispondenza di un tempo di ritorno di 200 anni (Figura 4.1).

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Figura 4.1 – Zonazione della pericolosità (Par. 3.4, All. 4, D.G.R. n° IX/2616 del 30/11/11)

Le classi del danno potenziale (E) vengono determinate in funzione degli elementi a rischio contenuti (Tabella 4.1).

Tabella 4.1 – Classi di danno potenziale (Par. 3.5, All. 4, D.G.R. n° IX/2616 del 30/11/11)

Ponendo, a favore di sicurezza, la vulnerabilità (V) pari a 1, il rischio idraulico deriva dall’intersezione tra la pericolosità e il danno potenziale come di seguito riportato:

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Tabella 4.2 – Classificazione del rischio (Par. 3.5, All. 4, D.G.R. n° IX/2616 del 30/11/11)

L’individuazione della classe di rischio, relativo al territorio di Cassano d’Adda, è stata effettuata per tutte le aree appartenenti al centro edificato interne alla fascia A e B. In particolare sono state individuate 7 tipologie di aree omogenee per caratteristiche morfologiche e idrauliche e con medesima classe di pericolosità e danno potenziale (si veda tavola 4 allegata alla relazione idraulica).

Tipologia Classe di Classe di Principali caratteristiche area pericolosità (H) danno (E) Aree interne alla fascia A, storicamente non esondate e non protette da difese 1 H2 E4 spondali. Il rischio di allagamento è legato a eventi intensi estremi Aree comprese tra la fascia A e B, storicamente non esondate e non 2 H2 E4 protette da argini. Il rischio di allagamento è legato a eventi intensi estremi Aree comprese tra la fascia A e B protette da difese spondali e non direttamente interessate 3 H1 E4 dall’esondazione del corso d’acqua. I possibili allagamenti sono legati ad eventuali cedimenti o sormonto degli argini del canale Rusca/Muzza. Area compresa tra la fascia A e B, interessata da allagamenti con tiranti prossimi o inferiori a 1 metro e velocità 4 H2 E4/E3 ridotte legate alla tipologia di esondazione. I possibili allagamenti sono legati ad eventuali cedimenti o sormonto degli argini del canale Rusca. Area attrezzata di interesse comune compresa tra la fascia A e B; interessata 5 H3 E3 da allagamenti con tiranti compresi tra 1 e 2 metri e velocità ridotte legate alla

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Tipologia Classe di Classe di Principali caratteristiche area pericolosità (H) danno (E) tipologia di esondazione. I possibili allagamenti sono legati ad eventuali cedimenti o sormonto degli argini del canale Rusca. Area interna alla fascia A interessata da 6 H3 E4 allagamenti con tiranti compresi tra 1 e 2 metri e velocità superiori a 1,5 m/s. Area interna alla fascia A caratterizzata 7 H4 dalla presenza del fosso di guardia

L’incrocio tra la classe di pericolosità e la classe di danno permette l’identificazione di 4 classi di rischio: • R2 – rischio medio: il rischio di esondazione è legato alla mancanza di difese spondali o a possibili cedimenti degli argini del canali Muzza (tipologici 1, 2, 3); • R2* - rischio elevato: il rischio di esondazione è legato a possibili cedimenti o sormonti degli argini del canale Rusca con tirati massimi pari a 1 metro(tipologici 3, 4); • R3* - rischio elevato: il rischio di esondazione è legato a possibili cedimenti o sormonti degli argini del canale Rusca con tirati compresi tra 1 e 2 metri (tipologico 5). • R4 – rischio molto elevato: il rischio di esondazione è legato all’assetto morfologico locale e alla mancanza di difese spondali (tipologico 6, 7)

Le classi R2* e R3* sono declassabili a R1 in quanto le condizioni di rischio sono mitigabili a seguito della realizzazione di interventi di difesa attivi e rimodellazioni morfologiche necessarie ad incrementare le condizioni di sicurezza di aree adibite a servizi pubblici e oggetto di recupero urbanistico. Si ritiene che tali interventi possano essere ammissibili, anche in fascia B PAI, in quanto essi non comportano modifiche apprezzabili al naturale deflusso della piena di riferimento e non inducono modificazioni significative della capacità di invaso della piana alluvionale fluviale. Inoltre gli interventi non sono previsti al fine di ridurre il rischio idraulico connesso alla piena dell’Adda ma il rischio derivante dalla presenza di manufatti idraulici legati alla presenza del canale ad uso idroelettrico.

5 INQUADRAMENTO METEO-CLIMATICO Il comune di Cassano d’Adda è situato nella pianura Milanese, a est di Milano e al confine con la provincia di Bergamo. Le principali caratteristiche fisiche di quest’area sono la spiccata continentalità, il debole regime di vento e la persistenza di condizioni di stabilità atmosferica. Dal punto di vista dinamico, la presenza della barriera alpina influenza in modo determinante l’evoluzione delle perturbazioni di origine atlantica, determinando la prevalenza di situazioni di occlusione e un generale disaccoppiamento tra le circolazioni nei bassissimi strati e quelle degli strati superiori.

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Il clima che caratterizza il territorio di Cassano d’Adda è di tipo prettamente continentale, caratterizzato da inverni piuttosto rigidi ed estati calde, l’umidità relativa dell’aria è sempre piuttosto elevata. Le precipitazioni, di norma, sono poco frequenti e concentrate in primavera e autunno. La ventilazione è scarsa in tutti i mesi dell’anno.

Al fine di inquadrare la situazione meteo-climatica dell’area di studio si sono considerati i parametri relativi alla temperatura dell’aria e alle precipitazioni, di cui sono disponibili i valori numerici in serie storica misurati nella stazione idrotermopluviometrica dislocata nel comune di Trezzo sull’Adda, a nord di Cassano d’Adda.

I dati utilizzati per le elaborazioni dei grafici e riportati nelle tabelle seguenti sono quelli contenuti nella banca dati di A.R.P.A. Lombardia (http://www.arpalombardia.it/meteo). Si è scelta una serie storica di undici anni, dal 2001 al 2011, che comprende anche i primi sete mesi del 2012.

5.1 TEMPERATURA DELL’ARIA L’andamento della temperatura dell’aria mostra i tipici andamenti stagionali dell’area padana: • nella stagione estiva: temperatura media di circa 23°C; • nella stagione invernale: temperatura media di circa 4°C.

Si riporta, nel seguito, sia la tabella che il grafico dell’andamento stagionale delle temperature medie relative agli anni scelti.

Tabella 5.1 – Temperature medie mensili [°C]: Trezzo sull’Adda Anno 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Gennaio 0.55 2.20 2.15 0.77 0.05 5.34 4.21 -2.12 1.48 n.p. 2.29 Febbraio 3.68 5.32 1.79 3.80 2.11 2.89 6.55 5.00 4.24 4.24 n.p. 0.77 Marzo 9.44 10.88 9.40 7.39 8.07 7.51 10.69 9.39 9.23 8.46 n.p. 12.02 Aprile 11.69 12.66 12.26 12.74 11.90 13.29 17.00 12.02 14.08 13.72 n.p. 12.09 Maggio 18.89 17.13 20.11 16.23 18.86 18.05 19.82 17.77 19.49 17.35 n.p. 17.79 Giugno 22.16 23.26 26.20 22.09 24.43 23.14 22.10 21.49 23.54 n.p. n.p. 23.33 Luglio 23.60 22.88 25.59 24.18 24.08 26.95 25.47 23.63 24.94 n.p. n.p. 25.31 Agosto 24.83 21.90 27.76 23.77 21.55 21.54 23.38 23.99 26.21 n.p. 24.17 Settembre 16.27 17.39 19.06 19.89 19.06 21.00 18.06 18.06 21.12 n.p. 21.47 Ottobre 15.38 13.38 11.45 14.31 13.02 15.02 13.04 14.23 13.53 n.p. 13.64 Novembre 5.95 9.49 8.18 7.87 6.14 9.07 6.86 7.46 9.42 n.p. 7.04 Dicembre 0.56 4.64 3.95 4.00 1.12 4.96 2.27 2.15 2.62 n.p. 3.77 n.p. Dato non registrato: stazione non funzionante

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TEMPERATURE MEDIE MENSILI Stazione di Trezzo sull'Adda (Periodo 2001-2012) 28

26 2000 2001 24 2002 2003 22 2004 20 2005 2006 18 2007 16 2008 2009 14 2010 2011 12

10 Temperatura [°C] Temperatura 8

6

4

2

0

-2

Figura 5.1 – Temperature mensili medie [°C] nel periodo 2001-2012

5.2 PRECIPITAZIONI Per quanto riguarda il regime pluviometrico, le precipitazioni sono abbastanza abbondanti, con un dato di altezza di precipitazione totale annuo medio di circa 860 mm. I valori annuali più frequenti oscillano tra 600 e 800 mm, come osservabile nella Figura 5.2, con dei picchi importanti nel trienno 2008-2010.

Tabella 5.2 - Precipitazioni mensili medie [mm]: Trezzo sull’Adda Anno 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Gennaio 0.00 14.20 21.60 21.80 13.20 20.00 39.20 116.20 87.40 73.80 50.60 40.80 Febbraio 7.20 73.00 0.20 54.60 17.40 25.00 23.00 45.40 131.40 219.60 84.80 23.00 Marzo 162.60 14.20 3.40 36.80 31.40 18.80 19.20 31.20 131.20 77.40 141.00 26.60 Aprile 81.20 24.00 26.00 59.20 97.80 51.20 17.40 139.80 199.00 90.40 9.20 209.60 Maggio 102.00 120.20 29.20 30.60 54.40 48.00 107.00 194.20 14.40 181.20 83.20 139.80 Giugno 24.00 27.80 32.40 12.20 33.40 7.80 95.00 122.40 76.40 114.20 126.40144.20 Luglio 70.00 64.80 32.80 25.20 114.60 36.60 10.20 59.60 186.00 83.40 90.80 1.00

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Agosto 33.60 51.00 9.80 32.40 126.80 199.00 65.60 37.80 38.80 168.80 62.60 Settembre 56.60 76.60 14.20 20.00 160.40 76.80 150.20 104.80 62.00 178.00 97.80 Ottobre 72.40 11.60 81.20 56.40 65.40 34.40 55.80 99.20 87.80 223.80 56.40 Novembre 25.40 162.80 58.00 109.20 47.80 18.60 97.00 195.60 146.40 258.40 107.20 Dicembre 2.20 31.00 42.80 62.60 67.20 84.40 3.60 163.60 156.80 199.00 22.20 Cumulata 637.20 671.20 351.60 521.00 829.80 620.60 683.20 1309.80 1317.60 1868.00 932.20 585.00

PRECIPITAZIONI ANNUE Stazione di Trezzo sull'Adda (Periodo 2001 - 2012) 2000 Gennaio 1900 Febbraio 1800 Marzo 1700 Aprile 1600 Maggio Giugno 1500 Luglio 1400 Agosto 1300 Settembre 1200 Ottobre Novembre 1100 Dicembre 1000 900 800 Precipitazione [mm] Precipitazione 700 600 500 400 300 200 100 0

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Anno Figura 5.2 - Precipitazioni mensili medie [mm] nel periodo 2001-2012

Per quanto riguarda la distribuzione annuale, le precipitazioni sono tendenzialmente concentrate nei mesi primaverili ed autunnali, come osservabile nel grafico seguente (Figura 5.3), presentando un massimo ben marcato nel mese di agosto seguito dai mesi di settembre, aprile e maggio.

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200

180

160

140

120

100 ecipitazione [mm] ecipitazione

r 80 P

60

40

20

0

Figura 5.3 - Distribuzione delle precipitazioni medie mensili

5.3 EVENTI PLUVIOMETRICI INTENSI ED ESTREMI Per determinare il regime delle piogge intense nel comune di Cassano d’Adda si è proceduto all’analisi della pluviometria della zona interessata; in particolare si è fatto riferimento a quanto indicato dal Piano Stralcio per l’Assetto idrogeologico (PAI) dell’Autorità di Bacino fiume Po che allega le analisi sulla distribuzione spaziale delle precipitazioni intense nella “Direttiva sulla piena di progetto da assumere per le progettazioni e le verifiche di compatibilità idraulica”.

Attraverso l’elaborazione statistica delle misure di precipitazione registrate per varie durate degli eventi dalle stazioni di misura esistenti, è possibile stimare le linee segnalatrici di probabilità pluviometrica che danno il valore dell’altezza di pioggia prevista in un dato punto per una data durata, ad un assegnato tempo di ritorno T (ossia per una data probabilità di accadimento dell’evento).

Comunemente tali curve sono espresse da una legge del tipo:

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hT (d ) = aT (d^ nT ) dove per altezza h di pioggia (espressa in mm) si intende l’altezza della colonna d’acqua che si formerebbe su una superficie orizzontale e impermeabile in un certo intervallo di tempo (durata d della precipitazione); nella relazione i parametri a e n dipendono dal tempo di ritorno T considerato.

Per l’analisi di frequenza delle piogge intense nei punti privi di misure dirette, l’Autorità di Bacino del fiume Po ha condotto un’interpretazione spaziale dei parametri a e n delle linee segnalatrici, suddividendo l’intero bacino del Po in celle di 2 km di lato e individuando un valore dei suddetti parametri per ogni cella.

In questo modo è possibile calcolare, per ciascun punto del bacino, a meno dell’approssimazione dovuta alla risoluzione spaziale della griglia di discretizzazione, le linee segnalatrici di probabilità pluviometrica per tempi di ritorno di 20, 100, 200 e 500 anni.

Il territorio del comune di Cassano d’Adda ricade nelle celle DP78, DQ78, DR78, DP79, DQ79, DR79, DO80, DP80, DQ80, DR80, DP81, DQ81 E DR81 come visibile nella Figura 5.4.

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Figura 5.4 – Celle a cui appartiene il territorio di Cassano d’Adda

Nella tabella seguente si riportano i valori dei parametri delle linee segnalatrici per tempi di ritorno T di 20, 100, 200 e 500 anni per le celle sopra indicate, così come vengono riportati nell’allegato 3 della “Direttiva sulla piena di progetto da assumere per le progettazioni e le verifiche di compatibilità idraulica” del PAI.

I valori indicati costituiscono riferimento per le esigenze connesse a studi e progettazioni che per dimensioni e importanza non possano svolgere direttamente valutazioni ideologiche più approfondite a scala locale.

Tabella 5.3 - Distribuzione spaziale delle precipitazioni intense - Parametri delle linee segnalatrici di probabilità pluviometrica per tempi di ritorno di 20, 100, 200 e 500 anni (allegato 3 della Direttiva sulla piena di progetto da assumere per le progettazioni e le verifiche di compatibilità idraulica)

Coordinate E Coordinate N a n a n a n a n Cella UTM celle di UTM celle di calcolo calcolo T=20 T=20 T=100 T=100 T=200 T=200 T=500 T=500 DP78 539000 5045000 56.39 0.223 74.86 0.209 81.96 0.204 92.06 0.200 DQ78 541000 5045000 56.33 0.219 74.92 0.205 82.02 0.200 92.17 0.195

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DR78 543000 5045000 56.28 0.215 74.97 0.201 82.06 0.196 92.95 0.191 DP79 539000 5043000 56.43 0.219 75.07 0.204 82.20 0.199 92.38 0.195 DQ79 541000 5043000 56.49 0.215 75.33 0.201 82.46 0.196 92.73 0.191 DR79 543000 5043000 56.59 0.212 75.62 0.197 82.76 0.192 93.11 0.187 DO80 537000 5041000 56.22 0.220 74.73 0.206 81.84 0.201 91.95 0.197 DQ80 541000 5041000 56.45 0.213 75.40 0.198 82.54 0.193 92.86 0.188 DR80 543000 5041000 56.67 0.210 75.87 0.194 83.05 0.189 93.48 0.184 DP81 539000 5039000 56.11 0.215 74.82 0.200 81.93 0.195 92.13 0.190 DQ81 541000 5039000 56.25 0.212 75.18 0.197 82.31 0.191 92.61 0.186 DR81 543000 5039000 56.50 0.208 75.68 0.193 82.84 0.187 93.26 0.182

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6 INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO 6.1 STATO DI FATTO DELLE FONTI DI APPROVVIGIONAMENTO Il pubblico acquedotto di Cassano d’Adda dispone attualmente delle seguenti fonti di approvvigionamento idrico in gestione ad Amiacque S.p.A., le cui principali caratteristiche sono riassunte nella Tabella 6.1. I dati relativi alle caratteristiche di portata dei pozzi, alla disponibilità idrica dell’acquedotto, al tracciato della rete, ai sollevati annuali, ai fabbisogni e al bilancio idrico sono stati acquisiti da Amiacque s.r.l.

Tabella 6.1– Caratteristiche dei pozzi CAP del comune di Cassano d’Adda

PORTATA PORTATA PROF. FILTRI COD. SIF N.ID. LOCALITÀ ANNO ATTUALE FUTURA NOTE (M) (M) (L/S) (L/S)

Muzza 1° - V. 0150590001 1 Rimembranze – 5 1952 36 40 In esercizio Martiri Muzza 2° - V. da 31.65 a 56.05 0150590002 2 Rimembranze – 5 1956 105.00 0 Fermo per pescante m Martiri

0150590003 3 Serbatoio 1962 71.20 da 30 a 63 m 42 42 In esercizio

Via L. Da Vinci – In esercizio. 0150590004 4 1970 80.00 da 31 a 75 m 46 46 Cristo Risorto Trattamento UVA Via Giovanni 0150590005 5 1983 104.5 da 31.5 a 52.5 m 28 30 In esercizio XXIII - Groppello Centro sportivo polivalente - 0150590006 6 1993 101.00 da 56 a 67 m 33 35 In esercizio Europa

PORTATA 185 193

L’acquedotto di Cassano alimenta l’acquedotto di Vaprio d’Adda per la seguente aliquota di portata:

INTERCONNESSIONI portata attuale portata futura Comune nota (l/s) (l/s)

Vaprio -7 -10

-7 -10

La disponibilità idrica complessiva di Cassano d’Adda è riassunta nel seguente schema:

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TOTALE DISPONIBILITA' portata attuale portata futura (l/s) (l/s) 178 183

Il tracciato della rete acquedottistica è illustrato in Tav. 5.

Nelle seguenti tabelle vengono riportati i dati di sollevato nell’arco del quinquennio 2007-2011 per singolo pozzo e complessivi, alcune informazioni di carattere gestionale dell’acquedotto e in termini di fabbisogno idropoptabile.

Tabella 6.2 – Metri cubi sollevati da ogni pozzo sollevato sollevato sollevato sollevato sollevato n. id. Impianto 2007 2008 2009 2010 2011 mc mc mc mc mc pozzo 1 Muzza 1.165.994 1.189.960 1.123.122 1.128.047 1.124.611 pozzo 3 Serbatoio 284.190 211.991 240.491 200.004 192.674 pozzo 4 Cristo Risorto 737.213 614.389 737.876 663.998 473.576 pozzo 5 Groppello 658.928 928.872 745.850 705.945 650.634 pozzo 6 Centro Sportivo 434.852 443.324 410.727 449.395 633.322 Sollevato complessivo 3.281.177 3.388.536 3.258.066 3.147.389 3.074.817

Tabella 6.3 – Caratteristiche serbatoio SERBATOI Alazaia Naviglio capacità mc 230 Pensile quota max invaso m da p.c. 36 Costruzione anno 1970 Scorta serbatoi ore 0,44

Tabella 6.4 – Dati generali al 31/12/2011

DATI GENERALI AL 31/12/2011 Abitanti 18.767 Acqua prodotta 3.074.817 Acqua consumata 2.031.427 comp. Vaprio Bilancio idrico 34% comp. Spurghi Dotazione (l/ab/g) 297

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Tabella 6.5 – Fabbisogni di punta

Scorte (Deficit) Scorte (Deficit) FABBISOGNI l/s attuali (l/s) futuri (l/s)

PRRA 2016 178 0 5 146 (prelievo in continuo sull’arco di 16 Da consumi attuali ore al giorno) 32 37

6.1.1 Disponibilità e fabbisogni idrici

La verifica per via teorica dei futuri fabbisogni idrici fa riferimento ai criteri di cui all’art. 8 L.R. 32/80 - D.C.R. 15.1.2002 n. VII/402 per il dimensionamento dei pubblici acquedotti e alle indicazioni di cui al Programma di Tutela e Uso delle Acque – Appendice F “Direttive in ordine alla programmazione e progettazione dei sistemi acquedotto”.

In particolare, in accordo ai criteri/direttive sopracitate, si considerano le voci di seguito indicate: 1.1 fabbisogni potabili e sanitari: A. popolazione residente; B. popolazione stabile non residente4; C. popolazione fluttuante5; D. popolazione senza pernottamento compresi gli addetti ad attività lavorative; E. aree con addetti dei futuri insediamenti ad uso lavorativo (industriali, artigianali, zootecnici, commerciali e simili); 1.2 aree con fabbisogni produttivi delle attività industriali e zootecniche.

Sulla base dei dati ed indicazioni attualmente fornite dai progettisti del PGT, si è giunti ad una valutazione dei fabbisogni potabili tendenziali, i cui risultati sono riportati nella tabella seguente; tale stima potrà essere oggetto di successivi affinamenti, ma può fin d’ora essere considerata un utile riferimento per la verifica della congruità del Piano nei confronti della disponibilità della risorsa idrica.

4 Per popolazione stabile non residente si intendono gli ospiti di Caserme, Collegi ecc non compresi fra gli abitanti residenti 5 Per popolazione fluttuante si considera soltanto quella con pernottamento (alberghi, camping, seconde case)

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Tabella 9 – Fabbisogni idrici

COMUNE DI: CASSANO D’ADDA CALCOLO DEL FABBISOGNO IDRICO PER IL DIMENSIONAMENTO DEL PUBBLICO ACQUEDOTTO SECONDO I CRITERI DEL COMITATO TECNICO REGIONALE (ART. 8 L.R. 32/80) e DEL PTUA APP. F DATI DI BASE 1.1) FABBISOGNI POTABILI E SANITARI Tipologia Note

residenti al 1/1/2011 pari a 18.767 ab. A) POPOLAZIONE RESIDENTE unità previsioni pari a 19.963 (al 2010) 1196 ab. numero massimo B) POPOLAZIONE STABILE NON RESIDENTE unità (ospiti di Ospedali, Case di posti letto della 128 Cura, ecc.) strutture numero massimo C) POPOLAZIONE FLUTTUANTE unità (ospiti di Alberghi, Camping, posti letto della 320 seconde case) strutture

D) POPOLAZIONE SENZA PERNOTTAMENTO

l dato si riferisce alla superficie degli ambiti di E) AREE CON ADDETTI DEI FUTURI INSEDIAMENTI AD USO ettari trasformazione LAVORATIVO previsti dal PGT con (dato derivante dalle destinazione 39,51 previsioni di PGT) extraresidenziale Il quantitativo calcolato non 1.2) AREE CON FABBISOGNI PRODUTTIVI DELLE potrà essere superiore al ettari ATTIVITA' INDUSTRIALI E ZOOTECNICHE 20% del totale della voce 40,36 1.1 1) fabbisogno per abitante in relazione alla classe 300 litri/giorno demografica 2) coefficiente di incremento C24 1,4 coeff. adimensionale 3) coefficiente di incremento Cp 1,4 coeff. adimensionale

RIEPILOGO DATI CALCOLATI

FABBISOGNO MEDIO 8.613,7 mc/g In continuo sull’arco di 24 corrispondenti a l/s 99,70 ore 11.045, GIORNO DI MASSIMO CONSUMO mc/g 1 corrispondenti a 127,84 l/s 14.449, CALCOLO DELLA PORTATA DI PUNTA ORARIA mc/g 0 corrispondenti a 167,23 l/s

BILANCIO DISPONIBILITA'/FABBISOGNI DISPONIBILITA' ATTUALE 185,00 l/s Ceduto a Vaprio 7,00 DISPONIBILITA’ RESIDUA 178,00 FABBISOGNO calcolato sul giorno di max consumo 127,84 l/s

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SALDO 50.16 l/s

I dati teorici evidenziano un saldo positivo tra disponibilità attuale e fabbisogno tendenziale, ad indicare che l’acquedotto di Cassano d’Adda è adeguatamente dimensionato in termini di portate teoriche disponibili.

6.2 STRUTTURA IDROGEOLOGICA GENERALE Il modello idrogeologico dell’area di studio è stato ricostruito integrando informazioni stratigrafiche e/o caratterizzazioni idrodinamiche reperite o effettuate dagli autori, relative ad opere di captazione pubbliche e private, con i dati desunti dagli studi idrogeologici più autorevoli e aggiornati relativi agli acquiferi padani della regione Lombardia, di seguito sintetizzati.

Nella schematizzazione idrostratigrafica si è tenuto conto della suddivisione in unità idrostratigrafiche proposta nel 1995 da Avanzini M., Beretta G.P., Francani V. e Nespoli M.6 , che prevede, dall’alto verso il basso:

• Unità ghiaioso-sabbiosa, costituita da facies fluviali dell'Olocene-Pleistocene Superiore; • Unità sabbioso-ghiaiosa, costituita da facies fluviali del Pleistocene Medio; • Unità a conglomerati e arenarie, costituita da facies fluviali del Pleistocene Inferiore; • Unità sabbioso-argillosa, costituita da facies continentali e transizionali, riconducibili a Pleistocene Inferiore, al Villafranchiano Superiore e Medio Auctorum p.p.; • Unità argillosa, costituita da facies marine riconducibili al Pleistocene Inferiore e al Calabriano Auctorum p.p..

Tale suddivisione è stata aggiornata sulla base delle risultanze dello studio Geologia degli Acquiferi Padani della Regione Lombardia7, pubblicato nel 2002 dalla Regione Lombardia in collaborazione con Eni-Divisione Agip e del relativo Aggiornamento geologico-stratigrafico (marzo 2005). In tale studio si propone un modello geologico del sottosuolo della pianura a scala regionale, che individua quattro Gruppi Acquiferi sovrapposti (A, B, C e D), delimitati alla base dall'interfaccia acqua dolce/acqua salata, come di seguito riportato:

• Gruppo Acquifero A (Olocene, Pleistocene Superiore – Pleistocene Medio); praticamente corrispondente alla suddetta unità ghiaioso-sabbiosa, costituisce la porzione superiore del cosiddetto Acquifero Tradizionale;

6 Indagine preliminare sull'uso sostenibile delle falde profonde nella Provincia di Milano. C.A.P. (Milano), 1995 7 Geologia degli Acquiferi Padani della Regione Lombardia , Regione Lombardia, Eni Divisione Agip, a cura di Cipriano Carcano e Andrea Piccin. S.EL.CA. (Firenze), 2002

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• Gruppo Acquifero B (Pleistocene Medio); all’incirca corrispondente all’insieme delle suddette unità sabbioso-ghiaiosa e a conglomerati e arenarie, costituisce la porzione inferiore del cosiddetto Acquifero Tradizionale; • Gruppo Acquifero C (Pleistocene Inferiore [Siciliano ed Emiliano]); corrispondente alla porzione superiore della suddetta unità sabbioso- argillosa; • Gruppo Acquifero D (Pleistocene Inferiore [Santerniano]); corrispondente alla porzione inferiore (Santerniano) della suddetta unità sabbioso-argillosa.

Di seguito si riporta la descrizione delle caratteristiche strutturali dei gruppi acquiferi interessanti il territorio di indagine, come desunta dal primo dei due studi di letteratura consultati; nel paragrafo seguente la descrizione viene affinata sulla base dall’esame delle stratigrafie dei pozzi presenti nella zona.

Unità Ghiaioso-sabbiosa (Fluviali Würm, Würm tardivo e alluvioni recenti Auct.) [Gruppo Acquifero A] - L'unità in esame è caratterizzata dalla netta prevalenza di litotipi grossolani con lenti argillose di limitato spessore ed estensione areale; nella terminologia di uso corrente viene identificata come "Primo Acquifero" in quanto forma la roccia serbatoio della falda libera del settore milanese. Nel settore di alta pianura l'unità in esame contiene una falda libera, in comunicazione con quella del "Ceppo", unicamente in alcuni settori localizzati riferibili a strutture di "paleoalveo", risultando insatura nelle restanti aree. Solo a partire dalla media pianura difatti, in relazione all'avvicinamento del livello piezometrico alla superficie del terreno, l'unità forma il primo acquifero (Francani e Pozzi, 1981). L'insieme degli acquiferi contenuti in questa unità e in quella successivamente descritta, viene identificato come "Acquifero Tradizionale" in quanto costituisce il corpo idrico sotterraneo contenente la falda tradizionalmente sfruttata dai pozzi dell’area milanese. Nella realtà questo complesso è formato da un sistema multifalda che viene assimilato ad un monostrato acquifero. Questa condizione strutturale assume un carattere ancor più marcato nelle aree di bassa pianura dove, in relazione all'affinamento della granulometria dei terreni, l'unità in esame è caratterizzata già a partire dalla superficie dalla prevalenza di livelli limoso-argillosi ai quali si alternano terreni più grossolani (sabbie e sabbie con ghiaia), che formano acquiferi con falde semi- confinate o confinate. Unità Sabbioso-ghiaiosa (Fluviali Mindel-Riss Auct.) [Gruppo Acquifero B] - Nell'area di Milano questo complesso, attribuito al Pleistocene Medio, forma la parte basale dell'"Acquifero Tradizionale" ed è identificata sotto l'aspetto idrogeologico come "Secondo Acquifero". E' costituita da una alternanza di depositi ghiaioso-sabbiosi, sabbiosi e limoso-argillosi, talora con lenti cementate conglomeratiche o arenitiche. Anche in questa unità procedendo verso Sud si verifica una riduzione di granulometria che conferisce caratteri litologici del tutto analoghi a quelli della sottostante unità sabbioso-argillosa in facies continentale. Gli acquiferi contenuti in essa sono separati dalla falda sovrastante da diaframmi scarsamente permeabili costituiti da limi e argille, che limitano gli scambi tra la falda libera del primo acquifero e quella contenuta nel secondo acquifero. Per tali

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motivi le falde in essa contenute risultano semi-confinate e localmente possono assumere caratteristiche prossime a quelle confinate. Unità Sabbioso-argillosa [Gruppi acquiferi C-D] - L’unità è costituita in prevalenza da argille e limi di colore grigio e giallo (con frequenti alternanze nella colorazione) con torbe (Pleistocene medio e inferiore), che forma il substrato della falda tradizionalmente sfruttata. A questi litotipi sono intercalate lenti più o meno estese di sabbie, ghiaie e conglomerati che formano acquiferi con falde confinate che vengono identificati con la denominazione di "Terzo Acquifero" o "Acquiferi Profondi".

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Figura 6.1 - Schema dei rapporti stratigrafici (modificata da Carcano C. & Piccin A., Geologia degli acquiferi padani della Regione Lombardia. Regione Lombardia & Eni Divisione Agip, S.EL.CA., Firenze, 2002)

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6.3 CLASSIFICAZIONE DEI GRUPPI ACQUIFERI La ricostruzione della struttura idrogeologica dell’area di studio è visualizzata nelle sezioni di Tav. 3, passanti per i pozzi pubblici e privati del territorio secondo direzioni E-W e N-S, in modo da definire la distribuzione orizzontale e verticale dei corpi litologici e l'andamento della superficie piezometrica dell'acquifero superiore.

Le unità idrogeologiche individuate, la cui distribuzione in profondità è stata confrontata con i dati della pubblicazione ENI-REGIONE LOMBARDIA, si succedono, dalla più superficiale alla più profonda, secondo il seguente schema.

Gruppo Acquifero A E' presente negli strati più superficiali del sottosuolo in modo arealmente discontinuo e con spessori variabili da pochi metri a massimi di circa 60-70 m (ambito del paleoalveo del F. Adda e/o aree di pianura). E' costituita da depositi in facies continentale fluvioglaciale/fluviale caratterizzati da ghiaie e ghiaie grossolane a matrice sabbiosa con subordinati livelli sabbiosi da medi a grossolani. Sono presenti localmente livelli decimetrici di argille. Tali depositi sono sede dell’acquifero libero (“primo acquifero”), caratterizzato da soggiacenze comprese tra 0 e 25 m da p.c. ed è tradizionalmente captata dai pozzi di captazione a scopo idropotabile di vecchia realizzazione e da pozzi privati. I sedimenti dei settori più rilevati del territorio possono essere asciutti o ospitare locali falde sospese.

Gruppo Acquifero B E’ presente con continuità in tutto il territorio esaminato, con spessori variabili da 60 a 130 m, ed è costituito da depositi in facies fluvioglaciale/fluviale di tipo braided suddivisibili in due sottogruppi. Sottogruppo B1 E’ caratterizzato da conglomerati più o meno cementati (“Ceppo”) con locali intercalazioni ghiaioso-sabbiose, delimitato a letto dalla comparsa dei primi livelli continui di argille; è sede dell’acquifero libero (“primo acquifero”) in comunicazione idraulica con il gruppo acquifero A, contraddistinto da un'elevata permeabilità secondaria per carsismo e fratturazione e tradizionalmente captato dai pozzi di captazione a scopo idropotabile di vecchia realizzazione. Sono presenti anche sporadici livelli argillosi privi di continuità areale. Sottogruppo B2 E’ composto da sabbie medio grossolane, sabbie ciottolose e ghiaie a matrice sabbiosa, con orizzonti cementati e livelli di sedimenti fini argilloso limosi. Tali depositi sono sede di acquiferi da semiconfinati a confinati ("secondo acquifero"), tradizionalmente captati dalle tratte più profonde dei pozzi del territorio, la cui vulnerabilità è mitigata dalla presenza a tetto di strati argillosi arealmente continui, ma non sono da escludere collegamenti ed alimentazione da parte dell’acquifero libero superiore ad alta vulnerabilità. I pozzi dell’Acquedotto di Cassano d’Adda captano prevalentemente gli acquiferi contenuti nel sottogruppo B1.

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Gruppo Acquifero C E’ presente con continuità in tutto il territorio esaminato ed è costituito da depositi in facies continentale/transizionale deltizia. Litologicamente è costituito da alternanze di sabbie da fini a medie e di argille limose verdi con orizzonti torbosi a cui si intercalano livelli ghiaioso-sabbiosi a maggiore permeabilità. Lo spessore complessivo è sconosciuto in quanto il limite inferiore non è stato raggiunto dalle perforazioni dei pozzi più profondi presenti nell’area. Nei livelli permeabili sono presenti acquiferi profondi, di tipo confinato, a bassa vulnerabilità. Gli acquiferi dell’unità vengono captati separatamente dalla colonna profonda del pozzo n. 5 di Inzago.

6.4 CARATTERI PIEZOMETRICI LOCALI La morfologia della superficie piezometrica dell'acquifero superiore (Tav. 2) fa riferimento alle elaborazioni effettuate dalla Provincia di Milano dei dati di livello al settembre 2011 dei pozzi di monitoraggio della rete di controllo provinciale8.

L'andamento della superficie piezometrica evidenzia l'importante azione drenante esercitata dal fiume Adda nei confronti dell'acquifero superiore. Le quote piezometriche nel territorio di Cassano d’Adda si attestano tra 125 e 105 m s.l.m, con componenti del flusso idrico sotterranee dirette NNW-SSE e NE-SW e gradiente idraulico dell’ordine del 3‰.

L’andamento della superficie piezometrica evidenzia che le quote piezometriche nel territorio in esame decrescono verso SE da 154 a 130 m s.l.m. con componenti del flusso idrico sotterranee dirette NW-SE e gradiente idraulico medio dell’ordine del 3 ‰.

La dinamica nel tempo delle variazioni della superficie piezometrica è illustrata dai grafici di Figura 6.2 e Figura 6.3 ottenuti dalle misure di livello effettuate a cadenza mensile dal CAP di Milano sul pozzo 001 – Via Rimembranze (fonte dati CAP Gestione S.p.A.) e sui piezometri della cava di Cassano d’Adda – Loc. Groppello (fonte dati: SIA Provincia di Milano).

8 Dati Sistema Informativo Ambientale (SIA) della Provincia di Milano, disponibile on-line

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ANDAMENTO DELLE QUOTE PIEZOMETRICHE Cassano d'Adda (MI) - pozzo CAP 001 - q.ta rif. 116.56 m s.l.m. 114.5 114.5

114.0 quota piezometrica 114.0 113.5 andamento medio

113.0 113.5

112.5 113.0 112.0

111.5 112.5

111.0 112.0 110.5 quota piezometrica (m s.l.m.) (m piezometrica quota

110.0 111.5

109.5 111.0 109.0

108.5 110.5 80818283848586878889909192939495 96 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11

Fonte dati Anni Elaborazioni dati C.A.P. Gestione S.p.A. - Milano Studio Idrogeotecnico Applicato S.a.s. Figura 6.2 – Andamento delle quote piezometriche (Cassano d’Adda CAP 001)

ANDAMENTO DELLE QUOTE PIEZOMETRICHE Cassano d'Adda (MI) - piezometri cava di Cassano - Loc. Groppello 126.0 126.0 125.5 125.5

125.0 piezometro 1 - qt. rif. 144.47 m s.l.m. 125.0 124.5 piezometro 2 - q.ta rif. 141,8 m s.l.m. 124.5 124.0 piezometro 3 - q.ta rif. 144,47 m s.l.m. 124.0 piezometro 4 - q.ta rif. 141,80 m s.l.m. 123.5 123.5 123.0 123.0 122.5 122.5 122.0 122.0 121.5 121.5 121.0 121.0 120.5 120.5 120.0 120.0 119.5 119.5

quota piezometrica (m s.l.m.) (m piezometrica quota 119.0 119.0 118.5 118.5 118.0 118.0 117.5 117.5 117.0 117.0 116.5 116.5 116.0 116.0 80818283848586878889909192939495 96 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11

Fonte dati Anni Elaborazioni dati Provincia di Milano Studio Idrogeotecnico Applicato S.a.s. Figura 6.3 - Andamento delle quote piezometriche – piezometri cava di Cassano

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Il grafico del pozzo CAP 001 (Figura 6.2) evidenzia a scala annuale la presenza di oscillazioni cicliche legate al regime stagionale delle precipitazioni e alla pratica irrigua, generalmente con massimi piezometrici tardo-estivi e minimi primaverili ed escursioni medie di circa 1-1.5 m.

A scala pluriennale, si osserva nel periodo 1980-2001 una sostanziale stabilità del livello piezometrico medio attestantesi tra quote comprese tra 111,5 e 112,5 m s.l.m.; dal 2002 si registra una tendenza all’abbassamento delle quote piezometriche che evidenzia l’instaurarsi di un periodo di magra che ha avuto il suo apice nel mese di settembre 2007 in cui la falda raggiunge la profondità di 7.8 m da p.c..

Il periodo successivo, a partire dal settembre 2007 fino all’ultima data disponibile (dicembre 2011), evidenzia un recupero delle quote piezometriche medie in relazione all’aumento delle precipitazioni.

Il grafico di Figura 6.3 è riferito ai piezometri della cava di Cassano con dati piezometrici disponibili nel periodo compreso tra il 1997 e il 2010. Si denotano oscillazioni cicliche stagionali con escursioni di 4.5-5.5 m, superiori rispetto a quelle osservabili sul pozzo 001 di Cassano, in relazione al contesto morfologico di appartenenza dei punti di controllo (pozzo 001 in ambito di piana alluvionale, piezometri delle cave in ambito di piana fluvioglaciale rilevata)

6.5 QUALITÀ DELLE ACQUE SOTTERRANEE La qualità delle acque sotterranee nel territorio di Cassano d’Adda è stata desunta dai dati analitici riferiti ai pozzi pubblici e privati acquisiti da Amiacque s.r.l.

Sono state raccolte, prese in esame e informatizzate le serie storiche delle determinazioni analitiche dal 2007 riguardanti i parametri chimico-fisici, i solventi clorurati e i diserbanti relativi ai pozzi del territorio; nella Fonte Consultata 6 vengono riportate le schede analitiche relative ai pozzi pubblici di Cassano d’Adda.

Le caratteristiche qualitative delle acque variano sensibilmente in funzione dei livelli acquiferi captati; sulla base della classificazione dei pozzi del territorio in relazione all’acquifero captato (acquifero superficiale, acquiferi miscelati, acquiferi profondi), nei paragrafi seguenti vengono esposti il quadro idrochimico delle diverse strutture acquifere tramite l’analisi della qualità di base e la distribuzione di alcuni parametri significativi quali nitrati e solventi clorurati, sostanze indice di inquinamento agricolo/civile ed industriale.

Tutti i pozzi dell’Acquedotto di Cassano d’Adda captano l’acquifero superiore attraverso tratte filtranti posizionate in seno al gruppo acquifero B, sottogruppo B’, ad eccezione del pozzo 4 con filtro profondo nel sottogruppo B”).

A titolo di confronto, nella seguente tabella (Tabella 6.6) si riassumono i principali parametri idrochimici delle acque dei pozzi ad uso potabile di Cassano d’Adda

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relativi alle più recenti determinazioni analitiche disponibili (marzo-giugno 2012). Per alcuni parametri, in mancanza del dato aggiornato si è fatto riferimento alle schede analitiche riportate nello studio geologico a supporto del Piano del Governo redatto dal Dott. Geol. Carlo Leoni (anno 2010).

Tabella 6.6: parametri idrochimici delle acque residuo Mang. Fe Tricloroet+ Filtri durezza nitrati cloruri solfati calcio pozzo fisso (µg/l) (mg/l) Tetracloroet. (m) (°F) (mg/l) (mg/l) (mg/l) (mg/l) (mg/l) (µg/l) 1 353# 23# 31 10 29 60 <5# <10# <1 3 30-63 12 8 31 49 3 4 31-75 303# 20.9# 25 8 28 62 29# <10# <1 5 31.5-52.5 263# 16,8# 9 7 30 41 <5# <10# 2 6 56-67 382# 26,4# 40 12 28 60 < 5# <10# <1

# determinazione 2007 (fonte dati Studio Leoni)

Le acque di tali pozzi rispecchiano le caratteristiche qualitative tipiche della falda superiore, con una facies idrochimica caratterizzata da un grado di mineralizzazione complessiva medio (acque medio-minerali in base al valore del residuo fisso). Le concentrazioni di nitrati, solfati e cloruri risultano superiori a quelle riscontrate nei pozzi captanti unicamente acquiferi profondi protetti di altre porzioni di territorio, indice di un più diretto rapporto del primo acquifero con le contaminazioni superficiali.

6.5.1 Stato idrochimico delle acque sotterranee La classificazione dello stato chimico di base delle acque sotterranee fa riferimento alle specifiche indicate dal D. Lgs. n. 152/06 e dal D.M. 19 agosto 2003 che considerano le concentrazioni di 7 parametri di base o “macrodescrittori” (conducibilità elettrica, cloruri, solfati, nitrati, ferro, manganese, ammoniaca) e di una serie di parametri addizionali, quali inquinanti organici ed inorganici. Tale classificazione individua quattro classi chimiche, che esprimono una valutazione dell’impatto antropico sulle acque sotterranee e ne definiscono le caratteristiche idrochimiche, secondo il seguente schema: Classe 1 Impatto antropico nullo o trascurabile, con pregiate caratteristiche idrochimiche Classe 2 Impatto antropico ridotto e sostenibile sul lungo periodo, con buone caratteristiche idrochimiche Classe 3 Impatto antropico significativo, con caratteristiche idrochimiche generalmente buone, ma con alcuni segnali di compromissione Classe 4 Impatto antropico rilevante, con caratteristiche idrochimiche scadenti Classe 0* Impatto antropico nullo o trascurabile ma con particolari facies idrochimiche naturali in concentrazioni al di sopra della classe 3 * per la valutazione dell’origine endogena delle specie idrochimiche presenti dovranno essere considerate anche le caratteristiche chimico-fisiche delle acque Se gli inquinanti organici e inorganici (cfr. Tab. 21 di All. 1 - D.lgs. 152/99) sono assenti o la loro presenza è al di sotto della soglia di rilevabilità, la classificazione idrochimica si basa sui parametri di base secondo lo schema riportato; la presenza

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di inquinanti organici o inorganici con concentrazioni superiori ai limiti previsti dalla Tab. 21 determina una classificazione in classe 4.

Lo stato chimico delle acque dei pozzi di Cassano d’Adda, riportato nel grafico di Figura 6.4, evidenzia classificazioni ricadenti in classe 2 “impatto antropico ridotto e sostenibile sul lungo periodo, con buone caratteristiche idrochimiche” per i pozzi n.3 Via Trezzo e n.5 Via Giovanni XXIII ed in classe 3 per i pozzi n.1 Via Rimembranze, n.4 Via da Vinci e n.6 Centro Sportivo ad indicare un “impatto antropico significativo con giudizio di qualità generalmente buono ma con segnali di compromissione”.

Il parametro che determina tali classificazioni si riferisce ai nitrati presenti con concentrazioni, relativamente alle determinazioni analitiche più recenti, variabili entro range compresi tra 25 e 40 mg/l per i pozzi più vulnerabili e tra 10 e 25 per i pozzi più protetti.

Gli altri parametri chimico-fisici considerati (cloruri, ferro) ricadono in classe 1, rispettivamente entro i 25 mg/l e 50 µg/l; il manganese talora può presentare concentrazioni in classe 2, comunque inferiori al limite di potabilità (50 µg/l ai sensi del D.Lgs. 31/01).

CLASSIFICAZIONE CHIMICA DELLE ACQUE SOTTERRANEE (D.Lgs. 152/06)

CLASSI CHIMICHE 10000 10000 per i parametri chimico-fisici

Parametri chimico-fisici Sostanze indesiderabili Classe 1 - Impatto antropico nullo o trascurabile con pregiate caratteristiche idrochimiche 1000 1000

Classe 2 - Impatto antropico ridotto e sostenibile sul lungo periodo, con buone 100 100 caratteristiche idrochimiche

Classe 3 - Impatto antropico significativo, con caratteristiche idrochimiche generalmente 10 10 buone, ma con segnali di compromissione azioni r

Classe 4 - Impatto antropico rilevante, con

concent 1 1 caratteristiche idrochimiche scadenti

0.1 0.1 pozzo 1 pozzo 3 - filtri 30 - 63 m pozzo 4 - filtri 31 - 75 m pozzo 5 - filtri 31.5 - 52.5 m 0.01 0.01 pozzo 6 - filtri 56 - 67 m

0.001 0.001 CondSO4--Cl- NO3- Fe Mn NH4- uS/cmmg/lmg/lmg/l mg/l mg/l mg/l parametri macrodescrittori

Fonte dati: Amiacque S.r.l. Elaborazione dati: Studio Idrogeotecnico - Milano

Figura 6.4 - Classificazione chimica delle acque sotterranee

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6.6 DISTRIBUZIONE DEI PRINCIPALI INDICATORI DI INQUINAMENTO

6.6.1 Nitrati Gli andamenti in serie storica delle concentrazioni dei nitrati (2007-2012) nei pozzi pubblici di Cassano d’Adda, desunte dai dati acquisiti da Amiacque s.r.l., sono illustrati in Figura 6.5.

Le concentrazioni dei pozzi 1 e 4 mostrano nel periodo di osservazione un andamento in lieve crescita, da 15 a 25 mg/l nel pozzo 4 e da 25 a 30 nel pozzo 1, mentre nei pozzi 3 e 5 si registrano contenuti omogenei, variabili da 5 a 35 mg/l. Infine il pozzo 6 presenta concentrazioni stabilmente comprese tra 40 e 45 mg/l.

In tutte le serie analitiche non si riscontra nessun superamento della C.M.A (50 mg/l ai sensi del D.Lgs. 31/01).

ANDAMENTO DELLE CONCENTRAZIONI DEI NITRATI Comune di CASSANO D'ADDA (MI) - Pozzi ad uso potabile Gestore acquedotto comunale AMIACQUE s.r.l. 60 60

55 55

C.M.A. 50 50 D. Lgs 31/01

45 45

40 40

35 35

30 30

25 25 Concentrazioni (mg/l)

20 20

15 15

10 10

5 5

0 0 200720082009 2010 2011 2012

Anni

Fonte dati: Elaborazione: Amiacque s.r.l. Studio Idrogeotecnico Associato - Milano

Figura 6.5 – Andamento delle concentrazioni dei nitrati

6.7 VULNERABILITÀ DEGLI ACQUIFERI

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La carta della vulnerabilità è riportata in Tavola 2. Essa è data dalla associazione di due differenti elaborati: la carta della vulnerabilità intrinseca e la mappa dei centri di pericolo e dei soggetti recettori dell'inquinamento.. La vulnerabilità intrinseca di un acquifero esprime la facilità con cui un inquinante generico idroveicolato, disperso sul suolo o nei primi strati del sottosuolo, può raggiungere la sottostante falda e contaminarla.

Per la definizione del grado di vulnerabilità intrinseca viene di seguito utilizzato il metodo GNDCI-CNR (Legenda unificata per le carte della vulnerabilità all’inquinamento dei corpi idrici sotterranei - Civita et Al. 1989).

La vulnerabilità intrinseca di un'area viene definita principalmente in base alle caratteristiche ed allo spessore dei terreni attraversati dalle acque di infiltrazione (e quindi dagli eventuali inquinanti idroveicolati) prima di raggiungere la falda acquifera, nonché dalle caratteristiche della zona satura. Essa dipende sostanzialmente da tre fattori che, per il territorio di Cassano d’Adda, sono cosi definiti:

1) caratteristiche di permeabilità della zona non satura: la protezione della falda è condizionata dallo spessore e dalla permeabilità dei terreni soprafalda e dalla presenza di suoli e livelli argillosi in superficie. Nel caso in esame, la parte inferiore della zona non satura è caratterizzata in prevalenza da depositi ghiaiosi e conglomeratici che non offrono adeguate garanzie di protezione a causa della loro elevata permeabilità, mentre la parte superiore è rappresentata dalle unità quaternarie in affioramento caratterizzate da diverso spessore e tipologia di sequenze sommitali fini che rappresentano i livelli più importanti di protezione della falda. Il grado di vulnerabilità di ciascuna area è quindi condizionato dalla presenza, in affioramento o nel sottosuolo delle unità stratigrafiche riconosciute nel rilevamento dei depositi quaternari di superficie, con la taratura basata sui dati stratigrafici dei pozzi e dei sondaggi presenti nell’area. In particolare nel territorio di Cassano d’Adda affiorano depositi fluviali (Unità Postglaciale) e fluvioglaciali (Unità di Cantù) privi o con esigua/locale copertura superficiale a minore permeabilità a cui è stato assegnato rispettivamente grado di vulnerabilità estremamente elevato ed elevato.

2) soggiacenza della falda libera: i valori di soggiacenza della falda libera nel territorio comunale risultano ovunque < 30 m, ed in particolare < 5 m nell’ambito di piana alluvionale.

3) caratteristiche idrogeologiche dell’unità acquifera: l’unità che ospita l’acquifero principale è caratterizzata da elevata permeabilità primaria (ghiaie e sabbie) e secondaria (conglomerati fessurati) e dalla limitata continuità laterale dei locali livelli di sedimenti fini presenti, eventualmente limitanti la diffusione di inquinanti idroveicolati.

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4) presenza di corpi idrici superficiali: in caso di presenza di corsi d'acqua sospesi rispetto alla superficie piezometrica, vi è la possibilità di ingressione diretta in falda di acque superficiali in ragione del loro ruolo di alimentazione.

La sintesi delle informazioni raccolte ha permesso la delimitazione di 3 aree omogenee, contraddistinte da un differente grado di vulnerabilità intrinseca (da estremamente elevato a elevato), le cui caratteristiche sono riportate nella legenda di Tav. 2.

In sintesi:

Area di affioramento dell'Unità di Cantù – settore occidentale: acquifero libero in materiale alluvionale con copertura superficiale di esiguo spessore, con soggiacenza compresa tra 5 e 30 m. Grado di vulnerabilità: elevato.

Area di affioramento dell’Unità Postglaciale – settore orientale: acquifero di tipo libero in materiale alluvionale privo di copertura superficiale, con soggiacenza < 5 m. Grado di vulnerabilità: estremamente elevato.

------La vulnerabilità integrata considera, oltre alle caratteristiche naturali sopra elencate, la pressione antropica esistente sul sito, ed in particolare la presenza di "centri di pericolo", definibili come attività o situazioni non compatibili nella zona di rispetto dei pozzi ad uso potabile, ai sensi dell’art. 94 del D.Lgs. 152/06 (comma 4) e della D.G.R. n. 7/12693 del 10 aprile 2003.

In Tav. 2 sono stati riportati alcuni elementi di carattere puntuale ed areale che concorrono alla definizione della vulnerabilità integrata e che sono riconducibili alle seguenti categorie con riferimento alla Legenda Unificata del GNDCI – CNR:

Gli elementi cartografati sono riconducibili alle seguenti categorie:

Principali soggetti ad inquinamento Pozzi pubblici di captazione a scopo idropotabile (in rete), pozzi privati; è opportuno segnalare che i pozzi captanti acquiferi sovrapposti con struttura a dreno continuo, oltre ad essere dei soggetti ad inquinamento, rappresentano essi stessi dei centri di pericolo per l’acquifero confinato in quanto costituiscono una interruzione della continuità degli orizzonti di protezione.

Produttori reali e potenziali di inquinamento dei corpi idrici sotterranei

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Centri di pericolo: sulla base del censimento al 2011 delle attività produttive effettuato dall’Ufficio Tecnico del Comune e dei dati ubicazionali desunti dallo studio geologico di supporto al PGT (dott. Geol. Leoni - 2010) e dallo studio per la ridelimitazione delle fasce di rispetto redatto (dott. Geol. Leoni - 1999), anche tramite l’ausilio di informazioni reperibili in rete, si sono considerati ed ubicati quegli insediamenti la cui tipologia di lavorazione può prevedere lo stoccaggio di rifiuti pericolosi e/o materie prime che possono dar luogo a rifiuti pericolosi al termine del ciclo produttivo. In particolare le categorie di attività ritenute "a rischio" sono le seguenti:

Autofficine, concessionarie Falegnameria, trattamento del legno, produzione mobili Carpenteria, torneria, metallurgia, officina meccanica, officina elettromeccanica Autotrasporti, spedizionieri, deposito automezzi Produzione materie plastiche Lavorazione carni, macelli, industria alimentare Azienda agricola Azienda zootecnica Industria elettronica Industria elettrica ed elettrotecnica, automatismi Produzione di cemento, calce, gesso e dei relativi manufatti o lavorazione di sostanze minerali in genere (monumenti cimiteriali), inerti da scavo Distributore di carburante e/o autolavaggio Verniciature, carrozzerie e verniciature artigianali Stampaggio materie plastiche Produzione e trasformazione energia elettrica Piattaforma ecologica Cimitero Area oggetto di interventi di bonifica (in corso) Impianto di depurazione Deposito ferroviario

Nella Tav. 2 è stata riportata l’ubicazione degli insediamenti produttivi a carattere artigianale e/o industriale appartenenti alle categorie sopraindicate presenti in territorio di Cassano d’Adda, con differenziazione in funzione del tipo di attività, identificabile attraverso i diversi simboli. Area oggetto di interventi di bonifica: si tratta dell’area dell’Ex Linificio Canapificio Nazionale. Tracciato fognario comunale: indipendentemente dalla presenza dei depuratori, in grado di prevenire maggiori problemi di inquinamento, le reti fognarie rappresentano dei centri di pericolo per l'eventuale presenza di perdite accidentali (deterioramento dell'impermeabilizzazione del fondo) o sistematiche (cattiva esecuzione di tratti della rete). In Tav. 2 è stato riportato il tracciato fognario nella zona ovest Adda (fonte dati: Brianzacque) suddivisa in rete acque bianche, rete acque nere, rete acque miste, rete fognaria consortile, allacciamento, tubazioni e punti di scarico. Per l’area est Adda (gestore Cogeide S.p.A.) è stata

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rappresentata la situazione al 2006 relativa agli agglomerati allacciati e non allacciati al collettore Cogeide, agglomerati da demolire e/o nuclei sparsi. Cimitero

Potenziali ingestori e viacoli di inquinamento dei corpi idrici sotterranei Cava attiva: si tratta dell’Ambito territoriale Estrattivo ATEg19 – Cava Groppello. Gli ambiti di cava si caratterizzano da riduzione dello spessore della zona non satura. Gli ambiti di cava possono in generale costituire viacoli di contaminazione a causa della riduzione dello spessore della zona non satura; a seguito dell’asportazione del suolo viene infatti facilitata l’infiltrazione delle acque meteoriche annullando qualsiasi effetto di autodepurazione. Cava tombata: nella parte centro meridionale del territorio, ai margini del nucleo urbano, è ubicata un’area di limitata estensione che è stata oggetto di pregressa attività estrattiva e di ritombamento con rifiuti, per la quale è in corso procedimento di bonifica. Pozzi in disuso: rappresentano potenzialmente la via preferenziale di inquinamento dei corpi idrici sotterranei. Impianto di Depurazione Piattaforma ecologica

Principali soggetti ad inquinamento pozzi pubblici ad uso potabile (in rete e di prevista ristrutturazione e reinserimento in rete), pozzi privati; è opportuno segnalare che i pozzi captanti acquiferi sovrapposti, oltre ad essere dei soggetti ad inquinamento, rappresentano essi stessi dei centri di pericolo per l'acquifero confinato in quanto costituiscono una interruzione della continuità degli orizzonti di protezione.

Preventori e/o riduttori di inquinamento Zona di rispetto dei pozzi pubblici (D.Lgs. 152/06 - D.G.R. n. 7/12693/03 – D.G.R. 6/15137/96), definita con criterio geometrico e criterio temporale (approvato).

7 CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICO-TECNICA E PEDOLOGICA

La classificazione del territorio su base geologico-tecnica e geopedologica ha seguito le indicazioni delle D.G.R. n. IX/2616/2011 che raccomandano l’effettuazione di una prima caratterizzazione geotecnica sulla base dei dati disponibili e delle osservazioni dirette. A tale scopo si sono considerati i dati derivanti dai punti stratigrafici di riferimento quali indagini geognostiche documentate (IGT), effettuate da altri Autori a supporto di specifici progetti realizzati o in corso di realizzazione e fornite direttamente dall’Ufficio Tecnico del Comune di Cassano d’Adda; tale documentazione permette di analizzare ed elaborare informazioni risultanti da specifiche indagini quali prove penetrometriche dinamiche e statiche, prove di carico su piastra, analisi granulometriche, prove di taglio diretto, sezioni elettrostratigrafiche, prospezioni tomografiche, ecc…

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Tutte le ubicazioni degli IGT, con la rappresentazione delle prove maggiormente significative, sono riportate in Tav. 4.

Nella Fonte Consultata 5, disponibile solamente su supporto informatizzato, sono contenuti gli estratti relativi alle indagini fornite, contenenti i relativi dati geotecnici e stratigrafici utilizzati per la caratterizzazione geotecnica del territorio.

La caratterizzazione pedologica dei terreni è stata desunta dalla Base Informativa Pedologica ERSAF disponibile on-line presso la banca dati della Regionale Lombardia (Geoportale della Regione Lombardia). Il codice delle unità pedologiche (cfr. legenda della Tav. 4) fa riferimento alla tabella di descrizione delle Unità Cartografiche sempre disponibile in rete.

7.1 SINTESI DELLE INDAGINI GEOTECNICHE DISPONIBILI

Nel presente paragrafo si descrivono in sintesi le indagini geognostiche effettuate da terzi a supporto di specifici progetti realizzati ai sensi del D.M. 11/3/1988, D.M. 14/9/2005 e D.M. 14/1/2008.

L’ubicazione delle suddette indagini è riportata in Tav. 4, mentre nella Fonte Consultata 5 (fornitura su CD) si riporta la documentazione relativa a tali indagini.

IGT 1 – Ampliamento cimitero Groppello Committente: Amministrazione Comunale di Cassano d'Adda Autore: Dott. Geol. Carlo Degioanni – Agosto 2007 Argomento: Relazione geologica e geotecnica (ai sensi del D.M. 11/3/88) per la progettazione dell'ampliamento del cimitero di Groppello Indagini: sono state eseguite due prove penetrometriche dinamiche continue Stratigrafia: dai dati geotecnici si è desunta la seguente stratigrafia: unità 1 (da p.c. a 0.6 metri da p.c.): terreno di riporto; unità 2 (da 0.6 m a 1.8 m da p.c.): limo sabbioso o sabbia poco addensata, Nspt= 8-10 colpi/30 cm; unità 3 (<-1.8 m da p.c.):sabbia e ghiaia, Nspt= 20 colpi/30 cm; Profondità falda: non rilevata. Categoria di sottosuolo ai sensi del D.M. 14.01.2008: tipo B con Vs30 attese comprese tra 360 e 800 m/s.

IGT 2 – Cascine San Pietro Committente: Case Nuove Srl Autore: Dott. Geol. Carlo Degioanni – 29/09/2010 Argomento: Relazione geologica e geotecnica ai sensi del D.M. 14.01.2008 Indagini: sono state effettuate 2 prove penetrometriche dinamiche continue Stratigrafia: dai dati geotecnici si è desunta la seguente stratigrafia: unità 1 (da 0 a 5 m da p.c.): sabbie e ghiaie con ciottoli mediamente addensate, Nspt 7-10 colpi/piede;

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unità 2 (< 5 m da p.c.): ghiaie e sabbie con ciottoli ben costipate, Nspt> 30 colpi/30 cm; Categoria di sottosuolo ai sensi del D.M. 14.01.2008: tipo B con Vs30 attese comprese tra 360 e 800 m/s.

IGT 3 – Capannone ad uso agricolo- loc. C.na Casotta Committente: Azienda Agricola Rota Tiziano Autore: La Boscarina – Dott. Geol. Mario Longhi – settembre 2010 Argomento: Relazione geologica relativa alla costruzione di un capannone ad uso agricolo in comune di Cassano d'Adda (MI) Indagini: sono state effettuate 3 prove penetrometriche dinamiche DPSH Stratigrafia: dai dati geotecnici si è desunta la seguente stratigrafia: da p.c. a -0.6 m da p.c.: terreno di riporto di natura ghiaioso-sabbiosa; da -0.6 m a -2 da p.c.: terreno di alterazione superficiale relativamente poco addensato (Nspt= 2-7 colpi/20 cm) con mediocri caratteristiche geotecniche; da -2 m a a -6 m da p.c.: terreni da mediamente a fortemente addensati (Nspt= 10-60 colpi/20 cm), con caratteristiche geotecniche da buone a molto buone. Profondità falda: non rilevata (< 6 m da p.c.); Velocità delle onde sismiche di taglio Vs30: 510 m/s (prova 1), 510 m/s (prova 2), 356 m/s (prova 3); Categoria di sottosuolo ai sensi del D.M. 14.01.2008: tipo B.

IGT 4 – Scuola materna di Cascine San Pietro Committente: Amministrazione Comunale di Cassano d'Adda Autore: Dott. Geol. Carlo Degioanni – aprile 2010 Argomento: Relazione geologica e sismica per la progettazione dell'ampliamento della scuola materna di Cascine San Pietro. Indagini: sono state effettuate 1 prova penetrometrica dinamica, 1 profilo sismico MASW Stratigrafia: dai dati geotecnici si è desunta la seguente stratigrafia: unita A (da p.c. a -0.9 m da p.c.): materiale di riporto e/o materiale rielaborato; unità B (da -0.9 a –3.3 m da p.c.): sottosuolo di natura incerta; unità C (da -3.3 a -6 m da p.c.): ghiaia sabbioso-limosa; unità D (da -6 a -7.5 m da p.c.); ghiaie e sabbia. Profondità falda: 6.6 m da p.c. con oscillazioni stagionali valutabili nell'ordine di 1- 2 m; Velocità delle onde sismiche di taglio Vs30: 445.16 m/s Categoria di sottosuolo ai sensi del D.M. 14.01.2008: tipo B

IGT 5 – Nuovo intervento edilizio in Via Frati della Mensa Committente: Ambrosiana Costruzioni Residenziali s.r.l. Autore: Dott. Geol. Carlo Degioanni – 23/09/2011 Argomento: Relazione geologica e geotecnica ai sensi del D.M. 14.01.2008 Indagini: sono stati effettuati 4 prove penetrometriche dinamiche (SCPT) Stratigrafia: dai dati geotecnici si è desunta la seguente stratigrafia:

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unità 1 (da 0 a -2.5 m da p.c.): sabbie e ghiaie in matrice limosa poco addensate, localmente riporto nel primo metro Nspt 3-6 colpi/piede; unità 2 (< 2.5 m da p.c.): sabbie e ghiaie ben addensate con ciottoli, Nspt> 25 colpi/30 cm; Profondità falda: non rilevata Categoria di sottosuolo ai sensi del D.M. 14.01.2008: tipo B con Vs30 attese comprese tra 360 e 800 m/s.

IGT 6 – Ampliamento della Casa di Riposo di Cassano d'Adda Committente: Comune di Cassano d'Adda Progettisti: Geom. Rossini Guido, Arch. Gambaretti Alessandro - febbraio 2010 Argomento: Progetto esecutivo per la realizzazione di un nuovo corpo di fabbrica in ampliamento alla casa di riposo esistente (non disponibili i dati delle indagini, ma solo i risultati). Tipo di terreno: formazioni sciolte incoerenti di inerti ben addensati

IGT 7 – Edificio residenziale Committente: Mattia Filippo Salvatore Autore: Studio Geoconsult di Dr Marco Belloli - giugno 2012 Argomento: Relazione geologica e geotecnica per edificio residenziale Indagini: sono state effettuate 5 prove penetrometriche dinamiche e 1 profilo sismico MASW Stratigrafia: dai dati geotecnici si è desunta la seguente stratigrafia: 1- orizzonte superficiale (spessore 3.9 m ): prodotto dell'alterazione del substrato alluvionale o riporto non classificato; 2- orizzonte successivo di medio/alto addensamento (spessore 2.4 m): ghiaia con sabbia limosa, Nspt= 32 colpi/30 cm; 3- orizzonte successivo di alto addensamento: ghiaia sabbiosa ciottolosa addensata, Nspt= 55 colpi/30 cm. Profondità falda: non rilevata entro i 6 m da p.c.; Velocità delle onde sismiche di taglio Vs30: 428 m/s Categoria di sottosuolo ai sensi del D.M. 14.01.2008: tipo B

IGT 8 – Intervento edilizio in Via Q. di Vona Committente: Gadeca S.r.l. Autore: Studio di geologia tecnica Dott. V. Giovine – ottobre 2008 Argomento: Relazione geologico-tecnica Indagini: sono state eseguite 4 prove penetrometriche dinamiche continue, 1 sondaggio geognostico con 3 prove SPT Stratigrafia: dalle indagini geotecniche si è desunta la seguente stratigrafia: unità 1 (da p.c. a -1.5 m da p.c.): sabbia ghiaiosa moderatamente addensata, Nspt 9 colpi/30 cm unità 2 (da 1.5 a 25 m da p.c.): ghiaia sabbiosa poco limosa compatta, Nspt >20 colpi/30 cm; Profondità falda: -16.5 m

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IGT 9 – Centrale di cogenerazione – Nuova caldaia ausiliaria Committente: A2A energie in comune Autore: Studio Tecnico di ingegneria Parachini Giorgio e Torri Fabio – settembre 2009 Argomento: Relazione geotecnica secondo le nuove norme tecniche NTC 2008 (non disponibili i dati delle indagini, ma solo i risultati) Stratigrafia: dai dati geotecnici si è desunta la seguente stratigrafia: Strato 1 (spessore tra 2 e 6 m): materiale di riporto sciolto; Strato 2: terreno naturale costituito principalmente da ghiaie ciottolose con trovanti in matrice sabbioso limosa; Categoria di sottosuolo ai sensi del D.M. 14.01.2008: tipo C con Vs30 attese comprese tra 180 e 360 m/s.

7.2 PRIMA CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA DEI TERRENI L’elaborazione dei dati a disposizione ha permesso la definizione di quattro unità, con caratteristiche litologiche, pedologiche e geotecniche omogenee, i cui limiti sono riportati in Tav. 4.

Pg – Unità Postglaciale Caratteri morfologici: PgA: Alveo attivo del F. Adda e zone di pertinenza fluviale (aree golenali) potenzialmente inondabili; PgM: Area del terrazzo alluvionale intermedio con debole dislivello rispetto all'alveo attivo, potenzialmente inondabile; PgS: Area del terrazzo alluvionale superiore, subpianeggiante o localmente ondulato, con lievi terrazzamenti secondari. Caratteri litologici: Ghiaie da medio-grossolane a medio fini, a supporto clastico e/o di matrice sabbiosa, sabbie da fini a grossolane (depositi fluviali); limi localmente sabbiosi, con clasti sparsi. (depositi di esondazione). Caratteri pedologici: In corrispondenza delle aree di alveo attivo e delle aree del terrazzo intermedio le unità pedologiche sono le seguenti: RMR1: suoli sottili limitati da sabbie ghiaiose in falda idrica, a tessitura media, drenaggio mediocre e permeabilità moderata; CNN1: suoli profondi su sabbie limose e sabbie ghiaiose calcaree in falda, a tessitura media, drenaggio mediocre e permeabilità moderata. RDN1: suoli molto sottili limitati dal substrato ghiaioso e sabbioso, a tessitura media o moderatamente grossolana drenaggio lento e permeabilità moderatamente elevata In corrispondenza delle aree del terrazzo superiore le unità pedologiche sono le seguenti: BRC1: suoli poco profondi, limitati da ghiaie e sabbie, tessitura media in superficie, grossolana in profondità, drenaggio buono e permeabilità moderata;

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CNU2: suoli profondi su substrato ghiaioso - sabbioso calcareo, tessitura moderatamente grossolana, drenaggio moderatamente rapido e permeabilità moderatamente elevata; MDL1: suoli poco o moderatamente profondi limitati da falda permanente, tessitura moderatamente grossolana o media, drenaggio lento e permeabilità moderata. Assetto geologico-tecnico: Terreni granulari da sciolti ad addensati fino a 4-5 m di profondità, mediamente addensati più in profondità. Discrete caratteristiche geotecniche. Permeabilità medio-alta. Drenaggio: Aree PgA: drenaggio delle acque da mediocre a discreto in superficie e discreto in profondità. Presenza di orizzonti saturi nel primo sottosuolo; Aree PgM e PgS: drenaggio delle acque da mediocre a buono in superficie e buono in profondità.

Ca – Unità di Cantù Caratteri morfologici: Piana fluvioglaciale (alta pianura) delimitata ad est dalla valle del F. Adda e sopraelevata rispetto ad essa di un dislivello decrescente da N a S compreso tra 25 m e 12 m. Presenza di deboli odulazioni riferibili a paleoalvei. Caratteri litologici: Ghiaie a supporto di matrice sabbiosa passanti a sabbie limose. Locale presenza in superficie di limi argillosi. Caratteri pedologici: TCC1: suoli profondi su substrato sabbioso, tessitura moderatamente grossolana, drenaggio moderatamente rapido e permeabilità moderata. Assetto geologico tecnico: Terreni granulari ben addensati con buone caratteristiche geotecniche. Permeabilità medio-alta. Drenaggio: Drenaggio delle acque buono sia in superficie che in profondità

Cp – Ceppo dell’Adda Caratteri morfologici: Scarpate acclivi, a tratti subverticali, costituenti i fianchi della valle del F. Adda. Caratteri litologici: Conglomerati grossolani affioranti e subaffioranti con matrice arenacea a cemento carbonatico, a supporto clastico; cementazione variabile da media ad elevata. L'unità affiora localmente lungo la scarpata in sponda destra ed è presente alla base delle unità soprastanti. Caratteri pedologici: Aree miste prive di copertura pedologica. Assetto geologico tecnico: Caratteristiche geotecniche variabili in funzione del grado di cementazione. Tendenza a fenomeni di fessurazione del conglomerato, formazioni di cavità di

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dissoluzione. Potenziali fenomeni di dinamica gravitativa interessanti limitati volumi di depositi di versante in corrispondenza delle aree più acclivi. Drenaggio: Ruscellamento concentrato delle acque meteoriche non regimate, con conseguenti fenomeni di erosione diffusa della copertura.

V – Versanti acclivi Caratteri morfologici: Scarpate acclivi, a tratti subverticali, costituenti i fianchi della valle del F. Adda. Caratteri litologici: Copertura detritica di ghiaie massive a supporto di matrice limoso sabbiosa o a supporto di clasti (depositi di versante). Caratteri pedologici: Aree miste prive di copertura pedologica. Assetto geologico tecnico: Caratteristiche geotecniche variabili in funzione del grado di cementazione. Tendenza a fenomeni di fessurazione del conglomerato, formazioni di cavità di dissoluzione. Potenziali fenomeni di dinamica gravitativa interessanti limitati volumi di depositi di versante in corrispondenza delle aree più acclivi. Drenaggio: Ruscellamento concentrato delle acque meteoriche non regimate, con conseguenti fenomeni di erosione diffusa della copertura.

7.3 PARAMETRI GEOTECNICI Per la determinazione dei parametri geotecnici medi delle unità di sottosuolo in questa sede sono stati reinterpretati i risultati delle indagini disponibili, al fine di assicurare un più omogeneo trattamento dei dati di base.

I parametri geotecnici indicati nelle tabelle seguenti sono stati ottenuti indirettamente, mediante correlazioni empiriche, a partire dai risultati delle prove penetrometriche dinamiche continue disponibili e dai risultati delle prove SPT in foro di sondaggio.

In particolare, per ciò che riguarda l’elaborazione dei risultati delle prove penetrometriche dinamiche, è stato utilizzato un programma di calcolo che, in base alle correlazioni più comunemente accettate, permette di definire i principali parametri geotecnici, una volta noti i valori di resistenza alla penetrazione standard (NSPT) direttamente ricavata dalla resistenza alla penetrazione dinamica (N30) misurata nelle prove condotte secondo la correlazione:

N30 ≈ 0.50 NSPT [Cestari, 1990]

Sulla base di tali valori e dei valori di NSPT direttamente misurati all’interno di perforazioni di sondaggio, sono quindi stati calcolati i corrispondenti valori corretti in funzione del confinamento laterale (N1), i valori di densità relativa e angolo di attrito dei terreni di natura prevalentemente non coesiva, i valori di coesione non

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drenata dei terreni di natura prevalentemente coesiva, i valori di velocità di propagazione delle onde di taglio ed il modulo di elasticità.

In particolare i valori di N1 sono stati ottenuti a partire dai valori di NSPT sulla base della seguente equazione:

0.56 N1 = NSPT/ σ’vo [Jamiolkowski et al., 1985]

La densità relativa è stata calcolata a partire dai valori di N1 in accordo alle seguenti equazioni ricavate dall’analisi di numerose evidenze sperimentali [Skempton, 1986]:

0.5 Dr = [(N1)60 / (71.7 * (N1)60 - 0.056 )] per (N1)60 > 8

0.5 Dr = [(N1)60 / (296.6 * (N1)60 - 0.728)] per (N1)60 ≤ 8 dove (N1)60 = N1 in base a considerazioni relative al rendimento medio dell’attrezzatura impiegata per le prove SPT, pari a circa il 60%

L’angolo di attrito dei terreni investigati è stato determinato sulla base dei valori di densità relativa e della natura dei terreni attraversati, in accordo alla procedura US NAVY - NAV FAC DM7 - 1982.

I parametri di deformabilità dei terreni sono stati ottenuti a partire dai valori di velocità di propagazione delle onde di taglio VS, ricavati indirettamente dai valori di resistenza alla penetrazione standard NSPT attraverso la correlazione di Yoshida et al. (1988):

0.25 0.14 VS = 55 * NSPT * σ’v0

A partire dai valori di VS sono stati quindi calcolati i valori di modulo di elasticità 2 iniziale Ei dalle relazioni Gi = γ ⋅ VS (dove Gi rappresenta il modulo di taglio iniziale e γ il peso di volume del terreno) e Ei = Gi ⋅ 2 (1 + ν), dove ν è il coefficiente di Poisson del terreno assunto. Dai valori di Ei sono quindi stati ricavati, sulla base delle curve di decadimento del modulo di elasticità in funzione della deformazione, i moduli di elasticità drenati presentati nello schema delle pagine seguenti; in particolare il valore del modulo operativo è stato ricavato sulla base del rapporto Ei / E = 10 per i valori di deformazione di riferimento.

7.4 MODELLO GEOTECNICO DEL SOTTOSUOLO

Sulla base dei risultati delle indagini disponibili le unità geologiche affioranti nel territorio comunale di Cassano d’Adda sono state raggruppate dal punto di vista geotecnico in due aree omogenee in ragione della sostanziale omogeneità dei parametri geotecnici.

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Di seguito si riporta il modello geotecnico ottenuto, in cui i valori riportati rappresentano rispettivamente il valore caratteristico (5° percentile) e la media della distribuzione statistica; per i parametri che mostrano distribuzioni dipendenti dalla profondità si indicano le leggi di variazione della media in funzione della profondità z [m].

AREA OMOGENEA 1: corrisponde all’Unità Post-glaciale (Pg) individuata nello studio geologico di base. Comprende sia la zona dell’alveo, sia i diversi terrazzi alluvionali del fiume Adda.

Caratterizzazione geologico-tecnica UNITÀ A: sabbie limose

Resistenza alla penetrazione standard media NSPT = 2÷13 colpi/30 cm 3 Peso di volume naturale γn = 18÷19 kN/m Stato di addensamento = da sciolto ad addensato Densità relativa Dr = 0.29÷0.71 Angolo d’attrito efficace φ’ = 30÷35 ° Coesione efficace c’ = 0 kPa Velocità di propagazione delle onde di taglio Vs = 95÷150 m/s Modulo di elasticità drenato E’ = 5÷12 MPa Spessore (medio) = 4÷5 m

UNITÀ B: sabbie limose con ghiaia

Resistenza alla penetrazione standard media NSPT =12÷35 colpi/30 cm 3 Peso di volume naturale γn = 19÷20 kN/m Stato di addensamento = mediamente addensato Densità relativa Dr =0.44÷0.59 Angolo d’attrito efficace φ’ = 33÷38 ° Coesione efficace c’ = 0 kPa Velocità di propagazione delle onde di taglio Vs = 180÷230 m/s Modulo di elasticità drenato E’ = 16÷28 MPa Spessore (medio) = n.d. m

UNITÀ C: Ghiaie a supporto clastico ben cementate - Ceppo dell’Adda Materiale roccia integro:

Resistenza a compressione monoassiale σci = 6÷20 MPa Parametro dell’inviluppo di rottura mi = 21 Ammasso roccioso:

Peso di volume naturale γn = 23÷24 kN/m3 Percentuale in carotaggio modificata RQD = 50÷90 % Geological strength index (Hoek, Kaiser e GSI = 60±5 Bawden) Parametro dell’inviluppo di rottura mb = 5.0÷6.0

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Parametro dell’inviluppo di rottura s = 0.01÷0.02 Parametro dell’inviluppo di rottura a = 0.5 Angolo d’attrito efficace φ’ = 40÷41 ° Coesione efficace c’ = 430÷1540 kPa

Resistenza a compressione monoassiale σc = 0.64÷2.84 MPa

Resistenza globale σcm = 1.84÷6.84 MPa Modulo di deformazione Em = 4÷11 GPa Velocità di propagazione delle onde di taglio Vs ≥ 800 m/s

Si precisa che per le ghiaie cementate, caratterizzate da inviluppi di rottura marcatamente curvilinei, i valori di resistenza a taglio espressi in termini di angolo d’attrito e coesione efficace sopra indicati sono da ritenersi validi unicamente nel campo tensionale compreso tra 0 e 0.1 MPa, significativo per problematiche applicative di carattere superficiale (capacità portante di fondazioni superficiali, verifiche di stabilità di scavi di altezza limitata a 4÷5 m). Si precisa altresì che in assenza di indagini dirette sitospecifiche relative all’unità, i parametri geotecnici sopra riportati sono stati ricavati sulla base di dati d’archivio in possesso degli scriventi ricavati in aree limitrofe.

L’andamento dei parametri geotecnici all’interno delle profondità investigate è mostrato nei grafici seguenti (i grafici non comprendono i parametri geotecnici relativi al Ceppo dell’Adda):

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AREA OMOGENEA 2: corrisponde all’Unità di Cantù (Ca), individuata nello studio geologico di base. Caratterizzazione geologico-tecnica UNITÀ A: sabbie limose

Resistenza alla penetrazione standard media NSPT = 4÷9 colpi/30 cm 3 Peso di volume naturale γn = 18 kN/m da mediamente addensato ad Stato di addensamento = addensato Densità relativa Dr = 0.50÷0.75 Angolo d’attrito efficace φ’ = 32÷35 ° Coesione efficace c’ = 0 kPa Velocità di propagazione delle onde di taglio Vs = 85÷125 m/s Modulo di elasticità drenato E’ = 4÷8 MPa Spessore (medio) = 1÷2 m

UNITÀ B: sabbie limose con ghiaia

Resistenza alla penetrazione standard media NSPT =18÷62 colpi/30 cm 3 Peso di volume naturale γn = 19÷20 kN/m Stato di addensamento = molto addensato Densità relativa Dr =0.88÷0.98 Angolo d’attrito efficace φ’ = 38÷40 ° Coesione efficace c’ = 0 kPa Velocità di propagazione delle onde di taglio Vs = 170÷250 m/s Modulo di elasticità drenato E’ = 15÷35 MPa Spessore (medio) = n.d. m

UNITÀ C: Ghiaie a supporto clastico ben cementate - Ceppo dell’Adda Materiale roccia integro:

Resistenza a compressione monoassiale σci = 6÷20 MPa Parametro dell’inviluppo di rottura mi = 21 Ammasso roccioso:

Peso di volume naturale γn = 23÷24 kN/m3 Percentuale in carotaggio modificata RQD = 50÷90 % Geological strength index (Hoek, Kaiser e GSI = 60±5 Bawden) Parametro dell’inviluppo di rottura mb = 5.0÷6.0 Parametro dell’inviluppo di rottura s = 0.01÷0.02 Parametro dell’inviluppo di rottura a = 0.5 Angolo d’attrito efficace φ’ = 40÷41 ° Coesione efficace c’ = 430÷1540 kPa

Resistenza a compressione monoassiale σc = 0.64÷2.84 MPa

Resistenza globale σcm = 1.84÷6.84 MPa Modulo di deformazione Em = 4÷11 GPa Velocità di propagazione delle onde di taglio Vs ≥ 800 m/s

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Si precisa che per le ghiaie cementate, caratterizzate da inviluppi di rottura marcatamente curvilinei, i valori di resistenza a taglio espressi in termini di angolo d’attrito e coesione efficace sopra indicati sono da ritenersi validi unicamente nel campo tensionale compreso tra 0 e 0.1 MPa, significativo per problematiche applicative di carattere superficiale (capacità portante di fondazioni superficiali, verifiche di stabilità di scavi di altezza limitata a 4÷5 m). Si precisa altresì che in assenza di indagini dirette sitospecifiche relative all’unità, i parametri geotecnici sopra riportati sono stati ricavati sulla base di dati d’archivio in possesso degli scriventi ricavati in aree limitrofe.

L’andamento dei parametri geotecnici all’interno delle profondità investigate è mostrato nei grafici seguenti (i grafici non comprendono i parametri geotecnici relativi al Ceppo dell’Adda):

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7.5 ULTERIORI ELEMENTI DI CARATTERE GEOLOGICO-TECNICO, IDROGEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO Nella Tav. 4 vengono cartografati ulteriori elementi di interesse geologico-tecnico e geomorfologico da considerare nella pianificazione urbanistica, alcuni dei quali riportati anche nella successiva Tav. 7 – Sintesi degli elementi conoscitivi, quali: • Reticolo idrografico: comprende il F. Adda e l’intero reticolo artificiale/naturaliforme del territorio comunale; • Orli di terrazzo/scarpata; • Aree soggette ad esondazione del F. Adda: sono stati riportati i limiti delle aree esondate riferite al fenomeno alluvionale del 2002 (fonte dati: Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana); • Aree interessabili da fenomeni di erosione fluviale; • Ambito Territoriale Estrattivo ATEg19 – Cava Groppello: è stato ubicato l’ambito interessato da attività estrattiva e il relativo giacimento, come desunto dal Piano Cave della Provincia di Milano approvato con D.c.r. 16 maggio 2006 n. 8/166, la cui scheda di identificazione con le previsioni di piano sono riportate nella Fonte Consultata 8. L’ambito interessa una superficie pari a 50,30 ha con coltivazione a secco di inerti (ghiaia e sabbia) fino ad una profondità di 16,5m da p.c; • Cava di prestito BREBEMI a servizio del collegamento autostradale di connessione tra le città di Brescia e Milano. Il progetto della cava, oggetto di pronuncia di compatibilità ambientale ai sensi del D.Lgs. 152/06 e L.R. 5/2010 da parte della Regione Lombardia (Decreto 6387 del 12/07/2011)9, prevede la realizzazione di una cava a fossa, sottofalda, con massima profondità di scavo pari a circa 25,7 m e volume totale di scavo pari a 2.489.653 mc (fonte dati: Studio di impatto ambientale, sintesi non tecnica – proponente: Consorzio B.B.M.). Il perimetro individuato nelle Tavv. 4 e 7 è stato desunto dalla tavola del progetto esecutivo “Progetto di coltivazione e recupero – Planimetria di scavo”, fornita dal Comune di Cassano d’Adda. • Ex cava ritombata oggetto di conferimento di rifiuti.

8 ANALISI DEL RISCHIO SISMICO

8.1 RIFERIMENTI NORMATIVI NAZIONALI La valutazione degli aspetti di “pericolosità sismica”, intesa come la misura dello scuotimento al suolo atteso in un dato sito e derivata da dati sismologici già disponibili, concorre alla valutazione del rischio sismico che condiziona la componente geologico-applicativa a fini urbanistici. Con il termine rischio sismico vengono in qualche modo identificati e valutati gli effetti prodotti da un terremoto sul territorio, misurabili come danni attesi.

La normativa antisismica vigente basa il proprio principio nella stima dello scuotimento del suolo previsto in un certo sito durante un dato periodo di tempo a

9 Giudizio positivo con prescrizioni

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causa dei terremoti e definisce i requisiti antisismici per le nuove costruzioni in determinate zone del Paese.

Gli studi sismologici e geologici che seguirono i terremoti del 1976 in Friuli e del 1980 in Irpinia, svolti nell'ambito del Progetto Finalizzato Geodinamica del CNR, hanno portato ad un sostanziale sviluppo delle conoscenze sulla sismicità del territorio nazionale ed hanno permesso la formulazione di una proposta di classificazione sismica del territorio nazionale che fu adottata tra il 1981 ed il 1984 con vari decreti del Ministro dei Lavori Pubblici. Tale proposta si basava per la prima volta su parametri quantitativi definiti in modo omogeneo per tutto il territorio nazionale (scuotibilità e massima intensità risentita), con l’integrazione di alcuni elementi sismotettonici. La sismicità veniva stabilita attraverso il grado di sismicità S e venivano individuate 3 categorie sismiche con rispettivi valori del coefficiente S. In particolare per il territorio lombardo, il decreto ministeriale del 5 marzo 1984, a titolo "Dichiarazione di sismicità di alcune zone della Regione Lombardia", dichiarava di II categoria sismica, quarantuno Comuni suddivisi in quattro province (Figura 8.1).

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Figura 8.1 – Classificazione sismica del territorio italiano del 1984

La mappa delle zone sismiche non è stata più aggiornata dal 1984, sebbene le conoscenze scientifiche si siano progressivamente evolute rispetto agli anni ottanta. Nel 1996, al termine di un ciclo di studi realizzati dal Gruppo nazionale per la difesa dei terremoti (GNDT), sono state prodotte mappe di pericolosità sismica, denominate PS4, basate su un nuovo catalogo di terremoti (NT4), su una zonazione sismogenetica (ZS4) definita sulla base di dati geologici e geofisici, sull’utilizzo di leggi di attenuazione di parametri strumentali e macrosismici, su metodologie di determinazione dei ratei di sismicità e della distribuzione della pericolosità sismica aggiornati ed innovativi.

Nel 1998 è stata prodotta dal Gruppo di Lavoro 1999, istituito dalla Commissione Grandi Rischi del Dipartimento della Protezione Civile, la mappa di pericolosità sismica che è divenuta l’elaborato provvisorio nazionale di riferimento e cioè: “Proposta di riclassificazione sismica del territorio nazionale” che utilizza 3 categorie sismiche più una categoria di Comuni Non Classificati (NC) (Figura 8.2). L’approccio per la definizione di tale mappa è di tipo probabilistico (metodo di Cornell), con l’utilizzo delle relazioni di attenuazione di due indicatori di pericolosità d’interesse rappresentati dall’accelerazione orizzontale di picco denominata in inglese a max (con probabilità di superamento del 10% in 50 anni) e l’intensità macrosismica.

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Figura 8.2 – Proposta di riclassificazione del 1998

In seguito al terremoto del 31 ottobre 2002 ed in particolare con il crollo della scuola di San Giuliano, il 20 marzo 2003 è stata promulgata l’ordinanza n. 3274 della Presidenza del Consiglio dei Ministri: “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”, con la quale sono stati approvati i “Criteri per l’individuazione delle zone sismiche – individuazione, formazione ed aggiornamento degli elenchi delle medesime zone” (allegato 1) e le connesse norme tecniche per fondazioni e muri di sostegno, edifici e ponti (allegati 2, 3 e 4). Tale ordinanza ha definitivamente sancito che tutto il territorio italiano è sismico, con diversi livelli di pericolosità. Le novità introdotte dall’ordinanza sono così sinteticamente descritte: • le Regioni provvedono, ai sensi del D.Lgs 112/98 e sulla base dei criteri generali di cui all’All. 1, all’individuazione, formazione ed aggiornamento dell’elenco delle zone sismiche; è facoltà delle regioni di introdurre in zona 4 la progettazione antisismica; • obbligo di applicazione delle nuove norme tecniche non oltre i 18 mesi dall’entrata in vigore dell’ordinanza;

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• obbligo di verifica, entro 5 anni, sia degli edifici di interesse strategico e delle opere infrastrutturali fondamentali per finalità di protezione civile durante gli eventi sismici, sia degli edifici e delle opere infrastrutturali che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso; le verifiche dovranno riguardare in via prioritaria edifici ed opere ubicate nelle zone 1 e 2, secondo quanto indicato nell’Allegato 1; • le norme tecniche dell’Ordinanza indicano 4 classi di accelerazione orizzontale massima del suolo (a max) con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni e le relative norme progettuali e costruttive da applicare; pertanto il numero delle zone sismiche è fissato in 4; • l’ordinanza stabilisce inoltre che la competenza delle Regioni in materia di individuazione delle zone sismiche si eserciti a partire da un elaborato di riferimento, da elaborarsi entro 1 anno in modo omogeneo e a scala nazionale secondo i criteri previsti dal citato All. 1.

La Regione Lombardia, con d.g.r. 7 novembre 2003, n. 7/14964, in cui vengono indicate le disposizioni preliminari per l’attuazione dell’Ordinanza, ha recepito, in via transitoria e fino a nuova determinazione, l’elenco delle zone sismiche (Allegato A dell’Allegato 1 dell’Ordinanza n. 3274/03). In particolare, in prima applicazione, fino alle deliberazioni delle Regioni, le zone sismiche sono state individuate sulla base del documento del 1998 sopra citato “Proposta di riclassificazione sismica del territorio nazionale”, con la seguente precisazione: • la classificazione di ciascun comune è riportata in Allegato A; • i comuni “non classificati” devono essere intesi come appartenenti alla zona 4; • i comuni appartenenti rispettivamente alla I, II, e III categoria devono essere intesi come rispettivamente alle zone 1, 2 e 3; • laddove un comune passasse da una categoria a rischio più elevato ad una a rischio meno elevato, viene mantenuta la zona con rischio più elevato.

Di seguito si citano alcune importanti disposizioni della d.g.r. sopraccitata: • punto 3: nella zona sismiche 4, le norme tecniche di cui all’Ordinanza si applicano obbligatoriamente ai soli edifici strategici ed opere infrastrutturali di interesse fondamentale per finalità di protezione civile durante gli eventi sismici e agli edifici e opere infrastrutturali che possono assumere rilevanza in relazione alla conseguenze di un eventuale collasso; • punto 8: i comuni classificati in zona 2 e 3 devono aggiornare gli studi geologici di supporto agli strumenti urbanistici in prospettiva sismica, secondo i disposti del punto 2.2 della d.g.r. 7/6645/01 “Particolari norme per i comuni classificati in zona sismica”. I comuni classificati in zona 4 predisporranno l’aggiornamento dello studio in prospettiva sismica all’atto della revisione del proprio strumento urbanistico.

Le mappe di pericolosità sismica in riferimento all’Ordinanza 3274, per il territorio italiano e per la regione Lombardia, sono illustrate nelle figure Figura 8.3 e Figura

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8.4, mentre in figura Figura 8.5 è riportata la classificazione sismica per il territorio lombardo.

Figura 8.3 - Mappa di pericolosità sismica OPCM 20 marzo 2003 n. 3274

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Figura 8.4 - Mappa di pericolosità sismica OPCM 20 marzo 2003 n. 3274, Lombardia

Figura 8.5 - Classificazione dei comuni lombardi in zone sismiche

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In data 11 maggio 2006 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale l’Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 3519, con la quale sono stati approvati i “Criteri per l’individuazione delle zone sismiche e la formazione e l’aggiornamento degli elenchi delle medesime zone” (Allegato 1.A) e la Mappa di pericolosità sismica di riferimento a scala nazionale (Allegato 1.B) (Figura 8.6) definiti nel “Progetto INGV-DPC S1 (2006). Proseguimento della assistenza al DPC per il completamento e la gestione della mappa di pericolosità sismica prevista dall'Ordinanza PCM 3274 e progettazione di ulteriori sviluppi”. I criteri sono stati successivamente aggiornati, al fine di armonizzarne il testo con la revisione delle Norme Tecniche per le costruzioni (emanate con D.M. 14 settembre 2005) e sono stati approvati con parere favorevole dell’Assemblea del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici del 27 luglio 2007, voto n. 36.

Figura 8.6 - Mappa di pericolosità sismica OPCM n. 3519

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Con la pubblicazione delle Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M. 14 gennaio 2008) si definiscono i criteri definitivi per la classificazione sismica del territorio nazionale in recepimento del Voto n. 36 del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici del 27 luglio 2007 (“Pericolosità sismica e criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale”); tali criteri prevedono la valutazione dell’azione sismica non più legata ad una zonazione sismica ma definita puntualmente al variare del sito e del periodo di ritorno considerati, in termini sia di accelerazione del suolo ag sia di forma dello spettro di risposta.

Secondo il Voto n. 36, “l’azione sismica è quindi valutata sito per sito e costruzione per costruzione e non riferendosi ad una zona sismica territorialmente coincidente con più entità amministrative, ad un’unica forma spettrale e ad un periodo di ritorno prefissato ed uguale per tutte le costruzioni come avveniva in precedenza”.

L’Allegato A al D.M. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni” prevede che l’azione sismica venga valutata in fase di progettazione a partire da una “pericolosità sismica di base” in condizioni ideali di sito di riferimento rigido con superficie topografica orizzontale. La pericolosità sismica di un determinato sito deve essere descritta con sufficiente dettaglio sia in termini geografici che temporali, fornendo, di conseguenza i risultati del suddetto studio: - in termini di valori di accelerazione orizzontale massima ag e dei parametri che permettono di definire gli spettri di risposta (Fo – valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale, T*C – periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale); - in corrispondenza dei punti di un reticolo di riferimento (reticolo di riferimento) i cui nodi non siano distanti più di 10 km; - per diverse probabilità di superamento in 50 anni e/o diversi periodi di ritorno TR ricadenti in un intervallo di riferimento compreso almeno tra 30 e 2475 anni.

L’azione sismica così individuata deve essere variata in funzione delle modifiche apportate dalle condizioni sito-specifiche (caratteristiche litologiche e morfologiche); le variazioni apportate caratterizzano la risposta sismica locale.

L’Allegato B alle citate norme fornisce le tabelle contenenti i valori dei parametri ag, FO e T*C relativi alla pericolosità sismica su reticolo di riferimento, consultabile sul sito http://esse1.mi.ingv.it/.

8.2 ASPETTI NORMATIVI E METODOLOGICI REGIONALI Con la pubblicazione sul B.U.R.L. del 19 gennaio 2006, 3° supplemento straordinario, della D.G.R. n. 8/1566 del 22 dicembre 2005 “Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di

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Governo del Territorio, in attuazione dell’art. 57, comma 1, della Legge Regionale 11 marzo 2005 n. 12”, la Regione Lombardia ha definito le linee guida e le procedure operative per la valutazione degli effetti sismici di sito a cui uniformarsi nella definizione del rischio sismico locale, successivamente aggiornate con la D.G.R. n. 9/2616 del 30 novembre 2011 “Aggiornamento dei Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell’art. 57, comma 1, della Legge Regionale 11 marzo 2005 n. 12 approvati con D.G.R. 22/05 n. 8/1566 e successivamente modificati con D.G.R. 28 maggio 2008 n. 8/7374” pubblicata sul B.U.R.L. del 15 dicembre 2011 a seguito delle avvenute modifiche in materia di norme tecniche sulle costruzioni (D.M. 14 gennaio 2008).

Secondo le direttive regionali di recente emanazione, l’analisi della sismicità del territorio in termini di valutazione dell’amplificazione sismica locale deve seguire le metodologie dell’Allegato 5 alla recente D.G.R. n. 9/2616/2011, che prevedono tre diversi livelli di approfondimento in funzione della zona sismica di appartenenza (1° livello, 2° livello, 3° livello).

Secondo la normativa nazionale e tenuto conto dei valori di sollecitazione sismica di base ag attesi all’interno del territorio comunale di Cassano d’Adda, così come definiti nella tabella 1 allegata al D.M. 14 gennaio 2008 “Norme tecniche per le costruzioni” per eventi con tempo di ritorno di 475 anni e probabilità di superamento del 10% in 50 anni, compresi tra 0.0834g e 0.1003g, l’intero territorio comunale è attribuibile alla Zona Sismica 3 ai sensi dei criteri generali di classificazione di cui al Voto n. 36 del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici del 27/07/2007 “Pericolosità sismica e criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale” e della O.P.C.M. 28 aprile 2006 n. 3519 “Criteri generali per l’individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l’aggiornamento delle medesime zone”.

In base alla classificazione attualmente vigente in Regione Lombardia, derivante dalla O.P.C.M. 20 marzo 2003 n. 3274 “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”, recepita con D.G.R. n. 14964 del 7 novembre 2003, il territorio comunale di Cassano d’Adda è inserito in Zona Sismica 4.

Tale classificazione, secondo quanto riportato al punto 1.4.3 della D.G.R. n. 9/2616/2011, definisce unicamente l’ambito di applicazione dei vari livelli di approfondimento in fase pianificatoria.

Alla luce di tali considerazioni, nell’ambito dei diversi livelli di approfondimento previsti dall’Allegato 5, l’analisi del rischio sismico locale è stata condotta nel presente studio adottando la procedura di 1° livello che, a partire dalle informazioni già acquisite nella fase di analisi territoriale di base, consente l’individuazione di ambiti areali caratterizzati da specifici scenari di pericolosità sismica locale in cui gli effetti della sollecitazione sismica di base attesa sono

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prevedibili con sufficiente approssimazione, la cui quantificazione dovrà essere oggetto di specifici studi di approfondimento (cfr. Norme geologiche di Piano, artt. 2 e 3).

Si sottolinea comunque che, in accordo alla D.G.R. n. 9/2616/2011, su tutto il territorio comunale gli edifici il cui uso prevede affollamenti significativi, gli edifici industriali con attività pericolose per l’ambiente, le reti viarie e ferroviarie la cui interruzione provochi situazioni di emergenza e le costruzioni con funzioni pubbliche o strategiche importanti e con funzioni sociali essenziali di cui al D.D.U.O. 21 novembre 2003 n. 19904 “Approvazione elenco tipologie degli edifici e opere infrastrutturali e programma temporale delle verifiche di cui all’art. 2, commi 3 e 4 dell’ordinanza p.c.m. n. 3274 del 20 marzo 2003, in attuazione della d.g.r. n. 14964 del 7 novembre 2003” dovranno essere progettati adottando i criteri antisismici di cui al D.M. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme tecniche per le costruzioni”, definendo le azioni sismiche di progetto a mezzo di analisi di approfondimento di 3° livello, indipendentemente dalla presenza o meno di possibili scenari di amplificazione locale.

Per l’individuazione degli scenari di pericolosità sismica locale si è fatto riferimento alla Tabella 1 di cui all’Allegato 5 alla D.G.R. n. 9/2616/2011 di seguito riportata.

Scenari di pericolosità sismica locale e relativi effetti Sigla SCENARIO PERICOLOSITA’ SISMICA LOCALE EFFETTI Z1a Zona caratterizzata da movimenti franosi attivi Z1b Zona caratterizzata da movimenti franosi quiescenti Instabilità Z1c Zona potenzialmente franosa o esposta a rischio di frana Zone con terreni di fondazione particolarmente scadenti (riporti poco Z2a Cedimenti addensati, depositi altamente compressibili, ecc.) Z2b Zone con depositi granulari fini saturi Liquefazioni Zona di ciglio H > 10 m (scarpata, bordo di cava, nicchia di distacco, Z3a Amplificazioni orlo di terrazzo fluviale o di natura antropica) topografiche Z3b Zona di cresta rocciosa e/o cocuzzolo: appuntite - arrotondate Zona di fondovalle e di pianura con presenza di depositi alluvionali e/o Z4a fluvio-glaciali granulari e/o coesivi Zona pedemontana di falda di detrito, conoide alluvionale e conoide Z4b Amplificazioni deltizio-lacustre litologiche e Zona morenica con presenza di depositi granulari e/o coesivi (compresi Z4c geometriche le coltri loessiche) Zone con presenza di argille residuali e terre rosse di origine eluvio- Z4d colluviale Zona di contatto stratigrafico e/o tettonico tra litotipi con caratteristiche Comportamenti Z5 fisico-meccaniche molto diverse differenziali

Ai fini della individuazione dei possibili scenari di pericolosità sismica locale nell’ambito del territorio in esame si sono analizzati criticamente i dati geologici e geotecnici acquisiti, facendo in particolare riferimento ai seguenti elaborati prodotti nell’ambito dello studio di base:

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• Tav. 1 Inquadramento geologico e geomorfologico – scala 1:10.000

• Tav. 2 Caratteri idrogeologici e vulnerabilità dell’acquifero – scala 1:10.000

• Tav. 3 Sezioni idrogeologiche – scala 1:25.000

• Tav. 4 Caratteri geologico-tecnici – scala 1:5.000 Ad integrazione delle informazioni disponibili, sono inoltre state analizzate le risultanze di precedente indagini geognostiche messe a disposizione dall’Amministrazione Comunale.

8.3 PERICOLOSITÀ SISMICA DI BASE DEL TERRITORIO COMUNALE

Con riferimento al D.M. 14/01/08 Norme tecniche per le costruzioni la sismicità di base del territorio comunale di Cassano d’Adda è definibile in funzione del valore assunto dall’accelerazione massima attesa su suolo rigido per eventi con tempo di ritorno di 475 anni e probabilità di superamento del 10% in 50 anni definita nella tabella 1 allegata al citato decreto ministeriale in corrispondenza dei nodi di un reticolo di riferimento nazionale mostrato nella figura sottostante per l’area in esame.

Figura 8.7 - Reticolo di riferimento nazionale

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In particolare i valori di scuotimento relativi ai quattro nodi utilizzabili per la definizione del valore medio significativo per il territorio in esame sono mostrati nella seguente tabella unitamente ai parametri di base che definiscono lo spettro di risposta elastico:

ID Punto Coord. Est Coord. Nord ag(475) Fo Tc* [-] [°] [°] [g] [-] [s] 12043 9,4983 45,519 0,0834 2,510 0,280 12044 9,5695 45,521 0,0976 2,450 0,270 11821 9,4950 45,569 0,0856 2,490 0,280 11822 9,5662 45,571 0,1003 2,430 0,270

Sulla base dei dati sopra indicati è possibile definire un valore medio valido nell’ambito del territorio esaminato ai soli fini pianificatori mentre per la definizione delle azioni sismiche a livello progettuale occorrerà definire puntualmente le azioni sismiche come media pesata dei valori assunti nei quattro vertici della maglia elementare del reticolo di riferimento contenente il punto in esame adottando come pesi gli inversi delle distanze tra il punto in esame ed i vertici considerati. Nel caso in esame si ottengono i seguenti valori medi dei parametri sismici di base:

ag(475) Fo Tc* [g] [-] [s] 0,0917 2,47 0,28

Sulla base del D.M. 14/01/08, per le costruzioni di Tipo 2 e Classe d’Uso 4, in cui possono ritenersi ricomprese le tipologie previste nella D.D.U.O. 21 novembre 2003 n° 19904, la sismicità di base è caratterizzata da un valore medio di accelerazione massima al bedrock ag pari a 0.1214 per eventi con tempo di ritorno di 949 anni e probabilità di superamento del 10% in 100 anni. Si ottengono così i seguenti valori medi dei parametri sismici di base:

ag(949) Fo Tc* [g] [-] [s] 0,1214 2,46 0,29

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Sulla base delle leggi di variazione delle velocità di propagazione delle onde di taglio ricavate è possibile definire un valore di velocità media di propagazione delle onde di taglio nei primi 30 m al di sotto del piano campagna VS30 secondo la seguente espressione, in accordo al D.M. 14.01.08:

VS30 = 30 / ∑ (hi / VSi) dove hi e VSi rappresentano rispettivamente lo spessore e la velocità di propagazione delle onde di taglio di ciascuno strato.

L’andamento delle velocità delle onde di taglio rispetto alla profondità è mostrato nel seguente grafico:

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Zona omogenea 1

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Zona omogenea 2

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I dati di prova disponibili evidenziano valori di VS30 di 380 m/s per l’area omogenea 1 e di 390 m/s per l’area omogenea 2; la corrispondente categoria sismica del terreno, individuata tra quelle previste al punto 3.2.2 del D.M. 14.01.08, è mostrata nella tabella seguente.

Categoria Area Omogenea VS30 sismica

1 380 B

2 390 B

Sulla base della categoria dei terreni e delle accelerazioni sismiche attese al bedrock è possibile definire quindi l’azione sismica di base che caratterizza il territorio esaminato sulla base dello spettro di risposta elastico riferito ad uno smorzamento convenzionale del 5% definito dalle seguenti espressioni:

Componente orizzontale

    T 1  T  B e  g 0 ≤ T < T S T  = a * S *η * Fo *  + 1−  TB ηFo  TB 

  B C e  g T ≤ T < T S T  = a * S *η * Fo

 TC    TC ≤ T < TD Se T = ag * S *η * Fo      T 

 TCTD    TD ≤ T Se T = ag * S *η * Fo      T 2 

Componente verticale

 T 1  T  B   0 ≤ T < T Sve ()T = ag * S *η * Fv *  + 1 −  TB ηFo  TB 

TB ≤ T < TC Sve ()T = ag * S *η * Fv

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 TC  TC ≤ T < TD Sve ()T = ag * S *η * Fv *   T 

 T T  TD ≤ T C D Sve ()T = ag * S *η * Fv *   T 2  dove: T = periodo di vibrazione Se = accelerazione spettrale orizzontale e verticale S = fattore funzione della categoria di sottosuolo e delle condizioni topografiche espresso dalla relazione:

S = SS*ST

Con SS = coefficiente di amplificazione stratigrafica e ST = coefficiente di amplificazione topografica

η = fattore di alterazione dello spettro per smorzamenti viscosi ξ diversi dal 5% espresso dalla relazione:

10 η = ≥ 0.55 ()5 + ξ

Fo = fattore di quantificazione della componente orizzontale dell’amplificazione spettrale massima Fv = fattore di quantificazione della componente verticale dell’amplificazione spettrale massima TC = periodo corrispondente all’inizio del tratto a velocità costante dello spettro di risposta elastica espresso dalla relazione:

* TC = CC *TC con T*C = periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale su suolo rigido e CC = parametro funzione della categoria di sottosuolo

TB = periodo corrispondente all’inizio del tratto dello spettro ad accelerazione costante definito dalla relazione:

TB = TC / 3

TD = periodo corrispondente all’inizio del tratto dello spettro a spostamento costante espresso dalla relazione:

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a T = 4.0* g +1.6 D g

Nel caso in esame i fattori ed i periodi sopra elencati assumono i valori indicati nello schema seguente:

componenti orizzontali componenti verticali S TB TC TD S TB TC TD

1,20 0,14 0,41 2.10 1,00 0,05 0,15 1,00 con η = 1.00

In presenza di situazioni morfologiche particolari il fattore di amplificazione topografica ST assume valori compresi tra 1.0 e 1.4. Nel caso in esame, ai soli fini della valutazione della sismicità di base, il fattore ST è stato posto pari a 1.0.

Introducendo i valori sopra riportati nelle espressioni che definiscono le componenti dello spettro di risposta elastico si ottiene la forma spettrale riportata nel seguente grafico, riferita ad uno smorzamento viscoso pari al 5% e valida in assenza di effetti di amplificazione locale per costruzioni di tipo 2 e classe d’uso 4:

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Zona omogenea 1 e 2:

0,40

0,35

0,30

0,25 Componente orizzontale Componente verticale 0,20 [g] e 0,15

0,10

0,05

0,00 0,00 1,00 2,00 3,00 4,00 5,00 accelerazione spettrale S

Periodo di vibrazione T [s]

Figura 8.8 - Spettro di risposta elastico Nell’ipotesi di effettuare analisi semplificate per via pseudostatica, nei casi in cui tale approccio è consentito dal D.M. 14/01/08, l’azione sismica è schematizzabile come un insieme di forze statiche orizzontali e verticali rappresentative delle forze inerziali prodotte dal passaggio delle onde sismiche nel terreno, date dal prodotto delle forze di gravità per un coefficiente di accelerazione sismica orizzontale kh ed un coefficiente di accelerazione sismica verticale kv espressi dalle seguenti relazioni:

 a  max K h = β   g 

K v = ±0.5K h dove: β = coefficiente di riduzione dell’accelerazione massima attesa al sito, funzione della tipologia di opera, della categoria del suolo di fondazione del valore di ag atteso, compreso tra 0.18 e 1.00; amax = accelerazione orizzontale massima attesa al sito;

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g = accelerazione di gravità. In assenza di analisi specifiche della risposta sismica locale, l’accelerazione massima attesa al sito può essere valutata con la relazione:

amax = S * ag = S S * ST * ag dove: S = coefficiente che comprende l’effetto dell’amplificazione stratigrafica (SS) e dell’amplificazione topografica (ST); ag = accelerazione orizzontale massima attesa su sito di riferimento rigido.

Introducendo i valori numerici sopra specificati si ottengono i seguenti valori dei coefficienti di accelerazione sismica orizzontale e verticale, validi per opere rigide che non ammettono spostamenti:

kh = 0.1457

kv = 0.07284

Sulla base della categoria dei terreni di fondazione e della zona sismica di appartenenza è infine possibile calcolare i valori di spostamento orizzontale massimo al suolo dg e velocità orizzontale massima al suolo vg in occasione dell’evento sismico atteso a mezzo delle seguenti espressioni:

dg = 0.025 * S * TC * TD * ag

vg = 0.16 * S * TC * ag

Inserendo i valori dei fattori e dei periodi più sopra indicati si ottiene:

dg = 31.18 [mm]

vg = 0.095 [m/s]

8.4 SCENARI DI PERICOLOSITÀ LOCALE E POSSIBILI EFFETTI INDOTTI L’esame della documentazione analitica di base e l’osservazione dettagliata dell’assetto morfologico del territorio ha consentito l’individuazione degli scenari di pericolosità sismica locale di seguito descritti in grado di dar luogo ad apprezzabili modificazioni dello spettro di risposta elastica.

Z2b – Zone con depositi granulari fini saturi All’interno di tali ambiti, le informazioni disponibili denotano la presenza di depositi a granulometria variabile e a scarso grado di addensamento. La possibile presenza di limi e sabbie fini sciolte e l’esistenza di una falda idrica avente livello

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piezometrico prossimo al piano campagna, pongono le condizioni per il possibile innesco di fenomeni di liquefazione in condizioni di eccitazione sismica, mentre in corrispondenza di livelli sabbioso-ghiaiosi sciolti si possono verificare fenomeni di addensamento.

Z3a – Zone di ciglio con dislivello > 10 m Sono state inserite in tale scenario di amplificazione sismica locale le scarpate dei bordi dell’ambito di cava ATEg19 e della cava di prestito Brebemi ricadenti nel territorio comunale di Cassano d’Adda, oltre che la sponda destra incisa del fiume Adda.

In tali zone sono prevedibili effetti di amplificazione della sollecitazione sismica al suolo conseguenti a fenomeni di riflessione sulla superficie libera e di interazione tra l’onda incidente e l’onda diffratta.

La distribuzione delle aree di pericolosità sismica locale individuate all’interno del territorio esaminato è mostrata nella Tavola 5 redatta in scala 1:5.000. Su tale elaborato cartografico sono inoltre riportate le classi di pericolosità sismica di ciascuna area, definite in accordo all’Allegato 5 della della D.G.R. 30 novembre 2011 n. 9/2616 ed i livelli di approfondimento richiesti in ambito progettuale.

In Tav. 5 sono state ubicati inoltre i servizi/attrezzature di interesse collettivo (scuole, servizi, chiese, parchi, centri sportivi, strutture socio-sanitarie, infrastrutture tecnologiche).

9 QUADRO DEI VINCOLI NORMATIVI VIGENTI SUL TERRITORIO Il quadro dei vincoli vigenti sul territorio comunale (Tav. 6) è da riferirsi sia a normative nazionali che regionali riguardanti le aree di salvaguardia delle captazioni ad uso idropotabile e i vincoli di polizia idraulica.

9.1 PIANO STRALCIO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO DEL BACINO DEL FIUME PO (PAI) – FASCE FLUVIALI

Il territorio di Cassano d’Adda è interessato dalla presenza delle fasce fluviali PAI A, B e C (coincidente con la B) per il Fiume Adda.

Per gli ambiti ricadenti all’interno delle fasce fluviali A e B esternamente al centro edificato, i vincoli vigenti fanno riferimento ai seguenti articoli delle NdA del PAI: art. 1, commi 5 e 6; art. 29, comma 2; art. 30, comma 2, art. 32, comma 3 e 4, art. 38, art. 38 bis, art. 39, commi dall’1 al 6, art. 41. Le norme geologiche di piano recepiscono le norme del PAI per le fasce fluviali in tali ambiti.

Per gli ambiti compresi nelle fasce A e B ricadenti all’interno dei centri edificati, devono essere valutate, d’intesa con l’autorità regionale o provinciale competente

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in materia urbanistica, le condizioni di rischio seguendo le metodologie di cui all’Allegato 4. L’Amministrazione Comunale di Cassano d’Adda in data novembre 2012 si è pertanto dotata di uno studio idraulico di dettaglio del fiume Adda finalizzato alla valutazione delle condizioni di rischio nelle aree classificate come Fascia A e B del PAI ricadenti all’interno del centro edificato (ai sensi dell’Art. 39, comma 2 delle NdA del PAI). La valutazione è stata condotta secondo le metodologie contenute nell’Allegato 4 “Procedure per la valutazione e la zonazione della pericolosità e del rischio da esondazione” alla D.g.r. IX/2626 del 30/11/2011 per un tempo di ritorno di 200 anni, corrispondente al tempo di ritorno della piena di riferimento utilizzato per il tracciamento della fascia B (vedasi Allegato 3). Fino ad avvenuta valutazione delle condizioni di rischio si applicano anche all’interno del centro edificato le norme riguardanti le fasce A e B del PAI. A seguito della valutazione delle condizioni di rischio, le classi di fattibilità e la relativa normativa d’uso per gli ambiti compresi nelle fasce A e B ricadenti all’interno dei centri edificati vengono attribuiti sulla scorta dello studio di approfondimento idraulico.

9.2 AREE DI SALVAGUARDIA DELLE CAPTAZIONI AD USO IDROPOTABILE L’art. 94 del D.Lgs 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale” riguarda la disciplina delle aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano e definisce la zona di tutela assoluta e la zona di rispetto dei pozzi a scopo idropotabile.

Comma 3 la zona di tutela assoluta è costituita dall’area immediatamente circostante le captazioni; deve avere un’estensione di almeno 10 m di raggio dal punto di captazione, deve essere adeguatamente protetta e deve essere adibita esclusivamente a opere di captazione e ad infrastrutture di servizio.

Comma 4 La zona di rispetto è costituita dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta, da sottoporre a vincoli e destinazioni d’uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica captata e può essere suddivisa in zona di rispetto ristretta e zona di rispetto allargata, in relazione alla tipologia dell’opera di captazione e alla situazione locale di vulnerabilità e rischio della risorsa.

Comma 5 Per gli insediamenti o le attività di cui al comma 4 (cfr. norme geologiche di piano), preesistenti, ove possibile, e comunque ad eccezione delle aree cimiteriali, sono adottate le misure per il loro allontanamento; in ogni caso deve essere garantita la loro messa in sicurezza. La regione disciplina, all’interno della zona di rispetto, le seguenti strutture o attività: a) fognature; b) edilizia residenziale e relative opere di urbanizzazione; c) opere viarie, ferroviarie e in genere infrastrutture di servizio;

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d) pratiche agronomiche e contenuti dei piani di utilizzazione di cui alla lettera c) del comma 4.

Comma 6 In assenza di diversa individuazione da parte delle Regione della zona di rispetto, la medesima ha un’estensione di 200 m di raggio rispetto al punto di captazione o di derivazione.

L’Allegato1, punto 3 di cui alla delibera di G.R. 10 aprile 2003 n. 7/12693 “Decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152 e successive modifiche, art. 21, comma 5 – Disciplina delle aree di salvaguardia delle acque sotterranee destinate al consumo umano” fornisce le direttive per la disciplina delle attività (fognature, opere e infrastrutture di edilizia residenziale e relativa urbanizzazione, infrastrutture viarie, ferroviarie ed in genere infrastrutture di servizio, pratiche agricole, nuovi pozzi ad uso potabile) all’interno delle zone di rispetto.

Nello specifico, le zone di tutela assoluta e di rispetto dei pozzi a scopo idropotabile del comune di Cassano d’Adda, sono così definite:

− zona di tutela assoluta (ZTA): i pozzi 1, 2 Via Rimembranze-5 Martiri, il pozzo 3 Serbatoio, il pozzo 4 Cristo Risorto e il pozzo 5 Groppello risultano ubicati entro un’area recintata ed asservita al pozzo, mentre per il pozzo 6 Centro Sportivo polivalente si rileva l’assenza di una specifica area recintata (cfr. Fonte Consultata 9). − Zona di rispetto (ZR): è definita con criterio geometrico (r = 200 m) per i pozzi 1 e 2, mentre per i pozzi 3, 4, 5, 6 è stata approvata la ridelimitazione delle zone di rispetto con criterio temporale ai sensi della D.G.R. 6/15137/96.

9.3 VINCOLI DI POLIZIA IDRAULICA Il Comune di Cassano d'Adda si è dotato nel luglio 2003 (presa d'atto con delibera di giunta comunale n. 218 del 17/7/2003) di studio per l’individuazione del reticolo idrico minore, in adeguamento alla d.g.r. n. 7/7868 del 25 gennaio 2002 e s.m.i. , successivamente aggiornato nell'ottobre 2003 (I revisione - presa d'atto con delibera di giunta comunale n. 284 del 23/10/2003), gennaio 2004 (II revisione), maggio 2004 (III revisione), ottobre 2005 (IV revisione). Il documento, redatto dallo Studio Ambientale del Dott. Bosco Nino, è costituito da Relazione Tecnica e Regolamento di Polizia Idraulica e da allegati cartografici (tavole N e S) con individuazione del reticolo idrografico principale e minore e fasce di rispetto. Lo studio è stato oggetto di espressione di parere tecnico favorevole da parte della Regione Lombardia – Direzione Generale Casa e Opere Pubbliche con nota in data 28/2/2006 – prot. U1.2006.5250.

I risultati dello studio sono stati sintetizzati nel paragrafo 2.3 della presente relazione. Per gli aspetti di dettaglio si rimanda allo studio di individuazione del reticolo idrografico.

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Si fa presente che con D.G.R. 6 aprile 2011 n. IX/1542 è stato approvato il regolamento consortile del Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi. L’art. 4 di tale regolamento indica le seguenti distanze per le fasce di rispetto della rete consortile: - 10 m sulla rete principale (Canale Villoresi, Naviglio Martesana ecc.); - 6 m sulla rete secondaria; - 5 m sulla rete terziaria.

Le fasce di rispetto, riportate in Tav. 6, sono state così definite: - Reticolo Principale: fascia di rispetto di 10 m; - Reticolo Minore Comunale: fascia di rispetto di 10 m; - Reticolo del Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi: 10 m nel canale principale (Canale Villoresi), 5 m nella rete terziaria (diramatori); - Reticolo di bonifica di competenza privata (Derivazioni Martesana): 4 m;. - Reticolo di bonifica di competenza privata (Derivazioni Muzza): 5 m.

Le distanze delle fasce di rispetto si intendono a partire dal piede esterno degli argini e/o dal ciglio del canale.

10 SINTESI DEGLI ELEMENTI CONOSCITIVI La classificazione del territorio che sintetizza le conoscenze emerse dalla fase di analisi è illustrata in Tav. 7 (Sintesi degli elementi conoscitivi); tale tavola fornisce la rappresentazione di ambiti che presentano omogenee caratteristiche dal punto di vista geologico, geomorfologico, geologico-tecnico e di pericolosità / vulnerabilità idraulica ed idrogeologica. Sulla base delle categorie di ambiti indicati dal paragrafo 2.2 della D.G.R. IX/2616/2011, di seguito si riporta la descrizione di ciascun ambito omogeneo con particolare riferimento alle problematiche geologiche da considerare nella pianificazione urbanistica.

10.1 AMBITI OMOGENEI DAL PUNTO DI VISTA GEOLOGICO TECNICO Il territorio di Cassano d’Adda ricade in tre ambiti omogenei aventi analoghe caratteristiche morfologiche, litologiche, di vulnerabilità dell’acquifero e geotecnico; per tali ambiti si riassumono sinteticamente le problematiche / peculiarità che trovano una puntuale descrizione nei paragrafi successivi.

Pg – Unità Postglaciale Caratteristiche geomorfologiche e litotecniche: Alveo attivo del F. Adda (PgA) ed aree dei terrazzi alluvionali intermedio (PgM) e superiore (PgS), costituiti da depositi fluviali e di esondazione con ghiaie a supporto clastico e/o di matrice sabbiosa, sabbie e limi. Vulnerabilità dell’acquifero: grado estremamente elevato. Problematiche e peculiarità: Aree pianeggianti con terreni granulari con discrete caratteristiche portanti fino a 4-5 m di profondità e drenaggio localmente mediocre per la presenza di terreni fini superficiali. Aree interessate da sviluppato reticolo idrografico principale, minore e di bonifica e relative fasce di rispetto.

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Problematiche di rischio idraulico in corrispondenza delle aree di pertinenza dell'alveo attivo del F. Adda e delle aree del terrazzo intermedio con debole dislivello rispetto all'alveo. Possibile interazione degli scavi con la superficie piezometrica (soggiacenza <10 m). Presenza di ambiti di modificazione antropica da sottoporre a verifiche di carattere ambientale e/o bonifica in caso di modifiche di destinazione d'uso.

Ca – Unità di Cantù Caratteristiche geomorfologiche e litotecniche: Piana fluvioglaciale (alta pianura) sopraelevata rispetto all'ambito alluvionale, costituita da ghiaie a supporto di matrice sabbiosa passanti a sabbie limose. Locale presenza in superficie di limi argillosi. Vulnerabilità dell’acquifero: grado elevato. Problematiche e peculiarità: Aree pianeggianti e subpianeggianti con terreni granulari con buone caratteristiche portanti a partire da 1-2 m di profondità e drenaggio buono. Aree interessate da sviluppato reticolo idrografico di bonifica e relative fasce di rispetto. Presenza di ambiti di modificazione antropica da sottoporre a verifiche di carattere geotecnico e/o ambientale in caso di cambio di destinazione d'uso.

Cp – Ceppo dell’Adda; V- Versanti acclivi Caratteristiche geomorfologiche e litotecniche: Scarpate acclivi, a tratti subverticali, costituenti i fianchi della valle del F. Adda, costituite da conglomerati grossolani a cementazione variabile da media ad elevata e depositi di versante con ghiaie massive a supporto di matrice limoso sabbiosa o di clasti. Vulnerabilità dell’acquifero: grado estremamente elevato. Problematiche e peculiarità: Predisposizione a fenomeni di scivolamenti gravitativi in corrispondenza dei versanti più acclivi, spesso accentuati dalla cattiva regimazione delle acque di ruscellamento superficiale. Erosione concentrata e diffusa ad opera di acque incanalate e non.

10.2 AREE PERICOLOSE DAL PUNTO DI VISTA DELL’INSTABILITA’ DEI VERSANTI

Aree ad acclività da media ad elevata, potenzialmente interessate da franosità superficiale diffusa: il versante settentrionale prospiciente la valle del F. Adda si caratterizza da pendenze localmente elevate e possono essere interessate da scivolamenti gravitativi, spesso accentuati dalla cattiva regimazione delle acque di ruscellamento superficiale.

10.3 AREE ED ELEMENTI VULNERABILI DAL PUNTO DI VISTA IDRAULICO Reticolo idrografico: quali elementi di vulnerabilità idraulica ed idrogeologica sono stati cartografati gli alvei dei corsi d’acqua costituenti l’intero reticolo idrografico del territorio (con indicazione in tratteggio dei tratti e intubati);

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Aree soggette ad esondazione del F. Adda: sono state perimetrate le aree interessata dall’evento alluvionale del 2002 (fonte dati: Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana); Aree interessabili da fenomeni di erosione fluviale (fonte dati: Studio geologico a supporto del Piano del Governo redatto dal Dott. Geol. Carlo Leoni); Aree a bassa soggiacenza dell’acquifero superiore (<10 m): la porzione di territorio comunale costituita dalla valle fluviale del Fiume Adda e dalla piana alluvionale orientale risulta caratterizzata da una ridotta soggiacenza dell’acquifero superiore (inferiore a 10 m); l’elevata permeabilità dei terreni e la buona capacità drenate degli stessi conferiscono all’area un grado estremamente elevato di vulnerabilità intrinseca. Zonazione del rischio idraulico desunto dallo studio idraulico di dettaglio redatto dallo Scrivente in data novembre 2012.

10.4 AMBITI ASSOGGETTATI A PROCEDIMENTI DI BONIFICA (AI SENSI DEL D.M. 471/99 E D.LGS. 152/06) Area industriale dismessa (ex linificio) in corso di caratterizzazione/bonifica: si tratta dell‘area relativa all’Ex Linificio Canapificio Nazionale, stabilimento originato da una filanda fatta costruire intorno al 1842 dalla Società Battaglia & C e rilevata nel 1873 dagli imprenditori di un impianto analogo a Fara Gera d'Adda. Alla data attuale per l’area è in corso l’iter di caratterizzazione ambientale/bonifica. Area industriale dismessa (ex Veca) bonificata; Ex cava oggetto di conferimento di rifiuti: nella parte centro meridionale del territorio, ai margini del nucleo urbano, è ubicata un’area di limitata estensione che è stata oggetto di pregressa attività estrattiva e di ritombamento con rifiuti, per la quale è in corso procedimento di bonifica.

10.5 AMBITI DI MODIFICAZIONE ANTROPICA Sono stati ubicati in Tav. 7 quegli ambiti di modificazione antropica attivi e pregressi per i quali si rendono necessarie verifiche di carattere geotecnico/ambientale nel caso di modifiche della destinazione d’uso, ed in particolare: Area della Centrale Elettrica A2A; Area dell’impianto di depurazione Ambito Territoriale Estrattivo ATEg19 Cava di prestito BREBEMI Area dell’ex depuratore comunale: si tratta dell’area relativa all’ex impianto di depurazione posto nella porzione sud-orientale del territorio comunale (Fraz. Cascine San Pietro) in grado di trattare una parte dei liquami derivanti dalla rete fognaria comunale di tipo misto. A seguito dell’allacciamento al Collettore Consortile Cogeide, il depuratore è stato dismesso ed ora nel sito sono ancora osservabili le vasche di trattamento. Area di forte condizionamento antropico (deposito ferroviario).

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PARTE SECONDA - NORME GEOLOGICHE DI PIANO

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ARTICOLO 1 - DEFINIZIONI Rischio: entità del danno atteso in una data area e in un certo intervallo di tempo in seguito al verificarsi di un particolare evento. Elemento a rischio: popolazione, proprietà, attività economica, ecc. esposta a rischio in una determinata area. Vulnerabilità: attitudine dell’elemento a rischio a subire danni per effetto dell’evento. Pericolosità: probabilità di occorrenza di un certo fenomeno di una certa intensità in un determinato intervallo di tempo ed in una certa area. Dissesto: processo evolutivo di natura geologica o idraulica che determina condizioni di pericolosità a diversi livelli di intensità. Pericolosità sismica locale: previsione delle variazioni dei parametri della pericolosità di base e dell’accadimento di fenomeni di instabilità dovute alle condizioni geologiche e geomorfologiche del sito; è valutata a scala di dettaglio partendo dai risultati degli studi di pericolosità sismica di base (terremoto di riferimento) e analizzando i caratteri geologici, geomorfologici e geologico-tecnici del sito. La metodologia per la valutazione dell’amplificazione sismica locale è contenuta nell’Allegato 5 alla d.g.r. 30 novembre 2011 n. IX/2616 “Analisi e valutazione degli effetti sismici di sito in Lombardia finalizzate alla definizione dell’aspetto sismico nei piani di governo del territorio”. Vulnerabilità intrinseca dell’acquifero: insieme delle caratteristiche dei complessi idrogeologici che costituiscono la loro suscettività specifica ad ingerire e diffondere un inquinante idrico o idroveicolato. Studi ed indagini preventive e di approfondimento: insieme degli studi, rilievi, indagini e prove in sito e in laboratorio, commisurate alla importanza ed estensione delle opere in progetto e alle condizioni al contorno, necessarie alla verifica della fattibilità dell’intervento in progetto, alla definizione del modello geotecnico del sottosuolo e a indirizzare le scelte progettuali ed esecutive per qualsiasi opera/intervento interagente con i terreni e con le rocce, ottimizzando la progettazione sia in termini di costi che di tempi. Gli studi e le indagini a cui si fa riferimento sono i seguenti: • Indagini geognostiche (IGT): indagini con prove in sito e laboratorio, comprensive di rilevamento geologico di dettaglio, assaggi con escavatore, prove di resistenza alla penetrazione dinamica o statica, indagini geofisiche in foro, indagini geofisiche di superficie, caratterizzazione idrogeologica ai sensi del d.m. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme tecniche per le costruzioni”. • Valutazione di stabilità dei fronti di scavo e dei versanti (SV): valutazione preliminare, ai sensi del d.m. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme tecniche per le costruzioni”, della stabilità dei fronti di scavo o di riporto a breve termine, in assenza di opere di contenimento, determinando le modalità di scavo e le eventuali opere provvisorie necessarie a garantire la stabilità del pendio durante l’esecuzione dei lavori. Nei terreni/ammassi rocciosi posti in pendio, o in prossimità a pendii, oltre alla stabilità localizzata dei fronti di scavo, deve essere verificata la stabilità del pendio nelle condizioni attuali, durante le fasi di cantiere e nell’assetto

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definitivo di progetto, considerando a tal fine le sezioni e le ipotesi più sfavorevoli, nonché i sovraccarichi determinati dalle opere da realizzare, evidenziando le opere di contenimento e di consolidamento necessarie a garantire la stabilità a lungo termine. Le indagini geologiche devono inoltre prendere in esame la circolazione idrica superficiale e profonda, verificando eventuali interferenze degli scavi e delle opere in progetto nonché la conseguente compatibilità degli stessi con la suddetta circolazione idrica. • Monitoraggio piezometrico (MP): monitoraggio del livello piezometrico e studio storico dell’escursione della falda, al fine di definire la possibile interazione della superficie piezometrica con gli interventi edificatori, sia in fase realizzativa (depressione per getto fondazioni) che di esercizio (sottospinte idrostatiche). • Recupero morfologico e ripristino ambientale (SRM): studio volto alla definizione degli interventi di riqualificazione ambientale e paesaggistica, che consentano di recuperare il sito alla effettiva e definitiva fruibilità per la destinazione d’uso conforme agli strumenti urbanistici. • Compatibilità idraulica (SCI): studio finalizzato a valutare la compatibilità idraulica delle previsioni degli strumenti urbanistici e territoriali o più in generale delle proposte di uso del suolo, ricadenti in aree che risultino soggette a possibile esondazione secondo i criteri dell’Allegato 4 alla d.g.r. 30 novembre 2011 n. IX/2616 “Procedure per la valutazione e la zonazione della pericolosità e del rischio di esondazione” e della direttiva “Criteri per la valutazione della compatibilità idraulica delle infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico all’interno delle fasce A e B” approvata con Deliberazione del Comitato Istituzionale n. 2 dell’11 maggio 1999, aggiornata con deliberazione n. 10 del 5 aprile 2006, come specificatamente prescritto nelle diverse Classi di fattibilità geologica (articolo 3). • Indagini preliminari sullo stato di salubrità dei suoli (ISS) ai sensi del Regolamento di Igiene comunale (o del Regolamento di Igiene Tipo regionale) e/o dei casi contemplati nel D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale”: insieme delle attività che permettono di ricostruire gli eventuali fenomeni di contaminazione a carico delle matrici ambientali (suolo, sottosuolo e acque sotterranee). • Nel caso di contaminazione accertata (superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione – Csc) devono essere attivate le procedure di cui al D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale”, comprendenti la redazione di un Piano di caratterizzazione (PCA) e il Progetto operativo degli interventi di bonifica (POB) in modo da ottenere le informazioni di base su cui prendere decisioni realizzabili e sostenibili per la messa in sicurezza e/o bonifica del sito.

Interventi di tutela ed opere di mitigazione del rischio da prevedere in fase progettuale: complesso degli interventi e delle opere di tutela e mitigazione del rischio, di seguito elencate: • Opere di regimazione idraulica e smaltimento delle acque meteoriche superficiali e sotterranee; individuazione dell’idoneo recapito finale delle acque

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nel rispetto della normativa vigente e sulla base delle condizioni idrogeologiche locali (RE) • Interventi di recupero morfologico e/o di funzione e/o paesistico ambientale (IRM) • Opere per la difesa del suolo, contenimento e stabilizzazione dei versanti (DS) • Predisposizione di sistemi di controllo ambientale (CA) per gli insediamenti a rischio di inquinamento da definire in dettaglio in relazione alle tipologie di intervento(piezometri di controllo della falda a monte e a valle flusso dell’insediamento, indagini nel terreno non saturo per l’individuazione di eventuali contaminazioni in atto, ecc.) • Interventi di bonifica (BO) ai sensi del D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale”, qualora venga accertato uno stato di contaminazione dei suoli • Collettamento in fognatura degli scarichi fognari e delle acque non smaltibili in loco (CO) Zona di tutela assoluta dei pozzi a scopo idropotabile: è costituita dall’area immediatamente circostante le captazioni; deve avere un’estensione di almeno 10 m di raggio dal punto di captazione, deve essere adeguatamente protetta e deve essere adibita esclusivamente a opere di captazione e ad infrastrutture di servizio (D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale”, art. 94, comma 3). Zona di rispetto dei pozzi a scopo idropotabile: è costituita dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta, da sottoporre a vincoli e destinazioni d’uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica captata e può essere suddivisa in zona di rispetto ristretta e zona di rispetto allargata, in relazione alla tipologia dell’opera di captazione e alla situazione locale di vulnerabilità e rischio della risorsa (D.Lgs 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale”, art. 94, comma 4). Edifici ed opere strategiche di cui al d.d.u.o. 21 novembre 2003 n. 19904 “Approvazione elenco tipologie degli edifici e opere infrastrutturali e programma temporale delle verifiche di cui all’art. 2, commi 3 e 4 dell’ordinanza p.c.m. n. 3274 del 20 marzo 2003, in attuazione della d.g.r. n. 14964 del 7 novembre 2003”: categorie di edifici e di opere infrastrutturali di interesse strategico di competenza regionale, la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile. Edifici: a. Edifici destinati a sedi dell’Amministrazione Regionale * b. Edifici destinati a sedi dell’Amministrazione Provinciale * c. Edifici destinati a sedi di Amministrazioni Comunali * d. Edifici destinati a sedi di Comunità Montane * e. Strutture non di competenza statale individuate come sedi di sale operative per la gestione delle emergenze (COM, COC, ecc.) f. Centri funzionali di protezione civile g. Edifici ed opere individuate nei piani d’emergenza o in altre disposizioni per la gestione dell’emergenza h. Ospedali e strutture sanitarie, anche accreditate, dotati di Pronto Soccorso o dipartimenti di emergenza, urgenza e accettazione

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i. Sedi Aziende Unità Sanitarie Locali ** j. Centrali operative 118 * prioritariamente gli edifici ospitanti funzioni/attività connesse con la gestione dell’emergenza ** limitatamente gli edifici ospitanti funzioni/attività connesse con la gestione dell’emergenza Edifici ed opere rilevanti di cui al d.d.u.o. 21 novembre 2003 n. 19904 “Approvazione elenco tipologie degli edifici e opere infrastrutturali e programma temporale delle verifiche di cui all’art. 2, commi 3 e 4 dell’ordinanza p.c.m. n. 3274 del 20 marzo 2003, in attuazione della d.g.r. n. 14964 del 7 novembre 2003”: categorie di edifici e di opere infrastrutturali di competenza regionale che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso. Edifici a. Asili nido e scuole, dalle materne alle superiori b. Strutture ricreative, sportive e culturali, locali di spettacolo e di intrattenimento in genere c. Edifici aperti al culto non rientranti tra quelli di cui all’allegato 1, elenco B, punto 1.3 del Decreto del Capo del Dipartimento della Protezione Civile, n. 3685 del 21.10.2003 (edifici il cui collasso può determinare danni significativi al patrimonio storico, artistico e culturale – musei, biblioteche, chiese) d. Strutture sanitarie e/o socioassistenziali con ospiti non autosufficienti (ospizi, orfanotrofi, ecc.) e. Edifici e strutture aperti al pubblico destinate alla erogazione di servizi, adibiti al commercio* suscettibili di grande affollamento * Il centro commerciale viene definito (D.Lgs. n. 114/1998) quale una media o una grande struttura di vendita nella quale più esercizi commerciali sono inseriti in una struttura a destinazione specifica e usufruiscono di infrastrutture comuni e spazi di servizio gestiti unitariamente. In merito a questa destinazione specifica si precisa comunque che i centri commerciali possono comprendere anche pubblici esercizi e attività paracommerciali (quali servizi bancari, servizi alle persone, ecc.).

Opere infrastrutturali a. Punti sensibili (ponti, gallerie, tratti stradali, tratti ferroviari) situati lungo strade “strategiche“ provinciali e comunali non comprese tra la “grande viabilità“ di cui al citato documento del Dipartimento della Protezione Civile nonché quelle considerate “strategiche“ nei piani di emergenza provinciali e comunali b. Stazioni di linee ferroviarie a carattere regionale (FNM, metropolitane) c. Porti, aeroporti ed eliporti non di competenza statale individuati nei piani di emergenza o in altre disposizioni per la gestione dell’emergenza d. Strutture non di competenza statale connesse con la produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica e. Strutture non di competenza statale connesse con la produzione, trasporto e distribuzione di materiali combustibili (oleodotti, gasdotti, ecc.) f. Strutture connesse con il funzionamento di acquedotti locali g. Strutture non di competenza statale connesse con i servizi di comunicazione (radio, telefonia fissa e portatile, televisione)

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h. Strutture a carattere industriale, non di competenza statale, di produzione e stoccaggio di prodotti insalubri e/o pericolosi i. Opere di ritenuta di competenza regionale. Polizia idraulica: comprende tutte le attività che riguardano il controllo degli interventi di gestione e trasformazione del demanio idrico e del suolo in fregio ai corpi idrici, allo scopo di salvaguardare le aree di espansione e di divagazione dei corsi d’acqua e mantenere l’accessibilità al corso d’acqua stesso. Opere edificatorie: tipologia di opere a cui si fa riferimento nella definizione del tipo di intervento ammissibile per le diverse classi di fattibilità geologica (cfr. articolo 3 e legenda Tav. 8a-b). Esse corrispondono alla seguente classificazione:

Opere sul suolo e sottosuolo 1 Edilizia singola uni-bifamiliare, 3 piani al massimo, di limitata estensione 2 Edilizia intensiva uni-bifamiliare, 3 piani al massimo o edilizia plurifamiliare, edilizia pubblica 3 Edilizia plurifamiliare di grande estensione, edilizia pubblica 4 Edilizia produttiva di significativa estensione areale (> 500 mq s.c.) 5 Cambi di destinazione d’uso di ambiti produttivi 6 Opere infrastrutturali (opere d’arte in genere quali strade, ponti, parcheggi nel rispetto ed a fronte di indagini preventive in riferimento alla normativa nazionale), posa di reti tecnologiche o lavori di escavazione e sbancamento

ARTICOLO 2 – INDAGINI ED APPROFONDIMENTI GEOLOGICI - Il presente studio geologico di supporto alla pianificazione comunale “Componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio ai sensi della l.r. 12/2005 e secondo i criteri della d.g.r. n. IX/2616/11”, da allegare integralmente nel Documento di Piano ai sensi dell’art. 8 comma 1, lettera c) della L.R. 12/2005 e s.m.i., ha la funzione di orientamento urbanistico, ma non può essere sostitutivo delle relazioni di cui al d.m. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme tecniche per le costruzioni”.

- Tutte le indagini e gli approfondimenti geologici prescritti per le diverse classi di fattibilità (cfr. articolo 3 e legenda Tav. 8a-b) dovranno essere consegnati contestualmente alla presentazione dei piani attuativi o in sede di richiesta di permesso di costruire/Dia e valutati di conseguenza prima dell’approvazione del piano o del rilascio del permesso.

- Gli approfondimenti d’indagine non sostituiscono, anche se possono comprendere, le indagini previste dal d.m. 14 gennaio 2008.

- PIANI ATTUATIVI: rispetto alla componente geologica ed idrogeologica, la documentazione minima da presentare a corredo del piano attuativo dovrà necessariamente contenere tutte le indagini e gli approfondimenti geologici prescritti per le classi di fattibilità geologica in cui ricade il piano attuativo stesso, che a seconda del grado di approfondimento, potranno essere considerati come anticipazioni o espletamento di quanto previsto dal d.m. 14

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gennaio 2008 “Nuove Norme tecniche per le costruzioni”. In particolare dovranno essere sviluppati, sin dalla fase di proposta, gli aspetti relativi a: • interazioni tra il piano attuativo e l’assetto geologico-geomorfologico e l’eventuale rischio idraulico; • interazioni tra il piano attuativo e il regime delle acque superficiali; • fabbisogni e smaltimenti delle acque (disponibilità dell’approvvigionamento potabile, differenziazione dell’utilizzo delle risorse in funzione della valenza e della potenzialità idrica, possibilità di smaltimento in loco delle acque pluviali e derivanti dalla impermeabilizzazione dei suoli, presenza di un idoneo recapito finale per le acque non smaltibili in loco).

- Gli interventi edilizi di nuova costruzione, di ristrutturazione edilizia, di restauro e risanamento conservativo e di manutenzione straordinaria (quest’ultima solo nel caso in cui comporti all’edificio esistente modifiche strutturali di particolare rilevanza) dovranno essere progettati adottando i criteri di cui al d.m. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme tecniche per le costruzioni”. La documentazione di progetto dovrà comprendere i seguenti elementi: • indagini geognostiche per la determinazione delle caratteristiche geotecniche dei terreni di fondazione, in termini di caratteristiche granulometriche e di plasticità e di parametri di resistenza e deformabilità, spinte sino a profondità significative in relazione alla tipologia di fondazione da adottare e alle dimensioni dell’opera da realizzare. Sono comprensive di prove in situ e in laboratorio, rilevamento geologico di dettaglio, assaggi con escavatore, prove di resistenza alla penetrazione dinamica o statica, caratterizzazione idrogeologica ai sensi del D.M. 14 gennaio 2008. • determinazione della velocità di propagazione delle onde di taglio nei primi 30 m di profondità al di sotto del prescelto piano di posa delle fondazioni, ottenibile a mezzo di indagini geofisiche in foro (down-hole o cross-hole), indagini geofisiche di superficie (SASW – Spectral Analysis of Surface Wawes, MASW – Multichannel Analysis of Surface Wawes - o REMI – Refraction Microtremor for Shallow Shear Velocity), o attraverso correlazioni empiriche di comprovata validità con prove di resistenza alla penetrazione dinamica o statica. La scelta della metodologia di indagine dovrà essere commisurata all’importanza dell’opera e dovrà in ogni caso essere adeguatamente motivata; • definizione della categoria del suolo di fondazione in accordo al D.M. 14 gennaio 2008 sulla base del profilo di VS ottenuto e del valore di VS30 calcolato; • definizione dello spettro di risposta elastico in accordo al D.M. 14 gennaio 2008.

− Su tutto il territorio comunale, gli edifici il cui uso prevede affollamenti significativi, gli edifici industriali con attività pericolose per l’ambiente, le reti viarie e ferroviarie la cui interruzione provochi situazioni di emergenza e le costruzioni con funzioni pubbliche o strategiche importanti e con funzioni sociali essenziali di cui al D.D.U.O. 21 novembre 2003 n. 19904 “Approvazione

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elenco tipologie degli edifici e opere infrastrutturali e programma temporale delle verifiche di cui all’art. 2, commi 3 e 4 dell’ordinanza O.p.c.m. n. 3274 del 20 marzo 2003, in attuazione della d.g.r. n. 14964 del 7 novembre 2003” dovranno essere progettati adottando i criteri antisismici di cui al D.M. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme tecniche per le costruzioni”, definendo le azioni sismiche di progetto a mezzo di analisi di approfondimento di 3° livello, indipendentemente dalla presenza o meno di possibili scenari di amplificazione locale.

− All’interno delle AREE A PERICOLOSITA’ SISMICA LOCALE (PSL) corrispondenti agli Scenari Z3 (individuati in Tav. 5), in fase di pianificazione, si dovranno effettuare analisi di approfondimento di 2° livello - metodologie dell’allegato 5 alla d.g.r. n. IX/2616/2011, per l’individuazione delle aree in cui la normativa nazionale risulta insufficiente a salvaguardare dagli effetti di amplificazione sismica locale (Fa calcolato > Fa di soglia comunale).

− All’interno delle AREE A PERICOLOSITA’ SISMICA LOCALE (PSL) corrispondenti agli scenari Z3 nel caso in cui il Fattore di Amplificazione (Fa) calcolato con un approfondimento di 2° livello risulti maggiore del valore di Fa di soglia, in fase di progettazione, si dovranno adottare i criteri antisismici di cui al d.m. 14 gennaio 2008, definendo le azioni sismiche di progetto a mezzo di analisi di approfondimento di 3° livello - metodologie dell’allegato 5 alla d.g.r. n. IX/2616/2011.

− All’interno delle AREE A PERICOLOSITA’ SISMICA LOCALE (PSL) corrispondenti agli Scenari Z2 (individuati in Tav. 5) la progettazione dovrà essere condotta adottando i criteri antisismici di cui al d.m. 14 gennaio 2008, definendo le azioni sismiche di progetto a mezzo di analisi di approfondimento di 3° livello - metodologie dell’allegato 5 alla d.g.r. n. IX/2616/2011.

− Nella seguente figura, desunta dalla D.G.R. IX/2616/2011, si riporta il diagramma di flusso dei dati necessari e dei percorsi da seguire nei tre livelli di indagine.

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Figura 10.1 – Procedure per l’applicazione dei tre livelli di approfondimento nell’indagine sismica

− Nelle Tavole di fattibilità geologica (Tav. 8a e 8b), al mosaico della fattibilità, sono state sovrapposte con apposita retinatura le aree soggette ad amplificazione sismica locale desunte dalla Tav. 5 per le quali sono richiesti approfondimenti di 2 e 3° livello.

La documentazione di progetto (per gli approfondimenti di terzo livello) dovrà comprendere i seguenti elementi: • Indagini geognostiche per la determinazione delle caratteristiche geotecniche dei terreni di fondazione, in termini di caratteristiche granulometriche e di plasticità e di parametri di resistenza e deformabilità, spinte sino a profondità significative in relazione alla tipologia di fondazione da adottare e alle dimensioni dell’opera da realizzare; • Determinazione della velocità di propagazione delle onde di taglio nei primi 30 m di profondità al di sotto del prescelto piano di posa delle fondazioni ottenibile a mezzo di indagini geofisiche in foro (down-hole o cross- hole), indagini geofisiche di superficie (SASW – Spectral Analysis of Surface Wawes - , MASW - Multichannel Analysis of Surface Wawes - o REMI – Refraction Microtremor for Shallow Shear Velocity -), o attraverso correlazioni empiriche di comprovata validità con prove di resistenza alla penetrazione dinamica o statica. La scelta della

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metodologia di indagine dovrà essere commisurata all’importanza dell’opera e in ogni caso dovrà essere adeguatamente motivata; • Definizione, con indagini o da bibliografia (es. banca dati regionale), del modulo di taglio G e del fattore di smorzamento D dei terreni di ciascuna unità geotecnica individuata e delle relative curve di decadimento al progredire della deformazione di taglio γ; • Definizione del modello geologico-geotecnico di sottosuolo a mezzo di un congruo numero di sezioni geologico-geotecniche, atte a definire compiutamente l’assetto morfologico superficiale, l’andamento dei limiti tra i diversi corpi geologici sepolti, i loro parametri geotecnici, l’assetto idrogeologico e l’andamento della superficie piezometrica; • Individuazione di almeno tre diversi input sismici relativi al sito, sotto forma di accelerogrammi attesi al bedrock (es. da banca dati regionale o nazionale); • Valutazione della risposta sismica locale consistente nel calcolo degli accelerogrammi attesi al suolo mediante codici di calcolo bidimensionali o tridimensionali in grado di tenere adeguatamente conto della non linearità del comportamento dinamico del terreno e degli effetti di amplificazione topografica di sito. Codici di calcolo monodimensionali possono essere impiegati solo nel caso in cui siano prevedibili unicamente amplificazioni litologiche e si possano escludere amplificazioni di tipo topografico; • Definizione dello spettro di risposta elastico al sito ossia della legge di variazione della accelerazione massima al suolo al variare del periodo naturale; • Valutazione dei fenomeni di liquefazione all’interno delle zone PSL Z2.

Per quanto concerne la tipologia di indagine minima da adottare per la caratterizzazione sismica locale si dovrà fare riferimento alla seguente tabella guida. L’estensione delle indagini dovrà essere commisurata all’importanza e alle dimensioni delle opere da realizzare, alla complessità del contesto geologico e dovrà in ogni caso essere adeguatamente motivata.

Tipologia opere Indagine minima prescritta Edifici residenziali semplici, con al correlazioni empiriche di comprovata massimo 3 piani fuori terra, con validità con prove di resistenza alla perimetro esterno inferiore a 100 m, penetrazione dinamica integrate in aventi carichi di progetto inferiori a 250 profondità con estrapolazione di dati kN per pilastro e a 100 kN/m per muri litostratigrafici di sottosuolo continui Edifici e complessi industriali, complessi indagini geofisiche di superficie: residenziali e singoli edifici residenziali SASW – Spectral Analysis of Surface non rientranti nella categoria Wawes -, MASW - Multichannel precedente Analysis of Surface Wawes - o REMI – Refraction Microtremor for Shallow

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Shear Velocity Opere ed edifici strategici e rilevanti, indagini geofisiche in foro (down- (opere il cui uso prevede affollamenti hole o cross-hole) significativi, edifici industriali con attività pericolose per l’ambiente, reti viarie e ferroviarie la cui interruzione provochi situazioni di emergenza e costruzioni con funzioni pubbliche o strategiche importanti e con funzioni sociali essenziali)

Si evidenzia che a seguito della pubblicazione su G.U. della Legge 77/09 del 24.06.2009 il regime transitorio (periodo di non obbligatorietà di applicazione dei criteri contenuti nel d.m. 14 gennaio 2008), è stato definitivamente dichiarato scaduto in data 30 giugno 2009. Pertanto, a partire dal 1 luglio 2009, il D.M. 14 gennaio 2008 costituisce l’unica normativa di riferimento per la progettazione.

ARTICOLO 3 – CLASSI DI FATTIBILITÀ GEOLOGICA La carta della fattibilità geologica per le azioni di piano è stata redatta alla scala di dettaglio 1:5.000 (Tav. 8a) per l’intero territorio comunale e riprodotta sulla Carta Tecnica Regionale in scala 1:10.000 (Tav. 8b).

La suddivisione in aree omogenee dal punto di vista della pericolosità/vulnerabilità effettuata nella fase di sintesi (Tav. 7), è stata ricondotta a diverse classi di fattibilità in ordine alle limitazioni e destinazioni d’uso del territorio, secondo quanto prescritto dalla D.G.R. 30 novembre 2011 n. IX/2616 – Aggiornamento dei “Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell’art. 57, comma 1, della l.r. 11 marzo 2005, n. 12” approvati con D.G.R. 22 dicembre 2005, n. 8/1566 e successivamente modificati con d.g.r. 28 maggio 2008 n. 8/7374.

Per l’intero territorio comunale, l’azzonamento prioritario per la definizione della carta della fattibilità geologica è risultato quello relativo alla individuazione di aree vulnerabili dal punto di vista idraulico, a cui è stato sovrapposto l’azzonamento derivante dalla dalla vulnerabilità dell’acquifero superiore e dalla prima caratterizzazione geologico-tecnica dei terreni, elementi tutti condizionanti le trasformazioni d’uso del territorio.

Ai suddetti elementi si sono aggiunti i condizionamenti determinati dalla individuazione di ambiti di modificazione antropica, sottoposti ad interventi di bonifica e/o da sottoporre a verifica ambientale.

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CLASSE DI FATTIBILITA’ GEOLOGICA 4 - FATTIBILITÀ CON GRAVI LIMITAZIONI Per gli edifici esistenti ricadenti in classe 4 sono consentite esclusivamente le opere relative ad interventi di demolizione senza ricostruzione, manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo, come definiti dall’art. 27, comma 1, lettere a), b), c) della l.r. 11 marzo 2005 n. 12 “Legge per il governo del territorio”, senza aumento di superficie o volume e senza aumento del carico insediativo. Sono consentite le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica.

E’ fatto salvo quanto previsto per le infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico, che possono essere realizzate solo se non altrimenti localizzabili e che dovranno comunque essere puntualmente e attentamente valutate in funzione dello specifico fenomeno che determina la situazione di rischio.

Gli approfondimenti di 2° e 3° livello per la definizione delle azioni sismiche di progetto non devono essere eseguiti nelle aree classificate in classe di fattibilità 4, in quanto considerate inedificabili, fermo restando tutti gli obblighi derivanti dall’applicazione della normativa specifica. Per le infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico eventualmente ammesse, la progettazione dovrà essere condotta adottando i criteri antisismici del d.m. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme tecniche per le costruzioni”, definendo in ogni caso le azioni sismiche di progetto a mezzo di analisi di approfondimento di 3° livello.

Classe 4 a – Fascia A PAI esterno centro edificato Principali caratteristiche: Alveo attivo, scarpate ad esso correlate e piana alluvionale del F. Adda posta entro il territorio individuato dalla fascia A del PAI, all'esterno del centro edificato. Problematiche generali: Area soggetta e a rischio di esondazione/allagamento. Parere sull’edificabilità: Non favorevole per gravi limitazioni legate al rischio idraulico e alla presenza di fasce di rispetto del reticolo idrografico principale, consortile e minore con attività di polizia idraulica. Opera edificatoria ammissibile: è vietata qualsiasi nuova opera edificatoria, ad eccezione di eventuali infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico solo se non altrimenti localizzabili, corredati da uno studio di compatibilità degli interventi con la situazione di rischio idrogeologico (cfr. indagini preventive necessarie). Consentiti solo gli interventi previsti dagli artt. 29, 38, 38bis, 38ter, 39 e 41 delle NdA del PAI (fascia A). Per gli edifici esistenti sono ammessi gli interventi di demolizione senza ricostruzione, manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo come definiti alla L. 12/2005 art. 27, comma 1, lett. a, b, c, senza aumento di superficie o volume e senza l’aumento del carico insediativo. Sono consentite le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica. Sono consentiti interventi di manutenzione, regimazione/difesa idraulica. Indagini di approfondimento preventive necessarie: per le opere infrastrutturali ammesse sono necessarie indagini geotecniche (IGT), con valutazione di stabilità

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dei versanti di scavo (SV) finalizzate alla progettazione delle opere e alla previsione delle opportune opere di protezione degli scavi durante i lavori di cantiere. Ferma restando la necessità di acquisire autorizzazione da parte dell’Ente competente, ogni intervento che interessi direttamente l’alveo, incluse le sponde, dei corsi d’acqua del reticolo idrografico, di natura strutturale (modifica del corso), infrastrutturale (attraversamenti), idraulico-qualitativa (scarichi idrici), richiede necessariamente l’effettuazione di studi di compatibilità idraulica (SCI) secondo quanto previsto dall’Allegato 4 della D.G.R. n. IX/2616/2011 e dalla Direttiva dell’Autorità di bacino “Criteri per la valutazione della compatibilità idraulica delle infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico all’interno delle Fasce A e B”. Interventi da prevedere in fase progettuale: sono comunque da prevedere interventi di difesa del suolo (DS), interventi di recupero morfologico e della funzione idraulica propria del tratto di asta interessato (IRM), e la predisposizione di accorgimenti/sistemi per la regimazione e lo smaltimento delle acque meteoriche e di quelle di primo sottosuolo, con individuazione del recapito finale, nel rispetto della normativa vigente e sulla base delle condizioni idrogeologiche del sito (RE). Per gli insediamenti esistenti prospicienti e limitanti il corso d’acqua sono necessari interventi atti a ripristinare la sezione originaria. Norme sismiche da adottare per la progettazione: nel caso di infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico non altrimenti localizzabili, la progettazione dovrà essere condotta adottando i criteri antisismici del d.m. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme tecniche per le costruzioni” definendo la pericolosità sismica di base in accordo alle metodologie dell’Allegato A del decreto e definendo le azioni sismiche di progetto a mezzo di analisi di approfondimento di 3° livello - metodologie di cui all’allegato 5 della d.g.r. n. IX/2616/11.

Classe 4R4 – Rischio idraulico molto elevato Principali caratteristiche: Porzione di piana alluvionale a rischio idraulico molto elevato (R4), potenzialmente interessate da esondazioni con tiranti idrici compresi tra 1 e 2 m e velocità superiore a 1,5 m/s. Problematiche generali: Area soggetta e a rischio di esondazione/allagamento. Parere sull’edificabilità: Non favorevole per gravi limitazioni legate al rischio idraulico. Opera edificatoria ammissibile: è vietata qualsiasi nuova opera edificatoria, ad eccezione di eventuali infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico solo se non altrimenti localizzabili, corredati da uno studio di compatibilità degli interventi con la situazione di rischio idrogeologico (cfr. indagini preventive necessarie). Per gli edifici esistenti sono ammessi gli interventi di demolizione senza ricostruzione, manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo come definiti alla L. 12/2005 art. 27, comma 1, lett. a, b, c, senza aumento di superficie o volume e senza l’aumento del carico insediativo. Sono consentite le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica. Sono consentiti interventi di manutenzione, regimazione/difesa idraulica. Indagini di approfondimento preventive necessarie: per le opere infrastrutturali ammesse sono necessarie indagini geotecniche (IGT), con valutazione di stabilità

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dei versanti di scavo (SV) finalizzate alla progettazione delle opere e alla previsione delle opportune opere di protezione degli scavi durante i lavori di cantiere. Per le opere eventualmente ammesse si dovranno prevedere studi di compatibilità idraulica locale (SCI) secondo l’Allegato 4 della D.G.R. n. IX/2616/2011 e dalla Direttiva dell’Autorità di bacino “Criteri per la valutazione della compatibilità idraulica delle infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico all’interno delle Fasce A e B” per le aree a rischio di esondazione, finalizzati alla verifica delle interferenze tra assetto idraulico ed intervento in progetto con individuazione delle opere di mitigazione del rischio sia in fase di cantiere che ad opere ultimate. Sono comunque necessarie indagini geotecniche (IGT), con valutazione di stabilità dei fronti di scavo (SV) finalizzate alla progettazione delle opere e alla previsione delle opportune opere di protezione degli scavi o degli sbancamenti durante i lavori di cantiere. Interventi da prevedere in fase progettuale: sono comunque da prevedere interventi di difesa del suolo (DS) e la predisposizione di accorgimenti/sistemi per la regimazione e lo smaltimento delle acque meteoriche e di quelle di primo sottosuolo, con individuazione del recapito finale, nel rispetto della normativa vigente e sulla base delle condizioni idrogeologiche del sito (RE). Per gli insediamenti esistenti prospicienti e limitanti il corso d’acqua sono necessari interventi atti a ripristinare la sezione originaria. Norme sismiche da adottare per la progettazione: nel caso di infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico non altrimenti localizzabili, la progettazione dovrà essere condotta adottando i criteri antisismici del d.m. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme tecniche per le costruzioni” definendo la pericolosità sismica di base in accordo alle metodologie dell’Allegato A del decreto e definendo le azioni sismiche di progetto a mezzo di analisi di approfondimento di 3° livello - metodologie di cui all’allegato 5 della d.g.r. n. IX/2616/11.

Classe 4 b – scarpata principale Principali caratteristiche: Scarpate ad acclività medio-elevata costituenti i fianchi della valle del F. Adda. Problematiche generali: Aree potenzialmente interessate da fenomeni di dissesto connessi alla dinamica gravitativa e alla regimazione/smaltimento delle acque superficiali Parere sull’edificabilità: non favorevole per gravi limitazioni legate al rischio di instabilità dei versanti. Opera edificatoria ammissibile: è vietata qualsiasi nuova opera edificatoria, ad eccezione di eventuali infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico solo se non altrimenti localizzabili, corredati da uno studio di compatibilità degli interventi con la situazione di rischio idrogeologico (cfr. indagini preventive necessarie). Sono inoltre ammessi interventi di consolidamento dei versanti e prevenzione del dissesto idrogeologico. Indagini di approfondimento preventive necessarie: dovranno essere previste indagini idrogeologiche e geologico-tecniche dei terreni (IGT) ed analisi di stabilità dei versanti e dei fronti di scavo (SV), finalizzati alla valutazione della compatibilità

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dell’intervento con le condizioni di rischio ed al dimensionamento degli interventi di sistemazione e ripristino ambientale. Interventi da prevedere in fase progettuale: sono comunque da prevedere interventi di difesa del suolo (DS-DP), opere di regimazione idraulica (RE) per lo smaltimento delle acque sotterranee e delle acque superficiali. Norme sismiche da adottare per la progettazione: nel caso di infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico non altrimenti localizzabili, la progettazione dovrà essere condotta adottando i criteri antisismici del d.m. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme tecniche per le costruzioni” definendo la pericolosità sismica di base in accordo alle metodologie dell’Allegato A del decreto e definendo le azioni sismiche di progetto a mezzo di analisi di approfondimento di 3° livello - metodologie di cui all’allegato 5 della d.g.r. n. IX/2616/11.

CLASSE DI FATTIBILITA’ GEOLOGICA 3 - FATTIBILITÀ CON CONSISTENTI LIMITAZIONI

CLASSE 3a – Fascia B PAI esterno centro edificato Principali caratteristiche: Porzioni di piana alluvionale poste entro il territorio individuato dalla fascia B del PAI coincidente con la fascia C, all'esterno del centro edificato. Problematiche generali: Aree a rischio di esondazione, comprendenti le aree allagabili per eventi di piena con tempi di ritorno di 200 anni evidenziate dallo studio di approfondimento idraulico dell’Autorità di Bacino del F. Po. Parere sulla edificabilità: Favorevole con consistenti limitazioni legate alla presenza di vincolo normativo sovraordinato. Opere edificatorie ammissibili: Consentiti solo gli interventi previsti dagli artt. 30, 38, 38bis, 38ter, 39 e 41 delle NdA del PAI (fascia B). Per gli edifici esistenti sono ammessi gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo e di ristrutturazione edilizia come definiti dall’art. 27, comma 1, lettere a), b), c) della l.r. 12/2005. Sono inoltre ammessi gli interventi di ristrutturazione edilizia di cui alla lettera d) della l.r. 12/2055, comportanti anche sopraelevazione degli edifici con aumento di superficie o volume, non superiori a quelli potenzialmente allagabili, con contestuale dismissione d’uso di quest’ultime. Nei casi di demolizione totale con ricostruzione (interventi di cui alla lett. d) è infatti richiesta la verifica di compatibilità idraulica al pari di una nuova edificazione, al fine di valutare l’eventuale necessità di modifica della distribuzione planivolumetrica delle volumetrie. Indagini di approfondimento necessarie, preventive alla progettazione: per le nuove opere ammesse e per gli interventi di cui alla lettera d dell’art. 27 della L.R. 12/05 si rendono necessari studi di compatibilità idraulica locale (SCI) secondo l’allegato 4 ai Criteri regionali approvati con D.G.R. IX/2616/11 per le aree a rischio di esondazione e la Direttiva dell’Autorità di bacino “Criteri per la valutazione della compatibilità idraulica delle infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico all’interno delle Fasce A e B”, finalizzato alla verifica delle interferenze tra assetto

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idraulico ed intervento in progetto con individuazione delle opere di mitigazione del rischio sia in fase di cantiere che ad opere ultimate. Gli studi idraulici di dettaglio forniranno le quote di allagamento locale al fine di definire le condizioni di progettazione delle opere. Sono comunque necessarie indagini geognostiche per la verifica delle condizioni geotecniche locali (IGT), con valutazione di stabilità dei versanti di scavo (SV) finalizzate alla progettazione delle opere e alla previsione delle opportune opere di protezione degli scavi durante i lavori di cantiere. Le indagini geognostiche dovranno essere commisurate al tipo di intervento da realizzare ed alle problematiche progettuali proprie di ciascuna opera (secondo quanto indicato nell’art. 2). Interventi da prevedere in fase progettuale: In sede progettuale si dovrà tenere conto delle seguenti prescrizioni: • al fine di consentire il deflusso delle acque in caso di piena e di mantenere una significativa capacità di invaso, dovrà essere prevista la formazione/mantenimento di aree libere da ostacoli (aree a standard destinate a verde o parcheggi), ribassate rispetto alle aree edificate circostanti e allineate longitudinalmente rispetto alla possibile direzione di propagazione dell’onda di piena • realizzare le superfici abitabili e le aree sede dei processi industriali e degli impianti tecnologici a quote sopraelevate rispetto alla quota locale di allagamento • i nuovi piani seminterrati o derivanti da modifiche di quelli già esistenti saranno costituiti unicamente da spazi di servizio senza locali con permanenza di persone (bagni, cucine, ecc…); inoltre dovranno essere previsti elementi strutturali permanenti di sbarramento idraulico continuo fino alla quota di allagamento locale ed essere previste uscite di emergenza che consentano la rapida evacuazione dei vani • in caso di danni derivanti da fenomeni esondazione, il soggetto interessato deve rinunciare al risarcimento degli stessi nei confronti dell’amministrazione pubblica. Sono comunque da prevedere interventi di difesa del suolo (DS), opere di regimazione idraulica e sistemi di smaltimento delle acque superficiali e di primo sottosuolo, con individuazione del recapito finale, nel rispetto della normativa vigente e sulla base delle caratteristiche idrogeologiche del sito (RE). Quale norma generale a salvaguardia della falda idrica sotterranea è necessario che per ogni nuovo insediamento sia civile che industriale, già in fase progettuale, sia previsto ed effettivamente realizzabile il collettamento degli scarichi fognari in fognatura e delle acque non smaltibili in loco (CO). Norme sismiche da adottare per la progettazione: la progettazione dovrà essere condotta adottando i criteri antisismici del D.M. 14 gennaio 2008 "Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni", definendo le azioni sismiche di progetto a mezzo di analisi di approfondimento di 3° livello, ai sensi delle metodologie di cui all'allegato 5 della D.G.R. n. IX/2616/11.

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CLASSE 3R3* – Rischio idraulico elevato R3 Principali caratteristiche: Porzioni di piana alluvionale a rischio di esondazione elevato R3, potenzialmente interessate da allagamenti con tiranti idrici compresi tra 1 e 2 m e velocità ridotte. Aree declassabili in R2 (rischio idraulico medio) a seguito della realizzazione di interventi di difesa attiva e rimodellazione morfologica. Problematiche generali: Aree a rischio di esondazione indiretta dal Canale Rusca per sormonto/cedimenti degli argini . Parere sull’edificabilità: Favorevole con consistenti limitazioni legate al rischio idraulico attuale (sormonto/cedimenti degli argini) e residuo a seguito della realizzazione degli interventi di difesa. Opere edificatorie ammissibili: FINO AL COLLAUDO DELLE OPERE DI DIFESA sono consentiti gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo e di ristrutturazione edilizia come definiti dall’art. 27, comma 1, lettere a), b), c) della l.r. 12/2005. senza aumento di superficie o volume e senza l’aumento del carico insediativo. Sono consentite le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica. Sono consentiti interventi di manutenzione, regimazione/difesa idraulica. A SEGUITO DEL COLLAUDO DELLE OPERE DI DIFESA, oltre agli interventi sopradescritti, sono ammessi gli interventi di ristrutturazione edilizia di cui alla lettera d) della l.r. 12/2055, comportanti anche sopraelevazione degli edifici con aumento di superficie o volume, non superiori a quelli potenzialmente allagabili, con contestuale dismissione d’uso di quest’ultime. Nei casi di demolizione totale con ricostruzione (interventi di cui alla lett. d) è infatti richiesta la verifica di compatibilità idraulica al pari di una nuova edificazione, al fine di valutare l’eventuale necessità di modifica della distribuzione planivolumetrica delle volumetrie. Indagini di approfondimento necessarie, preventive alla progettazione: per le opere ammesse si rendono necessari studi di compatibilità idraulica locale (SCI) secondo l’allegato 4 ai Criteri regionali approvati con D.G.R. IX/2616/11 per le aree a rischio di esondazione e la Direttiva dell’Autorità di bacino “Criteri per la valutazione della compatibilità idraulica delle infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico all’interno delle Fasce A e B”, finalizzato alla verifica delle interferenze tra assetto idraulico ed intervento in progetto con individuazione delle opere di mitigazione del rischio sia in fase di cantiere che ad opere ultimate. Gli studi idraulici di dettaglio forniranno le quote di allagamento locale al fine di definire le condizioni di progettazione delle opere. Sono comunque necessarie indagini geognostiche per la verifica delle condizioni geotecniche locali (IGT), con valutazione di stabilità dei versanti di scavo (SV) finalizzate alla progettazione delle opere e alla previsione delle opportune opere di protezione degli scavi durante i lavori di cantiere. Le indagini geognostiche dovranno essere commisurate al tipo di intervento da realizzare ed alle problematiche progettuali proprie di ciascuna opera (secondo quanto indicato nell’art. 2). Interventi da prevedere in fase progettuale: In sede progettuale si dovrà tenere conto delle seguenti prescrizioni:

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• al fine di consentire il deflusso delle acque in caso di piena e di mantenere una significativa capacità di invaso, dovrà essere prevista la formazione/mantenimento di aree libere da ostacoli (aree a standard destinate a verde o parcheggi), ribassate rispetto alle aree edificate circostanti e allineate longitudinalmente rispetto alla possibile direzione di propagazione dell’onda di piena • realizzare le superfici abitabili e le aree sede dei processi industriali e degli impianti tecnologici a quote sopraelevate rispetto alla quota locale di allagamento • i nuovi piani seminterrati o derivanti da modifiche di quelli già esistenti saranno costituiti unicamente da spazi di servizio senza locali con permanenza di persone (bagni, cucine, ecc…); inoltre dovranno essere previsti elementi strutturali permanenti di sbarramento idraulico continuo fino alla quota di allagamento locale ed essere previste uscite di emergenza che consentano la rapida evacuazione dei vani • in caso di danni derivanti da fenomeni esondazione, il soggetto interessato deve rinunciare al risarcimento degli stessi nei confronti dell’amministrazione pubblica. Sono comunque da prevedere interventi di difesa del suolo (DS), opere di regimazione idraulica e sistemi di smaltimento delle acque superficiali e di primo sottosuolo, con individuazione del recapito finale, nel rispetto della normativa vigente e sulla base delle caratteristiche idrogeologiche del sito (RE). Quale norma generale a salvaguardia della falda idrica sotterranea è necessario che per ogni nuovo insediamento sia civile che industriale, già in fase progettuale, sia previsto ed effettivamente realizzabile il collettamento degli scarichi fognari in fognatura e delle acque non smaltibili in loco (CO). Norme sismiche da adottare per la progettazione: la progettazione dovrà essere condotta adottando i criteri antisismici del D.M. 14 gennaio 2008 "Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni", definendo le azioni sismiche di progetto a mezzo di analisi di approfondimento di 3° livello, ai sensi delle metodologie di cui all'allegato 5 della D.G.R. n. IX/2616/11.

CLASSE 3R2, 3R2’ – Rischio idraulico medio R2 Principali caratteristiche: Porzioni di piana alluvionale a rischio di esondazione medio (R2) differenziate in: 3R2: aree non esondate storicamente e non protette da argini, a rischio di allagamento legato a eventi intensi; 3R2': aree protette da difese spondali e non direttamente interessate dall’esondazione del corso d’acqua, a rischio di allagamento per cedimento/sormonto degli argini del canale Rusca/Muzza. Problematiche generali: Aree a rischio di esondazione. Parere sulla edificabilità: Favorevole con consistenti limitazioni legate al rischio di esondazione per fenomeni intensi e/o indiretti. Opere edificatorie ammissibili: per gli edifici esistenti sono ammessi gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo e di ristrutturazione edilizia come definiti dall’art. 27, comma 1, lettere a), b), c) della

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l.r. 12/2005. Sono consentite le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica e gli interventi di manutenzione, regimazione/difesa idraulica. Sono inoltre ammessi gli interventi di ristrutturazione edilizia di cui alla lettera d) della l.r. 12/2055, comportanti anche sopraelevazione degli edifici con aumento di superficie o volume, non superiori a quelli potenzialmente allagabili, con contestuale dismissione d’uso di quest’ultime. Nei casi di demolizione totale con ricostruzione (interventi di cui alla lett. d) è infatti richiesta la verifica di compatibilità idraulica al pari di una nuova edificazione, al fine di valutare l’eventuale necessità di modifica della distribuzione planivolumetrica delle volumetrie. Indagini di approfondimento necessarie, preventive alla progettazione: per le opere ammesse si rendono necessari studi di compatibilità idraulica locale (SCI) secondo l’allegato 4 ai Criteri regionali approvati con D.G.R. IX/2616/11 per le aree a rischio di esondazione e la Direttiva dell’Autorità di bacino “Criteri per la valutazione della compatibilità idraulica delle infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico all’interno delle Fasce A e B”, finalizzato alla verifica delle interferenze tra assetto idraulico ed intervento in progetto con individuazione delle opere di mitigazione del rischio sia in fase di cantiere che ad opere ultimate. Gli studi idraulici di dettaglio forniranno le quote di allagamento locale al fine di definire le condizioni di progettazione delle opere. Sono comunque necessarie indagini geognostiche per la verifica delle condizioni geotecniche locali (IGT), con valutazione di stabilità dei versanti di scavo (SV) finalizzate alla progettazione delle opere e alla previsione delle opportune opere di protezione degli scavi durante i lavori di cantiere. Le indagini geognostiche dovranno essere commisurate al tipo di intervento da realizzare ed alle problematiche progettuali proprie di ciascuna opera (secondo quanto indicato nell’art. 2). Interventi da prevedere in fase progettuale: In sede progettuale si dovrà tenere conto delle seguenti prescrizioni: • al fine di consentire il deflusso delle acque in caso di piena e di mantenere una significativa capacità di invaso, dovrà essere prevista la formazione/mantenimento di aree libere da ostacoli (aree a standard destinate a verde o parcheggi), ribassate rispetto alle aree edificate circostanti e allineate longitudinalmente rispetto alla possibile direzione di propagazione dell’onda di piena • realizzare le superfici abitabili e le aree sede dei processi industriali e degli impianti tecnologici a quote sopraelevate rispetto alla quota locale di allagamento • i nuovi piani seminterrati o derivanti da modifiche di quelli già esistenti saranno costituiti unicamente da spazi di servizio senza locali con permanenza di persone (bagni, cucine, ecc…); inoltre dovranno essere previsti elementi strutturali permanenti di sbarramento idraulico continuo fino alla quota di allagamento locale ed essere previste uscite di emergenza che consentano la rapida evacuazione dei vani

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• in caso di danni derivanti da fenomeni esondazione, il soggetto interessato deve rinunciare al risarcimento degli stessi nei confronti dell’amministrazione pubblica. Sono comunque da prevedere interventi di difesa del suolo (DS), opere di regimazione idraulica e sistemi di smaltimento delle acque superficiali e di primo sottosuolo, con individuazione del recapito finale, nel rispetto della normativa vigente e sulla base delle caratteristiche idrogeologiche del sito (RE). Quale norma generale a salvaguardia della falda idrica sotterranea è necessario che per ogni nuovo insediamento sia civile che industriale, già in fase progettuale, sia previsto ed effettivamente realizzabile il collettamento degli scarichi fognari in fognatura e delle acque non smaltibili in loco (CO). Norme sismiche da adottare per la progettazione: la progettazione dovrà essere condotta adottando i criteri antisismici del D.M. 14 gennaio 2008 "Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni", definendo le azioni sismiche di progetto a mezzo di analisi di approfondimento di 3° livello, ai sensi delle metodologie di cui all'allegato 5 della D.G.R. n. IX/2616/11.

CLASSE 3R2* – Rischio idraulico medio R2 Principali caratteristiche: Porzioni di piana alluvionale a rischio di esondazione medio (R2), interessata da allagamenti con tiranti prossimi o inferiori a 1 m e velocità ridotte. Aree declassabili in R1 (rischio idraulico moderato) a seguito della realizzazione di interventi di difesa attiva e rimodellazione morfologica. Problematiche generali: Aree a rischio di esondazione indiretta dal Canale Rusca per sormonto/cedimenti degli argini. Parere sulla edificabilità: Favorevole con consistenti limitazioni legate al rischio idraulico attuale (sormonto/cedimenti degli argini) e residuo a seguito della realizzazione degli interventi di difesa Opere edificatorie ammissibili: FINO AL COLLAUDO DELLE OPERE DI DIFESA sono consentiti gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo e di ristrutturazione edilizia come definiti dall’art. 27, comma 1, lettere a), b), c) della l.r. 12/2005. senza aumento di superficie o volume e senza l’aumento del carico insediativo. Sono consentite le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica. Sono consentiti interventi di manutenzione, regimazione/difesa idraulica. A SEGUITO DEL COLLAUDO DELLE OPERE DI DIFESA, oltre agli interventi sopradescritti, sono ammessi gli interventi di ristrutturazione edilizia di cui alla lettera d) della l.r. 12/2055, comportanti anche sopraelevazione degli edifici con aumento di superficie o volume, non superiori a quelli potenzialmente allagabili, con contestuale dismissione d’uso di quest’ultime. Nei casi di demolizione totale con ricostruzione (interventi di cui alla lett. d) è infatti richiesta la verifica di compatibilità idraulica al pari di una nuova edificazione, al fine di valutare l’eventuale necessità di modifica della distribuzione planivolumetrica delle volumetrie. Indagini di approfondimento necessarie, preventive alla progettazione: per le opere ammesse si rendono necessari studi di compatibilità idraulica locale (SCI)

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secondo l’allegato 4 ai Criteri regionali approvati con D.G.R. IX/2616/11 per le aree a rischio di esondazione e la Direttiva dell’Autorità di bacino “Criteri per la valutazione della compatibilità idraulica delle infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico all’interno delle Fasce A e B”, finalizzato alla verifica delle interferenze tra assetto idraulico ed intervento in progetto con individuazione delle opere di mitigazione del rischio sia in fase di cantiere che ad opere ultimate. Gli studi idraulici di dettaglio forniranno le quote di allagamento locale al fine di definire le condizioni di progettazione delle opere. Sono comunque necessarie indagini geognostiche per la verifica delle condizioni geotecniche locali (IGT), con valutazione di stabilità dei versanti di scavo (SV) finalizzate alla progettazione delle opere e alla previsione delle opportune opere di protezione degli scavi durante i lavori di cantiere. Le indagini geognostiche dovranno essere commisurate al tipo di intervento da realizzare ed alle problematiche progettuali proprie di ciascuna opera (secondo quanto indicato nell’art. 2). Interventi da prevedere in fase progettuale: In sede progettuale si dovrà tenere conto delle seguenti prescrizioni: • al fine di consentire il deflusso delle acque in caso di piena e di mantenere una significativa capacità di invaso, dovrà essere prevista la formazione/mantenimento di aree libere da ostacoli (aree a standard destinate a verde o parcheggi), ribassate rispetto alle aree edificate circostanti e allineate longitudinalmente rispetto alla possibile direzione di propagazione dell’onda di piena • realizzare le superfici abitabili e le aree sede dei processi industriali e degli impianti tecnologici a quote sopraelevate rispetto alla quota locale di allagamento • i nuovi piani seminterrati o derivanti da modifiche di quelli già esistenti saranno costituiti unicamente da spazi di servizio senza locali con permanenza di persone (bagni, cucine, ecc…); inoltre dovranno essere previsti elementi strutturali permanenti di sbarramento idraulico continuo fino alla quota di allagamento locale ed essere previste uscite di emergenza che consentano la rapida evacuazione dei vani • in caso di danni derivanti da fenomeni esondazione, il soggetto interessato deve rinunciare al risarcimento degli stessi nei confronti dell’amministrazione pubblica. Sono comunque da prevedere interventi di difesa del suolo (DS), opere di regimazione idraulica e sistemi di smaltimento delle acque superficiali e di primo sottosuolo, con individuazione del recapito finale, nel rispetto della normativa vigente e sulla base delle caratteristiche idrogeologiche del sito (RE). Quale norma generale a salvaguardia della falda idrica sotterranea è necessario che per ogni nuovo insediamento sia civile che industriale, già in fase progettuale, sia previsto ed effettivamente realizzabile il collettamento degli scarichi fognari in fognatura e delle acque non smaltibili in loco (CO).

Norme sismiche da adottare per la progettazione: la progettazione dovrà essere condotta adottando i criteri antisismici del D.M. 14 gennaio 2008 "Nuove Norme

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Tecniche per le Costruzioni", definendo le azioni sismiche di progetto a mezzo di analisi di approfondimento di 3° livello, ai sensi delle metodologie di cui all'allegato 5 della D.G.R. n. IX/2616/11.

CLASSE 3R2*” – Rischio idraulico medio R2 - ambito in bonifica ex linificio Principali caratteristiche: Area dell'ex linificio in corso di caratterizzazione/bonifica, a rischio idraulico medio (R2), non direttamente interessata dall'esondazione del F. Adda. Aree declassabili in R1 (rischio idraulico moderato) a seguito della realizzazione di interventi di difesa attiva e rimodellazione morfologica. Problematiche generali: Aree a rischio di esondazione indiretta dal Canale Rusca/Muzza per sormonto/cedimenti degli argini e con problematiche di contaminazione potenziale o accertata dei suoli. Parere sulla edificabilità: Favorevole con consistenti limitazioni legate al rischio idraulico attuale (sormonto/cedimenti degli argini) e residuo a seguito della realizzazione degli interventi di difesa, oltre che alla bonifica dell’area . Opere edificatorie ammissibili: FINO AL COLLAUDO DELLE OPERE DI DIFESA sono consentiti gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo e di ristrutturazione edilizia come definiti dall’art. 27, comma 1, lettere a), b), c) della l.r. 12/2005. Sono consentite le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica e gli interventi di manutenzione, regimazione/difesa idraulica. Sono inoltre ammessi gli interventi di ristrutturazione edilizia di cui alla lettera d) della l.r. 12/2055, comportanti anche sopraelevazione degli edifici con aumento di superficie o volume, non superiori a quelli potenzialmente allagabili, con contestuale dismissione d’uso di quest’ultime. Nei casi di demolizione totale con ricostruzione (interventi di cui alla lett. d) è infatti richiesta la verifica di compatibilità idraulica al pari di una nuova edificazione, al fine di valutare l’eventuale necessità di modifica della distribuzione planivolumetrica delle volumetrie. A SEGUITO DEL COLLAUDO DELLE OPERE DI DIFESA sono ammesse tutte le categorie di opere edificatorie ed infrastrutturali, ad eccezione dell’edilizia produttiva. Indagini di approfondimento necessarie, preventive alla progettazione: per le opere ammesse si rendono necessari studi di compatibilità idraulica locale (SCI) secondo l’allegato 4 ai Criteri regionali approvati con D.G.R. IX/2616/11 per le aree a rischio di esondazione e la Direttiva dell’Autorità di bacino “Criteri per la valutazione della compatibilità idraulica delle infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico all’interno delle Fasce A e B”, finalizzato alla verifica delle interferenze tra assetto idraulico ed intervento in progetto con individuazione delle opere di mitigazione del rischio sia in fase di cantiere che ad opere ultimate. Gli studi idraulici di dettaglio forniranno le quote di allagamento locale al fine di definire le condizioni di progettazione delle opere. Sono comunque necessarie indagini geognostiche per la verifica delle condizioni geotecniche locali (IGT), con valutazione di stabilità dei versanti di scavo (SV) finalizzate alla progettazione delle opere e alla previsione delle opportune opere di

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protezione degli scavi durante i lavori di cantiere. Le indagini geognostiche dovranno essere commisurate al tipo di intervento da realizzare ed alle problematiche progettuali proprie di ciascuna opera (secondo quanto indicato nell’art. 2). La modifica di destinazione d’uso di queste aree necessita la verifica dello stato di salubrità dei suoli ai sensi del Regolamento Locale d’Igiene Pubblica (ISS) e/o dei casi contemplati nel D.Lgs. 152/06, oltre che il completamento dei procedimenti di bonifica in corso. Qualora venga rilevato uno stato di contaminazione dei terreni mediante un’indagine ambientale preliminare, dovranno avviarsi le procedure previste dal D.Lgs 152/06 “Norme in materia ambientale” (Piano di Caratterizzazione/PCA con analisi di rischio, Progetto Operativo degli interventi di Bonifica/POB).- Interventi da prevedere in fase progettuale: In sede progettuale si dovrà tenere conto delle seguenti prescrizioni: • al fine di consentire il deflusso delle acque in caso di piena e di mantenere una significativa capacità di invaso, dovrà essere prevista la formazione/mantenimento di aree libere da ostacoli (aree a standard destinate a verde o parcheggi), ribassate rispetto alle aree edificate circostanti e allineate longitudinalmente rispetto alla possibile direzione di propagazione dell’onda di piena • realizzare le superfici abitabili e le aree sede dei processi industriali e degli impianti tecnologici a quote sopraelevate rispetto alla quota locale di allagamento • i nuovi piani seminterrati o derivanti da modifiche di quelli già esistenti saranno costituiti unicamente da spazi di servizio senza locali con permanenza di persone (bagni, cucine, ecc…); inoltre dovranno essere previsti elementi strutturali permanenti di sbarramento idraulico continuo fino alla quota di allagamento locale ed essere previste uscite di emergenza che consentano la rapida evacuazione dei vani • in caso di danni derivanti da fenomeni esondazione, il soggetto interessato deve rinunciare al risarcimento degli stessi nei confronti dell’amministrazione pubblica. Sono comunque da prevedere interventi di difesa del suolo (DS), opere di regimazione idraulica e sistemi di smaltimento delle acque superficiali e di primo sottosuolo, con individuazione del recapito finale, nel rispetto della normativa vigente e sulla base delle caratteristiche idrogeologiche del sito (RE). Quale norma generale a salvaguardia della falda idrica sotterranea è necessario che per ogni nuovo insediamento sia civile che industriale, già in fase progettuale, sia previsto ed effettivamente realizzabile il collettamento degli scarichi fognari in fognatura e delle acque non smaltibili in loco (CO). Qualora venga accertato uno stato di contaminazione del suolo ai sensi del D.Lgs. 152/06, dovranno essere previsti interventi di bonifica (BO). Norme sismiche da adottare per la progettazione: la progettazione dovrà essere condotta adottando i criteri antisismici del D.M. 14 gennaio 2008 "Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni", definendo le azioni sismiche di progetto a mezzo di

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analisi di approfondimento di 3° livello, ai sensi delle metodologie di cui all'allegato 5 della D.G.R. n. IX/2616/11.

Classe 3b – area di attenzione della scarpata principale e scarpate minori Principali caratteristiche: aree pianeggianti prospicienti la scarpata principale del F. Adda costituenti fascia di “attenzione” delimitata con criterio geometrico (20 m); scarpate minori e relativa “fascia di attenzione” delimitata con criterio geometrico (10 m). Problematiche generali: Possibilità di innesco di fenomeni evolutivi della scarpata, connessi principalmente con la canalizzazione delle acque superficiali. Parere sull’edificabilità: favorevole con consistenti limitazioni relative alla verifica della stabilità del versante ed al controllo e regimazione delle acque superficiali, da verificare per ogni singolo caso. Tipo di intervento ammissibile: in quest’area sono ammesse opere edificatorie di tipo residenziale di limitata entità (edilizia singola uni-bifamiliare, intensiva uni- bifamiliare) (opere tipo 1, 2) oltre alle opere infrastrutturali (6). Per gli edifici esistenti sono ammessi gli interventi di restauro, manutenzione, risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia, così come definiti dall’art. 27 della L.R. 12/2005, nel rispetto delle normative vigenti. Indagini di approfondimento necessarie: si rendono necessarie indagini geologico- tecniche (IGT), secondo quanto indicato nelle norme di carattere generale, per ogni tipo di intervento edificatorio ammesso, da effettuare preventivamente alla progettazione esecutiva. Tali indagini dovranno permettere la determinazione dei carichi ammissibili, la distanza di sicurezza da mantenere rispetto all’orlo e la valutazione della stabilità del versante (SV) connesso al terreno in esame. Interventi da prevedere in fase progettuale: per ogni tipo di opera, gli interventi da prevedere saranno rivolti alla regimazione idraulica e alla predisposizione di accorgimenti per lo smaltimento delle acque meteoriche anche provenienti dagli insediamenti stessi e dalla viabilità connessa (RE), con individuazione del recapito finale, nel rispetto della normativa vigente e sulla base delle caratteristiche idrogeologiche del sito (RE), nonché ad opere per la difesa del suolo (DS). Quale norma generale a salvaguardia della falda idrica sotterranea è necessario inoltre che per ogni nuovo intervento edificatorio, già in fase progettuale, sia previsto ed effettivamente realizzabile il collettamento degli scarichi idrici in fognatura e delle acque non smaltibili in loco (CO). Norme sismiche da adottare per la progettazione: La progettazione dovrà essere condotta adottando i criteri antisismici del d.m. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme Tecniche per le costruzioni”, definendo le azioni sismiche di progetto, per gli edifici strategici e rilevanti di cui al d.d.u.o. n. 19904/03, a mezzo di analisi di approfondimento di 3° livello. Per tutte le altre categorie di edifici, la definizione delle azioni sismiche di progetto dovrà avvenire a mezzo di analisi di approfondimento di 2° livello (fase pianificatoria) e di 3° livello nel caso in cui il Fattore di Amplificazione (Fa) calcolato con il 2° livello sia maggiore del Fattore di Amplificazione di soglia. Se Fa calcolato è minore di Fa di soglia la progettazione

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dovrà essere condotta definendo la pericolosità sismica di base in accordo all’Allegato A del decreto ministeriale.

Classe 3c – vulnerabilità estremamente elevata Principali caratteristiche: area dei terrazzi alluvionali intermedio e superiore caratterizzati da vulnerabilità intrinseca dell'acquifero superiore di grado estremamente elevato (Soggiacenza della falda < 5 m). Problematiche generali: possibile interazione degli scavi con la superficie piezometrica. Parere sulla edificabilità: favorevole con consistenti limitazioni relative alla salvaguardia dell'acquifero superiore e alla verifica delle caratteristiche portanti dei terreni superficiali. Tipo di intervento ammissibile: sono ammesse tutte le categorie di opere edificatorie ed infrastrutturali. Per le opere esistenti sono ammessi gli interventi di restauro, manutenzione, risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia, così come definiti dall’art. 27 della l.r.12/2005, nel rispetto delle normative vigenti. Relativamente agli ambiti produttivi (opere tipo 4) la realizzazione dei vani interrati o seminterrati è condizionata dalla bassa soggiacenza dell’acquifero (< 5m); si vieta pertanto in tali aree la realizzazione di vani interrati adibiti ad uso produttivo o con utilizzo di sostanze pericolose/insalubri, mentre si sconsiglia la realizzazione di vani adibiti a stoccaggio di sostanze pericolose. Potranno invece essere realizzati vani interrati compatibilmente con le situazioni idrogeologiche locali, ospitanti magazzini e/o depositi di sostanze non pericolose, parcheggi sotterranei, uffici dotati di collettamento delle acque di scarico con rilancio alla fognatura. Indagini di approfondimento necessarie, preventive alla progettazione: si rende necessaria la verifica idrogeologica e litotecnica dei terreni mediante rilevamento geologico di dettaglio e l’esecuzione di prove geotecniche per la determinazione della capacità portante, da effettuare preventivamente alla progettazione esecutiva per tutte le opere edificatorie (IGT), secondo quanto indicato nell’art. 2 delle presenti norme. Nel caso di opere che prevedano scavi e sbancamenti, dovrà essere valutata la stabilità dei versanti di scavo (SV) al fine di prevedere le opportune opere di protezione durante i lavori di cantiere. Nel caso di opere che prevedano la realizzazione di piani interrati dovrà essere valutata tramite monitoraggio piezometrico (MP) e studio storico dell’escursione di falda, la possibile interazione delle acque di falda con l’opera in progetto, nonché la conseguente compatibilità degli interventi con la circolazione idrica. Ai fini della tutela della qualità dei suoli e delle acque sotterranee, per i nuovi insediamenti produttivi con scarichi industriali impattanti, stoccaggio temporaneo di rifiuti pericolosi e/o materie prime che possono dar luogo a rifiuti pericolosi al termine del ciclo produttivo, dovranno essere previsti sistemi di controllo ambientale, come previsto nell’art. 7 delle norme geologiche. La modifica di destinazione d’uso di aree produttive esistenti necessita la verifica dello stato di salubrità dei suoli ai sensi del Regolamento Locale d’Igiene Pubblica (ISS) e/o dei casi contemplati nel D. Lgs. 152/06. Qualora venga rilevato uno stato di contaminazione dei terreni mediante un’indagine ambientale preliminare, dovranno avviarsi le procedure previste dal D.Lgs 152/06 “Norme in materia

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ambientale” (Piano di Caratterizzazione/PCA con analisi di rischio, Progetto Operativo degli interventi di Bonifica/POB).- Le suddette indagini dovranno essere commisurate al tipo di intervento da realizzare ed alle problematiche progettuali proprie di ciascuna opera. Interventi da prevedere in fase progettuale: per ogni tipo di opera gli interventi da prevedere saranno rivolti alla regimazione idraulica e alla predisposizione di accorgimenti per lo smaltimento delle acque meteoriche (RE) e quelle di primo sottosuolo. Quale norma generale a salvaguardia della falda idrica sotterranea è necessario inoltre che per ogni nuovo intervento edificatorio, già in fase progettuale, sia previsto ed effettivamente realizzabile il collettamento degli scarichi fognari in fognatura e delle acque non smaltibili in loco (CO). Per gli ambiti produttivi soggetti a cambio di destinazione d’uso, dovranno essere previsti interventi di bonifica (BO) qualora venga accertato uno stato di contaminazione dei suoli e delle acque ai sensi del D.Lgs 152/06. Norme sismiche da adottare per la progettazione: La progettazione dovrà essere condotta adottando i criteri antisismici del D.M. 14 gennaio 2008 "Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni", definendo le azioni sismiche di progetto a mezzo di analisi di approfondimento di 3° livello, ai sensi delle metodologie di cui all'allegato 5 della D.G.R. n. IX/2616/11.

Classe 3d – Ambito territoriale estrattivo; cava di prestito Principali caratteristiche: Area inserita entro il limite dell'ATEg19 individuata dal Piano Cave Provincia di Milano (Cava Groppello), comprendente settori adibiti ad aree estrattive, aree di recupero ed aree di rispetto (giacimento); cava di prestito BREBEMI. Possibilità di riscontrare terreni fini litologicamente disomogenei con caratteristiche geotecniche ed ambientali non note. Problematiche generali: Aumento del grado di vulnerabilità per asportazione dei suoli e rischio potenziale elevato per l'acquifero; mancata classificazione dei terreni di riporto. Parere sull’edificabilità: Favorevole con consistenti limitazioni legate alla verifica delle caratteristiche idrogeologiche, ambientali, geotecniche e di pericolosità sismica dei siti. Tipo di intervento ammissibile: Da definirsi mediante specifico Piano di Recupero. Necessità di verifiche dello stato di salubrità dei suoli, messa in sicurezza dei siti e riqualificazione ambientale. Indagini di approfondimento necessarie: le particolari condizioni di tali aree richiedono necessariamente l’effettuazione di studi per il recupero morfologico e di ripristino ambientale (SRM), indagini di stabilità dei fronti di scavo (SV), indagini geognostiche di approfondimento per la verifica litotecnica dei terreni mediante rilievo geologico di dettaglio e prove geotecniche per la determinazione della capacità portante (prove penetrometriche) (IGT), da effettuare preventivamente alla progettazione esecutiva di qualunque opera sul territorio. Le suddette indagini geotecniche dovranno essere commisurate al tipo di intervento da realizzare ed alle problematiche progettuali proprie di ciascuna opera anche al fine di consentire la corretta progettazione strutturale e degli idonei sistemi di smaltimento delle acque meteoriche (secondo quanto indicato nell’art. 2).

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La modifica di destinazione d’uso di queste aree necessita inoltre la verifica dello stato di salubrità dei suoli ai sensi del Regolamento Locale di Igiene (ISS). Qualora venga rilevato uno stato di contaminazione dei terreni mediante un’indagine ambientale preliminare, dovranno avviarsi le procedure previste dal D. Lgs. 152/06 “Norme in materia ambientale” (Piano di Caratterizzazione /PCA con analisi di rischio, Progetto Operativo degli interventi di Bonifica/POB). Interventi da prevedere in fase progettuale: sono comunque da prevedere interventi per il recupero morfologico e/o paesistico ambientale (IRM) e opere di regimazione idraulica e sistemi di smaltimento delle acque superficiali e di primo sottosuolo, con individuazione del recapito finale, nel rispetto della normativa vigente e sulla base delle caratteristiche idrogeologiche del sito (RE). Quale norma generale a salvaguardia della falda idrica sotterranea, è necessario che per ogni nuovo insediamento sia civile che industriale, già in fase progettuale, sia previsto ed effettivamente realizzabile il collettamento degli scarichi fognari in fognatura e delle acque non smaltibili in loco (CO). Qualora venga accertato uno stato di contaminazione dei suoli e delle acque con supermento dei limiti tabellari previsti dal DM 471/99, dovranno essere previsti interventi di bonifica (BO) e/o di messa in sicurezza. Norme sismiche da adottare per la progettazione Cava Groppello: la progettazione dovrà essere condotta adottando i criteri antisismici del d.m. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme Tecniche per le costruzioni”, definendo le azioni sismiche di progetto, per gli edifici strategici e rilevanti di cui al d.d.u.o. n. 19904/03, a mezzo di analisi di approfondimento di 3° livello; per tutte le altre categorie di edifici, la definizione delle azioni sismiche di progetto dovrà avvenire a mezzo di analisi di approfondimento di 2° livello (fase pianificatoria) e di 3° livello nel caso in cui il Fattore di Amplificazione (Fa) calcolato con il 2° livello sia maggiore del Fattore di Amplificazione di soglia. Se Fa calcolato è minore di Fa di soglia la progettazione dovrà essere condotta definendo la pericolosità sismica di base in accordo all’Allegato A del decreto ministeriale. Cava di prestito: la definizione delle azioni sismiche di progetto per tutte le categorie di edifici dovrà avvenire a mezzo di analisi di approfondimento di 3° livello, trattandosi di ambito già ricompreso in PSL con approfondimento di 3° livello.

Classe 3 e – ambiti di modificazione antropica Principali caratteristiche: aree condizionate da attività di cava e/o antropica attuale e pregressa, da sottoporre a verifiche di carattere geotecnico ed ambientale per possibilità di riscontrare terreni di riporto dalla caratteristiche geotecniche non note e con problematiche di contaminazione dei suoli, comprendenti: - cava tombata; - impianto di depurazione esistente ed ex depuratore dismesso; - centrale elettrica; - deposito ferroviario. Problematiche generali: contaminazione potenziale o accertata dei suoli.

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Parere sull’edificabilità: Favorevole con consistenti limitazioni connesse alla verifica delle caratteristiche geotecniche dei terreni, dello stato di salubrità dei suoli (Regolamento Locale di Igiene) e/o bonifica delle aree. Tipo di intervento ammissibile: da definirsi mediante specifica indagine geotecnica e ambientale. Indagini di approfondimento necessarie: La modifica di destinazione d’uso di queste aree necessita inoltre la verifica dello stato di salubrità dei suoli ai sensi del Regolamento Locale di Igiene (ISS). Qualora venga rilevato uno stato di contaminazione dei terreni mediante un’indagine ambientale preliminare, dovranno avviarsi le procedure previste dal D. Lgs. 152/06 “Norme in materia ambientale” (Piano di Caratterizzazione /PCA con analisi di rischio, Progetto Operativo degli interventi di Bonifica/POB). Ad approvazione dei progetti relativi alla bonifica e messa in sicurezza dei siti inquinati, le particolari condizioni geotecniche di tali aree rendono necessarie indagini geognostiche di approfondimento che comprendano il rilevamento geologico di dettaglio e l’esecuzione di prove geotecniche (IGT) per la valutazione della capacità portante (prove penetrometriche), indagini sulla stabilità dei fronti scavo (SV), da effettuare preventivamente alla progettazione esecutiva di qualunque opera (secondo quanto indicato nell’art. 2). Interventi da prevedere in fase progettuale: quale norma generale a salvaguardia della falda idrica sotterranea è necessario che per ogni nuovo insediamento, già in fase progettuale, sia previsto ed effettivamente realizzabile il collettamento degli scarichi fognari in fognatura e delle acque non smaltibili in loco (CO). Soprattutto nel caso di scavi, sia per ragioni ambientali che di sicurezza, dovranno essere messi in opera sistemi di regimazione e smaltimento delle acque meteoriche, onde evitare la percolazioni delle stesse sui fronti e all’interno dello scavo, con individuazione del recapito finale, nel rispetto della normativa vigente e sulla base delle caratteristiche idrogeologiche del sito (RE). Qualora venga accertato uno stato di contaminazione dei suoli e delle acque ai sensi del D.Lgs. 152/06, dovranno essere previsti interventi di bonifica (BO). Norme sismiche da adottare per la progettazione: la progettazione dovrà essere condotta adottando i criteri antisismici del d.m. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme Tecniche per le costruzioni”, definendo le azioni sismiche di progetto, per gli edifici strategici e rilevanti di cui al d.d.u.o. n. 19904/03, a mezzo di analisi di approfondimento di 3° livello. Per tutte le altre categorie di edifici ricadenti negli scenari PSL, la definizione delle azioni sismiche di progetto dovrà avvenire a mezzo di analisi di approfondimento di 2° livello (fase pianificatoria) in corrispondenza delle aree retinate verdi (scenari Z3) o di 3° livello nelle aree retinate blu (scenari Z2) e nel caso in cui il Fattore di Amplificazione (Fa) calcolato con il 2° livello sia maggiore del Fattore di Amplificazione di soglia. Se Fa calcolato è minore di Fa di soglia e nelle aree non interessate da scenari PSL la progettazione dovrà essere condotta definendo la pericolosità sismica di base in accordo all’Allegato A del decreto ministeriale.

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CLASSE DI FATTIBILITA’ GEOLOGICA 2 - FATTIBILITÀ CON MODESTE LIMITAZIONI

Classe 2 a – Unità di Cantù Principali caratteristiche: piana fluvioglaciale litologicamente costituita da ghiaie a supporto di matrice sabbiosa passanti a sabbie limose. Terreni granulari con buone caratteristiche portanti a partire da 1-2 m di profondità. Problematiche generali: Aree non soggette a problematiche particolari, fatto salvo quelle relative alla vulnerabilità dell’acquifero superficiale. Parere sull’edificabilità: favorevole con modeste limitazioni legate alle caratteristiche portanti del terreno e alla salvaguardia dell’acquifero libero. Tipo di intervento ammissibile: Sono ammesse tutte le categorie di opere edificatorie ed infrastrutturali. Per le opere esistenti sono ammessi gli interventi di restauro, manutenzione, risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia (così come definiti dall’art. 27 della l.r. 12/2005 nel rispetto delle normative vigenti. Indagini di approfondimento necessarie: si rende necessaria la verifica idrogeologica e litotecnica dei terreni mediante rilevamento geologico di dettaglio e l’esecuzione di prove geotecniche per la determinazione della capacità portante, da effettuare preventivamente alla progettazione esecutiva per tutte le opere edificatorie (IGT). Nel caso di opere che prevedano scavi e sbancamenti, dovrà essere valutata la stabilità dei versanti di scavo (SV) al fine di prevedere le opportune opere di protezione durante i lavori di cantiere. Le indagini geognostiche dovranno essere commisurate al tipo di intervento da realizzare ed alle problematiche progettuali proprie di ciascuna opera (secondo quanto indicato nell’art. 2). La modifica di destinazione d’uso di aree produttive esistenti necessita la verifica dello stato di salubrità dei suoli ai sensi del Regolamento Locale d’Igiene Pubblica (ISS). Qualora venga rilevato uno stato di contaminazione dei terreni mediante un’indagine ambientale preliminare, dovranno avviarsi le procedure previste dal D.Lgs 152/06 “Norme in materia ambientale” (Piano di Caratterizzazione/PCA con analisi di rischio, Progetto Operativo degli interventi di Bonifica/POB). Ambientale/PCA, progetto preliminare e definitivo di bonifica (BO). Interventi da prevedere in fase progettuale: per ogni tipo di opera gli interventi da prevedere saranno rivolti alla regimazione idraulica e alla predisposizione di accorgimenti/sistemi per lo smaltimento delle acque meteoriche e quelle di primo sottosuolo, con individuazione del recapito finale, nel rispetto della normativa vigente e sulla base delle caratteristiche idrogeologiche del sito (RE). Quale norma generale a salvaguardia della falda idrica sotterranea è necessario che per ogni nuovo insediamento, già in fase progettuale, sia previsto ed effettivamente realizzabile il collettamento degli scarichi fognari in fognatura e delle acque non smaltibili in loco (CO). Per gli ambiti produttivi soggetti a cambio di destinazione d’uso, dovranno essere previsti interventi di bonifica (BO) qualora venga accertato uno stato di contaminazione del suolo ai sensi del D.Lgs. 152/06.

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Norme sismiche da adottare per la progettazione: la progettazione dovrà essere condotta adottando i criteri antisismici del d.m. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme Tecniche per le costruzioni”, definendo le azioni sismiche di progetto, per gli edifici strategici e rilevanti di cui al d.d.u.o. n. 19904/03, a mezzo di analisi di approfondimento di 3° livello. Per tutte le altre categorie di edifici ricadenti negli scenari PSL, la definizione delle azioni sismiche di progetto dovrà avvenire a mezzo di analisi di approfondimento di 2° livello (fase pianificatoria) o di 3° livello nel caso in cui il Fattore di Amplificazione (Fa) calcolato con il 2° livello sia maggiore del Fattore di Amplificazione di soglia. Se Fa calcolato è minore di Fa di soglia e nelle aree non interessate da scenari PSL la progettazione dovrà essere condotta definendo la pericolosità sismica di base in accordo all’Allegato A del decreto ministeriale.

ARTICOLO 4 – AREE DI SALVAGUARDIA DELLE CAPTAZIONI AD USO IDROPOTABILE

Zona di Tutela Assoluta Nella zona di tutela assoluta (ZTA) valgono le limitazioni d’uso di cui all’art. 94 comma 3 del D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale” a salvaguardia delle opere di captazione: Comma 3 la zona di tutela assoluta è costituita dall’area immediatamente circostante le captazioni; deve avere un’estensione di almeno 10 m di raggio dal punto di captazione, deve essere adeguatamente protetta e deve essere adibita esclusivamente a opere di captazione e ad infrastrutture di servizio.

La Zona di Tutela Assoluta (ZTA) delle captazioni ad uso idropotabile del territorio di Cassano d’Adda è così definita: − i pozzi 1, 2 Via Rimembranze-5 Martiri, il pozzo 3 Serbatoio, il pozzo 4 Cristo Risorto e il pozzo 5 Groppello risultano ubicati entro un’area recintata ed asservita al pozzo, mentre per il pozzo 6 Centro Sportivo polivalente si rileva l’assenza di una specifica area recintata.

Zona di Rispetto La ZR è sottoposta alle limitazioni d’uso previste dall’art. 94 commi 4, 5 e 6 del D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale” e dalla d.g.r. 10 aprile 2003 n. 7/12693 “Decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152 e successive modifiche, art. 21, comma 5 – Disciplina delle aree di salvaguardia delle acque sotterranee destinate al consumo umano”. Comma 4 La zona di rispetto è costituita dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta, da sottoporre a vincoli e destinazioni d’uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica captata e può essere suddivisa in zona di rispetto ristretta e zona di rispetto allargata, in relazione alla tipologia dell’opera di captazione e alla situazione locale di vulnerabilità e rischio della risorsa. In

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particolare, nella zona di rispetto sono vietati l’insediamento dei seguenti centri di pericolo e lo svolgimento delle seguenti attività: a) dispersione di fanghi e acque reflue, anche se depurati; b) accumulo di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi; c) spandimento di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi, salvo che l’impiego di tali sostanze sia effettuato sulla base delle indicazioni di uno specifico piano di utilizzazione che tenga conto della natura dei suoli, delle colture compatibili, delle tecniche agronomiche impiegate e della vulnerabilità delle risorse idriche; d) dispersione nel sottosuolo di acque meteoriche provenienti da piazzali e strade; e) aree cimiteriali; f) apertura di cave che possono essere in connessione con la falda; g) apertura di pozzi ad eccezione di quelli che estraggono acque destinate al consumo umano e di quelli finalizzati alla variazione dell’estrazione ed alla protezione delle caratteristiche quali- quantitative della risorsa idrica; h) gestione di rifiuti; i) stoccaggio di prodotti ovvero sostanze chimiche pericolose e sostanze radioattive; l) centri di raccolta, demolizione e rottamazione di autoveicoli; m) pozzi perdenti; n) pascolo e stabulazione di bestiame che ecceda i 170 Kg/ettaro di azoto presente negli affluenti, al netto delle perdite di stoccaggio e distribuzione. E' comunque vietata la stabulazione di bestiame nella zona di rispetto ristretta.

Comma 5 Per gli insediamenti o le attività di cui al comma 4, preesistenti, ove possibile, e comunque ad eccezione delle aree cimiteriali, sono adottate le misure per il loro allontanamento; in ogni caso deve essere garantita la loro messa in sicurezza. La regione disciplina, all’interno della zona di rispetto, le seguenti strutture o attività: e) fognature; f) edilizia residenziale e relative opere di urbanizzazione; g) opere viarie, ferroviarie e in genere infrastrutture di servizio; h) pratiche agronomiche e contenuti dei piani di utilizzazione di cui alla lettera c) del comma 4.

Comma 6 In assenza di diversa individuazione da parte delle Regione della zona di rispetto, la medesima ha un’estensione di 200 m di raggio rispetto al punto di captazione o di derivazione.

La Delibera di G.R. 10 aprile 2003 n. 7/12693 “Decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152 e successive modifiche, art. 21, comma 5 – Disciplina delle aree di salvaguardia delle acque sotterranee destinate al consumo umano” formula i criteri e gli indirizzi in merito:

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- alla realizzazione di strutture e all’esecuzione di attività ex novo nelle zone di rispetto dei pozzi esistenti; - all’ubicazione di nuovi pozzi destinati all’approvvigionamento potabile.

In particolare, in riferimento alla pianificazione comunale, l’All.1, punto 3 di cui alla delibera sopraccitata, fornisce le direttive per la disciplina delle seguenti attività all’interno delle zone di rispetto: - realizzazione di fognature; - realizzazione di opere e infrastrutture di edilizia residenziale e relativa urbanizzazione; - realizzazione di infrastrutture viarie, ferroviarie ed in genere infrastrutture di servizio; - pratiche agricole.

Realizzazione di fognature: Ai fini dell’applicazione del presente atto, per fognature si intendono i collettori di acque bianche, di acque nere e di acque miste, nonché le opere d’arte connesse, sia pubbliche sia private. I nuovi tratti di fognatura da situare nelle zone di rispetto devono: − costituire un sistema a tenuta bidirezionale, cioè dall’interno verso l’esterno e viceversa, e recapitare esternamente all’area medesima; − essere realizzati evitando, ove possibile, la presenza di manufatti che possano costituire elemento di discontinuità, quali i sifoni e opere di sollevamento. Ai fini della tenuta, tali tratti potranno in particolare essere realizzati con tubazioni in cunicolo interrato dotato di paresti impermeabilizzate, avente fondo inclinato verso l’esterno della zona di rispetto, e corredato di pozzetti rompitratta i quali dovranno posseder analoghe caratteristiche di tenuta ed essere ispezionabili, oggetto di possibili manutenzioni e con idonea capacità di trattamento. In alternativa, la tenuta deve essere garantita con l’impiego di manufatti in materiale idoneo e valutando le prestazioni nelle peggiori condizioni di esercizio, riferite nel caso specifico, alla situazione di livello liquido all’intradosso dei chiusini delle opere d’arte. Nella zona di rispetto di una captazione da acquifero non protetto: − non è consentita la realizzazione di fosse settiche, pozzi perdenti, bacini di accumulo di liquami e impianti di depurazione; − è in generale opportuno evitare la dispersione di acque meteoriche, anche provenienti da tetti, nel sottosuolo e la realizzazione di vasche di laminazione e di prima pioggia. Per tutte le fognature nuove (principali, secondarie, allacciamenti) insediate nella zona di rispetto sono richieste le verifiche di collaudo. I progetti e la realizzazione delle fognature devono essere conformi alle condizioni evidenziate e la messa in esercizio delle opere interessate è subordinata all’esito favorevole del collaudo.

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Realizzazione di opere e infrastrutture di edilizia residenziale e relativa urbanizzazione Al fine di proteggere le risorse idriche captate i Comuni, nei propri strumenti di pianificazione urbanistica, favoriscono la destinazione delle zone di rispetto dei pozzi destinati all’approvvigionamento potabile a “verde pubblico”, ad aree agricole o ad usi residenziali a bassa densità abitativa.

Nelle zone di rispetto: − per la progettazione e la costruzione degli edifici e delle infrastrutture di pertinenza non possono essere eseguiti sondaggi e indagini di sottosuolo che comportino la creazione di vie preferenziali di possibile inquinamento della falda; − le nuove edificazioni possono prevedere volumi interrati che non dovranno interferire con la falda captata, in particolare dovranno avere una distanza non inferiore a 5 m dalla superficie freatica, qualora l’acquifero freatico sia oggetto di captazione. Tale distanza dovrà essere determinata tenendo conto delle oscillazioni piezometriche di lungo periodo (indicativamente 50 anni). In tali zone non è inoltre consentito: − la realizzazione, a servizio delle nuove abitazioni, di depositi di materiali pericolosi non gassosi, anche in serbatoi di piccolo volume a tenuta, sia sul suolo sia nel sottosuolo (stoccaggio di sostanze pericolose ai sensi dell’art. 21, comma 5, lettera i) del D.lg. 152/99; − l’insediamento di condotte per il trasporto di sostanze pericolose non gassose; − l’utilizzo di diserbanti e fertilizzanti all’interno di parchi e giardini, a meno di non utilizzare sostanze antiparassitarie che presentino una ridotta mobilità nei suoli.

Realizzazione di infrastrutture viarie, ferroviarie ed in generale infrastrutture di servizio Nelle zone di rispetto è consentito l’insediamento di nuove infrastrutture viarie e ferroviarie, fermo restando che: − le infrastrutture viarie a elevata densità di traffico (autostrade, strade statali, provinciali, urbane a forte transito) devono essere progettate e realizzate in modo da garantire condizioni di sicurezza dallo sversamento ed infiltrazione di sostanze pericolose in falda, prevedendo allo scopo un manto stradale o un cassonetto di base impermeabili e un sistema per l’allontanamento delle acque di dilavamento che convogli gli scarichi al di fuori della zona indicate o nella fognatura realizzata in ottemperanza alle condizioni in precedenza riportate; − lungo tali infrastrutture non possono essere previsti piazzali per la sosta, per il lavaggio di mezzi di trasporto o per il deposito, sia sul suolo sia nel sottosuolo, di sostanze pericolose non gassose; − lungo gli assi ferroviari non possono essere realizzati binari morti adibiti alla sosta di convogli che trasportano sostanze pericolose.

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Nei tratti viari o ferroviari che attraversano la zona di rispetto è vietato il deposito e lo spandimento di sostanze pericolose, quali fondenti stradali, prodotti antiparassitari ed erbicidi, a meno di non utilizzare sostanze che presentino una ridotta mobilità nei suoli.

Per le opere viarie o ferroviarie da realizzare in sottosuolo deve essere garantita la perfetta impermeabilizzazione delle strutture di rivestimento e le stesse non dovranno interferire con l’acquifero captato, in particolare dovrà essere mantenuta una distanza di almeno 5 m dalla superficie freatica, qualora l’acquifero freatico sia oggetto di captazione. Tale distanza dovrà essere determinata tenendo conto delle oscillazioni piezometriche di lungo periodo (indicativamente 50 anni). E’ opportuno favorire la costruzione di cunicoli multiuso per il posizionamento di varie infrastrutture anche in tempi successivi, in modo da ricorrere solo in casi eccezionali, ad operazioni di scavo all’interno della zona di rispetto.

Pratiche agricole Nelle zone di rispetto sono consigliate coltivazioni biologiche, nonché bosco o prato stabile, quale contributo alla fitodepurazione. È vietato lo spandimento di liquami e la stabulazione, come previsto dal regolamento attuativo della legge regionale n. 37 del 15 dicembre 1993 «Norme per il trattamento la maturazione l’utilizzo dei reflui zootecnici» Per i nuovi insediamenti e per le aziende che necessitano di adeguamenti delle strutture di stoccaggio, tali strutture non potranno essere realizzate all’interno della ree di rispetto, così come dettato dall’art. 9 punto 7 del regolamento attuativo della legge regionale n. 37 del 15 dicembre 1993 «Norme per il trattamento la maturazione l’utilizzo dei reflui zootecnici». L’utilizzo di fertilizzanti di sintesi e di fanghi residui di origine urbana o industriale è comunque vietato. Inoltre l’utilizzo di antiparassitari è limitato a sostanze che presentino una ridotta mobilità all’interno dei suoli. --- Per quanto riguarda l’ubicazione di nuovi pozzi ad uso potabile, l’All.1, punto 4 di cui alla D.G.R. 10 aprile 2003 n. 7/12693 formula i seguenti indirizzi:

Nuovi pozzi ad uso potabile L’ubicazione di nuovi pozzi ad uso potabile deve essere di norma prevista in aree non urbanizzate o comunque a bassa densità insediativa. L’accertamento della compatibilità tra le strutture e le attività in atto e la realizzazione di una nuova captazione, con la delimitazione della relativa zona di rispetto ai sensi della D.g.r. 15137/96, è effettuata dalla provincia sulla base degli studi prescritti, integrati dai risultati delle indagini effettuate sulle strutture e attività presenti nella zona medesima.

Aree scarsamente urbanizzate.

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La delimitazione della zona di rispetto è operata sulla base del criterio idrogeologico o temporale, non essendo consentita, per le nuove captazioni, l’applicazione del criterio geometrico. Allo scopo di proteggere le risorse idriche captate, dovrà essere favorita la localizzazione di pozzi captanti acque da acquiferi non protetti in aree già destinate a verde pubblico, in aree agricole o in aree a bassa densità abitativa.

Aree densamente urbanizzate. Qualora un nuovo pozzo dovrà essere realizzato in aree densamente urbanizzate, con sfruttamento di acquiferi vulnerabili ai sensi della D.g.r. n. 15137/96, la richiesta di autorizzazione all’escavazione dovrà documentare l’assenza di idonee alternative sotto il profilo tecnico/economico. La richiesta, fermi restando i contenuti previsti dalla citata deliberazione, sarà inoltre corredata da: - l’individuazione delle strutture e attività presenti nella zona di rispetto; - la valutazione delle condizioni di sicurezza della zona, contenente le caratteristiche e le verifiche idrauliche e di tenuta delle eventuali fognature presenti, documentate anche mediante ispezioni, le modalità d’allontanamento delle acque, comprese quelle di dilavamento delle infrastrutture viarie e ferroviarie e di quelle eventualmente derivanti da volumi edificati soggiacenti al livello di falda; - il programma di interventi per la messa in sicurezza della captazione, che potrà prevedere a tal fine interventi sulle infrastrutture esistenti, identificando i relativi costi e tempi di realizzazione. Nel caso considerato, non essendo possibile la delimitazione di una vera e propria zona di rispetto il criterio di protezione della captazione sarà di tipo dinamico e la concessione di derivazione d’acqua indicherà le prescrizioni volte alla tutela della qualità della risorsa idrica interessata, quali la realizzazione del predetto programma degli interventi, la messa in opera di piezometri per il controllo lungo il flusso di falda e la previsione di programmi intensivi di controllo della qualità delle acque smunte. --- L’attuazione degli interventi o delle attività di cui all’art. 94 comma 4 del D.lg. 152/06 e di cui al punto 3 – all. 1 della d.g.r. 7/12693/2003 entro le Zone di Rispetto è subordinata all’effettuazione di un’indagine idrogeologica di dettaglio che porti ad una ridelimitazione di tali zone secondo i criteri temporale o idrogeologico (come da d.g.r. 6/15137/1996) o che comunque accerti la compatibilità dell’intervento con lo stato di vulnerabilità della risorsa idrica e dia apposite prescrizioni sulle modalità di attuazione degli interventi stessi. --- La Zona di rispetto (ZR) delle captazioni ad uso idropotabile del territorio di Cassano d’Adda è così definita: - pozzi 1 e 2 - criterio geometrico (r = 200 m); - pozzi 3, 4, 5, 6 - criterio temporale ai sensi della D.G.R. 6/15137/96.

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ARTICOLO 5 - GESTIONE DELLE ACQUE SUPERFICIALI, SOTTERRANEE E DI SCARICO I principali riferimenti normativi per la gestione delle acque superficiali e sotterranee a livello di pianificazione comunale sono:

- PAI – Autorità di Bacino del F. Po: persegue l’obiettivo di garantire al territorio del bacino un livello di sicurezza adeguato rispetto ai fenomeni di dissesto idraulico ed idrogeologico. Tra i principi fondamentali del PAI vi è quello di mantenere/aumentare la capacità di deflusso dell’alveo, migliorare le condizioni di funzionalità idraulica ai fini principali dell’invaso e delle laminazioni delle piene, porre dei limiti alle portate scaricate dalle reti di drenaggio artificiali - il PTUA, Appendice G alle Norme Tecniche di Attuazione “Direttive in ordine alla programmazione e progettazione dei sistemi di fognatura”. Tale documento fornisce i riferimenti da assumere per la: ⇒ riduzione delle portate meteoriche circolanti nelle reti fognarie; ⇒ per le vasche di accumulo e portate meteoriche da trattare; ⇒ per la limitazione delle portate meteoriche scaricate nei ricettori. In riferimento al primo punto, il PTUA indica che occorre privilegiare la raccolta separata delle acque meteoriche non suscettibili di essere contaminate e il loro smaltimento sul suolo o negli strati superficiali del sottosuolo, e in via subordinata, in corpi idrici superficiali, evitando aggravi per le reti fognarie. In particolare, nelle aree di ampliamento o espansione residenziale, in cui non è configurabile un’apprezzabile contaminazione delle acque meteoriche, è da prevedere il totale smaltimento in loco delle acque dei tetti e delle coperture delle superfici impermeabilizzate. - D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 – Norme in materia ambientale: costituisce il riferimento normativo principale sugli obiettivi di qualità ambientale e sugli strumenti di tutela delle acque superficiali, marine e sotterranee; − il Regolamento regionale 24 marzo 2006 n. 2 “Disciplina dell’uso delle acque superficiali e sotterranee, dell’utilizzo della acque a uso domestico, del risparmio idrico e del riutilizzo dell’acqua in attuazione Disciplina e regime autorizzatorio degli scarichi di acque reflue domestiche e di reti fognarie, in attuazione dell’articolo 52, comma 1, lettera a) della legge regionale 12 dicembre 2003, n. 26” fornisce all’art. 6 disposizioni finalizzate al risparmio e riutilizzo della risorsa idrica per i progetti di nuova edificazione; − il Regolamento regionale 24 marzo 2006 n. 3 “Disciplina e regime autorizzatorio degli scarichi di acque reflue domestiche e di reti fognarie, in attuazione dell’articolo 52, comma 1, lettera a) della legge regionale 12 dicembre 2003, n. 26”, fornisce indicazioni sulla disciplina degli scarichi di acque reflue domestiche, assimilabili e delle reti fognarie; − il Regolamento regionale 24 marzo 2006 n. 4 “Disciplina dello smaltimento delle acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne, in attuazione dell’art. 52, comma 1, lettera a) della legge regionale 12 dicembre 2003, n. 26” fornisce indicazioni in merito alla regolamentazione, raccolta e

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scarico delle acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne (acque per le quali sussistano particolari ipotesi nelle quali, in relazione alle attività svolte, vi sia il rischio di dilavamento dalle superfici impermeabili scoperte di sostanze pericolose). Con successiva D.G.R. 21 giugno 2006 n. 8/2772 sono state emanate le direttive per l’accertamento dell’inquinamento delle acque di seconda pioggia in attuazione dell’Art. 4 del citato r.r. 4/2006.

La gestione delle acque superficiali e sotterranee dovrà avere i seguenti obiettivi:

1) la mitigazione del rischio idraulico (allagamento) ad opera delle acque di esondazione del F. Adda secondo i più recenti principi dell’Autorità di Bacino del Fiume Po, come già evidenziato negli studi di fattibilità predisposti a cura dell’Autorità di Bacino stessa, mediante: ⇒ riduzione, a livello di pianificazione dell’intera asta fluviale, delle portate con realizzazione di vasche di laminazione; ⇒ riduzione degli apporti dalle reti fognarie mediante formazione di vasche volano; ⇒ mantenimento delle aree di espansione naturale.

2) la riduzione degli apporti di acque meteoriche provenienti dalle superfici già impermeabilizzate o di futura impermeabilizzazione, con differenziazione dei recapiti finali a seconda dello stato qualitativo delle acque, favorendo, ove consentito dalla normativa vigente e dalle condizioni idrogeologiche, lo smaltimento nel sottosuolo (sistemi disperdenti superficiali). Tale disciplina non potrà applicarsi in corrispondenza delle aree o attività di cui all’art. 3 del Regolamento regionale 24 marzo 2006 n. 4 “Disciplina dello smaltimento delle acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne, in attuazione dell’articolo 52, comma 1, lettera a) della legge regionale 12 dicembre 2003 n. 26”, dove vige quanto indicato nel regolamento stesso.

3) I presupposti minimi alla base di un corretto dimensionamento dei sistemi disperdenti superficiali dovranno essere i seguenti: ⇒ studio idrologico-idraulico, da effettuarsi in sede di rilascio del permesso di costruire/DIA, finalizzato alla determinazione delle portate delle acque meteoriche da smaltire in base ai dati pluviometrici dell’area, distinte in portate delle acque pluviali, di I pioggia e di II pioggia in funzione della ripartizione e tipologia delle superfici scolanti; ⇒ pozzo/trincea pilota e prove di campo finalizzati alla conoscenza della permeabilità dell’acquifero; ⇒ i pozzi/trincee disperdenti dovranno avere una profondità non superiore a 1,5 m nel caso di soggiacenza della superficie piezometrica non inferiore a 3 m di profondità; in caso contrario sarà permesso lo smaltimento subsuperficiale delle acque tramite tecniche di subirrigazione Per le aree produttive non ricomprese nelle tipologie di cui al R.R. n. 4/06, per i progetti di nuova edificazione e per gli interventi di recupero degli edifici esistenti, si potrà pertanto prevedere la realizzazione di una doppia rete di

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raccolta con differenziazione delle acque bianche dalle acque nere e la predisposizione di sistemi di volanizzazione delle acque bianche, che consentano la sedimentazione del materiale in sospensione, prima della resa del recapito finale di tali acque nel sottosuolo tramite pozzo disperdente, la cui gestione potrà essere presa in carico dall’attività produttiva stessa o dal Gestore della rete fognaria comunale, qualora esso sia nella possibilità tecnica di gestire una rete di acque bianche.

4) la salvaguardia dell’acquifero, a protezione dei pozzi di approvvigionamento idrico potabile, e la pianificazione dell’uso delle acque/risparmio idrico.

Per una migliore gestione e tutela delle risorse idriche, è auspicabile proseguire il processo di controllo diretto delle attività presenti sul territorio (censimento dei centri di pericolo e controllo degli scarichi), individuando le misure di primo intervento da prescrivere ai soggetti che svolgono attività a rischio per la falda (miglioramento dei controlli ambientali di routine, ammodernamento degli impianti e tecnologia di raccolta, depurazione e smaltimento delle acque reflue, audit ambientali, ecc.).

La pianificazione dell’uso delle acque potrà avvenire: - differenziando l’utilizzo delle risorse in funzione della valenza ai fini idropotabili e della potenzialità idrica; - limitando al fabbisogno potabile in senso stretto l’utilizzo di fonti di pregio; - prevedendo l’utilizzo di fonti distinte ed alternative al pubblico acquedotto (es. pozzi autonomi di falda ad uso irriguo, igienico-sanitario, industriale e antincendio, recupero e riutilizzo di acque meteoriche).

Infine, con l’obiettivo del risparmio e del corretto utilizzo della risorsa idrica, si riporta di seguito un estratto di quanto previsto dal Regolamento Regionale n. 2 del 24 marzo 2006 all’art. 6 in merito ai progetti di nuova edificazione e agli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente:

• Introduzione negli impianti idrico-sanitari di dispositivi idonei ad assicurare una significativa riduzione del consumo di acqua, quali frangi getto, erogatori riduttori di portata, cassetta di scarico a doppia cacciata; • Realizzazione di rete di adduzione in forma duale; • Circolazione forzata dell’acqua calda ad uso potabile per edifici condominiali o grandi unità abitative; • Installazione, per ogni utente finale, di appositi misuratori di volume o portate erogate, omologati a norma di legge; • Adozione, per gli usi diversi dal consumo umano ove possibile, di sistemi di captazione, filtro e accumulo delle acque meteoriche provenienti dalle coperture degli edifici.

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ARTICOLO 6 - POLIZIA IDRAULICA

Il Regolamento di Polizia Idraulica del comune di Cassano d’Adda, ai sensi della D.G.R. 7/7868 del 25 gennaio 2002 e D.G.R. 7/13950 del 1 agosto 2003, è stato redatto nel dicembre 2005 dallo Studio Ambientale del Dott. Bosco Nino nell’ambito dello studio per l’individuazione del reticolo idrografico principale e minore. Si rimanda ad esso per gli aspetti di dettaglio, fatti salvi gli aggiornamenti normativi intercorsi dalla data di approvazione dello studio del reticolo (D.G.R. IX/4287 del 25/10/2012 “Riordino dei reticoli idrici di Regione Lombardia e revisione dei canoni di polizia idraulica”). ---

I riferimenti normativi fondamentali e generali per la determinazione delle attività vietate o soggette ad autorizzazione sono:

− D.G.R. 25 ottobre 2012 n. IX/4287 “Riordino dei reticoli idrici di Regione Lombardia e revisione dei canoni di polizia idraulica”; − R.D. n. 523 del 25/07/1904 – “Testo unico sulle opere idrauliche”; − N.T.A. del P.A.I. – Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico, approvate con D.P.C.M. 24/05/2001; - Programma di Tutela e uso delle acque – L. R. 12 Dicembre 2003, n. 26, art. 45, comma 3, D.Lgs. 11 maggio 1999, n. 152, art. 44, Titolo IV, Capo I − D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale”; − D.G.R. 6 aprile 2011 n. IX/1542 “Approvazione del regolamento consortile del consorzio di bonifica Est Ticino – Villoresi (l.r. 31/2008, articolo 85)” (riportato nella Fonte Consultata 10)

D.G.R. IX/4287/2012 All. B, punto 5.2 Attività vietate o soggette a concessione o nulla-osta idraulico “All’interno delle fasce di rispetto, l’Amministrazione Comunale dovrà puntualmente definire le attività vietate o quelle soggette a concessione o nulla-osta idraulico. …omissis… Un utile riferimento è costituito dalla disciplina vigente in materia di polizia idraulica (paragrafo 3, All. B D.G.R. IX/4287/2012) e dall’All. E alla D.G.R. IX/4287/2012. Altre norme di riferimento sono quelle contenute nel Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) per le aree di esondazione e i dissesti morfologici di carattere torrentizio lungo le aste dei corsi d’acqua. Si dovrà in particolare tenere conto delle seguenti indicazioni: • è assolutamente necessario evitare l’occupazione o la riduzione delle aree di espansione e di divagazione dei corsi d’acqua al fine della moderazione delle piene; • dovranno comunque essere vietate le nuove edificazioni e i movimenti di terra in una fascia non inferiore a 4 m dal ciglio della sponda, intesa quale «scarpata morfologica stabile», o dal piede esterno dell’argine per consentire l’accessibilità al corso d’acqua; • dovranno essere in ogni caso rispettati i limiti ed i vincoli edificatori stabiliti dall’art. 39 delle Norme Tecniche di Attuazione (NTA) del PAI per i territori ricadenti nelle fasce A e B;

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• vige comunque il divieto di tombinatura dei corsi d’acqua ai sensi dell’art. 115, comma 1 del D. Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 e s.m.i. e del Piano di Tutela ed Uso delle Acque della Lombardia.

D.G.R. IX/4287/2012 All. E, punto 1.4 Scarichi “Tra i compiti di polizia idraulica rientra anche l’autorizzazione di scarichi nei corsi d’acqua, sotto l’aspetto della quantità delle acque recapitate. La materia è normata dall’art. 12 delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Stralcio per l’Assetto idrogeologico, al quale si rimanda, e che prevede l’emanazione di una direttiva in merito da parte dell’Autorità di Bacino. In ogni caso, nelle more dell’emanazione della suddetta direttiva e in assenza di più puntuali indicazioni, relativamente alle portate meteoriche recapitate nei recettori mediante vasche volano, si dovrà comunque rispettare quanto disposto dal Programma di Tutela e Uso delle Acque approvato con D.G.R. n. 2244 del 29 marzo 2006 (in particolare dall’appendice G alle Norme Tecniche di Attuazione) e da eventuali sue modifiche e integrazioni. Relativamente agli aspetti qualitativi gli scarichi devono essere autorizzati ai sensi dell’art. 124, comma 1 del D. Lgs. 152/06. L’ente competente al rilascio e al rinnovo dell’autorizzazione allo scarico, ai sensi dell’art. 124, comma 7 del D. Lgs. 152/06, è la Provincia. Riguardo all’aspetto qualitativo, gli scarichi nei corsi d’acqua di acque reflue domestiche ed assimilate alle domestiche, industriale e urbane devono essere adeguati ai disposti della Parte III, Sezione II del D.Lgs. 152/2006 e del regolamento regionale 3/2006 e rispettare in particolare I valori limiti di emissione dagli stessi previsti. Sotto il medesimo profilo, gli scarichi di acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne di pertinenza di determinate attività produttive, nonché quelle di seconda pioggia nei casi espressamente previsti, sono soggetti alle disposizione del regolamento regionale 4/2006.

Vista la stretta connessione tra le due procedure di autorizzazione allo scarico, quantitativa e qualitativa, si suggerisce di convocare una conferenza di servizi istruttoria, al fine di condividere le informazioni e proporre una soluzione ottimale, anche in considerazione degli obbiettivi di qualità sui corpi idrici di cui al Piano di Gestione. Tale conferenza deve essere convocata dall’Ente competente appena giunta richiesta di autorizzazione. Il manufatto di recapito degli scarichi dovrà essere realizzato in modo che lo scarico avvenga nella medesima direzione del flusso e siano evitati fenomeni di rigurgito. Per gli scarichi in argomento, qualora la situazione lo richieda in relazione all’entità dello scarico e alle caratteristiche del corso d’acqua, occorre prevedere accorgimenti tecnici (quali manufatti di dissipazione dell’energia) per evitare l’innesco di fenomeni erosivi nel corso d’acqua stesso.”

R.D. 25 luglio 1904, n. 523 Art. 96 (art. 168, legge 20 marzo 1985, n. 2248, allegato F) Sono lavori ed atti vietati in modo assoluto sulle acque pubbliche, loro alvei, sponde e difese i seguenti: a) la formazione di pescaie, chiuse, petraie ed altre opere per l'esercizio della pesca, con le quali si alterasse il corso naturale delle acque. Sono eccettuate da questa disposizione le consuetudini per l’esercizio di legittime ed innocue concessioni della pesca, quando in esse si osservino le cautele od imposte negli atti delle dette concessioni, o già prescritte dall'autorità competente, o che questa potesse trovare conveniente di prescrivere;

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b) le piantagioni che s'inoltrino dentro gli alvei dei fiumi, torrenti, rivi e canali, a costringerne la sezione normale e necessaria al libero deflusso delle acque; c) lo sradicamento o l'abbruciamento dei ceppi degli alberi che sostengono le ripe dei fiumi e dei torrenti per una distanza orizzontale non minore di nove metri dalla linea a cui arrivano le acque ordinarie. Per i rivi, canali e scolatori pubblici la stessa proibizione è limitata ai piantamenti aderenti alle sponde; d) la piantagione sulle alluvioni delle sponde dei fiumi e torrenti e loro isole a distanza dalla opposta sponda minore di quella, nelle rispettive località, stabilita o determinata dal prefetto, sentite le amministrazioni dei comuni interessati e l’Ufficio del Genio Civile; e) le piantagioni di qualunque sorta di alberi ed arbusti sul piano e sulle scarpe degli argini, loro banche e sotto banche lungo i fiumi, torrenti e canali navigabili; f) le piantagioni di alberi e siepi, le fabbriche, gli scavi e lo smovimento del terreno a distanza dal piede degli argini e loro accessori come sopra, minore di quella stabilita dalle discipline vigenti nelle diverse località, ed in mancanza di tali discipline a distanza minore di metri quattro per le piantagioni e smovimento del terreno e di metri dieci per le fabbriche e per gli scavi; g) qualunque opera o fatto che possa alterare lo stato, la forma, le dimensioni, la resistenza e la convenienza all'uso, a cui sono destinati gli argini e loro accessori come sopra, e manufatti attinenti; h) le variazioni ed alterazioni ai ripari di difesa delle sponde dei fiumi, torrenti, rivi, canali e scolatori pubblici tanto arginati come non arginati, e ad ogni altra sorta di manufatti attinenti; i) il pascolo e la permanenza dei bestiami sui ripari, sugli argini e loro dipendenze, nonché sulle sponde, scarpe, o banchine dei pubblici canali e loro accessori; k) l'apertura di cavi, fontanili e simili a distanza dai fiumi, torrenti e canali pubblici minore di quella voluta dai regolamenti e consuetudini locali, o di quella che dall'autorità amministrativa provinciale sia riconosciuta necessaria per evitare il pericolo di diversioni e indebite sottrazioni di acque; l) qualunque opera nell’alveo o contro le sponde dei fiumi o canali navigabili, o sulle vie alzaie, che possa nuocere alla libertà ed alla sicurezza della navigazione ed all’esercizio dei porti natanti e ponti di barche; h) lo stabilimento dei molini natanti.

Art. 97 Sono opere ed atti che non si possono eseguire se non con speciale permesso del prefetto e sotto l'osservanza delle condizioni dal medesimo imposte, i seguenti: a) la formazione di pannelli, chiuse ed altre simili opere nell’alveo dei fiumi e torrenti per facilitare l’accesso e l’esercizio dei porti natanti e ponti di barche;

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b) la formazione di ripari a difesa delle sponde che si avanzano entro gli alvei oltre le linee che fissano la loro larghezza normale; c) i dissodamenti dei terreni boscati e cespugliati laterali ai fiumi e torrenti a distanza minore di metri cento dalla linea a cui giungono le acque ordinarie, ferme le disposizioni di cui all'art. 95, lettera c); d) le piantagioni delle alluvioni a qualsivoglia distanza dalla opposta sponda, quando si trovino di fronte di un abitato minacciato da corrosione, ovvero di un territorio esposto al pericolo di disalveamenti; e) la formazione di rilevati di salita o discesa dal corpo degli argini per lo stabilimento di comunicazione ai beni, agli abbeveratoi, ai guadi ed ai passi dei fiumi e torrenti; k) la ricostruzione, tuttoché senza variazioni di posizione e forma, delle chiuse stabili ed incili delle derivazioni, di ponti, ponti canali, botti sotterranee e simili esistenti negli alvei dei fiumi, torrenti, rivi, scolatoi pubblici e canali demaniali; (lettera parzialmente abrogata dall'articolo 224, numero 19, del R.D. n. 1775 del 1933) m) l'estrazione di ciottoli, ghiaia, sabbia ed altre materie dal letto dei fiumi, torrenti e canali pubblici, eccettuate quelle località ove, per invalsa consuetudine si suole praticare senza speciale autorizzazione per usi pubblici e privati. Anche per queste località però l'autorità amministrativa limita o proibisce tali estrazioni ogniqualvolta riconosca poterne il regime delle acque e gl'interessi pubblici o privati esserne lesi; n) l’occupazione delle spiagge dei laghi con opere stabili, gli scavamenti lungh’esse che possano promuovere il deperimento o recar pregiudizio alle vie alzaie ove esistono, e finalmente l’estrazione di ciottoli, ghiaie e sabbie, fatta eccezione, quanto a detta estrazione, per quelle località ove per consuetudine invalsa suolsi praticare senza speciale autorizzazione.

Art. 98 Non si possono eseguire, se non con speciale autorizzazione del ministero dei lavori pubblici, e sotto la osservanza delle condizioni dal medesimo imposte, le opere che seguono: d) le nuove costruzioni nell'alveo dei fiumi, torrenti, rivi, scolatoi pubblici o canali demaniali, di chiuse, ed altra opera stabile per le derivazioni di ponti, ponti canali e botti sotterranee, non che le innovazioni intorno alle opere di questo genere già esistenti; (lettera parzialmente abrogata dall'articolo 224, numero 19, del R.D. n. 1775 del 1933 in relazione all'articolo 217 dello stesso) e) la costruzione di nuove chiaviche di scolo a traverso gli argini e l'annullamento delle esistenti.

Art. 99 Le opere indicate nell'articolo precedente sono autorizzate dai prefetti, quando debbono eseguirsi in corsi di acqua non navigabili e non compresi fra quelli iscritti negli elenchi delle opere idrauliche di seconda categoria.

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PAI - Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico Norme di attuazione Art. 12 Limiti alle portate scaricate dalle reti di drenaggio artificiali

1. L’Autorità di Bacino definisce, con propria direttiva, le modalità e i limiti cui assoggettare gli scarichi delle reti di drenaggio delle acque pluviali dalle aree urbanizzate e urbanizzande nel reticolo idrografico; 2. Nella realizzazione dei nuovi interventi di urbanizzazione e di infrastrutturazione deve essere limitato lo sviluppo delle aree impermeabili e sono definite opportune aree atte a favorire l’infiltrazione e l’invaso temporaneo diffuso delle precipitazioni meteoriche; 3. La direttiva di cui al comma 1 potrà individuare i comuni per i quali gli strumenti urbanistici comunali generali e attuativi devono contenere il calcolo delle portate da smaltire a mezzo delle reti di raccolta e allontanamento delle acque meteoriche, l’individuazione dei punti di scarico nei corpi ricettori e la verifica di compatibilità dello scarico nello stesso corpo idrico ricettore, nel rispetto dei limiti definiti dalla stessa normativa.

Decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale Articolo 115 – Tutela delle aree di pertinenza dei corpi idrici

1. Al fine di assicurare il mantenimento o il ripristino della vegetazione spontanea nella fascia immediatamente adiacente i corpi idrici, con funzioni di filtro per i solidi sospesi e gli inquinanti di origine diffusa, di stabilizzazione delle sponde e di conservazione della biodiversità da contemperarsi con le esigenze di funzionalità dell'alveo, entro un anno dalla data di entrata in vigore della parte terza del presente decreto, le regioni disciplinano gli interventi di trasformazione e di gestione del suolo e del soprassuolo previsti nella fascia di almeno 10 metri dalla sponda di fiumi, laghi, stagni e lagune comunque vietando la copertura dei corsi d'acqua, che non sia imposta da ragioni di tutela della pubblica incolumità e la realizzazione di impianti di smaltimento dei rifiuti.

2. Gli interventi di cui al comma 1 sono comunque soggetti all'autorizzazione prevista dal regio decreto 25 luglio 1904, n. 523, salvo quanto previsto per gli interventi a salvaguardia della pubblica incolumità.

3. Per garantire le finalità di cui al comma 1, le aree demaniali dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle altre acque possono essere date in concessione allo scopo di destinarle a riserve naturali, a parchi fluviali o lacuali o comunque a interventi di ripristino e recupero ambientale. Qualora le aree demaniali siano già comprese in aree naturali protette statali o regionali inserite nell'elenco ufficiale previsto dalla vigente normativa, la concessione è gratuita.

PTUA – Norme Tecniche di attuazione – Appendice G, punto 2.3 2.3 Limitazione delle portate meteoriche recapitate nei ricettori mediante vasche volano La critica situazione idraulica di molti corsi d’acqua, inadeguati a ricevere le portate meteoriche urbane e extraurbane, porta ad adottare scelte atte a ridurre le portate meteoriche drenate sia – ove possibile – dalle esistenti aree scolanti, sia – comunque –

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dalle aree di futura urbanizzazione. In particolare occorre prevedere l’adozione di interventi atti a contenere l’entità delle portate meteoriche scaricate entro valori compatibili con la capacità idraulica dei ricettori e comunque entro i seguenti limiti: - 20 l/s per ogni ettaro di superficie scolante impermeabile relativamente alle aree di ampliamento e di espansione residenziali o riguardanti attività commerciali o di produzione di beni; - 40 l/s per ogni ettaro di superficie scolante impermeabile relativamente alle aree già dotate di reti fognarie. Tali limiti sono da adottare per tutte le aree fognate non ricadenti nelle sotto elencate zone del territorio regionale, sia per le reti unitarie sia per quelle destinate esclusivamente alla raccolta delle acque meteoriche: - aree situate a nord dell’allineamento pedemontano individuato dai tracciati della strada provinciale Sesto calende – Varese, della strada statale n.342 tra Varese e Como, della strada statale n.369 tra Como, Lecco e Caprino Bergamasco, della strada statale n.342 tra Caprino Bergamasco e Bergamo, dell’ tra Bergamo, Brescia e Peschiera del Garda; - aree direttamente gravitanti sui laghi o sui fiumi Po, Ticino, Adda, Brembo, Serio, Oglio, Mella, Chiese e Mincio; - aree situate nel settore collinare dell’Oltrepò pavese. Nel calcolo del volume delle eventuali vasche da prevedere per il rispetto dei limiti indicati potrà essere tenuto in conto dell’utilizzazione della capacità d’invaso del sistema fognario, mediante opportuni sistemi di controllo, nonché di invasi aggiuntivi idonei allo scopo. Ai fini dell’equilibrio idrologico sotterraneo, le vasche volano potranno avere fondo disperdente, ovunque possibile in relazione alle caratteristiche del suolo e alla natura delle acque da invasare. In tali casi le vasche dovranno essere suddivise in almeno due settori (oltre all’eventuale settore destinato all’accumulo delle prime acque di pioggia, qualora si preveda di unificare in un unico manufatto entrambe le funzioni di accumulo delle prime acque di pioggia e di laminazione delle piene): il primo settore, interessato con elevata frequenza dalle portate in arrivo, completamente impermeabile e commisurato ad almeno 50 mc/ha di superficie scolante impermeabile; gli ulteriori settori, commisurati al volume residuo necessario, con fondo permeabile e interessati dall’invaso solo dopo il completo riempimento del primo settore.

D.G.R. 6 aprile 2011 n. IX/1542 “Approvazione del regolamento consortile del consorzio di bonifica Est Ticino – Villoresi (l.r. 31/2008, articolo 85)” (riportato nella Fonte Consultata 10)

ARTICOLO 7 – TUTELA DELLA QUALITÀ DEI SUOLI Indipendentemente dalla classe di fattibilità di appartenenza, stante il grado di vulnerabilità, potranno essere proposti e predisposti o richiesti sistemi di controllo ambientale per gli insediamenti con scarichi industriali, stoccaggio temporaneo di rifiuti pericolosi e/o materie prime che possono dar luogo a rifiuti pericolosi al termine del ciclo produttivo. In relazione alla tipologia dell’insediamento produttivo, i sistemi di controllo ambientale potranno essere costituiti da: • realizzazione di piezometri per il controllo idrochimico della falda, da posizionarsi a monte ed a valle dell’insediamento (almeno 2 piezometri);

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• esecuzione di indagini negli strati superficiali del terreno insaturo dell’insediamento, per l’individuazione di eventuali contaminazioni in atto, la cui tipologia è strettamente condizionata dal tipo di prodotto utilizzato (ad esempio campioni di terreno per le sostanze scarsamente volatili (es. metalli pesanti) e indagini “Soil Gas Survey” con analisi dei gas interstiziali per quelle volatili (es. solventi clorurati, aromatici, idrocarburi etc.).

Tali sistemi e indagini di controllo ambientale saranno da attivare nel caso in cui nuovi insediamenti, ristrutturazioni, ridestinazioni abbiano rilevanti interazioni con la qualità del suolo, del sottosuolo e delle risorse idriche, e potranno essere richiesti dall’Amministrazione Comunale ai fini del rilascio di concessioni edilizie e/o rilascio di nulla osta esercizio attività, ad esempio nei seguenti casi: • nuovi insediamenti produttivi potenzialmente a rischio di inquinamento; • subentro di nuove attività in aree già precedentemente interessate da insediamenti potenzialmente a rischio di inquinamento per le quali vi siano ragionevoli dubbi di una potenziale contaminazione dei terreni; • ristrutturazioni o adeguamenti di impianti e strutture la cui natura abbia relazione diretta o indiretta con il sottosuolo e le acque, quali ad esempio rifacimenti di reti fognarie interne, sistemi di raccolta e smaltimento acque di prima pioggia, impermeabilizzazioni e pavimentazioni, asfaltatura piazzali, rimozione o installazione di serbatoi interrati di combustibili ecc…

ARTICOLO 8 – TUTELA DEGLI INSEDIAMENTI NELLE AREE A RISCHIO IDRAULICO

Per le aree di recupero/trasformazione comprese all’interno del perimetro del centro edificato ricadenti nelle classi di fattibilità geologica 3R (rischio idraulico F. Adda) sono da prevedersi i seguenti interventi ed accorgimenti costruttivi volti a ridurre la vulnerabilità degli edifici esistenti e al recupero delle volumetrie rilocalizzate in condizioni di massima sicurezza.

A carattere generale tutti gli interventi che prevedano la demolizione con ricollocazione delle volumetrie comporteranno una perdita di volumetria minima in termini edificatori pari indicativamente al 50% del volume demolito. La percentuale di volumetria sarà definita all’interno della scheda d’ambito, anche in ragione della tipologia di trasformazione prevista. Le nuove edificazioni saranno realizzate al piano campagna, ovvero prive di seminterrati o interrati. Gli impianti tecnologici, così come le strutture di fondazione, dovranno essere realizzate a tenuta idraulica o comunque essere progettate in modo da non subire danno alcuno in caso di completa saturazione del suolo.

Per gli edifici esistenti, qualora siano presenti vani seminterrati, essi potranno essere recuperati attraverso la completa impermeabilizzazione dei locali e la realizzazione di bocche di lupo, prese d’aria e accessi ad una quota superiore di

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almeno 50 cm rispetto all’attuale piano campagna o alla quota della piena di riferimento, così come desumibile dallo studio idraulico.

I locali interrati dovranno essere altresì dotati di vasche di raccolta delle acque bianche con motopompe all’occorrenza utilizzabili per l’allontanamento delle acque di infiltrazione.

La viabilità a servizio dei nuovi comparti dovrà essere progettata in lieve sopraelevazione e tale da garantire la rapida evacuazione del comparto verso aree non interessate da possibili allagamenti.

ARTICOLO 9 – PIANO STRALCIO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO DEL BACINO DEL FIUME PO (PAI)

Art. 1 – Finalità e contenuti 5. Allorchè il Piano riguardante l’assetto della rete idrografica e dei versanti detta disposizioni di indirizzo o vincolanti per le aree interessate dal primo e dal secondo Piano Stralcio delle Fasce Fluviali; le previsioni integrano le discipline previste per detti piani, essendo destinate a prevalere nel caso che esse siano fra loro incompatibili.

6. Nei tratti dei corsi d’acqua a rischio di asportazione della vegetazione arborea in occasione di eventi alluvionali, così come individuati nell’Allegato3 al Titolo I – Norme per l’assetto della rete idrografica e dei versanti, è vietato, limitatamente alla fascia A di cui al successivo art. 29 del Titolo II, l’impianto e il reimpianto delle coltivazioni a pioppeto.

Art. 29 – Fascia di deflusso della piena (Fascia A) 2. Nella fascia A sono vietate: a) le attività di trasformazione dello stato dei luoghi, che modifichino l’assetto morfologico, idraulico, infrastrutturale, edilizio, fatte salve le prescrizioni dei successivi articoli; b) la realizzazione di nuovi impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti, l’ampliamento degli stessi impianti esistenti, nonché l’esercizio delle operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti, così come definiti dal D. Lgs. 5 febbraio 1997, n. 22, fatto salvo quanto previsto al successivo comma 3, lett. l); c) la realizzazione di nuovi impianti di trattamento delle acque reflue, nonché l’ampliamento degli impianti esistenti di trattamento delle acque reflue, fatto salvo quanto previsto al successivo comma 3, lett. m); d) le coltivazioni erbacee non permanenti e arboree, fatta eccezione per gli interventi di bioingegneria forestale e gli impianti di rinaturazione con specie autoctone, per una ampiezza di almeno 10 m dal ciglio di sponda, al fine di assicurare il mantenimento o il ripristino di una fascia continua di vegetazione spontanea lungo le sponde dell’alveo inciso, avente funzione di stabilizzazione delle sponde e riduzione della velocità della corrente; le Regioni provvederanno a disciplinare tale divieto nell’ambito degli interventi di trasformazione e gestione del suolo e del soprassuolo, ai sensi dell’art. 41 del D. Lgs. 11 maggio 1999, n. 152 e successive modifiche e integrazioni, ferme restando le disposizioni di cui al Capo VII del R. D. 25 luglio 1904, n. 523; e) la realizzazione di complesso ricettivi all’aperto; f) il deposito a cielo aperto, ancorchè provvisorio, di materiali di qualsiasi genere.

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Art. 30 – Fascia di esondazione (Fascia B) 2. Nella fascia B sono vietati: a) gli interventi che comportino una riduzione apprezzabile o una parzializzazione della capacità di invaso, salvo che questi interventi prevedano un pari aumento delle capacità di invaso in area idraulicamente equivalente; b) la realizzazione di nuovi impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti, l’ampliamento degli stessi impianti esistenti, nonché l’esercizio delle operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti, così come definiti dal D. Lgs. 5 febbraio 1997, n. 22, fatto salvo quanto previsto al precedente art. 29, comma 3, lett. l); c) in presenza di argini, interventi e strutture che tendano a orientare la corrente verso il rilevato e scavi o abbassamenti del piano di campagna che possano compromettere la stabilità delle fondazioni dell’argine.

Art. 32 – Demanio fluviale e pertinenze idrauliche e demaniali 3. Le aree del demanio fluviale di nuova formazione, ai sensi della L. 5 gennaio 1994, n. 37, a partire dalla data di approvazione del presente Piano, sono destinate esclusivamente al miglioramento della componente naturale della regione fluviale e non possono essere oggetto di sdemanializzazione.

4. Nei terreni demaniali ricadenti all’interno delle fasce A e B, fermo restando quanto previsto dall’art. 8 della L. 5 gennaio 1994, n. 37, il rinnovo ed il rilascio di nuove concessioni sono subordinati alla presentazione di progetti di gestione, d’iniziativa pubblica e/o privata, volti alla ricostituzione di un ambiente fluviale diversificato e alla promozione dell’interconnessione ecologica di aree naturali, nel contesto di un processo di progressivo recupero della complessità e della biodiversità della regione fluviale. I predetti progetti di gestione, riferiti a porzioni significative e unitarie del demanio fluviale, devono essere strumentali al raggiungimento degli obiettivi del Piano, di cui all'art. 1, comma 3 e all'art. 15, comma 1, delle presenti norme, comunque congruenti alle finalità istitutive e degli strumenti di pianificazione e gestione delle aree protette eventualmente presenti e devono contenere: - l’individuazione delle emergenze naturali dell’area e delle azioni necessarie alla loro conservazione, valorizzazione e manutenzione; - l’individuazione delle aree in cui l'impianto di specie arboree e/o arbustive, nel rispetto della compatibilità col territorio e con le condizioni di rischio alluvionale, sia utile al raggiungimento dei predetti obiettivi; - l’individuazione della rete dei percorsi d’accesso al corso d’acqua e di fruibilità delle aree e delle sponde. Le aree individuate dai progetti così definiti costituiscono ambiti prioritari ai fini della programmazione dell'applicazione dei regolamenti comunitari vigenti. L’organo istruttore trasmette i predetti progetti all’Autorità di bacino che, entro tre mesi, esprime un parere vincolante di compatibilità con le finalità del presente Piano, tenuto conto degli strumenti di pianificazione e gestione delle aree protette eventualmente presenti. In applicazione dell’art. 6, comma 3, della L. 5 gennaio 1994, n. 37, le Commissioni provinciali per l’incremento delle coltivazioni arboree sulle pertinenze demaniali dei corsi d’acqua costituite ai sensi del R.D.L. 18 giugno 1936, n. 1338, convertito, con modificazioni, dalla L. 14 gennaio 1937, n. 402, e successive modificazioni, devono uniformarsi, per determinare le modalità d’uso e le forme di destinazione delle pertinenze

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idrauliche demaniali dei corsi d’acqua, ai contenuti dei progetti di gestione approvati dall’Autorità di bacino. Nel caso in cui il progetto, sulla base del quale è assentita la concessione, per il compimento dei programmi di gestione indicati nel progetto stesso, richieda un periodo superiore a quello assegnato per la durata dell’atto concessorio, in sede di richiesta di rinnovo l'organo competente terrà conto dell’esigenza connessa alla tipicità del programma di gestione in corso. In ogni caso è vietato il nuovo impianto di coltivazioni senza titolo legittimo di concessione.

Art. 38 – Interventi per la realizzazione di opere pubbliche o di interesse pubblico 1. Fatto salvo quanto previsto agli artt. 29 e 30, all'interno delle Fasce A e B è consentita la realizzazione di opere pubbliche o di interesse pubblico, riferite a servizi essenziali non altrimenti localizzabili, a condizione che non modifichino i fenomeni idraulici naturali e le caratteristiche di particolare rilevanza naturale dell’ecosistema fluviale che possono aver luogo nelle fasce, che non costituiscano significativo ostacolo al deflusso e non limitino in modo significativo la capacità di invaso, e che non concorrano ad incrementare il carico insediativo. A tal fine i progetti devono essere corredati da uno studio di compatibilità, che documenti l’assenza dei suddetti fenomeni e delle eventuali modifiche alle suddette caratteristiche, da sottoporre all’Autorità competente, così come individuata dalla direttiva di cui la comma successivo, per l’espressione di parere rispetto la pianificazione di bacino.

2. L’Autorità di bacino emana ed aggiorna direttive concernenti i criteri, gli indirizzi e le prescrizioni tecniche relative alla predisposizione degli studi di compatibilità e alla individuazione degli interventi a maggiore criticità in termini d’impatto sull’assetto della rete idrografica. Per questi ultimi il parere di cui al comma 1 sarà espresso dalla stessa Autorità di bacino.

3. Le nuove opere di attraversamento, stradale o ferroviario, e comunque delle infrastrutture a rete, devono essere progettate nel rispetto dei criteri e delle prescrizioni tecniche per la verifica idraulica di cui ad apposita direttiva emanata dall'Autorità di bacino.

Art. 38bis – Impianti di trattamento delle acque reflue, di gestione dei rifiuti e di approvvigionamento idropotabile 1. L’Autorità di bacino definisce, con apposite direttive, le prescrizioni e gli indirizzi per la riduzione del rischio idraulico a cui sono soggetti gli impianti di trattamento delle acque reflue, le operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti e gli impianti di approvvigionamento idropotabile ubicati nelle fasce fluviali A e B.

2. I proprietari e i soggetti gestori di impianti esistenti di trattamento delle acque reflue, di potenzialità superiore a 2000 abitanti equivalenti, nonchè di impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti e di impianti di approvvigionamento idropotabile, ubicati nelle fasce fluviali A e B predispongono, entro un anno dalla data di pubblicazione dell’atto di approvazione del Piano, una verifica del rischio idraulico a cui sono soggetti i suddetti impianti ed operazioni, sulla base delle direttive di cui al comma 1. Gli stessi proprietari e soggetti gestori, in relazione ai risultati della verifica menzionata, individuano e progettano gli eventuali interventi di adeguamento necessari, sulla base delle richiamate direttive.

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3. L’Autorità di bacino, anche su proposta dei suddetti proprietari e soggetti gestori ed in coordinamento con le Regioni territorialmente competenti, delibera specifici Programmi triennali di intervento ai sensi degli artt. 21 e seguenti della L. 18 maggio 1989, n. 183, per gli interventi di adeguamento di cui al precedente comma. Nell’ambito di tali programmi l’Autorità di bacino incentiva inoltre, ovunque possibile, la delocalizzazione degli impianti di cui ai commi precedenti al di fuori delle fasce fluviali A e B.

Art. 39 – Interventi urbanistici e indirizzi alla pianificazione urbanistica 1. I territori delle Fasce A e B individuati dal presente Piano, sono soggetti ai seguenti speciali vincoli e alle limitazioni che seguono, che divengono contenuto vincolante dell’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali, per le ragioni di difesa del suolo e di tutela idrogeologica perseguite dal Piano stesso: a) le aree non edificate ed esterne al perimetro del centro edificato dei comuni, così come definito dalla successiva lett. c), sono destinate a vincolo speciale di tutela fluviale ai sensi dell'art. 5, comma 2, lett. a) della L. 17 agosto 1942, n. 1150; b) alle aree esterne ai centri edificati, così come definiti alla seguente lettera c), si applicano le norme delle Fasce A e B, di cui ai successivi commi 3 e 4; c) per centro edificato, ai fini dell'applicazione delle presenti Norme, si intende quello di cui all'art. 18 della L. 22 ottobre 1971, n. 865, ovvero le aree che al momento dell'approvazione del presente Piano siano edificate con continuità, compresi i lotti interclusi ed escluse le aree libere di frangia. Laddove sia necessario procedere alla delimitazione del centro edificato ovvero al suo aggiornamento, l'Amministrazione comunale procede all'approvazione del relativo perimetro.

2. All’interno dei centri edificati, così come definiti dal precedente comma 1, lett. c), si applicano le norme degli strumenti urbanistici generali vigenti; qualora all’interno dei centri edificati ricadano aree comprese nelle Fasce A e/o B, l’Amministrazione comunale è tenuta a valutare, d’intesa con l’autorità regionale o provinciale competente in materia urbanistica, le condizioni di rischio, provvedendo, qualora necessario, a modificare lo strumento urbanistico al fine di minimizzare tali condizioni di rischio.

3. Nei territori della Fascia A, sono esclusivamente consentite le opere relative a interventi di demolizione senza ricostruzione, manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo, come definiti all’art. 31, lett. a), b), c) della L. 5 agosto 1978, n. 457, senza aumento di superficie o volume, senza cambiamenti di destinazione d’uso che comportino aumento del carico insediativo e con interventi volti a mitigare la vulnerabilità dell’edificio.

4. Nei territori della Fascia B, sono inoltre esclusivamente consentite: a) opere di nuova edificazione, di ampliamento e di ristrutturazione edilizia, comportanti anche aumento di superficie o volume, interessanti edifici per attività agricole e residenze rurali connesse alla conduzione aziendale, purché le superfici abitabili siano realizzate a quote compatibili con la piena di riferimento, previa rinuncia da parte del soggetto interessato al risarcimento in caso di danno o in presenza di copertura assicurativa; b) interventi di ristrutturazione edilizia, comportanti anche sopraelevazione degli edifici con aumento di superficie o volume, non superiori a quelli potenzialmente allagabili, con contestuale dismissione d'uso di queste ultime e a condizione che gli stessi non aumentino il livello di rischio e non comportino significativo ostacolo o riduzione apprezzabile della

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capacità di invaso delle aree stesse, previa rinuncia da parte del soggetto interessato al risarcimento in caso di danno o in presenza di copertura assicurativa; c) interventi di adeguamento igienico - funzionale degli edifici esistenti, ove necessario, per il rispetto della legislazione in vigore anche in materia di sicurezza del lavoro connessi ad esigenze delle attività e degli usi in atto; d) opere attinenti l’esercizio della navigazione e della portualità, commerciale e da diporto, qualora previsti nell'ambito del piano di settore, anche ai sensi del precedente art. 20.

5. La realizzazione di opere pubbliche o di interesse pubblico che possano limitare la capacità di invaso delle fasce fluviali, è soggetta ai procedimenti di cui al precedente art. 38.

6. Fatto salvo quanto specificatamente disciplinato dalle precedenti Norme, i Comuni, in sede di adeguamento dei rispettivi strumenti urbanistici per renderli coerenti con le previsioni del presente Piano, nei termini previsti all'art. 27, comma 2, devono rispettare i seguenti indirizzi: a) evitare nella Fascia A e contenere, nella Fascia B la localizzazione di opere pubbliche o di interesse pubblico destinate ad una fruizione collettiva; b) favorire l'integrazione delle Fasce A e B nel contesto territoriale e ambientale, ricercando la massima coerenza possibile tra l'assetto delle aree urbanizzate e le aree comprese nella fascia; c) favorire nelle fasce A e B, aree di primaria funzione idraulica e di tutela naturalistico- ambientale, il recupero, il miglioramento ambientale e naturale delle forme fluviali e morfologiche residue, ricercando la massima coerenza tra la destinazione naturalistica e l'assetto agricolo e forestale (ove presente) delle stesse.

Art. 41 – Compatibilità delle attività estrattive 1. Fatto salvo, qualora più restrittivo, quanto previsto dalle vigenti leggi di tutela, nei territori delle Fasce A e B le attività estrattive sono ammesse se individuate nell'ambito dei piani di settore o degli equivalenti documenti di programmazione redatti ai sensi delle leggi regionali. Restano comunque escluse dalla possibilità di attività estrattive le aree del demanio fluviale.

2. I piani di settore o gli equivalenti documenti di programmazione redatti ai sensi delle leggi regionali devono garantire che gli interventi estrattivi rispondano alle prescrizioni e ai criteri di compatibilità fissati nel presente Piano. In particolare deve essere assicurata l'assenza di interazioni negative con l'assetto delle opere idrauliche di difesa e con il regime delle falde freatiche presenti. I piani di settore o gli equivalenti documenti di programmazione redatti ai sensi delle leggi regionali devono inoltre verificare la compatibilità delle programmate attività estrattive sotto il profilo della convenienza di interesse pubblico comparata con riferimento ad altre possibili aree di approvvigionamento alternative, site nel territorio regionale o provinciale, aventi minore impatto ambientale. I medesimi strumenti devono definire le modalità di ripristino delle aree estrattive e di manutenzione e gestione delle stesse, in coerenza con le finalità e gli effetti del presente Piano, a conclusione dell'attività. I piani di settore delle attività estrattive o gli equivalenti documenti di programmazione redatti ai sensi delle leggi regionali, vigenti alla data di approvazione del presente Piano, devono essere adeguati alle norme del Piano medesimo.

STUDIO IDROGEOTECNICO ASSOCIATO – MILANO - 191- MI3319RL_GEN2013.DOC COMUNE DI CASSANO D’ADDA (MI) COMPONENTE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E SISMICA DEL PGT - GENNAIO 2013 -

3. Gli interventi estrattivi non possono portare a modificazioni indotte direttamente o indirettamente sulla morfologia dell'alveo attivo, devono mantenere o migliorare le condizioni idrauliche e ambientali della fascia fluviale. 4. I piani di settore o gli equivalenti documenti di programmazione redatti ai sensi delle leggi regionali devono essere corredati da uno studio di compatibilità idraulico-ambientale, relativamente alle previsioni ricadenti nelle Fasce A e B, e comunicati all'atto dell'adozione all'Autorità idraulica competente e all'Autorità di bacino che esprime un parere di compatibilità con la pianificazione di bacino.

5. In mancanza degli strumenti di pianificazione di settore, o degli equivalenti documenti di programmazione redatti ai sensi delle leggi regionali, e in via transitoria, per un periodo massimo di due anni dall'approvazione del presente Piano, è consentito procedere a eventuali ampliamenti delle attività estrattive esistenti, per garantire la continuità del soddisfacimento dei fabbisogni a livello locale, previa verifica della coerenza dei progetti con le finalità del presente Piano.

6. Nei territori delle Fasce A, B e C sono consentiti spostamenti degli impianti di trattamento dei materiali di coltivazione, nell'ambito dell'area autorizzata all'esercizio dell'attività di cava, limitatamente al periodo di coltivazione della cava stessa.

7. Ai fini delle esigenze di attuazione e aggiornamento del presente Piano, le Regioni attuano e mantengono aggiornato un catasto delle attività estrattive ricadenti nelle fasce fluviali con funzioni di monitoraggio e controllo. Per le cave ubicate all'interno delle fasce fluviali il monitoraggio deve segnalare eventuali interazioni sulla dinamica dell'alveo, specifici fenomeni eventualmente connessi al manifestarsi di piene che abbiano interessato l'area di cava e le interazioni sulle componenti ambientali.

Il tecnico incaricato Dott. Geol. E. Ghezzi Studio Idrogeotecnico Associato

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