Parrocchia di Santo Stefano in Revò. Inventario dell'archivio storico (1493 - 2004)

a cura di Ornella Bolognese e Francesca Tecilla

Provincia autonoma di , Soprintendenza per i Beni Culturali, in collaborazione con Archivio Diocesano Tridentino

2019

Premessa L'ordinamento e l'inventariazione dell'archivio sono stati effettuati per incarico e con la direzione della Soprintendenza per i Beni Culturali della Provincia autonoma di Trento e con la collaborazione dell'Archivio Diocesano Tridentino; la redazione dell'inventario è stata curata da Francesca Tecilla e Ornella Bolognese socie della cooperativa Koinè e ultimata nell'ottobre 2018. Le schede relative alle pergamene collegate al presente progetto sono state inserite nel programma "Mouseia" nel 2003 a cura di Claudio Andreolli e Cristian Datres, successivamente pubblicate nella sezione riservata al progetto "Pergamene online" del portale Trentinocultura (www.trentinocultura.net) e infine nel corso del 2016 importate in AST- Sistema informativo degli archivi storici del a cura della Soprintendenza per i Beni storico-artistici, librari e archivistici.

L'intervento è stato realizzato utilizzando il Sistema informativo degli archivi storici del Trentino. Le schede sono state compilate secondo le norme di "Sistema informativo degli archivi storici del Trentino. Manuale-guida per l'inserimento dei dati", Trento, 2006. Relativamente alla descrizione delle singole unità archivistiche sono stati usati i seguenti criteri: - il titolo originale del documento è riportato tra virgolette; - nella trascrizione dei titoli si sono ricondotti all'uso moderno i segni d'interpunzione, i segni diacritici, le lettere maiuscole e minuscole e si sono sciolte le abbreviature; - le ricostruzioni di titoli, di date ed eventuali altre integrazioni sono state indicate tra parentesi quadre; - di ogni unità archivistica si sono indicati gli estremi cronologici, la definizione archivistica e il numero delle carte.

In particolare per i registri:

- in presenza di più titoli originali, si è scelto quello più significativo, specificandone la posizione solo se esso non appare all'esterno; - si è riportata, ove presente, la numerazione originaria per carte o per pagine; se assente si è dato il computo delle carte scritte, facendo seguire al numero l'espressione "non numerate" (n.n.); - la numerazione originaria riferita allo specchio formato da due facciate contrapposte viene espressa mediante la locuzione "carte sinistra - destra" (cc. sd); - in presenza di una numerazione non omogenea si è indicato il computo totale delle carte scritte, specificando di seguito, tra parentesi tonde, il tipo di numerazione presente (parziale, varia, imprecisa); - si è indicata tra parentesi la presenza di carte bianche, tranne quelle esistenti in fine registro.

In particolare per i regesti delle pergamene:

Per la descrizione dei singoli pezzi ci si è attenuti a quanto stabilito dalle "Direttive circa i requisiti dei locali, i criteri generali di ordinamento e inventariazione, nonché di organizzazione degli archivi" approvate dalla Giunta provinciale di Trento con deliberazione 29 marzo 1993, n. 3692, cap. 3 - parte prima, che integrano quanto già predisposto dalla circolare del Ministero dell'Interno n. 39/1966. Le pergamene sono descritte e inserite in ordine cronologico, non avendo in fase di inventariazione rilevato altro criterio preesistente di ordinamento. In questa sede si sono adottati i seguenti criteri di descrizione: - ogni unità è identificata con un numero progressivo in cifre arabe che corrisponde a un ordine prettamente cronologico; - a questo numero segue l'intitolazione che esprime la natura giuridica del documento; - si sono riportate la data cronica completa e quella topica, quest'ultima espressa ove sia possibile con toponimo moderno. A queste informazioni segue un breve regesto nel quale vengono segnalati: - la natura dell'atto giuridico; - i nomi delle parti contraenti con relativa indicazione del patronimico e provenienza, menzionati singolarmente fino a un massimo di tre persone; - l'oggetto dell'atto stesso. I termini mancanti di una perfetta traduzione in italiano sono stati riportati tra virgolette; i nomi propri di persona non traducibili si sono dati in latino al caso nominativo; i cognomi sono stati omologati alla forma attuale, se esistente, o se comunque attestata verso l'inizio del secolo scorso. Viene indicato il notaio rogante, con relativo patronimico e provenienza. Gli elementi dedotti da fonti esterne e non dal testo sono forniti fra parentesi quadre. Riguardo alla tradizione del documento si è distinto tra 'originale', 'originale da imbreviatura' o 'copia autentica'. Si intende per originale il documento tratto dal protocollo e sottoscritto dallo stesso notaio rogante; per originale da imbreviatura di un altro notaio la stesura in forma pubblica del documento, previa autorizzazione di un'autorità competente, fatta da un notaio diverso da quello che aveva prodotto l'atto sul suo protocollo originale; per copia quei documenti che tali si definiscono.

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Si forniscono inoltre indicazioni in merito alle dimensioni del supporto scrittorio, espresse in millimetri con la segnalazione dell'altezza e della base (per forme irregolari, la misura maggiore è seguita, tra parentesi rotonde, da quella minore); alla presenza di sigilli; alla presenza di note di contenuto e archivistiche sul verso o sul recto; a eventuali antiche segnature o danni riscontrati. Viene infine data notizia di altri regesti con la relativa citazione bibliografica.

Nelle citazioni, l'unità archivistica è individuata dal nome del , dal nome della serie e dal numero che indica la posizione dell'unità all'interno della serie. Ad ogni unità archivistica è inoltre associata una segnatura, scritta nel margine sinistro in alto e applicata sul pezzo, che indica la collocazione fisica del pezzo all'interno della serie. Questa è costituita da una lettera alfabetica maiuscola diversa per ogni fondo, dal numero corrispondente alla serie, dal numero del pezzo in inventario e, eventualmente, dal numero della busta-contenitore.

Nella descrizione delle unità archivistiche si è fatto ricorso alle seguenti abbreviazioni e sigle: c., cc. carta, carte recto - verso cc. sd carte sinistra - destra, cioè con la numerazione originaria riferita allo specchio formato da due facciate contrapposte n., nn. numero, numeri n.n. non numerato/e num. orig. numerazione originale p., pp. pagina, pagine tit. dorso titolo dorso tit. int. titolo interno

ADT Archivio Diocesano Tridentino

Sigle adottate nella descrizione delle pergamene:

SN Signum notarii Segno del notaio

Alla fine dell'inventario si trovano indici relativi a: persone, toponimi, istituzioni e cose notevoli. Ad ogni lemma dell'indice sono associati i numeri che indicano la posizione del lemma stesso nell'inventario; tali numeri sono collocati tra parentesi graffe, accanto alle introduzioni e alle unità archivistiche, in alto a destra. Le voci dell'indice si riferiscono esclusivamente a quanto riportato nel presente inventario, senza ulteriori ricerche e approfondimenti critici.

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Albero delle strutture

Parrocchia di Santo Stefano in Revò, 1493 - 2004 Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, 1619 - 2004 Registri dei nati e battezzati, 1619 - 1959 Indici dei registri dei nati e dei battezzati, 1805 - 1825 Registri dei matrimoni, 1624 - 1966 Indici dei registri dei matrimoni, 1805 - 1858 Registri dei morti, 1624 - 1990 Indici dei registri dei morti, 1805 - 1858 Registri dei cresimati, 1813 - 1942 Stati delle anime, 1624 - 2000 Registri dei nati e battezzati, dei matrimoni e dei morti all'estero, 1855 - 1958 Registri dei consensi paterni, 1819 - 1934 Registri degli sponsali, 1908 - 1942 Atti matrimoniali, 1817 - 1965 Carteggio e atti attinenti all'anagrafe, 1825 - 1959 Diari delle messe avventizie, 1865 - 1971 Diari personali delle messe, 1837 - 1965 Diari delle messe legatarie, 1795 - 1834 Registri delle messe legatarie, 1882 - 2004 Registri delle messe manuali, 1952 - 1968 Urbari degli enti ecclesiastici, 1940 - 1966 Registri di cassa degli enti ecclesiastici, 1939 - 1987 Registri delle distribuzioni ai poveri, 1886 - 1907 Registri delle assegnazioni delle doti pro nubende, 1885 - 1926 Registri di associazioni e opere pie, 1860 - 1936 Protocolli degli esibiti, 1876 - 1965 Carteggio e atti ordinati, 1649 - 1967 Carteggio e atti, 1717 - 1964 Beneficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, 1754 - 1966 Registri delle riscossioni, 1884 - 1937 Resoconti, 1946 - 1965 Carteggio e atti, 1754 - 1966 Chiesa di Santo Stefano in Revò, 1493 - 1968 Urbari, 1493 - 1756 Registri delle rese di conto dei sindaci, 1564 - 1870 Registri delle riscossioni degli interessi e degli affitti, 1901 - 1936

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Registri di cassa, 1872 - 1919 Resoconti, 1812 - 1968 Chiesa di Santa Maria in Revò, 1581 - 1965 Urbari, 1597 - 1629 Registri dei conti dei sindaci, 1581 - 1713 Registri delle riscossioni degli interessi e degli affitti, 1908 - 1936 Resoconti, 1812 - 1965 Atti di cause, 1668 - 1726 Chiesa di San Valentino in Cagnò, 1650 - 1847 Urbari e registri dei conti dei sindaci, 1650 - 1818 Resoconti, 1812 - 1847 Chiesa di San Vitale in , 1573 - 1883 Urbari e registri dei conti dei sindaci, 1573 - 1700 Resoconti, 1808 - 1883 Chiesa di San Maurizio in Tregiovo, 1650 - 1888 Urbari, 1650 - 1650 Registri delle rese di conto dei sindaci, 1714 - 1816 Resoconti, 1824 - 1888 Chiesa di San Paolo in Marcena, 1811 - 1847 Resoconti, 1811 - 1847 Chiesa di San Lorenzo in Mione, 1811 - 1847 Resoconti, 1811 - 1847 Chiesa di Sant'Udalrico in Corte Inferiore, 1811 - 1847 Resoconti, 1811 - 1847 Chiesa di San Vigilio in Lanza, 1814 - 1847 Resoconti, 1814 - 1847 Beneficio Barisella in Revò, 1695 - 1938 Registri delle riscossioni degli affitti e degli interessi , 1860 - 1884 Carteggio e atti, 1695 - 1938 Patrimonio Barisella in Revò, 1695 - 1981 Resoconti, 1860 - 1981 Carteggio e atti, 1695 - 1980 Beneficio Maffei in Revò, 1677 - 1982 Registri di amministrazione, 1839 - 1982 Carteggio e atti, 1677 - 1963 Beneficio Arsio in Revò, 1783 - 1939 Resoconti, 1876 - 1889 Carteggio e atti, 1783 - 1939

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Cappellania Carneri in Revò, 1854 - 1930 Registri delle riscossioni degli interessi, 1854 - 1930 Primissaria di Revò, 1819 - 1938 Resoconti, 1861 - 1938 Carteggio e atti, 1819 - 1931 Confraternita del Santissimo Sacramento in Revò, 1735 - 1950 Registri di amministrazione, 1735 - 1950 Registri delle riscossioni delle tasse annuali dei confratelli di Cagnò, 1879 - 1900 Resoconti, 1812 - 1849 Confraternita del Santissimo Rosario in Revò, 1619 - 1763 Registri delle rese di conto dei sindaci, 1619 - 1763 Confraternita del Carmine in Revò, 1867 - 1952 Registri degli iscritti, 1867 - 1952 Confraternita del Sacro Cuore di Maria di Revò, 1871 - 1890 Registri degli iscritti, 1871 - 1890 Documentazione della Congregazione di carità di Revò, 1812 - 1932 Resoconti, 1819 - 1913 Carteggio e atti, 1812 - 1932 Documentazione del Consiglio scolastico locale di Revò, 1893 - 1911 Registri di cassa, 1897 - 1907 Protocolli degli esibiti, 1896 - 1904 Carteggio e atti, 1893 - 1911 Preventivi, conti consuntivi e documenti di corredo, 1895 - 1909 Documentazione della Scuola dell'infanzia di Revò, 1895 - 1978 Registri dei verbali delle riunioni, 1911 - 1924 Registri di cassa, 1895 - 1978 Documentazione personale di don Giovanni Serra, 1902 - 1913 Protocolli degli esibiti, 1902 - 1913 Documentazione della famiglia Corrà di Revò, 1796 - 1869 Registri di amministrazione, 1796 - 1869

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Albero dei soggetti produttori

Parrocchia di Santo Stefano, Revò, [1228] - Assorbe : Chiesa di Santa Maria, Revò, [1309] - 1987 gennaio 24 Assorbe : Chiesa di Santo Stefano, Revò, [1323] - 1987 gennaio 24 Esercita vigilanza/controllo/sorveglianza su : Chiesa di San Vitale, Romallo, sec. XV - 1987 gennaio 24 Esercita vigilanza/controllo/sorveglianza su : Chiesa di San Vigilio, Lanza (Rumo), sec. XV - 1987 gennaio 24 Esercita vigilanza/controllo/sorveglianza su : Chiesa di San Paolo, Marcena (Rumo), 1413 dicembre 4 - 1987 gennaio 24 Esercita vigilanza/controllo/sorveglianza su : Chiesa di San Valentino, Cagnò, [1537] - 1987 gennaio 24 Esercita vigilanza/controllo/sorveglianza su : Chiesa di San Lorenzo, Mione (Rumo), [1527] - Esercita vigilanza/controllo/sorveglianza su : Chiesa di San Maurizio, Tregiovo (Revò), sec. XV - 1987 gennaio 24 Esercita vigilanza/controllo/sorveglianza su : Chiesa di Sant'Udalrico, Corte Inferiore (Rumo), [1421] -

Beneficio parrocchiale di Santo Stefano, Revò, [1228] - 1987 gennaio 24

Chiesa di Santo Stefano, Revò, [1323] - 1987 gennaio 24 E' assorbito da : Parrocchia di Santo Stefano, Revò, [1228] -

Chiesa di Santa Maria, Revò, [1309] - 1987 gennaio 24 E' assorbito da : Parrocchia di Santo Stefano, Revò, [1228] -

Chiesa di San Valentino, Cagnò, [1537] - 1987 gennaio 24 E' sottoposto a vigilanza/controllo/sorveglianza di : Parrocchia di Santo Stefano, Revò, [1228] -

Chiesa di San Vitale, Romallo, sec. XV - 1987 gennaio 24 E' sottoposto a vigilanza/controllo/sorveglianza di : Parrocchia di Santo Stefano, Revò, [1228] -

Chiesa di San Maurizio, Tregiovo (Revò), sec. XV - 1987 gennaio 24 E' sottoposto a vigilanza/controllo/sorveglianza di : Parrocchia di Santo Stefano, Revò, [1228] -

Chiesa di San Paolo, Marcena (Rumo), 1413 dicembre 4 - 1987 gennaio 24 E' assorbito da : Parrocchia della Conversione di San Paolo, Marcena (Rumo), 1911 aprile 11 - E' sottoposto a vigilanza/controllo/sorveglianza di : Parrocchia di Santo Stefano, Revò, [1228] -

Chiesa di San Lorenzo, Mione (Rumo), [1527] - E' sottoposto a vigilanza/controllo/sorveglianza di : Parrocchia di Santo Stefano, Revò, [1228] -

Chiesa di Sant'Udalrico, Corte Inferiore (Rumo), [1421] - E' sottoposto a vigilanza/controllo/sorveglianza di : Parrocchia di Santo Stefano, Revò, [1228] -

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Chiesa di San Vigilio, Lanza (Rumo), sec. XV - 1987 gennaio 24 E' assorbito da : Parrocchia di San Vigilio, Lanza-Mocenigo (Rumo), 1911 gennaio 17 - E' sottoposto a vigilanza/controllo/sorveglianza di : Parrocchia di Santo Stefano, Revò, [1228] -

Beneficio Barisella, Revò, 1695 novembre 28-1987 gennaio 24

Patrimonio Barisella, Revò, 1695 novembre 28 - 1980 [dicembre 31]

Beneficio Maffei, Revò, 1677 maggio 22 - 1987 gennaio 24

Beneficio Arsio, Revò, 1783 settembre 22 - [1982]

Cappellania Carneri, Revò, 1704 dicembre 16 - 1930

Primissaria di Revò, Revò, 1736 aprile 20 - 1938

Confraternita del Santissimo Sacramento, Revò, 1735 giugno 6 - ante 2004

Confraternita del Santissimo Rosario, Revò, 1619 marzo 19 - ante 2004

Confraternita del Carmine, Revò, 1651 ottobre 15 - ante 2004

Confraternita del Sacro Cuore di Maria, Revò, 1871 gennaio 24 - ante 2004

Congregazione di carità di Revò, Revò, [1811] - 1923 maggio 15 Successori: Congregazione di carità di Revò, Revò, 1923 maggio 16 - 1937 giugno 30 Ente comunale di assistenza di Revò, Revò, 1937 luglio 1 - 1993 luglio 1

Consiglio scolastico locale di Revò, Revò, 1893 luglio 23 - [1911]

Scuola dell'infanzia di Revò, Revò, 1895 -

Serra Giovanni, , 1868 marzo 26 - Revò, 1938 settembre 18

Corrà, Revò, sec. XVIII fine - sec. XIX seconda metà

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superfondo Parrocchia di Santo Stefano in Revò, 1493 - 2004 {1}

registri 111, volumi 4 (pergamene 1), fascicoli 55 (pergamene 2); metri lineari 8.0

Storia archivistica La documentazione dell'archivio storico della parrocchia di Santo Stefano di Revò era conservata nella canonica del paese, chiusa in armadi metallici in un locale pulito e privo di umidità. Prima dell'intervento del presente riordino l'archivio è stato ospitato presso i locali di deposito dell'Archivio Diocesano Tridentino. Già ad uno sguardo superficiale si poteva riscontrare lo stato non eccellente del materiale: in particolare erano subito visibili danni rilevanti ai registri, soprattutto quelli canonici, più usurati, con dorsi staccati, carte lacere, rilegature di fortuna, polvere e muffe. Il carteggio, apparentemente, non sembrava presentare particolari problemi, poiché raccolto di recente in nuovi faldoni; in seguito al riordino sono stati riscontrati però danni materiali anche a questa parte dell'archivio. Come precedentemente segnalato, il carteggio si trovava raccolto in nuovi faldoni, ma una parte consistente di questi raccoglieva al suo interno altri faldoni, originali: ne sono stati riscontrati 17, formati da due piatti di cartone marrone (con lacci di chiusura in stoffa), sui quali si trovano riportate una numerazione e una titolazione, apposte con matita blu o, per un intervento più recente, con pennarello nero, cui segue qualche volta una sintetica descrizione del contenuto. Non è insolito trovare negli archivi parrocchiali il carteggio raccolto in modo generico per argomento, ma la situazione dell'archivio parrocchiale di Revò, pur rientrando in questa casistica, è un po' diversa: una tale organizzazione del carteggio è riconducibile a tempi molto recenti e attuata in due fasi, una operata intorno agli anni Quaranta (matita blu) e l'altra (pennarello nero) compiuta dopo l'indagine conoscitiva effettuata sugli archivi parrocchiali del Trentino nel 1988 (1). Sembra comunque che questi interventi sul carteggio dell'archivio parrocchiale di Revò abbiano avuto come scopo principale quello di raccogliere in modo più o meno uniforme documentazione precedentemente raccolta in piccoli fascicoli o mazzi, di cui si sono riscontrate alcune tracce sulle documentazione, secondo l'oggetto o l'argomento trattati. Tale ipotesi è anche supporta da quanto riportato dal parroco don Francesco Tomasi nel 1947, nelle risposte al questionario per la visita pastorale relativamente allo stato dell'archivio: "Tutti gli atti sono ordinati in teche apposite" (2). Si segnala inoltre che una parte consistente della carte, dalle più antiche alle più recenti, indistintamente, riporta nella parte superiore una sorta di regesto, scritto a matita, di mano recente: non è stato però possibile individuarne l'autore, e il confronto con la grafia dei parroci (dai documenti conservati nell'archivio) non ha portato ad alcun riscontro. Tra i registri canonici, si rileva purtroppo la perdita di un registro dei matrimoni, quello con le registrazioni dal 1785 al 1805; il registro mancava già all'atto di consegna del neo parroco Nicolò Mezzena, che nel 1827 si premurò di segnalare alle autorità competenti tale mancanza. L'archivio parrocchiale di Revò conserva anche tre pergamene datate 1554, 1649 e 1668 (3). La Commissione Beni Culturali del 15 dicembre 1993 ha dichiarato l'archivio parrocchiale di Revò di interesse storico.

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Al termine dell'intervento di riordino l'archivio verrà collocato presso la canonica di Revò e conservato in locali e arredi idonei.

Contenuto La documentazione dell'archivio della parrocchia di Revò è abbastanza consistente e ricca di documenti antichi, rivelatori delle antiche origini della sua pieve e della sua chiesa, prossima al compimento dei 500 anni dalla sua fondazione. Il documento più antico conservato nell'archivio parrocchiale di Revò risale al 1493: si tratta di un antico urbario della chiesa di Santo Stefano redatto su pergamena. L'archivio della parrocchia di Revò conserva, oltre alla documentazione riconducibile all'attività parrocchiale e agli enti ecclesiastici ad essa sottoposti, anche documentazione riconducibile ad altri enti presenti in Revò quali la Congregazione di carità, il Consiglio scolastico locale e la Scuola dell'infanzia, e ancora documentazione privata del sacerdote Giovanni Serra e della famiglia Corrà di Revò.

Lingua Italiano; latino; tedesco

Criteri di ordinamento e inventariazione Come riferimento metodologico generale per l'ordinamento e l'inventariazione dell'archivio storico della parrocchia di Santo Stefano di Revò ci si è attenuti a quanto indicato nelle "Direttive circa i requisiti dei locali, i criteri generali di ordinamento e inventariazione, nonché di organizzazione degli archivi" approvate dalla Giunta provinciale di Trento con deliberazione 29 marzo 1993, n. 3692, parte prima, punto 3, che fa riferimento alla C.M. del Ministero dell'interno n. 39/1966, Direzione generale degli Archivi di Stato, "Norme per la pubblicazione degli inventari". Il presente lavoro di ordinamento ha richiesto un preliminare esame della documentazione e una lettura analitica di gran parte della documentazione dell'archivio al fine di individuare le diverse amministrazioni che ne fanno parte. Apparentemente non si evidenziavano particolari ordinamenti preesistenti e altri interventi visibili erano riconducibili al mero condizionamento delle carte in faldoni di recente costruzione. In fase iniziale sono stati schedati tutti i registri presenti nell'archivio parrocchiale e a seguire il carteggio. In questa fase è stato individuato un gruppo di "teche" nelle quali si trovava raccolto gran parte del carteggio dell'archivio, suddiviso per oggetto o argomento; le "teche" così formate (si tratta di piatti di cartone marrone con lacci di chiusura in stoffa) riportavano quasi tutte un numero e un titolo. Si è ritenuto opportuno conservare questa traccia, intervenendo solo nel riordino delle carte contenute all'interno di questi faldoni. L'intervento non è stato agevole e, mancando a volte sia il numero che la titolazione, è stato necessario consultare diversi documenti dell'archivio (atti di consegna, corrispondenza, scheda indagine conoscitiva sugli archivi parrocchiali, pubblicazioni) e tener conto delle molte annotazioni riportate sui documenti stessi per ricostruire l'elenco delle "teche". Anche il riscontro con precedenti pubblicazioni quali saggi storici, tesi di laurea, censimento del materiale d'archivio, è stato utile alla ricostruzione di questa parte attualmente individuabile nella serie "Carteggio e atti ordinati" dell'ufficio parrocchiale.

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Il rimanente carteggio è stato schedato e ordinato nel rispetto, quanto più possibile, delle preesistenti unità, limitandone la creazione di nuove. Lo studio di tutta la documentazione e la conoscenza delle varie attività svolte dal parroco e delle amministrazioni che nella parrocchia operavano sotto la sua diretta o indiretta responsabilità, ha poi permesso l'individuazione di 26 fondi, articolati variamente in serie, riflettenti l'attività dei diversi enti coinvolti. Le valutazioni, le scelte e le operazioni occorse nel presente lavoro di riordino sono state comunque concertate con l'incaricato diocesano per gli archivi parrocchiali e con il referente della Soprintendenza per i beni culturali, Ufficio beni librari, archivistici e Archivio provinciale della Provincia autonoma di Trento.

Condizioni di accesso In base alle "Intese fra la Giunta provinciale di Trento e l'Ordinariato diocesano in materia di archivi degli enti ecclesiastici dipendenti dall'autorità diocesana" la consultazione dei documenti riguarda esclusivamente la documentazione dichiarata di interesse storico. La consultazione di documenti di carattere riservato, relativi a situazioni puramente private di persone, è regolata in termini di legge statale (D. L. 30/6/03 n. 196 "Codice in materia di protezione dei dati personali") richiamata dal "Testo unico provinciale dei Beni Culturali" (L. P. n. 1/2003). Ai titolari degli archivi viene riservato il giudizio sulla consultabilità dei documenti che possono ledere il riserbo dovuto alle persone e comunque solo ad essi, o ad operatori autorizzati, è concessa la facoltà di accedere alla parte relativa all'anagrafe. Inoltre, in base alle suddette "Intese", la consultazione da parte degli studiosi deve comunque avvenire mediante motivata richiesta da inoltrarsi al titolare dell'archivio tramite l'Archivio Diocesano, il quale dovrà inviare al servizio provinciale competente l'elenco delle autorizzazioni rilasciate.

Condizioni di riproduzione La riproduzione (fotoriproduzione, microfilmatura, ecc.) dei documenti conservati nell'archivio parrocchiale è consentita previa autorizzazione da parte del titolare dell'archivio stesso, sentito il parere e avuto il consenso dell'incaricato diocesano per gli archivi parrocchiali. L'Ordinariato consente alla Provincia autonoma di Trento la microfilmatura dei documenti al fine di costituire copie di sicurezza che saranno conservate presso l'Archivio provinciale.

Bibliografia CASETTI A., Guida storico-archivistica del Trentino, Trento, 1961, pp. 608-609

Bibliografia utilizzata per la compilazione della scheda BAZZANELLA G., Manuale d'ufficio per il clero curato, Trento, 1888

COPPOLA G., GRANDI C. (a cura di), La conta delle anime. Popolazioni e registri parrocchiali: questioni di metodo ed esperienze, Bologna, 1989

GRANDI C. (a cura di), La riconta delle anime (1987-2006): il sacro, il sociale e il profano nelle fonti normative confessionali, Atti del convegno (Trento 3-4 aprile 2008), Roma, 2011

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SPARAPANI L., I libri parrocchiali della diocesi di Trento, IN: La conta delle anime. Popolazioni e registri parrocchiali: questioni di metodo ed esperienze, a cura di COPPOLA G. e GRANDI C., Bologna, 1989

Fonti normative Circolare del Ministero dell'Interno 25 giugno 1966, n. 39, Norme per la pubblicazione degli inventari

Codice di diritto canonico (1983)

Decreto arcivescovile 10 febbraio 1993, istituzione dell'Archivio Diocesano Tridentino

Deliberazione della Giunta provinciale di Trento 27 agosto 1993, n. 11704, Intese fra la Giunta provinciale di Trento e l'Ordinariato diocesano in materia di archivi degli enti ecclesiastici dipendenti dall'autorità diocesana

Legge provinciale 17 febbraio 2003, n. 1, Nuove disposizioni in materia di beni culturali

Deliberazione della Giunta provinciale n. 80 del 29 gennaio 2016: "Direttive generali circa l'organizzazione, i criteri generali di ordinamento e inventariazione, la gestione nonché la corretta conservazione degli archivi di competenza della Provincia autonoma di Trento"

Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali (G.D.P.R.) pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea il 4 maggio 2016 (GU L 119), entrato in vigore il 25 maggio 2018

Norme o convenzioni La scheda è stata compilata secondo le regole di descrizione di "Sistema informativo degli archivi storici del Trentino. Manuale-guida per l'inserimento dei dati", Trento, 2006.

Note (1) Cfr. Indagine conoscitiva sugli archivi parrocchiali del Trentino, 1988, scheda relativa alla parrocchia di Revò, consultabile presso l'Archivio diocesano tridentino e l'Archivio provinciale. (2) Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Carteggio e atti ordinati, fasc. 5.1, c. 132. (3) La pergamena del 1668 non è stata riscontrata da Albino Casetti nella sua rilevazione del 1957, cfr. CASETTI A., Guida storico-archivistica del Trentino, Trento, 1961, p. 608.

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Ente

Parrocchia di Santo Stefano {2}

[1228] -

Luoghi Revò (TN)

Archivi prodotti Fondo Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, 23/03/1619 - 14/07/2004

Storia Il paese di Revò, nell'alta valle di Non, si estende alle falde del monte Ozolo; di origine romana il paese, percorso e attraversato da vie importanti, è stato nel tempo un importante borgo che già dal XIII secolo era sede di una pieve. Risale al 1095 la prima notizia della pieve di Revò (1) e al 1128 la prima menzione relativa alla presenza di un pievano nel paese (2). Attenendosi però a dati certi la pieve compare nella documentazione solo nel 1228, quando il vescovo Gerardo Oscasali affidò ad un ecclesiastico l'arcipresbiterato che comprendeva anche Revò (3). Da questo momento altri documenti attestano chiaramente la presenza del pievano in Revò: in un atto pergamenaceo datato 2 luglio 1247, appartenente alla comunità di Rumo (4) ma conservato presso l'archivio parrocchiale di Marcena, i rappresentanti della comunità di Rumo leggono un mandato del vescovo di Trento Udalrico che ordina a "Rubeo", pievano di Revò, di provvedere a un sacerdote stabile per quella cappella (5), ordine ripetuto nel 1257 dal vescovo Egnone che in quell'occasione minacciò di togliere al pievano il beneficio della cappella di Rumo qualora non avesse provveduto alla sua cura (6). La pieve di Revò è certamente una delle più antiche della val di Non, come dimostra anche la dedicazione della sua chiesa al protomartire Stefano; non è però accertato se la chiesa di Santo Stefano fosse anche l'antica chiesa battesimale, poiché accanto ad essa si ergeva una cappella dedicata a San Giovanni Battista con un battistero al suo interno (7). La pieve di Santo Stefano di Revò aveva un'ampia estensione territoriale, soprattutto se confrontata a quella delle altre pievi d'Anaunia, e ad essa facevano capo il maggior numero di chiese minori: San Giovanni Battista e Santa Maria del Carmine in Revò, San Maurizio in Tregiovo, San Valentino in Cagnò (con l'eremo di San Gallo), San Vitale in Romallo (con l'eremo di San Biagio), San Paolo in Marcena, Sant'Udalrico in Corte, San Lorenzo in Mione, San Vigilio in Lanza, San Nicolò in Proves (8). Il clero addetto all'assistenza di quelle comunità veniva eletto direttamente dal principe vescovo di Trento, contrariamente ad altre comunità per le quali l'elezione avveniva in pubblica regola. Il mantenimento quindi di questi sacerdoti non spettava ai comuni: i redditi provenivano dalla chiesa, dal patrimonio formatosi con lasciti e offerte al quale si doveva attingere. I sacerdoti risiedevano presso la chiesa madre dove rientravano dopo essere stati inviati nei centri minori per soddisfare i bisogni spirituali di quegli abitanti. Data la distanza di molti paesi dalla matrice fin dal 1233 fu eretta, dipendente dalla pieve, l'espositura di Rumo per la cura d'anime delle ville di Marcena, Mione, Corte, Lanza e Mocenigo: la sede dell'espositura era la chiesa dedicata a

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Santa Maria e San Paolo in Marcena (9). Nel 1515 il vescovo di Trento riconobbe alla chiesa di Marcena l'esercizio dei diritti parrocchiali, confermando così quanto già la curazia di Rumo esercitava da anni in modo indipendente ma sempre nel rispetto dei diritti della matrice: il curato teneva infatti in pieno diritto i registri dei nati e battezzati, dei matrimoni e dei morti, amministrava tutti i sacramenti e teneva tutte le sacre funzioni. Nel 1699 le ville di Lanza e Mocenigo, dipendenti dalla curazia di Marcena, adducendo problemi dovuti alla scarsa praticabilità della strada che portava alla chiesa curata, chiesero e ottennero un primissario stabile. Anche Proves, un complesso di masi isolati e sparsi nella zona germanofona dell'Alta Val di Non, rientrava nella cura di Rumo, ma data la sua particolare posizione già dal 1672 si accordò a quella villa un primissario (10). Alla sua chiesa, dedicata a San Nicolò, si concessero nel 1695 il fonte battesimale e il tabernacolo: Proves si staccò da Rumo e divenne curazia (11). Nel 1922 la chiesa fu elevata a parrocchia. Le particolarità geografiche e linguistiche di Proves hanno sicuramente accelerato il suo processo di indipendenza, percorso verso il quale tendevano anche tutte le altre chiese della pieve. Infatti mentre la curazia di Marcena godeva dei diritti parrocchiali e aveva nei confronti della matrice un vincolo di origine, le altre cappelle spesso vedevano rigettate o ritardate le richieste che periodicamente avanzavano per emanciparsi dai loro vincoli. Con la premessa di non pregiudicare i diritti della chiesa parrocchiale di Revò e di quella curata di Marcena, nel 1729 venne concesso ai vicini delle ville di Mione e Corte Inferiore di erigere una primissaria (12). La chiesa di Tregiovo nel 1730 divenne primissaria curata e nel 1742 ottenne il battistero e gli oli santi, con facoltà al primissario di amministrare i sacramenti; nel 1767 venne concesso anche il tabernacolo. Per quanto riguarda le ville di Lanza e Mocenigo sui decreti visitali del 1751 si legge: "Ricordiamo ai vicini delle ville di Lanza e Mocenigo della valle di Rumo di contentarsi della grazia ottenuta nella custodia della Santissima Eucaristia e non muover altre pretensioni, né inquietare i diritti della cura ..." (13). Nel corso degli anni alle primissarie vengono fatte altre concessioni e nel 1885, rispondendo alle domande del questionario per la visita pastorale, il parroco don Domenico Dell'Eva riassume così la situazione nella pieve: "I curati di Rumo e Proves possono fare tutte le sacre funzioni, hanno il diritto del battistero, di assumere le dispense dei matrimoni e di assistere ai medesimi e alle sepolture senza intervento della parrocchia. In Cagnò e Tregiovo possono fare i curati tutte le sacre funzioni, assumere da quest'anno 1885 gli sponsali e pubblicarli ed assistere ai matrimoni dietro delegazione del parroco da darsi di volta in volta. In Lanza di Rumo da circa quattro anni è stato concesso pei soli mesi d'inverno, cioè dal primo novembre al primo aprile, il diritto di battezzare coll'obbligo di mandare di volta in volta al curato di Rumo un viglietto per la necessaria registratura. In Romallo e Mione hanno il diritto di catechizzare i ragazzi e non d'altre funzioni per quello che lo scrivente sappia... Il numero di anime immediatamente soggette è di 1643 in Revò ... Il parroco è tenuto ad ogni chiamata di recarsi anche a Romallo per visitare, confessare gli infermi, e questo paese è soggetto alla parrocchia e conta anime N. 875 tutte unite" (14). La primissaria di Romallo ebbe concessioni tardive data la sua vicinanza alla parrocchiale: infatti solo nel 1864 fu concesso il tabernacolo con la facoltà di celebrare alcune funzioni. Nel gennaio 1911 la curazia di Lanza-Mocenigo venne elevata in parrocchia, seguita pochi mesi dopo da quella di Marcena. L'erezione in parrocchia di Tregiovo avvenne nell'agosto del 1920. Il parroco don Giovanni Serra, rispondendo alla domanda del questionario per la visita pastorale del 1937 "Quali sono gli obblighi della parrocchia?" (15) dichiara che: "Il parroco deve cantar messa e predicare nella chiesa curaziale di

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Cagnò nella festa del titolare San Valentino ... ha il diritto di funzionare nella chiesa di Romallo nel titolare San Vitale ...I curati di Romallo e Cagnò devono intervenire in parrocchia" in determinate ricorrenze. Al tempo la parrocchia contava circa 1250 anime, ma più di mille dei suoi abitanti erano emigrati nel Nord America. L'anno successivo, 1938, anche Romallo viene eretta a parrocchia, mentre il curato di Cagnò, ancora dipendente da Revò, era tenuto ad intervenire alla parrocchiale in determinate occasioni; solo nell'ottobre del 1967 si avrà l'erezione di quella parrocchia. La parrocchia di Revò si fregiò del titolo di arcipretura sin dal 1649 quando il vescovo Carlo Emanuele Madruzzo accordò al parroco Antonio Martini il titolo di arciprete e alla parrocchia quello di arcipretura (16); il titolo venne considerato estinto dopo la soppressione del Principato vescovile di Trento dei primi dell'Ottocento, ma nel 1935 il vescovo Celestino Endrici ripristinò il titolo e insignì la chiesa parrocchiale di Revò e il suo parroco del titolo onorifico. Con D.M. 30/12/1986 (G.U. 24/01/1987) la parrocchia è stata dichiarata Persona Giuridica (R.P.G. c/o Commissariato del Governo n. 457). Attualmente la parrocchia di Revò rientra nella zona pastorale "Valli del Noce" e fa parte dell'Unità pastorale Divina Misericordia costituitasi il 7 maggio 2016.

ELENCO DEI PIEVANI (dalla tenuta dei registri anagrafici)

1565-1575 Matteo Arnoldi 1575-1618 Pietro Antonio Zini 1619-1623 Domenico Guetti 1624-1647 Nicolò Torresani 1647-1665 Antonio Martini 1666-1707 Giovanni Paolo Barisella 1707-1745 Francesco Guidobaldo Arsio 1745-1783 Sigismondo Giuseppe Arsio 1784-1801 Romedio Ebli 1802-1825 Antonio Ebli 1826-1858 Nicolò Mezzena 1858-1884 Giovanni Berrera 1884-1898 Domenico Dell'Eva 1899-1902 Giuseppe Borghesi 1903-1913 Giovanni Giuliani 1913-1938 Giovanni Serra 1939-1966 Francesco Tomasi 1966-1984 Aldo Dalponte 1984-1992 Giovanni Paternoster 1992-2004 Angelo Franceschetti 2004-2012 Aldo Pizzolli

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2013- Ferdinando Pircali

Condizione giuridica Ente ecclesiastico civilmente riconosciuto

Funzioni, occupazioni e attività Le chiese esistenti sul territorio con origini più antiche vengono denominate pievi ("pluif" in celtico, "plou" in bretone, "plêf" in ladino-friulano, "plaif" in engadinese, "ploâh" in ladino della Val di Non). L'origine del termine, lungi dall'essere stato studiato nella sua complessità, è però molto difficile da definire. L'esigenza di garantire al popolo cristiano e in special modo a coloro che vivevano lontano dalle sedi vescovili quell'insieme di servizi sacramentali e pastorali che va sotto il termine generico di "cura d'anime" rese presto necessario l'invio di ecclesiastici nella campagne per annunciare il Vangelo anche lontano dalle mura cittadine (17). In Occidente ciò accadde a partire dalla seconda metà del IV secolo. Buona parte della storiografia chiama "pievi" i centri di cura d'anime sorti nel territorio extraurbano fin dal IV-V secolo ma è solo a partire dall'VIII secolo che il termine "plebs" cominciò a significare non solo la comunità cristiana ma anche il territorio in cui tale comunità risiedeva e l'edificio sacro al quale essa faceva riferimento. A una stabile suddivisione territoriale delle diocesi in circoscrizioni minori si giunse con la legislazione carolingia all'inizio del IX secolo. Questa estese anche all'Italia centro-settentrionale le norme che rendevano obbligatorio il pagamento della decima e precisò che gli introiti provenienti da tale pagamento dovevano essere destinati solo alle chiese battesimali. "Nacque in questo modo il "sistema" pievano, nel quale la realtà vivente (l'insieme del clero e del "popolo di Dio"), la realtà di pietra (il complesso degli edifici) e la realtà giurisdizionale (l'ambito territoriale di esercizio della giurisdizione spirituale, dal quale l'ente otteneva anche il suo sostentamento) assumevano significativamente lo stesso nome: plebs, pieve" (18). Da questo momento si viene a creare una completa ripartizione del territorio diocesano in distretti ecclesiastici minori, che riproducevano strutture civili preesistenti o rispettavano determinati confini naturali. In seguito i mutamenti demografici spinsero alla formazione di nuove pievi, ma il "sistema pievano" non fu per questo scardinato mantenendosi stabile fino alla fine del XIII secolo. Non è possibile attestare, dall'esame dei documenti pervenuti, se nel territorio trentino prima del 1000 il termine pieve fosse utilizzato nell'accezione sopra descritta (cioè indicante la triplice realtà istituzionale, edilizia e territoriale), per questo è necessario rivolgersi a fonti del XII secolo. Se ci si limita a prendere in considerazione le 68 circoscrizioni pievane della diocesi di Trento esistenti alla fine del XIII secolo si scopre che ben 33 di esse sono attestate prima del 1200 e altre 25 compaiono nella prima metà del XIII secolo (19).

Il termine "parrocchia" (20) deriva dal greco e indica, dal punto di vista etimologico, una qualsiasi circoscrizione territoriale. Nei primi secoli della cristianità fino al basso medioevo il termine venne adottato per indicare le ripartizioni dei territori diocesani in circoscrizioni minori, fenomeno nato in conseguenza del moltiplicarsi nelle diocesi di nuove chiese sotto la spinta delle crescenti esigenze dei fedeli. La consacrazione definitiva del "sistema parrocchiale" si ebbe con il Concilio di Trento che, sulla base della precedente normativa pontificia e conciliare, dettò una nuova e completa disciplina della struttura della Chiesa. I legislatori del Concilio prescrissero che, per la più efficace tutela della cura delle anime affidate ai vescovi, il "populus fidelium" si dovesse distinguere in parrocchie proprie con confini

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determinati e che a ciascuna di esse venisse assegnato un sacerdote che vi risiedesse, soltanto dal quale i fedeli potevano ricevere i Sacramenti (Sess. XXIV, cap. 13). Si ordinò così che venissero erette parrocchie in tutti i luoghi in cui esse non esistevano e si stabilirono delle norme per assicurare ai parroci un reddito minimo. Il parroco si impegnava a risiedere nel luogo assegnatogli, ad approfondire la conoscenza della comunità dei fedeli attraverso la compilazione e l'accurata custodia dei libri parrocchiali e a partecipare alle adunanze vicariali. I principi enunciati dal Concilio di Trento e successivamente ribaditi nella normativa pontificia sono stati accolti e sintetizzati nel testo del Codice di diritto canonico del 1917. Il can. 216 §1 dispone che il territorio di ogni diocesi debba essere diviso in "distinctas partes territoriales", a ciascuna delle quali "sua peculiaris ecclesia cum populo determinato est assignanda suusque peculiaris rector, tamquam proprius eiusdem pastor, est praeficiendus pro necessaria animarum cura". L'istituzione parrocchiale dunque risulta costituita, oltre che dall'elemento territoriale, da altri tre elementi: un determinato "popolo", una peculiare "chiesa" e un "pastor". Il Codice di diritto canonico del 1983 ha riconosciuto la personalità giuridica della parrocchia espressamente concepita come "Communitas Christifidelium" (CIC 1983, can. 515 §3). Tale riforma è stata recepita sia nell'accordo tra Stato e Chiesa (legge 121/1985) sia nelle disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici (legge 222/1985); le diocesi e le parrocchie acquistano la personalità giuridica civile dalla data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto del Ministero dell'interno che conferisce loro la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto".

Contesto generale Diocesi di Trento Decanato di

Fonti normative Codice di diritto canonico (1983)

Legge 20 maggio 1985, n. 222, "Disposizioni sugli enti ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi"

Decreto Ministeriale 30 dicembre 1986, Conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto all'Istituto per il sostentamento del clero nella diocesi di Trento ed alle quattrocentocinquantasei parrocchie costituite nella stessa diocesi. Perdita della personalità giuridica civile da parte di millecentonovantuno enti beneficiali e di quattrocentoquarantadue chiese parrocchiali, tutti della sopraddetta diocesi di Trento

Fonti archivistiche e bibliografia Fonti d’archivio ADT, Atti visitali Bibliografia COOPERATIVA KOINÈ (a cura di), Inventario dell'archivio storico della Parrocchia di Marcena (1413- 1950) e degli archivi aggregati (1247-1969), Provincia autonoma di Trento, Servizio Beni librari e

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archivistici, 2001

COSTA A., La Chiesa di Dio che vive in Trento, Trento, 1986

CURZEL E., Le pievi trentine. Trasformazioni e continuità nell'organizzazione territoriale della cura d'anime dalle origini al XIII secolo (studio introduttivo e schede), Bologna, 1999, pp. 178-179

CURZEL E. (a cura di), Pievi e parrocchie del Trentino, P.A.T., IPRASE del Trentino, SPART, Trento 2005

MICHELI P., Dalla Rocca dell'Ozolo, Trento, 1979

ROSSI E., Cagnò Revò Romallo, Trento, 1979

TOVAZZI G., Parochiale tridentinum, ed. a cura di Remo , Trento, 1970

Note (1) (2) (3) E. CURZEL, Le pievi trentine. Trasformazioni e continuità nell'organizzazione territoriale della cura d'anime dalle origine al XIII secolo (studio introduttivo e schede, Bologna, 1999, pp. 178-179. (4) Il toponimo "Rumo" non identifica una località geografica, ma la zona che comprendeva nove ville: Marcena, Mione, Corte inferiore e Placeri dette "ville di sotto", Lanza, Mocenigo, Cenigo, Scassio e Corte superiore dette "ville di sopra". Esse formavano un'unica curazia, la curazia di Rumo appunto, che aveva sede in Marcena nella chiesa dedicata a San Paolo. (5) (6) Cfr. Cooperativa Koinè (a cura), Inventario dell'archivio storico della parrocchia di Marcena (1413-1950) e degli archivi aggregati (1247-1969), Provincia autonoma di Trento, Servizio Beni librari e archivistici, 2001, Documentazione dell'archivio della comunità di Rumo, Pergamene, pergg. 13 e 14. (7) Cfr. ADT, Atti visitali, 1, 1537, p. 97. Negli atti visitali del 1695 la cappella di San Giovanni risulta "destrutta", cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Carteggio e atti ordinati, fasc. 5.1, c. 10. (8) Cfr. ADT, Atti visitali, 23, 1695. (9) Anticamente la chiesa aveva una doppia dedicazione. (10) Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Carteggio e atti ordinati, PROVV: 168/3. (11) Ibidem. (12) Cfr. Cooperativa Koinè (a cura), Inventario dell'archivio storico della parrocchia di Marcena, op. cit., Archivio della parrocchia di Marcena, Primissaria curata di Mione e Corte Inferiore, Atti costitutivi della primissaria curata, fasc. 1. (13) Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Carteggio e atti ordinati, fasc. 5.1, c. 40. (14) Ibidem, fasc. 5.1, c. 80. (15) Ibidem,fasc. 5.1, c. 107. (16) Cfr. Chiesa parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Urbari, reg. 4, c. 4. (17) Cfr. CURZEL E., Le pievi trentine, op. cit., p. 5 e segg. Si rimanda alla ricca bibliografia contenuta nel volume. (18) Ibidem p. 7. (19) Ibidem, p. 29 e tabelle riprodotte. (20) Cfr. MAURO T., Parrocchia, in Enciclopedia del diritto, XXXI, Milano, Giuffré, 1981, pp. 868-887

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fondo A Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, 1619 - 2004 (con {3} documenti dal 1515 in copia)

registri 68, volumi 2, fascicoli 30 (pergamene 2)

Soggetti produttori Parrocchia di Santo Stefano, [1228] -

Contenuto La documentazione conservata nel fondo è quella tipica presente in tutte le parrocchie, composta prevalentemente dai registri anagrafici e dai relativi atti, da registri di amministrazione, da carteggio e atti vari.

Lingua Italiano; latino; tedesco

Incrementi previsti Si prevede il continuo accrescimento della documentazione in quanto l'ente parrocchia è ancora attivo.

Esistenza e localizzazione delle copie Presso l'Archivio Diocesano Tridentino si trovano microfilmati tutti i registri anagrafici (nati e battezzati, matrimoni, morti) dal Concilio di Trento fino alla fine del 1923, data oltre la quale tali registrazioni e certificazioni diventano di competenza comunale. Le registrazioni continuano in parrocchia con il solo valore ecclesiastico.

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serie A 1 Registri dei nati e battezzati, 1619 - 1959 {4}

registri 10

Contenuto I registri dei battesimi insieme a quelli dei matrimoni furono introdotti nel diritto canonico dal "Decretum de Reformatione Matrimonii" del Concilio di Trento (Sess. XXIV, capp. 1-2). I titoli 91-97 del "Rituale Romanum" emanato da Paolo V nel 1614 proposero le formule per la corretta stesura degli atti nei singoli libri. Tali normative trovarono applicazione nelle parrocchie della diocesi di Trento in tempi relativamente brevi; infatti i libri dei battezzati vennero compilati costantemente fino all'epoca contemporanea, prima con finalità solo religiose, poi anche civili e anagrafiche. L'autorità politica austriaca si interessò ai libri parrocchiali con la lettera circolare del primo maggio 1781 che li dichiarava documenti pubblici a tutti gli effetti civili. Nella successiva legge imperiale del 20 febbraio 1784 vennero prescritte formule e espressioni linguistiche uniformi per la loro compilazione in modo da "impiegare ogni cura ed attenzione, acciocché per il bene de' nostri sudditi venga data una forma tale a simili registri, per via della quale lo stato ne possa fare l'uso occorrente, e che dalla loro uniformità ne risulti la sicurezza pubblica come oggetto della legge". Dopo la breve parentesi dei domini bavarese e napoleonico, durante i quali le competenze in materia di stato civile furono trasferite ai Comuni (anche se la regolare tenuta dei libri canonici da parte dei parroci non venne mai meno), con il decreto del 21 agosto 1815 la Commissione aulica centrale d'organizzazione restituiva ai curatori d'anime il compito di ufficiali di stato civile. In base al decreto del 2 luglio 1825 (Raccolta delle leggi provinciali, volume 63, p. 114) nel periodo austriaco il curatore d'anime era tenuto ad inserire nel registro dei nati il nome della levatrice che assisteva al parto. Fino al primo gennaio 1924, data dell'istituzione dello stato civile italiano presso i Comuni, il parroco mantenne la funzione di ufficiale di stato civile; da quella data le registrazioni nelle parrocchie continuano ma solo con valore ecclesiastico.

La serie è formata da 10 registri. I registri più antichi (1619-1804) sono redatti in lingua latina e in forma discorsiva, con registrazione delle date di nascita e di battesimo, dei nomi del battezzato, dei suoi genitori, del ministro celebrante e dei padrini. Dal 1805 i registri sono strutturati a tabella prestampata nella quale vengono riportati, in lingua italiana e secondo le disposizioni governative, le generalità del battezzato, "il tempo della nascita" (anno, mese, giorno e ora), il luogo di nascita, il giorno del battesimo, i nomi dei genitori, del ministro battezzante e dei padrini, e la condizione sociale di questi ultimi; dal 1826 fino al 1899 viene riportano anche il nome della levatrice ("mammana") assistente al parto. Per quanto riguarda la rilevazione degli estremi cronologici si specifica che viene sempre segnalata come prima data quella riferita alla nascita e come ultima quella riferita al battesimo.

A 1.1 {5}

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"Baptiz[ato]rum [...] 1619-1660"

1619 marzo 23 - 1660 luglio 18 Altre denominazioni: "I. Baptizatorum 1619-1660" (tit. dorso) Alle pp. I-II: annotazioni (1), 1622-1647; a p. 374: registrazione, cassata, di un battesimo, 1675 febbraio 5; visto relativo alla visita pastorale del 10 luglio 1742. Latino Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. I-II, 1-373 Note (1) Lettura compromessa in più parti.

A 1.2 {6}

"II. Baptizatorum 1661-1707" (tit. dorso)

1661 gennaio 2 - 1707 maggio 4 Altre denominazioni: "II. Liber baptizatorum ab anno 1661-1707" (tit. int.) A p. 515: visto relativo alla visita pastorale del 10 luglio 1742. Latino Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 515

A 1.3 {7}

"Baptizatorum liber 3"

1707 maggio 15 - 1732 maggio 15 Altre denominazioni: "Liber 3. Baptizatorum ab anno 1707-1732" (tit. int.) A p. 299: visto relativo alla visita pastorale del 10 luglio 1742. Latino Registro; carta, legatura in pergamena, pp. 299

A 1.4 {8}

"IV. Liber baptizatorum ab anno 1732-1774"

1732 luglio 19 - 1775 marzo 14 Altre denominazioni: "Libro de battezzati N. IV dall'anno 1732 fino al 1774" (tit. int.) Il registro è diviso in due parti: pp. 1-6, cc. 9-105: registrazioni in ordine cronologico, secondo il nome di battesimo, 1732 luglio 19-1752 settembre 11; cc. 106-234, 236: registrazioni a rubrica secondo il cognome, 1752 ottobre 6-1774 dicembre 31. A c. 235: registrazioni, secondo il cognome, di nati e battezzati (1), 1775 gennaio 1-1775 marzo 14. Alle cc. 105v, alla fine, due registrazioni di nati illegittimi ("filius spurius"), 1755 dicembre 24, 1761 ottobre 21; a c. 237: registrazioni di nati illegittimi ("filius spurius"), 1765 maggio 28-1774 luglio 10.

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Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 1-6, cc. 9-237 Note (1) Le registrazioni, parzialmente cassate, sono riportate alla corrispondente lettera alfabetica sul registro seguente. La carta, qui erroneamente legata, era probabilmente sciolta: su di essa i ministri battezzanti avevano annotato i primi nati e battezzati dell'anno 1775 in attesa di ricopiarli sul nuovo registro.

A 1.5 {9}

"Liber baptizatorum huius parochialis ecclesiae Sancti Stephani Revodi inceptus ab initio anni 1775 ad annum 1804" (tit. int.)

1775 gennaio 1 - 1804 dicembre 24 Altre denominazioni: "Vol. 5 Nati 1775 - 1804" (tit. dorso) Latino Registro a rubrica; carta, legatura in mezza pelle, pp. 697 Segnature precedenti: Registro V D

A 1.6 {10}

"Libro de' nati battezzati. Revò"

1805 gennaio 9 - 1826 gennaio 1 (1) Altre denominazioni: "Registro battesimale 1805-1825. Lettera E. " (tit. int.) Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. sd 114 Segnature precedenti: Lettera E Note (1) La data è relativa al giorno del battesimo, mentre la nascita data 31 dicembre 1825.

A 1.7 {11}

"Volume VII dei nati. 1826-1871"

1826 gennaio 5 - 1871 dicembre 17 Altre denominazioni: "Libro dei battezzati di Revò e Romallo dall'anno 1826 sino al 1871" (tit. int.) Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. sd 304, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n.

A 1.8 {12}

"VIII. Registro dei nati dal gennaio 1872 al 1899"

1872 gennaio 4 - 1899 dicembre 26 Italiano

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Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. sd 199, con indice alfabetico sciolto

A 1.9 {13}

"Nati IX 1900-1914" (tit. dorso)

1900 gennaio 28 - 1914 ottobre 1 Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. sd 149, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n.

A 1.10 {14}

"Registro dei nati dal 14 novembre 1914 in poi. Tomo X"

1914 novembre 14 - 1959 novembre 29 Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. sd 188, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n.

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serie A 2 Indici dei registri dei nati e dei battezzati, 1805 - 1825 {15}

registri 1

Contenuto La serie i formata da un registro sul quale sono riportati in ordine alfabetico i nomi dei nati e battezzati dal 1805 al 1825 annotati sul VI volume dei registri dei nati e battezzati.

A 2.1 {16}

"Nati. Repertorio alfabetico del registro de' nati di Revò e Romallo dall'anno 1805 fino all'anno 1826. Vol. VI "

1805 - 1825 Italiano Registro a rubrica; carta, legatura in carta, cc. 29 n.n.

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serie A 3 Registri dei matrimoni, 1624 - 1966 {17}

registri 7

Contenuto I registri dei matrimoni, insieme a quelli dei battesimi, furono introdotti nel diritto canonico dal "Decretum de Reformatione Matrimonii" del Concilio di Trento (Sess. XXIV, capp. 1-2). I titoli 91- 97 del "Rituale Romanum" emanato da Paolo V nel 1614 proposero le formule per la corretta stesura degli atti nei singoli libri. Tali normative trovarono applicazione nelle parrocchie della diocesi di Trento in tempi relativamente brevi; i libri dei matrimoni infatti vennero compilati costantemente fino all'epoca contemporanea, prima con finalità solo religiose, poi anche civili ed anagrafiche. L'autorità politica austriaca si interessò ai libri parrocchiali con la lettera circolare del primo maggio 1781 che li dichiarava documenti pubblici a tutti gli effetti civili. Nella successiva legge imperiale del 20 febbraio 1784 vennero prescritte formule e espressioni linguistiche uniformi per la loro compilazione e si ordinò di "impiegare ogni cura ed attenzione, acciocché per il bene de' nostri sudditi venga data una forma tale a simili registri, per via della quale lo stato ne possa fare l'uso occorrente, e che dalla loro uniformità ne risulti la sicurezza pubblica come oggetto della legge". Dopo la breve parentesi dei domini bavarese e napoleonico, durante i quali le competenze in materia di stato civile furono trasferite ai Comuni (anche se la regolare tenuta dei libri canonici da parte dei parroci non venne mai meno) con la legge imperiale del 20 aprile 1815 ed il decreto del 21 agosto 1815 della Commissione aulica centrale d'organizzazione veniva restituito ai curatori d'anime il compito di ufficiali di stato civile che essi mantennero fino al primo gennaio 1924, data dell'istituzione dello stato civile italiano presso i Comuni. Se durante la dominazione austriaca il matrimonio celebrato in chiesa aveva validità civile e al parroco veniva richiesta un'attenzione particolare nella produzione degli atti necessari per la celebrazione e la registrazione del sacramento (Cfr. Codice civile austriaco, § 80), negli anni tra l'annessione al Regno d'Italia e il Concordato del 1929 stipulato tra la Santa Sede e l'autorità politica, i riti civile e religioso venivano celebrati separatamente. Con la legge n. 847 del 27 maggio 1929 lo Stato italiano riconobbe la validità civile del matrimonio celebrato secondo le norme di diritto canonico ed il curatore d'anime è tenuto alla notificazione dell'avvenuta celebrazione al , per la sua trascrizione nei registri anagrafici.

La serie è formata da sette registri: i primo sei (I-VI) riportano le registrazioni dei matrimoni celebrati in Revò dal 1624 al 1966, con la mancanza però delle registrazioni dal 1785 al 1805. La lacuna è data purtroppo dalla perdita di un registro, assente dall'archivio parrocchiale già dai primi anni del XIX secolo, come segnalato dal parroco don Nicolò Mezzena che ne informò le autorità all'indomani della presa di possesso della parrocchia nel 1827. Non è dato sapere la causa di tale perdita, che si può ipotizzare dovuta forse ai particolari eventi storici del momento (invasioni francesi e austriache), ad un accidente casuale (bruciato?) o ad una negligenza del parroco pro tempore (portato in altra sede e dimenticato?). Resta comunque il fatto che nell'archivio parrocchiale di Revò mancano per un ventennio le registrazioni dei matrimoni.

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Si rileva che i sei registri riportano una numerazione ordinale che non tiene conto di questa lacuna per cui il registro "III" dovrebbe invece essere, considerando quello mancante, il IV. I primi due registri (1624-1785) sono redatti in lingua latina e in forma discorsiva e riportano i nomi degli sposi e dei testimoni; i successivi tre registri (1805-1943) riportano, in lingua italiana e su tabella prestampata, le registrazioni relative alla data del matrimonio, ai nomi degli sposi, alle rispettive età, religione e stato civile, ai nomi del ministro celebrante e dei testimoni con relativa condizione di questi ultimi; sul sesto registro (1943-1966) le annotazioni dei matrimoni sono effettuate secondo le norme concordatarie. La serie comprende anche un settimo registro, sul quale si trovano ricopiate parzialmente, su atti prestampati secondo le nuove norme concordatarie, registrazioni riprese dal "V" registro.

A 3.1 {18}

"Libro I matrimoni 1624-1697" (tit. dorso)

1624 giugno 25 - 1697 febbraio 18 Latino Registro; carta, legatura in carta, cc. 113

A 3.2 {19}

"Liber matrimoniorum incipiendo 27 aprilis 1698. II"

1697 aprile 29 - 1785 aprile 29 Altre denominazioni: "Liber matrimoniorum parochiali Revodi 1697" (tit. int.) "Libro II. Matrimoni 1697-1785" (tit. dorso) Latino Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 71, pp. 72-173

A 3.3 {20}

"1805. Libro de matrimoni. Revò" (1)

1805 febbraio 11 - 1858 agosto 14 Altre denominazioni: "Matrimoni vol. III. 1805-1858" (tit. dorso) All'interno del piatto anteriore, incollata: nota informativa inviata dal neo parroco don Nicolò Mezzena al Giudizio distrettuale di Cles in merito alla mancanza nell'atto di consegna del registro dei matrimoni dal 1785 al 1805, 1827 luglio 18. A margine della suddetta nota: appunto del parroco don Francesco Tomasi che ribadisce la mancanza del registro, 1962. Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 1-198, cc. sd 199-238

Note (1) Sotto il titolo, incollata: nota scritta nel 1966 dal parroco don Aldo Dalponte che si chiede dove si trovi il registro dei matrimoni dal 1785 al 1805.

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A 3.4 {21}

"Libro dei matrimoni dal 1858 usque ad annum 1898"

1858 settembre 4 - 1898 giugno 11 Altre denominazioni: "Matrimoni vol. IV. 1858-1898" (tit. dorso) Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. sd 195, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n.

A 3.5 {22}

"Matrimoni vol. V. 1898-1942" (tit. dorso)

1898 giugno 28 - 1943 gennaio 6 Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. sd 201, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n.

A 3.6 {23}

"Libro dei matrimoni 1/3-1930 al 10/4-1937"

1930 marzo 1; 1936 febbraio 15 - 1937 aprile 10 Altre denominazioni: "Libro dei matrimoni della chiesa parrocchiale di Revò. Incominciato il giorno I marzo 1930" (tit. int.) Trascrizioni secondo le nuove norme concordatarie di alcuni matrimoni registrati sul V volume dei registri dei matrimoni. Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 10

A 3.7 {24}

"VI. Matrimoni 1943-1966"

1943 gennaio 6 (1) - 1966 novembre 19 Altre denominazioni: "Chiesa parrocchiale di Santo Stefano di Revò. Libro dei matrimoni dal 1943 al ***" (tit. int.) "Matrimoni vol. VI. 1943-1966" (tit. dorso) Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 136, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Note (1) La prima registrazione è ripresa dal precedente registro.

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serie A 4 Indici dei registri dei matrimoni, 1805 - 1858 {25}

registri 1

Contenuto La serie è formata da un registro sul quale sono riportati in ordine alfabetico i nomi degli sposi (nome dello sposo seguito da quello della sposa) uniti in matrimonio dal 1805 al 1858 annotati sul "III" volume dei registri dei matrimoni.

A 4.1 {26}

"Matrimoni. Repertorio alfabetico del registro de' matrimoni di Revò, Romallo e Cagnò dall'anno 1805 fino all'anno 1858"

1805 - 1858 Italiano Registro a rubrica; carta, legatura in carta, cc. 22 n.n.

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serie A 5 Registri dei morti, 1624 - 1990 {27}

registri 6

Contenuto I registri dei morti furono resi obbligatori insieme ai registri dei cresimati e agli "stati delle anime" dal "Rituale Romanum" di Paolo V nel 1614, nel quale si stabilivano anche le formule per la corretta stesura degli atti nei singoli libri (Cfr. § Formulae scribendae in libris habendis apud parochos ut infra notatur). Tale normativa trovò applicazione nelle parrocchie della diocesi di Trento in tempi relativamente brevi; infatti i libri dei morti vennero compilati costantemente fino all'epoca contemporanea, prima con finalità solo religiose, poi anche civili ed anagrafiche. L'autorità politica austriaca si interessò ai libri parrocchiali con la lettera circolare del primo maggio 1781 che li dichiarava documenti pubblici a tutti gli effetti civili. Nella successiva legge imperiale del 20 febbraio 1784 vennero prescritte formule e espressioni linguistiche uniformi per la loro compilazione e si ordinò di "impiegare ogni cura ed attenzione, acciocché per il bene de' nostri sudditi venga data una forma tale a simili registri, per via della quale lo stato ne possa fare l'uso occorrente, e che dalla loro uniformità ne risulti la sicurezza pubblica come oggetto della legge". Dopo la breve parentesi dei domini bavarese e napoleonico, durante i quali le competenze in materia di stato civile furono trasferite ai Comuni (anche se la regolare tenuta dei libri canonici da parte dei parroci non venne mai meno) con il decreto del 21 agosto 1815 la Commissione aulica centrale d'organizzazione restituiva ai curatori d'anime il compito di ufficiali di stato civile, che essi mantennero fino al primo gennaio 1924, data dell'istituzione dello stato civile italiano presso i Comuni. Le registrazioni nelle parrocchie continuano ma con solo valore ecclesiastico.

La serie è formata da sei registri sui quali sono riportate le registrazioni dei morti della parrocchia di Revò dal 1624 al 1990. I primi tre registri sono compilati in lingua latina e in forma discorsiva: sono rilevati la data del decesso, il nome e l'età del defunto, se questi abbia o meno ricevuto i sacramenti e si riporta il luogo di sepoltura. Sul terzo registro (1729- 1804) in qualche occasione viene riportata anche la causa della morte, soprattutto se relativa ad un evento straordinario come per esempio l'essere colpiti da un fulmine o per una lenta malattia; in prossimità della registrazione della morte di qualche persona illustre, se ne evidenzia l'annotazione, come nel caso della registrazione della morte del parroco don Romedio Ebli (1). Questi primi tre registri riportano gravi danni che in alcuni casi compromettono, seppur parzialmente, la lettura. Gli altri registri sono compilati in italiano su tabella prestampata e riportano, secondo le disposizioni governative, la data del decesso, le generalità del defunto, la sua appartenenza religiosa, il sesso, l'età e la causa della morte. Sul quarto registro si segnalano le pagine 246-251 dove il parroco ha segnato, in prossimità del mese di agosto, un lungo elenco delle morti causate dall'epidemia di colera sia a Revò che a Romallo. Sul quinto registro (1858-1909) sono state anche riportate le morti avvenute in Romallo dal 1910 al 1921.

30

Sull'ultimo registro (1910-1990) si segnalano le registrazioni di morte di alcuni parrocchiani effettuate da don Aldo Dalponte, che riserva pagine intere a descriverne la vita e le doti.

Note (1) Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Registri dei morti, reg. 3, c. 176 v.

A 5.1 {28}

"I. Mortuorum"

1624 marzo 17 - 1690 febbraio 28 Altre denominazioni: "Liber defunctorum ex iussu ritualis romani [...] confectus per me p[raesbytero] Nicolaum Torresanum [...] rectore Sancti Stephani Revodi [...]" (1) (tit. int.) "Libro I. Morti 1624-1690" (tit. dorso) Latino Registro; carta, legatura in carta, cc. 179 Note (1) Lettura possibile con l'ausilio della lampada di Wood.

A 5.2 {29}

"1690. Defunctorum liber" (1)

1690 marzo 13 - 1729 febbraio 14 Altre denominazioni: "Liber defunctorum incoeptus anno Domini 1690 die 13 mensis martii" (tit. int.) "Liber II. Morti 1690-1729" (tit. dorso) Latino Registro; carta, legatura in carta, con rinforzi in pelle sul dorso, pp. 1-48, cc. 49-124

Note (1) Lettura possibile con l'ausilio della lampada di Wood.

A 5.3 {30}

"Liber mortuorum"

1729 aprile 11 - 1804 dicembre 11 Altre denominazioni: "Liber mortuorum ab anno 1729-1804" (tit. int.) "Liber secundus defunctorum administrante animarum curam illustrissimo ac reverendissimo domino Francesco Guidobaldo comite ab Arsio et Vasio ac alium decano foraneo et me p[raesbiter] Stephano Magagna cooperante" (tit. int.) Latino Registro; carta, legatura in carta, cc. 182 Segnature precedenti: III

31

A 5.4 {31}

"Libro dei morti. 1805"

1805 gennaio 11 - 1858 aprile 27 Altre denominazioni: Libro IV. Morti" (tit. dorso) Alle pp. 246-248: registrazioni dei morti causati dall'epidemia di colera che colpì il paese dal 25 agosto al 31 ottobre 1855 causando 102 decessi. Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 258

A 5.5 {32}

"Libro dei morti di Revò e Romallo 1858"

1858 maggio 24 (1) - 1921 luglio 5 Altre denominazioni: "Morti vol. V. 1858-1909" (tit. dorso) pp. 1-389: registrazioni dei morti e sepolti in Revò, 1858 maggio 24-1909 dicembre 31; pp. 390-411: "Morti in Romallo", registrazioni dei morti e sepolti in Romallo, 1910 gennaio 10-1921 luglio 5. Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 411, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Note (1) La prima registrazione è relativa alla morte del parroco don Nicolò Mezzena.

A 5.6 {33}

"Volume VI dei defunti dal 1910 al ***"

1910 gennaio 5 - 1990 dicembre 23 Altre denominazioni: "Morti VI. 1910-1990" (tit. dorso) Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 419, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n.

32

serie A 6 Indici dei registri dei morti, 1805 - 1858 {34}

registri 1

Contenuto La serie i formata da un registro sul quale sono riportati in ordine alfabetico i nomi dei defunti dal 1805 al 1858 annotati sul III volume dei registri dei morti.

A 6.1 {35}

"III. Morti. Repertorio alfabetico del registro de' matrimoni di Revò e Romallo dall'anno 1805 fino all'aprile dei 1858"

1805 - 1858 Italiano Registro a rubrica; carta, legatura in carta, cc. 39 n.n.

33

serie A 7 Registri dei cresimati, 1813 - 1942 {36}

registri 1

Contenuto I registri dei cresimati furono resi obbligatori insieme ai registri dei morti e agli "stati delle anime" dal "Rituale Romanum" di Paolo V nel 1614, nel quale si stabilirono anche le formule per la corretta stesura degli atti nei singoli libri (Cfr. § Formulae scribendae in libris habendis apud parochos ut infra notatur). In realtà nella diocesi di Trento i registri dei cresimati furono compilati con sistematicità solo a partire dal secolo XIX.

La serie è formata da un registro sul quale sono riportati gli elenchi dei cresimati della parrocchia di Revò (Revò, Tregiovo, Romallo e Cagnò) dal 1813 al 1942.

A 7.1 {37}

"Elenco dei cresimati nella parrocchia di Revò negli anni 1813 ... fino al 1942 incluso"

1813 agosto 8 - 1942 luglio 26 Altre denominazioni: "Cresime 1813-1942" (tit. dorso) "Elenco dei cresimati di Revò, Tregiovo, Romallo e Cagnò negli anni 1813 ... 1907" (tit. int.) Prima dell'elenco dei cresimati del 1865: memoria dell'arrivo del vescovo Benedetto Riccabona per la sacra visita e per impartire le cresime e trascrizione delle epigrafi composte per l'occasione poste sopra l'arco della strada d'ingresso, sopra la porta della canonica e sopra la porta della chiesa, 1865 agosto 6. Italiano Registro; carta, legatura in pelle, con appigli, cc. 83 n.n.

34

serie A 8 Stati delle anime, 1624 - sec. XX {38}

registri 4

Contenuto Il "Liber Status animarum" (o Anagrafe) era un registro che permetteva al parroco di conoscere in modo esatto la composizione, la situazione anagrafica e l'impartizione dei Sacramenti delle famiglie sottoposte alla sua cura al fine di facilitare il suo compito di sacerdote e di ufficiale di stato civile. La compilazione degli stati delle anime venne raccomandata, insieme a quella dei registri dei cresimati e dei morti, dal "Rituale Romano" di Paolo V nel 1614. Successivamente diversi concilii e sinodi ordinarono che durante la Quaresima di ogni anno questi libri venissero aggiornati. Queste disposizioni non furono applicate diligentemente nelle parrocchie della diocesi di Trento: prima del XIX secolo infatti si sono conservati pochi registri di questo tipo nonostante le frequenti sollecitazioni provenienti anche dalle autorità civili. Molti sono i vescovi tridentini che, negli atti delle visite pastorali, richiamano l'attenzione su questa lacuna; ma fu il vescovo Celestino Endrici che in occasione della sua prima visita pastorale nella diocesi stilò un formulario in cui si richiedeva, tra l'altro, e per la prima volta in forma esplicita, di segnalare la presenza in parrocchia degli "Status animarum" o "Anagraphes". Nel 1917 il Codice di diritto canonico li rese obbligatori, lasciando alle disposizioni dei vari Ordinari il compito di introdurli e di stilare anche nuovi e più semplici metodi di compilazione.

La serie è formata da quattro registri. Il primo registro fu iniziato dal parroco don Nicolò Torresani e contiene lo stato della popolazione della pieve al 1624, anno del suo ingresso in parrocchia; il registro è particolare poiché il parroco lo utilizzò anche per riportare annotazioni, memorie, registrazioni, inventari, copie di atti e tutto ciò che riteneva opportuno avere a portata di mano: don Nicolò Torresani lo utilizzò infatti per tutto l'arco di tempo in cui resse la parrocchia di Revò. Il registro è comunque sempre stato considerato una "anagrafe" e come tale consegnato ai successori. Il secondo registro, cominciato nel 1864 da don Giovanni Berrera e integrato dai successori fino al 1918, contiene l'anagrafe della popolazione di Revò, Romallo, Cagnò e Tregiovo. La terza anagrafe, strutturata a rubrica, fu impiantata dal parroco don Domenico Dell'Eva e registra lo stato della popolazione nell'ultimo quarto del XIX secolo. L'ultimo registro è stato compilato nel XX secolo.

35

Bibliografia BAZZANELLA G., Manuale d'ufficio per il clero curato, Trento, 1888, p. 52

Codice di diritto canonico, Roma, 1984, can. 440

Foglio diocesano per la parte italiana dell'arcidiocesi di Trento, VII (1905), p. 239

SPARAPANI L., I libri parrocchiali della diocesi di Trento, IN: La conta delle anime. Popolazioni e registri parrocchiali: questioni di metodo ed esperienze, a cura di COPPOLA G. e GRANDI C., Bologna, 1989, pp. 277-319

A 8.1 {39}

"Anagrafe 1624 di don Nicolò Torresani"

1624 luglio 14 - 1624 agosto 9 pp. 2, 15-16, 34-136, 291: anagrafe della popolazione della pieve. Alle pp. 3-10: "Proposte da farsi in prossima futura visita", [1624]; a p. 11: entrate canonicali, [1624]; alle pp. 13-14: atto di locazione, 1644; alle pp. 17-23: "Conti e saldi di ragione", annotazioni, cassate, di debitori, 1646; a p. 25: notizia di cronaca, s.d.; alle pp. 138-140: statuto della confraternita dei Santi Fabiano e Sebastiano di Revò, 1628 maggio 3; alle pp. 141-191: inventari dei beni mobili e immobili spettanti alle chiese di San Maurizio in Tregiovo, Santa Maria e San Giovanni Battista in Revò, San Valentino e San Gallo in Cagnò, San Biagio e San Vitale in Romallo, 1629 settembre 22-1629 ottobre; alle pp. 194-237: inventario dei mobili della chiesa di Santo Stefano in Revò e urbario dei beni spettanti alla parrocchia, 1629 novembre 25; alle pp. 239-248: elenco degli aggregati alla confraternita della Santissima Trinità di Roma, 1637 aprile 29; a p. 249: elenco di iscritti alla confraternita dei Santi Fabiano e Sebastiano di Revò, 1639 agosto 15; alle pp. 250-252: inventario dei beni immobili e dei legati spettanti alla chiesa di Rumo (1), [1639]; alle pp. 253-254: componimento poetico sul giorno del Giudizio (2) con annotazioni di carattere religioso relative al Purgatorio, s.d.; alle pp. 255-256: ordine vescovile relativo alle messe legatarie, 1642 novembre 23 (copia); a p. 257: atto di locazione temporale, 1648 ottobre 30; alle pp. 279-281: accordo triennale tra il pievano di Revò e don Anselmo Anselmi da Livo, al quale si riconoscono il nome e gli obblighi di curato della pieve, 1643 febbraio 8;

a p. 282: spese effettuate per la chiesa parrocchiale dal 1627 al 1647, [1647]; alle pp. 283, 288-289: elenchi di predicatori quaresimali (3), 1626-1647; a p. 284: legato missario, 1626 dicembre 20; alle pp. 285-287: elenco delle spese fatte per la canonica dal 1624 al 1627, [1627];

36

a p. 290: decreto visitale, 1603 luglio 16 (copia); a p. 292: elenco di messe legatarie, [1627]. Italiano, latino Registro; carta, legatura in carta, pp. 2-292 (bianche alcune pp.) Note (1) Chiesa della Conversione di San Paolo in Marcena. (2) La parte finale si trova alla fine di p. 256. (3) La lettura è parzialmente compromessa.

A 8.2 {40}

"Anagrafe delle popolazioni di Revò, Romallo e Cagnò [... ] G[iovanni] Berrera [1864]"

[1864] (con integrazioni fino al 1918) Anagrafe della popolazione di Revò, Romallo, Cagnò e Tregiovo cominciata da don Giovanni Berrera e integrata dai successori. Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 333, con indice alfabetico alla fine n.n. Segnature precedenti: I

A 8.3 {41}

"Anagrafe II" (tit. dorso)

sec. XIX ultimo quarto Anagrafe impiantata dal parroco don Domenico Dell'Eva. Italiano Registro a rubrica; carta, legatura in mezza pelle, cc. 56 n.n.

A 8.4 {42}

"Anagrafe"

sec. XX Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. 369, con indice alfabetico a rubrica all'inizio n.n.

37

serie A 9 Registri dei nati e battezzati, dei matrimoni e dei morti all'estero, 1855 - {43} 1958

registri 1

Contenuto La serie è formata da un registro sul quale sono state annotate le notifiche pervenute all'ufficio parrocchiale relative a nascite e battesimi, a matrimoni e a decessi di parrocchiani avvenuti all'estero.

A 9.1 {44}

"Libro dei nati e battezzati, matrimoni, morti all'estero dal 1855-1924"

1855 luglio 8 - 1958 dicembre 27 Il registro è diviso in tre parti: cc. sd 1-60: nati e battezzati, 1855 luglio 8-1936 agosto 30 (1); cc. sd 1-50: matrimoni, 1882 agosto 21-1958 dicembre 27; pp. 1-82: morti, 1892 gennaio 28-1954 luglio 16. Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, con appigli in carta, cc. sd 60, 50, pp. 82 Note (1) La nascita risale al 27 ottobre 1934.

38

serie A 10 Registri dei consensi paterni, 1819 - 1934 {45}

registri 1, volumi 1

Contenuto La serie è composta da un volume e da un registro sui quali sono riportate le verbalizzazioni redatte davanti al parroco e a due testimoni dei consensi dei padri al matrimonio dei figli ancora minorenni, ovvero che non avevano ancora compiuto il 24° anno d'età. Il registro è molto danneggiato, ma tale risultava già nell'atto di consegna del 1884, dove si legge che tra i vari atti e registri venivano anche consegnati "alcuni frammenti di un libro che riguarda i consensi paterni pei minorenni circa il matrimonio" (1).

Bibliografia BAZZANELLA G., Manuale d'ufficio per il clero curato, Trento, 1888, pp. 168-169

Note (1) Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Carteggio e atti ordinati, fasc. 5.2, c. 1.

A 10.1 {46}

"Revò. Registro dei consensi paterni 1819"

1819 aprile 24 - 1840 agosto 1 Italiano Volume; carta, legatura in carta, cc. 31 n.n.

A 10.2 {47}

"Consensi paterni dal 1884 al ***"

1884 novembre 13 - 1934 settembre 12 (1) Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 86 n.n. Note (1) Segue un altro consenso senza data.

39

serie A 11 Registri degli sponsali, 1908 - 1942 {48}

registri 3

Contenuto Papa Pio X nel decreto "Ne temere" stabilì che dal giorno di Pasqua del 1908 la promessa di matrimonio per essere valida dovesse essere fatta per iscritto, alla presenza del parroco oppure di due testimoni e firmata dai due fidanzati. Tutto questo allo scopo di impedire problemi o controversie che potevano nascere in seguito ad accordi segreti e di evitare litigi o inimicizie tra persone e famiglie. Il decreto era anche in sintonia con il Codice civile austriaco che stabiliva inoltre che la promessa di matrimonio non imponeva alcun obbligo legale né a contrarre il matrimonio né a versare quanto era stato pattuito, nel caso uno dei due fidanzati mancasse alla promessa.

La serie è formata da tre registri.

Bibliografia Foglio diocesano per la parte italiana dell'arcidiocesi di Trento, n. III (1908)

A 11.1 {49}

"Registro sponsali. Revò dal 12/12-1908 al 29/10-1919"

1908 dicembre 18 - 1919 ottobre 29 Italiano Registro; carta, legatura in tela, pp. 98, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n.

A 11.2 {50}

"Registro sponsali dal 20/3 del 1910 al 27/12-1923"

1910 marzo 20 - 1923 dicembre 27 (1) Italiano Registro; carta, legatura in tela, pp. 100, con indice alfabetico a rubrica alla fine n.n. Note (1) Le registrazioni relative al periodo 1910-1919 non sono presenti sul registro precedente.

A 11.3 {51}

"Sponsali dal 9 gennaio 1924 in poi"

1924 gennaio 9 - 1942 dicembre 31

40

Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 74 n.n.

41

serie A 12 Atti matrimoniali, 1817 - 1965 {52}

fascicoli 7

Contenuto La documentazione compresa in questa serie è composta dall'insieme delle pratiche relative ai singoli matrimoni celebrati nella parrocchia. Gli atti, prodotti dagli enti ecclesiastici o civili e dai futuri sposi, variano per genere e quantità a seconda delle epoche e dei governi. Si possono trovare, per esempio, certificati di battesimo e di cresima, esami di religione, attestati di avvenute pubblicazioni, dispense vescovili da impedimenti, permessi politici e militari, consensi paterni. Il permesso politico, introdotto nel Tirolo con il decreto della Cancelleria aulica del 12 maggio 1820, veniva rilasciato dal Comune e doveva dimostrare che lo sposo fosse in grado di mantenere una famiglia mediante l'esercizio di un'attività o fosse garantito da una paga giornaliera. Ai parroci era vietato benedire i matrimoni di coloro che non lo avessero presentato. In seguito alla legge n. 847 del 27 maggio 1929, la documentazione di ogni matrimonio viene raccolta nel bifoglio "Esame dei contraenti", consistente nelle domande da farsi agli sposi secondo il can. 1020 del Codice di diritto canonico, e comprende anche la notificazione al comune dell'avvenuta celebrazione da parte del parroco con la relativa attestazione della sua registrazione nei registri anagrafici comunali.

La serie comprende sette buste contenenti i fascicoli annuali delle pratiche matrimoniali. I primi anni sono alquanto lacunosi, la documentazione è spesso incompleta; solitamente su ogni pratica è stato riportato il numero assegnato al matrimonio all'atto della registrazione, ma in molti casi questo numero non si trova apposto sul registro matrimoniale per cui in sua sostituzione è stata annotata la data di celebrazione del matrimonio. In fondo ai fascicoli annuali si possono trovare documenti relativi a matrimoni non celebrati o celebrati al di fuori della giurisdizione parrocchiale, questi ultimi di norma segnati sui registri.

Bibliografia BAZZANELLA G., Manuale d'ufficio per il clero curato, Trento, 1888, pp. 174-175

A 12.1 b. 1 {53}

Atti matrimoniali

1817 - 1839 Italiano, latino, tedesco Fascicolo; carta, cc. 503 n.n.

A 12.2 b. 2 {54}

42

Atti matrimoniali

1840 - 1859 Italiano, latino, tedesco Fascicolo; carta, cc. 1188 n.n.

A 12.3 b. 3 {55}

Atti matrimoniali

1860 - 1880 Italiano, latino, tedesco Fascicolo; carta, cc. 832 n.n.

A 12.4 b. 4 {56}

Atti matrimoniali

1881 - 1900 Italiano, latino, tedesco Fascicolo; carta, cc. 928 n.n.

A 12.5 b. 5 {57}

Atti matrimoniali

1901 - 1920 Italiano, latino, tedesco Fascicolo; carta, cc. 944 n.n.

A 12.6 b. 6 {58}

Atti matrimoniali

1921 - 1945 Italiano, latino Fascicolo; carta, cc. 401 n.n.

A 12.7 b. 7 {59}

Atti matrimoniali

1946 - 1965 Italiano, latino, tedesco Fascicolo; carta, cc. 1146 n.n.

43

serie A 13 Carteggio e atti attinenti all'anagrafe, 1825 - 1959 {60}

fascicoli 2

Contenuto La serie si compone di due fascicoli che raccolgono quella parte di documentazione prodotta o ricevuta dal parroco relativa ad affari anagrafici. Si trovano i certificati di nascita, di matrimonio e di morte di parrocchiani trasferiti all'estero, pubblicazioni matrimoniali, richieste di rilascio di certificati e tutto quello che competeva al sacerdote in quanto ufficiale di stato civile.

A 13.1 b.1 {61}

Carteggio e atti attinenti all'anagrafe

1825 - 1959 (con documento del 1810) Richieste e rilasci di certificati, prospetti dei nati, matrimoni e morti, prospetto degli illegittimi, richieste di dati relativi ai nati per la leva militare, certificati di ispezione cadaverica, annullamento di matrimoni, separazioni di letto e di mensa, dichiarazione relativa alle copie delle matricole conservate presso l'ufficio decanale di Cles, comunicazioni relative al cambiamento di cognome, ecc. Contiene anche: estratto dal registro dei nati e battezzati della curazia di Lauregno, 1810. Italiano, latino, tedesco Fascicolo; carta, cc. 151

A 13.2 b. 2 {62}

"Fedi di nati, morti, matrimonio esteri"

1827 - 1958 Certificati, estratti, comunicazioni relativi a nascite (1864-1958), matrimoni (1860-1953) e morti (1827-1943) avvenuti fuori parrocchia. Italiano, latino, tedesco, inglese, portoghese, spagnolo, serbo Fascicolo; carta, cc. 749

44

serie A 14 Diari delle messe avventizie, 1865 - 1971 {63}

registri 5

Contenuto L'autorità ecclesiastica centrale predispose l'uso di tre diari per la registrazione delle messe: il diario per le messe legatarie, quello per le messe avventizie e il diario personale del sacerdote e ne stilò le norme per la loro compilazione. I diari delle messe avventizie, con quelli delle messe legatarie, dovevano essere custoditi in sacrestia, come stabilito da una comunicazione ai decani del 14 agosto 1804 redatta dal vicario generale del vescovo di Trento Simone Albano Zambaiti che riprendeva quanto enunciato nell'enciclica 'Quamvis iterato' del 4 gennaio 1774. Tali disposizioni vennero confermate dal vescovo Francesco Saverio Luschin nel 1825 (Costituzioni diocesane, 1 marzo 1825). Nei diari delle messe avventizie dovevano essere annotati il numero progressivo delle messe celebrate, la data della celebrazione, l'intenzione e il nome del ministro celebrante.

La serie è formata da cinque registri che coprono il periodo dal 1865 al 1971; mancano le registrazioni relative agli anni 1871-1881, 1897-1923 e 1933-1962.

Bibliografia utilizzata per la compilazione della scheda BAZZANELLA G., Manuale d'ufficio per il clero curato, Trento, 1888, 382-386

A 14.1 {64}

"Diarium missarum pro ecclesia Sancti Stephani Revasii. 1865"

1865 gennaio 1 - 1871 settembre 28 Latino Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 93 n.n.

A 14.2 {65}

"Diarium missarum pro ecclesia parrochiali Revasii ab anno Domini 1881-***"

1881 novembre 1 - 1897 aprile 30 Latino Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 164 n.n.

A 14.3 {66}

"Diarium missarum sacrestia, die 11 augusti incoeptum"

45

1923 agosto 11 - 1933 febbraio 5 Latino Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 100 n.n.

A 14.4 {67}

"Diarium missarum"

1962 luglio 1 - 1966 ottobre 26 Altre denominazioni: "Diarium missarum celebratarum in ecclesia Revasii a die prima iulii 1962 ad 26/X/1966" (tit. int.) Latino Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 72 n.n.

A 14.5 {68}

"Diarium missarum"

1966 ottobre 27 - 1971 ottobre 17 Altre denominazioni: "Diarium missarum celebratarum in ecclesia Sancti Stefani in Revò a die 27/X/1966 ad 17/X/1971" (tit. int.) Latino Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 76 n.n.

46

serie A 15 Diari personali delle messe, 1837 - 1965 {69}

registri 8

Contenuto L'autorità ecclesiastica centrale predispose l'uso di tre diari per la registrazione delle messe: il diario per le messe legatarie, quello per le messe avventizie e il diario personale del sacerdote e ne stilò le norme per la loro compilazione. Mentre i primi due diari dovevano essere conservati in sacrestia, il diario personale doveva essere custodito da ogni sacerdote il quale vi annotava tutte le messe che doveva celebrare e quelle celebrate. Tali disposizioni vennero confermate nel 1825 dal decreto diocesano del vescovo di Trento Francesco Saverio Luschin (Costituzioni diocesane del 1 marzo 1825). In seguito altre circolari aggiornarono le disposizioni del decreto e stabilirono che ogni sacerdote dovesse porre al principio del suo diario una dichiarazione firmata con la quale si obbligava a celebrare le messe di cui si fosse preso carico e ad affidare ai suoi eredi, in caso di morte, la soddisfazione delle rimanenti. Fu anche espressamente ordinato che i diari privati dovessero, alla fine di ogni anno, essere riveduti e firmati dal rispettivo parroco per poterne far fede.

La serie è formata da otto registri appartenenti ai sacerdoti don Giovanni Berrera, don Domenico Dell'Eva, don Giovanni Serra e don Francesco Tomasi. Don Giovanni Berrera nacque a il 24 luglio 1802 e fu ordinato sacerdote il 24 giugno 1825. Fu cooperatore a Meano dal 1825 al 1831, curato a Vermiglio dal 1831 al 1837, vicario parrocchiale di Livo dal 1837 al 1840, parroco di dal 1841 al 1855, vicario parrocchiale di Piedicastello (Parrocchia di Sant'Apollinare di Trento) dal 1855 al 1858 e infine parroco di Revò dal 1858 al 1884. Morì l'11 giugno 1884. Don Domenico Dell'Eva nacque a Cusiano (Ossana) il 10 novembre 1834 e fu ordinato sacerdote il 18 dicembre 1864. Fu cooperatore a Revò dal 1866 al 1870, curato di dal 1871 al 1883, parroco di Revò dal 1884 fino alla sua morte, avvenuta il 27 dicembre 1898. Don Giovanni Serra nacque a Vermiglio il 26 marzo 1868 e fu ordinato sacerdote l'8 luglio 1894. Fu cooperatore a dal 1894 al 1897, curato di Celentino dal 1897 al 1913 e parroco di Revò dal 1913 al 1938. Morì il 18 settembre 1938. Don Francesco Tomasi nacque a Vigo Cortesano il 21 ottobre 1892 e fu ordinato sacerdote a Bressanone (BZ) il 12 maggio 1918. Fu cooperatore a Tuenno dal 1918 al 1920, a Malé dal 1920 al 1923 e a dal 1923 al 1926, parroco di Lisignago dal 1926 al 1935, di Ziano dal 1935 al 1939 e infine di Revò dal 1939 al 1966, dove morì il 7 gennaio 1966.

Vedi anche: Fondo Documentazione personale di don Giovanni Serra.

Bibliografia utilizzata per la compilazione della scheda

47

BAZZANELLA G., Manuale d'ufficio per il clero curato, Trento, 1888, 382-286

A 15.1 {70}

"Diarium sacrarum missarum celebratarum et celebrandarum a presbytero Ioanne Berrera ab anno 1837 usque ***"

1837 febbraio 1 - 1854 maggio 12 Diario personale delle messe di don Giovanni Berrera. Contiene, sciolti: elenco delle messe da celebrarsi, 1833-1834; ricevute per celebrazione di messe, 1841-1850. Latino Registro; carta, legatura in carta, cc. 74 n.n.

A 15.2 {71}

"Diarium sacrarum missarum celebratarum a praesbytero Ioanne Berrera ab anno 1858 usque ad annum 187***"

1858 gennaio 1 - 1871 dicembre 31 Diario personale delle messe di don Giovanni Berrera. Contiene parecchie cc. incollate e sciolte, 1858-1871. Latino Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 118 n.n.

A 15.3 {72}

"I. Diarium missarum celebratarum a presbytero Domenico Delleva ab anno 1864-1877"

1864 dicembre 16 - 1877 dicembre 31 (con annotazioni fino al 9 gennaio 1878) Diario personale delle messe di don Domenico Dell'Eva. Contiene alcune cc. sciolte, 1868-1877. Latino Registro; carta, legatura in mezza tela, pp. 134, 61

A 15.4 {73}

II. Diarium missarum cele[bratarum] a pr[esbytero] [Domenico Dell'Eva]"

1878 gennaio 1 - 1891 dicembre 31 (con annotazioni fino al 16 aprile 1892) Altre denominazioni: "Diarium missarum ad usum sacerdotis Dominici Dell'Eva inchoatum prima die mensis ianuarii anni 1878" (tit. int.) Diario personale delle messe di don Domenico Dell'Eva. Latino Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. 109 (num. orig. varia e parziale)

48

A 15.5 {74}

"III. Diarium missarum celebratarum a presbitero Domenico Dell'Eva ab anno 1892"

1892 gennaio 1 - 1898 settembre 11 (con annotazioni fino al 9 novembre 1898) Diario personale delle messe di don Domenico Dell'Eva. Alla fine delle registrazioni delle masse da celebrare: annotazione relativa alla celebrazione delle messe a carico dell'erede, in seguito alla morte di don Domenico Dell'Eva, 1898 dicembre 30. Latino Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. 55 (num. orig. varia e parziale)

A 15.6 {75}

"Diarium missarum"

1894 luglio 15 - 1903 dicembre 31 (1) (con annotazioni fino al 26 gennaio 1904) Altre denominazioni: "Adversaria sacrorum presbiteri Ioannis Serra" (tit. int.) Diario personale delle messe di don Giovanni Serra. Latino Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 83 n.n. Note (1) Le registrazioni relative alle messe celebrate dal primo gennaio 1903 si trovano prima di quelle celebrate dal 15 luglio 1894.

A 15.7 {76}

"Diarium missarum"

1904 gennaio 1 - 1913 dicembre 31 Altre denominazioni: "Adversaria sacrorum presbiteri don Giovanni Serra" (tit. int.) Diario personale delle messe di don Giovanni Serra. All'inizio, sulla c. di guardia: annotazione relativa ai giorni del mese per la celebrazione degli anniversari, 1906 febbraio 9. Latino Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 89 n.n.

A 15.8 {77}

"Diarium missarum"

1960 gennaio 1 - 1965 novembre 21 (con annotazioni fino al 14 dicembre 1965) Altre denominazioni: "Diarium missarum presbyteri Francisci Tomasi" (tit. int.) Diario personale delle messe di don Francesco Tomasi. Alla fine delle registrazioni delle messe celebrate: annotazione relativa alle elemosine delle messe non celebrate alla morte di don Tomasi, 1966 gennaio 13. Italiano, latino

49

Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 46 n.n.

50

serie A 16 Diari delle messe legatarie, 1795 - 1834 {78}

registri 2

Contenuto L'autorità ecclesiastica centrale predispose l'uso di tre diari per la registrazione delle messe: il diario per le messe legatarie, quello per le messe avventizie e il diario personale del sacerdote e stilò le norme per la loro compilazione. I diari delle messe legatarie, assieme a quelli delle messe avventizie, dovevano essere conservati in sacrestia, come stabilito da una comunicazione ai decani del 14 agosto 1804 redatta dal vicario generale del vescovo di Trento Simone Albano Zambaiti che riprendeva quanto enunciato nell'enciclica 'Quamvis iterato' del 4 gennaio 1774. Tali disposizioni vennero confermate dal vescovo Francesco Saverio Luschin nel 1825 (Costituzioni diocesane, 1 marzo 1825). Nei diari delle messe legatarie dovevano essere annotati la data del ricevimento della disposizione testamentaria, il numero progressivo delle messe celebrate, il committente, lo stipendio, l'intenzione, il giorno fissato per la celebrazione e la soddisfazione.

La serie è formata da due registri.

Bibliografia utilizzata per la compilazione della scheda BAZZANELLA G., Manuale d'ufficio per il clero curato, Trento, 1888, 382-386

A 16.1 {79}

Diario delle messe legatarie

1795 gennaio 1 - 1834 Latino, italiano Registro; carta, legatura in mezza pergamena, con appigli in carta, cc. 136 n.n., con elenco dei legati all'inizio n.n.

A 16.2 {80}

"Santa Maria"

1796 maggio 18 - 1831 Altre denominazioni: "Messe legatarie e benefiziali che annualmente ed in perpetuo devono celebrarsi nella venerabile chiesa filiale di Santa Maria del Carmine in Revò" (tit. int.) Verso la metà, dopo le registrazioni delle messe del beneficio Maffei: annotazione di don Giovanni Clauser, beneficiato Maffei, relativa alla celebrazione delle messe beneficiali per l'anno 1840, 1840 agosto 5. Latino

51

Registro; carta, legatura in carta, con appigli in carta, cc. 35 n.n., con elenco dei legati all'inizio n.n.

52

serie A 17 Registri delle messe legatarie, 1882 - 2004 {81}

registri 3

Contenuto La serie è formata da tre registri. Sul primo registro, per ogni anno, viene data notizia del numero delle messe da celebrare, della loro celebrazione e della spedizione delle relative elemosine all'Ordinariato vescovile di Trento. Sul secondo registro sono annotate le disposizioni testamentarie dei defunti in merito a legati di messe: si registrano le generalità del defunto, la data di morte, la data di approvazione giudiziale del testamento, l'importo del legato, il suo scopo, l'indicazione di chi abbia l'onere dell'adempimento, se e quando sia stato soddisfatto. Sul terzo registro, per ogni legato, vengono date alcune notizie relative alla sua fondazione, agli obblighi da essa derivanti, agli annui adempimenti e al versamento delle elemosine.

A 17.1 {82}

"Diarium missarum legatarum. Paroecia Revasii. [...], 85, 86, 87, 88"

1882 - 1912 Alle pp. 1-5: notizie di mano del parroco don Domenico Dell'Eva relative agli obblighi missari a carico della chiesa parrocchiale, della chiesa filiale di Santa Maria, del beneficio parrocchiale e del fondo poveri di Revò, 1885 giugno 27. Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, pp. 26

A 17.2 {83}

"Legati dei defunti"

1885 - 1908 Italiano Registro a rubrica; carta, legatura in mezza tela, cc. 7 n.n.

A 17.3 {84}

"Messe legatarie. Registro unico. 1) Chiesa parrocchiale Santo Stefano 2) Chiesa filiale di Santa Maria 3) Legato Rossi Maddalena 4) Beneficio parrocchiale 5) Patrimonio Barisella 6) Beneficio semplice Maffei di Rumo"

1939 dicembre 31 - 2004 luglio 14

53

All'inizio: elenchi delle messe legatarie a carico della chiesa parrocchiale, della chiesa filiale di Santa Maria, del beneficio parrocchiale e degli altri enti ecclesiastici della parrocchia di Revò, [1940]; [1951]. Contiene alcune cc. sciolte. Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 24 n.n.

54

serie A 18 Registri delle messe manuali, 1952 - 1968 {85}

registri 1

Contenuto La serie è formata da un registro sul quale sono annotate le messe celebrate per i defunti secondo l'intenzione dei vari offerenti; le elemosine per le soddisfazioni erano consegnate "in mano al celebrante", da qui l'espressione "manuali". Le messe manuali non prevedevano la celebrazione o l'applicazione in tempi o luoghi precisi, ma il sacerdote era tenuto a soddisfarle entro un anno dall'accettazione. Per quanto riguarda la rilevazione degli estremi cronologici si specifica che viene segnalata come prima data quella riferita all'accettazione dell'ordine e come ultima quella riferita alla celebrazione della messa e alla soddisfazione dell'obbligo.

A 18.1 {86}

"Diarium missarum missae celebrandae. 1952-***"

1952 novembre 7 - 1968 giugno 10 Latino Registro; carta, legatura in carta, cc. 33 n.n.

55

serie A 19 Urbari degli enti ecclesiastici, 1940 - 1966 {87}

registri 1

Contenuto Per la corretta e vigile amministrazione dei beni degli enti ecclesiastici e per dimostrare la regolarità della gestione del patrimonio si faceva uso di un particolare tipo di registro chiamato "urbario", una sorta di inventario sul quale si registravano i fondi, gli stabili e i capitali di proprietà di un ente, la loro estensione, la rendita annuale, il nome dei locatari, le scadenze dei pagamenti degli interessi, la durata delle locazioni, le ipoteche, le garanzie ed eventuali altre annotazioni.

La serie è costituita da un urbario riflettente i capitali, le rendite da locazioni, le messe legatarie e gli oneri missari spettanti agli enti ecclesiastici di Revò la cui amministrazione, nel periodo 1940-1966, era affidata al parroco pro tempore: chiese di Santo Stefano e di Santa Maria, beneficio Rossi e Primissaria.

Vedi anche: Serie Urbari. Serie Urbari. Fondo Beneficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò.

A 19.1 {88}

"1940. Urbario degli enti ecclesiastici: chiesa di Santo Stefano, Santa Maria e beneficio parrochiale"

1940 - 1966 Altre denominazioni: "Partitario rendite e spese delle chiese, benefici, legati e congregazioni" (tit. int. a stampa) pp. 3-40: "Chiesa parrocchiale", capitali, rendite da locazioni di fondi, messe legatarie, 1940-1966; pp. 45-62: "Chiesa filiale di Santa Maria", capitali, rendite da locazioni di fondi, messe legatarie, 1940-1966; pp. 63-120: "Beneficio parrochiale di Revò", capitali e rendite da locazioni di fondi, 1940-1966; pp. 123-124: "Beneficio Rossi di Revò", oneri missari, 1961; pp. 125-126: "Primissaria Betta di Revò", oneri missari, 1961. A p. 1: annotazioni di cassa, 1925 giugno 6-settembre 7; a p. 2: elenco degli enti ecclesiastici contenuti nel registro, s.d. Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, pp. 126 (bianche molte pp.)

56

serie A 20 Registri di cassa degli enti ecclesiastici, 1939 - 1987 {89}

registri 2

Contenuto La serie è formata da due registri sui quali sono registrati i riassunti annuali o mensili delle entrate e delle uscite relative agli enti ecclesiastici amministrati dal parroco pro tempore di Revò.

Vedi anche: Serie Registri di cassa. Fondo Chiesa di Santa Maria in Revò. Fondo Beneficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò. Serie Registri di cassa.

A 20.1 {90}

"Giornale di cassa enti ecclesiastici Revò. 1939-***"

1939 febbraio 20 - 1947 maggio 18 pp. 1-5: "Chiesa Santo Stefano", riassunti annuali delle entrate e delle uscite fino al 1944, in seguito registrazioni mensili, 1939 febbraio 20-1947 maggio 15; pp. 13-15: "Chiesa Santa Maria", riassunti annuali delle entrate e delle uscite fino al 1945, in seguito registrazioni mensili, 1939 dicembre 31-1947 maggio 6; pp. 21-23: "Beneficio parrocchiale", riassunti annuali delle entrate e delle uscite, 1939 dicembre 31-1947 maggio 6; pp. 29-31: "Asilo infantile", riassunti annuali delle entrate e delle uscite fino al 1946, in seguito registrazioni mensili, 1939 dicembre 31-1947 maggio 18; pp. 35-36: "Terz'Ordine", riassunti annuali delle entrate e delle uscite, 1939 [dicembre 31]-1947 maggio 3; a p. 39: "Banchi chiesa", spese per la costruzione dei banchi e offerte, 1939 aprile 4-1943 febbraio 19; a p. 40: "Organo per la chiesa di Revò", spese per la costruzione dell'organo e offerte, 1941 agosto 5-1944 maggio 9. Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, pp. 40 (bianche molte pp.)

A 20.2 {91}

"Revò. Elemosine chiesa Santo Stefano. Fatture chiesa Santa Maria. Offerte pro chiesa. Varie. Entrata-Uscita"

1966 maggio - 1987 novembre Registro; carta, legatura in carta, pp. 159

57

serie A 21 Registri delle distribuzioni ai poveri, 1886 - 1907 {92}

registri 1

Contenuto La serie è formata da un registro relativo alla gestione delle entrate e delle uscite del Fondo per i poveri di Revò: le entrate provenivano soprattutto da lasciti di benefattori, come per esempio quello del nobile Scipione Maffei (Revò, 28 ottobre 1825 - Trento, 7 marzo 1900) di circa 50 fiorini annui, dalle distribuzioni delle rendite del legato Battisti e dal ricavato dalle multe inflitte dal Giudizio distrettuale di Cles; le uscite erano dovute alle distribuzioni delle sovvenzioni alle persone bisognose di Revò e di Romallo.

A 21.1 {93}

"Poveri. Entrati e distribuiti. 1886-***"

1886 dicembre 12 - 1907 maggio 16 Alla fine: registrazioni di cassa delle elemosine e collette raccolte in favore dell'obolo di San Vigilio, dell'obolo di San Pietro, dell'Istituto Sordomuti di Trento, della Pia Opera per la Santa Infanzia, della Pia Opera per la Propagazione della Fede, dell'Istituto dei Salesiani di Don Bosco di Torino e in favore dei Luoghi Santi. Contiene, incollate, alcune ricevute, 1893-1904. Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 29 n.n.

58

serie A 22 Registri delle assegnazioni delle doti pro nubende, 1885 - 1926 {94}

registri 1

Contenuto La serie è formata da un registro sul quale sono annotate le distribuzioni delle doti che ogni anno venivano assegnate a due spose indigenti della parrocchia. Le doti erano state disposte, per legato, una dal parroco di Revò don Sigismondo Giuseppe d'Arsio con suo testamento del 12 gennaio 1783 e veniva distribuita a turno tra le spose povere di Revò, Cagnò e Romallo, l'altra dal nobile Pietro Martini da Revò con suo testamento del 16 agosto 1804 alla quale accedevano solo le spose povere di Revò. Sul registro sono anche registrate le assegnazioni della dote disposta per le spose povere di Tregiovo da don Pietro Paoli col suo testamento dell'8 aprile 1856. Le distribuzioni del cosiddetto "Fondo doti pro nubende", comprendente i legati Martini e Arsio, furono effettuate, stante le registrazioni, fino al 1926; sicuramente dopo tale data il fondo cominciò a ridursi, tanto che nel 1947, in occasione della visita pastorale, il parroco dichiarò che "ora il legato è ridotto causa le vicende delle guerre ad un importo così esiguo che non permette nessuna elargizione" (1).

Note (1) Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Carteggio e atti ordinati, fasc. 5.1, c. 131.

A 22.1 {95}

Doti per povere spose

1885 febbraio 2 - 1926 febbraio 24 - "Doti legato Martini e Conti d'Ars", assegnazioni annue di due doti in favore di spose povere disposte una dal nobile Pietro Martini da Revò, distribuita solo alle spose povere di Revò, e l'altra dal parroco don Sigismondo Giuseppe d'Arsio e distribuita a turno alle spose povere di Revò, Cagnò e Romallo, 1885 febbraio 2-1926 febbraio 24. Capovolgendo il registro: - "Dote legata dal reverendo don Pietro Paoli per le povere spose di Tregiovo", 1885 febbraio 24-1920. Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 31 n.n.

59

serie A 23 Registri di associazioni e opere pie, 1860 - 1936 {96}

registri 3

Contenuto La serie è formata da tre registri relativi ad associazioni di fedeli operanti nella parrocchia di Revò: associati all'oratorio della gioventù, adoratori delle Quaranta ore, iscritti alla congregazione del Terz'Ordine.

Vedi anche: Serie Registri degli iscritti.

A 23.1 {97}

"Registro dell'oratorio della gioventù"

1860 ottobre 29 - 1863 luglio 10 (con annotazione del 25 giugno 1867) Registro degli iscritti con annotazioni di cassa relative alla gestione delle elemosine raccolte. Capovolgendo il registro: "Catalogo delle donne della parocchia di Revò ascritte alla Confraternita dei Santissimi Cuori di Gesù e Maria canonicamente eretta nel gennaio dell'anno 1871", elenco di iscritte alla confraternita del Sacro Cuore di Maria, ultimo quarto sec. XIX; due iscrizioni alla confraternita del Sacro Cuore di Gesù, 1888 maggio 27. Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. 24 n.n.

A 23.2 {98}

"Crocifisso Quaranta ore"

1885 - 1905 Elenco dei portatori del Crocifisso nelle processioni per l'adorazione nelle Quaranta ore. Italiano Registro; carta, legatura in carta, cc. 16 n.n.

A 23.3 {99}

"Registro dell'entrata e uscita della congregazione del Terz'Ordine"

1920 novembre - 1936 luglio 18 Alla fine: elenco delle cariche (direttori, cassiere, baldacchinieri, torcieri, ecc.) e nomi di chi le ricopre, s.d.; "Indice dei soprannomi", elenco in ordine alfabetico di soprannomi, con rimando alle pagine presumibilmente di qualche registro (1), s.d. Italiano

60

Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 5 n.n. Note (1) Non è stato possibile risalire all'eventuale registro di rimando.

61

serie A 24 Protocolli degli esibiti, 1876 - 1965 {100}

registri 5

Contenuto I protocolli degli esibiti sono registri sui quali devono essere annotati, secondo una numerazione progressiva, gli atti e la corrispondenza in arrivo e in partenza di una amministrazione con l'indicazione della data e del contenuto. Ai parroci venne raccomandata la compilazione di tali registri per una corretta gestione del loro ufficio sia dall'autorità politica, sia da quella ecclesiastica. La serie è formata da cinque registri che coprono il periodo 1876-1965 con lacune dal 1907 al 1910 e dal 1924 al 1930.

Bibliografia utilizzata per la compilazione della scheda BAZZANELLA G., Manuale d'ufficio per il clero curato, Trento, 1888, 120-121

A 24.1 {101}

"Protocollo degli esibiti parrocchia di Revò dal gennaio 1876-1884"

1876 gennaio 1 - 1884 dicembre 29 All'inizio, sul piatto anteriore della coperta: annotazione a matita rossa: "Interessante" (1), s.d. Italiano Registro; carta, legatura in carta, cc. 46 n.n. Note (1) Le registrazioni riportano frequenti sottolineature a matita rossa.

A 24.2 {102}

"Protocollo degli esibiti pro 1885-***"

1885 gennaio 7 - 1907 maggio 7 Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. 156 (num. orig. parziale)

A 24.3 {103}

"Protocollo"

1911 gennaio 2 - 1920 luglio 31 Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 149 n.n.

62

A 24.4 {104}

"Protocollo incominciato ai 2 agosto 1920"

1920 agosto 2 - 1924 settembre 15 Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 100 n.n.

A 24.5 {105}

"Protocollo della parrocchia di Revò dal 3 settembre 1930 al ***"

1930 settembre 3 - 1965 settembre 3 Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 42 n.n.

63

serie A 25 Carteggio e atti ordinati, 1649 - 1967 (con documenti dal 1515 in copia) {106}

fascicoli 16

Contenuto La serie è formata da 16 fascicoli che derivano da faldoni originali (costituiti da due piatti marrone con lacci) entro i quali è stata raccolta la parte più consistente del carteggio dell'archivio parrocchiale riconducibile all'attività pastorale del parroco di Revò, alle chiese filiali e ad alcuni enti ecclesiastici presenti e attivi in parrocchia. Generalmente sui piatti dei faldoni si trovano riportati un numero e una titolazione apposti con matita blu o con pennarello nero; qualche volta segue anche una sintetica descrizione del contenuto. Nella descrizione dell'unità, in presenza di più titoli, è stata riportata come prima denominazione quella scritta con la matita blu, preceduta dal relativo numero, mentre nel campo "altre denominazioni" è stata riportata quella scritta con pennarello nero, risalente sicuramente a dopo il 1988, anno dell'indagine conoscitiva condotta sugli archivi parrocchiali (1). Qualche faldone non riportava alcuna indicazione, ma grazie al contenuto e alle informazioni ricavate da altri atti d'archivio, dalla scheda conoscitiva dell'archivio o da indicazioni bibliografiche relative a studi precedenti l'attuale riordino, è stato possibile ricostruire la sequenza numerica dei faldoni e i relativi titoli: è il caso per esempio dei faldoni contrassegnati con i numeri 1, 2 e 18. Il numero totale dei faldoni risulta essere 18; si segnala che il numero 15 è stato diviso in due unità (15a e 15b) e che mancano i numeri 3, 5 e 11 per i quali non si sono riscontrati dati certi e utili alle relative ricostruzioni. In particolare per il numero 3 non è pervenuta alcuna informazione circa l'oggetto, il numero 5 potrebbe aver contenuto il carteggio relativo ai benefici e ai legati poiché secondo l'atto di consegna del 1913 esisteva una teca "di legati e fondazioni" (2) e nell'indagine del 1988 si rileva la presenza di una busta di carteggio, non originale, contenente documentazione riconducibile a benefici e stipendi; la numero 11 potrebbe forse essere attribuita al Beneficio/Patrimonio Barisella, poiché anche in questo caso dall'atto di consegna del 1902 si rileva la presenza di "un fascicolo colla scritta Patrimonio Barisella" (3). Una tale organizzazione del carteggio è riconducibile a tempi molto recenti e attuata in due momenti: uno (matita blu) intorno agli anni Quaranta del XX secolo e l'altro (pennarello nero) dopo l'indagine del 1988. Probabilmente questi interventi hanno avuto come scopo principale quello di raccogliere in modo più o meno uniforme documentazione che si trovava già raccolta variamente in piccoli fascicoli o mazzi, secondo l'oggetto o l'argomento trattati. Per maggiore chiarezza si fornisce di seguito l'elenco ordinato dei faldoni, con l'avvertenza che vengono segnalati tra parentesi quadre i faldoni mancanti o ricostruiti:

[1. Relazioni con Romallo] (4) [2. Cagnò, Rumo, Proves] (5) [3. ?]

64

4. Inventari [5. Benefici e legati?] 6. Circolari. Pastorali 7. Atti visitali. Verbali consegna 8. Funzioni religiose 9. Nomine 10. Patrimonio [11. Beneficio/Patrimonio Barisella?] 12. Chiesa. Canonica. Cimitero. Campane. Organo 13. Storia 14. Imposte 15a. Legati missari 15b. Fondazioni missarie 16. Diverse 17. Congrua. Fassioni [18. Curazia di Tregiovo] (6)

Si segnala inoltre che le teche 8 e 13 contengono ognuna una pergamena il cui regesto è stato descritto in rispettive sottounità.

Vedi anche: Fondo Beneficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò. Fondo Chiesa di Santo Stefano in Revò. Fondo Chiesa di Santa Maria in Revò. Fondo Chiesa di San Valentino in Cagnò. Fondo Chiesa di San Vitale in Romallo. Fondo Chiesa di San Maurizio in Tregiovo. Fondo Chiesa di San Paolo in Marcena. Fondo Chiesa di San Lorenzo in Mione. Fondo Chiesa di Sant'Udalrico in Corte Inferiore. Fondo Chiesa di San Vigilio in Lanza. Fondo Confraternita del Santissimo Rosario in Revò. Fondo Confraternita del Santissimo Sacramento in Revò.

Note (1) Cfr. Indagine conoscitiva sugli archivi parrocchiali del Trentino, 1988, scheda relativa alla parrocchia di Revò, consultabile presso l'Archivio diocesano tridentino e l'Archivio provinciale. (2) Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Carteggio e atti ordinati, fasc. 5.2, c. 39.

65

(3) Ibidem, c. 36. (4) Cfr. MICHELI P., Dalla Rocca dell'Ozolo, Trento, 1979, p. 351. (5) Ibidem, p. 344 e segg. (6) Ibidem, p. 339.

A 25.1 b. 1 {107}

[1]. Romallo

1819 - 1909; 1922 - 1938 (con documenti del 1631 e del 1939) Carteggio e atti relativi alla cura d'anime di Romallo: amministrazione della chiesa di San Vitale, nomine e capitoli del primissario curato, atti di consegna, benedizione dei cimiteri di Revò e di Romallo (1889), concessione di prelevare l'acqua dal fonte battesimale di Revò (1905), proprietà della chiesa di San Biagio (1922), predicazioni quaresimali e sacre funzioni, erezione della parrocchia di Romallo (1938), ecc. Con documento relativo a beni immobili della chiesa di San Vitale, 1631. Contiene anche: note e osservazioni di don Giovanni Giuliani, parroco di Revò dal 1903 al 1913, in merito all'opuscolo "Romallo, brevi memorie di vita civile e religiosa" di padre Sisinio da Romallo (1), 1939. Italiano Fascicolo; carta, cc. 187 Segnature precedenti: [1] Note (1) Al secolo Antonio Pancheri.

A 25.2 b. 1 {108}

[2]. Cagnò, Rumo, Proves

1650 (copia) - 1923 (con allegati dal 1515 in copia) Fascicolo; carta Segnature precedenti: [2]

A 25.2.1 b. 1 {109}

Cagnò

1816 - 1923 Carteggio e atti relativi alla cura d'anime di Cagnò: amministrazione della chiesa di San Valentino, nuovo cimitero, compiti e nomina del curato, atti di consegna, lavori di ampliamento della chiesa, obblighi del comune di Cagnò al mantenimento del curato, ecc.

Italiano Fascicolo, carta, cc. 33

66

A 25.2.2 b. 1 {110}

Rumo (1)

1650 (copia) - 1910 (con allegati dal 1515 in copia) Carteggio e atti relativi alla cura d'anime di Marcena: inventario dei beni della chiesa di San Paolo di Marcena e della confraternita dei Santi Fabiano e Sebastiano, elezione e nomina del curato di Marcena, transazione tra l'arciprete di Revò e i vicini delle comunità della Valle di Rumo per l'elezione del curato di Marcena, concessione del diritto d'uso di sedili della chiesa, compiti del curato, atti di consegna, assolvimento degli oneri missari del beneficio Pontara, assegnazione del beneficio Tevini (1650, copia-1899, con allegati dal 1515 in copia); carteggio e atti relativi alla cura d'anime di Mione e Corte Inferiore e all'assegnazione del beneficio Paris (1810-1877; 1910); carteggio e atti relativi alla cura d'anime di Lanza (1860-1909). Italiano Fascicolo, carta, cc. 226 Note (1) Le cure d'anime situate nel territorio del comune di Rumo.

A 25.2.3 b. 1 {111}

Proves

1672 - 1905 Carteggio e atti relativi alla cura d'anime di Proves: capitoli del cappellano, separazione dalla cura d'anime di Marcena, amministrazione della chiesa di San Nicolò, processione del Corpus Domini, congrua del curato, ecc. Italiano, latino Fascicolo, carta, cc. 37

A 25.3 b. 2 {112}

"Teca 4. Inventari"

1825 - 1932 Chiesa parrocchiale di Santo Stefano: inventari del patrimonio, 1825, 1866, 1883; foglio di possesso fondiario, sec. XIX fine; registro dello stato patrimoniale ed economico, 1929. Chiesa filiale di Santa Maria: inventario del patrimonio, 1860; foglio di possesso fondiario, sec. XIX fine; registro dello stato patrimoniale ed economico, 1929. Beneficio parrocchiale: elenchi dei capitali, 1885-1903; inventario del patrimonio, 1898; registro dello stato patrimoniale ed economico, 1929; stato patrimoniale, 1932. Italiano Fascicolo; carta, cc. 107 Segnature precedenti: 4

A 25.4 b. 3 {113}

67

"6. Circolari. Pastorali"

1785 - 1839 Altre denominazioni: "Circolari civili ed ecclesiastiche" Fascicolo; carta Segnature precedenti: 6

A 25.4.1 b. 3 {114}

Circolari politiche e civili

1785 - 1838 Circolari, ordinanze, disposizioni provenienti da autorità e uffici politici e civili. Italiano, tedesco Fascicolo, carta, cc. 268

A 25.4.2 b. 3 {115}

Pastorali e circolari ecclesiastiche

1787 - 1839 Pastorali, circolari e disposizioni provenienti da autorità ecclesiastiche. Italiano, latino Fascicolo, carta, cc. 293

A 25.5 b. 4 {116}

"7. Atti visitali. Verbali consegna"

1695 - 1966 Altre denominazioni: "Atti visitali. Verbali di consegna" Fascicolo; carta Segnature precedenti: 7

A 25.5.1 b. 4 {117}

"Atti visitali"

1695 - 1965 Atti relativi alle visite pastorali eseguite nel 1695 (decreti visitali), 1708 (decreti visitali), 1742 (decreti visitali), 1751 (decreti visitali), 1766 (decreti visitali), 1838 (avviso, modalità di visita, itinerario, decreti visitali), 1865 (decreti visitali), 1885 (avviso, modalità di visita, itinerario, risposte al questionario), 1894 (risposte al questionario), 1907 (itinerario, risposte al questionario,

decreto visitale e osservazioni), 1925 (risposte al questionario, decreto visitale), 1937 (risposte al questionario), 1947 (risposte al questionario), 1957 (risposte al questionario), 1965 (risposte al questionario). Italiano

68

Fascicolo, carta, cc. 161

A 25.5.2 b. 4 {118}

"Verbali di consegna"

1884 - 1966 Atti relativi alle consegne del 1884 (consegna al vicario parrocchiale a seguito della morte di don Giovanni Berrera, investitura del neo parroco don Domenico Dell'Eva e relativa consegna), 1889 (consegna al vicario parrocchiale a seguito della morte di don Domenico dell'Eva, investitura del neo parroco don Giuseppe Borghesi), 1902-1903 (consegna al vicario parrocchiale a seguito del trasferimento di don Giuseppe Borghesi, consegna al neo parroco don Giovanni Giuliani), 1913 (consegna al neo parroco don Giovanni Serra), 1938-1939 (consegna al vicario parrocchiale a seguito della morte di don Giovanni Serra, consegna al neo parroco don Francesco Tomasi), 1966 (consegna al vicario parrocchiale a seguito della morte di don Francesco Tomasi, investitura del neo parroco don Aldo Dalponte e relativa consegna). Italiano Fascicolo, carta, cc. 98

A 25.6 b. 4 {119}

"8. Funzioni religiose"

1649; 1753 - 1946 Altre denominazioni: "Culto" Carteggio e atti relativi al culto e alle funzioni religiose: consacrazione dell'altare maggiore della chiesa di Santa Maria (1649) (1), autentiche di reliquie (1753-1930), facoltà di celebrare messe, dispense, indulgenze, atti relativi ai predicatori quaresimali, decreto di erezione della confraternita del Sacro Cuore di Gesù e diploma di aggregazione all'arciconfraternita romana (1871), decreto di erezione della Via Crucis nella chiesa di Santo Stefano di Revò (1876), richieste e concessioni di facoltà di tenere processioni, nomina dei direttori degli esercizi spirituali, elenchi di associati alla pia Unione contro la bestemmia e all'Apostolato della preghiera,

nomine di confessori per le suore dell'asilo di Revò, facoltà di benedire arredi sacri, facoltà di ridurre e di binare le messe, decreto di erezione del Sodalizio della madri cristiane (1920), concessione della facoltà di conservare il Santissimo Sacramento nella cappella dell'asilo infantile (1930), decreto di erezione della Via Crucis nella cappella dell'asilo (1932), concessione dell'indulgenza della Porziuncola per la chiesa di Santo Stefano di Revò (1946), ecc. Italiano, latino

Fascicolo; carta, cc. 314 Segnature precedenti: 8 Note (1) Il documento è redatto su supporto pergamenaceo; si veda di seguito il regesto.

A 25.6.1 b. 4 {120}

Consacrazione di altare con concessione di indulgenza

1649 agosto 8, Revò chiesa di Santa Maria

69

Iesse Perchoffer, vescovo suffraganeo del vescovo di Trento, consacra l'altare situato nella chiesa di Santa Maria di Revò dedicandolo alla Beata Vergine Maria, vi inserisce alcune reliquie di santi e concede 40 giorni di indulgenza ai visitatori dell'altare da quel giorno per un anno e nel giorno dell'anniversario della consacrazione. Parzialmente a stampa. Originale, documento di cancelleria vescovile, latino Documento singolo, pergamena, mm 200 x 325, con plica inferiore di mm 20, sul verso nota di contenuto di mano del sec. XX, sigillo pendente perduto Segnature precedenti: Revò, AP, 2 Bibliografia CASETTI A., Guida storico-archivistica del Trentino, Trento, 1961, pp. 608-609 (regesto)

A 25.7 b. 5 {121}

"9. Nomine"

1826 - 1936 (con documenti dal 1805) Altre denominazioni: "Destinazioni e dimissioni" Nomine di fabbricieri e sindaci delle chiese, 1826-1902; carteggio e atti relativi alle nomine di parroci e cooperatori di Revò, alle nomine di curati e cappellani, alle destinazioni e ai trasferimenti dei sacerdoti in altre sedi, alle dimissioni, 1831-1936; carteggio e atti relativi alle nomine dei sacrestani, 1847-1908. Contiene anche: atti personali di don Nicolò Mezzena (1) (attestati di studio, conseguimento degli ordini minori), 1805-1814; "Elenco dei pievani, parroci ed arcipreti di Revò", tabella dei sacerdoti dal 1100 al 1992, s.d. Italiano, latino Fascicolo; carta, cc. 263 Segnature precedenti: 9 Note (1) Don Nicolò Mezzena fu parroco di Revò dal 1826 al 1858.

A 25.8 b. 6 {122}

"10. Patrimonio"

1828 - 1960 (con documenti dal 1743) Carteggio e atti relativi all'amministrazione dei capitali e dei beni immobili costituenti il patrimonio degli enti ecclesiastici della parrocchia di Revò (compravendite, permute, locazioni, contratti di mutuo, rinnovazioni ipotecarie, stime, ecc.): enti ecclesiastici diversi (1828-1934); chiesa di Santo Stefano (1855-1938, con documenti del 1820); beneficio parrocchiale (1837-1923); chiesa di Santa Maria (1861-1924, con documenti dal 1820); locazioni temporanee dei beni immobili della chiesa di Santo Stefano, della chiesa di Santa Maria, del beneficio parrocchiale e del beneficio Magagna (1) (1909-1960). Contiene anche: documentazione relativa all'amministrazione del patrimonio di privati, 1743-1910.

Italiano Fascicolo; carta, cc. 683

70

Segnature precedenti: 10 Note (1) Solo la locazione del 1949 comprende anche i beni del beneficio Magagna.

A 25.9 b. 7 {123}

"12. Chiesa. Canonica. Cimitero. Campane. Organo"

1828 - 1943 Fascicolo; carta Segnature precedenti: 12

A 25.9.1 b. 7 {124}

"Chiesa parrocchiale"

1830 - 1911; 1920; 1926 Carteggio e atti relativi ai lavori di restauro della chiesa di Santo Stefano di Revò, alla partecipazione dei Comuni alle spese di restauro, ad acquisti e a lavori degli arredi sacri della chiesa di Santo Stefano e della chiesa di Santa Maria di Revò (1885-1909; 1920; 1926), verbali e convocazioni delle riunioni del Comitato per i restauri della chiesa parrocchiale (1907-1910). Italiano Fascicolo, carta, cc. 201

A 25.9.2 b. 7 {125}

"Casa canonica"

1830 - 1907 Carteggio e atti relativi ai lavori effettuati alla canonica e agli edifici ad essa adiacenti. Italiano Fascicolo, carta, cc. 20

A 25.9.3 b. 7 {126}

"Cimitero"

1830 - 1907 Carteggio e atti relativi ai lavori effettuati al cimitero, alla costruzione e alla benedizione di un nuovo cimitero, alla costruzione di una nuova strada presso il cimitero della chiesa di Santa Maria e ai conseguenti lavori al cimitero stesso, regolamento per le sepolture. Italiano Fascicolo, carta, cc. 53

A 25.9.4 b. 7 {127}

71

Campane (1)

1925 - 1938 Elenco degli offerenti per le nuove campane e delle tasse per i funerali riscosse in favore dell'uso delle campane. Italiano Fascicolo, carta, cc. 6 Note (1) Manca altra documentazione relativa alle campane. Cfr. MICHELI P., Dalla Rocca dell'Ozolo. Revò e frazione di Tregiovo, Romallo, Cagnò, Trento, 1979, p. 368.

A 25.9.5 b. 7 {128}

"Organo"

1899 - 1943 Carteggio e atti relativi ai restauri effettuati all'organo della chiesa parrocchiale e all'acquisto di un organo elettrico dalla ditta Vincenzo Mascioni di Cuvio (VA). Italiano Fascicolo, carta, cc. 21

A 25.9.6 b. 7 {129}

"Sacristia chiesa Santa Maria"

1828 - 1891 Carteggio e atti relativi ai lavori di restauro della chiesa di Santa Maria di Revò, alla costruzione di una nuova sacrestia e al rifacimento delle finestre. Italiano Fascicolo, carta, cc. 13

A 25.10 b. 8 {130}

"13. Storia"

1665 - 1906 (con documenti dal 1554) Fascicolo; carta Segnature precedenti: 13

A 25.10.1 b. 8 {131}

Atti notarili (1)

1665 - 1805 (con documenti fino al 1848) Atti notarili (compravendite, locazioni, dazioni in pagamento, donazioni, costituzioni di censi, ecc.) di privati e degli enti ecclesiastici della parrocchia di Revò: privati (1665-1794); confraternita e altare del Santissimo Rosario (1676-1800); chiesa di

72

Santa Maria (1679-1799, con documenti fino al 1848); beneficio parrocchiale (1695-1805); confraternita dei Santi Fabiano e Sebastiano (o della "Fredalia") (1705; 1747); chiesa di Santo Stefano (1708-1798); confraternita del Santissimo Sacramento (1746-1803). Italiano, latino Fascicolo, carta, cc. 184 Note (1) Alcuni atti notarili sono raccolti in volume; si veda di seguito la descrizione.

A 25.10.1.1 b. 8 {132}

"Chiesa Santo Stefano"

1719 aprile 23 - 1720 dicembre 13 'Instrumenta' relativi ad affitti di capitali spettanti alla chiesa di Santo Stefano. Italiano, latino Volume, carta, legatura in carta, cc. 28

A 25.10.2 b. 8 {133}

"Schematismo della parrocchia di Revò"

1826 - 1887 Prospetti e carteggio relativi alla raccolta di informazioni in merito ai sacerdoti e al numero delle anime della parrocchia di Revò e delle cure ad essa soggette ai fini della stesura del "Cathalogus cleri" della diocesi di Trento. Italiano, latino Fascicolo, carta, cc. 43

A 25.10.3 b. 8 {134}

Vertenza per la concorrenza dei comuni al mantenimento dei fabbricati parrocchiali

1885 - 1906 (con documenti dal sec. XVI) Carteggio e atti relativi alla vertenza insorta per la partecipazione dei comuni di Revò, Romallo, Cagnò, Rumo e Proves alle spese di mantenimento dei fabbricati della parrocchia di Revò (chiesa, campanile, sacrestia, cimitero, canonica). Contiene anche: documentazione della comunità di Revò relativa alle cause vertenti la partecipazione alle spese di restauro dei fabbricati parrocchiali, 1554 (1); sec. XVI; 1624; 1782-1788. Italiano, latino Fascicolo, carta, cc. 229 Note (1) Il documento è redatto su supporto pergamenaceo; si veda di seguito il regesto.

A 25.10.3.1 b. 8 {135}

73

Sentenza

1554 maggio 19, Trento contrada Borgo Nuovo Giovanni Giacomo Malanotti, vicario generale del vescovo di Trento, considerata anche una sentenza emessa il 9 ottobre 1537 da Bernardo Cles, principe vescovo di Trento, emette sentenza nella causa vertente tra i rappresentanti della comunità di Revò e consorti, come metà della pieve di Revò, da una parte, e i rappresentanti della comunità di Rumo e consorti, come altra metà della pieve di Revò, dall'altra, in merito alla partecipazione alle spese di restauro della chiesa parrocchiale di Santo Stefano di Revò e del campanile. Notaio: Stefano fu Nicolò Approvini, cittadino di Trento e cancelliere vescovile (SN) Originale, atto notarile, latino Documento singolo, pergamena, mm 565 x 240, sul recto annotazioni relative alla produzione dell'atto in cause successive dal 9 gennaio 1624 all'11 agosto 1731, sul verso note di contenuto e note archivistiche e annotazione del 1788 Segnature precedenti: Revò, AP, 1; 23; 21 Bibliografia CASETTI A., Guida storico-archivistica del Trentino, Trento, 1961, p. 608 (regesto)

A 25.11 b. 9 {136}

"14. Imposte"

1827 - 1936 Carteggio e atti relativi a imposte e tasse: pagamento di imposte comunali e richieste di esenzione dal pagamento della sovratassa comunale, richieste di esenzione dal pagamento dell'equivalente d'imposta, diffide e fogli di pagamento, fassioni della rendita personale, denunce per la tassa di manomorta (chiesa parrocchiale, chiesa di Santa Maria, beneficio parrocchiale, asilo infantile), fassioni per la commisurazione dell'equivalente d'imposte sul valore del possesso fondiario (chiesa parrocchiale, chiesa di Santa Maria, beneficio parrocchiale, beneficio Maffei, asilo infantile), fassioni della sostanza mobile (fondo Sante Missioni, fondo del

Santissimo Rosario). Italiano, tedesco Fascicolo; carta, cc. 149 Segnature precedenti: 14

A 25.12 b. 9 {137}

"15a. Legati missari ante 1929"

1825 - 1920 Comunicazioni provenienti dal Giudizio distrettuale di Cles relative a disposizioni testamentarie per la celebrazione di messe; elenchi

di messe celebrate in adempimento ai legati. Contiene: prospetto delle messe legatarie nella chiesa parrocchiale, 1937. Italiano Fascicolo; carta, cc. 420

74

Segnature precedenti: 15a

A 25.13 b. 10 {138}

"15b. Fondazioni missarie"

1717 (copia) - 1962 Documenti di fondazione di benefici e legati missari e atti concernenti la gestione dei relativi patrimoni. Italiano Fascicolo; carta, cc. 293 Segnature precedenti: 15b

A 25.14 b. 10 {139}

"16. Diverse"

1816 - 1932 Italiano Fascicolo; carta Segnature precedenti: 16

A 25.14.1 b. 10 {140}

"Scuole"

1816 - 1891 Corrispondenza con il decano di Cles in qualità di ispettore scolastico distrettuale in merito alle visite scolastiche, ai maestri, alle modalità di apertura/chiusura dell'anno scolastico; con il Giudizio distrettuale di Cles per ordini e disposizioni governiali; prospetto dei docenti e informazioni relative agli insegnanti. Italiano Fascicolo, carta, cc. 59

A 25.14.2 b. 10 {141}

"Questue"

1825 - 1910 Carteggio e atti relativi all'indizione di questue per aiutare le popolazioni di paesi e villaggi colpiti da eventi straordinari (incendi, allagamenti, carestie, ecc.), raccolte e collette varie (sovvenzioni per l'Istituto sordomuti di Trento, per edifici di culto, ecc.). Italiano, tedesco Fascicolo, carta, cc. 57

A 25.14.3 b. 10 {142}

75

"Alberi genealogici"

1825 - 1914 Alberi genealogici realizzati al fine del riconoscimento del diritto al godimento di stipendi e benefici: stipendio Rigatti-Luchin, stipendio de Maffei, stipendio Avancini-Bertoldi, beneficio Martini, legato Trentadue, beneficio Barisella. Italiano Fascicolo, carta, cc. 43

A 25.14.4 b. 10 {143}

"Varie"

1833 - 1932 Corrispondenza varia dell'ufficio parrocchiale, richieste di pubblicazione di ordini e avvisi, copie di documenti, quietanze, ecc. Italiano, tedesco Fascicolo, carta, cc. 75

A 25.14.5 b. 10 {144}

"Distribuzioni sussidi"

1889 - 1890 Atti relativi alle distribuzioni delle offerte, degli aiuti e dei sussidi ai più poveri di Revò danneggiati dall'incendio scoppiato nel novembre del 1889: elenchi degli incendiati, elenchi di offerenti, elenchi delle distribuzioni, corrispondenza con autorità. Contiene: concessione vescovile che autorizza le famiglie colpite da incendio a lavorare nei giorni festivi per riparare le proprie case, 1889. Italiano, tedesco Fascicolo, carta, cc. 99

A 25.14.6 b. 10 {145}

"Danni guerra"

1915 - 1932 Titoli di prestito di guerra austriaco con relative cedole per il pagamento degli interessi, comunicazioni relative ai rimborsi per danni di guerra. Italiano, tedesco Fascicolo, carta, cc. 33

A 25.15 b. 11 {146}

"17. Congrua. Fassioni"

1860 - 1967 Altre denominazioni: "Congrua. Fassioni"

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Fascicolo; carta Segnature precedenti: 17

A 25.15.1 b. 11 {147}

"Comuni e frazioni concorrenti. Congrua del parroco e cooperatore (1)"

1860 - 1911 Carteggio e atti relativi ai contributi dovuti dai comuni rientranti nel territorio della parrocchia di Revò in favore della congrua del parroco di Revò: comune di Romallo (1860; 1870-1876; 1897-1898); comune di Rumo (1867-1869; 1887); comune di Proves (1875; 1886-1899); comune di Cagnò (1879; 1886-1889; 1896-1899; 1911); comuni di Revò, Romallo, Rumo, Cagnò e Proves (1899-1903). Italiano, tedesco Fascicolo, carta, cc. 132 Note (1) "Congrua del parroco e cooperatore": aggiunta posteriore di mano di don Pietro Micheli.

A 25.15.2 b. 11 {148}

Fassioni

1885 - 1967 (con allegati dal 1858 in copia) Carteggio e atti relativi alla presentazione e alla liquidazione delle fassioni del beneficio parrocchiale di Revò per il completamento della congrua dal fondo di religione, con relativi allegati. Italiano Fascicolo, carta, cc. 108

A 25.16 b. 11 {149}

[18]. Tregiovo

1767; 1811 - 1924 Carteggio e atti relativi alla cura d'anime di Tregiovo: lascito alla chiesa di San Maurizio per il mantenimento del primissario (1767), resa di conto del sindaco della chiesa (1811), nomine del primissario curato, amministrazione del beneficio curaziale, inventari del patrimonio e amministrazione della chiesa di San Maurizio, lasciti testamentari, oneri verso la matrice di Revò in seguito all'erezione della parrocchia di Tregiovo, ecc. Contiene anche: documentazione dell'ufficio curaziale di Tregiovo (1), 1870-1912 (con documento del 1790); carteggio e atti relativi alla distribuzione di sovvenzioni in favore delle famiglie di Tregiovo colpite da un incendio (2), 1894. Italiano

Fascicolo; carta, cc. 166 Segnature precedenti: [18] Note

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(1) La documentazione si trovava, al momento del presente riordino, conservata in un fascicolo, ma in precedenza essa era avvolta "in un rotolo": cfr. Indagine conoscitiva sugli archivi parrocchiali del Trentino, 1988, la scheda relativa alla parrocchia di Revò, consultabile presso l'Archivio diocesano tridentino e l'Archivio provinciale. (2) Il Comitato di soccorso per gli incendiati di Tregiovo era presieduto dal parroco di Revò.

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serie A 26 Carteggio e atti, 1717 (copia) - 1964 {150}

fascicoli 5, volumi 1

Contenuto La serie è formata da un volume e cinque fascicoli contenenti la documentazione prodotta o ricevuta dal parroco di Revò relativa alla gestione dell'ufficio parrocchiale e alle diverse funzioni da lui ricoperte in qualità di garante di altre amministrazioni. Si segnala che il primo fascicolo è suddiviso in quattro sottofascicoli.

A 26.1 b. 1 {151}

Benefici, legati e stipendi

1717 (copia) - 1964 Fascicolo; carta

A 26.1.1 b. 1 {152}

Beneficio Rossi (1)

1717 (copia) - 1945 Copia del testamento di don Antonio Rossi, comunicazioni e disposizioni dell'Ordinariato in merito alle vacanze del beneficio, disposizioni per la riconsegna al parroco di Revò in seguito della morte degli investiti, atti relativi alla nomina dei beneficiati, comunicazioni relative al conferimento, alberi genealogici. Italiano, tedesco Fascicolo, carta, cc. 85 Note (1) Beneficio ecclesiastico semplice fondato da Antonio Rossi di Revò con suo testamento del 7 maggio 1717 presso l'altare maggiore della chiesa di Santa Maria in Revò, con l'onere della celebrazione di tre messe settimanali.

A 26.1.2 b. 1 {153}

Beneficio Magagna (1)

1747 - 1949 Testamento (frammento) di don Tomaso Magagna e atti relativi all'erezione del beneficio, comunicazioni e disposizioni dell'Ordinariato in merito alle vacanze del beneficio, atti relativi alla nomina dei beneficiati e comunicazioni relative al conferimento, atti di consegna, atti relativi ad una causa civile intentata per il recupero di un credito, richieste di riduzione delle

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messe beneficiali, elenco dei capitali spettanti al beneficio, foglio di possesso fondiario, disposizioni per la consegna della sostanza beneficiale al parroco di Revò in seguito della morte degli investiti, alberi genealogici e attestati per certificare il diritto al beneficio, verbale di riconsegna seguito alla morte del beneficiato don Silvio Franch, rinuncia al beneficio da parte di don Giovanni Giuliani, ecc. Fascicolo, carta, cc. 245 Note (1) Beneficio ecclesiastico semplice fondato da don Tomaso Magagna con testamento dell'8 aprile 1747 presso l'altare del Santissimo Rosario nella chiesa di Santo Stefano in Revò, con l'onere della celebrazione di due messe settimanali e l'obbligo per l'investito di risiedere in Revò nella casa beneficiale.

A 26.1.3 b. 1 {154}

Stipendio Rigat Luchini (1)

1781 (copia) - 1913 Copia del testamento di don Giovanni Rigat Luchini, atto di erezione, atti relativi alle insinuazioni dei pretendenti allo stipendio, alberi genealogici, ecc. Italiano Fascicolo, carta, cc. 70 Note (1) Stipendio (o alunnato) fondato da don Giovanni Rigat Luchini di Revò con testamento del 29 novembre 1781; al godimento dello stipendio erano chiamati i discendenti maschi dei suoi fratelli.

A 26.1.4 b. 1 {155}

Beneficio Martini (1)

1894 - 1964 (con documenti dal 1848) Ricevuta in custodia dei documenti spettanti al beneficio Martini rilasciata dal parroco di Revò don Domenico Dell'Eva, corrispondenza con l'Ordinariato e con il parroco di in merito ai conferimenti, disposizione dell'Ordinariato relativa al mantenimento dell'amministrazione del beneficio presso la fabbriceria della chiesa di Mezzolombardo, disposizioni per la pubblicazione delle vacanze e per il diritto dei ricorrenti all'assegnazione del beneficio, comunicazioni relative ai conferimenti.

Italiano Fascicolo, carta, cc. 80 Note (1) Beneficio ecclesiastico semplice fondato da don Giovanni Antonio Martini da Revò il 9 settembre 1739 presso l'altare maggiore del Santissimo Rosario nella chiesa di San Giovanni Battista in Mezzolombardo, dove il sacerdote era al tempo

arciprete. Il beneficiato aveva l'obbligo di celebrare tre messe settimanali. Il diritto di presentazione spettava ai discendenti in linea maschile dei fratelli del fondatore, ma estinta la linea il diritto passò al parroco pro tempore di Revò. Al beneficio era annesso anche uno stipendio.

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A 26.2 b. 1 {156}

Miscellanea

1720 - 1908 Atto relativo alla costituzione di una società tra sacerdoti della diocesi di Trento finalizzata al pagamento delle steore (1720), documento di fondazione del beneficio primissariale di Magré (BZ) (1736, copia), lettera e documento privato in lingua tedesca (1757 e sec. XVIII), testamento di Gianantonio fu Giantommaso Berrera da Monclassico (1797), lettera indirizzata al parroco di Ossana (1854), lettera di un privato (1908), stemma della famiglia Zini (s.d.), elenco dei libri della biblioteca popolare di Revò (s.d.). Italiano, tedesco Fascicolo; carta, cc. 38

A 26.3 {157}

"Legati lasciati l'anno 1745 e seguenti" (tit. int.)

1739 aprile 5 - 1765 luglio 11 (con seguito del 19 giugno 1768) Atti di fondazione di legati pii. Italiano Volume; carta, legatura in carta, cc. 219 (bianche le cc. 212-216)

A 26.4 b. 2 {158}

Carteggio e atti

1830 - 1947 Corrispondenza con l'ufficio decanale, comunicazioni relative alla consegna delle quote da distribuire ai poveri provenienti dal legato Battisti e trasmissioni degli elenchi dei sovvenzionati, richieste di informazioni e comunicazioni provenienti dal Giudizio distrettuale e/o dalla Pretura di Cles, corrispondenza con l'autorità ecclesiastica in merito alle lamentele mosse per la questua di graspato indetta annualmente, comunicazione dell'Ordinariato in merito alla decisione di non confermare il titolo di arciprete al parroco pro tempore e di arcipretura alla parrocchia di Revò (1), trasmissione degli elenchi delle ricorrenti per le doti dei legati Martini e Arsio, ecc. Italiano, latino Fascicolo; carta, cc. 169 Note (1) Nel 1880 il titolo non venne confermato; fu concesso dal vescovo Carlo Emanuele Madruzzo il 19 dicembre 1649, ma in seguito alla regolarizzazione e alla nuova conformazione della diocesi di Trento avvenuta all'inizio del XIX secolo, tali titoli vennero considerati di fatto e di diritto estinti.

A 26.5 b. 2 {159}

Circolari politiche e civili

1840 - 1932

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Circolari, ordinanze, disposizioni provenienti da autorità e uffici politici e civili. Italiano, tedesco Fascicolo; carta, cc. 231

A 26.6 b. 3 {160}

Pastorali e circolari ecclesiastiche

1840 - 1934 Pastorali, circolari e disposizioni provenienti da autorità ecclesiastiche. Si segnala la lettera autografa del vescovo Celestino Endrici indirizzata al parroco con la quale si danno indicazioni in merito ad una circolare che il governo fascista aveva inoltrato ai maestri elementari, 1933. Italiano, latino Fascicolo; carta, cc. 801

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Ente

Beneficio parrocchiale di Santo Stefano {161}

[1228] - 1987 gennaio 24

Luoghi Revò (TN)

Archivi prodotti Fondo Beneficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, 01/01/1754 - 31/12/1966

Storia Il beneficio parrocchiale di Revò esiste da tempo immemorabile anche se non si possiede un documento attestante la sua erezione. Secondo fonti storiche moderne, così come per la pieve, la sua prima attestazione risale al 1228 (1), quando era retta da un ecclesiastico del quale non ci è pervenuto il nome (2). Nel 1234 era retta da un collegio clericale: il vescovo Aldrighetto di Campo infatti ordinò ai tre preti 'confratres ecclesie plebis de Roo' di provvedere alla cura delle anime, risiedendovi per un anno a turno. Un pievano di nome "Rubeo" (Rosso) venne citato in documenti del 1247 (3) e del 1265 (4), ma i nomi e le date relative ai pievani presenti a Revò nei secoli XIII, XIV e in parte del XV sono ricavati da fonti e documenti indiretti, in quanto le investiture vescovili partono dall'anno 1476 quando, per la morte di Antonio da Revò, Guglielmo da Castel ottenne la pieve di Revò (5). Il beneficio parrocchiale di Revò apparteneva infatti a quella serie di benefici definiti di "libera collazione vescovile" e rimase tale anche dopo la secolarizzazione del Principato vescovile di Trento. Nel 1309 le rendite spettanti al pievano di Revò erano di modesta consistenza: un'indagine sui redditi dei benefici ecclesiastici sottoposti al controllo del vescovo di Trento compiuta in quell'anno registrò infatti che le rendite annue della pieve di Revò erano pari a 10 marche (6). Una precisa descrizione delle rendite del beneficio nei secoli XVII e XVIII ci è fornita dagli urbari redatti dai pievani o fatti redigere ai notai, anche su impulso dell'autorità vescovile, sui quali venivano riportati i beni e le entrate a vantaggio dell'intera pieve di Revò. L'insieme delle rendite del pievano veniva identificato, secondo l'uso del tempo, con il termine di "canonica", prendendo spunto dall'edificio in cui risiedevano il pievano e i suoi collaboratori. I beni immobili di cui esso era dotato nel 1629, all'epoca del pievano Nicolò Torresani (7), consistevano nella canonica, in un orto adiacente, in alcuni prati e in diversi fondi arativi e vignati. Tra le entrate annuali rientravano anche diversi affitti in denaro, ma soprattutto in cereali e vino derivanti dai raccolti nei terreni concessi in locazione perpetua. Al pievano spettava un terzo della decima cosiddetta maggiore o grande del raccolto della campagna di Revò, che per gli altri due terzi spettava alla famiglia dei baroni Firmian, che aveva la giurisdizione sul territorio, così come stabilito nelle Costituzioni sinodali del vescovo Ludovico Madruzzo. Al pievano spettava ancora la quarta parte delle decime che si riscuoteva nelle ville del territorio della pieve (8) e una quota derivante dalle primizie che fin dai tempi antichi era dovuta agli ecclesiastici.

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Altra fonte di reddito per il parroco era costituita dalle tasse dovute per la celebrazione dei funerali (stola bianca per i funerali dei fanciulli, stola nera per gli adulti) e degli uffici funebri, per l'amministrazione dei battesimi, per la celebrazione dei matrimoni e per le funzioni sacre, le processioni e i patrocini in tutte le chiese e confraternite soggette alla parrocchia. Al beneficio parrocchiale apparteneva quindi anche la canonica e le spese per la sua costruzione e i suoi restauri venivano sostenute dai comuni del territorio della parrocchia, che partecipavano con quote differenti alla manutenzione esterna di tutti gli altri edifici parrocchiali (chiesa, campanile, cimitero, ecc.) (9). In occasione della visita pastorale del 1925 il parroco don Giovanni Serra dichiarava che il comune di Revò, insieme ai comuni di Romallo e Cagnò, era tenuto a provvedere alla manutenzione della canonica di Revò (10). Nel corso dell'Ottocento, in seguito all'abolizione delle contribuzioni di tipo feudale, l'entrata corrispondente alle decime venne capitalizzata in favore del parroco e le antiche prestazioni vennero trasformate in contributi in denaro a carico dei comuni di Revò, Romallo, Rumo, Cagnò e Proves (11). Dalla relazione presentata dal parroco don Domenico Dell'Eva in occasione della visita pastorale del 1885, si evince che in quell'anno l'entrata del beneficio consisteva in interessi di capitali, in affitti di terreni e nei contributi dovuti dai comuni, senza considerare gli incerti di stola; gli oneri a carico del parroco erano costituiti dalla celebrazione di 11 messe legatarie, dal pagamento delle imposte, dalle spese per i 14 pranzi offerti ai sacerdoti di Romallo, Cagnò, Rumo, Proves e Tregiovo, dall'acquisto degli oli santi, da spese di cancelleria, dalle piccole spese di riparazione della canonica e dal mantenimento del cooperatore (12). Dal 1898 il governo intervenne per il completamento dell'assegno di congrua attraverso il contributo del Fondo di religione come rimborso per il mantenimento del cooperatore parrocchiale. Nel corso del Novecento il patrimonio del beneficio subì delle perdite moderate, dovute soprattutto agli sconvolgimenti economici causati dalla prima guerra mondiale: nel censimento per la valutazione dello stato economico dell'ente redatto nel 1929 in seguito al Concordato tra Stato italiano e Chiesa, si annotava che esso era proprietario, oltre che della canonica, di obbligazioni presso fondi pubblici, dell'orto attiguo alla canonica, di alcuni prati e fondi arativi (13). Il patrimonio del beneficio parrocchiale di Revò fu sempre amministrato direttamente dai parroci fino al gennaio 1987, quando, in applicazione della legge n. 222 del 20 maggio 1985 e in seguito ai DD.MM. del 21 marzo 1986 e 30 dicembre 1986 (pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 24.01.1987), a decorrere dal 24 gennaio 1987 l'ente Beneficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò perse la personalità giuridica civile.

Funzioni, occupazioni e attività Una precisa definizione dei benefici, e tra questi del beneficio parrocchiale, come enti giuridici si ha solo con il Codice di diritto canonico del 1917. Il can. 1409, infatti, lo definisce come "un ente giuridico costituito o eretto in perpetuo dall'autorità ecclesiastica, composto di un ufficio sacro e del diritto di percepire i redditi della dote, spettanti all'ufficio". Il beneficio era dunque costituito da due elementi: uno definito "spirituale", cioé l'ufficio sacro, e l'altro "materiale", la dote annessa. L'origine dei benefici si deve ricercare nelle prime fasi della cristianizzazione quando il vescovo distribuiva le offerte dei fedeli al clero, ai poveri e alle chiese. I sacerdoti rurali godevano, a loro volta, dell'usufrutto dei diritti feudali o prestazioni reali. Soltanto verso l'XI secolo i benefici divennero perpetui. La dote del beneficio poteva essere costituita

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da beni mobili o immobili, come campi, vigneti, boschi, pascoli, case e in seguito titoli del debito pubblico o titoli di stato; da prestazioni certe e obbligatorie da parte di famiglie o persone morali, come le decime, assegni dal Comune; da offerte sicure dei fedeli spettanti al beneficiato come le tasse o quotazioni liberamente assunte; dai diritti di stola, nei limiti delle tasse diocesane o della legittima consuetudine. Il beneficio parrocchiale aveva annessa la cura d'anime era perciò un beneficio curato: in analogia con gli uffici ecclesiastici anche i benefici potevano distinguersi in riservati e di libera collazione, elettivi e di giuspatronato. L'erezione era l'atto legittimo con cui la competente autorità ecclesiastica costituiva il beneficio. La fondazione consisteva invece nella costituzione della dote beneficiaria. Il beneficio non si poteva erigere se non aveva una dote stabile e conveniente, con redditi perpetui. Una forma particolare di conferimento del beneficio era quella preceduta dalla presentazione del candidato da parte di un patrono (comunità, padronato, famiglia, clero regolare, re, governo). Nel Trentino, in seguito alla secolarizzazione del principato vescovile, tutti i benefici esistenti nel territorio e non soggetti già a un patronato privato, divennero di patronato cesareo. Solo con il Concordato del 1929 (art. 25) lo stato italiano rinunciò alla prerogativa sovrana del regio patronato sui benefici maggiori e minori, che gradualmente decaddero. Con la nomina e il conferimento del beneficio e con la regolare consegna dei beni componenti la dote, il parroco otteneva la legittima rappresentanza per l'esercizio del suo diritto di usufrutto delle temporalità del beneficio. In quanto rappresentante dell'ente egli aveva inoltre l'obbligo di difendere e assicurare l'integrità del patrimonio e di amministrarlo sotto la sorveglianza dei vescovi, dei patroni e dello stato. Nel corso dei secoli le rendite di alcuni benefici parrocchiali vennero a poco a poco assottigliandosi fino a non essere sufficienti al mantenimento del beneficiato. I governi dovettero perciò provvedere stabilendo congrue e supplementi di congrue a carico dei Comuni o di altri enti. L'istituto del beneficio ecclesiastico fino al Concilio Vaticano II ha costituito il principale strumento tecnico per procurare il sostentamento del clero; il Concilio pervenne alla decisione che esso doveva "essere abbandonato, o almeno riformato a fondo" ("Presbyterorum Ordinis", decreto 7 dicembre 1965 § 20). Così il Codice di diritto canonico del 1983 ha prefigurato (CIC 1983, can. 1272 § 2) la costituzione dell'Istituto diocesano per il sostentamento del clero e ha chiamato la Conferenza episcopale alla graduale devoluzione di redditi e per quanto possibile della dote stessa beneficiale all'istituto.

Contesto generale Diocesi di Trento Decanato di Cles

Fonti normative Codice di diritto canonico (1983)

Legge 20 maggio 1985, n. 222, "Disposizioni sugli enti ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi"

Decreto Ministeriale 30 dicembre 1986, Conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto all'Istituto per il sostentamento del clero nella diocesi di Trento ed alle quattrocentocinquantasei parrocchie costituite nella stessa diocesi. Perdita della personalità giuridica civile da parte di millecentonovantuno enti beneficiali e di quattrocentoquarantadue chiese parrocchiali, tutti della sopraddetta

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diocesi di Trento

Fonti archivistiche e bibliografia Fonti d’archivio ADT, Atti visitali ADT, Parrocchie e curazie

Note (1) Cfr. CURZEL E., Le pievi trentine. Trasformazioni e continuità nell'organizzazione territoriale della cura d'anime dalle origine al XIII secolo (studio introduttivo e schede), Bologna 1999, p. 179. (2) Ibidem. (3) Cfr. Cfr. Cooperativa Koinè (a cura), Inventario dell'archivio storico della parrocchia di Marcena (1413-1950) e degli archivi aggregati (1247-1969), Provincia autonoma di Trento, Servizio Beni librari e archivistici, 2001, Documentazione dell'archivio della comunità di Rumo, Pergamene, n. 1. (4) Cfr. CURZEL E., op. cit, p. 179. (5) Cfr. ADT, Investiture, I, cc. 101-102. (6) Cfr. CURZEL E., op. cit, p. 180. (7) Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Stati delle anime, reg. 1, pp. 216-229. (8) Le altre tre parti delle decime spettavano una al Capitolo della Cattedrale di Trento, una alla famiglia dei conti Thun e una alla famiglia dei conti Arsio e Vasio. Cfr. Chiesa di Santo Stefano in Revò, Urbari, reg. 4, c. 179. (9) Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Carteggio e atti ordinati, fasc. 10.3. (10) Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Carteggio e atti ordinati, fasc. 5.1, c. 102. (11) Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Carteggio e atti ordinati, fasc. 15.2 cc. 14-15. (12) Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Carteggio e atti ordinati, fasc. 5.1, c. 80. (13) Ibidem, fasc. 3, cc. 99-106.

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fondo B Beneficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, [1754] - 1966 {162}

registri 1, fascicoli 2

Soggetti produttori Beneficio parrocchiale di Santo Stefano, [1228] - 1987 gennaio 24

Lingua Italiano

Vedi anche: Serie Urbari degli enti ecclesiastici. Serie Registri di cassa degli enti ecclesiastici. Serie Carteggio e atti ordinati. Serie Urbari.

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serie B 1 Registri delle riscossioni, 1884 - 1937 {163}

registri 1

Contenuto La serie è formata da un registro sul quale il parroco annotava le riscossioni degli interessi sui capitali e degli affitti dei beni immobili spettanti al beneficio parrocchiale e di quanto i comuni e le chiese soggette erano tenuti a contribuire annualmente al parroco.

B 1.1 {164}

"Beneficio parocchiale di Revò. Conti. Prete Domenico Dell'Eva"

1884 dicembre 29 - 1937 dicembre 9 Registro delle riscossioni degli interessi delle obbligazioni di stato e dei capitali, dei contributi comunali per il completamento di congrua, per le primizie e per il mantenimento del quaresimalista, dei contributi dovuti dalle chiese soggette per i patrocini e riscossioni degli affitti dei beni immobili. All'inizio, dopo l'indice: descrizione delle obbligazioni di stato, 1913-1923; a c. sd 32: descrizione degli oneri fissi a carico del beneficio parrocchiale, [1885]. Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. sd 37 (bianche alcune cc. sd), con indice all'inizio n.n.

88

serie B 2 Resoconti, 1946 - 1965 {165}

fascicoli 1

Contenuto La sorveglianza sull'amministrazione dei beni ecclesiastici, che prima del Concordato tra stato austriaco e Chiesa del 1855 spettava agli organi locali di governo, passava, in base all'art. 30 dell'accordo, all'autorità ecclesiastica. A Trento nel 1865 venne istituito a questo scopo l'Ufficio amministrativo diocesano. Le "Norme d'amministrazione ecclesiastica" pubblicate nel Bollettino delle Leggi dell'Impero del 25 gennaio 1866 regolamentarono la materia stabilendo, tra l'altro, la formazione dei resoconti secondo determinati formulari. Gli amministratori dovevano redigere annualmente i resoconti che, con il visto del curatore d'anime, dovevano essere inviati per l'approvazione all'Ordinariato con la relativa documentazione in ordine di entrata e di uscita. L'Ordinariato doveva vistare e rispedire una copia dei resoconti al curatore d'anime e inviarne un'altra all'autorità politica provinciale. Il Concordato tra stato italiano e chiesa del 1929 non apportò variazioni sostanziali a questo stato di cose.

La serie è formata da un fascicolo contenente i resoconti presentati per gli anni 1946-1965.

B 2.1 b. 1 {166}

Resoconti

1946 - 1965 Nn. 1-12 Italiano Fascicolo; carta, cc. 24 n.n.

89

serie B 3 Carteggio e atti, [1754] - 1966 {167}

fascicoli 1

Contenuto La serie è formata da un fascicolo.

B 3.1 b. 1 {168}

Carteggio e atti

[1754] - 1966 (con documento del 1646 in copia) Documentazione relativa all'amministrazione dei beni del beneficio parrocchiale: inventario del beneficio parrocchiale ([1754-1755],

con copia della concessione del privilegio di arcipretura del 1646 (1)), elenco delle messe legatarie a carico del beneficio parrocchiale (1809), prospetti relativi alle decime, alle primizie, ai novali e ai livelli, documentazione relativa alla massa ereditaria di don Antonio Ebli, ex parroco di Revò (1842-1850), quietanze per la celebrazione di messe legatarie (1878-1881), conti intercalari per gli anni 1884/85 e 1902/03. Fascicolo; carta, cc. 84 Note (1) La copia è riportata all'inizio dell'inventario.

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Ente

Chiesa di Santo Stefano {169}

[1323] - 1987 gennaio 24

Luoghi Revò (TN)

Archivi prodotti Fondo Chiesa di Santo Stefano in Revò, 13/10/1493 - 31/12/1968

Storia La chiesa parrocchiale di Santo Stefano di Revò, in posizione leggermente decentrata rispetto al centro del paese, presenta una pianta ad aula con quattro cappelle laterali, è dotata di un bel portale gotico datato 1519 ed è affiancata dal campanile di origine trecentesca. La sua attuale configurazione esterna è il frutto di un'importante riedificazione eseguita nel corso del XVI secolo e di successivi restauri compiuti soprattutto nei secoli XVIII e XIX (1). Al suo interno i cinque altari marmorei provengono da altrettante chiese del capoluogo trentino da dove furono asportati nei primi decenni dell'Ottocento. La dedicazione a Santo Stefano farebbe pensare ad una chiesa di origini molto antiche (2), ma la prima fonte documentaria che attesta la sua esistenza risale al 1323: si tratta di un documento attestante l'obbligo della comunità di Rumo a contribuire alle spese per la riparazione della chiesa (3). Questo documento testimonia anche dell'antico e stretto legame esistente tra la chiesa e la sua comunità: erano infatti gli uomini di Revò, assieme a quelli delle ville vicine di Tregiovo, Romallo, Cagnò, della valle di Rumo e dei masi della montagna di Proves, che si impegnavano per la sua manutenzione e per i suoi arredi. La chiesa di Santo Stefano viene dunque ricordata come chiesa parrocchiale fin dal XIV secolo, ma pare lecito pensare che la chiesa battesimale fosse invece l'antica chiesa di San Giovanni Battista, di cui oggi rimangono solo i muri perimetrali inclusi in un edificio privato (4). L'amministrazione del patrimonio della chiesa di Santo Stefano era affidata a due sindaci eletti dalla comunità, in accordo col parroco. I sindaci della chiesa erano incaricati a riscuotere annualmente gli affitti, a pagare le elemosine per la celebrazione delle messe legatarie, a provvedere alle spese necessarie per il culto e a pagare le dovute imposte; dovevano inoltre presentare annualmente le rese di conto del loro operato, per riceverne l'approvazione, al parroco e ai rappresentanti della comunità (5). Dall'urbario più antico conservato nell'archivio storico della parrocchia di Revò, risalente agli anni 1493-1520 (6), si evince che le rendite della chiesa di Santo Stefano erano costituite inizialmente dagli affitti derivanti dal bestiame della comunità (7) e dai proventi derivanti da censi su capitali, successivamente anche da affitti su fondi arativi lasciati alla chiesa con l'onere della celebrazione di messe legatarie. Il patrimonio della chiesa nel corso del tempo venne incrementato grazie a lasciti e donazioni e così sull'urbario successivo redatto tra la fine del XVI secolo e l'inizio di quello successivo, troviamo che la chiesa era dotata di un

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considerevole patrimonio costituito da diversi beni immobili e da capitali (8). Dall'urbario del 1650 si rileva anche che oltre ai beni immobili e ai capitali la chiesa era provveduta anche di un notevole corredo di arredi sacri e di mobili (9). Il patrimonio della chiesa subì altri incrementi nel corso del secolo XVIII, mentre nel corso del secolo XIX le entrate si ridussero notevolmente soprattutto in seguito alle leggi che imponevano l'abolizione degli oneri feudali. Nel 1866 la chiesa poteva contare ancora su una trentina di capitali investiti presso privati e una decina di beni immobili suddivisi tra campi e prati (10). Alla fine dell'Ottocento la fabbriceria parrocchiale amministrava anche la chiesa filiale di Santa Maria e la Primissaria di Revò. Il Concordato del 1929 ridimensionò la presenza di amministratori laici nella chiesa e, da quella data, l'unico rappresentante e responsabile dei suoi beni divenne il parroco che inviava all'Ordinariato vescovile di Trento i resoconti annuali. Il parroco don Giovanni Serra alla fine del 1929 dichiarava come appartenenti alla chiesa di Santo Stefano dei titoli derivanti dai prestiti di guerra, dei depositi bancari e alcuni fondi arativi e prativi (11). Negli anni seguenti alcuni beni immobili vennero alienati e il parroco di Revò ottenne una notevole riduzione degli oneri missari a carico della chiesa (12). Dal resoconto relativo all'anno 1965 nel patrimonio della chiesa risultano ancora alcuni beni immobili, che venivano concessi in locazione a privati e fruttavano una discreta rendita, alcuni titoli pubblici che venivano gestiti dalla Curia vescovile di Trento e un libretto bancario (13). In applicazione della legge n. 222 del 20 maggio 1985 e in seguito ai DD.MM. del 21 marzo 1986 e 30 dicembre 1986 (pubblicato quest'ultimo sulla Gazzetta ufficiale il 24.01.1987), a decorrere dal 24 gennaio 1987 l'ente Chiesa di Santo Stefano di Revò con l'annessa chiesa filiale di Santa Maria è stato soppresso e i suoi beni (con tutte le relative pertinenze, accessioni, comproprietà, diritti, servitù e ipoteche) sono stati assegnati all'ente Parrocchia di Santo Stefano con sede in Revò.

Funzioni, occupazioni e attività Il curatore d'anime era il legittimo amministratore della sostanza della chiesa curata, come anche delle chiese annesse e di tutte le fondazioni istituite a favore delle stesse. Il patrimonio della chiesa era costituito dagli apparati, dagli utensili, dagli arredi sacri di cui essa è provvista per il culto divino, dagli altri beni mobili di sua proprietà, come pure dai fabbricati, fondi, capitali, introiti, diritti ad essa appartenenti, i cui proventi sono destinati a sopperire ai bisogni del culto divino e al mantenimento in buono stato dei fabbricati. Il parroco svolgeva la sua attività di responsabile amministrativo affiancato dai fabbricieri (detti anche sindaci o massari), quali rappresentanti della comunità. L'istituzione e l'azione dei fabbricieri vennero disciplinate da un decreto napoleonico del 26 maggio 1807: venivano nominati per decreto ministeriale o prefettizio, erano generalmente tre per ciascuna chiesa e duravano in carica cinque anni. Nella diocesi di Trento venne emanata nel 1865 una normativa relativa all'amministrazione delle chiese che disciplinava, tra l'altro, anche il rapporto del curatore d'anime coi fabbricieri. Il primo era considerato l'organo ecclesiastico dell'amministrazione e a lui competeva la principale direzione; i fabbricieri gli erano affiancati "tanto allo scopo di prestargli assistenza, quanto nella loro qualità di rappresentanti della comunità ecclesiastica (...). Tanto il curator d'anime che i fabbricieri devono sempre aver cognizione di quanto concerne l'amministrazione". I fabbricieri venivano di regola proposti al curatore d'anime; il loro ufficio durava due anni, salvo la possibilità di essere riconfermati. Dal 1874 (Legge 7 maggio 1874, Boll. Leggi dell'Impero n. 50) spettava al decano il diritto di nominare i

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fabbricieri proposti dalla comunità. Le fabbricerie erano perciò organi amministrativi dipendenti dall'autorità ecclesiastica, ai quali era demandata l'amministrazione dei beni temporali di una chiesa, con esclusione di qualsiasi ingerenza nelle questioni di culto. Anche il Codice di diritto canonico del 1917 (cann. 1183-1184) contemplava espressamente la fabbriceria, escludendola però da molte ingerenze (elemosine di messe, ordine della chiesa e del cimitero, disposizione e custodia dei libri parrocchiali, ecc.). Lo stesso Codice conferiva alla chiesa personalità giuridica, con il diritto di acquistare, ritenere, amministrare liberamente ed indipendentemente da ogni potere civile beni temporali per il conseguimento dei propri fini (can. 1495). Dove mancava la fabbriceria, l'amministratore unico era il rettore della chiesa, sotto l'esclusivo controllo dell'Ordinario. Il parroco o rettore della chiesa, che faceva sempre parte di diritto della fabbriceria, per la natura stessa dell'ente ne era il presidente. Il Concordato del 1929 e il regio decreto del 26 settembre 1935 ridimensionarono ulteriormente la rilevanza delle fabbricerie. L'ente chiesa parrocchiale è stato soppresso in seguito all'applicazione degli adempimenti in materia di revisione concordataria seguiti alla legge 20 maggio 1985 n. 222, e all'entrata in vigore del relativo regolamento di esecuzione (decreto 13 febbraio 1987, n.33), in particolare in seguito all'approvazione dei decreti con i quali è stata stabilita la sede e la denominazione dei nuovi enti parrocchia.

Contesto generale Diocesi di Trento Decanato di Cles

Fonti normative Norme per l'amministrazione del patrimonio delle chiese e dei benefici nonché delle fondazioni ecclesiastiche nella diocesi di Trento, 1865

Codice di diritto canonico (1983)

Legge 20 maggio 1985, n. 222, "Disposizioni sugli enti ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi"

Decreto Ministeriale 30 dicembre 1986, Conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto all'Istituto per il sostentamento del clero nella diocesi di Trento ed alle quattrocentocinquantasei parrocchie costituite nella stessa diocesi. Perdita della personalità giuridica civile da parte di millecentonovantuno enti beneficiali e di quattrocentoquarantadue chiese parrocchiali, tutti della sopraddetta diocesi di Trento

Fonti archivistiche e bibliografia Fonti d’archivio ADT, Atti visitali

Bibliografia COSTA A., La Chiesa di Dio che vive in Trento, Trento, 1986, pp. 565-566

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CURZEL E., Le pievi trentine. Trasformazioni e continuità nell'organizzazione territoriale della cura d'anime dalle origini al XIII secolo (studio introduttivo e schede), Bologna, 1999, pp. 178-181

MICHELI P., Dalla Rocca dell'Ozolo, Trento, 1979

PIZZINI K., Luoghi di incontro fra culture figurative nell'Anaunia: le chiese di Santo Stefano a Revò, San Paolo a Marcena e San Vigilio a Lanza, tesi di laurea (relatore Andrea Bacchi), Università degli Studi di Trento, Facoltà di lettere e filosofia, Corso di laurea in lettere moderne, a.a. 1996-1997

WEBER S., Le chiese della Valle di Non nella storia e nell'arte, vol. II: I decanati di Cles e di Fondo, Trento, 1937, pp. 70-75

Note (1) Cfr. WEBER S., Le chiese della Valle di Non nella storia e nell'arte, vol. II: I decanati di Cles e di Fondo, Trento, 1937, pp. 71-72 e PIZZINI K., Luoghi di incontro fra culture figurative nell'Anaunia: le chiese di Santo Stefano a Revò, San Paolo a Marcena e San Vigilio a Lanza, tesi di laurea (relatore Andrea Bacchi), Università degli Studi di Trento, Facoltà di lettere e filosofia, Corso di laurea in lettere moderne, a.a. 1996-1997, pp. 14-45. (2) Cfr. CURZEL E., Le pievi trentine. Trasformazioni e continuità nell'organizzazione territoriale della cura d'anime dalle origini al XIII secolo (studio introduttivo e schede), Bologna, 1999, p. 178. (3) Cfr. Cooperativa Koinè (a cura), Inventario dell'archivio storico della parrocchia di Marcena (1413-1950) e degli archivi aggregati (1247-1969), Provincia autonoma di Trento, Servizio Beni librari e archivistici, 2001, Documentazione dell'archivio della comunità di Rumo, Pergamene, perg. 16 e PIZZINI K., op. cit., p. 12. (4) Cfr. PIZZINI K., op. cit., pp. 10-11. (5) Cfr. Chiesa di Santo Stefano in Revò, Registri delle rese di conto dei sindaci. (6) Cfr. Chiesa di Santo Stefano in Revò, Urbari, reg. 1. (7) Nel caso specifico si tratta di vacche da latte che venivano concesse in locazione dietro pagamento di un affitto annuo. (8) Cfr. Chiesa di Santo Stefano in Revò, Urbari, reg. 2. (9) Cfr. Chiesa di Santo Stefano in Revò, Urbari, reg. 3, cc. 7-11. (10) Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Carteggio e atti ordinati, fasc. 10, cc. 16-24. (11) Ibidem, cc. 58-65. (12) Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Urbari degli enti ecclesiastici, reg. 1, p. 40. (13) Cfr. Chiesa di Santo Stefano in Revò, Resoconti, fasc. 2, n. 104.

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fondo C Chiesa di Santo Stefano in Revò, 1493 - 1968 {170}

registri 11, fascicoli 2

Soggetti produttori Chiesa di Santo Stefano, [1323] - 1987 gennaio 24

Lingua Italiano; latino

Vedi anche: Serie Carteggio e atti ordinati.

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serie C 1 Urbari, 1493 - 1756 {171}

registri 4

Contenuto Per la corretta e vigile amministrazione dei beni degli enti ecclesiastici e per dimostrare la regolarità della gestione del patrimonio, si faceva uso di un particolare tipo di registro chiamato "inventarium" o "urbarium". In esso si registravano i fondi, gli stabili e i capitali di proprietà di un ente, la loro estensione, la rendita annuale, il nome dei locatari, le scadenze dei pagamenti degli interessi, la durata delle locazioni, le ipoteche, le garanzie ed eventuali altre annotazioni.

La serie è costituita da quattro registri sui quali si trovano descritti i beni spettanti alla chiesa parrocchiale di Santo Stefano, alle chiese della pieve e alle confraternite del Santissimo Rosario e dei Santi Fabiano e Sebastiano di Revò. Il primo urbario, pergamenaceo, fu redatto dai rappresentanti delle regole delle ville di Revò, Romallo e Cagnò per ordine di Guglielmo da Castel Nanno, pievano di Revò, in forza di un ordine del principe vescovo di Trento allo scopo di rinnovare e aggiornare la situazione delle rendite della chiesa di Santo Stefano. Come viene dichiarato all'inizio, il registro è stato rogato dal notaio Antonio a partire dal 1493 e proseguito fino al 1520 con atti rogati da altri notai. Le rendite della chiesa erano costituite inizialmente dagli affitti derivanti dalla locazione di bovini e dai proventi derivanti da censi su capitali, in seguito anche da affitti su fondi arativi lasciati alla chiesa con l'onere della celebrazione di messe legatarie. I giurati della chiesa, nominati dalla comunità, erano incaricati di riscuotere annualmente gli affitti. Il secondo urbario (1581-1592), redatto in parte dal pievano don Pietro Antonio Zini e rogato dal notaio Melchiorre Gleser da Romallo, riporta gli atti relativi ai censi e la descrizione dei beni immobili della chiesa di Santo Stefano. Il terzo urbario della serie fu compilato nel 1650, reggente il pievano Antonio Martini, a seguito del decreto visitale che comandava di rinnovare gli urbari "delle rendite et haveri spettanti a tutte le chiese della pieve di Revò et canoniche parochiale et curata di Rumo" (1). L'urbario fu rogato dal notaio Fabiano Martini da , fratello del pievano, e testimoni alla sua stesura furono il prete Giulio Magagna da Revò e Giovanni di Bartolomeo Pancheri da Romallo. Sul registro sono descritti i beni mobili e immobili, i censi, le decime, gli affitti e le messe legatarie spettanti alle chiese della pieve: la parrocchiale Santo Stefano e le filiali Santa Maria di Revò, San Vitale di Romallo (con la chiesa di San Biagio), San Valentino di Cagnò (con la chiesa di San Gallo), San Maurizio di Tregiovo, San Paolo di Marcena, San Lorenzo di Mione, San Udalrico di Corte, San Vigilio di Lanza, San Nicolò di Proves; sono descritti inoltre i beni spettanti alle confraternite del Santissimo Rosario e dei Santi Fabiano e Sebastiano di Revò. Anche l'ultimo urbario della serie fu compilato a seguito di una visita pastorale: nel 1751 i visitatori avevano rilevato che "per il corso d'anni cento non si era rinovato l'urbario di queste chiese parrocchiale e filiali, canonica, curazie e premissarie, altresì ultimamente compilato l'anno 1650" (2). Fu perciò decretato che "si venisse alla rinovazione di quello, unico mezo per conservare vive le ragioni et aggravi" (3). L'urbario fu redatto nel 1756. Un urbario della chiesa di Santo Stefano per gli anni 1940-1966 si trova in Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Urbari degli enti ecclesiastici, reg. 1, pp. 3-40.

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Vedi anche: Serie Urbari degli enti ecclesiastici. Serie Urbari. Serie Urbari e registri dei conti dei sindaci. Serie Urbari e registri dei conti dei sindaci. Serie Urbari. Fondo Chiesa di San Paolo in Marcena. Fondo Chiesa di San Lorenzo in Mione. Fondo Chiesa di Sant'Udalrico in Corte Inferiore. Fondo Chiesa di San Vigilio in Lanza. Fondo Confraternita del Santissimo Rosario in Revò. Fondo Beneficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò.

Note (1) Cfr. Chiesa di Santo Stefano in Revò, Urbari, reg. 3, c. 2. (2) (3) Ibidem, reg. 4, cc. 2-3.

C 1.1 {172}

"Hic est liber seu quaternus aut rotulus ac memoriale affictuum et censuum vacharum exigentium, recuperantium, cohadunantium per iuratos ecclesie Sancti Stefani de Revo ..." (a c. 1)

1493 ottobre 13 - 1520 febbraio 18 (1) A c. 2v: annotazione relativa all'affrancazione di un affitto, 1550 [...] 25; alle cc. 11r e 26v: annotazioni varie. Contiene, su due carte sciolte: descrizione del registro, con indicazione dei sacerdoti, dei nobili e dei notai citati, sec. XX prima metà. Latino Registro; pergamena, legatura in carta, cc. 28 Note

(1) Le registrazioni non si trovano in perfetto ordine cronologico. A c. 4 una registrazione riporta la data di domenica 12 febbraio senza indicazione dell'anno (potrebbe essere il 1492); a c. 6 una registrazione riporta la data di domenica 13 febbraio 1493, ma quel giorno non era domenica.

C 1.2 {173}

"Rinnovazione degli istrumenti di censo spettanti a Santo Stefano fatta per incarico del pievano Pietro Antonio Zini da ... Seguono le uscite pro 1812 delle chiese di Santo Stefano, Santa Maria, San Vitale, San Valentino e San Maurizio e della confraternita del Santissimo" (tit. int. a c. 2) (1)

1581 febbraio 19 - 1592 novembre 2; 16[44] settembre 10

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cc. 18-45: urbario dei censi, 1581 febbraio 19 - 1592 novembre 2; 16[44] settembre 10 (2); cc. 97-99: urbario dei beni immobili, [1581]-1590 febbraio 18. Alle cc. 46-52: registro delle uscite delle chiese di Santo Stefano, di Santa Maria e della confraternita del Santissimo Sacramento di Revò, delle chiese di San Vitale di Romallo, di San Valentino di Cagnò e di San Maurizio di Tregiovo, 1812. Italiano, latino Registro; carta, legatura in pergamena con ribaltina e laccio in pelle, cc. 99 (bianche le cc. 53-96), con indice a rubrica alle cc. 1- 17 (3) Note (1) Di mano del secolo XX prima metà. (2) La lettura dell'anno 1644 non è certa; l'indizione XIII e il giorno di domenica corrisponderebbero al 1645. Un riferimento a questo atto si trova a c. 30 dell'urbario seguente, dove è riportato: "circa annum 1644". (3) Le registrazioni dell'indice alla lettera A sono parzialmente leggibili a causa di uno strappo della carta (in seguito restaurata).

C 1.3 {174}

"I. Urbario e inventario 1650"

1650 marzo 13 (con integrazioni fino al 20 luglio 1754) Altre denominazioni: "Inventarium, urbarium et registrum omnium et singulorum bonorum mobilium, stabilium, censuum et affictuum quorumcumque spectantium ad ecclesiam Sancti Stephani Revodi ac ad alias ecclesias et confraternitates, atque canonicas totius plebis et archipraesbiteratus Revodi [...] 1650" (tit. int.) Urbario e inventario dei beni mobili e immobili, dei censi, delle decime, degli affitti e delle messe legatarie spettanti alle chiese della pieve: Santo Stefano di Revò (e sua canonica), Santa Maria di Revò, San Vitale di Romallo (con la chiesa di San Biagio), San Valentino di Cagnò (con la chiesa di San Gallo), San Maurizio di Tregiovo, San Paolo di Marcena, San Lorenzo di Mione, San Udalrico di Corte, San Vigilio di Lanza, San Nicolò di Proves e alle confraternite del Santissimo Rosario e dei Santi Fabiano e Sebastiano di Revò. Latino Registro; carta, legatura in pelle, con ribaltina e tracce di cintura in pelle, cc. II, 306 (bianche alcune cc.), con indice delle parti a c. II

C 1.4 {175}

"II. Urbario" (tit. dorso)

1756 (con integrazioni fino al 8 ottobre 1871) Altre denominazioni: "1756. Urbario o sii rinovazione d'urbario in cui contengonsi ragioni si attive che passive di questa canonica archipresbiterale e pieve di Revò" (tit. int.) Urbario e inventario dei beni mobili e immobili, dei censi, delle decime, degli affitti e delle messe legatarie spettanti alle chiese della

pieve: Santo Stefano di Revò (e sua canonica), Santa Maria di Revò, San Vitale di Romallo, San Valentino di Cagnò, San Maurizio di Tregiovo e alle confraternite del Santissimo Rosario e dei Santi Fabiano e Sebastiano "detta la Fredalia" di Revò. Legati al registro alcuni documenti:

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alle cc. I-II: facoltà di esercitare la direzione degli esercizi spirituali concessa ai parroci di Revò, 1860 luglio 27; a c. IV: lettera dell'Ordinariato che ribadisce il diritto e l'obbligo per il parroco di scegliere il predicatore quaresimale senza alcuna ingerenza da parte del Comune, 1864 febbraio 21; a c. 4: concessione del titolo di arcipretura alla parrocchia di Revò e del titolo di arciprete al parroco, 1649 dicembre 19 (copia); a c. 83 a: concessione di sedile, 1860 gennaio 2; alle cc. 149 a-d: decreto relativo alle "segnature" per la festa di Ognissanti, 1861 settembre 27; alle cc. 186 a-c: concessione del Santissimo Sacramento nella chiesa di Romallo, 1864 febbraio 23; alle cc. 187-188: concessione di sedile, 1861 marzo 12; alle cc 392-393: atto della cancelleria comunale di Revò relativo all'accettazione del legato disposto dal nobile Giuseppe Maffei in favore delle scuole locali, 1867 maggio 26; a c. 394v: richiesta inoltrata da un privato ai rappresentanti della comunità di poter effettuare lavori murari nella propria casa adiacente alla canonica, 1791 novembre 21. Latino, italiano Registro; carta, legatura in pelle, cc. IV, 394 (bianche le cc. 207-391), con indice delle parti a c. 2

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serie C 2 Registri delle rese di conto dei sindaci, 1564 - 1870 {176}

registri 3

Contenuto La serie è formata da tre registri: il primo riporta le rese di conto dei sindaci della chiesa di Santo Stefano per gli anni dal 1564 al 1625; il secondo dal 1647 al 1770 e il terzo dal 1794 al 1825 e dal 1858 al 1869. Secondo quanto dichiarato dal parroco don Antonio Martini (1) le rese di conto presentate durante la reggenza del suo predecessore don Nicolò Torresani (1624-1647) sono andate perdute, forse per incuria, alla morte del pievano.

Note (1) Cfr. Chiesa di Santo Stefano in Revò, Registri delle rese di conto dei sindaci, reg. 2, c. 1.

C 2.1 {177}

Registro delle rese di conto dei sindaci

1564 - 1625 agosto 7 Italiano Registro; carta, legatura in carta, cc. 32

C 2.2 {178}

"Libro de conti della parochiale de Revodo [1]64[7]"

1647 - 1770 dicembre 28 A c. 1: dichiarazione del parroco don Antonio Martini relativa all'impianto del registro, [1647]. Italiano Registro; carta, legatura in pergamena, con tracce di laccio in pelle, cc. 158

C 2.3 {179}

"Libro de' conti della chiesa parrocchiale si Santo Stefano di Revò"

1794 settembre 29 - 1870 febbraio 20 Altre denominazioni: "Conti chiesa parrocchiale fino al 1869" (tit. dorso) cc. 2-55: rese di conto dei sindaci, 1794 settembre 29-1825; 1858-1870 febbraio 20 (1).

Alle cc. 56-59: verbali delle riunioni del Comitato per l'abbellimento della chiesa parrocchiale, 1908 gennaio 21-1911 febbraio 24; alle cc. 155-158: "Inventario generale della chiesa parrochiale di Santo Stefano formato giudizialmente li 30 giugno 1825", inventario dei beni mobili e immobili stilato in occasione della riconsegna del parroco Antonio Ebli, 1825 giugno 30.

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Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. 158 (bianche le cc. 60-154) Note (1) Data di presentazione del conto per l'anno 1869.

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serie C 3 Registri delle riscossioni degli interessi e degli affitti, 1901 - 1936 {180}

registri 1

Contenuto La serie è formata da un registro sul quale sono state annotate, dal 1901 al 1936, le riscossioni degli interessi sui capitali e degli affitti dei beni immobili spettanti alla chiesa parrocchiale. Le registrazioni forniscono anche brevi descrizioni relative alla costituzione del capitale (con data del documento, interesse annuo e ammontare del capitale prestato) e alla sua eventuale restituzione; per gli affitti dei fondi viene data indicazione del fondo concesso in locazione e dell'affitto annuo da versare alla chiesa parrocchiale, con annotazioni relative a nuove locazioni o a intercorse modifiche.

C 3.1 {181}

"Scodirolo della venerabile chiesa parochiale Revò"

1901 dicembre 18 - 1936 dicembre 30 pp. 1- 47, 75-79: registro delle riscossioni degli interessi sui capitali, 1901 dicembre 18 -1924 settembre 15; pp. 49-73, 81-116: registro delle riscossioni degli affitti sui beni immobili, 1904 luglio 10-1936 dicembre 30. All'inizio, dopo l'indice: annotazioni relative a riscossioni derivanti da elemosine e altre entrate, 1909 aprile 30-1912 aprile 29. Capovolgendo il registro, sul piatto anteriore e alle pp. 121-122: annotazioni relative a riscossioni di elemosine, di donazioni e entrate diverse, 1909 febbraio 11-1912 ottobre 8. Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, pp. 122 (bianche molte pp.), con indice dei debitori all'inizio n.n.

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serie C 4 Registri di cassa, 1872 - 1919 {182}

registri 3

Contenuto La serie è formata da tre registri sui quali è riportata la situazione di cassa della chiesa parrocchiale come luogo di culto (arredi sacri, cera, organista, messe, piccole manutenzioni, ecc.) e le entrate e le uscite relative all'amministrazione del suo patrimonio (interessi, affitti, vendita di prodotti agricoli, ecc.). Registrazioni di cassa della chiesa di Santo Stefano per gli anni 1939-1947 si trovano in Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Registri di cassa degli enti ecclesiastici, reg. 1, pp. 1-5.

Vedi anche: Serie Registri di cassa degli enti ecclesiastici.

C 4.1 {183}

"Conti chiesa parrocchiale di Revò. 1872 ... fino al 1881 inclusive"

1872 maggio 24 - 1884 settembre 18 Italiano Registro; carta, legatura in carta, pp. 41

C 4.2 {184}

"Chiesa parrocchiale. Incassi e pagamenti fatti dal parroco prete Domenico Dell'Eva 1884"

1884 ottobre 31 - 1899 giugno 20; 1913 agosto 2 - 1917 giugno 4 Dal 31 ottobre 1884 fino al 10 luglio 1898 il registro fu tenuto dal parroco Domenico Dell'Eva (1); dopo l'annotazione del 20 giugno 1899 le registrazioni riprendono per mano del parroco Giovanni Serra dal 2 agosto 1913. Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 63 n.n. Note (1) Il parroco morì il 27 dicembre 1898.

C 4.3 {185}

"Libro cassa dal 1905"

1905 luglio 28 - 1907 marzo 9; 1918 febbraio 9 - 1919 febbraio 24 Italiano

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Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 26 n.n.

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serie C 5 Resoconti, 1812 - 1968 {186}

fascicoli 2

Contenuto Con il decreto governativo del 3 agosto 1803 il Ministero per il culto del Regno d'Italia stabiliva delle regole per una migliore amministrazione economica dei beni in possesso degli istituti religiosi. Tutti gli "stabilimenti di religione e di beneficenza pubblica" erano tenuti a presentare annualmente alle municipalità il bilancio della loro attività, entro i tre mesi dell'anno successivo. In base alla circolare del governo del Tirolo e Vorarlberg del 13 ottobre 1821, ogni anno i sindaci della chiesa, nominati dal capo-comune e confermati dal pastore delle anime e dal giudice distrettuale, dovevano rendere conto dell'amministrazione del patrimonio della chiesa mediante un resoconto. Sei settimane dopo il termine dell'anno militare, che cominciava il primo novembre e terminava il 31 ottobre, il sindaco della chiesa servendosi di appositi formulari doveva rendere i conti dell'amministrazione della chiesa, alla presenza del giudice, del pastore locale e di una deputazione comunale. Il conto formalmente rivisto e approvato doveva essere custodito nella cassa della chiesa o in un apposito armadio; in questa occasione era cura del pastore locale delle anime compilare un estratto di tale conto e trasmetterlo per conoscenza all'Ordinariato. Rimase sempre comunque al vescovo l'ispezione del patrimonio delle chiese della sua diocesi. La sorveglianza sull'amministrazione dei beni ecclesiastici, che prima del Concordato tra stato austriaco e chiesa del 1855 spettava quindi agli organi locali di governo, passava, in base all'art. 30 dell'accordo, all'autorità ecclesiastica. A Trento nel 1865 venne istituito a questo scopo l'Ufficio amministrativo diocesano. Le "Norme d'amministrazione ecclesiastica" pubblicate nel Bollettino delle Leggi dell'Impero del 25 gennaio 1866 regolamentarono la materia stabilendo, tra l'altro, la formazione dei resoconti secondo determinati formulari. Gli amministratori dovevano redigere annualmente i resoconti che, con il visto del curatore d'anime, dovevano essere inviati per l'approvazione all'Ordinariato con la relativa documentazione in ordine di entrata e di uscita. L'Ordinariato doveva vistare e rispedire una copia dei resoconti al curatore d'anime e inviarne un'altra all'autorità politica provinciale. Il Concordato tra stato italiano e chiesa del 1929 non apportò variazioni sostanziali a questo stato di cose.

La serie è formata da due fascicoli contenenti i resoconti della chiesa parrocchiale di Santo Stefano dall'anno 1812 fino all'anno 1968 (lacune per gli anni 1831, 1835-36, 1847, 1852, 1897-1903 e 1917). I primi resoconti, relativi agli anni 1812-1816, sono legati insieme e sul frontespizio del primo resoconto si legge la nota: "Dell'anno 1811 non si può presentar altro se non che la copia del saldo fatto e firmato dall'amministrazione in allora competente, trascritto qui a tergo"; segue sulla pagina successiva la trascrizione del saldo: "Revò. Il dì 10 novembre 1811 furono da questa municipalità unitamente alli fabbricieri ritirati li conti dell'amministrazione prestata dal cessato sindaco Dominico Cleser da San Michele 1810 fino a San Michele 1811 a favore della venerabile chiesa di Santo Stefano ...". Fino al 1842 i resoconti venivano presentati per anno militare (l'esercizio si svolgeva dal primo novembre al 30 ottobre); dal 1843 i resoconti si presentano per anno solare (l'esercizio si svolge dal primo gennaio al 31 dicembre).

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C 5.1 b. 1 {187}

Resoconti

1812 - 1865 Nn. 1-45 Mancano i resoconti per gli anni 1847, 1852; per gli anni 1823/24-1824/25, 1840-1845, 1848-1851, 1853, 1855 e 1857 sono presenti solo i rimarchi e le liquidazioni dei conti; per l'anno 1828/29 è presente anche il conto della confraternita del Santissimo Sacramento; per gli anni 1829/30, 1831/32, 1833/34, 1835/36-1839/40 sono presenti anche i conti della confraternita del Santissimo Sacramento e della chiesa di Santa Maria. Italiano Fascicolo; carta, cc. 360 n.n.

C 5.2 b. 2 {188}

Resoconti

1866 - 1968 Nn. 46-105 Mancano i resoconti per gli anni 1897-1903 e 1917; sono corredati da quietanze i resoconti per gli anni 1912, 1914-1916, 1942-1946, 1951-1952. Italiano Fascicolo; carta, cc. 720 n.n.

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Ente

Chiesa di Santa Maria {189}

[1309] - 1987 gennaio 24

Luoghi Revò (TN)

Altre Forme autorizzate del nome Chiesa di Santa Maria del Carmine

Archivi prodotti Fondo Chiesa di Santa Maria in Revò, 08/09/1581 - 31/12/1965

Storia Non è data l'epoca di fondazione della chiesa, ma la prima notizia di una chiesa titolata col nome di Santa Maria in Revò risale al 1309 (1). Dai documenti presenti in archivio risulta che fino ai primi decenni del XVII secolo il patrimonio della chiesa filiale di Santa Maria fosse tutt'uno con quello della chiesa di San Giovanni Battista, costituito prevalentemente da beni immobili e censi di capitali amministrati da un massaro (2). La chiesa subì alcuni rimaneggiamenti e lavori di decorazione durante tutta la prima metà del XVII secolo e l'8 agosto 1649 il vicario Jesse Perchoffer ne consacrò l'altare maggiore (3). Nella chiesa vi erano anche due altari minori dedicati uno a San Francesco e un altro a San Rocco. Il 15 ottobre 1651, presso l'altare maggiore, venne eretta solennemente la confraternita del Carmine e dal 1657 la chiesa di Santa Maria si trova nominata anche con il titolo di Santa Maria del Carmine. Nel corso degli anni presso il suo altare furono eretti anche dei benefici, come per esempio quello di Pietro Maffei, che nel 1677 dispose l'erezione di un beneficio ecclesiastico semplice di quattro messe settimanali (4), o quello di Antonio Rossi che nel 1717 fondò un beneficio con l'onere della celebrazione di tre messe settimanali (5). La chiesa di Santa Maria continuò per tutto il XVII secolo ad essere oggetto di diversi interventi di decorazione interna, mentre il suo campanile risultava ancora in costruzione al momento della visita pastorale del 1695, tanto che in quell'occasione se ne ordinò il completamento "nel spacio d'un anno" (6). La chiesa disponeva di beni sufficienti al suo mantenimento: nell'urbario del 1756 viene registrato un patrimonio immobiliare costituito da otto appezzamenti di terreno, parte arativi e parte coltivati a vite, una quarantina di censi e affitti e un discreto corredo di mobili e arredi sacri (7); anche sull'inventario assunto nel 1860 la situazione patrimoniale risulta stabile, sebbene si noti che "in adobbi e paramenti la chiesa ... è assai mancante ..." (8). Sul resoconto presentato al parroco per l'anno 1812 dai fabbricieri della chiesa di Santa Maria si riscontrano entrate provenienti da capitali presso privati, da livelli e da affitti, mentre le uscite sono dovute per il pagamento di messe, per provviste o riparazioni alla chiesa, per il pagamento di tasse, per lo stipendio al sacrestano e "allo scossore", per le spese

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di compilazione e presentazione del resoconto e per alcune spese straordinarie, tra le quali "contributi alla chiesa matrice di Santo Stefano per la spesa degli altari"; il conto si chiude in attivo. Nel 1913 fu fatta consegna al neo parroco don Giovanni Serra della sostanza spettante alla chiesa di Santa Maria che al tempo era costituita da due obbligazioni di stato del valore di 200 corone ognuna, due libretti bancari vincolati, 11 documenti ipotecari verso privati, un credito verso la parrocchiale, un avanzo di cassa, un capitale per messe legatarie, quattro appezzamenti di terreno e "una cassetta col coperchio di vetro contenente oggetti preziosi, cioè: collane, orecchini, coralli, granate, spille, ecc. detti ori della Madonna del Carmine. Si conservano nell'armadio di canonica a uscio ferrato" (9). Al tempo della visita pastorale del 1925 il parroco dichiarava che titolare della chiesa era la Madonna del Carmine, che essa era poco distante dalla canonica e che aveva un patrimonio di circa 6600 lire amministrato dalla fabbriceria della chiesa parrocchiale (10). Altre notizie si rilevano ancora dalle risposte rese dal parroco sul questionario per la visita pastorale del 1937, dove scriveva riguardo alla chiesa di Santa Maria che che il titolare si festeggiava la III domenica di luglio, che la chiesa non aveva patrono e che le spese dei restauri pare fossero sostenute dalla popolazione; don Serra dichiarava ancora che la chiesa di Santa Maria aveva rendite proprie, ovvero possedeva "della campagna e un po' di denaro che è messo a frutto presso la Cassa rurale di Revò" (11). Nel 1947 don Francesco Tomasi riconfermava parzialmente quanto dichiarato dal suo predecessore, ma precisava che la chiesa veniva aperta all'uso pubblico solo un paio di volte l'anno e che in quelle circostanze veniva pulita e ornata di fiori. I mezzi per la sua manutenzione erano sufficienti: possedeva quattro appezzamenti di terreno, amministrati dal parroco, che ne incassava regolarmente gli affitti (12). L'ultimo resoconto della chiesa di Santa Maria venne presentato per l'anno 1965 e si chiuse con un piccolo avanzo di cassa; dal 1966 il patrimonio della chiesa fu unito con quello della chiesa parrocchiale di Santo Stefano (13). In applicazione della legge n. 222 del 20 maggio 1985 e in seguito ai DD.MM. del 21 marzo 1986 e 30 dicembre 1986 (pubblicato quest'ultimo sulla Gazzetta ufficiale il 24.01.1987), a decorrere dal 24 gennaio 1987 l'ente Chiesa filiale di Santa Maria è stato soppresso e i suoi beni (con tutte le relative pertinenze, accessioni, comproprietà, diritti, servitù e ipoteche) sono stati assegnati all'ente Parrocchia di Santo Stefano con sede in Revò.

Funzioni, occupazioni e attività Il curatore d'anime era il legittimo amministratore della sostanza della chiesa curata, come anche delle chiese annesse e di tutte le fondazioni istituite a favore delle stesse. Il patrimonio della chiesa era costituito dagli apparati, dagli utensili, dagli arredi sacri di cui essa è provvista per il culto divino, dagli altri beni mobili di sua proprietà, come pure dai fabbricati, fondi, capitali, introiti, diritti ad essa appartenenti, i cui proventi sono destinati a sopperire ai bisogni del culto divino e al mantenimento in buono stato dei fabbricati. Il parroco svolgeva la sua attività di responsabile amministrativo affiancato dai fabbricieri (detti anche sindaci o massari), quali rappresentanti della comunità. L'istituzione e l'azione dei fabbricieri vennero disciplinate da un decreto napoleonico del 26 maggio 1807: venivano nominati per decreto ministeriale o prefettizio, erano generalmente tre per ciascuna chiesa e duravano in carica cinque anni. Nella diocesi di Trento venne emanata nel 1865 una normativa relativa all'amministrazione delle chiese che disciplinava, tra l'altro, anche il rapporto del curatore d'anime coi fabbricieri. Il primo era considerato l'organo

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ecclesiastico dell'amministrazione e a lui competeva la principale direzione; i fabbricieri gli erano affiancati "tanto allo scopo di prestargli assistenza, quanto nella loro qualità di rappresentanti della comunità ecclesiastica (...). Tanto il curator d'anime che i fabbricieri devono sempre aver cognizione di quanto concerne l'amministrazione". I fabbricieri venivano di regola proposti al curatore d'anime; il loro ufficio durava due anni, salvo la possibilità di essere riconfermati. Dal 1874 (Legge 7 maggio 1874, Boll. Leggi dell'Impero n. 50) spettava al decano il diritto di nominare i fabbricieri proposti dalla comunità. Le fabbricerie erano perciò organi amministrativi dipendenti dall'autorità ecclesiastica, ai quali era demandata l'amministrazione dei beni temporali di una chiesa, con esclusione di qualsiasi ingerenza nelle questioni di culto. Anche il Codice di diritto canonico del 1917 (cann. 1183-1184) contemplava espressamente la fabbriceria, escludendola però da molte ingerenze (elemosine di messe, ordine della chiesa e del cimitero, disposizione e custodia dei libri parrocchiali, ecc.). Lo stesso Codice conferiva alla chiesa personalità giuridica, con il diritto di acquistare, ritenere, amministrare liberamente ed indipendentemente da ogni potere civile beni temporali per il conseguimento dei propri fini (can. 1495). Dove mancava la fabbriceria, l'amministratore unico era il rettore della chiesa, sotto l'esclusivo controllo dell'Ordinario. Il parroco o rettore della chiesa, che faceva sempre parte di diritto della fabbriceria, per la natura stessa dell'ente ne era il presidente. Il Concordato del 1929 e il regio decreto del 26 settembre 1935 ridimensionarono ulteriormente la rilevanza delle fabbricerie. L'ente chiesa parrocchiale è stato soppresso in seguito all'applicazione degli adempimenti in materia di revisione concordataria seguiti alla legge 20 maggio 1985 n. 222, e all'entrata in vigore del relativo regolamento di esecuzione (decreto 13 febbraio 1987, n.33), in particolare in seguito all'approvazione dei decreti con i quali è stata stabilita la sede e la denominazione dei nuovi enti parrocchia.

Contesto generale Diocesi di Trento Decanato di Cles

Fonti normative Norme per l'amministrazione del patrimonio delle chiese e dei benefici nonché delle fondazioni ecclesiastiche nella diocesi di Trento, 1865

Codice di diritto canonico (1983)

Legge 20 maggio 1985, n. 222, "Disposizioni sugli enti ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi"

Decreto Ministeriale 30 dicembre 1986, Conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto all'Istituto per il sostentamento del clero nella diocesi di Trento ed alle quattrocentocinquantasei parrocchie costituite nella stessa diocesi. Perdita della personalità giuridica civile da parte di millecentonovantuno enti beneficiali e di quattrocentoquarantadue chiese parrocchiali, tutti della sopraddetta diocesi di Trento

Note

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(1) Cfr. CURZEL E., Le pievi trentine, Bologna, 1999, p. 180. (2) Cfr. Chiesa di Santa Maria in Revò, Urbari, reg. 1; cfr. Chiesa di Santo Stefano in Revò, Urbari, reg. 3, c. 44 e segg.; cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Stati delle anime, reg. 1, pp. 154-169. (3) Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Carteggio e atti ordinati, fasc. 6, perg.; MICHELI P., Dalla Rocca dell'Ozolo. Revò e frazione Tregiovo, Romallo e Cagnò, Trento, 1979, p. 372. (4) Cfr. Beneficio Maffei in Revò, Carteggio e atti, fasc. 1. (5) Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Carteggio e atti, fasc. 1.1. (6) Ibidem, Carteggio e atti ordinati, fasc. 5.1, c. 2. (7) Cfr. Chiesa di Santo Stefano di Revò, Urbari, reg. 4. (8) Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Carteggio e atti ordinati, fasc. 3, cc. 66-77. (9) Ibidem, fasc. 5.2, cc. 44-46. (10) Ibidem, fasc. 5.1, c. 101. (11) Ibidem, c. 113. (12) Ibidem, c. 128. (13) Cfr. Chiesa di Santa Maria in Revò, Resoconti, fasc. 1.

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fondo D Chiesa di Santa Maria in Revò, 1581 - 1965 {190}

registri 3, volumi 2 (pergamene 1), fascicoli 1

Soggetti produttori Chiesa di Santa Maria, [1309] - 1987 gennaio 24

Lingua Italiano; latino

Vedi anche: Serie Registri di cassa degli enti ecclesiastici. Serie Carteggio e atti ordinati.

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serie D 1 Urbari, 1597 - 1629 {191}

registri 1

Contenuto Per la corretta e vigile amministrazione dei beni degli enti ecclesiastici e per dimostrare la regolarità della gestione del patrimonio, si faceva uso di un particolare tipo di registro chiamato "inventarium" o "urbarium". In esso si registravano i fondi, gli stabili e i capitali di proprietà di un ente, la loro estensione, la rendita annuale, il nome dei locatari, le scadenze dei pagamenti degli interessi, la durata delle locazioni, le ipoteche, le garanzie ed eventuali altre annotazioni.

La serie è formata da un registro sul quale sono stati inventariati tra la fine del XVI secolo e l'inizio del XVII i beni immobili e gli affitti perpetui spettanti alle chiese di Santa Maria e di San Giovanni in Revò. L'amministrazione era unica per entrambe le chiese. Urbari della chiesa di Santa Maria redatti nel 1650 e nel 1756 si trovano in Chiesa di Santo Stefano in Revò, Urbari, regg. 3 e 4; un urbario della chiesa per gli anni 1940-1966 si trova in Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Urbari degli enti ecclesiastici, reg. 1, pp. 45-62.

Vedi anche: Serie Urbari degli enti ecclesiastici. Serie Urbari.

D 1.1 {192}

"1597. Inventarium ecclesiae Sanctae [Ma]riae et Sancti Iovannis de Revodo" (a c. I)

1597 dicembre 24 - 1629 settembre 21 cc. II-14: inventario dei beni immobili e degli affitti perpetui delle chiese di Santa Maria e di San Giovanni, con conferma del vicario generale del vescovo di Trento, 1597 dicembre 24; c. 15r: vendita di un terreno, 1605 settembre 8; cc. 18-19r: elenco degli affitti, sec. XVI fine-XVII inizio; cc. 20v-33: rinnovo dell'inventario dei beni immobili, degli affitti perpetui e dei beni mobili, 1629 settembre 21. Alle cc. 3v-5: memoria relativa alla composizione di una lite sorta tra gli abitanti di Romallo e quelli di Revò in merito al fonte battesimale della chiesa di San Giovanni e agli obblighi del pievano di Revò, [1597]; a c. 34 r: resa di conto del sindaco della chiesa di Santa Maria, 1632 settembre 21; a c. 35: ricevuta di pagamento di un affitto (1), 1656 novembre 12. Latino, italiano Registro; carta, legatura in pergamena, cc. II-35 (bianche le cc. 16-17, 19v-20r, 24v, 31-32r), con indice dei debitori a c. Iv

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Note (1) La ricevuta è unita con un punto metallico su una c. bianca del registro.

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serie D 2 Registri dei conti dei sindaci, 1581 - 1713 {193}

registri 1, volume 1

Contenuto La serie è formata da un registro e da un volume. Sul registro sono annotate le rese di conto dell'amministrazione delle chiese di Santa Maria e di San Giovanni presentate dai sindaci per gli anni 1580-1598 e 1603-1712: l'amministrazione era unica per entrambe le chiese. Le rese di conto, annuali, venivano redatte nella canonica di Revò alla presenza del regolano e dei giurati della comunità e poi sottoscritte dal parroco. In occasione della loro presentazione veniva nominato il nuovo sindaco per l'anno successivo. Il volume raccoglie le "polize" (o "note" o "libretti") riportanti anno per anno le entrate e le uscite risultanti dall'amministrazione sostenuta dai sindaci della chiesa di Santa Maria di Revò dal 1679 al 1706. Esse consistevano in un elenco di entrate e uscite con le causali degli incassi e delle spese con i relativi importi. Le entrate provenivano da affitti in natura e in denaro e da altre rendite derivanti dal patrimonio della chiesa. Le uscite consistevano nelle spese per il mantenimento dell'edificio, per l'olio, le candele e gli arredi liturgici, per le contribuzioni dovute all'arciprete e ad altri sacerdoti per la celebrazione delle messe, per retribuzioni al sindaco e al sacrestano, ecc. A partire dal 1697, anche se non costantemente, viene riportato il saldo delle risultanze derivanti dalle rese di conto annuali presentate dai sindaci.

D 2.1 {194}

"Resoconti chiesa Santa Maria e San Giovanni. 1580-1661" (tit. int.) (1)

1581 settembre 8 - 1599 settembre 12; 1604 settembre 5 - 1713 maggio 3 (con annotazioni fino al 13 febbraio 1740) Altre denominazioni: "Resoconti dei sindaci di Santa Maria e San Giovanni. 1580-1661" (tit. int. a matita sec. XX) Registro delle rese dei conti dei sindaci della chiesa di Santa Maria e di San Giovanni per gli anni 1580-1598 e 1603-1712. A c. II: appunti di affitti in denaro, sec. XVI fine; annotazione relativa alla consegna di "coltri" per la chiesa di Cagnò, 1601 maggio 30; a c. 32v: annotazione di un pagamento effettuato dal sindaco della chiesa, 1627 gennaio 19 (2). Italiano Registro; carta, legatura in carta, cc. I-60 Note (1) Titolo a penna blu di mano del sec. XX seconda metà. (2) L'annotazione è situata tra la resa di conto dell'11 settembre 1661 e quella del 21 settembre 1662; la lettura dell'annotazione è compromessa a causa dell'inchiostro sbiadito.

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D 2.2 {195}

"Polize per chiesa della Beatissima Vergine del Carmine"

1679; 1682 - 1706 novembre 11 Note delle entrate e delle uscite della chiesa di Santa Maria di Revò per gli anni 1679, 1682-1706 (1). A c. 4: dichiarazione di don Giovanni Battista Betta relativa alle messe legatarie disposte da suo fratello Bonifacio e ricevuta del pagamento di elemosine per messe legatarie, 1683 ottobre 16 e 1683 ottobre 31; a c. x: ricevuta di pagamento, 1686 marzo 5; a c. y: nota delle messe legatarie, 1688. Italiano Volume; carta, legatura in carta, cc. a-b, 151, x-y (bianche alcune cc) Note (1) La nota delle entrate e uscite per l'anno 1689/90 è legata dopo quella dell'anno 1706.

115

serie D 3 Registri delle riscossioni degli interessi e degli affitti, 1908 - 1936 {196}

registri 1

Contenuto La serie è formata da un registro sul quale sono riportate le riscossioni degli interessi sui capitali e degli affitti dei beni immobili spettanti alla chiesa di Santa Maria dal 1908 al 1936. Sono date brevi descrizioni della costituzione del capitale (data del documento, interesse annuo da pagare, ammontare del capitale prestato) con eventuale indicazione della sua restituzione; per gli affitti dei fondi viene data indicazione del fondo concesso in locazione e dell'affitto annuo da versare alla chiesa, con annotazioni relative a nuove locazioni o a intercorse modifiche.

D 3.1 {197}

"Scodirolo di Santa Maria. Revò 26/3/1908"

[1908 marzo 26] (1) - 1936 novembre 22 pp. 3-47, 56-57: registro delle riscossioni degli interessi sui capitali, [1908 marzo 26]-1924 settembre 14; pp. 49-55, 59-69: registro delle riscossioni degli affitti sui beni immobili, [1908 marzo 26]-1936 novembre 22. Capovolgendo il registro, all'interno del piatto posteriore: annotazioni relative a riscossioni di interessi e entrate diverse, 1909 gennaio-1912. Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, pp. 69 (bianche molte pp.), con indice dei debitori alle pp. 1-2 Note (1) L'estremo cronologico iniziale è desunto dal titolo.

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serie D 4 Resoconti, 1812 - 1965 {198}

fascicoli 1

Contenuto Con il decreto governativo del 3 agosto 1803 il Ministero per il culto del Regno d'Italia stabiliva delle regole per una migliore amministrazione economica dei beni in possesso degli istituti religiosi. Tutti gli "stabilimenti di religione e di beneficenza pubblica" erano tenuti a presentare annualmente alle municipalità il bilancio della loro attività, entro i tre mesi dell'anno successivo. In base alla circolare del governo del Tirolo e Vorarlberg del 13 ottobre 1821, ogni anno i sindaci della chiesa, nominati dal capo-comune e confermati dal pastore delle anime e dal giudice distrettuale, dovevano rendere conto dell'amministrazione del patrimonio della chiesa mediante un resoconto. Sei settimane dopo il termine dell'anno militare, che cominciava il primo novembre e terminava il 31 ottobre, il sindaco della chiesa servendosi di appositi formulari doveva rendere i conti dell'amministrazione della chiesa, alla presenza del giudice, del pastore locale e di una deputazione comunale. Il conto formalmente rivisto e approvato doveva essere custodito nella cassa della chiesa o in un apposito armadio; in questa occasione era cura del pastore locale delle anime compilare un estratto di tale conto e trasmetterlo per conoscenza all'Ordinariato. Rimase sempre comunque al vescovo l'ispezione del patrimonio delle chiese della sua diocesi. La sorveglianza sull'amministrazione dei beni ecclesiastici, che prima del Concordato tra stato austriaco e chiesa del 1855 spettava quindi agli organi locali di governo, passava, in base all'art. 30 dell'accordo, all'autorità ecclesiastica. A Trento nel 1865 venne istituito a questo scopo l'Ufficio amministrativo diocesano. Le "Norme d'amministrazione ecclesiastica" pubblicate nel Bollettino delle Leggi dell'Impero del 25 gennaio 1866 regolamentarono la materia stabilendo, tra l'altro, la formazione dei resoconti secondo determinati formulari. Gli amministratori dovevano redigere annualmente i resoconti che, con il visto del curatore d'anime, dovevano essere inviati per l'approvazione all'Ordinariato con la relativa documentazione in ordine di entrata e di uscita. L'Ordinariato doveva vistare e rispedire una copia dei resoconti al curatore d'anime e inviarne un'altra all'autorità politica provinciale. Il Concordato tra stato italiano e chiesa del 1929 non apportò variazioni sostanziali a questo stato di cose.

La serie è formata da un fascicolo contenente i resoconti della chiesa di Santa Maria dall'anno 1812 fino all'anno 1965 (con molte lacune). Resoconti della chiesa di Santa Maria di Revò per gli anni 1829/30-1839/40 si trovano prodotti insieme ai resoconti della chiesa di Santo Stefano (1). Fino al 1838 i resoconti sono presentati per anno militare (l'esercizio si svolgeva dal primo novembre al 30 ottobre), in seguito si presentano per anno solare (l'esercizio si svolge dal primo gennaio al 31 dicembre). Dal 1966 il conto della chiesa di Santa Maria viene presentato insieme a quello della chiesa parrocchiale (2), come avverte anche una nota sull'ultimo resoconto: "1966. Unito colla parrocchiale di San Stefano".

Note

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(1) Cfr. Chiesa di Santo Stefano in Revò, Resoconti, fasc. 1. (2) Ibidem.

D 4.1 b. 1 {199}

Resoconti

1812 - 1965 Nn. 1-83 Mancano i resoconti per gli anni 1826/27, 1829, 1833/34, 1835/36, 1836/37, 1839-1845, 1847-1856, 1898-1900, 1905-1906; per gli anni 1817-1818, 1823/24, 1824/25, 1825/26, 1830-1831, 1837-1838, 1846 e 1871 sono presenti solo i rimarchi e le liquidazioni dei conti. Italiano Fascicolo; carta, cc. 661 n.n.

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serie D 5 Atti di cause, 1668 - 1726 {200}

volumi 1

Contenuto La serie è costituita da un volume che raccoglie gli atti di una causa civile in cui erano coinvolti i sindaci della chiesa di Santa Maria.

D 5.1 {201}

"Lite chiesa Santa Maria Revò - Zadra - Manfroni. 1690-1750" (tit. dorso) (1)

1697 gennaio 24 - 1726 marzo 30 (con allegati dal 1652 novembre 10 e con annotazioni fino al 24 novembre 1748) Altre denominazioni: "Lite Chiesa Santa Maria Revò - Zadra - Manfroni. 1670-1750" (tit. di mano del sec. XX) cc. 3-116b: Atti della causa promossa davanti a don Federico Marinelli, arciprete di Malé, decano foraneo delle Valli di Non e di Sole e delegato vescovile, dai fratelli don Antonio e Giovanni Battista Zadra da Cis contro la chiesa di Santa Maria di Revò e Antonio Manfroni da per il possesso dei fondi situati in località "in Formiana" e "in Zocol" nel territorio di Cis, sui quali era assicurato un capitale di 60 ragnesi lasciato nel 1680 a titolo di legato da Bonifacio Betta da Revò alla chiesa di Santa Maria, con sentenza favorevole alla chiesa di Santa Maria, 1697 gennaio 24-1699 aprile 3 (con allegati dal 1652 novembre 10); cc. 117-180: atti della causa in appello promossa davanti a don Francesco Guidobaldo Arsio, arciprete di Revò, decano foraneo delle Valli di Non e di Sole e delegato vescovile, contro i suddetti fratelli Zadra, Antonio Manfroni e la comunità di Cis, con sentenza di Giovanni Michele Spaur, vicario generale del vescovo di Trento, 1720 maggio 13-1721 marzo 8; cc. I-95: atti delle cause promosse a più riprese davanti a Giovanni Michele Spaur, vicario generale del vescovo di Trento, dalle parti Zadra, Manfroni, chiesa di Santa Maria, e comunità di Cis per il possesso degli stessi fondi, con decreti e condanne del vicario generale, 1721 novembre 8-1726 marzo 30 (con allegati dal 1721 marzo 8, con annotazioni relative al pagamento delle spese processuali del 6 e 24 novembre 1748). Contiene, in allegato, documento in pergamena, 1668 novembre 16 (2). Italiano, latino Volume; carta e pergamena, legatura in carta, cc. 3-180 (mancano le cc. 1-2, 6-8, 20), I-95 Contiene sciolto regesto su carta di mano del sec. XX prima metà, con annotazione di don Pietro Micheli del 17 agosto 1973. Note (1) Il titolo sul dorso è di mano del sec. XX, come pure la legatura in cartone. (2) Il regesto dell'atto è riportato di seguito.

D 5.1.1 {202}

Costituzione di censo

1668 novembre 16, Revò

119

Matteo figlio di Giovanni Ravanelli da Cis costituisce a favore di Bonifacio Betta un censo annuo redimibile di 12 staia di segale assicurato su un fondo arativo situato nel territorio di Cis in località "in Formaiana", che aveva ricevuto a titolo di donazione 'inter vivos' da Anna Maria vedova di Giovanni del Stefano, per un capitale di 60 ragnesi; a garanzia di tale costituzione di censo il suddetto Matteo vincola un campo situato nel territorio di Cis in località "al Zochol". Notaio: Giovanni Battista Martini da Peio (SN) Originale, atto notarile, latino Documento singolo, pergamena, mm 370(355) x 170(160), sul verso note di contenuto sbiadite e annotazioni relative alla presentazione dell'atto in cause del 10 giugno 1695 e del 24 gennaio 1698 Note (1) Negli atti della causa il toponimo è detto "in Formiana". Cfr. LORENZI E., Dizionario toponomastico tridentino, 1932 (ristampa), sub voce FORMIANA.

120

Ente

Chiesa di San Valentino {203}

[1537] - 1987 gennaio 24

Luoghi Cagnò (TN)

Archivi prodotti Fondo Chiesa di San Valentino in Cagnò, 13/03/1650 - 31/12/1847

Storia Nella parte bassa della piazza del pese di Cagnò si erge la chiesa dedicata a San Valentino, costruita nello stile gotico dei primi anni del XVI secolo, per lungo tempo primissaria dipendente dalla parrocchia di Revò. La chiesa è documentata dal 1537, anno della prima visita pastorale (1): al suo interno si trovavano l'altare di San Valentino con la relativa pala e un altare dedicato a San Lorenzo, con pochi arredi sacri e non tutti in buone condizioni. Ritenuta consacrata, i visitatori non trovarono però in quell'occasione il documento. Presso Cagnò, in fondo alla valle, sulla destra del torrente Pescara, si trovava anche la chiesetta dedicata a San Gallo, risalente al XV secolo, luogo di grande devozione con annesso un eremo. Nel 1650, reggente il pievano Antonio Martini, fu compilato l'urbario sul quale si trovano riportati insieme ai beni spettanti alla chiesa di San Valentino, anche quelli della chiesetta del romitorio di San Gallo (2). Testimoni alla stesura dell'urbario, rogato dal notaio Fabiano Martini da Peio, fratello del pievano, furono i signori Giacomo Preti e Giuliano Visintainer, entrambi da Cagnò, eletti in rappresentanza della comunità. La dotazione degli arredi e dei paramenti sacri risultava piuttosto modesta e spesso gli oggetti non si trovavano in buono stato e gli apparati erano usurati; il suo patrimonio era costituito inoltre da alcuni censi e da pochi campi e prati dati in locazione. L'amministrazione era affidata ad un sindaco, eletto dalla comunità, che rendeva conto annualmente del proprio operato davanti al parroco di Revò e ad alcuni vicini in rappresentanza della comunità. Le entrate spettanti alla chiesa di San Valentino provenivano principalmente dagli affitti dei capitali e dalle elemosine, mentre le uscite erano dovute per l'acquisto di cere, per piccole manutenzioni e per le spettanze dell'arciprete e del sacerdote primissario (3). Nel 1767 la chiesa di Cagnò ottenne la facoltà di custodire il Santissimo Sacramento, ma l'erezione della curazia fu concessa solo il 12 agosto 1801. Dai resoconti della prima metà dell'Ottocento riscontriamo che le entrate e le uscite della chiesa rispecchiavano generalmente quelle del periodo precedente: le entrate provenivano da interessi di capitali, da elemosine e questue; le uscite erano dovute per la celebrazione di messe, per i bisogni della chiesa, per il pagamento delle imposte e per i salari (4). Diventata insufficiente a contenere tutti i fedeli, la chiesa di San Valentino fu ingrandita nel 1878 e negli anni successivi si provvide a decorarla e a dotarla di nuovi banchi. L'erezione in parrocchia giunse nel 1967.

121

In applicazione della legge n. 222 del 20 maggio 1985 e in seguito ai DD.MM. del 21 marzo 1986 e 30 dicembre 1986 (pubblicato quest'ultimo sulla Gazzetta ufficiale il 24.01.1987), a decorrere dal 24 gennaio 1987 l'ente Chiesa parrocchiale di San Valentino è stato soppresso e i suoi beni (con tutte le relative pertinenze, accessioni, comproprietà, diritti, servitù e ipoteche) sono stati assegnati all'ente Parrocchia di San Valentino con sede in Cagnò.

Funzioni, occupazioni e attività Il curatore d'anime era il legittimo amministratore della sostanza della chiesa curata, come anche delle chiese annesse e di tutte le fondazioni istituite a favore delle stesse. Il patrimonio della chiesa era costituito dagli apparati, dagli utensili, dagli arredi sacri di cui essa è provvista per il culto divino, dagli altri beni mobili di sua proprietà, come pure dai fabbricati, fondi, capitali, introiti, diritti ad essa appartenenti, i cui proventi sono destinati a sopperire ai bisogni del culto divino e al mantenimento in buono stato dei fabbricati. Il parroco svolgeva la sua attività di responsabile amministrativo affiancato dai fabbricieri (detti anche sindaci o massari), quali rappresentanti della comunità. L'istituzione e l'azione dei fabbricieri vennero disciplinate da un decreto napoleonico del 26 maggio 1807: venivano nominati per decreto ministeriale o prefettizio, erano generalmente tre per ciascuna chiesa e duravano in carica cinque anni.

Contesto generale Diocesi di Trento Decanato di Cles

Fonti normative Norme per l'amministrazione del patrimonio delle chiese e dei benefici nonché delle fondazioni ecclesiastiche nella diocesi di Trento, 1865

Codice di diritto canonico (1983)

Legge 20 maggio 1985, n. 222, "Disposizioni sugli enti ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi"

Decreto Ministeriale 30 dicembre 1986, Conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto all'Istituto per il sostentamento del clero nella diocesi di Trento ed alle quattrocentocinquantasei parrocchie costituite nella stessa diocesi. Perdita della personalità giuridica civile da parte di millecentonovantuno enti beneficiali e di quattrocentoquarantadue chiese parrocchiali, tutti della sopraddetta diocesi di Trento

Fonti archivistiche e bibliografia Fonti d’archivio ADT, Atti visitali Bibliografia COSTA A., La Chiesa di Dio che vive in Trento, Trento, 1986, p. 563

122

MICHELI P., Dalla Rocca dell'Ozolo, Trento, 1979, pp. 407-413

WEBER S., Le chiese della Valle di Non nella storia e nell'arte, vol. II: I decanati di Cles e di Fondo, Trento, 1937, pp. 99-100

Note (1) ADT, Atti visitali, 1. (2) Nel 1766 fu demolito l'eremo, mentre nella chiesa si continuò per qualche tempo a celebrare la messa una volta l'anno. Lasciata in abbandono, oggi di essa restano solo alcuni ruderi. (3) Cfr. Chiesa di San Valentino in Cagnò, Urbari e registri dei conti dei sindaci, reg. 1. (4) Ibidem, Resoconti, fasc. 1.

123

fondo E Chiesa di San Valentino in Cagnò, 1650 - 1847 {204}

registri 1, fascicoli 1

Soggetti produttori Chiesa di San Valentino, [1537] - 1987 gennaio 24

Lingua Italiano

Vedi anche: Serie Carteggio e atti ordinati.

124

serie E 1 Urbari e registri dei conti dei sindaci, 1650 - 1818 {205}

registri 1

Contenuto Per la corretta e vigile amministrazione dei beni degli enti ecclesiastici e per dimostrare la regolarità della gestione del patrimonio, si faceva uso di un particolare tipo di registro chiamato "inventarium" o "urbarium". In esso si registravano i fondi, gli stabili e i capitali di proprietà di un ente, la loro estensione, la rendita annuale, il nome dei locatari, le scadenze dei pagamenti degli interessi, la durata delle locazioni, le ipoteche, le garanzie ed eventuali altre annotazioni.

La serie è formata da un registro sul quale sono stati riportati i beni spettanti alla chiesa di San Valentino e alla chiesetta del romitorio di San Gallo nel 1650 e le rese di conto dei sindaci della chiesa di San Valentino dal 1652 al 1818. L'urbario fu compilato nel 1650, reggente il pievano Antonio Martini, a seguito del decreto visitale che comandava di rinnovare gli urbari "delle rendite et haveri spettanti a tutte le chiese della pieve di Revò" (1). Le stesse registrazioni si trovano anche in Chiesa di Santo Stefano in Revò, Urbari, reg. 3. L'urbario della chiesa di San Valentino redatto nel 1756 si trova in Chiesa di Santo Stefano in Revò, Urbari, reg. 4.

Vedi anche: Serie Urbari.

Note (1) Cfr. Chiesa di Santo Stefano in Revò, Urbari, reg. 3, c. 2 (all'inizio dell'urbario).

E 1.1 {206}

"Inventarium, urbarium et registrum omnium et singulorum bonorum mobilium, stabilium, censuum et affictuum quorumcumque spectantium ad ecclesias Sancti Valentini de Cagnodo plebis Revodi et Sancti Galli subtus Cagnodum ... anno 1650 secutum" (tit. int.)

1650 marzo 13 - 1818 cc. 7-10, 14-19: inventario dei beni mobili e immobili, dei censi, degli affitti e di altri diritti spettanti alla chiesa di San Valentino, 1650 marzo 13 (con integrazioni fino al 1780 luglio 23); cc. 22-24: inventario dei beni immobili spettanti alla chiesa di San Gallo, 1650 marzo 23; cc. 28-33: conclusioni e sottoscrizioni, 1650; cc. 34-35: nota di un legato e di un censo spettanti alla chiesa di San Valentino, 1731 maggio 17-1738 dicembre 11; cc. 36-71: rese di conto dei sindaci della chiesa di San Valentino, 1782 dicembre 13-1818; cc. 99-191: rese di conto dei sindaci della chiesa di San Valentino, 1652 settembre 29-1781 dicembre 13;

125

c. 192: "Nota degli utensili della venerabile chiesa di San Valentino in Cagnò dell'anno 1766", elenco di arredi e paramenti sacri, 1766; cc. 193-194: "Nota degli incassati dal signor curato nella questua delle galette l'anno 1807 ...", annotazioni relative alle entrate provenienti dalla questua delle gallette e alle uscite relative alle spese per il rifacimento delle finestre della chiesa e per altri piccoli lavori di manutenzione, 1807-1808; cc. 195-196: "Nota de' censi della venerabile chiesa di Santo Valentino", nota di riscossioni di pagamenti di interessi, 1807. c. 196v: annotazione relativa ad un legato, 1815 giugno 6. Latino, italiano Registro; carta, legatura in pergamena, cc. III, 196, con indice delle parti a c. III

126

serie E 2 Resoconti, 1812 - 1847 {207}

fascicoli 1

Contenuto Con il decreto governativo del 3 agosto 1803 il Ministero per il culto del Regno d'Italia stabiliva delle regole per una migliore amministrazione economica dei beni in possesso degli istituti religiosi. Tutti gli "stabilimenti di religione e di beneficenza pubblica" erano tenuti a presentare annualmente alle municipalità il bilancio della loro attività, entro i tre mesi dell'anno successivo. In base alla circolare del governo del Tirolo e Vorarlberg del 13 ottobre 1821, ogni anno i sindaci della chiesa, nominati dal capo-comune e confermati dal pastore delle anime e dal giudice distrettuale, dovevano rendere conto dell'amministrazione del patrimonio della chiesa mediante un resoconto. Sei settimane dopo il termine dell'anno militare, che cominciava il primo novembre e terminava il 31 ottobre, il sindaco della chiesa servendosi di appositi formulari doveva rendere i conti dell'amministrazione della chiesa, alla presenza del giudice, del pastore locale e di una deputazione comunale. Il conto formalmente rivisto e approvato doveva essere custodito nella cassa della chiesa o in un apposito armadio; in questa occasione era cura del pastore locale delle anime compilare un estratto di tale conto e trasmetterlo per conoscenza all'Ordinariato. Rimase sempre comunque al vescovo l'ispezione del patrimonio delle chiese della sua diocesi. Con il Concordato tra stato austriaco e chiesa del 1855 la sorveglianza sull'amministrazione dei beni ecclesiastici passò, in base all'art. 30 dell'accordo, all'autorità ecclesiastica.

La serie è formata da un fascicolo.

E 2.1 b. 1 {208}

Resoconti

1812 - 1847 Nn. 1-30 Atti di liquidazione ed estratti dei conti della chiesa di San Valentino di Cagnò. Per gli anni 1817, 1818, 1821/22-1827/28 si trovano solo gli estratti dei conti Mancano i conti per gli anni 1823/24-1824/25. Italiano Fascicolo; carta, cc. 145 n.n.

127

Ente

Chiesa di San Vitale {209}

sec. XV - 1987 gennaio 24

Luoghi Romallo (TN)

Archivi prodotti Fondo Chiesa di San Vitale in Romallo, 23/08/1573 - 31/12/1883

Storia Il paese di Romallo si trova sulle pendici del monte Ozolo, a poca distanza da Revò. La sua chiesa, dedicata a San Vitale, è molto antica ed è l'unica in tutta la diocesi ad essere titolata al santo di Ravenna che si festeggia il 28 aprile. Della prima fabbrica non si hanno notizie, ma si sa consacrata il 16 maggio 1412, come riportato sugli atti visitali del 1751: "... visitavit ecclesiam Romali consecrata S. Vitali a reverendo domino Michaele Iorba ... suffraganeo die 16 maii 1412" (1). Aveva tre altari, "tria existunt altaria consecrata" (2), e un modesto corredo di arredi sacri; il suo patrimonio era inoltre costituito da alcuni affitti e locazioni perpetue. La chiesa di San Vitale era amministrata da sindaci, che annualmente rendevano conto del proprio operato davanti al pievano di Revò e al regolano quale rappresentante della comunità di Romallo (3). Filiale della pieve di Revò, Romallo aveva un proprio primissario, nominato dalla comunità e approvato di diritto dal parroco; il pagamento dell'onorario del primissario e il mantenimento di chiesa e canonica spettavano al Comune in quanto patrono. Divenuta insufficiente a contenere la popolazione, la chiesa subì interventi di ingrandimento nella prima metà del XVIII secolo; devastata da un incendio nel 1853 fu riedificata e il 29 luglio 1865, in occasione della visita pastorale, venne consacrata e le fu accordata la custodia del Santissimo Sacramento (4); grazie alla donazione di Elisabetta Paris la chiesa poté dotarsi del fondo per l'illuminazione perpetua (5). Per tutto l'arco del XIX secolo i resoconti della chiesa registrano, tra le entrate, interessi di capitali presso privati, livelli in denaro e in natura e affitti di fondi, mentre le uscite sono dovute prevalentemente per la celebrazione di messe, bisogni della chiesa (olio, cera), imposte, salari (al sacrestano e allo "scossore") e altre uscite straordinarie (dovute in genere per "impossibile rascossione" di interessi) (6). La chiesa di San Vitale fu elevata a parrocchia il 25 dicembre 1938. In applicazione della legge n. 222 del 20 maggio 1985 e in seguito ai DD.MM. del 21 marzo 1986 e 30 dicembre 1986 (pubblicato quest'ultimo sulla Gazzetta ufficiale il 24.01.1987), a decorrere dal 24 gennaio 1987 l'ente Chiesa parrocchiale di San Vitale è stato soppresso e i suoi beni (con tutte le relative pertinenze, accessioni, comproprietà, diritti, servitù e ipoteche) sono stati assegnati all'ente Parrocchia di San Vitale di Romallo.

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Funzioni, occupazioni e attività Il curatore d'anime era il legittimo amministratore della sostanza della chiesa curata, come anche delle chiese annesse e di tutte le fondazioni istituite a favore delle stesse. Il patrimonio della chiesa era costituito dagli apparati, dagli utensili, dagli arredi sacri di cui essa è provvista per il culto divino, dagli altri beni mobili di sua proprietà, come pure dai fabbricati, fondi, capitali, introiti, diritti ad essa appartenenti, i cui proventi sono destinati a sopperire ai bisogni del culto divino e al mantenimento in buono stato dei fabbricati. Il parroco svolgeva la sua attività di responsabile amministrativo affiancato dai fabbricieri (detti anche sindaci o massari), quali rappresentanti della comunità. L'istituzione e l'azione dei fabbricieri vennero disciplinate da un decreto napoleonico del 26 maggio 1807: venivano nominati per decreto ministeriale o prefettizio, erano generalmente tre per ciascuna chiesa e duravano in carica cinque anni. Nella diocesi di Trento venne emanata nel 1865 una normativa relativa all'amministrazione delle chiese che disciplinava, tra l'altro, anche il rapporto del curatore d'anime coi fabbricieri. Il primo era considerato l'organo ecclesiastico dell'amministrazione e a lui competeva la principale direzione; i fabbricieri gli erano affiancati "tanto allo scopo di prestargli assistenza, quanto nella loro qualità di rappresentanti della comunità ecclesiastica (...). Tanto il curator d'anime che i fabbricieri devono sempre aver cognizione di quanto concerne l'amministrazione". I fabbricieri venivano di regola proposti al curatore d'anime; il loro ufficio durava due anni, salvo la possibilità di essere riconfermati. Dal 1874 (Legge 7 maggio 1874, Boll. Leggi dell'Impero n. 50) spettava al decano il diritto di nominare i fabbricieri proposti dalla comunità. Le fabbricerie erano perciò organi amministrativi dipendenti dall'autorità ecclesiastica, ai quali era demandata l'amministrazione dei beni temporali di una chiesa, con esclusione di qualsiasi ingerenza nelle questioni di culto.

Contesto generale Diocesi di Trento Decanato di Cles

Fonti normative Norme per l'amministrazione del patrimonio delle chiese e dei benefici nonché delle fondazioni ecclesiastiche nella diocesi di Trento, 1865

Codice di diritto canonico (1983)

Legge 20 maggio 1985, n. 222, "Disposizioni sugli enti ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi"

Decreto Ministeriale 30 dicembre 1986, Conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto all'Istituto per il sostentamento del clero nella diocesi di Trento ed alle quattrocentocinquantasei parrocchie costituite nella stessa diocesi. Perdita della personalità giuridica civile da parte di millecentonovantuno enti beneficiali e di quattrocentoquarantadue chiese parrocchiali, tutti della sopraddetta diocesi di Trento

Fonti archivistiche e bibliografia

129

Fonti d’archivio ADT, Atti visitali Bibliografia MICHELI P., Dalla Rocca dell'Ozolo, Trento, 1979, pp. 417-420

WEBER S., Le chiese della Valle di Non nella storia e nell'arte, vol. II: I decanati di Cles e di Fondo, Trento, 1937, pp. 105-107

Note (1) Cfr. ADT, Atti visitali, 61, c. 495. (2) Ibidem. (3) Cfr. Chiesa di San Vitale in Romallo, Urbari e registri dei conti dei sindaci, reg. 1. (4) Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Carteggio e atti ordinati, fasc. 5.1, c. 72; fasc. 1, c. 39. (5) Ibidem, fasc. 1, c. 43. (6) Cfr. Chiesa di San Vitale in Romallo, Resoconti, fasc. 1.

130

fondo F Chiesa di San Vitale in Romallo, 1573 - 1883 {210}

registri 1, fascicoli 1

Soggetti produttori Chiesa di San Vitale, sec. XV - 1987 gennaio 24

Lingua Italiano; latino

Vedi anche: Serie Carteggio e atti ordinati.

131

serie F 1 Urbari e registri dei conti dei sindaci, 1573 - 1700 {211}

registri 1

Contenuto Per la corretta e vigile amministrazione dei beni degli enti ecclesiastici e per dimostrare la regolarità della gestione del patrimonio, si faceva uso di un particolare tipo di registro chiamato "inventarium" o "urbarium". In esso si registravano i fondi, gli stabili e i capitali di proprietà di un ente, la loro estensione, la rendita annuale, il nome dei locatari, le scadenze dei pagamenti degli interessi, la durata delle locazioni, le ipoteche, le garanzie ed eventuali altre annotazioni.

La serie è formata da un registro, diviso in due parti: nella prima parte viene data la situazione delle entrate della chiesa in forma di obbligazione/dichiarazione relativamente agli affitti dovuti (censi), o in forma di memorie di atti di locazione perpetua, con alcune sottoscrizioni del notaio (senza SN) e del pievano; nella seconda parte del registro si trovano le rese di conto dell'amministrazione dei sindaci della chiesa. Le rese di conto, annuali, venivano redatte nel cimitero di San Vitale di Romallo alla presenza del regolano e dei giurati della comunità e poi sottoscritte dal pievano di Revò. In occasione della loro presentazione veniva nominato il nuovo sindaco per l'anno successivo. Urbari della chiesa di San Vitale di Romallo per gli anni 1650 e 1756 si trovano in Chiesa di Santo Stefano in Revò, Urbari, regg. 3 e 4.

Vedi anche: Serie Urbari.

F 1.1 {212}

Urbario e registro dei conti dei sindaci

1573 agosto 23 - 1700 novembre 24 cc. 28-54r, 70v-71: urbario, 1573 agosto 23-1576 febbraio 1; 1591 gennaio 5; 1607 settembre 30; 1649 febbraio 4; cc. 54v-163: rese di conto dei sindaci, 1622 dicembre 29-1698 novembre 16; 1700 novembre 14 (1). Latino, italiano Registro; carta, legato in carta, cc. 28-163 (mancano le cc. 50-52, 75, 82, 100-147, 155-157, 159-160, 162; bianche alcune cc.) (2), con indice delle parti di mano del sec. XX a c. 28 Note (1) Alcune registrazioni sono cassate con un tratto di penna. (2) Alcuni numeri non sono ben leggibili e riportano delle soprascritte a matita. La c. 48 è legata dopo la c. 49; la c. 148 è legata dopo la c. 161; la c. 163 è legata prima della c. 149.

132

133

serie F 2 Resoconti, 1808 - 1883 {213}

fascicoli 1

Contenuto Con il decreto governativo del 3 agosto 1803 il Ministero per il culto del Regno d'Italia stabiliva delle regole per una migliore amministrazione economica dei beni in possesso degli istituti religiosi. Tutti gli "stabilimenti di religione e di beneficenza pubblica" erano tenuti a presentare annualmente alle municipalità il bilancio della loro attività, entro i tre mesi dell'anno successivo. In base alla circolare del governo del Tirolo e Vorarlberg del 13 ottobre 1821, ogni anno i sindaci della chiesa, nominati dal capo-comune e confermati dal pastore delle anime e dal giudice distrettuale, dovevano rendere conto dell'amministrazione del patrimonio della chiesa mediante un resoconto. Sei settimane dopo il termine dell'anno militare, che cominciava il primo novembre e terminava il 31 ottobre, il sindaco della chiesa servendosi di appositi formulari doveva rendere i conti dell'amministrazione della chiesa, alla presenza del giudice, del pastore locale e di una deputazione comunale. Il conto formalmente rivisto e approvato doveva essere custodito nella cassa della chiesa o in un apposito armadio; in questa occasione era cura del pastore locale delle anime compilare un estratto di tale conto e trasmetterlo per conoscenza all'Ordinariato. Rimase sempre comunque al vescovo l'ispezione del patrimonio delle chiese della sua diocesi. La sorveglianza sull'amministrazione dei beni ecclesiastici, che prima del Concordato tra stato austriaco e chiesa del 1855 spettava quindi agli organi locali di governo, passava, in base all'art. 30 dell'accordo, all'autorità ecclesiastica. A Trento nel 1865 venne istituito a questo scopo l'Ufficio amministrativo diocesano. Le "Norme d'amministrazione ecclesiastica" pubblicate nel Bollettino delle Leggi dell'Impero del 25 gennaio 1866 regolamentarono la materia stabilendo, tra l'altro, la formazione dei resoconti secondo determinati formulari. Gli amministratori dovevano redigere annualmente i resoconti che, con il visto del curatore d'anime, dovevano essere inviati per l'approvazione all'Ordinariato con la relativa documentazione in ordine di entrata e di uscita. L'Ordinariato doveva vistare e rispedire una copia dei resoconti al curatore d'anime e inviarne un'altra all'autorità politica provinciale.

La serie è formata da un fascicolo.

F 2.1 b. 1 {214}

Resoconti

1808 - 1883 Nn. 1-45 Resoconti della chiesa di San Vitale di Romallo per gli anni 1808/09-1883. Mancano i resoconti per gli anni 1809/10-1811, 1834/35-1836/37, 1847-1857, 1861, 1869.

134

Per gli anni 1817, 1818, 1844, 1846 si trovano solo gli estratti dei conti; per gli anni 1831/32, 1837/38-1843, 1845 sono presenti solo gli atti di liquidazione e gli estratti dei conti; per gli anni 1819/20, 1820/21, 1825/26, 1826/27, 1829/30 sono presenti anche le quietanze. Italiano Fascicolo; carta, cc. 267 n.n.

135

Ente

Chiesa di San Maurizio {215}

sec. XV - 1987 gennaio 24

Luoghi Tregiovo (Revò, TN)

Archivi prodotti Fondo Chiesa di San Maurizio in Tregiovo, 01/01/1650 - 31/12/1888

Storia L'antica chiesa di San Maurizio, ora non più esistente, si trovava sul colle vicino all'abitato di Tregiovo. La chiesa venne riconsacrata, in seguito a restauri o modifiche apportate all'edificio quattrocentesco, il 17 maggio 1512 da Michele Iorba, vescovo suffraganeo di Trento (1). Come nelle altre comunità rurali del Trentino, il legame tra comunità e chiesa si esplicava anche nell'amministrazione dei beni: la chiesa di Tregiovo era infatti affidata a dei sindaci eletti dalla comunità con il consenso del parroco. I sindaci erano incaricati di riscuotere annualmente gli affitti, di pagare le elemosine per la celebrazione delle messe legatarie, di provvedere alle spese necessarie per il culto e di pagare le dovute imposte; dovevano inoltre presentare annualmente le rese di conto del loro operato al parroco e ai rappresentanti della comunità (2). Dall'urbario conservato nell'archivio storico della parrocchia di Revò, compilato nel 1650, reggente il pievano Antonio Martini, si evince che le rendite della chiesa di San Maurizio erano costituite da beni mobili e arredi sacri, da alcuni beni immobili situati nel territorio di Tregiovo e da affitti derivanti da alcuni capitali; testimoni alla stesura dell'urbario, rogato dal notaio Fabiano Martini da Peio, fratello del pievano, furono il sindaco della chiesa di San Maurizio e alcuni rappresentanti della comunità di Tregiovo (3). La primissaria curata venne eretta nel 1730, alle dipendenze della parrocchia di Santo Stefano di Revò; nel 1742 il primissario ottenne il battistero e gli oli santi, con facoltà di amministrare i sacramenti; nel 1767 venne concesso anche il tabernacolo. Nel corso del tempo il patrimonio della chiesa venne incrementato grazie a lasciti e donazioni e così sull'urbario, che nel 1756 venne redatto per tutti gli enti ecclesiastici della parrocchia di Revò, troviamo che la chiesa di San Maurizio era dotata di un patrimonio costituito da alcuni beni immobili e da capitali (4). Per maggiore comodità della popolazione negli anni 1787-1788 venne costruita una nuova chiesa situata in posizione più centrale rispetto al paese e l'antico edificio venne demolito; di quest'ultimo rimangono solo i muri perimetrali del vecchio cimitero e il campanile. La nuova chiesa venne consacrata il 18 agosto 1799 (5). Il 27 settembre 1887 venne eretta la curazia di Tregiovo e l'11 agosto 1920 venne elevata in parrocchia. In applicazione della legge n. 222 del 20 maggio 1985 e in seguito ai DD.MM. del 21 marzo 1986 e 30 dicembre 1986 (pubblicato quest'ultimo sulla Gazzetta ufficiale il 24.01.1987), a decorrere dal 24 gennaio 1987 l'ente Chiesa curaziale

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di San Maurizio è stato soppresso e i suoi beni (con tutte le relative pertinenze, accessioni, comproprietà, diritti, servitù e ipoteche) sono stati assegnati all'ente Parrocchia di San Maurizio e Compagni avente sede a Tregiovo.

Funzioni, occupazioni e attività Il curatore d'anime era il legittimo amministratore della sostanza della chiesa curata, come anche delle chiese annesse e di tutte le fondazioni istituite a favore delle stesse. Il patrimonio della chiesa era costituito dagli apparati, dagli utensili, dagli arredi sacri di cui essa è provvista per il culto divino, dagli altri beni mobili di sua proprietà, come pure dai fabbricati, fondi, capitali, introiti, diritti ad essa appartenenti, i cui proventi sono destinati a sopperire ai bisogni del culto divino e al mantenimento in buono stato dei fabbricati. Il parroco svolgeva la sua attività di responsabile amministrativo affiancato dai fabbricieri (detti anche sindaci o massari), quali rappresentanti della comunità. L'istituzione e l'azione dei fabbricieri vennero disciplinate da un decreto napoleonico del 26 maggio 1807: venivano nominati per decreto ministeriale o prefettizio, erano generalmente tre per ciascuna chiesa e duravano in carica cinque anni. Nella diocesi di Trento venne emanata nel 1865 una normativa relativa all'amministrazione delle chiese che disciplinava, tra l'altro, anche il rapporto del curatore d'anime coi fabbricieri. Il primo era considerato l'organo ecclesiastico dell'amministrazione e a lui competeva la principale direzione; i fabbricieri gli erano affiancati "tanto allo scopo di prestargli assistenza, quanto nella loro qualità di rappresentanti della comunità ecclesiastica (...). Tanto il curator d'anime che i fabbricieri devono sempre aver cognizione di quanto concerne l'amministrazione". I fabbricieri venivano di regola proposti al curatore d'anime; il loro ufficio durava due anni, salvo la possibilità di essere riconfermati. Dal 1874 (Legge 7 maggio 1874, Boll. Leggi dell'Impero n. 50) spettava al decano il diritto di nominare i fabbricieri proposti dalla comunità. Le fabbricerie erano perciò organi amministrativi dipendenti dall'autorità ecclesiastica, ai quali era demandata l'amministrazione dei beni temporali di una chiesa, con esclusione di qualsiasi ingerenza nelle questioni di culto.

Contesto generale Diocesi di Trento Decanato di Cles

Fonti normative Norme per l'amministrazione del patrimonio delle chiese e dei benefici nonché delle fondazioni ecclesiastiche nella diocesi di Trento, 1865

Codice di diritto canonico (1983)

Legge 20 maggio 1985, n. 222, "Disposizioni sugli enti ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi"

Decreto Ministeriale 30 dicembre 1986, Conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto all'Istituto per il sostentamento del clero nella diocesi di Trento ed alle quattrocentocinquantasei parrocchie costituite nella stessa diocesi. Perdita della personalità giuridica civile da parte di millecentonovantuno enti beneficiali e di quattrocentoquarantadue chiese parrocchiali, tutti della sopraddetta

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diocesi di Trento

Fonti archivistiche e bibliografia Bibliografia COSTA A., La Chiesa di Dio che vive in Trento, Trento, 1986, p. 568

MICHELI P., Dalla Rocca dell'Ozolo, Trento, 1979, pp. 389-402

WEBER S., Le chiese della Valle di Non nella storia e nell'arte, vol. II: I decanati di Cles e di Fondo, Trento, 1937, pp. 98-99

Note (1) Cfr. COSTA A., La Chiesa di Dio che vive in Trento, Trento, 1986, p. 568 e WEBER S., Le chiese della Valle di Non nella storia e nell'arte, vol. II: I decanati di Cles e di Fondo, Trento, 1937, p. 98. (2) Cfr. Chiesa di Maurizio in Tregiovo, Registri delle rese di conto dei sindaci, reg. 1. (3) Cfr. Chiesa di San Maurizio di Tregiovo, Urbari, reg. 1. (4) Cfr. Chiesa di Santo Stefano in Revò, Urbari, reg. 4, cc. 200-206. (5) Cfr. Chiesa di San Maurizio in Tregiovo, Registri delle rese di conto dei sindaci, reg. 1, a c. I.

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fondo G Chiesa di San Maurizio in Tregiovo, 1650 - 1888 {216}

registri 2, fascicoli 1

Soggetti produttori Chiesa di San Maurizio, sec. XV - 1987 gennaio 24

Vedi anche: Serie Carteggio e atti ordinati.

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serie G 1 Urbari, 1650 {217}

registri 1

Contenuto Per la corretta e vigile amministrazione dei beni degli enti ecclesiastici e per dimostrare la regolarità della gestione del patrimonio, si faceva uso di un particolare tipo di registro chiamato "inventarium" o "urbarium". In esso si registravano i fondi, gli stabili e i capitali di proprietà di un ente, la loro estensione, la rendita annuale, il nome dei locatari, le scadenze dei pagamenti degli interessi, la durata delle locazioni, le ipoteche, le garanzie ed eventuali altre annotazioni.

La serie è formata da un registro sul quale sono stati riportati i beni mobili, immobili, i censi, gli affitti e i legati spettanti alla chiesa di San Maurizio di Tregiovo. L'urbario fu compilato nel 1650, reggente il pievano Antonio Martini, a seguito del decreto visitale che comandava di rinnovare gli urbari "delle rendite et haveri spettanti a tutte le chiese della pieve di Revò" (1). Testimoni alla stesura dell'urbario, rogato dal notaio Fabiano Martini da Peio, fratello del pievano, furono il sindaco della chiesa di San Maurizio e alcuni rappresentanti della comunità di Tregiovo. Le annotazioni e le integrazioni posteriori sono poste sia negli spazi trovati liberi dell'urbario del 1650, sia dopo le registrazioni dell'urbario seicentesco. Alcune integrazioni sono state effettuate dai curati di Tregiovo don Giovanni Alessandri e don Giovanni Giacomo Alessandri tra la seconda metà del secolo XVIII e l'inizio del secolo XIX, che ci riferiscono notizie anche in merito alla fabbrica della nuova chiesa (1788) e ai beni immobili sui quali essa venne edificata. Ulteriori redazioni degli urbari del 1650 e del 1756 si trovano in Chiesa di Santo Stefano in Revò, Urbari, regg. 3 e 4.

Vedi anche: Serie Urbari.

Note (1) Cfr. Chiesa di Santo Stefano in Revò, Urbari, reg. 3, c. 2.

G 1.1 {218}

"Inventarium, urbarium et registrum omnium et singolorum bonorum mobilium, stabilium, censuum et affictuum ac aliorum quorumcumque spectantium ad ecclesiam Sancti Mauritii de Triugo plebis Revodi ... anno 1650 secutum" (a c. 1)

1650 marzo 5 (con annotazioni e integrazioni fino al 7 novembre 1819) Altre denominazioni: "Pro Triugo" (tit. cop.)

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All'inizio, all'interno del piatto anteriore: annotazione di don Pietro Micheli da Tregiovo relativa al ritrovamento del presente registro presso un'abitazione privata e al deposito presso l'archivio della parrocchia di Revò, 1962 settembre 8. Italiano, latino Registro; carta, legatura in pergamena con ribaltina, cc. 41 (bianche le cc. 13v-15, 27v-31), con indice a c. 1v

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serie G 2 Registri delle rese di conto dei sindaci, 1714 - 1816 {219}

registri 1

Contenuto La serie è formata da un registro sul quale sono riportate le rese di conto dei sindaci della chiesa di San Maurizio di Tregiovo dal 1714 al 1816. Le rese di conto e i relativi saldi venivano presentati annualmente davanti all'arciprete di Revò, o al cappellano delegato, e alla presenza di alcuni vicini della comunità.

G 2.1 {220}

"Registro de conti [della] venerabile chiesa di [San] Maurizio di Tregiovo. 1714"

1714 settembre 22 - 1816 (1) Altre denominazioni: "Libro de conti dell'entrate e spese della venerabile chiesa di San Maurizio di Tregiovo parochia di Revò. (c. I) A c. I, dopo il titolo: annotazioni relative alla consegna del registro per l'approvazione dei resoconti, 1809 gennaio 29-1810 agosto 26; memoria della consacrazione della chiesa di San Maurizio, 1799 agosto 18; memoria relativa alla prima messa solenne celebrata da don Giovanni Flor da Tregiovo, 1803 giugno 12; annotazione relativa al pagamento del ferro per tagliare le ostie, effettuato nel 1739, sec. XIX inizio. Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, c. I-91 Note (1) La resa di conto per gli anni 1806-1811 venne resa l'1 dicembre 1811; per gli anni 1812-1816 venne dato conto delle entrate e delle uscite, senza rese di conto e saldi.

142

serie G 3 Resoconti, 1824 - 1888 {221}

fascicoli 1

Contenuto Con il decreto governativo del 3 agosto 1803 il Ministero per il culto del Regno d'Italia stabiliva delle regole per una migliore amministrazione economica dei beni in possesso degli istituti religiosi. Tutti gli "stabilimenti di religione e di beneficenza pubblica" erano tenuti a presentare annualmente alle municipalità il bilancio della loro attività, entro i tre mesi dell'anno successivo. In base alla circolare del governo del Tirolo e Vorarlberg del 13 ottobre 1821, ogni anno i sindaci della chiesa, nominati dal capo-comune e confermati dal pastore delle anime e dal giudice distrettuale, dovevano rendere conto dell'amministrazione del patrimonio della chiesa mediante un resoconto. Sei settimane dopo il termine dell'anno militare, che cominciava il primo novembre e terminava il 31 ottobre, il sindaco della chiesa servendosi di appositi formulari doveva rendere i conti dell'amministrazione della chiesa, alla presenza del giudice, del pastore locale e di una deputazione comunale. Il conto formalmente rivisto e approvato doveva essere custodito nella cassa della chiesa o in un apposito armadio; in questa occasione era cura del pastore locale delle anime compilare un estratto di tale conto e trasmetterlo per conoscenza all'Ordinariato. Rimase sempre comunque al vescovo l'ispezione del patrimonio delle chiese della sua diocesi. La sorveglianza sull'amministrazione dei beni ecclesiastici, che prima del Concordato tra stato austriaco e chiesa del 1855 spettava quindi agli organi locali di governo, passava, in base all'art. 30 dell'accordo, all'autorità ecclesiastica. A Trento nel 1865 venne istituito a questo scopo l'Ufficio amministrativo diocesano. Le "Norme d'amministrazione ecclesiastica" pubblicate nel Bollettino delle Leggi dell'Impero del 25 gennaio 1866 regolamentarono la materia stabilendo, tra l'altro, la formazione dei resoconti secondo determinati formulari. Gli amministratori dovevano redigere annualmente i resoconti che, con il visto del curatore d'anime, dovevano essere inviati per l'approvazione all'Ordinariato con la relativa documentazione in ordine di entrata e di uscita. L'Ordinariato doveva vistare e rispedire una copia dei resoconti al curatore d'anime e inviarne un'altra all'autorità politica provinciale.

La serie è formata da un fascicolo.

G 3.1 b. 1 {222}

Resoconti

1824 - 1888 Nn. 1-24 Resoconti per gli anni 1824/25-1888. Mancano i resoconti per gli anni 1828/29-1840/41, 1843, 1847, 1849-1856, 1864, 1871-1878, 1882-1884. Per gli anni 1824/25-1826/27 sono presenti anche le quietanze; per l'anno 1827/28 sono presenti solo le quietanze; per l'anno 1857 è presente solo l'estratto del conto.

143

Italiano Fascicolo; carta, cc. 107 n.n.

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Ente

Chiesa di San Paolo {223}

1413 dicembre 4 - 1987 gennaio 24

Luoghi Marcena (Rumo, TN)

Archivi prodotti Fondo Chiesa di San Paolo in Marcena, 01/01/1811 - 31/12/1847

Storia La chiesa di Marcena, dedicata a San Paolo, si trova nella parte bassa del paese e mantiene tuttora la struttura architettonica risalente ai secoli XV e XVI (1). Dell'edificio preesistente, probabilmente di epoca medievale, non rimane più alcuna traccia (2). Fin dal 1233 infatti la chiesa di Marcena, a quel tempo dedicata a Santa Maria, fu sede di un'espositura eretta per la cura delle anime delle ville di Marcena, Mione, Corte, Lanza e Mocenigo, appartenenti alla comunità di Rumo ed ecclesiasticamente dipendenti dall'ampia pieve di Revò (3). La chiesa, dedicata in seguito a Santa Maria e a San Paolo, subì numerosi rifacimenti, come ci viene confermato dalle consacrazioni che conclusero le modifiche: il 4 dicembre 1413, a seguito di un rifacimento, fu consacrata insieme ai suoi tre altari (4); fu consacrata di nuovo quasi un secolo dopo, il 18 luglio 1501 (5) in seguito ad un suo ingrandimento, anche se in quel momento i lavori non erano del tutto finiti. La definitiva consacrazione della chiesa dedicata a San Paolo ebbe luogo infatti il 28 febbraio 1518 durante la visita del vescovo suffraganeo di Trento Michele Iorba (6). Nel 1515 il vescovo di Trento aveva concesso alla cura d'anime di Marcena nuovi diritti, con i quali si rese più indipendente dalla parrocchia di Revò, pur mantenendo sempre il il riconoscimento della matrice. Nel corso del XVII secolo l'edificio venne arricchito soprattutto internamente mediante la realizzazione di un nuovo altare maggiore e l'aggiunta di un quarto altare dedicato alla Beata Maria Vergine del Rosario. La struttura della chiesa rimase pressoché inalterata fino al 1861 quando vennero commissionati lavori di ampliamento e restauro. L'amministrazione del patrimonio della chiesa di San Paolo era affidata a dei sindaci eletti dalla comunità di Rumo, in accordo col parroco di Revò. Dall'urbario conservato nell'archivio storico della parrocchia di Revò, risalente al 1650, si evince che la chiesa era dotata di un ricco patrimonio di arredi sacri e di diversi beni immobili, situati nel territorio della comunità di Rumo e che poteva contare sulle rendite derivanti dagli interessi su diversi capitali (7). I sindaci della chiesa erano incaricati di riscuotere annualmente gli affitti, pagare le elemosine per la celebrazione delle messe legatarie, provvedere alle spese necessarie per il culto e pagare le dovute imposte; dovevano inoltre presentare annualmente le rese di conto del loro operato al parroco di Revò e ai rappresentanti della comunità, per riceverne l'approvazione. Nel corso del tempo il patrimonio della chiesa subì progressivamente degli incrementi: nella prima metà del XIX secolo possedeva diversi capitali investiti presso privati ed alcuni beni immobili (8).

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Nel 1911 la curazia di Marcena venne elevata a parrocchia, rendendosi così completamente autonoma dalla parrocchia di Santo Stefano di Revò. In applicazione della legge n. 222 del 20 maggio 1985 e in seguito ai DD.MM. del 21 marzo 1986 e 30 dicembre 1986 (pubblicato quest'ultimo sulla Gazzetta ufficiale il 24.01.1987), a decorrere dal 24 gennaio 1987 l'ente Chiesa di San Paolo è stato soppresso e i suoi beni (con tutte le relative pertinenze, accessioni, comproprietà, diritti, servitù e ipoteche) sono stati assegnati all'ente Parrocchia della Conversione di San Paolo avente sede in Marcena di Rumo.

Funzioni, occupazioni e attività Il curatore d'anime era il legittimo amministratore della sostanza della chiesa curata, come anche delle chiese annesse e di tutte le fondazioni istituite a favore delle stesse. Il patrimonio della chiesa era costituito dagli apparati, dagli utensili, dagli arredi sacri di cui essa è provvista per il culto divino, dagli altri beni mobili di sua proprietà, come pure dai fabbricati, fondi, capitali, introiti, diritti ad essa appartenenti, i cui proventi sono destinati a sopperire ai bisogni del culto divino e al mantenimento in buono stato dei fabbricati. Il parroco svolgeva la sua attività di responsabile amministrativo affiancato dai fabbricieri (detti anche sindaci o massari), quali rappresentanti della comunità. L'istituzione e l'azione dei fabbricieri vennero disciplinate da un decreto napoleonico del 26 maggio 1807: venivano nominati per decreto ministeriale o prefettizio, erano generalmente tre per ciascuna chiesa e duravano in carica cinque anni.

Contesto generale Diocesi di Trento Decanato di Cles

Fonti normative Norme per l'amministrazione del patrimonio delle chiese e dei benefici nonché delle fondazioni ecclesiastiche nella diocesi di Trento, 1865

Codice di diritto canonico (1983)

Legge 20 maggio 1985, n. 222, "Disposizioni sugli enti ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi"

Decreto Ministeriale 30 dicembre 1986, Conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto all'Istituto per il sostentamento del clero nella diocesi di Trento ed alle quattrocentocinquantasei parrocchie costituite nella stessa diocesi. Perdita della personalità giuridica civile da parte di millecentonovantuno enti beneficiali e di quattrocentoquarantadue chiese parrocchiali, tutti della sopraddetta diocesi di Trento

Fonti archivistiche e bibliografia Bibliografia COOPERATIVA KOINÈ (a cura di), Inventario dell'archivio storico della Parrocchia di Marcena (1413-

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1950) e degli archivi aggregati (1247-1969), Provincia autonoma di Trento, Servizio Beni librari e archivistici, 2001

PIZZINI K., Luoghi di incontro fra culture figurative nell'Anaunia: le chiese di Santo Stefano a Revò, San Paolo a Marcena e San Vigilio a Lanza, tesi di laurea (relatore Andrea Bacchi), Università degli Studi di Trento, Facoltà di lettere e filosofia, Corso di laurea in lettere moderne, a.a. 1996-1997, pp. 119-221

WEBER S., Le chiese della Valle di Non nella storia e nell'arte, vol. II: I decanati di Cles e di Fondo, Trento, 1937, pp. 79-86

Note (1) PIZZINI K., Luoghi di incontro fra culture figurative nell'Anaunia: le chiese di Santo Stefano a Revò, San Paolo a Marcena e San Vigilio a Lanza, tesi di laurea (relatore Andrea Bacchi), Università degli Studi di Trento, Facoltà di lettere e filosofia, Corso di laurea in lettere moderne, a.a. 1996-1997, p. 119. (2) Ibidem, p. 123. (3) Ibidem, p. 122. (4) Cfr. COOPERATIVA KOINÈ (a cura di), Inventario dell'archivio storico della Parrocchia di Marcena (1413-1950) e degli archivi aggregati (1247-1969), Provincia autonoma di Trento, Servizio Beni librari e archivistici, 2001, Archivio della parrocchia di Marcena, Pergamene, perg. 1. (5) Ibidem, perg. 10 (6) Ibidem, perg. 12 (7) Cfr. Chiesa di Santo Stefano in Revò, Urbari, reg. 3, cc. 170-193. (8) Cfr. Chiesa di San Paolo in Marcena, Resoconti, fasc. 1.

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fondo H Chiesa di San Paolo in Marcena, 1811 - 1847 {224}

fascicoli 1

Soggetti produttori Chiesa di San Paolo, 1413 dicembre 4 - 1987 gennaio 24

Lingua Italiano

Vedi anche: Serie Carteggio e atti ordinati. Serie Urbari.

148

serie H 1 Resoconti, 1811 - 1847 {225}

fascicoli 1

Contenuto Con il decreto governativo del 3 agosto 1803 il Ministero per il culto del Regno d'Italia stabiliva delle regole per una migliore amministrazione economica dei beni in possesso degli istituti religiosi. Tutti gli "stabilimenti di religione e di beneficenza pubblica" erano tenuti a presentare annualmente alle municipalità il bilancio della loro attività, entro i tre mesi dell'anno successivo. In base alla circolare del governo del Tirolo e Vorarlberg del 13 ottobre 1821, ogni anno i sindaci della chiesa, nominati dal capo-comune e confermati dal pastore delle anime e dal giudice distrettuale, dovevano rendere conto dell'amministrazione del patrimonio della chiesa mediante un resoconto. Sei settimane dopo il termine dell'anno militare, che cominciava il primo novembre e terminava il 31 ottobre, il sindaco della chiesa servendosi di appositi formulari doveva rendere i conti dell'amministrazione della chiesa, alla presenza del giudice, del pastore locale e di una deputazione comunale. Il conto formalmente rivisto e approvato doveva essere custodito nella cassa della chiesa o in un apposito armadio; in questa occasione era cura del pastore locale delle anime compilare un estratto di tale conto e trasmetterlo per conoscenza all'Ordinariato. Rimase sempre comunque al vescovo l'ispezione del patrimonio delle chiese della sua diocesi. Con il Concordato tra stato austriaco e chiesa del 1855 la sorveglianza sull'amministrazione dei beni ecclesiastici passò, in base all'art. 30 dell'accordo, all'autorità ecclesiastica. La serie è formata da un fascicolo.

H 1.1 b. 1 {226}

Resoconti

1811 - 1847 Nn. 1-32 Atti di liquidazione ed estratti dei conti della chiesa di San Paolo di Marcena. Per gli anni 1811-1813, 1818/19-1825/26 si trovano solo gli estratti dei conti. Italiano Fascicolo; carta, cc. 103 n.n.

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Ente

Chiesa di San Lorenzo {227}

1527 -

Luoghi Mione (Rumo, TN)

Archivi prodotti Fondo Chiesa di San Lorenzo in Mione, 01/01/1811 - 31/12/1847

Storia La chiesa di San Lorenzo di Mione fu costruita all'inizio del Cinquecento e venne consacrata dal vescovo suffraganeo di Trento Filippo de Vecchi nell'agosto del 1527 (1). Nel corso degli anni l'edificio subì diversi rifacimenti che gli fecero perdere l'impronta originaria. Anticamente dal punto di vista ecclesiastico la popolazione di Mione, insieme a quella di Corte Inferiore, faceva riferimento alla pieve di Santo Stefano di Revòl, ma dal 1515 la cura delle anime passò alla neoeretta curazia di Marcena. Nel 1729 fu eretta la primissaria curata di Mione e Corte e ai vicini delle due ville venne concesso il diritto di nominare un proprio sacerdote, che era soggetto sia al curato di Marcena che al parroco di Revò. Nel 1911 la parrocchia di Marcena si rese definitivamente indipendente da quella di Revò. L'amministrazione del patrimonio della chiesa di San Lorenzo era affidata a dei sindaci eletti dalla comunità di Rumo, in accordo col parroco di Revò. Dall'urbario conservato nell'archivio storico della parrocchia di Revò, risalente al 1650, si evince che la chiesa era dotata di arredi sacri, di alcuni prati e di alcuni capitali (2). I sindaci della chiesa erano incaricati di riscuotere annualmente gli affitti, pagare le elemosine per la celebrazione delle messe legatarie, provvedere alle spese necessarie per il culto e pagare le dovute imposte; dovevano inoltre presentare annualmente le rese di conto del loro operato al parroco di Revò e ai rappresentanti della comunità, per riceverne l'approvazione (3). Nel corso del tempo il patrimonio della chiesa subì progressivamente degli incrementi: nella prima metà del XIX secolo possedeva diversi capitali investiti presso privati e alcuni beni immobili (4). Il Ministro dell'Interno in data 14 luglio 1988, visti gli artt. 4, 5 e 6 della Legge 20 maggio 1985 n. 222 e art. 15 del regolamento di esecuzione della predetta legge approvato con D.P.R. 13 febbraio 1987 n. 33, attesta che l'ente Chiesa di San Lorenzo avente sede in Mione (Rumo) è da ritenersi dotato di personalità giuridica civile.

Condizione giuridica Ente ecclesiastico civilmente riconosciuto

Funzioni, occupazioni e attività

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Il curatore d'anime era il legittimo amministratore della sostanza della chiesa curata, come anche delle chiese annesse e di tutte le fondazioni istituite a favore delle stesse. Il patrimonio della chiesa era costituito dagli apparati, dagli utensili, dagli arredi sacri di cui essa è provvista per il culto divino, dagli altri beni mobili di sua proprietà, come pure dai fabbricati, fondi, capitali, introiti, diritti ad essa appartenenti, i cui proventi sono destinati a sopperire ai bisogni del culto divino e al mantenimento in buono stato dei fabbricati. Il parroco svolgeva la sua attività di responsabile amministrativo affiancato dai fabbricieri (detti anche sindaci o massari), quali rappresentanti della comunità. L'istituzione e l'azione dei fabbricieri vennero disciplinate da un decreto napoleonico del 26 maggio 1807: venivano nominati per decreto ministeriale o prefettizio, erano generalmente tre per ciascuna chiesa e duravano in carica cinque anni. Nella diocesi di Trento venne emanata nel 1865 una normativa relativa all'amministrazione delle chiese che disciplinava, tra l'altro, anche il rapporto del curatore d'anime coi fabbricieri. Il primo era considerato l'organo ecclesiastico dell'amministrazione e a lui competeva la principale direzione; i fabbricieri gli erano affiancati "tanto allo scopo di prestargli assistenza, quanto nella loro qualità di rappresentanti della comunità ecclesiastica (...). Tanto il curator d'anime che i fabbricieri devono sempre aver cognizione di quanto concerne l'amministrazione". I fabbricieri venivano di regola proposti al curatore d'anime; il loro ufficio durava due anni, salvo la possibilità di essere riconfermati. Dal 1874 (Legge 7 maggio 1874, Boll. Leggi dell'Impero n. 50) spettava al decano il diritto di nominare i fabbricieri proposti dalla comunità. Le fabbricerie erano perciò organi amministrativi dipendenti dall'autorità ecclesiastica, ai quali era demandata l'amministrazione dei beni temporali di una chiesa, con esclusione di qualsiasi ingerenza nelle questioni di culto. Anche il Codice di diritto canonico del 1917 (cann. 1183-1184) contemplava espressamente la fabbriceria, escludendola però da molte ingerenze (elemosine di messe, ordine della chiesa e del cimitero, disposizione e custodia dei libri parrocchiali, ecc.). Lo stesso Codice conferiva alla chiesa personalità giuridica, con il diritto di acquistare, ritenere, amministrare liberamente ed indipendentemente da ogni potere civile beni temporali per il conseguimento dei propri fini (can. 1495). Dove mancava la fabbriceria, l'amministratore unico era il rettore della chiesa, sotto l'esclusivo controllo dell'Ordinario. Il parroco o rettore della chiesa, che faceva sempre parte di diritto della fabbriceria, per la natura stessa dell'ente ne era il presidente. Il Concordato del 1929 e il regio decreto del 26 settembre 1935 ridimensionarono ulteriormente la rilevanza delle fabbricerie.

Contesto generale Diocesi di Trento Decanato di Cles

Fonti normative Norme per l'amministrazione del patrimonio delle chiese e dei benefici nonché delle fondazioni ecclesiastiche nella diocesi di Trento, 1865

Codice di diritto canonico (1983)

Legge 20 maggio 1985, n. 222, "Disposizioni sugli enti ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi"

Decreto Ministeriale 30 dicembre 1986, Conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto all'Istituto per il sostentamento del clero nella diocesi di Trento ed alle quattrocentocinquantasei

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parrocchie costituite nella stessa diocesi. Perdita della personalità giuridica civile da parte di millecentonovantuno enti beneficiali e di quattrocentoquarantadue chiese parrocchiali, tutti della sopraddetta diocesi di Trento

Fonti archivistiche e bibliografia Bibliografia COOPERATIVA KOINÈ (a cura di), Inventario dell'archivio storico della Parrocchia di Marcena (1413- 1950) e degli archivi aggregati (1247-1969), Provincia autonoma di Trento, Servizio Beni librari e archivistici, 2001

WEBER S., Le chiese della Valle di Non nella storia e nell'arte, vol. II: I decanati di Cles e di Fondo, Trento, 1937, pp. 87-88

Note (1) Cfr. WEBER S., Le chiese della Valle di Non nella storia e nell'arte, vol. II: I decanati di Cles e di Fondo, Trento, 1937, p. 87. (2) Cfr. Chiesa di Santo Stefano in Revò, Urbari, reg. 3, cc. 242-250. (3) Cfr. COOPERATIVA KOINE' (a cura di), Inventario dell'archivio storico della parrocchia di Marcena, Primissaria curata di Mione e Corte Inferiore, Registri delle rese di conto delle chiese primissariali curate, reg. 1. (4) Cfr. Chiesa di San Lorenzo in Mione, Resoconti, fasc. 1.

152

fondo I Chiesa di San Lorenzo in Mione, 1811 - 1847 {228}

fascicoli 1

Soggetti produttori Chiesa di San Lorenzo, 1527 -

Lingua Italiano

Vedi anche: Serie Carteggio e atti ordinati. Serie Urbari.

153

serie I 1 Resoconti, 1811 - 1847 {229}

fascicoli 1

Contenuto Con il decreto governativo del 3 agosto 1803 il Ministero per il culto del Regno d'Italia stabiliva delle regole per una migliore amministrazione economica dei beni in possesso degli istituti religiosi. Tutti gli "stabilimenti di religione e di beneficenza pubblica" erano tenuti a presentare annualmente alle municipalità il bilancio della loro attività, entro i tre mesi dell'anno successivo. In base alla circolare del governo del Tirolo e Vorarlberg del 13 ottobre 1821, ogni anno i sindaci della chiesa, nominati dal capo-comune e confermati dal pastore delle anime e dal giudice distrettuale, dovevano rendere conto dell'amministrazione del patrimonio della chiesa mediante un resoconto. Sei settimane dopo il termine dell'anno militare, che cominciava il primo novembre e terminava il 31 ottobre, il sindaco della chiesa servendosi di appositi formulari doveva rendere i conti dell'amministrazione della chiesa, alla presenza del giudice, del pastore locale e di una deputazione comunale. Il conto formalmente rivisto e approvato doveva essere custodito nella cassa della chiesa o in un apposito armadio; in questa occasione era cura del pastore locale delle anime compilare un estratto di tale conto e trasmetterlo per conoscenza all'Ordinariato. Rimase sempre comunque al vescovo l'ispezione del patrimonio delle chiese della sua diocesi. Con il Concordato tra stato austriaco e chiesa del 1855 la sorveglianza sull'amministrazione dei beni ecclesiastici passò, in base all'art. 30 dell'accordo, all'autorità ecclesiastica. La serie è formata da un fascicolo.

I 1.1 b. 1 {230}

Resoconti

1811 - 1847 Nn. 1-17 Atti di liquidazione ed estratti dei conti della chiesa di San Lorenzo di Mione. Per gli anni 1811-1813, 1818/19-1826/27 si trovano solo gli estratti dei conti; per l'anno 1830/31 si trova solo l'atto di liquidazione. Mancano i conti per gli anni 1831/32-1946. Italiano Fascicolo; carta, cc. 55 n.n.

154

Ente

Chiesa di Sant'Udalrico {231}

[1421] -

Luoghi Corte Inferiore (Rumo, TN)

Archivi prodotti Fondo Chiesa di Sant'Udalrico in Corte Inferiore, 01/01/1811 - 31/12/1847

Storia La chiesa di Sant'Udalrico sorge in posizione isolata all'estremità orientale della frazione di Corte Inferiore nel comune di Rumo, circondata dal cimitero e delimitata da un muro di cinta. La prima notizia documentale della chiesa di Corte Inferiore risale al 1421 in occasione di una concessione di indulgenze ai visitatori della chiesa (1), ma il primo nucleo dell'edificio risale sicuramente ad un'epoca anteriore. Ornata da affreschi di Giovanni e Battista Baschenis firmati e datati nel 1471, la costruzione venne ampliata e sopraelevata all'inizio del Cinquecento e quindi consacrata dal vescovo suffraganeo di Trento Michele Iorba il 25 luglio 1512 (2). Dal punto di vista ecclesiastico la popolazione di Corte Inferiore, insieme a quella di Mione, faceva riferimento alla pieve di Santo Stefano di Revò; dal 1515 la cura delle anime passò alla neoeretta curazia di Marcena; nel 1729 fu eretta la primissaria curata di Mione e Corte e ai vicini delle due ville venne concesso il diritto di nominare un proprio sacerdote, soggetto sia al curato di Marcena che al parroco di Revò. Nel 1911 la parrocchia di Marcena si rese definitivamente indipendente da quella di Revò. L'amministrazione del patrimonio della chiesa di Sant'Udalrico era affidata a dei sindaci eletti dalla comunità di Rumo. Le pergamene conservate nell'archivio della parrocchia di San Paolo di Marcena e datate a partire dal 1464 attestano che i sindaci agivano in rappresentanza della chiesa stipulando compravendite, locazioni di immobili e altri atti (3). I sindaci della chiesa erano incaricati di riscuotere annualmente gli affitti, pagare le elemosine per la celebrazione delle messe legatarie, provvedere alle spese necessarie per il culto e pagare le dovute imposte; dovevano inoltre presentare annualmente le rese di conto del loro operato al parroco di Revò e ai rappresentanti della comunità,per riceverne l'approvazione (4). Dall'urbario conservato nell'archivio storico della parrocchia di Revò, risalente al 1650, si evince che la chiesa di Sant'Udalrico era dotata di un discreto patrimonio di arredi sacri, di una casa, di diversi campi e prati e di una decina di capitali investiti presso privati (5). Nel corso del tempo il patrimonio della chiesa subì delle modifiche: nella prima metà del XIX secolo le sue rendite erano costituite da interessi ricavati dai capitali, da livelli derivanti da locazioni perpetue e da affitti sempre meno redditizi dei beni immobili (6).

155

Il Ministro dell'Interno in data 14 luglio 1988, visti gli artt. 4, 5 e 6 della Legge 20 maggio 1985 n. 222 e art. 15 del regolamento di esecuzione della predetta legge approvato con D.P.R. 13 febbraio 1987 n. 33, attesta che l'ente Chiesa di Sant'Udalrico avente sede in Corte Inferiore (Rumo) è da ritenersi dotato di personalità giuridica civile.

Condizione giuridica Ente ecclesiastico civilmente riconosciuto

Funzioni, occupazioni e attività Il curatore d'anime era il legittimo amministratore della sostanza della chiesa curata, come anche delle chiese annesse e di tutte le fondazioni istituite a favore delle stesse. Il patrimonio della chiesa era costituito dagli apparati, dagli utensili, dagli arredi sacri di cui essa è provvista per il culto divino, dagli altri beni mobili di sua proprietà, come pure dai fabbricati, fondi, capitali, introiti, diritti ad essa appartenenti, i cui proventi sono destinati a sopperire ai bisogni del culto divino e al mantenimento in buono stato dei fabbricati. Il parroco svolgeva la sua attività di responsabile amministrativo affiancato dai fabbricieri (detti anche sindaci o massari), quali rappresentanti della comunità. L'istituzione e l'azione dei fabbricieri vennero disciplinate da un decreto napoleonico del 26 maggio 1807: venivano nominati per decreto ministeriale o prefettizio, erano generalmente tre per ciascuna chiesa e duravano in carica cinque anni. Nella diocesi di Trento venne emanata nel 1865 una normativa relativa all'amministrazione delle chiese che disciplinava, tra l'altro, anche il rapporto del curatore d'anime coi fabbricieri. Il primo era considerato l'organo ecclesiastico dell'amministrazione e a lui competeva la principale direzione; i fabbricieri gli erano affiancati "tanto allo scopo di prestargli assistenza, quanto nella loro qualità di rappresentanti della comunità ecclesiastica (...). Tanto il curator d'anime che i fabbricieri devono sempre aver cognizione di quanto concerne l'amministrazione". I fabbricieri venivano di regola proposti al curatore d'anime; il loro ufficio durava due anni, salvo la possibilità di essere riconfermati. Dal 1874 (Legge 7 maggio 1874, Boll. Leggi dell'Impero n. 50) spettava al decano il diritto di nominare i fabbricieri proposti dalla comunità. Le fabbricerie erano perciò organi amministrativi dipendenti dall'autorità ecclesiastica, ai quali era demandata l'amministrazione dei beni temporali di una chiesa, con esclusione di qualsiasi ingerenza nelle questioni di culto. Anche il Codice di diritto canonico del 1917 (cann. 1183-1184) contemplava espressamente la fabbriceria, escludendola però da molte ingerenze (elemosine di messe, ordine della chiesa e del cimitero, disposizione e custodia dei libri parrocchiali, ecc.). Lo stesso Codice conferiva alla chiesa personalità giuridica, con il diritto di acquistare, ritenere, amministrare liberamente ed indipendentemente da ogni potere civile beni temporali per il conseguimento dei propri fini (can. 1495). Dove mancava la fabbriceria, l'amministratore unico era il rettore della chiesa, sotto l'esclusivo controllo dell'Ordinario. Il parroco o rettore della chiesa, che faceva sempre parte di diritto della fabbriceria, per la natura stessa dell'ente ne era il presidente. Il Concordato del 1929 e il regio decreto del 26 settembre 1935 ridimensionarono ulteriormente la rilevanza delle fabbricerie.

Struttura amministrativa Diocesi di Trento Decanato di Cles

156

Fonti normative Norme per l'amministrazione del patrimonio delle chiese e dei benefici nonché delle fondazioni ecclesiastiche nella diocesi di Trento, 1865

Codice di diritto canonico (1983)

Legge 20 maggio 1985, n. 222, "Disposizioni sugli enti ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi"

Decreto Ministeriale 30 dicembre 1986, Conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto all'Istituto per il sostentamento del clero nella diocesi di Trento ed alle quattrocentocinquantasei parrocchie costituite nella stessa diocesi. Perdita della personalità giuridica civile da parte di millecentonovantuno enti beneficiali e di quattrocentoquarantadue chiese parrocchiali, tutti della sopraddetta diocesi di Trento

Fonti archivistiche e bibliografia Bibliografia COOPERATIVA KOINÈ (a cura di), Inventario dell'archivio storico della Parrocchia di Marcena (1413- 1950) e degli archivi aggregati (1247-1969), Provincia autonoma di Trento, Servizio Beni librari e archivistici, 2001

WEBER S., Le chiese della Valle di Non nella storia e nell'arte, vol. II: I decanati di Cles e di Fondo, Trento, 1937, pp. 88-90

Note (1) Cfr. WEBER S., Le chiese della Valle di Non nella storia e nell'arte, vol. II: I decanati di Cles e di Fondo, Trento, 1937, p. 88. (2) Ibidem. (3) Cfr. COOPERATIVA KOINE', Inventario dell'archivio storico della parrocchia di Marcena, Primissaria curata di Mione e Corte Inferiore, Pergamene, perg. 1 e segg. (4) Ibidem, Primissaria curata di Mione e Corte Inferiore, Inventari delle chiese primissariali curate, regg. 1 e 2. (5) Cfr. Chiesa di Santo Stefano in Revò, Urbari, reg. 3, cc. 254-264. (6) Cfr. Chiesa di Sant'Udalrico in Corte Inferiore, Resoconti, fasc. 1.

157

fondo J Chiesa di Sant'Udalrico in Corte Inferiore, 1811 - 1847 {232}

fascicoli 1

Soggetti produttori Chiesa di Sant'Udalrico, [1421] -

Lingua Italiano

Vedi anche: Serie Carteggio e atti ordinati. Serie Urbari.

158

serie J 1 Resoconti, 1811 - 1847 {233}

fascicoli 1

Contenuto Con il decreto governativo del 3 agosto 1803 il Ministero per il culto del Regno d'Italia stabiliva delle regole per una migliore amministrazione economica dei beni in possesso degli istituti religiosi. Tutti gli "stabilimenti di religione e di beneficenza pubblica" erano tenuti a presentare annualmente alle municipalità il bilancio della loro attività, entro i tre mesi dell'anno successivo. In base alla circolare del governo del Tirolo e Vorarlberg del 13 ottobre 1821, ogni anno i sindaci della chiesa, nominati dal capo-comune e confermati dal pastore delle anime e dal giudice distrettuale, dovevano rendere conto dell'amministrazione del patrimonio della chiesa mediante un resoconto. Sei settimane dopo il termine dell'anno militare, che cominciava il primo novembre e terminava il 31 ottobre, il sindaco della chiesa servendosi di appositi formulari doveva rendere i conti dell'amministrazione della chiesa, alla presenza del giudice, del pastore locale e di una deputazione comunale. Il conto formalmente rivisto e approvato doveva essere custodito nella cassa della chiesa o in un apposito armadio; in questa occasione era cura del pastore locale delle anime compilare un estratto di tale conto e trasmetterlo per conoscenza all'Ordinariato. Rimase sempre comunque al vescovo l'ispezione del patrimonio delle chiese della sua diocesi. Con il Concordato tra stato austriaco e chiesa del 1855 la sorveglianza sull'amministrazione dei beni ecclesiastici passò, in base all'art. 30 dell'accordo, all'autorità ecclesiastica. La serie è formata da un fascicolo.

J 1.1 b. 1 {234}

Resoconti

1811 - 1847 Nn. 1-32 Atti di liquidazione ed estratti dei conti della chiesa di Sant'Udalrico di Corte Inferiore. Per gli anni 1811-1813, 1818/19-1825/26 si trovano solo gli estratti dei conti; per l'anno [1847] si trova solo l'atto di liquidazione. Italiano Fascicolo; carta, cc. 93 n.n.

159

Ente

Chiesa di San Vigilio {235}

sec. XV- 1987 gennaio 24

Luoghi Lanza (Rumo, TN) Mocenigo (Rumo, TN)

Archivi prodotti Fondo Chiesa di San Vigilio in Lanza, 01/01/1814 - 31/12/1847

Storia La costruzione dell'antica cappella di San Vigilio di Lanza sembra risalire ai primi anni del XV secolo (1), ma la sua esistenza è sicuramente documentata dal 1501 quando, il 17 luglio, venne consacrato l'altare dedicato ai Santi Rocco e Bernardo che si trovava al suo interno (2). Il 29 agosto 1527 il vescovo suffraganeo consacrò la chiesa di San Vigilio con il suo altare e concesse un'indulgenza (3). Nel 1558 si rese necessaria una nuova consacrazione della chiesa e dell'altare maggiore a seguito dello spostamento di quest'ultimo; la visita pastorale del 1579 constatò la regolare consacrazione dei tre altari della chiesa (4). Ecclesiasticamente la chiesa di Lanza, che serviva anche i vicini di Mocenigo, dipendeva dalla curazia di Marcena di Rumo, a sua volta soggetta alla pieve di Revò. Nell'urbario della pieve del 1650 viene descritto anche il patrimonio della chiesa di San Vigilio costituito da un discreto corredo di arredi e paramenti sacri, da cinque appezzamenti di terreno e da sedici capitali in affitto (5); anche le pergamene conservate nell'archivio della parrocchia di Lanza attestano, attraverso documenti relativi a compravendite di fondi, a costituzioni di censo e a obbligazioni, il patrimonio posseduto dalla chiesa nei secoli XV-XVIII, amministrato da sindaci eletti annualmente dalla comunità (6). A causa dei disagi che gli abitanti delle due ville di Lanza e Mocenigo dovevano affrontare, specie nei mesi invernali, per portarsi alla chiesa curata di San Paolo di Marcena per assistere alle funzioni, il 19 ottobre 1699 il principe vescovo di Trento concesse un sacerdote stabile a Lanza. Durante la prima metà del XVIII secolo la chiesa fu interessata da lavori di abbellimento interno, furono sistemate le campane e restaurato il campanile. La chiesa non possedeva ancora il fonte battesimale e il pulpito, poiché non aveva le facoltà di amministrare il battesimo e celebrare le funzioni solenni. La dipendenza dalla curazia di Rumo divenne a mano a mano meno forte dopo le concessioni di battezzare e di celebrare i matrimoni ottenute dalla primissaria tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, pur mantenendo ancora la dipendenza dalla parrocchia di Revò. La chiesa di San Vigilio divenne insufficiente a contenere tutta la popolazione tanto da rendere necessario un ampliamento, compiuto negli anni 1861-1864, che ne raddoppiò lo spazio interno.

160

Il 17 gennaio 1911 la chiesa fu elevata a parrocchia. In applicazione della legge n. 222 del 20 maggio 1985 e in seguito ai DD.MM. del 21 marzo 1986 e 30 dicembre 1986 (pubblicato quest'ultimo sulla Gazzetta ufficiale il 24.01.1987), a decorrere dal 24 gennaio 1987 l'ente Chiesa di San Vigilio in Lanza e Mocenigo è stato soppresso e i suoi beni (con tutte le relative pertinenze, accessioni, comproprietà, diritti, servitù e ipoteche) sono stati assegnati in parte all'Arcidiocesi di Trento e in parte all'ente Parrocchia di San Vigilio di Lanza-Mocenigo.

Funzioni, occupazioni e attività Il curatore d'anime era il legittimo amministratore della sostanza della chiesa curata, come anche delle chiese annesse e di tutte le fondazioni istituite a favore delle stesse. Il patrimonio della chiesa era costituito dagli apparati, dagli utensili, dagli arredi sacri di cui essa è provvista per il culto divino, dagli altri beni mobili di sua proprietà, come pure dai fabbricati, fondi, capitali, introiti, diritti ad essa appartenenti, i cui proventi sono destinati a sopperire ai bisogni del culto divino e al mantenimento in buono stato dei fabbricati. Il parroco svolgeva la sua attività di responsabile amministrativo affiancato dai fabbricieri (detti anche sindaci o massari), quali rappresentanti della comunità. L'istituzione e l'azione dei fabbricieri vennero disciplinate da un decreto napoleonico del 26 maggio 1807: venivano nominati per decreto ministeriale o prefettizio, erano generalmente tre per ciascuna chiesa e duravano in carica cinque anni.

Contesto generale Diocesi di Trento Decanato di Cles

Fonti normative Norme per l'amministrazione del patrimonio delle chiese e dei benefici nonché delle fondazioni ecclesiastiche nella diocesi di Trento, 1865

Codice di diritto canonico (1983)

Legge 20 maggio 1985, n. 222, "Disposizioni sugli enti ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi"

Decreto Ministeriale 30 dicembre 1986, Conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto all'Istituto per il sostentamento del clero nella diocesi di Trento ed alle quattrocentocinquantasei parrocchie costituite nella stessa diocesi. Perdita della personalità giuridica civile da parte di millecentonovantuno enti beneficiali e di quattrocentoquarantadue chiese parrocchiali, tutti della sopraddetta diocesi di Trento

Fonti archivistiche e bibliografia Bibliografia COOPERATIVA KOINÈ (a cura di), Inventario dell'archivio storico della Parrocchia di Lanza-Mocenigo

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(1446-1950) e degli archivi aggregati (1661-1950), Provincia autonoma di Trento, Servizio Beni librari e archivistici, 2001

COSTA A., La Chiesa di Dio che vive in Trento, Trento, 1986, p. 579

PIZZINI K., Luoghi di incontro fra culture figurative nell'Anaunia: le chiese di Santo Stefano a Revò, San Paolo a Marcena e San Vigilio a Lanza, tesi di laurea (relatore Andrea Bacchi), Università degli Studi di Trento, Facoltà di lettere e filosofia, Corso di laurea in lettere moderne, a.a. 1996-1997, pp. 222-275

WEBER S., Le chiese della Valle di Non nella storia e nell'arte, vol. II: I decanati di Cles e di Fondo, Trento, 1937, pp. 91-93

Note (1) Cfr. WEBER S., Le chiese della Valle di Non nella storia e nell'arte, vol. II: I decanati di Cles e di Fondo, Trento, 1937, p. 91. (2) Cfr. COOPERATIVA KOINE' (a cura di), Inventario dell'archivio storico della parrocchia di Lanza-Mocenigo, Provincia Autonoma di Trento, Servizio Beni librari e archivistici, 2001, Pergamene, perg. 1. (3) Ibidem, perg. 7. (4) Cfr. ADT, Atti visitali, 3, p. 173. (5) Cfr. Chiesa di Santo Stefano in Revò, Urbari, reg. 3, cc. 268-280. (6) Cfr. COOPERATIVA KOINE' (a cura di), Inventario dell'archivio storico della parrocchia di Lanza-Mocenigo, Provincia Autonoma di Trento, Servizio Beni librari e archivistici, 2001, Pergamene.

162

fondo K Chiesa di San Vigilio in Lanza, 1814 - 1847 {236}

fascicoli 1

Soggetti produttori Chiesa di San Vigilio, sec. XV- 1987 gennaio 24

Lingua Italiano

Vedi anche: Serie Carteggio e atti ordinati. Serie Urbari.

163

serie K 1 Resoconti, 1814 - 1847 {237}

fascicoli 1

Contenuto Con il decreto governativo del 3 agosto 1803 il Ministero per il culto del Regno d'Italia stabiliva delle regole per una migliore amministrazione economica dei beni in possesso degli istituti religiosi. Tutti gli "stabilimenti di religione e di beneficenza pubblica" erano tenuti a presentare annualmente alle municipalità il bilancio della loro attività, entro i tre mesi dell'anno successivo. In base alla circolare del governo del Tirolo e Vorarlberg del 13 ottobre 1821, ogni anno i sindaci della chiesa, nominati dal capo-comune e confermati dal pastore delle anime e dal giudice distrettuale, dovevano rendere conto dell'amministrazione del patrimonio della chiesa mediante un resoconto. Sei settimane dopo il termine dell'anno militare, che cominciava il primo novembre e terminava il 31 ottobre, il sindaco della chiesa servendosi di appositi formulari doveva rendere i conti dell'amministrazione della chiesa, alla presenza del giudice, del pastore locale e di una deputazione comunale. Il conto formalmente rivisto e approvato doveva essere custodito nella cassa della chiesa o in un apposito armadio; in questa occasione era cura del pastore locale delle anime compilare un estratto di tale conto e trasmetterlo per conoscenza all'Ordinariato. Rimase sempre comunque al vescovo l'ispezione del patrimonio delle chiese della sua diocesi. Con il Concordato tra stato austriaco e chiesa del 1855 la sorveglianza sull'amministrazione dei beni ecclesiastici passò, in base all'art. 30 dell'accordo, all'autorità ecclesiastica. La serie è formata da un fascicolo.

K 1.1 b. 1 {238}

Resoconti

1814 - 1847 Nn. 1-26 Atti di liquidazione ed estratti dei conti della chiesa di San Vigilio in Lanza. Per gli anni 1818/19-1825/26; per l'anno 1831/32 si trova solo l'atto di liquidazione Mancano i conti per gli anni 1820/21-1823/24, 1827/28, 1838/39. Italiano Fascicolo; carta, cc. 84 n.n.

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Ente

Beneficio Barisella {239}

1695 novembre 28 - 1987 gennaio 24

Luoghi Revò (TN)

Archivi prodotti Fondo Beneficio Barisella in Revò, 01/01/1695 - 31/12/1938

Storia Don Giovanni Paolo Barisella da Tuenno, parroco di Revò (1), con la donazione 'inter vivos' rogata il 5 giugno 1695 destinò la maggior parte dei propri beni ai suoi due fratelli Francesco Antonio e Aurelio Agostino, ponendo però alla donazione una serie di condizioni tra le quali quella di far erigere un beneficio perpetuo (2). A seguito di tale donazione il 28 novembre dello stesso anno il sacerdote eresse in Revò contemporaneamente un beneficio semplice (Beneficio Barisella) e un patrimonio clericale (Patrimonio Barisella) ai quali destinò, secondo le condizioni dettate nella donazione, parecchi immobili. Il beneficio Barisella venne eretto nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano di Revò presso l'altare di Sant'Antonio di Padova con l'onere di celebrare tre messe settimanali; il beneficiato pro tempore aveva l'obbligo di dotare l'altare dei necessari arredi e illuminazione e ogni altra cosa utile alla celebrazione delle messe. Don Giovanni Paolo Barisella concesse il diritto di patronato attivo ai due fratelli alternativamente e in seguito ai loro discendenti maschi, sempre alternando le due linee e sempre al seniore maschio; qualora fosse mancata tale discendenza il fondatore estese il diritto anche ai discendenti della linea femminile fino al quinto grado compreso, e fra queste scegliendo sempre la più anziana e sempre alternando le linee. Il parroco di Revò don Giovanni Berrera, parroco dal 1858 al 1884, godette tra gli altri del beneficio Barisella. Per quanto riguardava invece il Patrimonio Barisella, destinato ad assicurare un degno sostentamento ad un chierico della famiglia fino alla sua ordinazione, chiamò indistintamente a beneficiarne tutti i discendenti dei due fratelli ordinando però che esso non potesse essere goduto da quella linea che fosse già in possesso del Beneficio e viceversa. Ben presto la linea maschile si estinse poiché i due fratelli Barisella morirono senza discendenti maschi: il Beneficio e il Patrimonio passarono perciò in diverse linee discendenti dalle femmine. Nel corso del tempo risultò sempre più difficile mantenere distinte le cose e ciò fece nascere diverse divergenze e cause civili per stabilire il diritto di patronato o la legittimità di coloro che si presentavano a godere delle fondazioni Barisella. Una tale confusione si ripercosse necessariamente nell'amministrazione del beneficio stesso, tanto che sul decreto vescovile emesso in seguito alla visita alla parrocchia del 1907 si legge: "Degli altri benefici si tiene in evidenza il patrimonio coi relativi mutamenti, fatta eccezione del beneficio Barisella posseduto da don Bortolo Rossi, curato di , del qual beneficio in causa del radicale e ripetuto rivolgimento e trasformazione non fu possibile constatare l'esistenza integrale del patrimonio" (3); si

165

invitava pertanto il parroco a richiamare il beneficiato che era tenuto a presentare un nuovo inventario della sostanza beneficiale. Estinte le linee sia maschile che femminile, il comune di Revò diventò patrono tanto del Beneficio che del Patrimonio secondo un'interpretazione delle volontà del fondatore; tale interpretazione fu oggetto di controversia tra l'Ordinariato e il Comune. In applicazione della legge n. 222 del 20 maggio 1985 e in seguito ai DD.MM. del 21 marzo 1986 e 30 dicembre 1986 (pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 24.01.1987), a decorrere dal 24 gennaio 1987 l'ente Beneficio ecclesiastico Barisella in Revò ha perso la personalità giuridica civile.

Contesto generale Diocesi di Trento

Note (1) Don Giovanni Paolo Barisella da Tuenno fu parroco di Revò dal 1666 al 1707; fu poi decano di Cembra. (2) Sui decreti visitali del 1695 si preannuncia la futura erezione del beneficio, poiché all'allora parroco don Giovanni Paolo Barisella era stata concessa la facoltà di erigere un altare nella chiesa parrocchiale. Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Carteggio e atti ordinati, fasc. 5.1. (3) Ibidem.

166

fondo L Beneficio Barisella in Revò, 1695 (copia) - 1938 {240}

registri 1, fascicoli 1

Soggetti produttori Beneficio Barisella, 1695 novembre 28 - 1987 gennaio 24

167

serie L 1 Registri delle riscossioni degli affitti e degli interessi , [1860] - 1884 {241}

registri 1

Contenuto La serie è formata da un registro sul quale sono registrate le riscossioni di affitti e interessi spettanti al Beneficio.

L 1.1 {242}

"Libro dell'entrata del Beneficio Barisella dall'anno 1860"

[1860] - 1884 gennaio 13 All'interno del piatto anteriore, incollata: quietanza, 1879 febbraio 19;

Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. 1-22, pp. 23-178 (bianche le pp. 55-172), con indice dei debitori all'inizio n.n.

168

serie L 2 Carteggio e atti, 1695 (copia) - 1938 {243}

fascicoli 1

Contenuto La serie è formata da un fascicolo.

L 2.1 b. 1 {244}

Beneficio Barisella

1695 (copia) - 1938 Documento di erezione (1695 copia); prospetti e inventari del patrimonio; atti relativi a controversie e chiarimenti in merito agli aventi diritto al beneficio; alberi genealogici; atti relativi alle controversie per il diritto di patronato; atti relativi alla causa civile intentata da Anna Caterina Berrera da Monclassico per il diritto attivo del beneficio; copia dell'atto di investitura di don Giovanni Berrera (1) con atto di consegna e inventario rilevato dopo la morte di don Giuseppe de Pretis precedente beneficiato; insinuazioni ipotecarie e atti relativi all'amministrazione; atti relativi a cause civili intentate da don Giovanni Berrera contro alcuni debitori; resa di conto per gli anni 1847-1859 presentata dall'amministratore del beneficio don Mattia Bottea; pubblicazione della vacanza del beneficio a seguito della morte di don Giovanni Berrera ed elenco dei concorrenti; atto di consegna al neo beneficiato chierico Bartolomeo Rossi, con inventario del beneficio e conto intercalare; atti relativi al riconoscimento di un debito degli eredi di don Berrera verso il beneficio; invito dell'Ordinariato a sollecitare il beneficiato a mantenere gli obblighi di fondazione e a corrispondere e versare alla chiesa di Santo Stefano quanto dovuto; prospetto di consegna a seguito della morte di don Bartolomeo Rossi, allora parroco di Ronzone, con conto patrimoniale; cedole di prestito austriaco; atto di consegna al nuovo beneficiato don Pietro Flaim senior, parroco di Castellano, con resoconto dell'amministrazione del beneficio dal 1915 al 1919; conto dell'entrata e dell'uscita per gli anni solari dal 1916 al 1918; stato patrimoniale ed economico assunto nel 1929; atto di consegna a don Antonio Ferrari, curato di Tavon; annotazioni di cassa. Italiano, latino Fascicolo; carta, cc. 691 Note (1) Don Giovanni Berrera fu investito del beneficio il 25 febbraio 1825, beneficio che mantenne fino alla morte avvenuta a Revò, dove era parroco dal 1858, l'11 giugno 1884.

169

Ente

Patrimonio Barisella {245}

1695 novembre 28 - 1980 [dicembre 31]

Luoghi Revò (TN)

Archivi prodotti Fondo Patrimonio Barisella in Revò, 01/01/1695 - 31/12/1981

Storia Don Giovanni Paolo Barisella da Tuenno, parroco di Revò, con la donazione 'inter vivos' rogata il 5 giugno 1695 destinò la maggior parte dei propri beni ai suoi due fratelli, Francesco Antonio e Aurelio Agostino, annettendo però alla donazione una serie di condizioni tra le quali quella di far erigere un beneficio perpetuo. A seguito di tale donazione con atto del 28 novembre 1695 il sacerdote eresse in Revò un beneficio semplice (Beneficio Barisella) e contemporaneamente un patrimonio clericale (Patrimonio Barisella) ai quali destinò, secondo le condizioni dettate nella donazione, parecchi immobili e capitali. Il Beneficio Barisella venne eretto nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano di Revò presso l'altare di Sant'Antonio di Padova, con l'onere di tre messe settimanali; il beneficiato pro tempore aveva l'obbligo di dotare l'altare dei necessari arredi e illuminazione e ogni altra cosa utile alla celebrazione delle messe. Il Patrimonio Barisella era invece destinato ad assicurare un degno sostentamento ad un chierico della famiglia fino alla sua ordinazione; il fondatore chiamò indistintamente a beneficiarne tutti i discendenti dei due fratelli, ordinando però che esso non potesse essere goduto da quella linea che fosse già in possesso del Beneficio e viceversa. Secondo le disposizioni e secondo successive interpretazioni per questa fondazione non vigeva un diritto di patronato: si trattava semplicemente della costituzione di un patrimonio a favore dei discendenti dei due fratelli (1). Ben presto la linea maschile si estinse poiché i due fratelli Barisella morirono senza discendenti maschi: il Beneficio e il Patrimonio passarono perciò attraverso diverse linee discendenti femminili. Nel corso del tempo si creò molta confusione e ciò diede ragione al nascere di diverse divergenze e cause civili per stabilire il diritto di patronato o la legittimità di coloro che si presentavano a godere delle fondazioni Barisella. Con disposizione del 14 luglio 1859 l'Ordinariato concesse interinalmente che l'avanzo annuale di cassa del Patrimonio Barisella, al netto degli oneri di fondazione e delle spese per imposte e amministrazione, fosse goduto dal Comune di Revò a beneficio della Primissaria di Revò, fino a quando non si fosse presentato chi potesse legittimamente vantare il diritto a quella fondazione. Il 20 febbraio 1882 il Patrimonio Barisella venne conferito a don Lorenzo Martini che in qualità di investito, poté godere degli avanzi di cassa.

170

Da allora e fino al 1964 ogni profitto di gestione, detratte le tasse, venne assegnato al beneficiato avente diritto, che conservava presso di sé anche tutti i documenti della fondazione; i documenti venivano portati al parroco di Revò in occasione di riconsegna. Il 4 aprile 1907 il parroco don Giovanni Giuliani fece regolare consegna della sostanza patrimoniale al chierico Leone Franch, ultimo investito: il patrimonio clericale consisteva in alcuni capitali (presso privati e banche) e immobili (fondi arativi e prati). Al beneficiato, che prometteva "di conservare e bene amministrare la sostanza di detto patrimonio" (2) venivano consegnati anche tutti i documenti. Con la morte di don Leone Franch (3) e in seguito a disposizione vescovile le rimanenze di cassa della fondazione vennero devolute per le necessità della diocesi. Alla fine del 1980 tutti i beni spettanti al Patrimonio Barisella risultano venduti: il denaro incassato venne versato su un libretto intestato alla chiesa parrocchiale che provvedeva alla celebrazione delle messe legatarie.

Contesto generale Diocesi di Trento

Note (1) Nel 1904 tre sentenze dichiararono che il Patrimonio Barisella non era soggetto a patronato. (2) Cfr. Patrimonio Barisella in Revò, Carteggio e atti, fasc. 1. (3) Don Leone Franch morì il 10 novembre 1964 a Cloz, suo paese natale, all'età di 81 anni; fu ordinato sacerdote a Trento nel 1907, poi per due anni cappellano a , quindi studente all'Università di Innsbruck, dove si laureò nel 1914. Da questa data, per 40 anni, fu insegnante di lettere italiane e latine nel Seminario Diocesano, al Collegio Arcivescovile e presso il Seminario di Tirolo (BZ).

171

fondo M Patrimonio Barisella in Revò, 1695 (copia) - 1981 {246}

fascicoli 2

Soggetti produttori Patrimonio Barisella, 1695 novembre 28 - 1980 [dicembre 31]

Lingua Italiano

172

serie M 1 Resoconti, 1860 - 1981 {247}

fascicoli 1

Contenuto La serie è formata da un fascicolo contenente i resoconti presentati dagli amministratori del Patrimonio Barisella dal 1860 al 1981; lacune importanti dal 1886 al 1933, mentre per sei anni, dal 1965 al 1970, non fu presentato alcun resoconto (1).

Note (1) Cfr. le note conclusive al resoconto presentato per gli anni 1971-1977.

M 1.1 b. 1 {248}

Resoconti

1860 - 1981 Nn. 1-47 Mancano i resoconti per gli anni 1871, 1886-1933, 1943, 1946. Per l'anno 1861 è presente solo l'estratto dal conto. Per gli anni 1860, 1866-1869 sono presenti anche le liquidazioni del conto. Dal 1965 al 1970 non fu presentato alcun resoconto. Italiano Fascicolo; carta, cc. 172 n.n.

173

serie M 2 Carteggio e atti, 1695 (copia) - 1980 {249}

fascicoli 1

Contenuto La serie è formata da un fascicolo.

M 2.1 b. 1 {250}

"Patrimonio Barisella"

1695 (copia) - 1980 Atto di erezione, richieste per il conferimento del Patrimonio, atti relativi alle nomine e alle consegne, disposizioni provvisorie in

merito alla destinazione degli avanzi di cassa, corrispondenza degli amministratori con le autorità competenti, resa di conto per l'anno 1861, prospetti dei capitali, insinuazioni ipotecarie, fogli di possesso fondiario, atti relativi a vertenze per l'assegnazione e per il diritto di patronato, atto di consegna al chierico Leone Franch, contratti di affitto di stabili di proprietà del Patrimonio, verbale di riconsegna a seguito della morte di don Franch (1) e atti relativi alla liquidazione del patrimonio da parte degli eredi, disdette di locazione, cartelle esattoriali, annotazioni di entrate e uscite. Italiano Fascicolo; carta, cc. 195 Note (1) Don Leone Franch morì il 10 novembre 1964.

174

Ente

Beneficio Maffei {251}

1677 maggio 22 - 1987 gennaio 24

Luoghi Revò (TN)

Archivi prodotti Fondo Beneficio Maffei in Revò, 01/01/1677 - 15/02/1982

Storia Pietro Maffei di Revò, morto il 24 maggio 1676, con suo testamento aveva disposto l'erezione di un beneficio ecclesiastico semplice di quattro messe settimanali da celebrarsi nella chiesa filiale di Santa Maria di Revò all'altare della Madonna del Carmine in suffragio della sua anima e di quelle dei suoi familiari defunti. Il beneficio venne canonicamente eretto il 22 maggio 1677. Il fondatore riservò il diritto di patronato attivo al più anziano dei discendenti maschi della sua famiglia, mentre il patronato passivo, ovvero il diritto di essere nominato ed investito del beneficio, spettava ad uno dei discendenti della famiglia del fondatore, anche se non ancora sacerdote, ma che si fosse dimostrato capace nel godere e amministrare il patrimonio beneficiale. La dote del beneficio era costituita da capitali, affitti e alcuni immobili in Revò, Romallo, Rumo e Cloz. Presso gli investiti, ai quali competeva l'amministrazione del patrimonio beneficiale, erano conservati tutti i documenti della fondazione che venivano consegnati al parroco pro tempore di Revò dopo la morte di ogni beneficiato. In applicazione della legge n. 222 del 20 maggio 1985 e in seguito ai DD.MM. del 21 marzo 1986 e 30 dicembre 1986 (pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 24.01.1987), a decorrere dal 24 gennaio 1987 l'ente Beneficio ecclesiastico semplice Maffei di Revò ha perso la personalità giuridica civile.

Contesto generale Diocesi di Trento

175

fondo N Beneficio Maffei in Revò, 1677 (copia) - 1982 {252}

registri 2, fascicoli 1

Soggetti produttori Beneficio Maffei, 1677 maggio 22 - 1987 gennaio 24

Lingua Italiano; latino; tedesco

Vedi anche: Serie Beneficio Maffei.

176

serie N 1 Registri di amministrazione, 1839 - 1982 {253}

registri 2

Contenuto La serie è formata da due registri sui quali si trovano annotate, sul primo, le riscossioni di affitti di beni immobili e di interessi sui capitali, e le spese sostenute dall'amministratore (per imposte, per redigere l'inventario, per la celebrazione di messe), sul secondo i titoli, i capitali e i beni immobili spettanti al beneficio Maffei; sul secondo registro si trovano registrati anche titoli, capitali, beni immobili, entrate e uscite spettanti al beneficio Arsio dal 1946 al 1982.

N 1.1 {254}

Registro di amministrazione

1839 dicembre 29 - 1845 novembre 29 (con registrazioni fino al 29 novembre 1876) cc. sd 1-60: registro delle riscossioni degli affitti dei beni immobili e degli interessi dei capitali, 1840 gennaio 8-1845 novembre 29 (con alcune registrazioni fino al 29 novembre 1876); cc. 61v-64: registro delle spese sostenute dall'amministratore del beneficio, 1839 dicembre 29-1845 agosto 4. Italiano Registro; carta, cc. sd 61, cc. 62-64 (bianche alcune cc. sd)

N 1.2 {255}

"Partitario. Beneficio Maffei Rumo e beneficio conti Arsio"

1946 settembre 30 - 1982 febbraio 15 Altre denominazioni: "Situazione patrimoniale ed economica del beneficio Maffei di Revò e del beneficio Ars di Revò" (tit. int.) - "1. Beneficio Maffei", titoli, capitali e beni immobili spettanti al beneficio, 1946 settembre 30-1947 aprile 30; - "2. Beneficio conti Arsio", titoli, capitali, beni immobili, entrate e uscite spettanti al beneficio, 1946 settembre 30-1982 febbraio 15. Italiano Registro; carta, legatura in tela, con appiglio, cc. 27 n.n.

177

serie N 2 Carteggio e atti, 1677 (copia) - 1963 {256}

fascicoli 1

Contenuto La serie è formata da un fascicolo.

N 2.1 b. 1 {257}

Beneficio Maffei

1677 (copia) - 1963 Atto di erezione del beneficio, atti relativi a censi, locazioni e compravendite, pubblicazioni di vacanza del beneficio, conferimento

del beneficio a don Giovanni Clauser parroco di Ora (BZ), inventario dei beni esistenti in Rumo e spettanti al beneficio Maffei al 1839, solleciti e atti di cause civili per il recupero di crediti, convenzioni con i debitori, disposizioni per la consegna al parroco di Revò della sostanza beneficiale a seguito della morte di don Clauser, stato patrimoniale del beneficio al 1897, atto di consegna al parroco di Revò dei documenti spettanti al beneficio, foglio di possesso fondiario e autorizzazioni alla vendita di fondi beneficiali, conferimento del beneficio a don Pietro Flaim curato di Almazzago (), stato patrimoniale ed economico del beneficio al 1929, conferimento a don Adolfo Spalt (1) dell'amministrazione del beneficio Maffei, contratti di locazione di fondi del beneficio, atto di investitura di don Cesare Preti mansionario del Capitolo della Cattedrale di Trento, riduzione delle messe fondate, verbale di riconsegna al parroco di Revò in seguito alla morte di don Preti, conferimento del beneficio a don Antonio Zanotelli ex parroco di Caldes, elenco dei beni immobili e rendiconto delle entrate e delle uscite del beneficio per il triennio 1961-1963. Italiano, latino, tedesco Fascicolo; carta, cc. 248 Note (1) Il sacerdote era in servizio a Commezzadura.

178

Ente

Beneficio Arsio {258}

1783 settembre 22 - [1982]

Luoghi Revò (TN)

Archivi prodotti Fondo Beneficio Arsio in Revò, 01/01/1783 - 31/12/1939

Storia Il conte Francesco Sigismondo Arsio, canonico della Cattedrale e parroco della Valle di Fiemme, con testamento del 12 agosto 1701 dispose l'erezione di un beneficio; il beneficio ecclesiastico semplice di sei messe settimanali (quasi subito ridotte a quattro) venne canonicamente eretto con documento del 22 settembre 1783 presso l'altare del Santissimo Rosario nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano in Revò. Il fondatore riservò il diritto di patronato al fratello Giorgio e ai suoi discendenti in linea maschile, riservando il diritto al primogenito. La dote assegnata alla fondazione era costituita prevalentemente da capitali e affitti e le messe erano da celebrarsi in suffragio del fondatore e dei familiari defunti (1). Presso gli investiti, ai quali competeva l'amministrazione del patrimonio beneficiale, erano conservati tutti i documenti della fondazione che venivano consegnati al parroco pro tempore di Revò dopo la morte di ogni beneficiato. In quelle circostanze l'amministrazione veniva affidata alla fabbriceria della chiesa di Santo Stefano che compilava l'inventario e la fassione del beneficio affinché si potesse promuovere un nuovo conferimento. Sull'atto di consegna al beneficiato don Pietro Sallazer (2) del 10 dicembre 1890 si legge infatti che il nuovo beneficiato promette "di conservare ed amministrare bene la sostanza del beneficio consegnato" e che "la fabbriceria di questa chiesa parrocchiale, che era amministratrice del detto beneficio vacante, ora vien liberata, solo ad essa resterà l'obbligo di rispondere al reverendissimo Ordinariato per l'avanzo cassa e pei resti attivi del conto pro 1889" (3). Anche nella lettera che accompagna il decreto di investitura di don Pietro Flaim del 23 ottobre 1939 si ribadisce che è dovere del beneficiato "amministrare coscienziosamente il beneficio", come "è pure d'obbligo di ogni beneficiato presentare ogni anno alla Curia il resoconto delle entrate e delle uscite del beneficio goduto" (4). In quell'occasione le 208 messe annue che gravavano sul beneficio vennero ridotte a 31, poiché fu riconosciuto che l'onere superava di molto le entrate beneficiali. L'attività amministrativa del beneficio Arsio è documentata fino al 1982 (5).

Contesto generale Diocesi di Trento

Note

179

(1) La famiglia dei conti Arsio lasciò definitivamente Revò nella prima metà del XIX secolo dopo aver venduto i terreni e il proprio palazzo al comune di Revò che nel palazzo nobiliare realizzò aule scolastiche e uffici comunali. (2) Don Pietro Sallazer senior. (3) Cfr. Beneficio Arsio in Revò, Carteggio e atti, fasc. 1. (4) Ibidem. (5) Cfr. Beneficio Maffei in Revò, Partitari, reg. 1: qui si trova registrata la situazione patrimoniale ed economica del Beneficio Arsio dal 30 settembre 1946 al 15 febbraio 1982.

180

fondo O Beneficio Arsio in Revò, 1783 (copia) - 1939 {259}

fascicoli 2

Soggetti produttori Beneficio Arsio, 1783 settembre 22 - [1982]

Lingua Italiano; latino

181

serie O 1 Resoconti, 1876 - 1889 {260}

fascicoli 1

Contenuto La serie è formata da un fascicolo che raccoglie i conti dell'entrata e dell'uscita del beneficio per gli anni 1876-1889. Il primo resoconto si riferisce all'amministrazione tenuta per nove anni dal fabbriciere Pietro Albertini (1), dal 1876 al 1884; gli altri conti, 1885-86, 1887-88 e 1889, sono resi dal fabbriciere Vincenzo Flor (2).

Note (1) (2) Fabbricieri della chiesa parrocchiale di Santo Stefano.

O 1.1 b. 1 {261}

Resoconti

1876 - 1889 Nn. 1-4 Italiano Fascicolo; carta, cc. 8 n.n.

182

serie O 2 Carteggio e atti, 1783 - 1939 {262}

fascicoli 1

Contenuto La serie è formata da un fascicolo.

O 2.1 b. 1 {263}

Beneficio Arsio

1783 (copia) - 1939 Atto di erezione, comunicazioni dell'Ordinariato in merito alle vacanze del beneficio, atti di compravendita, investitura del

beneficiato don Giovanni Battista Canestrini priore di San Romedio, insinuazioni ipotecarie, prospetto dei beni spettanti al beneficio con elenco delle messe celebrate per l'anno beneficiale 1871/1872, conto intercalare con relative osservazioni, investitura del beneficiato don Pietro Sallazer (1) e relativo atto di consegna, richieste di riduzione delle messe, nomina di Vincenzo Flor a procuratore generale di don Pietro Sallazer, stato patrimoniale ed economico al 1929, disposizioni per la riconsegna in seguito alla morte di don Sallazer e relativi documenti ricevuti, conferimento del beneficio a don Pietro Flaim e relativo atto di consegna. Italiano, latino Fascicolo; carta, cc. 117 Note (1) Senior.

183

Ente

Cappellania Carneri {264}

1704 - 1930

Luoghi Revò (TN)

Archivi prodotti Fondo Cappellania Carneri in Revò, 01/01/1854 - 31/12/1930

Storia La Cappellania venne istituita da don Girolamo Carneri con testamento del 16 dicembre 1704; aveva l'onere di due messe in settimana, ossia 104 messe l'anno. Nel 1930 risulta goduta dalla famiglia Maffei di Revò (1).

Contesto generale Diocesi di Trento

Note (1) Cfr. Beneficio Maffei in Revò, Carteggio e atti, fasc. 1: notizie estratte da un documento datato 18 settembre 1930 inviato dalla Curia al parroco di Revò.

184

fondo P Cappellania Carneri in Revò, 1854 - 1930 {265}

registri 1

Soggetti produttori Cappellania Carneri, 1704 - 1930

Contenuto Le scarse informazioni non permettono di determinare meglio la fondazione. Documentazione relativa alla Cappellania si trova in: Archivio comunale di Revò, Fondo Famiglia Maffei, II parte, serie/unità Fondazioni e legati, Cappellania Carneri (1783-1809).

185

serie P 1 Registri delle riscossioni degli interessi, 1854 - 1930 {266}

registri 1

Contenuto La serie è formata da un registro.

P 1.1 {267}

"Libro Cappellania Carneri"

1854 - 1930 Italiano Registro; carta, legatura in carta, pp. I-IV, 1-69 (bianche alcune pp.)

186

Ente

Primissaria di Revò {268}

1736 aprile 20 - 1938

Luoghi Revò (TN)

Altre Forme autorizzate del nome Cappellania Betta Fondo primissariale di Revò Primissaria Betta

Archivi prodotti Fondo Primissaria di Revò, 01/01/1819 - 31/12/1938

Storia La Primissaria di Revò fu istituita grazie ai lasciti dei due fratelli Bartolomeo e don Giovanni Battista Betta di Revò. Bartolomeo Betta, con testamento del 3 agosto 1711 (1), lasciò la somma di 2000 ragnesi in capitali e beni immobili per l'istituzione di un beneficio per la celebrazione di tre messe settimanali in suffragio della famiglia Betta; nominò erede universale il fratello don Giovanni Battista, concedendogli il diritto di scegliere il sacerdote beneficiato. Alcuni anni dopo, in seguito alla morte di Bartolomeo (2), don Giovanni Battista, con testamento del 23 febbraio 1715, aumentò la dotazione beneficiale di altri 1000 ragnesi in denaro, per l'erezione di una cappellania semplice; il cappellano doveva essere nominato dai suoi eredi e aveva l'obbligo di istruire nelle lettere i fanciulli di Revò e di celebrare la prima messa all'aurora, oltre le già citate messe in suffragio della sua famiglia (3). Due giorni dopo la redazione del suo testamento, morì anche Giovanni Battista (4). Alla morte dei fratelli Betta i loro beni pervennero in eredità al nobile Carlo Giuseppe Guarienti, signore di Castel e Seregnano, e alla sua morte furono trasferiti ai figli di quest'ultimo Francesco Saverio, Giorgio Ferdinando e Carlo Giuseppe. Il 20 aprile 1736 i tre fratelli, esaudendo le volontà dei fratelli Betta, redassero formalmente davanti al cancelliere vescovile il documento di fondazione della cappellania Betta, dotandola di beni immobili e di un capitale (5). Il 4 gennaio 1737 don Antonio Zanotelli venne destinato a ricoprire l'incarico di cappellano (6). Il diritto di patronato e di presentazione della primissaria Betta venne ceduto nel 1779 dal conte Giuseppe Antonio Guarienti, signore dei castelli Malosco e Seregnano, in favore del conte Felice d'Arsio e Vasio, capitano delle valli di Non e di Sole (7). Nel 1819 il patrimonio della primissaria era costituito da alcuni capitali investiti presso privati e da tre fondi arativi concessi in locazione; le rendite andavano in favore del primissario e maestro di scuola, che celebrava le tre messe settimanali (8).

187

Con disposizione del 14 luglio 1859 l'Ordinariato concesse che l'avanzo annuale di cassa del Patrimonio Barisella di Revò fosse trasferito provvisoriamente a beneficio del fondo primissariale, fino a quando non si fosse presentato chi potesse legittimamente vantare il diritto a quella fondazione. Fino tutto il 1881 gli avanzi di cassa del Patrimonio Barisella furono versati annualmente in favore del fondo primissariale (9). Nel frattempo la gestione del fondo primissariale era passata in mano al comune di Revò fino a quando nel 1865, su sollecitazione del parroco don Giovanni Berrera, l'Ordinariato dispose che, essendosi estinte entrambe le famiglie Betta e Guarienti, il diritto di patronato passasse all'autorità vescovile (10). Da quel momento l'amministrazione del fondo venne presa in carico dalla fabbriceria sotto il controllo del parroco di Revò. La rendita della Primissaria non sempre era in grado di garantire il mantenimento di un sacerdote e spesso le 156 messe legatarie non venivano celebrate per nulla. L'Ordinariato vescovile intervenne quindi con provvedimenti che concedettero temporanee riduzioni degli oneri missari e sanatorie per le inadempienze arretrate (11). Con il Concordato del 1929 il parroco di Revò divenne l'unico responsabile e amministratore dei beni della Primissaria. Nel 1938 l'Ordinariato vescovile di Trento, in sede di approvazione del resoconto degli anni 1933-1937, ordinava al parroco di Revò di consegnare il patrimonio della Primissaria, consistente in titoli e capitali, alla Curia vescovile ottemperando così alle norme concordatarie riguardanti l'amministrazione dei beni ecclesiastici (12). Nel 1961 gli oneri missari della Primissaria furono definitivamente affrancati e il patrimonio fu trasferito al 'Fondo messe affrancate' della Curia vescovile (13).

Fonti archivistiche e bibliografia Fonti d’archivio ADT, Atti visitali ADT, Fondazioni ADT, Benefici ADT, Libro B Bibliografia MICHELI P., Dalla Rocca dell'Ozolo, Trento, 1979, pp. 300-301

Note (1) Cfr. Primissaria di Revò, Carteggio e atti, fasc. 1, cc. 1-22. (2) Bartolomeo Betta morì a Revò il 19 luglio 1713. Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò Registri dei morti, reg. 2, c. 85. (3) Cfr. Primissaria di Revò, Carteggio e atti, fasc. 1, cc. 1-22. (4) Don Giovanni Battista Betta morì a Revò il 25 febbraio 1715. Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò Registri dei morti, reg. 2, c. 91. (5) Cfr. ADT, Fondazioni, n. 38, cc. 63-70. (6) Cfr. ADT, Benefici, n. 518. (7) Cfr. ADT, Libro B, 3, n. 35. (8) Cfr. Primissaria in Revò, Carteggio e atti, fasc. 1, cc. 23-24.

188

(9) Cfr. Primissaria di Revò, Resoconti, fasc. 1 e Patrimonio Barisella in Revò, Resoconti, fasc. 1. (10) Cfr. ADT, Benefici, n. 518. (11) Cfr. Primissaria, Carteggio e atti, fasc. 1, c. 49 e c. 83. (12) Cfr. Primissaria di Revò, Resoconti, fasc. 1, n. 50. (13) Cfr. ADT, Benefici, n. 518.

189

fondo Q Primissaria di Revò, 1819 - 1938 {269}

fascicoli 2

Soggetti produttori Primissaria di Revò, 1736 aprile 20 - 1938

Lingua Italiano

190

serie Q 1 Resoconti, 1861 - 1938 {270}

fascicoli 1

Contenuto La sorveglianza sull'amministrazione dei beni ecclesiastici, che prima del Concordato tra stato austriaco e chiesa del 1855 spettava agli organi locali di governo, passava, in base all'art. 30 dell'accordo, all'autorità ecclesiastica. A Trento nel 1865 venne istituito a questo scopo l'Ufficio amministrativo diocesano. Le "Norme d'amministrazione ecclesiastica" pubblicate nel Bollettino delle Leggi dell'Impero del 25 gennaio 1866 regolamentarono la materia stabilendo, tra l'altro, la formazione dei resoconti secondo determinati formulari. Gli amministratori dovevano redigere annualmente i resoconti che, con il visto del curatore d'anime, dovevano essere inviati per l'approvazione all'Ordinariato con la relativa documentazione in ordine di entrata e di uscita. L'Ordinariato doveva vistare e rispedire una copia dei resoconti al curatore d'anime e inviarne un'altra all'autorità politica provinciale. Il Concordato tra stato italiano e chiesa del 1929 non apportò variazioni sostanziali a questo stato di cose.

La serie è formata da un fascicolo.

Q 1.1 b. 1 {271}

Resoconti

1861 - 1938 Nn. 1-51 Il resoconto per l'anno 1938 è compilato parzialmente (1). Italiano Fascicolo; carta, cc. 188 n.n. Note (1) Non risultano sul resoconto la sottoscrizione del parroco e l'approvazione dell'Ordinariato vescovile di Trento.

191

serie Q 2 Carteggio e atti, 1819 - 1931 (con documenti del 1711 e 1715) {272}

fascicoli 1

Contenuto La serie è formata da un fascicolo.

Q 2.1 b. 1 {273}

Carteggio e atti

1819 - 1931 (con documenti del 1711 e 1715) Carteggio e atti relativi all'amministrazione del fondo primissariale: elenco dei capitali, fassione, inventario del patrimonio, nomina

del primissario, carteggio con il comune, documentazione relativa ai capitali e ai beni immobili, ecc. Contiene anche i testamenti e codicilli dei fondatori, i fratelli Bartolomeo e Giovanni Battista Betta, 1711, 1715. Italiano Fascicolo; carta, cc. 112

192

Ente

Confraternita del Santissimo Sacramento {274}

1735 giugno 6 - ante 2004

Luoghi Revò (TN)

Archivi prodotti Fondo Confraternita del Santissimo Sacramento in Revò, 31/05/1735 - 19/05/1950

Storia La confraternita del Santissimo Sacramento di Revò venne eretta canonicamente dal vescovo di Trento con documento del 6 giugno 1735 (1), che ne approvava i capitoli redatti il 31 maggio dello stesso anno dai vicini delle ville di Revò, Romallo e Cagnò. Alla riunione costitutiva del 31 maggio erano presenti don Francesco Guidobaldo conte d'Arsio, arciprete di Revò, i sacerdoti della pieve e Antonio conte d'Arsio, capitano delle Valli di Non e di Sole. Nella stessa riunione i confratelli del nuovo sodalizio procedettero anche alla nomina del cosiddetto "magistrato", che rappresentava l'organo di amministrazione della confraternita, formato da un capo, un vicecapo, tre assistenti, un cassiere, un cancelliere e altre figure quali congiunti, condottieri, sacrestani (2); le cariche avevano durata annuale e le elezioni si tenevano di solito la domenica precedente la festività del Corpus Domini (in base al capitolo 4 dei capitoli della compagnia). Una seconda riunione si teneva verso ottobre/novembre per approvare il conto delle entrate e delle uscite della confraternita. Il saldo e la resa di conto dell'amministrazione annuale venivano sottoscritti dal cassiere e dal capo della confraternita (3). Le entrate della confraternita erano costituite dal ricavato dalla messe celebrate in suffragio dei confratelli e delle consorelle defunte, dalle tasse di iscrizione, dagli interessi sui capitali e dalle offerte dei fedeli; le uscite erano rappresentate soprattutto dalle spese sostenute per le messe di devozione, le messe legatarie, la cera, le candele e gli arredi sacri (4). A partire dal 1812 l'amministrazione della Confraternita venne assunta dalla fabbriceria di Revò, sottoposta al controllo del parroco e delle autorità politiche (5). La confraternita venne nuovamente eretta con l'approvazione dei capitoli da parte dell'Ordinariato vescovile di Trento il 18 ottobre 1858 (6). Secondo i nuovi capitoli la direzione della confraternita spettava ad un consiglio, composto dal preside, individuabile nella persona del parroco, dal rettore e da quattro consiglieri. Il rettore vigilava sull'andamento e sulla cassa di tutta la confraternita e si occupava dell'ordinaria amministrazione. Il primo consigliere aveva l'incarico di cassiere e cancelliere e in particolare di tenere aggiornati i verbali delle riunioni e i registri dei conti. Il secondo consigliere rivestiva il ruolo di esattore ed era incaricato di riscuotere le entrate della confraternita e di consegnarle al rettore. I nuovi capitoli stabilirono anche che il consiglio doveva essere convocato annualmente il giorno della festività dell'Ascensione allo scopo di procedere con le rese di conto dell'amministrazione, stabilire la tassa annua per i

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confratelli e le consorelle. A queste riunioni tutti i confratelli discutevano le proposte per la gestione del sodalizio e per la nomina degli inservienti mediante scrutinio. La nomina dei portatori del baldacchino era di competenza esclusiva dei membri del consiglio. L'ingresso di nuovi iscritti doveva passare al vaglio del preside e solo dopo la sua approvazione si poteva procedere all'accettazione dei nuovi confratelli e al pagamento della tassa d'iscrizione. Ogni confratello era tenuto a provvedersi della cappa di colore cremisi da indossare in occasione delle processioni e delle funzioni alle quali partecipava la confraternita e in occasione dei funerali dei confratelli defunti. Nelle stesse occasioni le consorelle dovevano anche coprirsi il capo con un velo bianco o nero. L'attività della confraternita del Santissimo Sacramento di Revò è documentata fino al 1950. Nel 2004 un decreto vescovile soppresse tutte le confraternite ancora attive nella diocesi: fra queste non rientrava però la confraternita del Santissimo Sacramento di Revò, che dunque doveva essere già estinta.

Funzioni, occupazioni e attività Le confraternite sono pie congregazioni di persone laiche associate per attendere ad esercizi di culto e anche di beneficenza. Esse possono essere canonicamente erette dalla competente autorità ecclesiastica, oppure mancare di tale approvazione e in questo caso sono enti di natura laicale. Norme generali circa l'erezione delle confraternite, da osservarsi esattamente pena la nullità delle stesse, furono stabilite da papa Clemente VIII (Bolla "Quaecumque a Sede Apostolica" del 7 dicembre 1604). Fin dal Concilio di Trento la Chiesa sentì la necessità di esercitare su di esse un'azione di controllo, ponendole sotto la vigilanza dei vescovi ed introducendovi il clero. In conseguenza di ciò il curatore d'anime ricoprì presto al loro interno una posizione preminente - generalmente ne era il presidente - ed era chiamato a garantirne il retto funzionamento. Un interesse particolare dell'autorità ecclesiastica era dedicato all'amministrazione dei redditi dei vari sodalizi. Ad essa provvedeva un massaro, che ogni anno doveva rendere conto del suo operato. Per le associazioni trentine, in particolare, lo scopo principale era quello di assicurare la celebrazione di messe in suffragio dell'anima dei confratelli e delle consorelle defunti. Durante il periodo napoleonico le confraternite religiose furono soppresse, ad eccezione di quelle del Santissimo Sacramento, seguendo provvedimenti analoghi a quelli presi da Giuseppe II e dal governo bavarese durante la loro dominazione nel Trentino. Infatti il decreto del 25 aprile 1806 art. I stabiliva: "Sono proibite in tutto il Regno le confraternite, le congregazioni, le compagnie ed in genere tutte le società religiose laicali eccettuate le confraternite sotto la denominazione del Santissimo, delle quali potrà esistere una sola presso ciascuna parrocchia sotto la direzione e dipendenza dell'Ordinariato e del parroco rispettivo per l'esercizio delle sacre funzioni" e l'art. IV prevedeva che i beni e le rendite delle confraternite del Santissimo fossero amministrati dai fabbriceri delle chiese parrocchiali e sussidiarie. In seguito al Concordato le confraternite che avevano scopo esclusivo o prevalente di culto dovevano passare alla dipendenza dell'autorità ecclesiastica per quanto riguardava il funzionamento e l'amministrazione.

Contesto generale Diocesi di Trento Decanato di Cles

Fonti archivistiche e bibliografia

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Fonti d’archivio Fonti d'archivio ADT, Atti visitali

Note (1) Cfr. Confraternita del Santissimo Sacramento in Revò, Registri di amministrazione, reg. 1. Da una nota riportata sul registro si desume che copia del documento di erezione si trovava all'inizio di un registro dei confratelli, che attualmente manca in archivio. (2) Cfr. Confraternita del Santissimo Sacramento in Revò, Registri di amministrazione, reg. 1. (3) Ibidem. (4) Ibidem. (5) Cfr. Confraternita del Santissimo Sacramento in Revò, Resoconti, fasc. 1. (6) Cfr. Confraternita del Santissimo Sacramento in Revò, Registri di amministrazione, reg. 2, all'inizio.

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fondo R Confraternita del Santissimo Sacramento in Revò, 1735 - 1950 {275}

registri 8, fascicoli 1

Soggetti produttori Confraternita del Santissimo Sacramento, 1735 giugno 6 - ante 2004

Lingua Italiano; latino; tedesco

Vedi anche: Serie Carteggio e atti ordinati.

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serie R 1 Registri di amministrazione, 1735 - 1950 {276}

registri 5

Contenuto La serie è formata da cinque registri sui quali si trovano le annotazioni relative all'amministrazione della confraternita e alla sua direzione.

R 1.1 {277}

"Capitoli e conti della confraternita del Santissimo Sacramento" (tit. dorso)

1735 maggio 31 - 1826 Altre denominazioni: "Hoc in libro, ad confratres Sanctissimi Sacramenti spectante, continentur primo legata pia relicta a confratribus ac consororibus ... successiva annualia computa et biennales electiones novi magistratus ..." (a c. 2) cc. 2-6r: elenco dei legati lasciati da confratelli, 1735 novembre 30-1767; cc. 30-142: registro delle nomine delle cariche (1) e delle rese di conto, 1735 maggio 31-1825/1826; cc. 147v-171 (2): registro delle riscossioni degli interessi sui capitali, 1767 novembre 8-1812 dicembre 2. Alle c. 1v e 2v: annotazioni relative a deliberazioni in merito alla quota di iscrizione, alle tasse annuali e alla celebrazione degli uffici in favore dei confratelli defunti, 1766 novembre 8; 1778 novembre 22; 1788 novembre 23. Italiano, latino Registro; carta, legatura in pelle, cc. 171 (bianche le cc. 1r, 6v-29, 32v-33, 34v, 35v, 36v-37, 143-147r) Note (1) Le registrazioni delle nomine delle cariche si concludono il 26 maggio 1793. (2) Le registrazioni alle cc. 160v-171 precedono cronologicamente quelle delle cc. 147v-160r.

R 1.2 {278}

"Elenco dei confratelli e delle consorelle della venerabile confraternita del Santissimo Sacramento di Revò"

1859 aprile 10 - 1941 Altre denominazioni: "Elenco confratelli Santissimo Sacramento" (tit. dorso) Registro degli iscritti, con annotazioni relative al pagamento della tassa di iscrizione, 1859 aprile 10 - 1885 dicembre 19; 1918 aprile 27 - 1941. Capovolgendo il registro: verbali delle riunioni dei confratelli, con elenchi dei funzionari, 1886 giugno 14-1914 maggio 21.

All'inizio: documento di erezione della Confraternita e capitoli, 1858 ottobre 18; prospetto delle tasse di iscrizione e elenco delle indulgenze, s.d.; Contiene, sciolti: elenco dei funzionari, 1876; quietanze, 1865-1866.

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Italiano, latino Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. 162 (num. orig. parziale e imprecisa)

R 1.3 {279}

Registro delle entrate e delle uscite

1859 giugno 5 - 1883 dicembre 10 Capovolgendo il registro: registro dei pagamenti delle elemosine per la celebrazione delle messe per i confratelli defunti, 1881 settembre 13-1884 dicembre 10. Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, cc. 55 (num. orig. parziale)

R 1.4 {280}

"Conti confraternita del Santissimo Sacramento dal 1884-***"

1884 ottobre 10 - 1950 maggio 19 Registro relativo a: riscossioni delle quote annuali di iscrizione e delle elemosine delle messe celebrate per i confratelli defunti; registrazioni delle entrate e delle uscite con rese di conto annuali; verbali delle riunioni dei confratelli; registrazioni riassuntive di entrate e di uscite Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 120 (num. orig. parziale)

R 1.5 {281}

"Registro scodirolo delle tasse della confraternita del Santissimo, incominciato il 7 luglio 1929"

[1929 luglio 7] - 1938 maggio 8 Registro degli iscritti. Italiano Registro; carta, legatura in carta, cc. 58 n.n.

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serie R 2 Registri delle riscossioni delle tasse annuali dei confratelli di Cagnò, 1879 {282} - 1900

registri 3

Contenuto La serie è formata da tre registri, "scodirolli", sui quali si trovano annotate le riscossioni delle tasse annuali pagate dai confratelli di Cagnò; il "rascossore" locale consegnava l'ammontare incassato al parroco di Revò.

R 2.1 {283}

"Scodirollo dei confratelli del Santissimo di Cagnò. 1879-1885"

1879 - 1885 All'interno del piatto posteriore: annotazione relativa all'ammontare delle tasse secondo l'età, s.d. Italiano Registro; carta, legatura in carta, cc. 15 n.n.

R 2.2 {284}

"Scodirollo per la confraternita del Santissimo Cagnò dal 1886 al 18**"

1886 - 1889 Capovolgendo il registro: sottoscrizioni del parroco don Domenico Dell'Eva relative a quanto ricevuto dal "rascossore", 1886 agosto 8-1889 settembre 1. All'interno del piatto posteriore: annotazione relativa all'ammontare delle tasse secondo l'età, s.d. Italiano Registro; carta, legatura in carta, cc. 12 n.n.

R 2.3 {285}

"Scodirollo per la confraternita del Santissimo Cagnò dal 1889/90 al 18**"

1890 - 1900 All'inizio, sulla c. di guardia: annotazione relativa all'ammontare delle tasse secondo l'età, s.d. Capovolgendo il registro: sottoscrizioni del parroco don Domenico Dell'Eva relative a quanto ricevuto dal "rascossore", 1890 dicembre 8-1895 dicembre 31. Italiano Registro; carta, legatura in carta, cc. 38 n.n.

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serie R 3 Resoconti, 1812 - 1849 {286}

fascicoli 1

Contenuto La serie è formata da un fascicolo contenente resoconti e lettere di evasione di conti della confraternita per gli anni dal 1812 al 1849, con qualche lacuna; non tutti i resoconti riportano le sottoscrizioni ufficiali. Nel 1825 furono approvati dal Giudizio distrettuale di Cles i conti per gli anni 1814-1821, mentre per gli anni 1844-1849 si trova solo l'atto di evasione e i rimarchi della Contabilità provinciale di Innsbruck.

Resoconti della confraternita del Santissimo Sacramento di Revò per gli anni 1828/29-1839/40 si trovano prodotti insieme ai resoconti della chiesa di Santo Stefano (1).

Note (1) Cfr. Chiesa di Santo Stefano in Revò, Resoconti, fasc. 1.

R 3.1 b. 1 {287}

Resoconti

1812 - 1849 Nn. 1-24 Mancano i resoconti per gli anni 1824/25, 1839-1842; per l'anno 1819/20 si trovano anche le quietanze di pagamento; per gli anni 1823/24, 1825/26, 1828/29, 1829/30, 1836/37, 1844-1849 si trovano solo le evasioni dei conti. Italiano, tedesco Fascicolo; carta, cc. 102 n.n.

200

Ente

Confraternita del Santissimo Rosario {288}

1619 marzo 19 - ante 2004

Luoghi Revò (TN)

Archivi prodotti Fondo Confraternita del Santissimo Rosario in Revò, 19/03/1619 - 31/12/1763 Fondo Confraternita del SS. Rosario in Revò, 01/01/1808 - 31/12/1812

Storia L'erezione della confraternita del Santissimo Rosario nella parrocchia di Revò risale all'inizio del 1619, quando pievano reggente era don Domenico Guetti. Il neo pievano, al cui impulso probabilmente si deve la presenza del sodalizio in parrocchia, ne era il direttore, carica che spetterà di diritto ai suoi successori pro tempore. Il parroco deteneva quindi la suprema autorità, affiancato da un priore eletto dai confratelli il cui compito principale era procurare il bene della compagnia, far celebrare gli offici per i confratelli defunti, levare le offerte dalla cassetta delle elemosine e gestire la cassa. Un altro ufficio era quello del cancelliere il cui compito era quello di mantenere i registri degli iscritti che erano tre: uno per gli uomini, uno per le donne e uno per i defunti. Al sacrestano spettava il compito di tenere in ordine l'altare del Santissimo Rosario e aver cura dei relativi arredi e paramenti sacri. Almeno una volta l'anno veniva convocato il consiglio generale dei confratelli e in quell'occasione si rinnovavano le cariche; ogni anno i sindaci della confraternita rendevano conto della propria amministrazione alla presenza del pievano. La confraternita del Santissimo Rosario di Revò subì sicuramente le sorti di tante altre confraternite soppresse nei territori asburgici dalle leggi emanate da Giuseppe II, o in seguito a quelle emanate da Napoleone. Nella prima metà del XX secolo la confraternita venne rieretta. Nel 2004 un decreto vescovile soppresse tutte le confraternite ancora attive nella diocesi: fra queste non rientrava però la confraternita del Santissimo Rosario di Revò, che dunque doveva essere già estinta.

Funzioni, occupazioni e attività Le confraternite sono pie congregazioni di persone laiche associate per attendere ad esercizi di culto e anche di beneficenza. Esse possono essere canonicamente erette dalla competente autorità ecclesiastica, oppure mancare di tale approvazione e in questo caso sono enti di natura laicale. Norme generali circa l'erezione delle confraternite, da osservarsi esattamente pena la nullità delle stesse, furono stabilite da papa Clemente VIII (Bolla "Quaecumque a Sede Apostolica" del 7 dicembre 1604). Fin dal Concilio di Trento la Chiesa sentì la necessità di esercitare su di esse un'azione di controllo, ponendole sotto la vigilanza dei vescovi ed introducendovi il clero. In conseguenza di ciò il curatore d'anime ricoprì presto al loro interno una posizione preminente - generalmente ne era il presidente - ed era

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chiamato a garantirne il retto funzionamento. Un interesse particolare dell'autorità ecclesiastica era dedicato all'amministrazione dei redditi dei vari sodalizi. Ad essa provvedeva un massaro, che ogni anno doveva rendere conto del suo operato. Per le associazioni trentine, in particolare, lo scopo principale era quello di assicurare la celebrazione di messe in suffragio dell'anima dei confratelli e delle consorelle defunti. Durante il periodo napoleonico le confraternite religiose furono soppresse, ad eccezione di quelle del Santissimo Sacramento, seguendo provvedimenti analoghi a quelli presi da Giuseppe II e dal governo bavarese durante la loro dominazione nel Trentino. Infatti il decreto del 25 aprile 1806 art. I stabiliva: "Sono proibite in tutto il Regno le confraternite, le congregazioni, le compagnie ed in genere tutte le società religiose laicali eccettuate le confraternite sotto la denominazione del Santissimo, delle quali potrà esistere una sola presso ciascuna parrocchia sotto la direzione e dipendenza dell'Ordinariato e del parroco rispettivo per l'esercizio delle sacre funzioni" e l'art. IV prevedeva che i beni e le rendite delle confraternite del Santissimo fossero amministrati dai fabbricieri delle chiese parrocchiali e sussidiarie. In seguito al Concordato le confraternite che avevano scopo esclusivo o prevalente di culto dovevano passare alla dipendenza dell'autorità ecclesiastica per quanto riguardava il funzionamento e l'amministrazione.

Contesto generale Diocesi di Trento

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fondo S Confraternita del Santissimo Rosario in Revò, 1619 - 1763 {289}

registri 1

Soggetti produttori Confraternita del Santissimo Rosario, 1619 marzo 19 - ante 2004

Lingua Italiano

Vedi anche: Serie Carteggio e atti ordinati. Serie Urbari.

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serie S 1 Registri delle rese di conto dei sindaci, 1619 - 1763 {290}

registri 1

Contenuto La serie è formata da un registro sul quale i sindaci della confraternita del Santissimo Rosario di Revò hanno reso i conti della propria amministrazione dal 1620 al 1763.

S 1.1 {291}

"Libro del Santissimo Rosario"

1619 marzo 19 - 1763 Altre denominazioni: "Confraternita del Santissimo Rosario" (tit. dorso) All'interno della coperta anteriore: nota dei compensi dovuti al parroco e annotazione relativa ad un lascito, sec. XVIII; alle cc. 1-5: "Officialli del Santissimo Rossario creati del 1619 alli 19 di marzo", descrizione delle cariche ufficiali della confraternita con le relative competenze, 1619 marzo 19, con annotazione del 1625 agosto 17; alle cc. 18-19: "Notta delli dinari et altre robe donate ...", elenco delle offerte, 1619 marzo 19-1620 aprile 5; a c. 77: "Nuova erezione della confraternita del Santo Rosario", elenco di iscritti, prima metà sec. XX; a c. 100: "Poliza di quello che si spenderà et denari che si daran fora per il Santissimo Rosario", annotazioni di cassa, 1619 marzo 25- novembre 5; a c. 144: "Poliza da farsi al sindico del Rosario per l'anno 1754", annotazioni relative alle entrate annuali, 1754. Italiano Registro; carta, legatura in mezza pergamena, con tracce di lacci in pelle, cc. 144 (bianche le cc. 6-17, 78-99, 101-143)

204

Ente

Confraternita del Carmine {292}

1651 ottobre 15 - ante 2004

Luoghi Revò (TN)

Archivi prodotti Fondo Confraternita del Carmine in Revò, 16/07/1867 - 21/07/1952

Storia La particolare devozione della comunità di Revò nei confronti della Madonna del Carmine fece sì che fosse inoltrata una supplica al vicario generale dell'ordine carmelitano della congregazione di Mantova per ottenere la facoltà di erigere nella chiesa di Santa Maria di Revò la confraternita della Vergine Santissima del Carmine. Ottenuta risposta positiva, fu spedito il diploma di aggregazione all'arciconfraternita datato 10 aprile 1651, confermato e approvato dal vicario generale di Trento il 2 maggio. La confraternita venne quindi eretta solennemente in Revò all'altare maggiore della chiesa di Santa Maria il 15 ottobre 1651 da padre Lucio Morgogno da Ferrara dell'ordine della congregazione dei Carmelitani; in quell'occasione i regolani, a nome e in rappresentanza di tutta la comunità di Revò, si impegnarono al mantenimento della confraternita e alla conservazione di ogni suo bene (1). In seguito a tale erezione, dal 1657, la chiesa di Santa Maria venne detta chiesa di Santa Maria del Carmine. La presenza della confraternita in parrocchia è documentata fino alla seconda metà del XVIII secolo: nel 1695, in occasione della visita pastorale, i visitatori videro il diploma di aggregazione del 10 aprile 1651 (2) e negli atti visitali del 1751 (3) e 1766 (4) è rilevata la sua presenza. La confraternita del Carmine di Revò subì sicuramente le sorti di tante altre confraternite soppresse nei territori asburgici dalle leggi emanate da Giuseppe II, o in seguito da quelle emanate da Napoleone, poiché nel 1866 ne fu decretata la sua rierezione. Il 10 luglio 1866 il vescovo Benedetto Riccabona ne decretò infatti l'erezione approvandone i capitoli (5). La quota associativa ammontava a 10 soldi e ogni iscritto riceveva, con un particolare cerimoniale, lo "scapolare" che doveva sempre tenere sulle spalle; era tenuto a recitare quotidianamente delle preghiere e a partecipare a funzioni e processioni in onore della Vergine. Il parroco pro tempore di Revò ricopriva la carica di direttore della pia unione, affiancato da altri due rettori scelti dallo stesso parroco e a lui subordinati. Nel 1867 gli iscritti ammontavano a circa 250; nel 1953 i nuovi iscritti furono solo tre. Nel 2004 un decreto vescovile soppresse tutte le confraternite ancora attive nella diocesi: fra queste non rientrava però la confraternita del Carmine di Revò, che dunque doveva essere già estinta.

Funzioni, occupazioni e attività

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Le confraternite sono pie congregazioni di persone laiche associate per attendere ad esercizi di culto e anche di beneficenza. Esse possono essere canonicamente erette dalla competente autorità ecclesiastica, oppure mancare di tale approvazione e in questo caso sono enti di natura laicale. Norme generali circa l'erezione delle confraternite, da osservarsi esattamente pena la nullità delle stesse, furono stabilite da papa Clemente VIII (Bolla "Quaecumque a Sede Apostolica" del 7 dicembre 1604). Fin dal Concilio di Trento la Chiesa sentì la necessità di esercitare su di esse un'azione di controllo, ponendole sotto la vigilanza dei vescovi ed introducendovi il clero. In conseguenza di ciò il curatore d'anime ricoprì presto al loro interno una posizione preminente - generalmente ne era il presidente - ed era chiamato a garantirne il retto funzionamento. Un interesse particolare dell'autorità ecclesiastica era dedicato all'amministrazione dei redditi dei vari sodalizi. Ad essa provvedeva un massaro, che ogni anno doveva rendere conto del suo operato. Per le associazioni trentine, in particolare, lo scopo principale era quello di assicurare la celebrazione di messe in suffragio dell'anima dei confratelli e delle consorelle defunti. Durante il periodo napoleonico le confraternite religiose furono soppresse, ad eccezione di quelle del Santissimo Sacramento, seguendo provvedimenti analoghi a quelli presi da Giuseppe II e dal governo bavarese durante la loro dominazione nel Trentino. Infatti il decreto del 25 aprile 1806 art. I stabiliva: "Sono proibite in tutto il Regno le confraternite, le congregazioni, le compagnie ed in genere tutte le società religiose laicali eccettuate le confraternite sotto la denominazione del Santissimo, delle quali potrà esistere una sola presso ciascuna parrocchia sotto la direzione e dipendenza dell'Ordinariato e del parroco rispettivo per l'esercizio delle sacre funzioni" e l'art. IV prevedeva che i beni e le rendite delle confraternite del Santissimo fossero amministrati dai fabbricieri delle chiese parrocchiali e sussidiarie.

Contesto generale Diocesi di Trento

Fonti archivistiche e bibliografia Fonti d’archivio Fonti d'archivio ADT. Atti visitali

Note (1) Le notizie riportate sono estratte dalla fotocopia dell'atto del 15 ottobre 1651 che si trovava all'interno del registro degli iscritti. Non è stato possibile rinvenire l'originale di questo atto, che si presume conservato nell'archivio storico del comune di Revò. (2) Cfr. ADT, Atti visitali, 23, p. 510. (3) Ibidem, Atti visitali, 61, pp. 495, 499. (4) Ibidem, Atti visitali, 64, pp. 12-13. (5) Cfr. Confraternita del Carmine in Revò, Registri degli iscritti, reg. 1.

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fondo T Confraternita del Carmine in Revò, 1867 - 1952 {293}

registri 1

Soggetti produttori Confraternita del Carmine, 1651 ottobre 15 - ante 2004

Lingua Italiano; latino

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serie T 1 Registri degli iscritti, 1867 - 1952 {294}

registri 1

Contenuto La serie è formata da un registro sul quale sono stati annotati i nomi degli associati alla confraternita a seguito dell'erezione del 1866.

T 1.1 {295}

"Elenco dei confratelli e delle consorelle inscritti nella venerabile confraternita del Carmine e dell'Immacolata (1) eretta nella chiesa figliale di Santa Maria in Revò l'anno 1867"

1867 [ luglio 16] - 1952 luglio 21 Alle pp. I-III: decreto di erezione e capitoli della confraternita, 1866 luglio 10; capovolgendo il registro, alle cc. 1-3: "Elenco delle famiglie della parocchia di Revò ascritte alla Sacra Famiglia", elenco di iscritti, 1885 gennaio 21-1896 dicembre 3. Nel registro si trova, sciolta, la fotocopia dell'atto di erezione della confraternita del 15 ottobre 1651 (2). Italiano, latino Registro; carta, legatura in mezza pelle, pp. III, 44, cc. 3 (capovolgendo il registro) Note (1) La doppia titolazione non compare in alcun altro atto. (2) L'atto originale non è presente nell'archivio parrocchiale; potrebbe forse trovarsi nell'archivio storico del comune di Revò.

208

Ente

Confraternita del Sacro Cuore di Maria {296}

1871 gennaio 24 - ante 2004

Luoghi Revò (TN)

Archivi prodotti Fondo Confraternita del Sacro Cuore di Maria di Revò, 24/01/1871 - 31/12/1890

Storia Su impulso del parroco don Giovanni Berrera, il 24 gennaio 1871 il vescovo Benedetto Riccabona decretò l'erezione della confraternita del Sacro Cuore di Maria dichiarandone nel contempo l'aggregazione all'omonima arciconfraternita di Parigi. Gli statuti, presentati il 21 novembre 1870, furono nell'occasione approvati; scopo del sodalizio era di onorare il Sacro Cuore della Vergine con atti di venerazione e preghiere affinché con la sua protezione si potessero convertire i peccatori. All'atto di iscrizione ogni persona corrispondeva un'offerta per le spese della confraternita; i soci portavano sempre con se una medaglia con l'effige dell'Immacolata ed erano tenuti a recitare quotidianamente delle preghiere e a partecipare a determinate funzioni. Il parroco pro tempore di Revò ricopriva la carica di direttore della confraternita, affiancato da un amministratore di sua nomina per la gestione delle offerte. Nel 2004 un decreto vescovile soppresse tutte le confraternite ancora attive nella diocesi: fra queste non rientrava però la confraternita del Sacro Cuore di Maria di Revò, che dunque doveva essere già estinta.

Funzioni, occupazioni e attività Le confraternite sono pie congregazioni di persone laiche associate per attendere ad esercizi di culto e anche di beneficenza. Esse possono essere canonicamente erette dalla competente autorità ecclesiastica, oppure mancare di tale approvazione e in questo caso sono enti di natura laicale. Norme generali circa l'erezione delle confraternite, da osservarsi esattamente pena la nullità delle stesse, furono stabilite da papa Clemente VIII (Bolla "Quaecumque a Sede Apostolica" del 7 dicembre 1604). Fin dal Concilio di Trento la Chiesa sentì la necessità di esercitare su di esse un'azione di controllo, ponendole sotto la vigilanza dei vescovi ed introducendovi il clero. In conseguenza di ciò il curatore d'anime ricoprì presto al loro interno una posizione preminente - generalmente ne era il presidente - ed era chiamato a garantirne il retto funzionamento. Un interesse particolare dell'autorità ecclesiastica era dedicato all'amministrazione dei redditi dei vari sodalizi. Ad essa provvedeva un massaro, che ogni anno doveva rendere conto del suo operato. Per le associazioni trentine, in particolare, lo scopo principale era quello di assicurare la celebrazione di messe in suffragio dell'anima dei confratelli e delle consorelle defunti. Durante il periodo napoleonico le confraternite

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religiose furono soppresse, ad eccezione di quelle del Santissimo Sacramento, seguendo provvedimenti analoghi a quelli presi da Giuseppe II e dal governo bavarese durante la loro dominazione nel Trentino. Infatti il decreto del 25 aprile 1806 art. I stabiliva: "Sono proibite in tutto il Regno le confraternite, le congregazioni, le compagnie ed in genere tutte le società religiose laicali eccettuate le confraternite sotto la denominazione del Santissimo, delle quali potrà esistere una sola presso ciascuna parrocchia sotto la direzione e dipendenza dell'Ordinariato e del parroco rispettivo per l'esercizio delle sacre funzioni" e l'art. IV prevedeva che i beni e le rendite delle confraternite del Santissimo fossero amministrati dai fabbricieri delle chiese parrocchiali e sussidiarie.

Contesto generale Diocesi di Trento

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fondo U Confraternita del Sacro Cuore di Maria di Revò, 1871 - 1890 {297}

registri 1

Soggetti produttori Confraternita del Sacro Cuore di Maria, 1871 gennaio 24 - ante 2004

Lingua Italiano; latino

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serie U 1 Registri degli iscritti, 1871 - 1890 {298}

registri 1

Contenuto La serie è formata da un registro al cui interno si trova il decreto di erezione della confraternita. Un elenco di iscritte alla confraternita del Sacro Cuore di Maria nell'ultimo quarto del sec. XIX si trova in Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Registri di associazioni e opere pie, reg. 1, capovolgendo il registro.

Vedi anche: Serie Registri di associazioni e opere pie.

U 1.1 {299}

"Registro per il Sacro Cuor di Maria"

1871 gennaio 24 - 1890 All'inizio: decreto di erezione e capitoli della confraternita con, a stampa, elenco delle indulgenze, 1871 gennaio 24. Italiano, latino Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 15 n.n.

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Ente

Congregazione di carità di Revò {300}

[1811] - 1923 maggio 15

Luoghi Revò (TN)

Archivi prodotti Fondo Documentazione della Congregazione di carità di Revò, 01/01/1812 - 31/12/1932

Storia Le prime notizie dell'esistenza della Congregazione di carità di Revò risalgono al 1812, quando don Giovanni Battista Ossana risultava cassiere dell'istituto di beneficenza (1). Il patrimonio della Congregazione era costituito prevalentemente da due dotazioni istituite in favore di povere nubende. Le doti erano state disposte, per legato, una dal parroco di Revò don Sigismondo Giuseppe d'Arsio con suo testamento del 12 gennaio 1783 e veniva distribuita a turno tra le spose povere di Revò, Cagnò e Romallo, l'altra dal nobile Pietro Martini da Revò con suo testamento del 16 agosto 1804 alla quale accedevano solo le spose povere di Revò. La Congregazione di carità di Revò si occupava anche delle sovvenzioni ai poveri di Revò e Tregiovo e a quelli di Romallo e di Cagnò, secondo le disposizioni testamentarie del parroco Sigismondo Giuseppe Arsio. Amministratori della Congregazione furono i parroci don Antonio Ebli e don Nicolò Mezzena. Dalla fine dell'800 la Congregazione di carità veniva denominata anche Fondo poveri e il parroco ne rivestiva il ruolo di preside.

Funzioni, occupazioni e attività La Congregazione di carità venne istituita nel Dipartimento dell'Alto Adige dal vicerè Eugenio Napoleone con decreto n. 49 del 15 febbraio 1811 (2). Così, dislocando in ogni comune tale organo amministrativo, si voleva unificare la gestione di tutte le attività assistenziali presenti sul territorio. Doveva essere composto da non più di sei e non meno di quattro persone, scelte dal podestà o sindaco tra i cittadini del comune. Il prefetto, il viceprefetto e il podestà svolgevano il ruolo di presidente della congregazione rispettivamente nel capoluogo del dipartimento, nei capoluoghi dei distretti e nei comuni. In tutti i comuni il podestà o il parroco erano membri della congregazione. I beni immobili amministrati dalla congregazione dovevano essere affittati mediante asta pubblica; era necessario tenere una contabilità e presentare i resoconti ai prefetti per ottenerne l'approvazione. Dopo la caduta di Napoleone, con il ritorno nel 1814 della dominazione asburgica, la legislazione relativa ai poveri dell'Austria venne applicata anche al territorio trentino confermando le congregazioni di carità già istituite (3). L'amministrazione delle congregazioni doveva essere tenuta distintamente da quella del comune attraverso un apposito Comitato, mentre nei comuni dove non c'erano lasciti o istituti di beneficenza consistenti, venne istituito a carico dell'amministrazione degli stessi un Fondo dei poveri o "Armenfond".

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L'amministrazione distinta delle congregazioni spettava a una Rappresentanza, composta dal preside o presidente, che generalmente era il curatore d'anime locale, da due consiglieri e un cassiere, tutti eletti dalla Rappresentanza comunale con l'approvazione dell'autorità superiore. Il curatore d'anime e il capocomune facevano comunque parte del direttivo della congregazione anche se non eletti. La contabilità era tenuta dal cassiere, che pagava le sovvenzioni ai poveri sulla base dei mandati del preside. Le rese di conto da lui presentate al preside, passavano poi alla Rappresentanza comunale e quindi all'autorità superiore per la definitiva approvazione. Il regio decreto n. 982 del 22 aprile 1923, entrato in vigore il 16 maggio 1923 (4), estese ai territori annessi al Regno d'Italia la legislazione italiana sulla beneficenza e assistenza pubblica (5).

Note (1) Cfr. Documentazione della Congregazione di carità di Revò, Carteggio e atti, fasc. 1, c. 7. (2) "Bollettino delle leggi del Regno d'Italia", parte I, anno 1811. (3) Cfr. BORTOLI B., GRANDI C. (a cura di), Un secolo di legislazione assistenziale nel Trentino (1814-1918), Trento, 1983, pp. 18-20. (4) Cfr. "Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia", vol. 4, anno 1923, pp. 3153-3160. (5) Per notizie più specifiche relative alla Congregazione di carità si rimanda all'introduzione all'"Archivio della Congregazione di Carità poi Ente Comunale Assistenza" di Lidia Bertagnolli, in BERTAGNOLLI L. (a cura di), "Comune di Romallo. Inventario della sezione separata dell'archivio comunale. 1815 - 1956", Trento 1997.

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fondo V Documentazione della Congregazione di carità di Revò, 1812 - 1932 {301}

fascicoli 2

Soggetti produttori Congregazione di carità di Revò, [1811] - 1923 maggio 15

Contenuto La documentazione conservata nel fondo si riferisce ai periodi in cui il parroco di Revò ricopriva la carica di amministratore o quella di preside della Congregazione di carità.

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serie V 1 Resoconti, 1819 - 1913 {302}

fascicoli 1

Contenuto La serie è formata da un fascicolo contenente i resoconti della Congregazione dal 1819 al 1913, con lacune per alcuni anni.

V 1.1 b. 1 {303}

Resoconti

1819 - 1913 Nn. 1-23 Resoconti e parziale documenti di corredo per gli anni 1819/20-1912/13. Mancano i resoconti per gli anni 1833/34, 1836/37-1893, 1897-1901; per l'anno 1834/35 si trovano solo le quietanze; per l'anno 1835/36 si trova solo l'estratto del conto. Italiano Fascicolo; carta, cc. 132 n.n.

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serie V 2 Carteggio e atti, 1812 (copia) - 1932 (con documento del 1783) {304}

fascicoli 1

Contenuto La serie è formata da un fascicolo.

V 2.1 b. 1 {305}

Carteggio e atti

1812 (copia) - 1932 (con documento del 1783) Dichiarazione di debito nei confronti del legato Martini (1812, copia), rendiconto del cassiere don Giovanni Battista Ossana per gli

anni 1812-1819, elenchi dei capitali e delle rendite, nomine dei cassieri e degli amministratori, elenchi delle dotazioni dei legati Martini e Arsio in favore di povere nubende, carteggio e atti relativi all'amministrazione del patrimonio della Congregazione di carità di Revò. Contiene anche: testamento di don Sigismondo Giuseppe Arsio, arciprete di Revò e fondatore del legato in favore delle povere nubende, 1783. Italiano Fascicolo; carta, cc. 183

217

Ente

Consiglio scolastico locale di Revò {306}

1893 luglio 23 - [1911]

Luoghi Revò (TN) Tregiovo (Revò, TN) Romallo (TN)

Archivi prodotti Fondo Documentazione del Consiglio scolastico locale di Revò, 01/01/1893 - 31/12/1911

Storia Con documento del 23 luglio 1893 (1) il Consiglio scolastico distrettuale di Cles istituì provvisoriamente un Consiglio scolastico locale a Revò stabilendo che lo stesso dovesse sussistere fino all'introduzione del regolamento scolastico definitivo. I membri del Consiglio provvisorio erano don Domenico Dell'Eva, parroco locale, il maestro dirigente Giuseppe Lorenzoni, il capocomune locale e l'ispettore scolastico locale. Con decreto del Consiglio scolastico provinciale per il Tirolo di data 12 luglio 1893 si stabiliva che il circondario scolastico della scuola popolare di Revò comprendeva i comuni di Revò, Cagnò e Romallo e che presso la frazione di Tregiovo esisteva una scuola propria; la nomina dei maestri spettava al Consiglio scolastico di Revò e il mantenimento delle scuole spettava ai comuni locali. La scuola popolare di Revò era formata da cinque classi con la quinta divisa e dovevano insegnarvi tre maestri e tre maestre. Il 30 luglio 1896 il Consiglio provinciale di Innsbruck modificò il precedente decreto estromettendo il comune di Cagnò dal circondario territoriale della scuola popolare di Revò (2). Il comune di Romallo presentò diversi ricorsi per rendersi indipendente dalla scuola di Revò e avere una scuola più vicina per i bambini del paese, che dovevano recarsi quotidianamente a Revò. Nel 1909 il Consiglio scolastico provinciale non concesse la completa emancipazione della comunità scolastica di Romallo, ma accordò l'istituzione di due classi a Romallo con un maestro e una maestra, mentre gli altri insegnanti restarono a Revò. La documentazione conservata nel fondo archivistico del Consiglio scolastico locale di Revò si esaurisce con l'anno 1911. Nel fondo si trovano alcuni documenti datati 1912 attinenti al pagamento degli emolumenti per una maestra; poiché tali documenti sono indirizzati al parroco di Revò nella sua qualità di ex preside del Consiglio scolastico, si potrebbe presumere che il Consiglio scolastico locale di Revò abbia cessato di esistere proprio nel 1911, o che l'incarico di preside sia stato assegnato ad altri.

Funzioni, occupazioni e attività Il Consiglio scolastico locale (3), nominato in ogni comunità scolastica in ottemperanza della legge del 30 aprile 1892 n. 7, aveva funzioni di sorveglianza sulle scuole popolari pubbliche e sugli asili infantili, sui corsi speciali di insegnamento collegati alle scuole popolari pubbliche e, infine, sui corsi di perfezionamento per ragazze del circondario

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scolastico. Prima di questa legge era in vigore il "Regolamento politico per le scuole elementari" pubblicato l'11 agosto 1805: la scuola aveva carattere conservativo-religioso-morale-politico; era affidata alla chiesa la sorveglianza scolastica, l'approvazione dei programmi e dei libri di testo, la proposta dei maestri definitivi, la nomina degli assistenti e dei supplenti; spettavano ai Comuni le spese per gli edifici e gli stipendi dei maestri. In seguito la legge del 25 maggio 1868, n. 48, recante le disposizioni di massima sui rapporti della scuola con la chiesa, demandava la suprema direzione e sorveglianza su tutto ciò che riguardava l'istruzione e l'educazione al Ministero dell'istruzione, al Consiglio scolastico provinciale, al Consiglio scolastico distrettuale e al Consiglio scolastico locale. Il Consiglio scolastico locale era composto dai rappresentanti della chiesa cattolica, della scuola, dei comuni formanti la comunità scolastica, dal sorvegliante della scuola locale e dal patrono della scuola, se c'era. Il curatore d'anime del territorio cui apparteneva la scuola rappresentava gli interessi religiosi della scolaresca e aveva diritto di voto; al suo posto poteva essere nominato dall'autorità ecclesiastica superiore un sacerdote. Tale istituzione venne soppressa con la riforma Gentile del 1923 e tutte le mansioni affidatele dalla legge del 1892 furono assegnate ad altri organi (patronati, sindaci, direttori didattici, ispettori).

Note (1) Cfr. Consiglio scolastico locale di Revò, Carteggio e atti, fasc. 1. (2) Ibidem. (3) Le seguenti note sono tratte dalla scheda-soggetto redatta nel 1999 da Anna Guastalla per il Servizio beni librari e archivistici della Provincia autonoma di Trento, alla quale si rimanda per un approfondimento e per la bibliografia.

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fondo W Documentazione del Consiglio scolastico locale di Revò, 1893 - 1911 {307}

registri 3, fascicoli 2

Soggetti produttori Consiglio scolastico locale di Revò, 1893 luglio 23 - [1911]

Lingua Italiano

220

serie W 1 Registri di cassa, 1897 - 1907 {308}

registri 1

Contenuto La serie è costituita da un registro di cassa delle scuole popolari di Revò-Romallo e di Tregiovo tenuto dal parroco di Revò che agiva in qualità di preside del Consiglio scolastico locale. Le entrate erano costituite dai contributi dovuti dai comuni e dalle autorità civili locali e provinciali (Ufficio del Censo di Cles, Consiglio scolastico provinciale); le uscite erano destinate alla retribuzione dei mastri e ai lavori di manutenzione ordinaria degli edifici scolastici (lavori da falegname, legna per il riscaldamento).

W 1.1 {309}

"Entrata ed uscita scuole 1. Revò-Romallo 2. Tregiovo. Anno scolastico 1897/98"

1897 ottobre 21- 1907 ottobre 16 Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, pp. 53 bianche le pp. 1-2, 6, 19, 31)

221

serie W 2 Protocolli degli esibiti, 1896 - 1904 {310}

registri 2

Contenuto La serie è formata da due registri compilati dal parroco pro tempore di Revò in qualità di preside del Consiglio scolastico locale.

W 2.1 {311}

Protocollo degli esibiti

1896 agosto 6 - 1899 dicembre 27 Italiano Registro, senza coperta, cc. 10 n.n.

W 2.2 {312}

"Protocollo degli esibiti del Consiglio scolastico locale di Revò ..."

1900 gennaio 9 - 1904 aprile 20 Italiano Registro; carta, senza coperta, cc. 16 n.n.

222

serie W 3 Carteggio e atti, 1893 - 1911 {313}

fascicoli 1

Contenuto La serie è formata da un fascicolo.

W 3.1 b. 1 {314}

Carteggio e atti

1893 - 1911 (con documenti del 1892 e del 1912) Carteggio e atti relativi alla nomina dei maestri, al pagamento degli emolumenti dei maestri, convocazioni delle riunioni del

Consiglio, verbali delle riunioni, inventari della sostanza delle scuole popolari, circolari, ecc. Contiene, a stampa: "La nuova legge scolastica per il Tirolo", Trento, 1892, pp. 38. Italiano Fascicolo; carta, cc. 692

223

serie W 4 Preventivi, conti consuntivi e documenti di corredo, 1895 - 1909 {315}

fascicoli 1

Contenuto La serie è formata da un fascicolo.

W 4.1 b. 1 {316}

Preventivi, conti consuntivi e documenti di corredo

1895 - 1909 Preventivi del fabbisogno, conti consuntivi, conguagli e documenti di corredo, ricevute di pagamento degli emolumenti degli

insegnanti delle comunità scolastiche di Revò con Romallo e di Tregiovo. Italiano Fascicolo; carta, cc. 245

224

Ente

Scuola dell'infanzia di Revò {317}

1895 -

Luoghi Revò (TN)

Altre Forme autorizzate del nome Asilo infantile di Revò

Archivi prodotti Fondo Documentazione della Scuola dell'infanzia di Revò, 01/10/1895 - 22/02/1978

Storia Nella primavera del 1895 il parroco di Revò don Domenico Dell'Eva chiese l'autorizzazione di aprire un asilo infantile. In paese infatti non esisteva ancora una struttura per i bambini e per vederla realizzata lo sforzo finanziario non era indifferente. Qualche mese più tardi, attraverso uno straordinario atto di generosità, Agata Magagna donò spontaneamente al parroco 6000 fiorini austriaci in sei libretti della Cassa di Risparmio di Trento. Una cifra considerevole che permise al parroco di acquistare al prezzo di 1650 fiorini il terreno vicino alla chiesa parrocchiale di Santo Stefano. La donatrice pose alcune clausole: che i lavori di costruzione fossero completati entro 10 anni e che nell'asilo fossero chiamate come maestre delle monache. La benefattrice espresse inoltre il desiderio di essere ricordata come "fondatrice e madre dell'asilo infantile". Il 6 novembre 1899 l'asilo fu aperto con un centinaio i bambini e con tre suore. Le tre religiose furono inviate a Revò da Torino, esattamente dalla "Piccola casa della Provvidenza", nota anche come "Cottolengo". La società "Asilo infantile" di Revò era retta da un Consiglio i cui membri erano nominati in numero di otto dal Comune e in numero di sei dal parroco; il Consiglio così formato nominava i sei membri del Consiglio direttivo, tra i quali vi era il capocomune di Revò, e i cinque membri della Giunta di vigilanza, tra i quali vi erano il parroco pro tempore e il medico condotto pro tempore di Revò; l'Assemblea dei soci si riuniva per approvare il conto consuntivo. I costi di mantenimento della struttura e del personale causarono alla società gravi difficoltà finanziarie, tanto che nel 1913 i gestori dell'asilo decisero di chiudere l'attività e occuparsi del reperimento del denaro utile al pagamento dei numerosi debiti (1). Durante la Prima guerra mondiale l'edificio venne gravemente danneggiato, ma fu possibile riprendere l'attività nel 1923, proponendo come maestra Celestina Poli. Dopo la Seconda guerra mondiale la scuola venne ristrutturata e innalzata nel 1948 (2). Per sessantacinque anni, dal 1929 al 1994, la gestione dell'asilo fu affidata alle suore Orsoline. Nel 1996 le amministrazioni comunali di Revò e Romallo chiesero un finanziamento per la costruzione di una nuova scuola dell'infanzia, esaudendo la volontà della maggioranza della popolazione. Le spese per la costruzione del nuovo

225

edificio vennero coperte quasi interamente da contributi della Provincia Autonoma di Trento e il 1 settembre 2001 i bambini entrarono regolarmente per la prima volta nella nuova struttura. In seguito alla realizzazione del nuovo plesso scolastico la scuola dell'infanzia divenne Scuola Provinciale dell'Infanzia di Revò e Romallo, come stabilito nel 1998 dall'accordo di programma tra le due Amministrazioni Comunali. Lo storico immobile e tutto il patrimonio dell'asilo infantile, nell'agosto del 2002, passarono al Comune di Revò.

Note (1) Cfr. Documentazione della scuola dell'infanzia di Revò, Registri dei verbali delle riunioni, reg. 1; ibidem, Registri di cassa, reg. 2. (2) Ibidem, Registri dei verbali delle riunioni, reg. 1.

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fondo X Documentazione della Scuola dell'infanzia di Revò, 1895 - 1978 {318}

registri 4

Soggetti produttori Scuola dell'infanzia di Revò, 1895 -

Lingua Italiano

227

serie X 1 Registri dei verbali delle riunioni, 1911 - 1924 {319}

registri 1

Contenuto La serie è formata da un registro sul quale sono state verbalizzate le riunioni del Consiglio direttivo, della Giunta di Sorveglianza e dell'Assemblea dei soci dell'Asilo infantile di Revò.

X 1.1 {320}

"Protocollo sessioni dell'asilo infantile di Revò" (tit. int.)

1911 ottobre 29 - 1924 maggio 15 Verbali delle riunioni del Consiglio direttivo, della Giunta di Sorveglianza e dell'Assemblea dei soci dell'Asilo infantile di Revò. Tra il verbale del 28 settembre 1913 e quello del 12 novembre 1913: sottoscrizioni per l'iscrizione delle ragazze alla scuola di lavoro e per l'iscrizione dei bambini all'asilo infantile, 1913 ottobre 5. Alla fine dei verbali delle riunioni: verbali delle riunioni del Comitato pro lavori Asilo, 1948 maggio 16-1951 agosto 12; resoconto delle entrate e delle uscite dei lavori di ristrutturazione e innalzamento dell'Asilo, 1948 aprile 3- 1948 ottobre 9. Contiene, sciolto: contratto per i lavori al tetto dell'Asilo infantile, 1922. Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 21 n.n.

228

serie X 2 Registri di cassa, 1895 - 1978 {321}

registri 3

Contenuto La serie è formata da tre registri. Registrazioni di cassa dell'Asilo infantile per gli anni 1939-1947 si trovano in Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Registri di cassa degli enti ecclesiastici, reg. 1, pp. 29-31.

Vedi anche: Serie Registri di cassa degli enti ecclesiastici.

X 2.1 {322}

"Asilo infantile da fondarsi in Revò. Conti"

1895 ottobre 1 - 1913 aprile 4 Contiene, sciolte: ricevute di pagamento, 1897-1912. Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 13 n.n.

X 2.2 {323}

"Asilo"

1912 gennaio 26 - 1936 luglio 3 Altre denominazioni: "Libro cassa dell'asilo infantile di Revò" (tit. int.) Italiano Registro; carta, legatura in carta, cc. 9 n.n.

X 2.3 {324}

"Asilo infantile. Entrate-uscite ..."

1966 settembre 6 - 1978 febbraio 22 Incollate al registro: ricevute e altra documentazione contabile, 1967-1977. Italiano Registro; carta, legatura in mezza tela, pp. 60

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Persona

Serra, Giovanni {325}

1868 marzo 20 - 1938 settembre 18

Archivi prodotti Fondo Documentazione personale di don Giovanni Serra, 09/01/1902 - 19/12/1913

Storia Don Giovanni Serra nacque a Vermiglio il 26 marzo 1868 e fu ordinato sacerdote a Trento l'8 luglio 1894. Ricoprì gli incarichi di cooperatore a Cloz dal 1894 al 1897, curato di Celentino dal 1897 al 1913 e infine parroco di Revò dal 1913 al 1938. Morì a Revò il 18 settembre 1938.

230

fondo Y Documentazione personale di don Giovanni Serra, 1902 - 1913 {326}

registri 1

Soggetti produttori Serra, Giovanni, 1868 marzo 20 - 1938 settembre 18

Contenuto Il fondo è costituito da un registro compilato da don Giovanni Serra e conservato nell'archivio storico della parrocchia di Revò. Diari personali delle messe di don Giovanni Serra dal 1894 al 1913 si trovano in Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Diari personali delle messe, regg. 6 e 7.

Lingua Italiano; latino

Vedi anche: Serie Diari personali delle messe.

231

serie Y 1 Protocolli degli esibiti, 1902 - 1913 {327}

registri 1

Contenuto La serie è formata da un registro personale di don Giovanni Serra nel periodo in cui fu curato di Celentino (1897-1913).

Y 1.1 {328}

"Protocollo privato"

1902 gennaio 9 - 1913 dicembre 19 Alle lettere A-E della rubrica: protocollo degli esibiti, delle evasioni e delle spedizioni di denaro;

alle lettere I, L, O, S, T e V: annotazioni e pensieri di tenore ecclesiastico. Italiano, latino Registro a rubrica; carta, legatura in mezza tela, cc. 19 n.n.

232

Famiglia

Corrà {329}

sec. XVIII fine - sec. XIX seconda metà

Luoghi Revò (TN)

Archivi prodotti Fondo Documentazione della famiglia Corrà di Revò, 01/01/1796 - 05/10/1869

Storia La famiglia Corrà di Revò, in base a quanto si desume dalla documentazione conservata nell'archivio parrocchiale di Revò, era una famiglia di contadini. Antonio Corrà fu il primo componente della famiglia; nacque il 20 agosto 1777 da Giovanni Antonio e da Anna Maria Della Serra, originaria della Valle di Rabbi (1). Il suddetto Antonio sposò Domenica Fellin e dalla loro unione nacquero Antonio Giovanni (1799), Lucia Uliana (1804), Anna (1806), Caterina Domenica (1810) e Giovanni Antonio (1814). Il primogenito Antonio, soprannominato "Trento", sposò Maria Eva fu Simone Fellin e la coppia ebbe i figli Antonio Simone Valentino (1824), Anna Maria Domenica (1826), Simone Giuseppe (1829), Teresa (1832), Maria Eva (1836) e Bartolomeo Simone (1842) (sul registro dei nati risulta battezzato col nome di Bartolomeo Giovanni). Dai registri dei morti della parrocchia di Revò si sono potute desumere le date di morte di alcuni membri della famiglia Corrà: Antonio fu Antonio morì l'8 aprile 1814 (2), come viene annotato sul registro di amministrazione conservato nell'archivio parrocchiale, Antonio Giovanni (n. 1799) morì nel 1845 a 46 anni (3), Antonio Simone Valentino (n. 1824) morì il 10 gennaio 1872 a 48 anni (4), Simone Giuseppe (n. 1829) morì il 14 novembre 1869 (5). Dal registro di anagrafe della popolazione di Revò redatto dal parroco Giovanni Berrera nel 1864 e integrato fino al 1918 si trovano solo la famiglia di Eva Corrà, ormai vedova di Antonio, e quella di suo figlio Simone (6); dall'assenza di annotazioni apposte accanto ai membri di quelle famiglie, posteriori alla morte di detto Simone (avvenuta nel 1869), si presume che questo ramo della famiglia Corrà si sia estinto.

Note (1) Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Registri dei nati e battezzati, reg. 5, p. 113. (2) Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Registri dei morti, reg. 4, p. 47. (3) Ibidem, p. 199. (4) Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Registri dei morti, reg. 5, p. 65. (5) Ibidem, p. 56. Sulla registrazione viene forse erroneamente attribuita al defunto l'età di 30 anni e si precisa che è morto nel Württemberg (D) a causa di una disgrazia. (6) Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Stati delle anime, reg. 2, pp. 70-71.

233

234

fondo Z Documentazione della famiglia Corrà di Revò, 1796 - 1869 {330}

registri 1

Soggetti produttori Corrà, sec. XVIII fine - sec. XIX seconda metà

Contenuto Il fondo raccoglie la documentazione rinvenuta durante il riordino dell'archivio parrocchiale di Revò appartenente alla famiglia Corrà di Revò. Si tratta di un registro di amministrazione, che non fa emergere alcuna relazione con la parrocchia di Revò o con gli enti ecclesiastici ad essa collegati. Unico collegamento, anche se non giustifica la presenza del registro: nel fascicolo relativo all'amministrazione del patrimonio della chiesa parrocchiale di Santo Stefano di Revò si trova un appunto del 1872 relativo alla presentazione di insinuazioni ipotecarie a nome di Eva vedova di Antonio Corrà e degli eredi di Antonio fu Antonio Corrà detto "Trento" (1).

Lingua Italiano

Note (1) Cfr. Ufficio parrocchiale di Santo Stefano in Revò, Carteggio e atti ordinati, fasc. 8, c. 263.

235

serie Z 1 Registri di amministrazione, 1796 - 1869 {331}

registri 1

Contenuto La serie è costituita da un registro di amministrazione riconducibile alla famiglia Corrà di Revò. Il registro è stato tenuto da diversi componenti della famiglia, partendo da Antonio fu Antonio (nato nel 1777) per continuare con il suo primogenito Antonio (nato nel 1799) e da altri membri della famiglia non meglio identificati. Sul registro sono state annotate, senza un ordine perfettamente cronologico, entrate e uscite relative all'amministrazione domestica e agli affari della famiglia. Tra le registrazioni si trovano ad esempio le spese sostenute per la campagna, la quantità e la tipologia del raccolto e della relativa vendita, i lavori di campagna effettuati per conto terzi, con indicazione del luogo e del tipo di lavoro, il pagamento di affitti, movimenti di denaro all'interno della famiglia. Alla fine del registro sono riportate anche memorie di cronaca, annotazioni relative al raccolto di campagna e alla nascita dei figli.

Z 1.1 {332}

"Libro di [conti] di Antonio fu Antonio Cova di Revò" (1)

1796 - 1869 ottobre 5 Registro di amministrazione. Alle cc. 154, 155, 156v e verso la fine: annotazioni relative al raccolto della campagna e ad eventi meteorologici particolari, 1800- 1813, 1836; verso la fine: annotazioni relative alla nascita dei figli di Antonio Corrà e Domenica Fellin, 1799-[1814] (2); annotazioni relative alla nascita dei figli di Antonio Corrà e Maria Eva Fellin, 1824-1842; annotazione relativa alla morte di Antonio Corrà, 1814 aprile 8. Italiano Registro; carta, legatura in mezza pelle, con indice all'inizio n.n., cc. 128 (num. orig. parziale) (3) Note (1) Titolo di mano della seconda metà del sec. XX, che riporta Cova in luogo di Corrà; il titolo originale è illeggibile in quanto completamente sbiadito. (2) Desunto dal registro dei nati e battezzati A.1.6. (3) Molte cc. mancanti; di queste alcune, al confronto con l'indice, erano con ogni probabilità bianche.

236

INDICE ANALITICO DELLE COSE NOTEVOLI Alberi genealogici 142, 154, 244

Altari 119, 120, 131, 153, 169, 189, 203, 223, 235, 239, 245, 251, 258, 288, 292

Arredi sacri 119, 169, 182, 203, 215, 227

Associazione della Sacra Famiglia di Revò 295

Atti di consegna 118

Banchi della chiesa 90

Biblioteca popolare 156

Campane 106, 123, 127, 235

Campanile 134, 135, 161, 169, 189, 215, 235

Canonica 37, 39, 106, 123, 125, 161, 174, 175, 193

Cimitero 106, 107, 109, 123, 126, 134, 161, 211, 215

Colera 27

Concilio di Trento 4, 17, 274, 288, 292, 296

Concilio Vaticano II 161

Concordato tra la Santa Sede e il Regno d'Italia 17, 161, 169, 186, 198, 225, 229, 270

Danni di guerra 145

Epidemie 31

Incendi 144, 149

Incendiati 144

Indulgenza della Porziuncola 119

Indulgenze 119, 120, 235

Lavori chiesa 109, 124, 129, 134, 135, 169, 189, 215, 223

Oratorio della gioventù di Revò 96

Organo 90, 106, 123, 128

Questue 141, 158

Reliquie 119

Riforma Gentile 306

Scuole 140, 309, 314, 316

237

Via Crucis 119

Visite pastorali 5, 6, 7, 37, 39, 106, 117, 171, 203, 205, 217, 235, 292

238

INDICE ANALITICO DELLE ISTITUZIONI Apostolato della Preghiera 119

Arciconfraternita del Sacro Cuore di Maria di Parigi 296

Asilo infantile di Revò Vedi Scuola dell'infanzia di Revò

Beneficio Barisella di Revò 106, 142, 239, 240, 242, 244, 245

Beneficio conti Arsio di Revò 253, 255, 258, 259, 263, 305

Beneficio Maffei di Revò 80, 84, 251, 252, 253, 255, 257

Beneficio Magagna di Revò 122, 153

Beneficio Martini di Mezzolombardo 142, 155

Beneficio Paris di Marcena 110

Beneficio parrocchiale di Revò 84, 88, 90, 112, 122, 131, 136, 148, 161, 162, 164, 168

Beneficio Pontara di Marcena 110

Beneficio Rossi di Revò 87, 88, 152

Beneficio Tevini di Marcena 110

Cancelleria aulica di Vienna 52

Cancelleria del censo di Cles 308

Capitolo della Cattedrale di Trento 161

Cappellania Carneri di Revò 264, 265, 267

Cassa di Risparmio di Trento 317

Cassa rurale di Revò 189

Chiesa della Natività di San Giovanni Battista di Mezzolombardo 155

Chiesa di San Biagio di Romallo 39, 107, 171, 174

Chiesa di San Gallo di Cagnò 39, 171, 174, 203, 205, 206

Chiesa di San Giovanni Battista di Revò 2, 39, 169, 189, 191, 192, 193, 194

Chiesa di San Lorenzo di Mione 2, 171, 174, 227, 228, 230

Chiesa di San Maurizio di Tregiovo 2, 39, 149, 171, 173, 174, 175, 215, 216, 217, 218, 219, 220

Chiesa di San Nicolò di Proves 2, 111, 171, 174

Chiesa di San Paolo di Marcena 2, 39, 110, 171, 174, 223, 224, 226, 231, 235

239

Chiesa di San Udalrico di Corte Inferiore 2, 171, 174, 231, 232, 234

Chiesa di San Valentino di Cagnò 2, 39, 109, 171, 173, 174, 175, 194, 203, 204, 205, 206, 208

Chiesa di San Vigilio di Lanza 2, 171, 174, 235, 236, 238

Chiesa di San Vitale di Romallo 2, 39, 107, 171, 173, 174, 175, 209, 210, 211, 214

Chiesa di Santa Maria del Carmine di Revò Vedi Chiesa di Santa Maria di Revò

Chiesa di Santa Maria di Marcena Vedi Chiesa di San Paolo di Marcena

Chiesa di Santa Maria di Revò 2, 39, 80, 82, 84, 87, 88, 90, 91, 112, 119, 120, 122, 124, 126, 129, 131, 136, 152, 169, 171, 173, 174, 175, 187, 189, 190, 191, 192, 193, 194, 196, 197, 200, 201, 251, 292, 295

Chiesa di Santo Stefano di Revò 1, 2, 3, 9, 39, 64, 65, 84, 87, 88, 90, 91, 112, 122, 124, 131, 132, 135, 136, 153, 169, 170, 171, 172, 173, 174, 175, 176, 177, 178, 179, 181, 183, 186, 189, 215, 231, 239, 244, 245, 258, 286, 330

Comitato abbellimento chiesa di Revò 179

Comitato di soccorso degli incendiati di Tregiovo 149

Comitato pro lavori asilo di Revò 320

Commissione aulica centrale d'organizzazione, Vienna 4

Comune di Cagnò 109, 147, 161

Comune di Proves/Proveis (BZ) 147, 161

Comune di Revò 147, 161, 239, 245, 268

Comune di Romallo 147, 161

Comune di Rumo 147, 161, 231

Comunità di Rumo 2, 223, 227

Confraternita dei Santi Fabiano e Sebastiano di Marcena 110

Confraternita dei Santi Fabiano e Sebastiano di Revò 39, 110, 131, 171, 174, 175

Confraternita del Carmine di Revò 189, 292, 293, 295

Confraternita del Sacro Cuore di Gesù di Revò 97, 119

Confraternita del Sacro Cuore di Maria di Revò 97, 296, 297, 299

Confraternita del Santissimo Rosario di Revò 131, 171, 174, 175, 288, 289, 290, 291

Confraternita del Santissimo Sacramento di Revò 131, 173, 187, 274, 275, 277, 278, 280, 281, 283, 284, 285, 286

240

Confraternita della Santissima Trinità di Roma 39

Congregazione di carità di Revò 1, 300, 301, 305

Consiglio scolastico distrettuale di Cles 306

Consiglio scolastico locale di Revò 1, 306, 307, 308, 310, 312, 314

Consiglio scolastico provinciale di Trento 308

Consiglio scolastico provinciale per il Tirolo di Innsbruck 306

Curazia di Lanza-Mocenigo 2

Curazia di Lauregno 61

Curia arcivescovile di Trento 169

Decanato di Cles 2, 61, 161, 169, 189, 215, 223, 227, 231, 235, 274

Diocesi di Trento 2, 4, 17, 27, 36, 38, 133, 156, 158, 161, 169, 189, 203, 209, 215, 223, 227, 231, 235, 239, 251, 258, 264, 274, 288, 292, 296

Dipartimento dell'Alto Adige 300

Eremo di San Biagio di Romallo Vedi Chiesa di San Biagio di Romallo

Eremo di San Gallo di Cagnò Vedi Chiesa di San Gallo di Cagnò

Espositura di Rumo 2

Fondo poveri di Revò Vedi Congregazione di carità di Revò

Giudizio distrettuale di Cles 20, 92, 137, 140, 158, 286

Governo per il Tirolo e Vorarlberg 165, 186, 198, 207, 213, 221, 225, 229, 233, 237

Istituto dei Salesiani di Torino 93

Istituto Sordomuti di Trento 93, 141

Koinè, società cooperativa di Trento 106

Legato Battisti di Mori 92, 158

Legato don Pietro Paoli di Tregiovo 94, 95

Legato Maddalena Rossi di Revò 84

Legato Pietro Martini di Revò 94, 95, 158, 300, 305

Legato Sigismondo Giuseppe Arsio di Revò 94, 95, 158, 300, 305

Legato Trentadue di Pergine 142

241

Mascioni Vincenzo (ditta) di Cuvio (VA), fabbrica d'organi 128

Ministero dell'Interno 227

Obolo di San Pietro 93

Obolo di San Vigilio 93

Ordinariato vescovile di Trento 81, 152, 155, 158, 165, 169, 175, 186, 198, 207, 213, 221, 225, 229, 233, 237, 239, 245, 258, 263, 268, 270, 271, 274

Ordine dei Carmelitani di Mantova 292

Ordine delle Orsoline 317

Parrocchia di Sant'Apollinare di Trento 69

Parrocchia di Santo Stefano di Revò 1, 2, 215, 223

Patrimonio Barisella di Revò 84, 106, 239, 245, 246, 247, 250, 268

Pia opera della Propagazione della Fede 93

Pia Opera della Santa Infanzia 93

Piccola casa della Provvidenza di Torino 317

Pieve di Revò 2, 217, 223, 227, 231

Pretura di Cles 158

Primissaria Betta di Revò 88, 169, 273

Primissaria di Revò Vedi Primissaria Betta di Revò

Primissaria di Romallo 2

Regno d'Italia 17

Regno d'Italia, Ministero per il culto 165, 186, 198, 207, 213, 221, 225, 229, 233, 237

Scuola dell'infanzia di Revò 1, 317, 318, 320

Scuola popolare di Revò 306

Seminario di Trento 245

Sodalizio delle madri cristiane di Revò 119

Stipendio Avancini-Bertoldi di Revò 142

Stipendio Maffei di Revò 142

Stipendio Rigatti-Luchini di Revò 142, 154

Terz'Ordine di San Francesco di Revò 90, 96, 99

Tirolo, Provincia 52

242

Ufficio amministrativo diocesano di Trento 198, 270

Ufficio Contabilità Provinciale Tirolese in Innsbruck 286

Unione contro la bestemmia di Revò 119

Unità pastorale Divina Misericordia 2

Università di Innsbruck 245

243

INDICE ANALITICO DEI NOMI DI PERSONA Arsio Francesco Sigismondo, canonico della Cattedrale e parroco 258 della Valle di Fiemme

Albertini Pietro, fabbriciere della chiesa di Santo Stefano di Revò 260

Aldrighetto di Campo, vescovo di Trento 161

Alessandri Giovanni, curato di Tregiovo 217

Alessandri Giovanni Giacomo, curato di Tregiovo 217

Anselmi Anselmo da Livo, sacerdote 39

Antonio da Revò, notaio 171

Antonio da Revò, pievano di Revò 161

Arnoldi Matteo, parroco di Revò 2

Arsio Antonio, conte, capitano delle valli di Non e Sole 274

Arsio (d') e Vasio Felice, conte e capitano delle Valli di Non e di 268 Sole

Arsio (d') Sigismondo Giuseppe, parroco di Revò 2, 94, 300, 305

Arsio, famiglia 161, 258

Arsio Francesco Guidobaldo, parroco di Revò 2, 201, 274

Arsio Giorgio 258

Barisella Aurelio Agostino da Tuenno 239, 245

Barisella Francesco Antonio da Tuenno 239, 245

Barisella Giovanni Paolo, parroco di Revò 2, 239, 244, 245

Baschenis Battista da Averara, pittore 231

Baschenis Giovanni da Averara, pittore 231

Berrera Anna Caterina da Monclassico 244

Berrera Giannantonio fu Giantommaso da Monclassico 156

Berrera Giovanni, parroco di Revò 2, 38, 40, 69, 70, 71, 118, 239, 244, 268, 296, 329

Betta Bartolomeo da Revò, fondatore della Primissaria di Revò 268, 273

Betta Bonifacio da Revò 195, 201, 202

Betta, famiglia 268

Betta Giovanni Battista da Revò, sacerdote, fondatore della 195, 268, 273 Primissaria di Revò

244

Borghesi Giuseppe, parroco di Revò 2, 118

Bottea Mattia, amministratore del Beneficio Barisella di Revò 244

Canestrini Giovanni Battista, priore di San Romedio 263

Carneri Girolamo, sacerdote fondatore dell'omonima cappellania 264, 267

Clauser Giovanni, beneficiato Maffei 80, 257

Clemente VIII, papa 274, 288, 292, 296

Cles Bernardo, principe vescovo di Trento 135

Cleser Domenico, sindaco della chiesa di Santo Stefano di Revò 186

Corrà Anna fu Antonio da Revò 329

Corrà Anna Maria Domenica fu Antonio Giovanni da Revò 329

Corrà Antonio fu Antonio detto "Trento" di Revò 329, 330, 331, 332

Corrà Antonio fu Antonio Giovanni da Revò 329

Corrà Antonio Giovanni fu Antonio da Revò 329

Corrà Antonio Simone Valentino fu Antonio Giovanni da Revò 329

Corrà Bartolomeo Simone fu Antonio Giovanni da Revò 329

Corrà Caterina Domenica fu Antonio da Revò 329

Corrà, famiglia di Revò 1, 329, 330, 331

Corrà Giovanni Antonio fu Antonio da Revò 329

Corrà Lucia Oliana fu Antonio da Revò 329

Corrà Maria Eva fu Antonio Giovanni da Revò 329

Corrà Simone Giuseppe fu Antonio Giovanni da Revò 329

Corrà Teresa fu Antonio Giovanni da Revò 329

Dalponte Aldo, parroco di Revò 2, 20, 27, 118

Del Stefano Anna Maria vedova di Giovanni 202

Della Serra Corrà Anna Maria dalla valle di Rabbi 329

Dell'Eva Domenico, parroco di Revò 2, 38, 41, 69, 72, 73, 74, 82, 118, 155, 161, 164, 184, 284, 285, 306, 317

Ebli Antonio, parroco di Revò 2, 168, 179, 300

Ebli Romedio, parroco di Revò 2, 27, 30

Egnone, vescovo di Trento 2

245

Endrici Celestino, vescovo di Trento 2, 38, 160

Eugenio Napoleone, vicerè 300

Fellin Corrà Domenica 329, 332

Fellin Corrà Maria Eva 329, 330, 332

Ferrari Antonio, curato di Tavon 244

Firmian, famiglia 161

Flaim Pietro, curato di Almazzago (Commezzadura) 257

Flaim Pietro, curato di Castellano 244

Flaim Pietro, sacerdote beneficiato Arsio 258, 263

Flor Giovanni, sacerdote 220

Flor Vincenzo, fabbriciere della chiesa di Santo Stefano di Revò 260

Flor Vincenzo, procuratore 263

Franceschetti Angelo, parroco di Revò 2

Franch Leone, sacerdote 245, 250

Franch Silvio, sacerdote beneficiato Magagna 153

Giuliani Giovanni, parroco di Revò 2, 107, 118, 244, 245, 250

Giuseppe II, imperatore 274, 288, 292

Gleser Melchiore abitante in Romallo, notaio 171

Guarienti Carlo Giuseppe, signore di Castel Malosco e Seregnano 268

Guarienti Carlo, signore di Castel Malosco e Seregnano 268

Guarienti, famiglia 268

Guarienti Francesco Saverio, signore di Castel Malosco e 268 Seregnano

Guarienti Giorgio Ferdinando, signore di Castel Malosco e 268 Seregnano

Guetti Domenico, parroco di Revò 2, 288

Guglielmo da Castel Nanno, pievano di Revò 161, 171

Iorba Michele, vescovo di Arcusa (Siria) suffraganeo del vescovo di 209, 215, 223, 231 Trento

Lorenzoni Giuseppe, maestro dirigente in Revò 306

Luschin Francesco Saverio, vescovo di Trento 63, 69, 78

Madruzzo Carlo Emanuele, principe vescovo di Trento 2, 158

246

Madruzzo Ludovico, principe vescovo di Trento 161

Maffei, famiglia 264, 267

Maffei Giuseppe da Revò, benefattore 175

Maffei Pietro da Revò, fondatore dell'omonimo beneficio 189, 251

Maffei Scipione, benefattore di Revò 92

Magagna Agata da Revò, benefattrice dell'asilo infantile di Revò 317

Magagna Giulio da Revò, sacerdote 171

Magagna Tommaso, sacerdote fondatore del beneficio Magagna di 153 Revò

Malanotti Giovanni Giacomo, vicario generale del vescovo di 135 Trento

Manfroni Antonio da Caldes 201

Marinelli Federico, parroco di Malè 201

Martini Antonio, parroco di Revò 2, 171, 176, 178, 203, 205, 215, 217

Martini Fabiano da Peio, notaio 171, 203, 205, 215, 217

Martini Giovanni Antonio, sacerdote fondatore dell'omonimo 155 beneficio

Martini Lorenzo, sacerdote beneficiato Barisella di Revò 245

Martini Pietro da Revò, fondatore dell'omonimo legato 94

Mezzena Nicolò, parroco di Revò 2, 17, 20, 32, 121, 176, 300

Micheli Pietro, sacerdote e scrittore 147, 218

Morgogno Lucio da Ferrara, padre carmelitano 292

Napoleone, imperatore, re d'Italia 292

Oscasali Gerardo, vescovo di Trento 2

Ossana Giovanni Battista, cassiere della Congregazione di carità 300, 305 di Revò

Pancheri Antonio da Romallo Vedi Sisinio da Romallo, padre cappuccino

Pancheri Giovanni di Bartolomeo da Romallo, sacerdote 171

Paoli Pietro, sacerdote, fondatore del legato pro nubende di 94 Tregiovo

Paolo V, papa 4, 17, 27, 36, 38

Paris Elisabetta, benefattrice della chiesa di Romallo 209

247

Paternoster Giovanni, parroco di Revò 2

Perchoffer Jesse, vescovo suffraganeo di Trento 120, 189

Pio X, papa 48

Pircali Ferdinando, parroco di Revò 2

Pizzolli Aldo, parroco di Revò 2

Poli Celestina, maestra dell'asilo infantile di Revò 317

Preti Cesare, mansionario del Capitolo della Cattedrale di Trento 257

Preti Giacomo da Cagnò, rappresentante della comunità di Cagnò 203, 205

Pretis (de) Giuseppe, sacerdote beneficiato Barisella 244

Ravanelli Matteo di Giovanni da Cis 202

Riccabona Benedetto, vescovo di Trento 37, 292, 296

Rigatti Luchini Giovanni, sacerdote fondatore dell'omonimo 154 stipendio

Rossi Antonio, sacerdote fondatore del beneficio Rossi di Revò 152, 189

Rossi Bartolomeo, chierico beneficiato Barisella 244

Rossi Bartolomeo, parroco di Ronzone 239, 244

Rubeo (Rosso), pievano di Revò 2, 161

Sallazer Pietro (senior), sacerdote beneficiato Arsio 258, 263

Serra Giovanni, parroco di Revò 1, 2, 69, 75, 76, 118, 161, 169, 184, 189, 325, 326, 327

Sisinio da Romallo, padre cappuccino 107

Spalt Adolfo, sacerdote 257

Spaur Giovanni Michele, vicario generale del vescovo di Trento 201

Thun, famiglia 161

Tomasi Francesco, parroco di Revò 2, 20, 69, 77, 118, 189

Torresani Nicolò, parroco di Revò 2, 38, 39, 161, 176

Udalrico II, vescovo di Trento 2

Vecchi (de) Filippo da Bologna, vicario generale in affari spirituali 227

Visintainer Giuliano da Cagnò, rappresentante della comunità di 203, 205 Cagnò

Zadra Antonio da Cis 201

248

Zadra Giovanni Battista da Cis 201

Zambaiti Simone Albano, vicario generale del vescovo di Trento 63, 78

Zanotelli Antonio, parroco di Caldes 257

Zanotelli Antonio, sacerdote beneficiato Betta di Revò 268

Zini Pietro Antonio, parroco di Revò 2, 171, 173

249

INDICE ANALITICO DEI TOPONOMI America del Nord 2

Bressanone/ Brixen (BZ) 69

Cagnò 26, 36, 38, 40, 94, 95, 106, 108, 109, 169, 171, 203, 274, 282, 300, 306

Celentino, frazione di Peio 69, 325, 327

Cis 201, 202

Cloz 69, 245, 251, 325

Commezzadura 257

Corte Inferiore di Rumo 2, 110, 223, 227, 231

Cusiano di Ossana 69

Formiana (in), località nel territorio di Cis 201, 202

Lanza, frazione di Rumo 2, 110, 223, 235

Lisignago 69

Livo 69

Magrè/ Margreid (Bolzano) 156

Malé 69

Marcena di Rumo 2, 110, 111, 223, 227, 231

Meano, frazione di Trento 69

Mezzolombardo 155

Mione, frazione di Rumo 2, 110, 223, 227, 231

Mocenigo, frazione di Rumo 2, 223, 235

Monclassico 69

Ora/Auer (BZ) 257

Ossana 69, 156

Ozolo, monte 2, 209

Pescara, torrente 206

Piedicastello, località di Trento 69

Predazzo 245

Proves/Proveis (BZ) 2, 106, 108, 111, 134, 169

250

Ravenna 209

Revò 2, 10, 16, 17, 26, 27, 32, 35, 36, 38, 40, 46, 49, 69, 82, 92, 94, 95, 96, 97, 101, 121, 133, 134, 135, 155, 158, 161, 169, 171, 189, 192, 193, 203, 209, 215, 218, 223, 227, 235, 239, 245, 251, 258, 264, 274, 288, 292, 296, 300, 306, 308, 309, 316, 325, 329, 330

Romallo 16, 26, 32, 35, 36, 38, 40, 92, 94, 95, 106, 107, 134, 169, 171, 192, 209, 251, 274, 300, 306, 308, 309, 316, 317

Rumo 2, 84, 106, 108, 110, 134, 169, 171, 235, 251, 255, 257

Sanzeno 69

Torino 317

Tregiovo, frazione di Revò 36, 38, 40, 94, 106, 149, 161, 169, 215, 217, 300, 306, 308, 309, 316

Trentino 161, 215

Trento 325

Tuenno, frazione di Ville d'Anaunia 69

Valle di Non 2

Vermiglio 69, 325

Vigo Cortesano, frazione di Trento 69

Ziano di Fiemme 69

Zocol (in, al), località nel territorio di Cis 201, 202

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