OPERA IPOGEA Storia Cultura Civiltà Ambiente 1-2 / 2006

Rivista della Società Speleologica Italiana Commissione Cavità Artifi ciali

OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 1 INDICE

LI Editoriale ...... 2 E. Burri

CONTRIBUTI

Studio degli speleotemi degli ipogei artifi ciali: situazione attuale e prospettive future ...... 3 P. Forti

Tipicità degli ipogei artifi ciali. Indagini e studi nel territorio di Grottaglie in provincia di Taranto ...... 15 M. De Marco, G. C. Sannicola

Aspetti archeologici e condizioni geologico-morfologiche degli antichi acquedotti pugliesi. L’esempio dell’acquedotto del Triglio nell’area tarantina ...... 33 M. Delle Rose, F. Giuri, P. Guastalla, M. Parise, M. Sammarco

Approfondimenti geo-speleologici sulle cavità artifi ciali ricadenti all’interno del Giardino Botanico di Agrigento ...... 51 G. Lombardo

Progetto Col di Lana. Settimo anno ...... 61 E. Anzanello

Percorsi in Miniera ...... 79 D. Pierotti, G. Lombardi, T. Passera, F. Madussi

Catasto Nazionale delle Cavità Artifi ciali, aggiornamenti: Abruzzo, Lazio, Piemonte, Toscana, Trentino Alto Adige ...... 89

Segnalibri ...... 95 2 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006

Dopo le “prove generali” offerte nel precedente numero, dedicato ai contributi discussi al Convegno di S.Omobono in quel di Bergamo, questa è la defi nitiva confi gurazione della rivista che si presenta caratterizzata da alcune innovazioni strutturali. La prima novità è offerta dal rinnovato Comitato Scientifi co. E’ stata operata una scelta tra quanti, in ambito nazionale, accademico e non, sono in grado di offrire specifi che e qualifi cate competenze per sostenere, anche con la personale esperienza, studi ed indagini nella propria disciplina. La disponibilità da parte di questi componenti ad assumere quest’onere, ci ha lusingati ed ulteriormente impegnati nel potenziare il livello della nostra rivista. Ma non solo, infatti la rassegna dei contributi scientifi ci si apre con un ap- profondimento di Paolo Forti sugli speleotemi nelle cavità artifi ciali. E’ que- sta la seconda novità poiché ad ogni numero, ad opera anche dei componenti il Comitato Scientifi co, verranno esaminati e presentati particolari aspetti scientifi ci multidisciplinari attinenti le ricerche nel nostro settore. Oltre alla

Editoriale rubrica “Segnalibri” si è ritenuto introdurre due nuovi spazi redazionali: Attività in corso e Aggiornamento Catastale. Il primo è dedicato alla informazione sulle attività esplorative e di ricerca che, sebbene avviate, ancora non sono state concluse pur offrendo spunti di informazione e di rifl essione. Il secondo, come è ben comprensibile, è lo strumento di cui la Commissione intende dotarsi per aggiornare periodicamente il Catasto Nazionale delle Cavità Artifi ciali. E’ superfl uo sottolinearne l’importanza, che procede di pari passo con a possibilità di consultarlo on line, sul sito della SSI. Il Catasto, lo ripetiamo per chiarezza, nasce all’interno della Commissione circa venticinque anni or sono, si sviluppa con rapidità ed è lo strumento principe, nella sua effi cienza, per lo studio comparato delle varie tipologie in ambito mediterraneo. Grazie, dunque, a Carla Galeazzi e Carlo Germani per l’impegno che hanno profuso nella passata Redazione ed un augurio alla nuova che vede la conferma di Carla Galeazzi nella veste di Direttore Responsabile coadiuvata da Marco Campagnoli, ed il suo staff, e da Antonio De Paolis sempre pronto a sostenere con la sua grafi ca le nostre richieste. Ma questo è solo il prodromo poichè, come è avvenuto sino ad oggi, il successo della rivista sarà decretato dalla quantità e qualità dei contributi pubblicati e per questo attendiamo valide conferme. Tra le iniziative che la nostra Commissione si appresta a varare, ed Opera Ipogea ne sarà il sostegno, vi è la pubblicazione di un DVD dedicato ad un contributo didattico sulle Cavità Artifi ciali, un “Quaderno Didattico” in forma rinnovata ed ampliata, prodromo anche in questo caso di un manuale di maggiore respiro che vedrà competenze - ed autori - estrema- mente diversifi cate, il primo volume della Carta delle Opere Idrauliche ed un corso di III livello sulle opere idrauliche in sotterraneo. Tanto lavoro dunque, proprio perché la Commissione è sinergia d’intenti, passione e competenze (…chissà perché mi frullano sempre in testa questi termini…).

Ezio Burri Coordinatore della Commissione Cavità Artifi ciali della SSI OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 3 Studio degli speleotemi degli ipogei artifi ciali: situazione attuale e prospettive future

Paolo Forti Istituto Italiano di Speleologia, via Zamboni 67, 40126 Bologna

Riassunto Nel 1999 è apparso su questa rivista il primo lavoro generale su questo tema, assolutamente poco considerato non solo in Italia ma anche nel resto del mondo. Da allora le cose sono cambiate solo marginalmente, anche se si sono aperte nuove possibilità di analisi (essenzialmente paleoclimatiche e paleoambientali), basate sullo studio degli speleotemi sviluppatisi in am- biente artifi ciale. In questo articolo, basandosi quasi esclusivamente sugli studi effettuati dall’autore, vengono presentati i tre ambiti della ricerca in cui il concrezionamento degli ipogei artifi ciali può dare i migliori risultati ed esatta- mente: a) studio morfologico e genetico di speleotemi peculiari, b) analisi paleoclimatiche e paleoambientali e c) meccanismi genetici di mineralizzazioni rare.

Parole Chiave: Speleotemi, cavità artifi ciali, ricerca scientifi ca

Abstract The fi rst general review on this topic rather neglected, not only in but also abroad, was printed in this journal in 1999. The situation is practically unaltered up to present, even if new researches (mainly related to paleo-climate and paleo-environment) can now be performed by using speleothems hosted within artifi cial caves. On the basis of the research performed by the author, the three main research fi elds, in which chemical de- posits from artifi cial caves can be better utilized, are shortly presented. The morphology and genetic mechanism of a new type of speleothem (called “antistalactite) is fi rstly discus- sed, then two different case studies for paleoclimate and rain regimen are described. Finally the development of giant crystals and new cave minerals within mines and “mine caves” are reported and the growing econo- mic interest of tourism related to them evidenced.

Keywords: Speleothems, artifi cial caves, scientifi c research

Introduzione Dopo quasi 7 anni la situazione in cheologia del Sottosuolo: lettura Italia non è cambiata: infatti, non e studio delle cavità artifi ciali”, a Nel 1999, per questa stessa rivista, si può certo affermare che l’inte- cura di Gianluca Padovan, pubbli- scrivevo il primo articolo generale resse per questi particolari feno- cato lo scorso anno. Si tratta di un sul concrezionamento degli ipogei meni sia cresciuto di molto. interessantissimo manuale (a mia artifi ciali italiani (Forti, 1999). In Se si consultano infatti i principali conoscenza il primo in assoluto) che quell’articolo, dopo un breve escur- lavori sulle cavità artifi ciali usciti intende dare un quadro generale sus sui principali lavori effettuati in Italia dopo la pubblicazione del sulle metodologie d’esplorazione, in quell’ambito indicavo, come mio articolo nel 1999 (Opera Ipo- studio, documentazione e cataloga- campi di possibile interesse futu- gea 1999-2004, Cappa 1999, Grup- zione degli ipogei artifi ciali. Ebbe- ro, le gallerie minerarie abbando- po Ricerche e Studi sulle Cavità ne, mentre per esempio alla fauna nate e le grotte di miniera e au- Artifi ciali 2002, Padovan 2005), è viene dedicato un intero capitolo spicavo un aumento generalizzato praticamente impossibile trovare di una quindicina di pagine, i de- dell’interesse attorno ai fenomeni anche un solo articolo dedicato al positi chimici non vengono assolu- di deposizione chimica all’interno tema specifi co degli speleotemi. tamente presi in considerazione, delle cavità artifi ciali, anche al di Quanto appena detto viene confer- neanche quando si accenna a pro- fuori dei ristretti ambiti nazionali. mato anche dalla lettura di “Ar- blemi di paleoclimi o paleosismici- 4 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 tà e di datazione radiometrica. che si sviluppa per oltre 12 chilo- L’unico campo dove qualche cosa metri e ospita una vasta gamma di sembra essersi mosso è quello concrezionamenti, essenzialmente delle miniere abbandonate, an- carbonatici, alcuni dei quali si era- che e soprattutto per l’interesse no già dimostrati essere assoluta- sempre crescente per le “grotte mente peculiari (Forti 1988). di miniera” non solo in Italia, ma Recentemente il Gruppo Speleolo- anche all’estero, interesse che si è gico Bolognese e l’Unione Speleo- concretizzato con lo svolgimento, logica Bolognese hanno intrapre- alla fi ne del 2004, del Primo Sim- so, per conto di HERA uno studio posio Internazionale sulle Grotte e una documentazione di dettaglio di Miniera (De Waele & Naseddu, di tutto l’acquedotto romano al 2005). fi ne di un suo reinserimento fun- Il presente articolo è stato orga- zionale nella rete acquedottistica nizzato in tre differenti paragrafi bolognese. In questo contesto è per coprire quelli che a me paiono stato possibile studiare in detta- essere i tre principali campi d’in- glio alcuni particolari speleotemi teresse attuale e futuro per gli presenti esclusivamente in un bre- speleotemi degli ipogei artifi ciali ve tratto di galleria, che fi no ad (nuove forme di concrezionamen- oggi non era mai stato analizzato Figura 1 - Particolare di una antistalatti- to, speleotemi e paleoclimi, mine- da questo punto di vista (Forti & te dell’Acquedotto Romano della Val di ralizzazioni rare). Va detto preli- Demaria, 2006). Setta: è evidente l’ampio foro di alimenta- minarmente che nella loro stesura A prima vista queste concrezioni zione e la struttura parietale a microgour. sono stato ancora costretto ad uti- (fi g. 1) potevano rassomigliare a lizzare, quasi esclusivamente, ma- stalagmiti parietali, ma con l’ac- In pratica questi speleotemi asso- teriale desunto dalle mie ricerche qua che li alimenta che affi ora dal- migliano abbastanza a stalagmiti personali, vista la carenza di altri la sommità ove si poteva formare cave (Hill & Forti 1997), o a gey- ricercatori italiani realmente atti- un microgour del diametro tra 0.5 sermiti (Chromy 1927), ma non vi in questo campo. e 2 centimetri. possono assolutamente essere in- La sistematica analisi di molte di serite in nessuno di questi due tipi Nuove forme di concreziona- queste concrezioni ha permesso di di concrezioni. Lo studio di detta- mento appurare come costantemente, al glio di questi speleotemi ha per- di sotto del gour sommitale, esista messo di defi nirli come un tipo di L’interesse e la varietà dei concre- un canalicolo largo 6-10 mm che, concrezione del tutto nuovo, che è zionamenti carbonatici presenti impostato sull’asse della concre- stato chiamato antistalattite, per negli ipogei artifi ciali sono noti da zione, la percorreva per quasi tut- il fatto che, come le stalattiti, si vari anni. In alcuni casi poi, questi ta la sua lunghezza. sviluppa grazie all’acqua che esce speleotemi si sono rivelati essere assolutamente nuovi e peculiari (Forti 1999). In realtà, se si tiene conto della scarsità di ricerche effettuate in questi ambienti, se paragonate a quelle che vengono effettuate nelle cavità naturali, le grotte artifi ciali risultano essere oggi forse l’am- biente in cui è più facile imbattersi in concrezioni ancora non descritte ge- neticamente e/o morfologicamente. E’ il caso, per esempio, delle an- tistalattiti, nuova forma di con- crezionamento appena scoperta nell’Acquedotto Romano della Val di Setta (Forti & Demaria, 2006) e di cui qui riportiamo succintamen- te la descrizione morfologica ed il meccanismo evolutivo.

Le antistalattiti Figura 2 – Evoluzione di una antistalattite: (A) inizialmente l’idrossido idrato di ferro L’acquedotto romano della Val di si deposita a valle del foro nella parete, ma l’accumulo di materiale fa rapidamente Setta (Bologna) è una struttura ruotare il canalicolo interno verso l’alto (B) (da Forti e Demaria 2005). OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 5 da un canalicolo di alimentazione Questo avviene essenzialmente novata o il rinnovamento è troppo centrale, ma, a differenza di que- quando il fl usso idrico è estrema- lento l’ossidazione del materiale ste, il moto dell’acqua nel canalino mente lento o addirittura si ferma organico commisto agli ossidi di è ascendente e non discendente. del tutto e la precipitazione della ferro. Questo processo porta alla Infi ne la stranezza delle antistalat- calcite sarà causata essenzial- formazione di anidride carbonica titi dell’acquedotto romano investe mente da evaporazione ed avverrà che migrerà dal centro dell’anti- l’essenza stessa degli speleotemi quindi sulla superfi cie esterna del- stalattite verso l’esterno per effetto che possiedono una consistenza l’antistalattite. della capillarità venendo quindi in pastosa e un colore da rosso vivo a Una volta ripristinate le condizioni contatto con le bande più interne marrone rossiccio. normali di fl usso idrico lo sviluppo di calcite, che conseguentemente L’analisi di laboratorio ha messo della banda di calcite si arresterà verranno corrose In questo modo in evidenza l’esistenza di bande e riprenderà a depositarsi l’idros- acqua ricca in ioni di calcio e bicar- interne di accrescimento, submil- sido di ferro. bonato migrerà all’interno dello limetriche, chiaramente costituite In questo modo si dovrebbero veni- speleotema fi no a raggiungerne la di due differenti materiali (calcite re a formare una alternanza di la- superfi cie esterna dove la diffusio- e idrossido ferrico), che si alterna- mine di idrossido ferrico e di calci- ne dell’anidride carbonica nell’at- vano senza una ben defi nita fre- te il cui relativo spessore dovrebbe mosfera causerà la precipitazione quenza. dipendere solo dalla relativa persi- della calcite (Fig. 3). In realtà le lamine di calcite, tendo- stenza di periodi di presenza o di Questo meccanismo di corrosio- no ad infi ttirsi e ad ispessirsi verso assenza di fl usso idrico. In realtà, ne interna e deposizione esterna l’esterno della concrezione, mentre però le bande di calcite non sono perfettamente si accorda con le procedendo verso l’interno le stes- distribuite in maniera omogenea. osservazioni sperimentali relative se diventano non solo più rade e Il motivo per cui non vi è questa alla distribuzione e lo spessore delle sottili ma chiaramente discontinue corrispondenza e le bande di calci- bande di calcite nelle antistalattiti. e, infi ne, la parte centrale risulta te si trovano essenzialmente con- L’oggettiva diffi coltà che tutte esclusivamente composta da ma- centrate verso la superfi cie esterna queste condizioni, idrodinamiche teriale rosso-brunastro, costituito con spessori che aumentano verso ed idrochimiche, si realizzino con- essenzialmente da ossidi-idrossidi quest’ultima è la conseguenza di temporaneamente spiega come idrati di ferro praticamente privi un altro fenomeno che si instaura mai le antistalattiti siano state di struttura cristallina. all’interno dell’acqua immagazzi- osservate solo in piccolissimi tratti La formazione delle antistalatitti nata nel corpo dell’antistalattite dell’acquedotto romano della Val (fi g. 2) è stata possibile grazie a dal momento che non viene più rin- di Setta. condizioni abbastanza particolari che possono essere così riassun- te: 1) percolazione lenta di acqua fortemente riducente in condizioni di saturazione, 2) presenza di in- tonaco impermeabile che permette la creazione di un certo carico idro- dinamico all’interno delle fratture che alimentano le antistalattiti; 3) formazione di un precipitato di idrossido idrato di ferro che favo- risce la rotazione verso l’alto del canalicolo di alimentazione. Rimane comunque da spiegare il perché i livelli carbonatici si infi t- tiscano ed aumentino di spessore verso l’esterno delle concrezioni. La spiegazione della distribuzione non omogenea dei livelli cartona- tici dipende strettamente dal par- ticolare meccanismo evolutivo di queste concrezioni. Infatti il carbonato di calcio non può precipitare contestualmente all’idrossido ferrico, dato concomi- tantemente si ha un’acidifi cazione della soluzione e quindi la forma- zione di una lamina di calcite può iniziare solo quando l’idrossido Figura 3 - Meccanismo che permette la formazione di bande esterne di calcite e la ferrico ha cessato di precipitare. concomitante corrosione di quelle preesistenti interne (da Forti e Demaria 2005). 6 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 La concrezione sul mattone dell’acquedotto romano della Val di Setta

Durante lo studio e la documenta- zione di dettaglio di tutto l’acque- dotto romano della Val di Setta (Bologna) è stato possibile studia- re una piccola colata (Fig. 4) che si era sviluppata al di sopra di un tamponamento di mattoni risalen- te al lavoro di restauro completato nel 1881 (D’Alfonso 1985) L’interesse per la concrezione sviluppatasi sul muro di tampo- namento del 1880 deriva dal fat- to che è univocamente defi nito il momento di inizio della sua evo- luzione e pertanto è abbastanza agevole effettuare studi sulla sua Figura 4 – Visione generale del concrezionamento sviluppatosi al di sopra di un muro di tamponamento costruito durante i lavori di riadattamento funzionale dell’acquedot- evoluzione in funzione della va- to terminati nel 1881: al centro in basso sono evidente i mattoni utilizzati nel 1880. riazione dei parametri climatici (essenzialmente la piovosità) negli ultimi 125 anni. Speleotemi e paleoclimi artifi ciali sono quindi ideali sia per All’inizio del 2005 (Forti 2006) è studi paleoclimatici sia anche e so- stato prelevato un frammento del- E’ noto che gli speleotemi sono prattutto per indagini sulle varia- la colata che ricopriva i mattoni divenuti in questi ultimi anni lo zioni del regime delle piogge anche del 1880 facendo attenzione che strumento di indagine paleoclima- a seguito del “global change”. tutta la concrezione fosse stata tica e paleoambientale più impor- Nonostante questo, solamente nel campionata. tante in assoluto per il Quaterna- passato più recente sono apparsi La sezione lucida (Fig. 5) è stata rio recente. in bibliografi a alcuni lavori basati, utilizzata per realizzare una scan- Uno dei problemi che spesso limita non come normalmente avviene su sione ad alta risoluzione per per- questo tipo di studi è la diffi coltà speleotemi di grotte naturali, ma mettere di ottenere una immagine di inquadrare con esattezza in un bensì sulle concrezioni di cavità ad un ingrandimento utile alla ben determinato lasso temporale artifi ciali. misurazione dello spessore delle lo sviluppo delle concrezioni. Qui di seguito sono riportati bre- singole bande. Ora gli ipogei artifi ciali offrono vemente due di questi studi, am- E’ stato così possibile individuare certamente una possibilità in più, bedue relativi all’analisi del rap- al suo interno oltre 280 bande di dato che, di norma, la data della porto esistente tra precipitazioni accrescimento. Poiché teoricamen- loro costruzione è ben conosciuta e sviluppo delle bande di accresci- te ogni singolo anno dà luogo a un da fonti storiche e quindi l’inizio mento all’interno di speleotemi di coppia di lamine (una chiara e una del concrezionamento è ovviamen- ipogei artifi ciali. scura) (Genty & Quinif 1996) è evi- te fi ssato con sicurezza. dente che, sempre teoricamente, le Per ricerche relative al passato più lamine della nostra concrezione recente (da 0 a 2000 anni) le cavità avrebbero dovuto essere solamen- te 248. Il maggior numero di ban- de è una conseguenza del fatto che in alcuni anni particolari, a segui- to di scarse precipitazioni e/o con- centrazione delle stesse in 2 o più periodi distanti tra loro, la concre- zione si è completamente asciuga- ta interrompendo così l’evoluzione della lamina e causando la genesi di una nuova banda non appena ri- cominciava l’alimentazione idrica. I dati pluviometrici disponibili sul- l’intero periodo (1880-2004) sono relativi al valore cumulativo an- Figura 5– Sezione lucida della concrezione con messa in evidenza delle bande di nuale e si riferiscono alla stazione accrescimento (da Forti e Demaria 2005). di Bologna centro: in generale nel OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 7 di depositare tutto il carico di car- bonato di calcio che teoricamente dovrebbe. Sulla base di questi risultati si può quindi affermare che le con- crezioni di carbonato di calcio del- l’acquedotto romano della Val di Setta possono essere utilizzate per ricostruzioni delle variazione del regime delle piogge su intervalli temporali medio lunghi purché si abbiano a disposizione i relativi dati pluviometrici.

Le Pisoliti di aragonite della Figura 6 – Evoluzione della concrezione dell’acquedotto romano (in micron) e piovo- Miniera Reforma (Messico) sità cumulativa (in centimetri): è evidente lo stretto controllo esercitato dalle piogge sullo sviluppo dello speleotema. Solo nel primo periodo (1880-1890) a sinistra della Durante lo studio multidisciplina- linea verticale, l’accrescimento è stato inferiore a causa della porosità del supporto re effettuato dall’Associazione La (da Forti 2006). Venta (Badino et Al. 2004) all’in- terno della miniera Reforma (Qua- periodo considerato la quantità di le relative precipitazioni annuali tro Cienegas, Cohaulia, Mexico), pioggia caduta annualmente è sta- ha permesso di appurare che gli sono state osservate (Forti 2004a) ta molto variabile passando da un accrescimenti più marcati (corri- una serie di vaschette concrezio- minimo di 357 mm nel 1945 ad un spondenti alle lamine più spesse) nate al cui interno vi erano pisoliti massimo 1252 nel 1898 (Fig. 4). La si sono avuti in periodi in cui le bianchissime (Fig. 1) di dimensio- mancanza di dati mensili ha reso precipitazioni sono state costanti ni variabili da 1-2 mm a oltre 1 cm oggettivamente impossibile identi- e uniformi. di diametro. fi care in maniera univoca a quale Nel caso di precipitazioni al di sot- Tenendo presente che la galleria periodo dovessero essere attribuite to della media, o addirittura scar- in cui si sono sviluppati questi singolarmente le bande più sottili, se, o comunque periodi di prolun- speleotemi è stata utilizzata per le che chiaramente si erano svilup- gata siccità, l’accrescimento della attività minerarie fi no a circa 50 pate in un lasso di tempo inferiore lamina poteva anche arrestarsi a anni fa, è evidente che l’età di que- all’annualità. causa dell’essiccamento comple- sti speleotemi non può superare il A questo punto si è proceduto a to della sua superfi cie. Un nuovo mezzo secolo. rappresentare grafi camente l’evo- evento piovoso, ovviamente, face- Lo studio delle perle di grotta del- luzione della concrezione in fun- va ripartire il concrezionamento la Miniera Reforma ha evidenziato zione della pioggia caduta (Fig. 6): con la formazione di una seconda che esse presentano una particola- è assolutamente evidente la stret- lamina, così da avere più lamine rità che le rende in pratica uniche ta correlazione esistente tra preci- molto sottili per un singolo anno: al mondo: al loro interno, infatti, pitazioni e accrescimento. l’aumento del numero delle bande non sono assolutamente distingui- Solamente nel primo pacchetto pe- di accrescimento rispetto al totale bili alcuna banda di accrescimento. riodo (1880-1890), infatti, l’accre- degli anni di sviluppo della colata Ora l’assenza delle lamine concen- scimento è risultato indipendente è quindi essenzialmente da mette- triche può essere indotta esclusi- dalla quantità d’acqua caduta. re in relazione con anni particolar- vamente da condizioni ambientali D’altro canto questo è assoluta- mente siccitosi in cui poteva acce- particolari che possono essere così mente logico se si tiene presente dere che la superfi cie della concre- riassunte: il fatto che la concrezione ha do- zione si asciugasse completamente vuto iniziare ad accrescersi su un una o più volte. 1- le pisoliti devono essere alimen- substrato costituito da mattoni, All’opposto precipitazioni molto tate in maniera costante per tutto quindi altamente poroso. In queste elevate non contribuiscono propor- il periodo della loro crescita condizioni, infatti, nei primi anni zionalmente allo sviluppo della la- 2- la composizione chimica delle una buona parte del materiale che mina: infatti anni particolarmente acque di alimentazione deve ri- si andava depositando non veni- piovosi e/o eventi piovosi eccezio- manere invariata nel tempo (non va utilizzato per formare le bande nali, hanno dato luogo a lamine risentendo dell’alternanza delle di accrescimento, ma precipitava proporzionalmente meno spesse di stagioni) all’interno della porosità del mat- quelle sviluppatesi in anni ideolo- tone stesso, in pratica sottraendo gicamente più “normali”. Questo Queste condizioni all’apparenza materiale per la costruzione della dipende dal fatto che, con un alto semplici sono in realtà di diffi ci- concrezione. fl usso di alimentazione, il fi lm lissima realizzazione in natura e La comparazione di dettaglio delle d’acqua scorre sulla concrezione questo spiega come mai, sino ad singole bande di accrescimento con ad una velocità tale da impedirgli ora, non erano mai state osservate 8 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 Discorso assolutamente differente è quello relativo alle miniere ab- bandonate, che si stanno rivelando degli eccezionali ambienti minero- genetici anche e soprattutto per merito delle “grotte di miniera”, cavità naturali prive di accesso naturale, che sono accessibili solo grazie al fatto che sono state inter- secate da gallerie minerarie. Da molti anni appassionati e colle- zionisti visitano le miniere dismes- se essenzialmente con lo scopo di procurarsi campioni mineralogici Figura 7 – Foto delle vaschette con pisoliti di aragonite della Miniera Reforma (a preziosi o semplicemente rari: in- sinistra) e sezione di una pisolite (a destra) in cui è evidente l’assenza delle caratte- fatti all’interno delle gallerie mi- ristiche bande di accrescimento. nerarie, e molto di più all’interno delle “grotte di miniera” possono concrezioni del tutto prive di ban- za di bande di accrescimento al- svilupparsi molte reazioni di os- de di accrescimento interne. l’interno delle concrezioni. Infatti sidazione che, nel tempo, portano Ma è proprio il clima estremamen- l’acqua di condensa è necessaria- allo sviluppo di depositi chimici se- te arido di Quatro Cienegas che mente in equilibrio con l’anidride condari assolutamente peculiari e ha permesso la loro evoluzione: in- carbonica presente nell’atmosfera spesso unici. Purtroppo però lo sco- fatti le scarsissime precipitazioni, della miniera, ma la concentrazio- po stesso della ricerca di campioni la fortissima evapotraspirazione, ne di quest’ultima è praticamente da collezionare è in contrasto con la permeabilità non certo eccezio- indipendente dei cicli stagionali la pubblicizzazione delle scoperte nale degli affi oramenti dell’area esterni, vista la stabilità del siste- effettuate, pertanto la bibliografi a della Miniera rendono impossibile ma e la quasi totale assenza di per- relativa è decisamente scarsa e la- che le acque meteoriche (cioè del- colazione da infi ltrazione meteorica. cunosa. le piogge) possano garantire una Sulla base di tutto quanto detto Da ultimo le miniere abbandonate sia pur minima ma continua ali- le pisoliti della miniera Reforma stanno diventando un importan- mentazione nelle vaschette dove si hanno un interesse che travali- te oggetto economico, dato che in sono sviluppate le pisoliti. ca lo stretto ambito locale: infatti questi ultimi anni si va diffonden- E’ evidente quindi che le acque, che hanno fornito un metodo per poter, do sempre più lo sviluppo di un tu- affi orano e gocciolano costante- almeno qualitativamente se non rismo specifi camente dedicato alle mente nel profondo della miniera quantitativamente, discriminare, miniere abbandonate in generale e di Reforma, non derivano assolu- sulla base della presenza più o alle “grotte di miniera” in partico- tamente dalle acque che si infi ltra- meno accentuata delle lamine di lare, in cui ovviamente gli speleo- no a seguito degli eventi piovosi. accrescimento all’interno di uno temi sono una parte fondamentale Per riuscire a defi nire la fonte speleotema, la prevalenza delle Per dare un’idea almeno schemati- principale delle acque di percola- acque di condensazione su quelle ca dell’importanza degli speleote- zione al fondo della miniera Re- di infi ltrazione meteorica. mi di miniera, qui di seguito ver- forma, quindi, bisognerà tener ranno trattati, attraverso esempi presente sia i grandi sbalzi termici Mineralizzazioni rare specifi ci, i tre principali aspetti di giornalieri, che sono caratteristici interesse: la presenza di cristal- del clima subarido di Quatro Cie- Parlando in maniera del tutto ge- lizzazioni di dimensioni inusuali, negas sia il fatto che gli scavi mi- nerale bisogna ammettere che la quella di mineralizzazioni rare od nerari hanno interessato grandi composizione mineralogica degli esclusive e infi ne le potenzialità volumi a differenti livelli all’inter- speleotemi presenti nella stra- turistiche legate a questi ambienti. no della montagna tutti collegati grande maggioranza degli ipogei direttamente tra loro e che presen- artifi ciali è ancora meno variabi- I cristalli giganti tano una fortissima inerzia termi- le di quanto avvenga per le grotte ca. In queste condizioni, infatti, il naturali, ove circa il 97% di tutti i Le grotte di miniera hanno dimo- fenomeno della condensazione è depositi chimici sono composti da strato di essere gli ambienti dove sicuramente molto attivo e tale da calcite e, subordinatamente, da possono essere osservati i più gran- giustifi care la costanza del goccio- aragonite (Hill & Forti 1997). In di cristalli del mondo (Forti 2004b), lamento in profondità. pratica, se si eccettuano i minerali che possono arrivare, come nel caso D’altro canto il fenomeno della eventualmente correlati al guano dei gessi della miniera di Naica in condensazione è in grado di giusti- e alla ossa (fosfati essenzialmente, Messico a quasi 10 metri di lunghez- fi care anche l’assenza di ciclicità ma anche solfati), comunque rari, za e 1.5 metri di diametro (Fig. 8), o nei fenomeni di concrezionamento gli unici concrezionamenti sono di nel caso della Geode gigante di Pul- e quindi, in ultima analisi, l’assen- carbonato di calcio. pì nella miniera di Pilar de Jaravìa OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 9

Figura 8 – Cuevas de los Cristales, Miniera di Naica, Messico: i cristalli di gesso più grandi del mondo (Foto Paolo Petrignani, La Venta). in Spagna (Calaforra & Garcia-Gui- cristalli di gesso diviene abbastan- con gli ioni calcio già presenti nella nea, 2000) a cristalli scuramente più za semplice defi nire le condizioni soluzione, causa una sovrasatura- piccoli di quelli di Naica (1-2 metri al contorno necessarie per il loro zione molto bassa rispetto al gesso massimo), ma di una perfezione cri- sviluppo. con conseguente lenta precipita- stallina e di una trasparenza assolu- In generale essi si saranno forma- zione freatica. tamente impressionante. ti dove le condizioni ambientali si Queste condizioni devono mante- Per capire come si siano potuti sono mantenute più costanti possi- nersi per un tempo molto lungo sviluppare questi enormi cristal- bile per un lungo lasso di tempo in per dare modo ai cristalli di svilup- li bisogna considerare i processi modo da conservare inalterata la parsi sino a raggiungere dimensio- minerogenetici che ne hanno con- sovrasaturazione, seppure molto ni inusitate. dizionato lo sviluppo (Badino & bassa, rispetto al gesso. Tali con- Ma come mai nella Miniera di Nai- Forti 2005). dizioni sono quelle caratteristiche ca più si va verso il profondo e più i La bassa o bassissima sovrasatu- di acque profonde, ricche in solfu- cristalli diventano grandi? razione è la premessa fondamen- ri, che risalgono lentamente sino Questo dipende dal fatto che au- tale per avere grandi cristalli: in ad incontrare un acquifero meteo- mentando la distanza dall’interfac- queste condizioni infatti l’accresci- rico, con cui non possono miscelar- cia tra l’acquifero termale e quello mento è favorito rispetto alla nuo- si fi sicamente, data la loro molto meteorico i processi di diffusione va nucleazione. maggiore mineralizzazione e quin- diventano gradualmente meno effi - Un ulteriore impulso a questo pro- di densità, ma con cui possono cienti e pertanto la sovrasaturazione cesso viene dall’alta solubilità del avere solo scambi ionici attraverso tende progressivamente a diminuire. gesso che, nel caso si arrivi al limi- la diffusione: in queste condizioni Diminuendo l’energia di cristalliz- te di saturazione (soluzione né ag- mancando la miscelazione la tem- zazione i processi di precipitazione gressiva né concrezionante), rende peratura rimane stabilissima. si fanno da un lato più lenti e dal- possibile una rapida “cannibaliz- Ma l’ossigeno presente nell’acqui- l’altro permettono lo sviluppo di zazione” dei germi cristallini più fero meteorico, diffondendo lenta- minori germi cristallini. piccoli da parte di quelli maggiori. mente nel sottostante acquifero Va comunque detto che continuan- Una volta chiarito il contesto in termale ossida lo ione solfuro a do ad aumentare la profondità si cui si possono sviluppare i grandi solfato che, reagendo a sua volta dovrà necessariamente raggiunge- 10 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006

Figura 9 - Schema evolutivo per i grandi cristalli di gesso della miniera di Naica (Messico): la risalita di acque profonde calde e ricche in solfuri, a causa della differenza di densità, si arresta all’interfaccia con l’acquifero meteorico ossigenato; la diffusione dell’ossigeno causa l’ossidazione dello ione solfuro a solfato con conseguente sovrasaturazione rispetto al gesso, che precipita sotto forma di druse di grandi cristalli, la cui dimensione aumenta in maniera inversamente proporzionale alla sovrasaturazione (da Badino & Forti 2005).

re, prima o poi, una zona in cui la linee può essere suddivisa in quat- za fi no a 7 centimetri, di colore dal precipitazione del gesso non può tro parti ed esattamente, dal basso giallo mielato al nocciola; d) una più avvenire a causa dell’insuffi - verso l’alto: a) uno speleotema su- concrezione vadosa di calcite e/o ciente diffusione ionica e quindi le bacqueo tipo cave-clouds composto aragonite ancora attiva (crostone eventuali cavità naturali risulte- essenzialmente di calcite; b) un stalagmitico) che costituisce il pa- ranno completamente spoglie. sedimento di aspetto terroso, stra- vimento attuale della grotta. Po- tifi cato, con periodiche brusche chi anni dopo la scoperta di questa I nuovi minerali della Grotta variazioni cromatiche dal giallo prima cavità avvenuta nel 1952, è di Santa Barbara arancio al nero; c) uno strato di cri- stato effettuato uno studio mine- stalli euedrali di barite di lunghez- ralogico sulle bariti che rappresen- Santa Barbara (Iglesias, Sarde- gna) è una grotta di miniera tra Tab. 1 – Minerali di grotta delle concrezioni del sistema carsico di S.Barbara le più conosciute al mondo anche perché sulle sue pareti si trovano Minerale Formula Sistema forse i più bei cristalli di barite (Fig. 1) formatisi all’interno di una Aragonite CaCO3 Rombico Barite BaSO4 Rombico cavità naturale (Forti & Perna, Calcite CaCO3 Trigonale 1982; Hill & Forti, 1997; De Waele Calcofanite ZnMn3O7•3H2O Trigonale et Al. 2001). Il sistema carsico si è Caolinite Al2Si2O5(OH)4 Triclino sviluppato esattamente al contatto Cerussite PbCO3 Rombico di un giacimento di polisolfuri (in Cesarolite PbMn3O7•H2O Esagonale ? Clorite (Mg,Al)6(Si,Al)4O10(OH)8 Monoclino prevalenza galena) nella miniera Coronadite PbMn8O16 Monocl. pseudotetragonale di San Giovanni. La grotta ospita Dolomite CaMg(CO3)2 Trigonale grandi concrezionamenti ancora Edifane Ca2Pb3(AsO4)3Cl Esagonle attivi di calcite e/o aragonite che Eterolite ZnMn2O4 Tetragonale ricoprono parzialmente le druse di Galena PbS Cubico barite. Sulle pareti del fornello che Goethite -FeO(OH) Rombico Idroeterolite Zn2Mn4O8•H2O Tetragonale collega la galleria mineraria alla Illite K0.65Al2.0 0.65 Si3.35O10(OH)2 Monoclino grotta è possibile osservare una Quarzo SiO2 Trigonale sequenza di depositi chimici di cir- Sfalerite ZnS Cubico ca 7 metri di spessore che a grandi OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 11 tano l’elemento più caratterizzan- sotto forma di granuli subsferici te della grotta di Santa Barbara 1 picei, con esfoliazione cipollare, (Rossetti & Zucchini, 1957). Nel l’edifane, sotto forma di minuti in- 2002 è iniziata una ricerca multi- dividui prismatici esagonali, sin- disciplinare per defi nire l’evoluzio- goli o geminati, cavi al loro interno ne speleogenetica di questo siste- e di colore grigio chiaro, l’eterolite ma carsico attraverso lo studio di e idroeterolite in aggregati coral- dettaglio degli speleotemi ospitati loidi di minute sferulette di colo- (Forti et Al. 2005). re grigio metallico e la calcofanite Tali analisi hanno messo in eviden- in frammenti compatti, terrosi, di za il notevole interesse composizio- colore giallo arancio, dispersi nel nale della sequenza sedimentaria materiale nero. rivelatasi ricca di differenti specie mineralogiche, anche rare (Tab. 1). Lo studio multidisciplinare del si- Gli aspetti mineralogicamente più stema carsico di Santa Barbara, rilevanti nella sequenza deposizio- basato anche sulle analisi minera- nale del sistema carsico di Santa logiche appena descritte, ha per- Barbara risultano essere tre e ri- messo di evidenziarne la comples- feribili: sa evoluzione caratterizzata da 1- alla parte basale dove la messa uno sviluppo speleogenetico che si in posto dei giacimenti ha portato è protratto per alcune centinaia di solfuri metallici a depositarsi al- milioni di anni ed è stato contrad- l’interno di vuoti naturali già par- distinto da cinque differenti cicli zialmente concrezionati; carsici, confermando l’ipotesi che 2- ai due episodi che nella sequen- riteneva questa cavità tra le più za hanno favorito la formazione di antiche sino ad ora conosciute. barite; Uno dei motivi che aveva resa fa- 3- alla deposizione di ossidi ed mosa nel mondo la grotta di Santa idrossidi metallici avvenuta nel- Barbara, a prescindere dalla sua l’intervallo tra i due eventi di for- età, era l’interesse mineralogico mazione della barite (Figg. 10-11). suscitato dalla eccezionale pre- La presenza di galena all’interno senza dei perfetti cristalli euedrali della concrezione e la scarsa alte- di barite che ne tappezzavano le razione della calcite su cui i solfuri pareti. Questo studio ha permes- di Pb e Zn si sono depositati dimo- so di verifi care, da un lato che, la strano che tali mineralizzazioni si Figura 10 – Sequenza stratigra¿ ca del formazione di questo minerale non deposito terroso all’interno della con- sono messe in posto quando il si- crezione di Santa Barbara (Iglesias) (da è legata ad un unico evento, e, dal- stema carsico era già formato e che Forti et Al. 2005). l’altro, di accertare la presenza di la loro genesi è avvenuta ad una rare fasi cristalline, senza dubbio termalità tale da non modifi care in irregolari nel fornello, si presen- meno appariscenti dal punto di vi- modo rilevabile i caratteri chimici tano sia cementati che in masse sta estetico, ma non meno impor- e fi sici della concrezione carbona- incoerenti, da granulari a terroso tanti da quello scientifi co. Gli os- tica ospite. polverulente, di colore variabile sidati depositatisi tra i due eventi In una geode intercettata da una dal giallo ocra al rosso bruno, sino di formazione delle bariti, infatti delle carote, associati a bei rom- al nero intenso. Le numerose dif- sono caratterizzati al loro interno boedri di calcite ed a cubetti di ga- frattometrie e le analisi SEM han- dalla presenza di alcuni minera- lena si possono osservare cristalli no evidenziato trattarsi di ossidi li assolutamente sconosciuti per anche millimetrici di cerussite, vi- ed idrossidi di Fe, in prevalenza l’ambiente di grotta. Il complesso trei, semitrasparenti, con perfetto amorfi , con barite, calcite, cerus- di Santa Barbara riveste pertanto abito prismatico e terminazione site, dolomite, galena, goethite, una importanza fondamentale non bipiramidale. La presenza contem- quarzo, e la presenza di fi llosilicati solo dal punto di vista dell’evolu- poranea di individui ben cristalliz- in subordine. Particolarmente in- zione carsica, ma anche da quello zati di questi minerali ne testimo- teressanti sono risultati gli ossida- prettamente mineralogico. nia una genesi in un ambiente di ti terrosi di colore nero intenso nei Questo studio ha permesso anche acque termali. quali le analisi röntgenografi che di migliorare le conoscenze sui Dal punto di vista mineralogico, con camera Gandolfi , con pose su- processi evolutivi che hanno inte- però, i risultati più interessanti periori alle 36 ore, associate ai dati ressato i giacimenti minerari al- sono quelli relativi ai depositi bru- chimici EDS hanno evidenziato la l’interno della Miniera di San Gio- no-nerastri presenti nella “tasca” presenza di minerali di Mn, Zn e vanni. Per la prima volta infatti è attraversata dal fornello, studiati Pb del tutto nuovi per l’ambiente stata dimostrata una mobilizza- in dettaglio per la prima volta. di grotta. Tra questi vanno ricor- zione parziale dei solfuri sinsedi- Gli ossidati, concentrati in tasche dati la cesarolite, che si presenta mentari con deposizione di galena 12 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006

Figura 11 - Immagini al microscopio elettronico dei nuovi minerali scoperti nel deposito terroso di ¿ g. 10: a) particolare di un gra- nulo subsferico di cesarolite; b) cristalli esagonali di edifane internamente cavi; d) cristalli prismatici tetragonali con terminazione piramidale di eteroclite; e) ¿ tto intreccio di cristalli lamellari di calcofanite.

e minerali di neoformazione entro te di miniera non solo del Parco derie”, che collegano i vari livelli le concrezioni carbonatiche che già Geominerario della Sardegna. della cavità naturale….. ma si fer- avevano iniziato a depositarsi nel ma qui. complesso di Santa Barbara. Infatti, a differenza di molte del- Infi ne è stato possibile ricostrui- L’incredibile mondo le grotte di miniera italiane e non re, a grandi linee per il passato di El Soplao solo, che sono state completamen- più remoto, ma con notevole pre- te depredate da ogni loro concre- cisione per il quaternario recente, A circa 60 Km da Santander esi- zione, il Soplao è praticamente le oscillazioni della falda freatica steva una miniera di solfuri misti, una grotta vergine. Pochissimi gli all’interno della formazione carbo- detta “Florida”, chiusa dal 1979 speleotemi rotti e il bianco a volte natica di Monte San Giovanni. Gli (Clona J. 2003), che, come tesoro abbacinante di molte concrezioni studi ancora in corso sicuramente più grande al suo interno conserva è ancora assolutamente integro: potranno migliorare le conoscenze una grotta di miniera (El Soplao) niente fango sparso, nessuna scrit- attuali sui meccanismi dell’evolu- lunga ben 12 chilometri: si tratta ta deturpante…. zione dell’intero sistema carsico, quindi scuramente della più gran- Le pareti, la volta ed il pavimento dei fenomeni minerogenetici che de grotta di miniera (Forti, 2005) sono ricoperti per massima parte l’hanno interessato e delle loro in- oggi conosciuta al mondo!... da concrezionamento molto vario terrelazioni temporali. La lunga frequentazione minera- anche se la peculiarità è sicura- Pertanto quello di Santa Barbara ria della cavità (scoperta nel 1920) mente rappresentata dalle eccen- si è rivelato essere un comples- è ancora oggi evidentissima es- triche di aragonite, di dimensione so ipogeo con importanti specifi - senzialmente per i camminamenti e di sviluppo assolutamente inu- cità scientifi che che si sommano predisposti all’interno della grot- suale (Fig. 12). a quelle estetiche e costituirà in ta, che, per lunghi tratti, è stata Per dare un’idea della loro diffu- futuro un ambiente di riferimento trasformata in una vera e propria sione basti pensare che solo nel per tutti gli studi relativi alle grot- galleria mineraria e per le “discen- percorso turistico le aragoniti co- OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 13 ralloidi di un bianco abbacinante si estendono su una superfi cie che di gran lunga eccede i mille metri quadrati. Ma le eccentriche sono solo uno degli aspetti che rendono la grotta particolarmente bella: vi sono grandi concrezioni, stalatti- ti, stalagmiti colate spesso con la classica colorazione bianco can- dida, ma anche gialle, marrone e perfi no nere (Fig. 13)… E poi alcune infi orescenze di ara- gonite azzurra, qualche vaschetta con pisoliti, piccole druse di cri- stalli di dolomite, batuffoli di idro- magnesite sopra aghi fi nissimi di aragonite, tozzi limpidissimi cri- stalli, per ora indeterminati, ma probabilmente di gesso. Affascinanti poi sono le intersezio- ni continue tra gallerie naturali e Figura 12 - Grande ammasso di aragoniti coralloidi della Grotta di El Soplao (Can- tabria, Spagna). gallerie minerarie, queste ultime a volte diffi cili da distinguere dalle prime. Per questo motivo nel luglio del 2005 El Soplao è stato aperto al pubblico e ad oggi i visitatori pa- ganti sono stati oltre 500.000, dato che il turista non solo entra in una grotta splendida ma contempora- neamente visita una miniera, con tutti i suoi macchinari dell’epoca in bella vista. Per ora il percorso turistico si li- mita ai primi 2000 metri di grotta. Già dal prossimo anno, comunque, dovrebbe essere funzionante an- che un percorso di “turismo av- ventura” che comprenderà altri 2 chilometri di cavità, che saranno solo parzialmente attrezzati (pic- colissimi stretti sentieri, scalette metalliche e solo luci d’emergenza) mentre ulteriori 4 (senza nessun adattamento) dovrebbero essere aperti, subito dopo, per visite “spe- leologiche”. Nonostante tutto questo, mi sento di affermare che il motivo di mag- gior interesse della grotta non è quello turistico-estetico, ma sicu- ramente quello scientifi co: infatti, le sue mineralizzazioni, una volta studiate in dettaglio, daranno ri- sultati sicuramente importanti e nuovi.

Conclusioni

Questa sia pur breve carrellata Figura 13 - El Soplao: stalattiti dal colore molto scuro a causa della abbondante pre- sui principali aspetti di interesse senza al loro interno di acidi umici e fulvici, come evidenziato dalla sezione sottile. scientifi co insiti negli speleote- 14 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 mi delle cavità artifi ciali, neces- ranno, documentandoli in maniera spettivi campi di studio. sariamente limitata ai soli studi oggettiva e dettagliata, base questa Qualora queste due condizioni si condotti dal sottoscritto, dimostra indispensabile per ogni altro studio realizzassero, sono assolutamente comunque, in maniera inequivoca- si decidesse di effettuare su di loro. sicuro che le analisi sui depositi bile, l’importanza insita in questi Ovviamente l’attenzione degli chimici delle cavità artifi ciali su- concrezionamenti anche e soprat- esploratori è l’indispensabile pre- biranno un vertiginoso aumento tutto in prospettiva futura. messa ma di per se non è suffi - nei prossimi anni e forniranno ri- Non resta quindi che augurarsi ciente: bisogna infatti che anche i sultati di grande soddisfazione a che, da ora in avanti, quanti si in- ricercatori (mineralogisti innanzi tutti coloro i quali vi ci si dediche- teressano attivamente di esplora- tutto, ma anche geologi ambien- ranno. zioni in cavità artifi ciali prestino tali e studiosi del “global change”) maggior attenzione ai depositi chi- si convincano dell’importanza di mici che eventualmente incontre- questo tipo di analisi nei loro ri-

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Michele De Marco, Gian Claudio Sannicola Speleo Club Criptae Allie, Grottaglie - [email protected]

Riassunto Introduzione Sono passati ormai molti anni da quando alcuni speleologi iniziarono, a titolo personale ed in modo episodico, ad esplorare Sono passati ormai molti anni da grotte molto particolari e cioè alcune delle numerose cavità artifi ciali quando alcuni speleologi inizia- presenti nei centri storici delle varie città italiane.A Grottaglie i primi rono ad esplorare grotte molto studi di Speleologia Urbana si sono avuti nel 1981 (come Gruppo particolari e cioè alcune delle nu- Grotte Grottaglie) e successivamente nel 1983 (come Centro Studi merose cavità artifi ciali presenti Speleologici Naturali ed Ambientali) quando si rilevarono gli ipogei nei centri storici delle varie cit- siti nel convento di San Francesco di Paola e poi i cisternoni sulla via tà italiane. Il tempo ha riservato XXV Luglio. Questo lavoro rappresenta una rassegna dei vari studi notevoli sorprese e la Speleologia che a singhiozzo sono stati condotti a livello di Speleologia urbana in cavità artifi ciali si è rivelata (artifi ciale e non) nel sottosuolo del territorio di Grottaglie. Esso non come un’attività in piena espan- ha la pretesa di essere uno studio sistematico ma cerca di cogliere sione e di notevole interesse so- quelle che si ritiene siano la tipicità o diversità delle forme più comuni ciale. Le varie iniziative di studio di ipogei nel sottosuolo urbano sia antico (insediamenti rupestri nelle ed esplorazione nelle singole città gravine) sia moderno (centro storico). Le forme ipogee individuate non sono più avviate oggi in modo possono essere classifi cate per caratteristiche sia architettoniche sia frammentario ed isolato, ma ri- funzionali in: cisterne, pozzi neri, opifi ci (frantoi, botteghe di ceramica sentono del continuo scambio di e palmenti), chiese-cripte, gallerie, neviere, pozzi-ingegne, rifugi di idee ed informazioni derivato dal- guerra, opere sepolcrali, abitazioni e colombaie. la costituzione della Commissione Nazionale Cavità Artifi ciali della Parole chiave: Speleologia urbana, ipogei artifi ciali, zuccaturi Società Speleologica Italiana che, (cavamonti). comprende fra i suoi membri i rap- presentanti di tutte le maggiori Abstract associazioni speleologiche dedite a Many years ago some speleologies began, by personal and episodic questa particolare attività di ricer- purpose, exploring very particular caves and that are some of ca ed ha avviato operativamente numerous artifi cial caves into several italian towns’s historical il Catasto Nazionale delle Cavità centers. In Grottaglie the Urban Speleology’s fi rst studies began in Artifi ciali, questo raccoglie trami- 1981 (by Gruppo Grotte Grottaglie) ad then in 1983 (by Centro Studi te i vari Responsabili dei Catasti Speleologici Naturali ed Ambientali - Natural and Enviromental regionali, i dati di tutte le cavità Speleological Studies Center), when hypogea into the Monastery artifi ciali italiane oggetto d’inda- of San Francesco di Paola were surveied. This work is a review of gine ed esplorazione. La cataloga- several studies which are conducted into the underground territory zione sistematica delle strutture of Grottaglie. sotterranee avviene attraverso il It’s not a systematic study but it try to catch the typicality and loro rilevamento topografico, archi- differences of the hypogea. The subterranean forms can be individuated tettonico, archeometrico, geotecni- by architectonic and functional caracters into: cisterns, cesspools, co e la documentazione fotografi ca, factories (oil mills, potters and millstones shops), crypt-churchs, cartografi ca, bibliografi ca e stori- galleries, snow cisterns, wells, war shelters, sepulchral caves, houses ca. Dalla ricerca già in atto in tutta and donecots. l’Italia, emerge con evidenza che, sia al di fuori delle aree cittadine Keywords: urban speleology, artifi cial caves, diggers. che, soprattutto in corrispondenza dei centri storici, esistono tuttora conservati nel sottosuolo manufat- 16 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 ti, anche di notevoli dimensioni, setti, crostacei, miriapodi, etc.), quali: pozzi (fi g.1), cisterne, acque- che nei sedimenti e nei materiali dotti (fi g.2), gallerie, strutture mi- in sospensione nell’acqua trovano litari, ambienti di culto, vestigia abbondante nutrimento, e i pipi- di antichi edifi ci (fi g.3), ed altro strelli vi si annidano, creando un ancora. Lo scenario cronologico si ulteriore apporto nutritizio orga- estende ad ogni epoca storica, da nico per gli animali inferiori. quella moderna, al Rinascimento, al Medioevo, sino all’epoca romana Studi, ricerche e testimonianze e, talvolta, a quella pre-romana. storiche di Speleologia Urbana Una stretta collaborazione con gli in Grottaglie studiosi di Archeologia e Storia, oltre che dimostrarsi una indi- A Grottaglie si sono avuti i primi spensabile fonte di informazioni e studi di Speleologia Urbana già spunti per l’attività, ha permesso nel 1981 da parte del Gruppo Grot- agli speleologi del Paese più ricco te Grottaglie e successivamente al mondo in assoluto di Beni Ar- nel 1983 come Centro Studi Spe- cheologici, Architettonici e Storici leologici Naturali ed Ambientali, di conquistarsi un’immagine di quando si rilevarono gli ipogei siti capacità organizzativa e scien- nel convento di San Francesco di tifi ca di assoluto rilievo. L’uomo Paola e poi i cisternoni sulla via ha cominciato a scavare ambienti XXV Luglio. I primi ipogei era- sotterranei, in prevalenza gallerie, no comprensivi delle tombe pre- già nella preistoria, per scopi mi- senti nella chiesa, delle cisterne nerari o per la captazione di vene sia dentro che fuori il complesso d’acqua (soprattutto nelle regioni Figura 1 - Pozzo di S.Patrizio a Orvieto monastico ed infi ne di tutto un aride, nordafricane o asiatiche). sistema di grotte, alle spalle del- Dal VIII-VI secolo a.C. in Italia la chiesa, formato da varie cavità l’attività è divenuta frenetica. (alcune notevoli come dimensio- Naturalmente non tutte le cavità ni) tra le quali si evidenziavano artifi ciali sono di interesse per lo una neviera (come da documenti speleologo: quelle vecchie di secoli dell’archivio storico comunale di o millenni lo sono, riscontrando che Grottaglie) delle botteghe di cera- alcune tuttora svolgono il compito miche, di conciapelli ed un frantoio per cui furono create (per esempio (fi g.4) in condizioni disastrose. Il gli acquedotti); quelle recenti sol- rileva- mento effettuato, la succes- tanto se ormai inutilizzate. Quan- siva sovrapposizione planimetrica do una cavità creata dall’uomo (complesso monastico - cavità) e cade in disuso, cosa che nel corso gli studi condotti permisero di ca- dei decenni o dei secoli è quasi pire il perché del dissesto dell’inte- sempre inevitabile, talora crolla e ro immobile religioso e studiare le praticamente scompare ma, forse soluzioni che furono poi applicate più spesso, almeno in parte si con- onde bloccare e risanare (allora) serva; nel volgere di pochi decenni il complesso edilizio. Durante tali l’ambiente abbandonato fi nisce col studi fu determinante la raccolta prendere caratteristiche di am- di testimonianze storiche inerenti biente naturale: vi crescono con- Figura 2 - Collettore nell’acquedotto del sia le cavità artifi ciali suddette che crezioni, anche splendide, persino Saturo a Leporano (TA) gli immobili ivi annessi e contigui; se la roccia in cui è scavato non è queste testimonianze sono ricordi calcarea ma vulcanica, perché l’ac- di anziani che riteniamo importan- qua che percola dalle fenditure è te andare a citare. Nel 1890-1900 sovente ricca di sali; se la cavità è tutta la zona antistante il conven- percorsa da un apprezzabile fl usso to di San Francesco di Paola era d’acqua le sue pareti e pavimento coltivato ad agrumeto e quindi vi vengono da questa scavati proprio erano delle cisterne per l’irrigazio- come nelle grotte naturali e si for- ne. Di fronte all’attuale ristorante mano meandri. marmitte, scallops, Airport invece vi era un trappeto etc.; la stessa acqua e, in certi casi, (frantoio) dal quale furono sman- le correnti d’aria portano all’in- tellate le presse per trasformarlo terno sedimenti di fango, sabbia e in cantina vinicola. Le cisterne di detriti organici; dalle fenditure vi Figura 3 - Sala ottagonale dei Bagni di fi anco al suddetto ristorante ve- giungono animaletti troglobii (in- Mario a Bologna nivano usate come sentinaro, cioè OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 17 vento. Ivi si uccidevano oltre agli animali per la carne alimentare anche i cani randagi. Nell’atrio del macello anticamente si convoglia- va l’acqua sporca di sangue in un canale sotterraneo, che si perdeva vicino ad una bottega di caminari (ceramisti) al di sotto della strada; inoltre i rifi uti solidi si ammas- savano in un’altra fossa la quale una volta riempita, veniva svuo- tata vendendo tali rifi uti organici, usati per concimare la terra. Le grotte retrostanti la chiesa, aveva- no tutte l’accesso principale rivol- to a Sud-Ovest, ed erano tutte in comunicazione tra di loro, tramite Figura 4 - Veduta interna del frantoio dei Paolotti. dei passaggi scavati ed impostati lungo uno stesso asse all’interno di deposito degli scarti liquidi della alle spalle della chiesa vi era la tutto il sistema di grotte. Insieme lavorazione delle olive. Dopo la di- bocca di una cisterna che, comuni- oggi ridotto a sette ipogei rispetto smissione del frantoio le cisterne cava con un’altra cisterna situata all’originario, costituito da minimo vennero murate e intonacate per nel piazzale dell’antico macello di otto cavità; ciò sia per i lavori di poterle trasformare in depositi di Grottaglie nella zona nord del con- consolidamento su accennati che, vino (questo durante la proprietà dei genitori del Senatore Gaspare Pignatelli ed in seguito con i nuovi proprietari Cavallo). Prima ancora del trappeto di fi anco all’Airport, vi era un grandissimo mulino a vapore, di proprietà Sapio che utilizzava le cisterne sottostan- ti (fi g.5) come deposito di acqua per mandare avanti i macchinari che, usavano appunto come com- bustibile il carbone e come mezzo di spinta il vapore. Inoltre l’acqua delle cisterne stesse veniva utiliz- zata per lavare il grano. Tutte le cisterne dei Paolini erano in comu- nicazione tra di loro tramite canali sotterranei e con tutto un sistema di raccolta, accumulo e decanta- zione dell’acqua che partiva dal quartiere di Sant’Elia e al di sopra dell’ospedale San Marco. Le cister- ne a monte tramite sistemi di rac- colta a raggiera o a pendio (fi g.6), si riempivano di acqua piovana e traboccavano nelle successive più a valle tramite canali sia superfi - ciali che sotterranei. Quest’acqua passava dalla cisterna del chiostro nella quale confl uiva anche l’ac- qua piovana raccolta dai terraz- zi sovrastanti e veniva usata per usi igienici e domestici dai monaci del convento. Le cisterne, ivi site, alcune volte in periodi di siccità venivano riempite tramite carichi di acqua che venivano presi da cisterne ancora piene. Nell’atrio Figura 5 - Rilievo del Cisternone sulla via XXV Luglio. 18 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 A conferma di quanto suddetto, si ritiene interessante riportare alcuni tratti di un documento del 31 ottobre 1863, trovato nell’Archivio Storico del Comune di Grottaglie e redatto da un ingegnere. Questi stende un Quadro Riassuntivo del Lotto 10° alla Cassa Ecclesiastica del Carmine Maggiore di Napoli, nel quale descrive l’immobile relativo all’ex Convento dei Paolotti (in quanto all’epoca soppresso), con tutte le sue dipendenze e particolarità, e con il rilevamento completo dell’intero immobile.

Rata del N.54 del Quadro - Riassuntivo supplettorio del 31.10.1863 Questo lotto si forma dal vasto Edifi zio con Trappeti, giardini ed altre dipendenze che compongono l’ex Convento dei Paolotti, posto fuori Figura 6 - Canalizzazione per la raccolta dell’acqua piovana. l’abitato di Grottaglie, che si tiene in affi tto da più particolari di quel a causa della strada costruita di scavata nella bancata tufacea), di Comune, come sarà detto in seguito, fi anco alla chiesa (onde permet- collegamento tra la grotta ed il re- per l’annuo estaglio complessivo di tere il traffi co alla camera mor- fettorio maggiore del convento dei (Lire) £. 1402,,75. tuaria dell’ospedale San Marco), Paolotti. Infi ne altre due grandi …………… eventi che ne hanno modifi cato grotte chiudono la sequenza de- Onde dare una più breve ed esatta la sequenza originaria. Il sistema gli ipogei senza però farci capire descrizione, e consistenza del grandioso ipogeo inizia sulla sinistra con la il loro utilizzo nonostante la pre- e vasto Edifi zio, con tutte le sue grotta del trappeto (probabilmente senza sulla parete di fondo delle dipendenze, di cui è oggetto, abbiamo veduto conveniente rilevare il completo cavità di scivoli le cui aperture usato anche come palmento per la Cespo planimetrico, il quale si è da lavorazione dell’uva), qui la maci- sono state murate per motivi di si- Noi rapportato con scala Geometrica na di cui rimane solo il basamento curezza. Rimane certa la presenza di 1/200 del vero, e che si presenta ricostruito, fatta girare da un asi- tra le varie grotte di una conceria qui allegato in due separate Tavole, no bendato, sminuzzava (in tempi che utilizzava delle vasche (oggi delle quali la prima comprende…il diversi) sia le olive per estrarne non più visibili) per mettere a ba- completo pian-terreno, e la seconda… l’olio, che la corteccia dei pini (lo gno le pelli e di seguito conciarle del piano superiore,…e tutto ciò per zappino) utilizzata con i cespugli tramite gli acidi come suddetto, di aversi sott’occhio la consistenza di di frasche (stinge) per conciare le botteghe per la produzione di og- detto edifi zio. Si premette che per meglio indicare getti in ceramica ad uso casalingo pelli e con la calce per toglierne i le particolari località, e l’uso cui sono peli. Nella cavità sulla destra del (piatti, bicchieri, contenitori per addette, si sono apposte in dette tavole, trappeto rinveniamo sui muri sin liquidi,ecc.) e di vasi per il giardi- le speciali iniziali in lettere Alfabetiche, sotto il soffi tto, del vecchio into- naggio ed infi ne di una neviera. per ciascuno compreso. naco impermeabile (costituito da Giova premettere ancora che guardando calce, terra rossa e vasi sbriciola- Infi ne altre due grandi grotte sott’occhio la vastità e le svariate ti fi nemente) che, intervallato da chiudono la sequenza degli ipogei località che presenta questo grandioso resti di muratura testimonia pro- senza però farci capire il loro Edifi zio a ben ragione ogniuno puote babilmente la presenza di grandi utilizzo nonostante la presenza osservare che dallo stesso potrebbesi, per maggior convenienza, e per la sulla parete di fondo delle cavità vasche di contenimento per l’olio più facile alienazione formarsino più o il vino. All’interno di tali grotte di scivoli le cui aperture sono state Lotti, dividendosi in partime nuove, ed in particolare nella terza grotta murate per motivi di sicurezza. se da una parte non sconveniamo, per in sequenza, rinveniamo numero- Rimane certa la presenza tra le adottare questo metodo, che in molte se mangiatoie utilizzate sia per gli varie grotte di una conceria che circostanze si è avvalorato ed adottato, animali da soma, che per parcheg- utilizzava delle vasche (oggi non dall’altra dobbiamo manifestare, che giare quelli destinati poi al macel- più visibili) per mettere a bagno le questa volta, altre importanti condizioni lo (in prevalenza maiali). A segui- pelli e di seguito conciarle tramite e ragioni ci hanno spinto al contrario.... re incontriamo il cavernone più gli acidi come suddetto e di botteghe Cenno generale dell’Edifi zio – Pian terreno (Veggasi Tipo) per la produzione di oggetti in grande di tutti con al centro del A – E’ un gran spiazzo che prende la soffi tto un grande lucernario e la- ceramica ad uso casalingo (piatti, Chiesa San Francesco ed il Convento teralmente sulla sinistra una sca- bicchieri, contenitori per liquidi, di che trattasi avendo dallo stesso la monumentale (completamente ecc.) e di vasi per il giardinaggio. l’ingresso mediante il vano di porta OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 19 posta sotto l’arcata sinistra guardando descrittivo è annotato. Per dare colareggiata su tutto il territorio la chiesa. un distinto e complessivo dettaglio Grottagliese, volta ad uno studio ………… degli affi ttatori dei contratti e delle con censimento dei frantoi ipogei D – Atrio del Convento, con gran singole rendite, che se ne percepiscono ivi siti. Nel 2002 sempre lo Speleo cisterna in mezzo. attualmente dall’amministrazione Club Cryptae Aliae con questa ul- ………… si è creduto utile formare il seguente F – Otto grandi locali e due stanzini, quadro. teriore ricerca sulla tipicità degli coverte tutte da volta in fabbrica e di ipogei artifi ciali vuole defi nire un diversa forma, che si tengono affi ttati approccio sistematico allo studio in dettaglio per uso di pagliere. Tali cavità sono comunque da in- di tali cavità sempre nel territo- ………… terpretarsi in tempi ed usi diver- rio di Grottaglie. Fra il 2003 ed il M – Due androni coverti da volte simili, si, in quanto le testimonianze e le 2004 il lavoro di ricerca e studio con cortile dietro posto, che servono tracce rimaste si prestano a più è stato rivolto agli ipogei siti nel di accesso e per uso del Trappeto a spiegazioni. L’insieme delle grotte castello Episcopio di Grottaglie. notarsi. e della antica chiesa di San Fran- Ricerca conclusa solo momenta- ...... Particolare degli ipogei artifi ciali cesco di Paola sono facilmente visi- neamente in quanto ancora in fase dalla tavola del piano terra del Quadro tabili con una telefonata preventi- di ampliamento con ulteriori studi Riassuntivo va al Padre superiore del convento non prettamente speleologici: Geo- N – Cortile dietro posto al Convento dei Paolotti. morfologia del territorio di Grot- O – Locali incavati nel monte, che si Nel 1994 si è avuta la fortuna di taglie; Storia di Grottaglie; Storia eleva dietro all’edifi zio, in dove è formato fotografare e fi lmare un frantoio architettonica del castello ed altri un buon Trappeto, cosi’ detto a Grotta, ipogeo oggi conosciuto come Bot- ancora. Saggi che nelle intenzio- e fornito da Frantoio ad una pietra, da tega Dormiente (fi g.7) che, ormai ni dovrebbero andare a costituire otto torchi detti alla Genovese, ed uno nell’oblio, aspettava di risorgere un insieme di dati ed informazioni più grande di rincontro, comunemente detto Mamma, da due corridoi con come la Fenice. Infatti nel 1997 in ancora a tutt’oggi non note e tra otto ripostigli a giare ed altro, come si occasione della Mostra della Cera- l’altro molto frammentarie. Infi ne scorge dal tipo. mica vedeva il suo risveglio quello studi recenti (nel 2005), al di fuo- P – Tre altri locali simili, incavati nel che è stato defi nito un microcosmo ri di Grottaglie, hanno portato lo monte, che con i seguenti sono affi ttati di Storia Grottagliese, con il suo Speleo Club a rilevare, fotografare per uso di fabbricare stoviglie. recupero per l’utilizzo didattico e e fi lmare una antica galleria plu- Q – Viale dietroposto alla Chiesa, che di testimonianza archeologico-in- viale a Monopoli, producendo tra pure dà accesso a tre precedenti locali, dustriale. Lo Speleo Club Cryptae l’altro un video di documentazione e di comunicazione ai seguenti. Aliae nel 1999 ha condotto una pri- sull’ipogeo in esame. R – Tre vasti locali con fornace, coverti da volta in fabbrica, semicircolari, ma ricerca di massima sugli ipogei che hanno ingresso dallo spiazzo A artifi ciali del territorio di Grotta- Tipicità degli ipogei artifi ciali e si tengono con i tre precedenti, per glie; ricerca che è stata sintetiz- nel territorio di Grottaglie fabbrica di stoviglie. zata in una rassegna fotografi ca S – Vuoto dietro la Chiesa il quale durante il convegno Spelaion ‘99 a Questa elencazione rappresenta dovrà chiudersi, per restare ad uso Martina Franca. Dal 2000 al 2001 una sintesi dei vari studi che a della stessa, essendo sottoposto ai l’attività dello Speleo Club è stata singhiozzo sono stati condotti locali della medesima. incentrata ad una ricerca parti- a livello di Speleologia urbana Piano Superiore T – Scalinata che dal piano terreno sale al piano superiore, con gradini di pietra forte. U – Quattro corridoi e stanze intorno, ch’erano le celle dei monaci ed ora parte locali per abitazione di persone povere ed indigenti, e parte per pagliere, le di cui coverture sono tutte con volta in fabbrica, e di svariate forme. ………… Finalmente in seguito di questi ultimi locali e cortile, ed a Levante dei medesimi, è posto un altro giardino, come va segnato in pianta, in cui si son piantati diversi alberi di frutta comune, e vi sono due botuli che danno luce ai sotterranei locali P del pian- terreno...... Dati desunti dagli Atti e dai Registri dell’Amministrazione Il sopra descritto Edifi zio si è trovato locato in dettaglio, per diversi usi, e per abitazione di gente meschina ed indigente, come nel suo cenno Figura 7 - Sistema di torchiatura nella Bottega Dormiente. 20 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 nel sottosuolo del territorio di la primavera e l’estate; ni), dovuto all’origine marina della Grottaglie. Esso non ha la pretesa g) pozzi-ingegne, per l’approvvi- calcarenite. di essere uno studio sistematico gionamento di acqua dalle falde Gli scavi degli ipogei suddetti, sino ma cerca di cogliere quelle che si superfi ciali, o per capillarità o per a non molti decenni or sono, hanno ritiene siano le tipicità o diversità captazione da vene sotterranee, visto operare la fi gura predomi- delle forme più comuni di ipogei nel da non confondersi con i pozzi nante dello zuccatore (cavatore), sottosuolo urbano, sia antico come artesiani che intercettano ac- il quale ci ha lasciato come testi- insediamenti rupestri nelle gravine, qua dalla falda profonda; monianza rilevante l’architettura sia moderno come centro storico. h) rifugi di guerra, per la pre- delle tagghiate (tagliate). Le forme ipogee individuate pos- senza nel territorio di un ae- sono essere classifi cate per carat- roporto militare che durante teristiche sia architettoni-che sia la I Guerra Mondiale era sta- funzionali in: zione di dirigibili e durante a) Cisterne, per la raccolta del- la II vero e proprio aeroporto, l’acqua piovana di forma questi erano ubicati principal- tronco conica ad uso general- mente lungo la strada dello mente famigliare (quantità di stadio comunale e nell’attuale acqua limitata) o parallelepi- piazza Principe di Piemonte; peda con sezione trapezoida- i) opere sepolcrali, tra cui le tom- le ad uso collettivo (mulini a be scavate nei pavimenti delle vapore o intere collettività); chiese più antiche di Grottaglie b) pozzi neri, principalmente a (fi g.9); forma di parallelepipedo di j) abitazioni, scavate nella roc- modeste dimensioni (ad uso fa- cia tufacea (calcarenite) ed al migliare) o informi quando si cui interno troviamo altri tipi tratta di pozzi a perdere (come di ipogei: cisterne, pozzi neri, nei frantoi per i sentinari); stalle, cantine e frigoriferi na- c) opifi ci, tra i quali: botteghe turali; questi ultimi costitui- di ceramiche, sorte principal- ti da pozzi scavati ed alcune mente all’interno dell’anti- volte intonacati nei pavimenti ca gravina di San Giorgio, si delle case o dei magazzini per sono ingrandite conservando la conservazione delle derrate nelle parti più interne la loro alimentari deperibili, quali: originaria struttura ipogea; vino, grano, ecc.. frantoi, per l’estrazione del- k) colombaie, rappresentate da l’olio che riscontriamo non solo ambienti ipogei con cellette Figura 8 - Bottega del Saponaro. nel tessuto urbano ma anche scavate sulle pareti e che spes- disseminati nelle campagne; so sono assimilate alle antiche palmenti, per la lavorazione farmacie erboristerie dei mo- dell’uva; concerie, per la lavo- naci. razione delle pelli che in tempi Annotazione di merito va fatta per remoti sono state uno dei fulcri quanto concerne il Centro Storico dell’economia Grottagliese ed di Grottaglie. Ivi dobbiamo tener infi ne saponifi ci, per la produ- presente che gli immobili, sia per zione di detergenti con i rifi uti gli scantinati sia nei piani terreni liquidi dell’olio (fi g.8); (per altezze limitate) sono scavati d) chiese-cripte, ormai in distru- nella roccia calcarenitica. Que- zione o da poco sco-perte come sto comporta notevoli problemi di quella nella chiesa del Carmine; umidità risalente dovuta a fogne e) gallerie, di collegamento tra antiche non ancora coibentate e immobili vari di cui se ne co- scavate nella roccia tufacea senza nosce l’esistenza e l’ubicazione alcuna impermeabilizzazione ed a ma causa la reticenza dei pro- cisterne e pozzi neri ancora pieni prietari, ancora non si è riusci- e chiusi, abbisognevoli di svuota- ti a studiare; mento, bonifi ca e respirazione. Ciò f) neviere o ghiacciaie, costituite onde permettere l’asciugatura e da pozzi profondi per l’accumu- quindi la sanitizzazione di tali am- lo durante l’inverno di neve, bienti sicuramente da recuperare. questa presa dalle zone limi- Inoltre sempre in conseguenza trofe di Martina Franca quindi della umidità risalente si assiste pressata, diventava ghiaccio, ed allo sfogo del salamastro dalla roc- Figura 9 - Ossario all’interno della Chie- infi ne veniva consumata durante cia per osmosi (come cristalli sali- sa del Carmine. OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 21 Archeologia industriale: Li Zuccaturi (i cavamonti)

Il mestiere di zuccatori (cavamon- ti, cavatore, fi g.10), si comincia- va ad apprendere già all’età di 6 anni e prevedeva nel 1919 un paga di una lira la settimana (1 kg di pane costava 21 soldi che equiva- levano ad una lira più un soldo). Man mano che il mestiere veniva appreso i guadagni aumentavano fi no a 4 lire la settimana. Il massi- mo della carriera comportava una retribuzione rapportata al numero dei piezzi (blocchi) estratti. In una cava già avviata l’operaio la- sciava dalla paga la cosiddetta de- cama (decima) al datore di lavoro a titolo di rimborso per le spese di avviamento della estrazione ed il raggiungimento di fronti con una Figura 10 - Li Tagghiati e lu Zuccatore. buona pietra facilmente zuccabile ne (bocca grande) 1a linea di base, i mitagliuni occorreva un lavoro (scavabile). Questo perché come infi ne con un blocco di petra via lungo e particolare, a causa della prima detto la paga era in funzione (pietra di calcare) del peso di circa notevole durezza della calcareni- tlu numero tli piezzi (del numero di 8-10 Kg, si davano dei colpi detti te di superfi cie (dovuta alla lunga blocchi estratti), che poteva varia- lu tuzzu (il tocco) sul fi anco, sino esposizione agli agenti atmosferi- re da 50 a 100 in funzione di una a fa sckattà lu piezzu (far saltare ci che tempra la roccia stessa). Lo pietra meno o più facilmente cava- il blocco). Per ultimo si dava una scavare i solchi richiedeva molto bile. La giornata lavorativa comin- squadrata e rifi nita sommaria alle tempo ma anche staccare il blocco ciava fi n dalle prime luci dell’alba varie facce del blocco tufaceo. Man dalla sua base voleva una tecnica e si protraeva anche fi n dopo il ca- mano che si estraeva ed aumenta- particolare diversa dal tuzzo. Si in- lare del sole con il chiarore della vano le linjee (le linee) e quindi i cideva come per i blocchi normali i luna. Ciò perché essendo la pietra vari strati di blocchi cavati, si for- tagli superiori, mentre alla base si di calcarenite bianca, man mano mavano le fi ancate delle tagghiate creava un vuoto sul lato lungo del- che si zuccava per l’incisione dei (tagliate o cave), dove per incidere la base sempre con la penna dello solchi, per contrasto si riusciva a i solchi veniva usato un attrezzo zuecco tale, da permettere l’inseri- vedere e quindi a lavorare. La tec- con due penne longitudinali al ma- mento di cunei di ferro o di legno nica di estrazione consisteva nello nico stesso dell’attrezzo, chiamato di fi co. Questi ultimi per chi non scavare dei solchi paralleli con la fi erru a ttagghju (ferro a taglio). conosce il legname penserà che ci testa a punta tlu zuecco (attrezzo Nell’andare sempre più in profon- sia un errore in quanto comune- simile ad un piccone), chiamata lu dità per accedere al luogo di lavoro mente si sa che il fi co produce un lanzu (il lanzo). Questi primi sol- venivano ricavate delle scalinate legno stupido poco infi ammabile e chi ricavati a distanza di nu palmu o si intaccava un angolo chiuso a (un palmo circa 27 cm), venivano mo di arrampicata e cio cavando attraversati trasversalmente da degli appigli per infi lare le mani altri solchi sempre paralleli ma ed i piedi internamente. Quando di distanze diverse a seconda dei si preparava una cava i primi bloc- blocchi che si dovevano produrre. chi estratti erano di pietra tufacea I blocchi erano generalmente usati particolarmente dura e quindi re- per la costruzione delle case, altre sistente, le cui dimensioni di lun- misure invece venivano estratte ghezza variavano da 1 m fi no ad onde appoggiare i pali per impian- 1,5 m ed erano chiamati mitagliu- tare i vigneti e cioè li basetti (le ba- ni (medaglioni), questi erano piez- sette), che presentavano in princi- zi fori misura (blocchi fuori misu- pio le dimensioni di 30cm x 30cm ra) e venivano usati come travi per x 27cm, rimpicciolite poi fi no a mi- porte e fi nestre o come sostegni sure di 15cm x 15cm x 15cm. Una pilli loggi (per i balconi di pietra, volta scavati i solchi bisognava fi g.11). Man mano che si scende- staccare dalla base i blocchi e ciò va in profondità il tufo diventava avveniva incidendo con la penna sempre più tenero e quindi più Figura 11 - Balcone in pietra con mita- dello zuecco chiamata vocca cran- facilmente zuccabile. Per ricavare gliuni di sostegno. 22 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 quando ancora verde molto tenero; Descrizione di alcuni ipogei per invece quando lo si secca acquista tipologia una durezza pari al legno di fag- gio. I cugni (cunei), presentavano Le ricerche e gli studi su esposti una larghezza di 6-10cm, spessore fanno da premessa al presente da 0 a 6 cm e lunghezza di 10-15 capitolo di descrizione degli ipogei cm, venivano confi ccati la sera uno più caratteristici tra le tipologie ogni 20 cm circa, incastrati nell’in- più diffuse su elencate, come: cisione di base insieme a terra ed erba in maniera tale che durante a) cisterne, sono state prese in la notte con l’umidità il legno au- esame la cisterna nel chiostro dei Figura 12 - Lu traino. mentasse di volume e scuppulava Paolotti di forma tronco conica ed lu mitagliuni sulu sulu (faceva va. Ciò in funzione della cubatura il cisternone del Fullonese con base saltava il blocco solo solo), dolce- di roccia che si andava ad estrarre rettangolare e sezione trapezoidale; mente fi no alla mattina senza as- e del numero dei blocchi da costru- b) opifi ci, si è operato sulla bottega solutamente lesionarlo. La tecni- zione che si producevano; alla fi ne di ceramiche di Cosimo Quaranta ca utilizzante i cunei di ferro era si sommavano le due quote con va- e sul frantoio dei Paolotti; diversa, ma anch’essa richiedeva riazioni in funzione della durezza c) chiese cripta, la maggiore di tutte metodo e tempo; consisteva nel- della pietra che si era incontrata. per quanto concerne il territorio di l’infi lare i cunei senza forzarli tra- Quando poi scavando lo scantina- Grottaglie è la chiesa-cripta dei mite un martellone di legno di fi co, to della casa si smantellava a tufu SS. Pietro e Paolo; questo ad intervalli di tempo rego- muertu (a tufo morto) cioè non d) pozzi ingegne, sicuramente sul lari colpiva i cunei confi ccandoli utilizzabile, il compenso lo si cal- territorio grottagliese ne saranno dolcemente sino a far distaccare colava in funzione della cubatura stati scavati vari, purtroppo ci è completamente la base del bloc- smantellata e della durezza della stato possibile studiare solo il poz- co tufaceo e ciò poteva portare ad pietra. Gli zuccaturi non hanno zo ingegna di Monte della Foggia; impiegare anche mezza giornata lavorato solo nelle cave ma sono e) neviere, nonostante se ne cono- di lavoro. Altri prodotti della cava stati utilizzati per lungo tempo scano varie, l’unica nella quale si è erano li pizzotti, con dimensioni di (prima dell’avvento delle macchi- potuti accedere è stata la neviera 33 cm di larghezza, 27 cm di spes- ne operatrici) per scavare strade di masseria Malabarba. sore e da 50 a 70 cm di lunghez- (fi g.13), canali di vario uso, poz- za, tali blocchi erano utilizzati per zi artesiani ed ingegne, cisterne, a) Le cisterne: la cisterna edifi care pilastri in muratura ed pozzi neri e vari altri tipi di ipo- nel chiostro dei Paolotti ed il erano sia di calcarenite dura che gei artifi ciali. Infi ne si rammenta cisternone del Fullonese tenera, in funzione della richiesta che durante la II Guerra Mondiale del muratore. Infi ne c’erano anche gli zuccaturi venivano considerati L’acqua, era l’elemento più impor- i cosiddetti palmatici, con dimen- lavoratori pesanti e prendevano tante per la vita all’interno di una sioni di 27cm x 27cm x 50 o 60 o sulle tessere alimentari il 50% in antica comunità, quindi anche i 70 cm ed avevano lo stesso utilizzo più rispetto agli altri operai e ciò suoi contenitori: le cisterne. Le dei pizzotti, la tecnica di estrazio- principalmente sul pane. cisterne per l’acqua, dovevano es- ne per entrambi era la stessa dei blocchi normali: lu tuzzu. Una volta pronti i blocchi, questi veni- vano caricati sobbr’alli traenneri (sopra ai traini, fi g.12) e cioè car- ri con alte ruote che transitavano lungo delle strade chiamate carra- recce. Nota particolare era che in funzione del luogo di estrazione i blocchi rocciosi venivano usati per costruire le volte a botte o a stella in quanto necessaria roccia tenera facilmente lavorabile e quindi pro- veniente dalle cave di via Marconi, oppure con roccia più dura prove- niente dalle cave di Risciu o Cristu (Riggio o Cristo) si innalzavano i muri portanti. L’acquirente sulla cava pagava i blocchi a valore uni- tario, mentre allorché si andava a costruire una casa e quindi si sca- vavano gli scantinati si contratta- Figura 13 - Discesa di via Crispi ex gravina di San Giorgio. OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 23 sere numerosissime e sfruttavano oltre che da cisterne più a monte l’acqua piovana raccolta tramite le quali, raccoglievano l’acqua pio- due diversi sistemi: con i terrazzi vana sugli spalti superiori siti tra delle case che, tenuti puliti, convo- la gravina del Fullonese e la gra- gliavano tramite i canali pluviali vinella di Sant’Elia. Essa presenta le acque nelle varie cisterne; oppu- alla sommità due canalizzazioni re tramite gli spiazzi rocciosi (per interrate contrapposte a diverse esempio gli spalti delle gravine), altezze di sezione quadrangolare, che venivano intagliati con cana- una, sul lato nord, di altezza pari li a raggiera o ad unico canalone a 30 cm (orografi camente verso la trasversale al pendio; i due sistemi parte alta) permetteva l’alimenta- spesso si integravano onde accu- zione della cisterna, l’altra, sul lato mulare quanta più acqua possibi- Sud di altezza pari a 20 cm, servi- le. Le cisterne ad uso famigliare va, proseguendo verso i cisternoni erano generalmente singole ed uti- sottostanti, allo smaltimento del- lizzavano i terrazzi per riempirsi, l’acqua di trabocco. Questi ultimi, mentre se asservite a collettività esplorati e rilevati nel 1983 dal o lavorazioni, risultavano numero- Centro Studi Speleologici Naturali se, collegate tra di loro e con l’uso ed Ambientali di Grottaglie, furono di entrambi i sistemi di raccolta realizzati prima della costruzione (come per esempio la cisterna nel Figura 14 - Ingresso della cisterna nel (al di sopra del cisternone maggio- chiostro del convento. chiostro del convento dei Paolotti, re) di un moderno immobile che ha o il cisternone del Fullonese). Nei del convento dei Paolotti (fi g.14), è distrutto parte del sistema sotter- sistemi a cisterne multiple si nota- un classico esempio di forma tron- raneo. Altro mirabile ipogeo (per le no i collegamenti tra i vari ipogei coconica. Essa presenta il cono sue dimensioni) è il cisternone del siti a diversi livelli altimetrici; ciò superiore alto 8 m, con la base di Fullonese (fi g.16) sito all’interno permetteva una raccolta di acqua diametro pari a 8 m inclinata ver- della omonima gravina del Fullo- in maggior quantità senza disper- so il centro, ove una pozzetta alta 2 nese, situata alle spalle dell’ospe- sioni e tra l’altro ottenendo nelle m di forma troncoconica rovescia- dale di Grottaglie. Il cisternone a cisterne più a valle, un’acqua più ta presenta un’apertura di 3 m ed sezione trapezoidale sia longitu- pulita ed in defi nitiva potabile. Il una base di 1.6 m (fi g.15). Funzio- dinalmente che trasversalmente, tutto con un sistema di decantazio- ne di tale pozzetta era la raccolta e rappresenta l’elemento più impor- ne per stadi successivi e, del mo- decantazione dei residui solidi. In tante di un sistema idraulico così vimento dell’acqua che generando totale la capacità utile risulta di composto: a) canalizzazioni per la le bollicine ossigena il liquido circa 140 metri cubi. La cisterna fa raccolta dell’acqua (sugli spalti stesso. Le cisterne rinvenute nel parte di un sistema idraulico (non superiori della gravina al di sopra territorio grottagliese, solitamente più rinvenibile nella sua interez- della chiesa-cripta dei S.S. Pietro venivano completamente scavate za) di raccolta, accumulo e depu- e Paolo); b) canalizzazioni di colle- nella calcarenite o tufo e perfetta- razione delle acque provenienti sia gamento dei vari serbatoi (situati mente impermeabilizzate da un in- dai terrazzi superiori del chiostro a più livelli); c) cisterne di forma tonaco levigato costituito da calce, polvere di tufo, bolo (terra rossa) e cocci di ceramica sbriciolati. Tec- nica che ha permesso la conserva- zione delle cisterne per vari secoli in ottime condizioni sino ai nostri giorni. La forma più rappresenta- tiva è quella troncoconica, di limi- tata capienza, che permetteva una forte penetrazione in profondità dello scavo senza destabilizzare la struttura rocciosa sovrastante, ciò testimoniato dall’enorme diffusio- ne nel Centro Storico di Grottaglie di tali cisterne, dove i carichi del- le costruzioni sovrastanti spesso sono notevoli. L’altra forma che si riscontra è quella a base rettango- lare e sezione trapezoidale, scavate spesso di dimensioni notevoli per la necessità di una maggiore capa- cità idrica. La cisterna nel chiostro Figura 15 - Cisterna nel chiostro dei Paolotti Cono di decantazione sul fondo. 24 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 (fi g.17). Il cisternone è alto 8,50 m, con una larghezza alla base di 8,80 m ed una lunghezza di circa 14 m, il tutto per una capienza uti- le di circa 490 metri cubi. Il piano basale a pianta rettangolare pre- senta un’inclinazione del 3% cir- ca. La volta a botte, costruita con blocchi tufacei (a faccia vista), per un’altezza di 1,50 m, presenta tre aperture: una sul lato NE per l’in- gresso dell’acqua di riempimento; un’altra centrale, probabilmente con colonne e vera, visti i detriti presenti sul fondo della cisterna; l’ultima sul lato SO che smaltiva l’acqua di trabocco in un’altra ci- sterna oppure nell’alveo del tor- rente che scorreva all’interno della gravina stessa. Infi ne, antistante l’apertura bassa, abbiamo un ripa- ro sotto roccia quasi completamen- te occluso di detriti e delimitato da un muro di cui oggi resta ben poco, utilizzato per il soggiorno delle persone che andavano ad attinge- re l’acqua, come prima detto.

b) Gli opifi ci: la bottega di ce- ramiche Quaranta ed il fran- toio dei Paolotti

Grottaglie rappresenta uno tra i più importanti centri di produzio- ne ceramica dell’Italia, sia per la qualità dei suoi manufatti che per l’elevata maestria dei suoi artigia- ni, tra i quali spiccano tornianti di valenza mondiale. Quando sia nata tale arte con certezza scientifi ca Figura 16 - Cisternone del Fullonese, veduta interna. non ci è dato sapere, sicuramente

sia troncoconica che a sezione tra- pezoidale (completamente scavate nella calcarenite). Il tutto andava a costituire anticamente un im- pianto di raccolta, decantazione e potabilizzazione dell’acqua, utiliz- zato sino a non molti decenni fa. La particolarità della cisterna in esame è l’avere un accesso nell’an- golo più basso della base, costituito da un’apertura di 40 cm sia di al- tezza che di larghezza. Questa ser- viva a permettere periodicamente la pulizia ed il controllo interno del serbatoio; ciò tramite l’occlusione con tre blocchi tufacei dapprima infi lati all’interno, quindi incastra- ti (grazie ad un’accennata forma a coda di rondine) ed infi ne sigilla- ti per impermeabilizzare il tutto Figura 17 - Cisternone del Fullonese, accesso basso. OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 25 è antichissima, ciò in funzione di te con l’unione delle varie borgate probabilmente preesistenti. Ciò vari ritrovamenti archeologici di disseminate sul territorio grotta- presumibilmente per la presenza antiche fornaci e della presenza gliese nell’antico Centro Storico, di innumerevoli grotte disponibili, sul territorio di frammenti di vari l’antica gravina di San Giorgio at- per la presenza di un corso d’acqua tipi di ceramica, dalla più antica tuale Quartiere delle Ceramiche o ed infi ne per il clima più mite che cosiddetta ad impasto costituita delle Camene o ancora come viene ancora oggi si riscontra all’interno di argilla e sabbia con cottura a chiamato in grottagliese delle Ca- delle gravine. La bottega di Qua- fi amma libera, alla più raffi nata di mennere, deve essere stato il luogo ranta (fi g.18) ubicata centralmente infl uenza Greca. Purtroppo grave ideale di insediamento dei nuovi nel Quartiere delle Ceramiche ne è lacuna dei nostri fi guli o artigiani fi guli, appresso a delle botteghe un tipico esempio, essa è composta della ceramica è stata per lungo sia di ceramica che di conciapelli da vari ambienti assimilabili a due tempo il non aver né fi rmato né tantomeno datato i loro manufatti, questi si presentano secondo due tipicità artistiche di base: l’arte Capasonara e l’arte Faenzara. La prima caratterizzata da semplicità di forme e decorazioni, compren- de sia la Roba gialla che la Roba rustica ed è costituita da cerami- che di uso popolare per la vita di tutti i giorni, quali: piatti, broc- che, bicchieri, minzane, capasoni, ecc.. L’arte Faenzara nasce tra il 1600 ed il 1700 con le Maioliche, ceramiche ove prevalgono più gli aspetti decorativi ed estetici che quello funzionale. Le prime botte- ghe di ceramica in funzione dei ri- trovamenti archeologici di antiche fornaci si rinvengono presso Mon- te della Foggia, Monte Salete e Masseria Vicentino. Probabilmen- Figura 19 - Esposizione nella parte ipogea della Bottega di cera. blocchi: un primo più antico rap- presentato da vani scavati nella roccia calcarenitica probabilmen- te in grotte preesistenti, il secondo blocco invece più recente costruito in muratura costituisce la parte anteriore della bottega, avutasi per assolvere a quelle che sono state sia le esigenze di ammoder- namento dell’arte della ceramica, che di ampliamento dei volumi di produzione dei manufatti (fi g.19). Le origini della bottega risalgono probabilmente al 1700 come parte più vecchia, indi completata nel 1800, con ulteriori ammoderna- menti negli ultimi decenni.I primi proprietari non si conoscono, nel 1800 abbiamo i Vestita, quindi nel 1900 succedono i Motolese, a ruota i Morrone, oggi il tenutario è Qua- ranta Cosimo. La bottega presen- ta ancora strutture originarie dei primi sistemi di produzione arti- gianale, quali: le fornaci a legna e sansa per la cottura delle cerami- che, il tornio in legno a pedale, ed altro. Attrezzature oggi sostituite Figura 18 - Rilievo della Bottega di ceramiche Quaranta. dai forni a gas (molto meno inqui- 26 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 nanti), dai torni elettrici, e soprat- tutto dalla creta già pronta per essere lavorata. Questo perché in tempi non molto lontani la creta si ricavava partendo dalla roccia di argilla presa dalle cave di Monte- mesola e poi lavorata sino ad otte- nerne la pasta da plasmare. La notevole produzione di olio (sia come quantità che qualità), che da sempre contraddistingue la regio- ne Pugliese ha fatto si che sull’in- tero territorio nascessero i frantoi o trappeti. Luoghi destinati alla trasformazione delle olive in olio; liquido sacro sin dall’antichità per gli dei dell’Olimpo, è ancora oggi un alimento importantissimo per una sana tavola. I frantoi moderni a ciclo continuo hanno soppiantato totalmente le antiche attrezzature costituite da: macine per la prepa- razione della pasta di olive, tor- chi per strizzare la pasta, vasche per raccogliere il liquido impuro che dopo la decantazione e cima- tura ci davano fi nalmente l’olio da mangiare, ed ancora vari altri utensili necessari alla lavorazione delle drupe (la ciuccia, la mattra, Figura 20 - Rilievo del frantoio dei Paolotti. le ciuvanne, ecc.). I trappeti anti- chi sono stati impiantati preva- oggi si presenta pulito, curato e per valorizzarne le sue caratteri- lentemente sottoterra, ciò a causa soprattutto visitabile. Ciò in quan- stiche (fi g.20). Appena entrati il del lungo processo di estrazione to è stato svuotato di tutti i rifi u- basamento della macina si presen- che creava l’esigenza basilare di ti accumulati nel tempo (scarti di ta nella sua interezza in quanto ri- avere nell’ambiente di lavoro una macellazione e detriti vari), con- costruito con i vari pezzi una volta temperatura tale da conservare solidato con vari muri e colonne disseminati per il frantoio (fi g.21), le olive e permettere all’olio di po- di rinforzo in grado di sopportare mentre una delle due ruote (1,7 m ter decantare velocemente senza il peso del sovrastante convento e, di diametro) la si ritrova stesa per peraltro andarsi a coagulare. La infi ne, sapientemente illuminato terra alle sue spalle. Sulla sinistra stagione di brucatura o raccolta dell’ingresso ritroviamo prima gli delle olive parte dall’autunno e si intacchi (sia sulla volta sia sul pa- protrae sino all’inverno inoltrato, vimento) corrispondenti all’asse in funzione di ciò un impianto di della ciuccia e poi tre mangiatoie superfi cie risentirebbe maggior- completamente scavate nella roc- mente delle infl uenze metereolo- cia. A fi anco di queste ultime una giche invernali soprattutto per le apertura oggi chiusa portava in rigide temperature, al contrario i quello che era, secondo le testimo- frantoi ipogei fi sicamente è come nianze raccolte, il deposito delle se fossero isolati dall’esterno e olive che venivano trasportate con quindi a clima costante, condizio- tini o sacchi. Questo spiega come ne importante per lavorare le oli- a differenza di altri frantoi non ve. Il trappeto ipogeo all’interno rinveniamo le classiche caditoie. del convento dei Paolotti fa parte Sempre sulla sinistra rinveniamo di tutto un insieme di caverne sca- allineate ed appoggiate alla parete vate artifi cialmente su una stessa rocciosa le colonne murarie di sei facciata rocciosa con imboccatura torchi, mancanti di tutto il castello e sviluppo in eguale direzione. Già di legno (vite madre, vitone e re- preso in esame durante i primi lativo sostegno). All’interno delle lavori di consolidamento e ristrut- colonne due incavature verticali turazione sia del convento sia del- Figura 21 - Basamento della macina nel contenevano le guide in legno per l’attigua chiesa (primi anni ‘80), frantoio dei Paolotti. lo scorrimento del disco pressa OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 27 (fi g.22). Alla base di ogni torchio ro conservativo dell’intero immobi- ritroviamo il basamento in pietra le del Carmine. Infatti nello sman- dura (pietra mazzara) con la sca- tellare il pavimento (non originale) nalatura incisa per la raccolta del- della chiesa è comparsa dapprima l’olio di spremitura che, si andava una scalinata scavata nella roccia ad incanalare nell’angelo nudo. e successivamente l’antica chiesa Questi è costituito da un pozzetto ipogea completamente ricolma di scavato nel pavimento del fran- detriti con l’attiguo ossario degli toio, privo di intonacatura, se ne antichi monaci Carmelitani una presentano uno per ogni torchio, volta ivi residenti. Ciò a conferma di diametro e profondità pari a 80 di antichi documenti che parlavano cm; in tempi successivi nello stes- della cripta, ma di cui ormai s’era- so verranno alloggiati direttamen- no perse le tracce. Tra le numerose te i tini a ricevere l’olio. I pozzetti e varie chiese cripta esistenti nel comunicano alla base tramite con- territorio di Grottaglie, merita dotte scavate nella roccia di 15 cm particolare attenzione quella defi - di diametro. Queste ultime convo- nita dei SS. Pietro e Paolo ubicata gliavano i refl ui oleari (sentina) nella gravina del Fullonese alle in uno degli angeli centrali che a spalle dell’ospedale San Marco. sua volta scaricava in un pozzet- Figura 22 - Colonne murarie dei torchi. La chiesa rupestre fatta scavare to (il Purgatorio) rettangolare di da Mons. Lelio Brancaccio a metà dimensioni maggiori tramite una grotta di Quinto Ennio ed un’altra del 1500 durante le varie opere condotta di 10 cm. Qui la sentina nell’antica gravina di San Giorgio, di miglioramento per la fruizione decantava ulteriormente e per- attuale Quartiere delle Ceramiche dell’allora lama Lo Burgo, si trova metteva di cimare (raccogliere) con la bottega di Ceramiche Ca- all’interno della gravina del Fullo- altro olio in sospensione. In fondo retta. Tra l’altro molte chiese at- nese, a mezza altezza della fi anca- alla grotta dei gradini portano in tuali sono sorte sui resti di antichi ta sul lato NE. Essa è ben visibile uno spazio sottoposto al piano di templi, come per esempio a Mar- da lontano per gli enormi blocchi calpestio del frantoio la cui desti- tina Franca con la cripta bizanti- crollati dalla volta che ne hanno nazione d’uso rimane ignota. Di na della Madonna dell’Hodegitria scoperto le pareti di fondo. Crolli fronte alla parete di sinistra rinve- scoperta durante dei lavori sotto le avutisi durante la notte del 11 no- niamo le colonne murarie, sempre cucine del convento dei Cappucci- vembre 1933, dopo alcuni giorni di mancanti del castello in legno, di ni o a Grottaglie con l’antica cripta abbondanti piogge (fi g.23). L’insie- un torchio isolato di dimensioni (defi nita da alcuni) della Madonna me rupestre presenta quattro am- maggiori rispetto agli altri; infat- della Grotta (assimilata con l’arri- bienti distinti: la navata maggiore, ti il suo angelo presenta entrambe vo dei carmelitani a Grottaglie alla il narcete o vestibolo, la cappella, il le dimensioni pari a 90 cm. Sulla Madonna del Monte Carmelo) al di corridoio con l’Ospizio per i pelle- destra del frantoio una stanza, pri- sotto della chiesa del Carmine, ipo- grini (fi g.24). La navata maggiore ma in comunicazione con lo stesso, geo svelatosi dopo l’ultimo restau- presenta sul fondo ciò che resta del veniva probabilmente usata per il ricovero delle personale addetto (trappetari). L’ipogeo, allo stato attuale, è suscettibile di ulteriore valorizzazione se considerato nel contesto delle adiacenti caverne, tra cui rinveniamo una neviera ed antiche botteghe di ceramiche e conciapelli. c) Le chiese cripta: la chiesa cripta dei SS. Pietro e Paolo

I luoghi di culto ipogei non sono rari e la loro esistenza è nota fi n dal paganesimo. Nel nostro terri- torio lo storico Cafforio ci porta a conoscenza di due grotte utilizzate come templi per l’adorazione del- le Camene (divinità latine delle acque e delle sorgenti, assimilate alle Muse dei Greci); una nella gra- vina di Riggio rappresentata dalla Figura 23 - Panoramica esterna della chiesa cripta dei SS. Pietro e Paolo. 28 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006

Figura 24 - Rilievo della chiesa cripta dei SS. Pietro e Paolo. OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 29 Monte Calvario completamente (vari mesi) in un ambiente ostile scavato nella roccia calcarenitica. in quanto al buio con la sola luce Questo originariamente recava delle lanterne e pericoloso per la sulla sommità tre croci: due late- perenne possibilità di franamenti rali in legno e una centrale rica- ed allagamenti dovuti al continuo vata nella roccia con le fi gure del arrivo di acqua da parte delle falde Cristo e dei ladroni. In oltre alla freatiche. I pozzi ingegna venivano base dei crocifi ssi due statue: la scavati onde captare e sfruttare le Madonna e un’altra non decifra- acque sotterranee più superfi ciali bile. Al di sotto del Calvario tro- (un tempo molto meno inquinate viamo il Presbiterio costituito da di oggi) dovute a strati rocciosi im- una cripta squadrata con sul fondo permeabili (per esempio le argille) l’altare ormai quasi completamen- non profondi che, trattenendo le te distrutto dai vandalici tentativi acque piovane creano delle falde di ritrovare l’acchiatura (il tesoro) sospese a bassa profondità. Tali (fi g.25). Il narcete o vestibolo posi- ipogei si ottenevano scavando poz- zionato in fondo a destra, presen- zi profondi da un minimo di 3m ta sulla parete frontale in alto, il (per esempio i pozzi presso il lito- graffi to della croce e degli attrezzi rale jonico), sino ad un massimo del martirio di Cristo, in basso nel Figura 25 - Il Calvario depredato. di 40m come il pozzo ingegna sito pavimento, riscontriamo un poz- zo ricolmo di materiale probabile tomba dei monaci. La cappella la ritroviamo subito a destra entran- do nella chiesa. Essa, di piccole di- mensioni e senza alcun affresco o graffi to, presenta la particolarità di due colonne, una scolpita nella roccia mentre l’altra costruita con blocchi di pietra lavorati. Infi ne a sinistra del Calvario una scalinata parzialmente distrutta immette in un corridoio aperto, con gli accessi di quelli che anticamente erano gli ambienti dell’Ospitium Peregrina- tum di cui ormai rimangono solo rovine a causa del crollo delle volte prima detto. Purtroppo l’incuria, il facile accesso e la vicinanza di vari plessi scolastici ne hanno fat- to una meta di incursioni vandali- che ormai da vario tempo. Esso si presenta in condizioni disastrose nonostante la rappresentazione del Monte Calvario, con l’altare inglobato, fosse stato dichiarato monumento nazionale. d) I pozzi ingegna: il pozzo in- gegna di monte della Foggia

L’ingegna rappresenta una rile- vante testimonianza di archeologia industriale nel nostro territorio (e non solo), in quanto pozzo ricava- to senza l’ausilio di macchine ope- ratrici ma con la sola forza delle braccia e l’impiego di elementari attrezzi come lu zuecco (piccone di forma particolare); inoltre una grande caparbietà da parte del- l’uomo ad operare per lungo tempo Figura 26 - Rilievo pozzo ingegna di monte della Foggia. 30 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 nella zona industriale di Grotta- e) Le neviere: la neviera di mas- glie presso la località Monte della seria Malabarba Foggia (fi g.26). Quest’ultimo, oggi purtroppo non è più visitabile a Anticamente per procurarsi del causa di una strada fatta da poco freddo naturale si tendeva a con- che ne ha occultato gli ingressi, ciò servare la neve scavando profonde in quanto è mancata l’accortezza buche nel terreno, queste durante di lasciare dei tombini di acces- la stagione invernale si riempiva- so. Il pozzo era sito di fronte alla no ed una volta colme venivano stazione ferroviaria di Grottaglie, isolate dall’esterno con strati di fo- in quello che era lo spiazzo di una glie secche e rami. Erano queste le vecchia cantina sociale (oggi adibi- cosidette neviere a cielo aperto la ta a laboratorio di ceramiche), ivi cui conservazione nel tempo della erano ubicati i due ingressi (fi g.27) neve era molto limitata. La neces- in una soletta di cemento armato sità di avere ghiaccio (e non più ed erano costituiti da due botole neve) conservato in tempi lunghi distanti fra loro 50 cm con aper- ed in notevoli quantità porta allo tura quadrata di 55 cm di lato. A scavo di grandi ambienti sotterra- circa 2 m scendendo al di sotto del- nei profondi (le ghiacciaie artifi cia- la soletta si incontrava un terraz- li) onde meglio isolare la neve che, zino anch’esso di cemento armato depositata all’interno si trasfor- a forma di settore circolare di 2,80 mava in ghiaccio onde essere uti- m di diametro.Da qui la parete Figura 27 - Ingressi originali del pozzo lizzato sino all’estate per uso ali- scendeva per 6,40 m incamiciata ingegna. mentare e sanitario. Tale attività con tufi perfettamente maltati e alla marinara), questa scendeva considerata importante alla stessa giuntati, onde separare il pozzo lungo tutta l’altezza del pozzo sino stregua del fornaio o del contadino, dal terreno circostante di natura ad infi larsi nell’acqua sul fondo. viene a decadere con l’arrivo del argillosa. Dopo di ché, sempre in Nonostante il facile accesso per freddo artifi ciale grazie all’inven- forma cilindrica ma con un diame- eventuali insetti, l’unica presenza zione del frigorifero, a tal punto da tro di 2,05m il pozzo andava giù di vita la si è riscontrata al di sotto dimenticarci completamente della per una profondità di altri 30 m. degli imbocchi con degli esempla- esistenza degli ambienti ipogei che Il pozzo da 6.40 m fi no a circa 15 ri di aracnidi, né tantomeno sono tanto a noi sono serviti. Nella mas- m di profondità, presentava l’in- stati visti animali nell’acqua sul seria Malabarba si conoscono due camiciatura giuntata solo in senso fondo. neviere o ghiacciaie, di cui solo una longitudinale in quanto i blocchi (probabilmente la maggiore) ac- distanziati di circa 2 cm, creavano cessibile ed ubicata esternamente un sistema di fessurazioni verticali nell’angolo Nord Est dell’immobile per il drenaggio dell’acqua. Da 15 (fi g.29). Questa da noi studiata, si m a circa 24 m sempre di profondi- presenta in condizioni disastrose tà, le fessure diventano orizzontali per l’accumulo sul fondo (1 m di e si riscontravano ricavate scol- altezza) di vari rifi uti: carcasse di pite alla base dei blocchi rocciosi. animali, copertoni, rifi uti urbani, Dopo di che il pozzo non presenta- ferraglia, ed altro ancora (fi g.33). A va più l’incamiciatura ma roccia causa di ciò il proprietario è stato nuda, superiormente calcarenite, costretto per l’ennesima volta dopo inferiormente roccia tipo biancone la nostra visita, a richiudere l’ac- con intercalature di conglomerato cesso a quella che è una importan- fossilifero. Quasi alla fi ne, a 4,50 te testimonianza del nostro passa- m dal fondo (allagato) del pozzo, to, quando i frigoriferi ancora non si aveva una nicchia incavata per esistevano od erano appannaggio una profondità di 1,20 m nella pa- delle famiglie più benestanti. La rete rocciosa, con altezza di 1,60 m neviera in esame è costituita da per 1,00 m di larghezza, utilizzata un pozzo profondo circa 8 metri per sistemare l’autoclave (fi g. 28). a pianta quadrata e sezione ret- Il fondo del pozzo al tempo delle tangolare, con una altezza inter- esplorazioni fatte, era colmo di ac- na totale tra lo scavo nella roccia qua per circa 3 m. Onde permette- calcarenitica (volgarmaente tufo) re l’accesso e la discesa nel pozzo e la muratura esterna di oltre 10 ai tenutari, era fi ssata alla parete metri, con una capacità utile di im- mediante inghisatura una scala in magazzinamento di circa 320 me- acciaio (in discrete condizioni) con Figura 28 - Nicchia e fondo allagato del tri cubi. Il suo uso prevedeva che ingabbiatura di sicurezza (del tipo pozzo ingegna. durante l’inverno si accumulasse OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 31 reni rocciosi) confi nanti con i serri del Capitolo alli Luoghi detti li Cammini; la pezza di Cappitelli di 35 tomoli con la strada; + la chiusa (cortile con mu- retto a secco) detta la lama Palombo, soggetta a 7 carlini annui al Capitolo; in una grotta ai piedi del Monte di det- ta chiusura accanto si trova un’altra grotta dei carmelitani ed un portico presso la chiesa di Santa Lucia, con un’area e molte piante di chiapperi; + i passaturi detti li communi, in comune con Pinto; + 3 chiuse accanto alla mas- seria di Laviosa, confi nanti con la via pubblica per Martina; + un palmento vecchio nelle terre di Latterio; + metà acquaro di Latterio; + 34 tomoli della pezza di Riggio confi nante con la lama di Riggio, con la masseria del Santissi- mo Sacramento, con 11 tomoli inclusa la Fontana, soggetta a 4 carlini al Ca- Figura 29 - Cumulo di ri¿ uti sul fondo della neviera di masseria. pitolo; + la chiusa della Cornuta, con 40 olivi confi nanti con la lama di Rig- gio, con 30 ensite (alberi di recente in- nato ad ospitare animali od attrezzi), all’interno la neve, portata dai nestati) di olive, termiti (olivo selvatico una casa di paglia, capanne, 2 curti traini (carri con alte ruote) prove- adoperato come portainnesti), rigetti (recinti) per buoi, una casa di guala- nienti dalle zone di Martina Fran- e cisterna; + la chiusa presso Riggio, ni (lavoratori stagionali della terra), 5 ca, depositata e pressata a strati presso la corte e rigetto, con 20 olivi, un curti di pecore, alcune grotte nel giar- di circa 30 cm alternati con paglia, rigetto coverto nella curte e grotte; + 34 dino di cedrangole (agrumi); un altro olivi alli Cameni. ciò per non andare a formare un giardino di frutti comuni, un acquaro unico blocco di ghiaccio diffi cile (cisterna per l’acqua piovana) (metà Totale prezzo pagato 1635 ducati. poi da tagliare e quindi vendere, nel giardino, metà fuori), 2 niviere (di sia per rinfrescare le cibarie che cui una grande), 60 tomoli di serri (ter- per usi medici. Il prezzo di vendita del ghiaccio cosa strana era deci- so dall’autorità comunale. Essa presenta come tutte le neviere l’ingresso principale a Nord, onde ridurre l’azione riscaldante dell’ir- radiamento solare, con altre due aperture affi ancate alla principale ma più basse (fi g.30) ed infi ne un quarto ingresso sottoposto al pia- no di calpestio esterno e frontale ai tre suddetti. Inoltre si intravede la presenza di una cavità preesisten- te da tracce di scavi sulla parete a Nord a mezza altezza, ciò a confer- ma che spesso per nuove esigenze si trasformavano ipogei già in loco per destinarli ad uso diverso. A ri- prova della esistenza sin dal 1600 sia della masseria che delle an- nesse neviere si riporta di seguito un Atto di vendita della masseria Malabarba (inclusa anche quella di Riggio), redatto nell’anno 1683 dal Notaio Alessio Greco: Il Capitolo della chiesa Collegia- ta di Grottaglie compra la masseria di Livia ed Angelo Laviosa, ereditaria di Vincenzo Laviosa (loro padre) e di Rosa Tedesco (loro madre), denomi- nata Malabarba e Riggio. Consiste in una torre, un rigetto (ambiente desti- Figura 30 - Veduta interna dei tre ingressi a Nord nella neviera. 32 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006

Ringraziamenti

Si ringraziano in modo particolare tutti i soci dello S.C.C.A. senza i quali tali studi non sarebbero potuti aversi, tutti i tenutari dei vari ipogei per la estrema sensibilità e pazienza onde averci dato libero accesso alle loro proprietà, ed infi ne per la gentile concessione di Patrizia Maranò per il Quadro Riassuntivo sul convento dei Paolotti ed Antonio Vincenzo Greco per l’Atto di vendita della Masseria Malabarba.

Bibliografi a

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OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 33 Aspetti archeologici e condizioni geologico-morfologiche degli antichi acquedotti pugliesi L’esempio dell’acquedotto del Triglio nell’area tarantina

Marco Delle Rose1,2, Francesco Giuri2, Patrizia Guastalla3, Mario Parise1,4 e Mariangela Sammarco2,3 1 Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica, CNR, Bari 2 Gruppo Speleologico Nerentino, Nardò (Lecce) 3 Dipartimento Beni Culturali, Università di Lecce 4 Gruppo Puglia Grotte, Castellana-Grotte (Bari)

Abstract Premessa The Apulia region, in southern Italy, hosts several evidence of ancient aqueducts dating back to the roman and medieval age. The karst Il presente lavoro nasce con l’in- territory of Apulia, where, due to the geological and morphological tento di offrire un contributo per la features of the region, the presence of water at the ground is extremely localizzazione, la funzione e la rac- rare forced man to look for water supplies and to collect water since colta di elementi utili alla datazio- the establishment of the very fi rst human settlements in the area. This ne di alcuni settori dell’acquedotto explains the presence of many Apulian aqueducts, covering the entire romano del Triglio, in provincia di region, from the Dauno Apennine (Bovino, Torremaggiore, Lucera), Taranto, ai fi ni dell’individuazione to the Bari province (Canosa di Puglia, Gravina in Puglia), down to delle parti di tracciato su cui indi- Salento Peninsula (Brindisi, Gallipoli). Within this complex framework, rizzare le future attività di ricerca. the present article examines the geological and morphological setting É nostra convinzione, infatti, che in the Taranto area, where two remarkable aqueducts are present: la struttura dell’acquedotto del Saturo and Triglio. In particular, the attention will be here focused on Triglio meriti un’attenzione parti- the Triglio aqueduct, due to the following reasons: i) continuity in the colare, che andrebbe poi estesa an- use of the structure; ii) good state of preservation of the aqueduct; iii) che ad altre realtà meno conserva- availability of many historical documents. te oppure semplicemente interrate The Triglio aqueduct takes origin from the southern slope of the Murge da troppi secoli e pertanto dimen- Plateau north of Taranto. It is formed by six branches, that follow the ticate anche dal mondo scientifi co course of the typical fl uvial-karst valleys of the area (locally called che in territori come quello taran- gravine). The branches join near the S. Michele Church to form the main tino spesso manca di organicità tunnel. The overall aqueduct is about 18 km-long, and has a mostly progettuale. subterranean course. The fi nal part, 3 km-long, just before entering the La ricerca archeologica e topogra- town of Taranto, has, on the other hand, an external course, marked by fi ca svolta, della quale si presen- more than 200 arches. tano in questa sede i risultati in The geological setting is made of a limestone bedrock of Cretaceous forma sintetica, ha fornito il sup- age, that is overlaid by Pliocene-Pleistocene calcarenites and marly porto necessario ad una corretta clays. Two main aquifers characterize the hydrogeology of the Taranto integrazione con le considerazioni province: a shallow aquifer, contained within the calcarenites, and derivate dalle analisi di caratte- resting over the underlying impervious marly clays; and a deep aquifer re geologico, carsico e speleologi- in the Cretaceous bedrock. Development of the Triglio aqueduct could co effettuate sulla zona da cui ha be related to a local aquifer, contained within the calcarenites and origine la gran parte delle acque resting over a thin lens of marls. Starting from these observations, in trasportate dall’acquedotto del ancient times the work to realize the subterranean aqueduct began. Triglio, eccezionale monumento in In addition to the above considerations, a detailed analysis of the uso probabilmente a partire dal- historical documents, and of the archaeological researches in the l’età romana sino al 1927. area as well, is presented. The fi nal part of the article provides some preliminary considerations about dating of the hydraulic work, based Introduzione upon the previously considered evidence. La Puglia è una delle regioni ita- Keywords: aqueducts, artifi cial cavity, hydrogeology, Triglio, Taranto. liane in cui la presenza di antichi sistemi ed opere di approvvigiona- Parole chiave: acquedotti, cavità artifi ciali, idrogeologia, Triglio, Taranto. mento idrico acquisisce una parti- colare rilevanza. La natura carsica del territorio, che di per sé non con- sente, o limita fortemente, la pre- 34 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 senza di acqua in superfi cie, ha da prime esplorazioni documentate Localizzazione e descrizione sempre indotto le popolazioni che degli acquedotti antichi: ad esem- del tracciato si insediavano in questi territori pio, quelli di Triglio (Becchetti, ad operarsi per la raccolta e la di- 1896, 1897b), di Saturo o delle Ac- La città antica di Taranto forse sin stribuzione della risorsa idrica. Di que Ninfali (Dal Lago, 1896; Bec- dall’epoca romana era servita da conseguenza, canalizzazioni ed ac- chetti, 1896, 1897a), di Brindisi due acquedotti, quello meridionale quedotti, o più semplici sistemi di (Camassa, 1934) e di Gallipoli (De proveniente da Saturo, realizzato raccolta delle acque piovane come Giorgi, 1892, 1897; Franco, 1911). nel I sec. a.C. e distrutto intorno al cisterne e pozzi scavati nella roc- Ricerca, accatastamento e valuta- X secolo d.C., ed uno settentriona- cia, risultano particolarmente dif- zione delle risorse allora prodotti le, proveniente dalla località Tri- fusi. Tra questi è opportuno citare hanno animato gli studi che oggi glio, che si sviluppa lungo il ver- ad esempio le numerose cisterne costituiscono il vero punto di par- sante meridionale delle Murge Ta- in pietra calcarea che caratteriz- tenza della prima sintesi delle pre- rantine, nei territori di Statte, Cri- zano laghi e depressioni carsiche senze e dello stato conservativo spiano e Taranto. L’acquedotto del nelle Murge di sud-est (i laghi di delle antiche opere idrauliche re- Triglio è costituito da sei dirama- Conversano; Palmisano & Fanizzi, gionali, da cui la redazione di que- zioni, le quali convergono a nord- 1992; Parise, 2002), e in vari centri sto contributo prende spunto. ovest di Monte Termiti in un unico della Grecìa Salentina (De Giorgi, Nell’ambito del territorio puglie- ramo principale che procede in di- 1922; Costantini, 1988). se, l’area più rappresentativa per rezione NNW-SSE verso Taranto Gli antichi acquedotti, rappresen- lo svolgimento di ricerche relative (fi g. 1). L’opera ha un corso sotter- tando le più monumentali opere di agli antichi acquedotti è il settore raneo di diversi chilometri mentre approvvigionamento idrico, hanno tarantino, dove confl uiscono due l’ultimo tratto, lungo circa 3 km, è da lungo tempo attratto l’attenzio- importanti strutture idrauliche, in parte aereo e termina nella fon- ne di generazioni di studiosi. D’al- l’acquedotto del Triglio e quello di tana pubblica di Piazza Fontana. tra parte, il loro tracciato, in gran Saturo. È quindi su quest’area che Il bacino imbrifero dell’acquedotto parte a sviluppo sotterraneo, e la si concentra la presente nota, al viene comunemente identifi cato complessità delle indagini richie- fi ne di evidenziare i caratteri geo- con un’ampia località denominata ste per questo tipo di monumenti, logici, morfologici ed idrogeologici Vallenza (Carducci, 1771; Becchet- hanno in passato fortemente limi- alla base della realizzazione delle ti, 1896; Conte, 2005), circa 8 km a tato le ricerche. opere, e gli elementi archeologici NE di Statte, da cui hanno origine Nonostante le indagini archeolo- che le caratterizzano. In tal senso, le gravine di L’Amastuola e di Boc- giche e topografi che effettuate sul l’acquedotto del Triglio si presta ca Ladrona (che più a valle è iden- territorio pugliese siano infatti si- particolarmente all’analisi per tre tifi cata col toponimo Gravina di stematiche da oltre un ventennio, motivi: i) la continuità d’uso, che Triglio), ed ulteriormente alimen- esse hanno riguardato prevalente- dimostra la validità strutturale tato da risorgenze naturali della mente l’analisi dell’assetto urbano dell’opera; ii) lo stato di conserva- roccia localizzate 3 km a nord del dei centri antichi e l’organizzazio- zione di cunicoli, canali, boccapozzi paese nelle gravine Alezza, Miola ne territoriale di alcune aree geo- e cisterne; iii) la ricchezza della do- e Mesole. In recenti lavori (Conte, grafi che, limitandosi alla semplice cumentazione grafi ca e descrittiva 2005) l’area del bacino idrico è in- segnalazione della presenza di si- esistente (Cippone, 1989; Conte, vece ristretta al medio corso delle stemi ed opere di approvvigiona- 2005). gravine di Leucaspide e Bocca La- mento idrico. drona. Lungo la gravina di Bocca La maggior parte delle strutture L’esempio del Triglio è, dunque, Ladrona si estende la prima opera censite è infatti nota da segnala- indicativo sotto vari aspetti per- di drenaggio, disposta su più livelli zioni bibliografi che; solo pochis- ché dimostra chiaramente come ed alimentata da alcuni canali af- simi degli acquedotti riconosciuti lo studio approfondito di tali ope- fl uenti sul suo lato occidentale cui sono, invece, stati oggetto di esplo- re debba essere affrontato da un si congiungono, presso la Chiesa di razioni, parziali o totali, che, illu- gruppo articolato di studio, com- S. Michele, tre canali provenienti strando la complessa articolazione posto da varie professionalità, tra dalle gravine orientali (fi g. 2). Una planimetrica di queste opere, han- le quali anche gli speleologi. Non prima problematica relativa alla no rivelato l’approfondita cono- a caso su questo antico acquedotto ricostruzione del tracciato dell’ac- scenza geologica, geomorfologica si è da anni concentrato l’interesse quedotto riguarda l’identifi cazione ed idrogeologica del territorio già esplorativo e di studio di numero- del caput aquae, ovvero il punto nell’antichità, e l’alto valore inge- si gruppi speleologici pugliesi, tra d’inizio del collettore principale, gneristico di queste opere. i quali è doveroso citare il Gruppo da ubicare presso la Chiesa di S. Uno dei risultati più signifi cativi Speleo Statte, il Gruppo Speleolo- Michele, in una località che la let- degli studi di fi ne Ottocento con- gico Martinese e il Gruppo Grotte teratura ottocentesca denomina dotti da geologi e studiosi animati Grottaglie, i cui sforzi hanno chia- Paradiso (oggi il nome viene at- dalla consapevolezza del vasto po- ramente dimostrato la notevole tribuito alla pozzella, o ingresso tenziale archeologico pugliese, che complessità dell’opera. principale), e dalla quale sembra- all’epoca, nella maggior parte dei no partire due diramazioni. Il con- casi, era ancora visibile, furono le dotto meglio conosciuto, grazie alle OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 35

Figura 1 – Schema geomorfologico-territoriale dell’area di studio. I numeri indicano le principali gravine citate nel testo: 1) Boc- ca Ladrona - Triglio; 2) L’Amastuola; 3) Alezza; 4) Miola; 5) Mesole; 6) Leucaspide. 36 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006

Figura 2 - Rilievo topogra¿ co delle condotte nella zona di San Michele.

recenti esplorazioni del Gruppo versa poi il territorio di Statte con con quello romano. A tal proposito Speleo Statte (Conte, 2005, fi g.14 orientamento nord-sud, riversan- vale la pena ricordare la presenza p. 36), si sviluppa a sud-ovest della dosi in una cisterna denominata di diverse fontane pubbliche lungo chiesa di S. Michele, dal punto di Raffi no ed alimentando una fonta- la fascia a nord della città vecchia, confl uenza delle gravine Bocca La- na pubblica del paese. Presso Raf- tra cui una presso il monastero di drona, Alezza e Miola, si mantiene fi no i percorsi di Triglio e Termiti S. Maria della Giustizia (Putigna- sul fondo della gravina Triglio e si si uniscono, per proseguire verso ni, 1967). dirige quindi a sud verso Statte, e le masserie La Felice-La Riccia Il percorso di epoca successiva, for- poi sino a Taranto. Secondo il pri- dove si trova un’altra cisterna se databile a partire dall’epoca bi- mo rilevatore (Gagliardo, 1811) al denominata Magazzino. Il tratto zantina, invece, supera il tracciato canale principale si affi ancava un successivo costituisce una seconda dell’Appia antica esterna alla città secondo cunicolo che si dirigeva a problematica insoluta ai fi ni della (Cippone, 1992), emerge dal livello sud-est della Chiesa di S. Michele; ricostruzione dell’acquedotto. Nel- sotterraneo e attraversa la depres- con un tratto parzialmente ricava- la carta del Tasconi (allegata in sione paludosa su un ponte-canale to nelle pendici del Monte Termiti Carducci, 1771) da qui partiva il costituito da archi nella parte cen- e costruito a blocchi, denominato condotto bizantino, che aggirando trale, sino alla masseria Zitarella “Incasciata” (o Incassata come ri- la palude S. Margherita (o S. Bru- ed alla cisterna denominata Con- portato nella relazione dell’archi- none, bonifi cata defi nitivamente serva. In questo punto il condotto tetto del Comune D. Conversano, solo agli inizi del 1800), si dirige- si interra nuovamente sino alla 1863), attraversava il suddetto va verso la località Scarponaro, cisterna Tamburro sistemata sul- monte con un elaborato traforo, terminando nella fontana di S. la piccola collina delle Fornaci e dominato dal pozzo della Stella, Maria di Costantinopoli. Secondo di qui, attraverso altre arcate, en- e fuoriusciva in pianura, servito alcuni tale condotto sarebbe rima- trava in città, sovrastando il ponte da numerose cisterne (Carducci, sto in uso sino alla metà del XVI di Porta Napoli, sino alla Fontana 1771). Anche questo canale attra- secolo, e probabilmente coincideva Pubblica. Le arcate che reggeva- OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 37

Figura 3 - Planimetria delle condotte dell’acquedotto nei dintorni di San Michele (¿ ne XVIII - inizio XIX secolo; archivio Ente Ac- quedotto Pugliese). no la tubatura di ingresso in città formata nel luogo dove sorgevano documento che testimonia con cer- sono state modifi cate più volte nel un ninfeo ed un tempio dedicato tezza l’esistenza dell’intero trac- corso dei secoli, come dimostrano a Diana Trigliantina. Il Gagliar- ciato è quello relativo al restauro i numerosi dipinti d’epoca (Porzia do (1811) raccoglie la suggestione voluto da Caterina d’Aragona nel & Scionti, 1989; Conte, 2005). Al- carducciana considerando il nome 1334; il tratto terminale dell’ope- tra questione ancora aperta è l’in- come derivazione onomastica di ra assunse da allora una funzione dividuazione del castellum aquae un ninfeo di età romana dedica- altamente rappresentativa per la funzionale alla distribuzione del- to alla divinità dei boschi Diana, municipalità tarantina, tanto che l’acqua. con l’epiteto ateniese di Triglian- nel XVI secolo Carlo V d’ La lunghezza del percorso è sta- tina. Riportato dal De Vincentiis fece edifi care una fontana monu- ta fi no ad ora diversamente cal- (1872) come derivato della formu- mentale. Sul fi nire del XIX secolo colata: è pari a 12 miglia secondo la dialettale locale, di incerta eti- si ebbero i primi segnali di deterio- il Carducci (1771), il Gagliardo mologia, Trigghj, secondo il Rohl- ramento della qualità delle acque, (1811), il Becchetti (1897) e il Dal fs (1976) il nome deriverebbe dal consistenti in incrementi nel con- Lago (1896); 15 km secondo il For- latino Trivium, “luogo di tre vie”, tenuto di ammoniaca dalle opere naro (1981) e il Cippone (2001); 18 forse ipotesi più accettabile. Ap- di presa a quelle di distribuzione km secondo il Gruppo Speleo Stat- pare comunque certo che, al di là (Baldari, 1889). te (Grassi et alii, 1991; Gentile & dell’origine onomastica, il toponi- Nel 1927, l’acquedotto del Triglio, Mauro, 1999) e 11 km circa secon- mo è indicativo di una località del affetto oramai da gravi disfunzioni do il Conte (2005). territorio tarantino, posta a nord e perdite, entrò nella disponibilità L’origine del toponimo Triglio ap- della città. dell’Ente Acquedotto Pugliese che pare tuttora incerta. Secondo il Sono ancora molte le questioni ne ristrutturò per intero i condotti Carducci (1771) la denominazione aperte rispetto all’epoca di realiz- (fi g. 3), facendo quindi riacquista- Triglio, attribuito ad una contrada zazione del condotto principale, re alle acque limpidezza e potabi- e ad una casina, deriverebbe dal da alcuni attribuito ad epoca ro- lità (Caruso, 1976). L’opera conti- nome con cui localmente era deno- mana (Becchetti, 1896, 1897b), da nuò a rifornire d’acqua il capoluo- minata una grande voragine detta altri alla fase bizantina (Fornaro, go jonico sino all’inizio degli anni le tre bocche che sembra si fosse 1981). In ogni caso, il più antico ’70, con portate variabili da oltre 38 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 15 a meno di 5 l/sec, per essere in- stata avviata negli ultimi anni dal arcate in località La Riccia prima fi ne dismessa a causa di ulteriori Gruppo Speleo Statte, sebbene al di entrare in città “nel mezzo del- fenomeni di inquinamento. Negli momento in cui si scrive l’intero la maggior Piazza”, e propone la ultimi anni la qualità delle acque rilievo dell’opera non sia stato an- ricostruzione del tratto bizantino. del Triglio ha subito, infi ne, ulte- cora pubblicato. Ulteriori controlli Circa la problematica datazione riori scadimenti, tanto da risultare e parziali esplorazioni sono state l’Autore afferma che nell’epoca di non più adatte al consumo umano condotte dal Cippone (2001) e dal Giovanni Antonio Orsini del Balzo a causa di un alto tenore in fosfati, Conte (2005), ma non è mai stata il rifornimento d’acqua proveniva della presenza di metalli pesanti realizzata l’indagine prettamente con certezza dal Triglio, come do- e di micro-organismi da inquina- archeologica dell’intero tracciato. cumenta un diploma conservato mento organico (Gentile & Mauro, Recentemente, nell’ambito del- nel libro dei Privilegi (ora nell’Ar- 1999). le attività del Progetto “La Carta chivio Storico di Taranto) spedito degli Antichi Acquedotti Italiani” il 10 giugno 1334 da Caterina Im- Storia degli studi e della ricer- della Società Speleologica Italia- peratrice di Costantinopoli Princi- ca archeologica na (Parise, in questo volume), il pessa di Taranto, in cui sono no- CNR-IRPI, coadiuvato dal Gruppo minati resti dell’antico acquedotto L’acquedotto del Triglio ha a lun- Speleologico Neretino, ha avviato “distrutto e deserto” in località lo go costituito un elemento notevole ricerche che hanno costituito la Scarponaro, ad ovest dell’attuale nel paesaggio del territorio a nord base per il presente articolo. tracciato. di Taranto. Oggetto di interesse a I documenti più antichi che testi- L’acquedotto diviene quindi tappa partire dal XVI e XVII secolo, la moniano l’esistenza dell’acquedot- degli itinerari di viaggiatori nel maggior parte degli studiosi indi- to del Triglio sono il diploma della Regno di Napoli, tra cui il Conte ca le località attraversate dal suo principessa Caterina del 1334 ed De Salis Marschlins (1793) che percorso e tenta di proporre una il Libro Rosso di Taranto, redatto alla fi ne del ‘700 visita le arcate di datazione senza, però, riuscire a tra il 1528 ed il 1603 (Putignani, ritorno da una visita al Galeso, ri- raccogliere suffi cienti elementi 1967), dove viene spiegato che na- tenendo l’acquedotto “costruito dai diagnostici. La prima descrizione sce dai terreni delle Monache Be- Greci nel periodo in cui resero Ta- forse supportata da un’esplorazio- nedettine di S. Giovanni Battista ranto una delle più fi orenti colonie ne, tra la fi ne del 1600 e gli inizi di Taranto (da una pergamena del d’Italia” e lasciando intendere che del 1700, ad opera del Carducci 1416 conservata nell’Archivio del- venne mantenuto per l’approvvi- (1771), dà inizio alla sua valutazio- la Curia di Taranto), è costituito da gionamento della sola città di Ta- ne come monumento storico. Sino numerosi condotti ed organizzato ranto. alla fi ne dell’800 la maggior parte con diverse ‘fontane’ lungo il per- Il lavoro del Gagliardo (1811) offre degli studi sull’acquedotto del Tri- corso (a Statte, Caprarica, sopra il una descrizione dell’acquedotto, glio consistono in descrizioni più o giardino di Marinagli presso il por- partendo dal tratto cittadino, dalle meno dettagliate dell’intero per- to, sotto la Torre della Cittadella) località tamburro, palude, archi, corso o, nel caso dei viaggiatori nel per l’abbeveraggio degli animali, magazzino, raffi no, incasciata, Regno di Napoli, del tratto aereo ed edifi cato in epoca remota. area dei pozzi e dei condotti del Tri- a est dell’attuale quartiere indu- Le prime citazioni dell’acquedotto glio, e fi ssa alcuni toponimi che ri- striale dell’Italsider.L’interesse de- del Triglio nella letteratura stori- correranno spesso nelle successive scrittivo riprende nel 1800, come ca di Taranto risalgono al XVI e descrizioni. Quanto alla cronologia testimonia il lavoro del Gagliardo XVII secolo, con il Galateo (1511), il Gagliardo riporta la datazione (1811), ma la suddivisione offerta D’Aquino (metà del 1500), Giovine proposta dall’Inverberato (XVI se- dal Carducci (1771) permane, nei (1589). Alla fi ne del 1600 il Merodio colo) al tempo di Totila e ricorda, punti salienti, in quelle degli au- (1681), basandosi su testimonian- diversamente da quanto sosterrà tori successivi, sino ai nuovi e ap- ze precedenti, propone un’attribu- il Becchetti, che all’epoca di Car- profonditi studi sistematici della zione cronologica ad età bizantina, lo V l’acquedotto antico sarebbe fi ne dell’800 con il Dal Lago (1896) sostenendo che fosse stato edifi ca- stato convogliato in un condotto ed il Becchetti (1897b). Questi ul- to da Niceforo Foca alla fi ne del X sotterraneo che, all’altezza della timi offrono le prime analisi det- secolo. La prima descrizione criti- Palude, si riversava in un grande tagliate, formulate in occasione di ca del monumento, forse supporta- ambiente denominato Tamburro, un lavoro idrogeologico sull’intero ta anche da una limitata esplora- da cui si innalzava su arcate (chia- territorio che risolvesse il proble- zione, è opera del Carducci (1771), mate doccioni) dirette verso la cit- ma dell’approvvigionamento idri- il quale indica l’esistenza di pozzi, tà. L’Autore conferma la presenza co della città moderna, in fase di cisterne e di un ninfeo in località di un acquedotto bizantino, segna- espansione edilizia (con la costru- Triglio, punto in cui convergono le lato dal Carducci, che con “altro zione dei due borghi oltre le porte acque di drenaggio della gravina corso” corre lungo l’invaso occiden- Napoli e Lecce). Per la prima inda- Cacciagualani(antico nome della tale della Palude S. Margherita. gine di scavo archeologico si dovrà gravina Bocca Ladrona-Triglio), La stessa ipotesi verrà sostenuta attendere oltre un secolo (1992, offre una descrizione del lungo dal Becchetti. In questa occasione 2000). Una nuova esplorazione in- tratto aereo che attraversa La Fe- vengono accuratamente esplora- tegrale e sistematica dei cunicoli è lice e S. Margherita e del tratto con ti e parzialmente ripuliti solo tre OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 39 cunicoli, di cui due appartenenti al drenaggio delle acque provenienti “dalle circostanti colline di Triglio” ed il canale principale denomina- to Paradiso. Viene individuato il punto originario della sorgente, costituito non da una fonte di ac- qua corrente, come erroneamente creduto sino ad allora, ma da tra- sudazione della roccia dalla volta e dai muri dei cunicoli. Per tale motivo il Gagliardo sostiene che i cunicoli Lalizza e Amastuola, pro- venienti da ovest captino acque sotterranee provenienti da luoghi diversi (essi “non hanno la medesi- ma origine, nè la stessa distanza”, hanno una lunghezza di un quarto di miglio e diverse profondità). Il Lalizza, infatti, riceve acqua da un altro condotto chiamato Co- tugno. Il canale di Purgatorio ha Figura 4 - Ingresso di un pozzo nei pressi di San Michele. una maggiore profondità perchè costituisce il condotto principale e riceve acqua da altri due condotti numerosi punti di adduzione dalla avere dubbi, e le fanno provenire senza nome. Tali indicazioni, pur- falda freatica non molto profonda piuttosto dal bacino superiore di troppo, non sono corredate da pla- sia sull’isola che nella città bassa. S. Semine, Le Pezze e di Vallenza nimetrie. L’esplorazione di questo Quest’ultima, almeno in epoca ro- (i primi due toponimi sono anda- cunicolo viene effettuata per un mana, risultava abbondantemente ti perduti). Anche il recente lavo- miglio circa e poi sospesa perchè servita dall’acquedotto provenien- ro del Conte (2005) sottolinea la interrato, per cui la sua lunghezza te da Saturo. Alla stessa conclu- scarsa attenzione dedicata alla totale è solo stimata a circa 2 mi- sione giunge anche il Viola (1882). località Vallenza. Al Triglio, pres- glia ed una profondità di 25 palmi. Il tratto sul ponte-canale sarebbe so la Masseria S. Michele (Becchetti, Il sistema di drenaggio delle acque stato costruito nel 1543 e composto 1896) l’acqua veniva raccolta in è organizzato con diversi cunicoli da 203 archi progettati dall’archi- un cisternone (pozzella Paradiso?) che presentano diramazioni e ca- tetto tarantino Marco Orlando. e poi incanalata nel condotto che nali posti a una quota superiore, Nuovi e approfonditi studi siste- attraversa il Monte Termiti, datato il cui scavo viene attribuito alla matici della fi ne dell’800 si devono all’epoca romana poiché probabil- manutenzione dei condotti (in tal al Dal Lago (1896) ed al Becchetti mente era diretto ad una residen- modo, spiega il Gagliardo, durante (1897a), editi durante un decennio za privata romana, presso Statte, la pulitura di uno dei cunicoli, si fa- che fu caratterizzato da una im- arbitrariamente attribuita a un certo ceva scorrere l’acqua in quello su- portante espansione urbana della Crispo o Crispiano e situata in pia- periore, in modo da non bloccare il città che mostrava l’esigenza di un nura. Nel Monte Termiti il canale fl usso d’acqua). Il canale superiore approvvigionamento idrico ade- superava un grande dislivello “che era sovrapposto ai tre più profon- guato al nuovo abitato ed al suo oggi è stato modifi cato con tubi di di, e fuoriusciva in corrisponden- sistema fognario. Il Becchetti, geo- ghisa” e si rimetteva “in galleria, za del “condotto dei Termiti” che logo di formazione, esplorò nuova- la quale, traversando i terreni del- viene interpretato, dunque, come mente l’acquedotto, confermando la masseria La Feliciolla, La Feli- canale alternativo oppure maggio- l’ipotesi del tipo di captazione delle ce, esce quivi all’aperto” (Becchetti, rativo della portata totale dell’ac- acque mediante ‘drenaggio’ e non 1897b). Nella Masseria La Felice le qua. Tutti i cunicoli osservati dal immissione diretta dell’acqua da acque si riversavano in un condot- Gagliardo sono larghi otto palmi sorgenti, attraverso i cunicoli pro- to murario (cassettone) sostenuto e larghi due e sono provvisti “da venienti dalle gravine di Miola, di da 203 arcate per superare la de- tanto in tanto” di sfi atatoi cilin- Crispiano e di Cacciagualani. La pressione della Palude S. Margheri- drici. L’Autore propone un’inter- sua analisi serve a sottolineare ta. In un punto non precisato dopo le pretazione interessante riguardo l’importanza di alcuni punti speci- arcate, il condotto ritornava quasi all’esistenza di un vero e proprio fi ci ancor oggi oggetto di approfon- al livello di campagna, “correva “sistema di acquedotto”, ramifi cato dimenti e verifi che, mentre sembra parallelo al suolo gettandosi nella e complesso, probabilmente sorto trascurare il tratto fi nale su ponte- Conserva” da cui proseguiva entro (in un primo momento) in funzio- canale poiché ben conosciuto. “parallelepipedi di pietra trafora- ne di un insediamento a nord della Sull’origine delle acque sia il Dal ti” per poter entrare in città sino alla città, in quanto Taranto godeva di Lago che il Becchetti mostrano di Fontana della Piazza. 40 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 Il percorso aereo dell’acquedot- come punto iniziale la Chiesa di archi, la cui base sembra imposta- to viene datato dal Becchetti al- S. Michele ed interpreta il docu- ta su più antiche strutture di IV l’epoca di Caterina, Imperatrice mento del XIV secolo relativo ai sec. a.C. Le arcate sembrano da- di Costantinopoli e Principessa di “restauri” ad opera della Princi- tabili all’età bizantino-medievale. Taranto, per agevolare la raccol- pessa Caterina nel 1334 (edito per Un asse viario correva parallelo al ta delle acque che, sino ad allora, la prima volta in Putignani, 1972; tracciato dell’opera, fi ancheggiato veniva fatta a mano direttamente Alaggio, 2004; in Conte, 2005, pp. da un muro a secco probabilmen- nella contrada Scarponaro. La tra- 74-75 il testo viene pubblicato per te relativo ad una fase precedente dizione ne attribuiva la costruzio- intero). Secondo l’ubicazione del dell’acquedotto. La strada, di cui ne per volontà del Re Ferdinando tracciato del Fornaro, l’acquedot- si conservano tre livelli del battuto I d’Aragona, mentre il Becchetti to attraversava al centro il paese stradale, viene datata a partire dal precisa che in quell’epoca l’acque- di Statte. Lungo il suo percorso V sec. a.C. La presenza di tagli nel dotto “si era inquinato” ed i Taran- si trovava, invece, la chiesa di S. banco roccioso, infi ne, testimonia tini pregarono il re di far cambiare Margherita, presso la Masseria la frequentazione dell’area sin dal- i condotti e, con decreto regio del La Riccia (D’Angela & Massafra, l’epoca arcaica (Dell’Aglio, 2001). 16 ottobre 1469, fu dato ordine al 1977), in seguito distrutta. Sulla Un lavoro di tesi di specializzazio- principe Federico, luogotenente base del rinvenimento di carraie ne in archeologia (Biffi no, 1997- generale, di provvedere. Nel 1543 ad ovest della Masseria S. Teresa, 98) e l’esplorazione di uno studioso Carlo V fece edifi care una fonta- e circa 1 km ad est dell’acquedotto locale nel territorio di Statte (Gre- na in stile barocco all’interno del- di Triglio, secondo l’Autore l’opera co, 2000), indicano, nei pressi del- la Cittadella (Becchetti, 1897b; la idraulica entrava in città incana- la Gravina di Triglie la presenza fontana è descritta dal Carducci, landosi in questa strada che parti- di ceramica sigillata africana D di 1771), ma probabilmente la di- va dalla chiesa di S. Pietro e Paolo. età tardo-antica (III-VI d.C.) rela- stribuzione urbana prevedeva la Il Fornaro non riporta le teorie del tiva agli insediamenti rupestri di costruzione di ulteriori fontane percorso più antico dell’acquedot- Triglio e Statte, che potrebbe costi- all’interno dell’abitato (come sem- to, ad ovest della palude, ma cura tuire un elemento utile per la da- bra testimoniato dalla raccolta dei particolarmente la scheda relativa tazione d’uso dell’acquedotto. documenti presentati in Conte, alla Chiesa di S. Maria di Costan- Un controllo saltuario del trac- 2005). La necessità di rifornimen- tinopoli, a sud-ovest della Stazio- ciato si deve a Cippone (2001) che to idrico di una certa portata, pro- ne Ferroviaria di Taranto, situata individua il canale in terra ad spettatasi alla fi ne dell’800, spin- lungo un percorso viario a lunga ovest di Statte e la serie di pozzi ge il Becchetti ad indicare, inoltre, percorrenza. visibili in superfi cie del condotto alcune sorgenti a nord di Taranto, Nel 1991, sulle indicazioni del sotterraneo. L’utilità del lavoro sta poco conosciute anche ai giorni no- Carducci e dello studio prelimina- inoltre nell’aver dimostrato, con stri, Cigliano, Chianca e La Riccia re sulle depressioni paludose sug- la paziente lettura dei documenti che avrebbero alimentato di altri gerite dal Cippone (1989), gli spe- conservati presso l’archivio storico 2000 metri cubi al giorno l’affl usso leologi tentano la ricostruzione del del Comune di Taranto, che esiste totale di acqua (Becchetti, 1896). tratto c.d. “bizantino” dell’acque- una documentazione continua nel Le numerose esplorazioni, rilievi dotto (Grassi et alii, 1991), che al- tempo (1846-1893) in cui sono an- e lavori di pulizia e manutenzione l’altezza della masseria La Riccia che registrati alcuni rinvenimenti dalla metà dell’800 sino alla metà si distacca in direzione sud-ovest, d’interesse archeologico. del ‘900, documentati nell’Archivio attraversa le masserie dell’Angelo, Nell’ultimo decennio, inoltre, è Storico del Comune e nell’Archivio Vigilante, Miraglia e termina nel stata avviata dal Gruppo Speleo di Stato di Taranto sono elencati Giardino Torella, nell’attuale via Statte l’esplorazione sistematica nella recente monografi a di Conte Napoli, alimentando una fontana dei cunicoli (Grassi et alii, 1991; (2005). Tra questi degni di ulterio- situata nei pressi della Chiesa di Gentile & Mauro, 1999). Tale re segnalazione sono i documenti S. Maria di Costantinopoli. operazione ha il merito di aver relativi all’esplorazione sistemati- Le prime indagini di scavo archeo- identifi cato alcune delle principa- ca del De Florio a partire dal 1850; logico, curate dalla Soprintenden- li sorgenti di captazione e di aver il rilievo del tracciato compreso za Archeologica della Puglia (De rilevato le tipologie di alcuni tratti tra Statte e Taranto, con diversi Vitis, 1992), vengono eseguite pres- dei condotti. Il recente lavoro del dettagli anche di tratti a nord, tra so la masseria La Felice e lungo il Conte (2005) presenta inoltre un cui il traforo del Monte Termiti; il tratto degli Archi, e confermano la accenno alle problematiche emerse progetto di pulizia e costruzione di datazione tarda del tratto fi nale dalla letteratura sinora prodotta e nuovi condotti del 1884 e l’esplo- della struttura, già proposta dal dalla mole documentaria presente razione del 1905 (De Vincentiis, Becchetti. Nel 1992 viene indagato negli Archivi ed offre nuovi spunti 1905). l’alzato del muro di sostegno del- per una vera e propria ricerca si- La prima lettura archeologica del l’acquedotto, formato da un muro stematica. territorio in cui ricade l’acquedot- continuo costituito da pietrame to viene offerta dal lavoro curato disposto irregolarmente con alcu- dal Fornaro (1981), che misura il ni fi lari di regolarizzazione, ed un percorso in 15 km considerando tratto di ponte-canale poggiante su OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 41

Figura 5 - Schema topogra¿ co delle condotte e colonne stratigra¿ che.

Assetto geologico e geo-morfo- dalla forma pre-latina grava, con Esse sono particolarmente diffuse logico il signifi cato di fossa, e dal messa- nell’area che si estende tra Basi- pico graba, che indica erosione di licata e Puglia, e che comprende Il territorio compreso tra contrada una sponda fl uviale (Parise et alii, il materano e il tarantino (Tro- Triglio e Taranto è parte del ver- 2003); esso descrive profonde valli peano, 1992); in particolare, tutti sante sud-occidentale delle Murge, a prevalente controllo strutturale i centri abitati che coprono l’arco dove calcari e calcari dolomitici in rocce carbonatiche, che deriva- ionico tarantino, da Ginosa, Later- cretacei sono sormontati da cal- no da incisione fl uviale a partire za, Castellaneta, sino a Mottola, careniti (localmente indicate con i dalle tenere calcareniti plio-plei- Massafra e Grottaglie, sono inte- termini di tufi zuppigni, mazzari, stoceniche e che poi procede sul ressati dalla presenza di gravine carpari) e da argille del Pliocene- sottostante substrato cretaceo per più o meno profonde. L’interesse Pleistocene (Martinis & Robba, fenomeni di sovrimposizione. Le geomorfologico e naturalistico per 1971). Il versante murgiano, a luo- gravine sono organizzate in retico- queste tipiche forme del paesaggio ghi terrazzato, digrada dal bordo li gerarchizzati nelle zone collina- carsico pugliese si accentua an- dell’altopiano verso la costa ionica ri, come ad esempio a nord di Stat- cor più se si considera che in tali ed è inciso, per profondità di decine te, mentre presentano andamento scenari avvenne nel corso del Me- di metri, da forre fl uviali a regime rettilineo e sono pressocchè prive dioevo lo sviluppo della cosiddetta torrentizio localmente denominate di rami tributari nei tratti medi e “civiltà rupestre” (Fonseca, 1970, gravine. Il termine gravina deriva terminali. 1991), con centinaia di cavità ar- 42 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 tifi ciali scavate nella tenera roccia presenza sia stata ipotizzata da geologici in precedenza descritti, calcarenitica, in gran parte dei Verri & De Angelis D’Ossat (1899) permettendo l’accumulo di acque casi ampliando le originarie grotte che descrissero il relativo livello sotterranee, cioè la presenza di carsiche di origine naturale. impermeabile di sostegno come una falda, l’ammontare delle cui I lineamenti principali del pae- una formazione marnosa, ricca di riserve, e di conseguenza la quota saggio sono dominati da sistemi di Potamidi, Neretine, ed altri mol- del livello freatico, sono il risultato faglie, con direzioni longitudinali luschi di ambiente deposizionale della differenza tra gli apporti del- e trasversali ai bordi delle Murge, salmastro; la formazione marnosa, le acque di infi ltrazione e i defl ussi che hanno determinato il dislivello non è riportata, tra l’altro, nem- da sorgenti e opere umane di cap- di centinaia di metri tra l’altopia- meno dalla Carta Geologica d’Ita- tazione e derivazione idrica. no e la costa. lia (Martinis & Robba, 1971). La sinergia tra idrologia ed idro- La contrada Triglio è prevalen- In senso idrogeologico, le proprie- geologia, allo stato attuale delle temente caratterizzata da affi o- tà fi siche della locale successione conoscenze, risulta piuttosto sin- ramenti di calcareniti del Plioce- stratigrafi ca, nonché le condizioni golare rispetto alle normali condi- ne-Pleistocene, mentre più a sud, di giacitura e le caratteristiche se- zioni geologiche dell’intero versan- dalla base del Monte Termiti, il su- dimentologiche dei depositi plio- te sud-occidentale delle Murge, e bstrato è costituito da calcari del pleistocenici, permettono alla con- proprio a tale favorevole situazione Cretaceo. In corrispondenza di uno trada Triglio di essere sede di una potrebbe essere legata l’individua- stretto meandro, a nord-ovest del falda idrica, sostenuta alla base zione in antico del Triglio, piutto- suddetto rilievo e, in senso stra- dalle marne e contenuta nelle so- sto che di altra landa imbrifera, tigrafi co, al di sotto delle calcare- prastanti calcareniti. In condizioni quale serbatoio naturale capace niti, sono stati individuati strati climatiche più favorevoli rispetto di garantire l’approvvigionamento marnosi biancastri, con livelli ad alle attuali, la struttura idrogeo- idrico della città di Taranto. ostree, riconducibili alla forma- logica della zona potrebbe, inoltre, In merito all’instabilità dei ver- zione individuata da Verri & De permettere manifestazioni sorgen- santi delle gravine, costituite in Angelis D’Ossat (1899); lo spesso- tizie per fenomeni di trabocco del- prevalenza da tratti piuttosto ripi- re è di circa 5 m, inferiormente li- la falda, laddove le marne affi orino di, in guisa di spoglie pareti roccio- mitato da terre rosse residuali che in superfi cie, oppure, lungo i tratti se, non di rado si osservano blocchi preludono al passaggio con i sot- iniziali delle gravine, per emergen- di calcarenite crollati o in precarie tostanti calcari (Delle Rose et alii, za della superfi cie freatica a quote condizioni di equilibrio. La morfo- 2004). Stratigrafi e eseguite sulla superiori rispetto alla superfi cie logia stessa delle gravine, infatti, base di trivellazioni del sottosuo- topografi ca. caratterizzate da pareti verticali lo per l’emungimento della falda Tra le caratteristiche morfologi- o prossime alla verticale, le ren- profonda, attraversanti quindi per che della contrada, due appaiono de particolarmente suscettibili a intero le unità plioceniche e plei- particolarmente signifi cative ai fenomeni di erosione e frane, che stoceniche, attestano uno spessore fi ni della comprensione, rispetti- in parecchi casi giungono a minac- della formazione calcarenitica di vamente, delle locali potenzialità ciare le testimonianze della civil- circa 50 metri, tendente progressi- idriche e delle problematiche con- tà rupestre (Boenzi, 1954; Cotec- vamente a ridursi verso i bordi del nesse alla realizzazione di un’ope- chia & Grassi, 1997; Pecorella et bacino deposizionale (fi g. 5). ra idraulica: l’organizzazione idro- alii, 2004). Anche le fratture degli Negli affi oramenti analizzati, le logica delle gravine e l’instabilità ammassi rocciosi e la variabilità calcareniti presentano strati spessi dei versanti delle medesime. composizionale e granulometrica da alcuni decimetri a pochi metri, Le gravine Mesola, Alezza, Miola nell’ambito della successione stra- con tracce di organismi escavatori; e l’Amastuola confl uiscono in quel- tigrafi ca costituiscono altrettanti la granulometria della componente la del Triglio a formare un reticolo fattori predisponenti ai fenomeni clastica aumenta, in generale, da dendroide, nell’ambito del quale i di frana; in tale contesto la for- fi ne a grossolana, passando dalla tratti a quote superiori sono meno mazione marnosa sottostante alle base al tetto della formazione. sviluppati rispetto a quelli topogra- calcareniti risulta particolarmente La circolazione idrica sotterranea fi camente sottoposti, le cui mag- soggetta ad instabilità, i cui effetti della provincia di Taranto è sche- giori sezioni appaiono, a loro volta, possono essere risentiti da opere e maticamente descritta dalla pre- il rifl esso dell’assommarsi delle manufatti eventualmente presenti. senza di due falde: quella superfi - portate dei relativi tributari. Il si- Ai fi ni della comprensione del- ciale sorretta da argille e contenuta stema delle forre è alimentato da le caratteristiche geologiche del nelle calcareniti; quella profonda acque dilavanti un’ampia superfi - sottosuolo e degli aspetti idrau- sorretta, secondo equilibri pseu- cie circoscritta da spartiacque pas- lici dell’acquedotto del Triglio, dostatici, da acqua marina di in- santi da Monte Paparella a Monte negli ultimi due anni sono state gressione continentale e contenu- delle Pianelle, e comprendente an- condotte apposite misure ed os- ta in calcari del Cretaceo (Zorzi & che la località Vallenza citata nella servazioni da parte degli autori, Reina, 1962). La falda superfi ciale letteratura locale, che assume i ca- coadiuvati dal Gruppo Speleo- della Contrada Triglio non viene ratteri di un vero e proprio bacino logico Neretino. I rilievi si sono considerata nella recente lettera- imbrifero. Tali caratteri idrologici in particolare concentrati sulle tura idrogeologica, benché la sua si sovrappongono ai caratteri idro- condotte di Bocca Ladrona e nei OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 43 dintorni di San Michele (fi gura 6). Delle sei diramazioni cunicolari dell’acquedotto, aventi funzione di strutture di presa o captazione idrica, quella principale è risultata scavata nel versante occidentale di Bocca Ladrona; come precedente- mente accennato, due altre dira- mazioni seguono poi i corsi, rispet- tivamente, delle gravine Miola e Alezza, mentre le altre tre sono ri- sultate scavate in corrispondenza di aree di impluvio delle acque di dilavamento superfi ciale. Le esplorazioni condotte a Bocca Ladrona hanno consentito l’indivi- duazione di due ordini di condotte sovrapposte: quello inferiore non presenta rivestimenti ed è idrauli- camente attivo, benché in più seg- menti intasato da fango e detriti di varia natura, che provocano rallentamenti e ristagni dei fl us- Figura 6 - Operazioni di rilievo di un cunicolo ad ovest di San Michele. si d’acqua. L’ordine di condotte a quota superiore è invece rivestito da malta contenente vari tipi di inerti (cocciopesto) messa in ope- ra per fronteggiare dispersioni idriche. Altri tratti di cunicoli del- l’ordine superiore sono stati indi- viduati durante le discese lungo le pozzelle, laddove lasciati intrave- dere dalle saltuarie discontinuità dello strato cementizio che nor- malmente riveste per quasi tutto il loro sviluppo gli ipogei verticali. I due ordini di cunicoli risultano differire per forma e dimensioni, con volta tondeggiante e minore altezza (mediamente 1,8 metri) quello inferiore, mentre mostrano in genere, andamenti planimetrici analoghi; la distanza verticale tra le basi dei due ordini cunicolari è di alcuni metri. In corrispondenza della confl uen- za tra i rami delle gravine Alezza e Miola è stato riscontrato un no- tevole stato di inquinamento delle acque; in questo tratto, ulteriori esplorazioni delle condotte sono state altresì precluse da alti livelli dei battenti d’acqua incontrati nel corso delle progressioni. In prossimità della confl uenza tra i tratti delle gravine Bocca Ladro- na e Mesola, l’esplorazione è sta- ta interrotta a causa di tubazioni per l’emungimento delle acque, immesse da alcune pozzelle, con collegamenti elettrici precari, che Figura 7 - Nicchia laterale lungo il cunicolo nella Gravina Bocca Ladrona. hanno sconsigliato ogni ulteriore 44 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 progressione nelle condotte par- teristiche costruttive suggeriscono da stratigrafi e desunte dai pozzi zialmente allagate; in ogni caso, bivalenti scopi di resistenza a sol- circostanti; esso costituirebbe, nel la restituzione planimetrica dei lecitazioni di spinta e di drenaggio complesso, una sorta di galleria tratti rilevati in dettaglio coincide, di acque di falda, trasudazione e drenante e fi ltrante. nella sostanza, con la planimetria infi ltrazione (fi gura 4); la prima Altro tratto con singolari caratte- dell’Ente Acquedotto Pugliese (cfr. ipotetica funzione implica la pre- ristiche delle condotte sotterranee fi gg. 2 e 3). senza, a ridosso della muratura, di è nella porzione mediana di Bocca Nel tratto esaminato, la distanza depositi poco coerenti e comunque Ladrona dove, in corrisponden- tra due pozzelle successive è risul- non lapidei che, in relazione alla za di un pozzo d’areazione, è sta- tata variare da un minimo di 20 geologia del sito, possono essere to rilevato un dislivello di alcuni metri a un massimo di 42 metri. riferiti alla formazione marnosa. metri tra il tratto cunicolare en- Nel tratto iniziale della gravina Il tratto in questione potrebbe, trante e quello uscente (sito 2 in Bocca Ladrona, sono state percor- dunque, essere stato realizzato in fi g. 9); il primo, inoltre, presenta se condotte realizzate in muratura prossimità del limite stratigrafi co interventi di modifi ca dell’origina- a secco, dotate di nicchie laterali tra marne e calcareniti, la cui po- rio andamento planimetrico, con (fi gura 7) e pozzetti, le cui carat- sizione nel sottosuolo è confermata una brusca deviazione ad angolo

Figura 8 - Condotto con volta a cappuccina lungo la Gravina Bocca Ladrona. OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 45

Figura 9 - Sezioni geologiche e planimetrie schematiche ricostruite per mezzo dell’esplorazione delle condotte

retto dalla direzione generale di dell’opera, alla documentazione fl uite le edizioni dei diplomi, atti scavo, e un più graduale ulterio- scientifi ca delle evidenze. Diverse notarili e documenti dell’archivio re cambiamento di direzione, in le misure offerte dai vari studio- di stato e comunale. D’altra parte senso contrario al precedente, per si sull’estensione complessiva del è necessario sottolineare la scarsa il riallineamento con l’asse della tracciato; diverse le interpreta- conoscenza del territorio entro cui gravina, che hanno, nel complesso, zione dei canali principali che lo si estende l’acquedotto (Alessio & prodotto l’allontanamento del si- studio di oltre un secolo ha indi- Guzzo, 1992; Alessio, 1992), appa- stema cunicolare verso monte, ciò cato, ulteriormente aggravato dal rentemente privo di rinvenimenti a causa, probabilmente, di dissesti fatto che numerosi toponimi sono archeologici che si possano presta- idrogeologici legati all’instabilità andati perduti (Lalizza, Cotugno, re ad una prima lettura topografi - del versante. Le Pezze, Semine, Paradiso, S. ca. La mancanza di studi archeo- Margherita, Valenza), al pari delle logici autoptici del monumento, Discussione sorgenti di Cigliano, Chianca e La infi ne, accresce la diffi coltà di re- Riccia lungo il percorso. Conside- perire elementi utili per tentarne Alcune considerazioni sulla rato il fatto che l’opera è rimasta una datazione affi dabile. datazione dell’opera in funzione sino ai primi decenni La prima diagnosi archeologica è del XX secolo, e che risulta quasi quella del Viola (1881, 1882) che Lo studio dell’acquedotto del Tri- costantemente documentata a par- considera l’opera di epoca romana glio pone diffi coltà di diversa natu- tire dal 1334, epoca del suo restau- tardo-repubblicana oppure post- ra, dall’individuazione dei condotti ro e probabile ampliamento, era classica, in quanto, come il Ga- principali nelle sue varie fasi e dei naturale iniziare le ricerche dai gliardo, sostiene che la città anti- cunicoli di drenaggio, alla deter- documenti d’archivio, come ha ben ca si servisse dei numerosi pozzi. minazione delle fasi costruttive, intuito il Cippone, per primo, e il Della stessa opinione sembra il all’interpretazione ingegneristica Conte poi, nei cui lavori sono con- Becchetti, il quale presenta come 46 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 prova geomorfologica, il suo stu- hanno una diversa tecnica esecu- liani, dei quali però non discute la dio sulle falde acquifere del baci- tiva: quelli romani (soprattutto del cronologia, e con quello di Saturo; no sotterraneo a sud della Salina drenaggio) sono sempre a distanze la tipologia del piano del canale, Grande. ravvicinate e di forma rettangolare di epoca non greca perché spesso I saggi di scavo effettuati dalla o circolare, mentre quelli medieva- realizzato a gradoni; alcuni segni Soprintendenza archeologica, in li sono disposti a lunghi intervalli incisi o dipinti sulle pareti (alcu- condizioni di emergenza, hanno, e sempre di forma rettangolare. ni certamente di epoca romana e invece, riguardato solo il tratto più Per dimostrare che l’acquedotto medievale); il tipo di pendenza re- recente, peraltro confermando la romano avesse un percorso più golare (circa 20 m/km); la distanza datazione proposta dal Becchetti breve e che sia stato adibito ad uso dei pozzi, non sempre rispettosi al XIV secolo, anche se sembrano privato, il Becchetti propone due delle indicazioni vitruviane. Una aver intercettato strutture e livel- osservazioni: a) l’acqua di drenag- osservazione, infi ne, degna di es- li archeologici che necessitano di gio una volta uscita all’aperto nel- sere sottolineata è la complessa una più ampia analisi. la gravina di Leucaspide avrebbe ramifi cazione del sistema di rac- Il Becchetti (1897b) divide l’inte- dovuto proseguire entro una ca- colta delle acque che necessita di ra opera in due tratti: quello dal nalizzazione lungo la sponda della ulteriori e sistematici approfondi- Triglio a Statte, che data all’epoca gravina verso Murimaggio da dove menti. romana e quello da Statte sino a avrebbe raggiunto Taranto, invece In base alle presenze archeologi- Taranto, di epoca medievale. Ri- di perforare, con notevoli diffi coltà che attestate nell’area in esame, maneggiamenti di epoca tarda ed ad una considerevole profondi- che testimoniano una frequenta- sono anche il breve tratto sul lato tà, il Monte Termite dirigendolo zione a cominciare dall’età preisto- destro della gravina del Monte verso Statte; b) “al di sotto della rica, con stazioni in grotta, dolmen Tremiti e la strada che scende dal fontana di Statte” si trova un no- ed insediamenti lungo i cigli delle Monte della Croce. Romani sono, tevole salto di quota, proprio nel gravine, si può affermare che l’ana- dunque, i cunicoli di drenaggio e punto di ricongiungimento della lisi topografi ca del territorio sem- la perforazione del Monte Tremi- canalizzazione romana con quel- brerebbe confermare la datazione ti fi no a Statte (“il perforamento la medievale. L’Autore conclude all’epoca romana dell’opera idrau- del colle tra Statte e Triglio e il sostenendo che l’opera viene rea- lica del Triglio. Va però evidenzia- cisternone che trovasi nello stes- lizzata in epoca repubblicana a to che alcuni aspetti necessitereb- so luogo”; Becchetti, 1896, p. 24). fi ni privati, o in funzione di una bero di ulteriori indagini sistema- La datazione è proposta in base determinata località o struttura; tiche. Tra questi, la presenza del all’osservazione della tecnica di l’uso pubblico viene, invece, esteso ramo esterno alla città di Taranto realizzazione, che li riporterebbe in epoca tardo-antica, sotto Totila dell’Appia antica, in corrisponden- all’epoca della divisione dell’ager o, come afferma il Merodio, per za della Masseria degli Archi, la publicus (Becchetti, 1896) nella volontà di Niceforo Foca. In que- probabile realizzazione di una di- quale era inclusa anche Statte. Il st’epoca si scavarono i cunicoli sot- visione agraria iniziata nei pressi toponimo viene attribuito alla pro- terranei tra Statte e Masseria La di Massafra (fundus Pettianus) via prietà del poeta Stazio (e dunque Felice, mentre l’opera in elevato via estesi al territorio a nord di Ta- l’opera può essere stata compiuta su arcate è considerata “barocca”, ranto che comprenderebbe anche per portare l’acqua alla villa ed ai costruita nel medioevo con rifaci- Mottola e Crispiano (Lugli, 1955; giardini di sua proprietà); oppu- menti rinascimentali, come anche Gasperini, 1971); la fondazione re alla presenza di un’area sacra la fontana della piazza, eretta da della colonia Maritima Neptunia “statae Matri Sacrum” (Becchet- Carlo V nel 1543. nei pressi del centro urbano suc- ti, 1897b). Gli elementi tecnici su Il Cippone (2001), sulla base di cessivamente annessa all’oppidum cui si sofferma il Becchetti sono: elementi non precisati, data il con- (Silvestrini, 2005) secondo alcuni l’osservazione del libramentum dotto sotterraneo al I-II sec. d.C., localizzabile ad est dell’acropoli a pendenza costante per il primo poichè attribuisce la sua realizza- greca (Lippolis, 2001); le attività tratto, mentre nel tratto recente zione non per il servizio alla città estrattive del sale nella palude S. si susseguono sbalzi di quota che bensì al porto, per il rifornimento Brunone, testimoniate da Plinio; superano i 12 metri/km; la forma delle navi. Il tratto aereo dell’ac- la presenza del porto principale dei cunicoli, che nel primo tratto è quedotto, o comunque, quello che della città, ad ovest dell’isola, sulle sempre regolare, a differenza dei avrebbe portato l’acqua in città, rive di Scoglio del Tonno. In base a cunicoli medievali che hanno di- sarebbe, invece, da collocare tra il tali elementi, dei quali solo la pre- mensioni variabili, con restringi- V e il X secolo. Sostiene la datazio- senza della via Appia risulta sup- menti e sbalzi. Il tratto medievale, ne ad epoca romana tra il I a.C. ed portata da prove scientifi che (Cip- inoltre, ha una platea formata da il I d.C., infi ne, il lavoro di verifi ca pone, 1992), sembra accettabile la un battuto in ciottoli (rinvenuto del Conte (2005) che rileva alcuni realizzazione dell’intero tracciato anche negli scavi De Vitis), non ri- elementi tra cui: la tecnica di sca- sino al mare in epoca romana, per- scontrabile nelle tecniche romane, vo dei cunicoli (es. i colpi di picco- durata sino all’epoca bizantina. come anche il canale a cielo aper- ne nel condotto di Bocca Ladrona), Le opere di bonifi ca delle epoche to o chiuso con volta costruita in confrontati per forma e dimensioni successive a quella romana devono pietrame. Gli “estuari” (o pozzi) con quelli di altri acquedotti ita- aver reso il tratto a est della pa- OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 47 lude maggiormente percorribile, inizialmente costituita da sbarra- ci informa che la contrada Triglio ed aver permesso l’abbandono del menti delle gravine fi nalizzati alla venne identifi cata come sede di precedente percorso e la costruzio- creazione di invasi d’acqua, analo- una riserva d’acqua sotterranea ne di un tracciato dritto verso la gamente a quanto ricostruito per rinnovabile dalle potenzialità ido- cittadella di Taranto, tuttora con- gli acquedotti arcaici di Ponte Ter- nee a soddisfare le esigenze idri- servato. ra presso Tivoli (Castellani, 1999). che di Taranto, almeno a partire A sostegno di questa interpreta- dal XIV secolo. Ipotesi sulle fasi costruttive zione, depongono analogie con i caratteri idrogeologici del pianoro Le osservazioni ipogee e geologi- Nelle zone più interne del taran- tufaceo della Campagna Romana, che di superfi cie indicano come le tino, come a ovest di Statte e in solcato anch’esso da forre a regime caratteristiche geometriche del- corrispondenza di Monte Spec- torrentizio. l’acquedotto del Triglio non siano chia, sono noti insediamenti da- Le acque intercettate da sorgenti o legate solo alle proprietà idrogeo- tati a partire dall’età del bronzo, accumulate tramite sbarramenti, logiche dell’acquifero, ma risenta- “disposti in posizione di controllo potrebbero essere state convoglia- no anche di problemi di instabilità su modesti rilievi, poi occupati da te verso un sito di utilizzo, forse nel sottosuolo e dei versanti, sic- abitati più articolati nelle fasi suc- la residenza romana indicata dal ché alcuni tratti con andamenti cessive … e presenze diffuse anche Becchetti (1897b) presso Statte, non lineari, quali deviazioni dagli a fondovalle, in relazione a sorgen- attraverso condotte di trasporto assi di scavo o improvvisi salti di ti o bacini d’acqua dolce” (Guaito- scavate lungo le gravine, inizian- quota, possono trovare spiegazio- li, 2001). Le particolari condizioni do in tal modo il lungo processo ne in relazione a mere problemati- idrologiche ed idrogeologiche della di costruzione delle strutture di che costruttive nella fase di scavo Contrada Triglio, nell’ambito di smistamento idrico dell’acquedot- delle condotte o, anche, in tempi un territorio carsico come quello to. Le opere idrauliche sono poi successivi. murgiano e pedemurgiano, privo state in più fasi modifi cate, forse In quest’ottica, appare probabile di acque superfi ciali permanenti, a causa di cambiamenti del regime che il tratto terminale settentrio- potrebbero quindi avere attratto idrogeologico dell’acquifero; così, nale del ramo fossile rilevato dagli l’attenzione dell’uomo sin da tem- ad esempio, le tre diramazioni im- speleologi tarantini (Conte, 2005), pi remoti, e lo stesso impianto ori- postate in corrispondenza di zone sia stato soggetto a fenomeni di in- ginario dell’acquedotto potrebbe di impluvio idrografi co potrebbe- stabilità idrogeologica, per i qua- aver avuto origine da rudimenta- ro essere state realizzate in un li, in una fase storica al momento li opere di raccolta delle acque da periodo con ridotte precipitazioni imprecisabile, si tentò di porre ri- manifestazioni sorgentizie, forse meteoriche, allo scopo di capta- medio, forse senza successo, attra- con escavazioni di cunicoli nelle re maggiori quantità di acqua. verso lo scavo e la costruzione di pareti delle gravine al fi ne di in- Un’ipotesi alternativa vedrebbe la condotte di by-pass. tercettare maggiori portate. In età realizzazione delle diramazioni se- Più in generale, il ramo fossile romana, la rete cunicolare potreb- condarie semplicemente connessa (fi gg. 5 e 9), attualmente sconnesso be essere stata estesa ed ampliata ad accresciute necessità antropi- dal resto dell’acquedotto, sembra secondo le tecniche codifi cate nel che di approvvigionamento idrico. costituire un percorso alternativo De Architectura di Vitruvio (I sec. Non di meno, le tecniche di esecu- al tratto di canale collettore com- a.C.) e nella Naturalis Historia di zione delle opere, maturate in base preso tra San Michele e il traforo Plinio il Vecchio (23-79 d.C.). all’evoluzione di attrezzi, strumen- del Monte Termiti; in mancanza di Tuttavia, sia Vitruvio che Plinio ti e nozioni progettuali, ma anche elementi per una datazione rela- sembrano considerare che “… i in relazione alle cognizioni sulla tiva si possono, ad oggi, ipotizza- cunicoli solo in relazione ai pro- presenza di accumuli d’acqua nel re sia funzioni vicarie, legate alla blemi di trasporto delle acque, e sottosuolo, devono aver avuto un manutenzione e al funzionamento inutilmente si cercherebbe nelle ruolo signifi cativo nel determina- generale dell’acquedotto, sia un rispettive opere una qualche indi- re la geometria dell’acquedotto; avvicendamento causato dal ma- cazione sull’opportunità di giunge- la scelta delle direttrici di scavo a nifestarsi di dissesti idrogeologici, re all’emungimento di una falda, ridosso di altrettanti impluvi delle che potrebbero aver compromesso procedura che è alla base dello svi- diramazioni secondarie, potrebbe, la funzionalità idraulica del primo luppo di un qanat …” (Castellani, in questa chiave di lettura, essere tratto e reso necessaria la costru- 1999). Le tecniche di costruzione scaturita dalle minori profondità zione del secondo. dei qanat risalgono probabilmente necessarie per raggiungere livelli In merito al signifi cato dei due or- al III millennio a. C. e si sono im- acquiferi o dall’obiettivo di inter- dini di condotte individuati tra la mutabilmente perpetrate sino ai cettare maggiori quantità di acque Gravina di Bocca Ladrona e San nostri giorni. di infi ltrazione. Michele, occorre considerare che L’opera idraulica della contrada In ogni caso, la stessa costruzione mentre Gagliardo (1811) ha soste- Triglio, però, potrebbe aver avu- dell’opera acquedottistica, nell’im- nuto un utilizzo alternativo onde to altra origine, rispetto alla con- ponenza delle sue dimensioni e in consentirne la manutenzione, Ver- sapevole derivazione di un corpo virtù dell’alto livello progettuale ri & De Angelis D’Ossat (1899) idrico sotterraneo, ed essere stata che fu necessario per concepirla, hanno ipotizzato un’origine legata 48 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 ad un abbassamento della falda. fi nalizzato a evitare dispersioni malta per fenomeni di usura, che Il rinvenimento di condotte a dif- idriche dalle pareti e dal fondo, avrebbe richiesto lo scavo di con- ferenti profondità è tutt’altro che o come tentativo di conservare la dotte a quota più bassa, o, come infrequente nell’esplorazione degli portata dell’acquedotto in una fase appare più probabile, essere stata antichi sistemi ipogei di trasporto di magra della falda alimentante. conseguenza di fenomeni di frana delle acque, come per i già men- Secondo questa ipotesi, le condotte lungo il versante ovest di Bocca zionati acquedotti arcaici di Pon- più basse potrebbero essere state Ladrona. Questi, danneggiando te Terra (Castellani, 1999); anche realizzate a causa di un ulteriore parte dell’originario percorso ipo- l’acquedotto Bonamorone di Agri- abbassamento del livello freatico geo, avrebbero reso necessario gento presenta cunicoli disposti su che, in considerazione della stretta l’abbassamento del livello di de- due o tre ordini (Lombardo et alii, dipendenza del regime dell’acqui- fl usso nel sistema acquedottistico, 2002). fero da quello delle precipitazione, ad iniziare dal pozzo con differenti Per il Triglio, le differenze nelle potrebbe aver coinciso con periodi altezze delle condotte entrante ed geometrie delle condotte sugge- caldo-aridi in età romana o me- uscente. riscono distinte fasi di scavo per dioevale (Allocca et alii, 2000). i due ordini sovrapposti; il rive- Alternativamente, la fase co- stimento delle condotte superiori struttiva che ha portato alla rea- con cocciopesto, manufatto solita- lizzazione del condotto inferiore mente attribuito all’età romana, potrebbe essere spiegata per la rappresenterebbe un intervento perdita della tenuta stagna della

Ringraziamenti

Un doveroso ringraziamento agli speleologi del Gruppo Speleo Statte, ed in particolare a Dino Grassi, Giuseppe Mauro e Angelo Miccoli per la disponibilità e le indicazioni fornite nel corso dei rilievi. Si rin- graziano inoltre: Vittorio Marras, Nicoletta Nobile, e Valerio Nobile (GSN) per i contributi in fase esplo- rativa; Rita Amati e Alberto Piscazzi per aver fornito dati di carattere idrogeologico.

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Giuseppe Lombardo Geologo, Gruppo Speleologico Agrigento - C.da Sant’Anna 92100 Agrigento - [email protected]

Considerazioni geologiche Riassunto L’indagine geo-speleologica effettuata prende in esame le cavità L’area del Giardino Botanico di artifi ciali ricadenti all’interno dell’area del Giardino Botanico di Agrigento ricade nella zona più Agrigento, di proprietà della Provincia Regionale di Agrigento. orientale dell’abitato di Agrigento, L’esigenza di una maggiore conoscenza del sottosuolo dell’area nasce in prossimità dell’area archeolo- dalla necessità, da parte dell’ente provincia, di una catalogazione degli gica della Valle dei Templi. Car- imbocchi delle cavità presenti, per ragioni legate alla fruizione del sito tografi camente il sito, esteso circa in condizioni di massima sicurezza, e per constatare le potenzialità 6,5 Ha, ricade nella porzione nord- di un utilizzo turistico delle stesse; lo studio in oggetto si è posto come occidentale della Tavoletta “Agri- fi nalità appunto quella di operare una ricerca sistematica delle cavità gento” IV - NE del Foglio 271 del- artifi ciali ricadenti all’interno del perimetro dell’area del Giardino la Carta d’Italia in scala 1:25.000 Botanico ed operare la catalogazione ed il rilievo di ogni singola edita dall’I.G.M., e si trova com- struttura ipogea. preso tra i paralleli chilometrici 29-30 ed i meridiani chilometrici Abstract 75–77. Nella Carta Tecnica Regio- This geo-speleological survey analyses the artifi cial caves that nale (C.T.R.) in scala 1:10.000, edi- are situated within the Botanical Gardens of Agrigento, owned ta dalla S.A.S., l’area è rappresen- by the Regional Province of Agrigento. Such a detailed study of the tata nella sezione 636080. subterranean structure is born out of the necessity, mostly on the part of L’area del Giardino Botanico, così the province, to catalogue the cave entrances of the region, for reasons come buona parte dell’abitato di associated with establishing if the sites are secure and if the caves can Agrigento, si estende su un rilie- be used for turism; the study therefore consists of the systematic analysis vo collinare costituito da litologie and cataloguing of each of the cave entrances inside the perimeter of sedimentarie plio-pleistoceniche the botanic gardens and all of the associated hypogeal structures. di natura calcarenitica e limo-ar- gillosa. Nonostante la copertura del tessuto urbano, attraverso il rilevamento geologico degli affi o- poggiante sulle argille plioceniche eluvio-colluviali a forte matrice ramenti residui e analizzando il della “Formazione Monte Nar- sabbiosa. contesto geo-strutturale delle zone bone”. In particolare il substrato Morfologicamente il sito è caratte- ai margini della città, si può facil- dell’area del Giardino Botanico è rizzato da un’alternanza di forme mente individuare il rapporto ete- caratterizzato dalla componente a seconda della zona presa in esa- ropico fra i depositi argillo-sabbio- calcarenitico-sabbiosa della “For- me: in particolare nella porzione si e i sedimenti di taglia arenacea, mazione di Agrigento” che, lungo più settentrionale, a ridosso della più o meno grossolani, cementati i versanti che delimitano il setto- via Leonardo da Vinci, è possibile a costituire corpi rocciosi calcare- re settentrionale della struttura, riscontrare notevoli salti di quo- nitici. Nell’ambito di questa dispo- è ampiamente rappresentata dai ta impostati sulle calcareniti che sizione, in letteratura geologica, fronti risparmiati dalla notevole verso sud, grazie alla presenza sono descritti almeno tre livelli attività di cava che in questa zona di ampi terrazzamenti, tendono calcarenitici, intervallati da spes- era fortemente presente in periodi alla sub-orizzontalità. Dal punto sori argillo-sabbiosi. Questi terre- precedenti a quello attuale. Nel- di vista idrogeologico i terreni del ni, cronologicamente ascrivibili al la porzione del giardino posta più substrato possono essere distinti Pliocene superiore - Pleistocene a sud è stato possibile notare un in due categorie ovvero rocce ad inferiore, costituiscono la cosid- ispessimento della coltre di altera- alta permeabilità primaria e se- detta “Formazione di Agrigento”, zione, rappresentata da depositi condaria (calcareniti) e rocce pra- 52 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006

Figura 1 - Veduta panoramica dell’area del Girdino Botanico di Agrigento

ticamente impermeabili (argille). sibile riscontrare tipologie con un OPERE INSEDIATIVE CIVILI L’interazione dei terreni calcare- andamento esclusivamente vertica- In questa categoria rientrano tutte nitici con quelli argillosi consente le (pozzi), un andamento esclusiva- le cavità realizzate come abitazio- così la formazione di falde idriche mente sub-orizzontale (gallerie) o ad ni, stalle o magazzini ed adibite, sotterranee che tendono, in linea andamento misto (pozzi e gallerie). in periodi differenti, ad usi diversi. generale, a defl uire verso S-SW, ma con numerose variazioni locali legate alla irregolarità del contat- to eteropico fra i termini arenitici e quelli pelitici della “Formazione di Agrigento”.

Censimento e descrizione del- le cavità

La maggior parte delle cavità arti- fi ciali presenti all’interno del peri- metro del Giardino Botanico è stata scavata con la fi nalità di emungere le acque della falda (pozzi vertica- li), anche perché l’area in passato fungeva da colonia agricola dell’ex Ospedale Psichiatrico, posto a poca distanza dalla stessa: la presenza di un elevato numero di pozzi per l’emungimento delle acque dal sot- tosuolo viene ricondotto infatti alle notevoli pratiche agricole effettua- te. Il posizionamento degli ipogei è stato effettuato con l’ausilio di un GPS portatile Magellan model- lo 310. Le cavità, tutte artifi ciali, riscontrate durante i rilievi sono risultate essere sedici, distribuite secondo il seguente schema: • opere idrauliche: n° 7 (56%) • opere insediative civili: n° 9 (44%)

OPERE IDRAULICHE In questa categoria rientrano tut- te le opere realizzate per il repe- rimento e l’emungimento delle acque, siano esse superfi ciali che sotterranee; lo sviluppo plano- altimetrico di queste cavità può essere differente in quanto è pos- OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 53 ne da quadrata a rettangolare, con 184 metri s.l.m. e presenta una le seguenti dimensioni: 1.00 x 2.85 sezione quadrata di circa 0.80 m metri. Tali dimensioni si manten- per lato. La cavità, dopo un primo gono costanti fi no al fondo del poz- tratto di circa 1.30 metri caratte- zo, posto ad una profondità di 17.55 rizzato da un andamento molto re- metri. Occorre segnalare che la cavità golare e dal rivestimento delle pa- risulta interessata dalla presenza di reti con conci calcarenitici, subisce falda idrica il cui livello piezometrico, un allargamento delle dimensioni durante le operazioni di rilievo, è stato verso la porzione orientale del poz- riscontrato alla profondità di 16.20 zo determinando il passaggio della metri dall’imbocco. sezione da quadrata a rettango- Le pareti di questa cavità, sia per la lare, con le seguenti dimensioni: posizione che per il regime idrauli- 0.85 x 2.30 metri. Tali dimensioni co della stessa, sono risultate es- tendono ad aumentare in profondi- sere fortemente interessate dalla tà, con molta regolarità, divenen- presenza di muschi e radici, de- do a fondo pozzo (-14.55 m) le se- terminando una cromaticità mol- guenti: 1.10 x 2.90 metri. Alla base to scura e differente rispetto alle del pozzo è stata riscontrata una maggior parte degli ipogei presenti notevole presenza di materiale de- all’interno del Giardino Botanico. tritico derivante sia dallo sprofon- damento dell’imbocco stesso che POZZO “RICINO” dalle operazioni di disostruzione L’ingresso della cavità, in parte effettuate per potere accedere in ostruito e celato da detriti e terric- sicurezza all’interno della cavità cio, è posto ad una quota di circa stessa. Durante le operazioni di ri-

Le dimensioni plano-altimetriche e le forme delle stesse cavità varia- no in funzione di quelli che erano gli usi per cui le stesse erano state realizzate: nella quasi totalità dei casi le stesse si presentano sub- orizzontali o con dislivelli minimi.

OPERE IDRAULICHE

POZZO “ARANCIO” Il pozzo “Arancio” è ubicato nella zona centrale del Giardino Bota- nico, delimitata da alcuni terraz- zamenti a ridosso dei quali sono presenti dei fabbricati; l’imbocco dello stesso, posto ad una quota di circa 190 metri s.l.m., risulta esse- re posizionato in adiacenza ad un muretto di contenimento, alto poco più di un metro. La struttura del- l’imbocco, a sezione quadrata, si presenta rialzata rispetto al piano di campagna di circa m 0.60, per la presenza di piccoli muretti in cal- carenite. La cavità, le cui dimen- sioni dell’imbocco risultano essere di m 0.75 x 0.75, mantiene tali misure costanti fi no a –1.20 metri dall’imbocco; da tale profondità in poi lungo una delle due direzioni si nota un brusco allargamento che Figura 2 - Vista panoramica degli ingressi dell’”Ipogeo della stalla” e dell’”Ipogeo determina il passaggio della sezio- della torre” 54 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 lievo il pozzo non è risultato essere interessato da alcuna presenza di falda idrica.

POZZO “ACANTO” Il pozzo “Acanto” è ubicato nella zona posta a sud degli uffi ci della Provincia Regionale di Agrigento; l’imbocco della cavità, ad andamen- to verticale, e posto ad una quota di circa 182 metri s.l.m.. L’acces- so alla cavità, avente un imbocco con dimensioni di m 0.67x0.67, si presenta a raso rispetto al piano campagna e risulta essere parzial- mente celato da un grosso concio di calcarenite che lascia intrave- dere solo una porzione della cavità stessa. Il primo metro del pozzo, avente sezione quadrata, si pre- senta costituito da conci di calcare- nite che, dopo questo primo tratto, lasciano a vista la roccia in posto che, in questo pozzo, si presenta poco compatta e fortemente terro- sa. Tale situazione litologica è te- stimoniata da un incisivo scaver- namento della stessa cavità subito dopo il primo metro. Un elemento di particolarità di questa cavità è la presenza di una nicchia, posta alla profondità di circa m 3.65 sulla parete nord-occidentale, ed avente le seguenti caratteristiche geometriche: altezza m 0.95, lar- ghezza m 0.60, profondità m 0.15. La profondità totale del pozzo è di 9.90 metri e sul fondo si notano dei depositi detritici derivanti dai par- ziali crolli delle pareti dello stesso; non è stata riscontrata, durante le operazioni di rilievo, alcuna pre- senza idrica.

POZZO “OLIVO” Il pozzo “Olivo” è ubicato nella zona nord-occidentale del Giardi- no Botanico, a poca distanza dalle strutture di recinzione dell’area che separano la stessa dalla Via Figura 3 - Fasi della discesa all’interno del ”Pozzo Acanto” Leonardo Da Vinci; l’imbocco della cavità è posto ad una quota di cir- roccia calcarenitica in posto, che le “pedalore”, ovvero delle nicchie ca 196 metri s.l.m. si presenta abbastanza compat- sfruttate in passato per la discesa L’accesso al sottosuolo presenta le ta e cementata. Tale situazione e la risalita all’interno di queste dimensioni di m 0.60x0.60 circa e, si mantiene costante per l’intera opere verticali. Sul fondo del pozzo per una profondità di 1.60 metri profondità del pozzo che termina a sono stati notati dei depositi detri- dal piano di campagna, la cavità –23.0 metri dal piano di campagna tici e non è stata riscontrata alcu- presenta una sezione quadrata facendo risultare tale struttura la na presenza idrica nella cavità. realizzata con conci di calcareni- più profonda rinvenuta all’interno te: dopo questo primo tratto, la del Giardino Botanico. POZZO “FICODINDIA” sezione diviene circolare e la ca- Lungo le pareti del pozzo sono vi- Il pozzo “Ficodindia” è ubicato ad vità risulta essere costituita dalla sibili, per tutta la sua lunghezza una quota di circa 185 metri s.l.m., OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 55 a pochi metri da un piccolo fabbri- za d’acqua o circolazione idrica. cato adibito a deposito di utensili. L’imbocco di questa cavità risul- POZZO “ALLORO” ta essere lievemente rialzato dal Il pozzo “Alloro” è posto in vicinan- piano campagna (circa m 0.60) za alla cavità vista in precedenza, ed a sezione quadrata lievemen- ad una quota di circa 186 metri te irregolare. Già alla profondità s.l.m.: l’ingresso, a sezione quadra- di un metro la sezione diviene di ta, risulta essere posto alla stessa forma rettangolare con il lato più quota del piano campagna e costi- lungo avente una dimensione di tuito da grossi blocchi squadrati 1.53 metri, mentre il lato più corto di calcarenite. Alla profondità di presenta la lunghezza di un metro. circa un metro la sezione diviene Le dimensioni e la forma del pozzo di forma ellittica, elemento riscon- si mantengono all’incirca costan- trato solamente in questa cavità ti fi no alla profondità di m 13.80, in maniera così pronunciata ed in- profondità alla quale la sezione teressante, con l’asse maggiore di- da quadrata passa ad ellittica: la sposto in direzione Est-Ovest. Alla stessa subisce una repentina dimi- profondità di circa 7.50 metri, dopo nuzione nelle dimensioni (diago- un visibile restringimento della nale maggiore: 0.96 m – diagonale sezione, la stessa torna ad essere minore: 0.83 m). La diminuzione quadrata con dimensioni che oscil- delle dimensioni avviene su una lano da 0.80 a 1.0 metro fi no alla distanza di circa 0.35 metri ed in profondità di 15.45 metri, quota maniera molto regolare: fi no alla alla quale termina la cavità. Sono profondità di metri 15.10, quota presenti su due lati, in opposizione della base del pozzo, le dimensio- fra loro, delle nicchie (pedalore) e ni e la forma dello stesso risultano non è stata rilevata alcuna presen- mantenersi costanti. za d’acqua o circolazione idrica. La tipologia dell’ipogeo non lascia alcun dubbio sul suo scopo che è senz’altro fi nalizzato allo sfrut- tamento delle acque sotterranee; attualmente all’interno del pozzo non è stata rilevata alcuna presen- 56 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006

POZZO “MANDORLO” POZZO “CARRUBO” ottanta centimetri la sezione di- Il pozzo “Mandorlo” è ubicato in Il pozzo “Carrubo” è ubicato ad viene di forma rettangolare con il prossimità del pianoro in cui sono una quota di circa 193 metri s.l.m., lato più lungo avente una dimen- ubicati il pozzo “Ficodindia” ed il e l’imbocco di questa cavità, chiuso sione di 1.30 metri, mentre il lato pozzo “Alloro”. Questa cavità pre- in maniera molto approssimata da più corto presenta la lunghezza di senta, rispetto a quelle rinvenute grossi blocchi di calcarenite, risulta circa 0.80 metri. Le dimensioni e all’interno dell’area del Giardino essere a raso con il p. c. e presenta la forma del pozzo si mantengono Botanico, la caratteristica di avere una sezione quadrata lievemente all’incirca costanti fi no alla pro- lungo la parete meridionale della irregolare. Già alla profondità di fondità di m 21.65, profondità alla stessa delle staffe in ferro, posizio- quale termina il pozzo; su due lati nate “a scaletta”, che permetteva- sono presenti, in opposizione fra no agevolmente l’ingresso in sot- loro, delle nicchie (pedalare) pro- terraneo. L’imbocco della cavità, fonde alcuni centimetri e distanti ad andamento verticale, è posto fra loro circa m 0.50. ad una quota di circa 188 metri s.l.m. e si presenta parzialmente POZZO “BONAMORONE” ostruito da una copertura in legno Questo pozzo, avente una profondi- molto precaria. La cavità, per una tà di 15,0 metri permette l’ingres- profondità di circa ottanta centi- so all’interno di una imponente ed metri dal p. c., presenta una se- importante cavità artifi ciale agri- zione quadrata costituita da conci gentina quale è appunto l’”Ipogeo di calcarenite: dopo questo primo di Bonamorone”. L’ipogeo, nel suo tratto la sezione diviene circolare, complesso, presenta uno sviluppo con un diametro di circa un metro, planimetrico totale di circa 900 e la cavità risulta essere costituita metri mentre il dislivello altime- dalla roccia calcarenitica in posto trico della galleria principale, da abbastanza compatta e cementa- cui proviene il fl usso idrico, è di ta. Tale situazione si mantiene co- circa 30 metri. Il pozzo ricadente stante fi no alla profondità di 14.0 all’interno del Giardino Botanico, metri dall’imbocco dove la sezione e più precisamente nella porzione diviene di forma ellittica, con l’as- più orientale della stessa area è se maggiore di 2.10 m; la sezione soltanto uno dei pozzi di accesso e si mantiene con la forma soprade- di areazione della cavità; si presen- scritta fi no alla profondità di metri ta a sezione quadrata (1,50 x 1,50 17.50 dove è stato riscontrata la metri) ed è caratterizzato per tutta presenza di acqua di falda. Il pozzo la sua lunghezza dall’essere rive- prosegue allagato fi no alla profon- stito da grossi conci di calcarenite dità massima misurata di m 21.70. squadrata. L’ingresso principale OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 57 della cavità è ubicato all’interno di un immobile, di proprietà del Co- mune di Agrigento, che ospita del- le piccole vasche di decantazione e delle vasche di accumulo.

OPERE INSEDIATIVE CIVILI

IPOGEO DEGLI ALVEOLI L”’Ipogeo degli Alveoli” rappre- senta la cavità stanziale posta a maggiore quota altimetrica (215.0 metri s.l.m.) all’interno del Giar- dino Botanico, e risulta essere di scarso interesse speleologico sia per le esigue dimensioni plano-al- timetriche sia per il fatto che non rappresenta altro che un piccolo riparo sottoroccia sub-orizzontale. Un elemento di particolarità ri- scontrato in questo riparo è la pre- senza, nella porzione esposta ad ovest di una struttura a pilastro, di alcune nicchie alveolate.

IPOGEO DEL MASSO A ridosso dell’area destinata ai parcheggi degli uffi ci della Pro- vincia Regionale di Agrigento è presente un affi oramento calcare- nitico di forma allungata disposto in direzione Nord-Sud risparmiato dalla preesistente attività di cava in cui, sulla porzione rivolta ad oriente, si apre l’”Ipogeo del mas- so”, cavità a pianta trapezoidale con uno sviluppo planimetrico di poco superiore a cinque metri e ca- Figura 4 - Particolare del tratto interno dell’Ipogeo della torre”. ratterizzato dalla presenza, nella zona a ridosso dell’ingresso, di una scala ricavata nell’ammasso cal- che risulta essere di poco inferio- apertura nella volta. La struttura carenitico presente a ridosso di re a 20.0 metri. L’ipogeo risulta presenta le tipiche caratteristiche un’antica vasca. essere disposto in direzione O-SO di una cavità adibita a riparo e ri- – E-NE secondo due spezzate. Nel- covero di attrezzature; essa si apre IPOGEO DELLA STALLA la zona prossima all’imbocco è pre- ad una quota di circa 191 metri A ridosso dell’ampia cavea presen- sente un passaggio, posto in alto s.l.m.. Sono presenti al suo interno te all’interno del Giardino Botani- lungo il lato nord della cavità, che delle piccole nicchie e degli isolanti co trovano spazio tre ampie cavità permette l’accesso dall’alto all’ipo- elettrici che avevano come compito assimilabili ad opere insediative geo stesso; sono presenti all’inter- quello si sorreggere i cavi all’inter- civili, molto interessanti e rappre- no degli anelli in ferro per legare no per le precarie strutture di illu- sentative dell’area del giardino. Le molto probabilmente gli animali minazione. tre cavità sono disposte l’una ac- presenti all’interno (stalla). canto all’altra senza che le stesse IPOGEO DELLA VASCA possano, nelle zone ipogee, interfe- IPOGEO DELLA TORRE L’”Ipogeo della Vasca” si apre lun- rire fra loro. La cavità posta nella Limitrofo alla struttura preceden- go la parete nord dell’ampia cavea porzione più settentrionale della temente descritta si apre l’”Ipogeo presente all’interno del Giardino parete è l’”Ipogeo della Stalla”, ca- della Torre”, cavità sicuramente Botanico ed è costituito da una vità di forma molto regolare posta fra le più interessanti presenti al- cavità a pianta allungata dispo- ad una quota di circa 193.5 metri l’interno del Giardino Botanico sia sta lungo la direzione del versante s.l.m., risulta essere caratterizzata per il suo andamento misto sia per (NO-SE). L’accesso a tale cavità, da un ampio ingresso e da dimen- la ricchezza di spunti speleologici posto ad una quota di circa 196 sioni che si mantengono costanti di un certo valore. La cavità pre- metri s.l.m., è consentito da una per l’intero sviluppo planimetrico, senta uno sviluppo planimetrico di 58 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 poco inferiore ai 50 metri e nel suo insieme presenta sia un ampia ca- vità iniziale (20 metri circa di svi- luppo planimetrico) e una cavità ad andamento meandriforme che si snoda per i rimanenti 30 metri circa superando un dislivello totale di circa otto metri. L’ampio came- rone, caratterizzato da un ingresso molto regolare in cui oltre lo stesso sono presenti due ulteriori apertu- re a fi nestra, presenta una pianta rettangolare all’interno della qua- le sono ricavati ulteriori ambienti delimitati da muri in conci calca- renitici e da una cancellata; a ri- dosso dell’ingresso trova spazio, lungo il lato destro, una ampia mangiatoia. Nella parete opposta a quella di ingresso è presente un’apertura, di forma rettangolare, attraverso cui si accede ad una galleria che, piegando in direzione sud, permet- te di potere giungere alla piccola torre, alta circa sei metri, posta in una delle zone più elevate del giar- dino; a circa un metro di distanza dalla base della stessa è presente un canale, attualmente chiuso con una griglia di ferro, attraverso cui è possibile fuoriuscire dalla cavità.

IPOGEO DEL MURETTO L’ultima delle tre grandi cavità presenti a ridosso dell’ampia ca- vea è rappresentata dall’”Ipogeo

Figura 5 - Fasi della discesa all’interno del ”Pozzo Alloro”. OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 59

del muretto”, opera insediativa ci- esistente fra il piano campagna (posto alla quota di 193.5 metri s.l.m.) vile posta nella porzione più meri- ed il piano di calpestio della cavità stessa. Il camerone, caratterizzato da dionale della parete della suddetta un ingresso molto regolare e da una ulteriore piccola apertura a fi nestra, cavea, di forma molto regolare e presenta una pianta rettangolare. dalle dimensioni che si manten- Elemento di particolarità presente all’interno della cavità è dato da un gono costanti per l’intero svilup- muretto, alto un metro, po planimetrico della stessa, che che divide parzialmente la risulta essere di circa 22.0 metri. superfi cie totale dell’am- Anche questa cavità è caratteriz- pia camera. zata da un andamento sub-oriz- zontale e risulta essere totalmente IPOGEO DEL TRAFORO scavata all’interno dell’ammasso Nella parete meridionale calcarenitico avente in questa zona dell’ampia cavea è presen- una stratifi cazione molto evidente: te una cavità, raggiungibi- nella parte centrale della volta la le attraverso degli scalini, presenza di un giunto di stratifi ca- che altro non è che un pas- zione determina l’esistenza di una saggio rettilineo all’inter- frattura che segue parallelamente no dell’affi oramento cal- la cavità stessa. Altro elemento carenitico. Questa cavità di particolarità rispetto alle altre – Ipogeo del Traforo – si strutture ipogee è la presenza di apre ad una quota di circa numerosi incavi, molto regolari, 194.5 metri s.l.m., presen- presenti lungo la parte sommita- ta uno sviluppo planime- le delle pareti: non è da escludersi trico di circa tredici metri che in queste nicchie venivano in- ed è disposta in direzione cassate delle travi lignee utilizzate Nord-Sud. Non presenta per usi diversi. particolari peculiarità e, All’ingresso della cavità è presente nella zona settentrionale, una scalinata che permette di su- risulta parzialmente cela- perare il dislivello di circa m 1.30 ta dalla folta vegetazione. Figura 6 - Interni dell’”Ipogeo del muretto”. 60 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 Considerazioni conclusive li e sette opere idrauliche; queste durante le fasi del rilievo, ed al per- ultime sono rappresentate essen- sonale della Provincia Regionale Lo studio e le ricerche effettua- zialmente da pozzi ad andamento di Agrigento che gestisce l’area del te in maniera sistematica hanno verticale in cui le profondità rinve- Giardino Botanico ed in particolar notevolmente aumentato le cono- nute oscillano fra m 9.90 e m 23.00. modo al Dirigente dell’Assessora- scenze sul patrimonio sotterraneo to Provinciale all’Agricoltura Ing. esistente all’interno dell’area del Ringraziamenti Piero Hamel ed al Dott. Giovanni Giardino Botanico della Provincia Moncada per la fattiva collabora- Regionale di Agrigento, avendo de- Un sentito ringraziamento viene zione e disponibilità dimostrata terminato il censimento di sedici rivolto ai soci del G.S.A. Eugenio durante le varie fasi del presente cavità, di cui nove ascrivibili, per Vecchio, Antonio Sciumè e Salvato- studio. tipologia, ad opere insediative civi- re Grassadonio per l’aiuto prestato

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Ezio Anzanello Gruppo Speleologico Opitergino C.A.I. Oderzo/progetto Col di Lana

Revisione: Gilberto Salvatore/C.A.I. Livinallongo/progetto Col di Lana, Franco Deltedesco/Museo Ladino-Fodom/progetto Col di Lana, Guglielmo Gabrielli/A.N.A. Livinallongo/progetto Col di Lana

Fanno parte del “progetto Col di Lana”: Comune di Livinallongo del Col di Lana (BL), Museo Ladino Fodom - sez. “Grande Guerra”, Associazione Nazionale Alpini - Livinallongo, Club Alpino Italiano - sez. di Livinallongo, Gruppo Speleologico Opitergino - C.A.I. sez. di Oderzo

Riassunto: Abbiamo già scritto qualcosa sul “progetto Col di Lana” nel n° 1 / 2001 di Opera Ipogea ed ora, dopo sette anni di lavori sulle gallerie della prima guerra mondiale sparse nelle zone del Col di Lana, Monte Sief, Col de la Roda e Settsass, descriviamo i risultati della nostra ricerca: 164 cavità (e tracce di altre quindici) topografate e descritte. Tutte le opere si trovano nella parte settentrionale della vallata, dove abbiamo ancora qualcosa da cercare.

Abstract: We already wrote something about the “progetto Col di Lana” in Opera Ipogea n° 1 / 2001 and now, after seven years of study about the First World War tunnels scattered through Col di Lana, Monte Sief , Col de la Roda and Settsass areas, we describe the results of our research: 164 cavities (and evidences of other fi fteen) mapped and described. All them are placed in the northern side of the valley, where we still have something to look for.

Evoluzione di un Progetto ra sconosciuti. Nel quadro di que- di Livinallongo. Abbiamo inoltre sto programma, funzionale sia alla riunito le pubblicazioni dell’epoca, Rispetto alla situazione presentata raccolta di notizie sulle gallerie che le fotografi e ed i manoscritti sul- su Opera Ipogea 1 / 2001, quando alla “normale” documentazione sui l’argomento che esistevano presso il nostro progetto serviva esclusi- fatti di guerra, siamo fi nora riusci- la biblioteca ed il Museo di Pieve vamente a documentare le cavità ti ad ottenere il Diario Storico del (oltre ad alcuni archivi privati) e, di guerra, ci sono state parecchie 60° Reggimento Fanteria ed il Dia- come per i diari dei Reggimenti, variazioni che hanno contribuito rio di Guerra del 59° Reggimento abbiamo realizzato copie digitali a formare un quadro di attività Fanteria, entrambi inediti. Se te- di ogni foglio. Risultato di tutto più complesso. Vorremmo citare niamo presente che hanno avuto questo lavoro è il fatto che oggi il brevemente, a titolo di esempio, le a che fare con il Col di Lana altri progetto Col di Lana può contare “nuove attività” più signifi cative. 10 Reggimenti di Fanteria, uno dei su un archivio interessante, a pre- Bersaglieri, elementi di sei diversi scindere dalla presenza di alcuni Ricerca documenti storici Reggimenti del Genio e, per quan- documenti esclusivi. to marginalmente, anche unità Dalla lettura dei testi normalmen- degli Alpini, appare chiaro che il Con Interreg III te reperibili in libreria, fi nalizzata lavoro di “ricerca documenti uffi - alla ricerca di informazioni sulle ciali” è appena iniziato. E’ nostra Il progetto Interreg III, fi nanziato opere, siamo passati ad un pro- intenzione, nei limiti del possibile, con fondi della Comunità Europea, gramma di documentazione ben concentrare tutte le informazioni sta creando percorsi e ripristinan- più ampio che prevede l’acquisizio- sul confl itto in un’unica sede, già do opere di guerra nelle Dolomiti. ne di alcuni documenti storici fi no- identifi cata nel Museo di Pieve Nella zona che ci interessa Interreg 62 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 III e progetto Col di Lana collabo- rano in due distinti settori di atti- vità: defi nizione di alcuni dettagli relativi ai lavori e compilazione del materiale “informativo”. Il nostro contributo, per quanto riguarda le opere, si limita ad aspetti che po- tremmo defi nire periferici rispetto a tutto il piano di lavori previsti da Interreg III. In pratica: gli Alpini dell’A.N.A. di Livinallongo provve- dono da sempre alla manutenzio- ne della chiesetta di Cima Lana, del bivacco (l’hanno costruito loro) eccetera; decenni di paziente, labo- riosa passione per la conservazione della memoria storica hanno con- ferito all’A.N.A. locale un’indiscu- tibile competenza sulle problema- tiche della zona. Ne consegue che i loro suggerimenti, decisamente orientati verso la riduzione del- l’impatto ambientale conseguente ai lavori, riescono a raggiungere lo scopo senza compromettere la frui- bilità degli interventi previsti. Per quanto riguarda il materiale in- formativo, il progetto Interreg III prevede la realizzazione di tabelle in formato A3 da disporre lungo i percorsi, pieghevoli cartacei che, un segmento di percorso per vol- ta, forniscono al turista le dovute informazioni di natura escursio- nistica e storica, un CD che sarà disponibile per la consultazione presso il centro informativo/docu- mentativo di Pieve (creato ad hoc, nell’area dell’ex “bersaglio”) ed un ultimo supporto cartaceo: la clas- sica guida in formato tascabile. Abbiamo già provveduto, d’intesa con il comitato storico-scientifi co di Interreg III, alla compilazio- Figura 1 – Una trincea verso la sella del Sief, ripristinata nel corso dei lavori del ne delle tabelle informative e dei progetto Interreg III. pieghevoli, per i quali ci siamo av- valsi anche di materiali d’archivio cepire indicazioni e nel concedere ti esposti in occasione di expoDolo- diversi da quelli in nostro possesso spazi di intervento anche a realtà, miti, nello stand della Federazione (grazie Signor Striffl er!). Nelle to- come il progetto Col di Lana, ester- Speleologica del Veneto, sono stati pografi e che verranno apposte alle ne rispetto alla sua struttura. preparati apposta per l’occasione partenze dei percorsi la componen- ma rappresentano le avanguardie te “locale” del progetto Col di Lana E’ noto che tutti i risultati dei no- di una serie di strutture espositive (A.N.A., Museo e C.A.I. di Livinal- stri lavori convergono nel Museo fi sse che contiamo, ovviamente, di longo) ha provveduto al perfezio- di Pieve, dove abbiamo già ac- incrementare nel numero. Ci sono namento dei tracciati ed alla com- cumulato un discreto pacchetto molte altre novità “golose” in can- pilazione dei toponimi. I lavori di di materiali. Adesso si tratta di tiere ma elencarle tutte, oltre ad Interreg III non sono ancora con- cominciare a renderli accessibili essere prematuro, richiederebbe clusi e vorremmo attendere prima anche ai visitatori meno prepara- troppo spazio. Per quanto riguar- di formarci un’opinione precisa in ti, quelli che forse scoprono che in da l’attività divulgativa svolta dal merito, ma per il momento dob- Dolomiti è stata combattuta una progetto Col di Lana rinviamo al- biamo riconoscere al “progettone” guerra solo dopo essere entrati al l’apposito trafi letto, e per conclude- una notevole disponibilità nel re- Museo. I tre pannelli che sono sta- re la parte introduttiva del nostro OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 63 articolo ci limitiamo a sottolineare il fatto che il progetto Col di Lana, nato come un semplice “inventario dei buchi”, sta ampliando le pro- prie competenze e grazie all’inte- grazione sempre più avanzata con le realtà locali comincia a somi- gliare ad un’attività ben più com- pleta, fi nalizzata alla conoscenza, conservazione e valorizzazione di un’area unica sotto il profi lo natu- ralistico e storico.

Settsass

La zona del Settsass è stata fra- zionata in tre segmenti, uno per Figura 2 – Fra i vari lavori di Interreg III: ricostruzione di un tratto di camminamento ciascuna uscita compiuta. Se pro- coperto in cresta.

cediamo sul sentiero n° 24 (dal Ri- fugio Valparola verso il Settsass) notiamo, sulla sinistra rispetto al sentiero, i ruderi di una costruzio- ne. L’altura retrostante è il limite della prima zona (SFR), mentre tutte le cavità targate SDR si tro- vano fra questa altura e le prime “creste” dopo il Sasso Castello. La dicitura “STF” distingue invece le uniche due opere che siamo riusci- ti a trovare nel tratto fi nale della salita fi no alla croce di vetta, du- rante un’uscita un po’ condiziona- ta dal maltempo. Il sentiero n° 24 può essere consi- derato un buon riferimento fi nchè si parla della serie SFR, mentre per tutto ciò che abbiamo trovato a monte, più che il sentiero vero e proprio (troppo in basso rispetto al profi lo delle creste, dove si trovano le gallerie) conviene percorrere la traccia che, poco dopo del rudere che delimita la prima zona, si stac- ca dal sentiero e procede dolce- mente in direzione della sommità del Monte Castello ed oltre. Va detto comunque che per trovare le opere bisogna uscire continua- mente dal percorso, e per trovarle tutte ( almeno quelle che conoscia- mo ) è necessario percorrere a zig- zag lo spazio che separa le creste “verso Sud” dal rovescio “verso Nord” di ciascuna altura, il che co- stringe a preventivare dei tempi di percorrenza nettamente superiori a quelli previsti per una normale escursione. In generale abbiamo notato che le Figura 3 – Uno dei pannelli realizzati per il Museo di Pieve di Livinallongo; il cavità scavate nel calcare di Dur- soggetto sono le gallerie della mina austriaca-minensystem . renstein hanno resistito benissimo 64 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 nel tempo, e già in fase costruttiva cemento che presenta una certa le opere dovevano apparire soli- abbondanza di nicchie. L’altezza de visto che raramente sono stati varia da circa due metri e mezzo impiegati puntelli di legno, o forse a 1,9 m. e la sala è provvista di la loro sopravvivenza è stata faci- due vistose aperture a circa 40 cm. litata da una quantità di maltrat- dal suolo; la più vicina alle salette tamenti (proiettili di artiglieria, laterali è regolare, con una volta esplosioni di mina…) decisamente leggermente curva ( dim. : 0,8 x inferiore rispetto a quanto subìto 0,8 m.) mentre la seconda procede dalle alture fra Lana e Sief. “a cono tronco”, con un’apertura In questa zona abbiamo trovato interna di 1,0 x 0,85 metri che si 29 cavità di diversa morfologia; ne sviluppa per un metro (larghezza descriviamo alcune che ci hanno in uscita 0,65 m. circa) incuriosito più delle altre. CA 216 V BL - SFR 8 : 17 metri. CA 209 V BL - SFR 1: Si presenta con un corridoio d’in- 19 metri di sviluppo. gresso di quasi tre metri ( L. 115 H La prima galleria che abbiamo tro- 180 cm.) che sbocca in una stanza vato salendo da “le Laste” verso “il pressappoco quadrata, con il lato rudere” è posta in un canalino er- di 2,6 – 2,8 m. (H 2 m.) . Alcune boso che sovrasta la parete dove, strutture di legno sulla sinistra, Figura 4 - CA 209 V BL - Corridoio più in basso a destra, si apre CA e sulla destra il corridoio che cur- verso la feritoia. 164 V BL - VPS 1 . L’ingresso , vando a sinistra per 5 m. ( L 1,3 H bordato in cemento (H 1,85 m. ; L 1,7 m.) porta ad un bivio : a destra, 0,9 m. fi no a 105 cm. dal suolo, poi dopo altri 3 m. ( L 1,5 H 1,5 m.) una 130) apre in un vano in roccia lar- prima feritoia in cemento (luce : 60 go da 1,5 a 2,8 metri e alto circa x 16 cm.) ; a sinistra altri 5 metri 2, che porta ad un breve corridoio (curvando verso destra, L 1,3 H (un metro o poco più) al termine 1,5) aprono sulla seconda feritoia, del quale bisogna scegliere: a si- anch’essa in cemento ma con due nistra una sala (4,2 x 3 metri di lati aperti ( H 16 L 40 cm. ciascu- base, H 2 m.), a destra due spal- no ). Le due diramazioni verso le lette in cemento (H 1,7 L 0,9 m.) feritoie hanno il fondo ingombro segnano l’inizio di un corridoio in di detriti lignei, e stagionalmente roccia (una decina di metri; H 2 L possono presentare fenomeni di 1,2 m) che dopo pochi metri svol- parziale allagamento. ta a destra e forma uno scalino di circa 50 cm., verso il vano dove si apre l’unica feritoia dell’opera. CA 228 V BL - SDR 7: 12 metri. Probabilmente detiene le palma Figura 5 - CA 232 V BL - Il corridoio sul CA 212 V BL - SFR 4 : 18 metri. della cavità più “strana” del lotto. lato NORD del muro. E’ il “pezzo grosso” della serie, al- L’ingresso si confi gura come una meno in quanto a volume. Si apre discesa “dal soffi tto” di una stanza appena al di sotto di un’altura di 3,1 x 2,5 m, alta 2,4 m. dal lato piatta, con l’ingresso (L 1 H 1,5 più basso, dove un gradone nella metri, in cemento) posto in fondo parete ci aiuta a scendere. Dall’an- ad un breve camminamento, ed golo sinistro della stanza parte un il primo ambiente (L 1,5 m. va- corridoio di 150 – 160 cm di altezza riabile, piano di calpestio coperto e 120 – 140 di larghezza, che sbu- da detriti) presenta sulla sinistra ca in una stanza da 2,4 x 3,5 m., una certa abbondanza di cemento a cui si accede da un dislivello di che, dopo dell’apertura che condu- circa 70 cm. Una nicchia sul fon- ce alla prima sala sulla sinistra do della sala (H 1,75 prof. 0,9 m.) (3,5 x 2,5 m., H 185 circa) conti- e verso l’alto una verticale (4,7 m. nua fi no all’apertura della secon- dal pavimento al bordo esterno) da saletta (dimensioni equivalenti che termina in un’apertura ce- alla prima, con una pozza d’acqua mentata di 2,2 x 2,2metri di lato, a temporanea sul fondo), attraver- pianta quadrata (spessore 20 cm., sando tutta la parete “sinistra” di altezza della fascia in cemento : una sala grossolanamente quadra- variabile fi no ad un massimo di 90 ta, con i lati di circa quattro metri cm.). Nonostante il condizionale Figura 6 - CA 233 V BL - Ingresso con per lo più coperti da una parete di sia d’obbligo (sulla zona del Sett- lavori in cemento. OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 65 66 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006

Figura 7 - CA 232 V BL – Ingresso. Figura 8 - CA 232 V BL - Interno con il muro divisorio.

sass non abbiamo trovato molta CA 233 V BL - SDR 12 : 7,6 metri. ogni traccia di supporti per arma documentazione) appare evidente Un corridoio leggermente ricurvo davanti alle feritoie. Particolare che l’apertura bordata in cemento che porta verso una feritoia, con l’accessibilità a questa galleria, fosse funzionale ad un pezzo d’ar- una saletta “agganciata” sulla de- decisamente “sportiva” se parago- tiglieria, un rifl ettore o comunque stra. La larghezza varia dai 90 cm nata con tutte le altre. Viene da qualcosa di importante, e la con- del tratto immediatamente prima chiedersi come facessero a rag- formazione verticale dell’apertu- della feritoia ( H 1,6 m.) ai 75-100 giungerne l’ingresso, specialmente ra combinata con l’altezza lascia cm dell’ingresso ( portale in ce- supporre che ci fosse qualche tipo mento ; larghezza apertura 70 cm. Galleria per Mitragliatrici del di “ascensore” per portare in posi- H 170) fi no ai 3 metri in corrispon- Piccolo Settsass zione l’arma solo quando serviva, denza della sala , dove abbiamo garantendo così una buona pro- trovato un manufatto di cemento Supponiamo di partire come al so- tezione. Non sarebbe nemmeno lungo circa 50 cm, con una sezio- lito dalla Val Parola, e di percorre- l’unico esempio di “ascensore per ne quadrata di circa 25 cm. di lato, re il sentiero n° 23 verso la Sella cannone” esistente in zona, perché riportante una scanalatura nella del Sief. Incontreremo un bivio qualcosa di analogo abbiamo già parte superiore. Il tutto incasto- lungo il sentiero (scritte sui sassi; visto dall’altra parte della valle, nato su un blocco di cemento che verranno sostituite da un’apposita dove c’erano le artiglierie italiane. possiamo trovare sulla destra ( per tabella) dove a sinistra viene indi- chi entra), nell’angolo dove si apre cato il percorso per il Col di Lana la sala (2,5 m. dal lato più lungo). e a destra “per Ciampovedil”. Il CA 232 V BL - SDR 11 : 15 metri. tracciato di destra (variante del Una cavità curiosa della serie CA 236 V BL – STF 1 : 9 metri. sent. 23) risulta conveniente per “SDR”. Appena dopo l’entrata, a si- Sviluppo insolito per STF 1; si con- chi volesse visitare la selletta del nistra lo scalino di 50 cm. (parzial- fi gura come un corridoio ( H 1,7 Piccolo Settsass e la relativa cima, mente in cemento) che introduce m., L. da 70 a 90 cm.) che verso la con la possibilità di vedere quat- alla stanza in roccia di 1,9 x 1,6 m. parte fi nale apre con due fori verso tro cavità lungo il tragitto verso la (H 180 cm o più). A destra la galle- destra, ovvero in direzione Sud. Il postazione “di vetta”, una specie ria (L 130 – 135 cm. ; H 170 ) che primo è ricavato sopra ad un blocco di terrazzo relativamente facile da una parete di cemento divide (per di cemento di 120 cm. di lato, pro- raggiungere grazie agli scalini sca- 3,2 m.) dalla sala che troviamo fondo 80 cm. ( dim. foro : 30 x 30 vati nella roccia. La direzione “Col procedendo dritti dall’ingresso, vi- cm., bordato in legno) ed il secon- di Lana” è invece favorevole per cino alla feritoia con la base e tutto do si apre in fondo ad una nicchia chi volesse visitare l’unica galle- il resto in cemento (H 1,25 x prof. di 100 x 80 cm, posta a 40 cm. dal ria che abbiamo trovato in questa 1,2 m. ; forma “a cono tronco”). suolo. Dimensioni e fi niture della zona, la “galleria mitragliatrici” Abbondanza di cemento e buone seconda feritoia : come la prima. nel Piccolo Settsass. Per trovarla condizioni dell’insieme, oltre ad A giudicare dalle dimensioni delle si raggiunge dapprima la “quota un “volume disponibile” superiore aperture sembra fossero destinate 2262”, (dove il sentiero 23 incontra alla norma, ci fanno ritenere l’ope- all’osservazione più che al fuoco, il 21) e poi ci si dirige verso destra ra particolarmente interessante. ipotesi supportata dall’assenza di risalendo fi no alla quota indicata OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 67

Figura 9 - 1) Col di Lana, 2) Dente del Sief, 3) cratere delle mine, 4) cima Sief, 5) la sella del Sief; sullo sfondo la Marmolada, 6) il piccolo Settsass, 7) la selletta fra il piccolo Settsass ed il Settsass, dove si trovava il caposaldo n° 5 della Siefsattelstellung (posizione austriaca a difesa della sella del Sief). dalla linea delle feritoie. L’ingresso ca facilmente, e appena passati circa 4 metri ed una forma irre- è ben visibile, e qualche metro più dall’altra parte si lascia sulla de- golare (la parete a sx è di 2,8 m.; in là (15m. a sinistra, 3,5 m. più stra l’accesso ad F2 e si prosegue la destra di 1,5). Il soffi tto è attra- in alto) c’è una nicchia abbastanza praticamente dritti per 14-15 m. versato in diagonale da un’eviden- ampia. Non siamo sicuri del fat- (H. da 2 a 1,5m.; larghezza media te frattura (H max visibile 2,5 m. to che la nicchia sia classifi cabile intorno ad 1m. - sulla destra una circa), mentre sul pavimento si come “opera bellica”, ma risulta frattura intasata da massi), fi no possono distinguere dei sacchi di ugualmente interessante perché ci alla curva a destra che porta (altri cemento fra i massi. sembra strano che una struttura 5m.) verso F3. F 1 : Dalla galleria d’ingresso una così comoda e nascosta sia rimasta SALA : Un corridoio di 1,4 m. (H brusca svolta a destra immette inutilizzata durante il confl itto. 1,8 L 1,8) immette nella sala che nel corridoio in cemento ( volta in presenta una parete di fondo di roccia, H 1,7 ) la cui pianta con- CA 166 V BL - STS 1 : Fun- zionale alla difesa della sella del Sief, la galleria si apre su- bito dietro all’angolo occiden- tale della parete del Piccolo Settsass. Appena entrati ci si trova in un corridoio con le pareti in cemento e la volta in roccia (h. 150 l. 80) che dopo 1 metro svolta a sinistra. Da questo punto la parete destra continua in cemento mentre la sinistra è in roccia (H. 170 L. 120), e dopo due curve ver- so destra (in tutto 4-5m.) la galleria sbocca in uno spazio abbastanza ampio dove è pos- sibile distinguere tre diverse prosecuzioni: a sinistra una sala, a destra il corridoio ver- so F1 e dritti il cumulo di de- triti che ostruisce il percorso verso F2 e F3 (circa 6 m. oltre la galleria d’ingresso). L’apice della frana si scaval- 68 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 verge ( circa 10° ) verso la svolta so. Una cosa particolare in questa vato ad usare i riferimenti biblio- a sinistra che porta al corridoio di feritoia : più che “entrare” nella grafi ci anche per cercare di capire 1 m. ( H. 1,7 L 0,65 ) e quindi alla postazione ci si scende. quale fosse il nome delle singole saletta antistante F 1. La saletta, caverne, ma in questo senso c’è an- la cui volta converge verso il bor- cora parecchio da fare. do superiore della feritoia, misura Campo Rode - Col de la Roda circa 1,5 m. di lunghezza per una Come raggiungere le gallerie larghezza di poco superiore e pre- Diversamente da quanto succe- senta, a 50 cm. dal suolo, una men- de di solito, per quanto riguarda Un ottimo punto di partenza si sola di cemento che doveva essere il “campo Rode” abbiamo potuto trova poco prima della frazione di profonda 60-65 cm.. 15 cm. sopra partire da una documentazione Contrin, dove a destra dell’asfalto il piano della mensola si apre F 1 , di buona qualità, pubblicata nelle inizia lo sterrato del sentiero 21. che è alta 35 cm. pagine 256 e 257 del “Col di Lana” La carrabile va seguita fi no ad in- F 2 : Appena oltre la frana la tro- di Robert Striffl er dove troviamo lo contrare due baite sulla sinistra, viamo a destra; una saletta abbon- schizzo “Campo: Col di Rode S.A. e dopo di che si svolta a destra in dantemente cementata dalla pian- 2ª posizione”, riprodotto dai dia- leggera salita, seguendo le mar- ta irregolare ( 1,1 m. sul lato dritto ri del Tenente Elemer Elked, Co- cature rosso-bianco-rosso, fi no ad ) che chiude verso F 2 ( H. 0,8 L. 1 mandante della 3ª Compagnia del un avvallamento dove sono stati m.). Dal soffi tto, proprio sopra al- 2° Reggimento Jäger tirolesi (Alt- piazzati alcuni abbeveratoi. Una l’apertura, si è staccato uno strato Kaiserjägerclub, ). Se os- volta attraversato l’avvallamen- di cemento che insieme con il de- serviamo le pagine 258 e 259 dello to si lascia il sentiero 21 per diri- trito ingombra parzialmente l’am- stesso libro, vediamo dallo schizzo gersi verso destra ( Ovest ), lungo biente. “Posizione di combattimento S.A. un’evidente traccia che si inoltra F 3 : E’ l’ultima, in fondo alla galle- Rode” che il Ten. Elked usava la nel bosco. Quando la traccia è an- ria. La volta del corridoio in roccia scala 1:12.500, il che ci ha fatto cora abbastanza nitida, si incon- si abbassa verso il punto in cui la supporre che il termine “schizzi”, trano sulla sinistra delle scariche galleria è attraversata da una frat- con il quale abbiamo sempre in- di detriti che segnano grosso modo tura, e oltre la frattura la volta in teso una topografi a realizzata in la posizione delle opere. Qui si può cemento scende verso il bordo su- modo approssimativo, sottintenda scegliere fra risalire direttamente periore di F 3 ( 38 cm.); sotto alla dei lavori probabilmente realizzati le frane ( ed arrivare presso gli in- feritoia un ripiano profondo 90 cm. su una base strumentale, almeno gressi delle cavità n° 2b e n° 5 ), al termine del quale il cemento in questo caso. La somiglianza oppure continuare fi nchè la trac- scende all’interno della frattura dello “schizzo d’epoca” con i rilievi cia di sentiero si confonde con il fi no allo spazio per poggiare i pie- di quest’anno sembra confermare sottobosco, per poi piegare a sini- di, ingombrato da un grosso mas- quest’ipotesi. Abbiamo infi ne pro- stra e cercare di raggiungere diret- tamente il piazzale antistante la ca- verna Vonbank. Altre possibilità di avvicinamento alla zona: 1) Da Corte : Una volta parcheg- giata l’auto, a destra del tor- nante sopra la chiesa, imboc- care il sentiero che porta verso la frazione di Sief (inutile far fi nta di sba- gliarsi; fra le diverse tracce quella giusta è sempre spie- tatamente in salita ). Rag- giunto l’abita- to, continuare in salita ver- Figura 10 - Ingresso della CA 166 V BL Figura 11 - Terza feritoia della CA 166 V BL OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 69 so lo spiazzo dove si trova un lunga 20,5 metri, larga da 5,06 a zo già citato ( pag. 256-257 del Col traliccio e da qui ancora in su, 5,20 m. e alta 4,8 m. all’ingresso di Lana di Striffl er ) e la didascalia fi no ad arrivare ( da Sud ) alla (poi poco di più), dalla caratteristi- in calce all’immagine di pag. 254 “selletta” che si trova fra il Col ca forma circolare o, se preferiamo, dello stesso libro. de la Roda vero e proprio e la “a tubo”, completamente intona- In ogni caso, rimane da stabilire se zona immediatamente ad Est cata. All’entrata, in alto, dal ce- il tratto di galleria che esce vicino dello stesso, verso i capisaldi mento spuntano i monconi di due alla Vonbank fosse da considerarsi n° 3 e 4. Raggiunta la “sellet- staffe (forse cardini?) in metallo, come parte della Popperich, della ta” è suffi ciente guardare ver- e ad un metro circa dall’ingresso, galleria di accesso… o se la stessa so il Col de la Roda per scorge- sulla parete di destra, inizia una galleria di accesso fosse considera- re, sulla destra (lato Nord), un crepa che attraversa tutta la volta, ta una semplice diramazione della sentiero che in breve ci porta con una larghezza di diversi cen- Popperich (o viceversa). Questioni davanti ai resti franati della timetri. Poco più avanti, sempre forse un po’ “accademiche”, ma pri- caverna Tschan , agli ingressi sulla parete destra (per chi entra) ma di coniare nuove denominazio- semiostruiti della galleria Pop- a circa sei metri dall’entrata, un ni vorremmo provare a recuperare perich, e fi nalmente al piazza- vistoso cedimento dell’intonaco, le originali. le dove si apre la Vonbank ( e profondo 20-30 cm, sembra sugge- l’ingresso che abbiamo chia- rire che la galleria potrebbe esser mato 2a ). stata realizzata in “pezzi” diversi, 2) Dal fi anco occidentale del Sief visto che alcuni bordi interni al ce- ( Coston del Sief ) : Indipen- dimento sembrano “fi niti”, quasi dentemente dal fatto che si sia come se il crollo fosse avvenuto in raggiunto il fi anco Ovest pro- presenza della giunzione fra due venendo dalla cima (sent, 21) gettate distinte. Ancora più avan- oppure dai Ciadiniei (Teriol ti, sempre sul lato destro, a cinque Ladin), è comunque facilissimo metri dal fondo, ha inizio un’altra distinguere il Col de la Roda, crepa piuttosto vistosa, che da un ed il sentiero per raggiunger- lato attraversa la volta e dall’altro lo è sempre ben visibile, basta prosegue in orizzontale verso il seguirlo fi no alla “selletta” de- fondo, originando un paio di crolli scritta nel percorso “da Corte”; minori. Sul lato sinistro della Von- il resto è uguale al precedente bank un solo, modesto cedimento percorso. a quasi otto metri dall’ingresso, e Per completare il capitolo relativo otto metri prima del fondo un pro- all’ambientazione del campo, va babile basamento (cemento: cm. fatto osservare che tutto l’insieme 130 x 85) di chissà che cosa. Non si può dividere grossolanamente in abbiamo notato evidenze di arma- due “livelli”, dove potremmo defi - ture metalliche nel cemento, nem- Figura 12 - CA 266 V BL - L’interno. nire “superiore” il livello della ca- meno nei punti di crollo. Per fi nire verna Vonbank, della galleria 2a, : sulla volta, adiacente al muro di della galleria 3 (Popperich) e della fondo, abbiamo notato un’apertu- cavernetta 4 (a Sud-Ovest della ra di modeste dimensioni che non Vonbank), ed “inferiore” il livello sapremmo dire se prosegue oppure delle cavità che nel disegno sono no. Secondo alcune testimonianze numerate 2b, 2c, 5, 6, 7, ed 8. (completamente affi dabili) sulla parete di fondo c’era un grande di- CA 263 V BL - GALLERIA N° 1: segno raffi gurante l’aquila bicipi- Denominazione (certa) :“caverna te, ma l’umidità ha cancellato ogni Vonbank” traccia. Sviluppo : 20,5 m. Dislivello : 0 CA 264 V BL - GALLERIA N° 2a : La caverna ha dimensioni, profi lo e Denominazione (incerta) : “galle- grado di rifi nitura che già bastano ria Popperich” . Potrebbe trattarsi a distinguerla con sicurezza, anche dell’uscita occidentale della Pop- se la targa “VONBANK 1916” po- perich, ma nel caso rimane il dub- sta sulla volta, all’ingresso, è crol- bio se facesse parte della Popperi- lata durante l’inverno 2003-2004. ch vecchia o nuova (vedi : galleria In merito alla targa (alta circa 65 n° 3) ; potrebbe invece intendersi cm.) possiamo dire che prima di ca- come il tratto fi nale della “galleria dere risultava ancora leggibile, no- di accesso al Comando e alla Ca- nostante il tempo avesse già fatto verna Vonbank”, come si potrebbe Figura 13 - CA 265 V BL - Ingresso rin- qualche danno. La caverna risulta supporre dal confronto fra lo schiz- forzato in cemento. 70 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006

Sviluppo: 40 m. Dislivello: -10,3 m. “vano protetto”, al quale si accede Compagnia. Se abbiamo interpre- La galleria si presenta con un in- scendendo due gradini. Il muro che tato correttamente gli schizzi pub- gresso irregolarmente triangolare, si trova a sinistra (per chi entra) blicati da Striffl er, la nostra “2c” è largo un paio di metri ed alto meno dovrebbe essere il “muro di prote- l’uscita della galleria che si stacca- di un metro e mezzo. Subito apre in zione presso caverna uffi ciali” che va dalla “galleria di accesso al Co- un vano (lungo 9 metri ; L 1,8 - H compare nel già citato schizzo di mando e alla Caverna Vonbank”, 1,8 m.) che, dopo aver lasciato un pag. 256-257 del “Col di Lana” di nel punto della “2b” che abbiamo ingresso di galleria sulla sinistra, R. Striffl er (punto 12 del disegno defi nito “ramo franato sulla destra” risale incontro al vertice della fra- di Elked), mentre per il muro a (punto 13 nel disegno di Elked). na che chiude verso il soffi tto, la- destra non abbiamo trovato tracce Sviluppo : 8,7 m. sciando penetrare uno spiraglio di documentali, a parte le foto di pag. Dislivello : trascurabile luce da dove, forse, c’era un’uscita. 254-255 del solito libro. Lasciato a Discretamente comoda, la “2c” pre- Entrando nel ramo a sinistra ( 31 sinistra il breve corridoio (cavità senta dimensioni interne di circa 2 m. ; L poco meno di 2 m. - H da 1,4 n° 5 nel nostro rilievo) che passa metri di larghezza per un’altezza a o,9 m. ) si passa su un piano di sotto al “muro di protezione”, si massima di 2,3 m. Possiamo con- frana sensibilmente inclinato fi no entra nella “2b” passando il primo fi gurarla come un vano unico, ap- agli ultimi 3 m., quasi orizzontali, metro (H 1,6 - L 1,3 m.) di muro pena piegato a sinistra nella parte seguendo una linea interrotta solo per entrare nel tratto in roccia, che fi nale, che chiude contro l’eterno da una debole svolta verso destra, poco dopo l’ingresso inizia a risali- cono di detriti, quello che secondo noi poco dopo l’imbocco del ramo di- re (H 2 - L 1,5 m.) fi no ad incrocia- impedisce di passare verso la “2b” (e scendente. re, oltre la metà del percorso, un conseguentemente verso la “2a”). E’ praticamente sicuro che la gal- ramo franato che si staccava sulla leria discendente connettesse con destra. Proseguendo ancora (H 1,8 CA 267 V BL - GALLERIA N° 3: lo spezzone che oggi abbiamo chia- - L 1,4 m.) si risale una frana di Denominazione (da perfezionare) mato provvisoriamente “2b”. detrito sottile fi nché il piano di cal- : galleria Popperich. Non abbiamo pestio incontra la volta, mettendo trovato notizie che consentano di CA 265 V BL - GALLERIA N° 2b: così fi ne all’escursione nella “2b”. defi nire i limiti della parte vecchia Denominazione (incerta): vedi “GAL- e della parte nuova, che pure risul- LERIA 2a”. CA 266 V BL - GALLERIA N° 2c : tano dalla dicitura al punto 15 (ai Sviluppo: 26 m. Dislivello: +8,3 m. Denominazione (probabile) : gal- due punti 15) della traduzione re- L’entrata si trova in fondo ad un leria accesso caverna uffi ciali 2ª lativa allo schizzo di E. Elked. OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 71 Sviluppo: 61 m Dislivello: + 3,5 m. l’interno dell’opera. La parete di Non siamo sicuri che possa essere E’ relativamente vicina alla Von- fondo, lunga cinque metri, è alta considerata una vera “opera belli- bank, perlomeno se ci riferiamo poco più di due; la volta risulta ca sotterranea”, ma il doppio muro all’ingresso distinto dal n° 3 nel spiovente verso l’interno, con un diroccato, con la sua volta lunga nostro rilievo. Entrando ( H 1 - L dislivello (fra il bordo d’entrata e appena 60 cm che sta insieme per 1,3 m. ) si scende lungo un cumulo la giunzione con la parete di fondo) scommessa, ci è piaciuto. di detriti grossolani fi no ad incro- superiore al metro. Il lato verso monte sta cedendo, ciare una galleria, che verso destra e le pietre si sono già spostate di risulta semiostruita da una frana CA 269 V BL - GALLERIA N° 5: 10 cm abbondanti, alla base della ; pochi metri oltre al mucchio di Denominazione: non abbiamo tro- parete di destra; a metà del muro sassi troviamo un secondo intasa- vato nulla; viene indicato come “esterno” un’apertura regolare, mento, stavolta non percorribile, “muro protezione presso caverna larga 90 cm (probabilmente una in corrispondenza di una frattura uffi ciali” il muro a secco che si tro- porta) ed all’estremità “Est” i resti naturale ( H da 2,1 a 1,5 m. - L da va a sinistra (per chi sta entran- dell’ultimo tratto di muro. 1,55 a 1,75 m.). do nella galleria “2a”), ma non c’è Se entrando dallo stesso ingresso molto sul corridoio intonacato che CA 271 V BL - GALLERIA N° 7 : giriamo a sinistra, percorriamo in si sviluppa per tre metri, anche se Denominazione : “Comando Batta- lieve salita un tratto di quasi venti risulta fotografato. Può darsi che glione da agosto 1917” metri ( H da 1,7 a 2,15 m. – L da fosse considerata semplicemente il Sviluppo : 10 m. 1,45 a 1,65 m. ) fi no ad incrociare, tratto “…di accesso al Comando…” Dislivello: trascurabile; è proba- sulla sinistra, il secondo ingresso della galleria che saliva verso la bile che il piano di calpestio origi- percorribile ( H 0,6 – L 1,3 m. ) . Vonbank, ma forse siamo già vicini al nale si trovi un paio di metri sotto Proseguendo lungo la galleria per confi ne fra curiosità e pignoleria. il vertice della frana che ricopre il altri 7 metri si raggiunge un trivio Sviluppo : 3,3 m. fondo dell’opera. : a sinistra un’uscita tappata dal- Dislivello : trascurabile Un grosso scavo, su un fronte di la solita frana, a destra una sala ( Sulla posizione abbiamo già detto; una decina di metri, che conser- H 2,75 – L 3,15 m. ) e di fronte lo per quanto riguarda l’aspetto in- va alcuni tratti di volta nel lato scivolo dell’ennesima frana, oltre terno … 3,3 metri di corridoio alto orientale, mentre dall’altra parte la quale la galleria si interrompe 1,8 e largo 1 metro (all’ingresso) (vicino alla n° 6 del nostro rilie- defi nitivamente … in frana. No- con la volta in pendenza di -7°, co- vo) il “coperchio” è completamente nostante tutto la galleria si lascia perto da 1 – 1,3 m. di sassi, parte crollato. percorrere senza troppi problemi, ancora disposti in modo da formare e l’effetto dei vari cedimenti sem- un muro e parte in rovina. L’uscita CA 272 V BL - GALLERIA N° 8 : bra (per fortuna) circoscritto a verso “Comando Battaglione fi no a Denominazione (certa): “caverna zone ben delimitate. luglio 1917” è parzialmente ingom- sanità” brata dal solito cumulo di detriti. Sviluppo : 19 m. Dislivello : 0 CA 268 V BL - GALLERIA N° 4: L’ingresso è parecchio ostruito (H Denominazione (dubbia): Dallo CA 270 V BL - GALLERIA N° 6: 75 cm.), ma all’interno la caverna schizzo di Elked risulta che la ca- Denominazione : non abbiamo tro- si apre subito verso i 3,3-3,7 me- verna a sinistra della Vonbank vato nulla. tri di larghezza per un’altezza che (non la n° 4 “motore elettrico”, che Sviluppo: 7,6 m. Dislivello: 0 sfi ora i tre metri. Si sviluppa in è crollata) dovrebbe essere la “cu- modo rettilineo, e la presenza di cina Vonbank per 2ª Compagnia”, grossi tronchi vicino all’ingresso ma abbiamo ancora alcuni dubbi insieme con l’abbondanza di ma- circa la posizione, visto che nello teriale ligneo al suolo danno l’idea schizzo risulta abbastanza vicina di una caverna che doveva essere oltre che “in linea” con la Vonbank. solida, importante. Diversamente D’altronde, sarebbe strano se si da quanto compare nello schizzo di trattasse della “1/2 caverna per Elked, verso il fondo non abbiamo latrine” (così grande?). trovato i due vani che formavano Sviluppo : 5 m. la fi gura ad “Y”, ma il solito “fondo Dislivello: trascurabile di sacco”. Si trova sulla sinistra, uscendo dalla Vonbank, e fa pensare più ad uno scavo per baracca che ad una vera e propria caverna. L’apertura d’ingresso ( H 1,85 ) è chiaramente l’apice della scarica di detrito che, staccandosi dalla volta d’entrata, ha contemporaneamente ostruito l’ingresso, liberato un nuovo spa- Figura 14 - CA 264 V BL - La frana che zio più vicino alla volta ed invaso chiude il primo ambiente. 72 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 Col de La Roda: Caposaldo N°5.

Lo scopo di questo caposaldo era principalmente la difesa verso gli strapiombi che si affacciano sui prati delle Ferdole, ed in partico- lare dei canaloni da dove le truppe italiane avrebbero potuto tentare di risalire.

Caverna e Caverna per mitragliatrice:

Prendendo come riferimento il Te- riol Ladin, poco dopo Plan de la Mina possiamo vedere dall’alto la zona del caposaldo 5 “Col di Rode”, dove distinguiamo una gobba sul terreno che esibisce ancora i segni di alcuni camminamenti. L’ingres- so della “caverna del caposaldo 5” Figura 15 - La zona del caposaldo n° 5 della posizione “Col di Roda” vista dal teriol Ladin. è lì in mezzo. Poco più in là il roc- cione alla cui base è visibilissima 220 cm. per una larghezza variabi- la feritoia per la mitragliatrice, le fra 2,7 e 3 metri. Per circa otto con ancora il perno di rotazione metri la galleria prosegue rettili- ben distinguibile. nea, poi piega a destra chiudendo verso un’uscita parecchio ridotta CA 249 V BL : 16 metri. Dall’in- dal detrito ( rimangono liberi 30 x gresso ( 1,3 x 1,3 metri ) le dimen- 80 cm. ) . Abbondanza di materiale sioni aumentano per alcuni metri di frana e di travi nel tratto inter- fi no alla svolta a destra, dove si medio dell’opera. stabilizzano su un’altezza di 210-

CA 250 V BL - CA- VERNA PER MITRA- GLIATRICE : 13 me- tri divisi fra lo scivolo d’ingresso ( L 1,5 H 1,8 m. ) , una sala sulla destra senza nulla di particolare ( L 1,5 m. , H media 1,7 e pro- Figura 17 - CA 250 V BL: la scalinata fondità di circa 2 m. ) che porta verso la feritoia. ed un cunicolo con dei gradini che risale, pie- gando verso sinistra, fi no alla feritoia ( L 35 H 55 cm. ) che con- serva il perno di rota- zione ( H 16 cm. ). Si entra da un “pozzetto” di 1,5 m., in corrispon- denza della scarica di detrito che, rispetto alla feritoia, si trova dalla parte opposta.

Figura 18 - CA 250 V BL: interno della feritoia; sullo Figura 16 - Ingresso della CA 249 V BL. sfondo il Col di Lana. OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 73

Gallerie della “Rothschanze” traverso un varco aperto tra i sac- chetti di una specie di ridottino. CA 243 V BL - Sviluppo : 125 m. Mi sporgo un attimo dal parapetto Figura 19 - Ingresso della CA 243 V BL . Dopo della caduta dell’Infanterie- e guardo all’intorno: è una gran stellung (oppure: Panettone opp.: brutta posizione codesta ed hanno Per raggiungere l’opera conviene Ciadiniei) il 29 ottobre 1915 la ragione i fanti e quelli del Genio a avvicinarsi dal Teriol Ladin, tipi- Rothschanze divenne la posizione dirne tanto male. Dietro la ridot- camente nel tratto che dai Ciadi- austriaca a difesa del fi anco occi- ta, a parecchi metri sottoterra, c’è niei porta verso Plan de la Mina. dentale del Col di Lana. Conqui- un’amplissima ed oscura caverna, Subito prima di Plan de la Mina, stata il 21 aprile 1916 dal 60° Fan- grande come la piazza d’un villag- nella posizione conosciuta come teria, rappresentò la posizione ita- gio; vi sono allogati gli uffi ciali ed “montucolo austriaco”, si sviluppa- liana più avanzata in questa quo- i soldati con il posto di medicazio- va la trincea della “Rothschanze”, ta, divisa dalla linea austriaca solo ne ed il deposito dei viveri. La vita e dal lato verso i Ciadiniei è facile dalla spianata conosciuta come sotterranea di questi abitatori tro- vedere una serie di tracce che con- “Plan de la mina”. Nella letteratu- gloditici si svolge alla luce fi oca e ducono verso destra (per chi arriva ra si trovano sia la denominazione fumosa delle candele e delle lanter- dai Ciadiniei). Seguendole si arri- “Rothschanze” che “Montucolo ex ne. La galleria, prima della nostra va a delle scariche di detriti, a del- austriaco”, e spesso “trincea rossa” avanzata, era austriaca; così fu ne- le buche oppure all’ingresso delle come interpretazione errata del cessario di riparare l’entrata, che è Gallerie della Rothschanze. prefi sso “Roth” (era un generale a volta in direzione del nemico, con cui era stata dedicata la posizio- un piccolo fortilizio blindato. L’ingresso si presenta con la soli- ne), talvolta confuso con “rot” che Tratto da : “Col di Lana - Calvario ta scarica di detrito che ha “alza- invece indica il colore rosso. La del Cadore” di Aldo Barbaro - pag. to” il piano di calpestio, lasciando sovrapposizione dei lavori di scavo 120 e 121 un’apertura ( H 120 L 160 cm.) che italiani su quelli austriaci, combi- nata con l’azione livellatrice degli eventi atmosferici e degli uomini, ha fatto sì che oggi sia praticamen- te impossibile distinguere le trac- ce della Rothschanze originale da quelle delle opere italiane, al pun- to che parlandone è preferibile al- ludere alla “zona della Rothschan- ze”. Le possibilità di ricostruzione “seria” sono legate al reperimento di topografi e dettagliate (speria- mo) combinate con un punto di riferimento sicuro, come l’ingresso della galleria. Il ten. Aldo Barbaro (del 59° Fanteria) la descrive così:

Il cammino è lungo, ma fi nalmente arrivo al Montucolo. Penetro nella parte centrale delle posizioni at- Figura 20 - Ingresso al ramo “a sinistra” della CA 243 V BL. 74 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006

immette su uno scivolo di detriti. pensare ad una porta, ed entram- segue per circa 18 metri fi no ad Una volta entrati, lasciamo subito bi i tratti terminali di questo ramo un altro bivio, passando da una a sinistra il castello di travi che, si presentano come un insieme di pendenza pressochè nulla ad una spuntando da un mucchio di detri- frane minori, punteggiate da resti dolce inclinazione per poi tornare to fi ne, segna l’inizio delle gallerie di travature crollate. pianeggiante ( H da 200 a 210 cm ed entriamo nella prima sala (in Se dall’ingresso giriamo subito a ; L da 180 a 200 ; qualche castello tutto 6 m.), che al fondo misura sinistra e passiamo sopra al muc- superstite ) in corrispondenza del- circa 220 cm d’altezza. Circa tre chio di detrito ( H 80 L 170 cm.), la biforcazione. Seguendo la parete metri più a destra si apre un cor- entriamo in una galleria che pro- sinistra dal “bivio” scendiamo un ridoio sovrastato da un castello di travi (H 190 L 200 cm.) che passa davanti ad una sala ( a sinistra : L 3 H 2 m.. ; di fronte alla sala c’è una nicchia di circa 1 m.) per poi arrivare, in mezzo agli sfasciumi di legno, ad un bivio: a sinistra una sala (P 7, L 3 , H a sx 2,3 H a dx 1,7 m.) che rivela una quantità impressionante di materiale ligneo sul pavimento; a destra il ramo che portava probabilmente verso due uscite, attualmente chiuse da frane. Dal “bivio” con la sala pos- siamo proseguire dritti fi no alla prima frana (verso la fi ne : H 150 L 130 cm.), passando davanti al corridoio per la seconda (corridoio : da L 180 H 180 verso L 110 H 130 cm.). La prima frana chiude una struttura di legno che farebbe Figura 21 - Ambiente all’inizio della CA 243 V BL. OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 75 tratto ( 7 m. ; H da 190 a 220 L da Diventa quindi interessante con- del muretto a secco sono crollati. 180 a 190 cm.) piuttosto ripido, con servare le posizioni degli ingressi C’è da scommettere che nel giro di qualche accenno di “gradone”, fi no franati, soprattutto se teniamo breve tempo il manto erboso prov- ad una curva a sinistra da dove, conto del fatto che quanto abbiamo vederà a coprire quanto resta, e la proseguendo per altri 6-7 metri, ci visto oggi non sempre ritroveremo CA 93 V BL fi nirà per somigliare si trova in una stanza (altri 5-6 m.) domani, almeno non con lo stesso ad una buca qualsiasi, uguale ad dove la frana ha parzialmente in- aspetto. Un esempio di come le altre sparse nei dintorni di cima vaso lo spazio sotto alle travature, cose possano cambiare nel giro di Lana. A proposito di cima Lana e e conseguentemente liberato altro poco tempo ce lo fornisce CA 93 relative gallerie: una descrizione spazio al di sopra. Una tiepida V BL, alias “ingresso franato sot- di come doveva presentarsi la si- possibilità di prosecuzione rimane to alla chiesetta del Col di Lana”. tuazione nel periodo successivo inesplorata, perché il posto è molto Nel 2000 si presentava come un alla conquista da parte italiana ce poco invitante. ingresso sconsigliabile ma ben ri- la fornisce Adone Nosari, autore Risalendo al “bivio” e girando ver- conoscibile, con il suo muro a secco di “TEO”, un romanzo ambientato so l’altro ramo, percorreremo una appoggiato sopra ad una trave; nel sul Col di Lana (ed. Alfi eri e La- trentina di metri (due svolte a si- 2005 la trave ha ceduto ed i massi croix - Roma 1919). nistra) prima in piano, poi in leg- gera salita ( H da 180 a 190, L da 160 a 200 cm.) fi no alla stanza di circa 4 m., dove la frana ha lascia- to una situazione simile a quella vista poco prima, con i castelli se- misepolti.

Figura 22 - CA 243 V BL; frana termina- le nella diramazione “alta” della parte a sinistra.

Ingressi franati: perchè rile- varli?

Nell’introduzione abbiamo parla- to di 164 cavità e tracce di altre quindici; le “altre quindici” sono per la maggior parte evidenze di ingressi che per qualche motivo non risultano percorribili. Il pro- getto Col di Lana non disostruisce (in omaggio al principio di “mini- mo impatto”) ma non è detto che prima o poi, noi o qualcun altro... Figura 23 - La CA 93 V BL nell’autunno del 2000, ancora riconoscibile. 76 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 Nota: L’autore di “TEO” all’epoca (fi nalmente) i nostri lavori alla le novità della destra Cordevole ed era già noto come giornalista e destra Cordevole, fra i costoni che il completamento dei lavori sulla scrittore. Ha realmente partecipa- ospitavano le artiglierie italiane sinistra. to alle vicende di guerra sul Col di (dietro alle prime linee). Due ri- Un ultimo appunto ci sembra do- Lana con il grado di Tenente, circo- cognizioni hanno evidenziato una veroso: non tutte le cavità possie- stanza che risulta confermata dalla zona meno densa di cavità rispetto dono i requisiti per essere visitate lettura del “Col di Lana - Calvario al Col di Lana-Sief-Settsass-Roda, in sicurezza, ma non importa; sono del Cadore” di Aldo Barbaro. Pur ma non meno interessante grazie talmente numerose che riuscire a trattandosi di un romanzo “legge- alla presenza di un’estesa rete di trovarle e riconoscerle… è già un rino” (a tratti decisamente colora- strade e sentieri di comunicazio- bel passatempo. to di rosa ) risulta prezioso per ri- ne. Poi, sempre sul lato SUD della In conclusione un brano tratto dal cavarne immagini come quella che valle, c’è tutta la cresta che è ap- libro “dal piede alla cima del Col proponiamo: pena stata “assaggiata” (con le gal- di Lana” di Ottorino Mezzetti, il lerie della Mesola) ma offre altre comandante delle truppe italiane “Cima Lana! un ammasso di neve possibilità, sia sul lato verso Livi- che il 17 aprile 1916, dopo l’esplo- e di fango; freddo strinato al viso nallongo che verso il Fedaia. C’è sione della mina, occuparono sta- e alle mani; gallerie lunghe gelide, da prevedere quindi, per il 2006 e bilmente la cima del Col di Lana umide nelle volte, tutte a strosce successivi, un genere di attività un ma non riuscirono ad avanzare negli irregolari pavimenti sbarra- po’ più varia del solito, divisa fra fi no al Sief. ti da corpi umani che russavano e ringhiavano; spechi bui dalle vol- te a schifo bitorzolute gocciolanti; fosse interminabili profonde che a serpe seguivano le asperità e le ondulazioni della montagna, si biforcavano, si smarrivano nella notte; scoppi di proiettili; uomini neri che passavano curvi ansanti; uomini su specule, incappucciati, con ai piedi calosce villose; viluppi di reticolati insidiosi; sacchi pieni di terra accatastati gli uni sugli altri; rifl ettori italiani che, strette le vie lattee, tagliavano il cielo e si abbattevano, come stanchi, sulle rocce austriache; razzi abbaglian- ti nemici che, compiuto il proprio volo, più profonda lasciavano la notte.”

Nelle prossime stagioni

Con i rilievi di quest’anno rite- niamo di essere a buon punto per quanto riguarda la parte “sinistra Cordevole” (oppure: a NORD del Cordevole) del Comune di Livinal- longo, anche se ci sono ancora al- cune cose da vedere, in particolare nella zona boschiva dove stiamo la- vorando sulla base di segnalazioni e/o topografi e d’epoca. Il Cherz e la parte circostante la strada saran- no “mirati” subito dopo che avre- mo esaurito le ricerche nella zona compresa fra la frazione di Lasta e le pendici del Sasso di Stria (la zona boschiva), in quanto al Sasso di Stria preferiamo aspettare. Nel 2006 vorremmo invece estendere OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 77

Figura 24 - Vista dal passo Valparola: Col di Lana, Sief e sella del Sief nella nebbia.

Dopo la guerra sono tornato due volte sul Col di Lana ed ho cercato di rendermi conto delle reali pos- sibilità di successo che avremmo avuto in quella notte, se avessi- mo tentato l’attacco del Sief ed ho dovuto persuadermi che solo un colpo di fortuna avrebbe potuto conferircelo. Il Sief faceva parte di una linea continua perfettamente organizzata e della quale Col di Lana era un bastione avanzato e quasi staccato la cui caduta poco o punto, avrebbe infl uito sulla re- sistenza della linea retrostante. Questo chiaramente dimostrarono gli avvenimenti successivi.

Figura 25 - Una trincea verso la sella del Sief, ripristinata nel corso dei lavori del progetto Interreg III. 78 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006

Figura 26 - Vista dal Teriol Ladin: La parte occidentale della valle di Livinallongo si snoda verso il passo Pordoi. Sulla destra della foto il Col de la Roda, il Cherz ed il gruppo del Sella; sulla sinistra la parte “destra Cordevole”, con la Marmolada sullo sfondo.

Abbiamo scritto qualcosa su: MONTAGNA E NOI - Bollettino del C.A.I. di Oderzo n° 18/2000, n° 19/2001, n° 20/2002, n° 21/2003, n° 22/2004 WEEK-END (allegato di FILO’) - anno VII n° 11 luglio-agosto 2004 MONTELLO 2002 - atti del 21° incontro internazionale di speleologia LA RIVISTA DEL C.A.I. luglio- agosto 2002 SPELEOLOGIA VENETA - vol. 9 / 2001 - vol. 12 / 2004 CONVEGNO DI ARABBA (volumetto del...) - 2003 e 2004 OPERA IPOGEA n° 1 / 2001 - anno VIII

BIBLIOGRAFIA

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CARTOGRAFIA

Tavolette I.G.M. 1:25.000: LE TOFANE – 12 IV SO SELVA DI CADORE – 12 III NO CORVARA IN BADIA – 11 I SE LA MARMOLADA – 11 II NE Carte TABACCO: Foglio 07 – ALTA BADIA, HOCHABTEI, LIVINALLONGO 1:25.000 Foglio 02 – VAL DI FASSA, ALTA BADIA, VAL GARDENA/GRÖDEN 1:50.000 Carte KOMPASS: FRONTE DOLOMITICO ITALO-AUSTRIACO 1915/1917 1:50.000 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 79 Percorsi di Miniera

Damiano Pierotti1, Giovanni Lombardi2, Tiziano Passera3, Fabrizio Madussi3 1 Gruppo Speleologico Alpinistico Valfreddana 2 Gruppo Speleologico C.A.I. Forte dei Marmi 3 Associazione Naturalistica Friulana (Tarcento)

La Buca della Vena locali e il ferro estratto veniva aprendo anche nuove gallerie. Alpi Apuane - Toscana portato nei forni di Stazzema e La nascita della Montedison e la Ruosina. politica bellica fecero nuovamente La Storia Nel 1920 la Buca della Vena riaprire la miniera fra la prima passa sotto la gestione della e la seconda guerra mondiale. La miniera di Buca della Vena era Società Anonima Mineraria Finita la seconda guerra mondiale utilizzata gia’ in epoca romana per dell’Argentiera che esplora il fi lone riprende i lavori estrattivi la l’estrazione del ferro dal “cappel- di ematite-magnetite sino all’1929 EDEM attraverso la Società laccio” di limonite con scavi per lo più superfi ciali, per il tramite di profonde trincee. Solo nell’XI secolo la miniera subì un intensa coltivazione sotto il do- minio dei feudatari conti di Cor- vaia e Vallecchia. La miniera della Vena assieme alle miniere di Farnocchia, le Mulina e Calcaferro, furono contese dal- le varie repubbliche (Lucca, Pisa, Genova) che allora erano in lotta per la supremazia del territorio. Il ferro estratto in questo periodo veniva portato al porto di Motrone (Oggi Viareggio) e a Pietrasanta, per essere commercializzato. Tra il 1400 e la fi ne del 1600 la miniera della Vena rimane proba- bilmente abbandonata e riappare sulle cronache locali solo nel 1690 quando un frate Padre Bonaventu- ra Paci formò una Compagnia mi- neraria e riprese l’estrazione del ferro. L’attività mineraria tutta- via fu osteggiata dalla “Magogna del Ferro” che mise in Versilia il divieto di utilizzare il ferro locale e consigliava di utilizzare il ferro dell’Isola d’Elba . Il divieto costrin- se P.B. Paci ad abbandonare la mi- niera e fuggire lasciando diversi debiti nella zona. Per duecento anni la miniera della vena fu utilizzata solo per rifornire di ferro le botteghe di artigiani Figura 1 - Buca della Vena, ingresso. 80 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 Nuova Pignone che da l’avvio cosi a uno sfruttamento razionale del giacimento. Segue un periodo critico che vede un abbandono e un ritorno della EDEM che nel 1962 riprende la concessione sopratutto per estrarre la barite , usata per la preparazione dei fanghi bentonici utili nelle ricerche petrolifere e per schermare i reattori nucleari. La miniera della Vena venne cosi approfondita e ingrandita. Purtroppo a partire dal 1976 la produzione comincia a scendere e la situazione si aggrava nel 1980 ,complice anche la concorenza estera, che porterà alla chiusura e all’abbandono defi nitivo della miniera nel 1989. Oggi la miniera Buca della Vena e’ frequentata da escursionisti e cer- catori di minerali , ed e’ divenuta famosa in tutto il mondo per i re- centi ritrovamenti di nuove specie mineralogiche a livello mondiale, quali : l’ apuanite, la versiliaite, la stibivanite, la dessauite, la scainii- te, e la pillaite.

Origine

Le rocce interessate dalla minera- lizzazione oggetto di estrazione, di origine sedimentaria, riconducibi- le al triassico medio (250 milioni di anni fa ca.) si trovano incassate nei grezzoni e nel calcare caverno- so del Retico. La coltivazione mi- neraria interessa due lenti carbo- natiche (dolomie marmi) interca- late fra due lenti di scisti fi lladici triassici e separate da un livello discontinuo di brecce marmoree con cloritoide. Il deposito sedimen- Figure 2 e 3 - Buca della Vena, attrezzature abbandonate. tario (ematite-pirite-magnetite) avrebbe subito processi complessi , cerussite, apatite, lianite, stibiobetafi te, coloradoite, di tettonizzazione, rimobilitazione malachite, stibiconite, jamesonite, schafarsichite, derbyilite, sorbyite, e accrescimento in seguito al solle- epidoto, varie miche, cristalli di be- stibivanite, tintinnaite. vamento delle Alpi Apuane. rillo anche varietà acquamarina. Minerali trovati per la prima vol- I Minerali Minerali rari in Apuane: ta nel mondo, solo nella miniera anatasio, brookite, cinabro, ger- Buca della Vena: Nella Miniera sono stati rinvenuti sdorffi te, granato, ilmenorutilo, apuanite, versiliaite, stibivanite, oltre 70 specie di minerali : opale, rutilo, monazite senarmonti- dessauite, scainiite, pillaite. te, tormalina, zinckenite, jambori- Minerali comuni : te, , millerite, robinso- Come arrivarci calcite , aragonite, dolomite, si- nite, rodocrosite,stolzite, smithyite, derite, pirite, ematite, magnetite, ulmannite, sartorite, sinchisite, La miniera e’ raggiungibile da calcopirite, clorite, fl uorite, galena, vanadinite, vivianite. Seravezza (Lucca) percorrendo la limonite, gesso, quarzo, blenda, strada provinciale che congiunge barite, ortoclasio, orneblenda, an- Minerali estremamente rari: Seravezza a Castelnuovo di Gar- timonite, boulangerite, bournite, andorite, ardaite, diadochite, care- fagnana. Dopo circa 4 chilometri OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 81

Figura 4 - Buca della Vena. Planimetria generale. 82 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 si arriva ad un bivio e si prende per Pontestazzemese. Dopo aver percorso circa 1 km dall’ abitato di Pontestazzemese, lungo la strada che conduce a Cardoso, si arriva in prossimità di un piccolo ponte (il primo punto in cui la strada incro- cia il fi ume sottostante) facilmente riconoscibile per un piccola strut- tura di depurazione posta sulla destra della strada. Sulla piccola piazzola in prossimità del “casotti- no” è possibile parcheggiare l’auto. Da qui parte un antico sentiero che ripido sale lungo il versante Nord del Monte di Stazzema in ambiente di castagneti. Il sentiero si inerpica a svolte intersecando i cavi della teleferica . Dopo circa 15 minuti si raggiunge il livello di binario Decauville con la stazione di partenza della teleferica . Seguendo i binari dopo 2 minuti si arriva all’ingresso della miniera chiamato Bassoli dal riscopritore del giacimento negli Figura 5 - Buca della Vena, attrezzature abbandonate. anni ’30. Consigliato l’utilizzo degli stivali per l’attraversamento delle gallerie allagate e per la presenza di fango (non occorre l’attrezzatura speleo).

Si ringrazia Rossano Cagnoni – GSAValfreddana per il contributo fotografi co per “Buca della Vena”

La Miniera del Rio Fous In Val Aupa – Moggio U. (UD)

La Storia

Ci sono molte testimonianze sto- riche che raccontano di attività estrattive o quantomeno tentati- vi di ricerche minerarie, sia nella Valle del Ferro - Val Canale che nella Val Aupa e sul Monte Glaz- zat a Nord-Ovest di Pontebba. Già nel 1486 e 1498 nella Val del Fella i signori di Brazzà impiantarono fucine per la metallurgia del ferro e del rame. Documenti ancor più vecchi risalenti al 1347 parlano di fucine fra Ponte di Muro e Ponte di Legno (Canal del Ferro-Val Ca- nale). Lo storico Jacopo Valvasone di Maniago nel 1565 riportava la leggenda di un pellegrino disce- so lentamente lungo la Val Aupa. Figura 6 - MIniera alta, resti della teleferica. OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 83 Questo pellegrino era un monaco tedesco, un certo Pre Melchiorre , dotato di una passione per il regno minerale. Lungo un torrente, il Rio Fous, notò un strano scintillio, un bagliore sospetto: dalla sabbia e dalle ghiaie del fi ume affi oravano minuscoli detriti di colore dell’oro. E sempre nel letto del Rio Fous, in un posto accessibile soltanto a ca- pre e camosci, la tradizione vuole che Pre Melchiorre abbia scoperto un vero e proprio fi lone aurifero. Ma come sfruttare questa inspe- rata fortuna? Il viandante era solo e non aveva con sé nessun arnese da scavo. Chiuse quindi con terra e sassi l’apertura della miniera, vi tracciò un segno convenzionale e ripartì per la Germania in cerca d’aiuto. Ma nessuno lo rivide né in Val Aupa né altrove, e nessuno seppe mai dove si trovasse la miniera. Mistero assoluto. Sta di fatto che lungo questo riga- gnolo una miniera esiste anche se non si conosce esattamente a quan- do risalga il primo sfruttamento. Il Marinoni (1881) dice: «La recente scoperta di questa indagine si basa sugli indizi di antiche ricerche che alcuni sostengono fossero riferibili al dominio romano; ma piuttosto riferibili, secondo me, alla stessa epoca dei tentativi di escavazione Figura 7 - Miniera alta. Vista dall’alto della passerella. fatti a Rio Glazzat (…..) cioè ver- so la fi ne del secolo scorso (1793) e rintracciati dieci anni or sono da Certamente i lavori esistevano già un operaio di ritorno dalle miniere prima di quel 1872, quando venne di Germania». aperta la miniera da parte di una Società di Moggio. Ancor oggi si può vedere la lapide posta all’ingresso della miniera bassa, in prossimità del letto del torrente. La direzione tecnica venne affi data agli ingegneri Bauer e Oliva della miniera di Raibl ed agli ingegneri Bozzo e Colacicchi. Vennero scavate alcune gallerie ma i risultati furono scarsi e l’in- vestitura non fu ottenuta. Furono rinvenute masse di galena immer- se in calcite spatica,. Dal 1875, sotto la direzione del- l’Ing. Bozzo, fu ripresa l’attività di scavo con la realizzazione di un pozzo e di nuove gallerie nel li- vello sottostante ritenendo che la mineralizzazione fosse più bassa. Figura 8 - Miniera bassa-Galleria Co- Sia per gli scarsi risultati che per Figura 9 - Miniera bassa, travi di soste- stanza, forme di concrezionamento. problemi tecnici alla galleria “Co- gno nella galleria Costanza. 84 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 stanza”, che passa sotto il letto del torrente, l’investitura non venne concessa. Dal 1876 al 1881 proseguirono i lavori, al fi ne di non perdere i di- ritti d’indagine, procedendo con il completamento della galleria “Co- stanza” ovvero la prima che avreb- be dovuto incontrare il minerale migliorando anche l’eduzione della acque e la ventilazione. Non si hanno poi notizie fi no al 1925. Abbandonata la “miniera bassa” poco produttiva, iniziò lo sfrutta- mento nella “miniera alta” a quota 800 metri slm, dove venne costrui- ta una teleferica che dall’ingresso portava il materiale estratto fi no sulla strada carrabile. Dal 1926 al 1953 i lavori conti- nuarono a fasi alterne. Per lo più venne estratta Fluorite ma anche Galena, Blenda Calcite e Quarzo. Da questa data in poi non si hanno più notizie di ricerche o di attività estrattiva.

Itinerario e descrizione della mi- niera

Da Udine seguire la SS13 in dire- zione Tarvisio; superati i paesi di Venzone e poi la frazione di Car- nia, all’incrocio per Moggio Udi- nese si svolta a sinistra seguendo la strada che percorre il centro dell’abitato. Si prosegue poi per la strada che sulla destra ad un pic- colo incrocio, percorre tutta la Val Aupa e porta alla Sella Cereschia- tis. Quasi alla fi ne della vallata e trecento metri dopo il cartello che Figura 10 - Miniera bassa, vista dei binari nella galleria Costanza. indica la frazione di Saps, dopo un piccolo ponte, sulla sinistra si di- parte una stradina che poco dopo diviene sentiero; si segue il sen- tiero che ben battuto attraversa il Rio del Fous e si inerpica lungo il versante orografi co destro del ri- gagnolo. Dopo circa 15 minuti di cammino, prima che il sentiero co- minci ad alzarsi con decisi tornan- ti, si abbandona lo stesso seguendo sulla destra una traccia incerta di sentiero che ad una quota costante conduce fi no sul letto del torrente e quindi all’ingresso della forra (altri 10 minuti di cammino). La “miniera bassa” si trova sulla sponda orografi ca sinistra del tor- rente alla base di un imponente Figura 11 - Miniera bassa, Stanza di ingresso. OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 85 86 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006

Figura 12 - Miniera bassa, Galleria Costanza, parte mediana.

Figura 13 - Miniera bassa, Galleria Costanza, ossidazione di un chiodo. OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 87 parete ed il suo ingresso è posto un paio di metri sopra l’alveo del Rio del Fous. Lo sviluppo è di quasi 500 metri,ed è transitabile per buona parte della sua estensione (alcune gallerie sono state riempite) e tra- mite un pozzo si può raggiungere la galleria “Costanza”, nel livello inferiore. Questa in caso di forti precipitazioni è diffi cilmente per- corribile in quanto si allaga a cau- sa dell’acqua di percolazione pro- veniente dal soprastante rio. Nella galleria si possono ancora notare sul pavimento i binari di ferro sui quali scorrevano i carrelli adibiti al trasporto del materiale estratto. A parte alcuni punti caratterizzati Figura 14 - Miniera alta, parete con ossidazioni ferrose. da leggeri franamenti, la galleria è in ottimo stato di conservazione; verso il fondo si possono osserva- re piccole concrezioni di un bianco madreperlato attaccate al soffi tto ed alle pareti. Sul lato orografi co destro ad un’al- tezza di circa 15 metri dall’alveo e poco più avanti si apre un’ulteriore galleria di assaggio lunga circa 50 metri, facente parte probabilmen- te dei lavori di coltivazione della “miniera bassa”. Risalendo il bosco sul lato orografi - co destro per un centinaio di metri di fronte alla “miniera bassa”, si giunge sotto una parete che sulla destra conduce alla “miniera alta”. Questa si apre in corrispondenza di una cava a cielo aperto alla qua- Figura 15 - Miniera alta, forme di ossidazione. le è possibile accedere grazie ad un vasto ingresso. La “miniera alta” è caratterizzata da un’alternanza di vasti saloni di coltivazione a lunghe gallerie, tutte percorribili; una di queste gallerie sbocca nella forra del Rio Del Fous su una cengia, ad una cinquantina di metri di altezza dall’alveo. Da questo punto, grazie a due travi di ferro (ciò che resta del vecchio ponte), si può superare l’orrido ac- cedendo quindi alla prosecuzione della galleria situata sulla sponda opposta. Anche da questa parte della forra si sviluppano varie gal- lerie alcune delle quali sboccano anch’esse sull’orrido. In queste gallerie si possono notare cristalli di Sfalerite inglobati nella calcite spatica. Da menzionare la presenza di un camino (non si capisce se sia di Figura 16 - Miniera bassa, Galleria Costanza, stalattiti. ventilazione, oppure un fornello 88 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 per lo scarico dei materiali) situato nella seconda sala dopo l’ingresso, il quale sbuca sulla sommità della forra dove, oltre a ciò che resta del- la stazione di partenza della tele- ferica, si apre un’ulteriore galleria di assaggio il cui sviluppo appros- simativo è di circa 15 metri.

Minerali

Alcuni dei minerali rinvenuti sono in ordine di importanza: Fluorite, Calcite, Quarzo, blenda, Galena pirite, Ghoetite, Marcasite e Sfa- lerite.

Figura 17 - Miniera bassa, parte allagata della galleria Costanza.

Bibliografi a Mancini S., Miniere in Versilia ,storia e itinerari, Petrartedizioni, 1998. Orlandi P., Checchi F., La miniera di Buca della Vena (LU), Miner. Rec., 17: 261-268. Zucchini R., Miniere e mineralizzazioni nella provincia di Udine, 1998.

Siti internet http://www.mindat.org/loc-2165.html http://webmineral.com/data/Apuanite.shtml DIVX ITA, miniera buca della vena-apuane-speleologia.avi, di 109 Mb ,durata di 13 minuti. OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 89 Catasto Nazionale delle Cavità Artifi ciali Aggiornamenti: Abruzzo, Lazio, Piemonte, Toscana, Trentino Alto Adige

ABRUZZO palazzo Durini, A4, E.B., Speleo nese, A2, E.B., Speleo Club Chie- Club Chieti ti A1. A, Chieti, Chieti, Fonte Gran- A17. A, Chieti, Chieti, Cisterna A34. A, Teramo Atri, Fonte Ar- de, A2, E.B., Speleo Club Chieti via Vitacolonna/via A.Herio, gentina, A2, E.B., Speleo Club A2. A, Chieti, Chieti, Fonte Nuo- A4, E.B., Speleo Club Chieti Chieti va, A2, E.B., Speleo Club Chieti A18. A, L’Aquila, Ocre, Acquedot- A35. A, Teramo, Atri, Cisterna di A3. A, Chieti, Chieti, Cisterna to di S. Panfi lo d’Ocre, A2, E.B., Palazzo Ducale, A4, E.B. Speleo Terme Romane, A4, E.B., Speleo Speleo Club Chieti Club Chieti Club Chieti A19. A, L’Aquila. L’Aquila, Acque- A36. A, Chieti, Chieti, Cava in A4. A, Chieti, Chieti, Cisterna di dotto di S. Giuliano, A2, E.B., sotterraneo di Via Spaventa, largo Carbonara/via Rosetti, Speleo Club Chieti E1, E.B., Speleo Club Chieti A4, E.B., Speleo Club Chieti A20. A, L’Aquila, Raiano, Acque- A5. A, Chieti, Chieti, Pozzo dei dotto delle Vuccole, A2, E.B. Templi Romani, A5, E.B., Speleo Speleo Club Chieti Club Chieti A21. A, L’Aquila, Avezzano, Emis- LAZIO A6. A, Chieti, Chieti, Cisterna Pa- sario del Fucino, A1, E.B., Spe- lazzo Forcella/Sanità di Toppi, leo Club Chieti Legenda: A4, E.B., Speleo Club Chieti A22. A, L’Aquila, S. Benedetto in Comune: segue, se opportuna, l’in- A7. A, Chieti, Chieti, Cisterna Perillis, Grotta del Parlamento, dicazione della frazione, quartiere, Palazzo Prefettura, A4, E.B., B2/B4, E.B., Speleo Club Chieti parco o di altra località extraurba- Speleo Club Chieti A23. A, L’Aquila, S. Benedetto in na. A8. A, Chieti, Chieti, Galleria Pa- Perillis, Grotta di Pallone, B2/ Nome: locale se noto, altrimenti lazzo Mezzanotte, B4, E.B., Spe- B4, E.B., Speleo Club Chieti creato dal compilatore. Col termi- leo Club Chieti A24. A, Chieti, Chieti, Cisterna ne “insediamento” si intende un A9. A, Chieti, Chieti, Cisterna Bi- di via Spaventa, A4, E.B., Speleo gruppo di cavità, anche di piccolis- blioteca Provinciale, A4, E.B. Club Chieti sime dimensioni, riunite in genere Speleo Club Chieti A25. A, L’Aquila, Castellafi ume, intorno ad un castello per forma- A10. A, Chieti, Chieti, Galleria e Acquedotto di Angizia, A3, E.B., re un abitato alto-medioevale, che Cunicolo Palazzo Majo, A7/F1, Speleo Club Chieti sono state registrate sotto un uni- E.B., Speleo Club Chieti A26. A, Chieti, San Salvo, Acque- co numero di catasto. A11. A, L’Aquila, Collelongo, loc. dotto, A2, E.B. Speleo Club Chie- Tipologie: categorie conformi alla Fonte Canale, Cunicolo A di ti revisione SSI del giugno 1999 (Al- Fonte Canale, A2, E.B., A27. A. Teramo, Atri, Fonte Ca- bero delle Tipologie), con le abbre- Speleo Club Chieti nale, A2, E.B., Speleo Club Chieti viazioni necessarie per lo spazio A12. A, L’Aquila, Collelongo, loc. A28. A, Teramo, Atri, Fonte Vric- disponibile, seguite dalle sigle co- Fonte Canale, Cunicolo B di ciola, A2, E.B., Speleo Club Chie- difi cate in occasione di detta re- Fonte Canale, A2, E.B., Speleo ti visione; per quelle di culto (C1) o Club Chieti A29. A, Teramo Atri, Fonte Fon- sepolcrali (C2) è in genere indicata A13. A, L’Aquila, S. Benedetto dei tecchio/Cherubini, A2, E.B., anche l’epoca: etrusca, falisca, ro- Marsi, Condotta di Via Diaz n°5, Speleo Club Chieti mana, cristiana = †. A7, E.B., Speleo Club Chieti A30. A, Teramo, Atri, Cisterna Fonti delle informazioni: sono in- A14. A, Chieti, Chieti, Cisterna in sotto il Duomo, A4, E.B., Speleo dicati gli autori delle medesime e largo Del Ponte, A4, E.B. Speleo Club Chieti l’anno di esecuzione; i nomi delle Club Chieti A31. A, Teramo, Atri, Tombe Gui- persone possono essere abbreviati A15. A, Chieti, Chieti, Cisterna detti, C2, E.B. Speleo Club Chieti come da legenda sotto riportata. di palazzo Martinetti, A4, E.B., A32. A,Teramo, Atri, Le Grotte, Sigle: e = rinvenimento e/o esplo- Speleo Club Chieti A4, E.B., Speleo Club Chieti razione; r = rilevamento topogra- A16. A, Chieti, Chieti, Cisterna di A33. A, Teramo, Atri, Fonte Tori- fi co; c = compilatore della scheda 90 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 catastale; p = autori della pubbli- 2003 p: Caciotti 2005 r: D GG 2005 c: D cazione di base. Tra parentesi sono CA 286 La RM Ariccia Cunicolo GG 2005 p: indicati dati parziali. Aricino a Fontana di Papa A1 CA 302 La RM Labico Ricovero e: D GG 2003 r: D GG 2003 c: D presso il lavatoio del Formale CF = Cappa-Felici; CZ = Cianetti- GG 2004 p: B6 D.7 e: Caciotti 2005 r: D GG Zampighi; MP = Mecchia-Piro; CC CA 287 La RM S. Gregorio da Sas- 2005 c: D GG 2005 p: = Castellani & al.; DV = Dobosz- sola Buco del Tasso a Rascido CA 303 La RM Rocca Priora Cu- Vittori; GG = Germani-Galeazzi- Pisello C2 + A1? e: Boni 1965 nicolo di Fonte Ceraso A2 e: D De Paolis & al.; CRSE = Centro r: Urri 1965 c: CF 2004: p: Boni 2003 r: D GG 2003 c: D GG 2005 Ricerche Speleologiche Egeria; Ga 1965 p: = Galieti; MSR = Moretti-Saiza- CA 288 La FR Ferentino Grotta CA 304 La RM Subiaco Pozzo/ci- Rampini; CS = Cappa-Santella; Para A7 e/ r: R Principi 2001 c: R sterna c/o Nocchitella A4 e: CF CDP = Cappa-Dobosz-Pintus; RS Principi 2004 p: 2005 r: CF 2005 c: CF 2005 p: = Raspi Serra; P = Picchetto; N = CA 289 La RM Roma Galleria CA 305 La Nelli; D = Devoti; GAL = Gr. Ar- della Via Salaria antica F1 e: CA 306 La RM Roma (Settecamini) cheologico Latino-Monte Porzio; Quilici 1980 r c: CF 2004 p: Quilici Cunicoli incrocio vie Tiburt. e QG = Quilici Gigli; CO = Colonna 1980 Settecam. A3 e: GADLF 2003 r: E.& G.; CA = Cagiano de Azevedo- CA 290 La RM Grottaferrata Co- GG 2003 c: GG 2005 p: Schmiedt; BG = Battiati-Grassi(G. lombario del Tuscolo C2 o C7? CA 307 La RM S. Gregorio da Sas- G.RM Niphargus); S = Santella; FC e: cf 2005 r: CF 2005 c: CF 2005 p: sola Stalla n. 1 di Colle S. Gen- = Cappa-Frangini; CD = Cianetti- CF in print naro B6 E1 e: Dobosz 2003 r: GG Orsini-Di Girolami & al.; GSGM = CA 291 La VT Ischia di Castro Cu- 2003 c: GG 2005 p: Gr. Speleol. Guidonia-Montecelio; nicolo sotto Grotta del Pater- CA 308 La RM S. Gregorio da Sas- ZM = Zaccaria Mari; GB = Gigliuto nale A1? e: A. Nini . r: c: GSGM sola Cantina di Colle S. Genna- Basilico & al., Gr. Gr. Saronno CAI; 2005 p ro B4 e: Dobosz 2003 r: GG 2003 c: SZC = Shaka Zulu Club Subiaco; CA 292 La VT Canino / Cellere GG 2005 p: BSR = British School at Rome; P = Galleria del Fosso Sughero A1 CA 309 La RM S. Gregorio da Sas- M. Placidi-G.S.CAI Roma; BC = R. e: A. Nini 2005 r c: GSGM 2005 p: sola Stalla n. 2 di Colle S. Gen- Bambini-M. Campagnoli (Cat.CA CA 293 La VT Viterbo (Ferento) naro B6 E1 e: Dobosz 2003 r: GG Marche); BT = M. Biagi-M. Terenzi Cunicoli sotto le mura Nord 2003 c: GG 2005 p: & al.; OC = A. Ortolani-E. Carallo; A1 o A7 e: A. Nini 2005 r c: GSGM CA 310 La RM S. Gregorio da BA = M. Biagi- A. Cocchiarella; JC 2005 p: Sassola Stalla n. 3 di Colle S. = Jean Coste (in mem.) 1999. CA 294 La VT Blera Colombario Gennaro B6 e: Dobosz 2003 r: GG dietro la Cava Buia C2 B7 e: CF 2003 c: GG 2005 p: 2005 r: CF 2005 c: CF 2005 p: CF CA 311 La RM S. Gregorio da Sas- CA 279 La RM Labico (V.d.Cana- in print sola Cava n . 1 di Colle S. Gen- pine) Cunicolo I delle Cento- CA 295 La RM Ariccia Cunicolo naro B6 E1 e: Dobosz 2003 r: GG gocce A2 e: D 2003 r: D GG 2003 sotto l’Appia Antica A1 o A2? e: 2003 c: GG 2005 p: c: D GG 2003 p: D GG 2003 r: D GG 2003 c: D GG CA 312 La RM S. Gregorio da Sas- CA 280 La RM Labico (V.d.Cana- 2005 p: sola Cava n. 2 di Colle S. Gen- pine) Cunicolo II delle Cento- CA 296 La RM Campagnano Cu- naro B2? B6? E1 e: Dobosz 2003 r: gocce A2 e: D 2003 r: D GG 2003 nicolo sopra la Fontana Etru- GG 2003 c: GG 2005 p: c: D GG 2003 p: sca A1? e: D GG 2004 r: D GG CA 313 La RM S. Gregorio da Sas- CA 281 La RM Lanuvio (Petrara) 2004 c: D GG 2005 p: sola Stalla fungaia di Colle S. Cunicolo lungo Fosso Fontana CA 297 La RM Campagnano Cu- Gennaro B6 E5 e: Dobosz 2003 r: del Piano A1 e: D GG 2003 r: D nicolo della Fontana Etrusca GG 2003 c: GG 2005 p: GG 2003 c: D GG 2003 p: A2 e: D GG 2003 r: D GG 2003 c: D CA 314 La RM Roma (Corcolle) CA 282 La VT Grotte di Castro GG 2005 p: Cunicolo vicino alla TAV A1 e: Stalla n. 1 di Piano Pranzovico CA 298 La RM Formello Cunicoli D GG 2004 r: D GG 2004 c: D GG B6 C1 C2 e: D 2003 r: D GG 2003 sotto S. Maria del Sorbo A 10 e: 2005 p: c: D GG 2003 p: D GG 2003 r: D GG 2003 c: D GG CA 315 La VT Bolsena Basilica CA 283 La VT Grotte di Castro 2005 p: catacomba di Santa Cristina Stalla n. 2 di Piano Pranzovico CA 299 La RM Grottaferrata Sot- A3 A4 C1 C2 e, r, p: Fiocchi Nicolai B6 e: D 2003 r: D GG 2003 c: D GG terranei dell’Abbazia di S. Nilo 1988 c: CF 2006 2003 p: A3 A4 A7 C2 D2 E1 e/r/c: ASSO CA 316 La VT Orte (S. Bernardi- CA 284 La VT Grotte di Castro CRSE 2004 2005 no) Santuario della SS. Trinità Stalla n. 3 di Piano Pranzovico CA 300 La RM Roma Sotterranei C1 e:CF 1989 r: D CF 1994: c: CF B6 e: D 2003 r: D GG 2003 c: D GG dell’Abbazia di S.ta Sabina A3 2006 p: 2003 p: e: Lombardi 2004 r: D GG 2005 c: CA 317 La VT Soriano (S. Eutizio) CA 285 La VT Grotte di Castro D GG 2005 p: Basilica catacomba di S. Euti- Stalla n. 4 di Piano Pranzovico CA 301 La RM Labico Sorgente zio C1 C2 e, r, p: Fiocchi Nicolai B6 e: D 2003 r: D GG 2003 c: D GG del lavatoio del Formale A2 e: 1988 c: CF 2006 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 91 CA 318 La VT Vallerano Grotta 2006 p: GG Saronno 2001 mitorio di Colle (Castello) Mo- di San Salvatore C1 e: CF 1989 CA 335 La RM Vicovaro Sancosi- lara B1 C1† e: GG 2006 r: GG 2006 r: CF 1989 c: CF 2006 p: CF 1992 mato Eremo n. 2 nella rupe B1 c: GG 2006 p: CA 319 La VT Castel S. Elia San- C1† e/r: GG Saronno 2000 c: cf CA 352 La RM Roma Cunicolo di ta Maria ad rupes C1 e: CF 1991 2006 p: GG Saronno 2001 Villa Glori A2 e/r: Castellani Ber- r: CF 1991 c: CF 2006 p: CA 336 La RM Vicovaro Sancosi- sani 2005 c: GG 2006 p: CA 320 La VT Sutri Insed. tro- mato Eremo n. 4 nella rupe B1 CA 353 La VT Civita Castellana S. glod. c/o Madonna del Parto B1 C1† e/r: GG Saronno 2000 c: cf Ippolito B1 C1† e/r/p: Nelli Raspi B5 C1† e: CF 2003 r: c: CF 2006 p: 2006 p: GG Saronno 2001 Serra 1976 c: CF 2006 CA 321 La RI Rieti Grotta Cel- CA 337 La RM Vicovaro Sancosi- CA 354 La VT Viterbo (Norchia) luzza C1† e: CF1989 r: CF 1989 c: mato Eremo n. 9 nella rupe B1 Grotta di S. Vivenzio C1† F2? e/ CF 2006 p: CF 1991 C1† e/r: GG Saronno 2000 c: cf r: CCBC 1990 c: CF 2006 p: CCBC CA 322 La RI Greccio Tre grotti- 2006 p: GG Saronno 2001 1992 celle nel Conv. di S.Francesco CA 338 La RM Vicovaro Sanco- CA 355 La RM Cerveteri (Ceri) C1† e: CF 1989 r: CF 1989 c: CF simato Eremo n. 10 nella rupe Grotta di S. Felice II Papa C1† 2006 p: CF 1991 B1 C1† e/r: GG Saronno 2000 c: cf e: CF 1990 r: CF 1990 c: CF 2006 CA 323 La Ri Rieti Due grotticel- 2006 p: GG Saronno 2001 p: le Conv. Fonte Colombo C1† e: CA 339 La RM Vicovaro Sancosi- CA 356 La VT Corchiano (v. Can- CF 1989 r: CF 1989 c: CF 2006 p: mato Eremo n. 8 nella rupe B1 nara) Cappella rupestre della CF 1991 C1† e/r: GG Saronno 2000 c: cf Madonna C1† e: CF 1991 r: CF CA 324 La RM Vicovaro Sanco- 2006 p: GG Saronno 2001 1991 c: CF 2006 p: simato Cappella di S. Michele CA 340 La RM Vicovaro Sancosi- CA 357 La RM Sacrofano Grot- Arcangelo C1† e: CF 1990: r: CF mato Eremo n. 7 nella rupe B1 ticelle a lato Madonna delle 1990 c: CF 2006 p: CF 1998 C1† e/r: GG Saronno 2000 c: cf Grotte B4 C1† e: CF 1991 r: CF CA 325 La RM Vicovaro Sancosi- 2006 p: GG Saronno 2001 1991 c: CF 2006 p: mato Cappella del B. Bonaven- CA 341 La RM Vicovaro Sancosi- CA 358 La VT Soriano Pieve di S. tura C1† e: CF 1990: r: CF 1990 c: mato Eremo n. 6 nella rupe B1 Lorenzo in Palmule B1 2 4 C1† CF 2006 p: CF 1998 C1† e/r: GG Saronno 2000 c: cf e: RS 1976 r: RS 1976 c: CF 2006 CA 326 L< RM Vicovaro Sancosi- 2006 p: GG Saronno 2001 p: RS 1976 mato Cappella di San Benedet- CA 342 La RM Vicovaro Sanco- CA 359 La VT Vallerano Grotta di to C1† e: CF 1990: r: CF 1990 c: simato Eremo n. 17 nella rupe S. Angelo B4 6 C1† e: B.Calosso CF 2006 p: CF 1998 B2 C1† e/r: GG Saronno 2000 c: cf 1907 r: RS 1976 c: CF 2006 p: RS CA 327 La RM Vicovaro Sancosi- 2006 p: GG Saronno 2001 1976 mato Cavità tra 83La e CA 324 CA 343 La RM Campagnano di CA 360 La VT Vallerano Grotta di La B8 e: CF 1990: r: CF 1990 c: CF Roma Cappella di S. Anna a S. Leonardo C1† e: F. Martinelli 2006 p: CF 1998 Magliano R C1† e: CF DV 1996 r 1695 r/p: RS 1976, c: CF 2006 CA 328 La RM Vicovaro Sancosi- CF DV 1996 c: cf 2006 p: CA 361 La VT Vallerano Grotta mato Scala incompiuta F1 e: CF CA 344 La RM Gallicano nel Lazio di S. Lorenzo B1 2 4 C1 2 † e: 1990: r: CF 1990 c: CF 2006 p: CF S. Maria di Cavamonte C1† e: B.Calosso 1907 r: RS 1976 c: CF 1998 CF 1999 r: CF 2006: c: CF 2006 p: 2006 p: RS 1976 CA 329 La RM Vicovaro Sancosi- CA 345 La RM Ardea Cava n. 1 di CA 362 La VT Bassano Romano mato Scala dei Frati F1 e: CF DV Ardea A4 E1 e/r: CRS ASSO 2005 Laura di S. Giovanni a Pollo A4 1997: r: CF 1990 c: CF 2006 p: CF c: GG 2006 p: B1 2 4 C1† e: Duncan 1958 r: RS 1998 CA 346 La RM Ariccia Cunicolo 1976 c: CF 2006 p: RS 1976 CA 330 La RM Vicovaro Sanco- n. 2 di Vallericcia A2 e: GG 2006 CA 363 La VT Bomarzo Chiesa di simato Cisterna in centro al r: gg 2006 c: GG 2006 p: S. Maria di Montecàsoli C1† e: chiostro A4 e: GG Saronno r: c: CA 347 La RM Formello Cunicolo RS 1976 r: CF DV 1995 c: CF 2006 CF 2006 p: n. 2 della Selvotta A1 e: DV 2003 p: RS 1976 CA 331 La RM Vicovaro Sanco- r: GG DV 2004 c: GG 2005 p: CA 365 La VT Sutri S. Giovena- simato Cisterna nella cantina CA 348 La RM Grottaferrata Ri- le: santuario e catacomba C1 dei vini A4 e: GG Saronno r: c: CF covero n. 1 di Valle Marciana C2 † e/r: anonimo 1700 c: CF 2006 2006 p: B2 B6 e: GG 2006 r: GG 2006 c: p: Fiocchi Nicolai 1988 CA 332 La RM Subiaco Grotta GG 2006 p: CA 366 La LT Ponza (isola di Pon- di Santa Chelidonia C1† e: CF CA 349 La RM Grottaferrata Ri- za) Galleria interna della diga 1990 r: CF 1990 c: CF 1996 p covero n. 2 di Valle Marciana di Giancos B3 e/r/p: Leonardo CA 333 La RM Subiaco Quattro B2 D7 E3 e: GG 2006 r: GG 2006 c: Lombardi 1996 c: CF 2006 cappelle al Sacro Speco C1† e: GG 2006 p: CA 367 La LT Ponza (isola di Pon- CF DV 1998 r: CF DV 1998 c: CF CA 350 La RM Grottaferrata Ri- za) Galleria stradale romana 2006 p: covero n. 3 di Valle Marciana di Giancos F1 e/p: G.M. De Rossi CA 334 La RM Vicovaro Sancosi- B4 e: GG 2006 r: GG 2006 c: GG 1986 r: c: CF 2006 mato Eremo n. 1 nella rupe B1 2006 p: CA 368 La LT Ponza (isola di Pon- C1† e/r: GG Saronno 2000 c: cf CA 351 La RM Grottaferrata Ro- za) Galleria stradale romana 92 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 di S. Maria F1 e/p: G.M. De Rossi CA 30 Pi NO Suno Cascina Tabac- Pozzo della Ghiacciaia GGN 1986 r: c: CF 2006 chei Pozzo cascina Tabacchei CA 57 Pi NO Novara Casa Bossi CA 369 La RM Sacrofano Cister- GGN Pozzo della Caldaia GGN na di Monte Broccoleto A4 CA 31 Pi NO Suno Cascina Vela CA 58 Pi NO Novara Casa Bossi e: Dobosz 2006 r: CRSE 2006 c: Pozzo cascina Vela GGN Pozzo Le vie d’Oriente GGN CRSE 2006 p: CA 32 Pi NO Suno Cascina Vela CA 1001 Pi AL Melazzo Castello CA 370 La RM Sacrofano Ipogeo Pozzo piccolo Cascina Vela Moncrescente Pozzo di Moncre- di Casa Miseria B2 e: Dobosz GGN scente GGA GGN 2006 r: CRSE 2006 c: CRSE 2006 CA 33 Pi NO Novara Piazza Ca- CA 1002 Pi AL Cassine Lacello p: vour Cisterna Piazza Cavour Tana del Lacello GGA GGN CA 371 La RM Roma Grotte Vec- GGN CA 3001 Pi AT Montiglio Castello chiarelli B2 e/r/p: British School CA 34 Pi NO Vespolate Cascina Pozzo Cisterna Cortile GSVP at Rome 1968 c/r rev.: CRSE 2006 Dossi Ghiacciaia Cascina Dossi CA 3002 Pi AT Montiglio Castello GGN Grottino teatro GSVP CA 35 Pi NO Novara Chiostro Ca- CA 3003 Pi AT Montiglio Castello nonica Pozzo Chiostro Can. S. Pozzo Sala Multimediale GSVP Maria GGN CA 3004 Pi AT Montiglio Castello PIEMONTE CA 36 Pi NO Novara Palazzo Ve- Cisterna del Volano GSVP scovile Pozzo1 ex-Cucine GGN CA 3005 Pi AT Montiglio Castello CA 13 Pi NO Novara Via dell’Ar- CA 37 Pi NO Novara Palazzo Ve- Laghetto delle Croci GSVP chivio Cunicolo Carlo Alberto scovile Pozzo3 ex-Cucine GGN CA 3006 Pi AT Montiglio Castello GGN CA 38 Pi NO Novara Via Puccini Locale Antiche Cucine GSVP CA 14 Pi NO Novara Convitto C. Cisterna via Puccini GGN CA 3007 Pi AT Montiglio Castello Alberto Ossario Convitto C. .Al- CA 39 Pi NO Novara Viale Roma La Ghiacciaia GSVP berto GGN Cisterna viale Roma GGN CA 3008 Pi AT Montiglio Castello CA 15 Pi NO Galliate Castello Sot- CA 40 Pi NO Novara Piazza Gari- Sala del Pilastro GSVP terraneo Torrione NE GGN baldi Cisterna Piazza Garibal- CA 3009 Pi AT Montiglio Castello CA 16 Pi NO Galliate Castello Cu- di GGN Salone Teatro GSVP nicolo dei Visconti GGN CA 41 Pi NO Novara Palazzo Ve- CA 3010 Pi AT Montiglio Castello CA 17 Pi NO Galliate Castello Cu- scovile Pozzo2 ex-Cucine GGN Cisterna Autoclave GSVP nicolo del Fossato GGN CA 42 Pi NO Novara Palazzo Ve- CA 3011 Pi AT Montiglio Castello CA 18 Pi NO Galliate Castello Sot- scovile Ghiacciaia del Vescova- Le Gallerie interrotte GSVP terraneo Torrione SE GGN do GGN CA 4001 Pi VC Mollia Parete Bian- CA 19 Pi NO Galliate Castello Sot- CA 44 Pi NO Novara Baluardo ca Miniera di Mollia GGN terraneo ex cinema GGN Lamarmora Cisterna Baluardo CA 5000 Pi BI Cavaglià Roleto di CA 20 Pi NO Novara Conven- Lamarmora GGN sotto Pozzo Napoleonico GGN to S.Nazzaro Pozzo 1 Chiostro CA 45 Pi NO Novara Piazza CA 5001 Pi BI Mosso S. Maria C. Grande GGN S.Caterina Cisterna Piazza S. Argentera Miniera Argentera CA 21 Pi NO Novara Convento Caterina GGN sup. A e B GSBi S.Nazzaro Pozzo 2 della cantina CA 46 Pi NO Novara Hotel Europa CA 5002 Pi BI Mosso S. Maria C. GGN Cisterna Corso Cavallotti GGN Argentera Miniera Argentera CA 22 Pi NO Novara Convento CA 47 Pi NO Novara Castello Cu- superiore C GSBi S.Nazzaro Pozzo 3 Angolo Sud- nicolo della Ghirlanda GGN CA 5003 Pi BI Mosso S. Maria C. Est GGN CA 48 Pi NO Novara Piazza Duo- Argentera Miniera Argentera CA 23 Pi NO Novara Palazzo Dock mo Pozzo Ospizio dei Poveri inferiore D GSBi Ghiacciaie del Dock GGN GGN CA 5004 Pi BI Mosso S. Maria C. CA 24 Pi NO Novara Via Regaldi CA 49 Pi NO Novara Piazza Rosa- Argentera Miniera Argentera Ghiacciaia Palazzo Bottacchi rio Cisterna di Piazza Rosario inferiore E GSBi GGN GGN CA 5005 Pi BI Mosso S. Maria C. CA 25 Pi NO Novara Via Puccini CA 50 Pi NO Novara Duomo Poz- Argentera Miniera Argentera Cunicolo S. Gaudenzio GGN zo dell’Altare GGN superiore F GSBi CA 26 Pi NO Agrate Conturbia La CA 51 Pi NO Arona Palazzo Borro- CA 5006 Pi BI Bioglio Torrette 1 Barcunà La Barcunà GGN meo Pozzo del Triportico GGN Miniera Torrette 1 GSBi CA 27 Pi NO Oleggio Villa Troil- CA 52 Pi NO Arona Palazzo Borro- CA 5007 Pi BI Bioglio Pietra Bian- let Ex scuderia di Villa Troillet meo Cunicolo della Grata GGN ca Miniera Pietra Bianca 1 GGN CA 53 Pi NO Arona Palazzo Borro- GSBi CA 28 Pi NO Oleggio Villa Troil- meo Pozzo della Mensola GGN CA 5008 Pi BI Bioglio Pietra Bian- let Sotterraneo N. Villa Troillet CA 54 Pi NO Novara Battistero ca Miniera Pietra Bianca 2 GGN Pozzo del Battistero GGN GSBi CA 29 Pi NO Castelletto T. Corso CA 55 Pi NO Novara Casa Bossi CA 6000 Pi TO Exilles Grangia Cavour Pozzo di Castelletto Ti- Pozzo del Cortile GGN Pertuso Grand Pertus AGSP cino GGN CA 56 Pi NO Novara Casa Bossi CA 6001 Pi TO Verrua S. Fortez- OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 93 za Prima Stanza del Cannone Malpotremo GGN leria I del caposaldo di Malga SCAM CA 7015 Pi VC Castelnuovo Ceva Zures – G.1 D.5 D.6 ARCO 2004 CA 6002 Pi TO Verrua S. Fortezza Erca Cava sabbia di Castelnuo- CA 27 VT TN Nago – Torbole Gal- Seconda Stanza del Cannone vo C. GGN leria II del caposaldo di Malga SCAM Zures – G.2 D.6 ARCO 2004 CA 6003 Pi TO Verrua S. Fortez- CA 28 VT TN Nago – Torbole Gal- za Terza Stanza del Cannone leria III del caposaldo di Malga SCAM Zures – G.3 D.4 ARCO 2004 CA 6004 Pi TO Verrua S. Fortezza TOSCANA CA 29 VT TN Nago – Torbole Gal- Cisterna Dongione SCAM leria IV del caposaldo di Malga CA 6005 Pi TO Verrua S. Fortezza CA 1 T PT Pistoia Piazza san Lo- Zures – G.4 D.2 ARCO 2004 Grotta del Pozzetto SCAM renzo Antichi lavatoi Ex percor- CA 30 VT TN Nago – Torbole Gal- CA 6006 Pi TO Verrua S. Fortez- so del torrente Brana A1 A7 leria V del caposaldo di Malga za Cisterna del Ponte Levatoio A10 Antonio Ginetti Zures – G.5 D.4 ARCO 2004 SCAM CA 2 T GR Castell’Azzara Le CA 31 VT TN Nago – Torbole Gal- CA 6041 Pi TO Pinerolo Strada Solforate Galleria Sperranza leria VI del caposaldo di Malga Serena Cunicolo Villa Frisetti (Miniera Solforate Scwartzen- Zures – G.6 D.2 D.4 ARCO 2004 GSVP berg) E2 GS Orso CA 32 VT TN Nago – Torbole Gal- CA 6042 Pi TO Cavour Via IV No- CA 3 T GR Pitigliano Poggio Mic- leria VII del caposaldo di Mal- vembre Pozzo del Cottolengo cia Ipogeo di Selvamiccia A4 ga Zures – G.7 D.2 D.4 ARCO GSVP C2 Marco Formiconi 2004 CA 6043 Pi TO Torino Via Verdi CA 4 T LU Coreglia Antelminelli CA 33 VT TN Nago – Torbole Gal- Rifugio cunicolo università Porta a Ponte Gallerie di Porta leria VIII del caposaldo di Mal- GSVP a Ponte - Galleria nella Rocca ga Zures – G.8 D.2 D.5 D.6 ARCO CA 6044 Pi TO Torino Rettorato- di Coreglia Antelminelli D2 F2 2004 Via Verdi Cisterna cortile Uni- Antonio Bocchino CA 34 VT TN Nago – Torbole Gal- versità GSVP CA 5 T GR Castell’Azzara Loc. leria IX del caposaldo di Malga CA 6045 Pi TO Torino Rettorato Cornacchino Miniera del Cor- Zures – G.9 D.5 D.6 ARCO 2004 Via Verdi Cisterna tonda Uni- nacchino GS Orso CA 35 VT TN Nago – Torbole Gal- versità GSVP CA 6 T SI Piancastagnaio e Ca- leria X del caposaldo di Malga CA 6046 Pi TO Sangano Proprietà stell’Azzara Ex Stab. Minerario Zures – G.10 D.4 ARCO 2004 Matta Pozzo Pazzo GSVP SIELE Spa Tunnel del Torrente CA 36 VT TN Nago – Torbole Gal- CA 7000 Pi VC Crissolo Colle delle Siele A1 GS Orso leria XI del caposaldo di Malga Traversette Pertus di Viso AGSP CA 7 T GR Sorano Lo Spinone Ac- Zures – G.11 D.4 ARCO 2004 CA 7001 Pi VC Vicoforte Piazzet- quedotto di Castelsereno A1 CA 37 VT TN Nago – Torbole Gal- ta del Borgo Cunicolo Piazzetta GS Orso leria XII del caposaldo di Mal- del Borgo GSAM ga Zures – G.12 D.2 ARCO 2004 CA 7002 Pi VC Cuneo città Rifu- CA 38 VT TN Nago – Torbole gio Corso Garibaldi GSAM Galleria XIII del caposaldo di CA 7003 Pi VC Cuneo città Rifugio TRENTINO ALTO ADIGE Malga Zures – G.13 D.4 D.5 D.6 di Discesa Bellavista GSAM ARCO 2004 CA 7004 Pi VC Cuneo città Rifu- CA 20 VT TN Grigno Cavernet- CA 39 VT TN Nago – Torbole Gal- gio di Corso Marconi GSAM ta Militare a Pianello di Sopra leria XIV del caposaldo di Mal- CA 7005 Pi VC Cuneo città Rifu- -Covolo Oltrebrenta D.6 PRO ga Zures – G.14 D.5 D.6 ARCO gio Circonvallazione N GSAM 1993 CCA 2005 2004 CA 7006 Pi VC Cuneo città Rifu- CA 21 VT TN Civezzano – Castel CA 40 VT TN Nago – Torbole Gal- gio liceo scientifi co GSAM Vedro Fortino di Castel Vedro leria XV del caposaldo di Mal- CA 7007 Pi VC Cuneo Tetti Pesio D.4 CRC GST 2003 ga Zures – G.15 D.2 ARCO 2004 Cunicolo di Tetti Pesio GSAM CA 22 VT TN Trento (Povo) Rico- CA 41 VT TN Nago – Torbole Gal- CA 7010 Pi VC Priero Bric vero presso il Rifugio Maranza leria XVI del caposaldo di Mal- S.Bernardo Cava di sabbia di D.6 GST 2004 ga Zures – G.16 D.4 D.5 ARCO Priero GGN CA 23 VT TN Riva del Garda Pre- 2004 CA 7011 Pi VC Mollere Bric Prato sa idrica della Sorgente dello CA 42 VT TN Nago – Torbole Cava di sabbia di Mollere GGN Sperone A.2 ARCO 2004 Galleria XVII del caposaldo CA 7012 Pi VC Priero Cascina Lo- CA 24 VT TN Riva del Garda di Malga Zures – G.17 D.4 D.5 vere Cava di sabbia 1 autogrill Vascone di raccolta della Sor- ARCO 2004 GGN gente dello Sperone A.6 ARCO CA 43 VT TN Nago – Torbole Gal- CA 7013 Pi VC Priero Cascina Lo- 2004 leria XVIII del caposaldo di vere Cava di sabbia 2 autogrill CA 25 VT TN Riva del Garda Malga Zures – G.18 D.4 D.5 D.6 GGN Chiesa di San Nicolò C.1 ARCO ARCO 2004 CA 7014 Pi VC Malpotremo Casci- 2004 CA 44 VT TN Nago – Torbole Gal- na Rocchini Cava di sabbia di CA 26 VT TN Nago – Torbole Gal- leria XIX del caposaldo di Mal- 94 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 ga Zures – G.19 D.2 ARCO 2004 CA 63 VT TN Vigolo Vattaro Ca- leria superiore di Cima Rocca CA 45 VT TN Nago – Torbole Gal- verna 2° a NW di Vigolo Vatta- D.2 D.4 ARCO 2005 leria XX del caposaldo di Mal- ro D.6 GST 2005 CA 70 VT TN Trento (M. Calisio) ga Zures – G.20 D.2 ARCO 2004 CA 64 VT TN Trento (Cortesano) Complesso di gallerie militari CA 46 VT TN Nago – Torbole Gal- Busa di Mas Pomar E.2 CCA del Monte Calisio D.4 GST 2005 leria XXI del caposaldo di Mal- 2005 Luca Biasi* CA 71 VT TN Trento (Marzola) ga Zures – G.21 D.2 D.4 ARCO CA 65 VT TN Molina di Ledro Pozzo sulla Marzola D.2 GST 2004 Galleria MaschineGewehr Ka- 2005 CA 47 VT TN Nago – Torbole Gal- verne (MGK) D.4 ARCO 2005 CA 72 VT TN Trento Gallerie can- leria XXII del caposaldo di CA 66 VT TN Nago – Torbole Gal- noniere del Monte Celva D.4 Malga Zures – G.22 D.2 D.4 D.6 leria al Doss Alto di Nago D.2 CCA 2005 – Giuseppe Gorfer** ARCO 2004 D.4 D.6 ARCO 2005 CA 48 VT TN Nago – Torbole Gal- CA 67 VT TN Molina di Ledro leria XXIII del caposaldo di Galleria inferiore di Cima Roc- (*) Rilievo Luca Biasi, compilazio- Malga Zures – G.23 D.5 ARCO ca D.2 D.4 ARCO 2005 ne scheda a cura del Catasto C.A. 2004 CA 68 VT TN Molina di Ledro (**) Rilievo Giuseppe Gorfer, com- CA 49 VT TN Nago – Torbole Galleria media di Cima Rocca pilazione scheda a cura del Cata- Galleria XXIV del caposaldo D.4 ARCO 2005 sto C.A. di Malga Zures – G.24 D.5 D.6 CA 69 VT TN Molina di Ledro Gal- ARCO 2004 CA 50 VT TN Nago – Torbole Gal- leria XXV del caposaldo di Mal- ga Zures – G.25 D.5 D.6 ARCO 2004 CA 51 VT TN Nago – Torbole Gal- leria XXVI del caposaldo di Malga Zures – G.26 D.1 ARCO 2004 CA 52 VT TN Nago – Torbole Gal- leria XXVII del caposaldo di Malga Zures – G.27 D.4 D.5 D.6 ARCO 2004 CA 53 VT TN Vigolo Vattaro Rico- vero 1° a NW di Vigolo Vattaro D.6 GST 2005 CA 54 VT TN Vigolo Vattaro Rico- vero 2° a NW di Vigolo Vattaro D.6 GST 2005 CA 55 VT TN Vigolo Vattaro Rico- vero 3° a NW di Vigolo Vattaro D.6 GST 2005 CA 56 VT TN Vigolo Vattaro Rico- vero 4° a NW di Vigolo Vattaro D.6 GST 2005 CA 57 VT TN Vigolo Vattaro Rico- vero 5° a NW di Vigolo Vattaro D.6 GST 2005 CA 58 VT TN Vigolo Vattaro Rico- vero 6° a NW di Vigolo Vattaro D.6 GST 2005 CA 59 VT TN Vigolo Vattaro Cam- minamento 1° a NW di Vigolo Vattaro D.2 GST 2005 CA 60 VT TN Vigolo Vattaro Cam- minamento 2° a NW di Vigolo Vattaro D.2 GST 2005 CA 61 VT TN Vigolo Vattaro Can- noniera a NW di Vigolo Vattaro D.4 GST 2005 CA 62 VT TN Vigolo Vattaro Ca- verna 1° a NW di Vigolo Vatta- Acquedotto etrusco-romano di Cerveteri, vista dal basso di uno dei pozzi di ro D.6 GST 2005 origine etrusca.(Foto Gruppo Grotte Recanati 1998) OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006 95

Ancona Sotterranea. Catalogo della Mostra Comune di Ancona, Progetto Ancona Sotterranea, Ancona 2004, pagg.80. Ancona, città di mare di origine greco-romana, è ancora piena delle monumentali testimonianze dell’assetto traianeo, quando l’imperatore si apprestava a conquistare la Dacia partendo proprio dal porto di Ancona. A queste si aggiungono importanti vestigia medievali, rinascimentali e umbertine. Eppure fi nora nessuno ha avuto il minimo sospetto che il “sotto” fosse altrettanto ricco e storicamente prestigioso. C’è voluta la costanza di Alberto Recanatini e dei suoi com- plici Maurizio Mainiero, Pino Antonini e Paola Santinelli del Gruppo Speleologico Marchigiano di Ancona per rivelare a tutti gli anconetani la straordinaria varietà di acquedotti, cunicoli, cisterne, pozzi e misteriose leggende di lontana memoria, portate dal vento e dal Mare Adriatico. Questo piccolo ma bellissimo libro è un primo contributo sulla Ancona Sotterranea esplorata per almeno un decennio dagli speleologi. Attendiamo presto la pubblicazione completa che la ricerca merita.

Acqua e acquedotti romani. Funtis Augustei Aquaeductus. di Romilda Catalano Arte Tipografi ca, Napoli 2003, pagg.169.

La disamina accurata e documentata delle vicende costruttive Segnalibri dell’acquedotto romano del Serino, in Campania. La ricerca su questo acquedotto di età augustea dà l’opportunità all’autrice di esaminare anche la tecnica idraulica romana e la relativa legislazione delle acque. 96 OPERA IPOGEA 1 - 2 - 2006

In binos actus lumina Rivista di studi e ricerche sull’idraulica storica e la storia della tecnica. Anno II/2005 Atti del Convegno di studi di Narni 2001

Grazie all’Associazione Subterranea di Narni ed alle Università di Bologna, Padova e Perugia ed al Centro Nero cone la grafi te. Settant’anni di attività di Documentazione della Bot di Asolo (TV) mineraria in un piccolo paese della Valbormida. per questo secondo prezioso compendio di Alberto Verrini e stato dell’arte della ricerca sull’idraulica antica nel Gruppo Grotte CAI Novara 2005, pagg.138. bacino del Mediterraneo. Agorà Edizioni La Spezia 2005, pagg. 400 ca. Ci sono libri che parlano di ipogei artifi ciali come oggetti di studio ed altri scritti che non si fermano alle misure, che puro sono essenziali. Il libro di Verrini si addentra fra lunghe gallerie e pozzi ormai abbandonati senza dimenticare le vicende del lavoro in miniera e i volti anneriti dei minatori. Ben vengano le ricerche scientifi che sulle cavità artifi ciali, destinate alla ricerca di laboratorio, ai computer e ai microscopi degli scienziati, ma grazie anche a questi racconti del mondo sotterraneo e di tutto il loro fascino della memoria. Gli speleologi di Novara si avventurano in quelle gallerie con grande rispetto e ne raccontano la storia e ne descrivono l’aspetto attuale e tutte le specifi che scientifi che L’acqua e l’Architettura. (la topografi a, la biologia, la geologia). Acquedotti e fontane del Regno di Napoli. Eppoi è bella sorpresa la riproduzione a cura di Francesco Starace della vecchia carta allegata che Edizioni del Grifo, Napoli 2002, pagg.423. odora ancora di archivio. Gli acquedotti, le fontane e l’idraulica antica di Napoli e del suo territorio dal punto di vista della Storia dell’Architettura. Grazie all’apporto di contributi diversi il volume dà conto di alcuni importanti acquedotti antichi e storici della Campania: l’acquedotto del Serino, l’acquedotto della Bolla, l’acquedotto del Carmignano e l’acquedotto S.Angelo in Formis di Capua.

OPERA IPOGEA

Sped. in abb. post. comma 20/c legge 662/96 aut. D.C.I. - Regione E/R