FILM SCOUTING ABU DHABI

Azione di scouting del mercato audiovisivo emiratino volta all’individuazione di attori imprenditoriali strategici per la realizzazione di progetti di collaborazione tra Lazio e EAU

settembre 2010

Missione e relazione a cura di Giovanni Gangemi Alfredo Saitto

Consulenza lingua e cultura araba Fernando Salvatori

Con il supporto di

Angelo Zaccone Teodosi

In collaborazione con Istituto italiano per l'Industria Culturale - IsICult

Film Scouting Abu Dhabi - Tendenze e opportunità del mercato emiratino dell’Audiovisivo settembre 2010

Indice del Rapporto

Pag.

Premessa Obiettivi della prima fase del Progetto e struttura del Rapporto 3

Scenario del mercato dell’audiovisivo degli Emirati Arabi Uniti 5

Cinema Scenario del settore 9 Players: - Imagenation Abu Dhabi 11 - Filmworks 13 - Abu Dhabi Film Commission 14 Opportunità 15

Animazione Scenario del settore 16 Players: - Emaritoons 17 - Lammtara Pictures 18 Opportunità 19

Musica Scenario del settore 20 Players: - Bkp Music 22 Opportunità 23

Formazione Opportunità 24

Televisione / light entertainment Scenario del settore 25 Players: - Media Incorporated 27 - Mbc 28 Opportunità 29

Comunicazione aziendale / documentari & servizi Scenario del settore 30 Players: - Antiga Arabia 31 - Enjaz 32 - Veritas Films 33 Opportunità 34

Media City Players: - TwoFour54 35 - Dubai Media City 37 Opportunità 38

Conclusioni e preparazione della fase 2 39

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Film Scouting Abu Dhabi - Tendenze e opportunità del mercato emiratino dell’Audiovisivo settembre 2010

Premessa Obiettivi della prima fase del Progetto e struttura del Rapporto

Il presente Rapporto si pone come un dettagliato rendiconto della missione svolta da IsICult negli Emirati Arabi Uniti dal 4 all’11 giugno del 2010 per conto di Sviluppo Lazio e che ha rappresentato il primo step all’interno di un complesso ed ambizioso progetto volto a stimolare e promuovere la nascita di legami commerciali tra gli operatori dell’audiovisivo presenti nel mercato emiratino e le aziende del Lazio operanti in questo settore. In questa prima fase è stata realizzata una operazione di “scouting” compiuta sul territorio emiratino. Tale azione di “field” è stata preceduta da una fase “desk”, concentrata nelle 3 settimane precedenti la partenza, nella quale sono stati selezionati diversi interlocutori e fissati numerosi appuntamenti con gli operatori locali. Altri interlocutori sono stati raggiunti direttamente in loco durante l’azione “field”. Nel complesso la missione ha portato al contatto diretto con una ventina di soggetti operanti in diversi settori dell’audiovisivo:

- media city: Dubai Media City, Twofour54 Abu Dhabi; - produzione cinematografica: Filmworks, Imagenation, Ad Film Commission; - produzione di animazione: Emaritoons, Lammtara Pictures; - produzione di documentari: Veritas Films; - prod. light entertainment: Endemol Middle East; - broadcaster: Dubai Media Incorporated, Mbc; - servizi e facilitazioni: Antiga Arabia, Enjaz, Klipp, Fresh Media; - musica: Bkp Music; - internet: Flip.

Tenuto conto della struttura della missione, delle realtà del mercato e degli obiettivi da raggiungere, in vista della seconda fase è stato ritenuto che la modalità più appropriata per riportare al meglio l’esperienza acquisita sul campo fosse di procedere per singole aree di interesse. Nel Rapporto sono dunque analizzate 7 aree. Per ciascuna di esse vengono prima svolte alcune considerazioni generali sul mercato. In secondo luogo viene fornita una scheda dettagliata per ciascuno degli operatori incontrati, corredata di nominativi e contatti. Infine, vengono effettuate alcune considerazioni strategiche, elencando alcune opportunità di cooperazione individuate per lo specifico settore. Poiché non tutte le aree esplorate sul campo sono state ritenute interessanti, alcune di esse, come ad esempio quella di internet, non sono state incluse nel presente report. Viceversa, è apparso un tema di estrema importanza quello della formazione, sebbene non sia stato possibile incontrare specifici operatori sul territorio. Le aree settoriali analizzate sono: - cinema; - animazione; - musica; - formazione; - televisione / light entertainment; - comunicazione aziendale / documentari & servizi; - media city.

Prima di procedere all’analisi settoriale, si opportuno esprimere alcune considerazioni generali sullo scenario degli Emirati Arabi e sul mercato dell’audiovisivo. La realtà incontrata è complessa ed in continua evoluzione e la parte scenaristica si ripropone di fornire le indispensabili diverse chiavi di lettura per poterla interpretare al meglio.

Il Rapporto si chiude con alcune considerazioni strategiche. Esse mirano a sintetizzare quanto emerso dalla prima fase della missione, riportato nel presente dossier e di prospettare alcune attività concrete per effettuare un’azione mirata nella seconda fase del progetto.

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Tali considerazioni, come del resto l’intero Rapporto, hanno, inoltre, fatto forza anche sull’esperienza maturata da IsICult nell’analisi dei mercati arabi dell’audiovisivo, attraverso l’elaborazione dell’“Osservatorio sulle Televisioni del Mediterraneo Meridionale e del Mondo Arabo”, un progetto di ricerca, sostenuto dalla Copeam – Conferenza permanente sull’audiovisivo nel Mediterraneo – e realizzato per Rai nel 2005. All’epoca IsICult si era particolarmente impegnata affinché i perimetri dell’analisi fossero estesi dal solo bacino del Mediterraneo, coinvolgendo tutto il mondo arabo, e soprattutto i Paesi del Golfo, ritenute tra le realtà più interessanti e dinamiche. Attualmente, IsICult è coinvolta con Copeam nel rilancio di questo progetto e nella sua trasformazione in un Osservatorio permanente, ovvero quello strumento di analisi e di conoscenza indispensabile a chiunque desideri avvicinarsi con qualunque tipo di finalità a queste realtà.

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► Scenario del mercato dell’audiovisivo degli Emirati Arabi Uniti ◄

- Alcune considerazioni

Sarebbe sbagliato porsi come chi, dopo solo 20 giorni di ricerca desk e, a seguire, sei giorni di incontri, riunioni, attente analisi ed un’accurata osservazione dello scenario in loco, presume di aver perfettamente capito una realtà complessa ed in continua evoluzione come quella degli Emirati Arabi Uniti. Per questo ci limiteremo a elencare una serie di suggestioni (spesso avvalorate dalle dichiarazioni di chi in quel Paese vive e lavora da anni) che ci auspichiamo possano offrire un quadro del mercato audiovisivo emiratino, il più realistico possibile.

Con i suoi 6,9 milioni di abitanti1 residenti, gli Emirati Arabi Uniti costituiscono uno Stato relativamente piccolo, sebbene estremamente forte economicamente: il Pil procapite raggiunge i 47mila dollari, con un Pil complessivo attorno ai 230 miliardi di dollari (superiore a quello del Portogallo, per esempio)2. La popolazione, tuttavia, è tra le più diversificate di tutto il mondo arabo. Si stima infatti che solo il 15% della popolazione sia originario degli Emirati, mentre circa l'85% sia immigrato da altri Stati. L’immigrazione è anche alla base del crescente boom demografico, che ha visto la popolazione triplicarsi nel corso di appena 15 anni. In particolare gli arabi non emiratini ammontano al 20%, 10% sono gli occidentali e circa il 55% proviene dalle regioni dell'Asia meridionale. Lo Stato è organizzato come una federazione composta da 7 Emirati, tra loro politicamente piuttosto indipendenti, anche se le famiglie degli Emiri sono tutte imparentate tra loro. La capitale è posta ad Abu Dhabi. Grazie al suo forte sviluppo partito già a metà degli anni Novanta, l’Emirato Dubai è il più popoloso con circa 2 milioni di abitanti, e senz’altro anche il più cosmopolita, soprattutto grazie ai suoi fiorenti scambi internazionali, mentre quello di Abu Dhabi ne conta circa 1 milione. Questi dati, però, risentono di notevoli difficoltà statistiche e sono in continua evoluzione.

Nonostante lo sviluppo economico e quindi demografico degli ultimi anni, la società emiratina mantiene forti connotazioni tribali. Il potere e le strutture istituzionali sono totalmente sotto il controllo delle dinastie emiratine, anche se esiste una élite di un selezionato management proveniente anche dall’Europa e dai Paesi occidentali. Per dare un’idea del quadro politico del Paese basti pensare che le prime elezioni si sono tenute nel 2006, vedendo la partecipazione di meno di 7.000 persone su un totale di 300mila aventi diritto. Sono stati eletti 20 rappresentanti (tra i quali una donna), che compongono il Parlamento assieme ad altri 20 membri di nomina governativa. Il parlamento ha solo una funzione consultiva, non può né proporre leggi né opporsi a quelle emanate dal Governo3. Questa gestione del potere non si limita a influire tutto ciò che rientra nella pubblica amministrazione, ma va ad influenzare anche le grandi aziende private, molte delle quali sono di proprietà degli emiri, al punto da rendere estremamente labile, se non del tutto inutile ed anche privo di senso, il confine tra pubblico e privato. Molte società private, nel senso più convenzionale, sono di proprietà di arabi provenienti da altri Stati che interagiscono con le istituzioni emiratine, più o meno, alla pari, potendo anch’esse contare su grandi risorse finanziarie. Come noto, poi, da alcuni anni molte grandi aziende europee e americane hanno aperto delle filiali a Dubai e, recentemente, ad Abu Dhabi.

1 Dato riferito al censimento del 2010. La stima del Factbook della Cia si atteneva alla cifra di 5,8 milioni nel 2009. 2 Gli Emirati Arabi Uniti erano nel 2009 all’8° posto del ranking per Pil pro-capite, sia secondo il Fondo Monetario Internazionale (l’Italia è al 21°), che secondo il Cia Factbook. Quanto al Pil in valori assoluti gli Emirati si piazzano al 35° posto per Pil nominale secondo l’Fmi, al 36° della graduatoria del Cia Factbook, ma solo al 48° di quella della World Bank, riferita al 2008. 3 Non a caso, gli Emirati sono stati classificati al 147° posto, su 167 nazioni, nel Democracy Index, calcolato dall’Economist in base ad alcune variabili, quali processi e pluralismo elettorali, libertà civili, partecipazione alla vita politica, funzionamento del Governo. Il Paese è quindi classificato come “regime autoritario”. Interessa anche notare che gli Emirati Arabi sono all’86° posto del ranking della libertà di stampa di Reporters sans frontières, su un totale di 175 Paesi. Considerando il 163° posto dell’Arabia Saudita ed il 49° dell’Italia, non si tratta di un cattivo risultato…

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Il pur discutibile quadro politico non ha dunque compromesso (o forse ha persino favorito) la crescita economica del Paese. Con riferimento al mercato della comunicazione, gli Emirati vantano indicatori che ne fanno il Paese arabo più evoluto. Il tasso di penetrazione dei cellulari è superiore al 200% (il doppio dell’Arabia Saudita), quello della banda larga è prossimo al 70% (secondo solo a quello del Qatar). Ma la velocità di questa crescita ne è anche il principale fattore di minaccia. Basti pensare che gli investimenti pubblicitari negli Emirati si sono ridotti in un solo anno da 1.300 a meno di 800 milioni di dollari, anche se il Paese rimane saldamente il maggiore mercato pubblicitario arabo.

Indubbiamente, le risorse degli idrocarburi, petrolio in primis, a disposizione negli Emirati sono la grande fonte di ricchezza del Paese. Occorre comunque tenere a mente che tali risorse sono concentrate nella zona di Abu Dhabi. Le riserve petrolifere di Dubai, infatti, sono meno di un ventesimo rispetto a quelle di Abu Dhabi e i redditi dell'emirato dipendono dal settore degli idrocarburi in misura notevolmente minore rispetto agli stati vicini: solo il 3% del Pil di Dubai è prodotto tramite gas e petrolio, e prevalentemente si tratta di denaro proveniente da concessioni su siti posti al di fuori del territorio di Dubai. L’economia “inventata” da Dubai è quindi quasi esclusivamente legata alle attività di servizi e alla sua posizione di “hub” strategico per diversi comparti industriali, sulla base dei quali si è dato vita alla gigantesca speculazione immobiliare, che ha vissuto una crisi nel 2008, dopo quindici anni di crescita forsennata. Molti concordano nel ritenere che i primi segnali di ripresa a Dubai dopo la crisi ci siano già, e che la seconda metà del 2010 permetterà una ripresa a pieno regime della crescita. Tuttavia, in questo contesto è interessante osservare quanto sta accadendo ad Abu Dhabi. Capitale degli Emirati da circa tre anni la città ha attivato un programma di espansione urbanistica ed economica di enorme portata e che tiene conto degli eccessi, degli errori e di certe ingenuità che si sono verificate a Dubai. La strategia di Abu Dhabi ha fatto leva sia sulle maggiori risorse in termini di materie prime presenti dell’area (tutti i maggiori pozzi petroliferi degli Emirati, e tra i maggiori del mondo sono concentrati qui), sia sulla sua maggiore forza e tradizione culturale. Abu Dhabi, anche prima del petrolio è sempre stato il centro culturale del Paese, la sede del potere e dell’autorità religiosa, punto di riferimento dell’intellighenzia wahabita dell’intera penisola arabica. Non è un caso, quindi, che la cultura sia considerata uno, anche se certamente non l’unico, vettore di sviluppo anche economico della nuova Abu Dhabi.

In questo scenario, che mescola passato e futuro, tradizione ed innovazione l’approccio con gli interlocutori oscilla tra modelli “easy way” importati dagli occidentali, a riti e formule di antichissima data, spesso trasmessi attraverso segnali (mimica, prossemica, linguaggio del corpo) non facilmente rintracciabili ed ancor più difficilmente traducibili. Non è assolutamente facile incontrare i veri decision maker (gli emiri e il ristretto giro che rotea intorno alla casta); il contatto potrà avvenire, forse, solo dopo che l’interlocutore di turno, forte di un progetto interessante, abbia mostrato realmente la sua volontà di lavorare negli Emirati e quindi abbia speso del tempo in loco. La grande cortesia diffusa tra gli interlocutori emiratini non deve trarre in inganno. Esistono tre tipi di sì: sì che significa sì; sì che significa forse: si che significa no. Se si incassa il primo sì, è importante non tradire le aspettative; qualunque mossa sbagliata o promessa non mantenuta possono interrompere il rapporto (per sempre). Se il sì lascia aperta l’opzione forse, i margini di portare a buon fine l’operazione sono ridottissimi. Sul sì che significa no, non resta che girare pagina. E’ tanto difficile conquistare la fiducia dei decision maker, quanto è facile perderla. Il concetto della “parola data” è molto sentito. Ci sono delle aree su cui non c’è alcuna elasticità: specialmente quella religiosa che si interseca intensamente con quella sociale e culturale. Il concetto di cultura come è inteso nell’occidente, negli Emirati è filtrato da una conoscenza generale che pone la sua attenzione su brand molto conosciuti. La Island Culture che sta nascendo ad Abu Dhabi si basa sulla cooptazione di istituzioni famosissime come il Louvre o il Guggenheim; più difficile far accogliere musei ed organizzazioni altrettanto autorevoli ma con “etichette” meno accreditate nella memoria collettiva.

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Occorre infine considerare il particolare momento vissuto dal mercato emiratino e dalla realtà di Dubai, in particolare. Nell’approcciarsi a questo mercato occorre scrollarsi di dosso qualunque velo, e mettere da parte ogni tipo di pregiudizio tanto sulla facilità di recuperare capitali sul mercato emiratino, quanto su un certo loro stile velleitario e superficiale. Se questo è mai stato vero, di certo ora non lo è più e l’ingresso nel mercato è diventato molto più selettivo. Qualsiasi progetto di coproduzione è considerato tale nel momento in cui, oltre all’idea vincente, la società partner sia disposta ad investire risorse in quota parte (anche minima). Tutto ciò accade solo se esiste un interesse reale. L’interesse su un progetto si misura sulla percentuale del coinvolgimento della società emiratina: più è alta e più l’interesse è reale. Bisogna poi prendere atto che esiste una competizione internazionale enorme. Da alcuni anni, gli Emirati sono diventati interessanti per tutti gli operatori commerciali e, quasi giornalmente, proliferano proposte da tutto il mondo e di qualsiasi tipo. Chi intenda stringere alleanze in questo mercato deve essere dunque pronto ad affrontare le sfide del mercato globale.

- Nuove opportunità per le aziende dell’audiovisivo del Lazio.

La crisi non sembra aver modificato le tendenze di lungo periodo del commercio mondiale, ma piuttosto ha impresso una brusca accelerazione, in particolare per la crescente importanza dei Paesi emergenti. Al di là dell’aspetto meramente quantitativo, i nuovi mercati presentano l’esigenza di nuovi prodotti e richiedono nuove strategie. Alla luce di questo scenario vasto e complesso, “Film Scouting Abu Dhabi” ha concentrato la sua analisi sul mercato dell’audiovisivo degli Emirati Arabi, affrontandolo nei suoi aspetti più ampi. In primis, tramite una serie di incontri ad hoc, sono stati affrontati i temi della produzione, le esigenze, gli standard e adempimenti internazionali, spaziando dal filmato pubblicitario al film per le sale, passando per tutti gli altri prodotti del settore: documentari, cartoni animati, fiction, film per la televisione, ecc.

L’obiettivo è quello di offrire tutte le informazioni necessarie alle aziende di settore del Lazio, affinché si possano realizzare due tipi di progetti condivisi: quelli convenzionali come le coproduzioni e servizi; quelli più strutturati in cui si possano condividere le rispettive identità culturali della tradizione e, quindi, vincere le sfide verso mercati come quello arabo che, a suo modo, risente dell’ineluttabile processo di globalizzazione.

Una sfida che occorre affrontare con nuovi approcci. Per garantire eguale successo e circolazione alle diversità culturali occorrono altri sistemi: non bastano le soluzioni che le nuove tecnologie possono offrire, serve la totale disponibilità delle “aziende proponenti” a capire con chi, cosa e come si possono sviluppare delle possibili collaborazioni.

Gli Emirati Arabi rientrano in quelle aree del mondo in cui tutto è in movimento, in evoluzione, in espansione. Nulla a che vedere con la staticità e l’immobilismo di alcuni Paesi europei in cui i meccanismi operativi si sono sclerotizzati nel tempo. L’importante è adeguarsi alle “regole” imposte dalla cultura emiratina (che per molti aspetti è spesso simile ma anche assai diversa da quella di altri Paesi arabi) in cui la religione è posta al primo posto.

Le informazioni raccolte dalla missione “Film Scouting Abu Dhabi” evidenziano che alcune esperienze passate non sono più praticabili, prima di tutto a causa di una logica maturazione dei decision maker che hanno fatto tesoro di errori del passato (sono finiti i tempi della corsa ai “finanziamenti facili”) e per un uso delle risorse (ricchezze) più morigerato e sempre volto ad un profitto (in termini economici o di visibilità del territorio). Un esempio, tra i tanti, chiarificatore: parliamo di calcio, sport che catalizza l’attenzione degli Emirati Arabi. Il recente ingaggio del capitano della nazionale italiana Fabio Cannavaro da parte dell’Al Ahli di Dubai potrebbe apparire, ad un’analisi superficiale il solito fiume di petro-dollari investito per un capriccio dell’Emiro di turno. Non è così. La campagna mediatica partita poco prima dell’inizio dei Campionati Mondiali del Sud Africa, lanciata con enfasi da Abdullah Al Naboodah (presidente della squadra) sul trasferimento del calciatore italiano ad una cifra non ufficiale che

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si aggira tra i 5 e i 7 milioni di dollari per due anni, ha sortito il suo effetto. L’investimento è già rientrato in termini di visibilità per Dubai e gli Emirati Arabi che sono stati lanciati sui mezzi d’informazione di tutto il mondo. Poco importa che Cannavaro sia a fine carriera e, tantomeno, importa se il calciatore offrirà delle buone prove sportive nei due anni di contratto. Tutto quello di positivo che succederà nei prossimi due anni sarà considerato come un ulteriore benefit. L’operazione è comunque vincente.

Un altro esempio che ci aiuta a comprendere, ancora meglio, quali progetti possano trovare spazio nel processo di crescita degli Emirati Arabi ci viene dalla Formula 1. Oltre agli elementi che muovono le scelte descritte in precedenza, ne emerge uno da non sottovalutare: la voglia di primeggiare. La competizione tra gli Emiri, Monarchi e Sceicchi del Golfo Persico (e di conseguenza le loro famiglie) non è manifesta, ma esiste. Nel 2004 entra a far parte del grande circo mediatico di Bernie Ecclestone (proprietario della società Alpha Prema che controlla la distribuzione dei diritti televisivi, la promozione e l’operatività di tutta la Formula 1) il Gran Premio del Bahrain disputato nel circuito di Manama (costruito per l'occasione nel deserto vicino alla capitale del Regno del Bahrain). L’intuizione del sovrano Hamad bin Isa Al Khalifa ha creato il primo Gran Premio di Formula 1 del Medio Oriente. Questo predominio non poteva essere ignorato troppo a lungo ed ecco che nel gennaio del 2007 l’Emirato di Abu Dhabi annuncia il primo Formula One Festival. L'evento si svolse il 3 febbraio dello stesso anno. Nell'occasione venne organizzato un sontuoso raduno di vetture e piloti di Formula 1, uno dei più grandi al di fuori delle manifestazioni ufficiali. Nel corso del raduno venne annunciato che l'emirato avrebbe ospitato un Gran Premio di F1 dal 2009 al 2016. La prima gara si è tenuta il 1º novembre 2009 nel circuito, progettato dall'architetto tedesco Hermann Tilke, e sorto sull'isola artificiale di Yas Island. Significativa la scelta di realizzare la versione araba dello storico circuito cittadino del Principato di Monaco con le sue mitiche 21 curve. La Yas Island non ospita soltanto il circuito del Gran Premio di Formula 1, ma è nata per diventare una delle aree attrattive più importanti della città di Abu Dhabi con il suo enorme parco acquatico, il Ferrari World (strabiliante parco a tema), Hotel, ristoranti, centri commerciali e residenze di lusso. Rimanendo in ambito motoristico non possiamo dimenticare il Losail International Circuit, un circuito posizionato vicino a Doha nello stato del Qatar. Costruito in appena un anno da 1000 lavoratori al costo di 58 milioni di dollari, fu inaugurato nel 2004 con il Marlboro Grand Prix of Qatar, vinto da Sete Gibernau. Il circuito misura 5,38 km, il rettilineo più lungo misura 1068 metri. Il tracciato è circondato da erba artificiale per limitare l'afflusso di sabbia dal vicino deserto. Anche questa pista brilla per unicità: la possibilità di correre di notte, grazie ad un perfetto impianto di illuminazione. Nell’edizione 2008 del Gran Premio motociclistico del Qatar si è svolta così la prima gara del motomondiale disputata in notturna. Naturalmente Abu Dhabi non poteva essere da meno ed è proprio grazie al primato di un’azienda italiana, la Pramac di Casole D’Elsa (Si) che anche il circuito di Yas Island è stato dotato di illuminazione e gruppi elettrogeni per le corse in notturna.

Tutto ciò (ma ci sarebbe molto altro, come ad esempio la decisione di realizzare l’edificio più alto del mondo, il Burj Khalifa - in onore dell’Emiro di Abu Dhabi e Presidente degli Emirati Arabi Uniti - con il tetto a 636 metri e con il prolungamento dell’antenna fino a 828 metri) ci obbliga a mettere in risalto un aspetto nevralgico e da non sottovalutare: quello della ricerca (quasi ossessiva) di una visibilità mondiale per un Paese che ha scelto di costruire città avveniristiche nel nulla, che è ammaliato dai brand di fama mondiale, che vuole diventare un ponte (crocevia) finanziario e affaristico tra occidente ed oriente.

Quindi, per trovare interlocutori disponibili negli emirati Arabi bisogna proporre:  progetti che producano utile (a breve e medio termine);  progetti che diano visibilità al territorio;  progetti che creino professionalità nel territorio (la formazione su tutto).

Seguendo queste linee è chiaro che chi abbia intenzione di condividere processi produttivi con gli Emirati Arabi deve mettere in conto di operare in loco (aprire uffici di rappresentanza o filiali). Le Media City sono state create con questa finalità.

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Scenario del settore

Gli Emirati Arabi Uniti non dispongono – ancora – di un vero e proprio mercato della produzione cinematografica. Il numero di lungometraggi prodotti e realizzati negli Emirati Arabi negli ultimi anni (ovvero da sempre) è inferiore a 10. La necessità di affiancare alla sempre più intensa attività di fornitura di servizi nel campo dell’audiovisivo anche la produzione di lungometraggi destinati alla sala è stata avvertita solo recentemente. Gli Emirati hanno già dimostrato interesse per il cinema attraverso il lancio, nel 2004, del Dubai International Film Festival, che si svolge a Dubai nel mese di dicembre. Questo appuntamento si è posto come un concreto catalizzatore dell’attenzione dell’industria cinematografica internazionale, anche se ha inteso porsi, soprattutto, come piattaforma di scambio e come mercato piuttosto che come vetrina per i prodotti locali. Solo a partire dal 2007, infatti, nell’ambito del festival è stato lanciata la “Dubai Film Connnection” (DFC), ovvero un’area, all’interno del festival, dedicata alla produzione e co-produzione di film realizzati da registi arabi. Nel giro di 3 anni, la DFC ha portato alla realizzazione di 10 film arabi, mentre altrettanti sono in fase di realizzazione, anche se solo una parte di essi sono prodotti da società emiratine.

Un primo aspetto del mercato cinematografico di cui tenere conto è dunque la necessità e la volontà di attirare l’attenzione verso la produzione di contenuti “arabi”, intesi come quei contenuti che trattino di tematiche che, nel rispetto di cultura, valori e tradizioni locali, si avvicinino alla sensibilità e alla “daily life” delle popolazioni arabe. Da questo punto di vista, è evidente che il progetto politico culturale che sottende il rilancio – o meglio il lancio – della produzione cinematografica locale, cerca di porre gli Emirati come punto di riferimento non solo di tutta la regione del Golfo, ma anche di tutto il mondo arabo, affiancando, se non proprio sostituendo, l’azione svolta storicamente dall’Egitto, per diverso tempo di gran lunga il maggiore produttore arabo di cinema. L’obiettivo di questo progetto è dunque quello di convogliare ed accrescere le risorse e gli investimenti per arrivare a produrre contenuti da distribuire sul mercato panarabo. Da questo punto di vista esiste quindi una forte apertura nei confronti delle società di produzione cinematografica occidentali, europee e statunitensi, che sono in grado di portare un prezioso know-how, tanto in termini di competenze quanto in termini di idee, al mercato emiratino.

Una prima criticità, infatti, è costituita dalla totale assenza di una cultura e di una tradizione cinematografica, che si traduce in una enorme mancanza di professionalità adeguate. Tanto i decision maker politici, quanto gli operatori del settore stanno riflettendo sulla necessità di colmare questo gap, partendo dalla considerazione che la presenza sul territorio emiratino, ed in particolare, fino a questo momento su quello di Dubai, di grandi player dell’audiovisivo, pur producendo ricchezza, seguendo l’identico modello utilizzato per tutti i settori industriali attirati negli Emirati dalle facilitazioni fiscali, non ha prodotto particolari benefici in termini di know- how e di “skills” per il mercato locale. Risulta dunque fortemente avvertito il bisogno di formazione di profili adeguati, per poter permettere la creazione di professionalità utili per l’industria.

Una seconda criticità, strettamente connessa, comunque, con la prima, riguarda l’assenza o la debolezza del supporto locale alla produzione. Dubai non ha ancora una propria Film Commission: in sostanza, la possibilità di effettuare riprese e produzioni cinematografiche ed audiovisive in generale è strettamente dipendente dalla volontà del potere politico di agire in questo senso, anche se alcune funzioni sono comunque svolte dalla Dubai Media City (vedi infra). Viceversa, Abu Dhabi ha istituto, anche se solo a partire dal 2009, una Film Commission, all’interno della sua Media City Twofour54. Questa struttura è comunque legata al potere esecutivo, essendo posta anch’essa sotto il controllo del Governo dell’Emirato di Abu Dhabi.

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Una terza criticità è costituita dal forte controllo politico che si traduce da un lato nella presenza dello Stato nel capitale di alcuni produttori (a cominciare da Imagenation, controllata di Abu Dhabi Media Company, società pubblica nelle mani del Governo dell’Emirato), dall’altro nella forte pressione censoria. A questo proposito merita di essere citato l’episodio legato alle riprese del film Sex and the City 2. Il film è ambientato a Dubai, ed in un primo momento la produzione (Abc-Disney) aveva ottenuto il permesso per girare sul territorio (era comunque stato stabilito che il titolo per il mercato locale sarebbe stato Love and the City). Alla vigilia delle riprese, il Governo di Dubai ha chiesto una serie di modifiche alla sceneggiatura, considerate non accettabili dalla produzione che ha deciso di spostarsi in Marocco, dove sono avvenute tutte le riprese delle scene ambientate negli Emirati. Un analogo episodio ha riguardato le riprese del film Syriana, prodotto ed interpretato da George Clooney, alcune riprese del quale sono state effettuate a Dubai. In questo caso il Governo locale, che non ha comunque permesso l’uscita in sala della pellicola, avrebbe voluto negare il permesso per le riprese, ma lo ha alla fine concesso solo per timore di una ricaduta negativa in termini di immagine sulla città.

La debolissima situazione del mercato interno e la scarsa sensibilità mostrata finora nei confronti dei prodotti arabi fanno sì che dal punto di vista della distribuzione, il mercato emiratino sia dominato dalla presenza di “blockbuster” di matrice hollywoodiana, cui si stanno comunque affiancando i prodotti Bollywood, anche in ragione della crescente presenza della comunità indiana. Tanto per fare alcuni esempi, i film distribuiti recentemente nelle sale degli Emirati Arabi sono: 2012, The Twilight Saga: New Moon, Avatar, The Princess and the Frog… Esistono, ovviamente, problemi legati alla censura per quanto riguarda la distribuzione, e molti film vengono comunque proposti in versioni “adattate” alla cultura locale, ovvero con dei tagli (talmente radicali da far perdere, certe volte, lo scorrere della storia). Alcuni film considerati politicamente anti-arabi non sono trasmessi, mentre altri, giudicati vicini alla causa delle popolazioni arabe o semplicemente vicini a quella palestinese sono i benvenuti. Negli Emirati sono presenti sostanzialmente due grandi circuiti distributivi: Cineplex e Grand Cinemas. Sia l’uno che l’altro posseggono sale inserite in grandi complessi da un minimo di 8 ad un massimo di 12 sale (da 200 a 400 posti l’una, all’interno di grandi centri commerciali. Un biglietto standard costa circa 30 Dirham, pari a 7 euro, ma alcuni cinema offrono dei posti “gold” a circa 20 euro.

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Players

Imagenation Abu Dhabi

Contatti Tel.: +971 2 414 5666; +971 2 414 4697 Fax: +971 2 414 5661 www.imagenationabudhabi.com Persone incontrate Daniela Tully: vice-president of development ([email protected]; Tel.: +971 2 414 5662) Tameem Al-Shawaf: development coordinator ([email protected]; Mob.: +971 50 617 905)

Imagenation Abu Dhabi (o semplicemente Imagenation) è la maggiore società di produzione cinematografica presente negli Emirati Arabi Uniti. Ha sede ad Abu Dhabi e fa parte del gruppo Abu Dhabi Media Company, la società pubblica controllata dal Governo di Abu Dhabi.

Imagenation è nata nel 2008, con un duplice scopo: da una parte essa rappresenta il tentativo del Governo di Abu Dhabi di inserirsi in circuiti di produzione cinematografica internazionale di alto livello, dall'altra come potenziale polo di produzione di riferimento dell'area araba. Per questi scopi, soprattutto per il primo, secondo alcune fonti il Governo di Abu Dhabi avrebbe messo a disposizione 1 miliardo di dollari. Imagenation è stata coinvolta, soprattutto come produzione esecutiva, in grandi produzioni cinematografiche hollywoodiane, dotate di grandi budget complessivi tra i 20 e i 40 milioni di dollari. Tuttavia, secondo altre fonti, l'apporto della società emiratina si aggirerebbe per ora, in media attorno agli 1,5 milioni di euro. A riprova dell'impronta hollywoodiana che si è voluto dare alla società, basta notare che il Ceo di Imagenation è Edward Borgerding, ex manager Disney.

Per perseguire questa sua strategia, Imagenation ha realizzato alcuni accordi quadro con grandi produttori anglo-americani, tra cui:  Warner, con cui era stato raggiunto un accordo da 500 milioni di dollari per la produzione di diversi film, più altri 500 milioni per la produzione di videogiochi;  National Geographic, con un accordo per la produzione di 10-15 film in 5 anni;  Hyde Park Corner, per la realizzazione di 20 film in 7 anni;  Participation Media, con un accordo da 250 milioni di dollari.

A fronte di impegni su così ampia scala, i risultati sono ben più modesti, almeno per il momento, tanto che la stessa Warner ha rimesso in discussione il suo accordo. Per il momento, Imagenation ha comunque prodotto nei suoi primi 2 anni, un totale di 6 film, si tratta di: - Amreeka, che ha debuttato al Sundance ed è stato proiettato anche a Cannes. Ha incassato 1,3 milioni di dollari. - Journey to Mecca, un documentario su un pellegrinaggio a La Mecca del XIV secolo, co- prodotto con National Geographic, dotato di un budget di 13 milioni di dollari. - Shorts, una mega-produzione Warner (ha incassato 25 milioni di dollari). - My name is Khan, co-produzione con Fox e l’indiana Dharma Productions, con un budget di 18 milioni di dollari ed incassi per oltre 40. - The Crazies, co-produzione con Overture Films (budget da 20 milioni di dollari ed incassi per quasi 50) - Furry Vengeance, co-prodotto con Summti Entertainment e Participant Media, con un budget di 35 milioni di dollari ma con incassi per solo 26 milioni.

Shorts è l'unico film prodotto per il momento a seguito dell'accordo con Wanrer Bros.

Altri film sono attualmente già in produzione. E’ prevista l’uscita di altre 6 pellicole entro i 2012.

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La società produce esclusivamente lungometraggi, e non è al momento interessata né alla produzione di documentari, né a quella di animazione, né a quella di prodotti per la televisione. Le produzioni di Imagenation sono in arabo e in inglese (con sottotitoli in arabo). Il pubblico di riferimento è il bacino del mondo arabo. Sono interessati anche ad altri mercati, come quelli europei, sebbene non rappresentino una priorità.

La società punta a produzioni e a co-produzioni che possano contare su forti e sicuri incassi al botteghino e sulla e sulla declinazione delle licenze, a partire dall'home video. Per questo sono orientati soprattutto a generi in grado di attirare un largo pubblico: dalla commedia romantica, all'action movie, dal comedy familiare al thriller.

In ogni caso, le produzioni realizzate hanno come minimo comune denominatore la presenza di elementi e contenuti arabi, legati alla loro terra e alla loro cultura. Non è necessario che i film siano girati negli Emirati o in altri Paesi arabi, purché mantengano una forte connotazione araba. La co-produzione con National Geographic è un ottimo esempio di come un gruppo americano, noto per la produzione di documentari, abbia ben compreso come ibridare i linguaggi del documentario con quelli del cinema, aggiungendo contenuti arabi.

Non sono attivi nella distribuzione di film, né nel mercato di riferimento (quello arabo) né nel mercato europeo. Non risultano, altresì, attivi rapporti con le televisioni, nemmeno con Abu Dhabi Tv, che pure è una “sister company” all'interno di Abu Dhabi Media Company. Fino a questo momento, hanno lavorato con società statunitensi, britanniche, francesi (poche) e con una società tedesca, la Constantin Film. Nessun rapporto è stato sviluppato fino a questo momento con l'Italia, a parte un contatto con il produttore Guido de Angelis.

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Filmworks

Contatti Tel.: +971 4 347 3085; +971 50 6583730 Fax: +971 4 347 3086 [email protected] www.filmworks dubai.com Persone incontrate Mofeed Abu Al Gebeen: managing director ([email protected]; Mob.: +971 50 625 4275) Petar J: executive producer ([email protected]; Mob.: +971 50 624 0192)

Filmworks può essere considerata come la maggiore, se non l’unica, società di produzione cinematografica indipendente del mercato emiratino. La società è nata nel 1998, ha sede sia a Dubai che ad Abu Dhabi ed impiega circa 70 persone. Un’altra sede è stata aperta in Libano, a Beirut, ed uffici operativi sono presenti anche a Città del Capo e Los Angeles. La partnership strategica con alcuni partner a Ryadh (Arabia Saudita) e al Cairo garantiscono un’ulteriore presenza nel mondo arabo.

La società ha prodotto l’unico lungometraggio interamente prodotto negli Emirati, City of life, una storia che racconta la vita a Dubai nell’incontro e scontro tra le 3 grandi comunità presenti nella città: quella arabofona, quella anglofona e quella indiana. Per il resto, la società lavora, oltre che come service, soprattutto grazie alla realizzazione di spot pubblicitari e di facilitazioni per alcune produzioni straniere, tra le quali Syriana (girato a Dubai) e The Kingdom (girato ad Abu Dhabi).

Anche Filmworks, come pure Imagenation, è impegnata nello sviluppo di prodotto che abbiano una forte matrice araba, nei contenuti, nel linguaggio e nei valori espressi. Ciò non significa affatto, comunque, che la società sia schierata su posizioni “conservatrici” o anti-occidentali. Al contrario, Filmworks è estremamente aperta al contatto con il modo europeo ed occidentale in generale (diverse persone che lavorano presso Filmworks provengono dall’Europa). Tuttavia, al contrario di Imagenation, Filmworks cerca di portare avanti i propri progetti senza la presenza di capitali umani e finanziari provenienti da Hollywood.

Nel tentativo di sviluppare prodotti che rispecchino le realtà locali, Filmworks riscontra comunque diversi problemi. Innanzitutto, è stato sottolineato la difficoltà di introdurre un concetto di produzione cinematografica emiratina, in un settore da sempre dominato dagli egiziani. Esiste pertanto un pregiudizio, tanto da parte degli operatori di mercato quanto anche da parte del pubblico e dei policy-maker nei confronti delle possibilità di sviluppo di un’industria cinematografica locale che deve essere superato.

Un altro aspetto di criticità del mercato che è stato fortemente sottolineato da parte di Filmworks è stato il deficit di risorse umane. La formazione viene considerata nella “vision” di Filmworks un elemento chiave ed essenziale e come il primo elementare e necessario step da compiere per potere sviluppare una industria cinematografica locale. La società è comunque già impegnata in questo campo, avendo gestito circa il 60 % della formazione dei free-lance nel campo cinematografico presenti a Dubai

Filmworks si è inoltre soffermata sul problema della censura e sulle difficoltà che il Governo di Dubai e degli Emirati pone nei confronti della creazione di contenuti audiovisivi. Lo stesso film City of life, che tratta sì tematiche arabe, ma che va anche a toccare delicati meccanismi dell’equilibrio sociale di Dubai, si è imbattuto in diversi ostacoli prima di ricevere il definitivo via libera. Il Governo è intervenuto in diversi punti della pellicola, imponendo alcune modifiche e tagli.

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Abu Dhabi Film Commission

Contatti Tel.: +971 2 401 2701 [email protected] www.film.gov.ae Persone incontrate Gregory Unrau: head of production and training ([email protected]; Mob.:+971 50 614 8810)

Abu Dhabi Film Commission è l'organismo istituito dal Governo di Abu Dhabi nel 2009 come strumento per la gestione ed il sostegno della produzione cinematografica in primis ed audiovisiva in generale nel territorio di Abu Dhabi. Ricordiamo, come detto, che a Dubai non è stato istituito un organismo di questo genere. Si tratta di una struttura posta sotto il controllo del Governo attraverso la Abu Dhabi Authority for Culture and Heritage, ovvero, in pratica, il Ministero delle Comunicazioni. La Film Commission si pone come interlocutore principale per tutti gli operatori dell'audiovisivo, sia per la scelta delle location, che per i servizi di supporto e di facilitazione.

La Film Commission si occupa innanzitutto di location. Fino a questo momento sono stati attribuiti 68 permessi per le riprese, effettuati, in circa un anno 128 giorni di riprese e girati due lungometraggi.

I progetti che fanno riferimento alla Ad Film Commission afferiscono a diversi generi, dalla pubblicità – probabilmente il genere prevalente fino a questo momento – ai documentari, grazie ad un accordo con il Documentary Film Group. Le produzioni di Imagenation sono state effettuate attraverso la AD Film Commission.

La Ad Film Commission segue anche alcuni progetti di formazione, che hanno coinvolto per il momento, soggetti quali New York Film Academy e New York University. Tali progetti non hanno riguardato, però, “writing schools”.

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Opportunità

Le realtà del mercato cinematografico degli emirati è senza dubbio tra quelle più in espansione e con maggiori potenzialità. Il progetto di dare sostanza ad una industria di contenuti locali, al di là delle partnership più o meno consolidate e riuscite con le grandi produzioni occidentali, rappresenta di per sé una opportunità da prendere in considerazione, anche se restano sul campo i problemi legati alla forte presenza delle istituzioni in questo settore e alla censura.

 Imagenation offre delle buone possibilità di cooperazione, che possono essere colte da società forti impegnate nella produzione cinematografica. Il partner con cui hanno cooperato fino a questo momento, specialmente quelli statunitensi sono, infatti, di ottimo livello.

 Possibili cooperazioni e collaborazioni con Imagenation devono necessariamente partire da uno script forte. Se lo script suscita interesse ed il progetto è considerato fattibile, è possibile superare molto agevolmente gli ostacoli burocratici, e si può in poco tempo arrivare ad una concreta discussione su budget, ripartizione delle quote, etc. Il soggetto deve essere, come detto, il più possibile attinente alla cultura araba, anche se questi elementi possono tranquillamente essere ibridati con elementi della cultura italiana. Storie legate ai “viaggi della speranza” degli immigrati arabi nordafricani nel nostro Paese, o storie della convivenza (ad esempio nella scuola) di immigrati arabi di prima e seconda generazione in Italia sono buoni esempi di soggetti che possono essere interessanti, ovviamente cercando di non mettersi su piani religiosi e politici e privilegiando, invece, gli aspetti sociali, poetici, sentimentali, di integrazione. La struttura Imagenation garantisce una risposta dopo tre settimane dalla ricezione dello script (ovviamente in inglese).

 Altra opportunità di potenziale cooperazione con Imagenation potrebbe quella di operazioni di distribuzione in Europa, dove ancora non hanno partner.

 Filmworks potrebbe essere un ottimo interlocutore per tutti quei soggetti interessati ad operazione di maggiore “qualità”, anche se più complesse e per certi aspetti più rischiose. Anche in questo caso è importante avere un progetto con uno script forte, incentrato su tematiche connesse ai valori e alla sensibilità locali.

 Filmworks può anche rappresentare un ottimo punto di appoggio per le società impegnate nella comunicazione commerciale audiovisiva e che intendano approcciare il mercato emiratino approfittando delle vantaggiose condizioni fiscali.

 Un possibile terreno di collaborazione è senz’altro quello della formazione nel campo cinematografico. Da questo punto di vista, tanto la Abu Dhabi Film Commission, quanto anche la stessa Filmworks si pongono come partner potenzialmente di grande interesse. La prima, che, come detto, già ha all’attivo alcune collaborazioni con soggetti come New York Film Academy, offre senz’altro maggiori coperture, anche in termini politici, la seconda può vantare una maggiore tradizione ed un grado senz’altro maggiore di indipendenza.

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► Animazione ◄

Scenario del settore

Nonostante le ridotte dimensioni del mercato interno, quello della produzione di contenuti di animazione negli Emirati Arabi Uniti appare un settore particolarmente interessante e con alcuni casi di eccellenza da tenere in considerazione.

Dal punto di vista del mercato interno, i prodotti di animazione scontano diversi problemi. Innanzitutto, i committenti, ovvero i broadcaster, presenti, sono sostanzialmente 3: Abu Dhabi Tv, Dubai Tv ed il gruppo panarabo Mbc. In secondo luogo, il mercato è dominato dalla presenza delle produzioni Usa e giapponesi. Molti gruppi Usa, infatti, oltre ad avere direzioni commerciali in grado di coprire tutta l’area del Middle-East e di vendere i loro prodotti, che vengono poi trasmessi con il semplice doppiaggio, hanno aperto divisioni specifiche per l’adattamento dei contenuti. Ad esempio Nickelodeon (gruppo Viacom) ha lanciato nel 2008 il canale Nickelodeon Arabia, che trasmette i prodotti Viacom, con una maggiore attenzione all’adattamento al mercato locale 4.

La massiccia presenza di prodotti di importazione Usa o giapponesi è anche la conseguenza della totale assenza di meccanismi di quote, che caratterizzano il mercato televisivo degli Emirati Arabi così come di molti altri mercati dell’animazione del Middle East. Non esistono, infatti, quote di programmazione, che riservino a prodotti locali o arabi un volume minimo di ore di messa in onda, così come tanto meno esistono quote di produzione per riservare una parte dei ricavi ad investimenti in produzione originale. Questo aspetto è visto dai produttori come una totale mancanza di interesse e sensibilità da parte dei Governi nei confronti del prodotto animato.

Un altro aspetto critico è legato, anche in questo caso, alla censura. Come ovvio, i prodotti destinati a target infantili devono rispettare determinati canoni. Per questo, è piuttosto frequente che venga effettuato un profondo lavoro di editing, dedicato anche meramente a modificare le immagini per adattarle ai canoni estetici compatibili con la religione islamica (solo per fare un esempio, semmai un prodotto come Winx Club fosse venduto in questi mercati, ci vorrebbe un editor che si occupasse di “rivestire” le fatine protagoniste del cartone…).

Dal punto di vista della produzione, il mercato locale, infatti, è fortemente alimentato dalla manodopera (creativi, disegnatori, computer grafica, etc.) presente in Paesi com l’India, la Malesia o l’Indonesia. Dal punto di vista della distribuzione, invece, l’industria locale di contenuti di animazione va inserita non solo nel contesto del Middle-East, ma nel quadro più generale del mondo arabo, nonché di tutto il mondo islamico. Un prodotto di animazione adatto ad un Paese islamico di cultura e lingua araba, infatti, può tranquillamente essere distribuito anche in territori non arabi ma di religione islamica (come Malesia, Indonesia, o come gli stessi Pakistan e Iran).

4 Viacom ha stretto una partnership con il broadcaster locale Arab Media Group (specializzato in realtà in contenuti radiofonici), attraverso la sua controllata Mtv Networks. Grazie a questa partnership sono nati i canali Mtv Arabia e Nickelodeon Arabia. Ricordiamo che il gruppo Viacom è stato accusato di posizioni anti-arabe (fino ad essere sospettato come il possibile bersaglio del fallito attentato di Times Square a New York il 1° maggio del 2010) a causa dei contenuti del cartone animato South Park.

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Players

Emaritoons

Contatti Tel.: +971 4 367 1020 Fax: +971 4 367 2511 www.emaritoons.com Persone incontrate Fayette Ernesta: head of co-production ([email protected]; Mob.: +971 50 7780 754)

Emaritoons è uno dei maggiori produttori dell’intera area mediorientale, con uno staff complessivo di 300 persone. A Dubai è stabilita la sede principale del gruppo, che ha altri due uffici a New York e Londra.

La società è specializzata nella produzione di serie animate, anche se sono stati prodotti alcuni lungometraggi (Al Zahrawi, Hammurabi). Le produzioni di Emaritoons sono improntate alla moderazione. Il motto della società, ad esempio, recita “azione senza violenza, divertimento senza contenuti per adulti, immaginazione senza magia nera”, a dimostrazione di un approccio teso a preservare valori educativi e a trasmettere il concetto di animazione come “luogo sicuro” per i bambini.

La valorizzazione della cultura araba ed il racconto dell’incontro tra essa e le altre culture, in particolare con quella occidentale, rappresentano un elemento centrale delle produzioni di Emaritoons. Un esempio è la serie Tae Kwon Do Club (4x15’), che racconta la storia di una ragazza araba, che si iscrive ad un corso di Tae Kwon Do in un Paese non arabo. La ragazza viene marginalizzata a causa del velo che orgogliosamente porta, ma la sua abilità nell’arte marziale la riscatta e le permette di essere accettata. Un altro esempio è la serie Al Zahrawi – Father of Surgery, che racconta la storia del medico arabo-spagnolo Abu al-Qasim al-Zahrawi, vissuto in Andalusia a cavallo dell’anno 1000, durante l’occupazione della penisola iberica ad opera degli arabi ed uno dei primi ad utilizzare tecniche di chirurgia. L’obiettivo della serie è quello di illustrare aspetti meno noti della cultura araba e di sottolineare la sua storica vicinanza e gli indissolubili legami con quella europea.

La società è molto interessata a – ed impegnata in – co-produzioni, anche in virtù di un approccio fortemente orientato all’internazionale. Emaritoons, tuttavia, cerca soprattutto o partner economici, ovvero finanziatori che possano effettuare pre-acquisti delle serie di cui sono stati scritti concept o piloti, o distributori sui mercati internazionali. A fine 2009, ad esempio, Emaritoons ha raggiunto con la sudafricana Speedy Productions un accordo da 22 milioni di dollari per produrre una serie animata dedicata alla cultura di 22 Paesi Arabi: per ogni Paese saranno prodotti 100 episodi di 5 minuti.

Per Emaritoons, infatti, non risulta economico condividere con società europee la produzione esecutiva, che viene, invece, molto facilmente delegata a Paesi con costi di manodopera più bassi (come l’India).

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Lammtara Pictures

Contatti Tel. +971 4 375 7478 Fax: +971 4 429 0949 [email protected] www.lammtarapictures.com Persone incontrate Khalid Abu Hmidan: operations manager ([email protected])

Lammtara è un produttore di animazione emiratino. La sede negli Emirati è a Dubai, nella Media City. Nel 2007, la società Tatweer ha acquisito il 30 % del capitale di Lammtara. Il team di Lammtara è giovanissimo, basti pensare che il fondatore, Mohammed Saeed Harib, ha poco più di trent’anni, mentre Khalid Abu Hmidan ne ha addirittura meno. La società delega la produzione esecutiva alle sedi in India ed in altri Paesi dell’Asia, per abbattere i costi.

La società ruota attorno al successo della serie animata , acquistata e trasmessa da Dubai Tv. Si tratta di una serie di grande successo e giunta oramai alla sua quarta stagione. Racconta la storia di 4 personaggi femminili, che, pur indossando l’abito tradizionale, riescono a fare del velo un elemento assolutamente naturale e quasi “divertente”, lasciando, inoltre un’enorme espressività alla mimica facciale. Le protagoniste – Um Saeed, Um Saloom, Um Allawi e Um Khammas, vivono nel parte più vecchia di Dubai e le loro storie si intrecciano continuamente con quelle della nuova città moderna e con le nuove situazioni prodotte dallo scontro tra tradizione e modernità.

La serie è stata creata nel 2006, dopo diversi anni di gestazione e grazie al decisivo finanziamento della Sheikh Mohammed Estabilishment for Young Business Leaders (Sme). E’ giunta alla sua quarta stagione; ogni stagione si compone di 15 episodi della durata di 15 minuti ciascuno. Negli Emirati è trasmessa dai canali e Sama Dubai del broadcaster pubblico dell’Emirato di Dubai, Dubai Media Incorporated (vedi infra). Alcuni colloqui sono avvenuti anche con Mbc, per il commissionig di altri prodotti, ma fino a questo momento non hanno portato ancora alla realizzazione di alcun prodotto. La realizzazione della serie ha richiesto un grande sforzo, coinvolgendo complessivamente oltre 500 creativi ed oltre 100 volontari reclutati in diverse università del mondo arabo. Freej ha ricevuto molti premi, sia nel mondo arabo che anche in quello occidentale, tra cui lo Special Country Award del festival di animazione di Amburgo. Il suo fondatore, Mohammed Saeed Harib, è stato inserito nella lista delle 100 persone arabe con maggiore influenza e figura, 28° nel ranking degli “eroi culturali” fatto dalla rivista Time Out Worldwide.

Lammtara ha puntato molto sull’utilizzo del brand Freej, per tutte le declinazioni di licensing e di merchandising. Nel complesso sono state sviluppate 18 licenze legate al brand “Freej” ed i prodotti con il brand sono distribuiti in oltre 6.000 punti vendita nell’intera area del Golfo. Le licenze vanno da generi di vestiario (magliette) a quelli alimentari (dolci, tavolette di cioccolato), dai Dvd ai prodotti per lo studio (quaderni, zaini, etc.). Sono state vendute 25mila copie dei dvd della prima stagione e 15mila di quelli della seconda. Tra le declinazioni più interessanti di Freej vale la pena segnalare “Freej Folklore”, una sorta di musical scritto a partire dal soggetto della serie animata, tenuto in cartellone a Dubai nel gennaio 2009. E’ anche prevista la realizzazione di un parco a tema, chiamato Freej Dubailand.

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Opportunità

Il mercato della produzione di contenuti di animazione degli Emirati Arabi offre diverse opportunità nonostante, o forse proprio per la sua scarsa maturità. I pochi, ma molto dinamici player locali stanno infatti cercando di gettare le basi per la creazione di un’industria locale, che sia in grado di emancipare il mercato dalla dipendenza di prodotti statunitensi e giapponesi, sebbene, come abbiamo detto, l’assenza di quote di programmazione e produzione non incentivi i broadcaster ad investire in questo genere.

 Sicuramente una prima collaborazione potrebbe essere istituita tra il consorzio Castelli Animati e le società recensite nel presente report. Ad entrambi i player (Emaritoons e Lammtara), infatti, è stata proposta una eventuale partecipazione al festival dei Castelli Animati, riscontrando un grande interesse. Invitare uno o entrambi i soggetti al festival potrebbe rappresentare il primo step di un processo di collaborazione e di produzione.

 Entrambe le società hanno prodotti estremamente validi e competitivi e sono alla ricerca di chiavi per entrare in mercati non arabi. In questo potrebbero essere aiutati da player italiani, che potrebbero anche solo limitarsi a fare da intermediari e distributori presso i broadcaster italiani.

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► Musica ◄

Scenario del settore

La musica negli Emirati Arabi Uniti è il Khaliji (musica dei nativi degli Stati Arabi del Golfo Persico: Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Saudi Arabia e gli Emirati). E’ conosciuta anche come la musica dei beduini, il folk del territorio, le canzoni ballabili delle aree dei pescatori; per noi occidentali rientra nella vasta area della world music. Parlando di musica di consumo non si può non citare Ahlam (la prima pop-star del Golfo Persico), Abdel Moniem Al Saleh conosciuto anche come semplicemente Moniem (il più famoso artista arabo apprezzato per il suo talento eccezionale, per le sue capacità di compositore, di produttore e cantante; è stato il primo a creare un mix tra musica indiana, spagnola ed araba), Aithah Al-Menhali e Al Wasmi. Altri cantanti proprio degli Emirati sono Samar, Reem, Rouwaida, Abdallah Belkhair e molti altri.

La scena musicale “alternativa” emiratina è concentrata quasi tutta a Dubai e vede impegnati principalmente professionisti stranieri che hanno scelto gli Emirati come luogo per lavorare. La maggior parte degli artisti suona rock e heavy metal, ma alcune band si esprimono anche nello ska, il punk, la musica sperimentale e l’hip hop. E’ una scena musicale ancora molto limitata ma che, lentamente, si sta espandendo tramite organizzazioni come l’American University Ed il suo Dubai Sound Society (organizza concerti) e la Dubai Lime (è un sito di informazione musicale, un magazine, una Tv on line ed una community) che raccoglie circa 55,000 visitatori al mese. Le Ignite-Events, il Phride.com, l’Ampulance, il Shouscene e il Project E sono gli operatori più attivi della così detta “altra musica” e lavorano nella produzione e promozione di nuovi artisti. I media che “amplificano” la musica alternativa alcune radio come Dubai 92 Fm e delle riviste come il Timeout Dubai.

Sul fronte del download, ad oggi, iTunes non è disponibile negli Emirati. Dalla fine del 2009 grazie ad una partnership con il colosso Rotana, sono disponibili 2.000 canzoni dei più famosi cantanti del mondo arabo. Il catalogo, immediatamente, è stato arricchito con l’innesto di successi internazionali e dell’industria musicale indiana.

La pirateria digitale vede gli Emirati Arabi come il Paese più virtuoso del Medio Oriente. Nell’ultimo rapporto pubblicato dall’International Federation of the Phonographic Industry (Uk) la pirateria in Medio Oriente ha superato il 20%. Ad eccezione degli Emirati dove un’intensa attività anti pirateria mantiene il dato sotto il 10%.

- Una leadership assoluta ed incontrastata

La musica araba ha il suo tycoon: è il Principe Al-Waleed bin Talal. 55 anni, membro della Famiglia Reale Saudita, il Principe è un intraprendente investitore internazionale, non ha nessun potere politico ma può contare su un’esagerata fortuna creata con enormi investimenti sull’edilizia e lo stock market. A marzo del 2010 la sua fortuna è stata stimata sui 19.000 milioni di dollari (molto più dei 13.300 milioni stimati dalla rivista Forbes che lo metteva al 19° posto dei più ricchi della Terra). Il Principe Al-Waleed bin Talal è da sempre un appassionato di musica e ha creato la Rotana Records (che fa parte del Rotana Group che illustreremo in seguito), da considerare l’etichetta discografica più importante del mondo arabo. La Rotana Records può contare su un enorme catalogo continuamente alimentato da più di 100 artisti (tutti best sellers). Molti di questi artisti sono stati scoperti e messi sotto contratto direttamente dal Principe Al-Waleed bin Talal. Il boss incontrastato della Rotana Records non disdegna di ostentare pubblicamente la sua “corte musicale” che lo vede monarca assoluto. La Rotana Records è stata distribuita dalla Emi Music Arabia dal 1999 al 2005 con il supporto della Stallions dal 2002 al 2005. Negli ultimi 5 anni il problema della distribuzione è stato risolto con l’acquisizione di and Audiotube.

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- Il più grande gruppo di media panarabo

Rotana Group conosciuto anche semplicemente come Rotana è quasi completamente di proprietà del Principe Al-Waleed bin Talal e, solo per il 9 %, della News Corp. Il gruppo controlla le seguenti attività: - una Film Production Company; - una rivista: Rotana Magazine. Si tratta di una rivista in lingua araba, cui si deve aggiungere una seconda rivista che si occupa di entertainment e copre le notizie e gli eventi del mondo arabo. Influenza ed indirizza settimanalmente lo stile di vita dei giovani e delle donne arabe. Parla di musica e pubblica articoli scritti solo sugli artisti della Rotana Records: - la Rotana Records (vedi supra): - Rotana Radio, un network radiofonico che trasmette 7 canali musicali in molti Paesi arabi. Trasmette soltanto le canzoni degli artisti della Rotana Records; - una televisione: Rotana Tv, con 6 canali: o Cinema (Movies Channel); o Clip (Music Clips Channel): trasmette solo video degli artisti della Rotana Records; o Moussica (Contemporary Music Channel): trasmette solo la musica prodotta dalla Rotana Records; o Resala (Religious Channel); o Tarab (Classic Music Channel); o Zaman (Classic Movies Channel).

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Players

Bkp Music

Contatti Tel.: +971 4 448 3600; + 971 2 443 7792 Fax: + 971 4 434 3049; + 971 2 443 7794 www.bkpmusic.com Persone incontrate Barry Kirsch: ceo Polly Gotseva: managing director

La società ha la sua base operativa principale a Dubai ed un ufficio distaccato in Abu Dhabi. Bkp Music è nata 8 anni fa ed è considerata tra le strutture più importanti del Medio Oriente specializzate nell’editing musicale, nella postproduzione audio e video. Ha 6 studi a Dubai ed 1 ad Abu Dhabi, 2 suite per montaggi video ed uno staff di alta professionalità. Bkp Music si occupa di advertising internazionale per agenzie, televisioni, dipartimenti governativi ed organizzatori di eventi. Le attività peculiari della società si esprimono nella creazione di musiche originali, (incluse colonne sonore), loghi sonori, musica di sottofondo, sigle (di apertura e chiusura), jingle, sound design e suonerie. Ai suoi clienti la Bkp offre anche una nutrita library sonora. Molto attivo è il dipartimento editoriale che, tramite un’attività di acquisizione, sta costruendo un importante catalogo da rappresentare nei Paesi del Medio Oriente

Tutto ruota intono al genio di Barry Kirsh (di origini belghe), portato nel mondo dalla musica dal padre (Senior Executives della EMI Records Europa). Compositore e manager per 7 anni della Warner, ha composto molti successi ed è stato “nominato” all’Emmy per la colonna sonora del film di Richard Dreyfus, Prisoner of Honour. Dopo 25 anni di prestigiosa carriera Barry si trasferito a Dubai e ha composto musica per importanti clienti degli Emirati (Dsf, Dubai Destination, Dubai e-Government ed un numero enorme di marchi famosi). E’ attivamente coinvolto nel portare un sistema di controllo del copyright e della proprietà intellettuale negli Emirati (un ente di tutela e controllo al momento assente nel territorio).

A Bary Kirsh fa capo anche la The Big Ball (associazione no-profit) che il prossimo 28 ottobre organizza il Gran Gala annuale per la raccolta di fondi. The Big Ball si pone come promotore della “creatività al servizio della beneficenza” e si rivolge alle industrie creative degli Emirati (in particolare quelle di Dubai). Le risorse raccolte vengono impiegate per aiutare i bambini poveri. Dopo tre anni di attività The Big Ball diventa Fondazione.

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Opportunità

Se il mercato della musica in lingua araba non offre nessuno spazio di collaborazione, abbiamo intercettato alcuni ambiti in cui possono nascere interessanti sinergie.

 Il mercato della musica internazionale (in lingua inglese) è in lenta ma costante espansione. Anno dopo anno crescono i numeri dei concerti e delle star che fanno tappa con il loro tour negli Emirati Arabi Uniti.

 Più delicato il discorso delle contaminazioni sonore che, a nostro avviso, possono essere realizzate solo dopo un accurato lavoro fatto di confronti e consolidamento di rapporti. Con una certa accortezza si possono duplicare le esperienze fatte tra le tradizioni sonore del sud Italia con quelle dei Paesi del Nord Africa.

 Crediamo che esista molto spazio per interscambi di cataloghi sonori (le così dette library) che Rai Trade (tra i primi) possono offrire per gli utilizzi tradizionali. Anche se non esiste un corrispettivo della nostra Siae, sono le società in loco che tutelano e raccolgono le risorse prodotte dall’utilizzo dei repertori che rappresentano.

 Alla luce di un mercato agli esordi, crediamo sia interessante che alcune realtà come, ad esempio, la Bkp di Barry Kirsch trovino un interfaccia simile italiano (della stessa dimensione).

 Sul fronte organizzazione di concerti gli Emirati accolgono con successo solo gli artisti internazionalmente molto conosciuti. Esiste un pubblico cosmopolita composto dai tanti occidentali che hanno scelto di vivere negli Emirati. Impossibile, invece, accreditare nuovi talenti e realtà di qualità alternative, altro che non nascano in loco.

 Sul fonte del melodramma abbiamo notato degli spazi minimi, anche se Andrea Bocelli ha mietuto più di un sold out a Dubai ed Abu Dhabi (ma stiamo parlando di una star).

 Sul fronte della musica classica bisogna tener conto dell’enorme tradizione della musica classica araba che occupa grandi fette d’interesse, relegando al secondo posto quella classica di matrice occidentale. Comunque brand prestigiosi italiani possono trovare spazio (l’Orchestra della Scala, grandi direttori d’orchestra italiani e grandi solisti).

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► Formazione ◄

In occasione della missione effettuata ad Abu Dhabi e Dubai è stato registrato un forte interesse nei confronti della formazione in ambito televisivo e cinematografico. Seguendo sempre il concetto della “corsa al brand più conosciuto”, ad esempio, il 27 giugno del 2007 è stato sottoscritto un accordo tra il governo degli Emrirati ed il New York Film Academy. La scuola di cinema gestita dalla prestigiosa istituzione americana, la prima dell’Estremo Oriente, è stata aperta ad Abu Dhabi nel 2008.

La vertiginosa crescita di strutture produttive (studi, editing, suond ecc) crea una richiesta di figure professionali specializzate che per anni sono arrivate da fuori (e continuano ad arrivare) ma, per volontà del Governo, si auspica debbano essere formate in loco tramite una formazione permanente.

Opportunità

Di seguito alcuni ambiti in cui un’offerta mirata ed autorevole di formazione potrebbe essere accolta con entusiasmo:

 Nell'impiego delle nuove tecnologie, in particolare digitali, per la produzione e la distribuzione di programmi audiovisivi ad alto valore aggiunto commerciale ed artistico, della gestione economica, finanziaria e commerciale, compresa la disciplina giuridica e le tecniche di finanziamento della produzione e della distribuzione di programmi audiovisivi.

 Nelle tecniche di scrittura di sceneggiature e delle tecniche narrative, comprese le tecniche di sviluppo di nuovi tipi di programmi audiovisivi.

 Nell’incoraggiare la cooperazione e gli scambi di know-how e delle migliori prassi attraverso la creazione di reti fra i soggetti competenti in materia di formazione come gli istituti di formazione, il settore professionale e le imprese e attraverso lo sviluppo della formazione dei formatori.

 Nella creazione di un programma di master di “alta specializzazione” in cui i grandi nomi del cinema e della televisione facciano tappa negli Emirati per delle conferenze/lezioni.

E’ interessante duplicare ad Abu Dhabi l’esperienza di Cinecittà che ha realizzato una scuola di cinema in Marocco.

Credibile ed autorevole potrebbe essere il brand del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.

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► Televisione / light entertainment ◄

Scenario del settore

Con una popolazione complessiva di 6,9 milioni di individui, pari a poco più di 2 milioni di famiglie televisive (considerando che la penetrazione del mezzo televisivo si aggira attorno all’85%), il mercato televisivo degli Emirati Arabi non si presenta particolarmente ampio. Alle dimensioni complessivamente ridotte va aggiunto anche un dato di estrema frammentarietà, dovuta ad una società composita nella quale i nuclei originali arabi sono una minoranza (del 10-15%) e si mescolano alle masse di immigrati provenienti in maggiore misura dall’area indo/pakistana ed in misura minore da altro Paesi dell’Asia e dai Paesi occidentali. Questa eterogeneità della popolazione determina tanto delle difficoltà linguistiche, con almeno 3 idiomi parlati (arabo, inglese ed hindu) quanto difficoltà ad individuare pubblici facilmente vendibili agli inserzionisti pubblicitari. Non a caso, la pubblicità televisiva rappresentava nel 2009 una quota piuttosto bassa del totale degli investimenti pubblicitari, appena 32 dei complessivi 784 milioni di dollari, secondo Zenith Optimedia, pari al 4% del totale, in un mercato dominato dai giornali che assorbono l’80% del mercato (618 milioni, sempre nel 2009)5.

Tuttavia, il forte investimento nei confronti di tutti i comparti industriali legati ai media, la creazione di Media City e Media Free Zone ed il ruolo strategico degli Emirati nella regione del Golfo, anche per la posizione geografica, ha prodotto un indubbio incremento qualitativo e quantitativo nell’offerta televisiva e la televisione rappresenta comunque un fondamentale strumento, che rientra a pieno titolo nel progetto culturale di cui gli Emirati si stanno tentando di dotare: migliori contenuti televisivi con una maggiore attenzione a valori e cultura arabi sono comunque considerati strategici per lo sviluppo del Paese.

Del resto, anche per quanto riguarda il mercato della televisione, gli Emirati ambiscono a giocare un ruolo di maggiore peso nell’area del Golfo ed in tutto il mondo arabo. Tale ambizione, tuttavia, è chiamata a fare i conti con diversi fattori critici e con la forza di operatori panarabi, che pur stabilendo negli Emirati le proprie sedi operative (come Mbc o Rotana) non hanno uno specifico focus sulla cultura locale. Il mercato vive dunque una sostanziale discrasia tra i broadcaster locali, pubblici, più vicini alla cultura e alle tradizioni degli Emirati, ed i broadcaster panarabi, impegnati in operazioni su scala più ampia ma anche molto permeati (come è il caso di Mbc, vedi infra) da prodotti di origine occidentale, in particolare statunitense. I primi scontano la mancanza negli Emirati Arabi di una forte e consolidata tradizione nella produzione di prodotti televisivi, per cui preferiscono acquistare o al limite co-produrre con soggetti arabi di altri Paesi, piuttosto che incentivare l’industria locale. I secondi si concentrano su mercati egualmente arabofoni più grandi, anche della stessa area del Golfo, come quello dell’Arabia Saudita (30 milioni di abitanti).

I due broadcaster pubblici sono Abu Dhabi Tv, parte della Abu Dhabi Media Company, e Dubai Tv, parte di Dubai Media Incorporated. I due broadcaster controllano complessivamente 10 dei 13 canali nazionali terrestri e fanno capo ai Governi dei rispettivi Emirati 6. Mbc rappresenta, invece, il maggiore polo privato e commerciale, anche se, come detto, non si tratta di un broadcaster emiratino, bensì di un player panarabo, che ha tuttavia stabilito a Dubai il suo quartier generale, dopo averlo trasferito dalla sede iniziale di Londra. Il mercato è completato dalla presenza di altri due importanti broadcaster arabi, ma non degli Emirati:

5 Le previsioni attribuiscono una crescita media annua del 7 % alla pubblicità televisiva da qui al 2013, a fronte di un tasso di crescita medio dell’11 % si tutto il mercato, che sarà caratterizzato dalla forte crescita del mezzo internet (cagr del 39 %).

6 Gli altri 3 canali, sempre pubblici, fanno capo agli Emirati di Ajman, Ras Al-Khaimah e Sharjah.

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- Rotana, broadcaster musicale con base in Arabia Saudita, ma con una sede anche a Dubai (si rimanda alla scheda sulla musica per maggiori dettagli); - Al Jazeera, che pur non avendo una sede a Dubai trasmette comunque dal vicinissimo Qatar.

Non esistono in genere grandi sinergie tra i due broadcaster pubblici, che agiscono in maniera indipendente uno dall’altro, facendo gli interessi dei rispettivi Governi. Tuttavia, i due si sono alleati nell’acquisto dei diritti del campionato di calcio nazionale per 5 anni.

Mbc può essere considerato il leader di mercato, anche se un sistema di rilevazione degli ascolti attraverso rilevazioni con people-meter sarà introdotto solo a partire dalla seconda metà del 2010. In particolare, il maggiore gradimento (rilevato in base a sondaggi) viene accordato ad Mbc 2, canale specializzato in film, e capace di attrarre una platea abbastanza variegata (dagli occidentali agli indiani, passando, ovviamente, dagli arabi), seguito dal generalista in lingua araba Mbc 1 e da Mbc 4, canale di intrattenimento in lingua inglese. Il primo dei canali locali è Abu Dhabi Al Oula (Abu Dhabi Tv), mentre il primo canale di Dubai Media Incorporated si classifica al sesto posto (e la rete ammiraglia Dubai One al nono) 7.

La debolezza dell’industria di contenuti televisivi locali colpisce soprattutto la fiction. Le serie televisive arabe trasmesse, che riscontrano un certo successo e che durante il periodo del Ramadan catalizzano l’attenzione delle famiglie davanti al televisore, non sono prodotte negli emirati, ma vengono o acquistate o commissionate a produttori di Egitto, Libano e Siria. Un discorso analogo può essere fatto anche per quanto riguarda l’animazione, sebbene occorra comunque osservare che negli ultimi anni un certo mercato interno si stia facendo largo, grazie anche all’attivismo di alcuni soggetti (si veda la sezione “Animazione” del presente rapporto). Quanto ai generi di intrattenimento, invece, le televisioni locali risultano molto più attive nella produzione di contenuti. Oltre ad alcuni format acquistati, infatti, i broadcaster sono in grado di produrre in-house alcuni prodotti, specialmente nel light-enetertainment, destinati alle fasce di programmazione mattutina e diurna e rivolti prevalentemente a target femminili. Tra i programmi di intrattenimento di maggiore successo citiamo il contenitore della mattina Sabah Al Khair Ya Arab, ed i magazine sportivi Sada Al Malaeb e Al Ittijah Al Moakes.

Il mercato risulta comunque dominato dalla tv “free-to-air”, mentre la “pay-tv” conquista solo una quota minoritaria del mercato. Le difficoltà di diffusione della pay-tv sono connesse sia alla ristrettezza di un mercato, in cui a fronte di una élite e di una upper-class molto agiate, esiste pur sempre una middle class certamente non abbiente, sia ad una forte diffusione della pirateria 8. Negli Emirati sono presenti i due principali operatori di pay-tv arabi: Osn 9 e Art. Il primo risulta avere un numero di abbonati maggiore rispetto al secondo. Nel 2010 Osn dovrebbe lanciare una controffensiva per contrastare la pirateria, tramite un nuovo decoder.

7 La fonte utilizzata è una sondaggio Nielsen condotto nel 2009 e pubblicato sul report “Arab Media Outlook 2009- 2013”, realizzato dal Dubai Press Club. 8 Va anche segnalato, però, che alcune stime sulla pay mostrano indici di penetrazione più elevati. La discrasia deriva essenzialmente dalla diversità della base di calcolo, visto che il concetto stesso di popolazione emiratina risulta non sempre univoco, a causa della massiccia presenza di persone in possesso di semplici permessi di lavoro. 9 Osn è l’operatore derivato dalla fusione tra Orbit e Showtime avvenuta nel luglio del 2009. La fusione, analogamente a quelle avvenute negli ultimi anni in Europa (compresa quella italiana tra Stream e Telepiù) è derivata dalla non sostenibilità di 3 operatori sul mercato. La società ha sede nel Bahrein e gli azionisti, entrambi al 50 % sono Kipco e Mawarid Holding.

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Players

Dubai Media Incorporated

Contatti Tel.: +971 4 336 9999 Fax: +971 4 336 0060 [email protected] www.dubaitv.gov.ae Persone incontrate Butheina Hamed Kazim: strategy manager ([email protected]; Mob.: +971 50 504 4466)

Dubai Media Incorporated è uno dei due maggiori broadcaster emiratini assieme ad Abu Dhabi Media Company. E’ il broadcaster pubblico dell’Emirato di Dubai. Il Chariman della società è lo sceicco Maktoum Bin Mohammed Bin Rashid Al Maktoum, figlio dello sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, Primo Ministro e Vice Presidente degli Emirati Arabi Uniti.

Dmi controlla: - Dubai Channels, la divisione del gruppo che gestisce la parte broadcasting con 6 canali Dubai Tv, Dubai One, Sama Dubai, Dubai Sports, Dubai Racing, Channel 4, - Emarat Al Youm, quotidiano in lingua araba di Dubai; - Emirates Business 24/7, quotidiano economico in lingua inglese; - Masar, casa editrice.

Tutti i canali sono trasmessi in lingua araba, tranne Dubai One. Dubai Television è il canale in può essere considerato come la “ammiraglia” del gruppo, il canale generalista in lingua araba rivolto ad un consumo che potremmo definire “familiare”. Sui canali in lingua araba la fiction trasmessa è in genere araba. Le serie televisive sono di acquisto, prevalentemente da Egitto e Siria, oppure co-prodotte o commissionate, di solito a produttori libanesi. Anche i programmi “educational” e religiosi occupano una fetta importante della programmazione. Il canale trasmette serie di animazione, tra le quali il successo locale Feej, prodotto dalla emiratina Lammtara Pictures (vedi scheda dedicata). Si tratta, tuttavia, dell’unica produzione di animazione locale, in quanto le altre produzioni sono importate da altri Paesi arabi, tra cui in particolare il Qatar. Recentemente Dubai Sports, ha lanciato una versione in Hd.

Dubai One è, invece, il canale in lingua inglese di stampo prettamente occidentale, con serie di importazione (Csi, Cold case), comedy ed intrattenimento leggero.

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Mbc

Contatti Tel.: +971 4 390 9971 Fax: +9714 391 8451 www.mbc.net Persone incontrate Dania Ismail: planning manager / strategy&business development ([email protected]; Mob.: +971 50 458 9439)

Mbc Group (Middle East Broadcasting Central) è il maggiore broadcaster panarabo operante nella televisione “free-to-air”. Il gruppo è stato fondato nel 1991, stabilendo il suo quartier generale a Londra, spostandolo successivamente nella Media City di Dubai. Il gruppo, tuttavia, è di fatto saudita. La proprietà è infatti riconducibile direttamente alla famiglia reale saudita, sebbene una struttura societaria definita non sia stata mai resa pubblica. Mbc controlla diversi canali, tra cui i più importanti sono: - Mbc, rete ammiraglia in lingua araba; - Mbc 2, canale dedicato ai film, prevalentemente in lingua inglese con sottotitoli in arabo, - Mbc 3, canale dedicato alla programmazione per bambini - Mbc 4, canale dedicato ad un pubblico femminile, che include nella sua programmazione diverse serie di importazione. A questi 4 canali si affiancano una serie di canali tematici e di versioni localizzate. Il più importante di essi è senz’altro il canale “all news” Al Arabiya, lanciato nel 2003.

Il broadcaster si rivolge all’intero mondo arabo ed i suoi legami con il territorio degli Emirati sono essenzialmente legati alla presenza del suo “headquarter” a Dubai. Ciononostante, la programmazione dei suoi canali riscontra, come detto, notevole successo anche nel mercato interno emiratino, ponendosi, sopravanzando i due broadcaster locali, Dubai Tv ed Abu Dhabi Tv. Le produzioni effettuate negli studi di Dubai sono quindi molto poche. Si tratta prevalentemente di talk-show di carattere informativo, dotati di scenografie “minimal” e di regie estremamente semplici.

Mbc è un broadcaster con un approccio fortemente commerciale. Una quota predominante dei prodotti trasmessi è di importazione, con una fortissima presenza di prodotti statunitensi.

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Opportunità

Lo scenario televisivo non offre al momento grandissime possibilità di collaborazione e di inserimento per le società straniere ed in particolare italiane. Lo stesso management di Dubai Media Incorporated ha confermato che per quanto riguarda i prodotti televisivi, per il momento Dubai deve ancora essere visto come un luogo di facilitazioni e non di produzioni.

Da un lato, i broadcaster locali preferiscono approvvigionarsi, per generi chiave come fiction e animazione, presso altri Paesi di lingua e cultura arabe (Libano, Egitto, Siria), lasciando dunque poco margine di manovra ad eventuali partner occidentali. Dall’altro lato, esiste ancora una forte tendenza all’acquisto di prodotti delle major statunitensi (soprattutto serie televisive e film). Bisogna anche considerare che i broadcaster emiratini – Abu Dhabi Tv e Dubai Media Incorporated – hanno come riferimento un mercato interno piccolo e frammentato, e dunque hanno mezzi economici limitati. Mbc, invece, che grazie alla sua dimensione panaraba dispone di risorse maggiori, è più interessato ad utilizzare nel mercato prodotti di scuro successo, concedendo poco spazio all’investimento in nuovi prodotti. E’ anche però importante rilevare che alcuni broadcaster, in primis Bbc, hanno comunque preso, anche grazie alle basi poste nel mondo arabo e del Middle East, importanti contatti con i broadcaster locali, con l’intenzione di avviare con essi progetti di co-produzione.

 Ciò premesso, gli spazi che si possono aprire riguardano sostanzialmente la produzione di light entertainment, e format. Una partnership interessante potrebbe essere avviata in alcune nicchie di programmazione, come ad esempio quello “food”. Senz’altro, il tema del cibo italiano, adeguatamente declinato ed adattato alla cultura locale. Certamente il brand del Gambero Rosso ha una forza ed una completezza tali da consentire di pensare a sfruttamenti ben più intensivi che non la mera collaborazione per format televisivi.

 Un approccio indiretto al mercato potrebbe avvenire tramite la mediazione di un player come Endemol Middle-East, la divisione del maggiore produttore europeo di format televisivi (che, non si dimentichi, è controllato da Mediaset) che ha stabilito la sua sede a Dubai, nella Media City.

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► Comunicazione aziendale / documentari & servizi

Scenario del settore

Lo sviluppo del mercato emiratino dell’audiovisivo ha visto crescere e svilupparsi anche una serie di player piccoli ma molto flessibili e duttili, il cui core business risulta piuttosto ampio, così come il know-how. In linea di principio, questi soggetti lavorano con clienti privati sul piano della comunicazione aziendale ed istituzionale. Questo è senz’altro un mercato interessante ed in continua espansione, in linea con l’espansione economica di tutti gli Emirati e con il ruolo sempre più attivo che le società a controllo pubblico e le istituzioni stanno assumendo. La sempre maggiore esigenza di aziende private, società pubbliche ed istituzioni di dare visibilità ai propri marchi o alle proprie iniziative tramite l’audiovisivo trova molte opportunità nel tessuto dell’imprenditoria del settore tanto a Dubai quanto ad Abu Dhabi. Le sinergie prodotte dalle media city permettono alle aziende che intendono investire in questo genere di comunicazione di potere contare su processi produttivi molto rapidi e semplici e su standard qualitativi di alto livello e continuamente all’avanguardia, riuscendo, inoltre, ad avere costi relativamente bassi.

Proprio la versatilità di queste società e la vicinanza di alcune di esse a centri di potere e decisionali importanti (soprattutto sulla regione di Abu Dhabi) rappresenta un elemento di ulteriore interesse. Questo tipo di società, infatti, grazie alla conoscenza del mercato locale e alla forte apertura verso il mercato internazionale, si presta allo sviluppo di progetti che vanno dal semplice sviluppo di brand sul territorio emiratino e nei Paesi arabi ad operazioni di comunicazione su ampia scala, anche al di là della semplice dimensione audiovisiva.

Alcune di queste società, infine, sono anche produttrici di documentari. Si tratta, ovviamente, di un genere di nicchia, che, da un lato, trova estrema difficoltà ad essere distribuito nel mercato interno e, dall’altro, incontra una forte concorrenza sul mercato panarabo, dove Paesi come il Libano hanno acquisito una certa credibilità ed un certo prestigio, divenendo dei punti di riferimento.

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Antiga Arabia

Contatti Tel.: +971 2 401 2521 [email protected] www.antigaarabia.com Persone incontrate Nicola Bandini: Chairman ([email protected]; Mob. It:+39 339 809 0011; Mob. Uae: +971 50 284 7450); Claudia Gehre: Managing Director

Antiga Arabia è una casa editrice, società di comunicazione a 360°, produttore televisivo e cinematografico interamente a capitale e controllo europeo. Nata dall’unione di Nicola Bandini, giornalista e autore italiano con una lunga esperienza nel mondo del Golfo Arabo, di Claudia Gehre, autrice audiovisiva e giornalista tedesca già Ceo di Random House Arabia (Abu Dhabi), Grafiche Antiga Spa (maggior player europeo nella stampa di alta qualità) e René Leonarduzzi editore-patron e fondatore di Magnus Edizioni, Antiga Arabia è una realtà estremamente flessibile e ben addentro alle “sacre cose” del potere emiratino, con particolare attenzione alla famiglia regnante ad Abu Dhabi.

Bandini in particolare, da 18 anni consulente e dirigente impegnato nella comunicazione per i governi del Qatar e degli Emirati Arabi Uniti, è stato elemento portante di Jumeira Beach Magazine, il primo magazine dedicato al lusso degli Emirati (edito a Dubai dal 2000) e successivamente co-fondatore di Shawatì, magazine culturale e dedicato al lifestily ufficialmente voluto dal Crown Prince di Abu Dhabi, H.H. Sheikh Mohammed Bin Zayed Al Nahyan ed emanazione ufficiale dei Ministeri della Cultura, del Turismo e dell’Ambiente. Antiga Arabia, grazie anche a numerosi impegni nell’editoria e comunicazione sia con soggetti di governo ad Abu Dhabi (Aldar, Adach, Offset/Tawazun/Caracal) costituisce anche una perfetta “cerniera” fra Emirati e Italia, sviluppando al presente incarichi di diversa natura per molte grandi aziende italiane ad Abu Dhabi (Ferrari, Adsi del Gruppo Selex/Finmeccanica, Pizzarotti Spa, Pedersoli). Il fiore all’occhiello di Antiga Arabia, raggiunto proprio in occasione del lancio di Yas Island e del grande parco tematico Ferrari, è stato quello di esser nominati editori del marchio del cavallino per il mondo arabo, iniziando dal Ferrari Official Magazine che l’azienda produce e stampa in arabo per conto di Maranello

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Enjaz

Contatti Tel.: +971 4 447 0977 +971 2 401 2681/2 Fax: +971 4 447 0976 +971 2 401 1681 www.enjazdezine.com Persone incontrate Charbel Bousraih: executive creative director ([email protected]; Mob.: +971 50 494 3017) Caroline Zerrini: founder/editor ([email protected]; +971 50 565 59129) Elias Matar: account executive

Enjaz può essere definita una boutique della creatività, definizione usata dallo stesso executive director Charbel Bousraih. Enjaz con le sedi di Dubai e Abu Dhabi, nasce sulle esperienze dei suoi fondatori che vanno dagli studi californiani, passano per le agenzie di Boston, si consolidano nella Saatchi & Saatchi in Europa.

Enjaz è fondamentalmente un’agenzia di comunicazione a 360° che copre tutti gli aspetti e le diverse fasi della filiera. In molti casi, è la stessa società a curare il piano strategico di comunicazione del proprio cliente. Inoltre, Enjaz è specializzata nella realizzazione di sport pubblicitari. Tra i clienti più importanti figura la compagnia aerea Ari Arabia. Dalla grafica alla realizzazione di spot televisivi, dalla pubblicazione di prodotti editoriali alla progettazione di siti web interattivi, Enjaz è una struttura giovane ed in movimento che ha, in pochi anni, raccolto un grande credito professionale.

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Veritas Films

Contatti Tel.:+971 2 401 2656 Fax: +971 2 401 1656 [email protected] www.veritasfims.ae Persone incontrate Eva Star Sayre: business director ([email protected]; Mob.: +971 50 245 0460)

Veritas Films è una società di produzione audiovisiva costituita nel 2008. Si tratta di una società nata e cresciuta interamente negli Emirati. La prima sede è stata aperta a Dubai, ma nel 2009, con il lancio di TwoFour54 una seconda è stata aperta anche ad Abu Dhabi, sede del resto più congeniale al tipo di business svolto da Veritas. Il managing director della società è il libanese Mahmud Kaabour, tra i primi registi di documentari a stabilirsi negli Emirati ed affermato professionista i cui prodotti sono venduti in diversi Paesi.

La società si caratterizza per un approccio “qualitativo”, con una forte attenzione alle tematiche culturali e sociali. A scapito di ciò il volume complessivo delle produzioni della società si mantiene su standard piuttosto bassi Veritas è specializzata nella produzione di due generi: - Produzione di documentari. Tra le produzioni più recenti vale la pena menzionare Teta, Alf Marra, che sarà probabilmente (ancora non è sicuro) presentato alla Festa del Cinema di Roma ad ottobre 2010. Alcuni documentari sono venduti anche a broadcaster locali, anche se non regolarmente. - Produzione di “corporate film”. Veritas è specializzata nella realizzazione di video “corporate”, in genere commissionati da clienti istituzionali, utilizzati in siti web e dvd come materiale di presentazione. Si tratta di un genere di produzione molto sviluppato negli Emirati (secondo la vision dell’azienda più sviluppato negli Emirati che nei mercati occidentali). Tra i maggiori clienti istituzionali della società vi sono Il Ministero degli Affari Presidenziali, l’Adach (Abu Dhabi Authority for Culture and Heritage), la Exectuve Affairs Authority. Tra i clienti non istituzionali figurano alcuni broadcaster tra cui anche il canadese Cbc e la svedese Svt.

Veritas, al contrario, non è interessata né alla produzione di fiction né alla produzione di spot pubblicitari per clienti privati.

L’intero processo produttivo è gestito internamente, ed il managing director della società è anche lo stesso regista delle produzioni realizzate. In passato, Veritas ha avuto contatti con società di produzione straniere ed in particolare occidentali, offrendosi come il produttore “on the ground”, e questo è senz’altro uno dei punti su cui la società mostra la maggiore apertura alla collaborazione. Veritas cerca di inserirsi nel processo di lancio e creazione di contenuti audiovisivi incentrati sulla lingua e la cultura araba. Anche per questo, viene sottolineata l’importanza di avere al vertice della società un madre lingua arabo: questo elemento viene considerato un vantaggio competitivo importante. Il focus della società è nel mercato interno degli Emirati, specialmente per quanto riguarda la produzione dei contenuti “corporate”.

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Opportunità

 Antiga Arabia ed Enjaz possono essere considerate come degli ottimi punti di riferimento e svolgere il ruolo di “on the ground company”, tanto per i soggetti interessati ad un primo contatto con il mercato emiratino, quanto per quelli interessati a sviluppare progetti specifici.

 Antiga Arabia si profila come partner ideale per la regione di Abu Dhabi. In particolare, gli operatori maggiormente interessati allo sviluppo di progetti legati alla cultura, anche trascendendo la semplice dimensione audiovisiva, possono trovare in Antiga Arabia una chiave di ingresso per la regione della capitale e per tutto il mercato degli Emirati. L’altissimo livello di partecipazione della società ed in particolare del suo Md Nicola Bandini alla vita e al dibattito culturale degli Emirati permettono di accedere ad interlocutori istituzionali e a policy maker altrimenti molto difficili da raggiungere.

 Enjaz rappresenta un punto di riferimento per il mercato di Dubai. La società è in grado di agire come service per gli operatori italiani interessati che abbiano bisogno di qualunque tipo di supporto per la produzione di contenuti audiovisivi.

 Enjaz è anche un partner da tenere in considerazione specificatamente per la produzione di spot pubblicitari e commercial.

 Tanto Enjaz che Veritas sono interlocutori di primario interesse per la produzione e la co-produzione di documentari, specialmente se incentrati su tematiche sociali e culturali.

 Veritas può essere considerato un ottimo interlocutore per quanto riguarda la produzione di contenuti “corporate” di video aziendali e così via. Molti operatori si rivolgono a Veritas proprio con l’obiettivo di cercare di rivolgersi a clienti posizionati nella regione del Golfo.

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►Media City ◄

Players

TwoFour54

Contatti +971 2 401 2454 +971 2 401 2345 [email protected] www.twofour54.com Persone incontrate Farah Ben Temessek: business development manager ([email protected] Mob.:+971 50 622 9271)

Twofour54 10 è la società che gestisce Media Free Zone sorta ad Abu Dhabi, da un lato come risposta della capitale emiratina al progetto collaudato di Dubai e dall'altra come punto di riferimento dell'industria dei media dell'area di Abu Dhabi. La creazione di una Media Free Zone risulta del resto del tutto coerente con il progetto di rilancio culturale di Abu Dhabi e con il piano di sviluppo volto a trasformare la città nel punto di riferimento e nel centro culturale del medioriente e del nordafrica.

La stessa sede incarna bene lo spirito di Abu Dhabi. Essa sorge nel complesso del Khalifa Park, vicino all'ex aeroporto, al centro di un enorme cantiere. Ma nonostante tutto non sia neppure concluso, già è sicuro che si tratterà di un progetto transitorio per 3-4 anni, e che la sede di Twofour54 sarà spostata presso la Corniche Aminasahied.

La Media Free Zone di Abu Dhabi rappresenta un concetto radicalmente diverso da quello attuato nel suo omologo di Dubai. Non solo l'area di interessi è stata limitata all'area dell'audiovisivo, ma soprattutto esso si pone come un vero e proprio incubatore di imprese, che ha deciso di puntare sulla costruzione di un reale tessuto produttivo ed imprenditoriale e non semplicemente di accogliere player stranieri garantendo loro condizioni vantaggiose. Molti player già attivi su Dubai hanno comunque aperto una sede operativa anche all’interno di TwoFour54 ad Abu Dhabi, e si mostrano complessivamente molto interessati al progetto che si sta realizzando nella capitale. Complessivamente, i soggetti partner di TwFour54 – prevalentemente alloggiati nei quattro edifici colorati che caratterizzano il complesso – sono circa 60, al momento. La sfida di TwoFour54 è dunque di divenire un polo produttivo di contenuti arabi, rivolti all'ampio bacino linguistico culturale arabo, in tutti i generi, dal cinema alla fiction, dai documentari all'animazione, purché, ovviamente, ci sia un rispetto dei valori religiosi dell'islam. Per fare questo è necessario migliorare la qualità della produzione audiovisiva e sviluppare il know-how, anche e soprattutto grazie ad investimenti in formazione, mediante accademie, animation class, gaming class.

Twofour54 si compone di 3 macro-strutture: - Twofour54 Tadreeb, che si occupa di formazione; - Twofour54 Ibiktar, che si occupa del supporto finanziario per le star-up e le iniziative emergenti; - Twofour54Intaj, che si occupa di produzione e post-produzione. A supporto delle attività delle 3 strutture, esiste un “braccio operativo”, chiamato Tawasol si occupa degli aspetti più logistici e pratici, dei visti, dei permessi di ripresa, di facilitation, nonché di marketing e ricerche.

10 Il nome della società indica le coordinate geografiche di Abu Dhabi, 24 ° longitudine nord e 54° latitudine est.

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Nel complesso Twofour54 è sicuramente ancora una realtà emergente. Il sostegno da parte del Governo di Abu Dhabi è molto ampio, ma è evidente che il progetto deve ancora trovare un suo equilibrio. In questo senso, esistono ancora molti spazi ed esiste un forte interesse verso player stranieri.

 Studi TwoFour54 TwoFour54 si è dotata di studi di produzione, collocati tuttavia fuori dall'area della Media Free Zone, proprio nelle strutture di Abu Dhabi Media Company. Dispone di 3 studi, dotati di tecnologie all'avanguardia, in gradi di girare in Hd, che vengono affittati a tutti i player che ne fanno richiesta, sebbene per il momento non si registri “il tutto esaurito”. La policy è di rinnovare i macchinari ogni 3 anni. Lavorano su diversi generi:  News;  intrattenimento leggero (talk, soprattutto sportivi);  lifestyle;  factual.

Il 10-15 % delle produzioni sono rappresentate da service per player stranieri, prima tra tutti Bbc, mentre Rai è venuta una sola volta. Il resto sono produzioni locali. Le produzioni che si vengono ad effettuare negli studi di TwoFour54 devono il più possibile riguardare i contenuti arabi, con l’idea di essere indirizzati verso l’intero arabo, oltre i confini degli Emirati. La stessa presenza di brand internazionali, pur essendo naturalmente incoraggiata, deve essere conciliata con l’esigenza di promuovere lingua e cultura arabe. Per fare un esempio, concerto di Madonna è certamente un evento di richiamo, ma perché diventi qualcosa di più occorre inserire degli elementi che lo inseriscano in un contesto vicino alla cultura locale.

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Dubai Media City

Contatti Tel.: +971 4 391 4555 Fax: +971 4 391 4616 www.dubaimediacity.com Persone incontrate Mohammad Abdullah: managing director ([email protected]) Sally Yassine Executive Assistant ([email protected]; Tel.: +971 4 361 3503)

Quella di Dubai Media City è senza dubbio la realtà più consolidata e conosciuta di tutta l’industria audiovisiva degli Emirati Arabi, nonché anche delle punte più avanzate di tutta l’industria del Paese. Al punto che spesso il concetto stesso di audiovisivo declinato negli Emirati viene spesso associato proprio a Dubai Media City. Essendo, pertanto, difficile riassumere in una breve scheda questa realtà, si proverà a delineare i tratti essenziali. Dubai Media City è controllata dalla società Tecom – Dubai Technology, Electronic Commerce and Media Free Zone – che a sua volta fa parte della holding pubblica Dubai Holding. Il controllo è quindi direttamente esercitato dal Governo, attraverso l’Emiro di Dubai, Mohammed bin Rashid Al Maktoum, che è anche Primo Ministro degli Emirati, come più volte ricordato. E’ stata inaugurata nel 2001 ed è la più importante tra le Media City esistenti nel mondo arabo. La strategia di Dmc è stata quella di costruire un cluster di imprese, attirate attraverso la leva di enormi vantaggi economici e soprattutto fiscali, con una esenzione dalle tasse pressoché totale, tanto sulle imprese quanto sulle persone fisiche. Le società possono esportare la ricchezza prodotta sul territorio di Dubai e l’import / export non è tassato, né sono previsti dazi doganali. Inizialmente, il Governo tendeva a detenere una quota maggioritaria sulle società che venivano create, ma più recentemente, è prevalsa la tendenza a lasciare il controllo del 100 % ai soci privati.

La Dmc ospita circa un migliaio di società, più numerosi free-lance. Tra i grandi gruppi internazionali figurano Cnn, Cnbc e Reuters, Sony, Bertelsmann, Orbit/Showtime e molti altri.

A Dmc fanno capo i Dubai Media Studio, gli studi di produzione e post-produzine di Dubai. Dubai Studio City fornisce ogni tipo di facilitazione e supporto tecnico, utilities, equipaggiamenti, studi di registrazione, ma si occupa anche di permessi per le riprese e supporto logistico. In pratica, Dubai Studio City svolge anche le funzioni di una film commission, che di fatti, come più volte sottolineato, non esiste a Dubai.

Tra le attività di Dubai Studio City vi sono anche quelle legate alla formazione nell’ambito dell’audiovisivo. Alcune collaborazioni in questo campo sono state attivate con la New York Film Academy.

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Opportunità

La realtà della Media City di Dubai è oramai nota a larga parte dell’industria audiovisiva internazionale, tuttavia, la presenza italiana risulta assai debole ed impalpabile. La ricostruzione “field” effettuata ha confermato questo dato: tutti gli operatori interrogati hanno segnalato che il ruolo delle imprese italiane nell’area di Dubai ed in quella di Abu Dhabi risulta marginale se non proprio inesistente.

Tra i pochi player italiani che si sono stabiliti negli emirati merita di essere citato Filmmaster Goup, società che raggruppa Filmmaster Events, specializzato nella realizzazione e produzione di eventi e Dolcevita Films, che opera nella produzione audio video, prevalentemente nel campo della pubblicità.

Manca, però, del tutto nelle media city emiratine la presenza di società del Lazio.

 La crisi di Dubai ha senz’altro frenato la crescita della sua media city ed ha notevolmente ridotto l’appealing di un eventuale investimento per portare la propria società in questa area. L’approccio con Dubai, in effetti, può avvenire, come esposto in diversi punti del presente rapporto, anche attraverso altre modalità e tramite intermediari accuratamente selezionati. Ciononostante, l’idea di creare una sede all’interno della Dubai Media City non deve essere esclusa a priori.

 La possibilità di stringere un legame con TwoFour54 appare, invece più concreta ed interessante per diversi motivi. Innanzitutto il fermento che pervade l’intera realtà di Abu Dhabi rappresenta un indiscutibile stimolo. Il fatto che la Media Free Zone sia nata da pochissimo e che garantisca ancora ampi spazi, risulta un elemento di grande interesse in una prospettiva di breve e medio periodo. Inoltre, le dimensioni più ridotte, che in genere corrispondono anche a costi più vantaggiosi, ed il maggiore focus sull’audiovisivo sono ulteriori elementi a suffragio di una ipotesi di investimento presso TwoFour54

 Un’altra opportunità può essere rappresentata dallo sviluppo di progetti di formazione con Dubai Media City ed i Dubai Studios. L’argomento è stato sottoposto all’attenzione dell’Md di Dmc, che ha mostrato notevole interesse.

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