anno XVIII (2015), n. 17 (1) Archivio ISSN 2038-3215 Antropologico Mediterraneo ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line

anno XVIII (2015), n. 17 (1)

SEMESTRALE DI SCIENZE UMANE ISSN 2038-3215

Università degli Studi di Palermo Dipartimento Culture e Società Sezione di Scienze umane, sociali e politiche Direttore responsabile GABRIELLA D’AGOSTINO Comitato di redazione SERGIO BONANZINGA, IGNAZIO E. BUTTITTA, GABRIELLA D’AGOSTINO, FERDINANDO FAVA, VINCENZO MATERA, MATTEO MESCHIARI Segreteria di redazione DANIELA BONANNO, ALESSANDRO MANCUSO, ROSARIO PERRICONE, DAVIDE PORPORATO (website) Impaginazione ALBERTO MUSCO Comitato scientifi co MARLÈNE ALBERT-LLORCA Département de sociologie-ethnologie, Université de Toulouse 2-Le Mirail, France ANTONIO ARIÑO VILLARROYA Department of Sociology and Social Anthropology, University of Valencia, Spain ANTONINO BUTTITTA Università degli Studi di Palermo, Italy IAIN CHAMBERS Dipartimento di Studi Umani e Sociali, Università degli Studi di Napoli «L’Orientale», Italy ALBERTO M. CIRESE (†) Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Italy JEFFREY E. COLE Department of Anthropology, Connecticut College, USA JOÃO DE PINA-CABRAL Institute of Social Sciences, University of Lisbon, Portugal ALESSANDRO DURANTI UCLA, Los Angeles, USA KEVIN DWYER Columbia University, New York, USA DAVID D. GILMORE Department of Anthropology, Stony Brook University, NY, USA JOSÉ ANTONIO GONZÁLEZ ALCANTUD University of Granada, Spain ULF HANNERZ Department of Social Anthropology, Stockholm University, Sweden MOHAMED KERROU Département des Sciences Politiques, Université de Tunis El Manar, Tunisia MONDHER KILANI Laboratoire d’Anthropologie Culturelle et Sociale, Université de Lausanne, Suisse PETER LOIZOS (†) London School of Economics & Political Science, UK ABDERRAHMANE MOUSSAOUI Université de Provence, IDEMEC-CNRS, France HASSAN RACHIK University of Hassan II, Casablanca, Morocco JANE SCHNEIDER Ph. D. Program in Anthropology, Graduate Center, City University of New York, USA PETER SCHNEIDER Department of Sociology and Anthropology, Fordham University, USA PAUL STOLLER West Chester University, USA

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO Dipartimento di Beni Culturali - Studi Culturali Sezione di Scienze umane, sociali e politiche Indice Etnografia dei movimenti sociali

5 Vincenzo Matera, “Leggere la protesta”. Per un’antropologia dei movimenti sociali

13 Angela Biscaldi, “Vietato mormorare”. Sulla necessità della ricerca antropologica in Italia

19 Lia Viola, Fare la cosa giusta? La scelta dell’attivismo in un contesto di violenza omofoba

29 Silvia Pitzalis, Positioning as a method. The earthquake in Emilia Romagna and the forms of “exilience”

41 Sabina Leoncini, On this side and beyond the wall: social movements in Israel and Palestine

Ricercare

e 59 Valerio Petrarca, Anthropologues et prophètes en Afrique noire au XX siècle

67 Elena Bougleux, Issues of scale in the Anthropocene

75 Leggere - Vedere - Ascoltare

85 Abstracts In copertina: Hamedina square (), the biggest demonstration of the social justice movement in Israel (September, 3 2011) (© Activestill) menti sociali “Leggere la protesta”. Per un’antropologia dei movi- Vincenzo Matera paradosso delladoxa: saggio, role concuiPierreBourdieuiniziaunsuocelebre turale consueto.Misembranopertinentiquilepa- e aottenerecambiamentidell’assettosocialecul- “sovversiva”, tesaamettereindiscussione,sfidare significati culturaliconunavalenzapercertiaspetti che assume la protesta, intesa come produzione di a partireanchedallaletturaetnograficadelleforme sulle societàesuiprocessiculturalicontemporanei, tendono dareuncontributoallariflessioneteorica movimenti socialieildossierchepresentiamoin- capacità predittiva; illaboratorio di etnografiadei biettivo di raccogliere una pur limitata e circoscritta trasformazioni socialieculturaliincorso,conl’ob- dire ottenerechiaviinterpretativeutilipercogliere vimenti socialiintuttelelorodimensionipuòvoler forme dell’identità.Piùingenerale,studiareimo- partecipazione, l’immaginariopoliticoesociale,le privata degliindividui,modificanoleformedella pre piùrilevanteentrolasferapubblicaenellavita causa, centraleinmoltideisaggicheseguono. to delricercatorerispettoalconflittoeallepartiin etnografica, conunariflessionesulposizionamen- me e strategie di protesta secondo una prospettiva movimenti sociali,suldissenso,sulle(nuove)for di questepagine è di contribuire alla riflessione sui Reggio Emilia.L’idea allabasedelledueiniziativee lano Bicoccaepressol’UniversitàdiModena Sociologia eRicercaSocialedell’UniversitàdiMi- dei movimentisociali–pressoilDipartimentodi organizzate dalLEMS–Laboratoriodietnografia buti presentatiediscussinelcorsodidueiniziative pologico Mediterraneo propone alcuni dei contri- Il dossierdiquestonumeroArchivioAntro- I movimentisocialioccupanounospaziosem- più trasgressioniosovversioni, delittie“follie” ni, vengapiùomenorispettato, chenonvisiano proprio efigurato,isuoiobblighi elesuesanzio- com’è, conisuoisensiunici ovietati,insenso […] ilfattocioèchel’ordine delmondocosì Il dominiomaschile,definendoilcosiddetto 1. Ilparadossodelladoxa - gli strumenti politici (approvare leggi a tutela dei mezzi direpressione la capacitàdellaclassedominante dicontrollarei plice: in molti casi, come è ovvio, perché subisce decisamente sfavorevole?” la risposta sarebbe du- dividuo accettal’ordinesociale, nonostanteglisia seguendo Marx(eancheGramsci)“perchéunin- pitalisti eilavoratori.Secidomandassimoallora, il prodottodellarelazionedisfruttamentofraica- funzionale della società moderna. La gerarchia è di produzione(ilcapitalismo)enonunaspetto le classisocialisonounprodottodicertomodo mondi possibili).GiàMarxavevaevidenziatoche legittimano la realtà esistente (come il migliore dei cioè teorieevisionidelmondochegiustificano e cheproducono le ideologie della stratificazione, tata esplicitando le norme sociali che la sostengono per l’immaginazione. può solodesiderarlo,ammirarlo,farnealimento agire, diconsumare,anchesuchiquellostilevita per esempio,diunmodopensare,parlare, anche daidominati,all’insegnadiunostilevita, dai dominanti,eaccettatacomel’unicapossibile una cornicesimbolicaconosciutaericonosciuta lumina lalogicadeldominioesercitatoinnomedi si scioglienellachiarezzaconcuitalenozioneil- zione diegemoniaculturaleAntonioGramsci, scono lariproduzionedellecorniciegemoniche. relativa aimeccanismiedispositivichegaranti- meno possaelevarelanostraconsapevolezzacritica scaturire una riflessione interessante che quanto- sommato siriproducel’ordinesocialestabilito,può prio daquestasorpresaperlafacilità con cui tutto no naturali(Bourdieu2009:7). possano tantospessoapparireaccettabiliepersi- e chelecondizionidiesistenzapiùintollerabili cilmente, sesiescludonoalcuniaccidentistorici, sue ingiustizie,siperpetuiinfondoabbastanzafa- i suoidirittieabusiprivilegile l’ordine stabilito,conisuoi rapporti didominio, […] o,cosaancorapiùsorprendente,ilfattoche Qualsiasi gerarchiapuòinfattiessereinterpre- Il paradossodelladoxa,seripensiamoallano- È sorprendente,scriveBourdieu,eforsepro- (forze dell’ordine,esercito) e

Etnografia dei movimenti sociali ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) propri interessi e che possono fissare le condizio- facilita l’esercizio del potere della classe dominante ni lavorative, limitare o proibire l’organizzazione su tutta la società e aumenta gli spazi di mercato in sindacati, ecc.). Va aggiunto, però, che la classe disponibili per il profitto del capitalista. Nel mon- dominante controlla l’informazione, può costruire do contemporaneo globale questa dinamica sembra un’ideologia di classe a proprio vantaggio, può in- accentuarsi. durre le persone a condividere l’idea che un dato La manipolazione delle coscienze ha certamente assetto sociale (gerarchico e stratificato) è il più anche lo scopo di indurre a determinati consumi, conveniente anche per loro. Secondo Marx, alcune ma così facendo essa svolge pure la funzione di istituzioni importanti come la Chiesa, la scuola, i mantenere l’ordine dato eliminando qualsiasi ca- giornali esercitano un’enorme influenza sul modo pacità, anche interiore, di ribellione da parte degli in cui le persone vedono la realtà sociale. Il solo individui. Marcuse, nel suo famosissimo libro L’uo- modo in cui le classi dominate possono trasformare mo a una dimensione (1964), riprende questa rifles- questa situazione è la rivoluzione, inevitabilmente sione: l’uomo a una dimensione è l’uomo membro violenta dato che la classe dominante, che control- delle società di massa, privo della sua capacità criti- la i mezzi di repressione, non rinuncerebbe mai ai ca, totalmente incastrato (senza ovviamente esserne propri privilegi. consapevole) nel sistema, anzi, addirittura compli- Ancora negli anni Venti del Novecento, questa ce della riproduzione del sistema stesso. Una volta previsione di Marx (una necessità storica) era rite- che la classe dominata (il proletariato) non è più il nuta assolutamente scientifica. Il crollo imminente perno rivoluzionario perché si è integrata, la rifles- del regime capitalista si pose infatti al centro delle sione critica degli intellettuali si ritrova priva della riflessioni dei teorici di Francoforte. Soltanto con la sua base concreta. presa del potere di Hitler in Germania e con il suo Nonostante ciò, rimane una sorta di idealismo, consolidarsi negli anni successivi (insieme ai regimi una fiducia nella critica. Adorno parla della necessità italiano e spagnolo), quella fiducia iniziò a vacillare. del pensiero di resistere. Marcuse teorizza un allar- Dopo la fine della guerra le speranze rivoluzionarie gamento della base, dal proletariato in senso marxi- non rinacquero per il sempre più netto affermarsi sta a tutti i “reietti”, gli “stranieri”, gli “sfruttati”, i del nuovo capitalismo spronato del miracolo eco- “perseguitati”, i “dannati della terra”, per dirla con nomico: la rivoluzione proletaria aveva subito un Fanon, che possono costituire una nuova base rivo- doppio smacco, prima a causa dei regimi fascisti e luzionaria, prendendo coscienza della loro condizio- nazisti, poi a causa del consolidamento del capitali- ne come frutto dell’irrazionalità del sistema. smo, che segnò l’abbandono definitivo del progetto Questa premessa, per quanto richiami passaggi rivoluzionario. Apparve allora agli esponenti della ben noti, prelude a una possibile cornice per un’in- teoria critica un mondo costruito senza “pensiero terpretazione antropologica dei movimenti sociali, critico”, abbrutito dal consumo e dalla pubblicità, del loro significato. I due grandi processi del “pro- in cui l’esercizio della critica perde la sua carica col- gresso” e dell’“unificazione nazionale” (Clifford lettiva e rivoluzionaria e diventa raro stile di pensie- 1993) hanno investito infatti prima o dopo tutte le ro individuale di pochi “illuminati”. comunità umane negli ultimi secoli. Le comunità lo- Nelle società industriali avanzate il potere trova cali ovunque nel mondo hanno dovuto fare i conti la situazione ideale per annullare la critica – il pen- con la modernizzazione, a volte forzata, con l’alfa- siero autonomo dell’individuo – e imporsi. Si verifi- betizzazione e, parallelamente, con la costruzione ca quella “integrazione del proletariato” teorizzata dello stato nazione (Appadurai 2001). I movimenti da Adorno e Horkheimer in Dialettica dell’Illu- sociali (e politici) hanno una storia abbastanza re- minismo, per cui viene a mancare la possibilità di cente, legata al consolidamento dello stato nazione prendere coscienza dell’irrazionalità del sistema. entro il cosiddetto “mondo occidentale”, Europa e La società di massa non riduce le disuguaglian- Nord America, ai cicli della crescita economica e, ze, anzi, estende i meccanismi di dominio dalla sfe- in generale, ai conflitti generati dall’industrializza- ra lavorativa (lo sfruttamento del proletariato da zione. Il movimento sociale per eccellenza del se- parte del capitalista) fino a ogni momento della vita colo scorso è stato il movimento operaio, collocato quotidiana degli individui (tempo libero incluso). nell’ambito della lotta di classe, e di cui sono state Anche la libertà individuale si rivela allora una fin- date per lo più interpretazioni macrostrutturali de- zione delle moderne società democratiche: aumen- rivanti dalla prospettiva marxista. Solo negli ultimi ta in apparenza la nostra libertà di scegliere, ma in decenni del Novecento affianco alla matrice econo- realtà tutti noi restiamo in balia di strumenti come mico-materiale, per così dire, fatta di deprivazione i mass media, la pubblicità, il consumo, che si mo- e di rivendicazioni legate alle dinamiche salariali, strano strumenti di coercizione: la società di massa emerge la matrice culturale (Thompson 1969; Me- allora, proprio all’opposto di quanto si proclama, lucci 1982, 1988).

6 Vincenzo Matera, “Leggere la protesta”. Per un’antropologia dei movimenti sociali

In particolare Alberto Melucci, riprendendo le stenti, dettate dalle due cornici dominanti, quelle riflessioni di Alain Touraine (1988, 1993, 1997), ha del potere politico e economico, e anche mediatico, spostato l’interpretazione dei movimenti sul piano almeno in parte e in quanto proiezione dei primi identitario e culturale più che sovrastrutturale e due, e cercano modi per esprimere tale disagio, in- macrosociale: i movimenti sono processi di forma- soddisfazione, malessere, finanche disperazione. zione dell’identità, non soltanto un agire strumen- I movimenti sociali incanalano e esprimono tale, rivolto all’esterno, ma un tentativo di creare quindi un flusso di significato finalizzato, esplicito o solidarietà e senso collettivo. implicito che sia, orientato in direzione di un cam- Nel mondo contemporaneo, le strutture politi- biamento (oppure di una sorta di conservazione, che e sociali nazionali, a lungo unico riferimento contro un cambiamento) e hanno anche un’insta- e modello per l’azione collettiva, sono in crisi. Le bilità inerente al loro stesso carattere per così dire istituzioni – la famiglia, la scuola, l’azienda, il sin- sovversivo: sono decentralizzati, instabili, destinati dacato, la Chiesa – svolgono sempre meno un ruolo a cambiare pelle più o meno velocemente sia che di guida e di orizzonte di riconoscimento per gli in- falliscano l’obiettivo, sia che lo raggiungano. Il dividui. Da ultimo, lo stato nazione stesso non è più mercato e lo stato, anche se qualche volta possono l’unico spazio del conflitto, per i movimenti, specie essere in contrasto, il più delle volte si sono posizio- da quando è in atto una progressiva, seppure con- nati lungo il versante della produzione di significati Etnografia dei movimenti sociali trastata, cessione di sovranità a favore di organismi egemonici: specie negli ultimi decenni, quasi tutti politici e economici transnazionali (per esempio gli stati nazione, benché siano indeboliti e anche l’Unione Europea). addirittura messi in discussione nella loro sovrani- Di fronte a una politica sempre più debole e tà, hanno sposato il credo dello sviluppo, del pro- incapace di offrire un progetto, a un modello eco- gresso, della crescita incessante, nuclei ideologici nomico sempre più irresponsabile, centrato esclu- del complesso culturale neoliberale, la cui matrice sivamente sulla crescita incessante come unico è la convinzione (o la pretesa) che il mercato possa indicatore utile per migliorare la vita, allo squili- fungere da perno, da modello per tutte le relazio- brio sempre più grande tra accumulazione della ni sociali. Quindi anche lo Stato, la politica, vanno ricchezza e distribuzione delle risorse, riacquistare modellati dal mercato. la propria identità nei movimenti collettivi e sociali C’è poi un terzo polo, quello delle “forme di diviene un’esigenza fortissima. In un mondo per- vita”, in senso lato le popolazioni locali, polo pri- corso da una globalizzazione presentata come una mario di produzione di significati culturali da cui tendenza inarrestabile, un flusso “naturale” di de- nascono i movimenti. Da questo punto di vista, i naro, persone, idee, merci che rappresenta l’apice movimenti sociali producono e esprimono signifi- dell’egemonia ideologica neoliberista, emergono cati culturali alternativi, di contestazione, di pro- dal basso reazioni molteplici. Non solo entro il testa rispetto ai poli di produzione di significati mondo occidentale, ma anche altrove. culturali egemonici. Per di più, nel mondo con- temporaneo che, come ci è stato ripetuto fino alla nausea, è senza confini e forse senza più una forma, 2. La complessità culturale sono all’opera delle pressioni – a livello delle for- me di vita – che sfuggono al controllo centralizzato dello stato, e che possono a volte indurre e generare Penso che un buon punto di riferimento per forme di dissenso e di protesta. inquadrare teoricamente l’organizzazione sociale Apparentemente tali pressioni globali lasciano dei significati culturali propria dei movimenti sia pensare a una perdita o comunque a un indeboli- l’analisi delle modalità di distribuzione sociale del- mento della sovranità nazionale: i discorsi sulla glo- la complessità culturale proposta da Ulf Hannerz balizzazione, su diritti umani e democrazia promet- (1998), che colloca appunto i movimenti sociali tra tono, lasciano intravedere la possibilità di liberarsi le quattro cornici che incanalano e che contribui- da stringenti confini nazionali, da ideologie dell’e- scono comunque a produrre il flusso dei significa- sclusione e della marginalità, la possibilità di spezza- ti culturali. Lo stato, il mercato, le forme di vita, i re le costrizioni di genere, di classe, di andare contro movimenti. Questi ultimi, precisa Hannerz, hanno le strutture di potere locali in direzione di quanto la tendenza, più che a gestire, a modificare i signi- intravisto grazie alle reti sovranazionali, o grazie alle ficati prodotti in modo centralizzato dal mercato e comunità immaginate. C’è da domandarsi fino a che dallo stato, mostrando in particolare un legame pri- punto le promesse globali di libertà e di democra- vilegiato con la cornice delle forme di vita, da cui, zia siano in realtà proiezioni di centri egemonici (del molto semplicemente, il più delle volte tendono a Nord del mondo) in cerca di espansione. emergere: le persone avvertono disagio, insoddisfa- Si parla tanto – i sociologi e gli antropologi in zione, si sentono minacciate dalle condizioni esi-

7 ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) particolare – di transnazionalismo, di diaspore, di che culturali delle persone al vertice. panorami e comunità immaginate, di ibridazioni e Ci troviamo davanti a una molteplicità di que- di flussi di persone, idee, beni e prodotti culturali; stioni, fra cui quella epistemologica e politica a un ma gli stati nazione detengono ancora, in molti casi tempo, della collocazione del ricercatore entro una almeno, saldo in mano il controllo concreto dei cor- disciplina che si è riformulata in senso planetario. pi, per così dire, se non dell’immaginazione. Spesso Studiare verso il basso, studiare verso l’alto, ma anche gli interessi economici e politici richiedono anche studiare di lato, a quale scopo? Entro quale una sovranità indiscussa. Si discute molto a livello progetto culturale, e politico? Molti dei saggi che accademico di nuove forme di cittadinanza, oltre seguono affrontano tale problematica: Lia Viola le appartenenze nazionali, tuttavia la realtà è diver- evidenzia come il confronto con il campo le abbia sa: la sovranità degli stati resta fondamentale per provocato un senso di spaesamento tale da spinger- i diritti, le appartenenze, le possibilità concrete di la da un lato a confrontarsi con i propri strumenti molte persone. Lo vediamo ogni giorno nel modo di comprensione della realtà e dall’altro a porsi do- in cui vengono trattati i profughi siriani e eritrei che mande etiche sul senso della propria ricerca. Emer- cercano di entrare in Europa. ge da ciò un’idea dell’antropologia come fonte di un pensiero critico e di nuove prospettive di analisi utili a generare un sapere in grado di coinvolgere 3. Da che parte stare? anche la nostra società. Silvia Pitzalis centra la sua etnografia sui membri del Comitato Sisma.12, e presenta come chiave interpretativa il termine “exi- La convergenza dell’antropologia verso lo studio lienza”: un neologismo che evoca il “saltar fuori”. dei movimenti sociali credo si possa individuare pen- La volontà degli individui di saltare fuori da una sando al carattere sovversivo e di critica culturale che condizione di sofferenza e di proiettarsi nel futuro. ha contrassegnato la disciplina sin dalle sue origini. In più, il termine contiene un riferimento al riscat- È celebre l’idea dell’antropologia come critica cultu- to demartiniano del proprio essere nel mondo, per rale, per esempio, ma anche quella, precedente, di reagire alle apocalissi culturali (e materiali, come è antropologia radicale, presente nel titolo di un noto il caso del contesto etnografico di Pitzalis). Il termi- libro curato da Dell Hymes negli anni ’70. In quel ne, aggiunge l’autrice, ha anche delle connotazioni libro, Hymes si interrogava, e spingeva la disciplina che lo legano all’innovazione e alla creatività cul- a interrogarsi, sulla propria collocazione: turale. Riprenderò questo punto nella conclusione. In breve, non è una ragione sufficiente studiare un’altra cultura per il semplice fatto che è “altra”. Anche a livello morale e politico debbono esser- 4. I movimenti sociali e la cultura popolare vi buone ragioni per imporre un altro ricercatore americano a un’altra parte del mondo […]. Il fat- C’è un altro aspetto che mi preme sottolineare, to fondamentale che condiziona il futuro dell’an- che attraversa l’analisi dei movimenti sociali, e ri- tropologia è che essa si occupa della conoscenza guarda il loro radicamento–o meno–in un contesto degli altri. Questa conoscenza ha da sempre im- locale. Più in generale, in una sorta di dimensio- plicato responsabilità etiche e politiche, e oggi gli ne “popolare”. Alberto Mario Cirese (1980) con- “altri” che gli antropologi hanno fatto oggetto dei cettualizzava, come è noto, la “cultura popolare” loro studi rendono esplicite e inevitabili quelle nei termini di una convivenza/opposizione fra una responsabilità. Devono essere considerate le con- cultura egemonica e alcune culture subalterne, in seguenze che comportano, per gli individui tra i una società caratterizzata quindi da dislivelli interni quali si lavora, il semplice fatto di stare fra loro, di cultura (e, ampliando l’orizzonte oltre i confini l’acquisizione di conoscenze riguardo alla loro sociali, esterni). Questa concezione riprendeva la vita e la fine che queste conoscenze fanno (Hymes visione di Antonio Gramsci del folklore in termini 1979: 54, 68). di contrapposizione. Per Gramsci, ricordiamolo, il folklore è una: Nello stesso volume, Laura Nader sosteneva che fosse tempo per gli antropologi di iniziare a […] «concezione del mondo e della vita», impli- «studiare chi sta in alto»; per varie ragioni essi si cita in grande misura, di determinati strati (de- erano caratterizzati per «studiare chi sta in basso», terminati nel tempo e nello spazio) della società, osservando persone molto meno dotate di potere e in contrapposizione (anch’essa per lo più impli- privilegi di loro; tuttavia, non meno importante per cita, meccanica, oggettiva) con le concezioni del capire come si determinassero assenza di potere e mondo «ufficiali» (o in senso più largo delle parti povertà, era giunto il tempo di analizzare le prati- colte della società storicamente determinate) che

8 Vincenzo Matera, “Leggere la protesta”. Per un’antropologia dei movimenti sociali

si sono successe nello sviluppo storico (Gramsci sità culturale fra il popolo – definito da Carlo Levi, 1975: vol. III, Q. 27, p. 2311). Pier Paolo Pasolini, Ernesto De Martino, e tutto il filone meridionalista ecc. – e la cosiddetta élite. Poiché i significati culturali prodotti e espressi I contadini friulani di Pasolini, il mondo magico dai movimenti sociali derivano da qualche parte, un di De Martino, la comunità di Eboli di Carlo Levi territorio, una comunità, anche quando vengono sono i “portatori del folklore”, esprimono quelle poi trasfigurati in rete, nell’individuare e interpreta- tradizioni popolari che si legano il più delle volte re determinati messaggi, quali quelli di protesta, di anche alle misere condizioni materiali della loro contestazione, propri dei movimenti sociali, è anco- esistenza. In questo senso nella concettualizzazione ra possibile rimandare a una particolare “concezio- gramsciana, se non in quella di Cirese, poi ripre- ne del mondo e della vita”, come scriveva Gramsci? sa anche da Luigi Lombardi Satriani, il folklore, la La risposta a questa domanda secondo me è ambi- cultura popolare possono essere – di fatto sono – valente: da un lato, è evidente che dentro il grande principio sovversivo. contenitore denominato “cultura popolare” o “lo- Oggi le cose sono molto cambiate. In particolare cale” o ancora “tradizioni popolari” e quindi “for- sono cambiate da quando, come aveva sottolineato me di vita”, non possiamo più individuare gli stessi con straordinaria efficacia Pasolini commentando protagonisti cui si riferiva Gramsci; dall’altro lato è sul principale quotidiano italiano i risultati del re- Etnografia dei movimenti sociali forte il rischio che molte istanze sostenute dai mo- ferendum sul divorzio, si è attuata una mutazione vimenti sociali, proprio perché prive di quel lega- antropologica del popolo italiano: me organico con una concezione del mondo e della vita, si risolvano in una dimensione simbolica che Gli italiani si sono mostrati infinitamente più non intacca i nodi strutturali del potere (economico moderni di quanto il più ottimista dei comunisti e politico) contro cui sono emerse. Questo rischio è fosse capace di immaginare. Sia il Vaticano che il ancora più grande nel caso dei movimenti transna- Partito comunista hanno sbagliato la loro analisi zionali, basati su reti di relazioni virtuali e globali: sulla situazione “reale” dell’Italia. Sia il Vaticano è forte il dubbio che le reti di attivisti siano in gra- che il Partito comunista hanno dimostrato di aver do di conseguire lo stesso effetto di quelle basate osservato male gli italiani […]. Ora il Vaticano sull’interazione faccia a faccia e di creare identità piange sul proprio errore. Il Pci, invece, finge di collettive analoghe a quelle alla base dei movimenti non averlo commesso ed esulta per l’insperato nazionali, nemmeno quando le istanze delle “popo- trionfo. Ma è stato proprio un vero trionfo? Io lazioni locali”, dei cittadini, di coloro che compon- ho delle buone ragioni per dubitarne. […]. La gono le forme di vita, emergono a livello politico in mia opinione è che il cinquantanove per cento posizione prevalente (il caso del Movimento 5stelle dei “no”, non sta a dimostrare, miracolisticamen- in Italia e, su scala ancora più evidente, il caso di te, una vittoria del laicismo, del progresso e della Tsipras in Grecia o di Podemos in Spagna ne sono democrazia: niente affatto: esso sta a dimostrare esempi evidenti). invece due cose: che i “ceti medi” sono radical- Vale a dire, è forte il rischio che la protesta non mente – direi antropologicamente – cambiati: i generata da una proposta di vita concretamente al- loro valori positivi non sono più i valori sanfedi- ternativa, degeneri in forme di violenza puramente sti e clericali ma sono i valori […] dell’ideologia fini a se stesse, che possono paradossalmente rive- edonistica del consumo e della conseguente tol- larsi alla fine utili a consolidare proprio quei po- leranza modernistica di tipo americano. […] che teri che vorrebbero contestare e mettere in crisi. l’Italia contadina e paleoindustriale è crollata, si è Del resto, è nota la dinamica secondo cui il potere disfatta, non c’è più, e al suo posto c’è un vuoto controlla la maggioranza costruendo una minoran- che aspetta probabilmente di essere colmato da za (Deleuze 1997) e demonizzandone le azioni. Lo una completa borghesizzazione […]. abbiamo visto concretamente negli scontri avvenuti Il “no” è stato una vittoria, indubbiamente. Ma la a Milano il 1 maggio 2015 in occasione dell’inaugu- reale indicazione che esso dà è quella di una “mu- razione dell’EXPO. tazione” della cultura italiana: che si allontana tanto dal fascismo tradizionale che dal progressi- smo socialista” (Corriere della sera del 10 giugno 5. La mutazione antropologica 1974, poi in Pasolini 1975). Si inserisce qui, come avevano ben colto i teorici Nell’Italia dell’immediato dopoguerra quegli di Francoforte, la dimensione del potere del mer- strati della società portatori di visioni del mondo cato, e del consumo. Si perde quindi quella carica alternative erano ancora ben presenti, al punto che sovversiva di una visione del mondo alternativa, si poteva indubbiamente parlare di una forte diver-

9 ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) quell’elemento di contrapposizione che caratterizza 6. Repertorio della protesta e repertorio popolare con Gramsci la produzione e l’espressione di signi- ficati culturali alternativi, che mostrano che rispetto In tale quadro, paiono essere utili alcune no- ai modelli sociali e culturali dominanti ci sono delle zioni, come chiavi di lettura ulteriori: il concetto alternative. Altri modelli di organizzazione cultura- di “repertorio della protesta” per mettere a fuoco le e sociale, locali, solidali, altre modalità della crea- in contesti di ricerca etnografica le caratteristiche tività culturale, che hanno un riferimento empirico della mobilitazione in territori – specifici “dove” – a comunità storicamente determinate, pur con tutti diversi (Tilly 1978). I modi in cui individui e gruppi i loro limiti e la loro drammaticità, e che possono esprimono insoddisfazione, disagio sociale, richie- essere una alternativa e una critica al presente. Ma ste o rivendicazioni. Di fronte a una situazione con- esistono davvero alternative alle forze del progres- flittuale si ricorre a azioni, gesti, pratiche in qualche so, della nazione, della globalizzazione? Scriveva maniera familiari. Gli individui usano ciò che han- ancora Pasolini: no imparato a fare. Si tratta di ciò che Touraine ha definito la “storicità” dei movimenti (un insieme di L’Italia non è mai stata capace di esprimere una modelli culturali, cognitivi, economici, etici, attra- grande Destra. […]. Tale salto qualitativo – la verso i quali una collettività costruisce le proprie trasformazione radicale e rapida che ha investito relazioni con l’ambiente). L’azione di protesta, in- il mondo sociale italiano – riguarda dunque sia i dividuale e poi – se accolta e condivisa – collettiva fascisti che gli antifascisti: si tratta infatti del pas- si gioca, si articola a partire da pratiche consolidate. saggio di una cultura, fatta di analfabetismo (il Ciò ricorda la dinamica messa in luce in un memo- popolo) e di umanesimo cencioso (i ceti medi), rabile saggio, Il folklore come forma di creazione au- da un’organizzazione arcaica, all’organizzazione tonoma, del 1929, da due grandi studiosi di tradi- moderna della “cultura di massa”. La cosa, in re- zioni popolari, Roman Jackobson e Petr Bogatirev: altà, è enorme: è un fenomeno di “mutazione” an- l’espressività peculiare della cultura popolare è col- tropologica. Soprattutto forse perché ciò ha mu- lettiva, passa dal filtro di quella “censura preventiva tato i caratteri necessari del Potere. La “cultura comunitaria” per cui un contenuto, un messaggio di massa” […] è direttamente legata al consumo, – canto, danza, musica, norma rituale, valore mo- che ha delle sue leggi interne e una sua autosuffi- rale – se non è condiviso e socializzato non passa, cienza ideologica, tali da creare autonomamente non sopravvive. Le tradizioni popolari non hanno un Potere che non sa più che farsene di Chiesa, un autore, non hanno originali, vivono delle azioni Patria, Famiglia [valori – religione civile], e altre ripetute e abitudinarie delle persone che le eseguo- ubbie simili. L’omologazione “culturale” che ne è no, ammettono la variazione nei termini dell’im- derivata riguarda tutti: popolo e borghesia, ope- provvisazione contestuale, del qui e ora, dell’estro rai e sottoproletari. Il contesto sociale è mutato creativo riconosciuto dalla comunità ma sempre nei nel senso che genera tutti gli italiani. Non c’è più limiti di una stessa trama. Lo stesso accade nella dunque differenza apprezzabile – al di fuori di cultura popolare: un singolo può ovviamente in- una scelta politica come schema morto da riempi- trodurre delle innovazioni, delle modificazioni, che re gesticolando – tra un qualsiasi cittadino italiano diverranno parte della tradizione solo dopo che la fascista e un qualsiasi cittadino italiano antifasci- comunità le ha accettate e accolte come valide per sta. Essi sono culturalmente, psicologicamente e, tutti. È probabile che anche le forme della protesta quel che è più impressionante, fisicamente inter- sociale emergano attraverso un simile meccanismo, scambiabili. Nel comportamento quotidiano, mi- come del resto appare, sia pure con sfaccettature mico, somatico non c’è niente che distingua […] diverse, in particolare nei saggi di Silvia Pitzalis e di un fascista da un antifascista (di mezza età o gio- Sabina Leoncini. vane: i vecchi, in tal senso possono ancora esser C’è anche un altro punto, a mio parere, che av- distinti tra loro) (Corriere della sera del 10 giugno vicina lo studio antropologico dei movimenti socia- 1974, poi in Pasolini 1975). li a quello delle tradizioni popolari. Le tradizioni popolari sono fatti sociali: sono di tutti; non c’è Successiva all’omologazione nazionale di cui l’autore, non c’è individualismo, non c’è il leader, parlava Pasolini, sta accadendo una sorta di omolo- per spostare il discorso sul piano politico, come in- gazione planetaria per l’erosione progressiva delle vece è proprio dell’ambito politico canonico, per sovranità nazionali provocata dai processi globali (e così dire. Collaborazione, cooperazione e comunità dal Potere del mercato). sono i tratti propri dei movimenti sociali, almeno nelle fasi iniziali, proprio come accade per un’opera della tradizione popolare che non può non presup- porre (o aver presupposto) un gruppo sociale che

10 Vincenzo Matera, “Leggere la protesta”. Per un’antropologia dei movimenti sociali l’accolga e la faccia propria. In entrambi i casi si Uno slogan, un gesto, un atto di violenza contro tratta di creazione culturale collettiva. se stessi o contro altri può essere facilmente rappre- Per coloro che sono abituati – grazie alla tradi- sentato come insensato, come folle, come segnale zione letteraria e alla sua forza indubbia – a ritenere di fragilità psicologica individuale, ma può anche che la creatività richieda la scrittura, e che un’opera essere letto come un fatto sociale (Rivera 2012). d’arte nasca quando il suo autore la mette in forma I movimenti sociali possono dunque essere inter- scritta, così come a ritenere che la politica sia ge- pretati come un indice dello stato morale della so- rarchia, individualismo, questo è già un messaggio cietà (Durkheim 2007 [1897]). Appare allora una forte. Viceversa, le strategie e le pratiche d’azione questione cruciale da affrontare: i significati cul- dei movimenti agiscono, oltre che a livello politico, turali della protesta, della contestazione, prodotti parallelamente a livello culturale e a livello econo- e espressi dai movimenti sociali, derivano da una mico. A livello culturale, in genere i movimenti si «particolare visione del mondo e della vita» che si pongono contro la deriva consumistica e i princi- presenta come alternativa al modello egemonico pi neoliberali propri della società dei consumato- contemporaneo? Oppure la concezione del mondo ri, una società che ha trasformato tutto in merce, e della vita è comunque la stessa, secondo una omo- finanche i legami sociali. Dopo una lunga stagio- geneizzazione ormai inattaccabile e radicata nelle ne in cui ha imperato l’individualismo, quindi, le coscienze, domina ovunque nel mondo al punto Etnografia dei movimenti sociali pratiche economiche alternative possono divenire che qualsiasi protesta è alla fine nient’altro che un strumenti per ridisegnare la quotidianità, prove per modo differente di “gesticolare”, come concludeva una strategia di partecipazione e di resistenza. Pasolini? Sono interrogativi credo rilevanti. Nello La rivisitazione di tratti e di modelli cultura- studio etnografico dei movimenti sociali, che sono li tradizionali ha la potenzialità di trasmettere un anche politici e quindi comunque implicano una messaggio. Di esprimere i desideri, le speranze, ma dimensione conflittuale, la necessità di decidere da anche il disagio che emergono nel presente a con- che parte stare è inevitabile, come appare evidente dizione di scavare sotto la superficie della mono- in molti dei saggi che seguono. Nel presentare tale cultura, solo apparente. Un messaggio che trae le problematica sottolineo la necessità che l’antropo- sue forme e i suoi contenuti da una combinazione, logia conquisti per se stessa uno spazio maggiore un mescolamento tra le esigenze delle persone che nella sfera pubblica, un punto questo argomentato si sentono sempre meno a loro agio in un presente in modo provocatorio da Angela Biscaldi nel suo solcato e pressato da forze e processi esterni, con saggio. È cruciale, sottolinea ancora Biscaldi, anche cui non è sempre facile né vantaggioso interagire, la capacità di discutere e rinegoziare condizioni con e tratti e modelli espressivi, di relazione, di solida- i soggetti coinvolti nella ricerca, fino a costituire un rietà radicati nel locale, che offrono strumenti per aspetto decisivo per la percezione sociale dell’an- interagire in modo meno passivo con quelle forze e tropologo e del suo ruolo. quei processi.

8. La legge del mare 7. Leggere le forme di protesta Concludo con un breve esempio. Damiano Sfer- L’interesse per i movimenti per quanto mi ri- lazzo, vicesindaco di Lampedusa, è anche un pe- guarda si situa nel fatto che in quanto forme di scatore; nei giorni caldi degli sbarchi e delle stragi gestione della produzione e della circolazione dei nel mare di Lampedusa, ha rilasciato un’intervista. significati, sono comunque indice di qualcos’altro. È un esempio che restituisce la parola a un prota- Faccio qui esplicito riferimento al paradigma in- gonista della “località”, pur se ben incastrato anche diziario di Carlo Ginzburg (1986), uno strumento nella dimensione globale della comunicazione, dei per dissolvere l’opacità della realtà, attraverso una processi migratori, della politica. lettura accorta delle spie, delle tracce che permet- tono di ricostruire connessioni più profonde, tra- Il pescatore ha impresso nella mente e nel cuore sformazioni sociali e culturali, che gettano una luce la sua legge del mare, e la legge del mare è quella diversa sui fenomeni superficiali. L’immaginazione di non voltare mai le spalle a nessun essere umano antropologica serve per questo anche all’etnografo, che sia in acqua, che chieda aiuto, che abbia biso- per individuare connessioni e aperture più ampie gno di soccorso. Da parte di un pescatore non si rispetto alla biografia e alla storia individuale e, at- verificherà mai che lasci, che abbandoni, una per- traverso queste, collettiva: «tracce magari infinitesi- sona in mare, perché questa è una legge non scrit- mali consentono di cogliere una realtà più profon- ta ma che è impressa nella testa e nel cuore dei da, altrimenti inattingibile» (Ginzburg 1986: 165). pescatori, in special modo – oserei dire – nel cuo-

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re dei pescatori di Lampedusa, perché non sono Gramsci A. mesi e non è un solo anno che noi accogliamo e 1950 [1929] Letteratura e vita nazionale, Einaudi, Torino. che noi salviamo le vite in mare: è da sempre! Mio 1975 Quaderni del carcere (a cura di V. Gerratana), Ei- nonno già me ne parlava, quindi è una cosa che naudi, Torino. va oltre le leggi. Poi, è chiaro che ci vogliono delle leggi che non impediscano ai pescatori di salvare Hannerz U. le persone in mare, anche perché nel momento in 1998 La complessità culturale, Il Mulino, Bologna. cui ci fosse una legge che vietasse ancora di più – la Bossi-Fini già lo fa – al pescatore di salvare vite Hymes D. umane, non potrebbe mai verificarsi comunque 1979 Antropologia radicale, Il Mulino, Bologna. uno stop alla voglia di salvare del pescatore. Poi, è chiaro, la Bossi-Fini è una legge che penalizza, Marcuse H. c’è il sequestro della barca, si viene indagati, e via 1999 [1964] L’uomo a una dimensione, Einaudi, Torino. dicendo […] però il pescatore aiuterà sempre. (http://it.radiovaticana.va/storico/2013/10/05/ Melucci A. lampedusa%2C_i_pescatori_continueremo_a_ 1982 L’invenzione del presente. Movimenti sociali nella salvare_chi_chiede_aiuto/it1-734719). società complessa, Il Mulino, Bologna. 1988 Getting involved: identity and mobilization in social movements, in Klandermans B., Kriesi H., È forse in questo senso che i modelli culturali Tarrow S. (eds), From structure to action: com- locali, tradizionali, popolari possono essere del- paring social movement research across cultures, le risorse per il presente, non solo dei retaggi del International social movement research, Vol. I, passato, possono mantenere ancora la capacità di Greenwich, Conn: 329-348. contrapposizione di cui parlava Gramsci, e soste- nere una critica, anche forte, delle linee culturali Pasolini P. P. dominanti. 1975 Scritti corsari, Garzanti, Milano.

Rivera A. 2012 Il fuoco della rivolta, Dedalo, Bari.

Thompson E. Riferimenti bibliografici 1969 Rivoluzione industriale e classe operaia in Inghil- terra, Il Saggiatore, Milano. Adorno T., Horkheimer M. 1997 [1944] Dialettica dell’Illuminismo, Einaudi, Torino. Tilly C. 1978 From mobilization to revolution, Addison-Wesley, Appadurai A. Reading Mass. 2001 Modernità in polvere, Meltemi, Roma. Touraine A. Bourdieu P. 1988 Il ritorno dell’attore sociale, Editori Riuniti, Roma. 2009 Il dominio maschile, Feltrinelli, Milano. 1993 Critica della modernità, Il Saggiatore, Milano. 1997 Eguaglianza e diversità. I nuovi compiti della de- Cirese A. M. mocrazia, Laterza, Roma-Bari. 1980 Cultura egemonica e culture subalterne, Flaccovio, Palermo.

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Durkheim E. 2007 [1897] Il suicidio, Rizzoli, Milano.

Ginzburg C. 1986 Miti, emblemi, spie, Einaudi, Torino.

12 antropologica inItalia “Vietato mormorare”.Sullanecessitàdellaricerca contemporanea. Lerisposte alledomande«chiè in Oceania,Amazzonia, èveroanchenell’Italia estremamente differenti.Se questoèveroinAfrica, come deisingoliindividui, rivestendosidisignificati tegorie cognitiveevaloriali deidiversicontesticosì affatto scontataoneutra, ma interagisceconleca- complessa perchélafiguradelricercatore non è anche quando“giochiamoincasa”.Èunacosa casa nostra.Fareetnografiaèunacosacomplessa diminuisce ungranchéquandofacciamoricercaa pologi italiani–alfattochequestadifficoltànon specifica èstatadedicata–soprattuttodagliantro- 2004). Menoattenzioneemenoriflessioneteorica Marcus, Fischer1986;Fabietti1993,1998;Biscaldi 1955; Casagrande1979;Clifford,Marcus1986; di potereecondizionamentipolitici(Lévi-Strauss traduzione, ecc.)cosìcomeastrutturaliasimmetrie visibile checostituiscelacultura,ilproblemadella di unanuovalinguaetuttaquelladimensionein- vista delnativo”(lospaesamento,l’apprendimento parare avedereedescriverelecose“dalpuntodi di questionicheriguardanolacomplessitànell’im- ed èstatoperlopiùdiscussoinrapportoaunaserie antropologico inrelazioneaicontestiextraeuropei oggetto diampiariflessionenellastoriadelsapere munità. Il problema dell’accesso al campo è stato tecipazione direttaeprolungataallavitadellaco- caso dellaricercaetnografica,cheimplicalapar cercatori macheèparticolarmenteaccentuatanel una difficoltàchecertosperimentanooggimoltiri- associazioni, aziende–cheintendiamostudiare, comunità –sianoessequartieri,scuole,ospedali, re accettatiericonosciuticomeinterlocutoridalle Angela Biscaldi nella sferapubblica alcune considerazionisulruolodell’antropologia queste “ovvietà”(Herzfeld2001),vorreiproporre che oggipraticanol’etnografiainItalia.Apartireda cune riflessionisulledifficoltà incontrate da coloro All’inizio diogniricercac’èladifficoltàaesse- In questo intervento mi propongodiesporre al- 1 . 1. L’accessoalcampo - pologo viene confusoconunaseriedi figure,dal con l’altra.Laprimaconsiste nelfattochel’antro- tra lorocollegate,destinate adamplificarsil’una 2012: 62). sapere specifico,meditato, approfondito»(Puccini tropologi raramenteappaionocomeportatoridiun giche, sanguediSanGennarooUFO;«glian- Sandra Puccini(2012)–perparlaredipratichema- ne ricordano–comehasottolineatoinunarticolo ti socialibizzarri;sesiricordanocheesistono, sei, otuttalpiùallostudiosodisuperstizionifat- associano almisuratoredicrani,custodemu- Quei pochipoichepensanodisaperechisono,li gi, questononcapitaquasimaicongliantropologi. parere autorevole–dipsicologi,educatori,sociolo- avverte lanecessità–esirichiedel’interventooil va antropologica(Dei2007).Seinmolticontestisi co oggettodistudiononchéutilitàdellaprospetti- sociologo, del giornalista, ma fatica a mettere a fuo- prenderlo. Riconoscelafiguradellopsicologo,del cosa studia,edèabbastanzaimpermeabileacom- la gentecomunenonsachièl’antropologo,che educatori (Biscaldi2013)–misonoresacontoche sabilità educativa,chehainteressatofamiglieed ratori sanitari(Biscaldi2012),l’altrasullarespon- coinvolto giovanidonneitalianeemigrantiope- sull’interruzione volontariadigravidanzacheha cifici delsapereantropologicocomecritico. costituisca unodegliaspettipiùinteressantiespe- (del nondetto,delpregiudizio,sensocomune) questo ampio sfondo culturalesottesoalla ricerca to esplicitodiriflessione – inglobandolo anche su questidati. siamo raccogliereealleriflessionichefaremopoi se nondeterminante,aidatichedecidiamoepos- Esse orientanoeconferisconounsensoimportante, della nostraconoscenzaedescrizionedelcampo. ci apprestiamoastudiareesonopartecostitutiva indicazioni importantisulcontestodiricercache lui?» «cosadireecosanondire?»ciforniscono cosa vorràdame?»«comemidevorapportarea questa personachevienequiperstudiarmi?»«che Questa ignoranzadiffusa ha dueconseguenze, Nelle mie due ricerche condotte in Italia – una Credo chepropriolacapacitàdirendereogget-

Etnografia dei movimenti sociali ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) sondaggista al giornalista d’assalto, figure “mordi e solo dichiarandoci per quello che siamo realmente – fuggi” che bruciano i campi nei quali passano, ali- antropologi! – possiamo dare vita a un confronto di mentando sospetto, se non risentimento, per una intenzionalità comunicative tra uomini, che è il pun- modalità aggressiva di raccolta e una superficialità to di partenza di quella interazione discorsiva che, di analisi dei dati. La seconda conseguenza è la dif- attraverso l’incontro, permette la costruzione di un fidenza o la paura a farci entrare come osservatori sapere (Fabietti 1999). Le resistenze, di varia natura, partecipanti nei contesti nei quali vorremmo ope- a questo incontro ci dicono molto delle rappresenta- rare (oltre alla confusione metodologica su cosa sia zioni culturali di una comunità. I modi per far fron- l’osservazione partecipante, ma questo è un altro te a queste resistenze, a loro volta, ci parlano di noi problema). Per quanto riguarda la mia esperienza, (dei nostri pregiudizi, dei nostri valori, delle nostre consultori e istituzioni ospedaliere hanno dimostra- categorie di riferimento), come ricercatori e come to un vero e proprio “terrore” non solo a ospitare intellettuali. Inoltre, l’onestà e la trasparenza sulle un osservatore esterno ma anche ad aprire un dia- ragioni e gli scopi della nostra presenza, così come logo con la dimensione della ricerca. Gli educatori la capacità di discutere e rinegoziare condizioni con hanno sulla bocca una parola quasi magica “legge i soggetti coinvolti nella ricerca, possano costituire sulla privacy” (potremmo studiare il valore perfor- un aspetto decisivo per la futura percezione sociale mativo di questa espressione esattamente come stu- dell’antropologo e del suo ruolo (Appadurai 1986; diamo un rituale zande) in base alla quale esprimere Todorov 1988; Brettel 1993). un giudizio critico su qualsiasi cosa diventa auto- maticamente un reato, secondo una libera e perso- nalissima interpretazione della legge. I dirigenti, di 2. La comunicazione dei risultati della ricerca vario ordine e grado, considerano la collaborazione alla ricerca una sgradevole seccatura. E quando riu- sciamo a entrare e a fare ricerca attraverso qualche Questo ci porta a un secondo punto. Se voglia- disguido del possibile, i contesti ci tollerano come mo rivendicare la legittimità del nostro ruolo – non una scomoda presenza, sempre sospettosi, a tratti cercare scappatoie – allora dobbiamo interrogarci infastiditi, raramente alleati. sulla nostra responsabilità in tutti questi fraintendi- Credo che dovremmo interrogare seriamente la menti, mettere in discussione il modo in cui abbia- nostra società su questa paura. Che cosa nasconde? mo fatto ricerca e ci siamo presentati pubblicamen- Chi realmente protegge il silenzio dei “responsabi- te, fatti conoscere, abbiamo parlato e comunicato li”? Chi quello della gente comune? In che modo, alla società negli anni passati e continuiamo a farlo. ad esempio, l’educatore che non parla, o mente Penso sia importante imparare a comunicare i sul numero di bambini migranti in aula, dovrebbe risultati della ricerca “anche” a un pubblico non “proteggere” le famiglie? In che modo il consulto- specialistico e con un linguaggio accessibile; impa- rio che rifiuta la ricerca, tutela le donne migranti rare a restituire ai soggetti che ci hanno confidato che ricorrono all’interruzione volontaria di gravi- una parte delle loro vite qualcosa che li ripaghi del- danza? E quindi: perché l’osservatore partecipante lo sforzo, del tempo che ci hanno dedicato, aiutan- oggi fa paura? doli al tempo stesso a capire chi siamo e che cosa Il problema non è solo e tanto ottenere i dati per facciamo, rendendoli partecipi di quello sguardo fare ricerca, elemento che comunque ha la sua im- critico che è il contributo più importante e necessa- portanza perché occorre esserci e vedere per fare rio dell’antropologia come sapere della differenza. ricerca etnografica. Non stiamo qui parlando sem- Condurre ricerca, avendo in mente l’importanza plicemente di un accesso al campo strumentale. Si della mediazione del sapere e della comunicazione tratta di rivendicare la legittimità e l’utilità sociale di dei risultati, implica almeno due elementi. Il primo un ruolo e di una presenza, non di ottenere in qual- è la capacità di collaborare attivamente, in tutte le che modo informazioni, magari fingendosi chi non si diverse fasi della raccolta dei dati, con i diversi at- è, intrufolandosi di nascondo, mentendo sulla pro- tori sociali incontrati sul campo, alimentando quel pria identità per “carpire” dati (Marzano 2008). senso di responsabilità e reciprocità grazie al quale Credo sia grave omettere nei nostri testi questa si riconoscono alle comunità studiate da un lato il difficoltà e dare per scontato, “naturalizzare” il fatto diritto a conoscere le criticità che la lettura antro- di dover avere a che fare quotidianamente con una pologica ha messo in evidenza, dall’altro le compe- società paralizzata dalla paura – paura di parlare, tenze – la dignità – per potersi confrontare con esse paura di affrontare i problemi e individuare respon- e discuterle (Low, Merry 2010; Besteman 2013): sabilità. Meglio fare i conti con il rifiuto – eleggen- condurre ricerca “con” una comunità, non sempli- dolo a oggetto di ricerca – che ottenere dati con cemente “in” una comunità (Johnston 2010). Il se- qualche tipo di mascheramento o inganno. Infatti, condo elemento è il coraggio di accettare il contatto con pubblici differenti ed eterogenei e con il giudi-

14 Angela Biscaldi, “Vietato mormorare”. Sulla necessità della ricerca antropologica in Italia zio severo che l’accademia riserva a chi oltrepassa dovremmo iniziare a prendere in considerazione il gli steccati (Scheper-Hughes 2009). fatto che la ricerca può partire dalla pubblicazione Se guardiamo infatti a quello che facciamo e a di un libro, non necessariamente finire in esso. Che come si costruisce la figura accademica dell’antro- una volta raccolti i dati, costruito ipotesi interpreta- pologo, il quadro è ben diverso da quello fin qui tive, evidenziato criticità, è importante “anche” im- delineato. Sono ignorati dalla comunità accade- parare a comunicare tutto questo a un pubblico più mica, da noi stessi – in quanto considerati “non ampio. L’alternativa consiste nel lasciare che sulla scientifici” – interventi pubblici per avvicinare alla scena pubblica prendano parola altre figure, o che prospettiva antropologica, far capire perché la so- si crei una frattura paradossale tra l’antropologo- cietà dovrebbe aver bisogno di noi – e promuovere ricercatore, l’antropologo applicato e l’antropologo un approccio critico – così come sono esclusi dalla professionista – chi pensa, chi applica, chi lavora. valutazione della produttività dei dipartimenti i co- siddetti testi “divulgativi”, testi rivolti agli opera- tori sociali scritti con un linguaggio meno tecnico. 3. Il coraggio di prendere parola “Divulgare” è praticamente un’onta nelle nostre carriere. Anche laboratori o gruppi di ricerca che È mancata per molto tempo e ancora manca la sembrano proporre nel proprio statuto un approc- Etnografia dei movimenti sociali cio pratico o pubblico di fatto poi si caratterizzano volontà di entrare nel merito dei problemi della con- per una certa autoreferenzialità e incapacità di usci- temporaneità non dico con soluzioni (non abbiamo re dalla retorica accademica. Quello che abbiamo certo la bacchetta magica) ma almeno con le idee detto torniamo, tra noi, a dirci. Che fuori – dove chiare sul tipo di indirizzo da prendere nella solu- si vive e si prendono decisioni – nessuno sappia o zione dei problemi e con indicazioni per operatori, capisca, pazienza. amministratori, politici. È mancata e manca la capa- Occorrerebbe una riflessione seria, nonché una cità di dialogare con il mondo politico e di accedere presa di posizione, sulla gerarchia dei valori episte- alla visibilità (anche mediatica), con prese di posi- mici dell’accademia: che cosa l’Università – oggi zioni autorevoli su problemi sui quali sappiamo di anche la comunità scientifica europea – chiede a avere qualcosa da dire e dobbiamo dirlo, in modo noi scienziati umani? Quali riflessioni e quali lin- comprensibile. Forte e chiaro, non mormorato, guaggi? Come questi contribuiti possono applicar- come suggerisce Ulf Hannerz in un suo contributo, si, relazionarsi ai contesti in cui lavoriamo? Così nel quale esorta gli antropologi a saper parlare a tutti mantenendo un livello di referenza adeguato: come occorrerebbe analizzare in profondità i pro- cessi di “costruzione” della scientificità nella nostra comunità antropologica, una costruzione che fini- Per cominciare, è vietato mormorare. Se persone sce con l’espellere forme alternative di produzione esterne alla disciplina dovessero chiedere che cosa e comunicazione del sapere, e quindi squalificare fa un antropologo, e che cos’è l’antropologia, si tutto quello che non autolegittima una certa visione cerchi di avere pronta una risposta ragionevolmen- del mondo – esattamente come avviene nelle co- te chiara e semplice, da articolare prima che l’at- smologie che siamo soliti studiare. Scaltri nel met- tenzione dell’interlocutore cominci a vacillare. Si tere a nudo le contraddizioni degli altrui sistemi di cerchi anche di rendere chiara la connessione tra la pensiero, vogliamo continuare a muoverci nel no- propria visione della disciplina in generale e il pro- stro con ingenua passività? Continuare a studiare prio particolare interesse di ricerca. Inoltre si adatti società e cultura pensando, come ricercatori, di non quella risposta a interlocutori diversi, in modo da farne parte? (Rabinow 2008; Duranti 2010). Del poter dire la stessa cosa in modi diversi a seconda resto, i nostri cosiddetti progetti di ricerca spesso delle necessità: agli studenti in un corso introdutti- “finiscono in” e “con” una pubblicazione. Spesso vo, alle persone di cultura media, ai presidi di facol- sono pubblicazioni iperspecialistiche che non leg- tà, ai vicini di casa (Hannerz 2012: 227). ge quasi nessuno o che noi infliggiamo a qualche Le conseguenze di questo modo di comunicare studente inserendole nel programma di un anno – o meglio di non comunicare, scegliendo di restare d’esame (come ci chiedono le case editrici a garan- confinati nel linguaggio dell’accademia – si ripercuo- zia della pubblicazione). Negli ultimi tempi poi si è tono sulle difficoltà di accesso al campo, creando un imposta la scelta dell’inglese come lingua franca in- circolo vizioso di rifiuto, incomprensione, frainten- ternazionale (Dei 2012) che in Italia ci allontana an- dimenti di ruolo, sensazione di inutilità della ricerca cora di più dai soggetti e dai contesti studiati. Dopo antropologica da parte del sociale, mancanza di mo- la ricerca ci si dimentica degli “attori sociali”, an- tivazione da parte dei giovani ricercatori. che con una sorta d’indifferenza snob, per parlare Queste difficoltà ci devono spingere anche a di loro nel linguaggio cifrato dell’accademia. Forse una doverosa autocritica: per chi facciamo real-

15 ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) mente ricerca? per noi? per le pubblicazioni che della complessità in cui viviamo; il fatto è che noi ci permetteranno di fare carriera? per accrescere non dovremmo subirla, o fare spallucce o sospiri nei un sapere teorico astratto che servirà, poi, a chi? corridoi, ma trovare il modo di affrontarla. e in che modo? a costruire illuminanti connessio- ni intellettuali? illuminanti per chi? e ancora: che In conclusione, credo che uno dei più importan- cosa restituiamo della nostra presenza sul campo ai ti elementi di legittimazione della ricerca etnografi- soggetti indagati? in che modo? per quale motivo ca oggi in Italia, il principale criterio di valutazione dovrebbero permetterci l’accesso ai loro contesti di della sua validità, si basi sulla sua onestà e trasparen- lavoro o di vita? za (nei presupposti teorici, metodologici ed etici) e Certo è molto più facile rifugiarsi nei tecnicismi sulla sua “forza” nella restituzione dei risultati nella che tornare a confrontarsi umanamente e diretta- società (Pavanello 2009). Non è tanto fare ricerca mente con le persone che abbiamo conosciuto sul su temi di ampia rilevanza sociale o di moda, quan- campo – sia qui sia a 10.000 chilometri di distanza to contribuire al formarsi di una coscienza sociale – e trovare il linguaggio e le modalità per condivi- critica. Se non vogliamo diventare i primi artefici dere il sapere. È molto difficile anche dire che le della nostra inutilità, dobbiamo quindi affiancare cose non vanno (ma dirlo ai diretti interessati, non ad analisi tecniche rigorose, la produzione di mo- dircelo tra di noi) e proporre possibilità di cambia- delli teorici specifici (Remotti 2013), la capacità di mento, confrontarsi sui problemi, presentare al no- dialogare con le persone, motivarle e coinvolgerle stro pubblico la lettura antropologica, la sua utilità, in prima persona in un processo di cambiamento, anche a costo di scelte dolorose. che oggi tutti riteniamo indispensabile. In questi anni spesso mi sono sorpresa, ad esem- Io credo che dovremmo imparare a chiarire chi pio, dello scarso interesse, della scarsa disponibilità siamo, a scrivere “anche” in modo comprensibile all’ascolto della restituzione dei dati da parte dei (se non per tutti, almeno per molti), a esporci, a soggetti e dei contesti indagati. Ma come, sono qui, motivare le ragioni profonde della prospettiva an- vengo a presentarti i risultati della ricerca sul tuo tropologica come prospettiva critica. servizio – se sei un dirigente – oppure ti racconto Abbiamo la responsabilità storica di difendere chi sono gli adolescenti del bacino di utenza a cui e insistere sulla necessità dell’uso dell’antropologia ti rivolgi – se sei operatore in un consultorio – op- culturale nello spazio pubblico, di trovare il corag- pure ti restituisco i problemi evidenziati dalle tue gio di “prendere la parola” in modo chiaro e ac- famiglie – se sei un educatore – e tu – dirigente, cessibile, imparando a muoversi sul terreno minato educatore o operatore – non ti interessi? Capita di una comunicazione mediatica «che antepone la sempre più spesso che contesti organizzativi rifiu- polemica alla comprensione» (Dei 2007), le con- tino la presenza di un ricercatore che spesso anche trapposizioni nette alle riflessioni analitiche, i tempi gratuitamente si presta per proporre una riflessio- contratti del consumo a quelli lunghi del pensiero. ne critica sulla qualità del loro servizio, entrando Come scrive Gabriella D’Agostino: nel merito delle pratiche quotidiane. Il paradosso è che poi questi stessi contesti, che ci hanno rifiutato Si deve fare etnografia a casa, e la devono fare come osservatori partecipanti, richiedono il nostro gli antropologi, più degli altri, nelle scuole, negli intervento in qualità di “formatori”, o “esperti” sui ospedali, nelle carceri, negli uffici pubblici, in tut- temi tecnici e generici che hanno in agenda, magari te quelle istituzioni e luoghi preposti alla riprodu- del tutto irrilevanti rispetto ai problemi che abbia- zione di assetti sociali, alla formazione di indivi- mo rilevato o alle finalità del servizio. dui, alla costruzione e gestione dell’“ordine” che A un arroccamento dell’intellettuale nel proprio non ammette eccezioni, che riproduce gerarchie, mondo corrisponde un’analoga chiusura degli ope- che ribadisce “poteri”, più o meno potenti e sot- ratori, dei dirigenti, dei politici nel loro. Ognuno tili, che stabilisce chi è “dentro” e chi è “fuori”, utilizza le proprie categorie interpretative, sordo al chi “dà” e chi “prende”. La devono fare gli antro- linguaggio dell’altro. Credo che anche questo sia da pologi per quella speciale postura che essi sanno attribuire alla scarsa comprensione del valore socia- assumere, per quella consapevolezza della costru- le della ricerca, alla scarsa educazione al dialogo tra zione dell’“oggetto” della loro ricerca, per la ca- prospettive, interessi, responsabilità. Nella marea di pacità di guardare oltre le apparenze, per la sen- “offerte”, la riflessione critica finisce con l’essere solo sibilità con cui sanno svelare dinamiche e qualità una cosa tra le tante, anche una di quelle con meno delle interazioni, per il tipo di interrogativi che appeal. Si crea quindi uno scollamento tra le nostre sanno porsi e porre e la spessa sottigliezza delle intenzionalità conoscitive e applicative e le esigenze risposte che sanno trovare, analizzare e riformu- di lasciare tutto come è delle organizzazioni, di cau- lare, per l’esercizio cui la pratica disciplinare li telarsi, di evitare noie. Certo, anche questo è parte ha addestrati nella comprensione e restituzione

16 Angela Biscaldi, “Vietato mormorare”. Sulla necessità della ricerca antropologica in Italia

di “angoli di mondo”, di quello degli altri e del Biscaldi A. proprio (D’Agostino 2013: 7-8). 2004 Our bad language. Creolizzazione linguistica e con- flitto nell’isola di Antigua, CISU, Roma. E questo è forse il vincolo più grave e al tem- 2009 Relativismo culturale. In difesa di un pensiero libe- po stesso la particolare libertà del ricercatore oggi, ro, Utet, Torino. quella di evidenziare nel contesto della ricerca – 2012 Un figlio è sempre un figlio, Padus, Cremona. proprio perché è un contesto non “oggettivo”, ma 2013 Etnografia della responsabilità educativa, Archeti- “umano” , proprio perché il ricercatore non finge po, Bologna. di essere altro da quello che è, e non dissimula il proprio interesse di studio, né le pressioni politi- Borofsky R. che che in esso operano – evidenziare quelle forze, 2011 Why a public anthropology?, Hawaii Pacific Uni- altrimenti mascherate, che alimentano la violenza versity Press, Honolulu. simbolica (Bourdieu 1974) che i sistemi esercita- no sugli individui, individui spesso a essi solidali e Bourdieu P. complici. La libertà del ricercatore antropologo sta 1974 Equisse d’une théorie de la pratique, Droz, proprio nel confrontarsi – spesso scontrarsi – con Genève. queste complicità, dando senso al proprio lavoro Etnografia dei movimenti sociali non come distanziata e accademica spiegazione del Brettel C.B. mondo, ma come impegno critico col mondo (Han- 1993 Why they read what we write: the politics of ethno- nerz 2001; Biscaldi 2009). graphy, Bergin & Garvey, Westport.

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1 Le riflessioni contenute in questo articolo sono stret- Clemente P. (a cura di) tamente legate alle mie esperienze di campo in ambito 1991 Professione antropologo, numero monografico de sanitario ed educativo. In quanto tali mi rendo conto La ricerca folklorica, XXIII. che esse potrebbero non essere estensibili ad altri ambiti 1986 Writing Culture. The Poetics and Politics of the né pienamente condivisibili dagli antropologi che ope- Ethnography, University of California Press, rano in altri settori, ad esempio nel campo delle feste o Berkeley (trad. it. Scrivere le culture, Meltemi, del patrimonio culturale, dove i problemi qui presentati Roma,1997). potrebbero assumere forme e significati differenti. Con- sapevole che il testo presenta alcune generalizzazioni, D’Agostino G. scelgo di correre questo rischio, dal momento che mi 2013 «Editoriale» in Archivio Antropologico Mediterra- propongo come finalità principale non la descrizione neo, XV (2): 5-8. analitica dei contesti (per la quale si rimanda alle rispet- tive analisi etnografiche) ma la denuncia di assenza della Dei F. voce critica dell’antropologia nello spazio pubblico. 2007 «Sull’uso pubblico delle scienze sociali dal punto di vista dell’antropologia», in Sociologia, II: 1-15. 2012 «L’antropologia italiana e il destino della lettera D», in L’uomo, I-II: 97-114. Riferimenti bibliografici Duranti A. 2010 «Sul futuro dell’antropologia: tre tesi dagli Sta- ti Uniti», in AM-Antropologia museale, XXIV- Appadurai A. XXV: 40-44. 1986 «Theory in anthropology: center and periphery», in Comparative studies in Society and History, Fabietti U. (a cura di) XXVIII: 356-361. 1993 Il sapere dell’antropologia. Pensare, comprendere, descrivere la diversità culturale, Mursia, Milano. Besteman C. 1998 Etnografie e culture. Antropologi, informatori e 2013 «Three reflection on public anthropology», in politiche dell’identità, Carocci, Roma. Anthropology Today, XXIX: 3-6. 1999 Antropologia culturale. L’esperienza e l’interpreta- zione, Laterza, Bari.

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18 contesto diviolenzaomofoba Fare lacosagiusta?Lasceltadell’attivismoinun Lia Viola namiche dipotereche,inevitabilmente, segnano fondante dellametodologia antropologica,alledi- sante perché ricollega la pratica dell’osservazione, ricorda DonnaHaraway: stimoli relativialcontestodiricerca.Ma,comeci viene spessorimodellatainseguitoallesfideeagli data, e piùo meno esplicita, posizione la quale to delleconseguenzeedeilimitidell’etnografia. a unariflessionesulposizionamentochetengacon- effetti dellasuapresenzae,dall’altro,apreleporte a rifletteresulruolodell’etnografocampo,sugli americana daunlatocispinge,provocatoriamente, ritiene dinonapportaremodifiche.L’antropologa spettatore di unarealtà di cuinonèparte e acui struendo l’immaginedelricercatorecomesemplice sione lapresuntaneutralitàdell’osservatoredeco- Così facendolastudiosaamericanametteindiscus- bia incuicammina(Schepher-Hughes 1992:24). non esisteetnografochelascitracciasullasab- Weeping, «Potere divedere»èun’espressione interes- zione (Haraway1995:116). lenza implicitanellenostrepratichedivisualizza- questione delpoteredivedereeforsedellavio- sabili delmovimentoche si fa.La visione èsempre non possiamoriposizionarcisenzaessererespon- Il ricercatorearrivasulcampoassumendouna Nella celebre introduzione aDeath Without throughfeartherecancomenotonlyagrowthin through theexperienceofcomingclosetodeath Yet thisspaceofdeathispreminentlya Nancy Schepher-Hughes there wellmaybeamorevividsenseoflife; thenlossofselfconformingtoauthority; 1. Preambolo:traccesullasabbia Michael Taussig (1986:7) butalsofragmentation, self-consciousness ci avverteche transformation: ricerca èstatasvoltalungolacostaswahili fini diquesto articolo saràsufficientesapere chela zione delleminoranzesessualiinAfricaorientale una ricercasullaviolenzaomofobaeladiscrimina- pratici dellavoro dicampo(Kovats-Bernat 2002; o menointensaviolenza analizzandone gliaspetti blematicità diunaricerca svoltaincontestidipiù posizionamento. e dei miei interlocutori, il nostro rapporto e il mio bilità aidatidicampo,ilbenesserepsico-fisicomio Tale violenzahasegnatoprofondamentel’accessi- in alcunicasihacondottoperfinoall’omicidio). bi contrassegnatidall’usodellaviolenzafisica(che provocato dalcontinuo ripetersi diattacchiomofo- fondamente segnatadaunclimadicostantepaura saranno piùinpericolo. moria, attendendoilgiornoincuilelorovitenon mente, riportatirimangonocustoditinellamiame- frica orientale:tuttiidatichenonverranno,voluta- esatto incuilenostreinterazionisisonosvolte campo eviteròdirivelarnesialeidentitàilluogo Per garantirel’incolumitàdeimieiinterlocutoridi dottorato, didivenireattivistalgbt lo analizzeròlascelta,damecompiuta durante il un periododiricercasulcampo.Inquestoartico- vantaggi connessiallasceltadell’attivismodurante fia emovimentisocialisoprattuttodeilimiti co siaetico,laquestionedellerelazionitraetnogra- per analizzare,siadaunpuntodivistametodologi- di tuttelepratichevisive»(Haraway1995:112). della responsabilitàneiconfrontigeneratività re, con le paroledi Donna Haraway, «il problema (Olivier deSardan2009:56-57)edunqueaffronta- la”, maanche“dadovesisonoprodottiidati”» de Sardansitrattadi«esplicitare“dadovepar potenzialità dellapropriaricerca.SecondoOlivier un modoperrifletterecriticamentesuilimitiesulle Esplicitare i termini del proprio essere sul campo è atto permodificareenegoziareilposizionamento. flessione sulproprioruoloesullestrategiemessein Proprio perquestoritengo sia importanteunari- il rapportotraricercatoreeisuoiinterlocutori. Numerosi autorisisonoconfrontati conlepro- Come intuibile,laricercasulcampoèstatapro- Tali riflessionisipongonocomepuntidipartenza 1 mentre svolgevo mentresvolgevo 4 dell’A- 3 . Ai . Ai 2 - .

Etnografia dei movimenti sociali ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1)

Peritore 1990; Nordstrom, Robben 1995), metodo- native percorribili, cercare di immaginare quali logici (Green 1994) ed etici (Scheper-Hughes 1992; potrebbero essere le più vaste implicazioni di ciò 1995). Da questi studi emerge che il ricercatore che che si sta (già) facendo, e quindi riportare queste si trova a lavorare in contesti del genere può subire idee, non come disposizioni, ma come contributi una sorta di shock esistenziale, prodotto da un sen- e possibilità, come doni (Graeber 2006: 17). so di disorientamento rispetto ai confini tra la vita e la morte, che aumenta le sensazioni di alienazione L’accento sulla percezione delle alternative e smarrimento prodotti dal confronto con il campo come doni ci sgancia da una visione pessimistica (Nordstrom, Robben 1995: 13-14). Un tale spaesa- dell’analisi sociale che può scaturire da un confron- mento spinge inevitabilmente il ricercatore da un to con la violenza, rilanciando invece una perce- lato a confrontarsi con i propri strumenti di com- zione dell’antropologia come fonte di un pensiero prensione della realtà e dall’altro a porsi domande critico che possa offrire nuove prospettive di analisi etiche sul senso della propria ricerca. che servano come strumento di liberazione e che Patrick Peritore sostiene che la decisione di por- generino un sapere in grado di coinvolgere anche tare avanti una ricerca in contesti di violenza sia la nostra società (Fisher, Marcus 1986: IX-X). In da valutare con cura e che la ricerca debba avere questo modo, studiare la violenza può servire da un serietà scientifica tale da ripagare i rischi poten- lato a capire i meccanismi che sottostanno a que- ziali con una conoscenza significativa. Infatti il ri- sta e dall’altro a venire a contatto con le alternative cercatore, in quanto marginale rispetto al sistema che le persone creano (Nordstrom, Robben 1995: culturale studiato, non può prevedere totalmente le 14) in modo da restituirle come doni e strategie di conseguenze che la sua presenza avrà sul campo, lotta, come saperi condivisi (Laplantine 2012). Tali ma deve comunque immaginare il peggio (Perito- alternative possono essere anche considerate come re 1990: 363-364). Questa affermazione ci porta delle risorse che aiutino il ricercatore a resistere, sul a considerare anche il valore etico di studi simili. campo, alla destabilizzazione e al senso di smarri- Schepher-Hughes nella sua introduzione a Death mento provocati dalla violenza. Without Weeping orienta il dibattito proprio in Eppure le visioni dell’etnografo come attivista questa direzione: (Scheper-Hughes 1992; 1995) e dell’antropologia come critica culturale (Fisher, Marcus 1986) non Se io non credessi che l’etnografia possa essere usa- sempre si sovrappongono o vanno nella stessa dire- ta come uno strumento di riflessione critica e come zione ma piuttosto spesso rappresentano due pro- uno strumento di liberazione umana, quale forma spettive opposte (Hale 2006). La principale diffe- di perverso cinismo mi farebbe tornare ripetuta- renza tra le due percezioni consiste nel diverso peso mente a disturbare le acque di Bom Jesus da Mata? che viene attribuito alla pratica politica. Mentre la (Scheper-Hughes 1992: 26; traduzione mia). visione dell’antropologia come critica culturale dà valore politico unicamente al sapere prodotto (Ibi- L’antropologa, nota per la sua visione impegnata dem: 98), affidandogli il compito di scardinare i di- dell’antropologia, ci spinge qui provocatoriamente scorsi egemonici (Fisher, Marcus 1986: 1-6), quella a riflettere sul senso stesso della ricerca in contesti dell’etnografia come pratica di attivismo vede la di sofferenza. La ben nota posizione della studio- discesa in campo del ricercatore che sappia dialo- sa americana è che l’antropologia, lungi dall’essere gare con un dato gruppo sia nella propria pratica solo uno strumento di conoscenza, si possa declina- politica sia nella stessa formulazione della ricerca re anche in una forma di azione che possa usare il (Hale 2006: 97). sapere che produce come via di liberazione dell’u- La discrepanza dei punti di vista emerge non manità, e che usi la scrittura antropologica come solo rispetto al ruolo che il ricercatore rivestirà nello sito di resistenza (Scheper-Hughes 1992: 24-25). scenario politico e nella pratica di lotta, ma anche in L’antropologa può essere dunque anche una com- relazione all’influenza che l’attivismo può avere sui panheira schierandosi al fianco dei propri interlo- risultati della ricerca. Infatti, essere militanti di una cutori e condividendo con loro una lotta di libera- causa avvicina molto l’osservatore al tema studiato zione e una prospettiva utopica (Scheper-Hughes e ai suoi interlocutori, da un lato dando la possibi- 1992: 21-30). Su una linea simile, anche se in una lità di accedere a una conoscenza molto profonda prospettiva non legata ai soli contesti di violenza, si del fenomeno e dall’altro ostacolando la ricerca con pone David Graeber che, in Frammenti di antropo- gli inevitabili compromessi che l’attivismo compor- logia anarchica, riflette sul fatto che: ta (Ibidem). Ciò che vorrei dunque sottolineare è che divenire militanti sul campo non è l’esito scon- Compito di un intellettuale radicale è precisa- tato di un percorso personale di attivismo politico mente questo: guardare chi sta creando alter- o di una vicinanza empatica con la lotta dei propri interlocutori, ma piuttosto una scelta complicata e

20 Lia Viola, Fare la cosa giusta? La scelta dell’attivismo in un contesto di violenza omofoba altamente problematica, soprattutto da un punto di che riproducono ideologie etnocentriche secondo vista etico; come sostiene Robins (1996), in risposta le quali gli occidentali sono i custodi di una presun- a Scheper-Hughes (1995), «fare la cosa giusta» è ta “verità” in tema di minoranze sessuali7 che deve sempre più complesso di come sembra. essere esportata in tutto il resto del globo (Massad 2007: 160). Sottrarmi all’attivismo era, inoltre, l’u- nica strategia che avevo per evitare di complicar- 2. Parte prima: il rifiuto dell’attivismo mi ulteriormente la quotidianità e l’organizzazione della ricerca. Infatti programmare un’indagine ba- sata su una doppia vita era, di per sé, già abbastanza Al mio arrivo sul campo decisi che avrei diviso complesso da non potermi neanche far immaginare la ricerca in due parti: una con la comunità citta- cosa sarebbe successo nel momento in cui avessi dina presso cui l’omofobia era più dilagante e in dovuto fare una scelta di posizione più esplicita. cui assumeva i tratti più violenti, e una con gli at- Non solo organizzare i miei spostamenti in città e tivisti lgbt, riservati e avvolti da un velo di silenzi i colloqui era complicato, senza espormi troppo al e segreti. Data la delicatezza della questione decisi controllo sociale, ma dividere le mie giornate tra i che con i miei interlocutori supposti eterosessuali mandanti o esecutori della violenza e le vittime (o (e presumibilmente omofobi5) avrei condotto una considerate tali) era, per me, fonte di crescente in- Etnografia dei movimenti sociali ricerca etnografica, con ampio utilizzo di interviste quietudine. non strutturate e senza mai esplicitare il vero argo- Fu quando iniziai a percepire la violenza che mento della mia ricerca. Nel frattempo cercavo di mi sentii spinta a riflettere più seriamente sulle mie crearmi una doppia vita attraverso una rete di con- 6 pretese di rimanere esterna all’attivismo lgbt e do- tatti con il mondo semi-clandestino del movimento vetti dunque scendere a patti con la realtà del fe- lgbt. Con questa rete di attivisti fui, fin da subito, nomeno studiato. Mi resi conto che, come sostiene molto sincera rispetto non solo agli obbiettivi della George Devereux: «Il concetto di “obbiettività” mia ricerca ma anche alle sfumature più personali deve essere definito nei termini di ciò che è real- delle mie scelte. mente possibile, e non in funzione di un dover es- L’osservazione partecipante e i colloqui (Olivier sere» (Devereux 1984: 28). de Sardan 2009: 31) erano gli strumenti migliori I fatti cambiano l’impostazione del campo e non che la mia “cassetta degli attrezzi” poteva fornirmi ha alcun senso rimanere ancorati alle proprie posi- per entrare in questo mondo segreto. L’unica scelta zioni iniziali. La violenza era esplosa, c’erano state che cercai di fare, come limite che garantisse la mia parecchie aggressioni ed era tempo di essere reali- distanza dall’argomento studiato e mi restituisse stici rispetto alle proprie pretese di obbiettività: la un’aria di oggettività, era di non divenire attivista distanza dal soggetto studiato andava rivista e con ma, piuttosto, di tenermi lontana dai lati pratici essa il mio posizionamento. dell’associazionismo e della militanza. I motivi che mi spinsero, in un primo momen- to a evitare di diventare militante lgbt in loco, non erano affatto legati alle mie convinzioni politiche o 3. Interludio: la “condizione di paura” personali ma piuttosto alle problematicità connesse a una tale scelta. La mia vita personale, di attivi- A questo punto erano quasi quattro mesi che mi smo politico e di pensiero critico, era ormai da anni trovavo sul campo e almeno un paio di persone era- fortemente influenzata dalla vicinanza al pensiero no già state uccise per via della loro omosessualità. queer e alla lotta contro l’eteronormatività e l’o- La violenza era stata plateale e insieme silenziosa, mofobia. Potrei addirittura affermare che proba- nessuno ne parlava, eppure tutti sapevano. Il primo bilmente ciò che più profondamente mi ha spinta omicidio fu eseguito a bastonate tra le ombre della a studiare l’omofobia è stata l’urgenza, personale notte. Venni poi a sapere che alcuni testimoni sen- e politica, di comprendere a fondo il “nemico che tirono delle persone gridare che quella era la giusta opprime” con il fine di decostruirlo, problematiz- punizione per gli omosessuali. Il corpo fu sepolto in zarlo e così contribuire in qualche modo alla lotta fretta e furia e la notizia coperta dal silenzio. contro l’omofobia. Dunque, la mia vicinanza agli Giorni dopo accompagnai alcuni attivisti a fare ideali dell’attivismo lgbt era talmente rilevante che le indagini sull’omicidio e ingenuamente cademmo, si presentava, dal mio punto di vista, come un limi- uno a uno, nella trappola dell’omertà: qualcuno ci te alla presunta “oggettività” della ricerca. Inoltre fece celermente sapere che, se avessimo continuato ero ben cosciente della mia posizione (in quanto a fare domande, ognuno di noi avrebbe fatto la fine europea, lesbica, ricercatrice) e dunque temevo di del morto. Fu così che le bocche si serrarono e le incrementare, con la mia eventuale partecipazione, menti provarono a dimenticare l’accaduto. Ma non dei meccanismi di potere tra attivisti internazionali ci fu tempo per tentare la strada dell’oblio: dopo

21 ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) poco più di un mese venni a sapere che un altro ra- vista del palazzo che si disintegrava ricoprendosi di gazzo gay era stato ucciso. Questa volta fu il fuoco fumo e fuoco, la corsa in strada, le urla, il sangue e la a far scomparire ogni traccia di vita e ogni prova paura mi svegliarono dal mio torpore. Per quanto cer- della sua esistenza: lo bruciarono vivo, solo le ossa cassi un rifugio nascosto dalla violenza essa riappariva carbonizzate ricordarono al mondo che un tempo in angoli lontani e scuotendo il mio sistema nervoso, era esistito. Nessuno provò a fare indagini o ad an- già messo a dura prova, mi imponeva di confrontarmi dare alla polizia. Io – stretta tra la mia paura e il seriamente e profondamente con la questione. In stra- bisogno di silenzio manifestato dagli attivisti lgbt da, in fuga e terrorizzata fui accolta da persone che mi – cercai di dimenticare: appuntai l’omicidio in una trasmisero la loro calma facendomi percepire come la nota di campo e provai a non pensarci. violenza abbia una sua logica interna e delle strutture In quei giorni un altro ragazzo omosessuale di senso (Taussig 1986) che io continuavo a rifiutare. scappò a un linciaggio pubblico mentre sugli attivi- Era forse arrivato per me il momento di accettare gli sti incombeva il ricordo dell’attacco subito da una eventi e decidere tra la fuga e la totale immersione. trentina di uomini gay contro cui si era scagliata una folla inferocita. Intanto le minacce di morte si spargevano a macchia d’olio restituendomi la sen- 4. Parte seconda: la scelta dell’attivismo sazione pressante di essere spettatrice di un orrore segreto, indicibile, incomunicabile. Era questo silenzio a spiazzarmi: il segreto che Secondo Linda Green, l’etnografo che studia in accompagnava le violenze non faceva altro che tra- contesti di violenza deve entrare all’interno dello sformare sempre di più il terrore in uno stato co- stato di paura dei suoi interlocutori per due mo- stante di paura. Linda Green in Fear as a way of life tivi principali: il primo è che «ogni comprensione dimostra come in alcune situazioni di violenza la implica un viaggio nella condizione di paura che reazione sociale, invece che condensarsi in attimi di forgia le relazioni e la vera natura delle interazioni» terrore acuto, si muta in un intenso e costante stato e il secondo è che solo «dall’esperienza condivisa di paura che, coinvolgendo tutti, crea una situazio- si forgia il campo comune di rispetto e compren- ne di sospetto reciproco (Green 1994: 227). Direi sione» (Green 1994: 230; traduzione mia). Per me che questo è ciò che successe nei primi mesi tra gli entrare nella «condizione di paura» è coinciso con attivisti lgbt e nel loro rapporto con me. la decisione di divenire militante, attivista di una Il silenzio era dettato dalla paura. Le minacce piccola associazione lgbt. Facendo questa scelta mi erano state chiare: chiunque avesse parlato avrebbe resi conto della validità delle affermazioni di Linda fatto la stessa fine dei morti. Così mantenere i segre- Green soprattutto rispetto al fatto che solo l’espe- ti era l’unica strategia di salvaguardia delle vite e la rienza condivisa della paura, e del pericolo, crea paura creava un costante clima di sospetto. I giorni un campo comune di dialogo. Infatti, finché la mia andavano avanti e io continuavo a non sapermi re- posizione restava quella di ricercatrice esterna al lazionare con quei silenzi e segreti. Ero totalmente movimento non potevo sentire quella condivisione schiacciata dal, e sul, campo e la paura modellava data dal vivere esperienze comuni, dal militare per il mio rapporto con l’etnografia impedendomi di la stessa causa andando insieme incontro a simili analizzare i dati, mentre l’ossessione costante della (ma non identici) rischi. morte mi allontanava dal mio oggetto di ricerca. La A questo proposito bisogna considerare lo stere- violenza era diventata ciò che più mi ostacolava nel otipo dilagante, tra i miei interlocutori, sugli occi- fare ricerca su un tema che, paradossalmente, im- dentali: questi sono considerati dei privilegiati che plicava al suo interno la violenza stessa. Da un lato possono rimanere esterni alle vicende locali senza non riuscivo a comprendere i meccanismi propri venir mai toccati dai drammi della quotidianità. delle manifestazioni violente perché ero troppo im- Inoltre si crede che gli europei possano permet- pegnata a sfuggirle e, dall’altro, il clima di sospetto tersi di trasgredire qualsiasi norma o legge perché reciproco mi allontanava dai miei interlocutori lgbt i capaci, attraverso la corruzione, di pagarsi la loro quali erano, ovviamente, molto più esposti al perico- incolumità. Questo vale anche in relazione alla que- lo di me. Ma un evento drammatico mi diede lo sti- stione omosessuale, infatti, nonostante l’omofobia molo giusto per mettere in discussione le mie paure. dilagante, i gay occidentali riescono a vivere molto Qualche mese dopo l’inizio del campo mi trovavo tranquillamente, e a volte apertamente, la loro ses- in una città lontana dal luogo dove conducevo la mia sualità, poiché il loro status li protegge dalla vio- ricerca e lì mi trovai ad essere testimone sopravvissuta lenza omofoba rendendoli ciechi davanti alla realtà di un evento terroristico: un ordigno fu fatto esplode- quotidiana della città. re in un luogo altamente affollato e particolarmente Dunque, inevitabilmente, rimanere esterna vicino a dove mi trovavo io. Il boato della bomba, la all’attivismo mi posizionava, agli occhi dei miei interlocutori, come l’occidentale protetta dai suoi

22 Lia Viola, Fare la cosa giusta? La scelta dell’attivismo in un contesto di violenza omofoba privilegi e lontana da quello che veniva percepito e creare una rete che proteggesse il piccolo gruppo come il mondo reale. Diventare attivista mi diede di attivisti locali. Loro scelsero la seconda e io, ben la possibilità di mettere in discussione lo stereotipo cosciente che forse avrei scelto la prima, annuii in ri- che pesava su di me e, insieme, di entrare parzial- sposta ai loro sguardi indagatori segnando così il mio mente nella “condizione di paura” dei miei interlo- ingresso nell’attivismo. cutori. Il pericolo condiviso diveniva strumento per Nei mesi che seguirono la mia partecipazione ridurre un po’ la distanza che ci separava. fu totale e coinvolgente: divenni parte del gruppo, Tuttavia la decisione di divenire attivista non fu condivisi con loro i successi e soffrii le sconfitte, facile da prendere e probabilmente sarei rimasta elaborai strategie e tentai di imparare a essere par- più a lungo a crogiolarmi nei miei dubbi metodo- te di qualche cosa di molto delicato e complesso. logici ed etici se qualcuno non mi avesse spinta a Ovviamente non sempre ne fui capace: spesso feci fare una scelta. Nell’introduzione a Death Without errori che mi portarono a correre pericoli eccessi- Weeping, Nancy Scheper-Hughes racconta come vi. Essere attivista di una piccola associazione lgbt le donne brasiliane con cui lavorava la misero, un perseguitata significa avere una cura estrema dei giorno, davanti alla scelta tra il diventare attivi- particolari, sia nei rapporti umani che nelle azioni. sta, companheira, e il tirarsi fuori dal rapporto con Sbagliare vuol dire, nel migliore dei casi, turbare gli loro. Averla come antropologa non bastava loro e equilibri e rompere i legami, nel peggiore esporre Etnografia dei movimenti sociali continuavano a chiederle: «What is Anthropology se stessi e gli altri al pericolo della violenza. Tutto anyway to us?» (Schepher-Hughes 1992: 18). Fu a questo lo imparai pian piano. quel punto che l’antropologa americana scelse di Ad ogni modo, da quella riunione in poi, le mie divenire anche una companheira e di iniziare a im- giornate furono scandite dal tentativo di essere mi- maginare il campo etnografico non solo come un litante e insieme ricercatrice. Quando si parla di sito di conoscenza ma anche come un campo di attivismo ci si aspetta qualche cosa di molto simile azione (Ibidem: 24). a ciò a cui siamo abituati: manifestazioni, proteste Direi che a me successe qualche cosa di molto si- pubbliche, rivendicazioni. Nulla di tutto questo ha mile. Un giorno ero a una riunione di un’associazione a che fare con ciò che lì accadeva; era una lotta si- lgbt quando un ragazzo entrò di corsa e trafelato. Si lenziosa, fatta di movimenti al buio e respiri clan- guardava attorno con aria spaurita e, concitato, disse destini. Periodicamente si presentavano dei casi da che temeva per la sua incolumità. Era scappato di casa risolvere nel modo più veloce possibile e con le po- in seguito a violenze e minacce di morte e si trovava chissime risorse a disposizione: nascondere le per- nella situazione di non sapere dove andare e a chi ri- sone minacciate di violenza, garantire le cure a chi volgersi per chiedere aiuto. La riunione si fece accesa, non veniva accettato negli ospedali, fare prevenzio- l’aria era calda quanto le nostre coscienze: bisognava ne sul tema dell’HIV e delle malattie sessualmente trovare una soluzione, tirar fuori delle proposte affin- trasmissibili, indagare sui casi di violenza, cercare ché questo ennesimo delitto non venisse consumato. di prevedere eventuali attacchi omofobi e trovare Delle idee emersero e un rapido susseguirsi di inter- strategie per ridurre l’esposizione al pericolo. In- venti riempì l’assemblea, io rimanevo in un angolo, somma, la quotidianità era scandita dall’alienante in qualche modo esterna alla discussione. Fu a quel percezione che il giorno dopo sarebbe stato ancora punto che una ragazza transessuale mi fissò chieden- più complicato di quello prima e dall’utopica spe- domi a voce alta quale fosse la mia idea e spingendomi ranza che prima o poi tutto sarebbe cambiato e la a fare una proposta di azione. La sua domanda pub- calma avrebbe preso il posto della tormenta. Poi blica rivolta a me era chiaramente una prova, voleva- c’era l’attivismo di più ampie vedute, il tentativo no vedere da che parte stavo: era il momento di fare di superare le sfide della quotidianità creando una una scelta. Fui cauta, misi le mani avanti cercando di rete di supporto tra le varie associazioni lgbt del considerare ogni elemento della situazione, incluse le territorio. La mia maggiore mobilità, dettata dalle dinamiche di potere che, inevitabilmente, tra di noi esigenze della ricerca e dalla mia migliore situazio- si instauravano. Dissi che bisognava trovare un modo ne economica, mi permetteva di essere ambasciatri- per fermare le violenze o almeno ridurle e chiesi dun- ce di notizie tra una città e l’altra del paese. que quali fossero, secondo loro, le ragioni di questa Pervasa da segreti indicibili e da preoccupazio- ondata di omofobia. Mi fu detto che la visibilità dei ni difficilmente condivisibili, ero definitivamente gay stava disturbando la comunità locale la quale, entrata nella “condizione di paura” di cui par- spinta dai leader più omofobi, cercava di opporvisi la Linda Green e, da lì dentro, mi rendevo conto con la violenza. A questo punto parlai di quelle che mi che, nonostante la mia calma si stesse lentamente apparivano come due possibili strade da percorrere: logorando, avevo finalmente creato quello stato di tornare nell’ombra, diminuire la visibilità, smettere di risonanza che molti antropologi considerano alla spingere per il coming out o rafforzarsi, cercare alleati base dell’etnografia (Rosaldo 2001; Piasere 2002;

23 ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1)

Wikan 2009). Questa empatia mi permise non solo è però importante prestare particolare attenzione di sentire risuonare dentro di me le vicende vissute, alle conseguenze del proprio agire e alle variabili al punto da riuscire ad andare oltre le parole (Wi- che influiscono sul posizionamento. Come sostiene kan 2009: 102-103), ma anche di venir accettata dai Pierre-Joseph Laurent: miei interlocutori che, riconoscendomi parte del gruppo, mi aprirono le porte a segreti di cui non L’impegno metodologico dell’antropologo pone sarei venuta, in altro modo, a conoscenza (Scheper- spesso nella scomoda posizione di dover decide- Hughes 1992). Condividere una causa, espormi al re da quale parte schierarsi. L’antropologo deve pericolo ed empatizzare mi ha dato la possibilità di allora analizzare, con la massima attenzione, il rompere il muro del silenzio e accedere ai segreti ruolo che occupa o che gli è stato assegnato per del movimento lgbt e delle singole persone che ne poter comprendere, con la massima consapevo- fanno parte. Senza quei segreti non avrei mai potu- lezza, che parte accetta di recitare nell’esercizio to fare la ricerca di dottorato e senza quella forza del proprio mestiere, che resta sempre e soprat- che viene dalla condivisione non sarei mai riuscita e tutto un’esperienza umana (Laurent 2012 : 55). reggere emotivamente il confronto con la violenza. Ma ogni segreto che debba essere svelato esige un D’altronde, come sostiene Jean-Pierre Olivier De livello di fiducia reciproca che deve essere creato e Sardan, l’integrazione dell’antropologo è sempre rela- conservato nel tempo. La decisione di mantenere il tiva, eppure reale, e soprattutto è attribuita dal grup- totale anonimato sulle identità dei miei interlocuto- po locale (Olivier de Sardan 2009: 33). Anche nel ri, nonché di non usare alcuni dei dati di campo, è mio caso l’inclusione all’interno dell’attivismo lgbt è solo una delle tante scelte che mi impongo di fare stata in qualche modo “pilotata” e “decisa” dai miei sia per salvaguardare le loro vite, sia per rendere interlocutori che mi hanno posta davanti a delle scelte omaggio alla fiducia che mi è stata data. Non per etiche e a delle prove di fedeltà. In una visione dell’an- un nostalgico legame con il campo ma perché la tropologia come sapere condiviso (Laplantine 2012), condivisione di quell’esperienza mi ha profonda- la ricerca sul campo è modellata sulla base di relazioni mente convinta dell’importanza del mantenere la che si instaurano tra il ricercatore e i suoi interlocuto- segretezza su alcune informazioni. L’esperienza di ri, ed è a partire dalla natura di questi rapporti che si essere sia militante sia antropologa è stata talmente accede ai dati di campo. pervasiva da andare ben oltre il periodo di campo condizionando anche il rapporto con la scrittura. Potrei dunque dire che l’attivismo e la condivisione 5. Epilogo: “il potere di vedere” sono stati i semi con cui ho coltivato il terreno di rispetto e fiducia reciproca che mi ha lentamente Ovviamente la decisione di divenire militante portata ad accedere ai dati di campo e che cerco di non solo si presenta come una scelta e dunque, in mantenere vivo nonostante le difficoltà, la distanza quanto tale, non scontata, ma soprattutto non è una e il tempo che scorre. posizione esente da problematiche. Come già detto, D’altronde come sostiene Piasere in relazione a una l’antropologo lascia le tracce lungo la spiaggia in cui sua ricerca fra i romà: cammina e dunque in qualche modo perturba, con la sua sola presenza, il campo di ricerca (Olivier de Era impossibile “osservare” e basta, “fare l’inchie- Sardan 2009: 33). Non rimane forse che considera- sta” e basta. Fra i romà si viveva, perché i romà erano re questa perturbazione analizzandola e studiandola troppo impegnati a vivere. Con il loro modo di fare (Devereux 1984). Per quanto avessi cercato, sicu- mi insegnavano che avrei conosciuto la loro vita non ramente in parte riuscendovi, di entrare in empatia rubando loro del tempo per chiedere come fosse, ma con i miei interlocutori lgbt, era per me comunque condividendola (Piasere 2009: 81). importante continuare a notare i piccoli meccanismi Allo stesso modo in un tale contesto di perico- di potere che agivano sotto la superficie della nostra lo e violenza era impossibile condurre una ricerca relazione e che si alimentavano di ideali, pregiudizi e tenendosi distanti (Beneduce 2008: 14); gli omoses- convinzioni costruiti negli anni e, in buona parte, al suali del posto erano troppo impegnati a soprav- di fuori del nostro controllo. vivere (parafrasando Piasere) e dunque non vi era Nel rapporto tra un ricercatore europeo e i altro modo per conoscerli che condividere con loro propri interlocutori africani ovviamente pesano le la lotta, divenendo così partecipe dei loro sogni e problematiche connesse agli stereotipi coloniali e ai dei loro incubi. malcontenti postcoloniali che nel caso di una ricer- Divenire attivista è una scelta radicale che, come ca sull’omofobia vengono particolarmente influen- ogni cosa, ha i suoi pro e i suoi contro, nel farlo zate dal clima di tensione che vige tra Occidente e Africa sub-sahariana. Da un lato, infatti, i media

24 Lia Viola, Fare la cosa giusta? La scelta dell’attivismo in un contesto di violenza omofoba occidentali tendono a rappresentare sempre di più te complicata in cui ogni scelta che facevo era po- l’Africa come un “continente omofobo” trascuran- tenzialmente causa di malumori, invidie, gelosie e do così sia le differenze tra i vari paesi africani sia sospetti. Non mi trovavo affatto nella posizione di la presenza dell’omofobia in occidente (Awondo et potere scegliere liberamente e incondizionatamente al. 2012). Dall’altro lato, il rifiuto e la repressione come gestire la mia pratica politica e i miei rapporti, dell’omosessualità da parte di numerosi stati africa- piuttosto ogni passo che facevo doveva essere parti- ni può essere analizzato anche come una forma di colarmente cauto. Tutto ciò per il “solo” fatto che resistenza e ribellione verso le ingerenze occiden- ero europea e che quindi su di me gravava un’aspet- tali in Africa (Hoad 2007) che tendono sempre di tativa che superava di gran lunga le mie possibilità più a imporre l’agenda dei diritti umani. Inoltre, e, soprattutto, le mie volontà. Non avevo nessuna come sottolineato da Joseph Massad (2007) e pri- intenzione di impormi come occidentale che guida ma di lui dalla critica al femminismo occidentale la lotta, non avevo nessuna possibilità di far loro (Mohanty 1988; Amadiume 1987), alcuni movi- arrivare dei finanziamenti e soprattutto ero lì per menti euro-americani hanno mostrato una certa imparare, per conoscere e studiare. Nel frattempo tendenza a internazionalizzarsi assumendo così una avevo fatto la scelta, dettata sia da esigenze perso- visione universalista delle proprie teorie e categorie nali che metodologiche, di militare al loro fianco cognitive che ha in ultima analisi riproposto delle ma questo, dal mio punto di vista, voleva dire impa- Etnografia dei movimenti sociali logiche imperialiste e nazionaliste (Puar 2007). In rare da loro come si porta avanti la lotta evitando di particolare il movimento lgbt occidentale finanzia imporre i miei metodi di attivismo e le mie presunte cospicuamente le varie associazioni gay dell’Africa certezze categoriali. sub-sahariana. Attraverso il flusso di denaro si sta- A tutto ciò si sommava la scomoda evidenza che biliscono relazioni di potere che tendono a rappre- io avessi anche, parallelamente, numerosi momenti sentare gli occidentali come coloro che “insegna- di incontro con i leader dell’omofobia cittadina che no” agli africani come interpretare la sessualità e intervistavo ai fini della mia ricerca. Questo mio come costruire una lotta per la “vera” emancipa- continuo “dialogo con il nemico” tendeva a rinfor- zione e libertà. In questa prospettiva, il mio essere zare degli evidenti timori di tradimento legati anche un’europea affine a quel movimento politico che in all’indecifrabilità del ruolo dell’antropologo, visto Occidente mira alla decostruzione degli stereotipi spesso come una spia, un impiccione o comunque di genere e della sessualità e alla lotta all’omofobia, come qualcuno la cui utilità pratica è pressoché mi poneva nella difficile posizione di essere vista nulla. Ovviamente, il clima di paura e di sospetto alternativamente come un ponte con il movimen- reciproco dato dall’esposizione continua alla vio- to europeo, una promulgatrice dei diritti umani o lenza peggiorava di gran lunga le cose, ma con il una scomoda presenza. Ovviamente mi trovavo a tempo imparammo a fidarci un po’ di più l’uno disagio in ognuna di queste etichette che mi veni- dell’altro e a non basarci sulle etichette che ci por- vano periodicamente assegnate eppure trascurarle tavamo dietro. Le iniziali perplessità legate alle mie avrebbe solo contribuito a oscurare la complessità titubanze rispetto alla scelta dell’attivismo furono del reale sotto la colorata etichetta dell’arcobaleno superate grazie alla pratica quotidiana che mi for- della lotta gay universale; come in una sorta di pub- giava come membro del gruppo attraverso la prassi blicità nave dell’identità gay globale (Altman 1996). politica e l’esposizione al pericolo (il quale fungeva Piuttosto sentivo l’urgenza di indagare in merito da collante simbolico dell’appartenenza). Parallela- alle intersezioni (Crenshaw 1989; 1991) tra status mente, il mio dialogo con gli esponenti dell’omofo- sociale, provenienza geo-politica, genere e orienta- bia cittadina si trasformò con il tempo da matrice di mento sessuale che influenzavano il mio rapporto sospetti in una risorsa di riflessione politica. La mia con gli attivisti locali. ricerca divenne in qualche modo uno strumento di Come già detto, venivo spesso immaginata approfondimento teorico delle dinamiche di op- come un eventuale ponte di comunicazione con il pressione e violenza, nonché il procedere del mio movimento occidentale. Mi è così in qualche modo lavoro fu spesso oggetto di profonda curiosità. In stato affidato il ruolo di colei che avrebbe fornito fondo avevamo un obiettivo comune, capire i mec- dei contatti utili a ricevere cospicui finanziamenti canismi che sottostanno alla violenza omofoba: io internazionali e a portare “prestigio” all’associazio- per studiarli e loro per opporvisi. Il nostro dialo- ne con cui avrei collaborato. Infatti, in un primo go si alimentò per mesi di riflessioni sui motivi che periodo fui contesa tra varie associazioni come se muovevano l’odio, sempre e comunque alla ricerca la mia eventuale collaborazione avrebbe effettiva- di un modo per disinnescarli. mente cambiato le sorti precarie in cui esse si trova- Ciò che mi preme qui considerare è che durante vano. Questa attribuzione di stereotipi sull’alterità una ricerca in un contesto di violenza capire qual è occidentale mi pose in una situazione estremamen- la “cosa giusta da fare” non è affatto semplice e nes-

25 ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) suna scelta è neutra ed esente da difficoltà. Vorrei di violenza che sono mossi da questa repulsione verso dunque concludere questa riflessione riprenden- la diversità sessuale. Sono ovviamente ben cosciente do le parole di Donna Haraway, discusse all’inizio dei limiti della parola “omofobia” e della comples- dell’articolo, che ci ricordano come sità di fenomeni che sto raggruppando sotto un solo termine, ma l’esigenza di sintesi mi impone una cer- […] non possiamo riposizionarci senza essere ta semplificazione categoriale. Per approfondire tale responsabili del movimento che si fa. La visione dibattito rimando a Herek 2000 e Saraceno 2003. è sempre questione del potere di vedere e forse della violenza implicita nelle nostre pratiche di 6 Definisco il movimento lgbt come un mondo semi-clan- visualizzazione (Haraway 1995: 116). destino perché, seppur gli attivisti cerchino di divenire il più possibile visibili, la maggior parte delle volte l’omo- Lungo il campo mi sono riposizionata lascian- fobia li costringe alla segretezza. do così impronte profonde e controverse sulla sab- bia; questa scelta mi ha dato l’occasione di poter 7 Per un approfondimento: Puar 2007. accedere a molti più dati di campo e vivere un’e- sperienza totalizzante. Rimane comunque evidente che nel far ciò mi sono mossa all’interno di schemi di potere ben radicati, locali e transnazionali, che hanno influenzato, modellato e condizionato la mia osservazione partecipante e il mio attivismo e con i Riferimenti bibliografici quali ho interagito. Ignorarlo o nasconderlo sareb- be forse una scorciatoia semplicistica e idealizzante Altman D. del rapporto tra etnografo e interlocutori e della re- 1996 «Rupture or Continuity? The Internationalization of lazione, difficile ma non per questo non stimolante, Gay Identities», in Social Text, XLVIII: 77-94. tra ricerca e pratica politica. Amadiume I. 1987 Male Daughters, Female Husbands. Gender and Sex in an African Society, Zed Books, London.

Awondo P., Geschiere P., Reid G. Note 2012 «Homophobic Africa?: Toward a more Nuanced View», in Africa Studies Review, LV: 145-168. 1 Acronimo di “lesbian, gay, bisexual, transexual”. In ac- cordo con Epprecht (2013: 24) uso la sigla al minuscolo Beneduce R. per evitare gli effetti di essenzializzazione che il maiusco- 2008 «Introduzione. Etnografie della violenza», in An- lo, graficamente, restituisce. tropologia, VIII: 5-47.

2 Una prima riflessione su queste tematiche è stata da me Crenshaw K. pubblicata in Zapruder. Rivista di storia della conflittuali- 1989 «Demarginalizing the Intersection of Race and tà sociale, Vol. 33, Anno 2014 (pp. 148-154). Il presente Sex: a Black Feminist Critique of Antidiscrimi- lavoro riprende alcune tematiche emerse nell’articolo nation Doctrine, Feminist Theory and Antiracist pubblicato su Zapruder approfondendo la questione del- Politics», in The University of Chicago Legal Fo- la scelta dell’attivismo durante una ricerca etnografica. rum, CXL: 139-167. 1991 «Mapping the Margins: Intersectionality, Identity 3 Come chiarirò in seguito, i miei interlocutori, attivisti Politics and Violence against Women of Color», del movimento lgbt, erano informati rispetto allo svolgi- in Stanford Law Review, XLIII: 1241-1299. mento della mia ricerca. Dunque, data la pericolosità e riservatezza di alcune informazioni, la scelta dell’anoni- Devereux G. mato è stata presa nel dialogo con loro. 1984 Dall’angoscia al metodo nelle scienze del comporta- mento, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma. 4 Per costa swahili si intende il tratto di terra che va dal Sud della Somalia al Nord del Mozambico. Epprecht M. 2013 Sexuality and Social Justice in Africa. Rethinking 5 Ai fini di questo articolo uso il termine “omofo- Homophobia and Forging Resistance, Zed Books, bia” per indicare il disprezzo e la repulsione verso le London-New York. persone con comportamenti non-eterosessuali e l’e- spressione “violenza omofoba” per indicare gli atti

26 Lia Viola, Fare la cosa giusta? La scelta dell’attivismo in un contesto di violenza omofoba

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of thePo-Emilian plain between20 ed bytwoearthquakesthathitthenorthernpart persons larly struck,with27casualties,15,000displaced Reggio-Emilia, BolognaandRovigowereparticu- 2012. ThedistrictsofModena,Ferrara,Mantova, Romagna andtheformsof“exilience” Positioning asamethod.TheearthquakeinEmilia ried outinthe“BassaModenese” Silvia Pitzalis thetic subscriptiontothe variouspoliticalparties, of passiveconsensus,finally crumbles. zenry thatfordecadeshas accepted totakeonarole the dialoguebetweenpolitical institutionsandaciti- cess, fueledbyconsumerism,whichisignitedwhen distanced andalienatedthem.Thiscreatesapro- power structuresthat,overtime,haveincreasingly sire tosubstantiallyandsystemicallymodifythose by Vasco Errani, illustrates the former’s pressingde- Democratic Partyandthecitycouncilpresidedover of tion anditsdecision-makingprocess. fered analternativetotheinstitutionalre-construc- Through these same practices the Committee of- and ontheparticipants’roleaspoliticalsubjects. cesses, understoodaswaystoreflectontheworld realized throughparticipatoryandsharedpro- tices “fromthebottomup”.Thesepracticeswere Sisma.12, whogavebirthtospecificpoliticalprac- bers oftheearthquake-victims’Committeenamed na districts). The main interlocutors were the mem- San PossidonioandConcordiasulSecchia(Mode- across themunicipalitiesofMirandola,Cavezzo, 2014, andfocusedonthemicro-areaextending scenario betweenOctober2012andNovember being sovariedwithintheseterritories. was impactedacrosstheboard,socialstructure cutting-edge, bio-medicalsector. Thepopulation businesses wereaffected,particularlyinthearea’s ductive systemwasnegativelyimpacted:numerous and culturalheritagesites.Theeconomicpro- This articleistheresultofaresearchprojectcar This consensus,whichis evidentintheapa- The singularrelationshipbetweenthemembers The researchprojectwascarriedoutwhitinthis and the institutions, particularly the Sisma.12 andtheinstitutions,particularly 3 andenormousdamagetolocalhistorical 1. Alongintroduction 2 , anareaaffect- th and29 th May - of individual actions.Themobilization phasethat is achievedthroughthe meticulous coordination systems ofthoughtandin whichcollectiveaction which individualsshareclear objectives,idealsand social movementscouldbe seenasspaceswithin ing specificdiscoursesand practices.Inthislight, economic arenasandnewsystemsofthoughtus- to createnewtypesofpolitical,cultural,socialand leading actorsofthisredefinition,intheirattempt to institutionsandpoliticalparties,havebeenthe cial movements, characterized by their opposition the majorleft-wingmovementsofsixties.So- in the“revolutionaryperspectives”thatinspired cialist systemsandthesubsequentwaningofhope ical vacuum thatfollowed the collapse of the so- have emergedsincethecreationofthatideolog- my andgainingofconsciousness. express newpossibilitiesformobilization,autono- up asnewemancipatoryforces“frombelow”that tions donotoffer(Boni2012).Theysetthemselves clusion, justice,moralityandhumanitythatinstitu- explicit way, differentstandardsofdemocracy, in- tribution ofpower. Theyclaim,inamoreorless fundamental roleinforeshadowingadifferentdis- that createpractices“frombelow”andassumea it, wewitnessthebirthofgroupssuchasSisma.12 es, drivenbypersonalgainandgoals. who ownthemediaandmanagefinancialresourc- a castemadeupofpoliticiansregardedasaliens, subjects’ self-exclusionfromaworlddominatedby mentation ofthemandatemechanism;second, tion inpubliclifeandpolitics,showntheimple- gemony’s oppositiontotheindividual’s participa- appears tobecausedbytwofactors:first,thehe- weakening oftheindividual’s politicalinvolvement in theireffectiveness (Boni 2006).The subsequent tions proposedbytheinstitutionalauthorities,nor longer believeinthetrustworthinessofsolu- becomes moreandcommon:individualsno ment, justice, equity and peace have been betrayed promises ofwealth,prosperity, progress,improve- disaffection withpolitics.Ageneralfeelingthatthe hence undergoesaslowbutcleardecline,causing New waysofimaginingthepoliticalsphere Nonetheless, inthiscontextandresponseto 1

Etnografia dei movimenti sociali ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) follows this organizational endeavor aims to ensure tifies the areas in which it is more challenging for it the achievement of those set common goals and to to take roots or develop. In order to bring forth complete the process through which the actors of a the critical potential of anthropology when study- specific field of action give themselves a structure, ing power in its current formations, the researcher however variable and flexible. The typologies of must focus on the reactions that power fosters, the mobilization are incredibly varied: they are open starting point being his experience of researching and as such devoid of hierarchy; they are the organ- among those social groups that have been excluded ic expressions of a civil society in the making and from the process. Anthropology would in fact pro- of its willingness to shift decision-making from pal- vide the individuals that are on a knowledge-gain- aces to piazzas, from institutions to society (Boni ing journey (researcher and interlocutors) with 2011). The political potential of these social entities specific tools and strategies that would facilitate therefore resides in the segmented and changeable an understanding of the ways in which the politi- organization of those spaces deemed free from the cal subjectivities that are potential makers of their coercive action of dominant power. own destiny, are formed. The aim is hence that of These political arenas are founded on the idea gaining knowledge focused on better comprehend- of autonomy of thoughts and actions: an idea that ing the consequences of inserting singular histories enables individuals to manage and support them- in the global process; this subsequently places this selves according to their own laws and that allows argumentation in the wider context of the analy- the right to self-determination and self-govern- sis of the relationship between “high powers” and ment, free from “interference from above”, to be “powers from below”, in between today’s coercion practiced. In other words, this idea translates into and emancipation (Ciavolella 2013). the freedom to act according to one’s own will, at- Ethnography is hence seen as a successful meth- titude, inclinations and desires. This need for au- od to challenge dominant discourses and practices: tonomy nourishes the ever more numerous social we are in fact here committed to the researcher’s movements that commit to the creation of auton- ethical responsibility to bear witness and spread omous arenas and relations that experiment with the truth about the politics that damage excluded distinct practices: the decentralization of decisional individuals. In this article we will provide first of processes; the individual’s direct action; and ways all an analysis of Sisma.12, highlighting its reactions of life which offer an alternative to those dictated to those managerial procedures that undermine the by capitalism and neoliberalism. As new “politi- right to a concerted re-construction of the territo- cal spaces” (Abélès 2001), these realities seem to ry. The Committee’s members politically demand, escape from a homologizing rationale and mate- through exilience practices, the recognition of rialize, instead, into ever-changing fertile arenas, their will to bring forth a change and of their in- within which different views and ways of being-in- dividual potential. Indeed they oppose those deci- the-world intersect and interconnect. sion-making mechanisms focused on private and/ Without stepping into the domain of the ac- or oligarchical interests. Than a series of questions tual achievements these movements have gained, will hence be posed with particular reference to it would seem useful to investigate the manner in the role of the researcher and his positioning with- which people modify political praxes in ways that in the analysed context, specifically attempting to are always locally and historically determined. It give an answer to the following: what is the role of would also be helpful to interpret and understand the researcher in this scenario and what shape does their attempts – and failures – to regenerate the his participation take? To whom, or to what end, economic, political and social system. Moreover, it can the ethnographic representation of these reali- would be useful to see how they redefine themselves ties be useful? Can the dilemma of the researcher’s as coming “from” and working “for” the bottom: positioning, extensively discussed in anthropology, that is how the individuals who would generally be take on a different perspective within the men- subjected to – rather than practice – politics, ac- tioned arenas? Can engaged anthropology ethno- quire awareness and subsequently step up to active graphically represent these forms of humanity? participation. Finally, it would be helpful to unveil In the ethnographic example here below present- how these agencies, by constructing citizenship as ed, the researcher shared the participants’ political a lived space and as a dialogical process, create an ideology: this allowed her to actively and conscious- opening to alternative systems of thought (Koen- ly participate in the practices of the individuals the sler, Rossi 2012). research was focusing on. The researcher’s choice The study of these phenomena “from below” to make her positioning clear was a methodological allows for an analysis of the weaknesses of politics, choice, prompted by the necessity to put anthropol- questions its characteristics and practices, and iden- ogy at the service of the interlocutors’ objectives.

30 Silvia Pitzalis, Positioning as a method. The earthquake in Emilia Romagna and the forms of “exilience”

The reasons behind such choice can be found in the 2.1. The Sisma.12 Committee idea that the ethnographer, carrier of analytical tools that can provide “different” reflections, can con- Sisma.12 is a Committee of earthquake victims tribute to the creation of trajectories for change and defined in its charter as “a territorial, non-party and innovation based on the strengths and weaknesses horizontal Committee”. This triple self-definition highlighted in this research. becomes clearer when observing the Committee’s characteristic traits. It is “territorial”, in that it does not have a unique and precise localization, but rath- 2. Forms of exilience and political spaces: er proves to be itinerant, given its effort to be pres- the Sisma.12 Committee ent across the entire “crater”, i.e. the area affected by the earthquake that extends across the Ferrara I will set up the scene of this context. The Sis- and Carpigiano territories. The interlocutors in fact ma.12 earthquake victims’ Committee, born in the perceive this territory as a common good, as much aftermath of the catastrophe, represents a concrete owned as collectivized, in need of preservation and example of what has been introduced above. The safeguarding; this regardless of the fact that in It- members of the Committee, chosen as the main in- aly the State still has a certain structural difficulty Etnografia dei movimenti sociali terlocutors of a broader study of the Emilian earth- in acknowledging the strengthening of the bond quake carried out between 2012 and 2014, did in between citizens and their territory and in finding fact develop their own politics “from below”: pro- a solution to the widespread dissatisfaction with posed as concrete alternatives to the institutional delegative democracy (Boni 2011). In response to management of the post-earthquake context, these the Committee members’ demands to be equipped politics are here analyzed as socio-cultural responses with a representative instrument, and pursuing the idea of civic participation, the Committee has the to the catastrophe. Natural disasters typically cause 4 crisis, imbalance and anomia: the way in which purpose (declared in its charter) of being a con- some political mobilizations and ideologies “from tainer of information, ideas, projects and actions below” become emancipatory endeavors through which the earthquake victims themselves have con- which individuals (re)gain self-consciousness and ceived and proposed, all directed at a reconstruc- self-determination – as well as tools to counteract tion in opposition to that proposed by the institu- the negative effects of catastrophes – have been the tions. On a practical level, Sisma.12 aims to be the focus of this anthropological research. tool through which earthquake victims can estab- Sisma.12 has been considered as a “political lish themselves as “conscious individuals” who, be- space”, a hotbed of political practices, specifical- coming aware of their condition and subsequently ly thanks to its post-disaster solution-focused and overcoming it, finally turn into the protagonists of management approaches that stand in contrast their own lives. The members’ main objective is in with institutional choices and actions. fact that of freeing themselves from the injustices Through the “magnifying lens” of the Commit- they are experiencing, pursuant to their emancipa- tee, I have also been able to analyze the relationship tion and independence from institutional and rep- between Committee members and institutions, resentative bodies. set against the backdrop of the socio-political dy- The aforementioned process has also been con- namics that arose in the Emilian territory after the ceived and carried out with a refusal to identify earthquake. In this light, these relationships have with a specific political party. This is not so much in appeared as privileged points of view from which order to eliminate political affiliations, rather as an to shed a light on the significance of current so- attempt to overcome them by offering a common cio-political phenomena on a wider level. ground: in terms of identity, that of feeling like/be- The analysis was focused on the practices, i.e. ing an earthquake victim, i.e. to have directly or indi- the actions, behaviors and strategies the Commit- rectly suffered the losses caused by the earthquake; tee members chose and implemented to improve in terms of shared claims, the fight for the recogni- their future prospects, and highlighted the partic- tion of effective “from the bottom” solutions to the ipants’ dynamic and propositive-active character. catastrophe. It is hence on these grounds that the The work here presented is, therefore, the partial Committee defines itself as “non-party”. Moreo- outcome of observing one of the many ways of be- ver, this definition also equates with the attempt to ing-in-the-world, analyzed from one of the many lay the foundations for a free space for discussion possible points of view. where each individual’s ideas and forms of (politi- cal) expression are received with equal dignity and consideration. We hence find ourselves face to face with practices that exclude official identification

31 ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) with a specific party, but which are inclusive of dif- sions have already been agreed on. Journalists from ferent political affiliations, provided that they con- various local newspapers are also invited to these verge towards a unique objective: “to re-build the gatherings, to facilitate the widespread circulation Bassa from the bottom”5. of information within and without the crater’s area. Nevertheless, despite the Committee’s rejection The process of change, claim and struggle taken of all political factions, some members’ known af- on by Sisma.12 has seen the active participation of filiation to specific parties has sparked (and is still earthquake victims between the ages of 35 and 65 sparking) accusations, by both Sisma.12 members whose experiences and principles mostly belong to and individuals not belonging to the Committee. the left, the extreme left and of extra-parliamentary These accusations have included (and continue groups such as autonomists and anarchists. Despite to include) that of careerism and/or of elector- the prevalence of the “leftist” component within al interests on the part of some of the earthquake the Committee, the leading contribution of other victims, which the accused have interpreted as the elements is not compromised, as the aim is that of consequence of a misunderstanding between what creating diversified relationships within the Com- being “party-affiliated” and “politicized” means. mittee. Nonetheless, this can only be successful pro- According to the Sisma.12 members, being “par- vided that a single common objective is shared: that ty-affiliated” means being consistent with a specific of wanting to make an active contribution to the de- institutionalized party orientation; a feature which, cision-making process affecting the reconstruction. allegedly, does not characterize the Committee and Sisma.12 expresses the urgency to rebuild the from which they wish to distance themselves. On community through the conscious and active par- the other hand, Sisma.12 admits to being “politi- ticipation of those affected by the catastrophe, cized” in so far as its claims and struggles take on a hence with particular attention to the post-earth- strong political value, though its expression is based quake context; nonetheless, because its members on collective decision-making and action-taking, are bearers of specific ideals, the Committee can- rather than on choices and actions imposed from not but widen its scope to the more general crisis in above. The interlocutors state that, given that the political and civic participation. post-earthquake reconstruction is managed by a The intrinsic politicization of these individuals, political system that acts according to specific ide- their commitment (temporary, fortuitous or long- ologies and strategies, it is evident that the issues term) to the public sphere and the historical and they face and the solutions and demands they pro- psychological processes that lead to the adoption of pose cannot be devoid of a political connotation. a particular cause, are the product of different itin- For those earthquake victims that do not belong eraries, but they all somehow fall within the same to the Committee, Sisma.12 appears doubly alien: political realm. Only by coming together, state the firstly in that its political action differs from that ex- interlocutors, will they be able to create regenera- pressed exclusively through vote and which results tive processes and develop effective solutions to the in mandates; secondly in that its exercise of power current circumstances. Their claims, mostly related is not coercive or expressed by social imposition. to the right to a home and a job, to the preservation Finally, Sisma.12 is a “horizontal Committee” in of their territory and to the active contribution of that its decisions are taken in a participatory and the citizens that have been earthquake victims to concerted way, normally via public assemblies that the decision-making process, are expressed via ral- endeavor to be as “across-the-board” as possible lies, demonstrations, pickets, meetings with the in- and so are open to all citizenry. There are two types stitutions, press conferences, radio and TV broad- of assembly in which decisions are taken. The first, casts and the like. which meets on a weekly basis, almost always takes Departing from a concerted reflection on their place in Cavezzo (Modena); it is open to everyone, condition of earthquake victims and hence of “un- but is de facto attended mostly by the more active derprivileged”, the Sisma.12 members are attempt- Committee members. During these meetings, de- ing to re-define the meaning of citizenship, which is cisions are made on the course of action to be tak- founded on “the right to have rights”. This idea of en (what, with whom, how, where, when) and on citizenship is collectively developed through trans- which practices to follow (to organize a picket line formative actions that promote participation in the or a meeting with the institutions). The second as- elaboration of rights and duties. This process is car- sembly type, which is defined as “public” and meets ried out by connecting the abstract sphere of rights approximately twice a month, takes place across “on paper” to their concrete implementation and various locations depending on the availability of by linking the refusal to simply make use of existing meeting rooms throughout the “crater”. Its func- sets of rules with the request for active participa- tion is to share with all the participants what deci- tion in their re-definition (Malighetti 2012).

32 Silvia Pitzalis, Positioning as a method. The earthquake in Emilia Romagna and the forms of “exilience”

The attempt is to tear down the hierarchical the cause of a given situation and who is in charge system and intellectual divisions within the recon- of its management and resolution. struction work by means of a re-appropriation of Centered on the relationship between the social the reconstruction process by the earthquake vic- actors’ (agency) capability to act and the socio-po- tims, highlighting people’s ability to plan for them- litical structures, Sisma.12 aims to create “every- selves and to take action through cooperation and day” re-existence practices (Scott 1990) or “re-ap- participation in the territory’s management. It is in propriation” tactics (de Certeau 2005: 60-70) with this way that a new concept of planning arises: no an effective social function. It hence qualifies as a longer a science or professional discourse consid- “shared and participated space” within which in- ered the prerogative of an elitist class or discipline, dividuals who have personally experienced the or the governments’ sole privilege (Newman 2011), contradictions of existing structures and, for this but rather the active expression of politics con- reason, have mobilized to change them, gather to- ceived and exercised from the “bottom up”. gether and cooperate. If, generally, these types of politics “from the 2.2. Political practices as a form of exilience bottom” take shape in response and/or in contrast to something else (often against the oppressive Since the sixties a rampant crisis has affected power of the authorities and of the centralizing Etnografia dei movimenti sociali union and political party representation in Italy forces), in this instance the discourse and practices and Europe, revealing an increasingly exacerbated conceived and implemented by the subjectivities de-politicization of society (Ciavolella 2013). On the constituting the Committee prompts individuals to one hand, this has indicated a growing inability of take affirmative action. Indeed, in order to bring authorities and institutions to fill the gap between forth an effective alternative to institutional and local needs and practices and (supra)national eco- authority-led reconstruction, they claim their au- nomic power structures. On the other hand, it has tonomy through horizontal and collective practic- shown an obstinate resolve to immortalize the struc- es. Thus it comes to light how every social actor’s tures of “socio-power”, understood as the combi- position in the world is defined by his way of acting nation of the conditioning forces that shape the in the world (Malighetti 2012). relationship between individuals and collectivities In order to define these human expressions, expressed in the socialization process (Boni 2011). I have coined the term “exilience”: a neologism Within this framework, the members of Sis- formed by the combination of the Latin verb salio ma.12 have been verbalizing a radical critique (to leap) and the preposition ex (outward), which of conventional economic and political systems, indicates the individual’s will to come out of his wishing to shift the objectives from closed-ended condition of discomfort by looking to the future. In politics, based on mandates, to participatory alter- this context the term acquires the literal meaning natives that, to them, appear more effective. The of “leaping out”, hence indicating the individual’s political practices they manufacture aim to gen- desire to change, to overcome an existing crisis, not erate new political configurations and to enhance to revert to a pre-existing condition, but rather to the contrastive role produced by dissent, shifting leave it behind forever and thus achieve a deep pal- attention towards those practices that, rather than ingenesis. Moreover, so defined, the term exilience perpetrate the existent, break with it. Furthermore, also refers to the concept of actively “being-in-the- having appointed itself as the negotiating agent be- world” and hence to the intention of affirming one’s tween the different subjectivities involved in the presence in the face of “historical apocalypses” (De dialogue, Sisma.12 has attempted to combine the Martino 1977) in a contrastive way. The concept struggle for given rights that specifically concern is also to be interpreted as the constant “cultural the earthquake victims, with a wider battle: that reinvention” of one’s soul, of one’s way of being-in- of demolishing the mechanisms that produce ex- the-world and of relating to others (Césaire 1950). clusion, inequality and a gap between rulers and Finally, this concept seems better suited to defin- ruled, in an attempt to redefine the political are- ing the individual’s active forms of reaction to so- na, together with its actors, institutions, priorities cially generated and politically determined hostile, and goals. By doing so, Sisma.12 also criticizes the stressful, restraining and unjust conditions, than effectiveness of the legislation and management so the notion of resilience which, for three decades, far implemented by the Regione Emilia Romagna, has characterized this sector’s studies. governed by the Democratic Party. In this sense, the Committee’s members deem the institutions The notion of resilience has been used in ca- doubly responsible: as in the double connotation of tastrophe literature since the 1970s, but ‘became the term “responsible”, which refers both to who is more widespread during the 1990s’ (Revet 2012:

33 ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1)

52), when it began to be considered the most ap- through a process whose magnitude would be de- propriate human response to catastrophes. With- pendent on the individuals’ needs and choices. The in practitioners’ manuals the term is sometimes latter would need to exert themselves culturally, used in contrast to the older notion of vulnera- not by “minimizing the impact and adapting to the bility, and sometimes together with it, as a com- events“, but rather by rethinking the world and plementary term. The definition proposed by the their role within it, re-organizing the space they live International Institute for Sustainable Develop- in, adapting it to a shared idea of “effective socie- ment is a clear example of this trend: ‘Vulnera- ty” (Ligi 2009). During this regeneration phase, the bility is a product both of physical exposure to individuals give new meaning to the catastrophe hazards and of a community’s capability to cope using exilient strategies; they regard the territory as with and recover from its impact, i.e. its resil- their own heritage, transforming it and at the same ience’. The implicit assumption is that a system or time building a better future. Through these exil- community could be considered vulnerable when ience forms the individual’s desire to overcome ten- incapable of developing resilience; and vice versa, dencies of “pastism” and victimization logics starts a community would be resilient when it demon- to coincide with their wish to become the creators strated itself capable of overcoming vulnerability of their own future, and this is seen as an attempt at (Benadusi 2011: 420). renewal. Moreover, its aim is not to pursue a claim, but rather an affirmation of one’s own right to de- In psychology, the term indicates the process cide and participate, hence affirming one’s own will through which individuals, families and communi- to be present. ties face negative events, maintaining authority over Sisma.12 is hence a laboratory of ideas and prac- their own lives through strategies and behaviours tices, an anthropological experiment in which the that could restore the previous situation. This mean- earthquake victims, having experienced a common ing refers to the psychological operations that are trauma, strive to share a common planning dimen- shaped by experience and the subsequent changes sion and to develop new ways of realizing this pro- in the mental mechanisms linked to it. Flach (1988: ject. This does not mean that the path the Com- 58) sees resilience as the ability to operate a psy- mittee’s members have trodden has always been cho-biological recovery; an interactive process acti- smooth, that the decisions made have always been vated by a number of interlinked psychological, bi- unanimous; nor that the exchanges have always ological and environmental components that place been devoid of contrast, misunderstandings and individuals in the position to overcome periods of disputes. If it is true though that “the movement is significant stress and transformation. its own culture” (Boni 2006: 7), the imperfections Resilience was a term used in the seventies with- and inconsistencies of which it is bearer – it being in systemic ecology and, understood as an “opera- produced by and made up of real people – high- tive strategy for adapting to crisis” (Benadusi 2011: light its poietic potential. 98), became particularly relevant in researches The case here treated is, nevertheless, a valuable dedicated to catastrophe responses, subsequent- experience and a concrete proof of the creative and ly receiving remarkable international significance regenerative power of the committee’s members. (Cooper, Walker 2011). In the mentioned discipli- Sure enough, they have developed and established nary context resilience “does not require a special exilient responses to the dual crisis that affected ability to foresee what will come, rather the capabil- them as earthquake victims and as citizens, and this ity to minimize the impact and adapt to the events, has highlighted original potentials. Tarrow states whichever unexpected form would they take” that social movements “often achieve their goals (Benadusi 2011: 98), definition that highlights a even when they fail, [as] their action sets off impor- degree of passivity which invalidates its use within tant political, cultural and international changes” the context of this research. The event is in fact ac- (Ibidem 1994: 2): indeed to analyze social move- tively pondered over in light of one’s socio-cultural ments only in light of the dichotomy ‘failure-ef- baggage while the responses to the catastrophe do fectiveness’ implies the risk of disregarding their not depend on the fortune or misfortune of being fluidity and the rich variety. A social movement is vulnerable or resilient individuals. an effective outcome in its own right as, in most An earthquake can be interpreted as a disarticu- cases, it is the product of social awakening mech- lation of the social structure and of the local system anisms, of an opposition to hegemonic power, of of meanings if we accept the definition of catastro- the individual’s struggle and participation which, phe as a type and degree of social disintegration that rejecting the present situation, regenerate his way follows the impact of a “disaster agent” on a group of being-in-the-world and aspire to a better future. (McLuckie 1975). This disarticulation prompts a This process is carried out in a propositive-active desire – a need – for re-organization, to be achieved

34 Silvia Pitzalis, Positioning as a method. The earthquake in Emilia Romagna and the forms of “exilience” way through exilience mechanisms that do not ex- had to relate to, was strongly politicized. In order clusively derive from the individual’s psycho-men- to fit into the group and subsequently conduct my tal inclination to “resist” against coercive and he- research I had to demonstrate, during fieldwork, gemonic forces; but that also do not equate with that I shared its values. This demonstrative effort resilience practices, another attitude of psycholog- was not explicitly imposed on me, but it is evident ical origin, which aims to go back to a pre-existing that once I was acknowledged as bearer of an ideol- condition. We are instead dealing with active forms ogy shared by its members, any initial reticence was of participatory construction of itineraries, practic- replaced by complete openness. es and ways of being that break with the existing The acquisition of ethnographic knowledge is ones by “leaping out of them”(exiliere), developing hence a long, interactive process, that requires pa- alternatives directed towards a better future. tience, commitment, continuous questioning, and within which the researcher, while carrying out his observation, analysis and interpretation of the 3. Positioning, commitment and reflectiveness other, is himself made the object of a simultaneous interpretation and acquisition of meaning. Dur- ing my fieldwork I went from being suspected of From the complex framework here presented, belonging to the DIGOS (Divisione Investigazioni Etnografia dei movimenti sociali arise a series of methodological questions related to Generali e Operazioni Speciali, which stands for the the researcher’s role within these intricate scenari- Police’s “General investigations and special oper- os, and to the value of his writing. Issues pertaining ations division”), to being defined as an “anarchic to the detached gaze of scientific analysis and the feminist”, although I had never expressed any spe- ideological inclinations of the researcher within the cific affiliation nor made use of any particular label research setting, deriving from personal ethical and to define myself. This bestowal of meaning on the political principles, is somewhat debated within the part of the interlocutors was based on the process disciplinary field. It becomes challenging to decide of gaining knowledge of me as an individual and on on an appropriate and universal positioning, since the interpretation of my statements and behaviors it is rather the fieldwork that produces the research within the spatial and temporal context I shared and establishes the method and this cannot be in- with the interlocutors. dependent from the researcher’s moral, ethical and My involvement in the Committee’s struggle ideological development. Indeed, this is the reason was, at the same time, an almost unconscious out- why it is necessary to look for a middle-ground po- come – certainly dictated by my ideals – as well as sitioning that will make an analysis of the ethno- the inevitable development of the dynamics within graphic relationship possible. which my interlocutors and myself found ourselves With regards to the research hereby presented, interacting. As bearer of a political ideology affer- it has been impossible to conduct that participatory ent to a certain “historical left” that is shared by and super partes observation so cherished by anthro- the Sisma.12 members, I was “adopted” (this is the pological tradition, during fieldwork. The interloc- term the interlocutors chose) as an integral part of utors found it inconceivable to exclude me from the the “group”. A prime example of this is the last pro- activities they were carrying out and to deem me a posal the Committee’s members made to me. Even mere spectator. Indeed the key factors that in this though the Committee’s decision – initially made specific instance allowed my access to the group by means of a Facebook survey and then through consisted of the active participation I decided to a public assembly where the choice was made by adopt as a method and the politico-moral belief show of hands – to put forward its candidacy for system I brought to the surface. My decision and the regional elections of the 23rd and 24th of No- will to clearly position myself in favor and support vember 2014 was eventually withdrawn at the end of Sisma.12’s struggle appeared to be the only way of August 2014, and no matter the fact that I had to conduct my study. This stance does not equate disagreed with this decision, I was asked to stand with discrediting those ethnographies that assume as candidate on their local party list for the Bolo- a more detached methodology, but rather with be- gna municipality. This proposal, which had initially ing aware that this involvement could have pro- taken me aback, eventually made me aware of the voked analytical and interpretative errors. Never- fact that my position was now organic to that of theless, within the framework of this case study, the the Committee. Considered on the one hand as an fact that the (young and inexperienced) researcher internal voice, given my extensive participation in made her positioning clear was a development dic- their process, and on the other hand as an external tated by the context. This led to achieving neither one, not being personally involved in the events, my better nor worse, but certainly and hypothetically opinion was valued in the same way as that of the different, outcomes. The context I investigated and

35 ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) other members. The additional quality of my con- the opposite: to bring to the surface, to denounce tribution, according to the interlocutors, consist- and criticize with bravery those circumstances of ed of creating new angles from which to observe, injustice, discrimination and inequality that they, transform and, if necessary, better themselves. In more than anybody else, are able to highlight and my opinion, it was this mechanism of inclusion that analyze. permitted, in this specific case, our ethnographic Being an “engaged intellectual” means, first and encounter. foremost, to have the courage to be such, and for If it is true that Sisma.12 would like to escape the ethnographer it defines a commitment; if not from a unique, univocal and unifying logic and es- to a specific class, then certainly to a cause which, tablish itself as a fertile political space in constant though not necessarily seeing him involved in first growth, within which different visions of the world person, overwhelms him morally and ethically. We intersect and interconnect, it is here that, following do not need to ask ourselves if we are researchers what Gramsci writes in his Quaderni with regards before being activists, but we should start from the to the formation of intellectuals, we could highlight premise that the ethnographer is firstly a woman or the first and fundamental role of the engaged re- a man who comes into other people’s lives, partici- searcher, that is: as a “philosopher, artist and man pates in their ordeals, and cannot avoid measuring of taste”, the researcher is part of an idea of the himself against them. world, as long as he follows a specific ethical and All this acquires an even stronger connotation moral line of conduct and hence “contributes to when having to deal with disasters, which, having ut- supporting or modifying it” or rather to stimulate terly shattered the surroundings and everyday lives of new ways of considering ourselves and the society those involved, are such as to bring to the fore dynam- we belong to. And the researcher cannot only be ics that it is difficult to remain indifferent to. This is eloquent - an external and temporary agent of af- because the catastrophe is not only passively endured, fections and passions -, but must actively integrate but also actively reconfigured by the different indi- and mingle with the practice, as creator, organizer viduals involved, coherently with their socio-cultural and “permanent persuader”, since he is not simply models, and its interpretation becomes part of a col- an orator (Gramsci 1971: 17). Departing from an lective discourse that involves various individualities in analysis of Gramscianism, De Martino provocative- the negotiation of its meanings. ly maintains that fieldwork is scientifically impure, Engaged anthropology can and has to be an seeing that it displays all the characteristics of mil- open resource, an instrument of knowledge and itant action. This is envisaged as an instrument of criticism, aimed at dismantling the hegemonic axes creation of a new type of intellectual, the “engaged over which lay the foundations of the world we live intellectual”, who has the task of stimulating and in, and directed at the creation of new journeys. As supporting the processes aimed at breaking down critical knowledge, it can be used as an instrument the isolation of some social classes. of self-reflection by the different subjectivities on In an editorial published on November 14th stage. By developing a “participatory” account the 1974 in the daily newspaper Corriere della Sera, engaged researcher must be conscious of the power Pasolini vehemently attacks the institutions that of his words and must be able to use his ability to governed the Country (Italy) back then, accusing be listened to in order to promote change in some them of participating in the conspiracy of silence strategies with the aim of making the performative (omertà) in relation to the massacres of Piazza Fon- process enacted by the social actors more efficient. tana and Piazza della Loggia. According to the writ- If is true that in order to be more empathically er, politicians, journalists and intellectuals knew consistent with the individual’s experiential sur- the names of those who had desired and organized roundings one needs to be close to the events, to be those bloodsheds but, while the former kept their personally involved, what stimulated and enriched silence, the latter were denied the evidence. And me during my research is having shared glimpses of Pasolini, with rage and disillusionment states: “the life experiences with people who, however much intellectual courage for truth and political practice the earthquake had ripped them apart, have tena- are two irreconcilable things in Italy”. According ciously expressed their own exilient will to turn this to the author, intellectuals are recognized as worthy into an opportunity to open up their futures to new of consideration uniquely when showing an interest possibilities. I was able to measure myself against in matters that are abstract and completely discon- a journey of struggles which produces specific nected from the historical-political and socio-cul- claims as attempts to escape one’s own conditions tural context in which they live, remaining in this of suffering and one’s own precariousness through way sheepishly in the service of power6. The duty specific battles. From all of this, the researcher can of the intellectual, according to Pasolini, is exactly learn a lesson, not only from a professional point of

36 Silvia Pitzalis, Positioning as a method. The earthquake in Emilia Romagna and the forms of “exilience” view but also, and above all, from a personal one; knowledge” (Josephides 1997). However, to prac- we are, after all, people first and foremost. If trans- tice reflectiveness also means to choose one’s own lating these new realities, with all their complexities methodologies according to the context and the re- and historical power, into an action which leads to lationships produced in the fieldwork. For this rea- emancipation is a task which can no longer be dis- son I decided to explain my positioning within the regarded, the matter of the ethnographer’s gaining dynamic being studied. Furthermore, I was driven of consciousness, of his being a mediator between to take this research project forward by the desire two worlds but at the same time being a political (perhaps an unrealistic one) that my ethnography actor in the overthrowing of power, is another ur- could give a practical contribution to the Commit- gent point on which to reflect. tee’s cause and support it (Angel Ajani - Sanford 2006; Rossi 2008). Paraphrasing Borofsky (2005), we could claim 4. Conclusions that the ethnographer needs this explanation in or- der to define the limits and critical aspects of his research. The latter can also lead him to ask himself What is to retain finally of this arrangement? My how the public can benefit from his study, about awareness of the contractual nature of my relation- the ethical preconditions of the research, of the Etnografia dei movimenti sociali ship with the subjects, of the possibility that I could elaboration and of the divulgation of ethnographic be used by the actors to promote a particular vision data and about his own responsibilities towards the of the dynamics, together with the fact that the field individuals with whom he carries out his research. is always the result of collaboration, mimesis, con- The practice of reflectiveness must be articulat- flict or congenialities among ethnographers and in- ed in various ways, depending on the ethnographic formers (Mahon 2000), all prompted a process of context and the relationships that are created with- self-critique and the development of doubts on the in it. The possible types of anthropology are nu- validity of my work. Nevertheless, if – as Colom- merous, as are the ethnographic ways of carrying bo (1998) states – it is true that the ethnographer forward fieldwork. With what is stated herein, we uses himself as an instrument for surveying a shared do not want to claim that one method is more valid scenario, to paraphrase (Piasere 2002), it could be than another but to present one of the many ways said that the process of ethnographic interpretation of practicing ethnography. Whether this method must be considered as a particular type of experi- has produced a scientifically and anthropologically ment; an experiment of experience. Since the latter valid work or not is yet to be demonstrated. In my is an ethnographic meeting point, it is indeed within specific case, all of this was inevitable. its very core that a reflectiveness develops in a dual and mutual sense. On one hand, the ethnographer’s (self) reflection regarding his own positioning, which is determined by his disruptive presence through which he, knowing himself, knows others (Ibidem). The knowledge thus obtained perduttivamente Notes through dialogue, sharing, spending time together and through risonanza (Piasere 2002), leads to an 1 Neologism coined by the author: cf. unpublished PhD understanding of the meaning of “other”, negotiat- Dissertation, Pitzalis Silvia, Catastrofi generative e spa- ed because it is a result of the meeting between the zi del politico. Un’etnografia partecipata del terremoto ethnographic point of view – an expression of the emiliano, anno 2015, Università degli Studi di Bologna, effort to understand the point of view of the other, tutor: Luca Jourdan. and the latter. On the other hand, the “disruptive an- thropologist” compels the subjects to reflect on and 2 The Bassa modenese is that portion of the Pianura Pa- discuss themselves and their own culture, their own dana, in the Modena locality, adjoined to the Veneto and practices and strategies: this reflection can give rise Lombardy regions, one of the localities most affected by to a process which triggers mutative mechanisms for the earthquake of May 2012. re-defining and/or improving the socio-political-cul- tural structures (Fabietti 1999). 3 Internet source: www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/ Practising a reflective anthropology in this dou- view_new.wp?contentId=NEW33237. Last access oc- ble sense is what permits the researcher to give a curred in May 2015. practical contribution, by providing an interpre- tation of reality founded on a “hermeneutic unit 4 Sisma.12’s charter can be found at web page http://sis- produced between the ethnographer, as subject mapuntododici.blogspot.it/p/la-mission-del-comitato. of knowledge, and those studied, as objects of html. Last access occurred in April 2015.

37 5 This is the Committee’s slogan. De Martino E. 1977 La fine del mondo. Contributo all’analisi delle apocal- 6 Cfr. the article appeared on the Manifesto newspaper issi culturali, a cura di C. Gallini, Einaudi, Torino. on 13th November 2014, written by Alberto Burgio and titled Pasolini, quel sapere impotente. Fabietti U. 1999 Antropologia culturale. L’esperienza e l’interpre- tazione, Laterza, Roma-Bari.

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Israel andPalestine On thissideandbeyondthewall:socialmovementsin Sabina Leoncini presenting a conference say thatthey’re support- where Prof.Roysaidthat manyscholarsbefore year attheEuropeanUniversity InstituteinFiesole I havebeentotheopening lectureoftheacademic tion ofwhat we witness, we see, welive.Recently, be acarefulconsideration,analysis,andinterpreta- a conclusioncannotbereached;insteadtheremay draw anyconclusions,alsobecauseforthemoment does, asIdidandmanyothersdid,triednotto able ornot,painfulless.Asananthropologist easily cometoaconclusion,solution,accept- will take the responsibilityto admit that you cannot the faces,walls.Itisequallyunlikelythatwe life andthedailyimagesofpeople,stories, ties. Untilyoucomeacrossthefacts,everyday observing, experiencingandhavingheardbothpar the reasonsofeitherparty. Itishardtoreflect after tists arescramblingtofindnewargumentsjustify covering thisconflict;increasingly, politicalscien- years; itisdifficulttofindanon-partisananalysis pro oragainstonesidetheotherforoversixty ciations and movementshavetakensidespolitically then loseinterestafewmonthslater. Parties,asso- again ontheIsraeli-Palestinianconflict,onlyto ment, whenthemediaspotlighthadturnedonce following hasoccurredduringaverydelicatemo- of mutualhatredthatfollowed.Theexposurethe dox JewsinGushEtzionandotherdemonstrations the abductionandmurderofthreeyoungOrtho- Aviv andthesouthofIsrael.Thiswasfollowed by the Gaza Strip and the Palestinian bombing of Tel cided withtheresumptionofbombingbyIsraelin held inSeptember2014Rome;thatperiodcoin- my speechasrapporteurinaconferencethatwas cial reflectiontothat.Thiscontributionisrelated works sincerecentlyI’vedecidedtodedicateaspe- Movements werealwaysinterconnectedwithmy identity andbilingualmixededucation.Social field ofresearchincludingmobility/immobility, ically interestingaspectsconcerningthiscomplex dealing, overtheyears,withvariousanthropolog- I doresearchinIsraelandPalestinesince2005, 1. Introduction - name ofananti-colonialistsentiment the boycottofIsraeliacademicinstitutionsin estinian politicalanthropologistshavealsosigned efforts oftheseandmanyotherscholars,Pal- complicated context(Leoncini2015).Despitethe about theconceptofcolonialismadaptedtothis tine inanthropology, giveusmanyexplanations Rabinowitz onthecategoriesusedtostudyPales- movements. InthissensetheworkofFuraniand the studyoftoday’s Israel’s andPalestine’s social torical analysisofthiscontextisnecessarytoface with eachother. Infact,acriticalpoliticalandhis- two entitiesinconflict,butwhoseactorsinteract state, and the movements that characterize them as two entities,IsraelandanhypotheticalPalestinian ent modes,times andprotagonists.They bothfight values demonstrating thatbasically theyrefertothesame showing how they are divided by a wall, but also each other, throughafewimages andfieldnotes, tion istodescribetwomovements farandnearto tion, andveryquestionable. somewhere, butobviouslythisisourpersonalposi- not like oranges, you cannot stop them to move to The thoughts,saidto me yearsagoFabioDeiare the IsraeliAnthropologicalassociationalsostress discern atradeboycottfromquestionofideasas this fieldiscontroversialandrequiresaclaimto from mygoal.ButIwanttoemphasizehowmuch to dealwiththisdebatethatwouldleadmetoofar new historians.HereIdeliberatelydonotintend spect toadebateontherewritingofhistoryby book a Germanfreelancephotographer, expressesinhis perspective liketheonethatJonasOpperskalski, two entirelyseparateentities,orshouldwetakea and theOccupiedPalestinianTerritories (OPT) as on thisissue.So,Iwonder, canwetalkaboutIsrael gist Peruginihaverecentlydevelopedareflection an historianandfriend,aswelltheanthropolo- developing ofaneventualPalestinianstate.Kamel, is nogeographicalentiretyoftheterritoryfor impossible. Infact,asimplemapshowsthatthere ing thetwostatesolutionalthoughatthistimeitis Despite that the central theme of my contribu- the 12million? andtheoreticalprinciplesbut throughdiffer 1 We shouldthenanalyzethese 2 andinretro- 3 - .

Etnografia dei movimenti sociali ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) for the same goal, justice, but in different ways and of the route of the wall was then a partial victory, under different labels. Maybe those movements are that has cost lives. The safety barrier today consists overshadowed by the media perhaps because they of 700 km of track, which is about 60% complet- displaced one in Israel, the other in Palestine, al- ed, 30% planned, 10% under construction. This though in reality we will see that there is a link be- movement, grew up all over the West Bank with tween them. In this essay I will try to move among the passing of the years and a great attention was the field of political anthropology and ethnography given to how a collective action could produce and of social movements to show how ethnography can establish new social norm (Gibb 2001: 2) such as a strip these two movements apparently unknown form of shared participation to establish a different between each other. As Koensler says there are route of the barrier. two main different forms of mobilization: on the Many and many local associations in fact took one hand “institutional” movements seeking media part at the movement. There are Palestinians who attention and well integrated into the existing po- support the movement against the wall including litical situation, from the other side there are other “Holy land Trust”, the local refugee camps, the forms of activism, more “experimental”, less visible Popular Front for the Liberation of Palestine, and and marginal and not integrated in the political ar- many others. Even the Israeli associations are nu- rangements. Koensler’s categories refer to his field merous: Yesh Din (Jews for Human Rights), Yesh of research, but could also fit with the two move- Gvul (refuseniks) former militaries who refuse to ments that I take in consideration. serve the army in the Occupied Palestinian Terri- tories since 1982; “Breaking the silence”, an asso- These forms of activism maybe less visible as their ciation that does campaign awareness about the media-centred, well-organised counterparts, but events that took place in Hebron and in other their strength lies in the ability to redefine the sensitive sites during the last Intifada (2002); “Ac- interpretative categories of the conflict, eluding tive stills” in charge of documenting through pho- the logic of zero-sum games and creating new tography the demonstrations against the wall and crosscutting or cosmopolitan forms of belonging. other protesting events; Bet ‘selem that deals with These were moments of a desire to break with monitoring the violation of human rights through the existing situation; moments that seem able to video footage of its volunteers in the OPT; “Anar- change ways of thinking and collective conscious- chist against the wall” participating actively in the ness; may be the incipient of shifting paradigms demonstrations against the wall which take place (Koensler 2015: 9). every week around the West Bank; the well-known peace organization “Peace Now” (shalom achshav The first is the so-called movement against the in Hebrew), Machsom Watch, is an organization of wall, whose origins and motives are described be- Israeli women who deal with and monitor respect low. In particular, I have observed and studied this for human rights in the checkpoints and the regular movement in the area of the municipality of Bethle- issuance of permits to enter Israel from the Israeli hem, through a personal experience of ethnograph- authorities, in particular the District coordination ic research in 2007 while I was also trying to in- centers of reference. Finally Zochrot activists, con- terpret the process of developing of this movement cerned with raising awareness regarding the subject itself as Nash suggests “As anthropologists we must of the Nakba. Participating in demonstrations, are also seek to capture process in our ethnographic also international organizations such as the “Inter- description” (1992: 291). In this same field I later national Solidarity Movement”, Pope John XXIII returned in several occasions: the last time was in and many more. December 2014. While in Bethlehem, the move- ment never attracted the attention of politicians and especially the Supreme Court of Justice of Is- 2. The movement against the wall rael, instead in Bill’In (near the city of ) legal controversies have become more pronounced, as well as the demonstrations themselves, and in While the (28 September 2000) 2009 a Palestinian boy died (Bassem Abu Rahme)4 left its ashes and its victims, Sharon’s government because he was shot in the chest with tear gas am- decided in the spring of 2002 to respond to ter- munition. In 2011, his sister died of tear gas inhala- rorism by blocking the peace agreements through tion. The investigations were closed without culprit the operation “defensive shield” (elimination of in 2013, but everywhere on the net you can find Palestinian infrastructure through retaliation). The the heartbreaking video of Bassem’s murder. The clashes became much worse in the Jenin refugee victory of the movement of Bill’In with the change camp and even the main church of Bethlehem was involved and became the object of a harsh dispute

42 Sabina Leoncini, On this side and beyond the wall: social movements in Israel and Palestine between the Israeli and Palestinian authorities. In first request was sent from the Syrian Arab Repub- June 2002, there were a series of attacks that opened lic, in October 2003, on behalf of the League of the the way to the operation “determined path”. While Arab states. After three weeks the General Assem- global war arrived in Iraq, Sharon’s government bly adopted the resolution A/RES/ES-10/13 which fell under the instability of Labour party support, requires the Israeli government to stop the building scoring, with early elections of 2003, a turn fur- of the security fence. The following December the ther to the right. On the other side instead, there General Assembly adopted a new resolution asking was nothing new in politics, if not the increase of again a legal opinion to the International Court of the consent of Hamas in Gaza and the absolutism Justice about the legal consequences arising from of Arafat, who continued to rule through a sys- the construction of the barrier in the occupied Pal- tem based on corruption and favoritism. In May estinian territories, including East Jerusalem, in 2003, the stalemate was dislodged by a peace plan light of international law, the Fourth Convention proposed by the Quartet (USA, Russia, EU, UN) of Geneva and previous resolutions of the Securi- which was defined “Road Map”, and foresaw the ty Council and of the General Assembly. The res- gradual formation of a Palestinian State and Israeli olution, it is important to clarify, did not intend disengagement, through a very complex system of to ask the court to comment on the legality of the autonomy that was linked to results, and marked barrier, but to clarify its legal status, as it was built Etnografia dei movimenti sociali by territorial division under Israeli or Palestinian inside the occupied territories for the 80% of the control. After signing the agreements there were track. In February 2004, twelve states participat- many critical points evidenced by both sides. Even ed in the hearings, two international organizations if the peace agreements talked about a separation and a delegation of the Palestinian Authority. The of the independent Palestinian state, however in re- advisory opinion was issued by the court on July ality the attacks continued without ceasing and the 9, 2004 and brings into doubt the impartiality of West Bank was now controlled by the Israeli army, the request of the General Assembly; instances that scoring new boundaries. invite the court to not answer. The court instead Wissam, a West Bank licensed tour guide said in decided to respond and to articulate that response an interview: through various arguments including: legal status of the occupied Palestinian territories; the applica- I do not think we can find any significant changes bility of the principles of international law; the le- regarding the freedom of movement before and gal justifications for the construction of the barrier. after the construction of the wall. I need the per- The court in its response also included the obser- mit now as I would need it years ago to go to Jeru- vation that the construction of the barrier affected salem, since 1992. Prior to the construction of the the right of self-determination of the Palestinian wall many Palestinians could go and work out of people; it also points out that the area included the border while now they cannot. If a Palestinian between the Green Line and the barrier, called was found without permission though, in either closed area, lies where there are 80% of Israeli set- Jerusalem or Israel, he would get arrested. Today tlers. The settlement policy violates Article 49.6 of is exactly the same, nothing changed. The defense the Fourth Geneva Convention and the resolution wall makes Israelis feel safe. But in my opinion, a 446/1979 of the Security Council. simple barrier is not as effective as they all think: Legal actions are also really common in the West It will never stop terrorists from taking revenge Bank as many people say: (interview, 24/06/2007). Q: Were you asked an opinion about the check However, the fence was provisionally delimit- point before it was built? ed in some areas by a real and concrete wall nine A: No, they never asked for our opinion. My un- meters high: the so-called Geder afrada (Separation cle, who is a lawyer, said that the village already fence in Hebrew), the jiddar (the wall in Arabic). spent more than 150.000 NIS (approximately The idea, of separation, was proposed by the La- 30.000) on this case. Also, there are people whose bor government of Barak many years before and houses have been demolished. They had to rely was seen by some scholars as the only possibility on their neighbors’ hospitality (interviewed, of existence of Israel facing the demographic war. 27/06/2007). Among the many measures of international level on the issue of the wall, perhaps the most significant As I mentioned, numerous associations of Beth- is the opinion of the International Court of Justice. lehem have formed a committee to organize non-vi- The court was asked an advisory opinion (Advisory olent demonstrations against the construction of opinion) on the legal issue of the barrier, and the the barrier in the Bethlehem area. In this area, the

43 ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) main coordinator is the Holy Land Trust Associa- 3.The case of Bill’in tion, but internally the local representatives have a fundamental role in the local villages belonging to The village of Bill’in is an example of what has the city of Bethlehem. In particular the three villag- been happening through the years, in a context es of Arthas, Umm Salumona, and Al Walaja. The of non-violent demonstrations. In the summer of main objective of the Committee is to put pressure 2005, the village located near the city of Ramallah, on the Israeli public, especially on the government began to pursue the demonstrations, which ad- and the Supreme Court of Justice, so that the path dressed the decision of the Israeli Supreme Court of the security fence could be changed. These three in their favor, on August 2007. In 2011, the Israeli villages in fact suffer significantly due to the nega- army dismantled the fence in that area. According tive effects of this construction5. to the lawyer Michael Sfard, the new route will re- Between the inhabitants, one kid from Ayda store about 650 dunams (65 acres) of land belong- Refugee camp said: ing to farmers in Bill’in on the part inside the barri- er of the West Bank. However, about 1,300 dunams Child: The wall has changed my life, before the of private farmland will still be on the Israeli side. construction of the wall we used to play in a gar- The petition against the route segment that cross- den with my friends, near the camp, and now we es the farmland of Bill’in was presented by Ahmed can no longer play there. Before, when I went to Yassin, head of the village council, on the 5th of school and sat in my class, I could see from the September 2005. Among other things, the peti- window a piece of land full of olive trees, but now tioner claimed that part of the route was designed I only see a piece of concrete. [...] When the Is- to protect the new neighborhood of Modi’in Illit, raelis were building the wall, there was a piece known as Matityahu East, although no one was liv- of land where we played where one of the boys ing there. Even though housing construction was got shot and then taken to hospital. [...] Since started in the western part of the district, there wer- we lived in a refugee camp, we did not have an- en’t any plans for the near future to build homes in ywhere to play. Since they built the wall we play the east part. In other words, the safety barrier had in our homes and in the streets [...] (interviewed, been designed to protect nonexistent people. 25/06/ 2007). But how are these demonstrations usually being organized? The means used by this committee is a non-vio- lent demonstration which takes place every Friday - The meeting point is in a particular place near in the three villages of Arthas, Al Walaja and Umm the site of the demonstration; Salumona. These demonstrations began on January - Some representatives of the organizing commit- 4th, 2007 and are still in place today. Since 2007 I tee explain the reasons of the protest; have followed the evolution of the facts in this area - A human chain is formed which step by step and right through my last stay in December 2014 reaches the barrier where the soldiers of the I have seen the changes over the years. The main Israeli army are usually placed; goal of the movement is to put pressure on the Is- - Songs or prayers are sung; raeli society in order to change public opinion. In - Time is spent close to the soldiers offering them particular, it is working to influence the Supreme products from the confiscated land; Court of Justice through proposed amendments - The human chain is undone and everyone through the route of the security fence in order to leaves, concluding the event. have a less acute effect on the daily lives of those living in the affected area. The consequences are It is like a boxing match. We won the first round, particularly noticeable in the following areas: tour- but we haven’t won the game. There will still be a ism, economy, roads, agriculture (expropriation struggle, albeit in a nonviolent way until we shall of farmland), transport, career, school, academic, have all our territories back? (Interview with the health and trade. The barrier is therefore an em- chief of the village of Umm Salumona August 2007) blem of conflict and embodies many meanings and implications as confirmed by Weizman (2009) who says that the fight between the Israelis and Palestin- 4. The movement of July 14, ians is a game of tug-of-war. Ha mechaat haohalim (the Protest of the Tents) and its economic framework

The financial movements of each person are constantly monitored by the control mechanisms

44 Sabina Leoncini, On this side and beyond the wall: social movements in Israel and Palestine that surround us and, as a consumer, contribute to analysis of the political economy, considering prob- the functioning of a system that is essentially based lems of distribution, such as the system of alloca- on capitalism. Ordinary people negotiate moral tions of large bonuses to bank employees. There is frames in search of a better life, often through in- definitely a strong link between investment banks formal operations and situations that are atypical, and the current crisis and this has forced scholars usually because they are losing, or have already to consider the economic idea that an economy can lost, economic stability, social and family functions thrive only if markets are exempt from politics. that were once a milestone in their lives. Therefore Perhaps now may be the time to create a synthesis a strange flexibility comes into play. On one hand, between anthropology, history and economy? The they are “forced” to seek non-traditional career economy can only be saved by economists work- paths and opportunities outside of the norm, but ing in collaboration with other disciplines. To this on the other hand, all the conditions exist to cre- end, it is essential to take into account all the stud- ate something completely new, which challenges ies that examine physical mobility and immobility, the statistics and the existing categories and allows economic, social, and psychological6 in order to as- them to regain trust in their own territory; this also certain how economic practices are related to equal transpires through movements such as those con- social and career development (Atwood 2008); in sidered in this paper. Obviously one cannot over- this sense, the study of Bernandi on the influence Etnografia dei movimenti sociali look the definition of the geometry of the power of professional development is the key to describe that controls the distribution patterns and access a theoretical background of movements who de- to resources that fuel the informal economy, injus- mand social justice. On the other hand the issue tice and illegality, they allow no room for creativity, of immobility is interdisciplinary, and can be found or endorsing products to consumers. The current in contexts which are near and far between them- economic model, at least in capitalist economies of selves, and that in this contribution is found in the Western countries, is moving further and further background of a land where violence, injustice and away from economic reality that everyone expe- violation of human rights are on the agenda. riences in everyday life (Ferguson 2007). In such This movement begins after an increase of the fertile land social movements arise, which can be prices occurred from 2005-2011 reaching approxi- studied exhaustively by anthropologists, because mately 50% increase of property prices in the area the situation of “extraordinary” crisis and injustice of Tel Aviv and Gush Dan (the neighboring area have created a change in our ordinary lives, also of Tel Aviv). The “protest of the cheese” against consolidating and altering the habits of each of us the rising of food prices, was born in June 2011. In and these facts are observable only in everyday life. July 14 2011, Daphne Leef, a Tel Aviv video editor, Sharing is not compatible with individualism and pitched her tent in Rothschild Boulevard, a sym- competition, which inevitably creates conflicts. We bol of the streets of Tel Aviv and Unesco heritage. rather must consider the consequences that the For three months, the squares and the streets of Tel sharing of “good practices” have within the eco- Aviv were invaded by demonstrators. The issues of nomic sphere and try to avoid simply creating a new the movement were mainly due to the financial cuts kind of more intelligent capitalism, comparing only to education, public services, public constructions, collective choices, rather than considering individ- and the cost of living compared to wages. ual human beings as consumers or on the move. In At that time I was living in Israel but I didn’t this sense, the studies of some economic anthropol- interview any protester, however every friend I had ogists are a fundamental tool to interpret these lines and many young relatives in my boyfriend’s family of research. In light of the studies on the movement were going to demonstrations and explaining me “Occupy”, we can consider the essays of Graeber about the reasons of the movement. Gal for exam- and the work of Hann and Hart in their recent ple, my sister in law at that time, told me that she “economic anthropology”, shedding light on the was going to demonstrations because she couldn’t problems related to the emergence of new informal afford the price of the foodstuffs and of the house economies, also discussed in Friedman (2003). In where she was living, about 1000 euros for a 60 me- recent years, studies of financial anthropology have ters apartment but almost in the center of Tel Aviv. multiplied, particularly Maurer, who studied Islam- She wouldn’t leave Tel Aviv as her boyfriend was ic finance as well as other contemporary versions working there as a freelance moviemaker and she of traditional finance, even considering offshore got a job as junior architect. As many other people, banks. Today conducting anthropological research both of them come from a kibbutz in the North in financial centers seems almost obvious. In this where is less luckly to find such jobs. Despite their sense, it should be noted that Ho has put his eth- sensitivity and confidence with me on certain po- nographic work (2009), in the context of a broader litical issues, none of them would have thought to

45 ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) mention in our long talks, the position of Israeli Beyond the politics of numbers, for the first time Arabs in the protests. Nationwide, social justice for in the history of Israel mass mobilization from be- all was claimed from the movement, even for Is- low is described as “in” the Middle East and “of” raeli Arabs and Eastern Arabs (Mizrachi). The key the Middle East. From the Arab world, through issue is in fact the position of the Palestinians living the Spanish movement, symbolic networks of sol- in Israel (especially residents of Jaffa) who start- idarity have come down to the economic capital’s ed to support the movement on September 2011. trendy Jewish state, Tel Aviv. Among the slogans The Indignados however, the well-known Span- there were “ is here”, “Rothschild boulevard ish movement, declared the lack of support to the corner of Tahrir Square”, “Walk like an Egyptian”. movement July 14 despite the proximity not only Some Palestinian radical voices have identified in politically but chronologically in the formation of the Arab Spring an historic opportunity for di- the two movements. Monterescu writes: alogue with the Arab world in identifying local struggles for the liberation of Palestine and for the These initiatives have been equally ignored or right to housing a common regional revolt against repudiated by most of the protest movements in- colonial oppression and capitalist domination. In ternationally. In this sense, the messages sent by the “Israeli Spring” (the movement July 14) has the Spanish indignados in support of the Israeli’s then created an opportunity for dialogue with the protest have quickly given way to a critique of the Palestinian side; an example is the joint statement latter front, refusing to recognize the legitimacy of September 2011 when the Popular Front for the of the end until the protracted injustice in the Liberation of Palestine and the Israeli Communist form of military occupation and apartheid was Party claimed to support a popular struggle joined not taken into consideration (Monterescu, Shain- by Israelis and Palestinians against the occupation dlinger 2013: 163). (Matar 2011). Despite the numerous efforts of par- ties, organizations and associations in expressing Monterescu then argues that the movement solidarity, these initiatives have remained rather at July 14 is an example of situational radicalism, or the margins of the Israeli public, ignored, or denied rather a movement less radical and less dramatic in just as supported by the Spanish movement above. response to that of Tunisia and Egypt where ten- The movement July 14 still remained rooted to a sions caused numerous deaths. On the 3rd of Octo- radical and ethnic root, Jewish, and political, that ber 2011, the tents on Rothschild Boulevard were of Zionism, shifting the emphasis from universal dismantles with no real threat to the stability of the human rights, of any ethnicity, religion or origin. government. As of June 2012 Daphne Leef was ar- The ethnographic analysis offered by Monterescu rested in the fury of the protesters. and Shaindlinger (2013), one of the few scientific On July 14th, 2012 Moshe Silman, a fifty-four essays that have dealt with this movement, retraces year old activist who has long lived in extreme pov- the steps of the failed attempts done by the move- erty, committed suicide by setting himself on fire ment at the national level to involve the Arabs of during one of the demonstrations7. At the funeral Jaffa9 and the Jewish neighborhoods of southern numerous activists participated, but the movement Tel Aviv, today as already in 2011, a degraded area, had died and there was no reaction. in which the rate of immigration, especially com- ing from Africa is getting higher10. Comparing the The movement July 14 is considered the biggest movement of July 14, to that experienced in the public protest in Israel’s history (equivalent to “the Arab world, we can definitely say that in Israel protest of four hundred”, which took place after the mobilization was far less dramatic and more the massacre of Sabra and Shatila in 19828) and reformist, as you can guess by the slogan that we is considered an example of global street (Sassen have seen, regarding a symbolic modification of the 2011): a social space that problematizes the rela- slogan calling for the fall of the Egyptian regime tionship between lack of power and the claim to than a vague appeal to social justice. As I will ex- rights. Probably this is an example of an awaken- plain later through the interview with the Professor ing of people that for years had been silent with Zvi Shuldiner, protests in Israel have developed as a respect to a share that had been much more active form of rebellion against a neoliberal development in the years following the Oslo treaty and hope in bringing on social level political and identity issues. resolving the conflict. Koensler confirm that in his In the humid summer of 2011, when the number recent book saying that many voices acknowledge a of protesters had grown to a million, there were deep crisis or the end of the institutionalized peace about 90 camps across the country and a sense of movements after the failure of the Oslo Peace Ac- euphoria and sharing among the protesters camps cords became evident. (Koensler 2015) prevailed. The call with the French Revolution was

46 Sabina Leoncini, On this side and beyond the wall: social movements in Israel and Palestine spontaneous thanks to a coincidence in time with tices are fundamental issues to study. This is possi- the movement of July 14. The artist A. Kleiner in- ble through the observation of daily practices with stalled a guillotine scale in the middle of the avenue the privileged tools of anthropology but profiting Rothchild, which was then removed in the follow- from the more general perspectives of the other ing months11. In late summer the camp in this area disciplines. Anthropology approached in fact the was dismantled and the movement slowly dissolved. social movements only in recent years, mainly due Ultimately, we can say that it has not impacted as a to a distancing of anthropologists from the political real threat to the stability of the government policy, sphere in which the movements are involved. They but it created a spontaneous form of collective mo- in fact claim that: “For example, in many ethno- bilization, which is trapped in a charismatic stadi- graphic analysis the political sphere is still consid- um and pre-institutionalized. It was unable to bring ered separately from that of the culture” (Koen- concrete changes beyond the affirmation of their sler-Rossi 2012: 53) But how does an anthropologist existence. Some of the leading exponents of the arise to this, in the study of the movements? On the movement remained the symbol of a momentary one hand occur a mediation/negotiation between uprising, reabsorbed by the tactics of hegemonic actors who promote their version of the facts, on demobilization, co-optation, intimidation (Cohen the other hand there is collaboration/confrontation 12 2012) . When I have personally spent my longest that is inevitable when the anthropologist seeks to Etnografia dei movimenti sociali period on the field (July 2012-February 2013), the observe activists, but mix with them, and becomes space in front of the train station of Arlozorov, one one of them, coming across/colliding with other ac- of the key hubs of the city, was still occupied by the tivists and with the hegemony which is contradict- tents of the protesters. In public, on the streets, in ed. Koensler and Rossi claim that: the narrow circle of acquaintances, the idea of be- wilderment was still circulating against exorbitant More than any other category of scholars, ethnog- prices of food, particularly the “cottage cheese” (in raphers are ‘catched’ from the goals of the move- Italian the least known fiocchi di latte) that in Israel, ment being researched. This real lack of distance is one of the most sold and most common cheeses, can be approached in different ways. For some produced exclusively on an industrial scale. Due to ethnographers taking a position in the name of the boycott of 2011, the price had fallen by 12%. the movement is not problematic and is derived Today, it is difficult to rule with respect to what was from the ethical and political assumptions. Others achieved by the movement, but more and more, it seek to develop, with great effort, methodologies looks like a memory, especially among luxury café’s to keep the distance. (Koensler-Rossi 2012: 55) in Tel Aviv, or the splendid promenade that con- nects to Jaffa13. The problem of being part of the movement or keep the distance is a great methodological issue to reflect on. As humans, we experience the field 5. Conclusions (or attempts to conclude) as our ordinary life and we cannot hide from em- bracing political opinion as we are political be- ings. Everything we do it has a political meaning, The speech, talking, requires immediacy and a for example buy a house in a settlement or work degree of natural and visceral emotion that inter- in high tech company or go to demonstrations feres with the usual distance required for scientif- against the wall. I personally decided to observe ic analysis and writing. Because of the nature of both of the movement, one in a deeper way, may- the topic, I find it impossible to carry out my job be because I felt myself more involved in this way in a detached and objective way (Scheper-Hughes of struggle and resistance. Marshall Sahlins (1993: 1990: 546). 17) has called resistance “the new functionalism”, dedicated to «translating the apparently trivial into Can we imagine the ruling classes who demand the fatefully political». Michael Brown (1996), in a “social justice”, without addressing the most seri- devastating article entitled On Resisting Resistance, ous internal injustices? What does the term “social argues that the study of resistance has become justice” mean if so many people who do not enjoy virtually obsolete. I disagree with that and I will this are left out? We protest against the exorbitant briefly explain why. There are so many issues that cost of housing – but why call this “social justice”, a young researcher could dedicate his/her studies if the crux of social justice, namely the equality, is but having no future in the academia, as is it the re- not there? Could Israelis face a revolution of social ality for many of us, the only satisfaction one could justice, not to mention the rights of people who oc- reach, is actually to be part of the resistance, to be 14 Koensler and Rossi argue, as cupy and control? part of the struggle and to use energies and passion in this case, that social changes and emerging prac-

47 ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) trying to give the voice to somebody that has no last AISEA conference (Rome, September 2014). In voice. This can be done by observing and taking this case, the July 14 movement and the multitude notes but also with practical actions. Every day we of people who took part of it, are not dead but still spend in our life is a day of resistance and if we stop live in the demonstrations against the wall on Fri- to resist a collapsing system, there won’t be justice, day morning. This analysis is only possible if we use never. So this is why probably I felt myself at that the tools of anthropology including the empathy, ex- time in the condition to participate to the nonvio- plained in his contributes from Piasere (2002) while lent movement against the wall but not to do that in the attention to not be seduced by the stories of directly in the tent movement. the conflicts which we witnessed (Dei 2005). This So finally, we come to the conclusion that danger is not risked for sure from journalists and brought me to have an interview with Zvi Shuldin- policymakers that don’t live on the field for long pe- er. He’s professor of politics and public administra- riods, so that they are not so involved in the local life. tion at the Sapir Academic College (Ashkelon, Isra- Observing the everyday, thinking holistically might el) and he reveals how these events were related to have changed the fortunes of this paradoxical situa- the capitalist ideal studied by Groeber. This is clear tion in which both peoples however suffer although in the interview with him that I conducted in 2012, in different sizes and shapes injustices (occupation when surrounded by pessimism we reflected on our for Palestinians, terrorism for the Israelis). lives and on how much our lives and our habits in- fluence the political and social power to which we object. He brings to the interview, in fact, a strong critic to the movement suggesting that we should deal with solidarity and future without reducing the demands of the present goals of the movement, Notes concerning with public housing instead of being concerned with the price of the houses, since we 1 See http://www.jonasopperskalski.com/the-12-million. should consider the right to housing a right for all (Leoncini 2012: 30). Here you come to the end of 2 See https://anthroboycott.wordpress.com/2015/05/15/ our reflection, I try to raise through the words of palestinian-anthropologists-speak-2-randa-farah/ Prof. Shuldiner the question that brings us back to the premise of this paper and its objective. 3 See the letter from the IAA to the AAA https://sites. google.com/site/anthropoligstsletter/ Sabina Leoncini: I do not see a connection, it would be desirable, between this movement and 4 Cfr. http://www.uruknet.info/?p=93657 e http://972mag. the peace movement. com/idf-closes-investigation-into-bilin-killing-without-in- Zvi Shuldiner: As I said this movement does not dictment/78725/ denounce what is the heart of the problem, the foundations of the system. We speak of a coun- 5 On this subject will be held in Munich in July 2015 try where 40% of the economy goes for weapons. a conference entitled “Im-mobilities and boundaries: It is hard to imagine what directions the protests an ethnographical approach” organized by Leoncini, will take. In Hebrew it is customary to say that Hackl, Gutekunst, Schwartz, Goetz and will follow a the prophecy is in the hands of a fool. We are ex- book with the same title, forthcoming in 2016. periencing one of the worst moments of our his- tory. [...] But most of these people do not want 6 See Dei, Di Pasquale 2014. to be interviewed on the issue of the Palestinians: they are afraid of losing their popularity, to be 7 See http://www.haaretz.com/news/national/hundreds-at- identified with the left wing, those who sympa- tend-social-activist-moshe-silman-s-funeral-1.452833 thize with and support the Arabs [...] Evidently the tactics of the movement is to not politicized, 8 The massacre took place in the homonymous refugee to remain a-political. They repeated that they are camp is narrated in the film Waltz with Bashir by Ari not a political movement, that they are not left, Folman directed, written and released in 2008. but how can you not be political, not playing pol- itics when doing a protest? (Leoncini 2012: 31) 9 See http://www.tarabut.info/en/articles/article/sum- mer-of-protest-2011/ Movements are not made only from the territo- ries over which they move, but also by the multi- 10 See Numerous articles on the subject, including http:// tudes, as Mondher Kilani said in his speech at the tabletmag.com/jewish-news-and-politics/158935/mi- grants-in-south-tel-aviv.

48 Sabina Leoncini, On this side and beyond the wall: social movements in Israel and Palestine

11 See http://www.lrb.co.uk/blog/2011/10/27/roy-arad/ 2015 « Post-Zionism and Israel’s New Anthropolo- the-rothschild-guillotine/comment-page-1/ gists: Interviews with Professor Dan Rabinowitz and Professor Khaled Furani», Journal of Holy 12 See Cohen 2012. Land and Palestine Studies 14, 1: 83-104.

13 See http://www.al-monitor.com/pulse/originals/2013/05/ Maurer B. lapid-is-a-naive-capitalist.html# 2012 «Theorizing the Contemporary: Finance. Special online collection», Cultural Anthropology website. 14 See http://972mag.com/the-protest-movement-neither-so- cial-justice-nor-revolution/19918/ Monterescu D., Shaindlinger N. 2013 «The Arab Spring of Tel Aviv», in Urban History, 15 Out of this of 2012 all the other interviews were re- 139: 159-186. alized by Leoncini S. in 2007 with informants (24- 26/06/2007). Nash J. 1992 «Interpreting Social Movements: Bolivian Resist- ance to Economic Conditions Imposed by the

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Youtube http://www.youtube.com/watch?v=Yp0ELMgEtZ4 1. Al Walaja (2007): A demonstration before the construction of the wall (© Sabina Leoncini)

2. Al Walaja (2007): A demonstration before the construction of the wall (© Sabina Leoncini) 3. Al Walaja (2014): The wall and the settlement inside (Har Gilo) (© Sabina Leoncini)

4. Al Walaja (2014): The wall and the settlement inside (Har Gilo) (© Sabina Leoncini) Sabina Leoncini, On this side and beyond the wall: social movements in Israel and Palestine Etnografia dei movimenti sociali

5. Arthas (2007): Soldiers during a demonstration (© Sabina Leoncini)

6. Umm Salumona (2007): Expropriated fi elds where people make demon- strations (© Sabina Leoncini)

53 ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1)

7. Umm Salumona (2007): A moment of prayer during a demonstration (© Sabina Leoncini)

8. Bill’in: Explanatory Map (available at: https://insidethemiddle.wordpress.com/2012/12/24/ home-movies-as-newsreel-the-story-of-palestinian-non-vio- lent-resistance/map)

54 Sabina Leoncini, On this side and beyond the wall: social movements in Israel and Palestine Etnografia dei movimenti sociali

9. Bill’in (2011): Bulldozers dismantling the wall after the decision of the Supreme Court of Justice (© Activestills)

10. July 14, 2011: Campsite of protesters at the station Arlozorov (© Activestills)

55 ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1)

11. July 14, 2011: Demonstration near the Azrieli shopping center (©Activestills)

12. July 14, 2011: Demonstration near Rothshild Avenue (© Activestills)

56 Sabina Leoncini, On this side and beyond the wall: social movements in Israel and Palestine Etnografia dei movimenti sociali

13. July 14, 2011: Demonstrations in Rabin Square at Tel Aviv (© Activestills)

57

siècle Anthropologues etprophètesenAfriquenoireauXX Harris, dontjeparleraipar lasuite,ilétaitàpeine la sorcellerieetdelui-même unprophète.Comme martyr son frère,faisantdecedernier un« traditionnel. Ilcréaunculte autourdelatombe de façonpermanente,contrairement auprotocole une criseprolongéeetKoudoudemeurapossédé en recourantàlasorcellerie.Levillagevécutalors dénoncer lesgensdesonlignagequil’avaienttué s’empara deKoudou,etilluiprêtasavoixpour d’Ivoire. Pendantlesfunérailles,l’espritdumort rassemblés danslePartidémocratiquedeCôte- contre lesjeunesdeHouphouët-Boigny, désormais de larépressionlancéeparlegouverneurPéchoux rut dansdescirconstancesmystérieuses,autemps avec leParti communiste français),Gbahié mou- travail forcégrâceàl’apparentementdesonparti (au Palais-Bourbon, il avait obtenu l’abolition du un révolutionnaire proche des positions soviétiques alors qu’Houphouët-Boignyétaitconsidérécomme cultivateur. AprèslaSecondeGuerremondiale, travaillait commepetitplanteur(propriétaire)et Zikoboué, dansledépartementdeLakota,oùil membre decesyndicatdanssonpetitvillage dont Houphouët-Boignyétaitprésident.Il tour duSyndicatagricoleafricain,fondéen1944, espoirs politiquesconcentrésau- participait aux était alorsunjeunehommeàl’espritmodernequi nées 1940etledébutdesannées1950.Cedernier son frère aîné, Gbahié, mort entre la fin des an- dou coïncideaveclafindel’histoireordinaire trarca 2008). (1993), Jean-PierreDozon(1995)etlesmiens(Pe- temps, grâceauxtravauxdeClaudeHélènePerrot une documentationabondanteetcontinuedansle not ousimplementJeannot.Nousavonssurlui Côte d’Ivoire,ditKoudou-Gbahié,Koudou-Jean- africains. C’estl’histoired’unprophètevivantdela études anthropologiquesdédiéesauxprophètes pour poser le problème de la comparaison dans les en extrairedestraitstypologiquesquiserontutiles Valerio Petrarca Le débutdel’histoireextraordinaireKou- Je présenteiciuneexpérienceprophétiquepour * 1. Deuxprophétismes,unseulprophète » de Koudou sedéplaçait seulementsurinvitation, et qui demandaientdespréparations soigneuses. sonnes intéresséesparses cérémoniesitinérantes, d’informations surlestemps, leslieuxetper culpabilité quesurlapersécution. conception delasorcelleriefondéeplutôtsur pose sesritesthérapeutiquesdanslecadred’une dou estdevenuunprophèterésidentielquipro- vous parleraiparlasuite.Aujourd’huidoncKou- pellent cellesd’autresprophètescélèbresdontje de se« confesser les amèneàlatombedeGbahiéetleurdemande où Koudou-Gbahiéaccueillesespèlerins-malades, ko-Zahidougba estdevenuunlieuthérapeutique subsiste désormaisquelatombedesonfrère.Né- ba, nonloindel’ancienvillageZikobouéoùne un autrevillagedanslesenvirons,Néko-Zahidoug- née àunerésidenceforcéedanssonvillage.Ilfonda dant un an et trois mois. Sa libération fut condition- obtenir d’être jugé, il resta en prison à Abidjan pen- arrêté parlapoliced’Étatenseptembre1986.Sans lui aussiunsymboledelanationivoirienne,ilfut lage natalducardinalYago, archevêqued’Abidjan, de lefaire,parceque,enallantrendrevisiteauvil- affaires desorcellerie.Maisiln’eutpasl’occasion pitale politiquedupaysen1983,pouryréglerles moussoukro, villagenatalduprésidentdevenuca- au contraire,ilmenaçaitmêmedeserendreàYa - gny, leprésidentdelaCôted’Ivoireindépendante ; n’ait paschantéleslouangesdeHouphouët-Boi- nations dontilsauraientétévictimes. vraient, grâceàsonaide,etlessorciersmachi- Koudou quiseconsidéraientensorcelés,décou- sur ledispositifdelapersécution.Lesadeptes qués pardesritesagonistiquesetanti-sorciersbasés passages danslesvillagesetvillesétaientmar et sillonnasouventlesmêmeslieuxquecelui-ci.Ses croissant, seulementcomparableàceluideHarris, en tantqueprophèteitinérant,unsuccèsrapideet pendant, durantlesannées1980,ilallaitconnaître, fou possédé quifaisaitdelui,pourainsidire,un« demi toléré chezlui,uniquementprotégéparsonétatde Dans lecasdeKoudou-Gbahié, nousdisposons Koudou-Gbahié estpresqueleseulprophètequi », agaçantmaissacréetdoncintouchable.Ce- », suivantdesprocéduresquirap- 59 e - -

Ricercare ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) l’on devait venir le chercher sur la tombe de son se laisser mourir, les structures du mal qui s’effon- frère. Ceux qui l’invitaient dans leurs villages, après drent, la découverte des fétiches et leur destruction être devenus ses adeptes, partageaient très souvent par le feu. Les faits éclatants qui lui sont attribués les mêmes caractéristiques sociales et culturelles. dépassent aussi la preuve de la vérification. Les Il s’agissait de jeunes d’origine villageoise ayant témoins eux-mêmes, même ceux qui niaient que connu la ville et ayant fréquenté l’école, qui travail- la puissance de Koudou était miraculeuse, confir- laient parfois dans des entreprises modernes, mais ment cependant que les effets provoqués étaient avaient été déçus dans leurs aspirations après la fin bien réels. Dans le cas de Koudou, nous savons du miracle économique. Dans les années 1980, en même quelles étaient les composantes sociales qui effet, la chute du prix d’achat du café et du cacao s’affrontaient pendant ses rites agonistiques, vécus sur le marché international entraîna une crise éco- par les protagonistes comme un combat entre les nomique, financière et sociale, dont les effets se sorciers « persécuteurs » et les ensorcelés « persé- manifestèrent surtout dans les villes, qui s’étaient cutés », mais protégés par Gbahié. Si les « ensorce- rapidement peuplées de jeunes. C’était alors la lés » se recrutaient tous parmi des jeunes à l’esprit dernière décennie de la vie et de la présidence de moderne, les « sorciers » étaient tous des « Vieux », Houphouët-Boigny. Les adeptes de Koudou fai- c’est-à-dire des hommes qui constituaient la base saient partie de la seule « classe » d’opposition au des pouvoirs locaux (chefs lignagers et religieux), président. En lui reprochant sa volte-face politique, alliés au pouvoir d’État. Houphouët-Boigny y avait ils établirent une continuité culturelle et politique, ajouté une autre figure, « le secrétaire », les yeux et peut-être, avec des jeunes comme Laurent Gbagbo, les oreilles de son parti unique dans chaque village. également ancien opposant, qui a marqué l’histoire Koudou-Gbahié visait le cœur du dispositif. récente de la Côte-d’Ivoire (Miran-Guyon 2015). Il faut savoir que, par exemple, bien qu’il ait été Koudou-Gbahié, homme génial et analphabète, sympathisant du catholicisme et des missionnaires peu à l’aise en matière de discours politique, appre- européens (il a été directement soutenu par un nait à ses disciples à interpréter leurs malheurs et les prêtre catholique ivoirien), il n’a jamais épargné échecs de la modernité tels que le chômage d’après les notables locaux convertis au catholicisme, son système. Il les confirmait dans leur conviction émissaires du programme politique et culturel de d’être victimes de la sorcellerie, mais il les encou- Houphouët-Boigny. Dans le langage de Koudou, rageait à ne pas avoir peur et à retourner dans leur il s’agissait de distinguer ceux qui utilisaient la village, même à l’occasion de funérailles, pourtant Bible comme en Europe et ceux qui s’en servaient considérées comme dangereuses en fonction du comme dans certains milieux africains, à savoir en système sorcier qu’ils avaient intériorisé. Il les y objet-fétiche servant à faire de la sorcellerie. Quand renvoyait avec un peu de terre prise sur la tombe il prenait à partie « les vieux des villages », il les de Gbahié, qui avait souffert du même mal qu’eux. accusait aussi de travailler de mèche avec les autres Ses adeptes déposaient cette terre dans leur village, qui avaient leur base à Yamoussoukro, chez « le symbole d’une Église naissante, et continuaient à Vieux ». Or, à Yamoussoukro, se tenaient en effet solliciter la visite de Koudou-Gbahié. Quand la si- des rencontres très importantes de la politique ivoi- tuation était mûre, c’est-à-dire quand ses adeptes rienne lors desquelles Houphouët-Boigny accueil- avaient appris à situer leurs maux d’un type nou- lait les chefs « traditionnels ». Koudou reconnais- veau dans le cadre général de la sorcellerie – le sait aussi à Houphouët-Boigny de grands pouvoirs bouleversement des forces naturelles qui s’expri- au caractère extraordinaire, mais, comme à ses yeux mait à travers le changement climatique, la stérilité il n’était pas un grand prophète, il ne pouvait s’agir humaine, animale et végétale, la mort des enfants et que de ceux d’un grand sorcier. des jeunes –, Gbahié allait là où ses disciples, dé- Le pouvoir d’État, en obligeant Koudou à de- sormais instruits, l’attendaient. Koudou-Gbahié et venir un prophète résidentiel, a écarté la possibilité ses disciples se produisaient alors au cours de re- que son Église naissante devienne une base territo- présentations qui touchaient tous les témoins par riale utilisable par ceux qui auraient pu exprimer un leur agressivité et par les effets, quelquefois mor- projet véritablement politique. On est donc amené tels, qu’elles provoquaient. On ne commettrait pas à souligner la composante messianique et politique d’anachronisme en se référant aux performances du prophète itinérant et agonistique, le côté révo- rituelles de Koudou-Gbahié pour imaginer celles lutionnaire avant le repli conservateur, selon une de Harris, comme je vais le faire dans quelques typologie classique. Toutefois, l’attente à laquelle pages. À certaines occasions, Koudou reproduit, Koudou-Gbahié a répondu était codifiée dans un consciemment ou non, de véritables « citations » système cohérent, mais clos à l’intérieur du discours du prophète itinérant qui l’avait précédé : les op- lignager. Les règles du lignage ne prévoyaient pas la posants qui tremblent devant lui et vont jusqu’à codification et le contrôle de nouveaux conflits, et

60 gions, entre« sorcier dont seserventl’histoireetl’anthropologiedesreli- perturber jusqu’aux oppositions fondamentales, caines. Il est évident que ces synthèses tendent à religion chrétiennecommedanslesreligionsafri- bitude d’appréhenderlesprophétismesdansla les grandes catégories à l’aide desquelles on al’ha- (Augé 2008).Cessynthèsessymboliquestraversent » nouveautés instant afindepouvoirassimilerles« mé etrécurrent,exigeantd’êtremisàjourchaque lignager etl’ordrepolitiquedansunsystèmefer plus parfaitepossibleentrel’ordrenaturel, dernières lesoucid’établirlacorrespondance religions païennes se référaientauchristianismeetcombattaientles monde d’ici-basdansleprésent. de transcendance des prophètesafricains,chezKoudouiln’yapas le mettentenœuvre.Ainsiquepourlamajorité entre ceuxquireprésententlepouvoiret de force,uncertaindésintérêtpourladistinction sation, unecertainesous-évaluationdesrapports et dispersés,reproduisait,surleplandel’organi- à durer. SonÉglise,faitedepetitsnoyauxisolés dans la vie quotidienne et n’étaient pas destinées parfaites, cérébrales,quinepouvaients’enraciner révolutions s’agissait, pourainsidire,de« vieux naissante prenaient laplacedes« des « révolutions dées surl’idéedepersécution,correspondaientà gnage. Ilestvraiquesesrévolutionscultuelles,fon- pouvoir lesexprimertoujoursdanslecadreduli- l’ancien langagesorcierdelapersécution,afin Koudou aidaitsesjeunesàlesréinterpréterdans entreprise. de lapartd’autresfiguresengagéesdansmême vivants), s’exposantàsontourcetteaccusation légal moderne (et presque tous les autres prophètes chefs traditionnelscommelesfiguresdupouvoir féticheurs accuse-t-il desorcellerieles« et « nérant etcelle duprophèterésidentiel oucultuel, deux phasesbiendistinctes, celleduprophèteiti- de laculpabilité. anti-sorcellerie rites agonistiquesanti-sorciers, ritesthérapeutiques ; phète itinérant, prophète résidentiel ou cultuel dans le récit de l’histoire de Koudou-Gbahié Presque touslesprophètesdontnousparlerons Dans l’itinérairedeKoudou-Gbahié nousavons Je rappellelestraitsdistinctifsquej’aiutilisés 2. Prophèteitinérant,ritesagonistiques,combat homme politiquesécularisé anti-sorciers etlogiquedelapersécution ; logiquedelapersécution, logique » sociales(lesjeunesdesonÉglise : toutsondiscoursconcernele ; ilsontcependanthéritédeces », « bon féticheur ». Ainsi Koudou Valerio Petrarca,AnthropologuesetprophètesenAfriquenoireauXX », « prêtre » »), mais il » etles » trop : pro- - avec laBible»,commeilles appelait. catholiques queprotestants, « en attendantlavenuedes missionnaires, aussibien veiller surl’ensembledela nouvellecommunauté, lages desprédicateurs,etdouzeapôtres,chargésde aspect constructiflefaitdenommerdanslesvil- la sorcellerie de leurculte,commefoncièrementcorrompuspar considérant aussibienleshommes,queobjets convertit, etdétruitlessymbolesdeleursreligions, effet, ilécraselesautoritésreligieuseslocalesou démolition quecommeunritedeconstruction scène deHarrisseprésentepluscommeunrite cultuelle naissante.Onpourraitdirequelamiseen conversion desmembreséminentsdel’organisation s’ils luirésistaient,ouilsdevenaientaprèsleur signé d’unefaçonoudel’autre des chefsreligieuxlocaux,quiavaientleurdestin sait surtout,commeils’agirapourKodou-Gbahié, de luirésisterencachetteououvertement.Ils’agis- fortes tensionsentreHarrisetceuxquiessayaient fétiches étaientalorsbrûlésetlesfautesconfessées. folie, d’aveuglement,demaladieoumort.Les sacrés) et de confesser leurs fautes, sous peine de voix fortededétruireleursfétiches(leursobjets entre femmesethommes,leurordonnaitd’une par lecombatetlamenace.Ildivisaitpopulation performances étaittoujoursagonistique, dominé 52ss.; Bureau1996). çaises etrenvoyéchezlui(Shank1994;Dozon1995: avant d’êtrearrêtéparlesautoritéscolonialesfran- et 1914, au Liberia, en Côte d’Ivoire et au Ghana, beaucoup devillagesqu’ilatraversés,entre1913 et indirectementdescentainesdedisciplesdans de centmillepersonnes,enfaisantdirectement rant quiabaptiséetconvertiauchristianismeprès Harris lui-même.aétéunprophèteitiné- de saprédicationetsespratiquesrituelles. constitués, presqueindépendammentdescontenus phète itinérantestdestinéàseheurterauxpouvoirs (Petrarca 2012).Onpeutmêmeajouterquelepro- et dansl’histoiredesautresprophètesitinérants jours solidairesdansl’histoiredeKoudou-Gbahié koboué auxvillages.Ortouscesaspectssonttou- la tombedeGabhiéquiavaitététransportéZi- jeunes devillagesvariés,symbolisésparlaterre Église étaient précédésetsuivisparl’organisationd’une persécutés. Etnousavonsvuaussiquecesrites contre despersonnesdontsesadeptessedisaient cas nous avons vu Koudou-Gbahié gérer des rites fixé dans un lieu précis de culte. Dans le premier Dans legrandcasdeHarris, commedanslecas Certaines rencontresétaientmarquéesparde Le cadrelogiquequeHarrisimposaitdansses Je vousproposel’exempledeWilliam Wade : c’estàdirel’organisationdeliensentreles ; onpeuttoutjusterelevercomme ceux quiviendront : ouilspérissaient e siècle : en 61

Ricercare ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) de Kodou-Gbahié, tous les témoins ont été étonnés daient directement du Dieu unique des Blancs, cela par le succès immédiat de leurs paroles et de leurs signifiait qu’on pouvait se débarrasser de toutes les actes rituels, car ils produisaient vraiment ce qu’ils images de relations et même des prestations par les- signifiaient. Les prophètes africains ont été pris au quelles les religions locales régulaient les inégalités, sérieux par les ethnologues et les historiens profes- les correspondances et les liens entre les personnes, sionnels vers la moitié du XXe siècle, dans le climat les lignages et les territoires. Harris ordonnait à ses des mouvements d’émancipation coloniale (Fabre, convertis de faire ce que sans lui ils ne pouvaient Massenzio 2013) ; et cela a favorisé, dans certains concevoir, étant donné les subordinations symbo- cas, une généralisation interprétative de leurs per- liques et pratiques qu’ils subissaient dans leur cadre formances agonistiques en tant que combat diri- lignager, auxquelles étaient venues s’ajouter celles gé directement contre les formes institutionnelles introduites par le pouvoir colonial. En effet, le suc- d’origine européenne (l’État colonial et postcolo- cès de Harris fut particulièrement important là où nial et les Églises chrétiennes). Cela apparemment l’exposition des indigènes aux conséquences de la est justifié dans le cas de Koudou-Gbahié, qui en modernité était plus forte et récente, dans les lieux effet troublait les équilibres locaux de l’organisa- où le travail venait d’être organisé dans la perspec- tion politique et ne cachait pas son aversion envers tive du développement de la colonie (travail forcé, Houphouët-Boigny. Mais il n’est pas justifié dans le déplacement des jeunes pour la mise en œuvre des cas de Harris. Car ses paroles et ses actions étaient monocultures agricoles et des infrastructures, tra- favorables à la politique coloniale et au change- vail industriel, mobilités ethniques). ment culturel qu’elle demandait. Les documents Si donc le prophétisme de Harris était dédié sur- montrent que tout cela était bien connu avant et tout à des questions concernant les groupes locaux, après son expulsion définitive de la Côte-d’Ivoire : et était solidaire avec l’ordre colonial, pourquoi il eut ainsi l’honneur d’être reçu directement par a-t-il été arrêté et expulsé par les autorités colo- Gabriel Angoulvant, le gouverneur de la colonie, niales ? Je crois qu’il faut penser à une incompati- dont le prénom rappelait celui de l’archange qui bilité structurelle entre la forme d’un prophétisme avait rendu visite au prophète. itinérant et la forme d’un État structuré, colonial Le fait qu’en Afrique il n’y ait « pas de prophète ou indépendant. Le prophète itinérant crée des sans sorcier » (Mary 1999: 65) nous met en garde, Églises locales sur le territoire et, quels que soient nous indique que le prophète règle les conflits les contenus de sa prédication et de ses rites, il est plus directement à l’intérieur qu’à l’extérieur des vu comme une menace réelle ou potentielle par le groupes lignagers. Dans le cas de Harris (mais c’est pouvoir étatique. la même chose pour Koudou) il faut avant tout se Dans le cas de Harris comme dans le cas de Kou- demander quels avantages les indigènes pouvaient dou il s’agissait bien sûr de microsociétés cultuelles recevoir de la destruction de leurs objets sacrés : et non politiques stricto sensu, mais toujours peu pourquoi éprouvaient-ils une si grande émotion contrôlables, ouvertes par nature aux projets éven- en célébrant apparemment les « funérailles » de la tuels des pouvoirs concurrents. Cette situation de religion de leurs ancêtres ? Harris touchait avant base se lie cas par cas à des aspects conjoncturels. tout à des problèmes qui concernaient directement En ce qui concerne Harris, ces aspects se sont les indigènes entre eux. Il proposait une rupture concrétisés dans la situation de la Première Guerre dramatique, mais rapide et définitive, dans le cadre mondiale, quand les Français craignaient que les des relations entre l’individu et le groupe auquel il Anglais ne modifient à leur profit les frontières en appartenait. Il s’agissait d’une sorte d’électrochoc Afrique occidentale. L’anglophonie de Harris suf- cultuel. Quand il menaçait ses opposants de mort fisait à le faire passer aux yeux de l’administration ou de folie, il leur proposait le risque qu’il avait coloniale comme un obstacle plutôt que comme couru lui-même, le défi dramatique qu’il avait sur- une aide pour l’avenir de la colonie. Et il faut monté. Il intégrait des images de puissance venant ajouter que cette situation ne pouvait qu’être ac- des Européens et les offrait de façon ordonnée et centuée et précisée par le phénomène des « petits reconnaissable aux autochtones. Il leur proposait prophètes » ou « clerks », presque tous d’origine une nouvelle échelle de la représentation des forces méthodiste, qui, dès les premiers temps, vinrent en qui les soulageaient et, en quelques instants, les « li- Côte-d’Ivoire, à partir des colonies anglophones de béraient » du poids des dépendances symboliques l’Afrique occidentale, pour raviver les communau- dans lesquelles ils étaient nés et avaient grandi. Par tés créées par le prophète. la seule médiation de Harris, le sujet pouvait se si- En ce qui concerne les autres traits distinctifs tuer dans un rapport de subordination et de protec- qui se lient, selon nous, au prophétisme itinérant, tion uniques, le rattachant directement à la source il reste à souligner l’importance des rites agonis- de la puissance. Si la vie et la mort de chacun procé- tiques anti-sorciers et la logique de la persécution.

62 Église prévoyaitlasélection etl’organisationdes contexte d’un christianisme déjà bienenraciné. Son y ajouterlarecherche des fauxprophètes dans le catholiques – etla dénonciation dessorciers pris lesscapulaires,chapelets etlesmédailles la miseaufeuoufleuvedesfétiches–ycom- blables àcellesdontnousavonsdéjàparlé,comme 1971), prévoyait des scènes conflictuelles sem- par l’entouragedirectduprophète(Raymaekers qu’on peutreconstituerdansdesdocumentsécrits des alentours. convertissent lesBakongosetautrespopulations tement d’autres,afinqu’ilssillonnentleterritoireet contrôlait enleurinterdisantd’enconsacrerdirec- prophètes quelquefois nomméseuxaussi« toire français.Kimbanguavaitchoisidesapôtres, en territoirebelge,quesurlarivedroite,terri- Bakongos, aussibiensurlarivegaucheduCongo, Églises missionnaireseuropéennes,surtoutchezles à lacause kimbanguiste jusqu’auxcatéchistes des les alliancesentrechefslocauxetdeconquérir sante. Elleétaitcapabledemettrel’ordredans d’organisation etdecontrôlesonÉglisenais- fois un lieu de guérison pour les pèlerins et un lieu sé souslenomdeNouvelle-Jérusalem,aétéàla précédé son arrestation. Mais sonvillage, rebapti- malgré lui, pendant les semaines de fuite qui ont premiers temps de son activité de guérisseur et, lui mêmeaétéunprophèteitinérant,sinonaux en réclusionperpétuelle.Ilseraittropdedireque il aétéarrêté,condamnéàmort,graciépuismis très peu,duprintempsàl’automne1921.Après tiennes. L’action personnelledeKimbanguaduré celle del’ÉtatcolonialbelgeetdesÉgliseschré- forme etdanslescontenus,pourainsidire,avec du culteetdel’Égliseprimitives’affrontedansla 1983; M’Bokolo-Sabakinu2014).Icil’organisation Simon KimbanguauCongo(Sinda1972;Asch périences toutafaitmessianiques ciers peutnaturellements’incarnerdansdesex- Églises naissantes, ses rites agonistiques anti-sor dépourvu desens. agents oulesraisonsdetoutcequiétaitmauvaiset tion d’unnouvelespaceagonistiqueconcernantles tent péni- des péchés.Elleimpliquaitl’aveuparle« nous pouvonsentendreparletermedeconfession référait pasàceque,aujourd’hui,enOccident, sion exigéeparleprophèteavantbaptêmenese Ils permettentcependantd’envisagerquelaconfes- de sesadeptes,sanstroprecouriràdesconjectures. pour connaîtrelemilieusocial,lignageretethnique explicites, commedanslecasdeKoudou-Gbahié, Les documentsconcernantHarrisnesontpastrop L’apostolat del’ÉgliseprimitiveKimbangu, La typologieduprophèteitinérantavecses » desactionsdesorcellerie,etdonclacréa- : c’estlecasde Valerio Petrarca,AnthropologuesetprophètesenAfriquenoireauXX », qu’il ; ilfaut - santes populairesetàcellesdeschefslocaux. tive répondaientàlafoisauxattentesdescompo- de sonmessage,etl’apostolatÉgliseprimi- de guérison,lecaractèreanti-féticheetanti-sorcier compris, mieux que lui, cequ’il faisait. Ses miracles disaient xénophobe,vientdufaitqu’ilsavaient ministrateurs belgescontrecethommedefoi,qu’ils rait étéladécolonisation.Laréponseférocedesad- missionnaires chrétiennes,enpréfigurantcequ’au- en placeparlesystèmecolonialetlesÉglises organisation territoriale,socialeetculturelle,mise sa communautéreligieuse en seservant de lamême Bref, dèssesdébuts,l’ÉglisedeKimbanguforma diverses autoritésreligieusesetpolitiqueslocales. dentiels voyagent aussiàl’occasion,et mêmeceux rieur d’un même phénomène une différenced’accentou deproportionàl’inté- cellerie dépersonnalisée,nous entendonssouligner personnalisée (lessorciers) etluttecontrelasor et rituelthérapeutique,lutte contrelasorcellerie prophète résidentieloucultuel,rituelagonistique documentation laplussoigneusementétablie. phètes africainsquiabénéficiédesonvivantla Piault (1975),Atchoestmêmedevenul’undespro- qui s’enestsuivie,sousladirectiondeColette Rouch (1963)etgrâceàlarecherched’uneéquipe canton à l’époque coloniale). Grâce au film de Jean phouët-Boigny (tous les deux avaient été chefs de relais de la politique électorale du président Hou- lieux derésidenceenBasse-Côteconstituaientdes chez luideshommesetfemmesd’État,ses mé chevalierdel’Ordrenationalivoirien,recevait peutique très attractif et rayonnant. Il a été nom- village, Bregbo,uncentreprophétiqueetthéra- phétique, politiqueetethnologique.Ilafaitdeson capitalisant desfortunesd’originedifférente et surtoutaprèsl’indépendancedelacolonie,en Côte d’IvoireaprèslaSecondeGuerremondiale contraire àcelledesonprédécesseur. tant qu’héritierdeHarris,maisilasuivilatypologie jamais d’autres prophètes, Atcho seprésentait en À ladifférencedeKoudou,quineparlepresque son expressionplusaccomplieparAlbertAtcho. tique. Cedeuxièmemodèleseretrouveréalisédans il en crée un et le transforme en village thérapeu- : résidentiel etcultuel.Ilchangemêmedevillage de prison,ilchangevieetdevientunprophète hié, deuxprophétismesdansunprophète.Sorti combat anti-sorcellerieetlogiquedelaculpabilité Quand nousdistinguonsprophète itinérant et Atcho adominélascèneduharrismeenBasse- Nous avonsdistingué,àproposdeKoudou-Gba- 3. Prophèterésidentiel,ritesthérapeutiques, : les prophètes rési- e : pro- siècle 63 -

Ricercare ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) qui se réfèrent génériquement à la sorcellerie s’en Atcho se souciait des rapports du pèlerin avec son prennent parfois à tel ou tel sorcier en particulier. lignage et de son milieu de vie, car si la confession En revanche, quand la dimension itinérante est pré- qui, à Bregbo, se laissait interpréter dans une lo- pondérante, il y a aussi une prépondérance des ri- gique de culpabilité, avait été faite par le pèlerin tuels agonistiques et une spécialisation dans la lutte dans son village, elle aurait aussitôt déclenché une contre les sorciers et vice versa : là où il y a prépon- logique de persécution, et donc un conflit rituel dérance de la dimension résidentielle, il y a aussi entre « ensorcelés » et « sorciers ». prépondérance des rituels thérapeutiques et un Le cas d’Atcho montre bien que le prophétisme engagement contre la sorcellerie dépersonnalisée. résidentiel n’est pas incompatible avec le pouvoir Nous savons par exemple que, même si Atcho s’est d’État, à la fois pour des raisons de fond (il est fa- déplacé pour participer à des « interrogatoires » de cilement contrôlable et, pour l’État, sa suppression cadavres, il n’a « démasqué » les sorciers qu’avant serait encore plus dangereuse que sa survivance) et la transformation de son village en centre thérapeu- pour des raisons spécifiques : sans aucun doute, les tique, au cours des années 1950, quand il renonça à paroles et les actions d’Atcho s’inscrivaient dans toute initiative de lutte. la perspective idéale de la Côte-d’Ivoire telle que S’il voulait guérir, le malade qui se rendait à la concevait Houphouët-Boigny, qui, après l’abo- Bregbo devait avant tout se confesser. C’étaient des lition du travail forcé (la loi votée par l’Assem- confessions publiques qui étaient retranscrites par blée nationale française en 1946 porte son nom), les assistants d’Atcho. Quand les chercheurs fran- fit du libre marché de la main d’œuvre la clé du çais se rendirent à Bregbo vers le milieu des années développement de la Côte-d’Ivoire. Même après 1960, ils trouvèrent trois mille confessions manus- l’indépendance, Houphouët-Boigny a favorisé crites rédigées entre 1955 et 1965 (les années du mi- l’immigration en Basse-Côte des jeunes du Nord et racle économique ivoirien), où les pèlerins avaient des pays frontaliers afin d’exploiter les forêts ; il a déclaré leurs fautes concernant tantôt le domaine encouragé les mariages inter-ethniques (Atcho avait sexuel, tantôt le recours aux fétiches, tantôt enfin quinze épouses appartenant à quinze ethnies diffé- les rencontres diaboliques de la consommation de rentes !), et exalté le modèle d’enrichissement lié au la chair et du sang humains (Piault 1975; Bureau capitalisme occidental. Mais « le Vieux », comme 1996: 134ss.). Quelques-unes de ces confessions on l’appelait dans son pays, a géré les affaires inté- ressemblent à celles que l’on peut lire dans les pro- rieures en gardant, grâce à son parti politique, des cès de sorcellerie organisés par l’Inquisition euro- alliances de type colonial entre l’État et les forma- péenne à l’époque moderne. Dans certains cas, un tions ethniques fondées sur les hégémonies ligna- Européen d’aujourd’hui peut avoir du mal à com- gères dites traditionnelles. Dans notre perspective, prendre s’il s’agit de témoignages d’ordre religieux il suffit de rappeler que cette conception du mal, ou psychopathologique. ainsi que le sentiment de culpabilité qu’elle pro- Nous ne discuterons pas ici de l’efficacité théra- voquait, conduisaient à une idée de la personne peutique des confessions, ni des remèdes et plantes comme cellule individuelle, conformément au mo- qu’Atcho proposait à ses malades pour se puri- dèle d’un capitalisme sans règles, tout en assurant fier. Nous pouvons dire en gros que, pour Atcho, une cohésion sociale fondée sur les inégalités ligna- la maladie ou la souffrance d’un individu étaient gères. Cela contribuait en effet à désamorcer un la preuve manifeste de ses fautes, en rapport avec conflit qui aurait pu être provoqué par des formes le sexe, les fétiches et surtout la sorcellerie. Atcho de sorcellerie centrées sur le modèle de la persé- renverse la logique commune à la sorcellerie des cution et où, pour le dire simplement, l’ensorcelé sociétés locales en transformant le dynamisme de n’aurait pas exprimé de plaintes contre lui-même, la persécution en dynamisme de la culpabilité. Il mais contre des adversaires. semble bien que la dynamique de culpabilité à l’in- Prophètes itinérants et prophètes cultuels sont térieur du système sorcier créée par le prophète soit toujours engagés en ce qui concerne le problème de souvent liée à son caractère résidentiel ou cultuel la sorcellerie (Fancello 2015) que je n’ai pas pu ici et à ses rites thérapeutiques. Le pèlerin qui se ré- prendre spécialement en considération. Les deux fugie à Bregbo, auprès d’Atcho, est par définition modèles que nous venons de voir doivent aussi être isolé de son lignage et de son territoire. Il est vrai considérés, dans tous les cas, comme deux façons que sa confession est publique (c’est-à-dire qu’elle d’interagir avec le système de la sorcellerie. est écoutée par d’autres pèlerins eux aussi isolés) Ce que les prophètes désignent sous le nom de et qu’il nomme ses complices au sein de la société sorcellerie est différent des systèmes sorciers consi- sorcière ou diabolique dont il a fait partie ; mais son dérés sur le plan lignager. Il est essentiel de tenir discours, normalisé par le prophète, est toujours compte de cette distinction. Les systèmes sorciers dirigé contre la sorcellerie, non contre les sorciers. autochtones sont autonomes les uns par rapport

64 leaders religieux bénéficiaient dece fait d’un maxi- à lesfixerqu’àsupprimer. Les prophètesoules en réalité,ellescherchaient plusàlescontrôleret des Églisesqu’àcequ’ils disaientetfaisaient, manifestations publiques des leadersreligieuxet s’intéressaient plusauxlieuxoùsedéroulaientles avec sacommunauté.Lesautoritéssud-africaines a traverséesets’ilfutfinalementrenvoyéchezlui célèbres, lesprisonsdecertainesdesrégionsqu’il de beaucoupd’autresprophètessud-africainsplus n’est-ce pasunhasards’ilconnut,àladifférence avant etaprèslaSecondeGuerremondiale.Ce mouvementé dansl’histoiredel’AfriqueduSud, babwe), quipratiquaàPort-Elizabeth,unlieutrès Masowe, originairedeRhodésie(aujourd’huiZim- clairement qualifierd’itinérant.Ils’agitdeJohn qu’un seulprophètesud-africainquel’onpuisse cultuels et thérapeutiques. Nous ne connaissons a eneffet sélectionné surtout desprophétismes sions etdesÉglisesprotestantesquil’ontmarquée, tion européennedelazoneetl’histoiredesmis- entre NoirsetBlancs),quiacaractérisélacolonisa- graphique et ethniqueduterritoire(passeulement Hexham-Oosthuizen 1996).Ladélimitationgéo- pas démenties(Sundkler1961;Oosthuizen1992; pologies quenousvenonsdeprouvernesemblent peut dire, très brièvement, que, dans ce pays, les ty- en tantquedernieréchantillondemonexposé.On la situation très compliquée de l’Afrique du Sud, torique bien plus vaste. Qu’il me suffise de rappeler être prouvésdansuncontextegéographiqueethis- très biendocumentés. gins sorciers pour ainsidire,ontétédesnormalisateursde« pid- offrant surtout duvocabulaire. Koudou et Atcho, la simplificationd’unelangueétrangèrecommune, tions d’originesdiversesdesecomprendregrâceà le pidginquis’établitpourpermettreàdespopula- rence qu’entrelesdiverseslangueslocalesvariéeset chaque prophèteenpropose,ilyalamêmediffé- les systèmessorcierslocauxetlaformulationque victime généralement aulignagedela« sens provientdesautres,lesquelsappartiennent persécution de la« avec cellesd’untribunal.Enoutre,ellesuitlaligne à certainesscènesdefunéraillesuneressemblance interrogatoire dant l’« développe parexemplesondiscoursofficielpen- cachée vent « tèmes symboliqueslocaux,lasorcellerieestsou- deux caractéristiquescommunes.Danslessys- de sociétésdifférentes.Ilsuffirarappelerici qui necorrespondentpasnécessairementàcelles torique quileurestpropre aux autres Les traitstypologiquesicirappelésdevraient ; ilsontvécuchacunundynamismehis- » différents,surlesquelsnoussommes », sanspourautantêtreillégale »: tout le malquin’a pas de » ducadavre,cequiconfère ; chacunasesfigures Valerio Petrarca,AnthropologuesetprophètesenAfriquenoireauXX ». Entre ; elle 03 « 2013 Fabre D.,MassenzioM.(dir.) 1995 Dozon J.-P. 1996 Bureau R. 2008 Augé M. 1983 Asch S. Bibliographie mis àjourpourcettepublication. Études enSciencesSocialesdeParisle21mars2012, C’est letexteduséminairetenuàl’ÉcoledesHautes Note recherches quileurontétédédiées. rope etl’Afriquenoire–lacomparaisonentre très créatifs de l’histoire des contacts entre l’Eu- entre prophètesafricains–quisontdestémoins Max Weber (1971),pourfaciliterlacomparaison les outilsàmettreenœuvre,partirdelaleçon schématiquement quelquesproblèmesconcernant présentée. typologie plusanalytiquequecellejevousai prophétisme thérapeutique, qui demanderaitune expérimentation rituelletrèsvariéeetrichedu tion territorialeenAfriqueduSudaprovoquéune on nesetromperaitpastropendisantquelasitua- trop complexequ’onadumalàsynthétiser. Mais tiques, reconnuesounon.Ils’agitd’unesituation des hiérarchiesàl’intérieurÉglisesschisma- mythologique etdansl’organisationminutieuse mum delibertédansl’expérimentationrituelleet Cette interventionn’avouluqu’exemplifier Italie », Italie phètes, parM.Augé,Seuil,Paris. Afrique contemporaine,suivide La Leçondespro- La Causedesprophètes.Politiqueetreligionen d’Ivoire, Karthala,Paris. Le Prophètedelalagune.LesharristesCôte avant-propos del’auteur, Gallimard,Paris. Génie du paganisme Paris. à sonrôleactuel au Zaïre(1921-1981),Karthala, L’Église duprophèteKimbangu.Desesorigines Messianismes etanthropologie entreFranceet Archives desciences socialesdesreligions, [1982], rééd. avec un e siècle 65

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66 Issues ofscaleintheAnthropocene Elena Bougleux ities, thegeologicaland humanones closer oftwohistoricallyunrelated timeprocessual- relevance andimpactmarks thereciprocalcoming increasingly powerfuland fast.Thisdoubleshiftin same time,humantransformative actionsbecome action iseffective, and itseffectsarevisible.Atthe ured andresizeddowntoascalewherethehuman time, needstobecompletelyreaddressed,reconfig- of era,historicallyintendedasalongdurationin rectly theconceptofAnthropocene.The human actionsarethereforecrucialtoframecor issues oftimeandaccelerationtransformative ent environmentalchangesariseanddevelop.The Anthropocene istheincreasedspeedatwhichpres- ification andadaptionprocessescharacterizingthe transformed environmentalconditions. communities atlarge,tocopesuccessfullywiththe hence allowingthelivingspecies,andhuman phases withlongperiodsofstability(Gould2007), (Fiske es havetakenplacewithagradualandslowpace ment modificationandhumanadaptationprocess- 2014). Butintraditionalanalysislongtermenviron- its gradualevolution(Dove,Carpenter2009,Dove stant featurescharacterizingallhumanhistoryin historically wellknown,andtheyappearascon- and strategies of adaptation to the environment are Conway 2014).Relevantprocessesofmodification ified bythesamespecies(Oreskes2004,Oreskes, environment thathasbeenmainlycreatedandmod- the speciestoenvironmentunfoldswithinan tween humanbeingsandtheirenvironment. the aspectsofintenseandstructuralinteractionbe- and condition,withthedeliberategoalofstressing a newwaytodefinethepresenthistoricalcontext cy togodeeperintothedefinition.Morelikely, itis tance fromtheordinary, andacertainlackofurgen- immediately generatinginthereaderasenseofdis- historical era(Crutzen2002,Steffenetal.2007), Anthropocene isgenerallydescribedasnew The newandmostrelevantqualityofthemod- Anthropocene occurswhentheadaptationof et al.2014),oftenalternatingtransformative 1 1. Overiew . - ly determinedquality(Munn 1992).Theideaofdu- concept, ratheritisaquite humanandexperiential- shaping longtermeffects. ity toperceivetheroleof humanresponsibilityin acted without a real awareness, alters the capabil- of processesenvironmentmodifications,often their largescaleconsequences.Thelongduration with theinterlinksbetweensmallscalecausesand weaker andlessvisible:Anthropocenedealsexactly and environmentaleffectsisbecomingworryingly times. Thedirectinterlinkbetweenhumancauses gered byhumanactionsilentlyunfoldedoverlong consequences of slowandsteady processes trig- discontinuities; butatthesame,timetheygrowas ed andimmediate,theyappearasunpredictable ecological environmentsmaystrikeasunexpect- irreversible changesofchemical,geophysicaland work ofAnthropoceneperspective,relevantand of effectsneedstoberethoughtof:intheframe- ral causesandtherelevantpermanentquality to bedescribed(Steffenetal.2007). of theirgrowthtosuddenlyrequirenewparameters consumption, haveacceleratedsomuchtherhythm technology, thedammingofriversandfertilizers crease inurbanpopulationandcommunication rates ofwateruseandpaperconsumption,thein- not even to measure the present emerging effects: teria toevaluate“relevance”arenolongersuitable requires a new definition, since our traditional cri- er withthatof“era”,alsotheconceptrelevance ing species,areenormousandpermanent.Togeth- in theatmosphereorrateofextinctionliv- small facts,asthemodifiedcompositionofgas nosky few monthsorayears(Zalasiewicz2008,Bar to requiredecadesorcenturies, now unfolding in a large scaleenvironmenttransformationsthatused recent past,wehavebeenwitnessingeventsand the conceptualrelevanceoftemporalscales.In Time, especially in anthropology isnotaprimary The connection between long duration of natu- In aword,Anthropocenecompelsustoreframe et al.2012).Theconsequencesofapparently 2. ScalesandTime 67 -

Ricercare ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) ration in time doesn’t refer to any abstract amount, niques and the rearranging of household facilities and the categories needed to quantify a duration in represent and defines, in many respects, the onset of time and linguistically address to it, arise from prac- a new “era”. But this new era of new techniques and tice, from experience, from actions and memory. adaptive strategies has emerged in a human, short No absolute concept of time emerges from every- and sudden, time scale.3 day experience, and in fact time definitions and time The concept of era that we introduce is ground- ontologies change substantially when moving from ed into the consideration that the epochal trans- one cultural context to another2. formation of styles of life, imposed to communi- When different disciplines discuss the concept ties by apparently minor cases of apparently small of “era”, they diffusedly recall the reference to relevance, rather than referring to the duration re- long lasting events if compared to manifestations quired by the epochal transformations to unfold. of human life. An era may enter the anthropologi- Redefining an era is a scaling down from geologic cal discourse only through the dimension of myth; to ethnographic duration, we could say. mythical time is projected so far into the past that unspeakable changes are considered as possible and ordinary. An era has a somehow overarching 3. Scales and Matter duration, outside the grasp of experience. The con- cept of era is implicitly addressing to an un-sizeable length and distance from now, and its duration is a Anthropocene deals with large and small dimen- measure of the relevance of changes occurred dur- sional objects, contributing together to alter the ing its span. The present effort to redefine the con- progressive and apparently unstoppable sequence cept of era, pursued to correctly frame in time the of evidences probing that climate change is already concept of Anthropocene, requires that we shift the in action. Anthropocene deals with the similarities emphasis from the duration of events to their effec- between collective behaviour of carbon dioxide tive relevance, considered from the point of view of molecules as components of the atmosphere, shap- the involved living communities: events, transfor- ing the changes of the directions of the high alti- mations, discontinuities may develop a large scale tude winds, and the adaptive behaviour of nomad relevance, i.e. a human relevant scale, despite they communities following their livestock, facing the occur only in relatively short times, comparable changes of rainfall and drought rhythms (Brown et with individual and immediate perception. This is al. 2007). Both dimensional ends of the issue, the how the concept of era comes back down to prima- large and the small scale ends, point at visualizing ry experience, this is how an era becomes an every- the present planetary global fragile equilibrium, day matter. and emphasize the deep interrelation between all A striking example of this case is provided by how active agents, micro as well as macro agents, con- climate change evidences are collected and evaluat- tributing to determine unique processes of recip- ed in the pacific insular communities facing the rise rocal adaption. of the ocean levels: the perception of the modified Dealing with Anthropocene requires the capa- average tides occurs on a seasonal time scale, and the bility of including and evaluating within the same data collected over a few seasons are compared with gaze of research both large and small scale objects, the traditional knowledge of environment under- and of course their related/relating subjects, as standing orally handed down. In this comparison, middle scale agents. A research analysis in the an- the short and recent “data” recordings coexist with thropocenic context focuses simultaneously on a the stable, more reliable knowledge produced over spatial location, on its population, its environment, non-measurable long “eras”, and the two time-like its economics, and focuses on the potential crisis qualities of information need to be somehow pro- and instabilities that may emerge in the relations ductively combined. At the same time, an alteration among all these issues. We call this multilayered of a few centimetres in the tide average level, which object of research an “anthropogenic landscape”. is a small effect in term of dimension, provokes ma- Like most prominent processes characterizing jor alterations in households facilities, and calls for the Anthropocene, a comprehensive observation the rearrangement of coastal fisheries techniques. of the landscapes clearly show the simultaneous So, despite the traditional knowledge produced in activation of micro, medium, large scales process- the deep times of history has a recognized authori- es. Differently dimensioned active agents coexist ty and major reliability, the present and most urgent in the same environments and jointly contribute decisions about surviving strategies have to be taken to shape the same comprehensively outcomes. In according to the shortest and recent environmental anthropogenic landscapes, the emphasis of the ob- data recordings. The redefinition of fishing tech- servation is placed on the generative interventions performed by the communities: those living and ex-

68 anthropocenic fundamental structure. In this re- accounts forthemultilayered compositionofthe intra-actions’s powerful conceptualization, andit objects. Suchnetworkof interlinks isanimageof to affectatthesametime thelargestandsmallest by largeandsmallscaledelements,capable modification thatmatterproduces,generatedboth her focus is on the field, i.e. the space permanent doesn’t explicitlyenterBarad’s description,since reciprocal interdependencies.Thescaleofobjects tential objectsintra-actions,tensionsofpermanent space containingitandcreatesthepremisesforpo- effects. Thepresenceofmatteraltersthestate spatial scale,todeterminethedynamicsofvisible fere witheachother, atdifferent butsynchronous jects composingananthropogeniclandscapeinter the simpleandevidentfactthattheyexist,ob- in theabsenceofdynamicsandinterferences,for of matterproduceafieldthatexertsitsforceeven conditions orsize(Barad2003).Justascomponents tions andnetwork connections, regardless of their pability ofobjectstoestablishpersistinginterrela- ter comestomatter”,KarenBaraddescribestheca- intra-action. patterns andcallsintothegameusefulnotionof nario, whichdemandsabigflexibilityofknowledge in resolution.Amultidimensionalandslipperysce- tance, andthehardesttodealwith,differentscales in time,thereforedifferentscalesspace,dis- ly divergingimplicationsintermsofdifferentscales observation requirestheabilitytocopewithsevere- tual matchbetweendistantresearchapproaches;its the observertoconstructionofausefulconcep- ting ridof).Anthropogeniclandscapeschallenge determinism thatwehadalmostsucceededinget- appears asanimpossibletask(andreintroducesa agents, microsystemsfromthatofmacro way ofmulti-scaledperceiving. search perspectivesconvergingtoassembleanew for thesimultaneousactivationofnon-similarre- dimensional andmulti-temporalvision,whichcalls investigation ofsuchalandscaperequiresmulti- the sameenvironmentandco-evolvewithit.The scale features.Naturalandartificialactorsshape the disappearingoflocalwater, allsmallandmicro composition ofitssoil,thealterednitrogencycle, nizable largescalefeatures,andbythechemical context, population, geologic substrates, all recog- by itsgeographiclocation,history, itsecological pogenic landscapeisqualified,atthesametime, rarily migratingthroughtheirspaces.Ananthro- productivity; thoseshortlycrossingthem,tempo- them from a distance, through economics and land ploiting them;thosebenefittinganddependingon In hercomplexreconstructionofhow“themat- Splitting the analysis of natural and artificial - singularity and multiplicity(“topology”), thelong aphorical bridgeisunavoidable. Theconceptsof in ordertointerfacethem at aprimarylevel,met- accountability, differentstrategiesofengagement: different degreesofconfidence, differentlevelsof tion. Heterogeneousinformation isgatheredwith of ametaphorasinterfacebetweensetsinforma- cursive methodology, capableofallowingtheuse guistic toolssuitabletodevelop(atleast)onedis- from itsoriginalone. eventually projectedontodifferent,distantfields its entireandmostinterestingmeaningwhenitis a specific-scaledlanguage,butitappearstounfold pline, each case study and approach, still requires tory, history (Smail2007);becomesglobalhis- confrontation between deep history and recorded man history, andthisproximityrequiresaclose evolutionary neurosciences, the other from hu- the brain,onehistorydescendingfrombiological 2009); neurosciencesdiscussofdoublehistory history, archaeologyandgeology(Chakrabarthy in thequalityofconceptualconnectionsbetween such ashiftinhumanrelevancerequiresbigleap humans areunderstoodasgeologicalagents,and pressing needofresizingtheirownpeculiar field: cipline. Occasionallyresearchesarecaughtbythe are alreadytakingplacewithinsometraditionaldis- fining andexpandingtheexistingmethodologies cross methodologies. starting pointtogroundthedevelopmentofnew munity consistexactly in theneedoffinding asolid intellectual challengeitposestothescientificcom- multi-disciplinary composition,sothatthemain scaled down fromitscomplex multi-layered and any caseAnthropocenecannotbesimplifiednor non-communicating discoursesandfigurations.In eas usingnon-homogeneous,non-overlappingand culiar researchtopics“owned”bydisciplinaryar large andsmallscaleobjectsarestillconsideredpe- cenic themesaresplitinseparatedresearchfields, tion. Thecompetencesrequiredtotackleanthropo- of knowledgestillreflectarigiddisciplinarysepara- serve thatthedominatingpatternsoforganization mains open,andarisesmoreseverelywhenweob- course onfundamentalstructuresofresearchre- ture andanon-bindingpotentiality. different resolutioncouldbecomeasystemicfea- spect, thecoexistence of disciplinary issues with A productiveattitudemightbethesearchoflin- Luckily afewintegrativeprocessesaimedatre- Still, themainproblemindevelopingdis- Elena Bougleux,IssuesofscaleintheAnthropocene evolution becomesco-evolution.Eachdisci- 4. ScaleandMethodologies 69 -

Ricercare ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) distance interrelations among heterogeneous ele- They are boundaries, rather shifting and unstable ments (“field”), the interfaces between different boundaries, determined by the scales proper of scale environments (“phase transition”), all crucial neighbouring systems, bridging the heterogeneous, keys to describe the anthropocenic processes, are and perceived through the body. borrowed from the language of natural sciences, In this framework of methodological recombi- where they are mastered with formal, exact and nation, embodied experience seems to acquire a quantitative tools; but at the same time they play primary role: on one hand the central role of the a major role in shaping the theoretical scapes that body give to anthropocenic research a material provide to social scientists the meanings for their grounding, on the other experience is always intro- social and economic analysis. jected as a partial phenomenon, as an individual, In this context, it is useful to point out that even singular, almost private fact. How reliable is the the most exact quantitative model used by natural process of knowledge acquisition based on individ- sciences to reproduce a natural fact is no more than ual experience? a metaphor, a metaphorical representation of the If the inclusive and wider concept of research thin slice of reality it seeks to describe, reflecting can be disclosed into the superposition of indi- rather the author’s views, preferences, expertise vidual experience plus shared knowledge, we can than the complexity of the selected natural fact. A conclude that research is also based on private and model doesn’t really describe, rather it talks meta- individual experience, but experience can be pro- phorically about a description, and opens the way jected towards knowledge through the awareness of to emerging interpretations. a historical consciousness. Such awareness consists If we go back go back down from a model to a in the human capability of positioning the momen- discourse, once more we come across the issue of tary, individual, singular and embodied experience rescaling: one needs to become skilful in shifting inside a long term scenario, in a time that is dense from a small scale to a larger and more inclusive with historical depth. Once more, experience is up- one, learning how to make a projection, create an scaled to become a source of possible knowledge, expanded vision, trying not to lose in resolution. The and it is a qualifying element contributing to define process of connecting different scales to one other research methodology, when we shift it back and through the quantitative down-scaling of a metaphor forth in a multiply scaled scenario. and through the qualitative up-scaling of a model, is It is straightforward to ask what kind of knowl- exactly the main ongoing exercise we are asked to edge may arise from this dynamic picture: in which handle by the complexity of Anthropocene. temporal frame does knowledge develop? And A different and perhaps more promising ground more generally, how does knowledge arise? Can we to enhance the potentials of conceptual anthropo- always state that knowledge arises from experience? cenic analysis, informed by the superposition of Is knowledge rather the practical capability of solv- theoretical backgrounds, is trying to expand it with ing a problem, a clear outcome of experience, or insights arising from embodied experience. When the capability of structuring a new general model we talk of direct landscape observation, or encour- for general problem solving? Maybe the difference age to do ethnography, we are calling for a direct between the first and the second picture, between personal involvement of the body in the researched “first and second order of systems of knowledge” matter, with its capability of physical and abstract (Renn 2013), is again just a question of time scale. perceptions, both equally relevant, simultaneously Surely, at the moment we cannot give up on any of and reciprocally activated. The research experienc- the possible pictures, and the real open question is es that attribute to the embodied practice a primary how to recombine the many forms of knowledge role are actually performing a serious epistemologi- systems available for us to try to shape ‘the new cal choice: they are deciding, so to say, to place the knowledge we need’. meter of their investigated objects at a middle range scale. Nor micro scale, as the concentrations of par- ticles of carbon dioxide we can breath before being 5. Conclusion poisoned, nor macro scale, like the El Niño’s peri- odical oscillations of the ocean-atmosphere system: the interface between the large and the small, the Anthropocene is not only a large scale effect, macro and the micro, is represented and occupied it is not only about big numbers, impacts, crisis. by the body and experienced through the body. Anthropocene unfolds as a composition of micro Interfaces among scales are therefore interfaces events becoming active agents of complexity. Once among methodologies, and the interfaces among we acknowledge that different scales coexist and scales are the spaces to inhabit, to give meaning to. interfere, we have to develop a capability to un- derstand the interfaces between scales: the effort

70 Steinmetz/Corbis Seaweed farmingatTabiteuea, Kiribati|Photo:George possibility totryhandlethefuture. for anembeddedformofknowledge,apromising in sizeandtime:thisappearstobethebody, calling ysis onamiddlescale,anintermediatescalerange and simultaneouslygobackrepositionallanal- ple largescalesetsofdata,fromnaturalsciences, anthropogenic landscape, we might acquire multi- emergencies, asclimatechange.To investigatean to analyse,especiallywhenfacinganthropocenic landscape appearsinthissenseasausefulobject with respecttohumanactions.Anthropogenic the needtoreconsidertemporally relevant scales relevance ofthedurationiftimeischallengedby dent scales-and-relevanceinterdependencies.The tiplicity of meanings,cross implications, and evi- nition ofanthropocenicmatterstowardsamul- perspective ofexpandinganddeepeningthedefi- easily connectedwiththeissueofrelevance,in their investigatedsubjects.Theissueofscaleis together withthedifferentandpeculiarscalesof paradigms andfollowdistantapproaches. research strategiesthattypicallyemploydifferent struction ofmethodologicalconnectionsbetween we makeisthereforeorientedtowardsthecon- Disciplinary bounds are here put into dialogue, 1 Notes 3 2 raneo, XVII(2014),n.16(1):175-177. Welt, andpresentedinArchivioAntropologicoMediter- for theHistoryofScienceandHausderKulturen Campus, realizedinBerlinbytheMaxPlanckInstitute riculum havebeenexploredduringtheAnthropocene a multidisciplinaryandcross-disciplinaryacademiccur the academiaworldwide.Thepossibilitiesofdeveloping and thefragmenteddisciplinaryscenariocharacterizing the contradictionbetweenitsmultidisciplinary character of dealingwithAnthropoceneasaresearchtopic,given A secondimplicationislinkedtotheeffectivepossibility bear consequencesbothonpoliticalandethicallevels. al revolution);theimplicationsofdifferentchoices XIX Century and therefore connected with the industri- the Europeanrockscanrathereasilydatedbackto ment yet(despitetheincreaseincarbonsediments These definitionscan’t really convergetoasingleagree- sediments, orthemodifiedlengthofnitrogencycle. of quantities,aschemicalmarkersinthestrataearth sciences acknowledgediscontinuitiesinthemeasure or theColombianencounter;oncontrary, natural in the social conditions, as theIndustrial revolution, ated bymajorcollectiveeventsbringingtransformations anthropology orhistory, adiscontinuitymightbegener of differentdisciplinarydiscourses.Fordisciplineslike ous evidencethatleavesnoambiguityinthecontexts the previouseraisnecessary, aclearanddiscontinu- ning ofera,avisibleandwidespreaddiscontinuityfrom about the time of its beginning. To identify the begin- tions: firstofall,nogeneralagreementhasbeenfound concept ofAnthropocenehassomeimportantimplica- many Pacific Island Countries likeKiribati. Due totheir to sustainabledevelopment and povertyeradication in material, embodied,relational, practicalimplication. consequence ofseparatingthe notionoftimefromany context-depending scientificevidence,butalsowiththe terferences, withtheaimofproducingarobust,andnon of timeisthoroughlydetachedfromhumanunstablein- experimental settingorganizedbyscientistsforthestudy then observedinseparatedfragmentsofevidence.The ture isaskedtoperformonlypartialbehaviours,andit and in protectedsettings, where an isolated piece of na- situated wheretheyactuallymeanit,i.e.inlaboratories perience”, but theirmeaning of “experience” must be controversial viewsreferringto“experiments”and“ex- digms. Thescientistsinvolvedinthedebatedefendtheir during therevolutionsoftwentiethcenturypara- its measurableorsubjectivenature,unfoldsinscience lute orrelativetermsneededtoreferitasaquantity, Theproblemofprovidinganexactdefinitionforthe Climatechangeisanimmediate andseriousthreat Thelongdebateaboutthenatureoftime,abso- Elena Bougleux,IssuesofscaleintheAnthropocene 71 - -

Ricercare ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) geography and mid-ocean location they are at the front- References line of impacting environmental climate change trans- formations. Yet these countries are amongst the least Barad K. able to adapt and to respond, and the consequences they 2003 «Posthumanist Performativity: Toward an Un- face are significantly disproportionate to their collec- derstanding of How Matter Comes to Matter», in tive irrelevant contributions to greenhouse gases global Signs, 28 (3): 801-831. emissions (http://www.pacificclimatechange.net/). Kiribati Adaptation Program provides a powerful exam- Barnosky A. D. et al. ple of dialogue between different forms of knowledge 2012 «Approaching a state shift in Earth’s biosphere», necessary in the case of the, the emergencies posed to the in Nature, 486: 52-58. Pacific nation by climate change. Roughly 103.000 peo- ple live in Kiribati’s 33 atolls, high an average 6 meters Brown O., Hammill A., McLeman R. above see level. Half the population lives in the over- 2007 «Climate Change as the ‘New’ Security Threat: crowded capital South Tarawa. According to a World Implications for Africa», in International Affairs, Bank report, Kiribati’s capital will be 50 per cent inun- 83 (6): 1141-1154. dated by mid-century unless significant adaptation pro- grams are put into action. The raise of sea level means Chakrabarty D. poisoning of groundwater, destruction of limited arable 2009 «The Climate of History: Four Theses», in Criti- land, and spread of disease. Villagers, despite having little cal Inquiry, 35 (2): 197-222. or no knowledge of climate change, are witnessing a shift: increasingly intrusive seas, stronger and less predictable Crate S. A., Nuttall M. (eds) winds, more intense heat; changes in the fishery season, 2009 Anthropology and Climate Change. From Encoun- shorter productive fishing terms. Raising of tide levels and ters to Actions, Left Coast Press, Walnut Creek CA. more frequent storms and hottest season are increasingly recorded; two atolls disappeared in 1999. Crutzen P. J. Over the past few years, The Pacific Islands Forum Sec- 2002 «Geology of Mankind», in Nature, 415 (6867): 23. retariat (PIFS, http://www.forumsec.org/) have contin- uously reaffirmed that climate change remains the single Dove M. R., Carpenter C. (eds) greatest threat to the livelihoods, security and well-being 2009 Environmental Anthropology: A Historical Read- of the peoples of the Pacific. They stressed the critical er, Wiley-Blackwell, Weinheim. and urgent need for financing adaptation strategies, to respond to the adaptation needs of its people already Dove M. R. displaced or in danger of being displaced as a result of 2014 The Anthropology of Climate Change: An Histori- the detrimental impacts of climate change. Programs cal Reader. Wiley-Blackwell, Weinheim. launched by the PIFS aim at improving water use and management via the installation of groundwater, roof Fiske S.J. et al. rainwater harvesting systems, reducing water leakages 2014 Changing the Atmosphere. Anthropology and Cli- and waste in existing systems, protecting water reserves, mate Change, American Anthropological Associ- and improving long-term planning for local-level water ation, Arlington, VA. management, to ensure cleaner, safer drinking water. The fight against coastal erosion is led by investing in Gould S. J. protection measures, such as seawalls and mangrove 2007 Punctuated Equilibrium, Belknap Press, Harvard planting at priority sites. University Press, Cambridge MA. Forum Secretariat developed a multi-stakeholder ap- proach to progress this work in collaboration with Pacif- Heise U. ic Islands Forum member countries, including UNDP, 2008 Sense of Place and Sense of Planet. The Environ- AusAID, EU, USAID, and World Bank. The approach mental Imagination of the Global, Oxford Uni- focuses on efforts to: (i) identify relevant and appropriate versity Press, Oxford. climate change financing sources; (ii) effectively harness and use climate change resources data in an informed Munn N. D. way and using strengthened country systems, wherever 1992 «The Cultural Anthropology of Time: A Critical Es- possible; (iii) address the necessary institutional as well say», in Annual Review of Anthropology, 21: 93-123. as acute human capacity constraints to deal with climate change implications; and (iv) identify and/or strength- Oreskes N. en delivery of climate change resources through prov- 2004 «The Scientific Consensus on Climate Change», en modalities commensurate with absorptive capacities in Science, 306 (5702): 1686 (http://www.climatefundsupdate.org/).

72 2008 Zalasiewicz, J.etal., 2004 Tsing A. 2007 Steffen W., CrutzenP. J.,McNeillJ.R. 2008 Smail D.L. 2012 Renn J. 2014 Oreskes N.,ConwayE.M. GSA Today,18(2):4-8. «Are wenowlivingintheAnthropocene?», Princeton UniversityPress, Friction: AnEthnographyofGlobalConnection, bio, 36(8):614-621. whelming theGreatForcesofNature?»,inAm- «The Anthropocene:AreHumansNowOver ifornia Press,OaklandCA. On DeepHistoryandtheBrain,UniversityofCal- 369-397. of knowledge in History, Edition Open Access: Community» inJ.Renn(ed.),TheGlobalization «The placeoflocalKnowledgeintheGlobal York. from theFuture,ColumbiaUniversityPress,New The CollapseofWesternCivilization:AView - Elena Bougleux,IssuesofscaleintheAnthropocene 73

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profilo antropologicoenon solo globale chestannomodificando il a seguitodeifenomenidimobilità turali e delle lororappresentazioni riarticolazione delledifferenze cul- to cheassistiamoadunaprofonda pratiche intellettuali,dalmomen- bisogno dei suoi saperi e dellesue Eppure maicomeoggilasocietàha te, la più reticente tra le scienze. in questocontestolapiùevanescen- stro Paese.El’antropologiasembra battiti enellavitacollettivadelno- luoghi deidiscorsipolitici,neidi- sibilità senonunatotaleassenzanei debolezza strutturale,unascarsavi- più ampiamente pubblico. C’è una sul pianoaccademicosiasuquello marginalizzate edepotenziate.Sia e sociali,sonoinItaliasemprepiù fenomeni, ovverolescienzeumane discipline abilitateastudiarequesti culturali dellaglobalizzazione,le si migratorieaggroviglianoifili vivendo: mentrecresconoiflus- paradosso dentro ilquale stiamo riflettuto abbastanzasulclamoroso bre 2013).Nonsièprobabilmente vegno tenutoaLecce(13-14dicem- presentato inoccasionediuncon- Antropologia Applicata(SIAA), cumento dellaSocietàItalianadi pologia!». Cosìsileggeinundo- «La societàhabisognodiantro- pp. 309,ISBN978-88-7975-590-0 logia emigrazioni,CisuRoma2014, Bruno Riccio(acuradi),Antropo- rica, oggicolonizzano glispazidel lonizzati, comeperunanemesi sto- contrade piùappartate.Gli ex co- il vicino,lenostrecittà, nostre che vengonodalontanoeabitano culture degliuominiedelle donne ne perincontrareglistranieri,le zonte domestico, le periferie urba- percorrere lestradedicasa,l’oriz- gia delXXIsecoloèimpegnataa all’atlante etnologico,l’antropolo- popoli sconosciutidaaggiungere confini dell’Occidenteperscoprire ed esotica.Dissoltiigirilunghiai la verandadiqualcheisolaremota il cascocolonialené si affaccia sul- trove, l’antropologononportapiù nuovi scenari.L’Altro nonèpiùAl- che hannomaturato e dispiegato processi transnazionaliediasporici globalizzazione edeiconseguenti denza deitumultuosisviluppidella scienza antropologica,incorrispon- samento dellecategoriedellastessa Oggi tuttaviasiimponeunripen- di fondamentalismoidentitario. ogni espressionedietnocentrismoe resta ilmiglioreantidotocontro quadro diuntemperatorelativismo agire? Lostudiodellediversitànel i tantipossibilimodidipensaree interpretare idiversipuntidivista, va disaperosservare,assumeree sguardo antropologicohadatopro- gico senonquellosostenutodallo altro modelloteoricoemetodolo- del mondocontemporaneo?Quale complesse dinamicheinteretniche culturali eall’intelligibilitàdelle ri all’attraversamentodeiconfini degli strumentieuristicinecessa- come l’antropologiapuòdisporre disciplina senonquelladifrontiera altri modiealtreforme.Qualealtra quotidiano dellacoesistenzacon lecitati alconfrontoeall’esercizio ragionare e comunicare sono sol- le formedelnostrovivere,abitare, nenze sisonorimescolateeimodi urbani incuilecartedelleapparte- nei centrisociali,intuttiglispazi nei tribunali,negliufficicomunali, sabili nellescuole,negliospedali, gli antropologisarebberoindispen- secondo ladefinizionediHannerz, In quanto«espertidellediversità», demografico delnostroContinente. rale, iltestoe il contestodellapro- propria mappaspazialee tempo- struire cioè l’ordine che orienta la farsi stranieroasestesso, deco- modo l’antropologoèchiamato a tentare di parteciparvi, allo stesso realtà percomprenderneilsensoe smare ilsuosguardosullanuova Così comeilmigrantedeveripla- turali cuièimpegnatolostudioso. ziazione etraduzionedeicodicicul- etnografiche dimediazione,nego- tiva dell’immigratoeleprocedure omologia tral’esperienzaconosci- strutture profonde,esisteunacerta A guardarbene,alivellodelle soggetti dellaricerca. ricercatore rispettoallamateriaeai con ildiversoposizionamentodel metodologici chehannoafare di strumentieoggettiteorici attrezzi dell’antropologovadotata un gruppo.Lastessacassettadegli nicità comeirriducibileproprietàdi tonia, néèpossibileidentificarel’et- alcun luogoadunaautenticaautoc- nologie, nessunopuòricondurre comunicazione uomini,benietec- che suscalaplanetariamettonoin transnazionale delleconnettività analitica e critica.Nella dimensione no, sono sottoposti ad una revisione distanziamento esguardodalonta- tà, etnia,osservazionepartecipante, cardini della disciplina, come alteri- servatori eosservati,alcuniconcetti cato edecentratoilrapportotraos- campo dell’investigazione, modifi- Rovesciata latraiettoria,spostatoil i confini fisici prima che simbolici. tica –delviaggiareperattraversare fanno esperienza–spessodramma- sono arrivatiimigranti,quanticioè inizia efiniscesottocasa,laddove fondativo edistintivodelsuolavoro, tropologo, dasempreparadigma l’«essere statolà»,ilviaggiodell’an- Caduta laretoricalegataalmitodel- destinato adiventarenostro. patrimonio umanoeculturaleègià ciamo adintuirequantodelloro nosce nelnostroOccidente,comin- mo di quanta parte di loro si rico- immaginario e,mentreciaccorgia- democrazie, partecipanodelnostro nostre memorie,sfidanole nostro quotidiano,interroganole 75

Leggere - Vedere - Ascoltare ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) pria cultura. La consustanzialità tra i movimenti migratori e il loro originale e proficua esperienza dei due spaesamenti assimila per studio in antropologia, tra l’oggetto scientifica, ancora sostanzialmente certi aspetti le condizioni dell’uno e fattuale e il sapere disciplinare, si poco praticata nell’organizzazione dell’altro, entro un circuito di oriz- accompagna, a pensare bene, un al- didattica dei nostri atenei, laddove zonti incrociati e di “riflessione” re- tro paradosso, che vede, da un lato, non sempre si favoriscono il con- ciproca. Anche l’antropologo, pur un ritardo dell’antropologia italiana fronto e la circolarità delle ricerche nella protezione di un indubbio e rispetto alle ricerche scientifiche su nel loro farsi e svilupparsi. La messa oggettivo potere, sta sul crinale di questi temi, e, dall’altro lato, la pe- a punto cui è esitato il lavoro offre una frontiera, si dispone a valicarlo, netrazione del suo alfabeto lessicale una ampia pluralità di prospettive vive la tensione della dislocazione, nel vocabolario del senso comune, attraverso cui studiare le migrazio- il disagio della crisi degli a priori e nell’uso mediatico generalizzato. La ni, una rassegna sistematica e quasi dell’adattamento ai punti di vista proliferazione nei discorsi pubblici enciclopedica dei temi che si intrec- diversi dai propri. Tanto più che, e nel linguaggio corrente di parole ciano e dialogano intorno all’unico come sappiamo da Lévi-Strauss, chiave come cultura, identità, etnia, oggetto d’indagine, luogo geometri- «l’osservatore è egli stesso parte multiculturalismo, per fare solo al- co e crocevia dei ragionamenti dei dell’osservazione», e nel tentativo cuni esempi, produce una serie di diversi autori. di conoscere l’altro non si cono- torsioni e manipolazioni ideologi- Dal transnazionalismo alle produ- sce in verità che se stessi. L’effetto che tali da banalizzare e adulterare zioni dell’immaginario, dalle reti “specchio” prodotto dallo sguardo i concetti originari. Di contraddi- sociali ai campi di accoglienza, dalle sull’alterità ne ribalta la traiettoria zioni in contraddizioni, i processi frontiere alle diaspore, dai rifugiati che dal soggetto parte e al sogget- di reificazione delle culture si tra- alle politiche di asilo, dalle pratiche to comunque ritorna. Lo strania- sferiscono nella dimensione politi- religiose ai razzismi, dalle applica- mento è condizione che consente ca e diventano dispositivi sicuritari zioni pedagogiche a quelle in medi- all’antropologo non solo di scoprire associati a disposizioni umanitarie, cina, dalla cooperazione allo svilup- nuovi mondi e nuovi modi possibili provvedimenti di esclusione rap- po: queste alcune delle materie in di vivere e di pensare, ma anche di presentati quali beffardi strumenti cui si articolano le dense pagine del tornare a guardare al mondo fino ad di salvaguardia e valorizzazione volume, alcuni dei contenuti e delle ieri abitato e familiare con prospet- delle differenze. relative questioni argomentate dagli tive, sfumature e gradi di consape- Di una più attenta riflessione sulle studiosi, che alla riflessione analiti- volezza nuovi. migrazioni anche alla luce di una ca hanno associato le esemplifica- Lo stesso fenomeno migratorio in contestuale revisione delle categorie zioni etnografiche e i dati empirici. quanto vettore globale della storia epistemologiche dell’antropologia Nel grande universo culturale delle endemica e strutturale dell’uomo, culturale si avverte oggi quanto mai migrazioni attentamente e puntual- agisce, come è noto, da formidabi- la necessità. Come appare indispen- mente scandagliato nelle sue diverse le cuneo riflettente delle dinamiche sabile una sintesi ragionata delle partizioni si colgono le costanti e le locali e concorre a disvelare epifa- problematiche connesse al feno- varianti, l’individuale e l’universale, nicamente le morfologie complesse meno, sia dal punto di vista teorico il locale e il globale, elementi mai dei nostri spazi urbani, le dialetti- che da quello metodologico, una disgiunti dalle logiche dei rapporti che carsiche più profonde, le tradi- introduzione critica al dibattito e al di forza e dalle dinamiche dei po- zioni e le contraddizioni del nostro panorama degli studi, una sorta di teri. Sulla scia dei contributi teorici convivere e stare nel mondo. Da vademecum conoscitivo che docu- dei migration studies, i saggi offrono qui la funzione strategica che l’im- menti lo stato dell’arte, i diversi con- una prospettiva multidimensionale migrazione esercita nella conoscen- tributi scientifici e le diverse espe- della mobilità contemporanea, così za antropologica della realtà e nella rienze etnografiche. È tutto questo che «nella costruzione dell’oggetto ridefinizione del profilo della nostra il volume pubblicato di recente, a d’indagine, il campo che connette i stessa identità nazionale. Da qui, cura di Bruno Riccio, Antropologia luoghi non costituisce una collezio- nello stesso tempo, l’apporto fon- e migrazioni. Si tratta di un’opera ne di unità separate, ma un insieme damentale che l’antropologia può costruita su un impianto a più voci, di realtà connesse dalle relazioni e dare alla comprensione degli stes- progettata e in gran parte scaturita dalle pratiche degli attori sociali» si flussi e alla interpretazione del da un’attività di laboratorio cui han- (Riccio). loro impatto nei contesti culturali, no partecipato dottorandi, assegni- Se i movimenti diasporici delle po- anche grazie al particolare approc- sti e giovani ricercatori nell’ambito polazioni descrivono, tra frontiere cio di tipo olistico alla osservazione delle discipline etnoantropologiche e confini, complesse trame retico- delle società che ben si presta alla di varie università italiane. Un’im- lari, all’antropologo si chiede di ricognizione di un “fatto sociale presa senz’altro notevole sia sotto il convertire il campo in uno spazio totale” quali sono le migrazioni. profilo del merito che sotto l’aspet- relazionale, che non coincide né Alla mutua correlazione sottesa to del metodo, proponendosi come con il Paese di origine né con quel-

76 Nel quadrodell’antropologia appli- di cambiamentosocialeeculturale. stranieri qualiagentidisviluppo e zialità offertedallapresenza degli europeo contemporaneo,le poten- ti strategieadottatenelloscenario controllo dei flussi,leambivalen- politiche connesseallagestioneeal ce largamentedibattutelequestioni giovani figlideimigranti,sonoinve- mente omessoilcapitolorelativoai volume acuradiRiccioèstrana- panorama deitemipresentatidal zioni delladifferenza.Senell’ampio dell’accoglienza elerappresenta- più dellevolteispiranolapedagogia listici eallevisionicaritatevolicheil etniche, agliatteggiamentipaterna- che postulanoleincompatibilità zioni culturalistedeineorazzismi multiculturalismo, alledegenera- dedicate allecattivepolitichedel Significative paginedellibrosono connettività globale. interdipendenza planetariaedella nostro tempo,figlidellacrescente ne atuttelenuovegenerazionidel bra, infondo,esseredestinocomu- culturale esentimentalechesem- ha scrittoUlrichBeck,ècondizione sorta dipoligamiadeiluoghicui taneamente piùmondi,inquella interattività creativa.Abitaresimul- occasioni dimobilitàsocialee dividuali ecollettive,diinventare capacità dimobilitarerisorsein- la soggettivitàdeimigranti,loro to agente,significaporrealcentro forza che è agita e non più soltan- gnifica rifletteresullaculturacome di queiparadigmi interpretativi si- delle migrazioni.Ripensareilimiti battito teoricosullafenomenologia e presidiatocomecippimiliariildi- zione che hanno a lungo orientato cettuali diintegrazioneeassimila- vecchie dicotomie, lecategorie con- orientati amettereincrisi,conle ferenti contributidegliautorisono dei posizionamenticulturali.Idif- delle appartenenze,laprocessualità madismi delle identità, ilpluralismo invisibili chetengonoinsiemeino- modelli bipolari, restituisca i nodi si ilsuperamentodeitradizionali di connessioniche,proponendo- lo didestinazione,inunatessitura A RCHIVIO si migratorie, nelfareilpuntosu macro emicrodianalisideiproces - Gli autorisimuovonotra i livelli sociali» (SeleniaMarabello). po, istanze individuali e dinamiche scala nazionale,discorsidi svilup- grazione, politicheeconomichesu nazionali e di regolazione della mi- processi migratori:politicheinter ri chesu diversi piani agiscono nei proprio perlacomplessitàdeifatto- in cuivienepresentatoeaffrontato, problematico rispettoallemodalità sviluppo e migrazione, «molto più ovvero sultemadeirapportitra tipo esotizzante»(MaraBenadusi) di educazioneinterculturale«di si), sulleambiguitàdicertepratiche delle differenze»(FedericaTarabu- inteso come«rispettosaconvivenza multiculturalismo prevalentemente mo Loperfido), sulle politiche del degli integralismiculturali(Giaco- contemporanei (Viola Castellano)e la), sulleformeineditedeirazzismi frontiere econfini(ChiaraBrambil- hanno, peresempio,ragionatosu mente culturale, idiversi autori politico, economicoepiùampia- pubblico, alivelloamministrativo, zione dell’antropologianellospazio come articolareeapplicarelafun- su dibattito teorico All’interno del rienze disopraffazioneeviolenza». donne richiedenti asilo comeespe- che dipoterevissutedauominie umanitarie imbrigliatecontecni- controllo, caratterizzatedapratiche tutto strutturedisorveglianzae accoglienza, che«sonoprimadi registrano all’interno dei campidi miche socioantropologichechesi Pinelli osservadavicinoledina- burocrazie istituzionali,Barbara da disomogeneitàeopacitàdelle che diasilo,largamenteinficiate sulle questionirelativeallepoliti- Se DanielaGiudicisiinterroga e delriconoscimentodeidiritti. blici, dell’organizzazionedeiservizi tiche sulpianodegliinterventipub- e leimplicazioniideologichepra- nale einternazionaledelfenomeno relazioni fralagovernanceistituzio- e opportunamentedocumentatele mente accademico,sonoarticolate cata cheesuladalmondostretta- A NTROPOLOGICO M EDITERRANEO - online,annoXVIII(2015),n.17(1) tro. (AntoninoCusumano) a parlareinnomeepercontodell’al- a dialogare lavoro dell’antropologo,impegnato di vitasonopartefondamentaledel persone incarneeossa,lecuistorie tati entrocomunitàastrattemasono etniche generiche,individuioccul- migrazioni nonsonopiùcategorie ricerca etnografica i soggettidelle le differenze,nell’orizzontedella approssimazione sonovisibilisolo le somiglianzeladdoveinprima glianze eperindividuareviceversa tra lemaglieindistintedellesomi- lettura per scoprireledifferenze logia offreunapreziosachiavedi e modelliempirici.Sel’antropo- biti diindagine,percorsiscientifici mo strumentoperindividuaream- in questocampodistudiunutilissi- pologica, propongonoachilavora teorie emetodidellaricercaantro- religiosa, oggetti, immagini,feticcinellapratica Ugo Fabietti,Materiasacra,Corpi, venzionalmente associati. La verità è venzionalmente associati.Laveritàè morfemi efonemiovverosegni con- e pesonéleparolesonosoltanto soltanto formeevolumi,superfici mento direaltà,lecosenon sono proiezioni mimetichediun fram- Se leimmagininonsonosoltanto 2014, pp.306,978-88-6030-717-0 Raffaello con l’altro piuttosto che Cortina, Milano Cortina, Milano 77

Leggere - Vedere - Ascoltare ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) che le cose non esistono senza le pa- nella «polverizzazione» di quella evidente e significativo contrappun- role e queste senza quelle. Ma que- realtà che sembra reggersi su «en- to, un’attenzione nuova e diffusa da sta evidenza empirica non sempre si tità sottilissime; come i messaggi parte di filosofi, sociologi, semiolo- ritrova nella teoria e nella pratica del del DNA, gli impulsi dei neuroni, i gi e antropologi che sono tornati ad senso comune. Si tende piuttosto a quarks, i neutrini vaganti nello spa- occuparsi di cultura materiale da enfatizzare ora le cose ora le paro- zio dall’inizio dei tempi», per usare una prospettiva diversa, da un’otti- le secondo una concezione dura a le parole di Italo Calvino che nelle ca che rovescia l’antropocentrismo, morire che, nella radicalizzazione di sue Lezioni americane del 1985 ave- dall’ipotesi cioè di studiare le socie- vecchie e nuove antinomie, separa il va già intuito che i «bit senza peso» tà e le culture a partire dagli oggetti fare dal rappresentare, la dimensio- avrebbero governato le vecchie piuttosto che dalle persone, dall’i- ne materiale da quella immateriale, «macchine di ferro». dea di mettere al centro la materia- il significante dal significato. Pa- Prive di densità e di forza di gravità, lità che è sostrato visibile e impre- radossalmente perfino tra i filosofi le cose che abitano il nostro tem- scindibile delle vite degli uomini, ancora oggi si discute se la realtà po digitalizzato sembrano esistere ciò che rende tangibile e intelligibi- effettuale esista al di fuori del nostro e vivere nel regime platonico delle le il mondo. Da questo presupposto pensiero o se noi non abbiamo mai a idee, nella evanescenza di una real- muove l’interesse di molti studiosi che fare con le cose in sé ma sempre tà liquefatta, nel flusso ininterrotto che, nel ricongiungere quanto si e soltanto con apparenze e interpre- che corre sui circuiti sotto forma tende ancora a separare, ricondu- tazioni, con le cose così come appa- d’impulsi elettronici. Gli oggetti, ri- cono ad unità e ibridano le due iono a noi. dotti a proiezioni fantasmatiche del dimensioni, quella tecnica e quella Senza smarrirci negli avventurosi soggetto, apparentemente non pos- comunicativa, ovvero, secondo le tornanti dialettici tra il reale e il vir- seggono più corpo né anima, non categorie definite da Alberto Mario tuale della postmodernità, è bene passano più tra le mani degli uomi- Cirese, la fabrilità e la segnicità, che tenerci ben saldi e fedeli a quell’ele- ni, non hanno più referenti tangibili, appartengono costitutivamente e mentare principio di reciprocità in dissipano – come direbbe Barthes – indissolubilmente agli oggetti. Con- base al quale si rendono intelligibili «il piacere, la dolcezza e l’umanità tro la concezione grettamente mer- i significati per il tramite delle cose, del tatto», sostituiti da icone, simu- ceologica da un lato e quella emi- e si possono capire le cose solo at- lacri e pixel a cristalli liquidi. Nel nentemente pansemiotica dall’altro, traverso i significati delle parole, in grande potlàch della società dei con- si restituisce in questo modo la loro una sorta di relazione consustan- sumi sulla funzione utilitaria prevale vera natura, quella di essere esten- ziale. Le cose valgono per ciò che un’ipertrofia del senso che ha con- sioni e appendici del corpo e, in significano ma significano qualcosa vertito l’uso in segno di questo uso. quanto incorporati nelle pratiche e grazie alla loro forma, al loro volu- Al processo di dematerializzazione nei gesti quotidiani, soggetti dotati me, alla loro oggettiva fisicità, alla degli oggetti si accompagna dunque di «biografia culturale», secondo loro irriducibile materialità. una progressiva indistinzione tra il l’espressione di Igor Kopytoff, non Pur nella consapevolezza che i segni concreto e l’astratto, tra il reale e materia inerte ma vitale, viva non che stanno per le cose non sono le il reality, tra l’empirico e il rappre- animisticamente ma socialmente. cose in sé ma soltanto la loro rap- sentato. Perfino i musei, spazi per Del resto, già il vecchio Marx aveva presentazione, che non esiste cioè antonomasia di collezioni di solidi spiegato che nel regime capitalistico cultura disincarnata dagli elementi patrimoni materiali, vanno sempre non sono soltanto gli uomini a fab- tattili e vitali delle materie in cui più assumendo un profilo algido e bricare i prodotti ma sono gli stessi si manifesta, è indubbio che oggi computerizzato, sulla base di certe prodotti a plasmare la vita e l’iden- siamo trascinati, come fragili foglie esasperate soluzioni metalinguisti- tità degli uomini. sulle acque di una corrente impe- che che privilegiano ricostruzioni In termini più generali, non esiste tuosa, da un tumultuoso e inarresta- multimediali e rielaborazioni virtua- cultura che non sia oggettivata e og- bile processo di dematerializzazione li. Con la dissoluzione delle cose in gettualizzata, né oggetto che non sia della realtà e di evaporazione della mute ed effimere parvenze evapora segno di qualcos’altro, dal momento fisica degli oggetti, in corrisponden- perfino la scrittura, la datità segnica che nulla è più eloquente delle pa- za ad una prepotente e pervasiva per eccellenza; scompare addirittu- role che sono materializzate nelle conversione digitale delle tecniche, ra l’anello centrale dello scambio, cose. Nel processo di oggettivazio- dei linguaggi e dei saperi. Nel mon- la moneta, che circola invisibile nel ne dei soggetti e di soggettivazione do del lavoro e, più in generale, in cielo della finanza. degli oggetti, questi ultimi sono non quello della economia, nella cultura A fronte di questa decostruzione soltanto buoni da usare ma anche mediatica come nella vita quotidia- della realtà effettuale, dell’impal- “da pensare”, per dirla con Lévi- na tutto sembra dissolversi nella pabile eclissi dell’oggetto dall’oriz- Strauss. Che gli oggetti abbiano una dimensione virtuale, nella astratta zonte della percezione soggettiva, loro vita per certi aspetti indipen- volatilità della materia ponderale, si è sviluppata da qualche anno, in dente, per altri in autonoma e densa

78 dedicato lasua attenzionedaunori- italiano cheallaculturamateriale ha zione diunvolumeunostudioso ne, sisegnalalarecentepubblica - loro funzioneelatrasformazio - gue le cose , la loro circolazione, la Sulla sciadiun’antropologiachese- e tecnichedelcorpo. materiale eimmaginario,trasaperi iscritti nellecoseesullerelazionitra merci edoni,suipoterisimbolici e dellareciprocità,suiconfinitra consumi, sulleteoriedelloscambio Hanno ragionatosullasocietàdei Mauss, PierreBordieu,traglialtri). Gourhan, JeanBaudrillard,Marcel quella francofona(AndréLeroi- re soloalcuninomi),maanchedi Miller, ArjunAppadurai,percita- Douglas, AnnetteWeiner, Daniel logi, dellascuola anglofona (Mary hanno scrittononpochiantropo- lazioni socialiesignificaticulturali come centridiirradiazionere- struttura lo spazio.Degli oggetti nodali diunaretecheneordinae po, agisconosulmondocomepunti rapprendono la memoriadel tem- più rapidamenteperobsolescenza, nitudine osiconsumanosempre esistenze, vivonooltrelanostrafi- e allepiante,abitanonellenostre modi incui,assiemeaglianimali le cosenonsonosoltantocose,sui ga conpiùprofonditàsulperché logia èilluogoincuicisiinterro- Al dilàdellaletteratura,l’antropo- sua secondanatura». civiltà, l’habitatdellanostraspecie, di opere e oggetti segni che fa la poca. Èladisseminazionecontinua illustre oprodottoanonimodiun’e- cose, èl’opera,siaessacapolavoro è la traccia chel’uomo lascia nelle dirla ancora con Calvino,«l’umano corpo le tracce dell’umano, anzi, per banali, glioggettiportanosulloro ri distoria,sianoessiesemplario solo testimonimaancheprodutto- mai checenesiamoandati».Non in làdelnostrooblìo;/nonsapranno stranamente segrete!/Durerannopiù servono cometacitischiavi,/ciechee lime, soglie,atlanti,coppe,chiodi,/ci si diunasuapoesia:«Quantecose,/ lo avevagiàevocatoBorgesneiver interazione conquelladegliuomini, - A RCHIVIO all’ostia consacrata, valeadirel’in- presentazione figuratadelladivinità Dall’albero allaroccia,dalla rap- sti, diimmaginireali». fatta dioggettimanipolabili, dige- separarla daunasuabasemateriale sere unareligione,nonc’èmododi «Per quanto“spirituale”possaes- naturali ocredutedioriginedivina. o ostensionedi“cose”,sianoesse munque rettoesostenutodall’uso smatico, intuttiquesticasi,èco- islamici kamikaze.Ilpoterecari- Padre PiodiPietralcinaeimartiri antico e quelloberbero moderno, della croce,ilsantocristianotardo divino diAgamennoneeilsimbolo religione, metteinsiemeloscettro si fondalaforzadellaveritàdiogni illustrare ilsensodell’autoritàsucui uno scenario che, per esempio, per delle argomentazioni dispiegano plinari elatraiettoriatrasversale del sacro.Glisconfinamentidisci- cultura materialeel’antropologia do cheincrocianoeconnettonola concettuali, acrucialipuntidisno- intorno apreciseunitàtematichee cola piuttosto il suoragionamento che corredanocultieliturgie.Arti- parafernalia ovverodeimanufatti re nonpresentaalcuncatalogodei nella storiaegeografia,l’auto- Nel passareinrassegnalereligioni simbolico edelcerimoniale. e delquotidianoslittanellasfera oggetto chedall’ambitodell’usuale strumentale, artefattooimmagine, non presuppongaqualchesupporto rappresentazione sacraopietas (p.7). Nonc’èdevozione,credenza, l’esperienza dellatrascendenza» possibile pensaree“concretizzare” materiale èciòche,difatto,rende scrive Fabietti–«ladimensione ne rituale,dalmomentoche–come della fedealla materialità dell’azio- za dell’immanente,dallaspiritualità senza deltrascendente alla presen- ossimoricamente conducedall’as- inedito percorsodiindagineche del mondomaterialedischiudeun della religione attraverso la fisica religiosa. Laletturadellametafisica getti, immagini, feticci nellapratica l’autore diMateriasacra.Corpi,og- ginale puntodivista.UgoFabiettiè A NTROPOLOGICO M EDITERRANEO che online,annoXVIII(2015),n.17(1) e negli ascetismi, sacralizzato nel e negliascetismi, sacralizzatonel dei riti,sublimatonelleastinenze codificato nellarigiditàesolennità sue dimensionisensorialiegestuali, sciplinato, mutilatoedesaltato nelle offerto e sofferto, manipolato e di- e addestrato,espostosottoposto, giosa: ilcorpoqualeoggettoiniziato cui esusiesercital’azionereli- segni, ilprimooggettotecnicocon tente, vessilliferoeproduttoredi verso», comesostieneAugé,emit- mo equellapiùsensibiledell’uni- «insieme lapartepiùintimadell’uo- pagine dellibro,dalmomentocheè Il corpoèalcentrodimoltissime proprio clan»(p.213). pito, lelineeincisesulchuringadel niziando aborigenocheosserva,ra- maneggia irotolidellaTorah ol’i- in un quadro) come per l’ebreo che la Ka’badalvivooinfotografia(o arara; perilmusulmanocheguarda un mantodipennedelpappagallo per il bororo chesiaddobbacon la suascatoladiMisericordiacome Fabietti –perilcattolicocheosserva iconografico. «Questovale–scrive damento unqualcheinvestimento mitico-rituale chenonabbiaafon- conica néèpossibilealcunsistema che nonesistealcunaculturaani- astrazioni simboliche,dalmomento siano essefigureantropomorfeo ne puòfareamenodelleimmagini, di essa.Cosìcomenessunareligio- di ospitareladivinitàoagiresu veicolare erappresentareilsacro, diverse, lastraordinariafacoltàdi cioè dellasuaessenzasottoforme transustanzialità, allapermanenza sua stabilitàneltempocomealla alla suastrutturamolecolare, materia, allasuaspecificanatura, posizioni teologiche,affidanoalla nella ambivalenzadellerispettive e l’invisibile.Tutte lereligioni,pur mano eilsovraumano,travisibile naturale eilsoprannaturale,tral’u- liminale trail alla loroposizione nell’ordine deltrascendente,grazie pacità diazioneepenetrazione la cuifascinazionestanellaloroca- straordinario patrimoniomateriale, lacri edellereliquie,costituisceuno amuleti edeipalitotemici,simu- sieme deifeticciedegliidoli, 79

Leggere - Vedere - Ascoltare ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) dono di sé. Il corpo è associato al tra mondi lontani e tra fedi diverse, dici quanto accade nella drammati- sangue e l’uno e l’altro significano tra le icone buddiste e i feticci afri- cità della cronaca contemporanea, la vita e contemporaneamente la cani, tra i riti cattolici del Corpus nel connubio incestuoso tra politica morte. La loro commistione nella Domini e quelli celebrati a Cuzco, e religione che sta paradossalmente metafora dei linguaggi e delle prassi capitale dell’immenso impero Inca, producendo, da un lato, la distru- religiose vale ad evocare la caducità tra i culti dionisiaci dell’antica Gre- zione di antiche icone di divinità e e l’eternità, l’alfa e l’omega di tutte cia e quelli adottati dalle tribù della civiltà illustri e, dall’altro, la elabo- le teologie. «Nessuna religione – Nuova Guinea. Tenendosi lontano razione di nuove icone attraverso i scrive Fabietti – ignora questi due da ogni trappola etnocentrica che filmati diffusi ed esibiti in forma di elementi estremamente materiali sulla base di gerarchie di giudizio moderne autoidolatrie. A guardar e corruttibili della vita umana» (p. distingue tra magia e religione, tra bene, la barbarica furia iconoclasta 95). Nessuna religione sembra estra- false superstizioni e vere devozio- a cui oggi assistiamo impotenti na- nea alla produzione della violenza, ni, l’antropologo ripercorre la cul- sconde una segreta iconofilia e non consustanziale alla idea e alla prati- tura materiale della storia religiosa fa che confermare la potenza sim- ca del sacrificio, a quel “fare sacro” dell’umanità con lo sguardo di chi bolica delle immagini quali oggetti che passa attraverso un atto violento sa che le cose investite di un’aura costitutivi e imprescindibili del sa- esercitato sugli animali destinati a sacra – senza distinzioni tra feticci cro, cardini fondamentali di quella nutrire la divinità con il loro sangue. e reliquie, tra idoli e simulacri, tra materia sacra indagata dall’antropo- Da qui anche le radici culturali del amuleti ed ex voto – nel metterci in logo. Il quale, nell’invitarci a cono- fenomeno del martirio, a cui si attin- comunicazione con la trascendenza, scere meglio le “cose” per capirne i ge per raggiungere la trascendenza parlano di noi, condividono con noi significati, ci esorta in fondo a fare per via della dissoluzione del cor- l’orizzonte dell’immanenza, vivono i conti con la ricomposizione di spi- po, che resta vettore fondamentale e agiscono come noi, incarnano e rito e materia, di oggetto e soggetto, di tutte le esperienze religiose. Se- materializzano le nostre relazioni per tentare di comprendere le com- condo una concezione circolare del sociali, i nostri bisogni culturali. At- plesse narrazioni delle religioni e rapporto che in tutte le religioni lega traverso questi oggetti mettiamo or- le non meno complesse ragioni dei vita, morte e rinascita, il sacrificio dine nelle nostre vite e nella nostra credenti. (Antonino Cusumano) del singolo è il passaggio rituale che concezione del mondo, nel sistema assicura l’eternità del gruppo dei di costruzione della realtà fisica e di credenti e della comunità sociale. quella metafisica. «La trascendenza I gesti, a cui l’autore dedica un inte- – ci ricorda Fabietti – non è una so- ro capitolo, in quanto associati alle vrastruttura, ma una struttura vera pratiche sacre, sono essi stessi “ma- e propria del sentire e dello stare terialmente” strumenti e supporti nel mondo. Gli esseri umani vivo- oggettuali fondamentali nelle più di- no grazie a un continuo rimando verse manifestazioni cultuali. Si pensi tra il piano dell’ordinario e quello al segno della croce da parte dei cri- del trascendente, che non coincide stiani, al costume di togliersi le scarpe peraltro col “religioso”, un piano di del musulmano prima di fare ingresso esperienza che, oltre a comprende- nella moschea, al rito dell’aspersione re la dimensione della trascenden- del terreno con l’acqua da parte dello za, è attraversato da forze storiche, zuñi, per assicurare la fertilità della politiche e sociali» (p. 281). terra. All’interno di determinati sche- In un tempo in cui le culture reli- mi rituali i gesti non solo accompa- giose sembrano irrompere con una gnano le parole ma hanno anche ef- inquietante pervasività in ogni luo- ficacia performativa, possono perfino go dello spazio pubblico, nelle di- “fare nuovi esseri umani”. Così è, per namiche politiche come nelle guer- esempio, con la circoncisione, con la re di potere, la ricerca condotta da GIUSEPPE BURGIO (a cura di), Oltre benedizione o con altri atti di inizia- Ugo Fabietti sugli universi materiali la nazione. Conflitti postcoloniali e zione che trasferiscono forze extrau- e simbolici del sacro ci aiuta pro- dinamiche interculturali. Il caso della mane iscritte nel gesto ai corpi dei babilmente a riflettere su quanta diaspora tamil, Ediesse, Roma 2014, soggetti “consacrati” al nuovo status. violenza sia “incorporata” nell’as- pp. 241, ISBN 9788823018396 Avvalendosi di amplissime fonti solutezza di quei monoteismi con- storiche ed etnografiche, il libro di correnti e confliggenti che rivendi- Il rapporto tra gli autoctoni e gli Fabietti si muove in una prospetti- cano forme supreme della autorità e immigrati è sempre uguale? Tanto va comparativista tessendo sorpren- della verità. Ci spinge a decentrare nel caso degli immigrati marocchini denti corrispondenze e correlazioni lo sguardo e a leggere con nuovi co- quanto in quello dei cinesi? Questo

80 le mantengono peròfortilegamidi fuori dallamadrepatria(con la qua- rete dicomunitàetnicheche vivono stesso didiaspora:larealtà di una tualità migratoriaèpoiilconcetto A collegarelastoriacoloniale all’at- zione, l’esclusionesociale. «Schengen», leleggisull’immigra- (ora immigrati)conprocessicome – chesirivolge agli ex colonizzati la vecchia niale ediscriminante,l’Europa– internamente inmaniera(neo)colo- Lanka, che appare oggistrutturarsi un parallelismoevidentetraloSri dominio coloniale.Emergeinoltre che, comeloSriLanka,sonostati pa cheèstatacolonialistaePaesi infatti, ricalca la faglia tra un’Euro- sce oggiaseguitodellemigrazioni, post-colonialità. Ilcontattochena- ta attraversolalenteteoricadella sue conseguenzeattuali)condot- era protrattaperdecenni(edelle la guerracivileinSriLankachesi le mossedall’analisidettagliatadel- te. Inparticolare,ilvolumeprende sempre gravidodisensoestimolan- un confrontoavoltediscorde,ma impegnano inundialogoallapari, ti distudiosiitalianietamilchesi posti, ilvolumeraccogliecontribu- Coerentemente conquestipresup- fici eculturali. attraversamenti dei confini geogra- adottarne unocheproblematizzigli pia emigrazione-immigrazioneper modello teoricobasatosullacop- gono quindiarivedereilvecchio dei movimenti migratori ci costrin- sovranazionale. Letrasformazioni caratterizzato daun’appartenenza torio inedito:quellotransnazionale, volume descriveunmodellomigra- Sri Lanka (gli che delladiasporadeitamildello Analizzando leformeedinami- crea unospaziodicontrattazione. re e,comeognirapportodipotere, infatti, sempreunrapportodipote- rapporto traleculturecostituisce, analizzato, soggettidiasporici.Il richiedenti asiloo,comenelcaso che coinvolgamigrantieconomici, interculturale cambiaaseconda mente, affermandocheilcontatto prezioso volumerispondenegativa- metropolis colonizzatrice eelam tamil), questo A RCHIVIO storica precisa. Checosa definisce non corrispondeanessuna realtà cies dell’etnia,termineambiguo che dissolto, piuttostohaassunto lafa- te razzisti,mailrazzismonon siè l’impossibilità didirsiesplicitamen - 18). Gli europei infatti vivono oggi nare, opprimere alcuni gruppi» (p. dividere, gerarchizzare,discrimi- «come strategia dello Stato tesa a dice nellibro,chevaquindiinteso razzismo. Quelnazionalismo,si nità, unlegameindissolubilecol in Europahastretto,nellamoder continente. Quelnazionalismoche chi cerchidiimmigrarenelvecchio che mostranounafacciaferocea quello deglistati-nazioneeuropei posti algovernosingalese,quanto cazioni politiche deitamil,contrap- nalismo: tantoquellodellerivendi- dal volumeècostituitonazio- Un altronodoteoricoaffrontato le occidentalisocietàmulticulturali. tanto dallamadrepatriaquantodal- dono adistinguersiculturalmente comunità diasporiche,cheoggiten- dal Paesedidestinazioneedalle poli: costituitadalPaesed’origine, è piùunarelazioneadue,matre interculturale, diconseguenza,non danza globali, lescuoletamil,di musica tamil,leemittentitelevisive diritto all’autodeterminazione,la zia controisoprusisubitieperil per ilriconoscimento della giusti- di studio,ilforteattivismopolitico commerci e sistemibancari, borse tramite itamileuropei:attraverso niche”, anche l’Europa liraggiunge templi, conleloroassociazioni“et- loro attivitàcommerciali,coni insediano nellenostrestrade,conle i tamildell’isoladelloSriLankasi tinente eillontanoSriLanka.Se le comunitàtamilnelnostrocon- un legametrail“noi”eurocentrico, Questa condizionediasporicacrea fare amenodiunoStato. (quella tamil)chedeve(eforsepuò) non territoriale, su una nazione internazionale, suunagovernance stnazionale ecentratosuunwelfare vente, basato su una condizione po- te –èancheunprogettopoliticovi- affinità), che–contemporaneamen- baratha nathyam.Ilcontatto A NTROPOLOGICO M EDITERRANEO - online,annoXVIII(2015),n.17(1) quotidianamente, sugliautobus,ne- che sidispiegano,intrecciandosi mediatici, politici,sociali,giuridici tutti quegliambiticulturali, mass- aule dellenostrescuolema anche gli studentistranieripresenti nelle turale noncomprendonoinfattisolo Le dinamichedelcontattointercul- politica deigiovani tamil e cosìvia. sull’immigrazione, lapartecipazione ternazionale, la legislazione italiana po ditamilaccusatiterrorismoin- processo di Napoli contro un grup- mil (iThuylumIllam)inSriLanka,il distruzione deicimitericadutita- studio fenomenisimbolicicomela le, comprendendocomeoggettodi concreti delcontattointercultura- come sfondo teorico i vari luoghi Il volumesisforzadimantenere al cambiamentodellamentalità. pedagogia, una praticateorica tesa postazione fortementeetica:una queste questioni,evocandoun’im- essa dovrebbeporsiesplicitamente smo neiconfrontidegliimmigrati, con laviolenzadigenere,colrazzi- che fareconlabiopoliticadeicorpi, ha infattioggi–inevitabilmentea guinaria?» (p. 20).Sel’intercultura della violenzagenocidariapiùsan- reggere al confrontoconl’esistenza fondamenti teoricidell’intercultura de allora Burgio: «come possono i palestinesi, itibetani,tutsi.Sichie- gli ebrei,irom,armeni,curdi, nazionalismo genocidiario,dopo go elencodipopolivittimeun I tamilsiaccodanoinfatti a unlun- genocidio. prodotto ancheunveroeproprio interpella un’ineditaalleanzacheha sare solosull’esclusionedell’Altro, democrazia chesembrasapersiba- to in SriLanka interroga oggi una Stato-nazione tantoinItaliaquan- ha presiedutoallacreazionedello ancora, ilprogettonazionaleche del differenzialismo culturalista. E sembra quindiprendereleforme zismo, lungidall’essersiestinto, sostituita aquelladirazzaeilraz- sua fragilità,sièormaipienamente zione dietnia-cultura,nonostantela sociale, usiecostumi?Oggilano- le, lareligione, la lingua, il sistema infatti un’etnia:ilcoloredellapel- 81

Leggere - Vedere - Ascoltare ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) gli uffi ci postali, attraverso i discorsi Museo Internazionale delle Mario- dei politici, gli articoli dei giornali, i nette Antonio Pasqualino il 12 e il serial televisivi, ecc. Il contatto tra le 13 marzo 2015. culture si defi nisce quindi come cor- In linea con le precedenti edizioni, nice capace di comprendere diversi il Congresso si è proposto di appro- fenomeni di interazione sociale, di fondire, in ottica interdisciplinare, leggere i fi li sottili che connettono la rifl essione sulle forme di produ- il locale al globale, che legano ad zione tradizionali e sulle strategie esempio la partecipazione dei tamil di valorizzazione delle stesse; di indù alla processione di S. Rosalia a analizzare le pratiche alimentari e la Palermo ai campi di concentramen- cultura dei territori; di individuare to dove oggi vivono rinchiusi molti le dinamiche odierne connesse alla tamil in Sri Lanka. valorizzazione, alla tutela e alla pro- La sfi da lanciata da questo volume mozione delle produzioni agroali- collettaneo tanto all’antropologia mentari locali. quanto alla pedagogia (il curatore si La prima sessione del Convegno, situa infatti nella corrente dell’etno- presieduta da Vito Ferro, si è aperta pedagogia, cui ha contribuito con con l’intervento di Massimo Cul- vari precedenti volumi) è quella di traro con una relazione dal titolo rinunciare a parte degli strumenti A tavola con Agamennone. Regimi teorici fi nora utilizzati, di essere in e tabù alimentari nella Grecia proto- grado di superare il nazionalismo storica tra archeologia e indagini di metodologico, di pensare un con- laboratorio, in cui è stato analizzato tatto interculturale che non abbia la l’ampio e articolato sistema alimen- nazione come presupposto teorico tare dei Micenei, i cambiamenti che e come unico orizzonte d’osserva- ha subito – alla luce dei dati arche- zione. Si tratta di una sfi da ambi- Alimentazione, produzioni tradizio- ologici e delle ricerche bioarcheo- ziosa e complessa che nel volume è nali e cultura del territorio, Conve- logiche e gascromatografi che – e i affrontata da diversi posizionamen- gno internazionale di studi, Paler- tabù correlati ad alcune pietanze ti teorici e da differenti approcci mo, 12-13 marzo 2015 proprie della Grecia protostorica. disciplinari: dalla pedagogia del Antonino Buttitta, nel suo contri- confl itto alla geopolitica, dal peace- Il cibo, l’alimentazione, le produ- buto La cucina degli dei, attraverso building all’antropologia (passando zioni locali, le fi liere agroalimentari, una serie di rimandi interdisciplina- anche attraverso l’auto-etnografi a), ecc. costituiscono ormai già da di- ri ha tracciato alcune coordinate in- dalla gender theory alla fi losofi a verso tempo il tema cardine su cui terpretative sul rapporto tra alimen- politica. Merito fondamentale di sono confl uite molteplici attenzioni. tazione e sacralità, sottolineando questo progetto editoriale resta co- Nel caso dell’Italia l’esempio elo- l’infl uenza e il ruolo fondamentali munque lo sforzo di non produrre quente è rappresentato da EXPO della religione – sulla scia di Engels teoria su qualcuno, in questo caso Milano 2015, un imponente calei- – nella formazione della storia e dei il martoriato popolo tamil, ma con i doscopio sull’alimentazione e sulla comportamenti della società. soggetti di cui ci si occupa. Il testo nutrizione che vede il concorso di Mito, vino e territorio: nuove prati- stesso costituisce infatti un esempio Paesi e Organizzazioni internazio- che turistiche tra archeologia liquida di contatto interculturale felice, di nali con l’obiettivo, tra gli altri, di ed autenticità locale è stato il titolo un’alleanza teorica tra studiosi di ragionare e prospettare soluzioni dell’intervento di Marxiano Melot- culture diverse – opportunamente condivise sul tema dell’alimentazio- ti, che si è concentrato sul vino come segnalata dal Presidente del Con- ne, nonché di proporre ed esporre elemento di particolare importanza siglio italiano degli Eelam Tamil la tradizione agroalimentare e ga- nell’ambito della valorizzazione a nella prefazione al volume – che stronomica di ogni singolo Paese. fi ni turistici dei territori e nei pro- si sforzano di far dialogare una vi- Le tematiche in questione hanno cessi contemporanei di riscoperta sione “esterna” e una “interna”. inaugurato una nuova e importan- e invenzione dell’autenticità locale. Seguendo questa via sarà forse pos- te stagione culturale, ed è in questa Un percorso innovativo di marke- sibile far sì che “intercultura” non temperie che si inscrive la terza edi- ting in cui assume un ruolo decisivo indichi solo un sapere prodotto da zione del Convegno internazionale il richiamo al mito, all’archeologia e residenti occidentali su una muta di studi “Alimentazione, produzio- più in generale ai patrimoni cultu- alterità migrante. (Stefano Edward ni tradizionali e cultura del territo- rali, opportunamente impiegati da Puvanendrarajah) rio”, organizzato dalla Fondazione istituzioni politiche, enti per il turi- Ignazio Buttitta e tenutosi presso il smo, università per proporre nuove

82 sono menointensivi, piùsostenibili rizzato esenedistinguono poiché del sistemaagroindustriale terzia- produttivi opposti a quelli propri coltura chepropongonoindirizzi sull’analisi dinuoveforme agri- do Novecentoperpoisoffermarsi agricoli consolidatisinelsecon- ha dapprimariflettutosuisistemi dialettiche econflittualità,incui globale e forme locali di agricoltura: relazione suSistemaagroindustriale Cristina Papahapresentatouna ni sociali. relative algenereeallestratificazio- locale moderno, autoctono verso categorie quali tradizionalevs cine italianaerussa,indagateattra- poi, in ottica comparativa, sulle cu- culinarie nelmondo,soffermandosi sione sullacucinaesulletradizioni universale, hapropostounarifles- tentativo diconfrontoinuncontesto to suLecucineitalianaerussa:un Mikhail Kabitski,conuncontribu- agricola inambitocittadino. dell’agricoltura edellaproduzione nalizzati alla riscopertadelvalore e sociali come spazi condivisi e fi- l’utilità elevirtùdegliortiurbani sul contestoitaliano,evidenziando internazionale persoffermarsipoi sione degliortiurbaniinambito excursus sull’origineesulladimen- ha preliminarmentedelineatoun urbani peruna nuova sostenibilità, to suL’agricolturaincittà:gliorti Teresa Graziano,nelsuointerven- vita elesueattivitàproduttive. duli “tradizionali”ilsuosistemadi mente in una realtà che basa su mo- ai visitatori di viveretemporanea- saggistica eculturale,proponendo sua componente archeologica, pae- senta diparticolareinteresseperla della Siciliasud-orientalechesipre- nella campagna di Mineo, territorio pare formediturismosostenibile mentato sullapossibilitàdisvilup- neo: unapropostaturistica,haargo- una relazionesuLacampagnadiMi- Ruffino, LeonardoMercatanti,con Convegno, presiedutadaGiovanni Nella sessionepomeridianadel legate anuovepraticheturistiche. politiche dienogastronomizzazione vs globale,ecaratterizzazioni vs importato, A RCHIVIO nee, ragionandosul rapportofrale nelle tradizionireligiosemediterra - lo to i lavori con una relazione dal tito- comarra, PaoloScarpihaintrodot - giornata, presiedutadaMario Gia- Nella primasessionedellaseconda dei defunti. ra identificati come figure vicariali renti ericeventi,questiultimianco- mediazione del rapportotraoffe- meglio connotataliquestue–nella tanza delcibo–trattocomuneche Sardegna, hariflettutosull’impor infantili innumerosicentridella tendo dallavitalitàdellequestue dell’alterità nel folklore sardo, par tributo suIlcibodeimorti.Figure Sebastiano Mannia,nelsuocon- comunità. rio elostraordinariodinumerose za cheancora connotano l’ordina- significanti diparticolareimportan- simbolica costruisconocoordinate questo animaledallafortecarica e religiosachegravitanoattornoa credenze eladimensionemagica destinati alleprovvisteannuali,le maiale, lapreparazionedeiprodotti culture folkloriche. Il sacrificio del nell’ampio quadroesistenzialedelle minato ilpostooccupatodaisuini rivisitato: notedicostume,haesa- Dissertazione episodicasulmaiale Ottavio Cavalcanti, con larelazione località. atto nella costruzione dellapropria che talora contraddittorie messe in i rapportidisensoesulledinami- comunità consideratecostruiscono storica –sullemodalitàconcuile dell’appartenenza edellamemoria fermato –ricorrendoallateoresi modo particolareFaetasièsof- che epraticheidentitarielocali.In legati, nellacostruzionedipoeti- ne, egliambiticerimonialiadessa verificare ilruolodell’alimentazio- e NoceraTerinese inCalabria,per esame duecontestispecifici,Roma studio, FrancescoFaetahapresoin ne epoliticheidentitarie.Duecasidi Nel suointerventosuAlimentazio- funzioni edibisogni. e rispondonoaunamolteplicitàdi un mercatoprevalentementelocale e attential territorio, Ordine cosmicoesceltealimentari A NTROPOLOGICO si rivolgonoad M EDITERRANEO - - online,annoXVIII(2015),n.17(1) titolo dell’intervento diKatiaBal- una festa diventata patrimonio èil sulla creativitàalimentareattorno a Se ilcommensaleèl’UNESCO. Note ne diOrigineProtetta. si, èstataconferitalaDenominazio - cui, dopoannidiprocedureericor della Valtaleggio, un formaggio a attenzione alcasodelloStrachitunt prodotti localiconunaparticolare strategiche dirilocalizzazionedei sulle convergenzeesovrapposizioni nali deiformaggiinareaalpinae delle formediproduzionetradizio- è soffermata sulle trasformazioni ne Cristina Grasseni,conlarelazio- delle realtàlocali. spesso contraddittorie,dirilancio s’inquadrano innuoveprospettive, tici, economicieculturalicheben la commistione tra processi poli- altà pastoralelocale,evidenziando prodotti dinicchiapropridellare- dei tratturiesullaproduzionedi percorsi deglianimali,suldestino conservazione evalorizzazionedei sulla transumanzamolisana, Bindi hafocalizzatol’attenzione territorio inareaditratturi,Letizia mentari epatrimonializzazionedel sumangiando… cibo,filiereagroali- Con unarelazionedaltitoloTran- dell’umanità. patrimonio culturaleimmateriale riconoscimento all’UNESCOcome fase dipresentazionelarichiesta tufo biancopiemontese,percuièin economica esocioculturaledeltar e sull’importanzagastronomica, no allaraccoltadelpregiatofungo di pratichee saperi che ruota attor tartufaio, sull’articolatocomplesso to unapanoramicasullafiguradel analitiche diGinzburg,hatraccia- notturna, attraversolecategorie tervento suIltartufo:unastoria Piercarlo Grimaldi,nelsuoin- le diunasocietà. alla formazionedell’ordinecultura- un sistemareligiosocontribuisca alimentare inscrittoall’internodi per evidenziarecomeognimodulo zione deicibi,glistilidiconsumo, – eimodellialimentari,laprepara- ebraismo, cristianesimo,islamismo tre grandireligionimonoteistiche– (Re)inventare lo Strachitunt,si 83 - - -

Leggere - Vedere - Ascoltare ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO on line, anno XVIII (2015), n. 17 (1) lacchino, che ha proposto una rifles- zione ha evidenziato i processi di in- sione sulla dimensione alimentare novazione applicabili al settore tra- legata alla festa dei Gigli di Nola, dizionale della gelateria artigianale. festività totalizzante per la comunità Alessandro Lutri, con l’interven- dove tutto viene “giglizzato”. La pa- to Quanto vale la “testa di turco”? trimonializzazione del cerimoniale Analisi di una strategia di marketing da parte dell’UNESCO ha contribu- territoriale e di folklorizzazione, ito a stimolare la creatività alimenta- ha rivolto la sua attenzione su un re locale, con l’invenzione di prodot- prodotto dolciario, la testa di tur- ti che richiamano la festa, arrivando, cu, confezionato a Scicli, comunità in alcuni casi, al parossismo della iblea della Sicilia sud-orientale, ori- festa stessa attraverso il cibo. ginariamente in occasione di un’im- Nel suo intervento su Il pesce di lago portante festività religiosa e oggi di- e la “Dieta mediterranea”: strategie di venuto oggetto di interessi politici, valorizzazione e di resistenza nell’al- economici e culturali tesi sia a pro- to viterbese, Alessandra Broccolini muovere il patrimonio identitario si è soffermata su un tema poco locale sia a competere con la vicina indagato dagli studi antropologici Modica, notoriamente conosciuta e soprattutto ai margini delle poli- per la sua produzione di cioccolato. tiche di valorizzazione e salvaguar- “The West in the East”. Ricezione dia: la pesca nelle acque interne e e ri-creazione della cultura enoga- il pesce di lago. Presentando il caso stronomica occidentale e italiana in del Lago di Bolsena, Broccolini ha Giappone è il titolo dell’intervento riflettuto sull’universo composito di Chiara Ghidini, che ha propo- della pesca, sulle relazioni tra il pe- sto un interessante excursus sul- sce di lago e la Dieta Mediterranea l’“occidentalizzazione” alimentare e su alcune preparazioni alimentari del Giappone e segnatamente sul tipiche dell’area bolsenese che rien- ruolo fondamentale avuto dai cuo- trano esclusivamente in circuiti di chi italiani e dalla cultura enogastro- scambio e di dono. nomica italiana nella rimodulazione La sessione pomeridiana, presiedu- degli stili alimentari giapponesi. ta da Giuseppe Genco, si è aperta Roberto Sottile, con una relazione con l’intervento di Marcantonio su Pratiche gastronomiche sulle Ma- Ruisi con una relazione su Il rio- donie: aree linguistiche, aree cultu- rientamento strategico di una desti- rali e promozione del territorio, ha nazione turistica attraverso l’orga- proposto un’analisi delle specificità nizzazione di eventi gastronomici: linguistiche, culturali e gastronomi- San Vito Lo Capo e il CousCousFest, che dell’area madonita, territorio tesa a rilevare le trasformazioni che che si presenta notevolmente diver- hanno interessato la comunità del sificato e quindi ricco di pratiche trapanese nel passaggio da cittadina alimentari foriere di un forte poli- marinara a location turistica, grazie morfismo lessicale. Una comples- anche al Cous Cous Fest, complessa sità su cui si declinano strategie e manifestazione che, attorno al cous iniziative di valorizzazione identita- cous e ad altre produzioni locali, ha ria volte allo sviluppo di forme di sviluppato un importante sistema turismo sostenibile. economico. L’ultima sessione dei lavori è stata Di particolare interesse si sono ri- chiusa da Ignazio Buttitta, con l’in- velate le testimonianze aziendali di tervento Artos tēs zōēs. Pellegrinag- Dorotea Diquattro – che ha propo- gi e pani rituali a Creta, che ha pre- sto il caso dell’azienda di legumino- sentato i primi esiti di un’indagine se da granella Martea, enucleando condotta nel 2013 nell’isola greca, una serie di interventi innovativi di analizzando in modo particolare gestione aziendale comunque attenti la dimensione alimentare legata ai alla qualità e alla tradizionalità del pani cerimoniali che vengono im- prodotto – e di Giuseppe Cuti – che piegati nel corso di alcuni pellegri- attraverso una suggestiva dimostra- naggi. (Sebastiano Mannia)

84 Abstracts

VINCENZO MATERA fication. In contemporary global world several grassroots Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale reactions unfold against these processes. So, I read the Università di Milano Bicocca phenomenon of social movements as an index of the mor- [email protected] al condition of society. A crucial question emerges at this point: are the cultural meanings of the protest produced by social movements expression of a particular vision of Leggere la protesta. Per un’antropologia dei movimen- world and life, that wants to be perceived as an alternative ti sociali to the dominant hegemonic one? Or, by now the concep- tion of the world is – as Pasolini claimed – everywhere the A partire da un’analisi di circa 40 anni fa scritta da Pier same; a hegemonic and uniform conception dominating all Paolo Pasolini sulla trasformazione antropologica della over the world so that any kind of protest is, in the end, società italiana, in questo articolo presento alcuni tratti nothing else that one more way to gesticulate? In my essay di una possibile cornice socio-culturale per un’interpre- I present an answer to this question and at the same time tazione dei movimenti sociali. Tale cornice emerge con I claim for the necessity that anthropology gains for itself riferimento ai due principali processi del “progresso” e more room into the public sphere. dell’“unificazione nazionale” che hanno investito pri- ma o dopo tutte le comunità umane negli ultimi secoli. Keywords: power; cultural hegemony; global; local; Contro questi processi, e contro le forze potenti che li indexicality. sospingono, nel mondo contemporaneo, emergono dal basso reazioni molteplici. Quindi, interpreto il fenomeno dei movimenti sociali come un indice dello stato morale ANGELA BISCALDI della società. Appare allora una questione cruciale da af- Università degli Studi di Milano frontare: i significati culturali della protesta prodotti dai [email protected] movimenti sociali esprimono una «particolare visione del mondo e della vita» che si presenta come alternativa al modello egemonico contemporaneo? Oppure la conce- “Vietato mormorare”. Sulla necessità della ricerca zione del mondo e della vita è comunque la stessa, secon- antropologica in Italia do una omogeneizzazione ormai inattaccabile e radicata nelle coscienze, domina ovunque nel mondo al punto che L’intervento intende portare la riflessione su due ordini qualsiasi protesta è alla fine nient’altro che un modo diffe- di difficoltà incontrate dagli antropologi che operano sul rente di “gesticolare”, come concludeva Pasolini? campo in Italia: 1) essere accettati e riconosciuti come Nel presentare tale problematica sottolineo anche la interlocutori credibili dalle comunità oggetto d’indagi- necessità che l’antropologia conquisti per se stessa uno ne; 2) comunicare i risultati della ricerca anche a un pub- spazio maggiore nella sfera pubblica. blico non specialistico e con un linguaggio accessibile. A partire dalla discussione di queste difficoltà, il testo Parole chiave: potere; egemonia culturale; globale; loca- propone una riflessione sulla necessità delle presenza le; indessicalità. dell’antropologo e della riflessione antropologica nello spazio pubblico.

Reading the protest. Anthropology of social movements Parole chiave: critica culturale; ricerca sul campo; dialo- go; riflessività; società italiana. Starting from an analysis that Pier Paolo Pasolini wrote al- most 40 years ago, in this paper I present a cultural frame for an interpretation of social movements with regard to the two main processes of progress and of national uni-

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“Do not mumble”. Reflections on fieldwork in Italy Doing the right thing? The choice of becoming activ- ist during a fieldwork on homophobic violence This paper aims to focus on some of the difficulties faced by anthropologists doing fieldwork in Italy. The first one Starting from an anthropological research on homopho- is being accepted by the communities we intend to study. bic violence along Swahili coast (Eastern Africa), this The second one is the difficulty of communicating the article inquires on the relationship between ethnography results of our research to a non-specialist audience in an and social movements. The main focus is the analysis of accessible language. We must lead these difficulties to a problems and advantages related to the choice of becom- necessary self-criticism: who/what do we actually search ing lgbt activist during the fieldwork. Particular attention for? And furthermore: What will our field presence leave is given to the analysis of how power dynamics between in the subjects we researched into? Why should they allow the researcher and her informants influence both political us access to their life? The paper attempts to discuss these practice than fieldwork. The article examines – from the questions and aims at supporting the importance of cultur- initial rejection to the final adhesion – the choice of be- al anthropology within the public space. coming lgbt activist during fieldwork. The literature about researches on dangerous fields is put in dialogue with the Keywords: cultural critique; fieldwork; dialog; reflexivity; one about the political value of anthropology and ethnog- contemporary Italian culture raphy. So, the choice of becoming activist is analyzed on its methodological, ethic and political aspects. At the end, this choice – far from being proposed as unique solution LIA VIOLA to the fieldwork challenges – becomes a starting point to Università degli Studi di Torino inquire on power dynamics that shape the fieldwork. Dipartimento di Culture, Politica e Società [email protected] Keywords: social movements; homophobic violence; eth- nography; activism; power

Fare la cosa giusta? La scelta dell’attivismo in un contesto di violenza omofoba SILVIA PITZALIS Dipartimento di Storia, culture e civiltà Partendo da un caso particolare - una ricerca antropolo- Università di Bologna gica sulla violenza omofoba lungo la costa swahili dell’A- [email protected] frica orientale - l’articolo approfondisce la relazione tra etnografia e movimenti sociali analizzando i limiti e i vantaggi della scelta dell’attivismo durante un periodo Il posizionamento come metodo. Per un’analisi delle di ricerca sul campo. Particolare attenzione è data all’ap- forme di “exilienza” del terremoto emiliano profondimento delle dinamiche di potere che inevitabil- mente si instaurano tra il ricercatore e i suoi interlocutori Questo contributo è basato sull’analisi socio-antropolo- di campo e a come esse influenzino sia lo svolgimento gica delle risposte al sisma che il 20 e il 29 maggio ha col- della ricerca che la pratica politica. L’articolo affronta le pito l’area nord della pianura padano-emiliana, in Italia. fasi che hanno portato alla scelta di divenire attivista lgbt La zona precisa di ricerca è stata quella compresa tra i sul campo: dall’iniziale rifiuto sino alla decisione finale comuni di Mirandola, Cavezzo, Concordia sul Secchia del coinvolgimento. e San Possidonio, della provincia di Modena. Il sogget- La letteratura sulla metodologia di ricerca in contesti di to specifico è stato Sisma.12, un comitato di terremo- violenza viene fatta interagire con quella sulla riflessione tati, apartitico e trasversale, che porta avanti specifiche in merito al valore politico dell’etnografia e dell’antropo- rivendicazioni, elaborando e ponendo in essere politi- logia. In tal modo la scelta di divenire attivista viene ana- che “dal basso”, che nascono dalle esperienze dei suoi lizzata nella sua rilevanza metodologica, etica e politica. In membri, differenti ma partecipate, come alternative alle conclusione, tale scelta – lungi dall’essere proposta come scelte messe in atto dalle istituzioni. Il terremoto emilia- una soluzione univoca alle sfide del campo – diviene essa no, sommatosi ad una situazione critica pre-esistente, ha stessa fonte di riflessione sul posizionamento e sulle dina- esacerbato il malcontento tra i terremotati, mettendo in miche di potere che investono le relazioni di campo. evidenza carenze e negligenze dello Stato nella gestione, non solo del post-disastro, ma anche della crisi genera- Parole chiave: movimenti sociali; violenza omofoba; et- le che ha interessato l’intero Paese. Il terremoto ha reso nografia; attivismo; potere. possibile il risveglio delle coscienze socio-politiche dei cittadini coinvolti ampliandone il senso di comunità: è da queste esigenze che è nato Sisma.12. Partendo da questo caso etnografico viene investigato il

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ruolo del ricercatore sul campo e il suo posizionamento SABINA LEONCINI all’interno della dinamica studiata, tentando di rispon- LMU Munich dere ai seguenti quesiti: qual è il ruolo del ricercatore [email protected] in questi scenari? che conseguenze ha la sua partecipa- zione all’interno del contesto di studio? può l’etnografia rappresentare queste realtà? se si in che modo? può il Da una parte all’altra del muro. Movimenti sociali in dilemma circa il posizionamento dell’antropologo, am- Israele e Palestina piamente discusso in antropologia, apportare differenti punti di vista e prospettive all’interno di questi contesti? Dal 2005 svolgo ricerca in Israele e in Palestina, attra- versando continuamente da una parte all’altra del muro, Parole chiave: disastri; politiche e pratiche “dal basso”; scontrandomi con le contraddizioni di questo complesso potere politico; istituzioni; emancipazione. terreno di ricerca, incontrandomi con gli attori sociali dei movimenti che sono nati in questi anni. In partico- lare, nel saggio ho cercato di riflettere principalmente Positioning as a method. The earthquake in Emilia sulla storia, la composizione e le connessioni tra due mo- Romagna: towards an analysis of forms of “exilience” vimenti sociali: il movimento contro la costruzione del muro che divide Israele dal West Bank e il movimento This contribution is based on the analysis of the socio-cul- di giustizia sociale, o movimento delle tende, che è stato tural responses to the earthquake that hit the area north of protagonista della sfera mediatica israeliana per alcuni the Po Valley, in Emilia (Italy) on the 20 and 29 of May, anni. Cosa condividono questi movimenti? Quali sono le 2012. The exact area of research is located in the cities of ideologie e i protagonisti che ne fanno parte e che hanno Mirandola, Cavezzo, Concordia sul Secchia and San Pos- contribuito al loro fallimento o alla loro efficacia? “La sidonio, all of them situated in the Modena district. The profezia è nelle mani dello stolto” sostiene il Prof. Shul- subject of the survey is Sisma.12, a committee founded by diner, esperto di politica israeliana, convinto che la base some earthquake victims, “not-partisan and ideologically comune di questi movimenti è il conflitto, in tutte le sue cross” claiming for specific rights. Also offering solutions implicazioni paradossali, al di qua e al di là del muro. to such a disaster, starting from the individual experien- Da terreno di scontro il medioriente delle persone e non ce of its members, though different but participated, as delle istituzioni politiche, potrebbe invece evolversi in alternative to the choices made by the institutions. The terreno di incontro, dove israeliani e palestinesi cerchino earthquake in Emilia added to a pre-existing crisis, has soluzioni dal basso per e attraverso i movimenti stessi. exacerbated the discontent, highlighting shortcomings and negligence of the State in the management of not only the Parole chiave: separazione; distanza; giustizia; radicali- post-disaster, but the general economic crisis. However, smo situazionale; uguaglianza. it has made possible the awakening of the socio-political consciousness of citizens involved and the need of com- munity of the subjects. Sisma.12 was founded to be a tool On this side and beyond the wall: social movements to make all this possible. Starting from this specific ethno- in Israel and Palestine graphic case, the role of the anthropologist and his posi- tion whitin the dynamic studied is investigated. A series Since 2005 I do research in Israel and in Palestine, crossing of questions will hence be posed and will primarily stem constantly from one side to the other of the wall, crashing from the research field with particular reference to the role with the contradictions of this complex field of research, of the researcher and his positioning within the analysed meeting with the actors of the social movements that have context, specifically attempting to give an answer to the been in recent years. In particular, in my essay I have tried following: what is the role of the researcher in this scena- to reflect mainly on the history, composition and the con- rio and what shape does his participation take? To whom, nections between two social movements: the movement or to what end, can the ethnographic representation of the- against the construction of the wall that divides Israel se realities be useful? Can the dilemma of the researcher’s from the West Bank and the social justice movement, or positioning, extensively discussed in anthropology, take “movement of the tents”, that starred in the Israeli media on a different perspective within the mentioned arenas? sphere for some years. What do these movements share? Can engaged anthropology ethnographically represent the- What are the ideologies and protagonists that are part of se forms of humanity? and who have contributed to their failure or their effec- tiveness? “The prophecy is in the hands of a fool” says Keywords: disaster; politics and practices “from below”; Prof. Shuldiner, expert of Israeli policy, who reflects on the political power; institutions; emancipation. common basis of these movements: the conflict, in all its paradoxical implications, on this side and beyond the wall. From ground clashes it has evolved into meeting grounds, where Israelis and Palestinians seek solutions from below

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through the movements themselves. ELENA BOUGLEUX University of Bergamo Keywords: separation; distance; justice; situational radi- Max Planck Institute for the History of Science calism; equality. [email protected]

VALERIO PETRARCA Issues of Scale in the Anthropocene Dipartimento di Studi Umanistici Università degli Studi di Napoli «Federico II» Some definitions of Anthropocene are given, with the [email protected] aim of stressing the relevance of the multiple processes that simultaneously characterize it, and highlighting the differ- ences in scale that coexist at theoretical and observational Antropologi e profeti in Africa nera nel secolo XX levels. In particular, different scales in time and in size are discussed, spanning from human to environmental objects Questo scritto pone il problema della comparazione nel- of analysis. The converge of differently scaled processes in lo studio dei profeti africani del XX secolo. La distinzio- shaping a single conceptual issue like Anthopocene pose the ne tra profeta itinerante e profeta residenziale è connessa premises for major methodological difficulties arising when con altre distinzioni riguardanti le forme e le funzioni dei trying to match and interface distant research discourses. loro riti. Si evidenziano alcune relazioni costanti (profeti The research on Anthropocene seems to require a serious itineranti e riti agonistici, profeti residenziali e riti tera- going back down from theory, models, quantities, from peutici) che permettono di interrogarsi sulla prerogati- large scale knowledge systems, down to experience, to em- va condivisa da tutti i profeti africani: il combattimento bodied perception, to the central role of practice. At the contro la stregoneria. Le distinzioni tipologiche diven- same time, the capabilities of adapting to changes in scale, tano dunque uno strumento per analizzare gli usi che i in time, in space, in resolution must be the refined and en- profeti fanno della simbologia stregonesca per esprimere hanced, as techniques to reconstruct a new possible theory. e regolare il conflitto nei dinamismi sociali e culturali di cui sono testimoni e interpreti. Keywords: Anthropocene; scale; time; methodology; ethnography. Parole chiave: Africa; religione; profeti; riti; stregoneria.

Questioni di scala nell’Antropocene Anthropologists and prophets in Black Africa in the twentieth century L’articolo fornisce alcune definizioni di Antropocene, con l’obiettivo di evidenziare i molteplici processi simul- This article raises the question of comparison in the study tanei che lo caratterizzano e sottolineare come diverse of African prophets of the twentieth century. The distinc- scale coesistano sul piano sia teorico che osservativo. tion between itinerant prophet and residential prophet is Vengono discussi esempi di diversa scala temporale e connected with other distinctions in the forms and func- spaziale relativi a contesti umani e ambientali. La con- tions of their rites and of their preaching. It highlights vergenza di processi attivi su diverse scale nel generare relationships (itinerant prophets and antagonistic rituals, l’idea di Antropocene induce seri problemi metodolo- residential prophets and therapeutic rituals) that allows gici, evidenti quando le diverse scale sono connesse e you to question the fight against witchcraft, the preroga- interfacciate attraverso i linguaggi specifici delle diverse tive shared by all African prophets. Typological distinc- discipline. La ricerca sull’Antropocene sembra richie- tions thus become a tool for analysing the prophets’ uses dere un sostanziale ritorno dalla teoria verso la pratica, of the witchcraft symbolism to express and regulate the dai modelli quantitativi e dalle teorie della conoscenza, conflict in the social and cultural dynamics, of which they verso l’esperienza, la percezione, verso il ruolo centrale are witnesses and interpreters. della pratica. Allo stesso tempo le competenze necessa- rie a gestire i cambi di scala in termini di tempo, spazio, Keywords: Africa; religion; prophets; rituals; witchcraft. risoluzione, devono essere raffinate ed evolute, quali tec- niche necessarie a ricostruire una nuova possibile teoria.

Parole chiave: Antropocene; scala; tempo; metodo; et- nografia.

88 Istruzioni per gli autori

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Per proporre un contributo scrivere a: Gabriella D’Agostino: [email protected] Ignazio E. Buttitta: [email protected] Vincenzo Matera: [email protected]

Redazione Archivio Antropologico Mediterraneo Università degli Studi di Palermo Dipartimento di Beni Culturali - Studi Culturali Culture e Società Piazza I. Florio 24, cap. 90139, Palermo. Viale delle Scienze, Edificio 2, 90128, Palermo