Adrano, Storia Cultura E Tradizioni Direzione
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DIREZIONE DIDATTICA STATALE I° CIRCOLO ADRANO ADRANO, STORIA CULTURA E TRADIZIONI PREMESSA Il presente lavoro è una raccolta di scritti documentari sulla storia e la cultura di Adrano; vuole essere un supporto per chi vuole informarsi per semplice curiosità, per ragioni di studio personale o per finalità scolastiche; in ogni caso rappresenta solo una minuta, un abbozzo iniziale senza pretesa di compiutezza e definitività, perfettibile, tuttavia, e migliorabile nel futuro in un prossimo lavoro ulteriore, almeno con l’aggiunta di note esplicative e riferimenti bibliografici sulle fonti e sugli Autori dei documenti. Il sottoscritto non ha fatto altro che lavoro di compilatore usufruendo dei mezzi informatici di cui ha cominciato a disporre la scuola; altresì la propria gratitudine alla Prof.ssa Loredana Lorena per lo sprone e l’incoraggiamento che ha sempre manifestato verso l’idea di uno scritto che può tornare utile sotto tanti profili agli studenti, agli insegnanti, a chiunque voglia arricchire la propria cultura. Si può dire che la maggiore soddisfazione dello scrivente è stata quella di dimostrare quanto valida e preziosa sia l’integrazione delle nuove tecnologie informatiche con la “carta scritta”, in quanto le prime danno le informazioni più rapide, sicure e varie e la seconda garantisce la memoria, l’immediata disponibilità, il lavoro di nota e di riflessione, in margine o in calce. Non è vero, perciò, che c’è contrapposizione tra l’antico e il nuovo, perché l’uno e l’altro arricchiscono e promuovono l’uomo, potenziano lo studente e integrano le generazioni, accomunandole nei linguaggi e nella costruzione di un concetto di cultura che si fa solidale ricerca e confronto comune, mai dato definitivo, scontato o acquisito una volta per tutte. La contrapposizione mi è parsa non tra nuovo e antico, ma tra estemporaneo e vecchio! Nella raccolta si procede dalla delucidazione del nome della Città, alla presentazione del territorio, alla rappresentazione dei vari periodi storici caratterizzati dal succedersi delle dominazioni straniere e dall’intrecciarsi delle lotte e dei contrasti locali. Il tutto sfocia nel quadro dell’itinerario artistico-culturale dei luoghi-simbolo di Adrano: le Chiese, la Villa, il Teatro, le Piazze, il Castello, il Ponte dei Saraceni, i Monumenti e le opere d’arte e della Tradizione: l’illustrazione fotografica accompagna passo passo il testo scritto a confermare o ad invogliare l’attento lettore nell’ansia di un’ulteriore esplorazione del luogo e a farsi umile e paziente pellegrino alla ricerca delle lontane radici di un’anima, quella del popolo di Adrano. Il vicario Ins. Antonino Bua 1 Il nome del comune Non sappiamo quale nome avesse l'abitato siculo esistito nei pressi di un antico tempio del dio siculo Adrano. Il tiranno Dionisio I di Siracusa nel fondare una cittadella, nel sito della città sicula la chiamò Adranon, dal nome del dio che vi si adorava. In età romana e latina (263 a.C. - 476 d.C.) l'abitato si chiamò Hadranum. Nell'età barbarica forse conservò il nome latino con qualche deformazione: Aterno? Nell'età saracena si chiamò Adarnù o Adarna. Nell'età normanna aveva tre nomi simili: quello latino curiale-ecclesiastico di Hadranum, quello latino medievale di Adernio e quello greco-bizantino di Adriano. Nell'età angioina pare che alla francese si chiamasse Adernò. Da questa età e fino al 1929 si chiamo Adernò e quindi Adrano. 2 Il Territorio Dei tempi passati ci rimangono due descrizioni significative di Adernio o Adernò, la prima è quella del geografo arabo Idrisi, che nel suo « Libro di Ruggero » (1154) scrisse: « Adernò (è) un grazioso casale che si direbbe quasi una piccola città; sorge su una cima rupestre, è dotato di un mercato, di un bagno, di una bella rocca e abbonda di acque. Esso e situato alle falde del Mongibello, verso sud ». II geografo messer Giulio Omodeo degli Omodei (metà sec. XVI) nella « Descrizione della Sicilia » (Val Demine, pag. 135) dice: « Ora tirando da Bronte per le falde del Mongibello circa 14 miglia, si arriva ad una terra chiamata Adernò col titolo di conte di casa Moncada, chiamata da Plutarco in "Timoleonte" Adrano, lungi (com'ei vuole) da Taormina circa 45 o 50 miglia; la quale in quei tempi era città molto stimata, benchè picciola, per rispetto della superstiziosa religione del dio Adrano, quale con somma religione adoravano, dal quale prese il nome, dove Timoleone, aiutato da Andromaco, padre di Timeo istorico, partendosi da Tauromena, sconfisse improvvisamente gli eserciti d'Iceta e liberò Siracusa. E oggi questa terra molto forte e abbondante di acque e di vettovaglie, posta in un luogo rilevato ed alto sul sinistro lato del fiume grande della Giarretta e sotto le radici di Mongibello ».Del suo territorio, di cui facevano parte quelli che poi (1488-1501) saranno i territori del Casale dei Greci, detto poi Biancavilla, e della terra di Centorbi, detta poi Centuripe, abbiamo una descrizione del 1647 fatta dagli « estimatori e prezzatori » Antonino Lanza e Francesco Sbarbato, che si riferivano particolarmente alle terre coltivate a grano, mentre le altre terre erano quasi tutte, ad eccezione dei pascoli naturali, delle zone sciarose o boscose: esse si classificavano in chiuse, tenute e feghi o feudi: « erano le chiuse di don Giuseppe Ventimiglia nella contrada della Serra, le chiuse di Gianbruno, le chiuse di li Zacchani, le chiuse di S. Elia, la Difesa della citta, le chiuse del Balletto, la Paricchia, la Fogliuta, li Pulichi, ie chiuse di Guzzardi, le chiuse di Reale, le chiuse di Gualtieri, le chiuse di Caterina Carambia, le chiuse di don Bonaventura Garofalo, le chiuse di Filiu Ciancio, le chiuse della Xiarotta, le chiuse di Sberno, le chiuse di Maggio, le chiuse di Ciancianella, le chiuse di Cippetro, le chiuse di Santo Cono, il fego di Pietra Bianca, il fego del Mendolito, il fego di Pulicello, il fego del Cugno, il fego di Poyo di vaca, il fego di Cavallaccio, il fego della Cavalera, il fego di S. Todaro, il fego di Salina, il fego di Muglia, il fego di Poio Russo, il fego di Xirfi, la tenuta delli Carnali, il fego della Martina, il fego della Solicchiata, il fego del Boschetto e della Dagala, il fego di Pupurtello, il fego della Cisterna, e altri feudi minori.Queste terre e altre, che dal tempo di Matteo Sclafani (1303-1354) facevano parte della Contea di Adernò, per l'estensione di circa ha 30.784,04,20, in seguito al nascere 3 (1488-1501) e all'affermarsi dei Comuni di Biancavilla e di Centuripe, si ridussero per il comune di Adrano a ha 8.251. II territorio è montuoso e a forma di triangolo isoscele col vertice sulla cima dell'Etna e confinante col territorio di Bronte ad ovest, col fiume Simeto a sud-ovest, col territorio di Biancavilla ad est. Si trova alla base del bacino idrografico del versante occidentale del vulcano, per cui è ricco di falde acquifere, che fuoriescono spontaneamente (sorgive) o per perforazioni non molto profonde (pozzi). Le sorgenti piu rinomate sono quelle di Capici, della Fogliuta, della Naviccia, di Patellaro, di S. Giovanni, del Cristo alla Colonna, di Gioppo, di S. Nicolò, di Facciulle, del Grifo, della Mandra del Toro, di S. Lucia, del Buglio, di Donna Eleonora , di Irveri, delle favare di S. Domenica, di Polichello ed altre. I pozzi sono oggi tutti chiusi, perché inquinati, ma fino alla fine del secolo scorso, se ne contavano nel paese circa 155, con profondità media di m. 11. Il paesaggio agricolo fino agli anni '50 di questo secolo, era iridente e lussureggiante di orti (intorno all'abitato) di giardini, di oliveti, di vigneti. Oltremodo incantevole era la valle del Simeto dal Ponte dei Saraceni ad ovest, a quello di Mandarano a sud-est. A partire da quota 1000 fino a quota 2000, si succedono querceti e liceti nella zona di nord-ovest e castagneti e pinete nella zona di nord-est; più sopra vi sono le lave nude o scoperte. Il clima è assai variabile: nelle stagioni intermedie con forti escursioni termiche, ventoso d'inverno e secco d'estate.Le piogge non sono costanti. Gli animali sono quasi tutti spariti, sia quelli selvatici, che quelli domestici. A causa del quasi abbandono della coltura seccagna, si sono incrementati i conigli selvatici, le volpi, le donnole e le vipere. Quasi incredibilmente sopravvivono gazze, taccole e qualche altro corvide (ad eccezione del corvo reale), che si sono adattati a cambiare alimentazione, poichè con la fine degli animali da soma, è venuto meno il loro pasto di elezione. 4 Periodo Siculo-Greco Adrano come polis, deve la sua origine a Dionisio il vecchio, che nel 400 a.C. ristrutturò a città fortezza il grosso villaggio esistente e lo cinse di lunghe mura per tutto il perimetro, erroneamente attribuite ai Ciclopi e tramandateci come mura ciclopiche. Un argomento abbastanza probante sull'esistenza dell'Adrano sicula è il fattore religioso, argomento importantissimo nella storia di tutti i popoli. ADRANOS era un Dio indigeno del luogo, il culto del quale si estendeva a tutta la zona etnea; era conosciuto lungo la costa tirrenica della Sicilia dove si coniavano monete con la testa del Dio ADRANOS. Si tratta di un Dio tra i più antichi della Sicilia orientale, se non il più antico. Si possono considerare certe le notizie della sua esistenza tra i Siculi sin dal 1500 a.C. Quindi non si può trattare di un Dio greco sicilianizzato, ma semmai il contrario. Certo è che nessuno mette in dubbio che si tratti di un Dio locale. Con la conquista di Adrano, Dionisio raggiunse il triplice scopo di iniziare la conquista del territorio attorno all'Etna, che successivamente estenderà a tutta la Sicilia orientale; creare un avamposto fortificato a guardia e difesa della vallata del Simeto contro Centuripe; assicurarsi il legname dei ricchissimi boschi necessari alla costruzione di una potente flotta per fare di Siracusa una potenza marinara.