Paola Leopizzi Harris

Esopolitica: lo stargate per una nuova realtà

Saggi e interviste con esperti nel campo degli ufo e fenomeni a esso correlati

Volume ii

Traduzione di Valeria Saggese

6ERDECHIARO %DIZIONI © 2011 Paola Leopizzi Harris. All rights reserved.

First published by AuthorHouse 01/17/2011 isbn: 978-1-4567-2220-3 (sc) isbn: 978-1-4567-2219-7 (e-b)

© 2012 Verdechiaro Edizioni Via Montecchio, 29 42031 Baiso (Reggio Emilia) isbn 978-88-6623-162-2

Nessuna parte di questa pubblicazione, inclusa l’immagine di copertina, può essere riprodotta in alcuna forma senza l’autorizzazione scritta dell’editore, a eccezione di brevi citazioni destinate alle recensioni. Paola Harris ha dedicato oltre trent’anni della sua carriera a intervi- stare testimoni chiave ed esperti della vita extraterrestre e del cover-up governativo. Il suo libro tratta dei nove protocolli per il contatto extraterrestre. Le interviste e gli approfondimenti in questo suo ultimo libro danno al lettore la possibilità di “vedere” come tutta l’umanità potrà confrontarsi con la vita extraterrestre. Il meticoloso lavoro di ricerca pionieristica svolto negli anni dalla signora Harris ha fatto sì che diventasse una delle fondatrici della nuova disciplina accademica, chiamata Esopolitica. , Ph.D. www.exopolitics.org

Mai dubitare che un piccolo gruppo di cittadini impegnati e consapevoli Margaret Mead Ringraziamenti

Un ringraziamento molto speciale al caro amico Gene Frazier del progetto Earth Station Roswell, che ha realizzato due delle coperti- ne dei miei libri. Ringrazio chi ha sempre sostenuto me e il mio lavoro. Chi mi ha supportata da dietro le quinte. Un grazie di cuore, quindi, va a Lori e Ken Wagner, Jason Myers e Neil Gould. Un ringraziamento speciale va a C. Towe Travis, il mio webma- ster, che è sempre pronto a ogni mia chiamata a pubblicare infor- mazioni importanti.

Grazie ai coraggiosi pionieri che hanno lasciato questa terra, il colon- nello Wendelle Stevens, Zecharia Sitchin e la presidentessa dell’ufo Society of Ireland Betty Meyler, che hanno dato un contributo enor- me alla ricerca. Un grazie speciale va a sir Laurence Gardner, grande amico e grande anima e al dottor Milton Torres, il cui coraggio ha ispirato il mio lavoro. Il coinvolgimento di Dick con il dottor Michael Wolf Kruvante e la sua ricerca ipus (International Paranormal ufo Society) sono un’altra parte importante della storia degli ufo.

Grazie a Carol Fritsch, Ph.D, e Carol Koch, per aver generosamente dedicato del tempo a dare un ordine ad alcuni dei contenuti.

www.earthstationroswell.com www.paolaharris.com Prefazione

di Travis Walton1

È un periodo, questo, davvero particolare: ci stiamo avvicinando a un forte cambiamento di paradigma per cui solo pochissime persone sono preparate. Da parte dei governi del mondo c’è il desiderio di evitare conseguenze caotiche e imprevedibili che potrebbero avvenire presenza aliena. Ci sono sicuramente altri fattori, ma questo, da solo, - Anche se ammiro il lavoro di chi, con notevoli sforzi, sta facendo sì che quel giorno sia sempre più vicino, mi soffermerei a considera- della popolazione sia adeguatamente preparata. Cosa potrebbe suc- cedere? Dobbiamo, quindi, avere pazienza e non farci sopraffare dall’inarrestabile desiderio di divulgare a tutti i costi e subito. D’altra parte, questo è sicuramente il momento giusto per gettare le basi per quello che dovrà inevitabilmente accadere. Di pari impor- tanza al fatto che la maggior parte della nostra popolazione sia psi- cologicamente preparata, sarebbe l’avere già in atto una leadership, le infrastrutture organizzative, i protocolli e le strategie di coping. Eppure, è più facile che gli organi di governo adottino piani di emergenza, composti da individui con proprie mentalità e realtà politiche. A testi- moniare ciò, sono stati i toni di approvazione da parte di alcuni e di

1 Travis Walton è l’autore di . scherno da parte di altri alla notizia che le Nazioni Unite avevano de- signato qualcuno come rappresentante terrestre per gli extraterrestri. Nel 1975, quando avvenne il mio incidente, l’esplorazione spa- ziale era ancora una novità e non c’era una conoscenza certa nean- che di un solo pianeta al di fuori del sistema solare. Poi le missioni shuttle diventarono di routine e i media, col passare del tempo, non hanno dato più rilievo e spazio a questo tipo di informazione. Nel frattempo, sono stati scoperti centinaia di pianeti in orbita attorno ad altre stelle e alcuni sono stati come simili alla Terra. Sulla Luna è stata trovata l’acqua e, oramai, anche gli scienziati più tradizionalisti sono più disposti a parlare apertamente di vite “in altri mondi”. Tutto questo contribuisce a un miglioramento del clima in- tellettuale apertamente che non siamo soli in questo immenso universo. In un certo senso abbiamo percorso una lunga strada, ma d’al- tra parte è come se fossimo ancora all’inizio del percorso. Pronti o meno, ci avviciniamo all’inizio di una nuova era. Ovviamente, tenta- re di preparasi è sicuramente la scelta più saggia. Possiamo, quindi, considerare Paola Harris un’eroina d’avanguardia perché, in qualche modo, ci ha spianato la strada. Da subito, ha appreso il valore e i maggiore riconoscimento per tutto il suo contributo. sua ricerca, ma posso sottoscrivere che questo non è mai stato il suo obiettivo principale. - giore cooperazione in questo campo e maggior sostegno per questa causa. I mezzi di informazione e l’industria dell’intrattenimento han- no una grande responsabilità e potrebbero avere un ruolo decisivo. Comunque, c’è ancora tanto da fare. 2 novembre 2010 Introduzione

di Brent Smith2

Nei cieli si avvistano sempre più “luci”, le segreterie telefoniche sono inondate ogni giorno di più da testimonianze di casi di contatto, nelle caselle di posta elettronica dei ricercatori di fama vengono spe- durante le missioni spaziali della nasa, ex funzionari del Governo - guardanti gli extraterrestri. Eppure il sistema preferisce non porre attenzione a quelli che sono gli aspetti soprannaturali della società, anzi. Spesso, attraverso i media, i fenomeni paranormali vengono messi sotto una “luce ridicola”, così che solo i più curiosi chiedono veramente di far chiarezza su questo aspetto della realtà. A ogni modo, i dati sono comunque consolanti perché le segna- lazioni di avvistamenti in tutto il mondo aumentano, così come au- menta il numero delle persone che chiedono di sapere “la verità”, nonostante questo sia un periodo storico devastato dalla crisi eco- nomica, ambientale e sociale, in cui milioni di persone trascorrono intere giornate a fare chiacchierare inutili sui social network. Mia madre è l’ipnoterapeuta, docente e autrice Yvonne Smith, specializzata in sistemi di supporto terapeutico per clienti soggetti a presunti rapimenti alieni- to i discorsi di personaggi come John Mack, Budd Hopkins e David

2 Brent Smith, venticinque anni, nato e cresciuto a Los Angeles in California, ha conseguito la laurea mfa (discipline artistiche) presso la Jack Kerouac School of ufo Yvonne Smith. Jacobs, che abitualemente frequentavano casa mia. Ho dunque adot- tato una teoria al limite della realtà: «Milioni di persone vedono le luci extraterrestri nel cielo». «Milioni di persone vengono rapite durante la notte». «C’è un piano che riguarda gli esseri umani e alieni». «Il Governo conosce certe cose ma ci tiene all’oscuro».

Tuttavia, persino le credenze e le teorie possono essere dannose quando si occupano di regni iper-spaziali, percezione non-sensoria- le e piccoli uomini grigi. Il controverso ufologo e criptozoologista John A. Keel, autore di The Mothman Prophecies e Our , parla dei problemi relativi alle credenze:

- dici ma non ancora così persistenti che separare e studiare ogni singo- lo elemento conduce automaticamente a uno sviluppo del credo. Una volta stabilita una credenza, il fenomeno regola le sue manifestazioni a sostegno di questa convinzione e, quindi, aumenta. Se credi nel diavolo sicuramente salirà dalle viscere della terra sulla tua strada una notte di pioggia e ti chiederà di utilizzare il telefono. Se credi che i dischi volanti siano astronauti di un altro pianeta inizieranno ad atterrare nel tuo giardino per raccogliere i sassi.

Keel e altri ricercatori anticonformisti, come Jacques Vallée, hanno de- dicato la loro vita comunicando che bisogna andare oltre il banale de- siderio che qualcosa accada perché è necessario scoprire la nostra vera natura e il nostro rapporto psichico con l’ambiente in cui viviamo. Keel non ci dice che chiunque racconti di aver avuto un’esperien- za paranormale in realtà era in balìa delle allucinazioni, ma sarebbe altrettanto avventato dichiarare con fermezza che gli ufo sono dei veicoli interplanetari con a bordo esseri che vogliono aiutarci. Tut- tavia, tutto ciò che è in discussione si allinea con le antiche ideologie - ampio campo della parapsicologia. Le domande che abbiamo in materia di intelligenza non umana e dei problemi che abbiamo associando le diverse ricerche non riguar- dano il fenomeno stesso. La nostra confusione e la curiosità sono dettate dal fatto che nei secoli abbiamo trascurato gli aspetti più trascendenti di noi stessi, la nostra natura multidimensionale come esseri senzienti e capaci di molto di più di quello che i nostri soli cinque sensi siano in grado di offrire. mi ha fatto comprendere che ciò che noi chia- miamo vita è, in realtà, una sorta di illusione: è come se ci trovas- simo in uno stato di sonno nella “sala d’aspetto della vita”. La vita non è diversa da un sogno e quello che ho sempre creduto che fossi “io”, non è nient’altro che un personaggio di un sogno. Crescendo, questo concetto mi ha interessato sempre di più. Così un capitolo intitolato , nel libro attirò subito la mia attenzione. Di solito non sono una persona che pende dalla bocca degli altri, ma di tanto in tanto ascolto quelli come Sri Ramana Maharshi (un uomo che ha raggiunto un alto livello di coscienza a sedici anni e che poi andò a vivere sulla montagna sacra indù di Arunachala per il re- sto della sua vita) perché parlano dell’esplorazione della sostanza in- trinseca da cui l’umanità è composta. Vale a dire, la ricerca interiore e le vaste dimensioni, “viali e corridoi di vita interiore” che portano inevitabilmente alla scoperta della connessione tra la coscienza in- dividuale e la coscienza cosmica. Si arriva, così, alla consapevolezza che ogni cosa fuori di noi è un’illusione proiettata, ma noi la scam- biamo per un’esperienza autentica della realtà. Anche prima dell’era vedica, quattro-cinquemila anni fa, i saggi e i veggenti che scelsero di vivere in grotte e altre dimore terrene fecero - potessimo percepire; noi vediamo, tocchiamo, gustiamo, ascoltiamo e sentiamo una realtà che esiste in modo permanente, indipenden- temente da qualsiasi individuo percettore, o “conoscitore”. Natural- mente, la nostra mente condizionata reimposta tutto a seconda delle - Anch’io, nel pensare che la legge di causa- effetto non sia altro che errata percezione. Nei tempi in cui Sri Ramana avrebbe partecipato al dialogo - co sull’origine o la creazione di questo universo, avrebbe spesso ap- provato o, almeno, incoraggiato la dottrina di ajata vada, ossia, della “non causalità”. Tutto questo è in sintonia con ciò che è chiamato drishti-srishti vada, vale a dire, “creazione simultanea”. Secondo Sri Ramana, «il jnani [individuo disciplinato, NdA] è consapevole che il mondo è reale, non come un’unione di materia ed energie interagen- ti, ma come un’apparizione senza motivo nel Sé». Il Sé stesso è una realtà ultima che qualcuno potrebbe chiamare Dio, al quale siamo tutti collegati al di fuori della nostra frequenza percettiva. Ho sentito spesso dire che il mondo è “reale” o “non reale”; ma trovo che sia un problema molto più complicato, quindi, io riassu- merei questa complessità nel seguente modo: «Il mondo è irreale se è percepito dalla mente come un insieme di oggetti separati, ed è reale quando è direttamente vissuto come un aspetto nel Sé». Sri Ramana, quindi, parla di un mondo di non causalità e dice che le regole e le leggi di questa realtà non sono diverse da quelle di un sogno. Mi rallegro nel sapere che ci sono anche altri uomini saggi come lui, e io sono sempre più convinto che la vera natura della realtà si trovi oltre l’intelletto empirico della percezione dei sensi. Esistono telescopi multimilionari per fotografare i luoghi più pro- fondi dello spazio catturare il senso dell’origine; abbiamo l’istinto e la curiosità di sapere ciò che sembra essere trascendente; ci chiediamo chi o cosa sia il grande architetto di questo universo percepito. Ma credo che questa sia una domanda importante e tipica di chi crede che esistano solo entità separate. Al contrario, è una do- manda del tutto inutile e, se vogliamo, anche assurda per chiunque sia consapevole che la natura reale è inseparabile dal Sé. «Tutto ciò che si vede dipende da chi lo vede» dice il veggente. «Nulla è visto se non dal veggente» ci dice Sri Ramana. «Prima si crea dalla propria mente poi si vede cosa ha creato la mente stessa. […] Trova il veg- gente, la creazione è insita in lui» continua. «Perché guardare verso Tutte queste parole sono correlate alla mia ricerca riguardante l’Universo potrebbero saltar fuori domande del tipo: «Ma se tutto ciò che è percepito viene creato dalla mente di qualcuno poiché ne è il percet- tore, perché ognuno non vive in un suo mondo? Perché percipiamo le stesse cose che ci circondano collettivamente?» Sarebbe noioso fare una discussione su questa domanda, ma c’è da dire che le persone percepiscono le cose in maniera completa- mente diversa quando si tratta di un singolo evento, come un inci- dente d’auto o un dibattito politico, per esempio. Ci sono - che che sembrano impossibili da spezzare, ma tali verità non negano , come l’Universo . Oggi disponia- mo di un patrimonio enorme che i nostri antenati ci hanno lasciato in eredità. L’Homo Sapiens, presumibilmente, ha raggiunto la piena “modernità comportamentale” circa cinquantamila anni fa. La mo- dernità comportamentale è un termine usato dagli antropologi e dai sociologi per descrivere il pensiero simbolico e la creatività cultura- le. In tutto questo tempo sono state “costruite” le credenze per il mondo in cui ci troviamo a vivere. Chiunque nasca oggi e nel futuro stato percepito dall’umanità nell’arco della nostra storia. Pensare di rompere le abitudini, in altre parole, la nostra percezione abituale, che abbiamo da cinquantamila anni, è una vera impresa. Stiamo let- teralmente vivendo con i fantasmi del passato. Secondo il modello , questa è la natura del nostro univer- so: una di un’unità più profonda e indivisibile. Quindi, per ricercare la vera natura, bisogna guardare all’“interno” e non più all’esterno, come se stessimo guardando una proiezione su uno schermo. Finora abbiamo cercato nella direzione sbagliata. Non mi stancherò mai di ripeterlo. «Ma non è che sostituire ciò che è interno con ciò che esterno è un risultato di causa-effetto?» qualcuno potrebbe chiedere. In tal caso non si starebbe pensando in termini di Sé, ma si considerereb- bero ancora una serie di eventi lineari. Sri Ramana molto probabil- mente risponderebbe così: «Chi è che ha fatto questa domanda?» «Sono io» qualcuno avrebbe risposto. «Scopri cosa è questo io e tutti i tuoi dubbi saranno risolti. Il mon- do nasce dall’io che a sua volta nasce dal . L’enigma della creazione del mondo è, quindi, risolto se si risolve la questione della creazione dell’io. Quindi, dico, scopri il tuo ». Che ha a che fare tutto questo con il fenomeno ufo? Mi rendo conto che cercare di spiegare come la materia, o la massa, non siano la base della realtà e che, invece, ciò che determina il mondo intorno a noi è la coscienza senziente è un’impresa ardua. Ecco perché sono grato di non essere l’unico a farlo. , in una sola frase, po- più prolissa, visto che ha dedicato quasi trent’anni della sua vita a queste ricerche. Questa scoperta della nostra realtà sta diventando sempre più accessibile e concreta e se noi riuscissimo ad assimilarla per davvero fenomeni inspiegabili come le case infestate, i piccoli uomini grigi, gli umanoidi dai capelli biondi, le astronavi o i - canti avvistamenti di Mothman sarebbero smitizzati e non avremmo più un puzzle a cui si preferisce non pensare. Il fatto che gli eventi paranormali come avvistamenti ufo, rapimenti alieni o attività degli spiriti siano spiegati attraverso la parapsicologia avrebbe un senso se si considerano le teorie rivoluzionarie come quella quantistica prima menzionato. Varie scoperte del mondo quantistico ci rivelano che l’universo “” che noi percepiamo è fatto di onde di frequenza che il nostro cervello interpreta e traduce con i cinque sensi. Scien- ziati russi come Franz Bludorf e Grazyna Fosar, nell’articolo Il dna riprogrammato dalle parole e dalle frequenze, spiegano che le componenti della biologia umana, come il dna, hanno uno scopo molto più alto di quello che Come entità biologiche, noi esseri umani utilizziamo circa il 5-10% dei geni ereditari, che ci danno . Così, circa il 90% della nostra genetica appare inutile, al punto che gli scienziati moderni hanno soprannominato la maggior parte dei nostri geni “dna spazzatura”. Per fortuna, negli ultimi anni, la ricerca ha dimo- strato che la maggior parte del nostro dna, cioè il dna spazzatura, svolge una funzione importante in relazione al modo in cui perce- piamo il mondo. Bludorf e Fosar ci dicono:

- leghi, ha esplorato anche il comportamento vibrazionale del dna. I utilizzano la radiazione laser di dna endogeno. - frequenza del dna e quindi l’informazione genetica stessa.

il dna agisce anche come una sorta di ricevitore cristallino: come un 3 Il nostro dna può essere attribuito alla nostra funzione d’onda individuale, come descritto da Rupert Sheldrake ed è legata al famoso fenomeno della centesima scimmia. dal nostro ambiente tramite il nostro rice- vitore dna cristallino e quindi riceviamo un’informazione che altera la nostra nel tempo. Questa struttura del dna solitonica

3 Un solitone è un’onda a impulso che può esistere in un sistema non lineare, non obbedisce al principio di sovrapposizione e non si disperde. Fonte: dictio- nary.com emette e riceve energia luminosa sotto forma di fotoni; questa è, più o meno, la descrizione di base del nostro Universo e come siamo in grado di percepirlo. Nel modello di introdotto da Bohm è fondamentale avere una nuova comprensione di noi e di come interagiamo con il nostro ambiente. So che non è facile comprenderlo, né spiegarlo, ma già solo percependo questo Dagli studi con- dotti da è emersa una nuova scoperta del dna. Esso riceve e trasmette la capacità elettromagnetica, quindi percepiamo e creiamo il nostro universo contemporaneamente. Su questo tema Do . Dico questo per agganciarmi al fatto che il mondo del paranormale è drasticamente evitato dalla maggior parte della cultura occidentale contemporanea ed è erroneamente , spet- tacoli televisivi e narrativa ne parlano. Dopo aver partecipato a svariate conferenze ufo è sempre de- ludente notare che le idee proposte da John Keel, D. Scott Rogo, Jacques Vallée e persino da Charles Fort sono raramente prese in considerazione o messe in evidenza. È sorprendente davvero, se consideriamo il fatto che la Fortean Society di New York promuove ancora un sacco di idee di Charles Fort – colui che per primo ha messo insieme i diversi aspetti del paranormale – o se consideriamo che John Keel, nella sua carriera di giornalista investigativo, vanta innumerevoli casi di studio sulla materia e ha scritto molti libri a tal proposito. Solo il suo libro The Mothman Prophecies contiene le più acute perle di saggezza sul fenomeno ufo. Dopo le relazioni instaurate con delle persone nelle colline del West Virginia verso la e a causa degli eventi che por- tarono al tragico crollo del Silver Bridge a Point Pleasant, l’atteggia- mento di Keel verso ciò che egli chiama “ultraterrestre” è diventato piuttosto cinico. Ma, allo stesso tempo, è cinica un certo tipo di mentalità tipica del clima sociale in cui ci troviamo a vivere. Che si tratti di una multina- zionale o di un programma sponsorizzato dal Governo, o di “esseri di qualche altro mondo”, siamo bombardati da immagini e messaggi che cercano di manipolarci o - biamo mai incontrato o conosciuto. A proposito di questo, Keel dice:

Ho adottato il concetto di esseri ultraterrestri per gli esseri, le forze che sono su un altro lasso di tempo, cioè che operano al di fuori dei limiti del nostro continuum spazio-temporale e che ancora non hanno la possi- bilità di attraversare la nostra realtà. Quest’altro mondo non è un luogo, come Marte o Andromeda, ma è uno stato di energia. […] Il fenomeno ufo è di per sé solo un frammen- to di un fenomeno molto più grande. […] Queste mani- festazioni sono sempre state adeguate per la psicologia e le credenze di ogni particolare periodo storico. […] Le visite dei dischi volanti extra- terrestri non sono reali, nel senso che possiamo dire che è reale un volo 747 di linea. Sono trasformazioni magiche di energia sotto il controllo di qualche sconosciuta intelligenza extra-dimensionale.

Egli si riferisce a questa “sconosciuta extra-dimensione” come al super-spettro, un livello di frequenza che va oltre ciò che i nostri co- muni cinque sensi possono percepire. Si riferisce a ciò che è stata la condizione naturale di questo pianeta molto prima che comparisse l’Homo Sapiens duecentomila anni fa. Secondo le osservazioni di Keel i fenomeni paranormali, che non fanno parte del nostro senso abituale di percezione della realtà, sono invece regolari per il nostro pianeta tanto quanto il fenomeno di una palla che rimbalza fuori dal terreno di gioco. Tuttavia, dal momento che la nostra cultura si sta consolidando sulla tradizione ufo, non c’è da meravigliarsi che le segnalazioni di luci nel cielo aumentino a un ritmo esponenziale. Oppure queste sono allucinazioni di massa causate da qualche archetipo alieno che direi. Gli episodi psicotici come le allucinazioni non sono così co- muni come possiamo pensare. Però, l’inconscio collettivo di Jung può svolgere un ruolo chiave. Le manifestazioni psichiche rappre- parte mentali. Cito D. Rogo Scott per dire che: «ufo e chi si occupa degli ufo potrebbero cadere in un modello simile di proiezioni dalla nostra mente che ha la capacità di manipolare la materia reale. Po- trebbero essere reali in tutti i sensi della parola, ma sono prodotti del nostro potenziale psichico». Con questo non voglio dire che nessuna luce segnalata o nessun oggetto volante provengano da altri pianeti o sistemi stellari, ma, semplicemente, che non possiamo determinarli o trovare una spie- gazione a tutti i costi. D. Scott Rogo dice: «Ci sono molte cose strane ad forme di vita che vivono nei nostri mari». La cosa importante è capire come reagiamo, sia individualmente che collettivamente, di fronte a tali eventi ultraterreni. Ha senso pensare che queste numerose interazioni con un’intel- ligenza non umana coinvolgano astronavi evolute e terribili esperi- menti medici causati della nostra ossessione tecnologica. Se “noi” e “loro” siamo psichicamente collegati, allora tali esseri, naturalmente, forse, sarebbero anche in grado di offrire comprensione o soluzioni. Ma è anche vero che, siccome si tratta di intelligenze non umane, è - sità di interagire. La nostra cultura è fondata sulla paura e abbiamo perso di vista così tanto noi stessi che abbiamo permesso a queste paure di con- trollarci, al punto che qualsiasi intelligenza esterna da noi può facil- mente destabilizzarci. Tra i forti cambiamenti climatici, il terrorismo internazionale e le economie al collasso direi che viviamo in una specie di società apocalittica: una società che fa vivere i suoi cittadini invece, che il tema sul destino del nostro pianeta meriti un esame più serio e approfondito. Keel ci dice:

- mente lo stesso suono da generazione in generazione, come se ci fosse una crepa in un registratore. […] William Miller (1782-1849) fondò gli Avventisti del Settimo giorno, - va furono fondati nel 1872 su una simile premessa. Anche i messaggi consegnati ai bambini a Fatima, in Portogallo, nel 1917, trattavano di una futura catastrofe, ma furono formulati in termini teologici oscuri. Sensitivi e contattisti radunarono le loro famiglie e gli amici su una col- Questa farsa è stata ripetuta molte volte negli ultimi venticinque anni dai contattisti ufo in attesa che i meravigliosi esseri dello spazio scen- dessero sulla Terra con i loro dischi volanti per evacuare il pianeta con- dannato e scegliere i pochi eletti da portar via. […] - za delle loro previsioni e buone intenzioni. - do. Quando il mondo era scarsamente popolato e i segnali dal super- - re grande fede in queste entità e nelle loro profezie. Sacerdoti, studiosi e maghi raggiunsero una grande conoscenza delle forze cosmiche at- traverso l’astrologia, l’alchimia e la manipolazione magica della materia. Ma l’uomo ha seguito la legge “crescete e moltiplicatevi”, così il nostro pianeta ha cominciato a soffrire di inquinamento psichico. È come se questo grande fonografo del cielo si fosse rotto e rimandasse la registra- zione sempre sullo stesso punto.

So che questa è una dichiarazione forte, ma nello spirito di questo - cace. Finché non ci renderemo conto delle nostre capacità come es- seri senzienti, in quanto percettori attivi, in questo Universo ologra- Anche Jacques Valléeha respinto quella che è divenuta l’ipotesi extraterrestre più accettata (vale a dire che le luci e i velivoli visti nel cielo appartengono a esseri interplanetari che visitano la Terra) e parla un «sistema di controllo» che approfondisce nel suo libro The Invisible College pubblicato nel 1975. Vallée scrive:

Quando parlo di un sistema di controllo per il pianeta Terra non voglio che le mie parole vengano fraintese. Non voglio dire che alcuni esseri di ordine superiore ci hanno rinchiusi in una sorta di carcere e che sia- mo monitorati da entità psichiche chiamate Angeli o Demoni. Non mi la meglio a un livello di realtà sociale, laddove qualsiasi azione politica o intellettuale non ha potere.

In un’intervista rilasciata a Fate Magazine nel 1978 Vallée faceva un esempio di sistema di controllo:

Supponiamo che stai camminando a piedi nel deserto e vedi una pietra che sembra essere dipinta di bianco. Circa un chilometro più avanti ne vedi un’altra di aspetto simile. Ti fermi e fai il punto della situazione. In entrambi i casi puoi dimenticare l’accaduto e proseguire o – se sei cu- rioso come me – puoi raccogliere la pietra e spostarla di qualche metro. Se improvvisamente un personaggio barbuto spunta da dietro una roc- cia e ti chiede perché hai spostato il suo , allora saprai di aver trovato un sistema di controllo.

È un modo per dire che è importante essere attivi e badare a ciò che accade intorno a noi. Bisogna prestare attenzione a tutto quello che avviene e che secondo noi è rilevante, evitando di ascoltare e pren- dere per buono solo ciò che la pubblicità ci trasmette. - mali, ci sono ancora troppe domande che non hanno risposta; so- prattutto domande nel campo ufo – che probabilmente rappresen- ta l’aspetto del paranormale con maggiori coperture – per cui vi è sempre stata un’errata percezione. Così, negli ultimi anni ho iniziato una sorta di processo di disfacimento di quelle che erano le mie con- vinzioni dettate dalla mente condizionata e dal retaggio culturale, iniziando a comprendere, lentamente, quelle che sono le mie facoltà Quando Paola Harris parla di una nuova realtà, si riferisce al fat- to che abbiamo la possibilità di cambiare il nostro ambiente, che possiamo diventare piccoli dèi, imparando dall’universo che si trova all’interno di noi stessi. Continuando, invece, a giocare il ruolo di vittime del nostro ambiente e di spettatori passivi della nostra vita, lasceremo alle future generazioni il mondo che abbiamo trovato noi, con le stesse abitudini e si continuerà, così, a essere vittime dei feno- meni

Esopolitica: uno studio accademico della presenza et sulla Terra e le sue implicazioni sociologiche e politiche

I nove protocolli per il contatto:

1. La necessità di sviluppare un’area di studio regolamentata per l’E- sopolitica così come abbiamo fatto per l’Esobiologia.

2. È roba nostra o loro? - trimenti potremmo spararci uno contro l’altro e simulare una guerra spaziale.

3. Visitatori provenienti dal futuro e da porte dimensionali.

4. I virus e la contaminazione biologica.

5. Comunicazione con le razze aliene. esp (percezioni extrasen- 6. Registrare, raccogliere e decifrare i messaggi cosmici.

7. Cooperazione internazionale e criteri di ricerca.

8. orb, sfere ed esseri intra-dimensionali. Potrebbe trattarsi di un fenomeno intelligente che fa parte del quadro com-

9. Diplomazia galattica e protocolli cseti. Fare uso dei - tocolli cseti. i L’emergenza dell’Esopolitica e il suo futuro dc. L’importanza dell’Esopolitica oggi

Sento che questo è un periodo storico in cui possiamo avere un barlume di speranza perché sempre più persone decidono di parlare e rilasciare le loro testimonianze. Nella mia vita ho sempre raccolto testimonianze di esperti, poi, un giorno, realizzai che stavo archi- viando una storia molto particolare. Stavo raccogliendo, per prima, fonti che ancora non erano state trasmesse. Stavo registrando e archiviando dati che futuri studenti universi- tari avrebbero potuto utilizzare per questa ricerca e dare un senso al fenomeno ufo. Ho raccolto testimonianze di donne e uomini anzia- ni che non avevano più nulla da perdere e che hanno raccontato le loro singolari esperienze come se si stessero liberando di un fardello indesiderato. Sono stati involontari protagonisti di un dramma se- greto e, per anni, hanno dovuto tenere tutto dentro per proteggere le proprie famiglie. Erano totalmente impreparati e hanno dovuto digerire “questa realtà” quasi sempre da soli, senza che nessuno gli fornisse una spiegazione e senza che potessero dividere la loro espe- rienza con qualcuno. Siccome mi sono resa conto che il diclosure non avverrà subito, mi auguro che almeno tutte queste testimonianze vengano conservate nelle biblioteche universitarie per le future generazioni. Con il tem- po ho capito che, alle mie lezioni, nelle interviste radiofoniche e alle mie presentazioni parlavo essenzialmente a chi già era convinto di quello che dicevo e che, quindi, stavo spianando la strada – come direbbe Steve Bassett – «a una nuova generazione che ci farà uscire dal ghetto della segretezza». Brindo a quella generazione, augurandole ogni bene, nella spe- ranza che un giorno riuscirà a creare un modello educativo integrato che andrà ben oltre i rudimenti della nostra Ufologia. Questa nuova disciplina dovrebbe servire a dare un senso a ciò che è successo, a quando è successo, come e perché è stato tenuto segreto.

Proprio mentre stavo completando questo mio terzo libro di Eso- politica, sono accaduti tre importanti eventi. Il primo è stato il se- guente: le Nazioni Unite hanno deciso di nominare un capo del Ministero degli Affari spaziali (unoosa) come primo funzionario incaricato di rappresentare l’umanità in caso di contatto con la vita extraterrestre. Alla conferenza della Royal Society di Londra, che si è tenuta il 4 e 5 ottobre 2011, la dottoressa Mazlan Othman ha spiegato come l’onu intende procedere quando le avrà conferito il ruolo di direttrice dell’unoosa. La Othman afferma che il bisogno di porla in quella posizione è dovuto alla scoperta di eso-pianeti, extraterrestre. Inoltre ha anticipato che l’onu sta progettando una risposta coordinata per il “primo contatto”. Air Force al Washington Press Club, il 27 settembre 2010. La loro sostengono che gli ufo sono in grado di arrestare missili con testate nucleari e che, quando appaiono su aree di stoccaggio delle armi, possono diventare una possibile minaccia per la sicurezza nazionale. L’edizione 2010 del Press Club – organizzata da Robert Hastings, coinvolto anche lui in un tale evento – è stata ripresa da molte fonti di informazione ed è andata in streaming sulla cnn e su altri canali di informazione; è stata, così, seguita da svariate parti del mondo. La testimonianza rilasciata da questi uomini coraggiosi è arrivata dopo servizio militare. Ecco di seguito la lista dei partecipanti: Bob Salas, ex capitano usaf (United States Air Force), era uf- i (vice comandante del missile Combat Crew) dell’Oscar Flight a Malmstrom (Monta- na) il 24 marzo 1967, quando tutti i missili si disattivarono non appena uno dei suoi avieri segnalò un ufo sospeso sul recinto di sicurezza del Launch Control Facility; Patrick McDonough, capo del Comando dell’Intelligence nava- le (Marina americana) in pensione, era un geometra geodetico dell’us Air Force alla Malmstrom afb (Air Force Base) nel 1966; Jerry Nelson, ex luogotenente usaf del missile Atlas-F (vice comandante del missile Combat Crew) alla Walker afb, in New Mexico nel 1964; Dwynne Arneson, luogotenente colonnello usaf in pensio- Malmstrom afb, nel 1967, quando lesse un messaggio riguar- dante l’avvistamento di un ufo proprio mentre diversi missili si disattivarono misteriosamente; Bruce Fenstermacher, capitano usaf- le di lancio del missile Minuteman iii (comandante del missile Combat Crew) di stanza alla fe Warren AFB, nel Wyoming nel 1976; Charles Halt, colonnello usaf in pensione, è stato vice coman- dante nella base aerea anglo-americana di raf Bentwaters (uk), nel 1980; Robert Jamison, ex capitano usaf missile Minuteman i alla Malmstrom afb, nel 1967.

Conosco personalmente Robert Salas sia come insegnante che come educatrice; tiene lezioni di matematica in alcune scuole superiori. Racconta ai giovani ciò che è successo e come il nostro potenziale nucleare potrebbe essere il nostro peggior nemico. Abbiamo entrambi a cuore il futuro di questi ragazzi e da anni lottiamo hanno tenuto nascosto. Robert crede, come me, che le storie sugli av- vistamenti ufo in un deposito di armi o sulla disattivazione dei missili Minuteman dovrebbero essere prese in seria considerazione e ritenute degli avvertimenti. Questi incidenti sono strettamente collegati alla “sicurezza nazionale”, ma allo stesso tempo, potrebbero essere “atti di pace”. È un messaggio chiaro per l’umanità, follia di tenere in ostaggio le nazioni con una minaccia nucleare. È assurdo pensare che alcune culture cosmiche possano interferire nei nostri sistemi, in questo caso, nucleari. È il caso di dire che siamo in un momento clue della nostra storia. «Questi ufo avrebbero potuto fare danni molto più gravi della disattivazione momentanea dei nostri missili» ha affermato Robert Salas al Washington Press Club. Infatti, in Russia, in uno show di potere, gli ufo attivarono i missili e iniziaro- no le sequenze di lancio. Poi lasciarono un messaggio: «Non giocate con i “giocattoli pericolosi” altrimenti dovremo intervenire».

Quando stavo scrivendo il libro Connecting the Dots. ufo Phenomena, nel 2003, intervistai nel mio appartamento di Roma il , testimone ufo, Guy Andronik, che era stato di stanza all’atollo Bikini di Fangatofa. Era con me un collega , il ricercatore italiano Antonello Lupino, e mentre stavamo registrando la testimonianza di Andronik strano. Il mio appartamento fu derubato non appena ci allontanammo per una pausa pranzo. Portarono via la re- gistrazione, i nostri computer – i carabi- nieri dissero che erano stati degli “zingari” – furono rubati oggetti e attrezzature di valore per un ammontare di circa ventimila dollari. Dubito che degli zingari potessero entrare in un appartamento al settimo piano, di giorno, in un condominio con tanti inquilini nei pressi del Vaticano proprio mentre noi avevamo programmato una pausa pranzo. Ho dovuto, così, registrare di nuovo l’intervista per inserirla nei nostri archivi. Avevo la sensazione e, oggi, dopo anni di lavoro in questo campo, sono sempre più convinta che “qualcuno” osserva il nostro operato. “Qualcuno” è preoccupato di ciò che noi ricercatori facciamo.

La conferenza stampa di Washington ci ha fatto fare un grande pas- so verso il disclosure, anche perché ha coinvolto i principali media ed è stata trasmessa in diretta dalla cnn.

Il 29 ottobre 2009 abbiamo organizzato una conferenza stampa a (Colorado), a cui prese parte anche Robert Salas, per aiutare Jeff Peckman con la sua Iniziativa 300 Il 2 novembre, a Denver, gli elettori sarebbero dovuti andare alle urne per scegliere se istituire una commissione et. Alla conferenza stampa era presente anche la dotto- ressa Lynne Kitei, che testimoniò sull’importanza dell’avvistamento collettivo di Phoenix (Arizona), noto anche come “luci di Phoenix Credo davvero che Jeff Peckman passerà alla storia come un uomo che ha fatto grandi cose per la realtà ufo. Il risultato delle vo- tazioni lo ritengo già un miracolo.4 L’Iniziativa 300 di Jeff Peckman non ha superato il quorum, ma comunque ha riscontrato un grande

Il terzo evento innovativo nel campo dell’Esopolitica è stata la con- ferenza di Barcellona dell’agosto 2009. In un momento in cui ci sono pochissimi fondi per organizzare le conferenze ufo, è stato sbalorditivo vedere millequattrocento per- sone provenienti da tutto il mondo nell’auditorium dell’hotel Meliá, nella località balneare di Sitges in Spagna. Si è parlato di Esopolitica, uno studio relativamente nuovo che sta prendendo piede in America ma soprattutto in Europa. Il dottor Michael Salla, co-fondatore del e dei processi chiave associati con la presenza extraterrestre sulla - meno ufo e le implicazioni politiche e sociali del contatto». L’Esopolitica approfondisce le questioni sugli avvistamenti del passato e sulla raccolta delle prove. Visto che le prove sono evidenti, mi chiedo: «Cosa possiamo fare a riguardo? Cosa stanno facendo i governi a tal proposito?» Le prove, le foto, le testimonianze e la ricerca presentate in Spagna non sono state ridicolizzate né hanno suscitato risate. L’evento è stato organizzato come un vero e proprio con i più importanti rappresentanti provenienti da tutta Europa. Erano presenti il pilota francese Jean Charles Duboc (Esopoli- tica Francia), al quale l’incontro con un ufo ha quasi causato una collisione a mezz’aria; Nick Pope, ex impiegato del Ministero del-

4 Per approfondimenti, consultare www.extracampaign.org. la Difesa britannica; Robert Fleischer dalla Germania (Esopolitica Germania); Frederik Uldall (Esopolitica Danimarca); Olli (Esopolitica Finlandia); David Esopolitica uk) l’organizzatore Pepon Jover (Esopolitica Spagna).

Sia Pepon che il direttore della conferenza Miguel Celades Rex hanno dato un caldo benvenuto al pubblico di questo convegno molto ben organizzato con una conferenza stampa che ha visto più di quaranta rappresentanti dei media e produttori di documentari. Come inte- ragire con le altre civiltà cosmiche è una questione già considerata nel passato. Albert Einstein e Robert Oppenheimer, che lavorarono al progetto della bomba atomica e che avevano notato un aumento dell’attività ufo nel sito di White Sands nel New Mexico, nel 1947 hanno redatto un documento con delle domande importanti per il presidente Truman. Tale documento suggeriva di creare le “sovra- Nazioni Unite”, che avrebbero dovuto avere il potere di affrontare i problemi emergenti, quelli che oggi sono affrontati dall’Esopolitica.

Sono stati relatori alla conferenza: il sergente maggiore Robert Dean, che prestò servizio nelle ope- razioni dell’Intelligence degli Stati Uniti e fu di stanza presso il quartier generale supremo delle potenze alleate in Europa, brac- cio militare della nato. Nel 1964, la nato pubblicò un rapporto intitolato An assessment, che riconobbe e analizzò le implicazioni di una presenza aliena sulla Terra; Alfred Webre, ex governatore della Georgia, ha parlato dei cicli solari; Nick Pope, che ha indagato sui rapporti ufo al mod (Ministry of Defense) tra il 1991 e il 1994; il dottor Michael Salla, direttore dell’Istituto di Esopolitica e au- tore di due libri sull’Esopolitica, con una presentazione molto dettagliata; Klaus Dona, ex curatore delle mostre d’arte dell’ d’Austria, ha presentato testimonianze archeologiche di reperti e scheletri, una documentazione raccolta in oltre dieci anni. Sembra esserci una connessione archeologica con le visite al nostro pianeta. Io ho parlato dei nove protocolli sia prepa- rata per un contatto e rispettoso. Il mio libro Exopo- litics: All the Above, tradotto in spagnolo e in italiano, include interviste approfondite, così come diversi racconti su scenari di possibili contatti. Il dottor Steven Greer, medico di pronto soccorso e fondato- re del Disclosure Project, è stato il relatore principale. Il 9 maggio 2001, il dottor Greer ha presieduto a una conferenza stampa al National Press Club di Washington, dc, dove oltre venti testimo- ni, sia militari che governativi o dell’Intelligence hanno portato testimonianze circa l’esistenza di forme di vita extraterrestre sul pianeta e la retroingegneria di sistemi energetici e di propulsio- ne di velivoli alieni. Attualmente, egli è impegnato sul Progetto Orione e sullo sviluppo dei dispositivi di “energia libera”. Steven Bassett, creatore delle X-conference a Washington, dc, ha parlato del ruolo degli Stati Uniti su un possibile futuro di- sclosure dell’“embargo della Verità”. , il dottor Brian O’Leary, ex astronauta e autore di un libro sulla ricerca dell’energia alternativa, ha convinto tutti che dob- biamo abbracciare un cambio di paradigma per la sopravvivenza del pianeta. Il messaggio di trasformare il pianeta e alla crescita di armi nucleari ha riscontrato il sostegno delle migliaia di persone presenti. È ovvio che la politica delle nazioni più impor- tanti che sono attivamente impegnate nel costruire armi nucleari sia una grossa preoccupazione per molte razze extraterrestri. Molti avvistamenti impianti nucleari. Tutti si sono tro- vati d’accordo sul fatto che questo è un “dilemma planetario” e che quindi dovrebbe essere affrontato a livello planetario e non da sin- goli gruppi interessati, o da governi che hanno programmi diversi. Ogni anno, i dati dei sondaggi mostrano che la consapevolezza pub- blica sulla questione et cresce, così come cresce il numero di perso- ne che pensano che il Governo stia mentendo. Circa il 70% ritiene che il fenomeno ufo sia di origine et e le prove sono in crescita. Mi auguro che un giorno l’Esopolitica diventi uno studio accade- mico e che il mio contributo, l’aver per anni raccolto tante testimo- nianze sul campo, sarà servito davvero. relazioni internazionali e ora alla “diplomazia galattica”. Se i no- stri visitatori sono comunicanti e in possesso di una “cultura” nel senso tradizionale del termine, credo sia importante proseguire nel- la ricerca. Ho pensato di condividere queste idee con i miei amici all’estero, in Spagna, in Francia e in Italia. È davvero emozionante intraprendere gli studi sulla coscienza, una ricerca di tipo spirituale che può portare all’evoluzione umana e potrebbe fare la differenza nel nostro processo evolutivo. A ogni modo, prima ho bisogno di depositare le mie ultime storie in un libro che ho immaginato come un testo di riferimento per il futuro. Sarà un libro ricco di testimo- nianze raccolte sul campo, che non avrà, quindi, nulla a che fare con la fantasia e la speculazione. Quello che intendo fare è un dono ai futuri studenti che vogliono conoscere la verità, è un dono per le Università, per gli studi sociali e di quelli che io chiamo i “coraggiosi”, i veri eroi del disclosure, militari o contattisti. Avevo quasi intenzione di intitolare questo libro Le lacrime dei vec- chi, dopo aver visto persone come il dottor Milton Torres e il ser- gente Clifford Stone piangere mentre li intervistavo. Milton Torres, (capitolo ii) racconta di essere molto dispiaciuto di non aver potuto dire a suo padre prima che morisse che nel 1957 nel Regno Unito gli era stato ordinato di abbattere un ufo. Questo segreto è stato un grande peso da sopportare per lunghi anni. Clifford Stone, in- Robert e la segretezza circa i numerosi contatti che aveva, essendo militare. Portare dentro un segreto così grande è ciò che li distin- gue dalla famiglia e dalla società in generale, è il prezzo che questi informatori continuano a pagare per non aver avuto la possibilità di Bisogna liberarli. È tempo per la completa trasparenza. È tempo di Un giorno mi piacerebbe avere la conferma che ho fatto del bene nel campo dell’Esopolitica, depositando in tre diversi libri centinaia di testimonianze e contribuendo a riempire il puzzle. Dopo trent’an- ni ho ancora tanta passione per questo lavoro, come il venticinquen- ne Brent Smith – brillante visionario – che ha scritto l’introduzione a questo libro. Inoltre, i contributi di Michael Vogt e dell’amico Jason Adam sono altri esempi di una futura generazione emergente che ha a che fare con le paure e l’aspettativa. Ho apprezzato i racconti della mia collega Candice Powers e la sostanziosa prefazione del mio caro amico Travis Walton. Ho scelto Travis perché la sua storia di ufo. È onesto, umile e dice le cose come stanno. C’è una grande storia negata e, per quanto siamo in tanti a cercare di far luce, c’è chi è più bravo a tener nascosta la verità. È fonda- mentale continuare a chiederci chi siamo, in che direzione andiamo e qual è il nostro rapporto con gli et. Certo che il dottor J. Allen Hynek, il dottor John Mack, Wendelle Stevens e il colonnello Philip Corso sapevano tante cose e ci hanno lasciato importanti testimonianze. Dio li benedica tutti. È stato un onore per me averli conosciuti. Vi è un’unità di coscienza, che è la verità ultima di questi fenomeni. È questo, forse, il più grande segre- to; il concetto è espresso benissimo nel libro – purtroppo, però, molti investono tutte le loro energie nella separazione, nell’e- saltazione dell’ego e nella competizione. Può essere che su altri pianeti abbiano una coscienza universale, o una coscienza collettiva. In altre parole, fanno ciò che è meglio per la comunità. Qui siamo abituati a promuovere i numero uno, a compe- tere, a giudicare e a eccellere in maniera individuale, spesso a costo di distruggere il prossimo. Vi è poca consapevolezza dell’unità, una su questo. Credete sia questo tipo di egocentrismo a impedirci di evolvere in una cultura cosmica? Io penso di sì. Questo pianeta sta implodendo a livello ambientale, sta distruggendo se stesso; vi è un utilizzo della tecnologia senza coscienza, solo per la ricerca di piace- re. Forse i nostri fratelli cosmici stanno osservando proprio questo. Mi chiedo se funziona il libero arbitrio, quali sono i nostri valori fondamentali e se è proprio questo che gli extraterrestri vogliono sapere. Così, attraverso questo mio libro e grazie alla mia mentalità aperta provo a dare un sincero contributo alla storia. Buona lettura.

Le domande che mi vengono poste più frequentemente

Sono molto fortunata perché vivo in una bella città come Boulder, in Colorado. Sono vicina alle Montagne Rocciose e ogni giorno vedo - neta. Il cielo è azzurro e le montagne donano ispirazione. Eppure per certi aspetti la vita qui è dura: essendo una giornalista-ricerca- trice nel campo dell’Ufologia annaspo nelle acque dello scetticismo, perché negli Stati Uniti questa materia viene emarginata. È mia con- vinzione che gli usa abbiano molto da perdere con il disclosure e fa- cendo piena trasparenza su altre questioni che seguo da anni. Ho questo argomento. È considerato uno “studio”, non viene ridicoliz- zato come invece accade qui. Mi mancano gli stimoli internazionali, le conversazioni e la cultura che rende questo fenomeno planetario.

Ci sono stati casi interessanti di ufo in Italia o in Europa di cui il pubblico Ci sono stati alcuni importanti fenomeni ufo nel corso degli anni in Italia. Negli ultimi cinque anni le “sfere di luce” sono emerse da una base sottomarina al largo delle coste della Sicilia e hanno interagito con una città chiamata Caronia. Questo fenomeno di luce interferi- sce con gli elettrodomestici e causa incendi. A volte le case entrano in autocombustione anche quando la corrente elettrica è spenta. Gli abitanti hanno testimoniato di aver visto ufo e strani esseri, che pare siano dotati di intelligenza. Ne ho parlato nel mio libro intitolato Nel 1950, ci sono state testimonianze di visite di alieni di tipo umano vicino a Pescara, al largo della costa adriatica. I pescatori raccontano di aver visto enormi colonne d’acqua che fuoriusciva- no dal mare. Si parla di basi sottomarine aliene. C’è un libro molto interessante, Contattismi di Massa, che riporta anche questa vicenda. Un’altra storia che mi viene in mente è quella del piemontese Mauri- zio Cavallo, che è in possesso di incredibili video di navicelle spaziali e foto di alieni di tipo umano. La storia completa è sul mio sito web, www.paolaharris.com.

del Governo italiano in cui si ipotizza che le cause sarebbero collegate a esperi- possono essere stati i demoni. La polizia militare ha fatto evacuare centoquaranta persone da Caronia e ha posizionato telecamere di sorveglianza in tutta la città. Inoltre, posso pensare che gli esseri umani testino delle armi segrete esotiche, ma non gli alieni. Perché - ra di gran lunga la nostra? Ciò che mi incuriosisce maggiormente, però, è la storia della base sottomarina. Secondo quanto riportato dai testimoni, la colonna di luce fuoriuscita dal mare non ha causato vittime umane. Mi è stato riferito da un agente dell’Intelligence che questo evento ha a che vedere con il fenomeno ufo, ma, purtroppo, tutto continua a rimanere nascosto.

Qual è la tua opinione su foto e video che vediamo in giro di presunti ufo e Pensi Sì. È qualsiasi immagine o video, quindi sono sempre più convinta che sia necessario “lavorare sul campo”, intervistare personalmente i testi- attraverso i loro racconti e le loro emozioni la veridicità della storia. Non ho mai creduto alla storia della “pistola fumante”, di cui la maggior parte dei ricercatori si serve. “Un solo pezzo di metallo non proverà Roswell” ma tante testimonianze di eventi analoghi posso- no farlo. Il 27 ottobre del 1954 sullo stadio di Firenze fu avvistato un ufo. Si giocava Fiorentina-Pistoiese. La squadra e la folla sugli spalti si fermarono per osservarlo. Questo tipo di avvistamento è chia- mato incontro ravvicinato del secondo tipo perché l’oggetto lasciò cadere sulla terra una sostanza bianca – i cosiddetti “capelli d’ange- lo” – che può essere analizzata in laboratorio. Questa, per esempio, è una delle testimonianze che dimostra che gli ufo sono reali.

Ovviamente il Vaticano è molto interessato al fenomeno. Dispone di un osservatorio in Arizona- recchiature. Padre Coyne ne è il direttore. Non credo di certo che abbiano impiantato quest’osservatorio perché stanno aspettando la venuta del secondo messia. I Gesuiti sono tra quelli che sanno. Ho saputo che l’attuale Papa ha chiuso l’accesso agli archivi storici dell’immensa biblioteca vaticana. Vogliono mantenere questo “se- greto”, così come hanno fatto per molti altri in passato nel campo del paranormale come per le apparizioni “mariane”. In cambio, siamo estremamente fortunati ad avere dalla nostra parte monsignor Corrado Balducci. Egli afferma che nella Bibbia Cristo è chiamato “re dell’universo” ben sessantasei volte. Dice che gli alieni “non sono demoni” e che quindi il diavolo non ha biso- gno di ufo. Inoltre, rivolgendosi al mondo cattolico, in Messico, ha aggiunto che credere nella vita extraterrestre non è contro nessuna religione perché Dio ha creato molte forme di vita nell’universo che gli rendono gloria. Egli crede che l’umanità, forse, si trovi ai livelli più bassi dell’evoluzione, perché sul pianeta ci sono ancora le guerre e tanta crudeltà. Il fatto che il Vaticano non abbia zittito Balducci coinvolti in parte nel processo di divulgazione. Ho avuto queste conversazioni con monsignor Balducci in maniera privata; lui abita a pochi passi dalla casa che avevo a Roma. Siamo diventati buoni amici, l’ho anche accompagnato alla X-Conference di Washington nel 2005, ma sta diventando anziano e quindi non appare più molto spesso in pubblico. Di solito, quando George Noory a Coast to Coast mi chiede che cosa ne penso del fenomeno e mi domanda se si tratta di viaggi in- terstellari, fenomeni dimensionali o viaggi nel tempo, io rispondo che si tratta di tutte queste cose messe insieme e tanto altro ancora. È un quadro molto complesso e nel tempo, l’umanità “collegherà tutti i punti”, che ho usato per intitolare il mio primo libro. Dalle esperienze dei miei viaggi, ho compreso che questo fenomeno è planetario. Avvistamenti e abduction (“contatti” come preferisco chia- marli), avvengono dalla Cina alla Danimarca, in tutto il pianeta. Non so quale sia il piano degli alieni, perché ho una mente “umana” e mi etichettarli nel bene o nel male. Sono solo “alieni” So che esseri provenienti da altre parti ci osservano e ci hanno visi- tati, ma io preferisco studiare il fenomeno dal punto di vista della nuo- va disciplina accademica chiamata Esopolitica. Io e il dottor Michael Salla abbiamo creato una rete di attivisti in questo nuovo campo di ricerca. L’Istituto di Esopolitica del dottor Salla svolge i corsi on-line. Io insegno come fare domande secondo il metodo socratico. Non ho ancora tutte le risposte, ma in virtù di ricercatrice internazionale sugli ufo, credo di sapere come porre le domande giuste. La capacità di porre domande giuste l’ho sviluppata grazie alla mia curiosità verso la materia. Non preparo mai le domande in anticipo, ma ascolto sempre attentamente ciò che le persone mi raccontano; di conseguenza pongo una domanda appropriata per approfondire il caso in questione. Il segreto è Non bisogna essere nervosi e concentrati sulla domanda successiva. Ascoltando con attenzione, sono stata in grado di collegare molti punti e, mettendo insieme informazioni acquisite da interviste passate, sono riuscita a mettere molti pezzi del puzzle a posto. Ci vogliono anni di lavoro e numerosi contatti con le persone giuste, coinvolte direttamente nella questio- ne ufo, per realizzare quello che ho fatto io. Ho sempre cercato di tenere a distanza le persone disinformate, quelle che facevano di tutto solo per attirare l’attenzione. Sono molto scrupolosa perché ho veramente a cuore l’accuratezza della storia.

Quella che segue è la trascrizione di una video-intervista fatta all’ex ministro della Difesa canadese Paul Hellyer, realizzata il 7 maggio 2012 insieme al documentarista James Carman in Canada.5

È un onore essere qui a Toronto, oggi, 7 maggio 2010, per intervi- stare l’onorevole Paul Hellyer. È un piacere tornare in Canada dopo l’intervista che feci a Paul nel 2005 su diversi temi controversi, come gli ufo e il cover-up governativo. L’ultimo libro scritto da Paul si inti- tola e, tra i molti argomenti trattati, l’ex ministro della Difesa canadese affronta la questione ufo, la retroingegneria et - rio globale, temi che si è gentilmente prestato a discutere con noi in questa intervista. paola harris: - paul hellyer: Sai, allora non avevo idea che avrei scritto questo libro, ma poi non mi ci volle molto per decidere di voler scrivere un’opera

5 L’intervista è reperibile su YouTube, divisa in tre parti, questo il link: www. youtube.com/watch?v=d454mhv1mkg&feature=related. Per ulteriori infor- mazioni su James Carman e la sua Time Traveler Productions potete visitare www.timetravelerarts.com. per la morte di mia moglie Ellen e non riuscivo a entrare nell’ordine di idee che avrei dovuto vivere da solo, così chiesi alla vedova del mio migliore amico se potesse prendere in considerazione l’idea di sposarmi. Lei era vedova già da dieci anni e accettò la mia proposta. Fissammo il matrimonio per il 1 ottobre 2005, anno in cui iniziai a interessarmi seriamente della tecnologia extraterrestre. Sono stato mi- nistro della Difesa canadese e ho ricevuto rapporti di avvistamenti. Dicevamo che si trattava di fenomeni naturali, ma non approfon- dimmo mai davvero. Nello stesso anno anno lessi il libro del colon- nello Corso, , e giunsi alla conclusione che ciò che scriveva era una questione vera e importante. Così feci una di- chiarazione all’Exopolitics Symposium di Toronto e dissi: «Gli ufo sono reali come gli aerei che volano sulle nostre teste e sarebbe ora che il Governo degli Stati Uniti cominciasse a dire la verità, perché devono essere affrontate questioni economiche e militari importan- tissime. E come si può affrontare un problema di cui non si ammet- te nemmeno l’esistenza? Come si può discutere del problema, se presenza sui radar?»

Non lo avrei mai immaginato. Quel discorso fu fatto solo una settima- na prima che mi sposassi, così chiesi alla mia futura sposa se lei fosse d’accordo. Era titubante, riluttante, ma le dissi che sarebbe stata la pri- ma e l’ultima volta e che desideravo che venisse fuori in un’occasione pubblica. Così mi disse che andava bene e che potevo procedere. Non ci pensavo a dove mi avrebbe portato perché, dopo quell’uscita pub- blica, le persone volevano parlarmi e io volevo svolgere delle ricerche. Nel 2005 dicevo di essere “alle elementari” in materia di Ufologia; oggi, dopo aver fatto tanta ricerca, sono, probabilmente, salito di gra- do. Ho letto moltissimi libri e ora so molto di più al riguardo. Ho pen- sato di scrivere un altro libro da lasciare in eredità; nell’introduzione parlo della presenza e della tecnologia extraterrestre. L’ho fatto anche per disclosure. La maggior parte delle persone non ha idea di quanto determinate rivelazioni siano im- portanti per il loro futuro come specie.

hai parlato con molti testimoni tra i quali Travis Fire in the Skyil co- lonnello del caso ha lavorato al Ministero della Difesa in Inghilterradottor Edgar Mitchell (astronauta dell’Apollo e molti altri che ti hanno suggerito di scrive- re il librochi tra tutti ti ha colpito di più

da una serie di persone con profonde conoscenze tra cui il dottor Steven tre ore ed erano presenti i te- stimoni che aveva trovato, quattrocento contatti con persone di ogni ceto sociale che avevano conoscenze dirette sull’argomento. Volli parlare con alcuni di loro. Per esempio, ho voluto intervi- stare un paio di contattisti, tra cui Travis Walton, che ha vissuto un’esperienza estremamente interessante. Ho parlato con lui a lun- go, per un paio di giorni, e sono assolutamente convinto che abbia detto la verità. Si impara tanto parlando con queste persone. Cinque giorni dopo la sua abduction fu rilasciato, ma ha impiegato un sacco di un tempo per convincere le persone che non si trattava di uno scherzo. Circa la metà dei suoi amici gli credette, l’altra metà no. Così, ha avuto bisogno di ancora più tempo per riprendersi psico- logicamente dall’esperienza. Un altro contattista che ho intervistato a lungo è Jim Sparks. Jim, probabilmente, è stato addotto più volte, più spesso di chiunque altro con cui io abbia parlato. Lui cercava di Ha scritto un libro sulle sue esperienze e mi ha dato il permesso di riportare una delle parti più interessanti, diverse pagine, un dialogo tra lui e gli extraterrestri, in cui esprimevano preoccupazione per quanto sta ac- cadendo sulla Terra, sul fatto che stiamo inquinando , i laghi e l’aria che respiriamo. Volevano che lui comunicasse al mondo la loro preoccupazione a riguardo. Infatti sta tenendo delle conferenze e ha scritto un libro su questo. Inoltre, volevano premere a favore di un’amnistia per molte persone nel caso il Governo avesse deciso di optare per una politica di maggior trasparenza. La retroingegne- ria derivante da incidenti e da altri contatti con gli extraterrestri è voluto tenerla segreta anche ai loro leader politici. Alcune persone coinvolte nelle Black Operation hanno lavorato sottobanco per anni e anni e solo Dio sa cos’hanno ottenuto. Dal mio punto di vista si tratta di un grosso affare e sicuramente una delle cose che voglio sapere è se essi hanno davvero sviluppato combustibili alternativi come l’energia punto zero e la fusione fredda, come hanno dichia- rato alcuni testimoni. In questo modo, potremmo trasformare il no- stro mondo in soli dieci anni e salvarlo dal riscaldamento globale. L’altra cosa che ho scritto nel libro è che, se questo non fosse vero, gli extraterrestri ci darebbero quella tecnologia se gliela chiedessimo, perché desiderano salvare il mondo per renderlo vivibile per noi e per poterci venire.

Quelle che hai appena descritto sono testimonianze veramente straordinarie dottor Greergrazie al Disclosure Project Quindi il cover-up e non è qualcosa non ha ancora ammesso il crash di palloni sonda e dei manichini

Ci raccontano ancora la storiella del pallone sonda, anche se in molti sanno che è una menzogna. Continuano a dirci che a Roswell non è avvenuto nessun crash, sebbene vi siano tanti testimoni che sostengono il contrario. Hanno cominciato a lavorare alla retroin- gegneria subito dopo quell’evento. Disponevano di alcune delle migliori menti degli Stati Uniti, e così è da allora. Sono passati più di sessant’anni, ormai avranno costruito astronavi e ricavato car- buranti innovativi, quindi sono convinto che la popolazione degli Stati Uniti, come quella mondiale, abbia il diritto di sapere tutta la non sarà fatta piena chiarezza. Questo passo dovrà essere compiu- senza conoscerne veramente il motivo. Non è qualcosa che può essere fatto individualmente, di testa propria, anche se si tratta del presidente, perché potrebbe essere molto pericoloso. Una volta che decideranno di intraprendere questa strada, dovrebbero indire un’amnistia, come suggerito da Jim Sparks dopo aver parlato con gli extraterrestri, in modo che le persone che adesso sono sotto giuramento possano parlare tranquillamente, senza temere nessu- na conseguenza.

Un astronautadottor Edgar Mitchellstam- pa al Press Club ha affermato che il caso di è reale che egli ne era stato messo al correnteoltre al fatto che c’è stato il Disclosure Project del con tutti i testimoni Greer ha riunitoCosa credi che impedisca il completo disclosure ammesso la presenza ufo

Credo che in realtà ci sia il desiderio da parte di un ristretto gruppo negli Stati Uniti di tenere per sé molti segreti, senza doverli condi- videre né con persone del loro Paese, né con il resto del mondo. Non ti so dire con certezza il motivo di questo loro atteggiamento, ma credo che ci sia per gli Stati Uniti, o un per l’industria petrolifera, per esempio, man- tenendo segreta l’esistenza dei carburanti alternativi. In ogni caso, sono sicuro che qualcuno che creda di trarre ne sono a conoscenza sono divise tra quelle che pensano che gli et siano buoni e e non fossero in qualche modo avrebbero potuto farci qualcosa di male molto tempo fa abbiamo inventato

Penso siano buoni. Noi siamo a conoscenza di diverse specie, ma il Governo degli Stati Uniti, qualche volta, ha lasciato intendere che c’è modo di saperlo se non avviene un disclosure. Sono molto pre- occupato per questo, perché potrebbero utilizzare questa scusa per spendere centinaia di bilioni di dollari in armamenti da usare contro gli extraterrestri.

- et che modo pensi si potrebbe presentare la cosa al mondo senza suscitare panico o status quo un cambiamento dello status quo

Penso che la gente sia pronta, ma bisogna divulgare per gradi. Bi- sogna farci l’abitudine. Ciò che emerge chiaramente dalle ricerche che ho fatto è che gli et sono molto più spirituali di noi, quindi dovremmo pensare a loro non come nemici, bensì come a fratelli, e Anche tu ufo vennero dati all’industria e che il Governo degli Stati Uniti ne perse il controllo. Stiamo parlando dei tempi di Eisenhower. Era molto preoccupato del complesso militare-industriale. Disse che avremmo dovuto stare attenti e tenerli d’occhio, perché avrebbero fatto cose nei loro interessi e non necessariamente nell’interesse comune. Cre- do che questo sia esattamente ciò che è accaduto. paura. Entrambi sappiamo che la dottoressa Carol Rosin lavorò con Werner Von Braun per qualche tempo e che lui continuava ad av- vertirla che questo complesso militare-industriale doveva avere un mondo tanta gente moriva di fame e a causa di carenze di cure me- diche. Disse che prima sarebbero stati i comunisti, e così è stato. Poi disse che sarebbero stati i terroristi, ed è quello che sta avvenendo. Poi, secondo Von Braun, i nemici sarebbero stati gli extraterrestri, quindi ora stanno tentando di fare soldi per costruire una base sulla Luna e fare altre cose che alcuni di noi pensano siano più di interes- mai dato veramente l’autorizzazione, non potrebbero farlo. Nessun Governo guadagna consensi spendendo il denaro pubbli- co per la militarizzazione dello spazio. Al contrario, penso che gran parte della popolazione direbbe che si tratta di una zona comune da utilizzare per tutta l’umanità e per il miglioramento delle sue con- dizioni. Eppure, questa strada è bloccata da ciò che nel mio libro chiamo Cabal, lo zoccolo duro del Governo ombra, che prima o poi uscirà allo scoperto se il Congresso lo costringerà a farlo.

Il tuo libro è scritto molto bene e ci spiega anche come dobbiamo rapportarci con

Penso che stiamo vivendo in un mondo infelice in cui molte cose vanno male; nel mio libro inizio col dire che ci restano circa dieci anni e non i trenta o quaranta di cui parlano i politici per cambiare rotta e convertire i combustibili fossili in nuove forme di energia. A mio parere, allora sarà troppo tardi e il riscaldamento globale por- terà alla devastazione di diverse zone, come, per esempio, il Bangla- per essere sommersi. Guardando indietro nella storia, praticamente tutte le religioni principali, a un certo punto, hanno inglobato altre religioni e hanno cercato di distruggerle, nonostante la loro parola sia sempre stata «ama il prossimo tuo come te stesso». Ovvio che, nella pratica, hanno fatto esattamente il contrario. Vorrei che ci fos- se il perdono da parte di tutti e che si cominciasse a collaborare per costruire il Regno di Dio, che io concepisco come un mondo dove vestiti per coprirsi e accesso all’istruzione; un Regno in cui sia data a tutti la possibilità di coltivare le proprie capacità in modo creativo. Questo è il mondo di cui tutti noi parliamo e che tutti sogniamo, ma per il quale facciamo molto poco. È interessante la vicenda – tornando per un attimo alla questione ufo – di uno dei primi pionieri canadesi in questo campo, Grover Smith, che aveva accesso a informazioni da parte dei visitatori stel- lari. Smith disse che avremmo raggiunto un punto – sicuramente glielo avevano detto loro – in cui si sarebbe dovuto scegliere tra il bene e il male. Ma se continuiamo a fare del male al nostro prossi- mo, ai nostri simili, il mondo è di certo condannato. Al contrario, se avessimo scelto di fare del bene in tutti i modi possibili, soprattutto con tutta questa tecnologia, avremmo potuto creare un mondo ricco di opportunità per tutti. Credo che gli extraterrestri siano molto in- teressati alla scelta che faremo. Se sceglieremo la via della collabora- zione o se continueremo sulla strada dell’individualismo, della com- petizione e del potere personale; se continueremo a servirci delle forze armate per uccidere i nemici come stiamo continuando a fare.

- ricordando la rego- Parli anche di un’

Ciò che è più urgente in questo momento è il cambiamento del siste- ma monetario mondiale, il sistema bancario. Questa è una lunga storia e so che non vuoi che mi dilunghi, ma è estremamente importante. L’attuale sistema bancario, detto in parole povere, ha legalizzato la fro- de e va cambiato per il bene comune. Nel libro spiego che il mondo è governato da un’élite molto ristretta e immensamente ricca, che vuole rimanere tale. Vogliono tenere in pugno le risorse e la ricchezza del mondo e, per farlo, hanno introdotto la globalizzazione, che non ha avvantaggiato nessuno se non loro stessi. Inoltre, vogliono mantenere un sistema bancario che ha provocato più di venticinque recessioni e depressioni negli Stati Uniti negli ultimi centovent’anni. Ora, dopo uno dei peggiori crack – questo è uno dei crolli più drammatici dalla Grande Depressione – vogliono farci credere che stanno mettendo a posto il sistema, ma non è così. Fingono di punire i banchieri re- sponsabili del crollo, ma in realtà è solo un “colpetto sulla mano”: è come multare di venti dollari a una prostituta perché sta sulla strada, pur sapendo che la notte successiva sarà di nuovo lì e che guadagnerà ancora di più. Le banche fanno esattamente così. Se la ridono. Forse è opportuno se per qualche minuto facciamo un passo indietro ai tempi in cui re Guglielmo stava combattendo una guerra: esaurì i sol- di e qualcuno gli disse che un buon modo per farne era istituire una banca. Fece in modo che i ricchi d’Inghilterra iscrivessero 1.200.000 sterline in oro e argento e li prestassero al Governo all’8%, che è un interesse molto alto per un prestito garantito dal Governo. Poi, per mostrare la sua gratitudine, il Governo permise alle banche di stampa- re altre 1.200.000 sterline in banconote e di prestarle ai loro amici ad alti livelli di interesse. In altre parole, essi avrebbero potuto prestare lo stesso denaro due volte. Nel corso degli anni, per colpa dell’avidità dei banchieri e della cooperazione (per usare un termine non forte) dei politici, tale rapporto è aumentato drasticamente. Nei primi anni del Ventesimo secolo la Banca Federale degli Stati Uniti doveva avere una denaro quattro volte. Nei miei primi anni in Canada dovevano avere lo stesso denaro dodici volte e mezzo. Oggi, con questo nuovo siste- ma di adeguatezza patrimoniale – che non è per niente adeguato e dovrebbe piuttosto chiamarsi “inadeguatezza patrimoniale” – stan- no prestando lo stesso denaro venti volte e raccogliendo ogni volta interessi sullo stesso. Questa non è altro che una frode legalizzata e il fatto che una piccola minoranza di ricchi possa farla franca è una vergogna. Così, ho continuato a sostenere che dobbiamo ridurre il rapporto dal 20:1 al 3:1 e ridurre l’ammontare della proporzione del denaro, che le banche creano, da un quasi monopolio a due terzi, in modo che i governi detengano la licenza in nome del popolo e possa- no stampare un terzo del denaro (34% è la quantità che ho riportato nel libro) e usarla per equilibrare i loro bilanci, pagare per l’assistenza qualcosa che salverebbe il mondo dal riscaldamento globale e fare altre cose essenziali, come fornire il cibo e rifugio a chi ne ha bisogno, dando ai poveri una possibilità. Questo deve essere fatto, perché se così non sarà andremo avanti per altri cinque, dieci, quindici anni e poi subiremo un altro crack. Altri milioni di persone perderanno il - mo davvero qualcosa per cambiare. Ci vuole molto coraggio per op- porsi all’“impero bancario”. Non hanno certo intenzione di mollare e spenderebbero milioni per impedire che questo accada. Ma allo stesso tempo sarebbe il più grande servizio all’umanità che qualsiasi leader o gruppo possa fare. Io spero e prego che cercheranno di capire come funziona il sistema – cosa che in pochi sanno – perché volendo si può mondo una chance.

Nel libro hai espresso in maniera dettagliata tutti i problemi che il pianeta sta vivendo; hai parlato del cover-up sul fenomeno ufo e hai spiegato come il senso In poche -

Il mio consiglio è quello di partire dagli individui. Per descrivere questo genere di cose di solito utilizzo la metafora della spiaggia. Se la maggior parte dei granelli di sabbia sono puliti, la spiaggia risul- terà bella e ospitale. Se invece la maggior parte dei granelli di sabbia è macchiata di petrolio, allora la spiaggia risulterà brutta e sporca. È quello che sta accadendo oggi alla Terra. Abbiamo una bassissima integrità personale. Sul giornale ogni giorno c’è scritto che qualcuno rapina qualcun altro. Chi governa rapina la gente, la gente cerca di rubare allo Sta- to, non pagando le tasse, per esempio, o fa qualcosa per dimostrare che sta andando controcorrente. Una buona leadership è importan- tissima e le cariche importanti, se fossero rivestite da persone con alti standard morali ed etici, sarebbero un buon esempio per i gio- vani. Tutto deve partire dagli individui, e deve partire dal basso; alla lunga sono i giovani che devono cambiare il mondo, in maniera in- dividuale, e devono tentare di lasciarlo in una situazione migliore di come l’hanno trovato. Se ognuno piantasse un albero, raccogliesse le cartacce, donasse un dollaro a chi vive in una situazione peggiore e così via – s – eserciterebbe una pressione politica sui leader tale da fare avviare i macro-cambiamenti che sono essenziali per cambiare il sistema monetario, fermare il riscaldamento globale e fare tutto il necessa- rio per salvare il pianeta. ii Volando in cieli “amici” Sono particolarmente legata a questo capitolo perché racchiude le testimonianze di coloro che io chiamo “i coraggiosi”. I piloti sanno distinguere un aereo da un pallone meteorologico o da fenomeni “inspiegabili”. Volano nei nostri cieli e, in un certo senso, sono più vicini ai nostri visitatori. Eppure, non vengono informati di nulla. Al contrario, sono presi completamente alla sprovvista e, in più, devo- no vivere con il segreto della loro esperienza per tutta la vita. Già nel 1957, quando fu posta la domanda: «Ma siamo in guerra mod (Ministero della Dife- raccontare la sua esperienza dopo che aveva mantenuto il segreto per moltissimi anni.

63 La testimonianza del pilota dell’Air Force Milton Torres

che il mio aereo e che nessun altro velivolo avrebbe mai potuto fare. Milton Torres

Dottor Milton Torres Pilota di caccia, maggiore della Air Force USA - in pensione X-Conference, aprile 2009, Miami (Florida) paola harris: ti fu ordinato di abbattere un ufo milton torres: - mente reso pubblica la storia che ho tenuto segreta dal 1957. Che sollievo, ora posso parlarne.

Sono entrato nell’Air Force nel periodo della guerra di Corea. Non volevo entrare nell’esercito, al contrario avrei desiderato essere un pilota di caccia, anche se- cuna istruzione in merito. Comunque, entrai nell’Air Force e poco dopo annunciarono che avrebbero dato la possibilità al personale Non c’era niente di meglio che esse- re un pilota di caccia. Così, dopo la formazione, visto che ero uno dei più bravi, decisi che volevo volare su un F-86, andare in Corea e abbattere tutti quei dannati mig che tutti gli altri mancavano. Per farla breve, mi offrirono un lavoro su un caccia F-86. Non in Corea, ma in un 86-D per abbattere bombardieri che stavano arri- vando. Inoltre, dopo alcune discussioni tenutesi ai vertici della Air Force, decisero di mandare l’F-86-D in Inghilterra. Bisognava ampliare le capacità di difesa per ogni evenienza. Così presero un’intera ala, che constava di tre squadriglie, settantacinque caccia, e ci mandarono in Inghilterra. Io fui assegnato alla stazione di raf Manston.

Avevo paura di andare in Inghilterra e incontrare alcune di quelle mi dissi che sarebbe stato meglio se mi fossi sposato. Sposai la mia anno. Una delle cose che posso dire è che, quando raggiunsi l’Inghil- terra, la trovai esattamente come Arthur J. Wright la descriveva. Mi fu emessa la valuta in sterline: alcune venivano segnate su un lato, ogni volta che andavo a incassare il denaro segnavano sul retro delle cinque sterline una nota; non ho mai capito di cosa si trattasse. Ma Fummo assegnati alla 514° squadriglia intercettori. Due dei nostri tre gruppi erano di stanza alla stazione raf Manston, tranne uno che era a Bentwaters. Avevamo sparato razzi alla base di Wheelus in Libia. - tenuti pronti per il combattimento. Poi tornammo in Inghilterra e condividemmo le segnalazioni con il personale militare britannico. Manston è su un estuario del Tamigi, a nord di Dover. Da lì, nelle giornate senza foschia, si vedeva la Francia, che era a circa diciotto miglia di distanza. ufo

Ero luogotenente. Ero da un anno o due nella Air Force. I mis- sili erano posizionati e noi eravamo pronti al combattimento. Ci preparammo per il decollo e nel giro di cinque minuti eravamo in volo. Siamo partiti come una formazione di due. La nostra tattica era quella di volare uno dietro l’altro, in linea. Una volta raggiunto avere la possibilità di sparare sulla stessa cosa. Ricordo che mi dis- sero: «Abbiamo delle informazioni per te. Ti ordiniamo di sparare su questo oggetto, quest’ ufo, che è in orbita intorno a Ipswich e Norwich. A volte staziona, non capiamo bene». Non stavano mentendo. Non credo di aver mai visto una luce così. Ci dirigemmo verso di essa. Eravamo, probabilmente, sulla Francia, ma continuando a salire di quota il carburante si sarebbe consumato più velocemente. Mi dissero: «Ti darò il segnale per an- dare verso l’obiettivo. Sul lato sinistro, a trenta gradi, da qualche parte, a una quindicina di miglia di distanza, lo vedrai». E così fu. Come mi girai, vidi un puntino che era grande quanto quelli per le portaerei nel Mare del Nord. Non riuscivo a vedere nulla, ma era sul radar. Il radar era sensi- bile e, come mi avvicinavo, il puntino (che in realtà risultava essere come una massa di luce) veniva agganciato. Chiamai e segnalai che non avevo più bisogno di direzione: il mio radar lo aveva sotto tiro. Il mio carburante scendeva velocemente, così volevo rallentare, ma mi dissero di no e di continuare a utilizzare il postbruciatori. Ero davvero preoccupato per il mio carburante, ma loro volevano che io riuscissi a prendere questa “cosa”.

Il mio radar mi dava tutte le informazioni, così iniziai a puntare sulla “cosa”. Mentre mi stavo avvicinando, notai che il mio radar era così forte che potei vedere tutte le luci. Andava a una velocità supersoni- ca, non avevo mai visto prima qualcosa che andasse a quella velocità, non è paragonabile a nient’altro. Così, nel giro di uno o due secondi, l’oggetto mi scomparve davanti agli occhi. Alla mia velocità non c’era niente che potessi fare, quindi chiamai e chiesi cosa diavolo stesse succedendo. Mi risposero: «Ci dispiace, signore, ma è fuori dal nostro schermo». A quel punto dissi: «Non c’è niente che io possa fare, i razzi atterreranno su Ipswich e io non voglio farlo». Così mi comunicarono che potevo ritornare alla base.

Mentre stavo rientrando fui chiamato e mi fu detto: «Quando atterri Devo parlarti». Dissi: «Roger, mi piacereb- be tanto sapere che cosa » Così, quando atterrai, chiamai. Fu il Ministero della Difesa a dettare ordini. Roger mi disse: «Questa missione è stata dichiarata top secret. Non devi parlarne con nessuno: né con il tuo comandante, né con tua moglie, né con nessuno. Non hai mai volato in questa missione. Hai capito?» Dissi di sì, poi, lui aggiunse che avrebbe inviato qualcuno dall’ambasciata per interrogarmi. Questo mi stavano inviando un que- ste persone che ti interrogavano e che poi ti dicevano di essere in pericolo qualora avessi avuto intenzione di dire o fare qualcosa. Così il mattino seguente il “fantasma” si presentò e di lì a poco sareb- be calato il silenzio sulla mia missione. Nessuno ne sapeva niente l 21 ottobre 2008, non rilasciò la registrazione. Da quel giorno ho cominciato a togliermi questo ma- posso parlare con qualcuno. Parlai con Ron, mi disse: «Ti ho portato questa persona». Dis- si che nessuno l’aveva vista. Allora Ron mi rispose: «Io l’ho vista, posso dirti tutto di lui». Allora gli chiesi da dove venisse, ma Ron non lo sapeva. [Ride.] Poi, però, aggiunse che aveva un documento con su l’aquila americana e sottolineò che quella era una missione top secret. Mi disse che se avessi aperto la bocca qualsiasi coman- dante non mi avrebbe più fatto volare, anzi mi avrebbe stroncato la carriera. Così serrai le labbra e non ho mai detto una parola. Ho il rimpianto di non averlo detto ai miei compagni della base di raf Manston, a cui, sono certo, avrebbe fatto molto piacere conoscere la storia, ma non ho potuto.

Non ho mai detto una parola 2009. Adesso posso parlare. È Sono convinto che si trattasse di un’astronave aliena, perché ha fatto cose che il mio aereo e che nessun altro velivolo avrebbe mai potuto fare. Aveva una velocità avesse un siste- ma di propulsione antigravità, o qualcosa del genere; c’erano g-forze lì che non potevo nemmeno immaginare. Così, da allora, mi sono convinto che si trattasse di un alieno, anche se nessuno mi ha mai detto niente a tal proposito.

[Molto emozionato. Risponde singhiozzando.] Mio padre è morto qualche anno fa e non ho potuto dirglielo.

Intervista al pilota francese Jean-Charles Duboc

Nell’agosto 2009 ho partecipato alla conferenza più spettacolare a cui abbia mai assistito nella mia vita. È stata organizzata da un uomo molto giovane, affascinato dall’Esopolitica, Pepon Jover, che l’anno prima avevo invitato al meeting internazionale di Esopolitica tenu- tosi a Roma. Credo che ancora oggi Pepon Jover non sia consape- vole di ciò che è stato capace di organizzare all’hotel Meliá di Sitges, vicino a Barcellona. Grazie alla sua energia pura e con il prezioso supporto della sua compagna Go Go Flint è riuscito a riunire circa millequattrocento persone provenienti da tutto il mondo. È stato lì che ho intervistato Jean-Charles Duboc e che ho co- nosciuto la cantautrice danese Pia Larsen, il cui testo della canzone è inserito in questo libro. Penso che proprio i piloti contri- buiranno, così come stanno già facendo, a dare a questo argomento la legittimità che si merita.

Jean-Charles Duboc Pilota francese di linea commerciale Avvistamento discusso nel rapporto “Cometa” Intervista alla conferenza Time for Truth di Barcellona, 2009. paola harris: A quando risale il tuo avvistamento ufo

Jean-charles duboc: Era il 28 gennaio del 1994. Ero capitano sul volo della Air France decollato da Nizza e diretto a Londra. Erano le 13:00.

No, era pieno giorno. Era l’una del pomeriggio e di solito in quelle ore la visibilità è molto buona. Era un oggetto di forma lenticolare marrone scuro.

Sì, come una lente, un disco. Un enorme disco di circa trecento metri.

Era sulla sinistra. L’abbiamo avvistato per due minuti a venticinque miglia nautiche, quarantacinque chilometri.

No, l’ha visto anche il co-pilota che era con me in cabina. E anche il radar lo ha visto.

visto sul Lo segnalasti

Certamente.

Ovni, ufo.

Che non vedevano nulla. Non avevano informazioni. Tre anni dopo abbiamo scoperto che c’era un eco radar.

E tu hai avuto solo questa spiegazione dopo tre anni vogliono veri- quello che hai visto

Io non so perché. È un genere di radar completamente diverso. È stato visto da altri, a sud di Parigi, quindi non lo so.

Sì, esattamente.

Io posso solo dirti che non abbiamo nessuna registrazione al mo- mento, però lo abbiamo visto per venticinque miglia, quindi posso garantire che per me è stato reale.

Perché non avevo nessuna informazione.

ufo

No, anche il mio co-pilota lo vide e mi è stato detto che anche un altro aereo in volo vide l’oggetto in questione.

Divenne trasparente, poi scomparve.

Sì, proprio così.

No, scomparve in poco più di un minuto.

No, eravamo molto distanti, a quarantacinque chilometri dall’oggetto.

ufo

No, nel mio caso no. Non eravamo abbastanza vicini. Semplicemen- te, scomparve.

- tare la mia storia.

Gepan e Cometa.

Ho sentito che avrei potuto scrivere e parlarne.

-

Sì, c’ è stato un generale della Air Force nel 2011.

-

Sì, ma sai: la cosa più importante è informare il pubblico.

Sono molto restii a parlarne.

Forse credono che le persone non capirebbero.

No. Sono un cacciatore di taglia.

Nel 1991, dopo la guerra del Golfo, i Paesi arabi pagarono 3,5 mi- liardi dollari alla Francia. Questo denaro è stato rubato da François Mitterrand. Ero capitano di un 747. Io i soldi li consegnai. Comun- que, di questo parlo a lungo sul mio blog.

Sì. Come vedi sono qui. [Ride.]

Certo, perché mi sono reso conto che gli alieni sono qui, che le astronavi aliene volano su di noi e che ci sono un sacco di contatti e avvistamenti.

Sì.

Sì, perché sono anche coinvolto in un progetto chiamato Euroclip- pers, che è contro la corruzione e a favore del disclosure.

Abbiamo assolutamente l’esigenza di stabilire una connessione in- ternazionale. E abbiamo bisogno dell’energia libera

Quando hai avvistato l’ufo-

No, era avvolta in una sorta di foschia o nebbia.

Non lo so.

di un tentativo della Francia di attuare il disclosure

Guy Kirkwood è un pilota commerciale, ex pilota della Air Force, con più di ventitremila ore su 169 aerei militari e privati dal 1952. Nell’autunno del 1954 pilotò uno dei quattro f-86 Jet Saber che catturarono numerosi ufo attraverso le loro gun camera6. Ha avuto numerosi avvistamenti nella sua lunga carriera, sia come pilota mi- litare che commerciale. Guy cominciò a frequentare le convention di Giant Rock nei primi anni Sessanta e lì parlò delle sue esperienze, del cover-up governativo e della segretezza per quanto riguarda gli avvistamenti ufo. L’ho intervistato nel febbraio 2010. paola harris: guy kirkwood: un’assistente di volo.

Puoi essere una guida per chi vuole fare questo.

1961.

Non sono andato in pensione: sono stato licenziato nel 1974 per problemi economici.

Cosa sai di Gordon Cooper

Quando lo incontrai, era vice presidente di Research & Development.

6 La gun camera- cacia delle misure tattiche. Si attivano con un colpo d’arma, da cui il nome. 7 Noto astronauta statunitense, volò nello spazio con le missioni Mercury-Atlas 9 e Gemini 5 [NdT].

Sì. Grande azienda. Quando Disney lo assunse era un eroe nazio- Così poterono inserirlo come vice presidente della R&D (Research & Development), senza dover fare niente. Lo incontrai alle otto e cinque del pomeriggio. Dopo questo lungo incontro iniziammo a collaborare su un progetto per realizzare un aereo.

Per metterlo sul mercato.

Sì, Galaxy Corporation.

- gettato e realizzato dalla Ryan Aeronautical. Allora, il signor Ryan era stato esplicitamente critico nei confronti dell’amministrazione politica e, diciamo, non è proprio un comportamento diplomatico da mantenere quando si è in competizione per ottenere un contratto governativo. E infatti, anche se il suo aereo aveva tutti i parametri a norma, il Governo decise di non comprarlo. Passarono degli anni. - mo ad acquistare i diritti dell’aereo. Ora l’aereo originale di Ryan è stato co-ventured dalla General Electric. Abbiamo fatto un e abbiamo speso più di tre milioni di dollari.

Ora andiamo dritti al tema ufo Entrambi li abbiamo avuti. Ha avuto avvistamenti quando era di stanza in Europa. Racconta che vide oggetti viaggiare a un’altez- za molto elevata, oltre i centomila piedi. Così prese il binocolo per guardare meglio e si rese conto che erano centinaia.

Di metallo, a forma di disco.

Sì, sulla Germania.

Ok. Edwards è sempre stata utilizzata per i test sulle alte prestazioni dei velivoli. Avevano programmato un test per documentare le onde d’urto di un aereo supersonico facendo un effetto suolo su tutta la questo esercizio. La troupe era pronta e a un certo punto alcuni ope- - reo, era un disco. Mentre le riprese continuavano, l’oggetto iniziò ad atterrare lentamente sulla pista, a grande distanza dalla troupe. Cer- carono di avvicinarsi, dicendo: «Perché atterra laggiù?» Ma all’im- provviso schizzò via. Poi gli operatori raccolsero tutto il materiale lì dissero che la dimostrazione era stata fantastica, pensando che si trattasse del prototipo. Gordon, a quel punto, disse loro che il test non era ancora iniziato e che l’aereo era ancora nell’hangar.

- base della Air Force di Wright Patterson per segnalare l’ufo. In un primo momento non fu mostrato molto interesse per l’accaduto, troupe di civili il loro atteggiamento cambiò. Lo collegarono con il Pentagono e, mentre stava parlando con un colonnello, sentì la voce di un generale che gli disse: «Capitano Cooper, lei è responsabile di dovrà rimanere nelle sue mani e sarà stesso lei a consegnarlo per- Ha capito?»

Un generale al Pentagono disse che «non era mai successo». Mai successo.

Sì, esattamente. Lo hanno criticato molto, credendo che avesse fatto

Era il 1954, ero di stanza in Utah. C’erano tre di noi in una squadri- glia. Facemmo un volo di ricognizione su un aereo che aveva grosse nelle cose, per intenderci, non le riprendevamo.

Non avevi le gun camera

No.

Era il giugno del 1954.

A Lowry eravamo sotto il comando di un colonnello che era sta- to inviato dal Pentagono. Il suo nome era Peterson. L’odiavamo a morte. Veramente. Non piaceva a nessuno, sarà che non l’abbiamo mai sentito parlare di baseball, di donne, di sesso o altro, ma solo di assegnazione e di missione. Ci mostrarono circa seicento foto di ufogun camera, ma pensavamo che, se queste cose fossero state reali, le avremmo già viste. Era questo il nostro atteggiamento.

Abbastanza chiare. Svolgemmo ventidue ore di lavoro in aria e poi tornammo indietro perché l’esercizio era previsto per novanta giorni.

Circa un’ora, due, tra lì e Salt Lake. Questi non sono aerei a lungo raggio. Quindi bisogna atterrare e fare rifornimento, ed è così che facemmo. Il Governo ci pagava solo venticinque dollari al mese, che era la nostra paga standard.

L’esercitazione era questa: avremmo volato in formazione. Le regole erano che se e quando qualcuno avvistava qualcosa e tutti e quattro confermavano, Peterson ci chiamava il diamante e noi cambiavamo la nostra formazione. Stavo volando come ala destra e sono dovuto scendere e risalire sotto un ufo. Non sarei voluto andare così vicino perché mi sarei potuto bruciare. Berlindy fu il primo a vederlo e, quando lo chiamò, la sua voce era come spezzata. Ce n’era più di uno. Noi demmo la conferma, «lo vedo a sinistra, vedo qualcosa là fuori», e lui chiamò il . Iniziammo le manovre, è tutto scritto su in certe situazioni. È come se qualcuno che non ha mai pescato di- cesse a qualcun altro come pescare.

No, era solo un’esercitazione che facevamo nella Seconda guerra

Solo quello di usare le telecamere. Avevamo sei telecamere, in bianco e nero, infrarossi e ultravioletti. La pellicola era di 3 mm. In quindici secondi eravamo tutti sul bersaglio, ma proprio in quel momento perdemmo tutti i motori primari.

[Ride.] Sì. Tutto a un tratto, avemmo tutti lo stesso problema. Non c’era nessuno che potesse chiamare. Fu il panico. Dovemmo atter- rare. Poi venimmo interrogati.

ufo

L’incidente durò pochi minuti.

Circa una settimana e mezza. Eravamo d’accordo che ce n’erano come quella.

Oh no, non abbiamo visto assolutamente niente.

No. Non facevamo domande.

Be’, vedi, se sei sotto giuramento non puoi parlarne con nessuno, neppure con te stesso. Né con tua moglie, né con nessuno. In quei giorni ci fu una festa, un barbecue. La moglie di un pilota, che noi affettuosamente chiamavamo “Airhead”, disse: «So che non dovrei dire nulla, ma so dove si trova». Il marito si voltò verso di lei e disse: «Davvero?» e lei rispose: «Sì». Suo marito gelò. Si alzò e andò a siste- mare i carboni. Egli giurò di non aver detto nulla.

Supponemmo che evidentemente aveva parlato nel sonno. Egli giu- rò di non aver detto una parola.

Allora, ero un pilota commerciale, ho sempre avuto delle idee ben radicate per quanto riguarda la sicurezza. Ero a una cena a Los An- geles e c’era un avvocato seduto accanto a me, disse che aveva stu- diato diritto militare nella Air Force. Pensai che fosse interessante e che mi sarebbe piaciuto imparare il diritto militare per applicarlo al nostro mestiere. Egli entrò nell’argomento ufo. Gli chiesi un bigliet- tino da visita e lui mi disse che qualche volta gli sarebbe piaciuto tra- scorrere del tempo con me. Successivamente lo incontrai e gli dissi: «Mi piacerebbe che ci vedessimo in qualità di legale-cliente, in modo che andava bene. Così, gli raccontai la mia esperienza. Anche ora, forse, dico il 10% di ciò che è realmente accaduto.

Ricordo che mi disse: «Credo che vi siano delle risposte là fuori. Ecco cosa mi piacerebbe fare, mi piacerebbe trovarle». Avevamo un amico che conduceva un talk show radiofonico a San Diego, così mi chiese se mi avrebbe fatto piacere partecipare alla sua trasmissione. Io risposi che poteva essere un problema, perché avevo lavorato con la compagnia aerea per un breve periodo e non avrei voluto creare dei fastidi. Così, mi consigliò di cambiare nome. - nuava a chiamare da ogni parte. Ci fu una telefonata che attirò la mia attenzione in modo particolare. Fu quella di un collega che chiamava da San Diego, un pilota della Air Force. Raccontò che durante un volo per rientrare ebbe un avvistamento ufo e “perse” due ore e mezza di tempo. Era la prima volta che sentivo parlare di missing time.

Se si fanno delle supposizioni, è quasi certo che ci si troverà dalla -

Era come se non avessi mai fatto quell’esperienza. Nessuno ne do- veva parlare. Comunque, dopo l’esperienza alla trasmissione radio- fonica, andai a trovare a San Diego il collega della Air Force che ave- va telefonato in radio. Ero perplesso, perché non avevo mai sentito parlare prima di allora di Questo pilota era in un aereo con una quantità di carburante per quattro ore, mentre rimase in volo per sei ore.

Quando atterrò vollero sapere dov’era stato: cercò di spiegare cosa era accaduto, ma non gli credettero.

Non era sul radar. Nessuno vedeva la sua traiettoria.

Sì. Gli chiesi se ci fosse qualcos’altro di insolito che aveva notato e Così gli dissi: «Certo, in alcuni giorni ci sentiamo meglio che in altri», ma lui mi rispose: «No. Non hai capito». Andò verso l’armadio della biancheria, prese una tovaglia dallo scaffale e mi disse di seguirlo. Scendemmo nel parcheggio, mise l’asciugamano sotto il paraurti po- steriore di una Buick e l’alzò con estrema facilità. Stavo lì fermo e non sapevo cosa avrebbe fatto dopo. Mi sembrava tutto così strano.

ufo

Sì. Nell’estate del 1966, durante un volo di linea con 178 passeggeri, ero seduto in cabina con il comandante e il co-pilota, quando notai che il comandante stava curiosando fuori dal lato sinistro della cabi- na. Non disse nulla, ma si sporse e diede un colpo sulla spalla del co- pilota. Il co-pilota non reagì. Passarono una ventina di secondi e di nuovo il comandante gli diede un colpetto sulla spalla. Questa volta, il co-pilota allentò la sua cintura, si spinse verso l’alto, e guardò. I suoi occhi si trasformarono in palline da ping pong. La sua bocca restò aperta. L’unica cosa che riuscì a dire fu: «Non posso crederci». Allo stesso tempo, l’assistente capo cabina, l’unica a cui era consen- tito entrare nella cabina di pilotaggio, entrando disse: «Comandante, i passeggeri vogliono sapere cos’è che stanno vedendo là fuori». La risposta fu: «Dì loro che stanno guardando la stessa cosa stiamo guardando noi». Non le piacque molto questa risposta e, mentre si voltò per andarsene, il comandante chiese se qualcuno avesse una fotocamera da 35 mm. L’assistente rispose che ne aveva una. Le Poi si rivolse a me e mi chiese di dare un’occhiata. Non vidi nulla in un primo momento, attesi un po’ e, quando lo vidi apparire, mi resi conto che era enorme, circa una ventina di piedi di larghezza e forse duecento piedi di lunghezza.

o sentito dire

Certo che sì. Quella era la mia preoccupazione principale, la sicu- rezza del volo.

Dissero che avrei perso il lavoro, se ne avessi parlato. Le compagnie aeree hanno delle proprie regole. Si dice che se si nota qualcosa at- cabine di pilotaggio, “siamo noi a decidere cos’è che si è visto”. Spendiamo milioni di dollari ogni anno in pubblicità per convin- cere le persone ad acquistare i nostri biglietti aerei. Noi non consi- deriamo gli ufo parte dei nostri “cieli amici”.

Non abbiamo mai parlato con loro. Una volta atterrati, tutti i pas- seggeri sbarcarono. Arrivati sulla rampa, il gestore dell’aeroporto ci comunicò di restare sul ponte di volo faa (Fe- deral Aviation Administration). Tre di noi erano seduti e il coman- dante, in un certo senso, ci suggerì come dovevamo fare rapporto.

- nali. Comunque l’interrogatorio venne fatto per primo al comandante.

Tutti i tipi di forma.

ufo

sono qui e che erano già qui prima di noi.

Sì, ma questo non lo si può fermare.

L’ho incontrato anni fa.

Sì. Devo dargli credito per questo. Siamo in tanti. Ti immagini, inve- ce, se si fosse fatta avanti una sola persona?

La narcap (National Aviation Reporting Center on Anomalous Phe- nomena) è una ricerca che presenta i risultati di un sondaggio sottopo- sto a 298 piloti commerciali impiegati in una compagnia aerea statuni- tense. Dei settanta questionari compilati, il 23% dei piloti ha detto di iii “Lacrime nella pioggia” Il colonnello Corso si racconta a un medico del Colorado

Roy Batty ()

All’inizio del libro ho parlato di come il peso della segretezza incida sulle vite dei testimoni e dei loro cari. Abbiamo visto l’effetto che ha avuto su Milton Torres, su Guy Kirkwood e su tanti altri che, per di più, sono stati diffamati, derisi ed emarginati. Il colonnello Philip Corso esprime la sua delusione in questa conversazione telefonica L’esperienza extraterrestre porta con sé meraviglia e orrore, ma- gica consapevolezza, alienazione e solitudine. È dono e una maledi- zione. È un paradosso. dottore: philip corso: Ciò che so del corpo dell’extraterrestre, della compo- sizione della pelle e di tutto il resto. In questo momento sto lavoran- do per capire chi furono i clonatori che lo crearono.

Sono stato negligente a riguardo. Sa, pensavo che fossero importanti gli artefatti, invece il dono più importante che ci avevano fatto era quel corpo, il corpo extraterrestre. Io sono l’unico possibile respon- sabile ma non ho fatto abbastanza. Iniziai un progetto al riguardo.

È stato davvero il più grande dono che potessero farci. Un meravi- - to per i viaggi nello spazio. Era una meraviglia e io non feci niente. Ero totalmente orientato sull’hardware, sugli armamenti e cose di questo genere. Ora mi rendo conto che sono stato negligente e mi biasimo per questo. Avevo il talento, l’organizzazione e il denaro. Ma non feci nulla.

No. Ciò che ho fatto dopo è stato ricordare. Mi ritengo fortunato, ritrovo.

Ho trascritto tutto ciò che so sul corpo, sul referto dell’autopsia e altro ancora. Ho scritto come sono stati costruiti e perché. Credo che il mio lavoro sia utile per alcuni miei amici scienziati che po- trebbero capirci qualcosa. Ho provato a fare il percorso al contrario, e mi sono chiesto: «Qual era l’aspetto dei creatori?» Ho mostrato l’immagine dell’extraterrestre al mio dottore – mi ha operato allo stomaco e ritengo che sia il migliore – e ciò che avevano fatto per il il problema». Aveva ragione. -

Sì, avevo due apparecchi. Di uno ne ho parlato, dell’altro no, l’ho solo menzionato. Comunque, l’ho descritto nella lettera che le invierò.

Poteva dividere le cellule umane. Anche questo è spiegato nella let- tera. Ma, forse, sto rubando del tempo ai suoi pazienti.

-

Le ho scritto nella lettera cosa ho fatto di questi due oggetti a forma di biro. Come uno stupido, pensai che le batterie fossero scariche. Li portai in un laboratorio radiologico a Fort Belvoir, inviammo delle radiazioni a onde lunghe e basse e si misero in funzione. Si rivelarono strumenti meravigliosi. Il generale mi chiese di passarli al laboratorio di Walter Reed e da lì vennero inviati a Fort Monmouth. Secondo il mio modo di operare, scrissi le proposte e le demmo a persone che la- voravano a questo genere di cose. È questo il modo in cui portammo avanti l’intera operazione. Ha letto il libro e quindi sa come abbiamo agito e come abbiamo coperto le nostre tracce perché l’opposizione ci stava alle calcagna. Penso che facemmo un buon lavoro in questo senso. Lo strumento si trovava al sicuro al Bell Laboratory.

Diedi loro il transistor e il circuito integrato. Questa è la verità. Noi non facevamo domande, eravamo militari. Non potevamo introdur- lo sul mercato e guadagnarci. Lo consegnammo a persone con l’accordo che ce lo avrebbero ridato con un margine di vantaggio per l’esercito e poi lo avremmo dato alla gente. Questo fu l’unico accordo che facemmo e poi li

Non ci interessava che potessero guadagnarci. Così lo misero sul mercato. Questo era il modo in cui operavamo in quel periodo e credo che fossero abbastanza intelligenti da saperlo. Lo usarono e noi volevamo proprio questo.

Non ne sono sicuro. Il dottor L. mi raccontò una storia che for- se già conosce. Negli anni Sessanta un gruppo di americani stava osservando dei medici russi ed entrò in sala operatoria mentre si stava svolgendo un’operazione. I medici americani indietreggiarono per paura che il sangue schizzasse dappertutto, invece fu usato uno strumento che tagliò e cicatrizzò senza che fuoriuscisse sangue. Così andarono in città, dove ne videro uno in un magazzino di riserve medicinali e lo comprarono. Lo portarono qui, ma i russi gli fecero causa. La Corte americana, però, decise a favore dei medici america- ni. Poi il mio dottore, guardandomi, disse: «Phil, non so se lo sai, ma ho usato quello strumento su di te». Praticamente il mio stomaco era stato tagliato e cicatrizzato contemporaneamente.

Sì, lo incontrerò qui tra un giorno o due e glielo dirò. Vedrà questo dottore. È un buon amico oltre a essere il mio medico. Mi ha vera- mente salvato la vita. È un chirurgo vascolare. Abbiamo discusso del sistema linfatico dell’ebe [Entità biologiche et, NdT].

Che è diverso da quello umano.

Non sono come gli umani. Ne ho discusso con lui perché è un dot- tore e quindi è un esperto. Ne parliamo spesso.

V

Credo di aver menzionato il dottor Castellani nel libro. Quando ero a Roma a capo della Security e Intelligence diventammo molto amici, lui era sulla sessantina mentre io avevo una ventina d’anni. Era famo- so a livello mondiale per i suoi unguenti e mi raccontò che i pazienti con problemi di pelle peggioravano se curati con la penicillina. Andai a trovare uno dei miei uomini e mi disse che stava peggiorando. Così dissi al mio autista di andare a prendere il professor Castellani e di ac- compagnarlo all’ospedale americano. Circa una mezzora dopo, mentre avesse fatto e mi rispose che aveva semplicemente messo un unguento sui suoi capelli. Era allergico al suo shampoo. Il ragazzo guarì in un giorno. Era un tipo così. Dirigeva una piccola clinica a Roma per i po- veri. Probabilmente avrebbe potuto lavorare in qualsiasi ospedale, ma non lo fece. Gli mandavo molti rifornimenti di medicinali dall’ospe- dale e ne era molto grato. Durante le incursioni aveva perso della pe- nicillina, che a quel tempo valeva più dell’oro, così gliela inviavo dagli usa. Potevo fare questo genere di cose perché ero a capo della Security e dell’Intelligence. Lui lo sapeva e ogni volta che accadeva qualcosa a uno dei miei ragazzi era sempre pronto. Mi ricambiava il favore.

arnesi

Non saprei, sono andato in pensione nel 1963. Gli strumenti non erano miei, quindi non avevo diritto di prenderli, né potevo rubarli. Ero nell’Intelligence, ero io che dovevo impedire a chiunque di ru- bare all’esercito.

A quel tempo c’erano ancora molta onestà e integrità, quindi li dem- mo a chi sapevamo potesse usarli. Nell’esercito abbiamo creato la prima pompa cardiaca e il primo respiratore.

Ho degli articoli che ne parlano. Abbiamo costruito la prima pompa cardiaca e il primo respiratore, ma la maggior parte delle persone non lo sa. Ne parlo anche nel mio libro.

Glielo spedirò oggi stesso.

Di - pre loro: «Non voglio che mi trasferiate la vostra stupidità. Non vi rispondo neppure».

Dopo che avrai ricevuto e analizzato la mia lettera, sentiamoci, po- tremmo confrontarci partendo da lì.

suo

Sì, sulla lettera. Bene, grazie per il suo supporto.

Il piacere è stato il mio. Grazie tante. A presto. È importante capire che era quasi impossibile che il medico del Co- lorado potesse facilmente rintracciare il colonnello Corso. In ogni modo, anche senza riuscirci, ci ha provato. Però, a suo favore, pos- siamo dire che si rese conto che i contenuti di questa telefonata sarebbero diventati storici. Mi diede il nastro e ho trascritto l’audio perché sono convinta che questi sono dei pezzi del puzzle della retroingegneria. Da come il colonnello Corso ne parla, è facile comprendere che aveva ancora molto da dire, e ogni parola sarebbe stato utile per capirci di più. Ancora, mi viene da chiedere: «Dal momento che sappiamo che ci sono stati diversi crash in New Mexico, dove sono ora i materiali ritrovati?»

Frank Ferguson mi ha scritto per qualche tempo. L’ho incontrato in diverse conferenze, ma nell’aprile 2009, all’X-Conference or- ganizzata da Steven Bassett, mi ha avvicinato dicendomi: «Vorrei dire tutto quello che so tramite mio padre. I segreti di Paul Lavio- lette mi hanno aiutato a ricordare le persone e gli eventi dal 1952 sarebbe la persona più importante insieme a Michael Wolf per la retroingegneria e la piattaforma nello spazio profondo. Mio padre conosceva o sapeva di Corso e credeva che la sua comprensione rispetto alla tecnologia eti (Environmental Technology Initiative) e quella et fosse primitiva. Negli anni Cinquanta, «la Marina ne sapeva più dell’Esercito». paola harris: frank ferguson: Ho avuto strane esperienze quando lui stava per morire.

Non l’ho mai raccontato a nessuno, nemmeno a mia moglie. È così incredibile…

So di cose che sono successe alla sua morte, penso che sia impor- tante, Paola. È ciò che è scritto nel libro I segreti della propulsione È un libro storico. Si concentra su T. Townsend Brown. So che mio padre era anche un esperto di radar durante la guerra. Sono nato proprio in quel periodo, quindi non posso sapere davvero se si tratti di radar, dell’esperimento di Philadelphia o cosa, ma so che T. Townsend Brown era un esperto di radar e fu quasi certamente coinvolto nell’esperimento di Philadelphia. So che mio padre ha lavorato presso il laboratorio di ricerca navale dove Townsend Brown lavorava e so di cose che sono successe da quando ero piccolo. So per esempio che era interessato all’antigra- vità. Boyd Bushman racconta di aver unito due magneti contrap- una pietra normale delle stesse dimensioni. In una seconda fase li lasciò cadere da un palazzo di cinque o sei piani. Ha dimostra- to che la pietra con i magneti all’interno arrivava a terra sempre più tardi di un’altra pietra senza magneti. Ricordo che un giorno mio padre tornò a casa con questi magneti. Erano così grandi che quando venivano colpiti l’uno contro l’altro non si facevano a pez- zi. Di solito mi interrogava, chiedendomi cosa fosse il magnetismo e cose del genere.

Sono così incredibili. Sono stato svegliato nel cuore della notte, lui era in ospedale con una sentinella per ventiquattro ore al suo capez- zale, per sorvegliare la sua valigetta.

Era il 1979. Non so perché la sua valigetta fosse tenuta di guardia. Stava morendo, ma stava scrivendo delle cose e c’era una guardia della Marina lì per assicurarsi che nessuno vedesse quello che aveva scritto. Negli ultimi dieci anni della sua vita si interessò a questa grande teoria che egli chiama “movimento ondulatorio costretto”.

Mi trovavo in albergo, mi pare che fossero le 3:00. Accesi la tv. C’era un programma su mio padre. Mi chiesi se stessi sognando, ma mi resi conto che era realtà. Dissero che era un uomo meraviglioso e raccontarono tutte le cose aveva fatto. Pensai: quante sono le proba- bilità di svegliarmi, accendere la tv e trovare questo programma? Mi alzai e cambiai canale, e c’era sempre lo stesso programma. Provai di nuovo. Era su tutti i canali. Fu emozionante, così mi sedetti al bordo del letto e iniziai a guardare il programma.

Sì, negli anni Cinquanta.

No, morì due giorni dopo.

Avevo due bambini piccoli allora e mi sarebbe piaciuto che cono- scessero il loro nonno, ma mio padre non aveva mai tempo. Ricordo che una volta gli chiesi se poteva venire a trovarci per un paio di giorni, mi disse: «No, per due giorni è impossibile».

Eravamo in acqua a Coco Beach. L’acqua ci arrivava alle ginocchia e ricordo che mi raccontò di una piattaforma nello profondo spazio. Disse: «Questo è quello che faccio».

-

Mi ricordo che, quando ero bambino, mi disse cose del tipo: «Sai, ci sono altre persone oltre a Einstein che sanno veramente come teoria secondo la quale l’antigravità si poteva spiegare con l’elettro- magnetismo.

- stri cattivi.

- et

Nel corso degli ultimi anni in cui stavo con lui, la sua teoria su come l’universo intero funzionava era per lui la cosa più importante.

Un giorno gli chiesi cosa fosse il “movimento ondulatorio costret- to”, lui guardò in alto e disse: «Vedi quell’uccello che vola? Sono le sue ali contro l’aria. Tutto funziona in questo modo». Tutte le onde sono costrette in qualche modo che non capiamo. Poi mi chiedeva le cose. Ricordo una notte in cui stavo facendo il bagno nella piscina di casa su in Georgia, c’era un tubo da cui fuoriusciva l’acqua e mi chiese: «A seconda di dove il tubo va, si potrebbe sviluppare una o dieci minuti?» Risposi di sì, che si sarebbe potuto fare, anche se si sarebbero dovuti considerare un sacco di fattori. La mia risposta gli piacque molto.

Pensi che tuo padre avesse contatti con gli et

Sì, posso dirti che hanno probabilmente lavorato insieme. Non so, sto mettendo insieme ciò che ho visto con quello che penso.

Ma poi c’è la teoria Salla, che dice che forse hanno fatto un patto con le persone sbagliate.

Potremmo avere l’energia libera invece dei “cavalieri in armature scintillanti”.

L’atterraggio all’afb

Anche Bill Kirklin ha rilasciato la sua prima testimonianza all’X- Conference tenutasi a Washington, dc nel 2009. Il suo racconto in merito alla visita di Eisenhower alla base di Holloman si pone come un vero e proprio evento storico. paola harris: - bill kirlin: Sì, fu detto agli astronauti di non nominare la parola ufo

Stavo lavorando sui formatori, insieme ad altre trecento persone.

Del programma Apollo.

Dal 1965 al 1969.

ufo

Agli astronauti fu detto – io non c’ero, ma l’ho sentito dire da qual- cuno che era lì – di utilizzare parole dell’ambito della cucina, ma, comunque, di non nominare oggetti che richiamassero degli oggetti volanti, come frittelle, piatti o coppe, per esempio. Gli astronauti, ovviamente, sapevano di cosa si stesse parlando e quindi non lo fecero. Infatti, Wally Schirra (uno dei sette astronauti della missione Mercury), che girò intorno alla Terra, disse: «Houston, c’è un Babbo Natale»».

Sapevano che non dovevano fare rivelazioni, quindi non dovevano né parlarne tra di loro, né con le famiglie, né dovevano nomina- re oggetti volanti. Ecco perché quando uno degli astronauti disse:

No, solo “secret”.

Ero uno specialista di computer.

Sono stato di stanza alla Georgia afb nel 1954 e alla Holloman afb nel 1955. Il presidente Eisenhower sbarcò alla base di Norton, che era l’Air Material Command (amc) e un mio amico che ha frequen- tato la mia stessa scuola tecnica vi andò in ambulanza per fornire sostegno supplementare a Burton, che era una piccola di base.

A San Bernardino. Chiesi al mio amico cosa fosse successo quando Eisenhower atterrò. Mi disse che aveva incontrato delle persone e che, poi, era salito a bordo di un C-45 diretto alla base di Edwards. Non so il motivo. Era una situazione strana.

Il presidente poteva volare dove voleva. Ma non avrebbe, probabil- mente, mai volato a White Sands. Nessuno lo avrebbe mai fatto, se non avesse dovuto, perché avevano le bombe atomiche, e tutto il personale andava in giro completamente armato. In quanto presidente veniva ricevuto con tutti gli onori militari, inclusa la parata. Non so se la fecero a Norton, ma credo di no. Di certo so che la parata alla base di Holloman fu annullata. Quando andai a lavorare, l’infermiera mi chiese dove fosse Dorsey, le risposi che non lo sapevo, ma poi qualcuno disse: «Io l’ho visto, è andato ad accompagnare su moglie allo spaccio».

Dorsey Moore era uno degli aviatori. Era di mattina, durante la Holloman, le uniche divise blu (classe a) si indossavano in inverno. Quindi doveva essere dicembre, gennaio o febbraio. Questi due uf- di giorno, è arrivato l’Air Force One», l’aereo presidenziale. Era la prima volta che sentivo parlare dell’Air Force One. Chiesi cosa fosse successo, mi risposero che l’aereo presidenziale era atterrato e che avevano ordinato di spegnere il radar.

Mi disse: «Non lo so, li abbiamo spenti e basta». E l’altro disse: «Ho sen- tito dire che quello che fu abbattuto a Roswell cadde a causa del radar».

Sì.

Così continuai ad ascoltarli. Uno dei commenti che fecero fu: «Hai visto l’autopsia aliena?» L’altro rispose di sì. «Credi sia vera?» L’uf- strani velivoli visti a Holloman. Dissero che uno atterrò proprio di fronte all’aereo del presidente, mentre l’altro lo sorvolava come se volesse proteggerlo.

Sì, è distante solo dodici miglia.

Sì. Il presidente uscì dal suo aereo e si avvicinò allo strano velivolo at- terrato. La porta si era aperta, il presidente entrò e vi restò all’interno per quarantacinque minuti. Poi uscì e tornò a piedi verso il suo aereo. sapeva, perché non era riuscito a vederli e che, anche se i ragazzi nella torre di controllo avevano i binocoli, non riuscirono a vedere nulla. Continuando a parlare, uno di loro disse: «Le onde radio possono attraversare la plastica?» L’altro chiese il perché e lui rispose: «Perché credo che quel velivolo abbia un radar».

Non penso niente.

Chiesi loro se fossero dei piloti, ma coprirono i badge per non farmi leggere i loro nomi. Il giorno che l’aereo presidenziale atterrò, uno luogotenente che era lì mi chiese se avevo visto qualcosa sopra la linea di volo. Gli risposi di no, infatti, quando Dorsey rientrò e mi domandò se avessi visto il disco sopra la linea di volo, gli dissi che non avevo vi- sto niente. Gli chiesi come era fatto e lui mi rispose che era un oggetto

No.

No, davvero. Mi disse che ce n’era uno sospeso sulla linea di volo. Mi spiegò che era di metallo lucido e che era di circa venti o trenta piedi. Mi sarebbe piaciuto vederlo ma avrei dovuto chiedere il permesso per lasciare l’ospedale e, con la mia fortuna, quando sarei arrivato già non ci sarebbe stato più. Dorsey mi raccontò che l’oggetto era tornato, quindi, per circa trenta minuti. Nell’esercito bisogna essere disponibili ventiquattro ore al giorno. Non si può lasciare la stazione assegnata, così chiesi all’infermiera se potevo andare, ma lei si girò, guardò il medico e disse: «No, non può andare». Quindi non sono mai uscito e non ho visto nulla. Durante la pau- sa pranzo, mentre stavo uscendo per prendere un caffè, vidi Dorsey rientrare non so da dove. Gli dissi di andare dall’infermiera perché lo stavano cercando. Mi disse che era stato a una riunione. Dopo il lavoro, ero nella mia stanza e fui chiamato perché l’Air Force One se ne stava andando. Saltai in alto per vederlo, perché volava molto basso.

Giusto. Parte del mio lavoro era quello di assicurarmi che durante con un tenente colonnello. Questi stava dicendo che ci furono di- versi incontri all’interno del teatro della base: 225 uomini alla volta si incontrarono con il comandante in capo. Gli chiesi se intendeva dire “presidente”, ma il tenente ripeté: «co- mandante in capo». Continuai a fare domande, volevo sapere di cosa avessero par- lato, ma mi rispose che la conversazione era riservata. Dissi: «Se- greta», ma per ben due volte il tenente mi rispose: «Di più», e che non erano cose che mi riguardavano. In seguito lavorai per la centoventi-centocinquant’anni anni nella tecnologia dei diodi e dei politransistors.

Prima del 1965. Forse nel 1962 o 1963. Gli chiesi dove avessero ricavato quella tecnologia e lui mi rispose: «Retroingegneria da un oggetto straniero». Domandai se fosse russo e lui ammise di non conoscerne la provenienza.

-

disse che stavano facendo qualcosa con la retroingegneria. Usavano un calcolatore che aveva una precisione di trenta cifre e l’unico po-

Pensai semplicemente che non fossero affari miei. Non mi sono Bob Dean raccontare in radio che un membro del personale dell’Air Force One era atterrato a Holloman e che era salito a bordo di un ufo un

Scrissi a Mike Murphy e andai al suo programma radiofonico un paio di volte. Poi partecipai alla Ozark ufo Conference.

Sì.

Sì, ma Linda non era interessata a tutto ciò che avevo da dire.

Quando ero alla Ozark Conference, mi consigliarono di mettermi in contatto con Art Campbell. Lo feci e gli mandai alcune informa- zioni sulle quali Art ha svolto delle ricerche convalidandole. Anche Michael Salla ha fatto delle indagini, ma non mi interessa, non sto scrivendo un libro.

Se avessi rivelato queste informazioni trent’anni fa, probabilmente sarei morto.

Sì, perché Steven Greer sta divulgando diverse testimonianze.

No. Sono in contatto con altre persone che erano a Holloman, ma loro non se la sentono di parlare. Hanno fatto un giuramento e lo hanno preso sul serio.

Il colonnello Corso mi disse che il giuramento non è più valido dopo venticinque

Quello che ha detto non ha importanza. Loro hanno giurato.

Per quanto ne sanno loro, sì. Alcune persone di mia conoscenza erano mormoni, altre no. Hanno prestato giuramento e intendono mantenerlo.

Lo spero, perché è importante come la storia di Mosè e quella di Gesù. È importante come la vicenda della bomba atomica. È una parte importante della nostra storia che ci è stata negata.

-

Potrebbero esserci stati due atterraggi a Holloman. Uno nel 1955 e un altro, forse, nel 1963 o 1964. Non so. Quello che so è che uscì dall’aereo ed entrò in un ufo.

è mai entrato in un ufo.

Ma Eisenhower restò all’interno del velivolo per quaranta-quaranta- cinque minuti. Deve pur aver parlato con qualcuno.

Nel 1954 la base di Edwards venne chiusa quando arrivò Eisenho- wer e io mi domandai chi fosse morto. Ci sono stati solo due mo- menti che io ricordi in cui fu chiusa la base di Edwards.

McIntyre era con Eisenhower a Edwards.

Non lo so. Non sono cattolico.

Non lo so. Quando andai al Dipartimento dell’Agricoltura – ero ai servizi del presidente Nixon – scoprii dal revisore che i due maggiori pagamenti per le colture in Kansas furono versati alla regina d’In- ghilterra e alla Chiesa cattolica. La regina d’Inghilterra possiede un sacco di terreno nel Kansas e la Chiesa cattolica ne possiede ancora di più. Ma questo è separato da tutto il resto.

Ma, d’altronde, cosa è normale?

afb

Sì, è così.

- sacco di problemi con la nsa

Sarebbe fondamentale accertare che il presidente degli Stati Uniti incontrò degli extraterrestri. La prima volta che incontrò un ufo fu, probabilmente, a Edwards. Ci potrebbero essere stati accordi presi con altre persone, non ne ho idea.

Conosci uno spezzone di un documentario intitolato It Has Begun - Incontri ravvicinati del terzo tipo rimodernata è ufo: It Has Begun

ufo a Edwards. Eisenhower, però, non salì mai a bordo di un ufo lì. Lo fece a Holloman.

Già so che Eisenhower salì su un ufo.

Non sono così curioso. Non ho mai prestato giuramento né ho vio- lato qualche segreto, per quanto ne so. Sto facendo ciò che devo fare, ossia raccontare alla gente la mia parte della storia.

So che Eisenower incontrò gli et e so anche che gli et esistono. Ma non sono curioso.

-

La ragione per cui è un argomento top secret e forse di più, proba- bilmente, è perché nel 1938 lo sceneggiato radiofonico scatenò il panico descrivendo un’invasione aliena. Il pubblico, a telefonare all’impazzata in trasmissione. I militari restarono impo- - zò al punto che non se la sentirono di annunciare che il Giappone stava per attaccare Pearl Harbor.

Credo che pensino che il pubblico sia troppo stupido per sapere. Hanno controllato la nostra politica estera attraverso la paura. Ci sono farmaci che uccidono; questa è la nostra politica militare. “Uc- cidere”. Questo è quello che facciamo. Operiamo in un mondo ba- sato sulla paura .

Don Schmitt è un caro amico, abbiamo entrambi lavorato per il Centro di studi ufologici (cufos) del dottor J. Allen Hynek. Ci siamo sempre incontrati a Roswell, ma, il 3 novembre del 2010, ci siamo visti a Città del Messico alla conferenza di Jaime Maussan e insieme abbiamo ricordato i vecchi tempi. Tom Carey, Don Schmitt, Stanton Friedman e Jesse Marcel Jr. sono stati i pionieri in costante persegui- mento della questione disclosure. Al tempo stesso, chiedono che l’Air Force e il Governo degli Stati Uniti riconoscano il valore storico dell’evento di Roswell.

Roswell Anche Hollywood ha contribuito ad aprire il vaso di Pandora con di Paul David. È in program- Majic Men, che pone partico- il materiale scritto sul crash di Roswell, dato che è il punto cruciale nello studio formale dell’Ufologia. paola harris: don schmitt: Il regista-sceneggiatore Bryce Zabel, che è anche il creatore della serie su nbc, attualmente sta scrivendo la sceneggiatura. Bryce è stato anche direttore della per diversi anni. Nel progetto è presente anche l’attore-produttore Don Most, che lavorò nella serie con Ron Howard.

A.D. (After disclosure

È il co-autore.

Mi piacerebbe capire da dove nasce il suo interesse per gli ufo

Non so se conosci anche la sua serie : il tema era incen- cosa che avrebbe cambiato la storia. Se ciò che è accaduto dal 1947 a oggi sia stato reale o no, però, non lo sappiamo con certezza. Ecco perché Bryce ha un interesse di lunga durata alla materia. È stato associato allo sceneggiatore Tracy Torme. Tracy ha scritto la sceneggiatura di , tratta dal libro di Travis Walton. Io di Paul David che si basava su nostro primo libro,

Dark Skies- Esatto. Lui e Don Most hanno scelto il recente libro che ho scritto con Tom Carey, , e il libro di Stan Friedman Opera- .

Di solito, quando andavo a Los Angeles, Tracy riuniva un grup- po di persone, come addetti alla produzione, persone dell’ambiente quanto riguardava il caso Roswell. Nel corso degli anni fui presenta- to a Bryce e a Don Most che, naturalmente, erano particolarmente interessati a Roswell. Fui invitato con mia moglie al matrimonio di Tracy a Beverly Hills. C’era anche Bryce. Ricordo che lo presi in disparte e gli diedi alcune informazioni relative ad alcune scoperte,

No. Questo è stato prima. Questo riguarda il Mac Brazel e la scomparsa di Bernie, che, secondo la nostra scoperta, in realtà non è mai scomparso. Fu trasferito nel Montana con un altro nome e da quel momento non gli è stato mai più permesso di ristabilire qualsiasi contatto con la sua famiglia, compresi sua madre e suo padre. Se ne andò senza nemmeno ricevere il suo ultimo stipendio, lasciò la sua ragazza e fu portato a un’altra base. Era sposato, e morì qualche anno dopo in circostanze molto strane.

Fu un’azione forzata

Per quanto riguarda il trasferimento?

È qualcosa che verrà fuori in seguito. Stiamo ancora indagando con la famiglia.

Si crede sia successo tutto perché lui era lì con il padre quando ritrovò i rottami, ma io credo che ci sia dell’altro, perché lui aveva anche sentito. Anche in un recente libro ho letto che un testimone di prima mano, un ragazzo giovane, a quel tempo si trovava con Brazel e con altri giovani, quando Brazel scoprì i corpi a un paio di miglia dai rottami.

Infatti, è sopravvissuto Matt Brazel ed entrò in servizio mentre era in Marina. Probabilmente iniziò parlare. Questo è stato il loro modo per farlo zittire.

Ci sono delle allusioni su questo anche nel nostro recente libro. Bra- zel iniziò nel 1960. Mac morì e poi un nipote fu misteriosamente ucciso mentre era a caccia nel 1964. La famiglia Brazel ha una storia di strani avvenimenti al di là dei fatti relativi a Roswell.

Questo è quello che ho rivelato a Bryce; lui si appassionò tantis- simo. Così, dopo un paio d’anni, sempre con la previsione che un giorno avrebbe fatto su Roswell, ho insistito sul fatto che avrebbe dovuto fare un lungometraggio e non più una serie tv.

Bryce mi aveva contattato; voleva Don Most e scoprii che, prima di tutto, erano desiderosi di far scritturare il libro e che già c’era una trama stabilita: non era su Roswell ma sulle indagini.

Anche se io e Stan Friedman, solitamente, abbiamo un modo di lavorare che è agli antipodi – non ho mai creduto nei documenti MJ-12 – l’idea fu che, anche se le nostre indagini sarebbero state condotte in modo parallelo, saremmo giunti comunque alla stessa

che riceva ancor più stima da parte di tutti. Ha settantasei anni e io sono perfettamente d’accordo con Bryce e Don che meriterebbe un doveroso tributo. Lui è veramente il padre di Roswell.

in questo

Sì.

. Tom ha alloggiato sia da me che da Kevin, circa un anno dopo le riprese del

No, no.

Parliamo spesso al telefono. Comunichiamo via e-mail ogni volta che andiamo in viaggio per intervistare testimoni. Al momento en- trambi abbiamo abbastanza testimonianze che, probabilmente, ci basteranno per un altro anno e mezzo. Quindi hai altre informazioni oltre a quelle che possiamo trovare nel tuo ultimo

Assolutamente. In realtà avevo avvicinato il nostro editore, Michael Pye, al Career Press, per parlargli di un altro aggiornamento, perché quando è uscito nel 2007 e nel 2008 è stato il libro sugli ufo più venduto nel mondo.

Mi avvicinai al nostro editore, chiedendogli se potesse pubblicare una versione aggiornata. Gli consegnai il nuovo materiale e lui ne fu entusiasta. Quindi nel libro che è uscito l’anno scorso sono sta- ti aggiunti altri quattro capitoli, cento pagine in più con cinquanta nuove testimonianze. Poi, all’inizio di quest’anno, visto che avevamo raccolto una trentina di nuove testimonianze, ho chiesto di nuovo all’editore se avremmo potuto aggiungere altri tre o quattro capitoli. Questa volta però non ha accettato la proposta, quindi dobbiamo iniziare a preparare un libro del tutto nuovo.

No, li troviamo noi. In realtà questo è sempre stato uno dei fattori determinanti per stabilire la legittimità dei testimoni quando dob- biamo trovarli. Quando si sorprendono perché abbiamo trovato la loro ubicazione di solito reagiscono dicendo: «Come avete fatto a trovarmi?» E nella maggior parte dei casi sono molto restii a parlare, soprattutto al telefono; credo tu possa capire.

Quando qualcuno viene da noi, siamo sull’attenti perché cerchiamo di capire qual è il suo scopo: se, per esempio, effettivamente è un testimo- ne che ci è sfuggito, o se invece è solo in cerca di notorietà e pubblicità.

Le cose che restano segrete sono qualcosa di nascosto. Quindi no, è un processo lungo e noioso, come sai, io e Tom ne parliamo ogni volta che c’è una tavola rotonda. Ora, dobbiamo focalizzarci sulle parti mancanti. Per esempio, negli ultimi sei mesi, visto che sapeva- mo che Mac Brazel era stato riportato in volo al ranch dopo la sua detenzione di cinque, sei giorni presso la base, abbiamo cominciato a chiederci chi lo avrebbe riportato indietro. Avevamo sempre sentito dire che si trattava di un aereo Piper Cub giallo. Focalizzandoci sull’aereo, abbiamo trovato il meccanico di volo che l’aveva preparato e ci ha descritto chi aveva condotto il velivolo nell’hangar B-20 e lo aveva esaminato. Avevano controlla- to ogni parte dell’aereo, come se non avessero voluto che qualche occhio indiscreto notasse qualcosa. Così non si è mai potuto vedere chi salì a bordo. Ci ha raccontato che il velivolo era pulito, che le gomme erano nuove e che, invece, quando rientrò alla base, dopo appena una mezza giornata, le gomme erano consumate, rovinate, come se fossero atterrate su terreni accidentati, che so, in mezzo al deserto. All’interno era pieno di buste di panini, carta oleata e carte di caramelle, che fa pensare immediatamente a qualcuno che non mangiava da giorni. Quindi fa pensare anche a Mac Brazel, visto che lo tennero per giorni impedendogli di mangiare. Sto, semplicemente facendo due più due; non credo proprio si trattasse di un militare a bordo visto che c’era tutto quel disordine sull’aereo. È questo il modo in cui ci concentriamo, in cui investighiamo, così il più delle volte siamo avvantaggiati quando poi ci troviamo a confronto con i testimoni.

Esatto.

Siamo stati aiutati da agenti di polizia, da investigatori privati. Ab- biamo avuto assistenza. Il mio assistente di ricerca è stato Brad Radcliff, lui era il capo dell’ di Milwaukee ma era anche un ex dell’Intelligence dell’Air Force. Lui mi mise in contatto con un ex in pensione, un paraplegico, che a sua volta aveva lavorato per amministra- tivo veterani di Milwaukee e, che, quindi, aveva accesso ai computer. Come risultato, stavamo facendo tutti i tipi di ricerche senza dover passare attraverso la divisione registri a Kansas City, per i registri mi- litari. Stavamo trovando tutti i testimoni solo grazie ai nomi. Con la legge precedente, sai, era possibile imbattersi in un cd con un elenco telefonico nazionale, stavamo facendo assegni di credito, stavamo entrando nella dell’Aeronautica, partendo dal presup- posto che molti di questi uomini avrebbero continuato a lavorare oltre la carriera militare, visto che erano in possesso di licenze da pilota. Stavamo facendo i controlli dei veicoli a motore, e, franca- mente, stavamo facendo anche gli hacker.

Abbiamo usato il Governo per trovare persone del Governo.

è un vero e proprio C’è qualcosa che hai imparato tramite il cufos che hai lavorato con Allen

Sono stato direttore delle indagini speciali per il cufos; in seguito, sono stato nel Consiglio del cufos per dieci anni e molto di quello che facevo era totalmente all’insaputa degli altri membri. Io ero il membro civile. Kevin dell’Intelligence dell’Air Force, nelle riserve militari a quel tempo. Quindi immediatamente ipotiz- zammo potesse essere lui quello sospettato. Sarebbe stato l’unico messo sotto osservazione perché aveva legami militari. Chiamavo Kevin settimana dopo settimana per rivelargli nomi e numeri di te- lefono e lui mi diceva sempre: «Ma come fai?»

Sai, si arrivò a un punto in cui c’era il consenso anche del Consiglio cufos,- cose che erano al limite. Non lo nego. Ma ho avuto successo, ha funzionato. Riuscivamo a trovare centinaia di testimoni molto ve- locemente. E il mio più grande rimpianto, Paola, è stato quello di non cominciare cinque anni prima perché tanti testimoni morirono in quel periodo.

Allora, il primo viaggio in New Mexico l’abbiamo fatto nel febbra- io del 1989 e nell’autunno del 1988 già eravamo ai meeting. Allen scomparve nel 1986.

Mentre ricercavamo notazioni, trovammo delle interviste scritte a mano che Allen stava facendo dopo essersi trasferito a Scottsdale, dopo che fu voluto all’osservatorio della Northwestern University nel New Mexico occidentale, subito dopo il suo pensionamento, quando faceva viaggi periodici in New Mexico. Restammo molto sorpresi, come chiunque si fosse trovato al nostro posto, nello sco- prire che Allen era andato nel New Mexico centrale per intervistare i membri della famiglia Brazel, i vicini, la famiglia Proctor e le altre persone coinvolte nella vicenda del 1947.

Non potrò mai dimenticare l’ultimissimo incontro che ebbi con Al- len a cena. Allen, come sai, era un astronomo; non gli era certo facile accettare come vere le distanze in questione, per intenderci, a a un punto b con una distanza di anni luce. Eppure, non dimenticherò mai quando sbatté il pugno sul tavolo esclamando: «Don, tutto questo mi sta facendo uscire assolu- tamente fuori di testa». Iniziava ad accettare di avere a che fare con spesso: «Lo sai, sono un vecchio che va di corsa»? – si interessò ap- passionatamente ai casi di ritrovamenti di crash. Inoltre fece tutti gli

È stato un pioniere anche prima di Friedman, aveva una maniera genia- le di valutare tutti i casi possibili di recuperi da crash. E poi Friedman Allen non stava solo cercando di andare a fondo nel mistero degli ufo e che gliel’avessero nascosto. Credo che sia stato uno dei motivi per cui è morto pieno di amarezza e delusione. Per tutti quegli anni, tutto quel tempo, loro sapevano e tuttavia lo fecero

Sì, sì. E credo questa sia una delle ragioni per le quali era coinvolto specialmente con la Divisione tecnologie estere alla base di Wright- con il colonnello George Weinbrenner. Credo fossero molto pre- occupati che dopo l’opera di insabbiamento del Blue Book, Allen – che a quel tempo era considerato la più alta autorità in materia – voluto che continuasse a portare la veste di “buon soldato” e che quindi girasse le prove a loro.

referti

Sì, è così.

Sono sicuro che ci sarà.

ho voluto intervistartiQual è lo stato attuale

È in fase di sviluppo, nel senso che sia il nostro libro che quello di - blighi, che siamo sotto obblighi contrattuali per lavorare esclusiva- mente con loro. Insomma, non possiamo vendere i diritti a nessun altro. Poi si passa alla fase di sviluppo della sceneggiatura. Hanno ef- fettuato dozzine di ore di interviste sia con Stan che con me, hanno preso moltissime note personali, foto e documentazioni, poi hanno - neggiatura. Ed è proprio quello che sta facendo al momento. Sta scrivendo una sceneggiatura. Già è stato stipulato un accordo con una casa di produzione, e questo è fondamentale perché la maggior - frontare le settimane o i mesi di lavoro che servono per scrivere la In altre parole, una volta che la sceneggiatura è completata, il passo viene, quindi, messa in pre-produzione, a quel punto tutto si muove in modo piuttosto veloce.

contatto con Bryce. Proprio lunedì scorso ho ricevuto una sua e- mail: mi ha scritto che la sceneggiatura è a buon punto. C’è anche già

-

Bryce stesso ha dichiarato pubblicamente che gli piacerebbe ritrarre sia me che Stan e poi ha menzionato Robert De Niro per il ruolo di Stan e George Clooney per il mio.

Ebbene sì, sono molto lusingato. Poi, comunque, né io né Stan ab- biamo mai pensato che saremmo stati i protagonisti reali nel corso delle indagini verrà fuori un nuovo testimone con un pezzo di informazione che riporta al 1947. Quindi ciò che mi piace è che si parla del 1947 ma è molto attuale. È nel presente e tuttavia coprirebbe gli ultimi venticinque o trent’anni della nostra vita, il nostro coinvolgimento nelle indagini.

In Fire in the Sky

Senza dubbio. Ho già fatto la comparsa in . Ho interpretato un barista mentre era in corso una riunione militare. E avevo una scena con Kyle MacLachlan, Xander Berkley e Mark Sheen. Sono certo che io e Stan, così come pochi altri, avremo questa opportunità.

Al momento siamo in procinto di sviluppare la bozza di un capitolo di un libro possibile sulla storia della base della Air Force di Wright-Pat- terson, e non solo in riferimento a Roswell, ma anche in relazione ad altri casi di ritrovamenti di crash. Penso che sia altrettanto importante ufo, a dimostrazione che è prima questo e poi penseremo in seguito a un altro libro su Roswell.

- sto capitolo, ma l’indagine è ancora il nostro obiettivo primario quo- sarà

-

Be’, prima di tutto perché ero completamente scettico dopo l’inci- dente di Roswell; il primo libro uscì nel 1980. Non credevo fosse possibile che qualcosa di una tale grandezza potesse essere tenuto fatto il primo viaggio in New Mexico nel 1989 e che avremmo siste- mato tutto in un weekend. Missione compiuta. Ma poi, interviste a testimoni di prima mano, persone che avevano effettivamente avuto delle esperienze in prima persona mi hanno colpito molto. È crucia- le ascoltare persone che parlano di ciò che hanno visto. Frasi come: «Ho visto qualcosa; una notte vidi qualcosa che brillava nel cielo; ho visto qualcosa che atterrava, ho visto qualcosa interagire con l’ambiente» non sono niente rispetto al fatto di parlare con per- sone che hanno, in qualche modo, avuto un’esperienza più diretta. È davvero un’emozione unica, ed era qualcosa che nessun altro aveva veramente affrontato prima, a eccezione di alcuni investigatori come la Len, Stan, Bill Moore e pochi altri. Ma ascoltarle in prima persona ti fa pensare: «Dio mio, e se fosse tutto vero?» Quindi, se lo è, stiamo parlando della più grande storia del Millennio. Dopo più di vent’anni siamo ancora qui a parlarne; sono state raccolte oltre seicento testi- trenta documentari, oltre al fatto che continuiamo a viaggiare in tutto il mondo per incontrare gli amici rimasti e le famiglie, dopo che c’è stato il passaggio di testimone. Come si fa, quindi, a lasciare un caso del genere che potrebbe risolvere il mistero degli ufo da un giorno all’altro? Ecco perché continuiamo a indagare. La nostra indagine non è programmata, nel senso che andiamo ovunque ci portano le prove. Stiamo organizzando un altro scavo per noi il quarto.

No, lo faremo con SciFi Channel. È un’indagine seria, “una corsa contro il tempo”, anche perché più il tempo passa e più testimoni passeranno a miglior vita. Quindi abbiamo deciso di portare avanti il se non lo facciamo noi, chi lo fa?

Infatti, parliamo della generazione della Seconda guerra mondiale, e quindi perdiamo testimoni anno dopo anno. Ma anche i giovani che sono stati arruolati che all’epoca avevano diciassette, diciotto anni, oggi hanno oltrepassato l’ottantina.

Pensi che questo tipo di caso possa essere provato solo se si trovano dei “pezzi di metallo”

No, perché le centinaia di persone che abbiamo intervistato, che sono testimoni oculari, in qualsiasi tribunale possono chiaramente dimostrare che è accaduto qualcosa di straordinario; che qualcosa di veramente insolito è stato ritrovato oltre al crash di Roswell in New Mexico nel 1947. E poi, cosa più importante, le testimonianze in punto di morte sono tutte attendibili – quindi come vengono accettate le altre testi- monianze e ritenute prove certe, credo che anche per Roswell debba essere così. I testimoni di Roswell descrivono tutti allo stesso modo questi “piccoli corpi” e tutti sostengono la stessa tesi. Inoltre, mi piace riportare la frase di un Sono sicuro che non veniva- no dal Texas».

n che l’Air Force cambi posizione

Se cambieranno posizione, sarà la quinta volta.

Per quanto riguarda il fatto di avere qualche speranza o meno, ti dico che c’era una fazione in crescita all’interno delle forze armate che voleva davvero far venire tutto a galla, ma poi, nel 1994, dopo che diedero la spiegazione che si trattava del progetto Mogul, e che nel testimoni, per guadagnare fama e danaro, hanno continuato a usare la parola “mito” quanto più potevano. Per esempio, Peter Jennings nella sua trasmissione dedicata agli ufo, in prima serata su abc, ha pronunciato la parola “mito” per ben cinque volte solo nel primo pezzo della sua introduzione. Dunque come può diventare mito qualcosa che proviene da un evento storico? Credo, effettivamente, sarà più. Nel frattempo, quindi, mettono a tacere oppure ridicoliz-

Ed è per questo che noi indaghiamo, è per questo che dobbiamo continuare. testimone viene a mancare. Ci sono colleghi e persone che investiga- no facendo ricerche via internet, che non hanno mai intervistato un testimone in tutta la loro vita, come possono capire veramente cosa - leghi ma nessuno ha indagato in maniera costante come facciamo noi. Ci sono testimoni che abbiamo perso da un anno, da pochi mesi o da poche settimane. Addirittura, in un caso, abbiamo parlato con la moglie al telefono mentre tornava dal funerale del marito.

Non c’è cosa più frustrante di quando un testimone muore, perché va via per sempre. Qualunque siano le informazioni in loro possesso oramai sono irrecuperabili, quindi, dobbiamo comportarci come se - gno di raccogliere altro dai sopravvissuti coinvolti. Quindi ho deciso una minima, nuova possibilità di inserire un altro pezzo mancante al puzzle. Il resto è malcostume investigativo. Mi fanno ridere quelle persone che credono di investigare restando seduti davanti ai loro che bisogna andare sul campo e trovare le prove.

benissimo che le persone bisogna incontrarle e che bisogna stabilire con loro un

Dobbiamo fare in modo di intervistare il maggior numero di perso- ne possibili, faccia a faccia, occhi negli occhi. Stan lo sa, sono ram- maricato che negli ultimi anni della sua vita Jesse Marcel Senior non sia mai stato portato sul luogo del crash. Eppure noi portiamo ogni testimone sul luogo dell’avvenimento; vogliamo che la storia riviva, vogliamo fare in modo che ci descrivano realmente ciò che è acca- duto. Questo non si può fare al telefono e tantomeno su internet.

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Ed è quello che Allen ci ha sempre detto: quando si conduce una ricerca, nessuno può portartela via. È tua. Diventa tua, personale, è di tuo possesso. Erano saggi insegnamenti.

Grazie a te.

Il concetto di viaggio nel tempo e la discussione sull’esperimento Philadelphia saltava sempre fuori nelle conversazioni con il colon- nello Corso, autore del libro . Mi ha sempre incuriosita tutto questo, così quando ho incontrato Al Bielek al con- gresso ufo di Laughlin, gli ho posto delle domande. Ha parlato di un portale dimensionale che permette delle visite di diverse astronavi et e, forse, sfere di luce. L’idea era quella di tra- sostiene sia successo a lui. È molto controverso, ma vale la pena studiare. Inoltre, dice che l’esperimento avrebbe visto il coinvolgi- mento di Einstein e l’utilizzo delle bobine di Tesla. viaggio nel tempo, la velocità delle astonavi o dei e magari

Intervista con Al Bielek Marzo 2005 Laughlin, Nevada paola harris: al bielek: Un progetto che ebbe inizio tra il 1975 e il 1983. Fallì e venne poi ripristinato nel 1987. Era diretto dagli scienziati tedeschi fuggiti grazie all’Operation Paperclip Nel 1967, dopo aver lavorato per vent’anni, vennero allontanati dai Brookhaven National Laboratories e si misero in cerca di una nuova sede. Vennero a conoscenza di Montauk e del progetto rela- tivo, così vi si recarono. All’epoca nell’installazione, ancora ammini- strata dall’Aeronautica militare degli Stati Uniti, si portava avanti la ricerca per il progetto radar sag, riguardo il radar Horizon. Al termine dei test, gli impianti erano in fase di chiusura e gli scienziati tedeschi lo vennero a sapere. Domandarono se fossimo interessati a svolgere ulteriori ricerche. «Ci piacerebbe mostrarvi al- cune cose, per esempio come vincere la prossima guerra schiaccian- do un solo bottone» dissero. I militari furono molto interessati. Così subentrarono gli scienziati, mentre i militari andarono via. I tedeschi vi restarono dal 1968 al 1983, quando il progetto collassò; nel 1987 usaf non ne assunse il controllo nel 1991. Nel farlo, l’Air Force era interessata al problema della cometa Ha- le-Bopp. Ne erano a conoscenza prima che ne sapessero qualcosa il dottor Hale e il dottor Bopp e stavano lavorando per evitarla, cosa che fecero con successo. la Marina e ne prese il controllo. Sono ancora lì, nell’installazione sot- radar, che ripulirono. Ora c’è un parco. Dunque Montauk Point in usata dalla Marina, non si sa a quali scopi. Nessuno di quelli che cono- sco ha la benché minima idea di cosa vi stiano facendo. C’è un gruppo di civili che lavora per loro, ma hanno alloggi separati.

Sì, e con il controllo mentale. I se ne andarono da lì e vennero spostati in un’altra area sotterranea collegata con ognuna delle città più importanti degli Stati Uniti e dell’Europa.

Perché ho fatto parte del progetto e ho svolto un ruolo importante per vari anni come civile. Originariamente, quando disposero le ven- totto torri radar del sistema sage attorno al perimetro degli Stati Uniti e proseguirono con la fase successiva, che consisteva in un - duare un missile lanciato in Russia nel momento in cui lasciava il suolo. La torre a Long Island restò completamente operativa dopo che i militari l’abbandonarono e i tedeschi ne presero il controllo per realizzare il loro sistema. Questo venne fatto anche in collabora- zione con un gruppo di alieni che, secondo il Governo statunitense, avrebbe partecipato al progetto per sviluppare un tunnel temporale. Allora, imparammo come realizzare un viaggio nel tempo, ma non sapevamo come realizzare il (tunnel spazio-temporale).

Montauk divenne operativa sotto il controllo dei tedeschi intorno al 1970 e divenne effettiva all’incirca dal 1976 al 1983.

Montauk Point era chiamato così perché in origine era abitato dagli indiani Montauk. I nativi furono estromessi dal Governo degli Stati Uniti intorno al 1900. In principio vi erano delle piramidi, che poi - razioni, ma io non le ho mai viste.

Sì, a Montauk.

No. Erano un misto del tipo umano, ma ce n’erano altri che veniva- no da ogni parte, incluso un Draco che dava ordini agli altri.

È una particolare specie, alta circa due metri. Alcuni sono esseri alati, altri no. Sono molto grossi, pesano circa duecento chili. Sono molto intelligenti e quello che era lì era responsabile di altri alieni. Apparvero sul ponte della Eldridge nel 1943, quando creammo una lacerazione nel tessuto dello spazio-tempo e cominciò la collabo- razione sulla tecnologia per i viaggi nel tempo. Dissero: «Possiamo mostrarvi come realizzare un ».

Parli di alieni coinvolti nella costruzione della tecnologia per i viaggi del tempo:

Si può fare simultaneamente. Basta costruire l’equipaggiamento. Dissero: «Vi mostreremo cosa costruire e come costruirlo».

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Dissero al nostro Governo: «Abbiamo un nostro piano, per il quale vorremmo usare la stazione una volta che funzionerà adeguatamen- te». Il Governo fu d’accordo. In cosa consisteva il piano lo capii il 12 agosto del 1983, quando fecero un buco nello spazio-tempo di quarant’anni, nel quale far passare le loro grandi navi, perché erano in guerra con qualcun altro e volevano passare attraverso questo Universo.

Lo sapevano e lo fecero intenzionalmente, perché ritardarono il secondo test dell’esperimento Philadelphia al 12 agosto del 1943. Doveva essere proprio il 12 agosto, perché la Terra ha un bioritmo come il corpo umano e tutti gli esperimenti coincisero con esso, che è di quattro cicli e ha luogo ogni vent’anni, proprio il 12 agosto, più o meno a mezzogiorno; ovvero, nel 1943, 1963, 1983, 2003, 2023, quando vi è un effetto di sincronicità su determinate cose. Nel caso del 12 agosto del 1983 stavamo facendo degli esperimenti: due esperimenti sincronizzati e messi sotto chiave. Questo venne fatto deliberatamente, non solo per mandare la Eldridge nell’iperspazio, ma per produrre una sorta di effetto , ovvero un’apertura nello spazio-tempo abbastanza ampia per far passare le navi aliene.

Potrebbe essere.

Io non lo so, ma forse il Governo lo sapeva.

Sì. Scoprimmo alcuni dei collegamenti mancanti, in seguito. Saltammo giù dalla nave, eravamo nel 1983 nel territorio di Montauk e fummo portati a incontrare John Von Neumann e altre persone, che ci dissero qualcosa a riguardo ciò che stava accadendo. Neanche loro avevano compreso che la connessione aliena aveva causato la breccia nello spa- zio-tempo, ma sapevano che i due esperimenti erano collegati. Fu Von Neumann a dircelo. Ci ordinò di tornare alla nave e di distruggere l’equipaggiamento, in modo che la nave potesse tornare al suo punto di partenza originale. Dicemmo di non sapere come eravamo arrivati lì e chiedemmo come potevano mandarci al ponte della Eldridge. Ci risposero che non c’era alcun problema e che potevano controllare lo spazio-tempo. «Possiamo mandarvi ovunque vogliamo».

ponte della Eldridge.

Sì, me e Duncan.

Sapevamo di essere spinti attraverso qualcosa. Si prova una stra- na sensazione quando si passa attraverso lo spazio-tempo. Il primo viaggio che si fa è abbastanza nauseante, ma dopo diventa una sorta di abitudine.

Eravamo un po’ nauseati, certo non come la prima volta, ma a ogni modo tornammo indietro e distruggemmo l’equipaggiamento come ordinatoci e la nave tornò nel 1943. Fu qui che vedemmo quello che era successo ai marinai. Li vedemmo fusi con la struttura della nave. Poi, Duncan si diresse verso l’inferriata, la saltò e scomparve per tornare a Montauk negli anni Ottanta. Lavorò lì ed ebbe lui stes- so dei problemi. Questo era nei registri che leggemmo in seguito. Dopo il trascorrere normale del tempo, con Duncan che non era più lì, entrai a far parte del Progetto Montauk. In seguito cambiarono la mia identità da Ed Cameron ad Al Bielek, tanto è vero che mi trova- vo a Montauk come Al Bielek.

Sono la stessa persona, fatta eccezione per il 1953. La Marina si era stancata e voleva trovare un modo per liberarsi di me senza uc- cidermi, perché sapevano che avrebbe causato enormi reazioni e problemi in termini di spazio-tempo. Temevano che se avessi viag- continuum spazio-temporale, nel periodo in cui ero stato e che ave- vo attraversato. Così escogitarono un piano per farmi ringiovanire. indietro nel tempo, nel 1927, in un’altra famiglia, “i Bielek”, gli unici genitori che conobbi per parecchi altri anni.

1938.

Anche i nazisti ci stavano lavorando, ma non risolsero mai comple- tamente i problemi. Li risolsero dopo che vennero fatti scappare negli Stati Uniti con l’Operation Paperclip.

dal futuro e che fossero venuti per avvertirci dell’energia nucleare; credeva fossero dei - continuum

Sì.

La storia dice che il Sud perse la guerra civile ma non fu così. La indietro, con l’uso di questo o di un progetto diverso e cambiarono la storia volontariamente. Ho incontrato persone che ricordano che il Sud aveva vinto la guerra civile e anche alcuni vecchi libri di testo lo riportano. Inoltre i sudisti ne erano convinti. Poi, ti ricordi dove punta la svastica nazista? In che direzione ruota?

Era un simbolo sacro di alcune tribù, i nazisti se ne impadronirono. Originariamente era puntato verso sinistra. Ora punta a destra. L’ho visto in tv e non potevo credere a quello che stavo vedendo. Effetti- vamente, i libri di testo sono stati cambiati, i monumenti, o qualsiasi cosa che mostra la svastica nazista, improvvisamente la fa vedere che punta a destra. È tutto cambiato, anche simbolicamente.

- porale. Il campo temporale è, in realtà, una gigantesca spirale chiusa. Se vai abbastanza avanti nel tempo la oltrepasserai e tornerai nel passato, perché è un link di connessione e un’enorme spirale. termini di tempo è un’enorme spirale. Non so quanti anni vi siano con- tenuti, ma dopo il cross over chiamato, ti ritrovi nel passato, in un passato molto antico nella storia della galassia, e se continui ad andare avanti ti ritroverai nel nostro pre- sente. Ci si può navigare con l’equipaggiamento adeguato. Si può andare avanti o indietro. Alcuni scienziati, oggi, sostengono che forse potrebbe essere possibile andare avanti nel tempo, ma non al contrario. È un as- soluto non senso. Se si considerano le equazioni correttamente, si può

Ci furono due astronavi coinvolte, ma l’altra scomparve a causa del nostro sistema radar che interferiva con il loro sistema di navigazione.

Per alcuni gruppi di Governo è un giocattolo, che possono utilizzare per andare a spasso nel tempo e cambiare il corso della storia. Que- sta è la ragione principale per cui viene usato. Certo, altri viaggiatori provenienti dal futuro sono giunti nel nostro tempo e in particola- re i, provenienti dal Ventottesimo secolo, hanno portato alcune tecnologie. La premessa è che la razza dei robot verrà sulla Terra per impadronirsene (il gruppo M51). Fondamentalmente, se individuano il punto temporale in cui stanno per scoprire la Terra, sincronizzano la Terra in modo tale che l’astronave vada oltre e non la veda. Stanno sperimentando questo anche con i suoni, lo han- . Tutta la musica viene sintetizzata nei loro computer. Nessuna voce umana, nessun reale strumento: hanno ri- prodotto persino il sistema di percussioni con un diametro di trenta- sei piedi, che ora non esiste più. Non so se faranno altri esperimenti del genere. Comunque venne rispedito tutto ai produttori.

Non viaggiano forse attraverso i wormhole

È possibile. Se gli alieni dovessero venire e fossero al corrente dello spazio-tempo, potrebbero riaggiustare parte della nostra storia in un modo più vantaggioso per loro. Non so quali alieni abbiano la tecnologia per i viaggi nel tempo, ma so che i Pleiadiani li fanno. Creammo dei con il Montauk, ma gli Antichi avevano già dei chiamati “stargate”. Tutto questo è possibile. Linea temporale del viaggio del tempo

Dettagli dal sito web di Al Bielek8

La storia inizia nel giugno del 1943, con l’uss Eldridge, de 173 (De- stroyer Escort), munita di tonnellate di apparecchiature elettroniche sperimentali. Erano incluse, secondo una fonte: due enormi generatori da 75 kva ciascuno, montati dove poi sa- rebbe stata collocata la torretta, che distribuivano la propria po- tenza attraverso quattro bobine magnetiche montate sul ponte; tre trasmettitori rf (di 2 cw megawatt ciascuna, montati sul ponte); circuiti speciali di sincronizzazione speciale e modulazione; una serie di altri hardware specializzati. Questi apparecchi furono impiegati per generare campi elettro- in grado di piegare la luce e le onde radio intorno alla nave, renden- dola invisibile agli osservatori nemici. L’esperimento si dice abbia avuto luogo presso il cantiere navale di Philadelphia e anche in mare. Ha avuto luogo, almeno una volta, alla vista della nave della Marina mercantile ss Andrew Furuseth e dei membri del suo equipaggio è la fonte della maggior parte della documentazione originale che compone la leggenda px. Carlos Allende, alias Carl Allen, scrisse una serie di lettere strane a un certo dottor Morris K. Jessup, nel 1950, in cui affermava di aver

8 Per cortesia di www.philadelphia-experiment.com. assistito ad almeno una delle varie fasi dell’esperimento Philadelphia. Alle ore 9:00 del 22 luglio del 1943, così narra la storia, la potenza ai generatori era stata fornita e i campi elettromagnetici di massa inizia- vano ad aumentare. Fu vista una nebbia verdastra che avvolgeva len- nebbia, portando con sé la Eldridge, lasciando solo l’acqua dove pochi nave e l’equipaggio non erano invisibili solo al radar: erano invisibili anche a occhio nudo. Tutto funzionò come previsto e una quindicina di minuti più tardi ordinarono agli uomini di spegnere i generatori. La nebbia verdastra lentamente riapparve e la Eldridge cominciò a sma- terializzarsi come la nebbia, ma era evidente a tutti che qualcosa era andato storto. L’equipaggio risultò essere disorientato e presentava sintomi di malessere, come la nausea. La Marina mandò via quell’equipaggio e, poco dopo, ne convo- di campi elettromagnetici furono nuovamente accesi e la Eldridge divenne invisibile: in acqua restò visibile solo un pallido abbozzo dello scafo. Per i primi secondi tutto stava procedendo bene, poi la nave scomparve completamente in un lampo blu accecante. In pochi secondi ricomparve a miglia di distanza, a Norfolk, in Virgi- nia, dove fu vista per alcuni minuti. La Eldridge poi scomparve da Norfolk e misteriosamente, nello stesso modo in cui era arrivata, riapparve di nuovo nell’arsenale di Philadelphia. Questa volta, però, la maggior parte dei marinai si ammalò gravemente. Alcuni membri dell’equipaggio scomparvero e non tornarono mai più. Altri impaz- zirono, ma ciò che fu più strano è che cinque uomini furono trovati fusi nella struttura della nave. I sopravvissuti non furono mai più gli “mentalmente instabili”, al di là della loro vera condizione.

1916 Data di nascita di Ed Cameron. Al Bielek è l’essenza regressa di Ed Cameron.

1927 Data di nascita di Al Bielek. I primi ricordi di Al sono del Natale, quando aveva nove mesi: già comprendeva tutte le conversazioni.

1943 (13 agosto) Data dell’esperimento Philadelphia. Quando Ed e Duncan Came- ron saltano dalla uss Eldridge, si trovano nell’anno 2137.

1953 È l’ultimo anno di esperienza lineare per Ed Cameron. Ed sa trop- po e questo indispone il dottor Edward Teller. Ed viene escluso dal come Ed Cameron. Ed regredisce ad Al Bielek nell’anno 1927.

1983 Ed e Duncan Cameron si trovano a Montauk. Dopo aver trascorso sei settimane nel 2137, il dottor John Von Neumann li convince a viag- giare ancora nel tempo sulla uss Eldridge nel 1943 per distruggere le

1970-1988 Al viene assunto per lavorare a Montauk. Lavora regolarmente come imprenditore di elettronica e, in uno stato alterato, a Montauk. È un program manager per il Montauk Boys Program, partecipa a esperi- menti di controllo della mente e a progetti di viaggio nel tempo.

1988 Gli ritorna la memoria ed è convinto di non venire più utilizzato a Montauk. 2000-2005 Al Bielek parla pubblicamente del suo coinvolgimento a Montauk e nell’esperimento Philadelphia. Al ha partecipato a più di cinquanta programmi e quaranta conferenze.

2137 Dopo che Ed e Duncan saltano giù dalla uss Eldridge nel 1943, si ritrovano nell’anno 2137. Entrambi trascorrono sei settimane in un letto d’ospedale per riprendersi dalle ustioni di radiazioni subite trasferisce con mezzi a lui sconosciuti nell’anno 2749.

2751 Dopo due anni, Ed ritorna all’anno 2137.

Le prime indagini sul caso Dan Burisch furono effettuate da William Hamilton e successivamente da Linda Mouton Hall, due ricercatori esperti. Ho sempre lavorato duro per cercare di “unire i punti” e ciò mi ha condotto per due volte a Las Vegas per intervistare Dan. È stato un piacere in entrambe le occasioni, dato che le sue risposte sono molto oneste, aperte e chiare. Dan vuole dirlo al mondo (Tell ) e lo fa con il suo dvd dal titolo omonimo, prodotto dalla importante per la storia quindi le ho chiesto informazioni personali.

Sono un’amica di vecchia data di Dan e della sua famiglia; ho prestato - ta immediatamente assegnata, sotto richiesta di Dan, a fungere da sua direttrice operativa. Sono diventata responsabile di tutte le operazioni formali e informali, di ricerca, comunicazione e pubblicazioni per lui e chi ha avuto un “numero J”. Dan ha avuto il J-9 per un breve mandato, quindi, se mai venisse chiamato a testimoniare per il Congresso degli usa

Ringrazio William Hamilton che ha scritto il libro su questo caso che già nel 2006 avemmo una lunga conversazione in macchina in ritorno da Laughlin – di incontrarci a questo meeting.9

9 Uno dei maggiori documenti rilasciati nell’anno 2010 sono i disegni di Dan e le

Dan Burisch

Marzo 2005 Laughlin, Nevada paola harris: dan burisch: Attualmente ci sono tre questioni principali: 1. La di-

Ecco il link delle 79 pagine online: 2. una maggior attenzione al campo biomedico; 3. continuare la mia - ziato e un altro di prossima stesura) e su dei dvd musicali.

Per quanto riguarda la descrizione della S-4 Galileo Bay (4-1), il signor Lazar è stato preciso, ma il prossimo dvd che presenteremo sarà ricco di ulteriori dettagli. Ho visto e ho interagito in tutti e quattro i piani, ho visto tutti e quattro i sottolivelli di accesso e ho interagito in tre di questi quattro. Qualora il signor Lazar (o chiunque altro) dichiarasse di aver rimosso qualche E115 (elemento 115) dalla S-4, si trattereb- be di una dichiarazione inesatta, in quanto nulla è mai venuto fuori

Sì, Chi’el’ah (J-Rod) veniva dal futuro, all’incirca cinquantaduemi- la anni dal presente. Loro usano la tecnologia del viaggio nel tem- po per saltare dentro e fuori i periodi temporali, da una base nella costellazione dell’Acquario: la stella Gliese 876C (da cui il nome Gliese 876C è la più vicina, a quindici anni luce da qui. La base temporanea riduce l’acquisizione del viaggio nel tempo. Il J-Rod facendo riferimento a una “misura inerziale” disegnando una J dell’alfabeto. Il nome J-Rod, quindi, descrive la somma di quindici, in quanto il sistema numerico dei Maya si basa sul numero 5 e alla decima posizione dell’alfabeto vi è la lettera J. Il concetto di viaggio nel tempo è complicato. La morale della storia è che ogni viaggio favorisce un paradosso. Per esempio, Chi’el’ah ha visitato la Terra nel 1973 e, in una visita successiva, si schiantò vicino Kingman, in Arizona, nel 1953.

Aveva occhi grandi ed espressivi e sembrava che dai pori trasudasse dell’olio. Immagina un essere accovacciato, con due gambe, con due grossi piedi, con una pelle ruvida che trasuda olio, quattro lunghe dita dei piedi e quattro lunghe dita delle mani… Così avrai un’im- magine abbastanza fedele. Era molto malato e fu mio il compito di estrarre tessuti, nella Clean Sphere area, con un ago avente un dispositivo di suzione. Fu estremamente doloroso per il J-Rod e mentre effettuavo questa rimozione mi sembrava di percepire la sua sofferenza.

L’ho sentito chiamare “Puppet Master”

Personalmente non ho mai sentito chiamare il J-Rod Puppet Master all’S-4, mentre ero in carica in quel gruppo di lavoro. Potrei aver sen- tito qualcosa di simile in una conversazione, all’inizio del mio lavoro “” e, credo, “” Non ho mai incontrato il J-Rod a Los Alamos; questo dovrebbe essere il resoconto di Bill Uhouse. Vi erano tre J-Rod nel crash di Kingman: un J-Rod proveniente da cinquantaduemila anni nel futuro, di nome Chi’el’ah, che fu portato alla S-4 (ossia quello che ho conosciuto); un J-Rod proveniente da quarantacinquemila anni nel futuro, che fu condotto a Los Alamos un altro J-Rod proveniente da quarantacinquemila anni nel futuro, trovato morto sulla scena dello schianto.

Sì. Ma, questo fu impossibile perché loro, dall’esterno, non potevano controllare come o cosa il J-Rod mi trasmetteva. Comunicava trami- te sincronizzazione elettromagnetica; “colpiva” l’obiettivo (in questo usano i loro meloni acustici. Quando sondava, mi sentivo come se potessi sprofondare nei suoi occhi. Questo è il modo in cui il J-Rod proveniente da quarantacinquemila anni nel futuro sedava le perso- ne durante le abduction all’apparato uditivo, quindi, mentre rilassano bio-chimicamente una persona, le dicono di rilassarsi. Nel tempo trascorso con Chi’el’ah (il J-Rod), lui poteva sincronizzarsi in modo che potessi sentirmi come se fossi davvero nella scena e come se facessi parte delle emozioni che stava provando, mentre mi mostrava (per esempio) dove lavorava a Gliese. Quando mi “parlava” direttamente, potevo sentire la mia voce interiore (intesa come pensieri personali), nonostante fosse di una ca- denza differente e con un altro utilizzo del linguaggio rispetto al mio. Mi ha mostrato il suo pianeta di provenienza, mi ha parlato della sua - za nacque da un atto di amicizia: lui aveva il diritto di tornare a casa. Il tempo di permanenza assegnatogli era scaduto da un bel po’. Mi chie- se di tornare a casa. Io ero d’accordo. Mi disse un altro paio di cose… - sortito i suoi effetti… e lui voleva solo rivedere il suo bambino.

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Metti che a ogni incremento occorso nel paradosso più strati vengo- no aggiunti alla nostra realtà. Quando raggiungiamo il punto, dopo la transizione, al di sopra del piano della nostra galassia d’apparte- nenza, le “carte” devono essere riproporzionate e il paradosso alle- viato. I due J-Rod provenienti da quarantacinquemila anni nel futuro vogliono che una catastrofe si abbatta su di noi, così come dovrebbe essere, in modo che le nostre specie saranno divise tra J-Rod logici e linee spirituali (Orions). Per il momento in cui arriverà il J-Rod pro- veniente da cinquantaduemila anni nel futuro, i J-Rod provenienti da quarantacinquemila anni nel futuro saranno stati sussunti nella loro società e la loro ideologia sarà scomparsa. Quindi, per loro, una non dovrebbe accadere alcuna catastrofe (la prevenzione è ciò su cui miriamo a lavorare), i J-Rod potrebbero forse schizzar fuori dall’esi- stenza, divenire una specie di stirpe non umana, o restare come sono con l’avvento di un nuovo paradosso.

Qui entrano in gioco gli stargate. Alcuni sono posti naturali su questa - za. J-Rod vi fu condotto in una carrozzella, ma quando sentii la sua supplica di tornare dalla sua famiglia diventai impulsivo e lo spinsi attraverso lo stargate. Non lo vidi entrare, per la verità, perché non appena lo spinsi in avanti mi trovai “semplicemente altrove”. Non ho idea di dove fossi, ma fui ritrovato.

Puoi descrivere dettagliatamente gli stargate - e mi disse che quando venivano attivati creavano degli stargate

Faccio una premessa, dichiarando che non sono un ingegnere mec- realizzata grazie ai ricordi e utilizzando l’immaginario attuale. L’im- magine nella pagina accanto mostra come appare lo “specchio” du- rante la lenta fase di rotazione, sulla destra invece lo mostra nella fase di piena operatività. Gli oggetti sovrastanti lo “specchio” erano telecamere, che sembrano assumere forme ovali dato l’intenso as- sorbimento della luce per la registrazione, mentre quella che sembra una cupola geodetica sul dispositivo serviva per la registrazione au- dio. Lo “specchio” fu costruito dai diagrammi originali degli stargate, basati su cilindri a sigillo. Non potrei descrivere meglio gli stessi di- spositivi stargate, ma sono sicuro nel dire che fossero basati sulle più generali caratteristiche usate per lo “specchio”. È vero che i pilastri della descrizione di Corso si sintonizzavano in erb e che quella sinto- nizzazione è diretta verso uno stargate lievemente inclinato tra di essi. Durante l’ultimo ritorno dal presente (2003) di Chi’el’ah (il J-Rod pro- veniente da cinquantaduemila anni nel futuro) su Reticulum, ho visto tre pilastri con sfere dorate sulla punta e una sorta di gabbia geodetica intorno alle sfere. Non descriverò l’equipaggiamento complemen- tare. Due pilastri erano sul davanti, con un pilastro dietro lo stargate inclinato. Il terzo pilastro l’ho potuto vedere solo quando sostavo su un singolo lato dell’area del dispositivo, visto che la zona tra i due pilastri, di fronte allo stargate inclinato, fu riempita da un oscuro ovale grigio, che costituiva l’area dell’evento.

Ho notato che gli “specchi” in funzione e gli stargate attivati han- no un odore di ozono molto pungente. Nella stanza dello “spec- chio”, una volta attivato, sembrava d’essere in una stanza tonda o ovale, nonostante la stanza, generalmente, fosse rettangolare. Era comunque così, anche se riuscivamo a vedere gli angoli della stanza, bianca luminosa e fosforescente centrale attivata. A volte pulsava e, intorno, vidi uno scintillio blu. Il portale stargate in azione in Egitto era di un grigio scuro. Io ero leggermente diretto verso la luce vici- na, e nonostante riuscissi a vedere la periferia ovale del “gate”, non vi era nessuna palpabile sensazione di una “bolla” spessa di energia elettrostatica intorno a essa. L’energia elettrostatica aderiva ai miei vestiti. Dopo essermi imbattuto in Chi’el’ah ed essendomi ritrovato - minare e coordinarmi. Questa sensazione durò per giorni. Quando svoltavo gli angoli dei corridoi, a volte mi capitava di compensare eccessivamente e colpire l’angolo del corridoio. A volte invece com- pensavo poco, allargandomi troppo per girare e avevo le vertigini.

Quando intervisto i “contattisti” mi parlano di esseri che a volte sembrano ma- nifestarsi da uno stargate

Riguardo l’immagine della tecnologia dello “specchio”, lo scintillio blu si trova intorno, non all’interno dello “specchio”. Sono convinto che il blu fosse creato dal gas ozono come bioprodotto dell’inte- nuvole. Sì, vi era dello scintillio prima che la luce divenisse intensa all’interno del dispositivo stargate, ma non quando l’ho visto io. Era già stato avviato; era di un grigio piatto; nessun scintillio. Non ho mai visto niente che lo attraversasse, eccetto durante uno dei primi esperimenti nel quale morì una persona all’S-4, intorno al 1994.

Cosa so per certo è che esistono due tipi di accordi: i T-9, che inclu- dono i J-Rod 45/52, gli Orion 52 e noi; poi ci sono gli OF9, che inclu- dono i J-Rod 52, gli Orion 52 e noi. Normalmente, quando menziono un J-Rod, penso a quello con il quale ho interagito; un J-Rod pro- veniente da cinquantaduemila anni nel futuro. Questi, di solito, non parlano, ma emettono suoni linguistici “rudimentali”. Il J-Rod con cui ho interagito aveva perso tutte le abilità insieme. I J-Rod provenienti da quarantacinquemila anni nel futuro, invece, possono parlare.

Per amor proprio (e per la mia serenità personale), prima dell’ag- giornamento, l’ex MJ-1 mi ordinò di non divulgare la mia storia. Me lo ordinò per proteggermi – e per essere sicuro che fossi disponibile a presenziare al party del sessantesimo anniversario della fondazione orientale nel settembre 2007. Risposi che non avevo alcun interesse a parlare pubblicamente, che non mi importava della popolarità e che avrei portato a termine ciò che mi ero imposto di fare. In una seconda fase sarei andato avanti con la mia vita, le mie ricerche e le mie pubblicazioni. Capisco che certe cose le stanno programmando in modo da farmi compiere gli ordini di livello 1 che mi sono stati impartiti e per l’importante diffusione di queste notizie, quindi se da un lato ne sono onorato, sto comunque personalmente “avendo a che fare” con le interviste. Non trovo appagamento nella pubbli- cità, in nessun modo. Sono, per natura, un ricercatore recluso. Non cambierò.

Tell the World e sei tu stesso a raccontare

Sì, è vero. Finalmente ci siamo riusciti. Bill Hamilton è il miglior - rius, che è già uscito. Ma stiamo programmando anche un proba- nuovo libro sulle aquile, una pubblicazione sul rapporto ambientale con l’anticipazione di domande collettive in dvd, un dvd di Lotus antecedente a un possibile libro sull’evoluzione, altre pubblicazioni di ricerche o libri, dvd e cd di relax e guarigione. Se Dio mi farà vivere abbastanza a lungo potrei portare a termine tutti questi miei progetti. Però non ho assolutamente intenzione di espormi al pubblico per essere deriso. Questo non accadrà.

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Posso comunque farlo come mi pare. In ogni caso lo scorso giovedì hanno informato me e Marcia che, recentemente, i ricercatori hanno “è a conoscenza” che io sia stato alla S-4. Ho pensato che questa piccola informazione possa interessarti.

Ho appena preso accordi con Marcia su una questione del tutto separata, ossia distribuire dischi gratuitamente ai media e agli inve- stigatori. Il mio intento è solo di diffondere il messaggio.

eiecitque Adam et conlocavit ante paradisum voluptatis cherubin Gen. 3:24 iv

È da alcuni anni che non scrivo sul caso di Charles Hall, così in occasione dell’uscita della quarta edizione del suo libro Millennial gli ho chiesto il permesso di pubblicare vecchie cassette con interviste di David Coote e l’ho fatto. Abbiamo trascorso del tempo insieme e Charles mi ha raccontato la sua storia a Indian Springs nel 2006. È un caso molto interes- sante, quindi consiglio a tutti i ricercatori seri di leggere i quattro i libri della serie , che sono anche pubblicati da Authorhouse. Ho inserito questa intervista nel capitolo Una questione perché è proprio questo il tema centrale a proposito del contatto degli et “alti e bianchi” questione dell’Esopolitica che il pianeta dovrà affrontare in caso di contatto formale. Ci vorrà diplomazia galattica. paola harris: Mi potresti parlare dell’accordo fatto tra l’Air Force e gli et charles hall: Ho risposto a questa domanda nei primi tre libri. Tut- tavia questi rapporti di lavoro, che ho personalmente osservato, erano

missing time

ipnotizzata elettricamente. Questo accade molto velocemente, in un secondo o due. Mentre sono sotto ipnosi il tempo passa normal- mente. Poi la persona ipnotizzata viene riportata a uno stato lucido, sempre elettricamente. Anche questo avviene molto velocemente, in un secondo o due. Comunque la persona non è, di solito, in grado di ricordare cosa gli è accaduto mentre era sotto ipnosi. Molte volte, come ho descritto anche in i e ii, tutto avviene così tempestivamente che la persona può anche non essere affatto consapevole di essere stata ipnotizzata. Così, si ha la sensazione che manchi del tempo nella propria vita e nella propria memoria. Tutto questo porta la persona in uno stato di confusione completa e diso- rientamento. Una volta che la persona realizza ciò che le è accaduto, è possibile che recuperi alcuni o tutti i ricordi. Lo spiego bene in ii.

Non sono sicuro da quanto tempo vengano su questo pianeta, o da quando lo utilizzino come base per riparare la loro astronave mentre sono in viaggio in questa parte della galassia. Comunque, ho notato che gli antichi Greci nel 975 a.C. nominarono la stella Arctu- rus “stella guardiana”, perché credevano che una razza di dèi alti e bianchi fosse venuta sulla Terra proprio da quella stella. Questi dèi alti e bianchi sarebbero arrivati di notte, mentre degli uomini erano accampati alle pendici del monte Olimpo, per vegliare sugli antichi Greci. Anche gli antichi Egizi, mentre costruivano le piramidi – in tempi ancora più antichi, nel 2500 a.C. – non sapevano, come noi sappia- mo oggi, che avevano alcune storie e tradizioni simili. Quindi, voglio supporre che gli “alti e bianchi”, che consideravano la Terra come un luogo deserto freddo e desolato, non presero con serio interesse civiltà umana. Ancora, gli “alti e bianchi” sono stati segnalati nei tunnel-miniera a nord del Cairo in Illinois. Questi tunnel furono, probabilmente, scavati un po’ di tempo dopo l’ultima glaciazione, che terminò nel 9600 a.C.

Nel rispondere alla tua domanda riguardante la loro evoluzione cul- turale prendo atto che portare grandi quantità di materiali e risorse richiede del tempo. Se un’astronave avesse bisogno di essere riparata – come scrivo in iii – sarebbe molto più facile per loro recuperare materiali di riparazione qui sulla Terra, qualora fossero disponibili. Le stesse dichiarazioni potrei farle parlando di cibo, abbigliamento, farmaci, giocattoli e beni in generale.

Come spiego in ii, il loro e il nostro personale medico ha, di routine, fatto uno scambio di conoscenze mediche, più o meno senza limiti. Qui sulla Terra, da recenti esperimenti sui topi si è dimostrato che, se in diversi momenti della vita al topo vie- ne somministrato l’ormone della crescita, la durata della sua vita si allungherà notevolmente. Si noti che il processo di crescita è anche strettamente collegato con la riparazione delle cellule del corpo e con il processo di guarigione. Potrebbe non essere biologicamente possibile per un essere umano vivere dieci volte più a lungo.

- derato fare. Col senno di poi, credo che se potessi tornare indietro non mi spaventerei così tanto nell’incontrarli e non avrei messo in dubbio la mia sanità mentale così come ho fatto. Avrei, invece, chie- sto loro come fosse la Terra la prima volta che erano venuti qui e così via; dopo tutto, la storia è uno dei miei interessi. Quella mattina, la Maestra stava solo cercando di ringraziarmi perché avevo salvato la vita della sua bambina, ma allora ero davvero terrorizzato. È facile parlare ora, ma è stata un’esperienza shockante. Credo che queste esperienze mi abbiano aiutato a diventare, con l’aiuto di Dio, la persona che sono oggi.

In questa breve intervista ciò che mi sento di dire è che, personal- mente, credo che sia gli “alti e bianchi” che i norvegesi dai venti- - te. Credono fortemente nella democrazia e nella libertà individuale, e anche nei valori americani, quali la libertà di parola e così via.

Io non ho alcuna prova che esista una Federazione galattica. Gli “alti e bianchi” che ho potuto osservare erano sempre o in viaggio da soli oppure al lavoro o in viaggio con gli esseri umani. Erano molto orgogliosi della loro capacità di governare e prendersi cura di se stessi. Gli “alti e bianchi” visitano e hanno rapporti commerciali - ziato dalle dichiarazioni rilasciate dalla Maestra. A noi esseri umani piace interagire con gli animali, per esempio; quindi, ci piace essere amichevoli anche con le creature che non sono intelligenti o evolute come noi. Per gli “alti e bianchi”, in generale, non è così. Sono erbi- vori, quindi sono, generalmente, spaventati dalla maggior parte degli animali. L’idea di formare federazioni è un’idea puramente umana. I norvegesi con ventiquattro denti con cui ho personalmente parlato non hanno mai fatto riferimento a viaggi su altri pianeti, o che in- teragissero su un altro pianeta che non fosse la Terra. La tecnologia “norvegese” ha giusto permesso loro di viaggiare attraverso il no- stro sistema solare. Il loro sistema solare è a circa cinque o sei anni luce in direzione della stella di Bernard. La Terra è stata, probabil- mente, l’unico pianeta abitato che hanno potuto visitare.

usaf non diedero istruzioni complete agli uomini che

Ricordo che, durante i sette anni prima del mio incarico, almeno quarantuno uomini erano stati inviati nel deserto. L’usaf aveva ten- tato molti approcci diversi, ma tutti avevano fallito. Incontrare un et non esiste alcun modo per essere avvertiti su cosa aspettarsi. L’usaf e i generali degli “alti e bianchi” si ingegnarono per cercare di capire come procedere. Bisogna tener presente che gli “alti e bianchi” ap- pena arrivati avevano più paura di noi di quanto noi potessimo aver paura di loro.

No. Ma la ragione è descritta nei miei libri. Fui fermato sulla strada del Range 4; il mio amico, capo del Range Rats, mi chiamò urlando, così, tornai al Range 3.

Citazioni di Ben Rich:

«Il direttore generale della Lockheed Skunk Works, Ben Rich, sul suo letto di morte ha ammesso che “gli extraterrestri sono reali”».

«Ora noi abbiamo la tecnologia per andare a prendere gli et a casa. No, non occorre una vita per farlo. C’è un errore nell’equazione e noi sappiamo qual è. Abbiamo la capacità di viaggiare tra le stelle. Per prima cosa dovete capire che non conquisteremo le stelle usan- do la propulsione chimica. In secondo luogo dobbiamo sviluppare una nuova tecnologia di propulsione. Quello che dobbiamo fare è scoprire dove Einstein ha sbagliato».

«I velivoli et sono stati realizzati con tecnologia et. Le astronavi sono state costruite molti anni prima che noi inventassimo i mezzi non comprendiamo pienamente».

- che dimostra che Oppenheimer e Von Karman non avevano alcun indizio».

Chi è Stan Romanek? Molte persone sono incuriosite dal caso di Stan Romanek. È stato molto discusso su internet ed è stato un argomento molto contro- verso. Ho conosciuto Stan sette anni fa e penso che il suo sia uno dei casi più documentati nella ricerca ufologica. Professionisti come bizzarri di questo caso per diversi anni, compreso impianti, fenome- ni paranormali, visite aliene, orb, abduction multiple, comunicazioni telefoniche e riprese video. Io, personalmente, credo che debba essere il lettore a stabilirne la veridicità. Se siete stati abbastanza fortunati da sentir parlare Stan a Laughlin, avrete sentito direttamente da lui quello che Stan vuole condividere. Se, invece, non è così, mi auguro che questa lunga in- tervista, realizzata il 5 novembre 2009, sia utile per farvi compren- dere meglio questo complesso caso. paola harris: Credi che il disclosure sugli ufo stan romanek: Sì, credo che avverrà molto presto. E quel giorno potrò dire a tutti quelli che mi hanno fatto del male «ve l’avevo detto».

Sì, per il mio caso, per gelosia, per tutto insomma. Il mio obiettivo – e ciò che dico viene dal profondo del mio cuore – è di fare in modo che la razza umana si illumini sul fatto che abbiamo dei vicini. Per me questa è davvero la cosa più importante nella storia dell’umanità.

Sapere che non siamo soli è qualcosa di un’importanza enorme. Come è importante, non dimentichiamo, la questione dell’abduction.

Come sai, c’era molta sorveglianza. C’era una Ford Taurus bianca tra altre auto che stavano parcheggiando, quando un ragazzo con un grosso teleobiettivo cercò di fotografarmi. Divenni aggressivo, così iniziò l’inseguimento del gatto al topo. Io ero il gatto, ovviamente. Ero stato fuori tutto il giorno e avevo lavorato duramente. La sera, sulla mia casa vidi una sfera di luce. Mi voltai giusto in tempo per vedere questa cosa e vidi un bagliore distante qualche centinaio di metri, subito dopo sentii uno scoppio. Tutti l’hanno sentito, an-

No. Era venuta la polizia. Erano circa le dieci di sera. Era luglio.

Non so. Ho paura di volare, quindi non so.

Sì, ci sono molti gruppi. C’è un gruppo più piccolo composto dai ricercatori.

Sì, così funziona, le persone vanno, vengono… non lo sai?

ufo

Sì, volevo che venisse a trovarmi, ecco perché stavo riprendendo le Red Rocks. Fu allora che ho visto il mio primo ufo.

Veramente lo sapevo già prima della regressione, ma non sempre si riescono a fare i giusti collegamenti. Poi, mi ritorna sempre in men- te la storia di cui parlavano i miei genitori, l’ufo che armò uno dei missili in Nord Dakota.

Era il 1968. Alcune misteriose persone mi spedirono una copia via e-mail.

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Mio padre era nell’Air Force e nel 1968 era di stanza a Grand Forks. Ma non ci fu nessuna disattivazione, il missile fu armato. Fu l’ufo

No, l’ufo armò il missile. In quella base, i missili erano pronti per essere armati; l’ufo sorvolò l’area e lo attivò.

Sì, io ho i documenti. Successe che videro l’ufo e lo tracciarono su un silos del missile. Dopo la sua partenza, lo rilevano in una piccola cittadina del Nord Dakota, lì sorvolò una stazione idrica. Quando la polizia militare esaminò i missili, si resero conto che le porte erano aperte e che il missile era stato armato.

Vogliono farci sapere che possono fare ciò che vogliono e che noi non abbiamo controllo. È come se dicessero: «Se non vi fermate, interverremo noi».

Sì, ecco una copia del documento originale:

National ufo Reporting Center Occurred: 6/6/1968-Location: Minot, ND-Duration: 30mins - Minot 1968 missle arming SW. of Minot ND. An MP. got a call to one of the missile silos. The Sergeant on duty took two other men with him. He told me that they had come over to see a ufo over the silo. The guards at the silo were like statues. The locks on the gates were open, and gates open. The sergeant They were very upset, it seems that the missile had been armed and unlocked in launch mod, and that the warhead was armed.

Sì, vivevamo nella piccola cittadina del Nord Dakota, proprio dove l’ufo si era fermato sulla stazione idrica. Rimase sulla stazione idrica così a lungo che ordinarono di circondarla; mio padre faceva parte della squadra. Mio fratello maggiore ricorda di aver visto l’ufo e nostro padre là fuori.

Era molto bella. L’ho disegnata. Era davvero bellissima, ma aveva gli occhi strani. Solo in seguito ho scoperto che si trattava probabil-

Come si fa a spiegare…

So di essere importante, ma mi piacerebbe capire a che livello.

Quando la vidi la prima volta stavo giocando con una macchinina giocattolo. Era una bellissima giornata di sole e lei avvicinandosi mi disse: «Sei un bambino così bello. Sai di essere speciale». La guardai. I suoi occhi erano davvero strani.

Sì, ma con le pupille grandi di un blu luminescente. Poi aggiunse: «Voglio mostrarti qualcosa». Aprì la mano e apparve una pallina che cominciai a sentirmi strano. Poi sentii mia madre chiamarmi. Prima che arrivasse, la donna già se ne era andata. Mia madre mi riportò a casa dicendomi che non dovevo parlare con gli estranei.

No, ma quella donna si mostrò altre due volte. Sono nato a Denver, ma poco dopo ci trasferimmo nel Nord Dakota, dove era di stanza mio padre, e poi ancora alla base di Cheyenne. Ricordo che eravamo in giro per fare compere natalizie, quando la donna si avvicinò men- tre stavamo entrando in macchina. Fui l’ultimo a entrare, sentii la sua mano sulla spalla e poi iniziò a parlare. «Che meraviglioso bam- bino avete». I miei genitori si guardarono e la donna iniziò a parlare a mia madre, mentre mi accarezzava la testa. Faceva delle domande e i miei genitori iniziarono a scherzare con lei. Poi proseguì dicendo: «Be’, se non lo volete, lo prenderò io».

Iniziai ad agitarmi, perché pensai che i miei genitori stessero per darmi via. Mi ricordavo di lei. Non sapevo dove l’avevo conosciuta, ma mi ricordavo dei suoi occhi strani. Accadde ancora quando tor- nammo a Denver, abitavamo vicino a un posto chiamato Ruby Hill Park. Avevo circa undici anni. Questa strana donna venne da me mentre aspettavo l’apertura della piscina. Stavo sul dondolo al parco giochi in attesa dei miei amici, quando lei passò sulla pista ciclabile e si sedette su un dondolo non lontano da me. Iniziò a farmi doman- de, tipo come stai, ti nutri bene, vieni trattato bene e cose del genere.

Sì. L’unica ragione per cui ricordo le sue domande è perché erano strane, specialmente se fatte da una sconosciuta. Mi disse: «Sei mol- to speciale, sei parte di noi e noi siamo parte di te». La guardavo mentre mi parlava e non vedevo la sua bocca muoversi. Questo mi sconvolse, così scappai verso casa.

Non riuscivo a collegare le due cose, perché non credevo a nulla di tutto questo. Anche il mio primo avvistamento: pensai che fosse qualche oggetto militare segreto.

ufo che fu raccontata anche a Entertainment Tonight

Sì. Andò anche su Entertainment Tonight e su tutti i notiziari locali. Uno di questi programmi ospitò un membro della nasa che vide la foto e disse: «Non so cosa sia».

E da quel momento iniziai ad avere esperienze. Un anno dopo Red Rock, avvenne la mia prima abduction.

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Sembrava un angelo con le ali ripiegate, pensai: «Che strano essere». Era come un simbolo, ma in versione astratta. Non dimenticherò mai quella collana.

No, però ho fatto strani sogni.

Su cose che stanno accadendo. Ho la sensazione che siamo vicini a qualcosa per cui dobbiamo essere preparati.

disclosure A qualche cambiamento. Ma il disclosure è già un tipo di cambiamento.

una vibrazione più alta andranno da una parte e quelle con una vibrazione più

Sì, vedo che le persone saranno separate. Questo, penso, sia il mo- tivo per cui sono qua: per portare quante più persone sul livello superiore, prima che avvenga il cambiamento.

No, non così presto. Però penso che prima di Laughlin avverrà qual- cosa di importante.

Penso riguardi il disclosure. Non parlo di un grande disclosure, ma, co- munque, in qualche forma avverrà.

Sì, credo onestamente che qualcosa stia per accadere. Credo ci siano degli indizi, ma potrei anche sbagliare.

disclosure

Da qualcuno dovrà pure arrivare, credo che se non verrà rivelato presto potrà anche non accadere mai.

disclosure

Penso possa essere vero. Mi hanno anche detto che se non lo facciamo ora loro si dimenticheranno di

Riguarda la linea temporale. Devi capire che noi non comprendiamo realmente la loro concezione spazio-temporale. Penso che la linea temporale si sia già spostata e penso che sia passata da un male as- soluto, il nwo (Nuovo Ordine Mondiale), a qualcosa di più positivo. Non credo nella storia del 2012. Persino i Maya non ci credevano. Parlavano di un cambiamento e non una devastazione. Qualche in- glese ha parlato di questa teoria.

un grande nulla.

Questa tua sensazione sul disclosure

Sì. Qualcosa di grande sta per accadere.

Sì, assolutamente. Infatti, questa è l’unica ragione per cui c’è stato il silenzio sulla questione ufo. Chi possiede la tecnologia retroinge- gnerizzata non vuole perdere denaro o il controllo su di essa.

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Scenderanno sulla Terra, si faranno vedere e non sembreranno umani.

Lo hanno già fatto tante volte. Ho delle foto di loro nel mio cortile.

Sì. Molte persone hanno delle foto. Puoi andare a cercarle anche in rete, anche se, probabilmente, la maggior parte di quello che troverai online sono immagini di pupazzi; comunque ci sono anche molte foto buone.

Anche io. L’ho visto scappare. Molte persone cercano di far credere che sia un pupazzo perché sanno che è reale. L’ho visto correre via, ma si possono vedere i lineamenti del viso e anche la profondità. Ma le persone si chiedono sempre: «Perché questi esseri che provengo- no da mondi lontani milioni di anni luce dovrebbero guardare dalla

Il quarto tipo lo

Non voleva sorprendermi, ecco perché se n’è andato così lentamen- te. Si può andare sul mio sito web e vedere il video. Poi, un’altra cosa, nessuno aveva questo video, non era uscito, però a Denver era ovunque.

Sì, ma ricorda tre persone.

Non penso di averglielo mai chiesto. Per ritornare all’argomento disclosure

Ripeto, penso che stia per accadere, ma soprattutto credo che deb- ba accadere al più presto. Potrebbe fare la differenza sulla nostra all’autodistruzione. Penso che sia davvero importante.

Sì. Al 100%. Non so quanto sia grande questa chance che abbiamo, - remo. Ci sono persone che vorrebbero proprio questo per trarne vantaggio personale, ma non si rendono conto che tutto nell’uni- verso è collegato. Quindi se la maggior parte “perderà”, perderanno anche loro.

Vedo sfocature, orb, tante cose strane.

Penso che il fenomeno attorno al gruppo cseti e ai protocolli di contatto sia una

Sì, ma non concordo con lui sul fatto che noi staremmo progettan- do i Grigi. Sono creature più intelligenti di noi, con capacità psichi- che superiori a quelle nostre. Come potrebbe mai essere?

abduction mi

Da quello che posso ricordare, penso di essere stato addotto almeno dieci volte, due delle quali non corrispondono alle altre esperien- ze. Forse si trattava di abduction governative, ma poi chi sa davvero spiegare cosa sia il Governo? Non voglio parlar male del Governo, perché tra i suoi membri ci sono diverse brave persone che fanno di tutto per far uscire queste informazioni.

sostiene che questo fenomeno sia in parte creato dal controllo mentale e dal Go- persone che hanno subito abduction

Sì, onestamente è spaventoso perché prima di tutto ti prendono contro il tuo volere e poi perché non hai controllo su nulla. Però ci sono anche cose positive. È come da noi, c’è il bene e c’è il male.

-

Ti mancano i buoni. È tipico delle esperienze di abduction, li senti come se fossero di famiglia. Potrebbe sembrare strano, ma è così.

Sinceramente, se volessero comunicare al mio livello, sarei felice di diventare loro amico.

Oh, sì.

Una volta uno di loro era nel mio cortile. Era notte, mi trovavo nel vicino al trampolino. April disse: «Vieni, qua, vuoi una Barbie?» e fece un passo avanti, ma l’essere scavalcò il recinto.

Sentivo un suono oltre il recinto. Vidi chiaramente questo piccolo essere superare un recinto alto così come se non ci fosse. Non ho potuto vederlo davvero bene, perché era buio. Più tardi tornammo fuori e mi soffermai a guardare oltre il recinto. Vidi qualcosa che sta- va accucciato, che mi osservava dal cortile vicino. Non sono sicuro che fosse la stessa piccola creatura, però poteva esserlo.

No, le hanno prese.

Se gli et vogliono che veda qualcosa, me la mostrano. Posso uscire quella volta che Andrea Beaumont, il produttore di abc, era qui. Ricevette una “chiamata da Audrey” [telefonata da una voce fem- minile computerizzata che può corrispondere a un et, NdT] da un telefono che non funzionava. Gli dissero che non doveva parlare alla abc delle mie predizioni.

Sono piuttosto accurate, si sono tutte avverate, tranne una.

Sinceramente non ci credo, quindi non ne parlo. Nel 2004 ricevetti una chiamata da Audrey, diceva che il Canale SciFi non avrebbe divulgato in maniera positiva il mio caso e che quindi non dovevo andarci. Registrammo la chiamata, la voce fu messa su una videocas- setta usata che poi fu riposta in una scatola. Volevo trascrivere ciò che avevo saputo sul collasso economico e sulle altre informazioni apprese dalle Mandai il materiale ovunque in modo che si sapesse che Audrey prevedeva il futuro. Abbiamo deciso di aprire il pacco a luglio di quest’anno e volevamo che la abc- ra, in modo tale che nessuno potesse parlare di manomissione. Ma Andrea ricevette una chiamata da Audrey che diceva di non farlo. Guardammo la videocassetta e scoprimmo che molte predizioni si erano avverate.

Sì.

disclosure

Secondo me sì, sempre se non lo eliminano prima, come successe con Kennedy. L’unica ragione per cui Kennedy fu assassinato è per- ché voleva attuare il disclosure.

Il tipo di disclosure

Penso che stiano tastando il terreno. Non credo che faranno sceglie- re al Governo. Dovremmo già avere l’energia libera e altro. Devono sapere che le corporation e i governi non stanno dalla nostra parte, ma dalla propria. Mentre il disclosure è “la gente e per la gente”.

Era nelle predizioni. C’era quello in Inghilterra e quello a O’Hare.

Molta gente si chiede perché non atterrino alla Casa Bianca, in realtà lo hanno già fatto. È stato anche provato.

et Assolutamente. Alcuni sono buoni, altri no, alcuni hanno i propri piani.

In una delle abduction

Dovetti bussare per rientrare. È accaduto molte volte. A volte mi sono ritrovato sul tetto. Un’altra volta mi ritrovai addosso una vesta- glia da notte da donna.

et

Penso che siano ancora qui. Penso che siano buoni nel mio caso. Però ci sono anche et cattivi che rapiscono le persone ed è orribile. Penso che le mie esperienze siano state davvero molto forti, ma loro sono stati quasi cortesi. Sento parlare di alcune abduction terribili, ma vi sono anche esperienze dove cercano di insegnare alle persone.

Assolutamente.

Lo sta già facendo. Ad alcune persone nel mondo verrà assegnato il ruolo di ambasciatori galattici. Il mio ruolo è quello di mantenere calma la popolazione.

lisa romanek: Penso che la mia funzione sia dare equilibrio a mio marito. Non dico di riportarlo nella mia realtà, che è totalmente di- versa da quella di quando lo incontrai. Ma far sì che si renda conto che è stato addotto, danneggiato, ma non al punto da essere disfun- zionale. Mi sono sempre occupata degli anziani o dei bambini, ora mi occupo di Stan. Quando iniziò con queste esperienze pensai che non fosse vero, ma poi gli ho creduto. Nel mio libro faccio dell’umo- rismo perché ci sono molte sfaccettature divertenti in questa storia. Scriveva di notte al buio, lo sentivo discutere e la sua matita scriveva come impazzita. Lo sentivo dire: «Non capisco, non c’è abbastanza spazio. Non posso farlo». Poi li ascoltava e rispondeva: «Ok, ok», e ricominciava a scrivere. Scriveva delle parole al contrario, altre in giorno dopo non ricordava niente.

abduction

Sento che la maggior parte sono da parte di Audrey, anche se non mi degli strani suoni; mi è capitato di perdere i sensi. Lei ha anche cana- lizzato altri esseri. Informazioni da altri canali.

Non mi piace parlarne, perché non so cosa pensare. Non mi ricordo di questi strani Grandpa, dei Grigi di queste cose dalle regressioni.

Ne ho vista una e devo dirti che la cosa che mi ha sconcertata di più è stata

Io so quando devo contattarli.

et et

Lo fanno apposta, io no. Chiamano Leo Sprinkle.

Sì.

Appare il mio numero.

Andrea Beaumont è stata coinvolta perché ha visto alcune cose stra- ne. Era qui in casa. Ora lavora con Larry King. Il primo produttore che inviarono e Andrea Beaumont furono davvero molto addentro il mio caso. Entrambi videro cose strane e le riportarono alla abc, ma poco dopo furono licenziati. Credo, perciò, che negli ambienti della abc stiano covando qualcosa di grosso. Per il mio caso ci sono stati dei licenziamenti. Chiamai Andrea per capirci qualcosa di più, ma mi disse che non le avevano detto le ragioni del suo licenziamen- to, ma solo che aveva a che fare con il mio caso.

Effettivamente mi aspettavo che alla tua storia venisse data una rilevanza mag-

L’hanno sminuita volutamente. Vedi cosa è successo ad Andrea. Perse il lavoro. Ora collabora con Larry King nella sua trasmissione.

È meglio avere poca pubblicità, piuttosto che non averne affatto. Io, d’altronde, sto cercando di diffondere un messaggio. Sono divisi sul mio caso. Credo che ci sia una guerra interna a livello governativo, non per il mio caso in sé, ma penso che alcuni di loro mi stiano usando per capire. Lo percepisco. Anche l’ultima chiamata di Au- drey mi ha confermato ciò che sospetto.

- no quale sia il suo piano.

Vorrei farlo anche se, in realtà, non avrei dovuto fare nemmeno il test precedente perché soffro di disordine da stress post-traumatico. E ciò annulla automaticamente il test. Inoltre, la Corte non usa la macchina della verità perché non funziona. Nel periodo in cui mi sottoposero al primo test avevo anche un problema di zuccheri nel sangue, ma me lo fecero sostenere comunque. I miei livelli di zucchero continua- vano a scendere e non riuscivo ad avere dei pensieri lucidi. Inoltre, il riuscivo a rispondere come avrei voluto. Mi posero domande del tipo: « era un falso?» ma io non lo sapevo. Non chiesero se fossi stato Per cui, per il modo in cui era posto il quesito, non potei rispondere alla domanda. Inoltre, il mufon [una delle più grandi organizzazioni investigative del fenomeno ufo presenti negli usa, NdT] ha rubato il nostro materiale e ha cercato di venderlo.

Che è arrivato il momento che la nostra specie capisca che abbiamo dei vicini e che bisogna crescere ed evolversi spiritualmente e forse saremo perduti.

Sì, assolutamente. Lo sanno tutti, dai bambini agli anziani, e tutti attendono il cambiamento.

Sono uno dei tanti. Tutto quello che sto facendo è raccontare la mia storia e far capire alle persone che “non siamo soli”. Se ci credo io, possono farlo tutti. Ero il più grande scettico della Terra; ero terro- rizzato all’inizio, ma non c’è nulla da temere. Là fuori c’è del buono e del cattivo.

Sono più intelligenti di noi, al tempo stesso sono molto incuriositi da noi. Ma, ciò che in assoluto credo è che, prima di tutto, dobbiamo smettere di essere razzisti con le persone che hanno la pelle di un altro colore: solo dopo potremo iniziare a relazionarci con loro.

Fa parte del processo. Se spostiamo l’attenzione su qualcos’altro, allora tutto cambierà.

Per la verità, è anche la mia.

Già ai tempi biblici, prendi Ezechiele, gli affreschi del primo seco- lo… loro sono sempre stati qua.

- Stiamo assistendo alla lotta tra gruppi che vogliono il disclosure e quelli che vogliono mantenere il segreto.

È ciò che anch’io provo a fare tutti i giorni; ma la gente nasconde la testa sotto la sabbia come gli struzzi, proprio mentre sta per arrivare un camion in quella direzione. Vorrei che queste persone vedessero il camion prima che di venire investite.

Osservano da sempre l’umanità.

Ci sono alcune teorie per cui “loro” saremmo noi, a migliaia di anni nel futuro e quindi stanno cercando di riprendere una genetica che hanno perso.

Questo riguarda il fenomeno delle abduction

Quando sono divenuti così intelligenti, hanno iniziato a perdere la spiritualità.

ai, di Steven Spielberg e Stanley Kubrick.

Penso che esistano diversi tipi di alieni. Alcuni sono più spirituali, altri meno. Alcuni ci rapiscono perché cercano di salvare la propria razza e altri, invece, vogliono apprendere la spiritualità. Ma, come ho detto prima, la cosa importante è sapere che “non siamo soli nell’universo”. La razza umana deve svegliarsi, crescere e prendersi le proprie responsabilità. Ecco tutto.

Assolutamente sì. L’unica negatività che ci arriva è da parte del Go- verno.

v Passare il testimone ai giovani

di Pia Elizabeth Larsen10

Come possiamo andare avanti senza ascoltare? Lasciate arrivare soluzioni per la pace C’è una verità da conoscere Fateci viaggiare e capire.

Ricordate il cuore, Ricordate di ascoltare, Siate consapevoli della mente condizionata, C’è una storia da studiare, Ci sono alcuni fatti da capire.

Per conoscere un nuovo tipo di mondo, Dove il vicino di casa sta chiamando et presto può farsi vedere, Forse anche prima ancora di sapere, oh il tempo è così giusto Le porte si apriranno.

[Ritornello] C’è un legame d’amore baby Questa è la chiave per lo stargate Una nuova realtà è sulla buona strada – che apre i nostri cuori C’è un legame d’amore baby Questa è la chiave per lo stargate L’amore è la chiave per un giorno migliore – per andare avanti con questo nuovo inizio

10 Cantautrice, Danimarca. Fammi vedere – come si può amare Sì – io davvero mostrerò anche a voi Come possiamo amare… e abbracciare quello che sta succedendo.

E se ci assomigliano? (Potrebbero essere) la nostra famiglia, Chiedetevi se c’è una bugia Chi continua a creare storie spaventose? Ora ci sono alcuni altri fatti da capire.

Dal momento che si stabiliscono Prove e testimoni Sono stati qui per migliaia di anni Cercando di cantarci una canzone d’amore Cercando di insegnarci come andare avanti…

[Ritornello] C’è un legame d’amore baby Questa è la chiave per lo stargate Una nuova realtà è sulla buona strada – che apre i nostri cuori C’è un legame d’amore baby Questa è la chiave per lo stargate L’amore è la chiave per un giorno migliore – per andare avanti con questo nuovo inizio Siamo paralizzati nelle nostre teste? Intellettualizzando il mondo? Ci impediamo cosi di capire questo nuovo passaggio come viaggiatori verso lo stargate…

Pia Elizabeth Larsen ha cantato come solista negli ultimi dieci anni in diversi gruppi soul e rock. È molto impegnata nel progetto di disclo- sure. Era presente alla conferenza di Barcellona con Fredrik Uldall, Exopolitica Danimarca. Ha cantato per quattro anni nell’ensemble Etta Cameron Godspel “Voices Of Joy” in Danimarca così come in Svezia, Germania e Norvegia. Ha cantato come corista per i Westlife quando sono stati in Danimarca in uno show televisivo e nel tour di Michael Bolton, sempre in Danimarca. Ha anche cantato come solista nel gruppo Aretha Franklin Tribute Band, una cover band di Copenaghen (www.myspace.com/arethafranklintributeband). Canta Gospel nell’Happy Day Choir diretto da Debbie Cameron. Le ultime registrazioni sono state fatte al Blue Basic Studio di Copenaghen. Niels Harbo è il co-produttore. Nel brano Venus and Mars si sente la voce del dottor Steven Gre- er (Disclosure Project, National Press Conference, Washington, dc – 2001 www.disclosure.org, www.aero2012.com). Un esame sulle dinamiche del processo di disclosure

di Jason Adam Friend11

Il seguente documento è un insieme di citazioni essenzialmente pre- se dalla programmazione in onda sulla tv americana tra il 1976 e il 2008. Vi sono anche due citazioni da due documentari sugli ufo, entrambe rilasciate pubblicamente, di cui una andata in onda in tv. Inoltre, ci sono alcune citazioni prese da discorsi delle ultime confe- renze che, sicuramente, non sono andate in onda sulla tv americana. Tutto questo materiale è presentato in maniera cronologica in modo che sia più facile capire come la nostra società e la nostra struttura politica stanno raggiungendo un accordo con questa nuova realtà grazie l’aumento della consapevolezza, della profondità spirituale e dell’evoluzione. Sebbene non sia necessario essere in grado di dimostrare comple- tamente una connessione diretta tra questi eventi storici e l’aumento di programmi che se ne occupano, la tempistica di questi eventi sto- rici non può essere ignorata. È abbastanza semplice capire, accettare e apprezzare il fatto che

11 Jason Adam Friend ha trentadue anni, ma studia il fenomeno ufo/ET da quasi vent’anni. Gli extraterrestri, invece, studiano lui da quasi trent’anni, quindi da quando ne aveva quattro. Attualmente è iscritto come studente presso l’Istituto di Esopolitica diretto dal dottor Michael Salla. Dopo aver vissuto per una vita in California, Jason adesso risiede nella città di Northridge nella San Fernando Valley. Era un allievo eccellente nella mia classe Esopolitica 103, la “migliore testimonianza” per l’Exopoltics Institute del dottor Michael Salla. Questo fu il suo ultimo elaborato e merita di essere pubblicato. Come lui, molti altri in tutto Saremo presto nel mondo del post-disclosure. Una volta che questo avverrà il mondo intero e miliardi di persone saranno intensamente focalizzati su tutto ciò che questa realtà comporta. disclosure è in atto e lo ignoriamo a nostro discapito. Se ignorare questa realtà è ciò che noi come individui scegliamo di fare, be’, allora spetta a ciascun individuo decidere. Indipendentemente da come ognuno di noi sceglie di affrontare questa sempre più evidente realtà, sia che scegliamo di nascondere la testa sotto la sabbia sia che decidiamo di affrontarla a testa alta, il problema resta. Il treno del disclosure è in arrivo, che voi lo sappiate o no, che vi piaccia o no, che ci crediate o no… Tutto questo sta avvenendo. Da sempre, sin dall’inizio della moderna era degli ufo negli anni Quaranta, c’è stato un processo di negazione e cover-up. Da sem- pre questo processo è stato portato avanti in parallelo a un sempre più apparente e sempre più importante processo di acclimatazione, acculturazione, istruzione, condizionamento metodico, disinforma- zione e propaganda. È un peccato che questi due processi siano serviti a creare un divario ampio tra coloro che sono ben consape- voli della questione extraterrestre e coloro che invece non lo sono. Questa è l’eredità dell’era moderna ufo. Sebbene può darsi che un numero anche crescente di persone abbia imparato a capire che questo argomento ufo-extraterrestri è reale e molto serio, tuttavia un’enorme percentuale di individui ha, in un certo qual modo, solo accettato completamente le bugie, la propaganda e la disinforma- zione. A mio avviso, durante questo periodo e per un po’ di tempo ancora nel futuro immediato, coloro che sono ben consapevoli di questa realtà hanno il dovere di essere lì per quegli individui che li circondano e che semplicemente non hanno mai pensato seriamen- te a questo argomento. Nella sua intervista su abc News Nightline nel 2008, a Timothy Bashir: «Siamo stati attaccati?» Timothy Good risponde con la seguente misteriosa risposta:

Da entrambi i lati dell’Atlantico mi è stato detto che secondo il piano disclosure graduale e il mio istinto mi dice che il processo di disclosure è cominciato. Timothy Good, abc News, Nightline, 2008

Non c’è nessun Governo che vuole che i suoi cittadini siano più fedeli al pianeta che al proprio Paese. Nessuno vuole rinunciare al proprio potere. Si sostiene il proprio leader eppure nessuno di loro parla per il pianeta Terra. Quindi ci sono enormi problemi politici. Stanton Friedman, Overlords Of The ufo, documentary, 1976

Loro aspettano di vedere cosa faremo. In effetti, non ci vedono risol- vere il problema. Ci vedono come una società malata che corre dritta - biamento di mentalità di massa, in larga scala. E loro vedono che questo non sta accadendo. Wendelle Stevens (usaf Ret.), Ufos Are Real, 1979

- - doli preparati all’idea che un giorno potrebbero essere visitati. Dottor J. Allen Hynek, durante un’intervista in onda negli anni Ottanta

Intrigante la frase nel servizio di Michael, ha detto che se venisse sen- tito qualcosa la nasa non avrebbe alcuna intenzione di rispondere. Vi chiederete come mai la nasa non risponderebbe se qualche tipo di se- gnale venisse captato; ebbene, Michael dice che gli scienziati credono che il mondo debba rispondere come specie e non come un Paese o una nazionalità e che una risposta adeguata dovrebbe essere decisa dalle Nazioni Unite o qualche altra organizzazione mondiale. Charles Gibson, Good Morning America, 1992

Nel 1994, invitò il dottor John Mack, professore di Psichiatria ad Harvard, e alcuni esperti a Chicago per partecipare al suo show. Dottor Mack: «Volevo chiedervi questo: ogni altra cultura nella storia della razza umana, eccetto questa, ha creduto che ci fossero altre entità, altre intelligenze nell’universo; perché noi siamo così stupidi al riguardo? Perché trattiamo le persone come se fossero pazze e le umiliamo se stanno sperimentando qualche altra entità, qualche altra informazione che gli sta andando incontro? Perché tut- ti vengono presi per pazzi se qualche informazione sta andando da loro e stanno sperimentando sul serio che è questo il caso?» Oprah: «Perché ci piace vivere in una piccola scatola con il coper- chio chiuso, io credo che sia fondamentalmente così». Più tardi, sempre in quella trasmissione, Oprah intervistò Eva. Eva fece riferimento in modo eloquente ai commenti di Oprah ri- guardo a come la maggior parte delle persone si sentano perfetta- mente a loro agio nelle loro scatole protette. Eva offre il suo punto di vista su come gli extraterrestri stiano cercando di cambiare questa nostra tendenza sterile. Eva (sperimentatrice): «Io credo che la ragione della loro “com- parsa” nella nostra realtà sia farci uscire dalla scatola». Oprah: «Sì, aiutarci a venir fuori dalla scatola». - altà. Tendiamo a credere che la realtà sia solo ciò che sentiamo, ve- diamo o percepiamo attraverso i nostri cinque sensi, quindi loro (gli extraterrestri) sono qui per dirci che invece c’è una realtà al di fuori di quella che noi siamo abituati a vedere».

Nei due anni precedenti al suo recente ritiro, Larry King dedicò al- cuni programmi al tema degli ufo-et. Facendo un salto indietro, nel 1994, durante il sulla cnn, King intervistò il dottor John Mack, che era accompagnato dall’addotta Mary Oscarson. Inu- tile dire che l’abduction è un argomento di discussione alquanto pe- sante per la cnn. Quello che segue è un estratto da quella intervista: Larry King: «Perché credi che non si materializzino qui?» Mary Oscarson: «Penso che forse la società non sia ancora pronta per questo». Larry King: «Ma tu lo sei?» Mary Oscarson: «Dunque, io sono pronta, anche se “lo faccio” controvoglia. Sta accadendo da molto tempo nella mia vita e ahimè non c’è modo di uscirne. Così anche per le persone come me: siamo quasi forzati ad avere a che fare con questo». Larry King: «E la storia di Mary è come molte altre?» Dottor John Mack: «È una storia alquanto tipica».

Come abbiamo imparato da persone come Robert Hastings, Ro- bert Salas, Paul Stonehill, Linda Moulton Owe, Philip Corso, Barry Greenwood e altri, gli et sono vivamente interessati alle nostre armi nucleari e non c’è niente o nessuno che possa farci qualcosa. Nel 1994, nel programma televisivo dell’abc Primetime Live, pre- sentato dal rispettato giornalista Sam Donaldson, venne mostrato agli americani, probabilmente, il caso più critico che si conosca che coinvolge gli ufo e le armi nucleari. È stato il caso di Byelokoro- viche, Ucraina, (ex Unione Sovietica). Il corrispondente da Mosca David Ensor intervistò le persone del luogo riguardo a ciò che era stato avvistato il 4 ottobre 1982. Il sevizio televisivo Primetime Live di Ensor affermò chiaramente che gli abitanti del paese avevano visto tutti un disco, per diverse ore, di circa trecento metri di diametro. Ensor intervistò in video il tenente colonnello Vladimir Platunov, un ingegnere missilistico presente come testimone durante questo evento, ora tristemente famoso. Ensor intervistò anche il colonnello Boris Sokolov e il colonnello Marina Popovich, entrambi alti funzio- nari a conoscenza di informazioni all’interno dell’installazione mi- litare dell’ex Unione Sovietica. Questo caso sorprendente fu accu- ratamente coperto, senza che nessuno potesse esprimere un parere contrario.

Almeno dal 1947, componenti del nostro Governo sono stati assoluta- mente informati del fatto che abbiamo esseri non umani, di intelligenza altamente avanzata che stanno visitando questo pianeta. Se il segreto è impossibile da mantenere, allora dobbiamo trovare un modo per adat- tarci a questa straordinaria stranezza. Morale della favola, bisogna mantenere a tutti i costi l’ordine sociale. Questi sono sempre stati degli ostacoli e di sicuro questi sono degli ostacoli molto grossi; questi sono ostacoli di guerra. Siamo di fronte a una guerra. Michael Lindemann, , Fox, 1994

Quello che è stato presentato qui non voleva essere in nessun modo un racconto integrale della copertura mediatica di questo argomen- to. Come sappiamo, la copertura di questo problema continua a cre- scere rapidamente quasi in tutti i media. Quando si valuta cosa stia davvero succedendo, nel comparare il cover-up con le dinamiche del disclosure, dobbiamo tener conto della copertura mediatica andata in onda nel corso degli anni. Dobbiamo considerare il modo in cui questa informazione è stata presentata at- che l’informazione è proprio stata trasmessa nell’ultimo posto in cui ci saremmo aspettati di trovarla, in tv. Inoltre, c’è anche da dire che tutto questo materiale andato in onda è stato condotto seriamente e senza ridimensionamenti. Spesso questi programmi sono fatti in modo da lasciare poco o nessuno spazio per discutere realmente dell’argomento presentato, cosa alquanto insolita, considerando che ci viene insegnato come affrontare e trattare i problemi seri e complessi, almeno in senso giornalistico. Oltre a questo, dobbiamo apprezzare il tempismo di queste rivela- zioni poiché corrispondono cronologicamente a molti eventi storici che hanno giocato ruoli chiave nella progressione del processo di Qualcuno sta cercando di dirci qualcosa.

Cronologia del processo di disclosure 1976 Le promesse della campagna di Jimmy Carter. 1978 Lo sforzo delle Nazioni Unite condotto da Eric Gairy di Granada, Hynek, Vallée… 1980 Gli incidenti di Bentwaters, Rendlesham, raf Woodbridge. 1987 Reagan fa un discorso alle Nazioni Unite riguardo a una possibile «minaccia aliena». 1990 Ondata del triangolo nero belga. 1992 Conferenza mit. 1994 Inizio della Rockefeller Initiative. 1996 Il Paradigm Research Group si iscrive al Congresso degli Stati Uniti come lobbista. 1997 Le luci di Phoenix. 1999 Cometa Reports (cnes, Francia). 2001 Conferenza stampa sul progetto di disclosure al National Press Club. 2004 Il Messico rilascia dei documenti sugli ufo. 2004 Prima X-Conference tenutasi fuori Washington, dc. 2005 Il Brasile collabora con i ricercatori e rilascia dei documenti sugli ufo. 2007 La Francia rilascia documenti sugli ufo. 2007 Il Regno Unito rilascia una prima serie di documenti sugli ufo. 2007 Il Canada rilascia documenti sugli ufo. 2007 L’Irlanda rilascia documenti sugli ufo. 2007 National Press Club, la coalizione per la libertà d’informazione. 2008 Gli avvenimenti a Stephenville, Texas. 2008 Gli incontri segreti delle Nazioni Unite. 2009 La Danimarca rilascia documenti sugli ufo. 2009 La Svezia rilascia documenti sugli ufo. 2009 L’Uruguay rilascia documenti sugli ufo. 2009 La Russia rilascia documenti sugli ufo dalla Marina Russa. 2009 La Finlandia rilascia documenti sugli ufo. 2010 La Nuova Zelanda rilascia documenti sugli ufo. 2010 X-Conference al National Press Club, a due isolati dalla Casa Bianca. 2010 “ufo e Bombe Atomiche” al National Press Club.

Gli extraterrestri stanno cambiando la nostra realtà. Innumerevo- li eventi fenomenali molto probabilmente di natura extraterrestre hanno spinto i governi e le istituzioni ad agire. Ma, in realtà, noi tutti dovremo unirci e confrontarci sulle nostre differenze in modo da capire e affrontare questo tema correttamente, in modo congiunto come Umanità, specie e pianeta, visto che è una questione presen- te in ogni tendenza politica. L’élite globale mette al primo posto i concetti di un governo mondiale e del nuovo ordine mondiale. Allo stesso modo, l’ideologia ha le sue idee. La domanda è: di - sto cambiamento? Data l’evidenza associata con civiltà extraterrestri che sta alterando noi stessi, il nostro dna, le nostre menti, la nostra realtà, la nostra scienza, la nostra tecnologia, la nostra cultura e la nostra sociologia, di chi sarà il nuovo ordine mondiale? E servirà a soddisfare gli interessi di chi? Le persone politicamente più liberali potrebbero essere più in- teressate e coinvolte nella questione ufo-et così come i poveri e quelli che non hanno più nulla. Si potrebbe dire, quindi, che i più interessati a questo argomento siano quelli che cercano profondi cambiamenti nella società, a differenza di coloro che possiedono e controllano il potere. Anche se ora le cose potrebbero cambiare, questa strana osservazione sociologica è ancora in gran parte vera. - ranno il tema ufo-et nemmeno a trenta metri di distanza. Questa gente crede che ci sia una sorta di complotto capitalista o comunista per farli sembrare cattivi o qualcosa del genere. In una nazione dove il termine “liberale” può essere spesso disseminato come termine sporco e dispregiativo, forse la sinistra si vede trop- po diffamata per attaccarsi alla questione ufo-et. Quindi, sebbene i tempi stiano per cambiare, nei prossimi anni c’è ancora la proba- bilità di ottenere un risultato prevedibile, vale a dire che stiamo per essere lasciati con politici prevalentemente conservatori e una serie di politiche conservatrici associate con il modo in cui vengono af- frontati gli argomenti ufo-et. Questo campo ha bisogno di menti giovani e brillanti. Conservatori o no, è dai documenti rilasciati dalla cia che siamo a conoscenza delle attività delle agenzie di tutto il mondo legate alla questione ufo-et. La cia ha avuto agenti in tutto il mondo che raccoglievano informazioni sugli ufo. Alcuni di questi documenti risalgono al periodo in cui era in corso il Giurì Robertson. Quindi loro devono aver saputo, come ha detto Michael Lindemann: «Se il segreto è impossibile da mantenere, allora dobbiamo trovare un modo per adattarci a questa straordinaria stranezza». Da quello che ho letto su ciò che è stato rilasciato dal Giurì Robertson nel 1953, si potrebbero interpretare le circa due dozzine di pagine nel seguente - sere i piani di risposta a eventuali imprevisti. Durante il periodo del Giurì Robertson, la guerra di Corea era ancora una questione im- portante, così come la guerra fredda con l’urss. Il Giurì Robertson ne fece una descrizione minuziosa perché il segreto avrebbe dovuto - - genze potrebbero sorgere in futuro avendo come conseguenza il cambiamento di strategia su come gestire politicamente e sociologi- camente il tema ufo-et. Forse la copertura dei media, in particolare maggiore apertura. Alla luce del fatto che gli et non staranno zitti né andranno via e di certo non possono essere controllati, la cia e quelli inclusi nel Giurì Robertson devono aver capito che la strategia del e cia e i dirigenti politici di questa situazione avessero capito che quello che stavano facendo era poco lungimirante, insensato, pericoloso e insostenibile, avrebbero intrapreso una politica che poneva mag- giormente l’accento sui concetti di acculturazione alla realtà degli ufo-et. Il disclosure continua a essere controllato e rimandato attra- verso questo processo di . Ma è questione di tempo. de- degli ufo acclimatazione. Questa è la dinamica principale con cui viene gestito il processo di disclosure, in base a queste politiche, in base all’equili- brio di questi fattori. Gli esseri umani non sono responsabili dell’esperimento, ma ne sono assolutamente coinvolti. Come attori hanno un ruolo soprat- in tutto questo se non per gli innumerevoli individui che si sono fatti avanti e che hanno affrontato questa faccenda a modo loro. Nessuno avrebbe fatto questo lavoro e nessuno avrebbe messo su tutti questi eventi se nessuno si fosse presentato o avesse dato loro attenzione. Così, man mano che noi dimostriamo collettivamente la nostra abilità nell’affrontare questa realtà, si altera il risultato dell’e- sperimento. Ci saranno coloro che ne prenderanno atto ed è mia dato e detto sempre di più. I responsabili politici di questo problema sono stati saggi nell’u- tilizzare la natura umana piuttosto brillantemente. Questi individui devono capire che la forma più potente e pervasiva della censura è la negazione, l’auto-inganno e l’auto-censura. L’informazione - dui di apprezzare davvero tutte le informazioni e le testimonianze incorporando questo nuovo materiale stimolante nella loro pre- esistente visione del mondo. Ma non funziona così. Per la maggior parte di noi la comprensione funzionale di tutto questo sta nella creazione di una nuova visione del mondo e di una nuova cosmo- logia. Quindi l’informazione si fa strada nella società e cade nelle mani di quegli individui che hanno dimostrato di poter trattare meglio con l’informazione e con questa nuova realtà coraggiosa. Questa è chiaramente un’importante parte della dinamica natura- le dell’esperimento del processo di Questo processo sta simultaneamente selezionando e preparando la gente che potrà af- frontare meglio il problema et e gestire questo paesaggio cosmico in futuro. Così, a tutti gli effetti, è una pillola amara da mandar giù ma, straordinariamente, è la gente, la cittadinanza a mantenere il cover-up, e non il Governo, l’esercito o l’Air Force. Mentre la maggior parte delle persone preferisce mettere la testa sotto la sabbia, l’Air Force ha divulgato e probabilmente sta ancora divulgando questa realtà a buona parte dei suoi cadetti in un modo o nell’altro. Molte nazioni, ufo. Le organizzazioni po- litiche, governative e militari ci hanno svelato questa realtà. Ogni legittimità e l’intensità del fenomeno vengono spenti. Quindi la do- manda non è se i fatti supportino la legittimità di questi fenomeni; la legittimità della realtà ufo-et era già provata politicamente e scienti- che sappiamo che tutto questo è vero, come ci comporteremo col- lettivamente? Dovremo smettere di pretendere che ciò non esista, in modo da poterlo affrontare costruttivamente, con chiarezza e alla luce del sole. Sempre più spesso trovo che concentrarsi principalmente nello smontare le cospirazioni sia meno utile. Può sembrare piuttosto ci- - to come una forma di intrattenimento post-moderno, in una società disfunzionale che ha paura di guardarsi allo specchio. Di certo, è molto più facile incolpare gli altri quando succede qualcosa. Io credo che le possibilità per il nostro futuro siano tante quante le stelle nel cielo, ma solo a condizione che rompiamo il modello se- condo cui tutti siamo parte della cospirazione. Mi piacerebbe vedere la nostra cultura allontanarsi dall’essere concentrata e ossessionata nel demolire la cospirazione negativa. Mi piacerebbe invece vedere la nostra civiltà fare passi determinati, coordinati e proattivi verso una costruzione creativa del funzionale e sostenibile e del sensibile e positivo. Parte di questo implica lo sviluppo di tecniche e pratiche collettive per migliorare il contatto. arrivare a capire che le civiltà non hanno probabilità di andare molto lontano senza una componente spirituale sul loro complessivo com- portamento e sulla loro attività. Non abbiamo bisogno di guardare lontano per vedere che la nostra fragilità umana e i nostri difetti ci portano più rapidamente verso l’estinzione della nostra specie. Utilizzando l’equazione di Drake come esempio, possiamo logi- camente dedurre che ci sono invece migliaia e migliaia di civiltà in- credibili tra le stelle che cercano il contatto e il coinvolgimento con noi. Sicuramente i nostri sforzi collettivi ne determineranno l’esito. Come disse il recentemente scomparso Wendelle Stevens molti anni fa: «Stanno aspettando di vedere cosa faremo». Adottata con il consenso generale nel 2006, la Dichiarazione del- come è stata conosciuta potrebbe rivelarsi una dichiarazione storica della nostra crescente disponibilità spirituale di coinvolgere i nostri - gio per l’umanità in modi che non possiamo prevedere. Come è stato detto a Corso: «Un nuovo mondo, se riuscite a prenderlo». Vorrei ringraziare Paola per la sua instancabile dedizione verso questi argomenti come ricercatrice, giornalista, autrice, come educa- trice e attivista. È anche un onore per me essere stato invitato a far parte di questo libro. Vorrei, inoltre, ringraziare Randy Koppang per avermi generosa- mente dato la possibilità di utilizzare il suo prezioso materiale intito- lato Disclosure e disagio nell’era mediatica

di Michael Vogt12

Quando penso agli ultimi sei anni della mia vita passati a fare ricerche sugli ufo, et ed esperienze di abduction, posso dire senza alcun pro- blema che non è stato del tutto piacevole. Infatti, c’erano momenti in cui mi sentivo come se il mio mondo fosse messo completamente a soqquadro. L’ignoto e l’inesplorato possono essere intimidatori e a volte spaventosi. È come se niente al mondo avrebbe potuto mai pre- pararmi a quanto può essere strano e scomodo ciò che è sconosciuto. Posso solo immaginare che il disclosure causerà lo stesso disagio e forse panico per altri. Per coloro che non sono pronti per la nuova informazione, il disclosure potrebbe essere la notizia più tumultuosa e spaventosa mai rilasciata sul pianeta.

12 Michael Vogt ha trentadue anni, è un tecnico informatico di Tulsa, Oklahoma, dove attualmente risiede. Oltre a fare ricerche sugli ufo-et, Vogt si diletta an- Michael era attratto da questo argomento e partecipò alla conferenza presso la torre di controllo ufo a Hooper, in Colorado, nell’estate 2010. È stato allora che ci siamo conosciuti e fu lì che gli chiesi di scrivere le sue sensazioni riguar- do a ciò che aveva sentito. È importante perché lui rappresenta quella fascia di giovani che raramente vediamo nelle nostre conferenze. Egli ascoltò i discorsi di Stan Romanek, Charles Hall e il mio. Michael è nella foto nel capitolo Char- les Hall. Ho capito dalle sue impressioni che a volte è un “peso eccessivo” per i no- stri giovani cittadini sentire certe verità. Deve essere fatto in modo “lento” e “gentile” e certamente dobbiamo cominciare con l’educazione tradizionale. È necessario includere, quindi, questo argomento nei dipartimenti universitari di scienze sociali, storia e sociologia. Ho trascorso anni attraversando gli alti e bassi della dissonanza cognitiva e, a volte, della depressione. Scoprire che noi umani non siamo per niente vicini all’apice della catena alimentare tecnologica, per così dire, è un pensiero proprio spaventoso. Abbiamo semplice- mente paura di ciò che non capiamo. Per quanto riguarda la quan- tità di tecnologia avanzata coinvolta, posso anche dire senza alcun problema che il disclosure da parte del nostro Governo potrebbe non essere una buona idea, data la quantità di problemi che già abbia- mo. Il disclosure potrebbe anche causare l’inferno sulla terra, tanto quanto il chiarimento che spera un inesperto come me. Sento che le generazioni più giovani saranno ben preparate ad affrontare il fatto che siamo stati e siamo tuttora visitati da specie avanzate. Le mie preoccupazioni sono i dettagli che arriverebbero insieme al disclosure. Non importa se il disclosure avverrà gradualmente o se sarà il risul- tato di qualche evento; in entrambi i casi non ho dubbi che metterà a soqquadro il nostro mondo. Sebbene le autorità religiose, come il Vaticano, affermino che l’esistenza di vita altrove nell’universo non - sela con i loro seguaci. I Governi dovranno confessare decenni di cover-up e menzogne, lasciando i propri cittadini con innumerevoli domande e con tanta rabbia. veloce e libero rispetto a qualunque altra epoca della storia, posso solo supporre che le generazioni più giovani saranno pronte ad af- frontare le tante nuove informazioni che giungeranno. Sono certo sono certo che possano farcela. Il modo in cui il disclosure avviene determinerà quanto doloroso sarà il processo. vi

Spesso la gente mi ascolta a Coast to Coast sulla con George Noory e dopo la messa in onda del programma vengo con- tattata. Robert Koontz è una persona esperta nel suo campo e mi - mentale che, attualmente, sta cercando di creare una tecnologia che permetterà l’estrazione di quantità utilizzabile di energia dal vuoto. Questa ricerca segue il lavoro di Nikola Telsa e del dottor Thomas Henry Moray. Dovrei aggiungere che ha lavorato in alcuni progetti segreti e che ci sono voluti alcuni anni prima che concedesse di fatto questa intervista (nel 2009). Poi, fece una comparsa lui stesso su Coast to Coast. Il tema dell’e- nergia libera è affascinante e attuale soprattutto quando se ne parla con uno scienziato, uno scienziato d’avanguardia, come Robert. Egli ritiene che possiamo fare questa transizione tecnologica e merita davvero di essere ascoltato. Questa intervista ci ha portati in un sac- cover-up sugli ufo. È stato un onore per me intervistarlo e condividere questo articolo con i miei lettori. paola harris: robert koontz: Dunque, credo di averti sentita alla radio. Credo stessi parlando con Whitley Strieber o con Art Bell. Non sono mol- to sicuro sul dove ho ti sentita parlare, ma ebbi l’impressione che tu fossi una buona ricercatrice. All’epoca non ero ancora certo di uscire allo scoperto sull’argomento ufo.

No, stavo lavorando per conto mio su energia libera e antigravità. Nel 2002 mi ero messo in proprio. Facevo lavori di consulenza e ho smesso. Negli ultimi sette anni ho usato i risparmi di una vita per fare ricerche su antigravità e energia libera. Non faccio molte ricerche sugli ufo. Ne ho fatte alcune solo per informarmi sull’argo- mento, ma questo è tutto.

No, sto usando solamente i miei risparmi di una vita. I soldi della mia pensione.

No, lo faccio a casa mia. Ho un piccolo laboratorio lì.

Sì, vivo in Pennsylvania.

Conosco alcuni ragazzi, ho letto qualche loro articolo. Tom Vallone mi ha scritto un paio di volte. Se ricordo bene, mi ha fatto dei com- plimenti per la mia lettera aperta a Michio Kaku. Hal Puthoff non so se mi ha riscritto o no. Non credo l’abbia fatto.

Stai parlando dell’energia libera?

Dunque, non so quanto il Governo ne sappia e anche se ci sono delle persone al Governo che hanno la risposta sull’energia libera, che nella ex Unione Sovietica c’erano progetti di armamenti molto importanti che avrebbero potuto funzionare per loro, ma per ra- gioni politiche non vennero mai usati. Per lo meno, questo è quello che capisco. Quindi non so. Qualcuno è dell’avviso che abbiamo re- troingegnerizzato una nave spaziale, che potremmo volare su Marte domani o questo pomeriggio se volessimo. Io non vedo nessuna prova però, quindi non ne sono certo. Non credo che siamo in pos- sesso di dischi volanti. Forse abbiamo dei pezzi di essi e credo che questo sia probabilmente vero. Ma sono molto scettico riguardo alle cose di cui parla Bob Lazar come i dischi volanti nell’Area 51. Non so se il Governo stia nascondendo qualcosa sull’energia libera. An- che riguardo a questo sono scettico.

- in cui la si usa. La mia ricerca dimostra che non lo è. Le nostre che non si includano le onde scalari. Avrai probabilmente senti- to parlare delle onde scalari e delle armi elettromagnetiche scalari - sizione contro l’energia libera da parte della principale comunità

Io credo vada oltre l’economia. Penso sia dovuto al fatto che hanno una certa teoria. Michio Kaku raggruppa l’energia libera con il moto perpetuo e pensa che sia impossibile averne soltanto uno. Sono si- curo al 100% che si sbaglia. Io penso che sia possibile.

Qualcosa potrebbe esserlo, ma non sono affatto convinto che ab- biamo tutte le risposte. Alcune persone credono che il Governo stia nascondendo tutta questa informazione sull’energia libera, ma io non ci credo.

Molte delle mie ricerche mostrano che abbiamo una tecnologia retroingegneriz- black operations -

Supponiamo che tu abbia ragione e che, quindi, abbiamo una navi- cella retroingegnerizzata. Perché abbiamo un programma spaziale così primitivo? hanno lavorato a un programma spaziale segreto e mi hanno rivelato un sacco

Mi preoccupa l’economia. Abbiamo un debito pubblico di dodici - do le stime del Governo. Questo è insostenibile. Io veramente non vedo come potremmo essere capaci di diminuire questa spesa. I ci- nesi non sono più così interessati a prestarci soldi. Se non possiamo prendere soldi in prestito, se cominciamo a stampare 1.8 trilioni di dollari ogni anno, avremo dei seri problemi. Inoltre, dicono che la disoccupazione si avvicina all’8%, ma io credo che sia più del dieci. La disoccupazione è molto alta e la nostra base manifatturiera si è spostata in Cina e Messico.

ufo -

Se avessimo l’energia libera, non staremmo pagando agli arabi tri- lioni di dollari ogni giorno per la benzina, riscaldamento e il costo dell’elettricità. Immagini quanti soldi risparmieresti se non dovessi pagare la benzina per la tua auto?

Questo è uno degli aspetti. Un altro motivo è che quando ho senti- dottor Leir sugli impianti extraterrestri nelle persone mi sono molto interessato. Questi impianti hanno rapporti isotopici non terrestri. Questo mi dimostra che provengono da un altro sistema solare. Se- conda cosa, questi dispositivi emettono radiazioni elettromagnetiche, vale a dire, in un caso, le onde radio nella regione fm dello spettro elettromagnetico. Terzo, questi impianti sembrano avere una sorta di microstruttura. La quarta cosa è che ci sono serie anomalie magneti- che associate a questi impianti. Questo include plastica magnetizzata. Come si magnetizza la plastica in questo mondo? Questa è una do- Ma ascolta, Paola, se vieni trascinata fuori casa tua nel bel mezzo della notte, magari contro la tua volontà o senza il tuo permesso, e ti Quante persone hanno malattie e altri tipi di problemi? Che tipo di persone, extraterrestri fanno questo? Chi sono? Che stanno facendo? Perché arrivano nel mezzo della notte, sequestrando persone e inse- rendo impianti nei loro corpi? Non credo sia qualcosa di buono. Non credo ci sia una sola specie, ma non so quante specie di ex- traterrestri ci siano. Non credo che siano tutti cattivi, ma mi sembra che qualche gruppo di essi non sia per nulla buono.

Sì, è anche collegato all’energia libera, perché a quanto pare questi apparecchi usano energia libera. Producono la loro energia e pare moderni sanno poco o nulla.

-

Ho avuto con lui delle comunicazioni via e-mail, lui è d’accordo con con una persona che potrebbe essere in possesso dell’impianto. -

Indipendentemente dal parametro che usiamo, l’idea che degli scien- ziati americani vengano presi dalle loro case nel cuore della notte e gli vengano inseriti degli impianti nei corpi per me è un problema di sicurezza nazionale. Non so giudicare questi individui, non sto dicendo che sono maligni, ma di certo questo non è compatibile con un normale comportamento umano.

Be’, uno è abbastanza.

No.

No, ho scattato circa venti foto, ma quelle erano le uniche che mo- stravano meglio l’oggetto a forma di disco e poi un’altra foto mostra qualcosa di insolito.

Dunque, stavo guidando da Altoona verso Huntington, in Penn- sylvania, quando vidi questa traccia nel cielo che non sembrava una scia di condensazione. Non sapevo cosa fosse, così iniziai a scatta- - to in macchina, continuando a percorrere la carreggiata ne scattai qualcun’altra. Era un pomeriggio limpido e soleggiato. Non riuscii C’era un oggetto a forma di disco con una cupola. Era il 2002, l’an- no che lasciai il mio lavoro e iniziai a investigare sull’antigravità a tempo pieno. Poi ho continuato a fare lavori sulla energia libera dato che, secondo me, l’antigravità è legata all’energia libera.

Sì, un avvistamento mi ha portato a fare questa ricerca. E sono sicu- ro che avrebbe portato anche Einstein a fare questa ricerca, o, alme- no, a pensare a questo argomento. Questo è uno dei problemi con questo apparente cover-up da parte di alcuni individui. Non tutti nel Governo sono a conoscenza di ciò che sta accadendo con gli ufo. Probabilmente la maggior parte delle persone crede al Governo. Ma ci sono alcuni corpi d’élite all’interno del Governo che indagano su alcune cose, per poi schedarle come top secret e seppellirle tra i loro Paola, ho l’impressione che tu sia un po’ troppo ottimista riguar- do agli impianti e sul fatto che loro, forse, sono solo un po’ diversi da noi. Non sono del tutto convinto che dobbiamo prendere con leggerezza questi impianti. Io credo che questi impianti extraterre- stri siano forse una seria minaccia. Che cosa fanno? Lo sappiamo? Non lo sappiamo?

-

Lo capisco, ma sto solo dicendo che non sono del tutto convinto che questo non sia un problema di sicurezza nazionale. -

Qualcuno potrebbe stare provando a occuparsene, ma credo che il pubblico abbia bisogno di sapere. Alcune persone, dei gruppi o corpi d’élite, non dovrebbero trattare questo argomento da soli. La gente deve sapere.

Qui entri in gioco tu.

impianti sono stati inseriti anche agli europei e le abduction avvengono anche - zare solo sulla vicenda dell’abduction

Sì.

fautore del disclosure

Certamente. Non uso molto spesso il termine “certamente”, ma il disclosure è estremamente importante, o lo sarebbe se avvenisse. Mi congratulo con il dottor Steven Greer, lui per me è un eroe. Ma, comunque, ci sono molti altri eroi, inclusi tu, Whitley Strieber, Art Bell, George Noory e George Knapp, perché avete il coraggio di uscire fuori dalla corrente convenzionale e non essere parte del gregge. Questo istinto del gregge è ciò che fa dire alla gente: «Oh, gli ufo personaggi che respingono gli ufo e le visite extraterrestri senza mai guardare un solo straccio di prova.

Potresti aver ragione, Paola, e sono sicuro che per qualche parte della popolazione sia così. Ma altri gruppi di intellettuali sono del tutto arroganti. Credono di sapere, in qualche modo, magicamente, che gli extraterrestri non stanno visitando questo pianeta – come per esempio Michael Sher- mer. Sono così stufo di vederlo sorridere compiaciuto, così come le altre persone che non leggono nulla, non guardano video su You- un’idea stupida».

- disclosure seti

Paola, ti dirò un’altra cosa. Se avvenisse il disclosure, dipenderebbe dal modo di procedere, ma hanno coperto questa cosa troppo, secondo me. E non sto parlando da una prospettiva di informazioni riserva- te. Ho lavorato contro i sovietici ed ero coinvolto nella raccolta di informazioni con sistemi elettronici a distanza con la nsa (Natio- nal Security Agency) e ora altri miei progetti sono molto riservati. Questo sono, sto parlando da scienziato. A me pare che abbiano coperto per così tanto tempo gli ufo che sono giunti a un punto in cui non possono divulgare senza ritrovarsi in un sacco di guai. La gente dice: «Se fossimo stati visitati, allora che dire degli impianti?» Supponiamo che divulghino gli impianti e che la gente ne rimanga veramente sconvolta. Paola, immagina se fossi stata portata fuori di casa nel mezzo della notte. Sono sicuro che ci hai già pensato. Se venissi portata fuori di casa nel bel mezzo della notte, che seria intrusione nella vita privata sarebbe.

-

Hai esattamente ragione. Hanno mentito per così tanto tempo e questo è un problema serio. È veramente grave che alcune persone in ogni parte del mondo vengono portate fuori di casa in piena notte e vengono impiantate. Non c’è niente da ridere.

Come potrebbe attuarsi il disclosure

Non so. Forse potrebbe essere Obama il presidente del Lui è la sicurezza nazionale, ma non è della stessa pasta di Bush e Che- ney; lui probabilmente potrebbe fare ancora per un po’ a modo suo. Ma non so in che modo potrebbero farlo. Si è dovuto coordinare con la comunità della sicurezza nazionale, ma loro potrebbero gio- care contro di lui. Stava per diffondere quelle foto di possibili abusi sui prigionieri e poi ha cambiato idea. Io penso che abbia cambiato cose diverse. Ma ascolta, Paola, la mia impressione è che tutto que- sto si stia accelerando. Potrei sbagliarmi, ma pare che il numero di dell’intera cosa.

- credibile fra tutti ricercatori di abduction

Sto solo dicendo che io ho il mio punto di vista e che non ci sono abbastanza prove per convincermi che mi sbaglio. È ancora una vi- cenda aperta.

Roger Lier ha ottenuto alcuni fondi da quelle persone in Arizona di cui abbia-

Potresti aver ragione Paola, ma non sono convinto. A me sembra che ci sia un’accelerazione di queste abduction. Non so se qualcuno abbia abbastanza informazioni per arrivare a una decisione su quan- te ce ne siano, ma non sappiamo quante persone non parlano. È una questione in sospeso.

È un laboratorio nazionale, e lo era quando ho lavorato lì, quindi alla ricerca di nuove particelle, principalmente. Ho lavorato nel cam- è possibile che quando si fanno lavori per la nsa o gruppi differenti si possa prendere una laurea senza che la cosa si sappia e che ci si impiega meno tempo

La mia formazione alla nsa mi ha aiutato a superare più velocemen- te il mio corso di laurea. Mi ci sono voluti sette anni per prendere laurea, master e Ph.D. Normalmente ci vogliono sette anni solo per prendere il Ph.D in Fisica. In questo modo ho ammortizzato tre o quattro anni.

È solo un corso, non fa parte del corso di laurea. È un corso interno alla nsa ma non riguarda il percorso di laurea universitario.

Be’, io ho fatto qualcosa come trenta corsi di formazione diversi come quello, ma non li posso includere. Sono quasi esoterici. I corsi ti aiuterebbero a prendere una laurea, ma non sarebbero validi per una laurea a meno che un’università non abbia qualche tipo di pro- gramma speciale dove c’è un reciproco accordo con il Governo. In quel caso, forse sì. Ma non credo che questi corsi speciali portino a una laurea universitaria. Mi hanno aiutato in termini di effettivo apprendimento e conoscenza, ma non in termini di crediti.

No, se lasciavo gli Stati Uniti, anche solo per un viaggio in Canada, dovevo fare rapporto.

ufo sono ancora un argomen-

Non solo. È diventata anche una curiosità professionale. Ho dedica- to gli ultimi sette anni della mia vita all’antigravità e all’energia libera. Invece il mio lavoro con il Governo non aveva nulla a che vedere con gli ufo. Ero impegnato in incontri dell’Intelligence contro i so- vietici. Questo era il mio incarico primario, ma adesso non è più così perché la mia ricerca professionale sull’energia libera e l’antigravità è collegata agli ufo. Ogni giorno trascorro circa quindici ore nel fare ricerche in questo campo.

Se provassi ad andare all’università o di nuovo al Governo, per esem- pio, direbbero: «Tu credi agli ufo o alla energia libera, queste sono questioni controverse». Quindi ora sono indipendente. Sto vivendo dei risparmi di una vita. Spero di guadagnare un po’ di denaro da questo business, che sia anche solo per vivere.

Assolutamente. Credo che io e te siamo d’accordo sul fatto che il disclosure debba realmente avvenire.

Coast to Coast

Ci sono stati problemi tecnici, quindi lo hanno posticipato. Per il momento, so che dovrei esserci il giorno 26 con Art Bell. - - stione ufo

Se potessi, direi alla gente di fare un respiro profondo e di pensare in modo logico a quest’argomento. Direi di guardare questa mon- tagna di dati, di ascoltare quello che i testimoni dicono e provare a essere un po’ imparziali. Penso che la maggior parte delle persone, vedendo ciò che è stato pubblicato e cosa abbiamo a disposizione, arriverebbero alla conclusione che ci sia qualcosa. Come scienziato, la mia opinione è che siamo visitati da extra- terrestri e credo che vengano inseriti degli impianti nelle persone. Credo sia una questione di sicurezza nazionale e penso che quasi al 100% il Governo stia coprendo questa vicenda. Credo che la gente debba sapere. Così chiederei loro: «Volete che rimanga nascosto? Quali sono le conseguenze, se individui extraterrestri entrano nelle case durante notte, trascinando le persone fuori e inserendo loro degli impianti? Quali sono le conseguenze di tutto ciò? Vogliamo questo davvero? Che cosa sta succedendo?» Questo è un argomen- to che le persone devono affrontare. Devono pensarci e non dare ascolto a quelle persone che dicono che sono tutte assurdità. Non sono tutte assurdità.

queste navi aliene possono oltrepassare le istallazioni militari e quindi possono

Sono solidi come la roccia, hanno i piedi ben piantati per terra, sono - struggere il mondo. La Terza guerra mondiale è nelle loro mani. Quando dicono di aver visto un ufo disinnescare i loro missili nei silos, ci possiamo credere. Non riesco a capire perché la gente ignori ciò che questi uomini dicono. Lo stesso vale per alcuni di questi pi- loti, perché non dovremmo credergli?

Hai chiesto cosa voglio che la gente impari. Per prima cosa che gli ufo esistono. Secondo che l’energia libera è reale. È possibile ali- mentare le nostre auto, le nostre case, tutta la nostra elettricità da fonti di energia libera. Vorrei si chiedessero in che modo questi di- schi volanti volano in tutto l’universo, se hanno qualche sorta di fonte di alimentazione. Qual è il nostro programma spaziale e come potremmo imparare da loro a volare verso le stelle.

Sì, io credo di sì, a cominciare dalle compagnie petrolifere, dai Paesi che hanno riserve di petrolio e un’economia che dipende dal petro- lio. Non vorrebbero sapere che puoi far funzionare la tua auto con l’acqua. Questa è un’altra cosa di cui volevo parlare. C’è un tizio che si chiama Stan Meyer, ti è familiare il suo nome? Ha ottenuto alme- no sette o forse più brevetti…

Non lo so. Non sono un teorico della cospirazione, anche se credo nelle cospirazioni. Vorrei che tu lo mettessi in chiaro.

Non penso che se qualcosa non viene fuori dalle notizie ci sia una cospirazione a coprirla; l’energia libera è stata in giro per così tanto tempo. La gente ha prodotto energia libera per tanti, tanti anni. Stan Meyer, di cui ti stavo parlando, ha costruito una macchina ali- mentata ad acqua e ha ottenuto sette brevetti internazionali. Dico- no che un giorno era a pranzo con suo fratello, mangiò un boccone, guardò suo fratello e gli disse: «Sono stato avvelenato». Poi corse fuori nel parcheggio e morì. Non so se questa sia una storia vera. Credo che Stan Meyer fosse un uomo sincero e aveva detto che gli era stata offerta una gran quantità di denaro dalle compagnie petro- lifere per mantenere segrete le sue invenzioni. Volevano comprare i diritti del brevetto.

status quo

[Ride.] No, coraggioso è andare in giro a Baghdad in divisa america- na alle due del pomeriggio.

Rosa Parks è stata coraggiosa. Il dottor King è stato coraggioso. Sto solo facendo ciò che dovrei fare.

Ora ci sono altre forme di energia libera, Paola, non c’è solo l’acqua. Il dottor Thomas Henry Moray fu capace di produrre cinquantamila watt di potenza da un dispositivo già negli anni Quaranta. Se riesa- miniamo la tecnologia ad acqua di Stan Meyer, potremmo risponde- re a tutti i fabbisogni di energia nel mondo.

Questa è una buona idea; cercherò di mettermi in contatto con lui.

Credo che il dottor Greer sia una brava persona e penso che stia fa- cendo una cosa lodevole. Ho il massimo rispetto per lui. Ho scritto questa lettera aperta su Michio Kaku. Credo che sia uno scienziato brillante, quindi non lo sto attaccando come persona, ma credo che abbia un’idea sbagliata riguardo all’energia libera.

- ufo- no state visite e sapeva che c’erano state abduction

Ti dirò un’altra cosa, Paola: questo programma spaziale è in condi- zioni penose. Secondo me è un casino. In cinque anni non saremo nemmeno in grado di uscire dagli Stati Uniti.

-

È una triste situazione economica. Siamo andati sulla luna negli anni Sessanta e Settanta. Da allora non abbiamo fatto tanti progressi. E questa navetta spaziale è una bomba a orologeria.

- quel tempo!

Se avessimo messo a punto un piano spaziale invece di uno shut- tle… avremmo fatto meglio a salire con un pallone a cinquantamila piedi e poi decollare.

Sarebbe interessante incontrare un extraterrestre, non è vero?

Hai intervistato così tanta gente: il dottor Corso, Paul Hellyer. Le persone si sentono a loro agio quando parlano con te. Sei irruente, come dire, combattiva.

- - -

Oppure almeno scoprire che è possibile. L’accettazione degli ufo ci direbbe che un tale viaggio è possibile. Per come è ora, la maggior - sitati. Anche se sono sicuro che alcuni gruppi di scienziati sanno…

Ho sentito un italiano dire che se avesse saputo che c’erano extra- terrestri in visita sulla Terra allora non avrebbe fatto il suo lavoro. Secondo me, l’ha detto perché sa che loro sanno tutto quello che lui sta cercando di imparare.

-

Ma il 95% dell’universo è costituito da una qualche massa di energia di cui non sappiamo nulla. Nessuno vuole dire: «Non so».

Tu la pensi così, Paola, hai un tale livello di energia positiva… Sei una persona così positiva, e la tua personalità è eccellente. Non vo- glio dare l’impressione di essere sessista, ma tu guardi questo faccen- da attraverso il lato umano femminile. Sei una donna molto affasci- nante. Questo è uno dei motivi per cui ti ho contattata, perché sei accessibile e non sei critica.

Grazie!

Ho parlato con Michael Salla ed è una brava persona.

-

Non credi che abbiamo già abbastanza informazioni sugli avvista- menti?

disclosure -

Ti ho chiesto del colonnello Corso? La sua conoscenza dei sistemi di antigravità extraterrestri era basata sulla cancellazione dei campi elettromagnetici. Allora aveva ragione, secondo me.

ufo Magazine procurarti una copia del libro italiano saresti interessato a leggere i suoi appunti

- naggio di poco conto.

Annienteranno anche me.

-

Dovresti vedere le lettere che ho ricevuto da gente che diceva: «Tu

disclosure

Ci stiamo muovendo verso alcune di queste aree con la conoscenza. Di certo Corso non ha appreso quello che sapeva “dal nulla”. Io ho iniziato nella Marina, lavorando nella sicurezza nazionale. Se il colonnello Corso dice che qualcosa è vera e Michio Kaku afferma il contrario, io credo al colonnello Corso. Non aveva certo niente da guadagnarci collegando il suo nome a quello degli ufo

Ha fatto un disegno che mostra la cancellazione del campo magne- tico. Non so come abbia ottenuto queste informazioni, se gliele ab- biano date gli extraterrestri. Attualmente, John Hutchinson, in Ca- laurea, non sa molto di matematica, ma può prendere una barra d’acciaio di 3x3 pollici di spessore, un piede lungo e può trasfor- marlo in gelatina. Può fare levitare palle di cannone di 70-lb. Tutte queste informazioni sono sul mio sito (www.doctorkoontz.com).

Questa si rivelò essere una conversazione meravigliosamente inten- sa perché l’interesse di Robert era per tutto, non solo la parte scien- meglio di me e con totale onestà. È stata una conversazione più che un’intervista: abbiamo molte idee e punti in comune.

Colin è stato ospite speciale con la dottoressa Lynne Kitei all’evento ce-5 di Steven Greer a Rio Rico, in Arizona. Il suo discorso è stato informativo, nonché illuminante, e io, nel novembre 2009, ho voluto approfondire la discussione di un fenomeno che non vedevo l’ora di capire meglio. Il suo contributo in questo campo è immenso. È una delle persone più spirituali che abbia mai conosciuto. Sono venuta a sapere che ha avuto un’esperienza et da bambino e che da allora la sua vita e il suo lavoro sono stati segnati per sempre. Tutto inizia a quadrare. Tutto lentamente si amalgama. Queste sono veramente esperienze che trasformano. paola harris: - colin andrews: Avevo già raggiunto un alto incarico in un reparto in cui avevo duecento sottoposti. Nel 1983 stavo andando a un meeting. Mentre guidavo e pensavo al programma, guardai in basso alla mia sinistra e vidi un gruppo di cinque cerchi in un campo. Guardai me- glio, mi trovavo su un’altura da dove si vedeva questo campo vergine di grano dorato. Non avevo mai sentito parlare di qualcosa di simile, non riuscivo a immaginare il motivo per cui qualcuno avrebbe dovuto l’auto e raggiunsi quel punto a piedi. Lì, mi resi conto di quanto strano fosse il fatto che non vi fossero tracce. Eppure camminai in mezzo a piante di grano intatte, che stavano dritte e mi chiedevo come mai non ci fossero tracce né dentro né fuori questi cerchi. Così iniziai a - tivi, quindi telefonai alla polizia locale per chiedere che cosa sapeva- no a riguardo. Poi parlai con un contadino, che mi disse che erano lì da anni. Successivamente, ho saputo da un altro contadino che quei cerchi erano lì già nel 1923-24. Capii che non si trattava di qualcosa di recente, ma che facevano ormai parte della storia. Incontrai anche Pat Delgado, che in quel periodo si era appena licenziato dal progetto Mariner alla nasa, dove era stato un progettista. Ecco, dunque, com’è iniziato tutto. Fui da subito affascinato, dato che sono un ingegnere. Li guardavo ma non sono mai riuscito a capire perché fossero chiaramente tagliati, come se fossero stati realizzati con uno stampino.

Sì, all’inizio fu così.

-

Non conducevo una vita regolare, infatti divorziai. Ero sempre im- - tetta da un sistema di allarme, i media andavano e venivano con- tinuamente. Era pazzesco. Sono arrivato a un punto in cui ero il responsabile di duecento persone, eppure il centralino prendeva più chiamate per me relative a questo “hobby” che per il mio lavoro.

sarebbero potuti entrare nel mio sito e mi avrebbero chiesto degli ufo; io non po- Sì. Il mio capo venne da me un giorno e mi disse che dovevamo par- lare di quello che stava succedendo. E mi disse che dovevo scegliere tra le due cose.

Sì, è stato carino, in realtà era interessato all’argomento. Mi chiede- famiglia è venuta addirittura alle mie conferenze. Ma lui era stato messo sotto pressione dai suoi capi. Così ci pensai su e mi dissi: «Ho un libro bestseller a livello internazionale, , ho soldi che mi arrivano in banca…»

Assolutamente. Così decisi di lasciare il mio lavoro e di iniziare - za. Stavamo esplorando aree militari con aerei ad alta quota. Avevo alcuni buoni contatti, dato che ho iniziato all’interno del sistema Tu lo conosci Nick Pope, è una bravissima persona. È da quando l’ho conosciuto che ha la mia stima. Lo apprezzo molto come pro- fessionista. Lui ha avuto esperienze personali.

Quindi era importante stabilire che il Governo britannico avesse cercato di riscrivere la storia. Avevano raccontato una serie di bugie legate agli ufo e ai cerchi nel grano e ciò che dovevo fare era aiutarli a rendersi conto che avevano sbagliato. Non voglio dire che avevano mentito, voglio solo dire che avevano sbagliato perché c’era un livel- lo di coinvolgimento di cui non erano a conoscenza. A tal proposito, ho voluto rilasciare una dichiarazione in cui si riconosceva la mia do- cumentazione a riguardo che lo testimoniava. Questo era tutto ciò che volevo. Se davvero ci stiamo muovendo verso un nuovo livello di energia ed è così, dobbiamo stare molto attenti perché la fase 2, questa nuova fase, non è una replica della precedente.

-

È un desiderio di ricerca della verità. È come il fatto che ognuno di noi è tagliato per fare qualcosa. Per quanto mi riguarda, ho visto qualcosa che ha stimolato ogni parte di me. - deva. Ho passato anni e anni a mettere insieme pezzi ma il quadro non è ancora completo. Credo che sia proprio vero, tu sei una brava persona e posso dirtelo, perché so che tu e io abbiamo conoscenze in comune. Di certo, per me è stato molto sconvolgente anche se ho cercato di non darlo a vedere… Credo che tutti noi soffriamo un - mo dei dati che a volte vengono manipolati. Quando la gente dice che ho fatto ricerche su questo per tre anni, io so che non è vero perché su quei campi c’eravamo solo io e altre tre persone, oltre ai contadini che lavoravano con noi ed eravamo le uniche persone lì.

Nel 1983. Andai con Pat e Terence. Arrivai nel 1983, mentre Rusty Taylor arrivò nel 1985.

Il fatto è che diventa una sorta di religione, di credo. Questa è una cosa che voglio dire e non mi dispiace se la pubblichi, perché vorrei rimettermi in contatto con amici che rispetto e che si sono allonta- nati da me, come Jaimie Maussan.

Il fenomeno dei cerchi nel grano causa la stessa cosa a me come ricercatrice per- - - in quanto non posso parlare dei cerchi non fatti da loro come per esempio quello

Capisco e, se la cosa può consolarti, posso solo dire che la vedo così anch’io. È l’unica ragione per cui sono ancora qui di fronte a te oggi. Dopo aver stabilito che esiste un fenomeno, non ho dato la mia at- tenzione alle persone che li stavano facendo perché ero furioso con loro. Quando ho avuto il primo contatto, c’era ostilità tra noi, pensa a Doug e Dave [Doug Bower e Dave Chorley, due anziani inglesi che hanno realizzato molti dei cerchi nel grano per farsi pubblicità e guadagnare, NdT] ho fatto sembrare quei due uomini così stupidi.

Quelli che realizzano questi cerchi nel grano dovrebbero prendersi la responsabilità, piuttosto che farla ricadere su coloro che studiano questo fenomeno per scoprire la verità. Continuano a fare cerchi nel grano ma almeno dovrebbero informare la gente e noi ricercatori riguardo al motivo per cui li fanno.

Sì, ma sarebbe pericoloso. Io sono in possesso di dati e informazioni che potrebbero far andare in galera un bel po’ di persone. Grazie ai ad avere informazioni che potrebbero essere consegnate alla polizia, se solo i contadini volessero realmente allontanare queste persone dai loro campi. In questo modo tutte le persone coinvolte nella rea- lizzazione di questi cerchi verrebbero denunciate e processate. Que- sta è la legge.

Sì, stanno infrangendo la legge. Hanno fatto dei danni. Se, dunque, sono tutte bufale, come dicono, avrebbero fatto dei danni piuttosto ingenti.

Vandalismo, sì.

I dati. Non riuscivo a dormire. Pensavo: «Adesso conosco l’argo-

Conoscevo alcuni che ne avevano un bel po’. Da loro abbiamo ap- preso che c’erano delle persone con telecamere a scarsa illuminazio- ne. Si trattava di agenti sotto copertura. Professionisti, investigatori della polizia in pensione.

Sì, molti di loro sono artisti; è come sostenere il misticismo, perché ne è una parte. utilizzando per farle, associando i nastri, quindi noi abbiamo detto: «Bene, abbiamo il 100% di prove su queste persone, e questo è ciò che mostrano». Abbiamo misurato i contorni per poterci poggiare parte era veramente impressionante. Le abbiamo confrontate con quelle di cui non avevamo immagini a scarsa illuminazione, non ci sono tracce di queste persone. Questa scena è riportata qui con uno strumento della stessa ampiezza di quello usato lì. Poi cerchia- mo il punto di partenza principale della geometria, che è da dove le persone hanno accesso al fulcro della stessa effettiva geometria. costruiscono circa il 79%. Nessuno studio si adatta a quello. Quin- di ecco la prova.

Sì.

Sì, ma questo vale per il Sud dell’Inghilterra. E per un periodo di due anni. Non in tutto il mondo, questa è una differenza. È un fenomeno

Questo è vero, una delle cose sulle quali riconosco di aver sbagliato è questa: avrei potuto fare un favore a me stesso e a tutti gli altri dicen- do che ci sono delle prove solo per un 20%. Mi piacerebbe averlo detto. Lo dico adesso. Mi piacerebbe averlo fatto, ma non è così, e non si può tornare indietro. Si tratta degli stessi dati.

Sì, molto. Ho viaggiato con Giorgio Bongiovanni, ha fatto un buon lavoro su questo, ma mi sono sentito davvero in colpa. Mentre lui stava completando il documentario – aveva fatto davvero un ottimo lavoro – io ero lì a fare quello che pensavo la mia anima mi dicesse di fare, vale a dire, condividere i risultati dei miei dati.

Personalmente non ho venduto granché del mio libro seguente; era pieno di dati. Tutti hanno pensato che fossero bugie.

Sì. C’è una parte della nostra comunità che è cattiva quanto i go- verni che ci sembrano che stiano provando a chiarire. È possibile andare, come hai fatto tu, nel centro sud dell’Inghilterra, a Avebury, Stonehenge; tutti i libri sono lì, roba sui cerchi nel grano, gioielli, le t-shirt… So che se avessi mantenuto un approccio ottuso, anch’io avrei avuto della roba in vendita in quel posto. Avrei fatto un sacco di soldi col mio primo libro. Io ho sempre parlato con il cuore, non stavo con gli imbroglioni, non li sopportavo. Tutto andava bene per me. Ma nel momento in cui ho iniziato ad avere un confronto con loro, è stato Matthew Williams a dirmi: «Colin, senti, ho davvero rispetto per quello che stai facendo, ma stai sbagliando un sacco di cose. Bisogna che ascolti alcune delle cose che stiamo cercando di dirti». Per la prima volta ho aperto la mia porta. Ho iniziato a impa- rare alcune cose. Siamo stati poi avvicinati da Galbraith e Rockfel- avrebbe accelerato la nostra comprensione di questo fenomeno. Forse questo ci aiuterà a separare chiaramente quelli che sono stati realizzati da qualcuno da quelli che invece non possono essere creati dall’uomo. Quello che bisognava fare era essere coraggiosi e non dovevo esserlo necessariamente io, ma anche le agenzie che stavano lavorando sulle mie informazioni. Dissero che quelle persone aveva- no lasciato tutto per andare su quei campi. Ho visto cerchi in Giap- pone; sono stato lì. Sono andato in Brasile. Sono stato a Taiwan, in Canada, Australia…

-

Quello sarà il mio prossimo libro.

Sì. Credo che ci saranno sempre due fazioni. È come dire: fazioni politiche e fazioni religiose. Esistono in tutte le materie, in tutte le famiglie, in tutti i posti. C’è il positivo e il negativo. C’è sempre que- sta forza motrice e due forze opposte. Credo che la coscienza sia la scienza principale che collega l’u- manità e le altre forme di vita. È una parte della spinta di cui alcune persone hanno bisogno per una comprensione migliore della spiri- nostre differenze, di arrivare allo stesso punto con rispetto. Stiamo cercando la chiarezza e la coscienza nei cerchi nel grano autentici. La ragione per cui sono andato oltre e ho abbracciato la coscienza è che improvvisamente, quando lo fai, ha un senso. Oggi, mi spingerò un po’ oltre rispetto a quello che ho detto alla X-Conference Parle- rò di qualcosa di cui non ho mai parlato, alcune delle mie esperienze personali.

Sì. Non ne ho mai parlato in pubblico. Mi accadde qualcosa quando avevo cinque anni, due volte in realtà. Qualcosa che ho chiuso dentro e di cui non ho mai parlato. Perché negli ultimi tre anni ho provato, non so se con successo, ma ho provato a usare la mia formazione posizione di una persona che è affascinata da ciò che guarda, a tal punto che adesso sento che devo avere una risposta. Questo è ciò modo. Esaminare, guardare, essere preparato a mantenere un pensie- ro laterale. Non chiudere il pensiero se non si adatta a un criterio o adatta, quindi quello che sto cercando di fare è mantenere aperto un pensiero laterale.

Questo è quello che è successo. Quando mi rendo conto che avven- gono degli imbrogli, vedo l’immagine allo specchio di ciò che sta accadendo qui. E quindi sento che devo denunciarli. Doug e Dave, li conosci? Doug disse a Dave, davanti a John McNish sulla bbc, che - mittente del suo documentario che poi aveva venduto a un privato. Quando John intuì dai non più giovani Doug e Dave che quella era la risposta al mistero dei cerchi nel grano, si sorprese. Io no. Doug disse a John che era avvenuto qualcosa di strano, come se qualcuno avesse detto loro di fare quei cerchi. Io l’avevo detto che qualcosa aveva turbato quei due, perché era innaturale per loro. Ora lo dico a te, Paola, ma già l’avevo detto alla gente, anche se non l’ho mai pubblicato. Non lo faccio per vantarmi, la mia famiglia mi conosce,

Tutto questo sta accadendo. Tu sai che mi è successo qualcosa quando avevo cinque anni, ma non ne parlo. Ho avuto una ventina di esperien- ze, facenti parte del regno del “cosa diavolo è successo?” Ma, oltre a questo, sono una persona molto regolare. Ero in Inghilterra, a casa di stato nel campo poiché ero lì per quel motivo.

Questo è quello che è successo anche a me. Ha detto qualcosa che ho capito e che poi ho fatto. Diceva: «Devi andare avanti. È questio- ne di tempi. Devi andare avanti con questo adesso». Ho capito subi- attraversarlo. E attraversarlo subito, a causa di quello che sarebbe arrivato dopo. Sono saltato dal letto e ho pensato: «Cosa diavolo era?» Ho capito subito e ho pensato: «Siamo pronti a questo?» A avevamo ottenuto da quelle percentuali, su quanto sicuri eravamo di questa situazione e su come affrontarla. Mi sono svegliato la mattina seguente. Non mi ero nemmeno alzato dal letto. Il telefono stava era al piano di sotto. Era la bbc: «Colin, la notte scorsa ho avuto la sensazione che potresti avere qualcosa per noi».

[Ride.]

«Che cosa sta succedendo nel mondo dei cerchi nel grano? Ho la sensazione che tu possa darci qualche informazione».

Penso che questo sia uno spunto. Così sono andato avanti e, meno di trenta ore dopo, la “storia”. Questo è ciò che ha scatenato l’intera faccenda. A ogni modo, io non so nemmeno come sia venuto fuori.

- -

Sì, sì, lo è.

Allora, io credo che quello che mi è successo quando avevo cinque anni, prima di qualsiasi evento di cerchi nel grano, sia stata come una sensazione interna che mi ha lasciato prevenuto, nel senso che successivamente, nella vita, avrei visto cose e avuto esperienze che - lo che già mi stava turbando. Mi stava turbando perché ho sempre anche con John Mack e David Jacobs ed erano disposti ad aiutar- casa mia. Per pochi istanti, non pensavo di poter essere regredito. Ho dovuto tenere la mia mente sotto controllo. Non voglio essere bloccato in nessuna cosa, lo sai, ho un po’ il terrore. Così quel che è uscito fuori dalla regressione è chiaramente una delle cose che ha - - ne hanno messo in discussione tutto il lavoro che avevo fatto. Avevo appena dato le dimissioni dall’ultimo lavoro con il Governo, avevo impegnato la mia vita, ho guadagnato dei soldi con il mio libro Cir- cular Evidence, ma adesso è come se dovessi ricominciare e puntare su me stesso. Il terzo evento è stato il fatto che ho perso tanti amici. Voglio dire che per questa ricerca il mio primo matrimonio è fallito, ho perso la mia famiglia, il mio Paese.

Vivo qui perché ho conosciuto la mia seconda moglie qui e lei vive in America. Non posso dire che l’America sia stata buona con me, ma la mia famiglia è stata straordinariamente comprensiva. La mag- gior parte della gente, credo, non dà credito a ciò che la famiglia deve affrontare. Mi considero fortunato per essere uno di quelli che ha fatto ciò che era la propria passione.

Sì, ora sono supportato.

ufo

Io credo che ci siano troppi intrecci tra l’esperienza ufo, l’intera serie di fenomeni e i fenomeni dei cerchi nel grano, per dire che il tutto sia separato. Io mi vedo molto connesso.

Sicuramente nell’argomento di discussione.

Ognuno deve stare al proprio posto, capisco questo. Queste per- sone sono state trascinate nelle equazioni che ci hanno portato a quei numeri, ma sebbene l’80% sia piuttosto rappresentativo nella valutazione totale, io credo che quel pochino che manca sia davvero importante. Qual è la differenza tra le luci che brillano nel cielo e le luci che pensiamo di vedere nella nostra mente? Qual è la differenza tra le persone che sentono di dover realizzare cerchi nel grano, quel- le che ci stanno ingannando e quelle che creano ufo e cose simili?

- dei conti, l’interazione ha avuto luogo. Siamo impegnati nel proces- so. Nei campi, nel cielo, tutto torna indietro alla stessa cosa. E tu hai assolutamente ragione; l’unica cosa che realmente smentisce è la

-

Questo è davvero spaventoso.

Guerre stellari e sei

Oh certo.

Io, personalmente, penso di sì.

Mi baso su una conversazione che abbiamo avuto, c’eri anche tu ma magari nemmeno te lo ricordi. Comunque una sera andammo fuori a cena, non ricordo dove. Eravamo lì io e te, il colonnello Corso, sua nuora e il nipotino. Ciò che mi ha colpito molto è stato che lui era lì a parlarci di una sua esperienza personale, della sua storia e di un episodio che aveva condiviso con la nuora riguardo a un ufo che aveva visto. Ho pensato che, se stava mentendo a noi, lo stava facen- do anche con la sua stessa famiglia. So che ci sono molte persone che non gli credono, ma io personalmente sì.

Ecco che ci risiamo di nuovo: la cosa che ci rende corrotti è il bisogno di soldi per

Sentivo che era un passo importante. Mi ha dato la forza di avvici- narmi e parlare pubblicamente riguardo a ciò che i governi sapevano dei fenomeni ufo. Ho pensato che fosse un’iniziativa molto impor- per quello che ricordo c’erano altre venti o trenta persone.

disclo- sure

Di sicuro mi piace credere che sia così. Però so che c’è una storia così contrastante delle Nazioni Unite che potrebbe comunque esse- - tico ci sono molti input e la gente non è d’accordo su nulla. Quindi - la clausola costituita nel 1978, con un approccio multinazionale. Ci sono molti modi per dar voce a un’opinione, se poi stai affrontando passare attraverso canali appropriati.

hanno avuto un cambiamento nella struttura politica del Paese che ha avviato

Eri davvero al centro dell’intera faccenda, non è vero?

C’era un fracasso accanto al palco, qualcuno stava protestando. Di cosa si trattava?

- disclosure: prima di cominciare a ufo

C’era certamente un’atmosfera di tensione, ma a causa della lingua non sapevo cosa stesse succedendo. Ho pensato che poteva esserci vita; era lì a rivelare qualcosa di segreto. Ho ammirato quell’uomo.

E vedrai, come dico molte volte, che noi, che “la gente disegnerà una linea”. Questa è la linea.

Abbiamo nelle mani il nostro futuro e abbiamo il potere per realizzare una

Esatto. Molti di noi hanno incontrato quelle persone di potere; sappia- mo che non hanno cuore, sono malvagie. Se non sono con la gente, se non hanno sincerità, amore, compassione, comprensione, vuol dire che non sono le persone di cui abbiamo bisogno. Adesso è il momento giusto. La linea è disegnata. Siate voi stessi, oggi. Siate voi stessi. -5

Ho notato ultimamente che, mentre predicavamo al coro, il coro ha deciso, più o meno, di restarsene a casa. Preferiscono seguire le conferenze in streaming o semplicemente non partecipano perché hanno già sentito parlare la maggior parte di noi e a loro avviso “è sempre la solita solfa”. Riceve “attenzione” chi sostiene la teoria della cospirazione – accusando il Governo per tutto – mentre noi, che siamo per la verità, veniamo messi a tacere. Come conseguenza si crea una bassa vibrazione, che favorisce la circolazione di un mes- saggio di paura, che certo non facilita il disclosure. Nonostante tutto, credo che le cose si stiano spostando su un al- tro livello: un livello che non possiamo né vedere né sentire, ma che è pieno di energia sottile che possiamo sicuramente percepire. Sta colpendo la maggior parte di noi come un peso di venti chili e sta causando uno spostamento del nostro pensiero. Tutto ciò è accaduto a Rio Rico, in Arizona, sul tetto di un vec- chio albergo spagnolo dove il dottor Steven Greer, il gruppo cseti e alcuni ospiti speciali, tra i quali la dottoressa Lynne Kitei, Colin An- drews e il dottor Ted Loder, hanno unito le energie per mandare un messaggio chiaro alle culture cosmiche in visita. Ogni contributo è stato essenziale per questa formula perché era estremamente perso- nale. Quasi tutti, incluso Steven Greer, hanno parlato di esperienze pre-morte e di una consapevolezza acuta del fatto che facciamo tutti parte di qualcosa più grande di noi. Lynne Kitei è andata al di là delle luci di Phoenix e ha parlato di questo come di un evento che avrebbe cambiato la vita. La sua presentazione si è trasformata in un’esperienza di comunicazione. Anche Colin Andrews ha parlato della sua esperienza di “contat- to” avvenuta quando aveva cinque anni e del modello circolare che è apparso fuori dalla sua casa in Inghilterra, che ancora adesso è un po’ visibile. Qualcosa l’ha condotto a indagare sui cerchi nel grano, qualcosa lo ha chiamato in servizio. Ma allora, siamo tutti parteci- panti volontari? Abbiamo ricevuto la chiamata nel periodo forse più cruciale della storia della Terra. alla ricerca di una soluzione al dilemma dell’energia libera e dell’e- nergia zero. La sua passione rappresenta la passione del progetto Orion del dottor Greer: l’obiettivo è salvare il nostro pianeta grazie allo sviluppo di energie alternative. È tutto abbastanza complesso e potrebbe essere una questione piuttosto controversa, ma non vi è alcun dubbio che debba essere fatto ora.

Forse è questo! Tutta questa interazione ha unito relatori e pubblico in un modo che non ho mai visto prima: è diventato tutto intensamente focalizzato sebbene fosse estremamente personale. È stato un cambiamento im- portante. Va notato che questo particolare pubblico era un po’ diver- so dal solito: c’erano molte facce nuove, molti che avevano viaggiato all’estero. Erano più silenziosi, alcuni facevano discorsi pesantemente intellettuali e sembravano più meditativi nelle pause. Erano parteci- panti volontari che cercavano divertimento ma al contempo erano de- siderosi di partecipare, per fare la differenza, per attivare qualcosa… È stato molto strano anche il fatto che, nel tentativo di coprire - cata nell’area del palco. Era presente una potente energia. Mi sono resa conto che non abbiamo bisogno di “vedere” per credere. Si - sta in modalità “aspetta e vedrai”. Stiamo tutti aspettando. Nel mio libro, ho parlato dei protocolli cse- ti sul ce-5 per il contatto et e la diplomazia dei cittadini. Il 24, 25 e 26 ottobre 2009, a Rio Rico in Arizona, nel bel mezzo del deserto, a po- testimone in prima persona di qualcosa di forte: protocolli di contatto basati sulla “meditazione, su un approccio organizzato, sul rispetto re- ciproco” e soprattutto su un intento “positivo”. Sta tutto nell’intento. Il dottor Greer e il suo gruppo stanno facendo qualcosa di giusto. Qualcosa che funziona. Qualcosa che sposta l’energia. Provoca fe- nomeni di luce e contatto visibile. È un esercizio di unità, interezza e amicizia cosmica. Attiva qualcosa in una dimensione indescrivibile che non è ancora sfruttata. Per me è stato un nuovo tipo di esperien- za: relatori che fanno lezione di mattina e meditazione all’aperto di notte. Nessuna confusione e niente chiacchiere da venditori. I laser verdi puntati nel cielo scuro, a trecento miglia nello spazio, erano tanto potenti da sembrare la scena allestita in Incontri ravvicinati del terzo tipo, completa di suoni registrati dall’interno dei cerchi nel grano. Una voce riecheggia: «Tutto tranquillo, siamo pronti?» Siete pronti per questo? Sono convinta che qualsiasi cosa venga fatta d’ora in avanti do- vrà essere in qualche modo costruita su questo modello. Dobbiamo cambiare i nostri incontri. Preghiera, meditazione e soprattutto pura “intenzione” senza rabbia e odio, compassione e comprensione muo- veranno tutto questo verso il posto giusto per il cambiamento. Dob- biamo smettere di accusare i governi, le forze armate. Dipende da noi. È stata l’ultima chiamata alla ribalta per Michael, la pro- «Smettiamola di dipendere dai governi e dai politici per cambiare. Anche se Michael stava parlando di salvare il pianeta, noi parlia- mo di disclosure Siamo tutti coinvolti, non importa quale sia il nostro ruolo. È tempo di stare insieme. Potremmo non avere un’altra possibilità. This is it! vii

Nel 1945 due ragazzini ispanici vissero un’esperienza straordina- ria. José Padilla di nove anni e Reme Baca di sette assistettero allo schianto di un disco volante nella proprietà di Padilla, vicino alla cit- tà di San Antonio, nel New Mexico. Furono testimoni di uno degli eventi ufo più spettacolari della storia. Il nuovo libro intitolato è stato pubblicato a febbraio 2011 ed è il racconto dettagliato di José Padilla e Reme Baca di ciò che è accadu- to nella loro infanzia. In questo libro raccontano quello che hanno visto, lo schianto effettivo, l’aspetto delle creature, i frammenti che hanno raccolto, la pulizia effettuata dall’esercito e un’analisi appro- Pubblicato per la prima volta sul Mountain Mail, a Socorro, nel New Mexico, il 2 novembre 2003 dal giornalista Ben Moffet, il caso è poi passato a me, Paola Harris, giornalista-ricercatrice, il 4 - le invito del testimone Reme Baca mi hanno portato a volare a Gig Harbor nello stato di Washington, nella parte settentrionale degli Stati Uniti, per intervistare lui e sua moglie Virginia, nel luglio del 2010. Considerando che José Padilla attualmente vive in Califor- nia, l’ho intervistato per telefono dalla casa di Baca. Durante la mia permanenza di due giorni ho potuto vedere e fotografare il pezzo che José aveva estratto dal disco volante e studiare l’analisi dettagliata della sua composizione eseguita in Europa. È uno dei casi più sorprendenti che io abbia mai affrontato nella mia carriera e aiuta a completare il puzzle del perché ci siano stati così tanti recuperi di frammenti da schianto in New Mexico. Citan- do le parole del giornalista Ben Moffet, che descrive molto bene il cover-up, andiamo a vedere in che punto della storia ufo si inserisce questo avvenimento.

È stato in questo crogiolo di sospetti e di disinteresse che un piccolo contingente dell’esercito degli Stati Uniti è passato quasi inosservato per San Antonio verso la metà dell’agosto del 1945 per un incarico segreto. Poco o nulla è stato stampato sulla missione avvolta nella “segretissi- ma” atmosfera di quei tempi. Il distaccamento militare, apparentemen- te, andava da White Sands Proving Grounds verso est, dove era esplosa la bomba. Era un’operazione di recupero diretta al deserto di mesquite e , a ovest della vecchia US-85, quello che ora è 139 Milepost, l’uscita di San Antonio dell’Interstate 25. Per diversi giorni, i soldati in uniforme dell’esercito caricarono i resti frantumati di una “macchina volante” su un camion e li portarono via. Due ex abitanti di San Antonio, Remigio Baca e José Padilla, testimoni oculari dell’evento, sostengono fermamente che tale operazione abbia avuto luogo tra il 20 e 25 agosto del 1945. Padilla, che aveva allora nove anni, e Baca, che ne aveva sette, osservarono di nascosto gran parte del lavoro di recupero dei soldati.

Grazie al lavoro di Ben Moffet e ora grazie agli stessi testimoni, che hanno circa settant’anni, il mondo capirà l’interesse extrater- restre nella scoperta da parte nostra della bomba atomica, che ha aperto un vaso di Pandora nella storia umana che non può essere facilmente chiuso e che ha messo l’umanità ed eventuali visitatori di altre dimensioni in pericolo di distruzione totale. San Antonio è stato più di un incidente, un avvistamento, un evento. È stato un avvertimento che oggi i militari continuano a ignorare, sia negli Stati Uniti che all’estero. Se pensiamo alla coraggiosa testimonianza della - li dell’usaf in pensione, al Press Club di Washington il 27 settembre del 2010, allora ci renderemo conto che è arrivato il momento di parlare. Se questi visitatori hanno la capacità di disattivare o di ab- battere i nostri missili nucleari, allora è chiaro che, settant’anni dopo, stanno passando all’azione. potente avvertimento per il pianeta.

Intervista a Reme Baca, Stato di Washington José Padilla in collegamento telefonico dalla California 5 luglio 2010 paola harris: reme baca: Sì, nell’agosto del 1945, era intorno al 15 agosto.

Io avevo sette anni e José nove. Faustino, il padre di José, ci aveva chiesto un paio di giorni prima di trovare una mucca pronta per partorire.

Sì, eravamo su due cavalli separati.

Sì, questo è quello che ci disse. Faustino ci disse che appena c’era occasione dovevamo andare a controllare una mucca che era quasi pronta per partorire e volevamo assicurarci di prendere il vitello prima che qualcun altro lo prendesse e ci mettesse su il proprio marchio. Quello che facevamo periodicamente era andare a caval- lo e controllare tutti i recinti per assicurarci che non fossero rotti. Se lo erano, bisognava ripararli con un piccolo kit di strumenti, se qualche palo era a terra dovevamo sorreggerlo e poi tornare a sostituirlo. Quindi facevamo questo giro a cavallo per controllare i recinti e - rio, José col suo binocolo contava i capi di bestiame e io scrivevo il numero.

Questo è ciò che dovevamo fare. E poi in inverno, quando nevica- va, a volte dovevamo rompere il ghiaccio nel recipiente dell’acqua in modo che gli animali potessero mangiare e trasportare balle di sarebbero nutriti.

Sì, era quel giorno. José arrivò sul suo cavallo e, dopo aver sellato il mio, partimmo. Mia madre sapeva che stavamo andando a fare dei lavori al ranch Padilla.

Sì, andammo a controllare quella mucca. E così, mentre eravamo - ro temporali e fulmini e quella volta non fu diverso, così ci rifu- giammo sotto una sporgenza. Poi proseguimmo. Scendemmo dai cavalli perché il terreno era ripido e roccioso: ai cavalli fanno male le rocce, rovinano gli zoccoli. Sostituimmo le briglie con la corda, li legammo e li lasciammo a pascolare, mentre noi continuammo a piedi. Camminammo un po’ e giungemmo in un punto in cui c’era un cespuglio di mesquite e mentre ci avvicinavamo sentimmo un gemito e scoprimmo che si trattava della mucca che stavamo cer- cando, che aveva appena dato alla luce un vitellino. Quel vitello fa- ceva parte dell’inizio di una nuova mandria chiamata . Una mucca rossa con faccia e zampe bianche. Faustino aveva comprato una mucca e un toro dalla Spagna e li stava allevando. era una delle razze bovine che usavano in quel tempo negli Stati Uniti per la carne. Così, dopo aver trovato la mucca scendemmo in una piccola area dove c’era una sporgenza. José aveva il pranzo al sacco, un paio di tortillas e, mi pare, un paio di mele. Ci sedemmo a mangiare ma arrivò un temporale. Ci riparammo sotto la sporgen- za per non bagnarci. Poi dopo poco il temporale cessò. Ci stavamo preparando per tornare su e dare un’altra occhiata alla mucca per vedere se stava mangiando e per controllare il vitellino, quando a un tratto sentimmo un forte scoppio.

In quel momento non sapevamo si trattasse di uno schianto. Fu un rumore simile allo scoppio di una bomba.

Un rumore molto simile, ancora nitido nella nostra mente. Quando ci fu lo scoppio della bomba [atomica, NdT] José e sua madre si era- no svegliati la mattina presto. La bomba scoppiò dopo che il padre fessura della porta e in seguito a quella esposizione perse la vista a un occhio. Secondo il racconto di José, percepirono l’ondata di ca- lore e il boato a terra.

Molto familiare. Loro erano più vicini di me all’esplosione, il mio letto si schiantò contro il muro e io venni sbalzato fuori, mia madre si alzò e tentò di spiegarmi che si trattava di una tempesta.

Sentimmo quel boato, la terra si scosse e dunque i ricordi tornarono subito all’esplosione della bomba atomica. Ci chiedemmo se stesse- ro facendo un altro test, così demmo un’occhiata in giro e vedemmo del fumo provenire da qualche canyon più giù. A quel punto José - minare e vedemmo un po’ di fumo provenire da quella direzione. Una volta raggiunto il crinale, il fumo diventò più intenso. Poi, scen- demmo per scorgere ciò che sembrava un grande buco nel terreno. Era come se fosse passata una ruspa. Cominciammo a camminare su quella strada, era molto ruvida e calda. Le piante dei nostri piedi erano diventate bollenti.

Non avevo un orologio. Probabilmente le 16:00 o le 17:00, o forse più tardi.

No, non era buio. Ma c’era molto fumo. Indietreggiammo dove c’e- ra più aria, cercando di capire cosa stesse succedendo. Chiesi a José se era caduto un aereo. Vivevamo in una piccola cittadina, non si vedevano molti aerei. José disse che non ne aveva idea ma che forse qualcuno si era ferito e poteva aver bisogno di aiuto. Così, con- tinuammo ad avvicinarci e riuscimmo a scorgere qualcosa oltre il ciglio dello squarcio.

Il solco lasciato dal velivolo. Non era dritto. A un certo punto girava a destra e formava una specie di l. Riuscivamo a vedere qualcosa, ma c’erano tantissima polvere e umidità causate dalla pioggia. Tor- nammo indietro e ci riposammo, poi tornammo lì e José prese i suoi binocoli e iniziò a osservare la scena. Poi, disse: «C’è qualcosa laggiù, - locemente. Mentre guardavamo con i binocoli riuscimmo a vedere il buco sul lato di quell’oggetto, che aveva la forma di un avocado.

Dunque si trattava di un oggetto circolare a forma di avocado e si vedeva un

Direi più o meno sessanta metri.

- traverso il binocolo e vidi delle piccole creature che si muovevano avanti e indietro.

Era come se stessero scivolando.

Non proprio scivolando, ma era come se si proiettassero da una parte all’altra. E mentre guardavo cominciarono ad accadere delle cose nella mia mente.

Le guardavo e sentivo cose strane, come se fossi molto dispiaciuto per loro. Ed ero davvero dispiaciuto, come se fossero dei ragazzini.

Sì, credo di sì. Sentivo un suono acuto provenire da lì. Non sa- pevamo cosa pensare. L’unico suono acuto che conoscevamo era quello dei conigli quando sentono dolore oppure dei neonati quando piangono.

Sì, al punto che fu abbastanza commovente per noi. Poi vedemmo quelle immagini nella nostra mente.

Sì, ma non sapevo cosa diavolo fossero.

Sì, se di quello si trattava.

- sero e ancora oggi non lo so.

Sì, devono averlo intuito.

Non lo so.

Sì, sono sicuro che avrebbero potuto vederci.

Sì, circa sessanta metri da noi. C’era però fumo e polvere, quindi non era molto limpido.

Si stava facendo buio e c’era un bel po’ di strada da fare per raggiun- gere i cavalli per poi tornare al ranch. José voleva entrare, ma io no.

Sì, e io gli chiesi: «José, che cos’è?» La sua risposta fu: «Non lo so». «Ok, se non sai di che diavolo si tratta, io non ci entro per nessu- na ragione. Voglio andare a casa. Non ci voglio entrare. Ci dovrai andare da solo. Io vado a casa, ci vediamo al ranch». E lui rispose: «Dai, allora, restiamo a guardare solo un altro pochino. Ma, forse hai ragione. Non so cosa siano. Sembrano dei ragazzini molto strani».

Sì. E poi lui disse: «Va bene, restiamo a guardare un altro po’ e poi torniamo a casa. Tua madre sarà sicuramente preoccupata, si è fatto tardi e sono sicuro che anche tuo padre lo sarà…»

José è andato via da San Antonio nel 1954 e io nel 1955. Negli anni in cui siamo stati lì ne abbiamo parlato. Ma dal 1955 al 2002 non abbiamo più avuto contatti. Dal 2002 abbiamo scambiato le nostre impressioni.

quattro anni.

- Sì. Era lungo circa trenta piedi e alto circa quattordici. Come lo so? Perché le travi del tetto di una casa sono alte circa quattordici piedi.

tardi e dovevamo tornare a casa. Così ci avviammo, scendemmo e prendemmo i nostri cavalli. Quando arrivammo al ranch era ormai buio pesto. Il padre di José ci stava aspettando. Era preoccupato. Entrammo e José gli raccontò la storia della mucca, poi iniziò a raccontargli dell’incidente. Anche io gli raccontai quello che avevo visto, così suo padre disse che la prima cosa da fare era riportarmi a casa. Disse che avremmo fatto delle ricerche a riguardo il giorno dopo o nei giorni seguenti e che probabilmente era roba del Governo e che forse dovevamo starne alla larga, così mi accompagnarono a casa. Lasciai il mio cavallo lì e loro se ne presero cura. Dopo avermi riportato a casa in macchi- na, Faustino parlò a lungo con mia madre a proposito dell’oggetto che avevamo scoperto al ranch di Padilla. Faustino sottolineò come questo poteva mettere in pericolo il suo lavoro, in quanto mio padre lavorava per il Governo.

Mio padre lavorava per l’Ospedale dei veterani ad Albuquerque, mentre il padre di José lavorava per il Federal Refuge a El Bosque del Apache, vicino San Antonio.

Per il wpa - tion Corps. Per Conrad Hilton, che aveva diverse attività a San An- tonio e anche per il signor Alliare, che aveva un’attività mercantile.

Sì. E questo è, in sostanza, ciò che accadde quella notte. Il giorno seguente, José venne a casa mia e poi io andai con lui a casa sua, dove incontrammo Eddie Apodaca, un poliziotto amico di famiglia. Fau- stino gli aveva chiesto di venire con noi sul posto dello schianto. Loro salirono sulla macchina della polizia e noi sul pick-up. Guidammo il - al sito, guardando giù dalla collina, non vedemmo l’oggetto.

Non stiamo parlando di terreno pianeggiante. Parliamo di colline, canyon e ruscelli. Dall’alto di una collina, guardando verso il basso nel punto in cui avevamo visto l’oggetto, in quel momento non era più visibile. Non c’era spiegazione. Semplicemente non si vedeva più. Sembrava sparito. José disse: «Non capisco cosa sia successo». Eddy e Faustino chiesero: «Cosa avete detto di aver visto?» Io rispo- si che avevamo visto l’oggetto lì sotto ma non si vedeva. Faustino poi lo vedemmo. L’oggetto aveva molti frammenti intorno. Loro ci dissero: «Ok ragazzi, voi rimanete qui e noi andiamo dentro».

Non ce lo dissero. Quello che so è che cambiarono completamente atteggiamento. Mentre stavamo scendendo giù dalla collina dubita- vano molto di noi. Poi entrarono e noi restammo fuori, ci sedemmo e li osservammo. Rimasero dentro cinque o dieci minuti e poi usci- rono. Cambiarono completamente atteggiamento. Sembravano due persone differenti. Avevano visto qualcosa che non avevano mai visto prima. Quando uscirono ci dissero: «Ok ragazzi, la situazione è - to, non dovete dire questa cosa a nessuno, né a vostro fratello, né a vostro cugino, né a vostra madre e vostro padre, questo riguarda solo noi. Ce ne occuperemo noi perché potreste avere dei problemi. Vogliamo tenervi fuori dai guai». Così acconsentimmo, ci fecero un gran discorsetto e prendemmo la cosa molto seriamente.

No, non ci hanno detto cosa avevano visto.

Chiedemmo loro delle creature, dove fossero, perché non potevamo vederle attraverso quel grande buco. Non c’erano le creature. Loro dis- sero: «Be’, forse sono andate via o forse qualcuno le ha prese. Forse».

Prova? Abbiamo visto qualcosa tipo segni lasciati da una scopa o da un rastrello, ma potevano averli lasciati degli animali, insetti o serpenti.

Forse c’erano delle tracce ma noi non le abbiamo notate. Prima di prendere il velivolo?

No, passarono dei giorni prima che il velivolo venisse rimosso.

Probabilmente diversi giorni. Prima portarono del materiale per la costruzione di una strada, costruirono un cancello, portarono un camioncino con un rimorchio, costruirono un telaio sul rimorchio, portarono una gru e caricarono il velivolo sul rimorchio.

Noi ci tornammo più volte. José ci tornò a volte da solo e a volte con me. Sai, eravamo dei ragazzini e lavoravamo in quella zona. I nostri padri ci davano qualche soldo per fare quel lavoro, e se non lo facevamo noi chi altri lo avrebbe fatto?

Sì. Andammo lì il secondo giorno, eravamo curiosi. Volevamo en- trare e vedere cosa potevamo trovare. Ci andammo in un giorno lavorativo, prima di andare con Faustino e Apodaca. Era di pome-

Esatto.

Non per conto nostro, stavamo lavorando in quella zona. Avevamo controllato anche quel recinto. Dovevamo risistemare qualche stac- cionata e sostituire alcuni paletti. C’erano anche delle mucche con i vitellini lì intorno.

Arrivammo lì nel tardo pomeriggio, eravamo a cavallo e giungemmo dalla direzione opposta, vedemmo alcuni militari che stavano racco- gliendo delle cose.

Noi non vedemmo i militari prendere le creature. Se lo hanno fatto, devono averlo fatto prima del nostro arrivo. Comunque non riu- scimmo a controllare il velivolo, riuscimmo solo ad andare giù, rac- cogliere alcuni frammenti e gettarli in una buca che ricoprimmo con buio e tornammo a casa.

Sì è questo.

Molto simile al pezzo che ho in mano ora.

Era duro. Il primo giorno avevo raccolto un pezzetto che era tipo foglio di alluminio e lo mostrai a José. Mi faceva pensare al foglietto di alluminio che sta nei pacchetti di Philip Morris che fumava mia madre. Lo presi e lo misi in tasca…

Lo usai per riparare la girandola del mulino a vento.

Eravamo troppo lontani e si stava facendo buio. I militari erano stati lì, li vedemmo, ma non credo che loro videro noi.

Esatto.

Sì, era ancora lì.

No, no. Il terzo o quarto giorno José venne a casa mia e prendemmo dei peperoncini, dei peperoni verdi e dei pomodori, dato che noi avevamo un orto e loro no e riempimmo un paio di borse con le ver- dure e ne portammo una a casa sua. Andammo sul retro e vedemmo che c’era una macchina militare di fronte. Un soldatoche stava par- lando con suo padre così attraversammo la cucina per raggiunger- li. Faustino disse che dovevamo entrare, quindi lo raggiungemmo. Stava parlando col sergente Avila, lo invitò a entrare. Il sergente Avila disse: «Sono qui con l’esercito e abbiamo bisogno del vostro permesso per tagliare il recinto e mettere un cancello perché uno dei nostri “palloni sonda sperimentali” è inavvertitamente caduto nella vostra proprietà».

Un pallone sonda sperimentale. E disse che dovevano recuperarlo, quindi avevano bisogno del permesso. Così, suo padre disse: «Per- ché non passate attraverso la barriera per il bestiame come fanno tutti invece di tagliare il mio recinto?» E il sergente rispose che l’e- quipaggiamento che dovevano portare era più grande di quella bar- riera e che quindi non ci sarebbe passato. Poi dovevano portarci del materiale per costruire strade, dei calibratori e così via per ve- dere se si poteva costruire una strada per far passare un camion, in José acconsentì. Parlarono per lo più in spagnolo. Il soldato disse: «Tenete d’occhio la zona e assicuratevi che nessuno vada lì perché, come sapete, questa è una cosa molto importante, che non diremo a nessuno. Non vogliamo creare problemi a nessuno, per cui cercate di tenerlo sotto controllo». Così Faustino disse di sì e il sergente operazioni per rimuovere il velivolo. Il recupero non fu esattamente come riportato nei libri di Ufologia, con gente in uniforme viola che si calava dagli elicotteri, niente di tutto ciò.

Sì, indossavano tute da lavoro, misero una tenda e ascoltavano la radio, musica western.

Sì, li osservavamo tutte le volte che potevamo, a volte di mattina e di sera. Il nostro lavoro era controllare i recinti, le mandrie e anche i cavalli. Riuscivamo a sentire la loro radio. C’era un ragazzo lì alla tenda e due o tre operai che raccoglievano frammenti. Vi portarono poi questo rimorchio, avevano un saldatore acetilene e costruirono una rastrelliera in modo da poterci mettere il velivolo di traverso. Poi capimmo che lo stavano facendo perché dovevano passare sotto un sottopassaggio a un’angolazione di quarantacin- que gradi per pulirlo.

Sì, ci hanno messo un telo sopra.

Questi soldati erano molto giovani, andavano spesso all’Owl bar and café, gestito da Estanislao Miera. Nel parcheggio c’era un ca- nestro da basket dove giocavamo. C’era un’area che chiamavano fountain box. Quindi quello era il posto in cui i militari socializzavano. Noi andavamo lì a giocare e a volte Estanislao ci chiedeva di aiutarlo a cuocere hamburger, lavare i piatti e pulire.

Sì, andavano lì a pranzo e a cena.

Sì.

Lo presi l’ultimo giorno quando portarono una piccola gru, di circa quindici-venti piedi, per caricare il velivolo sul rimorchio.

Non lo so e non so nemmeno se gli importasse.

Be’, sai, non cercavano noi e c’era della vegetazione su quel lato della collina, noi non eravamo molto alti, per cui era facile nasconderci.

Be’, ci parlavamo qualche volta al Café, ma non molto, perché non avevamo molto in comune. Il lavoro che stavano facendo non sem- brava molto importante per loro. Crediamo che nessuno fosse con- sapevole di quanto importante potesse essere quell’oggetto, di certo non noi. Anni dopo uno di quei soldati sposò la cugina di José.

Sì, col papà di José.

Non ero lì, ma José potrebbe saperlo. Da quel che ho capito nel corso degli anni era sempre meno convinto che si fosse trattato di un pallone sonda.

Non credo che lo sapesse, stava solo facendo il suo lavoro, raccogliere

Insomma voi ragazzi andavate alla fountain

Andavamo lì, prendevamo una Coca Cola e ascoltavamo musica. Sembrava che i ragazzi non ci considerassero affatto. L’ultimo gior- no José venne a prendermi e andammo al sito, ci sedemmo tra i cespugli dove non potevamo essere visti. Li vedemmo condurre il camion fuori dal cancello e caricare il telo ben legato e pulito. José disse: «Penso che se lo porteranno via stanotte». E io risposi: «Che ne diresti di prendere un souvenir?»

Sì, perché durante la guerra perdemmo così tanti parenti che era molto comune avere qualcosa per ricordarli quando pregavamo, perché quando muoiono in guerra non ritornano più. Li riportavano in una bara di piombo, accompagnati da un paio di guardie e li sep- sarebbero andati via. Così aspettammo e poi tutti se ne andarono a bordo di quei pick-up militari. Sapevamo dove stavano andando e sarebbero stati via per un po’. Arrivammo lì e dove c’era lo squarcio avevano passato il livellatore in modo che nessuno potesse vedere il buco. Poi uscimmo dal recinto, verso la parte posteriore del camion e lo misurammo con i passi, era lungo circa venticinque-trenta piedi e alto quattordici. Poi guardammo la parte sottostante del velivolo, che non avevamo ancora visto, perché era parzialmente sotto ter- ra. Così ora avevamo una visione completa. Quell’oggetto era un mostro: enorme. Ora potevamo vedere il fondo, c’erano tre piccole scanalature in ogni lato.

Potrebbe essere. José spostò parte del telone, scoprendo lo squarcio sul lato del velivolo e, mentre io tenevo aperto il telone, José si ar- rampicò sul foro.

Sì, nel buco.

Sì, e io ero parzialmente dentro, tenendo il telone per far entrare la luce. Ma non c’era niente all’interno.

-

José disse che c’erano come delle increspature.

No. C’era un pannello di circa un piede e mezzo.

Era attaccato alla paratia. José tentò di tirarlo fuori ma non ci riuscì così andò a prendere un argano dalla parte anteriore del trattore- rimorchio, qualcosa tipo un palanchino, come lo chiamano nel set- tore autotrasporti. Viene usato per testare la solidità delle catene che trattengono il carico sul rimorchio.

Si avvitavano in un solo senso, entravano in un modo e non usci- vano. Erano ganci dentellati inseriti nei buchi che reggevano questo pezzo di staffa sul pannello attaccato alla paratia. I perni erano gialli.

Giallo. I perni erano gialli. Fili d’argento simili ai capelli d’angelo. Non c’erano sedili o roba del genere, niente. Doveva essere stato ripulito o forse non ce n’erano proprio. Non si vedevano strumenti tipo calibri, orologi, volante, pedali dei freni, niente del genere.

Parte della navicella era più scura sul fondo rispetto al tetto. Grigio più chiaro.

Cercammo di fare in fretta. Temevamo di essere scoperti. Tranquil-

Quando avvenne lo schianto e andammo sul posto c’erano pezzi di materiale simili a capelli d’angelo. Venivano usati, a quei tempi, quando la gente non aveva elettricità per decorare i propri alberi di Natale. Ho trovato anche un pezzo di metallo luccicante. Era sotto una pietra quando l’ho visto. Lo tirai fuori, aveva una propria memoria. Lo piegavo e ritornava a posto da solo, un po’ strano.

Un bel po’.

Questo è il materiale su cui tutti vorrebbero mettere le mani.

Intendo dire che se lo piegavo tornava esattamente nella posizione originaria.

Non so, non molto. Questo è ciò che c’era nel velivolo quando entrammo. Non avevamo elettricità in casa nostra, quindi quando arrivò Natale decorammo l’albero con decorazioni non elettriche come pop corn, carta stagnola e capelli d’angelo. Quell’anno aveva- nel ranch di Padilla.

Una volta mi raccontarono un’altra storia: il testimone mi disse che quel coso -

Sì, e lo prendemmo.

Sì, li vedemmo, erano bruttissimi. Le loro teste erano paragonabili a delle campamocha [animale simile alla mantide, NdT]. Questo è quello che vedemmo.

La traduzione più appropriata sarebbe (mantide reli- giosa). Ricordo occhi grandi e sporgenti. Tutti li chiamano Grigi, mi pare, io non ho visto un Grigio, quindi non saprei dire.

Avevano occhi grandi e sporgenti, non sappiamo se erano alti esat- tamente quattro piedi. È solo una stima. Alti quattro piedi, molto magri, con braccia sottili. Non so quante dita avessero. Era come se planassero.

Be’, o indossavano delle protezioni molto strette, o era proprio la loro pelle molto tirata.

Sì, grigio chiaro.

La testa sembrava piuttosto grande, ed era simile alla campamocha.

-

Se vedi una campomocha rende molto bene l’idea.

Sì, sembrava scivolassero da un posto all’altro.

Sì, ne sono sicuro.

Io e José stavamo osservando il velivolo con un binocolo. Facevamo a turno. Non potevamo guardarli negli occhi perché era piuttosto di- stante. Ma ciò che provavamo era vero dispiacere, perché potevamo sentire il loro dolore. Sembravano come noi, dei bambini.

Sembravano feriti.

Sì. Vuoi sapere se ne abbiamo parlato quando eravamo piccoli? Ne abbiamo parlato quando eravamo sicuri che nessuno ci sentisse.

Delle creature. Mi stai chiedendo se parlarono con noi?

Non tanto quanto me, ma sì, anche lui.

-

Normalmente sarei dispiaciuto se accadesse qualcosa ad amici o pa- renti. Non conoscevo quelle creature. Eravamo curiosi. Erano estra- nei, non sapevamo chi fossero, ma sapevamo che erano differenti.

Esatto. E quei suoni: cercammo di capire che tipo di suoni fossero. Li attribuimmo a loro. Provenivano da loro.

Tutto il tempo che sono stati lì.

Probabilmente mezzora o quarantacinque minuti.

Avevamo paura, sì.

Sì. Anche José era incuriosito da quelle creature. Li voleva aiutare. José tentò di convincermi a entrare per aiutarli e io cercavo di evitar- lo. Non sapevamo cosa diamine fossero, chi fossero e cosa stessero facendo lì.

si sarebbe spaventata di fronte a un’esperienza simile e sarebbe scappata dopo

Qualcosa ci trattenne lì.

Sì, cercavamo di capire. Ma poi di fatto dovemmo andarcene perché dovevamo tornare al ranch.

Sì, tre o quattro.

C’era ancora del fumo in quella zona ed era parzialmente sepolto.

José lo conservò per circa un paio di giorni e poi me lo portò e io lo nascosi sotto le assi del pavimento nel magazzino dall’altra parte della strada. José mi disse che alcuni militari avevano contattato suo padre chiedendo il permesso di guardare nel suo capanno degli at- trezzi e nella sua casa, per cui non voleva metterlo nei guai.

Presero del metallo, palloni meteorologici e del materiale elettorale che teneva nel capanno. Poi un pastore, vecchio amico di mio padre, venne in città a radunare le pecore nel recinto, dove avrebbero pas- sato la notte per poi essere caricate in un vagone e spedite il mattino seguente. Il giorno dopo il pastore si trasferì nel magazzino e diede a mio padre un agnellino. Quando io e José portammo via quel pezzo dal velivolo, il nostro souvenir, lo chiamammo “tesoro”. Eravamo gli unici a conoscere quel nome. Quindi quello era il nostro tesoro. colazione. Mio padre era in vacanza a casa e non era a conoscenza del nostro segreto. Il pastore bussò alla porta. Io andai ad aprire e lui mi chiese se poteva parlare con mio padre. Io gli dissi di sì e lo feci entrare. Mio padre disse: «Avanti, Pedro, vieni a prendere una - sto». E mio padre gli chiese il perché. Lui rispose: «Be’ sai, la notte scorsa stavo dormendo e sono stato svegliato. Ho visto una luce fuori, venire dal pozzo…»

Pedro, il pastore.

Un caro amico di mio padre.

creature, nella mia stanza, ma le porte erano chiuse. Poi guardando il pavimento hanno detto: “Tesoro”».

E quindi lui disse che c’era un tesoro lì sotto. E poi Pedro conti- nuò: «Ho preso il mio fucile per sparargli ma loro erano spariti, ma - dro?» Il mio cuore scalpitava e pregavo in silenzio, non volevo avere guai con mio padre. Lui non sapeva nulla riguardo all’esperienza nel ranch di Padilla. Così mio padre disse a Dave, mio fratello maggio- re: «Andiamo a dare un’occhiata, porta una pala e un palanchino». Prese il palanchino e sollevò le assi del pavimento, scese giù e dis- se: «Dove?» E Pedro indicò: «Proprio lì, al centro della stanza». Io pregavo in silenzio: «Dio, speriamo che non lo trovino». Scavò lì al centro e non c’era niente, scavò intorno e non c’era niente. Disse: «Non c’è nulla qui». Quindi inchiodarono di nuovo le assi, e mio pa- dre disse: «Be’, probabilmente non accadrà più. Non ti preoccupa- re. Se succede fammi sapere e controlleremo ancora». Dunque tutti - soro” perché stavano succedendo troppe cose. Così venne, prese il “tesoro” e lo portò a casa. Lo mise insieme a qualche altro oggetto sotto casa sua. In quel periodo avevamo dello spazio nel seminter- rato per via delle alluvioni. José mise il tesoro in alcune scatole nel essersi trasferito in California. In realtà si trasferì in California alla decise di portare a casa in California tutte le scatole e le mise nel soppalco del suo garage. La maggior parte del contenuto di quelle scatole erano piatti vecchi, bottiglie, strani documenti, lettere, riviste - mava José e che era di San Antonio, lo chiamai e riparlammo delle nostre esperienze di gioventù e della scoperta di un oggetto a forma di avocado, che si era schiantato nel ranch quando eravamo piccoli. Dissi: «Come diamine chiamammo quel pezzo che portammo via da quell’oggetto? Ah, “tesoro”. Sì, lo chiamammo “tesoro”». «Sai cosa?» rispose José, «scommetto che è ancora lì, da qualche parte su quel soppalco. È stato lì così a lungo che me ne ero dimenticato. Devo controllare se c’è ancora».

Sì. “Tesoro”. José lo trovò e me lo spedì tramite Fed-Ex.

Sì. Volevo farlo esaminare.

Una volta che ho trovato José, tutto cominciò a riemergere.

Nel 2002. È stato dopo l’intervento. Ho avuto un’operazione a cuo- re aperto. Stavo facendo di tutto. Infatti feci un viaggio nel New Mexico con qualche amico dalla California. Vivevamo in California. Penso fosse il mese di luglio. Uno dei primi progetti dopo essermi ritirato era la genealogia, stavo usando internet e, per caso, incontrai una persona che di cognome faceva Padilla, così cominciammo a parlare del più e del meno, chiesi chi fosse suo padre e mi disse José e che era nato a San Antonio, a quel punto gli dissi che eravamo amici.

C’erano sei famiglie in origine. La popolazione in quell’area era tra le cinquanta e le settantacinque persone.

Dopo tutti questi anni sei riuscito a incontrare di nuovo l’altro bambino che era -

Sì.

Mi chiese se avevo parlato con qualcuno della mia famiglia di quello che avevamo scoperto e, nel caso l’avessi fatto, quale fosse stata la loro reazione. Risposi che ne parlai e che non mi credettero. Mi disse che la sua famiglia ebbe la stessa reazione.

- Esatto.

Sì, mi è di grande sostegno.

Sì. È una replica del velivolo e del buco che c’era su di esso.

No. Nella ricostruzione di ciò che chiamammo “incontro ravvicinato” quel buco può essere stato causato da un traliccio per le onde radio, alto circa cinquanta piedi; aveva quello che, a quei tempi, chiamavamo caricatore a vento, cioè generava elettricità per la propria illuminazio- ne da cima a fondo. E quindi parlando con altri ingegneri è emerso che questo velivolo, probabilmente, viaggiando nei pressi del traliccio, potrebbe essere stato danneggiato da un fulmine che colpì la torre. Essendo la torre piantata al suolo, l’elettricità scaricava a terra. Il veli- volo non scaricando a terra quando venne colpito riportò dei danni.

Penso si chiami calore emt. È un calore molto potente, intenso, che scioglie e doveva essere veramente caldo per sciogliere quel pezzo.

- questo previene la fusione.

È un materiale che assomiglia alle piastrelle che vengono usate nelle capsule spaziali.

Sì, giusto.

Da queste analisi risultano delle similitudini tra questo pezzo e il materiale extra- terrestre di cui parla il colonnello Corso nel suo libro The Day after Roswell tratta del pezzo che assomiglia al leggero foglio di alluminio che si trova all’interno

Dunque: stavamo scendendo verso il luogo dello schianto, questo frammento era sotto una roccia e lo vidi perché luccicava e si muoveva su e giù, così lo tirai fuori dalla roccia, lo avvolsi e lo ripiegai, ma torna- va sempre nella stessa posizione. Oggi lo chiamano , ma a quei tempi non sapevamo cosa fosse. Così lo presi, lo misi in tasca e lo portai a casa; lo feci vedere a José e ci giocammo per un po’. Avevo una lattina in cui tenevo delle monetine indiane che stavo mettendo da parte. Lo misi lì dentro, presi quella lattina di Prince Albert e la riposi nel pozzo. Il pozzo era largo sei piedi per sei e profondo circa otto, e all’interno si trovavano i cilindri per le pompe del mulino a vento. Aveva un rivestimento fatto di cedro per evitare di cadere su se stesso. Riposi la lattina dietro uno di quei cilindri: il posto dove nascondevo le vacanze. Eravamo fortunati se veniva a casa una volta al mese, dato che lavorava ad Albuquerque, al Veterans hospital. Quando venne a casa, mentre stava lavorando al mulino ci disse che non riusciva a farlo funzionare e che io e Josè dovevamo prendere un pezzo e farlo sal- dare. Così prendemmo quel pezzo e andammo a Socorro col pick-up erano consumati. Lui guardò il pezzo e disse che non poteva saldarlo visto che era ottone. A quel punto tornammo indietro al pozzo per vedere cosa potevamo fare. Potevamo legarlo ma sarebbe scivolato. Poi in un momento di disperazione dissi a José: «Vai dietro quel pezzo di legno, ci dovrebbe essere una lattina di Prince Albert». Lui andò lì e trovò la lattina. C’era quel piccolo foglio di alluminio che trovam- strette le estremità e non scivolò, poi presi una delle chiavi di Stilson, José prese l’altra e stringemmo. Andammo ad accendere il mulino e cominciò a pompare acqua. Funzionò.

Non lo sapevamo. Chi poteva immaginarlo?

Così, col passare del tempo, José si trasferì e io pure lasciai quel posto, andai a Washington, a scuola, poi mi sono sposato e ho mes- so su famiglia. Qualche volta i miei genitori venivano a farci visita. Una volta venne solo mio padre e rimase a casa nostra per la notte. Jeannie cucinò le costolette di agnello per lui, il suo piatto preferito. Mentre eravamo seduti a tavola per cena, mio padre si girò verso di me e mi disse: «Reme, ti ricordi quel cilindro del mulino a vento fatto». Gli risposi che ero felice che funzionasse ancora. Non potevo raccontargli la vera storia, ovvero che si trattava di qualche forma di avanzata tecnologia aliena. Non ci avrebbe mai creduto. Come non avrebbe creduto che oggi potessimo avere telefoni da tenere in tasca. Sarebbe stato troppo per lui, così lo ringraziai solamente e gli dissi che ero felice di averlo fatto.

ebe – e si arriva alla con- -

Be’, io, José e le nostre famiglie siamo d’accordo sul fatto che la gente debba sapere e siamo in possesso di un frammento. In re- altà non appartiene a noi. Non è stato mai nostro. Appartiene a qualcuno.

Penso che in un modo o nell’altro dovrebbe essere esposto pubbli- camente da qualche parte in modo che la gente possa avervi accesso.

Immagino che uno dei posti migliori potrebbe essere una delle tante conferenze annuali. Credo che quello sarebbe un posto adatto.

E poi c’è il vostro libro Born on the Edge of Ground Zero. Living in the Shadow of Area 51

Ci piacerebbe andare lì e scavare dove i soldati gettarono alcuni frammenti e dove anche noi li nascondemmo. Ci piacerebbe scavare e vedere se ce ne sono ancora. Secondo noi ci sono.

Esatto, li buttammo lì perché saremmo potuti tornare a riprenderli.

Credo di sì. Bisogna dar merito a quei soldati. Scoprimmo quel veli- volo esattamente trenta giorni dopo il test nucleare di Trinity. Erano stati chiusi in un campo base per novanta giorni, senza poter andare da nessuna parte, parlare con nessuno né bere una bibita o altro. effettuato, li rilasciarono per far prender loro un po’ d’aria. Invece accadde questo schianto e dunque dovettero continuare a lavora- re col recupero del velivolo. Erano ragazzi giovani che sfruttavano qualsiasi occasione per socializzare con la gente del posto, era pro- babilmente la prima volta che lo facevano dopo quei novanta giorni. - -

Non erano consapevoli che si trattasse di una nave aliena, e nem- meno noi lo eravamo. Era prima che si iniziasse a dare attenzione a questo argomento.

ufo -

Sì, molto. Sono tutti molto favorevoli.

È un periodo lungo. Be’, non proprio convissuto per sessant’anni perché a un certo punto ho visto che era impossibile fare quello che avremmo voluto. Sai, mentre ero qui a Washington, andavo avanti con la mia vita, con la famiglia e via dicendo. José stava facendo lo stesso in California. Per cui c’è stato un periodo in cui noi non era- vamo concentrati su questo. Forse non eravamo pronti.

paola harris: -

José padilla: Sì, ci sono curiosi e anche cacciatori e molti praticano tiro al bersaglio con i fucili in quella zona.

È solo pratica: mettono dei target, tipo bottiglie e lattine. Posso im-

No, si stavano solo allenando, stiamo parlando comunque di un’area molto vasta.

Sì, giusto.

No, quello ce l’aveva Reme. Era il suo “tesoro”.

No, credo di no.

-

Eravamo bambini all’epoca. Io ero alto poco più di tre piedi e loro potevano essere poco più bassi di me, di un colore grigio chiaro.

Non lo so, ma correvano avanti e indietro, emettendo versi striduli.

Credo fossero feriti. Infatti io volevo andare lì per aiutarli.

Esatto.

Abbiamo avuto un’intera settimana prima che pulissero tutto.

Andavamo lì con i cavalli.

Eravamo astuti.

Sì, qualsiasi cosa che non volevano raccogliere, c’erano troppi pezzi sparsi.

Sono felice di poter contribuire.

Nessun problema. Sono sicuro che alcuni frammenti sono ancora lì.

-

pezzo di velivolo: si notino le microstrutture simili a insetti che potrebbero essere i circuiti The Day After Roswell Se crediamo a questa testimonianza, possiamo iniziare a mettere in- sieme i pezzi di un interessante puzzle. Ora sappiamo che ci sono stati diversi schianti in New Mexico e forse diverse civiltà erano in- teressate ai nostri test nucleari. All’età di settant’anni e tranquilli per il fatto che le loro famiglie supporteranno ora i loro sforzi di divul- gazione, Reme Baca e José Padilla si stanno facendo avanti. Questo è un racconto storico fatto da persone che hanno realmente vissuto quest’esperienza. La loro storia si aggiunge all’alone di mistero che ricopre gli incidenti nell’area del New Mexico e l’intero fenomeno ufo. Ciò che forse è ancora più importante è il fatto che i coniugi Baca abbiano avuto un avvistamento che ha portato la famiglia di Reme a sostenerlo. Uno dei temi comuni in questo libro è stato il peso della verità sui testimoni e il fatto che non l’hanno potuta con- dividere con i propri cari. Grazie all’intervento cosmico oggi posso- no liberamente raccontare la loro storia.

ph: Paola Harris rb: Reme Baca vg: Virginia-Ginny, moglie di Reme ph: rb: A luglio del 1994. ph: vg: Era una domenica sera. ph: vg: No, abitavamo a Tacoma. ph: vg: Faceva caldo. Io stavo guardando la tv e mio marito era seduto sui gradini della veranda sul retro. A un tratto venne da me e mi disse di andare a vedere una cosa che si stava avvicinando. Guar- dai l’orologio, erano quasi le 23. Andai fuori e vidi questa piccola sfera di luce che veniva verso di noi, veniva giù dal cielo e si stava dirigendo verso la nostra casa. ph: Quindi stava scendendo dal cielo e voi avete fatto in tempo a vedere questa vg: Be’, stava ancora venendo giù. Lui la vide da lontano e quando io uscii di casa si stava già avvicinando molto, la osservai ma non riuscii a capire di cosa si trattasse dato che non avevo mai visto una sfera di luce muoversi da sola. ph: vg: era come se fosse rivestita di piume. Quando poi si avvicinò alla nostra casa e proseguì, a un tratto apparve una navicella. ph: Apparve all’interno della sfera di luce oppure la luce si spense ed apparve la vg: Comparì a lato di quella sfera. La stava seguendo. ph: vg: Sì. Era proprio lì. Di colpo accese le luci. Fece manovra per an- dare oltre la nostra casa, seguendo la sfera che stava sempre un po’ più avanti a una certa distanza. ph: vg: L’osservammo per circa quindici o venti minuti. ph: rb: Impiegò molto tempo per andare da un lato all’altro. vg: Ebbi la sensazione che ci stessero guardando. Me lo sentii. Ed ebbi la sensazione che sapessero che noi eravamo là. rb: Restammo lì sotto per tanto tempo. vg: Tutto diventò estremamente calmo, silenzioso, non si sentiva nessuna macchina eccetto quella. ph: vg: Diciamo che il tutto durò venti minuti, da quando era nel cielo… ph: vg: No, no. Perché ci ho fatto caso. ph: vg: Sì. Quando rientrai in casa. ph: vg: Mancavano cinque minuti alle undici quando stavo uscendo di casa ed erano le undici e un quarto quando rientrai. ph: vg e rb: Sì, era un bello spettacolo. ph: vg: No. A proposito c’è una storia strana. Mentre stavo osservando di nuovo la navicella, non riuscii a vederne la parte superiore perché era troppo grande. L’unica cosa che riuscivo a vedere era la parte bassa di un arancione brillante, enorme. Quindi, l’unico modo per vedere l’apice fu quando si allontanò. E mentre stava andando via sorvolò uno di quei grossi aerei cargo. ph: vg: Sì. ph: vg: Sì. E non andava nemmeno veloce. ph: rb: Comunque quando andai a lavoro il giorno dopo, dato che lavo- ro con i piloti, raccontai ad alcuni ciò che avevo visto e se erano a conoscenza di qualche attività ufo. ph: rb: Sì e loro mi dissero: «Li chiamiamo uomini neri». ph: rb: E dissi che dovevo segnalarne una. La risposta fu che non pren- devano segnalazioni. Dissero: «Tutto ciò che va oltre diecimi- la miglia all’ora non ci riguarda. Noi non lo facciamo, ma puoi chiamare…» Mi diedero un numero a cui potevo rivolgermi, così chiamai alla base e a loro volta mi dissero che non racco- glievano segnalazioni e mi diedero altri numeri da chiamare e così chiamai… ph: rb: No, non era McDonald… ma, mi sembra che tu una volta lo abbia citato, perché avevi vissuto nella stessa città o conoscevi sua moglie in Arizona… ph: rb: Sì, esatto, chiamai Allen Hynek. ph: rb: ph: ufo rb: Sì. Ti ricordo che ero un inesperto, non sapevo molto sugli ufo all’epoca. ph: rb: Se non sbaglio il 7 luglio. ph: rb: 1994. ph: rb: ph: rb: Quindi lui raccolse le informazioni. ph: rb: A ogni modo, non sapevo nulla di Ufologia. ph: rb: Be’, sai, volevo vedere se qualcun altro l’avesse visto. All’improv- viso quella sera in pochi minuti ci furono enormi cambiamenti nella mia vita e in quella di mia moglie. Ora mia moglie è più comprensiva quando si tratta di extraterrestri. Stavo anche an- dando a svegliare i nostri vicini ma c’era la staccionata… ph: vg: Sì, erano appena andati a letto… ph: vg: Sì, era un po’ tardi, ma se non ci fosse stata la staccionata sarei andata a bussare alla loro porta. Sarei dovuta passare dal retro, ma ero scalza e sarei dovuta uscire fuori, camminare scalza sulla ghiaia, per giunta di notte, insomma avevo paura di farmi male e quindi non andai. rb: Tra l’altro stavano ristrutturando casa quindi a terra c’erano ta- vole con chiodi e materiale di copertura per il tetto. ph: Quando hai sentito per la prima volta la storia di Reme di quando era vg: No. Semplicemente non ci credevo. Punto. ph: vg: No, non credevo agli ufo. ph: vg: Be’, sai, non era mai entrato in merito alla questione. ph: vg: No. ph: rb: No. vg: No, non ci credevo. Voglio dire, mi aveva parlato una volta di ufo… ph: vg: Sì questo lo so, ma… non riuscivo a capire niente del genere. ph: vg: ph: vg: Be’, è cambiato completamente il mio modo di pensare a queste cose. ph: vg: Be’, c’era quiete… ph: vg: Non avevo paura. ph: vg: No, o meglio, non sempre. Ero sospettosa per il fatto che stava per fermarsi, perché avevo sentito, sai, storie di rapimenti e cose - che perché non avevo mai visto un velivolo di quelle dimensioni andare così lento. ph: Incontri ravvicinati del terzo tipo vg: Sì, l’ho visto. ph: vg: ph: Dunque stavate guardando Incontri ravvicinati vg: Sì. ph: vg: Sì, sì, per come eravamo posizionati. Per quale motivo stavano passando proprio sopra di noi? Era come se volessero far visita proprio a noi. Sembrava fatto apposta, in un certo senso. Perché altrimenti non ci sarebbe stato altro motivo. Ero affascinata dai colori. Non ho mai visto niente di così brillante nella mia vita. ph: vg: No, solo una luce, un bagliore molto consistente, aveva come delle biglie intorno. Ma il colore predominante era questo rosso- arancio intenso. Non proprio rosso e non proprio arancione, un ph: vg: Be’, mi sono sentita un po’ sollevata quando ho visto che la nave ha continuato a muoversi dopo esser passata sulla nostra casa e l’abbiamo guardata mentre andava via e tornava di nuovo su. Poi sono entrata in casa e ho pianto. ph: vg: Sì. ph: vg: Sì, davvero forte. ph: rb: Mi ha ricordato molto il crash di San Antonio, la sensazione in- quietante, perché quando io e José eravamo lì al momento dello schianto sembrava che il mondo si fosse fermato, come se gli uccellini avessero smesso di cinguettare e i cani di abbaiare. vg: Sì, è vero, non si muoveva nulla. Nessuna auto, niente. rb: E tu hai visto dove abitavamo, di fronte alla chiesa. Era un quartiere commerciale, c’erano un sacco di auto, a circa un iso- lato di distanza ristoranti, bar, negozi. I vigili del fuoco a circa due isolati. E la polizia che pattugliava la zona. Di solito le macchine della polizia andavano avanti e indietro di continuo in quella zona. Era molto ben illuminata, c’era sempre molto quella sera, se avessi avuto bisogno di aiuto, non avrei trovato nessuno. ph: - rb: No. A dire il vero era qualcosa di nuovo per me perché non avevo mai visto una navicella come quella. Il pensiero che mi è passato per la testa fu che forse quelle creature erano sopravvis- sute all’incidente di San Antonio e ora erano cresciute e avevano deciso di fermarsi per salutarmi. ph: rb: Sì. Ma era di notte. Non avevo mai visto niente di simile. vg: Però ho avuto modo di vedere la parte superiore, e ciò che c’era ph: ufo vg: Sì, non era completamente piatta, come un disco. ph: - rb: No, completamente un altro velivolo. E il nostro non era così grande, era di circa venticinque piedi. ph: rb: Questo era circa duecento o trecento piedi più grande. vg: Copriva tutto il cielo. ph: vg: Oh mamma, era come un campo di football. rb: Davvero grande, avrebbe schiacciato la chiesa. vg: Vedi, quando era accanto a quell’aereo si vedeva la differenza. ph: vg: Quello era un aereo cargo. Quanto sono grandi in genere? ph: Dimmi quanti di quegli aerei ci sarebbero voluti per arrivare alla grandezza vg: No, diciamo la stessa grandezza dell’aereo cargo. ph: vg: Perché sembravano uguali di dimensioni quando erano uno vici- no all’altro. ph: rb: Ma se ne sono accorti. Scommetto che hanno visto quel velivo- lo… ph: vg: Oh, sì. rb: Sì, devono averlo visto di sicuro. vg: Come si fa a non notare una cosa del genere? ph: vg: No. ph: - suo modo di pensare e questo ti avrebbe permesso di farti avanti e parlare rb: Direi per cominciare a fare ricerca sull’argomento. ph: vg: Dovevamo prima cercare José e, dopo averlo trovato, è venuto fuori tutto. ph: rb: Nel 2002, subito dopo aver subito un’operazione a cuore aperto.

È ovvio che il ritrovare il suo amico d’infanzia José ha cambiato la vita di Reme e la sua realtà attuale. Portarsi dietro il peso della verità, come ho più volte detto, crea molti problemi alle famiglie. È stata una fortuna che Virginia, grazie al suo avvistamento, sia diventata una sostenitrice di suo marito. Spesso mi chiedo se quell’evento sia stato intenzionale e se gli extraterrestri stiano incoraggiando un cer- to tipo di disclosure entrando nella dimensione umana. Appendice

Il 30 gennaio 1993 è stato attivato il rmit (Rapid Mobilization In- vestigation Team, NdT) e inviato nella zona vulcanica fuori da Città del Messico. Poco prima delle 00:30, ora locale, il 31 gennaio 1993, mentre era impegnata in protocolli cseti per veicoli spaziali extraterrestri nel sito, l’intera squadra è stata per breve tempo inghiottita da un fascio di luce color ambra, che si era originata nel cielo a nord-ovest. Non è stata trovata nessuna fonte convenzionale. Più in là, il 1 febbraio 1993, la squadra è stata in grado di vei- colare all’interno del sito una grande navicella triangolare, che misurava dai trecento agli ottocento piedi di diametro (da uno a tre campi da calcio). Questa navicella ha risposto ai segnali della squadra, cerchiando l’area, col suo leading edge completamente illu- minato, in quello che sembrava essere un tentativo di atterraggio. Questa navicella triangolare era approssimativamente a trecento piedi di altezza e a meno di cinquemila piedi dal sito di ricerca. Aveva una luce brillante a ogni angolo e una luce rossa pulsante al centro. Era accompagnata da una piccola astronave sonda o esplo- ratrice rosso-arancione. Quando la navicella ha lasciato l’area, ha rimandato ripetutamente segnali alla squadra, poi è scesa dietro un costone e non è stata più avvistata quella notte. Questo contatto è durato circa dieci minuti. Il 2 febbraio 1993, lo stesso tipo di navicella ha fatto ritorno, que- sta volta al di sotto dei duecento piedi di altezza, e ha dato ancora segnali in modo interattivo con la squadra. Nel corso delle ultime ventiquattro ore trascorse in Messico, il team si imbatté durante il giorno in dischi brillanti, lucidi metallizzati che aleggiavano o volavano vicino ai membri della squadra. Quattro dischi del genere in quattro diverse occasioni furono incontrati dalla squadra il 3 e 4 febbraio del 1993.

Alle 00:20 circa del 27 luglio 1992, in una fattoria di milleottocen- to acri vicino Alton Barnes, Wiltshire, in Inghilterra, il rmit dello cseti stava veicolando con successo all’interno del sito una grande navicella a cupola, a forma di disco, brillantemente illuminata, che misurava dagli ottanta ai centocinquanta piedi di diametro. Questa navicella silenziosa era lontana meno di quattrocento metri e arrivò a una distanza di dieci-trenta piedi dal suolo. Era, in realtà, nello stesso campo di grano in cui si trovava il team. Questa navicella inviò ripetutamente segnali al gruppo di quattro ricercatori e un pic- colo oggetto ambrato a un certo punto si staccò e salì verso le nuvo- le. Mentre era a distanza ravvicinata, questa navicella causò disturbi magnetici alla bussola: l’ago ruotò di trecentosessanta gradi in senso antiorario. L’evento del “quasi atterraggio” si concluse con la navi- cella che si allontanava nella nebbia e fuori dal campo visibile dopo aver dato segnali alla squadra per dieci-quindici minuti.

Il 14 marzo 1992, alle 20:24, cst, su una spiaggia vicino Pensacola, in Florida, più di quaranta persone presenti a un’esercitazione di addestramento del team di ricerca dello cseti riuscirono a veicolare nell’area quattro navicelle silenziose, aleggianti, che mandavano ri- petutamente segnali al gruppo e cambiavano formazione in risposta ai segnali di luce del gruppo. Questo evento fu osservato in sei loca- sotto controllo intelligente e si spostarono verso il gruppo mentre si scambiavano segnali di luce. Questo evento durò dieci-quindici minuti.

ufo in Belgio, il rmit del- lo cseti formato da quattro persone partì per Bruxelles il 5 febbraio 1992. Nella notte tra il 9 e 10 febbraio, la squadra condusse ricerche in condizioni meteo sfavorevoli, nei pressi della città di Eupan, in Belgio. Alle 00:30 del 10, la squadra vide quattro oggetti a bassa quota approssimativamente a trecento piedi di distanza, ben illumi- nati, che svanirono improvvisamente dopo circa cinque minuti di osservazione. La squadra ritornò il giorno dopo sul posto e non fu trovata nessuna spiegazione per quegli oggetti. Nella notte del 10 febbraio 1992, la squadra si diresse verso un alto pendio vicino Henri-Chapelle, e alle 00:45 dell’ 11 condussero con successo nel sito una grande navicella silenziosa a forma trian- golare, che scese dalla bassa copertura delle nuvole e si rivelò illumi- nata all’apice del triangolo. La luce in questa parte della navicella era della stessa misura della luna piena. Pochi minuti dopo, la squadra sentì un basso frastuono vibrante proprio sopra di loro, che sembrò accendersi e spegnersi per due volte, in rapida successione. Questa vibrazione era sopra la squadra, nelle nuvole, ed era stazionaria. Egdar Mitchell:

Ironia della sorte, questa intervista con il dottor Edgar Mitchell, astronauta dell’Apollo 14, è stata fatta a Roswell, in New Mexico, il 5 luglio 2004. Il dottor Mitchell è un amico personale, uno di quegli uomini giudiziosi con saggezza non convenzionale perché sorpassa - gia quantistica”. È onesto e vuole che il pianeta vada avanti nel suo percorso evolutivo, dice di non trascurare i “fenomeni paranormali” di cui una volta mi ha parlato Allen Hynek.

Penso di essere arrivato al punto in cui sono abbastanza convinto et Edgar Mitchell paola harris: edgar mitchell a quando sono andato al college. Avevamo un’azienda di famiglia nella valle. Era tra Roswell e Artesia.

Ti hanno convinto gli amici a venire a parlare qui al museo ufo

Mi sono trattenuto a lungo.

ufo

No. Credo di essere giunto a un punto in cui sono convinto abba- stanza della realtà della presenza et e non lo nego né lo evito. Non entro nei dettagli. Questo non è il mio campo.

Be’, credo ci sia un’interazione. Soprattutto dal momento che sem- bra esserci un legame mentale con alcune di queste funzioni: se sono reali o no, questo non lo so.

- no selezionato come colui che rappresenta la testimonianza degli astronauti per ufo Leap of Faith

Penso che sia stato il legame personale, dato che ho avuto contatti personali in quest’area. Credo sia la mia credibilità come scienziato. Sono molto, molto incredulo riguardo a ciò che vedo. Non faccio affermazioni generiche. Anche se la mia non è un’esperienza diret- ta, sono diventato un portavoce per i miei colleghi che hanno avuto esperienze dirette. Io sono molto chiaro riguardo a tutte queste cose e sono molto chiaro su dove si trova la nostra mancanza di conoscenza. non comprendiamo? Penso che questo mi dia molta credibilità.

Quale consiglio potresti dare a quei ricercatori seri che vogliono una risposta

- ma principale è che, come civiltà terrestre, non riusciamo a capire noi stessi: vediamo noi stessi in un senso del tutto cosmico. Siamo ancora molto provinciali. Litighiamo per la religione. A mio pare- re, i fondamentalisti cristiani sono cattivi quanto quelli islamici e, nel profondo, nessuna delle due religioni è così. Nel profondo di entrambe le religioni si parla di qualità come amore e fratellanza.

Certo. È la differenza culturale. Non si tratta di una differenza in- trinseca. È come se avessi detto nel mio discorso ieri sera: «L’espe- rienza trascendente è comune a ogni cultura nel mondo» e l’espe- rienza trascendente è amore fraterno, natura, armonia, unità.

Be’, è vero, la nostra ignoranza si basa sull’ego che abbiamo. È la mancanza di volontà di andare oltre l’ego. Se si va oltre l’ego, si vede tutto questo in una prospettiva migliore e si possono iniziare a met- tere insieme tutti i pezzi. Non lo abbiamo ancora fatto. O, almeno, non in quanto civiltà.

-

Sì. È vero.

Sicuramente questo è ciò che dovrebbe accadere. Ma potremmo estinguerci prima di questo. Se ci organizzassimo e risolvessimo i nostri problemi, potremmo avere un futuro sostenibile e abbondan- te. Se non lo facciamo, potremmo estinguerci. Siamo sul punto di farlo con la nostra politica attuale. È regressiva; sta andando indie- tro, nella direzione opposta.

Certo.

della presenza et in questo campo da oltre trent’anni e non ho mai visto un ufo

È vero. A me sarebbe piaciuto poter parlare per esperienza diretta piuttosto che indiretta.

Ti sei sentito un po’ solo per il fatto di avere questa visione e non poterla con-

Non la metterei in questi termini dato che ho passato il 90% del mio

Be’, mi piacerebbe scoprire la verità, quando ho qualcosa a cui ag- grapparmi che credo sia vera. La nostra base di conoscenza è in- completa e tutto ciò che facciamo è continuare ad aggiungere alla nostra base di conoscenza. Credo sia ridicolo, francamente, che la teoria per tutto. Non c’è una spiegazione per tutto. Eventualmente potremmo avere diverse teorie che possono legare insieme le cose piacevolmente, ma non c’è una singola teoria per tutto.

Be’, il Big Bang è passato alla stessa distanza delle Superstringhe, il che è sospetto per me. Tutto comincia con la nozione del Big Bang, che ha inizio, se è vero, con temperature incredibilmente alte. Così pensano che si debbano raggiungere quelle temperature alte per questa simmetria spezzata, ma non abbiamo abbastanza energia nell’intera galassia per arrivare a quelle temperature, per provare il loro punto. Per me questo è l’unico difetto della teoria delle Superstringhe. Ora ci sono molti punti favorevoli, ma non so se si possono tenere insieme meglio della teoria del Big Bang. Non

Sì. E penso anche che ci stiamo muovendo in direzione della co- smologia quantistica, come opposta all’inizio col “Big Bang”, cer-

all’interno di un campo punto-zero possono iniziare il processo che costruisce il processo, il quale innesca nella materia un proces- so irreversibile. Abbiamo delle prove che ce lo suggeriscono. Non abbiamo un Big Bang ma abbiamo tanti piccoli scoppi. Una serie

-

Stiamo creando. Io non creo i tuoi e tu non crei i miei ma ognuno

In passato abbiamo sempre rinunciato al nostro potere per il potere delle struttu-

Bisogna legarlo alla trascendenza perché, quando si trascendono gli stati trascendenti, si oltrepassa la struttura dell’ego e, a quel punto, perché è costruita sull’amore.

Sì. Questo è il motivo per cui le tradizioni antiche, persino la cristia- nità, dicono che Dio è amore. Vi è una simmetria. Il passo fonda- mentale, quando si è in uno stato trascendentale, è la sensazione di vitalità, amore, premura e unità.

vanno sulle cime delle montagne: per scappare dal mondo, così non devono averci a che fare, ma ciò non è di grande aiuto al mondo.

Ammetto che per provocare un cambiamento sia necessario sotto- per una ricercatrice donna, diventa un problema di credibilità grave. Ci si scoraggia a volte, ma avere una conversazione del genere con il dottor Mitchell è stato un avvenimento che capita una volta nella aprire il fenomeno. Questa saggezza è quella di molti secoli di studio. Per concludere, non c’è persona migliore di Candice Powers per esprimere chiaramente questi cambi trasformazionali. Candice è una cara amica, una scrittrice eccellente con cui ho discusso della trasformazione futura del pianeta e della sua società negli anni a seguire. Sia io che lei viviamo a Boulder, Colorado, e lei è a capo di un gruppo di studio studentesco al naropa Institute. La coscienza et e la diplomazia galattica sono il fulcro della parte educativa dei nostri incontri ma Candice pensa che gli studenti di psicologia inter- personale dovrebbero anche sapere come affrontare lo scenario del “contatto” con una certa dose di sensibilità. È emozionante sapere che avvengono queste discussioni in un ambiente accademico. Prima del primo contatto

di Candice Powers13

Fin dalla prima infanzia ho avuto consapevolezza del fatto che l’u- nica costante nella vita è il cambiamento, che è poi diventata com- prensione diretta del concetto buddista di temporaneità. Allo stesso tempo, ho avuto una conoscenza interiore riguardo all’unità di tutta la vita, un senso innato del Grande Quadro, anche mentre sentivo la sensazione di misteriosa nostalgia di casa in ogni posto in cui avevo vissuto. Mi sono sentita sola nel mio insaziabile desiderio di un uni- verso intangibile e invisibile di cui io e tutti gli altri facevamo parte, capito che ero incapace di incarnare la mia consapevolezza interiore rivelato la sensazione che la tempistica per il mio arrivo sul pianeta non è stata casuale, perché per coloro che sono destinati a intrapren- dere questa traversata millenaria c’è un lavoro da fare che ha inizio con il proprio rapporto con se stessi. Un “lavoro interno”, se volete. Ho ipotizzato che da lì potrebbe emergere un nuovo rapporto con ogni forma di vita. Come musicista e numerologa, con una laurea in psicologia, mi trovo ora nella posizione di sostenitrice del principio - lezza e integrazione con il tutto. Da tutti i segni e segnali che emergono, questo momento nel- la storia dell’universo riguarda l’avvento del vivere energicamente.

13 Candice è numerologa e masterizzanda in Psicologia Transpersonale alla Naro- pa University di Boulder, Colorado. l’energia della vita in tutte le sue forme. Questo momento porta opportunità per una consapevolezza del cambiamento evolutivo verso un nuovo millennio e ciò che inconsapevolmente sapevamo e sappiamo a riguardo è come una chiamata alla coscienza più alta. Questo momento nello spazio riguarda l’intima connessione della mente individuale con la realtà manifestata: la fuoriuscita del petro- lio, i terremoti, i tornado e le alluvioni di Dio onnipotente, per non parlare del collasso economico e tutto ciò che noi, come sensazione, crediamo che gli esseri umani debbano affrontare. Questo riguarda il nostro bisogno di collegarci con la nostra umanità come esseri spirituali nei corpi e nel corpo della Terra, con il nostro pianeta, - de, per aprire le nostre percezioni, per notare la bellezza della nostra polarizzazione e il bisogno di discernimento. Si tratta di integrare tutte le nostre esperienze con tutte le parti di noi stessi e di ogni altro; sulla fede cieca e il dominio della paura cieca in un mondo che è fondamentalmente buono e soggetto a manipolazioni mentali che alterano non solo la percezione della nostra realtà ma la nostra relazione con essa e quindi con gli altri. Questo nuovo momento del millennio è una chiamata alla com- passione per noi stessi e gli altri, una chiamata a una nuova realtà, - stra separazione, in modo che potremo cominciare a sperimentare pianeta o di altre realtà.

Il fattore paura Sarebbe giusto dire, soprattutto per gli americani, che il modo in cui viviamo nel mondo è cambiato dopo l’11 settembre 2001, quan- do la soglia della percezione della paura, basata sulle reazioni, si è sostanzialmente abbassata. A ogni modo, l’anno 2000 ha segnato l’avvento di una nuova era e nel 2001 siamo diventati consapevoli che il cambiamento era davvero in atto. Anche se sembra che il 2001 sia stato il primo di una serie di campanelli d’allarme, con tutto ciò che è successo negli ultimi dieci anni negli Stati Uniti e che ha in- diretti che le nostre scelte consapevoli e inconsapevoli, sul piano in- dividuale, hanno e avranno sul mondo in questa nuova era. Noi tut- ti, spesso, ci focalizziamo sui sistemi automatizzati per l’esclusione del singolo, mentre, paradossalmente, specialmente qui negli usa, si ha inaugurato un centro spirituale sulla interconnessione di tutte le persone e c’è stato un aumento della consapevolezza (ricordo) della nostra connessione alla natura e al pianeta stesso. Tuttavia, come tra i nostri giovani, con il moderno livello di grande input sensitivo e di capacità di discernimento, che viene insegnato nei nostri sistemi educativi in un momento in cui è più necessario. Buone capacità di - va era in cui siamo entrati nel 2000 porta ora all’inizio della consape- volezza, a livello di massa, della nostra interconnessione con “altri”. Negli ultimi due o tre decenni sembra che ci siamo svegliati in un nuovo mondo, che include il manifestarsi di abilità mai immagi- nate prima, come dimostrato dall’ampia fama di persone come Uri Geller. Negli ultimi dieci anni c’è stata una maggiore accettazione dell’esistenza della presenza extraterrestre nei nostri cieli e anche tra di noi, dovuta all’avvento di apparecchiature video poco costose psicologica. Stiamo anche godendo di meno disinformazione che ri- dimensiona l’argomento, con una più seria esplorazione da parte dei principali mezzi di informazione. Termini come “inter-dimensiona- le” e “multidimensionale” fanno più parte del linguaggio comune, e le esperienze di pre-morte o extracorporee fanno più parte delle conversazioni quotidiane. Tuttavia, con una crescente consapevo- lezza della grandezza delle nostre abilità che si manifestano, anche con una comprensione comune di “ istantaneo”, c’è una ne- cessità di assumersi la responsabilità per i nostri pensieri come non mai, eppure c’è ancora molta resistenza, come dimostra il livello di Con l’aumento, sia collettivo che individuale, della nostra sensi- bilità psichica verso energie più sottili, stanno avvenendo dei cam- biamenti fuori e dentro di noi così diversi e sconosciuti al punto che ci dissociamo nella paura reazionaria piuttosto che rispondere in modo sano a nuove possibilità? Stiamo forse ignorando la potenza della nostra abilità mentale di agire nel mondo e pertanto manife- stiamo le nostre paure in modi incontrollati e distruttivi? Sono forse la nostra resistenza e paura inconscia nell’attraversare questo nuovo millennio – in cui stiamo rilevando e sperimentando energie nuove e sconosciute in aggiunta alla nostra apprensione ri- eventi disastrosi, proprio perché siamo strettamente collegati alle energie della Terra? La meccanica quantistica dimostra che condividiamo la coscien- za con il pianeta e con il tutto, che la coscienza cambia la realtà e tutti noi capiamo che a un certo livello quella negatività può essere distruttiva, forse perché ancora non riusciamo a collegare i punti- ni della forza collettiva delle nostre menti individuali. Sembra che il nostro non voler vedere potrebbe essere la forza che ci spinge ciecamente al suo interno, con la paura che produce il nostro orrore perpetuo. Se l’energia della nostra mente negativa sta creando o, per lo meno, sta contribuendo alla distruzione del pianeta, una nuova consapevolezza di integrazione con tutta la vita sarebbe di enorme importanza nel passaggio in una più alta coscienza verso una co- Non abbiamo bisogno di guardare molto indietro per capire che - sica abbiamo continuato ad avere per tutto il tempo pensieri e sen- sazioni negative che credevamo essere affar nostro. A ogni modo, l’energia di quei pensieri caricata e alimentata da emozioni negative è davvero una questione di tutti. Pensieri come: «Non importa ciò che penso riguardo a come mi sento o come mi sento riguardo a ciò che penso, è solo tutto nella mia testa, dove non può fare alcun male» non corrispondono per nulla a verità. L’energia caricata dei nostri pensieri e le nostre sen- insaputa e, siccome non stiamo prestando molta attenzione e non ci stiamo prendendo responsabilità per quello che succede nelle nostre Ma cosa succede quando la nostra energia collettiva si assembla fuga e la gran quantità di energia negativa della mente collettiva, che cresce in modo incontrollato mentre viene soppressa, non è niente affatto la meno creativa. Non ci vuole molto a immaginare che le nostre menti generano enormi disastri in varie forme sul pianeta, una volta che accettiamo il fatto che siamo tutti collegati al pianeta, o che la nostra paura e resistenza stanno creando o permettendo con partecipazioni extraterrestri. The Mothman Prophecies, basato su eventi realmente accaduti riportati nel libro omonimo di John Keel. Il libro - tano gli strani avvenimenti paranormali in una piccola cittadina che coinvolsero un gran numero di abitanti. La tragedia si consumò una - ta persone. Rimasi colpita dalla combinazione degli strani eventi e l’incidente. Una possibile spiegazione potrebbe essere che la paura inconscia dell’ignoto tra la gente del paese stesse facilitando psichi- camente l’accadere degli eventi negativi che, più che un presagio dell’evento, riguardavano la paura stessa che li circondava. Potrebbe zona, fosse psichicamente sintonizzata su qualcosa di brutto che stava per accadere, pur non sapendo cosa. E forse il loro senso di loro menti individuali, paura che essendo mentalmente soppressa (probabilmente per la mancanza di spiegazioni), cominciò a manife- - do la teoria New Age, si manifestano le paure su cui si rimugina e una volta che è avvenuta la tragedia, gli strani eventi cessano perché la paura di essi smette di manifestarsi. Ci sono anche teorie riguardo al fatto che i cerchi nel grano siano manifestazioni psichiche sulla Terra di nostri messaggi rivolti a noi stessi circa lo spostamento di noi può mettere in relazione le strane manifestazioni sincronistiche delle cose a cui pensiamo: ma cosa succederebbe se queste cose non fossero così casuali come sembrano? Se il potere della mente è inconsciamente e creativamente distruttivo, ne consegue che lo stesso potere può essere utilizzato consciamente e co-creativamente per la pace e l’armonia? Siamo nel bel mezzo di un cambiamento della coscienza che vede e comprende non solo le implicazioni e le possibilità collettive della mente umana individuale ma il livello di responsabilità personale richiesto per prepararci a un contatto consapevole con le energie cosmiche e, oserei dire, con gli esseri - sistenza abbiano più potere delle emozioni positive. Comunque, è più una questione di livelli di densità piuttosto che di positivo con- tro negativo. Senza un corpo denso, non avremmo ragione di aver è più naturale del livello di densità sperimentato dall’essere in un corpo. Lo stesso discorso vale per gli esseri che si dirigono ver- so la Terra. Si consideri che l’intero concetto dell’“oscurità” messo sostanza corporea tangibile è scura perché la sua luce è rivestita di forme che sono ben dense rispetto ai regni spiriti/luce senza forma. dovremmo lavorare sodo per convincere noi stessi della realtà del regno spirituale (che non muore), perché è invisibile. A ogni modo, rimanere legati al fatto di essere all’interno di un corpo denso sulla terra densa produce, naturalmente, più paura e negatività a causa dell’illusione della separazione. Quindi, bisogna trovare un equili- brio con consapevolezza spirituale, che ci riporti alla nostra vera es- senza facendoci ritrovare la nostra integrità. Ne consegue anche che, poiché se non stiamo attenti il semplice fatto di essere in un corpo produce automaticamente paura, dobbiamo coscientemente sceglie- re di concentrare la nostra consapevolezza nel connetterci con l’es- senza spirituale per rimanere in equilibrio. Da tutti i segnali, questa riconnessione è esattamente ciò che questo cambiamento evolutivo in questo nuovo millennio ha in serbo per noi. Ho scritto in passato che i modi di essere del vecchio paradigma basato su dominio, paura e aggressione sono in procinto di morire e che la resistenza a questo cambiamento, in forma di crescendo di oscurità e violenza nel mon- do, non è niente di più che l’agonia di questo processo. Il pensiero è che, come parte del salto evolutivo col passaggio millenario, la luce sul pianeta sta crescendo. Più aumenta la luce, più è scura l’ombra, quindi possiamo vedere l’oscurità nel mondo in maniera più chiara, ma questo non vuol dire in alcun modo che stia effettivamente cre- scendo in intensità. Quello che già esiste si distingue di più adesso perché in esso brilla una luce grande. Dopotutto, a differenza della luce che proviene dal sole o dal cosmo, l’oscurità non ha reale so- stanza in esso, è semplicemente assenza di luce. Pensare in questo modo aiuta le menti di chi, tra noi, è pronto per prenderà il posto. Tuttavia, è opportuno usare cautela visto che que- sto ricade nel vecchio paradigma del pensiero dualistico polarizzato in termini di separazione, come “noi” e “loro”, se non riusciamo a riconoscere che l’oscurità fa parte di ogni persona in modi diversi. Ne- garlo, però non farà altro che far apparire tutto ancora più irraggiun- gibile. I buddisti credono che ciò che è in te stesso, ma non riconosci, ti distruggerà. Ignorare l’esistenza dell’oscurità equivale anche a by- realtà si è coperti di fango, il che non ci permette di essere integri. La paura di soccombere alla nostra oscurità ci fa correre in ogni direzione al di fuori di noi stessi per qualsiasi altra possibilità di vederla. È lo stesso che negare di avere un corpo. La paura da un lato è affascinan- te, in quanto estranea alla nostra essenza spirituale (e quindi le restia- mo attaccati come per cercare di capire le nostre morbosità, si pensi le nostre vite in modo fortemente limitante e distruttivo, perché ci fa rimanere nel ciclo della negazione. Il problema più grande, tuttavia, è che nella nostra animata e cieca preoccupazione di sfuggire all’oscuri- tà non riusciamo nemmeno a vedere la luce e, tantomeno, la incarnia- mo. Allo stesso tempo, la strada del vecchio paradigma di separazione e polarizzazione sta illuminando la strada a un’integrazione armoniosa tra buio e luce in questo nuovo paradigma. È il momento giusto per osservare tutti gli individui cambiare inconsciamente il mondo esterno, mano a mano che la consapevo- lezza e la coscienza multidimensionali si risvegliano nei loro mon- di interiori. Discernimento interiore ed esteriore e sentire intuitivo sono la chiave per questo processo, per la nostra abilità a essere pienamente “presenti” nella vita in modo equilibrato. In una discussione su frequenze armoniche e sui cicli numerati che le rappresentano, il nuovo viaggio verso la costruzione di rela- zioni e integrazioni con il nostro mondo interno ed esterno è vicino. La numerologia dello spostamento verso il Nuovo Millennio Nell’anno 1623, Galileo disse:

– che viene costantemente offerto alla nostra contemplazione, ma che familiarità con i personaggi che vi sono scritti. È scritto nel linguaggio della matematica… senza il quale è umanamente impossibile capire una sola parola di esso; senza il quale si può girare invano attraverso un buio labirinto.

La scienza dei numeri, ora nota come Numerologia, veniva insegnata intorno al 550 a.C. nelle antiche scuole dei misteri pitagorici, dove i numeri venivano usati come essenza, per dimostrare l’ordine divino dell’universo e come è relativo all’ordine di sviluppo in ognuno di noi come individuo. Pitagora, riconosciuto oggi come il “padre” della ma- tematica, disse: «Tutto è numero», e ha insegnato che i numeri erano il linguaggio simbolico dell’energia – il principio universale di tutte le forme di materia – e gli archetipi con personalità distinte rappresen- tanti le qualità energetiche di tutto in forma evidente. Per esempio, consideriamo i numeri 1 e 2 come simboli archeti- pici delle energie maschili e femminili, così come rappresentativi dei paradigmi vecchi e nuovi che stiamo vivendo. Guardando la qualità energetica del ciclo di mille anni, che abbiamo completato solo un de- cennio fa, ogni giorno dell’anno per l’intero ciclo è iniziato col nume- ro 1, quindi possiamo dire che è stato rappresentato archetipicamente dall’energia maschile del numero 1. Considerando il secondo ciclo di mille anni, che è cominciato con l’anno 2000, in cui ogni giorno dell’anno inizia e inizierà con il numero femminile 2 per il resto del millennio, possiamo vedere che non potrebbero essere più diversi l’u- no dall’altro. In realtà, sono diversi tanto quanto maschio e femmina in tutte le manifestazioni archetipiche di ciascuno, eppure associabili. L’energia del numero 1 rappresenta l’unità come inclusione di tut- te le singolarità. È considerato maschile perché rappresenta le quali- tà pionieristiche dell’andare avanti, del cominciare, primo, originale e individuale, come in un tutto singolare. La naturale evoluzione di questa energia in un essere umano riesce ad affermarsi e a dare impulso a un’azione creativa per la perpetrazione della vita, aprendo continuamente la strada come per penetrarla. Riconosciamo queste qualità negli uomini e meno nelle donne (anche se tutte le donne possiedono delle qualità maschili). Con la creazione del corpo umano è arrivato anche l’ego necessario - volezza della connessione con l’unità, accompagnata dalla percezio- ne illusoria dell’individuo come sé singolare, separato dal Sé intero e, quindi, bisognoso della protezione che può dare una consapevolezza timorosa. Entro l’anno 1000 il ciclo dell’energia 1 è diventato stabile e dominante e per i successivi mille anni queste caratteristiche, con l’au- punto di distorsione. Nel tempo le qualità positive, senza una forza di bilanciamento, hanno oscillato verso il lato negativo dell’1, manife- standosi sotto forma di paura, lussuria e avidità per il potere, egoismo, autocoscienza, tirannia egocentrica e antagonismo, perpetrazione del perfezionismo, monomania e iconoclastia. Qualcuno potrebbe dire che tutto ciò descrive proprio la natura umana, che esiste da molto prima dell’anno 1000. In parte è vero, perché l’uomo è in un corpo e a causa della presenza dell’ego così poco evoluto, ma dall’anno 1000 il mondo è diventato chiaramente più “1”. È l’arroganza orgogliosa dell’energia negativa 1 all’estremo a crea- re il dittatore dominante e menefreghista, coloro che nello spirito di competizione cercano di battere gli altri attraverso l’aggressione ine- sorabile per obiettivi rigorosamente egocentrici, insensibili ai danni e al dolore che potrebbero causare. Questo descrive il paradigma che abbiamo attualmente completato, anche se dobbiamo ancora riconoscere e cogliere appieno questo fatto, per cui i comportamenti abituali continuano, anche se stanno gradualmente scomparendo. - e il nostro senso di connessione col Tutto molto tempo fa, troppe persone sono legate alla paura abituale di perdere se stessi, la propria vera identità nel nuovo ignoto. La natura egocentrica sia degli uomini che delle donne, coltivata per oltre un millennio, fa fatica a rinunciare a ciò che conosciamo - pravvivere e prosperare. Tuttavia, come George Monbiot afferma in un brillante articolo intitolato I valori del Tutto, lo squilibrio che stiamo sperimentando riguarda i valori estrinseci contro quelli in- trinseci, in cui il dominio sopprime gli altri. Valori della società, in tutto il mondo, ma in particolare negli Stati Uniti, sono diventati sempre più estrinseci. Esteriormente, le nostre priorità hanno ri- guardato sempre più la posizione e l’auto-promozione, il successo - mento egocentrico di obiettivi dell’energia maschile 1 egoista e un condizionamento sociale, nei vari media? Non siamo, in sostan- za, qualcosa di diverso quando rallentiamo abbastanza da notare qualcosa? Uno spostamento verso i valori intrinseci, rappresentati dal nu- una preoccupazione maggiore per diritti umani, giustizia sociale e ambiente», è un passo verso il collegamento con ciò che è essenzial- mente reale e quindi è in linea con il pianeta e oltre. Riconoscere e incarnare le qualità insite in questo nuovo millennio di energia 2 può portare equilibrio attraverso una esistenza co-creativa. E che dire di questo nuovo ignoto, il millennio 2000, in cui siamo col numero 2? L’energia del numero 2, come nell’1+1, è equivalente alla relazione poiché rappresenta le qualità relazionali-emozionali di accordo, considerazione e cooperazione. Invece della guerra, porta opportunità di pace; invece di competizione, offre associazione e collaborazione; al posto di predominio, porta diplomazia. Il 2 è di natura femminile: rappresenta equilibrio nello sviluppo stesso. Con sensibilità e intuizione, attraverso le sensazioni corporee prosperano. Queste qualità presentano un ambiente differente per - monio ideale, la natura del 2 è spirituale e inclusiva, differente dai dogmi religiosi o patriarcali, che propugnano sistemi di credo legati al dogma e all’esclusività. Attraverso la ricettività, il 2 rappresenta l’unità spirituale tramite l’illuminazione, l’ispirazione e la connessio- ne, nel rispetto della diversità nella vita planetaria. È grazie alla presenza dei 2 che siamo ancora, in sostanza, parte di qualcosa, e che esistono anche la cooperazione e la cura. Come dimostra la storia, il riconoscimento del valore e della potenza dell’e- nergia 2, che ci permette di vedere noi stessi negli altri, è aumentata man mano che ci siamo avvicinati all’anno 2000. Allo stesso tempo, dopo aver attraversato la soglia millenaria, le qualità dell’energia 2 sono diventate minacciose proprio nei confronti di coloro che han- no investito profondamente nella loro individualità come mezzo di separazione dagli altri. Quelli tra noi che la temono, la paragonano - mo tutti parassiti che sostengono l’élite. Naturalmente, temono di essere costretti a condividere le loro aziende o a perderle del tutto. Il suffragio delle donne e, mentre ci avvicinavamo agli ultimi decenni che conducevano al 2000, il predominio maschile e i suoi distorti adulatori hanno cominciato a torcere il muso, concentrandosi per assicurarsi la sopravvivenza: hanno raggiunto attualmente propor- zioni spaventose nei governi di tutto il mondo, ma soprattutto negli Stati Uniti hanno prodotto realtà insostenibili, auto-distruttive. Piuttosto del vecchio detto “ogni uomo per se stesso”, il 2 sta portando l’integrazione dello spirito con la materia, come in cielo così in terra. Come la donna è nell’uomo e l’uomo è nella donna, vi è qui l’opportunità di un equilibrato rapporto con se stessi e gli altri che è incarnato da tutti. L’energia 2 non riguarda le “donne amazzo- ni” che conquistano il mondo, che sarebbe una prospettiva distorta maschile, tenuta sia da uomini che da donne, che possono solo im- maginare le donne come uomini inferiori con un ruolo di leader- ship. Questo mutamento non riguarda il cambiamento da maschio a femmina, in cui tutte le donne saranno in grado di relazionarsi di rispondere in modo maschile, oppure gli uomini che diventano in una nuova specie della razza umana in relazione cosciente con il E, diciamo la verità, stiamo parlando del 2 nella coppia, cioè oppo- sto, così come nella dualità, cioè diviso. - piano per perpetuare la vita umana, la dualità esisterà. La differenza tra il concetto di dualità come separazione e divisione che crea forze nella nostra percezione di entrambi; a partire dal fatto che la dualità esiste in modo falsato nell’unità, l’armonia e l’integrazione possono esistere nella relazione. In qualsiasi modo lo si guardi, il numero 2 – nelle qualità di co- operazione, relazione e pace attraverso l’integrazione – ha iniziato la sua ascesa millenaria come energia che regna sovrana e le donne spiritualmente sane e gli uomini che sono armoniosamente in sin- tonia con questo nuovo movimento avranno possibilità migliori di sopravvivere. Il compito di adeguarsi a un passaggio da mille anni al suo estremo opposto apparente (anche se non ancora estremo) è enorme, ed è praticamente inconcepibile. Anche se la memoria del drammatico cambiamento è cellulare e ci siamo preparati a questo su un livello intrinseco come in generazioni di uccelli migratori, la dif- ferenza tra noi e gli uccelli sta nel fatto che il nostro ego ci permette di dimenticare consapevolmente la nostra intrinseca connessione con l’ambiente, per motivi di convenienza. Per coloro che l’hanno sperimentato, pensate a quello che avete passato mentre lasciavate il vostro lavoro, la vostra casa, le relazioni o forse tutto questo messo insieme dopo appena dieci anni che eravate lì. Ora immaginate la devastazione che potrebbe causare nella vostra vita dopo una vita intera, o dopo un millennio, specialmente se il cambio corrisponde a uno spostamento all’opposto di dove si stava prima. Dopo un millennio di energia 1, il cambio in energia 2 può, da scelta collettiva consapevole, equivalere a un incremento della polarizzazione degli opposti, o all’integrazione armoniosa di ciò che ci divide. A ogni modo, un corpo denso + un ego squilibrato = resistenza al cam- biamento, che verosimilmente produce più devastazione nel nostro mondo, mentre ciò a cui si resiste continua a persistere. Allo stesso tempo, è ugualmente vero che ciò che si rivela ci guarirà. cambiamenti drammatici è la chiave per sopravvivere a essi. La buo- separazione e dominio, l’energia positiva 2 è emergenza spirituale attraverso il collegamento al nostro essere superiore che trascende - to dell’essere nel concetto di umanità all’interno di un corpo sulla Terra, per il fatto che incarniamo completamente la nostra natura spirituale nella preparazione a un’esistenza multidimensionale. Nel

Noi siamo il mondo Gli esseri umani sono rappresentazioni microcosmiche del macro- mondo e quindi i tempi universali per i cambiamenti evolutivi sul pianeta ci coinvolgono anche individualmente. Tuttavia, come la Mente universale è vista dall’ego limitato dell’insediamento umano, percepiamo la nostra abilità di fare scelte individuali come qualco- sa di separato dall’intera umanità – e ciò ci rende ciechi di fronte al collegamento col pianeta stesso, e non solo. Eppure, da qualche parte siamo consapevoli di questo legame e in tutta la nostra storia abbiamo fatto degli sforzi per ricordarlo, per riconciliare il dolo- re della separazione con la nostra esperienza nell’apprendere che siamo entità separate dentro dei corpi, che conducono tutti verso questo momento di ri-connessione nella nostra storia. Allo stesso tempo, mentre siamo consapevoli di noi stessi, chi in un modo, chi - lezza con un mondo più grande. “Dio”, ha dato l’esempio di come ogni atomo del corpo sia consa- pevole di se stesso ma non cosciente del tutto. Egli ha spiegato che quando c’è un dolore a un dito del piede, il dito della mano non lo percepisce e se c’è un dolore nell’orecchio, il naso non lo sente, ma in entrambi i casi la persona lo percepisce perché lui/lei possiede il corpo intero. La profondità e l’intensità dello stato caotico del mondo, al momento, è direttamente proporzionale alla profondità della con- sapevolezza della nostra connessione individuale al tutto. Si parla non solo al presente, per l’urgente bisogno di crescita trasformazionale che migliora la qualità e il rispetto per tutti gli esseri viventi sul pianeta, ma anche al livello della resistenza degli individui ad assumersi la respon- sabilità personale per realizzare tutto ciò. Potremmo semplicemente biasimare i materialisti per il loro attaccamento al denaro e ai beni ma- teriali, favoriti da atteggiamenti separatisti e avidità basata sulla paura e sperare che cambieranno nel momento in cui prenderemo le distanze da loro; ma, ancora una volta, stiamo polarizzando la situazione, che non sarebbe completa senza esplorare l’aspetto spirituale della cie- ca fede religiosa – potremmo biasimare i cercatori smarriti nonché i predicatori della verità virtuosa in questo quadro, che o esplodono in violenza o stanno seduti a guardare. Quelli che hanno compiuto un cammino spirituale sono stati esposti a molte idee su come apportare miglioramenti nelle loro vite e, come risultato dell’attuazione dei modi e dei mezzi scelti, molti di loro sono stati assistiti nel loro processo. Tuttavia, nel capire che ciò che c’è prima di noi è un nuovo, sconosciuto territorio, ci si presenta un’opportunità per aprire noi stessi in modi nuovi, per scoprire cosa loro pura vulnerabilità, pur accettando la possibilità, che tutti noi sappiamo essere vera, riguardo alla vita, all’universo e a tutto. Tutte le credenze a noi care e su cui basiamo le nostre vite potrebbero collassare e la modalità di sopravvivenza tende a evocare non solo la paura, ma la lotta o le risposte al volo, ma come si può sorvolare o Quando il tessuto “spirituale” delle nostre matrici individuali che - parsi a qualcosa per sostenerlo. Chi percepisce una disconnessione col mondo materiale desidera di lasciarsi andare, cercando di fondersi con qualcosa a cui siamo legati sempre meno; allo stesso tempo, avendo abituati, può sentirsi abbattuto e disperato nel sentirsi sospeso tra due mondi: non più in grado di tornare alla sicurezza del vecchio e ancora incapace di cogliere il nuovo. Tuttavia, mentre ci basiamo sulla nostra vecchia concezione di esseri spirituali – partecipando a riti di massa con altri, impegnandoci in gruppi di pensiero spirituale o seguendo dogmi di ogni tipo (che potrebbero offrire un sollievo temporaneo al nostro stress esistenziale) – torniamo sempre alla relazione perso- nale con noi stessi e a capire il nostro modo individuale di affrontare l’incertezza, la separazione, la dualità o riempire lo spazio vuoto, in cui sperimentiamo una disconnessione con il nostro essere superiore e quindi perdiamo il collegamento autentico con gli altri. Ironia della sorte, nel nostro sforzo convinto per l’individualità, è la nostra stessa mancanza di connessione autentica con il nostro essere individuale a creare il senso di separazione dagli altri e perpetuare la nostra paura. Nella ricerca di risposte sulle nostre origini celesti nell’universo maggiore, consci che non siamo soli nell’universo e di aver più volte reagito in modo ostile e ignorante alla presenza di “altri”, è facile ca- pire perché non abbiamo ancora trovato, ricevuto e non siamo ancora stati in grado di ricevere risposte per le quali siamo ancora immaturi. Sono immensamente grata a Paola Harris per aver scritto questo libro e per le sue appassionate e oggettive indagini sul campo e per i contributi eccellenti nel mondo di questa nuova, emergente realtà, che per molti pionieri è stato un lavoro arduo e ingrato, e per averci condotto, volentieri e instancabilmente, dritti nella direzione giusta. Per questo sforzo il viaggio interiore deve essere ora sottolineato in misura maggiore rispetto al passato. Forse solo quando saremo capaci di ammettere che, in quanto in- dividui, evitiamo il collegamento con la nostra essenza più profonda, con le altre persone della nostra famiglia e comunità, e quindi con tutti gli abitanti del pianeta, riusciremo a guarire questa frammenta- zione dell’anima mettendo tutte le parti insieme: allora la manifesta- zione di questa guarigione collettiva nel mondo e per il pianeta sarà possibile. Forse allora saremo pronti a concepire la connessione con ciò che aspetta di emergere oltre la nostra comprensione. Vi lascio parole appropriate e pertinenti, scritte da Michael Jackson:

We are the world, we are the children, We are the ones who make a brighter day, So let’s start giving There’s a choice we’re making, We’re saving our own lives, It’s true we’ll make a better life, Just you and me.

27 settembre 2010

Di seguito i siti nei quali è possibile reperire ulteriori informazioni sui casi citati dall’autrice.

www.exopolitics.org www.paolaharris.com www.earthstationroswell.com www.roswellinvestigator.com www.philadelphia-experiment.com. www.eaglesdisobey.net www.easywebdesignsolutions.com/phellyer http://euroclippers.typepad.fr/exopolitique www.millennialhospitality.com www.stanromanek.com www.doctorkoontz.com www.colinandrews.net www.edmitchellapollo14.com

Paola Leopizzi Harris (Italia, Europa, Vaticano, www.paolaharris. com) è una fotogiornalista e reporter investigativa italo-americana nel campo della ricerca sui fenomeni extraterrestri. È inoltre una scrittrice freelance che vanta numerose pubblicazioni, soprattutto in Europa. Studia i fenomeni collegati agli extraterrestri dal 1979 ed è in contatto personale con molti ricercatori di alto livello nel campo. Dal 1980 al 1986 ha assistito il dottor J. Allen Hynek nelle sue inda- gini sugli ufo e ha intervistato molti testimoni militari di massimo livello circa il loro coinvolgimento nell’embargo della verità da parte del Governo. Indaga il fenomeno ufo da trent’anni. Nel 1997 ha incontrato e intervistato il colonnello Philip Corso Ha dato un contributo decisivo al suo libro , per il quale ha scritto la prefazione tradotta in italiano. Inoltre ha appena scritto la prefazione per l’edizione italiana del libro del dottor Edgar Mitchell, astronauta dell’Apollo 14, (La via dell’esploratore, pubblicato in Italia per i tipi di Verdechiaro Edizioni). È tornata a Roswell, nel New Mexico, nell’estate del 2003, in oc- casione dell’uscita negli Stati Uniti del suo libro ufo Phenomena. Ha debuttato con il suo secondo libro a Roswell in occasione del sessantesimo anniversario. Il volu- me - lenges and Protocols for Future Contact parla del fenomeno degli orb e STS-75. Il suo terzo libro Exopolitics: All the Above, dedicato a Ge- orge Noory, ospite della trasmissione radiofonica Coast to Coast, è diventato un bestseller. Il suo ultimo libro, , è ricco di interviste e testimonianze credibili, nonché di soluzioni spirituali per trasformare il pianeta Terra. È stata intervistata nel video della Safespace, prodotto da Robert Miles, e compare nel documentario sugli ufo e et della New Paradigm Film. La sua intervista all’ex mi- nistro della Difesa canadese Paul Hellyer è stata tradotta in sei lingue ed è attualmente reperibile su YouTube. Ha parlato in tutta Europa (Irlanda, Inghilterra, Svizzera, Spagna, Francia, Germania, Italia e Belgio) dell’importanza del disclosure. La - vere il disclosure e il dialogo esopolitico nel mondo. Scrive regolarmente sulle riviste ufo X-Times e e, tra le altre, ha scritto anche per Nexus (Australia) e Explora, Open Minds Magazine. Paola vive tra Roma e Boulder, in Colorado, e ha conseguito un Master in Pedagogia. Insegna Storia e Fotogiornalismo, oltre Eso- politica, in alcune classi online per l’Exopolitic Insitute del dottor Michael Salla. Verdechiaro nasce dalla fusione del verde e del giallo e rappresenta la realizzazione nel concreto di un progetto individuato attraverso l’intuizione: poter contribuire alla circolazione delle idee in cui cre- diamo. Le nostre proposte editoriali sono libri che portano il seme di un messaggio evolutivo che sentiamo in modo particolare. Sono opere indirizzate alla mente e al cuore dell’uomo, che pensiamo non debbano mai essere disgiunti per il raggiungimento di una più pro- fonda consapevolezza. Che questi libri possano essere un faro per colui che desidera ad- dentrarsi nel viaggio interiore.

Verdechiaro Edizioni via Montecchio, 29 42031 Baiso (Reggio Emilia) tel. 0522/598264 - fax 0522/993017 email [email protected] www.verdechiaro.com Esopolitica

L’Esopolitica è lo studio della pre- senza extraterrestre sulla Terra e delle sue implicazioni. Il libro di Paola Leopizzi Harris, giornalista investigativa, contiene interviste, foto e scritti dei più im- portanti ricercatori al mondo sul fe- nomeno ufo. Gli archivi top secret stanno iniziando ad aprirsi.

Pagine 264 - € 18,00 isbn 978-88-88285-50-4 Il mistero svelato

Paola Leopizzi Harris ha intervi- stato scienziati, militari e professori che hanno lavorato nei servizi di in- telligence e in programmi di ricerca top secret: svelano ciò che viene co- perto da tempo dalle autorità ame- ricane in materia di ufo, tecnologia aliena e contatti. Il libro è corredato da numerose foto degli intervistati.

Pagine 320 - € 18,00 isbn 978-88-88285-39-9 Galassia X-9

Attraverso la storia di Ivanka, l’au- tore narra ciò che lui stesso ha visto sugli schermi del tempo delle astro- navi apuniane. Apu è un pianeta abitato da esseri che hanno supe- rato l’egoismo e vivono nella pace e nella solidarietà, valori che hanno cercato più volte di insegnare ai ter- restri nel corso dei millenni. Questa “tecnologia spirituale” è descritta con semplicità e chiarezza.

Pagine 336 - € 18,00 isbn 978-88-88285-37-5 170 ore con extraterrestri

Un ingegnere europeo emigrato in Perù incontra un gruppo di naviga- tori cosmici, con i quali sperimenta la guarigione e altri insegnamenti che lo costringono a superare il suo re radicalmente la sua concezione dell’esistenza. Non si tratta né di angeli né di invasori, ma di esseri al- tamente evoluti che hanno fatto del Servizio la loro missione.

Pagine 136 - € 16,00 isbn 978-88-88285-13-X Gli alieni mi hanno salvato la vita Maurizio Baiata Giornalista investigativo e ricercatore del mistero, Maurizio Baiata è cresciuto con il rock nel sangue. Altrove, assoluto e alieni sono per lui lo specchio este- riore di uno stesso mondo, al quale a volte abbiamo accesso, e o& rono una via di uscita dal buio dell’ani- ma, verso il risveglio, sul piano individuale, collettivo e cosmico della coscienza.

Pagine 256 - € 18,00 - "#$% 978-88-6623-058-8

2013. L’alba della nuova era Enzo Braschi, Giorgio Boccaccio (a cura di) Un libro per una comprensione d’insieme del feno- meno 2012. Gli autori hanno volutamente tralasciato gli scenari apocalittici per concentrarsi sull’idea che il 2012 sia l’emblema del grande cambiamento energeti- co legato alla nuova frequenza vibrazionale del pianeta Terra. Perché non importa tanto cosa potrebbe acca- dere nel 2012, quanto come potrebbe essere la vita di tutti noi dal 2013 in poi.

Pagine 208 - € 17,30 - "#$% 978-88-88285-52-8

Apu-An- Il ritorno del Sole alato Maurizio Martinelli Le Alpi Apuane, l’Ansedonia, Marcahuasi, Tiahuana- co, Agarthi, Atlantide, l’origine degli Etruschi, le città sommerse, le città sotterranee, le faglie, le radiazioni secche, l’energia elettromagnetica, le macchie solari, le sculture rupestri, un nuovo pianeta nel nostro sistema solare, l’origine della vita, Daniel Ruzo, George Hunt Williamson, i dischi volanti, i Fratelli dello spazio... La storia di due instancabili “cercatori di verità”.

Pagine 232 - € 18,00 - "#$% 978-88-6623-053-3 La via dell’esploratore Edgar Mitchell Il primo libro di uno dei pochissimi uomini ad aver calpestato il suolo lunare. Edgar Mitchell, astronauta dell’Apollo 14, racconta il viaggio spaziale e quello, più intimo, che ne è seguito. E la costruzione di un modello diadico di realtà, grazie al quale scienza e re- ligione si integrano, indicando all’uomo la strada per l’evoluzione.

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Fulgori dall’abisso Maurizio Cavallo - Jhlos Altre vicende d’interazione con la civiltà di Clarion: l’incontro con l’operatore extradimensionale Suell nel- la base sottomarina al largo del mar Ligure e il viag- gio a bordo di un velivolo an' bio, ' no ad uno degli avamposti sommersi in Antartide. L’autore riporta le informazioni ricevute e le meraviglie vedute nelle città sotterranee.

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Oltre il cielo Maurizio Cavallo - Jhlos La vera storia dell’abduction dell’autore da parte di es- seri provenienti dal pianeta Clarion, narrata con chia- rezza di linguaggio e profondità di contenuti. Maurizio Cavallo viene condotto nelle astronavi e reso partecipe dei misteri della vita, del tempo e dello spazio. Un libro intenso, da leggere con attenzione, corredato da nume- rose foto degli incontri ravvicinati.

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