Ritratti Di Principi Estensi in Un Gruppo Di Guido Mazzoni

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Ritratti Di Principi Estensi in Un Gruppo Di Guido Mazzoni RITRATTI DI PRINCIPI ESTENSI IN UN GRUPPO DI GUIDO MAZZONI. Di tutte le opere di Guido Mazzoni la Pietà li Signori Re Ferrante e Re Alfonso II di felice esistente nella chiesa di S. Maria della Rosa in memoria espresse bene al naturale » ; più tardi il Ferrara è forse la meno generalmente nota. Benchè D'Engenio e il Celano pensarono che Nicodemo T omasino Lancilotto nella sua Cronaca avesse la­ riproducesse i tratti di Giovanni Pontano, Giusep­ sciato scritto che «Guido in Ferrara nella chiesa .... pe d'Arimatea quelli del Sannazzaro, S. Govanni fe uno bello sepolcro» e il Tiraboschi avesse i­ quelli del re Alfonso II ; e questi, scrive il Vasari dentificato il gruppo precisamente con quello di « pare veramente più che vivo (4) » . Fra i perso­ S. Maria della Rosa, il Baruffaldi, Cesare Barotti naggi della Deposizione nella chiesa di S. Fran­ e Cesare Cittadella attribuirono quest' oper.a a Pie­ cesco a Busseto il Venturi riconobbe i ritratti di tro Lombardo, il Cicognara la suppose di Alfonso due massari della Confraternita di S. Giovanni De­ Lombardo, e solo il Burckhardttornò ali' anticaiden­ collato: ser Giovanni dei Longhi e ser Giovanni tificazione del Tiraboschi, giudicandola opera gio­ Pancera (5). Sia quale si voglia il fondamento di vanile del Mazzoni. Qyindi il Venturi, che in un codeste particolari identificazioni, le quali attend.)­ suo primo studio sul grande scultore modenese non no ancora un controllo di rigorosi confronti, è cer­ aveva neppure ricordata la Pietà di S. Maria della to che lo stesso carattere delle figure del Mazzoni Rosa, (I) più tardi, notando le sue evidenti affinità permette l'affermazione generica che lo scultore mo­ stilistiche con i gruppi di Busseto e di Modena, denese si valse largamente di soggetti viventi per aggiunse persuasivi argomenti alla supposizione del popolare i suoi monumentali gruppi di terracotta. Tiraboschi, che ricevette infine una ulteriore, defi­ Modellatore di un realismo the tocca talvolta nitiva conferma dalla scoperta dei documenti pub­ l'esasperazione, indagatore instancabile dei parti­ blicati dallo stesso Venturi (2). colari più minuti del vero, il Mazzoni vicino a Disconosciuta pertanto per lungo tempo dagli figure forzate nell' espressione, convenzionali nel storici ferraresi, quasi sepolta nella penombra di modo di manifestare il dolore con solchi e stiramen­ una chiesa poco frequentata (3), la magnifica opera ti di muscoli, che evidentemente ripetono tipi di' di scultura; in cui il pathos si esprime con note di maniera e perciò costantemente somiglianti fra un realismo grandioso e potente, non formò mai loro, ne introdusse nelle sue opere sempre altre, oggetto di studio particolare, e non è meraviglia in cui la verità individuale è amorosamente ricer­ che nessuno abbia finora rilevata la specialissima cata e con insuperabile potenza scolpita. Queste importanza che essa àcquista per la presenza dei hanno tutta l'evidenza e tutta la varietà che al­ ritratti di alcuni principi estensi. l'artista offre la vita, sono insomma senza dubbio L'abitudine di introdurre ritratti di contempo­ ritratti, per i quali, seguendo la consuetudine del ranei nelle sacre composizioni era comunissima fra tempo, lo scultore scelse i modelli di preferenza gli artisti del Rinascimento e venne seguita anche fra i committenti, fra i religiosi e fra i membri delle dal Mazzoni. Il Summonte scorse nella Pietà del­ Congregazioni e delle Compagnie alle quali le sue la chiesa di Monteoliveto a Napoli « le figure del- composizioni erano destinate. 458 ... l c:;:; 459 Q!esta varietà di tipi è evidente anche nella l'impeto che lo ha sospinto, stringe nervosamente Pietà di Ferrara. Gesù è disteso sopra il letto di le dita incrociate delle due mani e contrae il volto morte e sul volto che ha già lacrimato dinanzi a per non dare sfogo all'intimo strazio. Più calmo ciò che gli uomini credo~ il secondo, vestito del suo no l'irreparabile, sono im­ pittoresco costume orien~ presse una sublime volon­ tale, ed atteggiato, nella tà e una suprema stan­ espressione del viso e nel chezza. Da destra due fi­ gesto della mano sinistra, gure, Maria di Cleofa e più alla meraviglia che Giuseppe d' Arimatea, si al dolore. avanzano per assistere al~ Ma ecco, VICInO al la scena. pianto silenzioso di Ma­ Maria di Cleofa, pie­ ria di Cleofa, alla serena na di turbamento, apre le malinconia di Giuseppe braccia in atto di adora~ d'Arimatea, all' impeto zione e di meraviglia e contenuto di S. Giovan~ sta per inginocchiarsi vi­ ni, determinarsi improv~ cino alla salma; nella sua visamente, rapido, fulmi­ mano destra è una pez­ neo, il dramma. Ne sono zuola destinata ad _asciu­ protagoniste: un' altra gare le lagrime che le ri­ delle Marie, la Madonna gano il volto. e la Maddalena, le cui Giuseppe d'Arimatea fisonomie esprimono un stringe con la destra i tre vero crescendo di dolore chiodi della passione e e di disperazione. La poggia devotamente sul prima è caduta sulle gi­ petto l'altra mano diste~ nocchia, sfinita dall' an­ sa, che lascia vedere il goscia e, sconsolata, apre fazzoletto, accompagnan­ le braccia vicino alla te­ do il gesto di compun~ sta di Gesù. I suoi occhi zione con un lieve piega~ gonfi per il lungo pianto re del capo. L'espressio~ non hanno più lagrime e ne dei due volti è dolen~ fissano socchiusi l'impas­ te, ma calma; certo l' ar~ Guido Mazzoni: Acarino d'Este in aspetto di S. Giovanni Ev . • sibile mutismo della mor~ tista ha voluto che i se~ Ferrara, S. Maria della Rosa (Fot. Direz. Ceno Belle Arti). te; dalla bocca semia~ gni di quell' alta e serena pertanon escono grida, sofferenza non sconvolgessero le ben composte ma forse un fioco gemito nel quale l'anima si fisonomie. esala; sul suo volto, stupendo capolavoro di po­ A queste due figure dal lato opposto fanno ri~ tenza plastica ed espressiva, si addensa in quel scontro S. Giovanni e Nicodemo. Ansioso il primo momento tutto il dolore del mondo. Ancora un e quasi in movimento, col busto leggermente pie~ passo e questa superba manifestazione del pathos gato in avanti come fosse ancora trascinato dal~ diventerà smorfia esagerata nei visi della Vergine 460 e della Maddalena. Scapigliata, urlante, costei ac­ la corte ferrarese consente di identificare in quelle corre da sinistra, e il suo grido riempie di morte la tre figure il duca Ercole I d'Este, sua moglie scena, in cui il turbamento, lo stupore, la pietà, Eleonora d'Aragona e quel leggendario Acarino l'angoscia si diffondono a un tratto veloci, col mo­ che sarebbe stato il fondatore di Ferrara e il vimento improvviso col quale la folgore segna la sua capostipite della dinastia estense, morto nel 478 linea di fuoco nell' at­ combattendo contro mosfera procellosa. Odoacre re degli Ho voluto insi­ Eruli. stere di proposito su L'iconografia di queste differenze di Ercole I è ancora espressioni, perchè abbastanza ricca, per già esse ci consen­ quanto siano andati tono di distinguere perduti molti ritratti fra le diverse figure del principe, magna­ quelle che senza nimo protettore di dubbio sono ritratti artisti e di letterati. dalle altre che il Non si conosce, in­ Mazzoni eseguì di fatti, dove siano finiti maniera, ispirandosi i due che ne dipin­ alle forme nordiche sero Baldassare d'E· di Nicola dali' Arca, ste e Cosmè Tura e studiandosi di ren­ che nel 1 472 furo­ dere effetti spasmo­ no dal duca inviati dici con le contra­ alla corte di Napoli zioni dei volti, ripe­ per la fidanzata E­ tendo tipi conven­ leonora d'Aragona zionali, i quali, con insieme con quello di poche varianti, si ri­ Lucrezia sua figlia trovano di solito in naturale. Smarrito è tutte le sue opere. anche il quadro che Guido Mazzoni: Nicodemo - Ferrara, S. Maria della Rosa. Senza escludere (Fol. Direz. Gen. Belle ArU). il Barotti vide an- che anche nella prima cora ai suoi tempi delle pie donne, inginocchiata vicino alla Vergine, e che Nicolò da Pisa aveva eseguito nel 1502 lo scultore possa avere rappresentata una persona per suora Lucia da Narni, superiora del con­ determinata, tre figure nella Pietà di S. Maria della vento di S. Caterina, raflìgurandovi, con S. Ca­ Rosa offrono un tipo individuale perfettamente terina e altri santi, alcuni personaggi reali e fra caratterizzato: Giuseppe d'Arimatea, Maria di questi Ercole I fondatore del convento. S'ignora Cleofa e S. Giovanni. I loro gesti sono meno tea­ del pari la sorte della immagine che Ercole Ro­ trali di quelli degli altri personaggi, i loro volti più berti cominciò a dipingere per Isabella d'Este composti, i tratti fisionomici improntati di vita e e che, rimasta incompiuta per la morte del pit­ di verità personale. Una paziente ricerca fra le tore, fu ugualmente da Don Alfonso inviata alla opere contemporanee riproducenti personaggi del- sorella il 4 gennaio 1497. Debbono forse con- 461 siderarsi perdute per sempre almeno tre delle incisori (7), e sopra tutto iI busto in bassorilievo di quattro teste del duca che Sperandio eseguÌ per Sperandio appartenente al museo del Louvre e iI le porte del «Barco», ricavandone più di dipinto di Dosso Dossi esistente nella Galleria di venti fiorini d'oro. Modena, siano più che Si vuole da tal uno - sufficienti a documentare e fra gli altri il Gruyer, l'identificazione del Giu­ pur dubitandone, non lo seppe d'Arimatea nella esclude (6) - che nella Pietà del Mazzoni. Morte di Lucrezia esi­ Disgraziatamente ci è stente nella galleria E­ ignota la data della ese­ stense di Modena, Er­ cuzione cosÌ del bassori­ cole Roberti abbia rap­ lievo dello Sperandio co­ presentato Ercole I con me del quadro di Dosso. i suoi due figli, Isabella Pur tuttavia, consideran­ e Alfonso, ma l'identifi­ do che l'artista mantova­ cazione non pare molto no s'incontra a Ferrara verosimile.
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