“Nature Catched in the Fact” Sperimentalismo E Collezionismo Antiquario-Naturalistico Nel Regno Di Napoli, Veneto, Gran Bretagna Tra Xviii-Xix Secolo
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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI “FEDERICO II” Dottorato di Ricerca in Scienze Archeologiche e Storico-Artistiche Indirizzo Storico-Artistico XVII Ciclo “NATURE CATCHED IN THE FACT” SPERIMENTALISMO E COLLEZIONISMO ANTIQUARIO-NATURALISTICO NEL REGNO DI NAPOLI, VENETO, GRAN BRETAGNA TRA XVIII-XIX SECOLO Coordinatore: Prof. Carlo Gasparri Tutor: Candidata: Prof. Arturo Fittipaldi Dott.ssa Maria Toscano “NATURE CATCHED IN THE FACT” SPERIMENTALISMO E COLLEZIONISMO ANTIQUARIO-NATURALISTICO NEL REGNO DI NAPOLI, VENETO, GRAN BRETAGNA TRA XVIII-XIX SECOLO 2 INDICE PREMESSA 1-Il fenomeno degli antiquari-naturalisti: Inghilterra, Veneto, Regno di Napoli CAPITOLO I -Il REGNO DI NAPOLI. 1-Gli uomini nuovi tra Vico ed il metodo scientifico 2- All’origine del fenomeno. Dai testi illustrati di Gaetano De Bottis al Gabinetto Scientifico di Ascanio Filomarino della Torre 3- La « Primavera pugliese»: Ciro Saverio Minervino e la sua scuola: Giuseppe Giovene l’illuminismo rivoluzionario e l’illuminismo di corte di Giuseppe Saverio Poli 4-Il collezionista Giuseppe Capecelatro, il naturalista Antonio Minasi e il pittore Fortuyn. Un gruppo per il naturalismo antiquario CAPITOLO II -IL VENETO. 1-Scienza e antiquaria tra gli eredi di Galileo. 2-I Vallisneri: dalla collezione enciclopedica all’antiquario-geologica 3- Alberto Fortis tra Padova e Napoli: Il Naturalismo e l’Antiquaria CAPITOLO III –LA GRAN BRETAGNA. 1-L’antropologismo della scienza e gli antiquari-eruditi nel Regno Unito. 2-Henry Swinburne e William Hamilton: vasi e vulcani dal libro illustrato alle collezioni. 3-John Strange: dal naturalismo al paesaggismo. 4-John Hawkins: il naturalismo al servizio dell’antiquaria. 3 PREMESSA Il fenomeno degli antiquari-naturalisti : Inghilterra, Veneto, Regno di Napoli 4 Il fenomeno dell’antiquario-naturalismo L’idea di una netta distinzione tra il mondo della storia critica e della storia erudita nella cultura settecentesca, é legata alle teorie di Benedetto Croce, ma già da qualche tempo è stata messa in discussione. 1 Gli studi recenti, infatti, appaiono sempre più orientati verso la definizione di una situazione culturale molto più complessa ed osmotica in cui la distinzione che emerge è piuttosto quella tra documentum e monumentum, in altre parole tra storia dei luoghi e storia dei testi. 2 In questo periodo lo studio esclusivo, per quanto filologicamente accurato, delle fonti sembra essere rimasto infatti per lo più appannaggio degli intellettuali attardati, mentre la pratica dell’analisi visiva dei luoghi e dei monumenti dell’antichità fu in genere propria di quelli più aggiornati, appartenenti ad un ambito che potremmo definire “illuministico” nell’accezione più ampia del termine, anche di là dalle specifiche inclinazioni politiche che in qualche caso non emergono quasi per nulla. Nel complicato e composito mondo dell’antiquaria di fine Settecento, infatti, ci fu anche chi tentò di conciliare lo studio critico delle fonti con l’osservazione diretta dei luoghi, secondo una declinazione tutta particolare degli ideali illuministici, raggiungendo talvolta risultati non banali. 1 Cfr B. CROCE 1917. 2 Vedi MOMIGLIANO 1984; P OMIAN , 1975; P UCCI 1993; SCHNAPP 1996; T IRELLA 1987. 5 Centrata sul dato sperimentale e sulla continuità metodologica ed epistemologica delle discipline scientifiche e umanistiche, la mentalità che qui chiameremo antiquario-naturalistica trova le sue radici in un’interpretazione meno teoretica e più fattiva di Galilei e Newton, ispirata al filantropismo degli ideologues ed ai dettami di Francesco Bacone; ma basata pure sulla rivalutazione critica della filosofia di Giambattista Vico e, nell’Italia meridionale, di Giovambattista della Porta, e nello studio dei testi di Muratori, Genovesi, Giannone; ma soprattutto nell’omologazione tra metodo antiquario e metodo naturalistico teorizzata dal primo Buffon. In tale ottica la storia, che è per questi intellettuali insieme storia della Terra e storia dell’umanità, diviene disciplina fondante e unificante di studi apparentemente anche molto distanti come la chimica, la geologia, la filologia. Il metodo scientifico degli antiquari-naturalisti si basava infatti sia sull’analisi chimica delle rocce (sempre raccolte personalmente sul posto) sia sul rilievo grafico dal vivo (spesso operato da professionisti), tutto ciò senza trascurare mai la lettura delle fonti storiche e l’interpretazione critica dei miti riguardanti il sito prescelto del quale si voleva ricostruire il passato allo scopo di migliorare il futuro di coloro che lo abitavano. Proprio a partire da questi caratteri specifici della loro mentalità tali particolari illuministi spesso si rendevano autori di magnifici testi illustrati e mettevano insieme particolari collezioni composte insieme da materiale antiquario e geologico e non solo. Questi due i libri illustrati e tali raccolte saranno in particolare qui oggetto d’analisi, nel tentativo di delineare il più precisamente possibile questa sezione molto specifica di intellettuali che, malgrado gli errori e le contraddizioni insite nella loro stessa ideologia, mi pare definisca però un’interessante fase di passaggio tra antico e moderno. In molti di questi antiquari-naturalisti, infatti, non mancano segni di mentalità attardata, come l’interesse di alcuni di loro per fenomeni naturali al confine con la magia (rabdomanzia) o il tentativo di altri (specie nell’Italia meridionale), da cristiani, di far coincidere le ere geologiche con i ristrettissimi tempi indicati dai testi biblici. Pure non si può negare che, almeno nelle intenzioni, il loro metodo di ricerca per certi versi preluda alla moderna archeologia. I poli di diffusione e la centralità del Regno di Napoli La mentalità antiquario-naturalista pur presente in tutta Europa, non vi si diffuse omogeneamente. Essa affonda le sue origini nell’Inghilterra dell’inizio del XVIII secolo, e qui si è consolidata poi, in particolare nell’ambito della Royal Society, a partire dagli anni Settanta, soprattutto intorno alle figure carismatiche di Joseph Banks -presidente dal 1778- e del suo sodale William Hamilton, 6 inviato britannico a Napoli dal 1764, figura centrale dell’ entourage d’oltremanica in Italia e certamente il più importante e rappresentativo degli antiquari-naturalisti. 3 Ma molti altri di loro tra i britannici furono membri della Royal Society; e in ogni modo tutti quelli che qui si prenderanno in considerazione: da Henry Swinburne, grande amico di Hamilton, all’ambasciatore veneto John Strange, al meno noto, ma -come si cercherà di mostrare, non meno importante- naturalista e viaggiatore John Hawkins. In Italia, questo particolare modo di intendere la cultura illuministica risulta presente in particolar modo proprio nelle zone più esposte all’influenza britannica e soprattutto più pronte a coglierne gli spunti avvincenti grazie a preesistenze culturali già fortemente orientate verso lo sperimentalismo inteso in senso più moderno, legato cioè alla diffusione delle teorie galileane, soprattutto, e vichiane. Il fenomeno degli antiquari-naturalisti, infatti, sembra più evidente in Veneto, specificatamente nell’ateneo patavino e ancor più nell’ambiente dell’ Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Melchiorre Cesarotti, e comprende personaggi come il Conte della Decima o Anton Carlo Dondi Dall’Orologio, e soprattutto Alberto Fortis che con i suoi stretti legami intellettuali con il mondo britannico e la lunga permanenza nel Regno di Napoli rappresenta, con Hamilton, davvero un altro punto focale dell’evoluzione e diffusione della mentalità antiquario-naturalistica. Ma la capacità di legare gli studi antiquari a quelli della Terra e di collezionare insieme resti di antiche civiltà e testimonianze geologiche cogliendone la continuità in un orizzonte storicistico in Veneto risale, almeno in parte, alla generazione precedente, alla mentalità che aveva caratterizzato la famosa collezione di Antonio Vallisneri Senior, diventata poi pubblica per sua donazione. Nel Regno di Napoli tale mentalità fu legata soprattutto alla diffusione delle teorie vichiane all’interno di alcuni circoli massonici, in specie quello dei fratelli De Gennaro, ma anche in alcuni altri ambiti culturali che ereditavano un’antica tradizione di forte interesse per la scienza sperimentale da parte di intellettuali che però avevano occupato sempre una posizione minoritaria e tutto sommato subalterna nel panorama culturale regnicolo. La situazione cominciò a cambiare fin dalla metà del Settecento attraverso personalità più legate al mondo scientifico dello studio delle eruzioni vesuviane, allora particolarmente frequenti e spettacolari. L’interesse per tale fenomeno e la necessità di studio sul posto e di documentazione materiale generò figure di studiosi e collezionisti interessanti -come Ascanio Filomarino della Torre- il cui metodo innovativo finì poi per raggiungere personalità più specificamente orientati verso l’antiquaria, specie tra i pugliesi, come Ciro Saverio Minervino e i suoi allievi Giuseppe 3 Vedi: H UNTER 1971; SLOANE 2003, in particolare COOK 2003 e R. HUXLEY 2003; ANDERSON CAYGILL MAC GREGOR SYSON 2003. 7 Saverio Poli e il molto meno noto canonico Giuseppe Giovene, o Giuseppe Capecelatro vescovo di Taranto, più conosciuto, ma mai osservato come collezionista antiquario-naturalista. Tutti questi intellettuali, regnicoli e non, erano spesso in contatto tra loro, sostenevano le stesse teorie e in molti casi partecipavano a progetti comuni, finendo per agire come un vero e proprio unico entourage intellettuale. Essi raggiunsero via via una crescente