Comune Di Ottati (Sa)
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PROGETTO DI PIANO DI CARATTERIZZAZIONE DELLA EX-DISCARICA DI RSU DEL COMUNE DI OTTATI (SA) PREMESSA Scopo del Piano di caratterizzazione è quello di definire l’assetto geologico e idrogeologico, verificare la presenza o meno di contaminazione nei suoli e nelle acque (superficiali e sotterranee) e sviluppare un modello concettuale del sito. Il principale riferimento normativo per i siti contaminati, rappresentato dal D.M. 471/99 "Regolamento recante criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati, ai sensi dell'articolo 17 del Decreto Legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 e successive modificazioni e integrazioni", è stato recentemente sostituito dal D.Lgs. 152/06 “Norme in materia ambientale”, più precisamente dalla Parte Quarta, Titolo V “Bonifica dei siti contaminati”, il quale è, a sua volta, in corso di riformulazione. Stante tale situazione normativa in evoluzione, nel seguito si è preferito fare riferimento alle due norme, nella convinzione che gli argomenti trattati rivestano comunque un ruolo importante nella redazione del Piano di caratterizzazione. Prima di entrare nel dettaglio dei vari aspetti da sviluppare nel Piano si ritiene utile porre l'accento sul fatto che, se da un lato le indagini di caratterizzazione di un sito devono avere come prerogativa la definizione qualitativa e quantitativa dell'eventuale contaminazione con minore approssimazione possibile, dall'altro la progettazione del Piano di caratterizzazione non può prescindere dal considerare i costi connessi alla sua realizzazione. Questo implica che lo sforzo del progettista e degli enti preposti all'approvazione del Piano si debba indirizzare alla progettazione delle indagini in modo tale da avere il maggior numero d'informazioni possibili sull'assetto geologico e idrogeologico del sito e sull'eventuale contaminazione a costi ragionevoli. È infatti da considerare che il Piano di caratterizzazione sarà, in caso di contaminazione accertata, il primo di una serie di passi che hanno come obiettivo la bonifica e/o la messa in sicurezza del sito. Il Piano della caratterizzazione deve descrivere dettagliatamente il sito e tutte le attività che vi si sono svolte o che ancora vi si svolgono; individua le correlazioni tra le attività svolte e tipo, localizzazione ed estensione della possibile contaminazione; descrive le caratteristiche delle componenti ambientali sia all'interno del sito che nell'area da questo influenzata; descrive le condizioni necessarie alla protezione ambientale e alla tutela della salute pubblica; presenta un 1 Piano delle indagini da attuare per definire tipo, grado ed estensione dell'inquinamento. In generale il Piano si articola nelle seguenti sezioni: 1. raccolta e sistematizzazione dei dati esistenti e caratterizzazione del sito 2. formulazione preliminare del modello concettuale del sito (MCS) 3. piano di investigazione iniziale 4. analisi del rischio 1. RACCOLTA E SISTEMATIZZAZIONE DEI DATI ESISTENTI 1.1 STORIA DEL SITO La discarica è ubicata in Località Varo della Forca, distante 1 km dalla prima abitazione e circa 1,5 km dal centro storico e si giunge ad essa tramite una strada interpoderale che parte da Località Chiaie arrivando dalla SP 44. L’area della discarica era perimetrata da recinzione e cancello, ma in seguito alla sua chiusura, la manutenzione è stata completamente abbandonata e ad oggi, il sito risulta accessibile a chiunque non essendo più presente il cancello. Secondo quanto riportato nel progetto esecutivo, l’area sarebbe stata perimetrata a mezzo di rete elettrosaldata ancorata nella parte inferiore ad un cordolo in calcestruzzo per un’altezza di 2,50 m. La discarica avrebbe dovuto occupare un volume di 4500 mc e garantire lo smaltimento degli RSU per almeno 4,5 anni. Allo stato attuale, l’area è ricoperta da sterpaglia che impedisce di individuare i pozzi esistenti destinati alla raccolta del percolato. Si precisa che in fase di sopralluogo non è stato possibile valutare il numero di vasche di raccolta, le quali a detta del tecnico comunale sono tre, mentre dal progetto esecutivo se ne individua solo una. Il sito ricopre una superficie di 9536,61 mq (fonte SEA). La discarica ebbe origine su di un invaso naturale e pertanto non furono eseguiti scavi. In fase di adeguamento non si resero necessari lavori per la realizzazione di strade di avvicinamento poiché si trattava di un sito già accessibile e ben collegato. A causa della mancanza in sito di terreni naturali con adeguato coefficiente di permeabilità (argille sabbiose e limose), fu prevista l’impermeabilizzazione del fondo della discarica mediante l’installazione di un telo dello spessore di 1 mm di “ILPEALON”, una gomma che si comporta come un termoplastico particolarmente 2 tenace. Attualmente, in fase di sopralluogo, sono stati riscontrati , bidoni metallici, sparuti cumuli di rifiuti in plastica, carta e materiale di risulta. Il materiale di riporto in discarica era costituito prevalentemente da inerti e prevalentemente da RSU. 1.2 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO GENERALE Ottati, piccolo Comune di 735 abitanti, si trova nella parte nord-orientale del Cilento, nei confini del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, alle pendici meridionali dei Monti Alburni. Posto ad una quota di 523 m slm, sorge nei pressi della strada provinciale n. 12 che collega Castelcivita a Corleto Monforte. Confina a Nord con Sicignano degli Alburni, a Nord-Est con Petina, a Sud-Est con Sant’Angelo a Fasanella, a Sud con il Comune di Bellosguardo, a Sud-Ovest con Aquara e ad Ovest con Castelcivita. Fig. 1 - Ubicazione del territorio comunale di Ottati in Provincia di Salerno L’area della discarica è ubicata in Località Varo della Forca, distante 1 km dalla prima abitazione e circa 1,5 km dal centro storico. E’ censita al Foglio catastale n.15, particella n.1 3 Fig. 2 - Ubicazione della discarica 1.3 INQUADRAMENTO GEOLOGICO GENERALE La discarica di Ottati è posta ad una quota topografica di circa 900 m s.l.m. ed insiste su di una porzione di un piccolo versante strutturale regolarizzato a debole pendenza sviluppato sull’esteso ripiano sommitale dei Monti Alburni. Nel periodo che riguarda l’intervallo Giurassico-Cretacico, l’area del foglio è caratterizzata da una tettonica sinsedimentaria dovuta a movimenti verticali differenziati. Si può ammettere che l’area abbia costituito una zona di transizione fra una regione nordorientale prevalentemente di alti e una occidentale di depressioni. Ciò significa che, durante il Giurassico – Cretacico, mentre a Nord-Est si andava delineando una importante dorsale con direzione NE-SW, verso ovest il bacino veniva interessato da una estesa subsidenza. Con il Paleocene probabilmente superiore l’area del foglio viene interessata da una trasgressione con la formazione di depositi lagunari che nelle aree meridionali possono raggiungere spessori di 100 mt, mentre in quelle settentrionali si riducono a pochi metri o possono anche mancare. In questo periodo è presumibile che nella parte del Cilento compresa tra il mare e il monte Soprano e il monte Chianello, si manifesta una forte subsidenza accompagnata dalla sedimentazione di un flysh. Questo ambiente era separato da quello lagunare da un sottile alto strutturale con orientamento NW- 4 SE. Nell’Eocene, con fase alterna, continua la sedimentazione ora in ambiente litorale, ora lagunare, ora marino. Durante l’Olocene, nelle aree centro-meridionali del Foglio, si ha uno hiatus, con estese emersioni con la conseguente formazione di vaste tasche e livelli di argille bauxitiche; in qualche luogo è tuttavia possibile che lo hiatus sia stato di entità minore. Nella parte meridionale del foglio, dove si estende il flysh del Cilento, anche nell’oligocene sarebbe continuata la sedimentazione dei terreni detritici, con tendenza ad una diminuzione ad “unghia” presso il contatto con le dorsali calcaree. Nel Miocene medio si estende, probabilmente su tutta l’area del foglio, una grande subsidenza. Si depositano sedimenti di varia tipologia, alimentati soprattutto da materiale rimaneggiato. A questa tettonica di distensione si sovrappone, in un momento non precisabile, probabilmente nel Miocene inferiore-medio, una compressione che avrebbe determinato l’accavallamento, verso NE, del Mesozoico del monte Alburno sulle formazioni mioceniche del territorio di Contursi. Nel Cilento sembra che al grande fenomeno di subsidenza abbia fatto seguito un inversione, cioè un sollevamento delle aree costiere. Con il Miocene superiore si ha una nuova trasgressione di sedimenti marini (argille e sabbie tortoniane e messiniane) sulla precedente morfologia. Segue, forse in continuità, la sedimentazione pliocenica. Nel Pleistocene ha inizio la grande subsidenza di tutta la parte occidentale del Foglio, in corrispondenza dell’attuale piana di Paestum, che si continua, con il ripetersi di ambienti ora marini e ora continentali, fino all’Olocene; si hanno formazioni marine, in basso, seguite da formazioni prevalentemente continentali. Superiormente al complesso cm-as-ass (vedi carta geologica 198 Eboli in Tavola 5) o in eteropia con la parte alta di questo, si rinvengono lembi più o meno estesi di quarzoareniti micacee e di calcareniti grigie, pure micacee, ricce di fogliettature (convolute e parallele), in regolare alternanza con siltiti ed argilloscisti micacei, spesso manganesiferi: meno frequentemente si rinvengono intercalati arenoscisti e marne calcaree dure aciculari. Tutta la formazione si presenta nettamente stratificata. La microfauna è scarsa e prevalentemente