Introduzione

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Introduzione INTRODUZIONE In seguito all’inserimento del Comune di Ururi nell’elenco dei paesi inglobati nel progetto “Vigilpro” l’Amministrazione comunale ha affidato con delibera della Giunta Comunale del 15 Settembre 2003 n. 78 alla sottoscritta ing. Antonella OCCHIONERO l’incarico per la redazione del Piano Comunale di Protezione Civile. Scopo del Progetto è la realizzazione di una pianificazione Nazionale di emergenza attuata dal Dipartimento della Protezione Civile per il rischio sismico, attraverso la predisposizione di procedure e metodologie omogenee volte alla gestione delle emergenze, essendo indispensabile l’adozione di un’organizzazione preventiva in grado, specie nella fase di emergenza, di garantire pronti interventi diretti a tutelare l’incolumità delle persone e l’integrità dei loro beni. Nuovo orientamento per la redazione del piano di protezione civile, è quello di far si che i piani elaborati non si basino soprattutto nel censire i mezzi utili nel momento di emergenza ma che gli stessi vengono redatti tenendo in massima considerazione la disponibilità delle risorse. Al fine di raggiungere tale obiettivo, necessita che nei piani di emergenza vengano inseriti dei responsabili ai quali affidare delle funzioni di supporto in modo tale da attribuire loro compiti specifici sia in fase operativa che di aggiornamento. Il piano comunale di emergenza, realizzato sulla base di uno scenario definito predispone un sistema articolato di attivazione di uomini e mezzi, organizzati secondo un quadro logico e temporalmente coordinato che costituisce il modello di intervento. Tale modello di pianificazione di emergenza, quale applicazione di quello Nazionale denominato “Metodo Augustus”: • Definisce il quadro territoriale; • Fissa gli obiettivi che devono essere conseguiti; • Individua le Componenti e le Strutture Operative (artt.6 e 11 della Legge 225/92) che devono essere attivate; • Fissa le procedure organizzative da attuarsi al verificarsi dell’evento. Il Piano comunale è strutturato in tre parti principali: 1 1. parte generale – raccoglie tutte le informazioni relative alla conoscenza del territorio, finalizzate all’elaborazione dei possibili scenari di danno dovuti agli eventi che possono interessare l’area in esame; 2. lineamenti della pianificazione – si individuano gli obiettivi da conseguire per organizzare un’adeguata risposta di protezione civile al verificarsi dell’evento e si indicano le Componenti e le Strutture Operative chiamate a farlo; 3. modello di intervento – è l’insieme, ordinato e coordinato, secondo procedure, degli interventi che le Componenti e strutture Operative di Protezione Civile, individuate nella parte 2. del piano, attuano al verificarsi dell’evento. Sarà inoltre cura dei responsabili delle singole funzioni di supporto far si che lo stesso rimanga "vivo" e "pulsante" tramite riunioni, conferenze, aggiornamenti tecnici e soprattutto tramite esercitazioni le quali dovranno ottenere preventivamente etc. il nullaosta da parte del Sindaco o suo delegato. Di fondamentale importanza è anche l'organizzazione di periodiche ed "improvvise" esercitazioni di protezione civile facendo intervenire la struttura tutta o parziale interessata ed, in casi particolari, anche parte della popolazione. Nel caso in cui le esercitazioni dovessero includere la partecipazione della popolazione, il Sindaco o suo delegato, dovrà ottenerne il consenso da parte della Prefettura. Si ritiene doveroso evidenziare che le esercitazioni sono da ritenersi importantissime e fondamentali, soprattutto se improvvise, al fine di verificare la rispondenza della struttura di protezione civile alle reali esigenze del verificarsi di un evento avverso. E' di vitale importanza che l'esercitazione non sia stata preventivamente definita, specialmente in tutti i suoi particolari, ciò si tradurrebbe infatti in un solo show realizzato ad esclusivo uso dei media. L'importanza di avere una struttura di protezione civile ben organizzata, efficace, efficiente e quindi pronta, in qualsiasi momento ad intervenire a seconda delle esigenze, è infatti elemento da ritenersi essenziale in quanto la popolazione sinistrata, nelle primissime ore dell'emergenza è sola, non potendo contenere sull'ausilio immediato di altre forze esterne e pertanto dovrà far fronte a tutte le necessità del caso solo adoperando le proprie risorse e facendo appello alle proprie forze. 2 1.PREMESSA 1.1 La protezione civile. La protezione civile non costituisce una funzione pubblica tipica: essa consiste soprattutto nella predisposizione, nella organizzazione e nel coordinamento di strumenti e di risorse, nelle attività finalizzate alla salvaguardia della vita, dell'ambiente e dei beni, nella protezione dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, catastrofi o comunque eventi calamitosi, anche di natura antropica. E' una vera e propria politica dell'ente pubblico che, partendo dalla conoscenza del territorio e degli insediamenti, ne coinvolge la gestione e ne disciplina l’uso attraverso attività di previsione e prevenzione mentre, in caso di calamità, attiva le risorse operative in modo coordinato ed efficace tale da eliminare o mitigare i danni riportando, infine, condizioni normali di vita. 1.2 Sviluppo del quadro legislativo. Per anni le funzioni di protezione civile sono state regolate da ordinamenti disorganici emessi quasi sempre dopo il succedersi di catastrofi, impostate per far fronte allo stato di emergenza in atto. Soltanto con la Legge 8 dicembre 1970, n. 996 (Norme sul soccorso e l'assistenza alle popolazioni colpite da calamità - Protezione civile) il legislatore iniziò a formulare una normativa organica individuando, tra l’altro, le prime forme di organizzazione, infatti fu attribuito al Ministero dell’Interno il compito di coordinare gli interventi di soccorso e assistenza post-evento, comunque la norma rimaneva legata all’ambito dell’emergenza e dedicava ancora poca attenzione alle questioni che riguardano la previsione e la prevenzione. Solo con il Regolamento di esecuzione della suddetta legge, adottato con il D.P.R. 6 febbraio 19981, n. 66 si registra il primo tentativo di un “testo unico” volto a delineare le strutture organizzative, a codificare le procedure di intervento nonché a designare le misure di intervento in materia di protezione civile. La Legge 24 febbraio 1992, n. 225, istituisce il Servizio nazionale per la protezione civile volta a “…tutelare la integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi.” Un fatto nuovo di questa legge (art. 6) è che si demanda alle Autonomie locali (Regioni, Province, Comunità Montane e Comuni) tutta una serie di attività “secondo i rispettivi ordinamenti e le rispettive competenze”. Affianco alle Amministrazioni concorrono nelle 3 attività di protezione civile gli istituti e i gruppi di ricerca scientifica inerenti in materia, i cittadini e le associazioni di volontariato, gli ordini e i collegi professionali e anche “ogni altra istituzione ed organizzazione privata”. Sono di particolare importanza le particolari strutture operative nazionali come citato dall’art.11 della legge e riportate nella tabella sottostante. SERVIZIO NAZIONALE DI PROTEZIONE CIVILE LE COMPONENTI LE STRUTTURE OPERATIVE NAZIONALI ♦AMMINISTRAZIONI STATALI ♦CORPO NAZIONALE DEI VIGILI DEL FUOCO ♦REGIONI ♦FORZE ARMATE ♦PROVINCIE ♦FORZE DI POLIZIA ♦COMUNITA’ MONTANE ♦CORPO FORESTALE DELLO STATO ♦COMUNI ♦SERVIZI TECNICI NAZIONALI ♦ENTI PUBBLICI ♦GRUPPI NAZIONALI DI RICERCA SCIENTIFICA ♦ISTITUTI E GRUPPI DI RICERCA SCIENZA CON ♦ISTITUTO NAZIONALE DI GEOFISICA FINALITA’ DI PROTEZIONE CIVILE ♦ CITTADINI E ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO ♦ALTRE ISTITUZIONI DI RICERCA ♦ORDINI E COLLEGI PROFESSIONALI ♦CROCE ROSSA ITALIANA ♦OGNI ALTRA ISTITUZIONE ED ORGANIZZAZIONE ♦ STRUTTURE DEL SERVIZIO SANITARIO PRIVATA NAZIONALE ♦ORGANIZZAZIONI DI VOLONTARIATO ♦ CORPO NAZIONALE SOCCORSO ALPINO Il legislatore ha scelto tramite l’istituzione del servizio un modello organizzativo e gestionale che individua vari ambiti di competenza ed un coordinamento a livello centrale da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri o, come suo delegato, il Ministro dell’Interno. Nonostante ciò, considerando l’ampio numero delle componenti e delle strutture di protezione civile annoverate nella legge, non si riesce a delineare con perfetta chiarezza le competenze e le connesse responsabilità anche se l’articolo 2, rimanendo sempre nel campo dell’emergenza, ne individua tre livelli in base alla “gravità” dell’evento: 4 “a) eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria; b) eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che per loro natura ed estensione comportano l'intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria; c) calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari.” La legge spesse volte fa riferimento ai piani di emergenza insieme agli ambiti territoriali di competenza, eredità di una filosofia che ha trovato sviluppo nella normativa del passato e che fa sentire il suo peso anche in quella attuale. 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