INTRODUZIONE

In seguito all’inserimento del Comune di nell’elenco dei paesi inglobati nel progetto “Vigilpro” l’Amministrazione comunale ha affidato con delibera della Giunta Comunale del 15 Settembre 2003 n. 78 alla sottoscritta ing. Antonella OCCHIONERO l’incarico per la redazione del Piano Comunale di Protezione Civile. Scopo del Progetto è la realizzazione di una pianificazione Nazionale di emergenza attuata dal Dipartimento della Protezione Civile per il rischio sismico, attraverso la predisposizione di procedure e metodologie omogenee volte alla gestione delle emergenze, essendo indispensabile l’adozione di un’organizzazione preventiva in grado, specie nella fase di emergenza, di garantire pronti interventi diretti a tutelare l’incolumità delle persone e l’integrità dei loro beni. Nuovo orientamento per la redazione del piano di protezione civile, è quello di far si che i piani elaborati non si basino soprattutto nel censire i mezzi utili nel momento di emergenza ma che gli stessi vengono redatti tenendo in massima considerazione la disponibilità delle risorse. Al fine di raggiungere tale obiettivo, necessita che nei piani di emergenza vengano inseriti dei responsabili ai quali affidare delle funzioni di supporto in modo tale da attribuire loro compiti specifici sia in fase operativa che di aggiornamento. Il piano comunale di emergenza, realizzato sulla base di uno scenario definito predispone un sistema articolato di attivazione di uomini e mezzi, organizzati secondo un quadro logico e temporalmente coordinato che costituisce il modello di intervento. Tale modello di pianificazione di emergenza, quale applicazione di quello Nazionale denominato “Metodo Augustus”: • Definisce il quadro territoriale; • Fissa gli obiettivi che devono essere conseguiti; • Individua le Componenti e le Strutture Operative (artt.6 e 11 della Legge 225/92) che devono essere attivate; • Fissa le procedure organizzative da attuarsi al verificarsi dell’evento. Il Piano comunale è strutturato in tre parti principali:

1 1. parte generale – raccoglie tutte le informazioni relative alla conoscenza del territorio, finalizzate all’elaborazione dei possibili scenari di danno dovuti agli eventi che possono interessare l’area in esame; 2. lineamenti della pianificazione – si individuano gli obiettivi da conseguire per organizzare un’adeguata risposta di protezione civile al verificarsi dell’evento e si indicano le Componenti e le Strutture Operative chiamate a farlo; 3. modello di intervento – è l’insieme, ordinato e coordinato, secondo procedure, degli interventi che le Componenti e strutture Operative di Protezione Civile, individuate nella parte 2. del piano, attuano al verificarsi dell’evento. Sarà inoltre cura dei responsabili delle singole funzioni di supporto far si che lo stesso rimanga "vivo" e "pulsante" tramite riunioni, conferenze, aggiornamenti tecnici e soprattutto tramite esercitazioni le quali dovranno ottenere preventivamente etc. il nullaosta da parte del Sindaco o suo delegato. Di fondamentale importanza è anche l'organizzazione di periodiche ed "improvvise" esercitazioni di protezione civile facendo intervenire la struttura tutta o parziale interessata ed, in casi particolari, anche parte della popolazione. Nel caso in cui le esercitazioni dovessero includere la partecipazione della popolazione, il Sindaco o suo delegato, dovrà ottenerne il consenso da parte della Prefettura. Si ritiene doveroso evidenziare che le esercitazioni sono da ritenersi importantissime e fondamentali, soprattutto se improvvise, al fine di verificare la rispondenza della struttura di protezione civile alle reali esigenze del verificarsi di un evento avverso. E' di vitale importanza che l'esercitazione non sia stata preventivamente definita, specialmente in tutti i suoi particolari, ciò si tradurrebbe infatti in un solo show realizzato ad esclusivo uso dei media. L'importanza di avere una struttura di protezione civile ben organizzata, efficace, efficiente e quindi pronta, in qualsiasi momento ad intervenire a seconda delle esigenze, è infatti elemento da ritenersi essenziale in quanto la popolazione sinistrata, nelle primissime ore dell'emergenza è sola, non potendo contenere sull'ausilio immediato di altre forze esterne e pertanto dovrà far fronte a tutte le necessità del caso solo adoperando le proprie risorse e facendo appello alle proprie forze.

2 1.PREMESSA

1.1 La protezione civile. La protezione civile non costituisce una funzione pubblica tipica: essa consiste soprattutto nella predisposizione, nella organizzazione e nel coordinamento di strumenti e di risorse, nelle attività finalizzate alla salvaguardia della vita, dell'ambiente e dei beni, nella protezione dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, catastrofi o comunque eventi calamitosi, anche di natura antropica. E' una vera e propria politica dell'ente pubblico che, partendo dalla conoscenza del territorio e degli insediamenti, ne coinvolge la gestione e ne disciplina l’uso attraverso attività di previsione e prevenzione mentre, in caso di calamità, attiva le risorse operative in modo coordinato ed efficace tale da eliminare o mitigare i danni riportando, infine, condizioni normali di vita.

1.2 Sviluppo del quadro legislativo. Per anni le funzioni di protezione civile sono state regolate da ordinamenti disorganici emessi quasi sempre dopo il succedersi di catastrofi, impostate per far fronte allo stato di emergenza in atto. Soltanto con la Legge 8 dicembre 1970, n. 996 (Norme sul soccorso e l'assistenza alle popolazioni colpite da calamità - Protezione civile) il legislatore iniziò a formulare una normativa organica individuando, tra l’altro, le prime forme di organizzazione, infatti fu attribuito al Ministero dell’Interno il compito di coordinare gli interventi di soccorso e assistenza post-evento, comunque la norma rimaneva legata all’ambito dell’emergenza e dedicava ancora poca attenzione alle questioni che riguardano la previsione e la prevenzione. Solo con il Regolamento di esecuzione della suddetta legge, adottato con il D.P.R. 6 febbraio 19981, n. 66 si registra il primo tentativo di un “testo unico” volto a delineare le strutture organizzative, a codificare le procedure di intervento nonché a designare le misure di intervento in materia di protezione civile. La Legge 24 febbraio 1992, n. 225, istituisce il Servizio nazionale per la protezione civile volta a “…tutelare la integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi.” Un fatto nuovo di questa legge (art. 6) è che si demanda alle Autonomie locali (Regioni, Province, Comunità Montane e Comuni) tutta una serie di attività “secondo i rispettivi ordinamenti e le rispettive competenze”. Affianco alle Amministrazioni concorrono nelle

3 attività di protezione civile gli istituti e i gruppi di ricerca scientifica inerenti in materia, i cittadini e le associazioni di volontariato, gli ordini e i collegi professionali e anche “ogni altra istituzione ed organizzazione privata”. Sono di particolare importanza le particolari strutture operative nazionali come citato dall’art.11 della legge e riportate nella tabella sottostante.

SERVIZIO NAZIONALE DI PROTEZIONE CIVILE

LE COMPONENTI LE STRUTTURE OPERATIVE NAZIONALI

♦AMMINISTRAZIONI STATALI ♦CORPO NAZIONALE DEI VIGILI DEL FUOCO

♦REGIONI ♦FORZE ARMATE

♦PROVINCIE ♦FORZE DI POLIZIA

♦COMUNITA’ MONTANE ♦CORPO FORESTALE DELLO STATO

♦COMUNI ♦SERVIZI TECNICI NAZIONALI

♦ENTI PUBBLICI ♦GRUPPI NAZIONALI DI RICERCA SCIENTIFICA

♦ISTITUTI E GRUPPI DI RICERCA SCIENZA CON ♦ISTITUTO NAZIONALE DI GEOFISICA FINALITA’ DI PROTEZIONE CIVILE

♦ CITTADINI E ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO ♦ALTRE ISTITUZIONI DI RICERCA

♦ORDINI E COLLEGI PROFESSIONALI ♦CROCE ROSSA ITALIANA

♦OGNI ALTRA ISTITUZIONE ED ORGANIZZAZIONE ♦ STRUTTURE DEL SERVIZIO SANITARIO PRIVATA NAZIONALE

♦ORGANIZZAZIONI DI VOLONTARIATO

♦ CORPO NAZIONALE SOCCORSO ALPINO

Il legislatore ha scelto tramite l’istituzione del servizio un modello organizzativo e gestionale che individua vari ambiti di competenza ed un coordinamento a livello centrale da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri o, come suo delegato, il Ministro dell’Interno. Nonostante ciò, considerando l’ampio numero delle componenti e delle strutture di protezione civile annoverate nella legge, non si riesce a delineare con perfetta chiarezza le competenze e le connesse responsabilità anche se l’articolo 2, rimanendo sempre nel campo dell’emergenza, ne individua tre livelli in base alla “gravità” dell’evento:

4 “a) eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria; b) eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che per loro natura ed estensione comportano l'intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria; c) calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari.”

La legge spesse volte fa riferimento ai piani di emergenza insieme agli ambiti territoriali di competenza, eredità di una filosofia che ha trovato sviluppo nella normativa del passato e che fa sentire il suo peso anche in quella attuale. La 225, comunque, è una tappa importane nella normativa in materia perché entrano a far parte delle attività di protezione civile quelle di previsione e prevenzione, come vedremo più avanti nel capitolo che tratta le attività di protezione civile.

1.2.1 LE COMPETENZE La legge del 15 marzo 1997 n. 59 delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle Regioni ed Enti locali, per la riforma della Pubblica Amministrazione e la semplificazione amministrativa. Con il DLgs 31 marzo 1998 n. 112, si attribuisce alle amministrazioni locali una serie di competenze anche in materia di protezione civile (art. 107, 108, 109) strada già aperta, come abbiamo visto in precedenza, dalla Legge 225/1992. Con il sempre più utilizzato principio di sussidiarietà, anche in materia di protezione civile, si tende a spostare il fulcro del sistema e le relative responsabilità, verso le autorità territoriali più prossime alla popolazione esposta al problema. Infatti come disposto dall’articolo 4, comma 3, lettera a) della citata Legge n. 59 del 15 marzo 1997, i livelli decisionali devono essere collocati quanto più possibile vicino al cittadino. Il conferimento di funzioni ad un livello diverso è plausibile solo quando le stesse funzioni siano ritenute inadeguate con le dimensioni territoriali, associative ed organizzative del livello interessato. La decorrenza delle funzioni conferite da parte di Regione, Province e Comuni è prevista insieme al trasferimento di risorse, beni e personale dall’articolo 7 della Legge n.59 del 1997 e dall’articolo 7 del DLgs 112 del 1998 successivamente individuati dal D.P.C.M. 12 settembre 2000, che ha fissato la data di inizio trasferimento al 1 gennaio 2001, e dai D.P.C.M del 19

5 dicembre 2000 (criteri di ripartizione per le Regioni) e del 22 dicembre 2000 (criteri di ripartizione per gli enti locali: Province e Comuni).

COMPETENZE DELLO STATO

Dall’art. 107 del Dlgs. 112/98 le competente dello Stato sono:

♥ Indirizzo, promozione e coordinamento delle attività delle amministrazioni dello Stato, centrali e periferiche, delle regioni, delle province, dei comuni, delle comunità montane, degli enti pubblici nazionali e territoriali e di ogni altra istituzione ed organizzazione pubblica e privata presente sul territorio nazionale in materia di protezione civile;

♥ alla deliberazione e alla revoca, d'intesa con le regioni interessate, dello stato di emergenza al verificarsi degli eventi di cui all'art. 2, comma 1, lettera c), della legge 24 febbraio 1992, n. 225;

♥ alla emanazione, d'intesa con le regioni interessate, di ordinanze per l'attuazione di interventi di emergenza, per evitare situazioni di pericolo, o maggiori danni a persone o a cose, per favorire il ritorno alle normali condizioni di vita nelle aree colpite da eventi calamitosi e nelle quali è intervenuta la dichiarazione di stato di emergenza di cui alla lettera b);

♥ alla determinazione dei criteri di massima di cui all'articolo 8, comma 1, della legge 24 febbraio 1992, n. 225;

♥ alla fissazione di norme generali di sicurezza per le attività industriali, civili e commerciali;

♥alle funzione operative riguardanti: 1 gli indirizzi per la predisposizione e l'attuazione dei programmi di previsione e prevenzione in relazione alle varie ipotesi di rischio; 2 la predisposizione, d'intesa con le regioni e gli enti locali interessati, dei piani di emergenza in caso di eventi calamitosi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera c), della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e la loro attuazione; 3 il soccorso tecnico urgente, la prevenzione e lo spegnimento degli incendi e lo spegnimento con mezzi aerei degli incendi boschivi; 4 lo svolgimento di periodiche esercitazioni relative ai piani nazionali di emergenza;

♥ la promozione di studi sulla previsione e la prevenzione dei rischi naturali ed antropici.

6 L’incarico di predisporre tutte le attività di pertinenza statale è affidato al Presidente del Consiglio dei Ministri, ovvero il Ministro dell’Interno da lui delegato, disposizioni del DL 7 settembre 2001, n. 343 convertito con la L 9 novembre 2001, n. 401. Per l’esercizio delle sue funzioni il Primo Ministro si serve del Dipartimento della Protezione Civile, la quale struttura è stata rielaborata col D.P.C.M. 12 dicembre 2001 Per quanto riguarda il Ministero dell’Interno invece, con il D.P.R. 7 settembre 2001, n. 398, (art. 6) sopprimendo la Direzione generale della protezione civile e promovendo il “Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile”. sancisce per il Corpo dei VV.FF. una autonomia direzionale gestionale rivolta sia verso la loro natura operativa che per riconosciute funzioni tecniche-pianificatorie nell’ambito delle politiche di protezione civile.

COMPETENZE DELLE REGIONI

La già citata legge 225 del 1992 affida alle Regioni un ruolo importante:

♦ “1. Le regioni - fatte salve le competenze legislative ed i poteri amministrativi delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano in materia di enti locali, di servizi antincendi e di assistenza e soccorso alle popolazioni colpite da calamità, previsti dai rispettivi statuti e dalle relative norme di attuazione - partecipano all'organizzazione e all'attuazione delle attività di protezione civile indicate nell'articolo 3, assicurando, nei limiti delle competenze proprie o delegate dallo Stato e nel rispetto dei principi stabiliti dalla presente legge, lo svolgimento delle attività di protezione civile.

2. Le regioni, nell'ambito delle competenze ad esse attribuite dalla legge 8 giugno 1990, n. 142, provvedono alla predisposizione ed attuazione dei programmi regionali di previsione e prevenzione in armonia con le indicazioni dei programmi nazionali di cui al comma 1 dell'articolo 4.

3. Per le finalità di cui ai commi 1 e 2 le regioni provvedono all'ordinamento degli uffici ed all'approntamento delle strutture e dei mezzi necessari per l'espletamento delle attività di protezione civile, avvalendosi di un apposito Comitato regionale di protezione civile.

4. Le disposizioni contenute nella presente legge costituiscono principi della legislazione statale in materia di attività regionale di previsione, prevenzione e soccorso di protezione civile, cui

7 dovranno conformarsi le leggi regionali in materia.”

Con il DLgs n. 112 del 1998 sono state conferite alle Regioni compiti concernenti:

♦ “1) alla predisposizione dei programmi di previsione e prevenzione dei rischi, sulla base degli indirizzi nazionali; 2) all'attuazione di interventi urgenti in caso di crisi determinata dal verificarsi o dall'imminenza di eventi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera b), della legge 24 febbraio 1992, n. 225, avvalendosi anche del Corpo nazionale dei vigili del fuoco; 3) agli indirizzi per la predisposizione dei piani provinciali di emergenza in caso di eventi calamitosi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera b), della legge n. 225 del 1992; 4) all'attuazione degli interventi necessari per favorire il ritorno alle normali condizioni di vita nelle aree colpite da eventi calamitosi; 5) allo spegnimento degli incendi boschivi, fatto salvo quanto stabilito al punto 3) della lettera f) del comma 1 dell'articolo 107; 6) alla dichiarazione dell'esistenza di eccezionale calamità o avversità atmosferica, ivi compresa l'individuazione dei territori danneggiati e delle provvidenze di cui alla legge 14 febbraio 1992, n. 185; 7) agli interventi per l'organizzazione e l'utilizzo del volontariato”

Da questo quadro evolutivo è chiaro come il ruolo delle Regioni, in seno alle norme, assume sempre più carattere di rilevanza in materia di protezione civile, inoltre l’attribuzione di alcune competenze, in precedenza aspettanti al Prefetto, come ad esempio il coordinamento degli interventi di soccorso e l’attuazione di interventi volti a favorire il ritorno alle normali condizioni di vita nelle zone colpite da calamità accresce la loro centralità

COMPETENZE DELLE PROVINCE

Le competenze delle Province in materia di protezione Civile possono risalire come fase embrionale gia alla Legge 8 giugno 1990 n. 142 (Ordinamento delle autonomie locali) e modificato dal D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267 art. 19 e 20

8 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali). Dove sostanzialmente, nell’ambito dei piani territoriali di coordinamento volti ad attuare i programmi regionali, si dà spazio alle attività di prevenzione dei rischi, con particolare riferimento a quello idrogeologico, ponendo in essere le basi per l’attuazione d’interventi per la messa in sicurezza del territorio.

La già citata legge 225 del 1992 assegna alle Province un ruolo importante:

♣ “1. Le province, sulla base delle competenze ad esse attribuite dagli articoli 14 e 15 della legge 8 giugno 1990, n. 142 (8), partecipano all'organizzazione ed all'attuazione del Servizio nazionale della protezione civile, assicurando lo svolgimento dei compiti relativi alla rilevazione, alla raccolta ed alla elaborazione dei dati interessanti la protezione civile, alla predisposizione di programmi provinciali di previsione e prevenzione e alla loro realizzazione, in armonia con i programmi nazionali e regionali.

2. Per le finalità di cui al comma 1 in ogni capoluogo di provincia è istituito il Comitato provinciale di protezione civile, presieduto dal presidente dell'amministrazione provinciale o da un suo delegato. Del Comitato fa parte un rappresentante del prefetto.”

Con il DLgs n. 112 del 1998 sono state conferite alle Province compiti concernenti:

♣ “1) all'attuazione, in ambito provinciale, delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi, stabilite dai programmi e piani regionali, con l'adozione dei connessi provvedimenti amministrativi; 2) alla predisposizione dei piani provinciali di emergenza sulla base degli indirizzi regionali; 3) alla vigilanza sulla predisposizione da parte delle strutture provinciali di protezione civile, dei servizi urgenti, anche di natura tecnica, da attivare in caso di eventi calamitosi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera b) della legge 24 febbraio 1992, n. 225.”

COMPETENZE DEI COMUNI

La legislazione attuale delega ai Comuni, in materia di Protezione Civile, una

9 veste da protagonista, sia in ambito della previsione e prevenzione che in quello di emergenza e soccorso. Con il D.P.R. n. 66 del 6 febbraio 1981 (art. 16) il Sindaco viene definito come “organo locale di protezione civile” . successivamente con la gia citata L. 225/92 la figura del Sindaco si delinea come “autorità comunale di protezione civile” . questa non è una differenziazione terminologica di poco conto, infatti il Sindaco diviene responsabile di alcune funzioni proprie, secondo le quali il Comune “può dotarsi” di una struttura autonoma di protezione civile

La già citata legge 225 del 1992 delinea le competenze del comune ed attribuisce funzioni al sindaco come disposto dall’art. 15 della menzionata legge:

♠ “1. Nell'ambito del quadro ordinamentale di cui alla legge 8 giugno 1990, n. 142, in materia di autonomie locali, ogni comune può dotarsi di una struttura di protezione civile.

2. La regione, nel rispetto delle competenze ad essa affidate in materia di organizzazione dell'esercizio delle funzioni amministrative a livello locale, favorisce, nei modi e con le forme ritenuti opportuni, l'organizzazione di strutture comunali di protezione civile.

3. Il sindaco è autorità comunale di protezione civile. Al verificarsi dell'emergenza nell'ambito del territorio comunale, il sindaco assume la direzione e il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite e provvede agli interventi necessari dandone immediata comunicazione al prefetto e al presidente della giunta regionale.

4. Quando la calamità naturale o l'evento non possono essere fronteggiati con i mezzi a disposizione del comune, il sindaco chiede l'intervento di altre forze e strutture al prefetto, che adotta i provvedimenti di competenza, coordinando i propri interventi con quelli dell'autorità comunale di protezione civile”.

Successivamente con il D.Lgs 112/98 si consolida ulteriormente il ruolo dei Comuni

♠ “1) all'attuazione, in ambito comunale, delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi, stabilite dai programmi e piani regionali; 2) all'adozione di tutti i provvedimenti, compresi quelli relativi alla preparazione all'emergenza, necessari ad assicurare i primi soccorsi in caso di eventi calamitosi in ambito comunale;

10 3) alla predisposizione dei piani comunali e/o intercomunali di emergenza, anche nelle forme associative e di cooperazione previste dalla legge 8 giugno 1990, n. 142, e, in ambito montano, tramite le comunità montane, e alla cura della loro attuazione, sulla base degli indirizzi regionali; 4) all'attivazione dei primi soccorsi alla popolazione e degli interventi urgenti necessari a fronteggiare l'emergenza; 5) alla vigilanza sull'attuazione, da parte delle strutture locali di protezione civile, dei servizi urgenti; 6) all'utilizzo del volontariato di protezione civile a livello comunale e/o intercomunale, sulla base degli indirizzi nazionali e regionali.”

Inoltre con il D.Lgs 18 agosto 2000 n. 267 all’art. 54 comma 2:

♠ “Il sindaco, quale ufficiale del Governo, adotta, con atto motivato e nel rispetto dei princìpi generali dell'ordinamento giuridico, provvedimenti contingibili e urgenti al fine di prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano l'incolumità dei cittadini; per l'esecuzione dei relativi ordini può richiedere al prefetto, ove occorra, l'assistenza della forza pubblica.”

IL PREFETTO

Già con il D.P.R. n. 66 del 6 febbraio 1981 (art. 16) alcune funzioni tipiche del Prefetto (direzione e coordinamento in fase di emergenza) passano al Sindaco, poi successivamente con l’art. 12 della L. 3 agosto 1999, n. 265 al Sindaco vengono trasferite, in via esclusiva, le competenze in materia di informazione alla popolazione di situazioni connesse al pericolo per calamità naturali. Oggi in sostanza il Prefetto sulla base della normativa vigente rimane a pieno titolo partecipe al coordinamento delle attività di protezione civile solo, però, se ci troviamo nel campo d’applicazione dell’art. 2 comma1 lettera “c” della L. 225/92, nell’eventualità di dichiarazione dello stato di emergenza. Certamente rimangono assegnate le competenze, nell’ambito di tutte le emergenze, per ciò che concerne l’ordine e la sicurezza pubblica. A fronte di tutto ciò ci preme segnalare la circolare n. 5114 del 30 settembre 2002 del Dipartimento della

11 Protezione Civile, nella quale il Capo del Dipartimento “Al fine di assicurare il compiuto ed efficace svolgimento delle attività protezione civile e nell'esercizio del potere di coordinamento delle componenti del Servizio nazionale di cui all'art. 6 della legge n. 225 del 1992,” “ ritiene utile fornire una serie di indicazioni volte ad agevolare la ricognizione dell'assetto normativo delle competenze in materia di protezione civile.” Così facendo, il Dipartimento, pone accento sulla figura del Prefetto come quella che, al verificarsi di un evento calamitoso, deve svolgere una funzione di "cerniera" con gli altri enti pubblici attivando, secondo quanto pianificato in sede locale dai competenti enti territoriali, tutti i mezzi ed i poteri di competenza statale. In situazioni di emergenza è soltanto il Prefetto che in sede locale, quale rappresentante del Governo, è legittimato ad assumere iniziative straordinarie, in attesa di eventuali successive ordinanze di protezione civile.

1.2.2 IL PROGETTO “VIGILPRO” E LA LEGISLAZIONE REGIONALE il Dipartimento della Protezione Civile quale struttura deputata alla pianificazione nazionale d’emergenza (eventi di tipo “c” Legge 225/92), nel 1999, ha approntato un sistema finalizzato alla predisposizione di procedure e metodologie omogenee, volte alla gestione delle emergenze, nell’ambito di quello che venne chiamato progetto “Vigilpro” che prevedevano una sostanziale intesa operativa con il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco nel campo delle attività connesse all’attuazione della pianificazione stessa. Il “Viglipro” nasce come progetto integrato tra Istituzioni centrali ed Enti territoriali, il suo coordinamento fu affidato ad una commissione mista tra Dipartimento della Protezione Civile e il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco (non era ancora costituito presso il Ministero dell’Interno il “Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile”) a cui fu demandato l’organizzazione del progetto. Il Vigilpro è stato composto in tre attività da svilupparsi nei successivi tre anni dalla loro programmazione D.M. 649 del 25 marzo 1999:

12 - Vigilpro1 doveva favorire l’integrazione fra Centro Situazioni e la Sala Operativa del Dipartimento della Protezione Civile e i Servizi Antincendi del Ministero dell’Interno, attraverso “l’approfondimento dei linguaggi e procedure” “finalizzati al perseguimento delle massime energie in occasione di eventi di emergenza”. - Vigilpro2. i Vigili del Fuoco, struttura operativa fondamentale per l’emergenza, diventano di fatto partecipi anche delle “attività di predisposizione di piani di emergenza nazionali e delle connesse esercitazioni.” - Vigilpro3. promozione e costituzione di sale operative territoriali.

In questi progetti nell’ambito della pianificazione nazionale per il rischio sismico, vengono individuate delle aree di cui quella che riguarda anche la Regione è definita del “Sannio-Matese”, nella quale tutti gli Enti ricadenti per competenza e per peso istituzionale, attraverso sinergie operative, dovevano concorrere alla realizzazione del progetto. In riferimento al carattere di integrazione tra Enti, prerogativa che costituiva il punto fondamentale del progetto, e al novero delle attività di pianificazione comprese nel “Vigilpro2”, nel 1999 la Regione Molise, si rende partecipe di questi progetti approntando tutta una serie di procedure ed indagini come previsto dalle fasi operative del progetto stesso: approntare una cartografia tematica, individuazioni di strutture quali edifici atti ad ospitare funzioni in fase di emergenza (C.C.S., C.O.M. e C.O.C.), aree di emergenza (area di ammassamento soccorritori, area di ricovero e area di attesa), rilevamento della vulnerabilità, pianificazione d’emergenza secondo il Metodo Augustus1 Ne frattempo la Regione, consapevole del ruolo attribuitogli dalla legislazione vigente e in virtù degli oneri assunti nel sistema di pianificazione del Vigilpro, non poteva che accelerare i tempi per l’approvazione di una legge regionale della quale era ancora sprovvista e che doveva costituire l’ordinamento di riferimento in materia di protezione civile a livello regionale, recependo i dettami della normativa in vigore. La legge e la n. 10 e fu approvata il 17 febbario del 2000 (L.R. 17 febbraio 2000, n. 10). Anche se oggi la Legge Regionale registra dei ritardi nella sua attuazione, specificatamente e per importanza per tutto ciò che riguarda il Titolo I

1 linee guida per la pianificazione d’emergenza sviluppate da un gruppo di lavoro del Dipartimento della Protezione Civile e del Ministero dell’Interno.

13 (programmazione dell’attività regionale) e il Titolo IV (organizzazione delle strutture operative) cerca attraverso l’esperienza del Vigilpro e le risorse messe a disposizione dal Fondo Nazionale per la Protezione Civile (L. 23 dicembre 2000, n. 388 art. 138 comma 16 – legge finanziaria 2001) di ottemperare quantomeno per ciò che è previsto dal comma 4 dell’art. 7 della gia citata L.R.10/2000 come di seguito riportato.

“4. La Giunta Regionale stabilisce, altresì, le priorità nell'espletamento delle diverse iniziative in relazione anche alle risorse finanziarie disponibili; a tal fine è anche consentita l'adozione di programmi parziali di previsione e prevenzione, ovvero limitati a singole aree del territorio regionale. In attesa dell'adozione dei programmi, la stessa Giunta autorizza il Servizio regionale per la protezione civile ad avviare le attività più urgenti, acquisito il parere o su proposta del Comitato tecnico-scientifico.”

Ed il Servizio regionale ha avviato queste attività facendole in un certo senso coincidere con il Vigilpro. Però a tutt’oggi ignoriamo il parere del “Comitato tecnico- scientifico” (sic!) di cui s’ignora l’istituzione, giacché assente in citazione diretta o in forme interpretative in ogni altra parte dell’articolato di legge. Proprio da queste fonti normative, appena trattate, trova principio la Delibera di Giunta Regionale n. 2000 del 30 dicembre 2002 (piano di riparto del fondo regionale di protezione civile – Piano regionale di utilizzo fondi anno 2001) dalle cui premesse si ritiene:

“necessario alla redazione e/o al perfezionamento dei Piani Comunali di protezione civile, nonché alla progettazione ed alla realizzazione di interventi volti al miglioramento e al potenziamento della funzionalità di strutture ed infrastrutture a servizio dei C.O.M. e dei C.O.C.”

Considerato:

“che con le note a firma del Presidente della Giunta Regionale, prot. N. 577 e n. 7296, rispettivamente in data 12.04.2002 e 17.04.2002 si è ritenuto opportuno investire, nell’ambito del riparto del fondo regionale di protezione civile, di cui alla legge 23 dicembre 2000, n. 388, articolo 138, comma 16, l’importo assegnato alla Regione Molise per l’anno 2001 per dare attuazione a quanto previsto dal “Progetto Vigilpro” e nella prevenzione del rischio

14 sismico, nonché all’attuazione di interventi finalizzati alla mitigazione dello stesso rispetto ai possibili eventi”

Per questo la Regione ha inteso fornire successivamente (con Delibera della Giunta Regionale n. 125 del 10 febbraio 2003) gli indirizzi per la redazione dei Piani Comunali di Emergenza emanando le “linee guida alla pianificazione comunale di emergenza”. Dalla lettura delle predette linee guida, si evince in maniera del tutto evidente che per ciò che concerne la trattazione dei rischi, si passa da un interesse generalizzato, su una gamma di rischi individuabili sul territorio, ad un’attenzione molto più marcata per quanto riguarda l’esame di quello sismico, soffermandosi su considerazioni di natura metodologica per l’individuazione e la valutazione delle sue componenti. Sapendo bene, che il rischio sismico è il rischio più importante presente nella regione e che il Vigilpro2 dell’area Sannio-Matese indicava soprattutto regole per la pianificazione riguardante l’emergenza in caso di rischio sismico, non neghiamo, altresì, la presenza degli altri rischi che meriterebbero altrettanta cura. Entrando invece in merito alle “considerazioni di natura metodologica” di cui sopra, dove si propongono indirizzi di analisi che investono esperienze e competenze multidisciplinari, riteniamo che essi non siano ricollocabili ad un livello di competenza prettamente comunale, ma bensì a vera e propria Programmazione inerente la previsione e prevenzione dei rischi, ascrivibile questa nell’ambito delle competenze regionali come disposto dal DLgs. 112/98. Inoltre proprio dall’art. 25 su cui si basa La D.G.R. 125/03 si evince che:

“Funzioni dei Comuni 1. I comuni, singoli o associati, esercitano le seguenti funzioni: a. raccolta dei dati utili per la predisposizione e l'aggiornamento dei programmi regionali di revisione e prevenzione e dei piani regionali e provinciali di emergenza; b. attuazione, in ambito comunale, delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi, stabilite dai programmi e piani regionali ; c. adozione di tutti i provvedimenti, compresi quelli relativi alla preparazione all'emergenza, necessari ad assicurare i primi soccorsi in caso di eventi calamitosi in ambito comunale; d. predisposizione dei piani comunali e/o intercomunali di emergenza, anche nelle forme associative e di cooperazione previste dalla legge 8 giugno 1990, 15 n. 142, e, in ambito montano, tramite le Comunità Montane, e cura della loro attuazione, sulla base degli indirizzi regionali; e. attivazione dei primi soccorsi alla popolazione e degli interventi urgenti necessari a fronteggiare l'emergenza; f. vigilanza sull'attuazione da parte delle strutture locali di protezione civile, dei servizi urgenti; g. utilizzo del volontariato di protezione civile a livello comunale e/o intercomunale, sulla base degli indirizzi nazionali e regionali. 2. La Regione assicura la necessaria collaborazione tecnica e organizzativa ai comuni rivolta a favorire l'istituzione e la disciplina degli uffici comunali di protezione civile. 3. I Comuni concorrono alle attività di programmazione della Regione e della Provincia, di cui ai precedenti articoli 3 e 27 della presente legge, ai sensi degli articoli 3 e 15 della legge n. 142/1990, della presente legge regionale nonché della legge regionale di attuazione del decreto legislativo n. 112/1998.”

L’ultimo comma del su citato articolo può prestarsi ad errata lettura in merito alla Programmazione, infatti essa sostanzialmente è un richiamo alla collaborazione dei Comuni, nell’abito di quanto disposto dall’art. 108 del D.Lgs. 112/1998, comma c, interpretabile pertanto per ciò che concerne le funzioni relative all’attuazione, in ambito comunale, delle attività di previsione e prevenzione, stabilite dai programmi regionali. In aggiunta a quanto sopra, si pone a margine quest’ultima nota che riguarda la sopravvenuta normativa relativa agli eventi calamitosi del 31 ottobre 2002 e precisamente l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 10 aprile 2003, n. 3279, artico 1, comma 1, lettere c, f, dove si evince che il Presidente della Regione Molise, Commissario delegato ai sensi dell’articolo 1, comma 3 del Decreto Legge 4 novembre 2002, n. 245 e convertito con modificazioni dalla Legge 27 dicembre 2002, n. 286 deve assicurare il complessivo coordinamento:

c) della microzonazione sismica dei comuni colpiti dagli eventi tellurici di cui in premessa; f) della predisposizione di uno studio della vulnerabilità sismica degli edifici pubblici, strategici e di culto localizzate nelle medesime aree;

In riferimento a quanto contenuto alla lettera c) nella fattispecie lì dove parla dei comuni gravemente colpiti, si fa riferimento all’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 novembre 2002, articolo 1, comma 2; nonché al

16 successivo Decreto del Commissario Delegato del 14 febbraio 2003, n. 5 e al susseguente del 19 febbraio 2003, n. 7, dove in un primo momento il Comune di venne escluso dal novero dei comuni terremotati e poi successivamente integrato. Con tutto quanto espresso finora, anche con tono critico, non si vuol additare il contesto legislativo locale, anche perché sul Servizio di Protezione Civile tutt’ora non esiste ancora quella auspicata armonizzazione tra Enti, ma soprattutto non è ancora sufficiente l’attenzione da parte della componente politica, la quale dovrebbe porre in essere, tutte le questioni legate alla Protezione Civile, come atti pregiudiziali nelle scelte conformanti la programmazione e lo sviluppo di un territorio. Pertanto consideriamo che nelle “linee guida alla pianificazione comunale di emergenza” emanate dal Sevizio di Protezione Civile della Regione Molise, ci sia uno stimolo anche di natura tecnico-culturale verso le Amministrazioni Comunali ad incentivare l’attività pianificatoria sotto un’ottica diversa dal passato, che tenga conto di quelle che sono le esigenze della popolazione che vive e ha interessi nel territorio da loro amministrato e delle risorse in esso investite, sempre più correlate al bisogno di sicurezza da quelli che sono i rischi presenti nei medesimi luoghi. Appunto per questo studi sulla Pericolosità, Vulnerabilità ed Esposizione, prettamente di derivazione locale possono essere avviati sì dalle Autonomie Locali ma sempre sulla base delle vigenti norme come previsto tra l’altro dalla L.R. 10/2000, art. 7, comma 1 nonché dal già citato art. 14, atteso che tutto ciò poi comporti quanto previsto dall’art. 9 della L.R. su citata.

1.3 LE ATTIVITA’ DI PROTEZIONE CIVILE Per chi si appresta a redigere un Piano Comunale di Protezione Civile o meglio un Piano di Emergenza Comunale, oltre a chi il Piano deve adottarlo ed attuarlo, deve comunque essere chiaro oltre alle funzioni, competenze, ed attribuzioni in materia, quali attività sono pertinenti nell’ambito della Protezione Civile. Ciò potrebbe risultare tautologico, considerato che, come visto in precedenza, chi detiene competenze, svolge funzioni e assume attribuzioni lo fa in base ad attività gia implicite nel ruolo attribuitogli. Con questo però non si entra nel merito delle attività che come vedremo sono anch’esse regolamentate.

17 1.3.1 GENERALITA’ L’art.3 della L.225/95 definisce le attività e compiti di protezione civile.

“1. Sono attività di protezione civile quelle volte alla previsione e prevenzione delle varie ipotesi di rischio, al soccorso delle popolazioni sinistrate ed ogni altra attività necessaria ed indifferibile diretta a superare l'emergenza connessa agli eventi di cui all'articolo 2. 2. La previsione consiste nelle attività dirette allo studio ed alla determinazione delle cause dei fenomeni calamitosi, alla identificazione dei rischi ed alla individuazione delle zone del territorio soggette ai rischi stessi. 3. La prevenzione consiste nelle attività volte ad evitare o ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi di cui all'articolo 2 anche sulla base delle conoscenze acquisite per effetto delle attività di previsione. 4. Il soccorso consiste nell'attuazione degli interventi diretti ad assicurare alle popolazioni colpite dagli eventi di cui all'articolo 2 ogni forma di prima assistenza. 5. Il superamento dell'emergenza consiste unicamente nell'attuazione, coordinata con gli organi istituzionali competenti, delle iniziative necessarie ed indilazionabili volte a rimuovere gli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita. 6. Le attività di protezione civile devono armonizzarsi, in quanto compatibili con le necessità imposte dalle emergenze, con i programmi di tutela e risanamento del territorio.”

Riassumendo possiamo dire che le attività di Protezione Civile sono:

- PREVISIONE - PREVENZIONE - SOCCORSO - SUPERAMENTO DELL’EMERGENZA

In questo novero di attività individuate dalla normativa, sembrerebbe mancare tutto ciò che riguarda i “meccanismi di preannuncio” e la “pianificazione”. Per quanto riguarda i “meccanismi di preannuncio” essi costituiscono attività di protezione civile perché possono essere inquadrati nell’ambito di quelle inerenti la prevenzione, mentre per ciò che concerne la pianificazione essa è intesa come quell’impianto che tiene unite tutte

18 le fasi delle attività e non esclusivamente quelle tradizionalmente appartenenti ai soli “piani d’emergenza”.

1.3.2 PREVISIONE E PREVENZIONE

LE COMPETENZE IN MATERIA DI PREVISIONE E PREVENZIOE

Determina i criteri di massima e formula, sulla base degli accordi raggiunti in sede di Conferenza Stato-Regioni, STATO indirizzi per la predisposizione di programmi di Previsione e prevenzione e ne dispone l’attuazione in base alle ipotesi di rischio.

Predispone i programmi di previsione e prevenzione, REGIONE sulla base degli indirizzi nazionali

Attua le attività di previsione e attraverso i piani di PROVINCIA emergenza gli interventi di prevenzione stabiliti dai programmi regionali

Attua sulla base della programmazione e pianificazione COMUNE sovraordinata tutte le misure per un sistema di protezione civile più prossima ai cittadini.

Il sistema su esposto comporta una successione sistematica e cronologica dall’alto verso il basso che è spesso fonte di ritardi e inadeguatezze nella predisposizione degli strumenti programmatori. Anche se questo sistema può risultare utile per la definizione livelli di scenario di rischio fino a scala regionale e non permette l’individuazione di tante altre fonti di pericolo prettamente locali, carico di pianificazione basati su studi e monitoraggi ad hoc.che piccole comunità spesso non possono accollarsi per i connessi oneri di realizzazione. Inoltre sulla base delle considerazioni fatte in precedenza, cioè sull’assenza a livello regionale di una norma programmatoria, crediamo che sia ancor più necessario che le attività di monitoraggio e di studio di cui sopra, siano intraprese, in questa fase interlocutoria, con iniziative poste sul principio di convezioni tra i vari Enti interessati.

19 Per tanto oggi non è un errore affermare che la scelta della Regione di promuovere la pianificazione comunale è frutto esclusivo dell’esperienza Vigilpro che di una vera programmazione come del resto, impone la normativa.

1.3.3 IL SOCCORSO In emergenza è fondamentale che siano immediatamente netti i ruoli e responsabilità. Come primo presidio sul territorio è l’Autorità Comunale nelle vesti di Sindaco.

In applicazione della L. 225/92 art. 15 comma 3 e 4:

“3. Il sindaco è autorità comunale di protezione civile. Al verificarsi dell’emergenza nell’ambito del territorio comunale, il sindaco assume la direzione e il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite e provvede agli interventi necessari dandone immediata comunicazione al prefetto e al presidente della giunta regionale.

4. Quando la calamità naturale o l’evento non possono essere fronteggiati con i mezzi a disposizione del comune, il sindaco chiede l’intervento di altre forze e strutture al prefetto, che adotta i provvedimenti di competenza, coordinando i propri interventi con quelli dell’autorità comunale di protezione civile.”

Dal D.Lgs. 112/98, art. 108 comma 1, lettera c) punto 2 e 4 il sindaco sovviene

“2) all’adozione di tutti i provvedimenti, compresi quelli relativi alla preparazione all’emergenza, necessari ad assicurare i primi soccorsi in caso di eventi calamitosi in ambito comunale; 4) all’attivazione dei primi soccorsi alla popolazione e degli interventi urgenti necessari a fronteggiare l’emergenza;”

Il Sindaco per l’adempimento di tali funzioni potrà servirsi di un organismo comunale di protezione civile (L. 225, art. 2, comma 1, lettera a)) . Tranne in cui l’evento non è fronteggiabile con i mezzi a disposizione egli potrà richiedere l’intervento della Regione e non più il Prefetto (L. 225, art. 2, comma 1, lettera b)), il quale comunque informato degli avvenimenti sarà coinvolto per ciò che concerne l’ordine e la sicurezza pubblica, nonché farsi interlocutore con gli organi statali. Solo a seguito di una eventuale deliberazione di stato di emergenza (L. 225, art. 2, comma 1, lettera c)) potrebbe assumere il

20 coordinamento e la direzione, in base ad ordinanze Ministeriali, cioè incarichi commissariali, che prassi vuole, anche dall’esperienza degli ultimi eventi, sempre più demandati o al Capo del Dipartimento della Protezione Civile e/o al Presidente della Regione. Si tenga presente quanto disposto dalla Legge 401/2001, art. 5, comma 4 bis

“Il Dipartimento della protezione civile, d’intesa con le regioni, definisce, in sede locale e sulla base dei piani d’emergenza, gli interventi e la struttura organizzativa necessari per fronteggiare gli eventi calamitosi da coordinare con il prefetto anche per gli aspetti dell’ordine e della sicurezza pubblica.”

LE COMPETENZE IN STATO DI EMERGENZA - Legge 24.02.1992, n. 225, articolo 2 - Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n. 112, articoli 107 e 108

TIPOLOGIA DESCRIZIONE EVENTO COMPETENZA

eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che possono essere A fronteggiati mediante interventi attuabili COMUNE dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria;

eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che per loro natura ed estensione B comportano l'intervento coordinato di più REGIONE enti o amministrazioni competenti in via ordinaria;

calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono C STATO essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari.

Queste disposizioni fin qui esposte, prevedono l’attivazione dei vari livelli di competenza accertato il tipo di evento, dato questo acquisibile sempre in un momento successivo alla attivazione dei soccorsi nell’ambito della prima emergenza, pertanto al di là di quelle che

21 siano le competenze relative agli eventi, ogni struttura territoriale di protezione civile, a partire da quella comunale, deve operare nel soccorso con tutti i mezzi possibili a disposizione e attivando tutte le procedure del caso. La L.R. 10/2000 come dall’art.3, comma 4, lettera a, dispone che la Regione eserciti le seguenti funzioni di carattere unitario a livello regionale: “il soccorso alle popolazioni sinistrate, attuando interventi diretti ad assicurare alle popolazioni colpite dagli eventi, in ambito regionale, una forma di prima assistenza”

Inoltre il “Comitato operativo regionale per gli interventi urgenti e per le emergenze”, istituito dall’art. 12 della già citata L.R. 10/2000

“a. esamina gli interventi urgenti di cui all'articolo 3; b. valuta le notizie, i dati e le richieste provenienti dalle zone interessate all'emergenza e raccolti a cura della Sala operativa prevista dall'articolo 13; c. coordina, in un quadro unitario, gli interventi dei settori interessati al soccorso; d. elabora programmi esecutivi e formula proposte per la adozione delle iniziative e degli interventi di competenza regionale ritenuti più opportuni ed efficaci in relazione alle esigenze prioritarie delle zone interessate dall'emergenza.”

Altresì all’art. 14, comma 2, lettera d. il Presidente della Giunta Regionale:

“provvede, per gli interventi di cui alle lettere b. e c. dell'articolo 2 [eventi di tipo b e c, (n.d.a.)] ad assicurare il concorso delle strutture e dei mezzi della Regione alle attività di soccorso di competenza degli organi statali;”

All’art. 20 della stessa legge di cui sopra, si stabiliscono quali siano le attività regionali in ambito emergenziale. La sostanza di quest’articolo è di ordine tecnico, teso a delineare operazioni propedeutiche necessarie a supportare l’opera di soccorso nelle varie fasi.

“Art. 20 Attività regionali per le emergenze 1. Per consentire la tempestiva ed efficace attivazione degli interventi di propria competenza, in presenza di situazioni di emergenza accertate ai sensi dell'articolo 21, [accertamento di situazioni di emergenza attraverso il Servizio regionale di protezione civile (n.d.a.)] la Regione provvede ad

22 assicurare il costante allertamento nonché il coordinamento e la messa a disposizione delle funzioni regionali riguardanti l'assistenza generica, sanitaria e ospedaliera, il rapido ripristino delle viabilità, degli acquedotti e delle altre opere pubbliche di interesse regionale e provvede, altresì, ad assicurare l'assistenza operativa tecnica e professionale delle proprie strutture e in particolare dei servizi competenti in materia di: Edilizia pubblica, Lavori pubblici, Schemi idrici, Viabilità, Sicurezza sociale, Sanità, Ecologia, Agricoltura, Foreste, Trasporti, Edilizia residenziale. 2. In relazione alle specifiche ipotesi di rischio, la Regione assicura la pronta utilizzazione dei mezzi e delle attrezzature di cui ha acquisito la disponibilità secondo le indicazioni della presente legge. 3. Nei casi di pericoli, di calamità, di emergenza dichiarata e di ripristino, il Presidente della Giunta, o il Dirigente Responsabile del Servizio di Protezione Civile, al fine di attuare interventi tempestivi ed efficaci è autorizzato ad adottare procedure contrattuali d'urgenza per l'affidamento di lavori, per le forniture di beni e di servizi e per l'utilizzo dei mezzi idonei al soccorso.”

Dall’art. 22, commi 3, 4 e 5, stessa legge di cui sopra, una volta accertata la situazione di emergenza:

3. Il Presidente della Giunta Regionale, o Assessore delegato, qualora ravvisi che l'evento calamitoso, per intensità ed estensione, debba essere fronteggiato con mezzi e poteri straordinari ai sensi della lettera c) del citato articolo 2, assume le iniziative intese a promuovere la dichiarazione dello stato di emergenza di cui a1 comma 1 dell'articolo 5 della legge n. 225/1992. 4. Il Presidente della Giunta Regionale, o Assessore delegato, quando l'evento calamitoso sia riconducibile alle ipotesi individuate dalla lettera b) del ripetuto art. 2 e sia richiesto il concorso della Regione alle attività di protezione civile, assicura l'immediata disponibilità delle strutture organizzative e dei mezzi regionali, assumendo la direzione unitaria degli interventi di competenza regionale secondo le disposizioni delle autorità ; statali competenti. 5. Nei casi previsti dai precedenti commi 3 e 4, il Responsabile del Servizio per la Protezione Civile è autorizzato all'immediata attivazione del Comitato operativo regionale per le emergenze e della Sala operativa.

23 1.3.4 SUPERAMENTO DELL’EMERGENZA Il comma 5 dell’art. 3 L.225/92 recita:

“Il superamento dell'emergenza consiste unicamente nell'attuazione, coordinata con gli organi istituzionali competenti, delle iniziative necessarie ed indilazionabili volte a rimuovere gli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita.”

Dal comma 4 dell’art. 108 del D.Lgs. n.112/98 si conferisce alle Regioni incarichi inerenti:

“all'attuazione degli interventi necessari per favorire il ritorno alle normali condizioni di vita nelle aree colpite da eventi calamitosi” anche se non è statuibile, prima che l’evento accadi, predisporre i provvedimenti necessari, possiamo indirizzarci verso l’ordinamento regionale per individuare le attività organizzative e procedurali di massima previste per il superamento dell’emergenza. L’art. 3, comma 2, lettera d. della L.R. 10/2000 definisce che è attività regionale di protezione civile:

“l'attuazione, coordinata con gli organi istituzionali competenti, degli interventi necessari ed indilazionabili volti a rimuovere gli ostacoli per favorire il ritorno alle normali condizioni di vita delle aree colpite da eventi calamitosi”

Altresì come disposto dall’art. 14, comma 2, lettera c. della già citata L.R. 10/2000, il Presidente della Giunta Regionale

“attua per gli eventi di cui alla lettera b. dell'articolo 2 gli interventi necessari per ripristinare la situazione di normalità”

Oltre questi due commi nella L.R. 10/2000 non si fa più riferimento ad attività che possano riguardare il superamento dell’emergenza. Considerato che tutti i tipi di provvedimenti in stato di emergenza sono volti a superare questo stato, spesso sono disposizioni che assumono carattere di straordinarietà, anche in deroga alla normativa vigente, tipica questo dei poteri conferiti a Commissari Delegati in caso di eventi di tipo “C”. (comma 4, art. 5 L. 225/1992)

24

“Il Presidente del Consiglio dei Ministri, ovvero, per sua delega ai sensi dell'articolo 1, comma 2, il Ministro per il coordinamento della protezione civile, per l'attuazione degli interventi di cui ai commi 2 e 3 del presente articolo, può avvalersi di commissari delegati. Il relativo provvedimento di delega deve indicare il contenuto della delega dell'incarico, i tempi e le modalità del suo esercizio”

e richiamato dalla L.R. 10/2000 all’art. 14, comma 3:

“In caso di catastrofe o grave calamità, il Presidente della Giunta Regionale, ove delegato dal Presidente del Consiglio, esercita le funzioni di commissario con i poteri delegati all'atto di nomina. Mantenendo la titolarità della funzione delegata, può subdelegare alcuni compiti delegati, ove previsto espressamente nel provvedimento di delega di cui al comma 4 dell'art. 5 della legge n. 225/1992.”

Qualora ciò non dovesse accadere, è evidente che le conseguenze dell’evento calamitoso potranno essere fronteggiate con misure ordinarie.

1.3.5 L’INFORMAZIONE La conoscenza del proprio ambiente di vita e dei rischi presenti in esso, è strettamente legata alle attività di prevenzione. Pertanto l’informazione, intesa questa nella sua totalità, assume un carattere d’importanza all’interno di tutte le attività di protezione civile. Possiamo genericamente individuare gli aspetti peculiari della informazione e i suoi contenuti, sinteticamente riportati nella tabella seguente.

TIPOLOGIA DELLA INFORMAZIONE

PREPARATORIA PREVENTIVA EMERGENZIALE

Volta a fornire Mirata alla conoscenza dei Riferita a comunicare in informazioni su come è rischi presenti sul territorio in stato di crisi: sull’evoluzione strutturata e organizzata la cui si vive, e quali siano i degli eventi in corso, dei protezione civile nel probabili scenari in un provvedimenti adottati e territorio, e quali sono le determinato evento, e le consigli per evitare

25 attività poste in essere. procedure da adottare per la l’insorgere di panico. salvaguardia di persone e cose.

CONTENUTI DELL’IFORMAZIONE

- CONOSCENZA DELLE FONTI DI PERICOLO SUL TERRITORIO - GRADO DI VULNERABILITA’ DELL’AMBIENTE IN CUI SI VIVE - PREANNUNCIO DI PROBABILI EVENTI CALAMITOSI - COMPORTAMENTI DI AUTOPROTEZIONE IN CASO DI EMERGENZA - MISURE DI SALVAGUARDIA NEI PIANI D’EMERGENZA - COMUNICAZIONE IN STATO DI CRISI

Non dobbiamo considerare l’informazione alla popolazione come una specie di accessorio ai piani di protezione civile, tant’è vero che una attività del genere anche se prevista, nella pianificazione va comunque programmata separatamente dalla stessa. A livello nazionale il Dipartimento della protezione Civile è la struttura, secondo la normativa (D.L. n. 343/2001) che promuove l’attività di informazione, spesso accanto ad altre strutture sia di natura scientifica che operativa. A livello locale è il Sindaco, come gia citato con l’art. 12 della L. n. 265/1999, l’autorità competente per le attività d’informazione, in ogni caso bisogna tener in considerazione, ai fini di una valida applicazione delle attribuzioni, di un quadro contestuale del genere:

QUADRO CONTESTUALE DELLA COMUNICAZIONE

PERIODO TIPO DURATA

Periodo ordinario PREPARATORIA e PREVENTIVA Ricorrente

Fase di preannuncio EMERGENZIALE In base all’evoluzione degli eventi

Fase di allarme EMERGENZIALE Stato di emergenza

Fase post-evento CESSATO ALLARME Strettamente necessaria

26 1.3.6 L’ESERCITAZIONE Le esercitazioni di protezione civile debbono essere considerate non solo dei test riguardanti la validità dei contenuti di un piano di emergenza, ma un vero e proprio atto simulato nel cui svolgimento ogni figura acquista coscienza del proprio ruolo e solo successivamente cerca di individuarne i difetti rendendo con ciò il piano perfettibile. Esistono varie diversificazioni di esercitazione, tutte legate al tipo di ruolo che si svolge durante la fase di emergenza: - esercitazioni per posti di comando, in quanto coinvolge unicamente gli organi direttivi e le reti di comunicazione testandone linguaggi, procedure e funzionalità. - esercitazioni che riguardano aspetti prettamente operativi in fase di soccorso - esercitazioni dimostrative, basate sulla prova di capacità operativa in ambito tecnico-logistico - esercitazioni congiunte tra vari enti tese a valutare la risposta del sistema nel suo complesso in fase di emergenza. È comunque utile che per dare una giusta valutazione finale all’esercitazione sia opportuno che “l’operazione” sia attivata senza preavviso. Una esercitazione si può considerare riuscita quando riesce ad evidenziare tutte le inadeguatezze del sistema-soccorso, considerato che in questo tipo di operazione non si può non andare incontro a delle eventualità difficili da prevedere in qualsiasi pianificazione d'emergenza.

1.3.7 LA PIANIFICAZIONE A partire dall’entrata in vigore del DLgs. N.112/1998, diventa obbligatorio da parte dei comuni dotarsi di un piano di protezione civile, il quale precedentemente era solo una disposizione raccomandata dal Dipartimento di protezione civile e dal Ministero dell’Interno. Stando ai più recenti concetti il Piano di protezione Civile, esso non è più inteso come un puro e semplice elenco di beni e risorse da impiegare in caso di emergenza, ma è un strumento che coordina tutta una serie di attività di protezione civile nell’ambito delle competenze di chi lo gestisce nei limiti territoriali di applicabilità. Il piano parte dagli scenari di rischio ipotizzabili, desumibili dai programmi di previsione e prevenzione, predispone nei minimi particolari la realizzazione di tutte le attività

27 propedeutiche come pure l'attuazione di procedure di risposta della struttura, sulla base delle risorse disponibili, al determinarsi di un dato evento. A tal fine il Dipartimento della protezione civile e il Ministero dell’Interno hanno approntato delle linee guida (Metodo Augustus) basate sui concetti di semplicità e flessibilità

“…In sostanza non si può pianificare nei minimi particolari, perché l’evento – per quanto previsto sulla carta – al suo “esplodere” è sempre diverso. Il metodo Augustus nasce da un bisogno di unitarietà degli indirizzi della pianificazione d’emergenza che, purtroppo, fino ad oggi ha visto una miriade di proposte spesso in contraddizione fra loro perché formulate dalle varie amministrazioni locali e centrali in maniera tale da far emergere solamente il proprio “particolare”…L’importanza delle linee guida del metodo Augustus, oltre a fornire un indirizzo per la pianificazione d’emergenza, flessibile secondo i rischi presenti sul territorio, delinea con chiarezza il metodo di lavoro semplificato nell’individuazione e nell’attivazione delle procedure pe coordinare con efficacia la risposta di protezione civile…il metodo Augustus vuole abbattere il vecchio approccio di fare i piani di emergenza basati sulla concezione burocratica del solo censimento di mezzi utili agli interventi di protezione civile e introdurre con forza il concetto della disponibilità delle risorse; per realizzare questo obiettivo occorre che nei piani di emergenza siano introdotte le funzioni di supporto con dei responsabili in modo da tener “vivo” il piano, anche attraverso periodiche esercitazioni ed aggiornamenti.”2

Il Dipartimento inoltre specifica le caratteristiche di base della pianificazione d’emergenza:

DEFINIZIONE DI PIANO Il progetto di tutte le attività coordinate e delle procedure di Protezione Civile per fronteggiare un qualsiasi evento calamitoso atteso in un determinato territorio è il PIANO DI EMERGENZA. Il Piano di emergenza deve recepire: 1.Programmi di Previsione e Prevenzione; 2. Informazioni relative a: a.processi fisici che causano le condizioni di rischio e relative valutazioni, b. precursori, c. eventi,

2 Elvezio Galanti – Il Metodo Augustus – DPC informa n.12 Ottobre/Novembre 1998 28 d. scenari, e. risorse disponibili. Di conseguenza occorre rappresentare cartograficamente le indicazioni utili alla caratterizzazione dei possibili scenari di rischio per l’attuazione delle strategie di intervento per il soccorso e il superamento dell’emergenza, razionalizzando e mirando l’impiego di uomini e mezzi.

STRUTTURA DI UN PIANO Il piano deve essere strutturato in tre parti fondamentali: 1. Parte generale 2. Lineamenti della Pianificazione 3. Modello di intervento

1. Parte generale: Si raccolgono tutte le informazioni relative alla conoscenza del territorio, alle reti di monitoraggio presenti, alla elaborazione degli scenari di rischio. 2. Lineamenti della pianificazione: Si individuano gli obiettivi da conseguire, per dare una adeguata risposta di P.C. ad una qualsiasi emergenza. 3. Modello di intervento: Si assegnano le responsabilità nei vari livelli di comando e controllo per la gestione delle emergenze di P.C.; si realizza il costante scambio di informazioni nel sistema centrale e periferico di P.C.; si utilizzano le risorse in maniera razionale.

L’attività di pianificazione è sviluppata a vari livelli di competenza territoriale:

Compete predisporre e attuare d’intesa con le Regioni e gli Enti locali interessati, i piani di STATO emergenza in caso di calamità di tipo “c” (L. 225/1992, art.2, comma 1)

Sulla base degli indirizzi regionali elabora i piani provinciali di protezione civile volti a PROVINCIA fronteggiare calamità di tipo “b” (L. 225/1992, art.2, comma 1)

Predispone ed attua, sulla base dei programmi regionali di previsione e prevenzione, i piani COMUNE comunali di protezione civile.

A seguito ci preme sottolineare ancora una volta quale sia la differenza tra la programmazione e la pianificazione, questo attraverso una analisi comparata delle due attività di protezione civile.

29 ANALISI COMPARATA FRA ATTIVITA’ DI PROGRAMMAZIONE E DI PIANIFICAZIONE*

Criteri generali di programmazione e pianificazione

La programmazione deve essere distinta dalla pianificazione. Essa infatti attiene alla previsione e prevenzione, intesa come conoscenza dei rischi che insistono sul territorio nazionale e come attività di mitigazione dei rischi stessi. I programmi devono essere ricognitivi delle problematiche afferenti il territorio e devono prevedere l’individuazione delle possibili soluzioni con specifico riferimento ai tempi ed alle risorse disponibili o da reperire. I piani consistono invece nell’isieme delle procedure operative d’intervento d’attuarsi nel caso si verifichi l’evento atteso contemplato in un apposito scenario. I programmi costituiscono il presupposto per la pianificazione d’emergenza. In ogni caso i piani devono sempre e comunque essere correlati ai programmi triennali di previsione e prevenzione, predisposti a livello nazionale, regionale e provinciale, rispettivamente dallo Stato, dalle Regioni e dalla Provincia.

PROGRAMMAZIONE PIANIFICAZIONE

Definizione Definizione

L’attività di programmazione è afferente alla fase di L’attività di pianificazione consiste nell’elaborazione coordinata previsione dell’evento, intesa come conoscenza tecnico- delle procedure operative di intervento da attuarsi nel caso in cui scentifica dei rischi che insistono sul territorio, nonché della si verifichi l’evento contemplato in un apposito scenario in un fase della prevenzione intesa come attività destinata alla determinato territorio mitigazione dei rischi stessi. In particolare, i programmi costituiscono il punto di riferimento per la determinazione delle priorità e delle gradualità temporali di attuazione degli interventi di protezione civile, in funzione della pericolosità dell’evento calamitoso, della vulnerabilità del territorio nonché delle disponibilità finanziarie.

Livello nazionale Eventi di tipo “C” L. 225/92 art.2; DLgs 112/98 art. 107

STATO STATO

La programmazione nazionale deve riguardare scenari La pianificazione ha l’obiettivo di definire e coordinare gli connessi a rischi che per loro natura o estensione richiedono interventi di soccorso ed assistenza alle popolazioni colpite da l’indirizzo degli organi centrali dello Stato. eventi che per intensità ed estensione debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari nonché per coordinare l’apporto Organismi di direzione e supporto: delle varie Componenti e Strutture del Servizio Nazionale. • Commissione Nazionale per la Previsione e Prevenzione I piani di emergenza nazionali saranno distinti per tipo di rischio e dei Grandi Rischi riferiti ad aree specifiche del territorio italiano individuate con il • Comitato Operativo della Protezione Civile concorso della comunità scientifica e comunque oggetto di programmazione nazionale.

Livello regionale Eventi di tipo “B” L. 225/92 art.2; DLgs 112/98 art. 108 comma a

30 REGIONE REGIONE

L’attività di programmazione regionale deve riguardare Attuazione di interventi urgenti in caso di crisi determinata dal scenari connessi a rischi che per loro natura e per estensione verificarsi o dall’imminenza di eventi di cui all’art. 2 comma 1 richiedono l’intervento delle Regioni sulla base degli lettera b della legge 225/92, avvalendosi anche del corpo indirizzi nazionali (D.Lgs. 112/98) nazionale dei vigili del fuoco. Indirizzi per la predisposizione dei piani provinciali di emergenza in caso di eventi calamitosi di cui all’articolo 2, comma 1, lettera b), della legge 225 del 1992. attuazione degli interventi necessari per favorire il ritorno alle normali condizioni di vita delle aree colpite dagli eventi calamitosi. Spegnimento degli incendi boschivi, fatto salvo quanto stabilito al punto 3) della lettera f) del comma 1 dell’articolo 107 DLGS 112/98. dichiarazione dell’esistenza di eccezionale calamità o avversità atmosferica, ivi compresa l’individuazione dei territori danneggiati e delle provvidenze di cui alla legge 14 febbraio 1992, n. 185. interventi per l’erogazione e utilizzo del volontariato.

Livello periferico Eventi di tipo “B” L. 225/92 art.2; DLgs 112/98 art. 108 comma b

PROVINCIA PROVINCIA

I programmi provinciali devono riguardare scenari connessi Sono attribuite le funzioni relative: alla predisposizione dei piani a rischi che per loro natura ed estensione hanno rilevanza provinciali di emergenza sulla base degli indirizzi regionali; alla provinciale. vigilanza sulla predisposizione da parte delle strutture provinciali di protezione civile, dei servizi urgenti, anche di natura tecnica, Organismi di supporto: da attivare in caso di eventi calamitosi di cui all’articolo 2, • Comitato provinciale di protezione civile: è presieduto dal comma 1, lettera b) della legge 24 febbraio 1992, n. 225 Presidente della Provincia o da un suo delegato e composto da un rappresentante del prefetto, esperti di protezione civile, esperti delle varie tipologie di rischio (art. 13 L. 225/92)

Livello periferico Eventi di tipo “B” L. 225/92 art.2; DLgs 112/98 art. 108 comma c part. 3

COMUNITA’ MONTANA COMUNITA’ MONTANA

Le Comunità montane possono costituire un riferimento Le Comunità montane sulla base degli indirizzi regionali possono unitario ed omogeneo per ambiti sub-provinciali partecipare alle attività di pianificazione dell’emergenza d’intesa significativi, con particolare riferimento ai programmi di con i comuni ricadenti nel proprio territorio ed a supporto delle prevenzione mirati a tipologie di rischio specifiche dei attività di protezione civile del Sindaco. territori montani e nel contesto delle funzioni delegate da province e regioni.

31 Livello periferico Eventi di tipo “A” L. 225/92 art.2; DLgs 112/98 art. 108 comma c

COMUNE COMUNE

I Comuni concorrono alla organizzazione e realizzazione La legge 225/92 art. 15 riconosce il potere del Sindaco di dotare delle attività di protezione civile con le funzioni relative l’ente locale di una struttura di protezione civile. all’attuazione in ambito comunale delle attività di Il Sindaco è titolare di un pubblico potere e pertanto l’obiettivo previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi, della sua funzione è il pubblico interesse. stabilite dai programmi e piani regionali Come autorità di protezione civile il Sindaco è ente esponenziale degli interessi della collettività che rappresenta. Di conseguenza al Sindaco in virtù di altre norme dell’ordinamento (Legge 142/90; D.P.R. 175/88; D.Lgs. 112/98) sono imposti: l’adozione di tutti i provvedimenti, compresi quelli relativi alla preparazione all’emergenza, necessari ad assicurare i primi soccorsi in caso di eventi calamitosi in ambito comunale; la predisposizione dei piani comunali e/o intercomunali di emergenza, anche nelle forme associative e di cooperazione previste dalla legge 8 giugno 1990, n. 142, e in ambito montano, tramite le comunità montane, e alla cura della loro attenzione, sulla base degli indirizzi regionali; l’attivazione dei primi soccorsi alla popolazione e degli interventi urgenti necessari a fronteggiare l’emergenza; la vigilanza sull’attuazione, da parte delle strutture locali di protezione civile, dei servizi urgenti; l’utilizzo del volontariato di Protezione Civile a livello comunale e/o intercomunale, sulla base degli indirizzi nazionali e regionali.

* Fonte DPC informa n. 12 Ottobre/Novembre 1998

1.3.8 I MECCANISMI DI PREANNUNCIO una gran parte delle calamità può essere prevista con abbondante anticipo, ciò consente la tempestiva attivazione del sistema di emergenza predisposto dalla pianificazione. L’attivazione deve seguire una procedura basata sull’emissione di avvisi convenzionali di ordine temporale, in riferimento all’evolversi degli eventi, questi segnali sono di: - attenzione - preallarme - allarme Essi devono essere trasmessi alle varie componenti operative dall’autorità competente di livello per la direzione e il coordinamento delle attività di protezione civile nel territorio di riferimento (in ambito comunale il Sindaco)..

32 I tre passaggi di cui sopra dovranno essere convenientemente adeguati in sede di pianificazione. L’attivazione del primo segnale di preannuncio (attenzione) e il passaggio da un segnale ad un altro dovranno essere modulati da precisi rivelatori, quali - avvisi meteorologici - il superamento di limiti di guardia idro-pluviometri, - una riscontrata criticità rilevata mediante l’osservazione diretta.

1.4 IL PIANO VIGENTE E LA STRUTTURA COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE

La tabella sottostante illustra il quadro normativo di riferimento.

NORMATIVA PRINCIPALE IN MATERIA DI PROTEZIONE CIVILE

DISPOSIZIONI DI Norme sul soccorso e l'assistenza alle CARATTERE L. 8.12.1970 N. 996 popolazioni colpite da calamità - Protezione GENERALE civile

Regolamento di esecuzione della legge 8 D.P.R 6.2.1981 N. 66 dicembre 1970, n. 996

Istituzione del Servizio nazionale della L. 24.2.1992 N. 225 protezione civile

Conferimento di funzioni e compiti D. Lgs. 31.3.1998 N.112 amministrativi dello Stato alle regioni ed agli (art. 107-108-109) enti locali, in attuazione del capo I della L. 15 marzo 1997, n. 59

Regolamento recante nuova disciplina della D.P.R. 8.2.2001 N. 194 partecipazione delle organizzazioni di volontariato alle attività di protezione civile.

Disposizioni urgenti per assicurare il coordinamento operativo delle strutture D.L. 7.9.2001 N. 343 preposte alle attività di protezione civile e per migliorare le strutture logistiche nel settore della difesa civile

33 Conversione in legge, con modificazioni, del D.L. 7 settembre 2001, n. 343, recante L. 9.11.2001 N. 401 disposizioni urgenti per assicurare il coordinamento operativo delle strutture preposte alle attività di protezione civile.

Disciplina del sistema regionale di L.R. 17.2.2000 N. 10 protezione civile

D.Lgs. 18.8.2000 N.267 Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli (art. 19-20-54) enti locali

Norme per il riassetto organizzativo e L. 18.05.1989 N. 183 funzionale della difesa del suolo.

Misure urgenti per la prevenzione del rischio D.L. 11.06. 1998 N. 180 idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione Campania

Conversione in legge, con modificazioni, del D.L. 11 giugno 1998, n. 180, recante misure L. 03.08.1998 N. 267 urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione Campania

Attuazione della direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti DISPOSIZIONE DI D.Lgs. 17.08.1999 N. 334 CARATTERE connessi con determinate sostanze SETTORIALE pericolose Interventi urgenti per le aree a rischio idrogeologico molto elevato e in materia di D.L. 12.10.2000 N. 279 protezione civile, nonché a favore di zone colpite da calamità naturali

Conversione in legge, con modificazioni, del D.L. 12 ottobre 2000, n. 279, recante interventi urgenti per le aree a rischio idrogeologico molto elevato ed in materia di L. 11.12.2000 N. 365 protezione civile, nonché a favore delle zone della regione Calabria danneggiate dalle calamità idrogeologiche di settembre ed ottobre 2000.

L. 21.11.2000 N. 353 Legge-quadro in materia di incendi boschivi

34 2. STRUTTURA E FINALITA’ DEL PIANO.

Il Piano di Emergenza Comunale è un documento non eccessivamente elaborato, ma certamente chiaro, di rapida e facile consultazione e si articolerà nei seguenti punti: - IL TERRITORIO E I RISCHI - L’ORGANIZZAZIONE E IL MODELLO D’INTERVENTO - LA PREVENZIONE.

“IL TERRITORIO E I RISCHI”. Si terrà conto dell’organizzazione del territorio a livello amministrativo, di come geograficamente disposto, demograficamente insediato e di che tipo di infrastrutture e servizi è dotato, nonché dell’individuazione di tutte le emergenze di determinato interesse. Per quanto riguarda i rischi trattandosi di un piano riferito essenzialmente all'attività da porre in essere in caso di evento calamitoso, esula dal mio incarico e anche dagli stretti compiti comunali connessi all’attività di protezione civile (anche in ordine ai costi), redigere una carta del Rischio, quale frutto di dettagliate indagini, ricerche e studi che rientrano di fatto nel quadro del programmi di previsione e prevenzione di competenza Regionale. Nell’ambito delle conoscenze acquisite e attualmente disponibili, si fa riferimento alla Pericolosità connaturata del territorio, all’Esposizione delle persone, dei beni e alla loro Vulnerabilità, nel campo di una valutazione globale e non di una definizione attenta e precisa di uno scenario di rischio in cui si determina il “cosa succederebbe se…”

“L’ORGANIZZAZIONE E IL MODELLO D’INTERVENTO”. Per ciò che concerne l’Organizzazione essa è intesa come disposizione in termini di uomini e risorse nell’ambito della struttura comunale di protezione civile; per Modello d’Intervento si intende tutte le attività di pertinenza da porre in atto in caso di evento calamitoso. Si prevedono l’organizzazione delle strutture e le modalità di attivazione e di esplicazione del soccorso fino al superamento dell'emergenza, cioè una check list in cui sia definita una procedura operativa nella quale sia chiaro e leggibile “chi fa che cosa…”, in modo predeterminato e non soggetto a decisioni da prendersi sotto lo stress dell’emergenza. Insomma, uno strumento di lavoro tarato su una situazione ipotetica verosimile sulla base delle conoscenze scientifiche del momento attuale, aggiornabile e riadattabile non solo quando cambiano nomi e numeri di telefono, ma soprattutto quando si acquisiscano, ad

35 esempio, nuove conoscenze sui rischi del territorio o nuovi sistemi di monitoraggio e preannuncio.

“LA PREVENZIONE”. Dal quadro normativo vigente si evince come il Comune costituisce il nucleo locale più proteso verso l'intervento di emergenza che verso una vera e propria programmazione. Pertanto vengono ancora escluse nell’ambito delle attività di protezione civile, tutte le misure atte ad eliminare il rischio e, ove possibile, a mitigarne le eventuali conseguenze. A tal fine risulta importante che il Comune, tenute presenti le condizioni di rischio esistenti (da cui possono risultare vincoli e limitazioni), ne tenga conto nella gestione delle attività legate all’assetto e alla tutela del territorio, consideri le esigenze di un perfetto funzionamento di un Piano di Emergenza Comunale, nonché tutti i provvedimenti atti alla salvaguardia dei beni esposti. A questo proposito il presente piano prevede una serie di provvedimenti laddove il “sistema” risulti più “vulnerabile” e pertanto non capace di dare una risposta adeguata in caso di calamità. Altro aspetto fondamentale della prevenzione è l’attenzione per ciò che riguarda le attività da stabilire per una corretta informazione e formazione della Popolazione residente in merito ai rischi presenti sul territorio e soprattutto ai modelli di comportamento in caso di evento calamitoso.

36 3. TERRITORIO E RISCHI

3.1 DATI TERRITORIALI

3.1.1 CONFINI: EST – Agro del Comune di S. Martino in Pensilis SUD – Agro del Comune di Rotello e di OVEST – Agro del Comune di e di Montorio nei Frentani NORD – Agro di Comune di S. Martino in Pensilis

3.1.2 DATI TOPOGRAFICI

Altimetria Max (m. sul mare) : 262 Superficie totale (Kmq) : 31.44 Superficie urbana (Kmq) : 1.44

3.1.3 PRINCIPALI STRADE DI COLLEGAMENTO CON I COMUNI LIMITROFI E CON IL CAPOLUOGO S.S. 480 che, congiungendosi con la S.S. 87 porta a Larino e a , che a sua volta, congiungendosi con la S.S. Bifernina porta a ; S.S. 480 che porta a Rotello congiungendosi ad una strada di bonifica a circa km 3.5 ad est del paese; S.P. 40 “Adriatica” che porta a S. Martino in Pensilis a nord, a Rotello e a Montorio nei F. a sud.

3.1.4 CARATTERISTICHE ORO-GEOGRAFICHE Collinare

3.1.5 CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE DEL TERRENO Argilloso-Calcareo

3.1.6 PATRIMONIO ABITATIVO – VULNERABILITA’ 1. Tipologia delle costruzioni: l’agglomerato urbano è costituito in egual misura da fabbricati di nuovo tipo con strutture in c.a. o in muratura

37 antisismiche e di vecchio tipo con strutture in pietra, mattoni e calce. Il vecchio centro urbano è formato da fabbricati a schiera. Le nuove zone del centro urbano sono formate da fabbricati singoli, isolati, con uno o più alloggi. 2. densità: Le costruzioni e la popolazione ivi dimoranti si trovano per la quasi totalità nel centro urbano (90%), ad eccezione di sporadici casi di costruzioni in zone agricole.

3.1.7 PATRIMONIO EDILIZIO PUBBLICO – VULNERABILITA’

• Municipio • Scuola materna • Scuola elementare • Scuola media • Ambulatorio comunale • Chiesa del SS. Rosario • Chiesa di S. Maria delle Grazie • Strutture cimiteriali • Campo sportivo • Centro sociale • Mercato coperto • Caserma C.C.

3.1.8 ELENCO STRUTTURE SANITARIE E PRONTO INTERVENTO

1. Strutture sanitarie: il Comune di Ururi non dispone di strutture sanitarie in loco; in caso di necessità usufruisce delle strutture sanitarie dei centri più vicini: Larino, Termoli, Campobasso. 2. Sezione distaccata Distretto sanitario di Larino: - Ufficiale Sanitario : dott. Matteo SABETTA - Sede distaccata ASL: Via Tanassi n. 25 - Ururi 3. CARABINIERI: Comando di Ururi (CB)

38

3.1.9 COM DI LARINO

Comuni afferenti:

Ururi, Montorio nei F., Rotello, S.Croce di Magliano, , , , , Morrone, , Collotorto, S.Giuliano di Puglia.

3.1.10 POPOLAZIONE

UOMINI: 1422 DONNE: 1564

TOTALE 2986 abitanti (aggiornamento nov. 2004)

n. di abitanti portatori di handicap : 5

ƒ GLAVE MARIKA , via XIV traversa provinciale (minore) ƒ COCCOZELLA GIUSEPPINA, via Marina 133 (minore) ƒ PLESCIA ELVIRA, via Tanassi 10 ƒ MIOZZI MARIA, via Marconi 109 ƒ OCCHIONERO LUIGI, via Corsica 4

n. di abitanti residenti nelle contrade: ƒ Cda Creta Bianca – n. 7 ƒ Cda Patronata – n. 5 ƒ Cda Nipitella – n. 4 ƒ Cda S. Benedetto – n. 14 ƒ Cda Cigno – n. 3 ƒ Cda Forconi – n. 14

n. di lavoratori nella zona industriale Creta Bianca: 25

39 3.1.11 ATTIVITA’ PRODUTTIVE ARTIGIANI

1 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 21/06/1965 F. G.: DI Denominazione: PASTO' LUIGI Indirizzo: VIA GIARDINI 107 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 25/05/1965 Attivita': FABBRO C. attivita': 28 A 2 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: PETA TERESINA Indirizzo: VIA 7 TRAVERSA PROVINCIALE 4 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 01/01/1976 Attivita': PANIFICIO C. attivita': 15.81.1 A 3 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: FIORILLI NICOLA Indirizzo: VIALE DANTE 96 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 26/07/1978 Attivita': COSTRUZIONI EDILI STRADALI C. attivita': 45.23 A 4 ) CCIAA: CB Sezione RI: A - P Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: INTREVADO ANTONIO Indirizzo: VIA GIARDINI 137 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 06/02/1979 Attivita': AUTOTRASPORTO DI MERCI PER CONTO DI TERZI E MOVIMENTO TERRA - IMPRESA EDILE E STRADALE - COSTRUZIONI OPERE PUBBLICHE E PRIVATE RETI IDRICHE E FOGNANTI. C. attivita': 60.24 A / 45.11 D / 45.21.1 D / 45.23 D / 45.21.2 D 5 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 28/10/1976 F. G.: DI Denominazione: DE ROSA GUIDO Indirizzo: VIA SKANDERBERG Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 17/09/1976 Attivita': MURATORE C. attivita': 45.45.01 A 6 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: IANNACCI ANTONIO Indirizzo: CORSO II^ MATTEOTTI 9 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 10/02/1971 Attivita': IDRAULICO C. attivita': 45.33 A 7 ) CCIAA: CB Sezione RI: A - P Data iscrizione RI: 10/06/1968 F. G.: DI Denominazione: PANNUNZIO ANTONIO Indirizzo: VIA C.& G. OCCHIONERO 1 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 01/01/1968

40 Attivita': BARBIERE C. attivita': 93.02.01 A / 01.11.6 S 8 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: PETRILLO NICOLA Indirizzo: STRADA STATALE 480 ZONA INDUSTRIALE 6 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 26/11/1974 Attivita': FALEGNAME C. attivita': 20.3 A 9 ) CCIAA: CB Sezione RI: A - P Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: LANGIANO ANTONIO Indirizzo: VIA CAVOUR 28 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 08/09/1980 Attivita': BARBIERE - PARRUCCHIERE PER SIGNORA. DAL 17/04/1991 COMMERCIO AL MINUTO DEI PRODOTTI DI CUI ALLA TAB.XIV:PROFUMERIA BIGIOTTERIA E ARTT. PER FUMATORI. C. attivita': 93.02.01 A / 52.48 S / 52.33.2 S / 52.48.67 S 10 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: FIORILLI MAURIZIO Indirizzo: VIA MARCONI 6 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 25/02/1981 Attivita': COSTRUZIONI EDILI E STRADALI. DAL 7/02/1995 LAVORAZIONE MECCANICO-AGRARIA PER CONTO TERZI. C. attivita': 45.23 A / 45.21.1 S / 28 D 11 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: LICURSI LUIGI Indirizzo: VIA DELLE UNIVERSIADI 15 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 01/01/1981 Attivita': PANIFICAZIONE C. attivita': 15.81.1 A 12 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: LA TERMO-IDRAULICA DI RAIMONDO DOMENICO Indirizzo: CONTRADA MACCHIE Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 17/08/1982 Attivita': INSTALLATORE TERMO-IDRAULICO C. attivita': 45.33.01 A 13 ) CCIAA: CB Sezione RI: O - A Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: SN Denominazione: F.LLI D'ARIENZO S.N.C. DI D'ARIENZO ANTONIO Indirizzo: VIA MARINA 167 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 01/04/1984 Attivita': OFFICINA MECCANICA E PRODUZIONE INFISSI IN FERRO E ALLUMINIO. C. attivita': 50.20.1 A / 28.12.1 S 14 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: CAMMISA ITALO Indirizzo: VIA XIV TRAV.PROV.LE 2 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 01/01/1985

41 Attivita': EDILIZIA C. attivita': 45.21 A 15 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: MEFFE DOMENICO Indirizzo: VIA ERBETTA 26 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 01/01/1985 Attivita': EDILIZIA C. attivita': 45.21 A 16 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: OCCHIONERO UMBERTO FERNANDO Indirizzo: TRAVERSA GARIBALDI 2 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 02/10/1986 Attivita': EDILIZIA. DALL'11/10/1991 MURATORE;EDIFICI CIVILI INDUSTRIALI MONUMENTALI ED OPERE CONNESSE E ACCESSORIE;COSTRUZIONE E PAVIMENTAZIONE STRADALE RILEVATI AEROPORTUALI FERROVIARI;ACQUEDOTTI FOGNATURE IMPIANTI DI IRRIGAZIONE. C. attivita': 45.21.1 P 17 ) CCIAA: CB Sezione RI: A - O Data iscrizione RI: 06/08/1997 F. G.: SN Denominazione: F.LLI D'ONOFRIO INSTALLAZIONE IMPIANTI IDRO-TERMO-SANITARI S.N.C.DI D'ONOFRIO PASQUALE E CARMINE Indirizzo: STRADA PROVINCIALE ADRIATICA Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 16/01/1987 Attivita': INSTALLAZIONE IMPIANTI IDRO-TERMO SANITARI E A GAS;INSTALLAZIONE E LAVORAZIONE INFISSI IN ALLUMINIO. C. attivita': 45.33 A / 45.3 D / 28.12.1 D 18 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: A.I.E AURORA IMPIANTI ELETTRICI DI CAPETOLA RAFFAELE MARIO. Indirizzo: VIA DEI GERANI S.N. Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 01/03/1988 Attivita': IMPIANTI ELETTRICI CIVILI ED INDUSTRIALI;ILLUMINAZIONI;CITOFONI;VIDEO CITOFONI; AUTOMAZIONE CANCELLI;ANTIFURTI;ANTENNE TV;CONTROSOFFITTATURE IN METALLO E FIBRE MINERALI. DAL 6/10/1994 IMPIANTI RADIOTELEVISIVI ED ELETTRONICI IN GENERE. C. attivita': 45.31 A 19 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: PAPA NICOLA - IMPIANTI ELETTRICI Indirizzo: VIA DELLO STADIO 10 Comune: 86049 URURI - CB Attivita': IMPIANTI ELETTRICI INDUSTRIALI E CIVILI - IMPIANTI TERMICI IDRO-SANITARI - IMPIANTI A GAS C. attivita': 45.31 A 20 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: PORRAZZO GIUSEPPE Indirizzo: CONTRADA RIPITELLA Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 08/03/1990 Attivita': CARROZZERIA C. attivita': 50.20.2 A 21 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: PERUGINI GIUSEPPE

42 Indirizzo: VIA CICLAMINI Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 04/05/1990 Attivita': MIETITREBBIATURA C. attivita': 01.41 A / 01.41.1 S 22 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: DI MICHELE LUCIA Indirizzo: VIA TANASSI 24 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 12/11/1990 Attivita': PARRUCCHIERA C. attivita': 93.02.01 A 23 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: OCCHIONERO ANTONIO Indirizzo: TRAVERSA MATTEOTTI 4 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 03/05/1993 Attivita': LAVORI DI EDILIZIA - MURATORE C. attivita': 45 A 24 ) CCIAA: CB Sezione RI: A - G Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: RASPA MAURIZIO Indirizzo: VIA DEI CICLAMINI 13-B Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 01/03/1993 Attivita': AUTOTRASPORTO MERCI C/TERZI CON AUTOMEZZO DI PORTATA A PIENO CARICO NON SUPERIORE A 3500 KG C. attivita': 60.24 A / 01.11.1 S 25 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: PLESCIA MARIA Indirizzo: PIAZZA MUNICIPIO Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 02/09/1993 Attivita': PARRUCCHIERA C. attivita': 93.02.01 A 26 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: LECCISOTTI GIULIO Indirizzo: VIALE SKANDERBERG 18 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 02/01/1994 Attivita': RIPARAZIONE ELETTRODOMESTICI C. attivita': 52.72.01 A 27 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: VULCANO ANTONIO Indirizzo: STRADA PROVINCIALE 167 SN Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 12/02/1994 Attivita': FALEGNAMERIA C. attivita': 20.30.2 A 28 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: INTREVADO LUIGI Indirizzo: VIA GIOCHI OLIMPICI 2

43 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 11/07/1994 Attivita': AUTOTRASPORTO MERCI CONTO TERZI. DAL 22/05/1997 MIETITREBBIATURA C/TERZI. C. attivita': 60.24 A / 01.41 S 29 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: MANCINI CARLO Indirizzo: PIAZZA MUNICIPIO 7 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 07/03/1995 Attivita': TRASPORTO E CONSEGNA BOMBOLE OSSIGENO LIQUIDO E GASSOSO TERAPEUTICO. DAL 28/07/2000 AUTOTRASPORTO MERCI C/TERZI. C. attivita': 63.11.4 A / 60.24 D 30 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: SCARPELLI ROCCO BIAGIO Indirizzo: VIA GIORDANO Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 22/05/1995 Attivita': OFFICINA MECCANICA. DAL 30/03/2003 AUTOLAVAGGIO. C. attivita': 50.20.1 A / 50.20.52 D 31 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 19/02/1996 F. G.: DI Denominazione: D'ARIENZO FREDY Indirizzo: VIA GIARDINI 191-193 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 21/08/1995 Attivita': FABBRO INFISSI IN METALLO. DAL 06/01/2002 FABBRICAZIONE ARTIGIANA DI PORTE FINESTRE E LORO TELAI - IMPOSTE E CANCELLI METALLICI - COSTRUZIONE DI ATTREZZI AGRICOLI. C. attivita': 28.75.5 A / 28.12.1 D / 29.32.1 D 32 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 15/04/1996 F. G.: DI Denominazione: D'ARIENZO ANTONIO Indirizzo: VIA MARINA 173 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 02/01/1996 Attivita': OFFICINA MECCANICA FABBRO INFISSI IN ALLUMINIO C. attivita': 28.52 A / 28.12.1 D / 28.75.5 D 33 ) CCIAA: CB Sezione RI: P - A Data iscrizione RI: 07/02/1997 F. G.: DI Denominazione: LORETO CIRO Indirizzo: VIA SANTA MARIA 74 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 08/01/1997 Attivita': SERVIZIO DI RACCOLTA URINE. C. attivita': 93.05.03 P 34 ) CCIAA: CB Sezione RI: A - P Data iscrizione RI: 02/04/1997 F. G.: DI Denominazione: DI LULLO GIUSEPPE Indirizzo: VIA MONTE CALVARIO Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 20/02/1997 Attivita': ESERCIZIO E NOLEGGIO DI MEZZI E DI MACCHINE AGRICOLE PER C/TERZI. C. attivita': 01.41.1 A / 01.11.6 S 35 ) CCIAA: CB Sezione RI: A - P Data iscrizione RI: 23/05/1997 F. G.: DI Denominazione: GELATERIA LA DOLCE VITA DI DI GIACOMO FRANCESCO Indirizzo: VIA PROVINCIALE 107

44 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 01/05/1997 Attivita': PRODUZIONE GELATO ARTIGIANALE. C. attivita': 15.52 A 36 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 05/03/1998 F. G.: DI Denominazione: GRIMANI ANTONIO Indirizzo: CONTRADA VIGNE 6 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 01/02/1998 Attivita': LABORATORIO ARTIGIANO DI FALEGNAMERIA. C. attivita': 20.30.2 A 37 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 08/05/1998 F. G.: DI Denominazione: DE IUDICIBUS ALESSANDRO Indirizzo: VIA CAVOUR 50 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 10/04/1998 Attivita': ELETTRAUTO. C. attivita': 50.20.3 A 38 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 12/01/1999 F. G.: DI Denominazione: PLESCIA ANTONIO LAVANDERIA Indirizzo: VIA CAVOUR 14 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 04/01/1999 Attivita': LAVANDERIA. C. attivita': 93.01.2 A 39 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 01/03/1999 F. G.: DI Denominazione: INTREVADO MICHELE Indirizzo: VIA AURORA 56 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 27/01/1999 Attivita': IMPRESA EDILE-STRADALE - DEMOLIZIONI MOVIMENTO TERRA SCAVI MANUTENZIONE VERDE PUBBLICO E PRIVATO SEGNALETICA STRADALE ORIZZONTALE E VERTICALE. C. attivita': 45.21.1 A / 01.41 S / 45.11 D / 45.23 D / 45.34.02 S / 45.44 S 40 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 06/04/1999 F. G.: DI Denominazione: ANZIVINO MARISA Indirizzo: VIA CAVOUR 46 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 15/03/1999 Attivita': PARRUCCHIERE. C. attivita': 93.02.01 A 41 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 20/04/1999 F. G.: DI Denominazione: COLOMBO MARIA CHIARA Indirizzo: VIA S. MARIA 74 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 25/02/1999 Attivita': RACCOLTA LIQUIDI FISIOLOGICI PER USO FARMACEUTICO. C. attivita': 85.14.4 A 42 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 01/03/2000 F. G.: DI Denominazione: DE SANTIS ANDREA Indirizzo: CONTRADA VIGNE 24 Comune: 86049 URURI - CB

45 Data inizio attivita': 08/02/2000 Attivita': MANUTENZIONE RIFORNIMENTO ASSISTENZA TECNICA PULIZIA DISTRIBUTORI AUTOMATICI. C. attivita': 29.24.6 A 43 ) CCIAA: CB Sezione RI: O - A Data iscrizione RI: 06/03/2000 F. G.: SN Denominazione: MARESA S.N.C. DI MARIA TERESA OCCHIONERO & C. Indirizzo: CONTRADA CIGNO Comune: 86049 URURI - CB Altre indicazioni: MASSERIA P. EMILIO OCCHIONERO Data inizio attivita': 12/03/2001 Attivita': LAVORAZIONE - TRASFORMAZIONE - CONFEZIONAMENTO E COMMERCIALIZZAZIONE DI PRODOTTI ORTOFRUTTICOLI. DAL 26/03/2001 PRODUZIONE - TRASFORMAZIONE E CONSERVAZIONE DI PRODOTTI AGROALIMENTARI. C. attivita': 15.3 A / 15.8 D 44 ) CCIAA: CB Sezione RI: O - A Data iscrizione RI: 06/03/2000 F. G.: SN Denominazione: MARESA S.N.C. DI MARIA TERESA OCCHIONERO & C. Indirizzo: CONTRADA VIGNE 28 Comune: 86049 URURI - CB Attivita': FABBRICAZIONE DI OLIO DI OLIVA. C. attivita': 15.41.1 A 45 ) CCIAA: CB Sezione RI: O - A Data iscrizione RI: 08/06/2000 F. G.: SN Denominazione: CAMPOFREDANO VINCENZO E VITTORINO S.N.C. Indirizzo: VIA DEI PINI 10 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 30/05/2000 Attivita': LAVORI GENERALI DI COSTRUZIONE DI EDIFICI E LAVORI DI INGEGNERIA CIVILE. C. attivita': 45.21.1 A / 45.21.2 D 46 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 10/11/2000 F. G.: DI Denominazione: GRAFICHE ARCOBALENO DI INTREVADO ANGELO Indirizzo: VIA S. VENERE S.N. Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 20/10/2000 Attivita': GRAFICA PUBBLICITARIA ED ALTRI SERVIZI CONNESSI ALLA STAMPA. C. attivita': 74.40.1 A / 22.25 D 47 ) CCIAA: CB Sezione RI: O - A Data iscrizione RI: 27/12/2000 F. G.: SN Denominazione: ORTO D'AUTORE S.N.C. DI OLIVASTRO ANGELICA E PLESCIA ANTONELLA Indirizzo: VIA ABRUZZI Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 12/03/2002 Attivita': TRASFORMAZIONE E CONSERVAZIONE DI ORTOFRUTTA. DAL 15/01/2003 PRODUZIONE DI CONDIMENTI E SPEZIE. C. attivita': 15.33 A / 15.87 D 48 ) CCIAA: CB Sezione RI: O - A Data iscrizione RI: 12/02/2001 F. G.: SN Denominazione: PASTO' SYSTEM SNC DEI FRATELLI NICOLA E FRANCESCO PASTO' Indirizzo: CONTRADA VIGNE Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 17/01/2001 Attivita': LAVORAZIONE INFISSI IN ALLUMINIO FERRO E P.V.C. - COSTRUZIONE ZANZARIERE BOX DOCCIA - LAVORAZIONE DEL LEGNO - COSTRUZIONE DI PORTE FINESTRE ED INFISSI BLINDATI. C. attivita': 28.12.1 A / 20.30.1 D / 25.23.01 D / 25.23.02 D / 28.12.2 D / 49 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 11/09/2001 F. G.: DI Denominazione: LEPORE CARLO

46 Indirizzo: CONTRADA S. BENEDETTO 107 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 01/08/2001 Attivita': RESTAURO MOBILI ANTICHI FINESTRE PERSIANE ED ALTRI PRODOTTI IN LEGNO. C. attivita': 36.14.13 A / 20.30.1 D 50 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 18/02/2002 F. G.: DI Denominazione: STUDIO VIDEO DI SE SANTIS ANGELA Indirizzo: VIA TANASSI 19 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 02/01/2002 Attivita': FOTOGRAFIE. C. attivita': 74.81.1 A 51 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 02/07/2002 F. G.: DI Denominazione: EDIL ART DI MINIELLO STEFANO Indirizzo: VIA DELLE UNIVERSIADI 8 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 02/04/2002 Attivita': EDILIZIA. C. attivita': 45.45.01 A 52 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 14/10/2002 F. G.: DI Denominazione: VILLANI NUNZIA Indirizzo: VIA XIV TRAV. PROVINCIALE 4 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 05/09/2002 Attivita': PARRUCCHIERA. C. attivita': 93.02.01 A 53 ) CCIAA: CB Sezione RI: A - P Data iscrizione RI: 03/01/2003 F. G.: DI Denominazione: CAMPOFREDANO DONATO Indirizzo: STRADA PROVINCIALE 167 KM. 4+500 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 06/11/2002 Attivita': DAL 26/02/2004 MARMISTA. C. attivita': 26.7 A / 52.46.3 S 54 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 23/01/2003 F. G.: DI Denominazione: VULCANO NICOLA Indirizzo: CONTRADA CRETA BIANCA SN Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 11/12/2002 Attivita': FALEGNAMERIA. C. attivita': 20.30.2 A 55 ) CCIAA: CB Sezione RI: P - A Data iscrizione RI: 14/01/2003 F. G.: DI Denominazione: FREESTYLE DI MORIELLI PAOLO ALFREDO Indirizzo: CORSO MATTEOTTI 3 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 09/01/2003 Attivita': COMMERCIO ALL'INGROSSO DI PRODOTTI ALIMENTARI VARI. C. attivita': 93.02.01 I / 51.39.2 P 56 ) CCIAA: CB Sezione RI: P - A Data iscrizione RI: 14/01/2003 F. G.: DI Denominazione: FREESTYLE DI MORIELLI PAOLO ALFREDO Indirizzo: PIAZZA MUNICIPIO 20 Comune: 86049 URURI - CB

47 Attivita': PARRUCCHIERE. C. attivita': 93.02.01 A 57 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 06/05/2003 F. G.: DI Denominazione: OCCHIONERO GABRIELE Indirizzo: CORSO MATTEOTTI 4 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 01/04/2003 Attivita': LAVORI EDILI. C. attivita': 45.45.01 A 58 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 09/07/2003 F. G.: DI Denominazione: ART EDIL DI OCCHIONERO MICHELE Indirizzo: VIA COMMERCIALE 83 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 01/07/2003 Attivita': EDILIZIA ARTIGIANA. C. attivita': 45.45.01 A 59 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 23/07/2003 F. G.: DI Denominazione: ELETTROTERMICA IMPIANTI DI ZICCARDI PAOLO Indirizzo: VIA CAMPANIA 7 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 09/07/2003 Attivita': INSTALLAZIONE DI IMPIANTI ELETTRICI - IMPIANTI PER IL RISCALDAMENTO E LA CLIMATIZZAZIONE - IMPIANTI IDROSANITARI - IMPIANTI A GAS IMPIANTI DI ENERGIE ALTERNATIVE (SOLARE). C. attivita': 45.31.01 A / 31.10.2 D / 45.33.01 D / 45.33.02 D / 45.33.03 D 60 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 25/08/2003 F. G.: DI Denominazione: CAMPOFREDANO ANTONIO Indirizzo: VIA DELLE ROSE 50 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 29/07/2003 Attivita': IMPRESA EDILE. C. attivita': 45.21.1 A 61 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 15/10/2003 F. G.: DI Denominazione: ESTETICA E BENESSERE MEDEA DI DE BATTISTA LORETTA Indirizzo: VIA GARIBALDI 53 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 10/09/2003 Attivita': SERVIZI DEGLI ISTITUTI DI BELLEZZA. C. attivita': 93.02.03 A 62 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 29/04/2004 F. G.: DI Denominazione: OFFICINA MECCANICA DE ROSA ROBERTO Indirizzo: STRADA VICINALE CARROZZE 14 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 21/04/2004 Attivita': MECCANICA-MOTORISTICA - GOMMISTA. C. attivita': 50.20.1 A / 50.20.4 D 63 ) CCIAA: CB Sezione RI: A Data iscrizione RI: 08/09/2004 F. G.: DI Denominazione: IAVASILE LUISA Indirizzo: CONTRADA VIGNE 28 Comune: 86049 URURI - CB Data inizio attivita': 10/08/2004 Attivita': PIZZERIA DA ASPORTO.

48 C. attivita': 15.81.21 A

49 ATTIVITA’ COMMERCIALI

COMUNE DI URURI Provincia di Campobasso COMANDO POLIZIA MUNICIPALE

SETTORE MERCEOLOGICO ESERCENTE UBICAZIONE TEL. TITOLARE 0874- SALI E TABACCHI ANGIONE Grazia Via Provinciale n° 86 830751 IDEM RICAMBI PER CICLOMOTORI 0874- AZZARONE Antonio Via Trinità n° 11 830983 " ALIMENTARI E GENERI DI 0874- BARBERIO Nella Via Del Piano n°24 MONOPOLIO 830613 " XI^ Traversa Provinciale 0874- GIOIELLERIA BLANCO Laura n°2 831122 " ARTICOLI PER L'EDILIZIA- 0874- CAMPOFREDANO Donato S.P. n°167 MARMISTA 830410 " 0874- GIOIELLERIA CAMPOFREDANO Elvira Via Provinciale n°4 830178 " 0874- ALIMENTARI CAMPOFREDANO Rita Via Marconi n°47 830386 " 348- ALIMENTARI C.O.M.A.S. Via Provinciale n°75 0336703 "

TESSUTI E BIANCHERIA 0874- INTREVADO D'ADDERIO Lina Via Aurora n° 7 830206 Michelino 0874- ELETTRODOMESTICI D'ANGELO Antonio Via Provinciale n°42 830137 IDEM

VENDITA LIBRI E ART. DIDATTICI 0874- D'ARIENZO Vincenzo C/da Macchie 831113 " 0874- FERRAMENTA DE ROSA Giovanni S.P. n°167 n°26 830142 " 0874- ARTICOLI PER L'IPPICA DE ROSA Giovanni Via S. Maria n°28 830960 "

BAR - RISTORANTE E PIZZERIA 0874- DE ROSA Teresa Via Provinciale n°26 831156 " 349- FOTOCINEMATOGRAFIA DE SANTIS Angela Via Tanassi n°19 3801824 " 320- BAR DI GIACOMO Leo Via Provinciale n°85 4867238 "

BAR E GENERI DI MONOPOLIO 0874- DI PIETRANTONIO Annina Piazza Municipio n°1 830961 " COMPUTERS E ART. 0874- E. C.R.O.M. Via Provinciale INFORMATICI 830909 FREDA Tommaso 0874- PELLEGRINO POMPE FUNEBRI Eredi PELLEGRINO Alberto Via Tanassi n°39 830607 Antonio

F/lli FACCHINO e FRATE MACELLERIA 0874- Antonio Via Giochi Olimpici n°10 830147 IDEM 0874- MACELLERIA " " " Piazza Municipio n°43 830488 " 0874- ABBIGLIAMENTO FERRARA Caterina Via Provinciale n°89 830240 "

ABBIGLIAMENTO E CALZATURE 0874- FRANCHINI Teresa Via Sicilia n°14 831106 " 0874- PIANTE E FIORI FRATE Gina Maria Piazza Municipio n°9 830101 " 328- BAR IACAMPO Giuseppe Via Provinciale 9119711 " VI^ Trav.sa Provinciale 0874- MACELLERIA IENTILUCCI Clara n°11 830185 " POMPE FUNEBRI - 0874- ditta VULCANO S.P. n°167 FALEGNAMERIA 830900 FRATE Gina Maria VIII^ Trav.sa Provinciale n° 340- PIANTE E FIORI INTREVADO Maria 5 5656766 IDEM 0874- ABBIGLIAMENTO LICURSI Esterina Piazza Municipio n°18 830712 " 50 0874- ALIMENTARI LICURSI Teresina Via Marconi n°14 830225 " 0874- BAR - PIZZERIA LOMBARDI Gino Piazza P. Tanassi 830385 " MANES Michele Via Provinciale n°58 BIBITE 0875-59180 "

ABBIGLIAMENTO PER L'INFANZIA 0875- MOLINARA Cinzia Via Cavour n° 8 603008 " 0874- ALIMENTARI OCCHIONERO Antonio Via Provinciale n°105 831132 " OCCHIONERO dott. 0874- FARMACIA Giovanni Via Provinciale n°61 830190 " 0874- CARTOLIBRERIA OCCHIONERO Pina Via Provinciale n°62 830588 " 0874- BAR PASTO' Lucia Piazza P. Tanassi n°53 830357 " 0874- DOLCIUMI PERUGINI Daniela Via Provinciale n°60 830016 " 0874- SUPERMERCATO PETA Antonio Via Giochi Istmici n°4 830824 " MOBILI E ARTICOLI 0874- PETRUCCI Milena S.P. n° 167 ARREDAMENTO 831177 " 348- FRUTTA E VERDURA PLESCIA Rosanna Viale Dante n°10 7348630 " 340- ARTICOLI PER L'INFANZIA ROSSANO Antonella Via II^ Del Piano n°1 7288230 " 0874- ARTICOLI DA REGALO SALVATORE Maria Pia Via Tanassi n°66 831184 " 0874- ALIMENTARI SILVESTRI Maria Rosaria Via Del Piano n°31 830332 "

DISTRIBUTORE DI CARBURANTE 0874- SOC. ESSO S.P. n° 167 830075 GRANITTO Claudia

DISTRIBUTORE DI CARBURANTE 328- SOC. TAMOIL Via Provinciale (S.P.n°167) 7224620 CAMMISA Antonio

DISTRIBUTORE DI CARBURANTE 0874- SOC. TAMOIL Via Provinciale 830802 DI SANTO Michele 0874- FORNITRA GAS METANO SOC. BAIENGAS Piazza Municipio n°21 830448 IASENZA Luigi CONSORZIO AGRARIO ARTICOLI PER L'AGRICOLTURA 0874- INTERPR. Via Europa Unita n° 9 830128 DE ROSA Pasquale 0874- CALZATURE TOLOMEI Antonella Via Mazzini n° 66 831251 IDEM

BAR - RISTORANTE E PIZZERIA 340- TURTURRO Loreta S.P. n°167 5656766 " 0874- ABBIGLIAMENTO VELOTTI Anna Via Provinciale n°65 831238 " IX^ Trav.sa Provinciale 0874- MERCERIA VITULLI Mirella n°10 830209 " 329- SALA GIOCHI VITULLI Rosa Via Provinciale n°67 8030983 " 0874- FARMACIA AGRICOLA BERARDINI Ottavio Via Nazioni Unite n°9 830129 "

PRODOTTI PER L'AGRICOLTURA 0874- FRATE Ernesto C/da Vigne n°25 830176 "

PRODOTTI PER L'AGRICOLTURA 0874- DI LULLO Giovanni e Nicola C/da Vigne n°33 830090 " ESERC. PUBBLICO DI TRATT. E 0874- OCCHIONERO INTERNET CAFE' "WILLY" Via Marina n°18 SVAGO 830363 Guglielmo CONSERVE AGROALIM. - 0874- OCCHIONERO MARESA S.N.C. C/da Vigne n°27 OLEIFICIO 831200 Maria Ter.

CONSERVE AGROALIMENTARI 0874- OLIVASTRO A. - ORTO D'AUTORE S.N.C. Via Abruzzi n°1 830246 PLESCIA A.

PRODOTTI PER L'AGRICOLTURA 0874- PLESCIA Angelantonio C/da Vigne n°45 830266 IDEM 0874- FALEGNAMERIA PETRILLO Nicola S.P. n°167 831177 IDEM MOBILI E ARTICOLI 0874- GRIMANI Antonio Via Provinciale n°173 ARREDAMENTO 830445 " 0874- FALEGNAMERIA GRIMANI Antonio C/da Vigne n°6 830215 " 51 3.1.12 INVENTARIO BENI IMMOBILI DI USO PUBBLICO PER NATURA, PER DESTINAZIONE, PATRIMONIALI Si rimanda all’allegato A.

3.1.13 ELABORATI E SUPPORTI ALLEGATI

Fanno parte del Piano di Emergenza i seguenti elaborati: ƒ TAV. 1 “CARTA GEOPOLITICA” ƒ TAV. 2 “RETE STRADALE PRINCIPALE - SUOLI DI PROPRIETA’ COMUNALE ” scala 1:10000 ƒ TAV.3 “RETE ELETTRICA PRINCIPALE – RETE IDRICA” scala 1:5000 ƒ TAV. 4 “RETE URBANA DEL GAS “scala 1:5000 ƒ TAV. 5 “ RETE FOGNARIA” scala 1:5000 ƒ TAV. 6 “CARTA MORFOLITOLOGICA” scala 1: 10000 ƒ TAV. 7 “CARTA DELLA MICROZONAZIONE” scala 1: 10000 ƒ TAV. 8 “CARTA DELLA VULNERABILITA’” scala 1:2000 ƒ TAV. 9 “STRUTTURE PUBBLICHE E DI PROTEZIONE CIVILE” scala 1:5000 ƒ RELAZIONE GEOLOGICA – VARIANTE GENERALE AL REGOLAMENTO EDILIZIO COMUNALE E PROGRAMMA DI FABBRICAZIONE ƒ TAV. RISCHIO INCENDIO ALLEGATO IN FORMATO INFORMATICO ƒ MODULISTICA ALLEGATO IN FORMATO INFORMATICO ƒ APPENDICE DI LEGISLAZIONE ALLEGATO IN FORMATO INFORMATICO ƒ INVENTARIO DEI BENI IMMOBILI DI USO PUBBLICO PER NATURA , PER DESTINAZIONE, PATRIMONIALI, PATRIMONIALI DISPONIBILI.

52 3.2 I RISCHI 3.2.1 GEOLOGIA REGIONALE ED INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO Per quanto attiene la geologia regionale e l’inquadramento geomorfologico, nonché l’analisi dei dissesti e del rischio idrogeologico si rimanda alla Relazione Geologica e alle tavole, allegate al presente Piano, relative alla Variante Generale al Regolamento Edilizio Comunale e Programma di Fabbricazione, redatte dal dott. Geol. Carlo SCASSERRA.

3.2.2 USO DEL SUOLO : RISCHIO INCENDIO Il territorio di Ururi, come si può evincere dalle Carte allegate al Piano Regionale per la previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi (legge n. 353 del 20/11/2000 , approvato con delibera della Giunta Regionale n. 728 del 31/05/2004), presenta il seguente uso del suolo:

Tabella riassuntiva Percentuale Aree cespugliate con presenza di latifoglie ed incolti 9 Seminativi 80 Bosco di latifoglie 3 Altri (centro urbano, rimboschimento di conifere) 8 TOTALE 100

Per quanto riguarda la caratterizzazione climatica del territorio sono stati utilizzati i dati termo-pluviometrici registrati presso la stazione di S. Martino in Pensilis e pubblicati dall’ERSA Molise. La stazione di S. Martino in Pensilis risulta quella più vicina ed è posta nel centro urbano ad una quota topografica di 250 m s.l.m.. I mesi più caldi sono luglio ed agosto (22,7 °C) mentre quello più freddo è il mese di gennaio (5,9°C). Il periodo più piovoso risulta essere compreso tra i mesi di ottobre e gennaio con punte massime nel mese di novembre pari a 76,8 mm. Durante questo periodo si ha una media di precipitazioni pari al 43 % del totale annuo. Il periodo meno piovoso è quello compreso tra luglio ed agosto con minimi mensili compresi tra 35-40 mm di pioggia. Per la zona in esame il periodo secco è compreso tra gli inizi di giugno e l’ultima decade di agosto.

53 La distribuzione della piovosità all’interno del territorio del comune di Ururi è variabile in funzione della situazione orografica e dalla direzione delle correnti prevalenti. Secondo i dati pubblicati dall’ERSA Molise risulta che le precipitazioni nel territorio del Comune di Ururi sono comprese tra i 400 e 800 mm. In merito al rischio incendio il territorio del Comune di Ururi evidenzia molteplici fattori di pericolo ed interessano soprattutto il versante nord orientale: • clima secco dal periodo di giugno a fine agosto; • valori minimi di piovosità rispetto alla media regionale; • presenza di aree boschive in particolare la pineta che si trova all’ingresso del centro abitato; Essendo la maggior parte del territorio utilizzata come terreno seminativo, occorre tener conto del fattore di rischio dovuto alla bruciatura delle stoppie nel periodo estivo trattandosi di aree confinanti con aree cespugliate e boschive. Nel sopracitato Piano Regionale per la previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, di cui si allegano le Carte esplicative, vengono individuati come area prioritaria da difendere i laghetti di Rotello-Ururi (ha 690.5407) situati in località Cigno.

54 3.2.3 IL RISCHIO SISMICO

In Italia il rischio sismico quantificato in termini di danni e perdite di vite umane risulta essere il più rilevante. Anche un evento di modesta severità può produrre danni di una certa consistenza nell’ambito della comunità che lo ha subito. Questo è dovuto maggiormente alla vulnerabilità del nostro patrimonio abitativo che non è adeguato a resistere a tali eventi, soprattutto nei centri storici di cui il tessuto edilizio stratificatosi nel corso degli anni è formato da sistemi strutturali tra i più sensibili alle sollecitazioni derivanti da una crisi sismica. Per quanto riguarda la cognizione del rischio sismico nella sua totalità sarebbe opportuno, sulla scorta delle conoscenze acquisite, condurre sul territorio, a scala comunale, una serie di indagini che ne delineino le sue peculiarità in riferimento ai fattori che lo compongono. Conoscere i fattori che determinano il rischio diventa fondamentale per intraprendere qualsiasi attività di prevenzione. Questi fattori sono:

- la pericolosità - la vulnerabilità - l’esposizione

Per avere una lettura della pericolosità a scala comunale non bastano solo gli studi condotti a livello nazionale basati sulla “macrozonazione” ma occorre predisporre studi di “microzonazione”, ristretti al luogo in oggetto che, tenendo conto della natura del sottosuolo, restituiscano un quadro puntuale degli effetti di sito indotti dal sisma.

La vulnerabilità è strettamente connessa alla natura delle costruzioni: sistema resistente, materiali e morfologia del manufatto edilizio. Conoscere ad esempio la vulnerabilità degli edifici è fondamentale per individuare i punti critici di un sistema urbano. Questo non basta per risolvere i problemi inerenti la messa in sicurezza delle opere potenzialmente vulnerabili giacché non esiste nessun dettato legislativo che obbliga la proprietà ad adeguare gli edifici esistenti ma può comportare successivamente una serie di scelte che avranno ricaduta sia sulla attività programmatoria degli Enti sia sulla pianificazione territoriale: ad esempio avere a disposizione una mappa della vulnerabilità degli edifici, per ciò che concerne un piano d’emergenza comunale, è essenziale nella individuazione delle aree sicure.

55

Per quanto riguarda l’esposizione si tiene conto e se ne calcola il valore dei beni danneggiabili e quello delle perdite attese in termini di vite umane.

Per chi legge questo documento può sembrare ovvio che chi si appresta a redigere un piano d’emergenza comunale predisponga una mappa del rischio. Si precisa in merito, qualora ce ne fosse bisogno, che esula dalla redazione del piano svolgere un’indagine del genere, in quanto approntare mappe tematiche che riguardano la pericolosità sismica, la vulnerabilità sismica e l’esposizione della popolazione e dei beni comporta una campagna di rilevamento con diversi oneri, non ultimo quello economico, che un’Amministrazione comunale non sempre è disposta a sostenere per varie ragioni spesso legate alla contingenza. Ciò è in contrasto con i presupposti di una cultura di protezione civile che si basa principalmente sulla programmazione delle attività di previsione e prevenzione che, pur di competenza regionale, può comunque essere presa in considerazione da qualsiasi ente che ha controllo sulle politiche territoriali laddove esistano problematiche legate a scenari di rischio atteso di una certa rilevanza.

Ciò che prenderemo in considerazione in questo lavoro, per ciò che concerne la conoscenza dei vari aspetti del rischio sismico, sono gli studi condotti a scala nazionale sia dal Servizio Sismico Nazionale (SSN) sia dal Gruppo Nazionale Difesa Terremoti (GNDT). Il tutto sarà riportato solo a titolo esemplificativo e per la conoscenza dei fenomeni in mancanza, come sottolineato in precedenza, di un database specifico riproducente una situazione locale.

A partire dal 1996 nell’ambito del Programma nazionale di previsione e prevenzione del rischio sismico venne predisposta una Carta del Rischio sismico del territorio nazionale in cui, per la prima volta, si stimarono le perdite attese in termini di popolazione e di patrimonio abitativo. Tale carta non fu mai pubblicata ma servì da base per la predisposizione di una prima graduatoria di rischio dei comuni italiani necessaria al varo di una prima iniziativa a sostegno dell’intervento di miglioramento delle caratteristiche di resistenza degli edifici privati nei confronti del terremoto, prevista dalla legge finanziaria del 1997. Nel 1997 il SSN, su mandato della “Commissione grandi rischi”, ha costituito un gruppo di lavoro per la predisposizione di una proposta di classificazione del territorio nazionale che non tenesse conto dell’eredità storica sulla normativa ma unicamente delle conoscenze

56 scientifiche. Il risultato non è stato solo una nuova classificazione del territorio ma anche la definizione di criteri, indirizzi e metodologie applicati alle basi conoscitive disponibili e utilizzabili ogni qualvolta sarà necessario il loro aggiornamento. La proposta è stata presentata alle Regioni poco prima che un nuovo dispositivo normativo (Decreto legislativo 112/98) le investisse della nuova competenza sulla zonazione sismica del territorio: allo Stato, in sede di conferenza unificata Stato-Regioni, rimane proprio il compito di definirne gli indirizzi e i criteri generali. Gli ultimi tragici eventi legati al sisma del 31 ottobre del 2002 hanno dato un’accelerazione per l’approvazione della nuova classificazione sismica ed a una nuova normativa per la costruzione in zone sismiche.

57 La valutazione del rischio sismico è parte fondamentale nelle attività conoscitive che riguardano tutte le problematiche inerenti lo studio del “terremoto” ed ha come obiettivo quello della mitigazione degli effetti di un evento sui beni ad esso esposti e sulla popolazione. Per la messa a punto dei singoli obiettivi si è fatto riferimento a quella che è la relazione tra i diversi fattori che compongono il rischio sismico: Pericolosità, Vulnerabilità ed Esposizione

R=PxVxE

Con tale formula il rischio (R) viene sintetizzato come risultato di un’integrazione tra il fattore pericolosità (P) che esprime la probabilità del verificarsi di un evento sismico, con quelli relativi alla vulnerabilità (V), cioè la predisposizione al danneggiamento e alla loro esposizione (E) valore calcolato in termini economici e di perdite di vite umane.

Dalle varie ricerche condotte negli ultimi anni sia dal SSN che dal GNDT escono fuori alcuni risultati riportati su scala nazionale che riguardano: - la stima della pericolosità sismica - la valutazione della vulnerabilità del patrimonio edilizio - la stima del danno atteso - la stima delle perdite di vite umane

La pericolosità viene definita come la probabilità di eccedenza di un parametro descrittivo del moto del terreno (intensità macrosismica, picco di accelerazione, valori spettrali, ecc.) in un determinato intervallo di tempo. Tale probabilità viene normalmente calcolata stimando, per ciascun valore del parametro selezionato, la corrispondente frequenza annua di eccedenza (λ) o il periodo di ritorno (T=1/ λ).

58 La vulnerabilità di una costruzione riflette la sua capacità di rispondere alle sollecitazioni sismiche ed è misurata dal danno (effetto) che la costruzione subisce a fronte di un evento sismico di data intensità. A posteriori, la valutazione della vulnerabilità di una costruzione è immediata e corrisponde al rilevamento diretto del danno prodotto dall’evento sismico. E’ di grande interesse una valutazione “a priori” della vulnerabilità basata sulla conoscenza delle principali caratteristiche degli edifici. Tale valutazione può essere effettuata con diversi livelli di accuratezza descritti sinteticamente nel seguito.

1. Un primo approccio consiste nel costruire modelli matematici di simulazione del comportamento della struttura. Esso presuppone una approfondita conoscenza della struttura e dei materiali che la compongono, richiede un ingente impiego di risorse ed è normalmente utilizzato per indagini su edifici singoli di particolare importanza o significatività.

2. un diverso criterio consiste nell’individuare un indice di vulnerabilità che media il contributo di un certo numero di fattori che vengono ritenuti importanti ai fini del comportamento sismico. Esso richiede, comunque, un rilievo diretto dei fattori sopra menzionati, su ciascuna costruzione, effettuato da tecnici specializzati.

3. Esistono anche metodi che mediano le caratteristiche di questi due primi approcci basandosi su modelli meccanici di ‘metastrutture’ costruiti sfruttando informazioni statistiche, storiche ed un approccio esperto.

4. La vulnerabilità può essere infine valutata attraverso l’attribuzione della costruzione ad una certa tipologia strutturale individuata da poche caratteristiche essenziali (es. tipo di strutture verticali e orizzontali), per la quale viene definita una di probabilità di danno. Questa metodologia presuppone la conoscenza di informazioni meno specialistiche e più facilmente reperibili e quindi si presta ad essere utilizzata su vasta scala. (tab.1)

Nel passaggio dal primo tipo di approccio all’ultimo si perde via via il dettaglio del comportamento strutturale e aumenta l’aleatorietà della valutazione. In questo modo l’aumentata capacità di trattare campioni di grandi dimensioni va a scapito della possibilità

59 di cogliere il comportamento puntuale dei fabbricati. Il metodo mantiene comunque una sua significatività dal punto di vista statistico.

Tabella 1

Identificazione delle tipologie strutturali (Braga et al., 1985).

Strutture orizzontali Muratura in Muratura in Muratura in Cemento strutture verticali pietrame non pietrame mattoni o armato squadrato sbozzato blocchi Volte 1 5 9 \ Solai in legno 2 6 10 \ Solai con putrelle 3 7 11 \ Solai in c.a. 4 8 12 13

Le suddette tredici tipologie sono state successivamente raggruppate in tre classi (A, B, C) in modo da corrispondere alla classificazione di vulnerabilità prevista dalla scala macrosismica MSK-76 (Medvedev, 1977) secondo quanto riportato in tab. 2.

Tabella 2

Identificazione di tre classi di vulnerabilità corrispondenti alla scala MSK-76 (Braga et al., 1985)

Strutture orizzontali Muratura in Muratura in Muratura in Cemento strutture verticali pietrame pietrame mattoni o armato non sbozzato blocchi squadrato Volte A A A \ Solai in legno A A C \ Solai con putrelle B B C \ Solai in c.a. C C C C

La classe C è differenziata tra muratura di buona qualità (C1) e cemento armato (C2), identificando così quattro classi di vulnerabilità. La ripartizione è stata effettuata utilizzando i dati del censimento ISTAT del 1991.

60

4 L’ORGANIZZAZIONE E IL MODELLO D’INTERVENTO

4.1 Considerazioni preliminari Prima di svolgere alcune considerazioni sull'organizzazione e sul funzionamento del servizio, occorre sia richiamare il concetto preliminare di protezione civile quale coordinamento di strutture predisposte per funzioni ed interventi su eventi possibili sia precisare come non sia necessario (né economicamente utile, del resto finanziariamente impossibile) avere un apparato specifico "pronto all'impiego" per tutti i rischi, ma, anzi, richiede, un riferimento permanente sia in periodo di assenza di evento sia in fase di evento imminente o atteso o in atto.

4.1.1 La struttura comunale. La struttura comunale costituisce il punto di riferimento organizzativo e funzionale ed è un supporto operativo del sindaco, autorità locale di protezione civile. Può non avere una collocazione organica nell’ambito organizzativo comunale (settore - ufficio autonomo: la funzione può essere attribuita a strutture operative già in atto), deve, comunque, essere in grado di:

• essere costantemente reperibile o facilmente raggiungibile; • disporre delle risorse e gestire autonomamente • disporre di strumenti di comunicazione idonei

• gestire il piano.

La struttura comunale di protezione civile, a seconda dell’evento calamitoso, promuove l’attivazione delle procedure e delle attività previste dal piano. Al suo interno sarà istituito un comitato comunale di protezione civile costituito da vari componenti con funzioni ben precise e dotato di un regolamento in modo da essere sempre di supporto al Sindaco con soluzioni e predisposizioni da attuare.

Inoltre è sempre opportuno tenere collegamenti costanti anche con eventuali gruppi comunali di protezione civile, o gruppi di volontariato che, oltre a essere strutture operative, rendono collaborazioni efficacissime.

61 4.1.2 Le risorse Le risorse sono costituite da tutti i mezzi, gli strumenti, le organizzazioni e le strutture idonee a fronteggiare l’evento sia di natura pubblica sia di disponibilità privata. A tal proposito dovrà essere predisposta una opportuna “schedatura” con modalità, vie di accesso e di acquisizione semplici, di facile reperimento e utilizzazione . Inoltre è necessario un aggiornamento periodico al fine di garantire la effettiva possibilità di utilizzo. Le risorse da considerare non sono solo quelle reperibili in ambito comunale o intercomunale, ma anche quelle raggiungibili a più ampio raggio comunque con possibilità di effettiva utilizzazione.

4.2 Le procedure Possiamo distinguere tre tipi di procedure:

1) procedure tra Enti 2) procedure in ambito comunale 3) procedure per la popolazione

Molto dipende dalla natura e dalla estensione di una eventuale calamità, pertanto riconducibile alla classificazione della 225\92 e cioè di tipo:

a) livello locale – struttura comunale b) livello provinciale – la struttura comunale si rapporta con la Prefettura, la Provincia e la Regione c) livello nazionale – la struttura comunale si rapporta con la Prefettura, la Regione e il Dipartimento di Protezione Civile.

4.2.1 Le tipologie di evento Le tipologie delle procedure su indicate inoltre acquisiscono una prescindibilià in base all’evoluzione dei fenomeni calamitosi, infatti il fattore che prenderemo in considerazione nel determinare il tipo di procedura è quello legato alla evoluzione dell’evento inteso come il riscontro degli effetti in un determinato periodo di tempo,

62 ossia il rapporto tra il lasso di tempo che intercorre tra il manifestarsi del fenomeno e il verificarsi del danno. A tal proposito possiamo classificare gli eventi in ISTANTANEI o GRADUALI. Ad esempio, se il nostro territorio è esposto alla pericolosità sismica è probabile che un terremoto accada entro un determinato periodo di tempo. Indipendentemente dalla durata di tale periodo il terremoto è comunque un evento atteso. Considerando, invece, l’evoluzione temporale brevissima degli effetti prodotti al suo manifestarsi (diretti ed indotti) possiamo definirlo come un tipo di accadimento ISTANTANEO (si producono danni in pochissimo tempo). Altri tipi di eventi istantanei sono quelli non previsti di cui si ignora la causa e lo stato evolutivo del fenomeno e i cui effetti possono prodursi in maniera repentina. Al contrario è GRADUALE un evento dovuto alla pericolosità idrogeologica, di una località ben precisa quando la sua fenomenologia si evolve gradatamente e attraversa varie fasi che vanno da quella di attenzione fino allo stato di emergenza. Durante questo periodo si possono ancora svolgere funzioni idonee per la messa in sicurezza di beni e delle persone. Ad esempio, durante un arco di tempo caratterizzato da cospicua piovosità in uno definito bacino idrografico, si può prevedere un’ondata di piena verso valle (evento probabile). Nel periodo di intervallo che intercorre tra la previsione e il verificarsi degli eventuali danni, si possono ancora adottare tutte quelle misure di salvaguardia pianificate e addirittura studiate all’occorrenza.

4.2.2 Le fasi di allerta e gli avvisi In caso di evento istantaneo, in base alla sua gravità, scattano subito le eventuali procedure d’emergenza, in eventi di tipo graduale si attraversano tre fasi temporali:

1. fase di attenzione, quando la condizione di normalità si perde per l'insorgere di circostanze da cui ci si può aspettare danno; 2. fase di preallarme, quando si dispongono a livello operativo le sole strutture di protezione civile attraverso il monitoraggio strumentale o l’osservazione diretta dei punti di possibile crisi; 3. fase di allarme, quando viene coinvolta anche la popolazione e scattano le

misure di salvaguardia miranti allo sgombero delle aree vulnerabili.

63 Le fasi di attenzione e di preallarme saranno caratterizzate da avvisi e segnalazioni a cura degli Enti preposti; nella fase di allarme si entra in emergenza. Ai fini della comprensione delle procedure degli avvisi è utile suddividere gli eventi graduali e quello istantaneo come riportato nello schema seguente

PROBABILE PROBABILE EVENTO GRADUALE EVENTO ISTANTANEO IN ATTO NON PREVISTO

4.2.3 EVENTO PROBABILE DI TIPO GRADUALE – PROCEDURE DI AVVISO

Nell’ambito degli eventi probabili di tipo graduale che possono produrre rischio meteorologico,idraulico, idrogeologico e altri rischi che hanno una rilevanza sociale come potrebbe essere il rischio sanitario (a), la segnalazione che “qualcosa può succedere” non può che arrivare da chi detiene sia i mezzi per il monitoraggio del territorio sia gli strumenti idonei per la previsione degli scenari, nell’ambito dell’evoluzione del fenomeno in atto. Questo tipo di segnalazione è direzionato dall’alto verso il basso :

livello nazionale----- livello regionale----- livello provinciale--- livello locale.

elencheremo di seguito le procedure di tipo standard per la diramazione di avvisi in condizioni meteo avverse, come probabile cause di rischi e con i relativi provvedimenti.

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ORGANO ATTIVITA’ TEMPI ORIENTATIVI

DIPARTIMENTO • riceve da ITAV CNMCA preavvisi o avvisi a H DELLA carattere sinottico nazionale (*); H + 1h PROTEZIONE • contatta i servizi meteo regionali, ove CIVILE esistenti, per l’acquisizione di informazioni a ragion veduta (VEGLIA METEO) integrative riguardanti l’ambito nazionale e regionale; • effettua la valutazione e la comparazione delle informazioni del CNMCA e dei servizi meteo regionali predisponendo:

- se trattasi di preavviso, la diffusione soltanto nel caso di condizioni meteo giudicate di particolare gravità (**), selezionando altresì le regioni e aree regionali a maggior rischio; - se trattasi di avviso, l’immediata diffusione con eventuali elementi integrativi acquisiti presso i servizi meteo regionali.

• Provvede alla diffusione del relativo messaggio meteo (***) ai seguenti indirizzi:

- Responsabili protezione civile di regioni interessate e contemporanea-mente ai servizi meteo regionali (ove esistenti); - Prefetture; - Commissari di Governo (p.c.). - Ministero dell’interno - D.G.P.C. - Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali

______NOTE: (*) Il CNMCA emette un "preavviso" con allegato documento cartografico a scala sinottica o inferiore quando si prevede una situazione meteo di una certa pericolosità. Il CNMCA emette un "avviso":

65 • come seguito di un precedente avviso allo scopo di confermare o meno la validità, dettagliando, se possibile la fenomenologia e le aree geografiche interessate; • a sé stante (ovvero in assenza di preavviso) quando l’evoluzione del tempo indichi un peggioramento non previsto il giorno prima. (**) Nel caso di precipitazioni, a partire da 50 mm. in 6 ore su area di 400 Kmq. (***) Il messaggio meteo ha uno schema standardizzato come da esempio in appendice n.1.

ORGANO ATTIVITA’ TEMPI ORIENTATIVI

REGIONI • Ricevuto il preavviso o l’avviso, oppure d’iniziativa, H valutano anche sulla base delle informazioni avute dai a ragion veduta servizi meteo eventualmente operanti nell’ambito entro H + 6h regionale, l’impatto delle previste condizioni meteorologiche sul proprio territorio:

- individuando le zone a rischio; - diramando tramite i mass-media locali analoghi avvisi meteo particolareggiati;

• informano i prefetti operanti nell’ambito della propria giurisdizione, integrando il messaggio da questi ricevuto da Prociv con le informazioni e/o i dati acquisiti;

• provvedono a preavvisare e/o allertare, con opportuno criterio di gradualità le proprie strutture di protezione civile (enti per il monitoraggio di emergenza, genio civile, organi sanitari, ecc.).

PREFETTURE • ricevuto il preavviso o l’avviso dal Dipartimento della H protezione civile e/o dalle regioni, oppure d’iniziativa: entro H + 6h

- attivano, sulla base di valutazioni di rischio effettuate a ragion veduta dal Dipartimento e/o dalla regione, con la gradualità del caso le varie fasi del piano di emergenza provinciale a tale scopo predisposto (*); - diramano, se è il caso, avvertimenti e/o istruzioni ad autorità provinciali, comunali e delle comunità montane delle aree a rischio e alla popolazione (**); ______NOTE (*) Vedasi in appendice n. 2 una sintesi dei principali provvedimenti da attuare. (**) Vedasi in appendice n. 3 un esempio di comunicato stampa.

66 ORGANO ATTIVITA’ TEMPI ORIENTATIVI

PROVINCIA • ricevuto il preavviso o l’avviso dalla prefettura: H entro H + 6h

- attiva le proprie strutture di intervento, in particolare a ragion veduta per la viabilità; - dispone per il presidio e/o interdizione al traffico dei a ragion veduta tratti di viabilità a rischio; - attua ogni altra disposizione prevista nell’ambito delle competenze provinciali, con particolare riferimento alla salvaguardia della incolumità delle persone su ponti, strade e altri manufatti di propria competenza.

COMUNI E/O • ricevuto l’allarme dalle prefetture, attuano con la H COMUNITA’ MONTANE opportuna gradualità, le predisposizioni per l’operatività entro H + 2h delle proprie strutture di protezione civile (polizia municipale, organi tecnici comunali, volontariato, ecc.) sulla base del piano di emergenze comunale predisposto in funzione delle aree a rischio idrogeologico o di innevamento(*).

(a) Per ciò che concerne il rischio sanitario dobbiamo tener presente alcune caratteristiche: è insito in ogni tipologia di rischio, in cui sono direttamente coinvolte le popolazioni evacuate e sistemate in alloggi temporanei o promiscui e ciò che riguarda l’uomo può riguardare anche gli animali (emergenza veterinaria). Altre situazioni hanno la caratteristica di imprevedibilità, come le epidemie, in questi casi dopo la segnalazione, tutti i presidi sanitari in ogni ordine e grado vengono allertati, vengono costituiti degli osservatori epidemiologici, anche in situazioni d’emergenza con unità mobili e personale specializzato.

4.2.3 EVENTO IN ATTO DI TIPO GRADUALE – PROCEDURE DI AVVISO Eventi in atto ed con una evoluzione temporale e che possono e senz’altro sfuggono alle reti di monitoraggio esistenti con una dimensione locale potrebbero produrre scenari ben più complessi in quanto l’innesco dei fenomeni generatori di pericolo è dovuto a parametri non dettagliatamente valutabili all’interno dello scenario preesistente. Per esempio il rischio incendi boschivi. Dopo aver preso atto della pericolosità di alcune aree e adottati tutti i criteri di una perfetta politica A.I.B. può sempre accadere che un focolaio riesca quanto prima a manifestarsi.

67 La segnalazione che “qualcosa sta succedendo” può assumere allora la direzione dal basso verso l’alto:

livello locale------livello provinciale------livello regionale----- livello nazionale

Una volta arrivata la segnalazione agli organi comunali, il responsabile del Servizio di protezione Civile o il preposto presente del Comitato Comunale di Protezione Civile, come da regolamento (se è prevista una procedura), avvisa il Sindaco, il quale dà ordine di opportuno sopralluogo.

Se in fase di sopralluogo si accerta che l’evento in atto è fronteggiabile con i soli mezzi, strutture e uomini a disposizione del comune per interventi di protezione civile da parte del comune si passa alla fase operativa prevista dal presente piano. Verificato invece che l’evento non è fronteggiabile con i mezzi a disposizione, si predispone un’informativa da inviare alla Prefettura , alla Provincia, alla Regione, ad altre strutture operative come i VV.FF., il C.F.S., i CC. In cui si comunica:

- data e ora dell’evento - tipo di evento - area interessata: nome, coordinate, estensione, descrizione (pianeggiante, lieve pendio, scoscesa, ecc.) - accessibilità via terra: tramite quali arterie stradali - popolazione coinvolta o implicabile (distanza dalla zona epicentrale) - edifici interessati: natura, tipo e funzione svolta ed eventualmente interessati (distanza dalla zona epicentrale) - infrastrutture interessate (strade, ponti,reti ecc.) o eventualmente interessati.

Fino ad ora sono state analizzate sia la fase di attenzione sia la fase di preallarme, con la fase di allarme, invece, stiamo già in fase di emergenza e, pertanto, ci sono altre procedure da seguire. La fase di allarme, come per gli avvisi, può scattare a livello sia nazionale sia regionale sia locale, dipende da quale istituzione deriva l’avviso.

68 Il sindaco quale autorità di protezione civile ha il compito di avviare le procedure d’emergenza.

4.3 L’EMERGENZA le procedure che verranno in seguito enucleate sono linee guida per tutti gli eventi ipotizzabili. Esse potranno adeguarsi alle particolari esigenze, non previste, che in fase di emergenza possono sorgere.

Si ricorda che il Sindaco, autorità comunale di protezione civile (art.15 co. 3, L.225/92), al verificarsi dell’emergenza assume la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso in ambito comunale dandone comunicazione al Prefetto e al Presidente della Giunta Regionale. Il Sindaco per l'espletamento delle proprie funzioni convoca e si avvale della Comitato Comunale di protezione civile per impartire le seguenti disposizioni:

a. Apertura del Centro Operativo Comunale b. Assegnazione di funzioni e nomina dei relativi responsabili c. Allestimento della Sala Operativa d. Nomina del responsabile del C.O.C.

4.3.1 IL CENTRO OPERATIVO COMUNALE

Il Sindaco al verificarsi dell' emergenza, nell' ambito del suo territorio comunale, si avvale del Centro Operativo Comunale per la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione colpita e delle attività in fase d’emergenza. Il Centro Operativo Comunale dovrà essere ubicato in un edificio non vulnerabile ed in un'area di facile accesso. In questo caso la sede operativa del COC è stata individuata nell’edificio del Municipio sito in piazza Municipio presso la Sala Giunta. Inoltre viene indicata come sede alternativa il Centro Sociale S. Spirito in via Skanderberg, nell’eventualità che la sede comunale durante l’emergenza dovesse risultare non idonea ( delibera G. M. n. 106 del 18/11/2004).

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4.3.2 FUNZIONI E RESPONSABILITA’ ATTIVATE PRESSO IL C.O.C.

La struttura del centro operativo comunale si configura secondo le seguenti funzioni di soccorso:

1) Servizi essenziali 2) sanità - assistenza sociale 3) volontariato 4) materiali e mezzi 5) attività scolastica 6) censimento danni, persone e cose 7) strutture operative locali 8) comunicazioni 9) assistenza alla popolazione. 10) Gestione economica.

1) Servizi essenziali In questa funzione prenderanno parte i rappresentanti di tutti i servizi essenziali erogati sul territorio coinvolto. Si rende utile, pertanto, richiedere presso i compartimenti e/o le sedi locali il dislocamento di personale idoneo. Mediante i compartimenti territoriali deve essere mantenuta costantemente aggiornata la situazione circa l'efficienza o gli interventi sulla rete. L' utilizzazione di personale addetto al ripristino delle linee e/o delle utenze è comunque coordinata dal proprio rappresentante nel centro operativo. Eventuali concorsi di personale e mezzi vanno coordinati dal responsabile del C.O.C Il responsabile, previo parere del Comitato Comunale di Protezione Civile, sarà nominato dal Sindaco.

2) Sanità e assistenza sociale Saranno presenti i responsabili della Sanità locale, eventuale personale delle organizzazioni di volontariato che operano sul territorio nel settore sanitario, o professionisti del settore reclutati all’uopo in forma volontaria.

70 Il responsabile dovrà essere presumibilmente il rappresentante del presidio sanitario locale, altrimenti il Sindaco, previo parere del Comitato Comunale di Protezione Civile, ne farà la nomina.

3) Volontariato e gruppi comunali di protezione civile I compiti delle organizzazioni di volontariato, in emergenza, vengono individuati nei piani di protezione civile in relazione alla tipologia dei rischi da affrontare, alla natura ed alla tipologia delle attività esplicate dall' organizzazione e dai mezzi a loro disposizione. Il responsabile, qualora siano presenti sul territorio, più organizzazioni di volontariato, sarà quello indicato dai gruppi stessi in base al regolamento comunale di protezione civile, altrimenti il Sindaco, previo parere del Comitato Comunale di Protezione Civile, ne farà la nomina.

4) Materiali e mezzi Questa funzione si occuperà della gestione delle risorse disponibili da parte del Comune per le attività di emergenza e si attiverà per l’ulteriore reperimento in base alle esigenze reali. Il responsabile di questa funzione organizza l’impiego delle suddette risorse in riferimento al tipo di evento in atto e alla loro disponibilità. Il responsabile, previo parere del Comitato Comunale di Protezione Civile, sarà nominato dal Sindaco.

5) Attività scolastica In questa funzione prenderanno parte le rappresentanze scolastiche e il compito sarà quello di concordare eventuali dislocamenti e garantire sotto la massima sicurezza il ripristino delle attività scolastiche, sempre e comunque nel rispetto delle competenze assegnate agli Organismi ed Enti preposti dalla legislazione vigente. Il responsabile di tale funzione è preferibile sia l’assessore con delega in materia di istruzione e/o edilizia scolastica, altrimenti il Sindaco, previo parere del Comitato Comunale di Protezione Civile, ne farà la nomina.

71 6) Censimento danni L'effettuazione del censimento dei danni a persone e cose riveste particolare importanza al fine di fotografare la situazione determinatasi a seguito dell'evento calamitoso e per determinare sulla base dei risultati, riassunti in schede riepilogative, gli interventi di emergenza. Il responsabile della suddetta funzione, al verificarsi dell'evento calamitoso, dovrà effettuare un censimento dei danni riferito a:

• persone • edifici pubblici • edifici privati • impianti industriali • servizi essenziali • attività produttive • opere di interesse culturale • infrastrutture pubbliche • agricoltura e zootecnia • altro.

Per il censimento di quanto descritto il coordinatore di questa funzione si avvarrà di:

• funzionari dell’ufficio tecnico del Comune e/o del supporto di tecnici di altri Enti • esperti nei vari settori e/o liberi professionisti.

7) Strutture operative locali. Nell’eventuale ipotesi ci sia un distaccamento sul territorio comunale di strutture operative come ad esempio i VV.FF. è importante che tengano la loro rappresentanza all’interno del Centro Operativo Comunale. Il responsabile della suddetta funzione dovrà coordinare le varie componenti locali istituzionalmente preposte a questo servizio e sarà nominato all’uopo dalle suddette strutture.

72 8) Comunicazioni Questa funzione avrà un ruolo delicato che curerà la comunicazione e sceglierà i mezzi più idonei per farlo. Il responsabile di questa funzione dovrà organizzare la comunicazione all’esterno attraverso una rete di telecomunicazioni affidabile anche in caso di evento di notevole gravità. Il responsabile, previo parere del Comitato Comunale di Protezione Civile, sarà nominato dal Sindaco.

9) Assistenza alla popolazione Per fronteggiare le esigenze della popolazione a seguito dell' evento calamitoso dovrà presiedere questa funzione un funzionario dell'ente locale in possesso di conoscenza e competenza in merito al patrimonio abitativo, alla ricettività delle strutture (alberghi, campeggi, ecc.) ed alla ricerca e utilizzo di aree pubbliche e private da utilizzare come “zone ospitanti”. Il funzionario dovrà fornire un quadro sulle possibilità di alloggiamento e dialogare con le autorità preposte alla emanazione di provvedimenti necessari per la messa a disposizione degli immobili o delle aree.

10) Gestione economica-amministrativa Il responsabile di questa funzione, è nominato dal Sindaco previo parere del Comitato Comunale di Protezione Civile, dovrà avere cura dell’amministrazione economica in fase di emergenza con apposita contabilità.

Attraverso l'attivazione di tali funzioni, del centro operativo comunale, si deve raggiungere il più possibile l’obbiettivo che l’individuazione dei vari responsabili- esperti per le funzioni in emergenza sia corrispondente per buona parte a quello operante nel Comitato Comunale di Protezione Civile. Questo consente al sindaco di avere nel centro operativo non solo personale esperto ma anche personale con il quale si è instaurata nel corso del tempo una certa fiducia e che pertanto sia capace di raggiungere una omogeneità d’intenti. A tal fine si crede opportuno che la nomina di questi responsabili sia quantomeno fatta in “tempi di pace” ovvero non in fase di emergenza, nella quale sarà utile non

73 perdere del tempo prezioso, per dedicarlo alle fasi operative del piano d’emergenza.

È importante sottolineare che non sempre le suddette funzioni si attivano contemporaneamente o si debbano necessariamente attivarle tutte, inoltre le funzioni possono essere accorpate secondo le necessità organizzative, derivanti dalla verifica della situazione in corso.

Tutti i responsabili nominati delle funzioni devono ritrovarsi previa convocazione del Sindaco presso la Sala Operativa del Centro Operativo Comunale.

4.3.3 ALLESTIMENTO DELLA SALA OPERATIVA Nella Sala Operativa afferiscono il Sindaco e i vari responsabili delle funzioni o personale incaricato-delegato. In essa si svolgono attività di controllo e comando nonché di comunicazione in stato di emergenza. La Sala Operativa sarà anche sede di riunione come centro situazioni in grado di analizzare l’andamento della gestione dell’emergenza dai cui scaturiscono scelte e decisioni che supporteranno il Sindaco nell’espletare al meglio la sua funzione di autorità comunale di protezione civile. La sala operativa comunale deve essere collocata presso il Centro Operativo Comunale, o in altra sede idonea, capace di garantire la maggior parte dei seguenti servizi: 1. postazioni per radioamatori 2. linee telefoniche 3. servizio fax 4. generatore di energia elettrica 5. altre attrezzature secondo l'emergenza in atto 6. documentazione inerente il rischio. Misure di sicurezza e predisposizione organizzative vengono disposte dal Sindaco, sentiti il responsabile della C.O.C. ed il Comitato Comunale di Protezione Civile.

4.3.4 IL RESPONSABILE DEL C.O.C. Al fine di garantire una migliore gestione delle normali attività del C.O.C., è opportuno che a gestire il Centro Operativo Comunale sia nominata una figura di

74 comprovata o quantomeno riconosciuta capacità, che sia in grado di tenere sotto controllo tutte le attività funzionali del C.O.C. e per tale, capace in ogni momento di dare sempre un quadro aggiornato della situazione. Il suo compito sarà quello di interagire continuamente con i responsabili delle funzioni attivate ed evidenziare le eventuali carenze o ritardi rispetto alle attività stabilite, inoltre si rapporterà con il Sindaco per ogni tipo di esigenza. La figura del Responsabile del C.O.C. non necessariamente dovrà essere esterna a quelle dei responsabili delle funzioni attivate, anche se tale formula è la migliore in caso di emergenza. Importante è che tale figura e quella del Sindaco non coincidano; è utile che ci sia, anche in caso di emergenza, una separazione dei ruoli e delle funzioni tra quella operativa e quella amministrativa.

4.3.5 ATTIVITA’ DI EMERGENZA Fino ad ora abbiamo visto quali tipi di funzioni debbono essere eventualmente attivate in caso di emergenza. Vedremo adesso quali attività sono da porre in essere da parte del Sindaco in collaborazione con il C.O.C.

• avvisi e comunicazioni • predisposizione aree di attesa • predisposizione aree di ricovero • delimitazioni delle aree a rischio • salvaguardia della popolazione • salvaguardia del sistema produttivo locale • rapporti con le istituzioni locali • ripristino delle comunicazione e dei trasporti • censimento e salvaguardia dei beni • relazione giornaliera

75 AVVISI E COMUNICAZIONI

Comunicazione agli Enti locali Dopo una prima ricognizione effettuata dalle funzioni attivate predisporre un’informativa da inviare alla Prefettura , alla Provincia, alla Regione, ad altre strutture operative come i VV.FF., il C.F.S., i CC. In cui si comunica: - data e ora dell’evento - tipo di evento - area interessata: nome, coordinate, estensione, descrizione (pianeggiante, lieve pendio, scoscesa, ecc.) - accessibilità via terra: tramite quali arterie stradali - popolazione coinvolta o implicabile (distanza dalla zona epicentrale) - edifici interessati: natura, tipo e funzione svolta ed eventualmente interessati (distanza dalla zona epicentrale) - infrastrutture interessate (strade, ponti,reti ecc.) o eventualmente interessati. - particolare esigenze in merito a richiesta soccorsi - particolare esigenze in merito a richieste di materiali e mezzi.

Avvisi alla popolazione Qualora sia possibile si ritiene necessario, in caso di emergenza, emettere avvisi, anche sonori (sirena), tramite il sistema di trombe elettriche distribuite nei punti strategici del centro abitato ed, in caso di fallimento, si deve ricorrere a sistemi alternativi si deve ricorrere a sistemi alternativi come quello ambulante o quello di presidio di zona; quest’ultimo può risultare utile qualora si predispongano dei risposabili di zona che, opportunamente esercitati, sappiano già cosa fare in caso di evacuazione presidiando la zona assegnatagli, comunicando con strumenti idonei (megafoni, telefonia mobile, ricetrasmittenti ecc.) con il centro operativo e dando informazioni alla popolazione.

Comunicazioni mezzi d’informazione I mezzi di comunicazioni dovranno essere costantemente aggiornati con comunicati stampa periodici.

76 Si dovranno, inoltre, organizzare rassegne stampa e predisporre eventualmente servizi logistici per i servizi di informazione nelle zone di operazione.

PREDISPOSIZIONE AREE DI ATTESA Le aree di attesa sono quei luoghi in cui indirizzare la popolazione in caso di evento calamitoso; esse devono essere sicure e la popolazione deve recarvisi con urgenza al momento dell’allarme o nella fase in cui l’evento si sia già manifestato.

Le operazioni da svolgere per individuare tali aree e renderle operative sono sostanzialmente le seguenti: 1. definire gli scenari di un evento ed indicare la popolazione interessata; 2. individuare luoghi sicuri attraverso una attenta analisi della vulnerabilità degli “spazi” accreditabili a tale funzione; 3. analisi della viabilità in sicurezza(generalmente pedonale) da percorrere per raggiungere le aree individuate; 4. indicare alla popolazione, raggruppata in quartieri, vie o strade, isolati e rioni, ecc., la corrispondente area di attesa dove dirigersi in caso di allarme. Premesso quanto sopra riteniamo che sarebbe stato opportuno individuare le aree di attesa secondo questi principi ma ci preme ancora una volta sottolineare che una valutazione inerente la sicurezza sia per quanto riguarda dette aree sia i percorsi di accesso non poteva prescindere che da una stima della vulnerabilità delle quinte edilizie circostanti tali aree e percorsi, questo, soprattutto riguardo al rischio sismico. Tale stima implica una campagna di rilievo della vulnerabilità che esula da questo incarico. Pertanto si è ritenuto opportuno riconfermare quanto previsto dalle schede del Vigilpro del settembre 2003, ritenendo che l’area del campo sportivo, o meglio, la superficie del campo da gioco sita a S-E. del centro abitato come da delibera del C.C. n. 24 del 13/10/2003. Si suggerisce come ulteriore area di attesa la superficie dell’ex-cimitero situata ad ovest del centro abitato.

PREDISPOSIZIONE AREE DI RICOVERO Nell’individuazione di un’area di primo ricovero si è optato per l’area del campo campo sportivo attrezzabile come tendopoli poiché la struttura è dotata di un minimo di servizi che andranno sicuramente potenziati o installati ex-novo. Tuttavia si ritiene opportuno segnalare l’esigenza della realizzazione di un capannone

77 strutturalmente adeguato da poter all’occorrenza adibire a sede di ricovero di persone e mezzi. Le aree più idonee potrebbero essere la superficie adiacente al cimitero comunale, l’ex-cimitero comunale e l’ex-mattatoio. Allorché si presentassero dubbi nell’individuazione di sistemazioni alternative, qui di seguito riportiamo un vademecum sulle tipologie di soluzioni ipotizzabili per il ricovero della popolazione.

AREE DI RICOVERO DELLA POPOLAZIONE

STRUTTURE IMPROPRIE IDONEE AD ACCOGLIERE LA POPOLAZIONE

SISTEMAZIONE TEMPORANEA Alberghi, centri sportivi e turistici, edifici pubblici temporaneamente non utilizzati, campeggi, ecc.

SISTEMAZIONE ALTERNATIVA

• Rientro nelle proprie abitazioni attraverso una sollecita verifica delle strutture e/o della pericolosità attraverso interventi di ripristino leggeri • Affitto e/o assegnazione di altre abitazioni anche attraverso il sistema della “autonoma sistemazione” sperimentata nel corso degli ultimi eventi.

TENDOPOLI E/OROULOTTOPOLI

AREE ADIBITE AD ALTRE FUNZIONI, GIA’ FORNITE, IN TUTTO O IN PARTE, DELLE INFRASTRUTTURE PRIMARIE In questo caso devono ricondursi tutte quelle aree comunemente rifornite di servizi, come zone sportive e spazi fieristici. In questa categoria una rilevante importanza è da attribuirsi a tutte quelle superfici dedicate al calcio, in considerazione sia della loro diffusa distribuzione sul territorio, sia perché rispondenti a criteri di rapida utilizzazione, in quanto caratterizzate da: • dimensioni sufficientemente ampie e misure certe; • esistenza di opere di drenaggio; • allacci con la rete elettrica, idrica e fognaria; • impianto di illuminazione notturna;

• esistenze di vie di accesso;

• presenza di aree adiacenti, quali parcheggi, idonee all’eventuale ampliamento della

tendopoli o per essere adibite ad altre attività dell’organizzazione dei soccorsi.

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AREE POTENZIALMENTE UTILIZZABILI INDIVIDUATE SUCCESSIVAMENTE AD UN EVENTO CALAMITOSO In questo caso è fondamentale individuare in tempi rapidi, qualora non sia stato già precedentemente pianificato, aree idonee all’istallazione di tendopoli. Ci troviamo nella fase di emergenza immediatamente successiva ad un evento calamitoso. Sarà per tanto importante valutare le aree selezionate rispetto al potenziale rischio residuo, quali: • aree sotto tesate elettriche o sopra elettrodotti interrati; • superfici esposte a crolli di ciminiere, tralicci, antenne, gru ed • istallazioni sopraelevate; • zone percorse da condutture principali di acquedotti e gasdotti; • aree sottostanti o immediatamente prossime a rilievi potenzialmente pericolosi o a rocce fessurabili; • superfici sottostanti o immediatamente prossime a dighe, bacini idraulici e condotte forzate; • zone di esondazione di fiumi e corsi d’acqua o esposti a fenomeni di marea; • superfici suscettibili di cedimento di terreno, smottamenti e frane; • terreni adibiti precedentemente a discarica poi bonificati; • aree eccessivamente esposte localmente a fenomeni meteorologici particolari quali forti venti, trombe d’aria ecc.; • zone vicine a complessi industriali possibili fonti di rischio incendio, chimico, biologico, ecc.; • aree prossime a magazzini, centri di stoccaggio e serbatoi di gas, liquidi e solidi infiammabili o a rischio chimico, ecc.; • foreste e macchie (rischi di incendio e folgorazione da fulmini); terreni arati recentemente, avvallamenti e conche suscettibili, con la pioggia, di perdere consistenza. Sarà inoltre opportuno, soprattutto nella prima fase, evitare accuratamente di occupare le aree suscettibili di essere utilizzate come “triade” sanitario, zone di atterraggio dei soccorsi e/o di parcheggio per i mezzi operativi smistamento dei soccorsi ecc., nelle immediate vicinanze o all’interno dei centri abitati colpiti, aree individuate per la realizzazione per la realizzazione degli insediamenti abitativi di emergenza. Non devono sovrapporsi le aree di ricovero della popolazione civile evacuata alle aree operative destinate al personale addetto alle operazioni di soccorso e/o magazzini di assistenza (a causa dei diversi ritmi di veglia/riposo per evitare fenomeni di tensione psicologica nella popolazione).

Sarà viceversa utile ricercare: 1. zone che consentono un agevole fornitura elettrica, acqua e allacci fognari per le necessità tecniche ed igieniche del campo; 2. campi sportivi ed aree di parcheggio dei grandi centri di distribuzione commerciale; 3. aree industriali/commerciali in disuso che dispongono gia di strutture per l’immagazzinaggio; 4. scuole ed impianti di ricezione; 5. terreni preparati in bitume o cemento; 6. aree demaniali e terreni agricoli destinati da tempo a foraggio.

79 Individuata l’area è fondamentale la redazione di un progetto che consenta una ottimale dislocazione delle tende e dei servizi, adottando una organizzazione fondata su moduli precostituiti, con agevoli percorsi all’interno del campo, prevedendo itinerari di afflusso alle merci, oltre che la normale viabilità, al fine di consentire un uso omogeneo di tutta l’area. Sarà quindi utile attenersi ai seguenti accorgimenti: • pochi percorsi carrabili principali di attraversamento dell’area, protetti con materiale (piastre metalliche, palanche, ecc.) atte ad impedire lo sprofondamento dei mezzi; • aree di stoccaggio o magazzini-tenda dei materiali da posizionare ai bordi della tendopoli, per circoscrivere il transito di mezzi pesanti; • eventuali tubazioni in superficie e non interrate.

AREE DA INDIVIDUARE PREVENTIVAMENTE IN SEDE DI PIANIFICAZIONE

In questo caso una prima operazione da compiere nell’applicazione di una metodologia di analisi per l’individuazione e realizzazione di nuove aree necessarie all’istallazione di tendopoli, è quella di determinare esigenze e funzioni richieste dal territorio per applicare, a scala comunale, quel principio della polifunzionalità già enunciato. Si rende quindi necessario stabilire un percorso congiunto tra pianificazione territoriale e pianificazione di emergenza per coniugare le esigenze di spazi da destinare a verde pubblico, aree di sosta o impianti sportivi, ad esempio, con gli scenari di evento riferiti alle diverse tipologie di rischio a cui un determinato territorio è esposto, indicando il numero della potenziale popolazione da assistere in caso di evento. Sarà così possibile progettare un impianto sportivo, un parco, o un semplice giardino pubblico con i seguenti accorgimenti: • la localizzazione dei siti, definiti in sede di pianificazione urbanistica, dovrà considerare la sicurezza dei luoghi in termini di potenziale utilizzo, in caso di calamità, per funzioni di assistenza alla popolazione; • i collegamenti con l’area dovranno essere garantiti anche in previsione di un potenziale evento; • le indicazioni provenienti dagli standard urbanistici, per il dimensionamento degli interventi di natura urbana, dovranno essere integrate con le esigenze derivanti dal piano di emergenza; • la progettazione esecutiva dovrà coniugare le esigenze sociali e/o territoriali con le funzioni di protezione civile, recependo le indicazioni dimensionali per l’istallazione dei moduli tenda e/o moduli abitativi, sociali e di servizio nonché degli spazi necessari alla movimentazione dei mezzi e dei materiali; • dovrà essere prevista la possibilità di un rapido di collegamento con le principali reti di servizio, dimensionate in base al potenziale bacino di utenza in caso di evento.

INSEDIAMENTI ABITATIVI DI EMERGENZA

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IN SEDE DI PIANIFICAZIONE

1. analisi dei rischi a cui un determinato territorio è esposto; 2. definizione degli scenari di evento 3. individuazione della potenziale popolazione interessata da inagibilità degli edifici, rispetto alla loro distribuzione territoriale; 4. analisi delle esigenze di natura urbana da coniugare, in fase progettuale, con le esigenze dettate dal piano di emergenza; 5. verifica della sicurezza geologica e dell’idoneità funzionale dell’area, intesa come morfologia del terreno, possibilità di rapido collegamento alle reti dei servizi e viabilità idonea al transito dei mezzi e alla movimentazione dei materiali; 6. predisposizione di un progetto esecutivo sulla base del principio della polifunzionalità; 7. modifiche, eventuali, degli strumenti urbanistici vigenti; individuazione di norme tecnico -/ amministrative per la gestione di un’area destinata a più funzioni.

IN SEDE DI EMERGENZA

1. costituire in ambito comunale un “Gruppo Tecnico” per la gestione degli interventi necessari alla realizzazione degli insediamenti abitativi. Questo sarà composto da tecnici comunali, provinciali, delle Comunità montane, liberi professionisti locali, tecnici inviati da altre amministrazioni locali o centrali; 2. analisi costante del variare delle esigenze sulla base delle ordinanze di sgombero disposte a seguito delle verifiche tecniche; 3. individuazione delle aree idonee rispetto alle esigenze alloggiative dettate dalla distribuzione sul territorio della popolazione interessata; 4. verifica dell’idoneità geologica e funzionale dell’area da parte del “Gruppo Tecnico” e, qualora si ritenga necessario, ulteriore accertamento da parte del G.N.D.C.I.; 5. acquisizione temporanea dell’area; 6. redazione di un progetto ed affidamento lavori in sede di pianificazione di emergenza sarà pertanto utile mantenere aggiornato l’elenco di imprese ed artigiani, in grado di assicurare una rapida esecuzione dei lavori, indicando i mezzi, il personale a disposizione ed i tempi di intervento. Questo potrà essere codificato anche attraverso apposite intese e/o convenzioni tra le amministrazioni comunali e le singole imprese o le rispettive associazioni di categoria eventualmente operanti sul territorio. Per l’acquisizione urgente di un’area per la realizzazione di un insediamento abitativo di emergenza, possiamo distinguere due casi: • Aree di proprietà comunale; • Aree di proprietà privata;

81 nel primo caso occorre una deliberazione della Giunta comunale con la quale l’area prescelta viene destinata all’uso di area attrezzata di protezione civile; alla delibera dovrà essere allegata la documentazione catastale, la relazione geologica ed ogni altro atto ritenuto utile alla definizione della procedura. Nel secondo caso le ordinanze di requisizione sono adottate dal Prefetto quando si tratta di un evento che interessa più comuni o dal Sindaco che, per grave necessità pubblica, determinatasi a seguito di eventi calamitosi occorsi sul territorio comunale, necessita di disporre di aree di proprietà privata da utilizzare per la collocazione delle strutture ad uso abitativo e di servizio per la popolazione. La requisizione in uso, fino alla cessata esigenza a favore dell’Amministrazione comunale, viene adottata ai sensi dell’art.7 della L. 20 marzo 1865, n. 2248, all. E, che prevede la requisizione in uso temporaneo della proprietà privata, in caso di grave necessità pubblica, nonché ai sensi del D.P.C.M. con il quale è stato dichiarato lo stato di emergenza nella regione interessata. Ogni ordinanza contiene, in allegato, l’elenco delle aree che vengono requisite con l’indicazione degli estremi catastali, della superficie da occupare e l’intestazione dei relativi proprietari e: • Autorizza il personale tecnico del Comune ad accedere nelle predette aree al fine di redigere lo stato di consistenza delle stesse; • Stabilisce la corresponsione di un’indennità di requisizione per la durata della medesima, da determinarsi con successivo provvedimento. Tutte le Ordinanze sono adottate con estrema tempestività, previa verifica di tutte le condizioni previste dalla vigente normativa, per consentire in tempi brevi la messa a disposizione delle aree da parte dei Comuni. Vengono, inoltre, adottati provvedimenti di occupazione d’urgenza, ex art. 71, della L. 25 giugno 1865, n. 2359, a favore dell’A.N.A.S. e della Provincia per permettere la realizzazione di varianti o riparazione di tratti di strade danneggiate da eventi calamitosi per consentire il collegamento con le aree. Come già accennato è importante garantire l’assistenza alle popolazioni interessate da un evento calamitoso, nei limiti del possibile

82 DELIMITAZIONI DELLE AREE A RISCHIO Tale operazione avviene tramite l'istituzione di posti di blocco, denominati “cancelli”, sulle reti di viabilità ed hanno lo scopo di regolamentare la circolazione in entrata ed in uscita dell'area a rischio. La predisposizione dei cancelli dovrà essere attuata in corrispondenza dei nodi viari onde favorire manovre e deviazioni.

SALVAGUARDIA DELLA POPOLAZIONE Il sindaco ha il compito prioritario della salvaguardia della popolazione e la tutela del proprio territorio. Le misure di salvaguardia alla popolazione per gli eventi prevedibili sono finalizzate all'allontanamento della popolazione dalla zona di pericolo con particolare riguardo alle persone con ridotta autonomia (anziani, disabili, bambini). Sarà di fondamentale importanza organizzare il primo soccorso assistenziale entro poche ore dall'evento.

SALVAGUARDIA DEL SISTEMA PRODUTTIVO LOCALE La salvaguardia del sistema produttivo è uno dei principali obiettivi da realizzare nelle aree colpite da eventi calamitosi. Questo intervento di protezione civile si può effettuare o immediatamente prima che l'evento si manifesti attuando piani attraverso i quali salvaguardare i mezzi di produzione e i relativi prodotti stoccati oppure immediatamente dopo che l'evento ha causato danni alle persone e alle cose in una determinata porzione di territorio; in questo caso si dovranno organizzare interventi per il ripristino dell'attività produttiva e commerciale nell'area colpita attuando interventi mirati per raggiungere tale obiettivo nel più breve tempo possibile.

RAPPORTI CON LE ISTITUZIONI LOCALI PER LA CONTINUITA’ AMMINISTRATIVA E SUPPORTO ALL'ATTIVITA' DI EMERGENZA Uno dei compiti prioritari dei sindaco è quello dl mantenere la continuità amministrativa del proprio comune(anagrafe, ufficio tecnico, ecc.) provvedendo con immediatezza ad assicurare collegamenti con la regione, la prefettura, la provincia, la comunità montana.

83 Ogni amministrazione, nell'ambito delle rispettive competenze previste dalla legge, dovrà supportare il sindaco nell'attività di emergenza.

RIPRISTINO DELLE COMUNICAZIONI E DEI TRASPORTI Questo settore è fondamentale nella pianificazione e deve riguardare tutte le problematiche relative alla salvaguardia dei servizi di pubblico interesse. Durante il periodo dell'emergenza si dovranno già organizzare interventi mirati alla riattivazione dei trasporti, l'ottimizzazione dei flussi di traffico lungo le vie di fuga e l'accesso dei mezzi di soccorso nell'area colpita.

CENSIMENTO E SALVAGUARDIA DEI BENI Mirato soprattutto al patrimonio edilizio esistente sia pubblico sia privato danneggiato dall’evento. Inoltre è da considerare di particolare importanza la salvaguardia dei beni culturali e delle attività produttive e delle infrastrutture e servizi di rete. Si dovranno perciò organizzare specifici interventi per il censimento di questi beni.

RELAZIONE GIORNALIERA DELL'INTERVENTO DA INVIARE AGLI ENTI INTERESSATI La relazione sarà compilata dal responsabile del C.O.C. e vistata dal sindaco: dovrà contenere le sintesi delle attività giornaliere ricavando i dati dalle relazioni delle varie funzioni. Si dovranno anche riassumere i dati dei giorni precedenti e si indicheranno attraverso i più attendibili mezzi di comunicazione tutte le disposizioni che la popolazione dovrà attuare.

LE AREE DI AMMASSAMENTO SOCCORRITORI Questo tipo di area è prevista dalla pianificazione nazionale di emergenza e in particolare nel progetto vigilpro, in territorio comunale sede del Centro Operativo Misto, ma è opportuno pensare strategicamente una sua individuazione anche in sede comunale. Più che ad un vero e proprio centro di ammassamento dobbiamo concepire quest’area come una allocazione di eventuali soccorritori. Essi possono essere ricoverati in luoghi chiusi se ce ne sono a disposizione o, altrimenti, se dispongono di soluzioni logistiche autonome, bisogna reperire delle aree

84 all’occorrenza. Queste aree devono essere sicure con disponibilità nelle vicinanze di risorse idriche ed elettriche facilmente collegabili e facilmente raggiungibili attraverso percorsi stradali agevoli anche per mezzi di grosse dimensioni.

85 5. PREVENZIONE

La prevenzione è l’insieme di attività capaci di tutelare la vita dell’uomo e i suoi beni, rispetto alle fonti e ai livelli di pericolosità insiti nel territorio in cui vive. L’azione di prevenzione è proficua se svolta prevalentemente in periodo di “normalità” cioè non in emergenza, ma alcune attività preventive volte alla salvaguardia dell’uomo e delle sue attività vengono svolte anche in periodo di emergenza e/o post-emergenza per ridurre gli effetti indotti dall’evento in atto o avvenuto.

In questa parte del lavoro si ipotizza una linea d’indirizzo di natura non prescrittiva atta a fornire alle funzioni di protezione civile un ruolo d’importanza strategica nell’ambito amministrativo. Alla luce di quanto prima riportato, si ritiene utile inquadrare l’attività preventiva in tre linee d’intervento:

1. Misure per la messa in sicurezza del territorio

2. Modello organizzativo di protezione civile

3. Attività conoscitiva

5.1 MISURE PER LA MESSA IN SICUREZZA DEL TERRITORIO

Per quanto riguarda la messa in sicurezza del territorio, inteso quest’ultimo nell’accezione più ampia del termine, allargata cioè ai contenuti antropici, si rappresentano una serie di interventi da adottare in tempi prestabiliti per limitare o mitigare gli eventuali effetti di un ipotetico evento. Queste sono sostanzialmente opere che dovrebbero far capo ad uno specifico programma d’intervento che prevede sostanzialmente due linee operative:

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a. Vincoli di piano b. Interventi di programma

Per ciò che concerne l’apposizione dei vincoli è necessario che, in fase di dotazione di strumento pianificatorio, si tenga conto di quanto sia riportato in questo lavoro e delle eventuali direttive dell’Amministrazione comunale in materia di protezione civile.

Per gli interventi di programma l’Amministrazione comunale, con specifica progettazione, disporrà degli strumenti attuativi per la realizzazione di opere atte a mitigare gli effetti degli eventi attesi a cose e persone, tenendo conto di quanto segnalato nel presente piano.

Considerate le esigue risorse messe a disposizione dalla finanza pubblica, rispetto alle enormi energie che richiedono le attività di risanamento territoriale, la problematica non è di facile soluzione, pertanto l’Amministrazione comunale provvederà di volta in volta, nella maniera che riterrà opportuna, secondo le esigenze e le priorità stabilite, a reperire i finanziamenti necessari volti alla realizzazione degli interventi programmati.

5.2 MODELLO ORGANIZZATIVO DI PROTEZIONE CIVILE

Nel considerare il modello organizzativo come sistema preventivo, occorre ricordare che il primo presidio organizzato presente sul territorio quasi sempre è l’Ente Comune, pertanto è evidente come sia necessario predisporre un minimo di struttura comunale di protezione civile che operi anche in tempi di normalità, inoltre, quanto più questa risulti essere attrezzata e adeguata, tanto più risulterà essere efficace la risposta nelle attività sia di prevenzione che di emergenza. Premesso quanto appena espresso e in considerazione di quanto riportato nel “modello d’intervento” si ritiene indispensabile procedere, con successivi adempimenti, alla realizzazione dei seguenti punti:

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a. adozione del regolamento comunale di protezione civile b. nomina del Comitato Comunale di Protezione Civile c. promozione per l’istituzione del gruppo comunale volontari di protezione civile.

Per ciò che attiene all’impiego di materiali e mezzi soprattutto riguardo l’attività in fase emergenziale è utile predisporre:

a. un elenco aggiornato dei materiali, mezzi, scorte varie, con relativa fonte di approvvigionamento e relativi addetti alla fornitura, messa in opera e gestione. b. la sede C.O.C. qualora mancasse di servizi e attrezzatura idonea per l’attivazione delle funzioni. c. l’area di ricovero della popolazione – Campo Sportivo o ex-cimitero o ex.mattatoio (nuova realizzazione e/o potenziamento ed integrazione dei servizi esistenti) d. l’area di attesa – Campo Sportivo o ex-cimitero o ex.mattatoio – (opere di sistemazione esterna, regimentazione acque, adduzione reti e messa in opera punti di erogazione dei servizi in caso di allestimento di tendopoli o roulottopoli ecc.) e. l’acquisizione di materiale e mezzi per il primo soccorso e allestimento primo ricovero. f. l’acquisizione di materiali e mezzi per il personale addetto ed impegnato in attività di protezione civile. g. il potenziamento e/o sostituzione del sistema di allertamento esistente basato su trombe amplificate elettricamente.

5.3 ATTIVITA’ CONOSCITIVA Riguarda l’insieme di notizie relative ai rischi incombenti il territorio nonché i modelli di comportamento necessari in caso di emergenza.

88 Tale attività è rivolta principalmente alla popolazione, attraverso un’azione informativa ed addestrativa partendo dal coinvolgimento delle scuole e delle istituzioni presenti sul territorio comunale. L’importanza che riveste l’attività conoscitiva è proporzionale al livello di pericolosità della zona in cui la popolazione interessata vive. Quanto più si riescono a formare- informare i cittadini rendendoli partecipi, anche attraverso le esercitazioni, alle attività di protezione civile, migliore sarà la risposta che essi forniranno in caso di emergenza, non solo eseguendo le più elementari norme comportamentali per l’autoprotezione ma rendendosi parte attiva nella gestione dell’emergenza stessa. E’ fondamentale che il cittadino delle zone direttamente interessate all’evento conosca preventivamente:

• le caratteristiche scientifiche essenziali di base del rischio che insiste sul proprio territorio; • le predisposizioni del piano di emergenza; • come comportarsi, prima, durante e dopo l’evento; • con quale mezzo ed in quale modo verranno diffuse informazioni ed allarme.

L’informazione corretta è indispensabile affinché ci sia attenzione alle problematiche inerenti il rischio presente nell’ambiente in cui si vive. Per ottenere anche un livello di partecipazione accettabile sarebbe idoneo predisporre esercitazioni che garantiscano una certa automaticità operativa in caso di emergenza, tale da ridurre al minimo tutti i tempi morti, l’impiego di personale specializzato e risorse in termini di materiali e mezzi.

89 6. VERIFICA E AGGIORNAMENTO E VALIDITA’ DEL PIANO DI EMERGENZA

Consiste nel simulare situazioni di rischio su un determinato territorio attraverso esercitazioni periodiche che vedono coinvolte le componenti e le strutture operative previste nel piano di emergenza, nonché la sperimentazione delle procedure di allertamento ed allarme. Al termine di ciascuna esercitazione, a cura del responsabile della struttura comunale di PROTEZIONE CIVILE, verrà redatto apposito verbale in cui saranno riportate le eventuali modifiche e/o aggiornamenti da apportare al piano di emergenza. La verifica avviene ogni qualvolta vengano emesse nuove normative riguardanti il servizio nazionale, regionale e provinciale di protezione civile, nonché qualora l'amministrazione comunale lo ritenga opportuno e necessario. La validità del presente piano sarà di tre anni a partire dalla data di presentazione, salvo disposizioni da parte dell’Amministrazione Comunale.

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