Giorn Uff 54Ok.Indd

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Giorn Uff 54Ok.Indd Il Giornale degli N° 54 - Agosto 2012 - Periodico quadrimestrale FFIZIDiffusione gratuita - CASA EDITRICE BONECHI ASSOCIAZIONE AMICI DEGLI UFFIZI U Spedizione in A.P. - 45% art.2 comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Firenze CLAMORE DI “BATTAGLIA” IL CELEBRE DIPINTO DI PAOLO UCCELLO ESCE RINVIGORITO DAL SAPIENTE RESTAURO E CONCLUDE IL PERCORSO DELLA MOSTRA “BAGLIORI DORATI”, QUALE VERA APOTEOSI DELLA VISIONE PROSPETTICA RINASCIMENTALE lo, sostenuta da un di- segno potente e sicuro ma capace di accogliere i cambiamenti in corso d’opera. Due eserciti lucenti d’ar- gento e d’acciaio, caval- li monumentali, paesag- gi ameni appena turbati dal passaggio degli ar- mati balzano fuori con tutta l’evidenza di una pittura a tratti integra fi - no al dettaglio estremo, dalle maglie metalliche ai crini dei cavalli: nulla sfugge all’occhio vigile e prensile del nostro pitto- re in quest’apoteosi del- la visione prospettica ri- nascimentale. Cristina Acidini Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Firenze ll’apice e, almeno simbolicamente, a con- Paolo Uccello, "Battaglia di San Romano", dopo il restauro, Galleria degli Uffizi clusione della mostra “Bagliori dorati” si (foto Antonio Quattrone). presenta restaurata la “Battaglia” di Pao- lo Uccello del 1440 circa, unica superstite Ain Italia di una terna che, se fosse riunita un giorno, eclisserebbe ogni altro capolavoro coevo con la sua energia: dipinto in cui la studiatissima e impassibi- CAVALLI DA GUERRA le visione prospettica accoglie e organizza il caos, il clamore, l’urto, lo sventolio araldico, le sonorità me- I destrieri della “Battaglia di San Romano” sembrano appartenere alla razza talliche d’un estremo sogno cavalleresco. A proposito del restauro, sottolineo la mia grati- “berbera”, animali robusti ed agili capaci di sopportare il peso delle armature tudine per chi si è fatto carico, con fi ducia e libe- ma anche di muoversi con rapidità. Pregiati e quindi oggetto di scambi regali, ralità, dell’importante progetto diagnostico e con- sono ritratti in numerosi capolavori del passato servativo, permettendone lo svolgimento in ogni sua fase: allo Yomiuri Shimbun, che insieme con e si fa eccezione per rare testimonianze, l’ico- e per tutto adatti a reggere il peso degli armatissimi la Fondazione Italia Giappone stipulò un accordo nografi a zoomorfi ca del primo Rinascimento cavalieri ed al tempo stesso a muoversi con agilità con il Polo Museale fi orentino per sostenere, dal è stata scarsamente indagata sotto il profi lo nella mischia. 2007 in poi, iniziative culturali di comune interes- biologico. E quasi sempre con risultati non Di fatto, per tutto il XV secolo ed oltre, la tipologia completamenteS convincenti. Prendiamo ad esempio equina raffi gurata nelle produzioni artistiche d’am- se. L’accordo comprendeva una mostra dedicata al i cavalli ritratti nella “Battaglia di San Romano”. Si biente italiano sembra corrispondere essenzialmen- “Mito di Venere” a Tokyo, il cui vertice fu la “Ve- doveva trattare di animali molto robusti, in grado di te ai fenotipi di un’unica razza, quella “berbera” o nere d’Urbino” di Tiziano, un convegno interna- sopportare il peso delle ingombranti armature me- “barbera”, poiché ritenuta originaria della “Barbe- zionale, conferenze e, appunto, restauri di opere talliche dei cavalieri. E non solo. Sotto questo one- ria”, termine con cui al tempo si indicava una parte d’arte a Firenze, tra cui primeggia per impegno e roso fardello, gli equidi dovevano dimostrarsi an- del Nord Africa. durata quello della “Battaglia”. che capaci di una certa agilità, altrimenti la battaglia Questi cavalli furono presto conosciuti e diffusi in avrebbe potuto assumere l’andamento di uno scon- tutta Europa quale oggetto di scambi regali e traffi ci Dal sapientissimo restauro vengono confermate tro fra disabili. Questo ha spinto da tempo i critici commerciali. Sono raffi gurati da Ambrogio Lorenzet- le vicissitudini della grande tavola, che Lorenzo il dell’opera di Paolo Uccello ad attribuire i suoi caval- ti, che li ritrae nell’affresco del “Buon Governo” nel Magnifi co ottenne (con le altre due) esercitando li da battaglia ad una qualche razza da tiro, possibil- palazzo comunale di Siena, inaudite pressioni sui proprietari Bartolini Salim- mente normanna o di ascendenza comunque nordi- da Paolo Uccello, appunto, beni, per poi adattare la terna alla propria stan- ca, di proporzioni pesanti e zampe massicce. da Leonardo, nella“Battaglia Ma non c’è niente di più lontano dalla realtà. I ca- di Anghiari”, o quel che ne è ➤ (continua a pag. 2) za in palazzo Medici alterando la forma dei sup- valli della “Battaglia di San Romano” sono infatti sopravvissuto nelle copie, da porti con tagli e aggiunte. Dalla pulitura, seguita animali di struttura corporea robusta, ma dagli arti Giulio Romano, dallo Strada- da sensibili integrazioni delle lacune, emerge con snelli e affi lati anche se molto forti: destrieri in tutto no, da Brill e da altri pittori Marco Masseti un vigore prima insospettabile la pittura di Pao- IL CIELO DI CONCHIGLIE TERMINATI I LAVORI NELLA TRIBUNA DEGLI UFFIZI, PROGETTATA DAL BUONTALENTI PER FRANCESCO I. IL SOGNO DEL GRANDUCA AL CENTRO DI UN’OPERAZIONE DI RESTAURO “EPOCALE”. SEIMILA VALVE INCASTONATE NELLA CUPOLA VERMIGLIA. LA SALA OTTAGONALE TORNA A RIFULGERE DI UNO SPLENDORE DA CAMERA DELLE MERAVIGLIE glia, sfumante in alto nell’oro) di nuovo rilucono come in un etra stellato. Le scaglie di ma- dreperla sfaccettano la luce con ricami fitomorfi che s’ar- ricciano nella banda azzurro vivo del tamburo. Sulle mostre delle finestre – da cui il lume del giorno s’infiltra passando dai rulli di vetri appositamente foggiati coi criteri d’un tem- po – si stagliano (in contorni dorati) plastici telamoni e ca- riatidi sensuali; mentre negli sguanci s’incastonano forbiti profili di cammeo. Il velluto cremisi, tramanda- to dalle carte, è stato rites- suto coi modi antichi; e si fa fondo di toni gravi a dipin- ti riquadrati da cornici in- ALESSANDRO PIERONI tagliate e dorate, esse pure partecipi d’uno splendore da PITTORE, GRAFICO, camera delle meraviglie. I marmi romani, che s’ergono ARCHITETTO dai plinti barocchi ritrovati o ricreati, hanno recuperato la loro pelle, ora d’avorio ora di porcellana. Altri marmi più ell’ambito del Alessandro Pieroni, gentili, ritagliandosi sul lam- “San Giovan Gualberto Progetto “La cit- perdona e converte brì scuro che fa da balza al tà degli Uffizi”, l’uccisore di suo fratello”, vano, si posano su panchetti il comune d’Im- Galleria degli Uffi zi, a guarnire in basso gli ango- (foto Sergio Bettini). prunetaN propone una mo- li della sala. E tutto agli oc- stra dedicata al suo illustre chi si palesa – dai tre varchi Alessandro Allori, Giovan- concittadino Alessandro lasciati per l’affaccio – alla ni Bizzelli, Giovan Maria Pieroni (Impruneta 1550- stregua di un’epifania ma- Butteri, Ludovico Buti e il Livorno 1607), pittore e gnifica: luogo dove s’avvera giovane Cigoli. architetto nella Toscana il sogno d’un principe ap- La mostra si propone di far passionato. dei Medici, e ai pittori che conoscere al pubblico que- furono al suo fianco nel- sta eclettica personalità di la decorazione a grottesche Antonio Natali artista, che rivestì un ruo- della loggia degli Uffizi: lo di prestigio negli ultimi l pari d’altri vocaboli La Tribuna degli Uffi zi dopo il recente restauro decenni del Cinquecento oggi abusati, l’aggetti- (foto Antonio Quattrone). LA ‘SPELONCA’ DEL GRANDUCA a Firenze, presentando le vo ‘epocale’ è entrato sue opere pittoriche, grafi- Anel gergo quotidiano che ed architettoniche. A fino a perdere la sua specifi- el lungo loggiato af- erente visivamente e concet- lui si devono progetti per ottagona progettata da Ber- imprese ragguardevoli. Grazie ca vocazione a qualificare un frescato a grottesche tualmente. la facciata di Santa Maria nardo Buontalenti rimonta- all’associazione americana e accadimento che sia davvero del secondo piano Il termine ‘spelonca’, utilizza- del Fiore, per la Cappella eccezionale. Non risulterà pe- va al 1970. Era stato Luciano al suo presidente Simonetta degli Uffizi si apre la to dal granduca per la wun- Berti, direttore colto e sensi- Brandolini, stavolta nella Tri- N dei Principi in San Loren- rò iperbolica la sua adozione Tribuna, con la volta coperta derkammer del Corridoio di zo, per la chiesa di Santo per definire il riordino appe- bile, a concepirlo e dirigerlo. buna tutto è stato restaurato, di madreperle e le pareti ca- Levante, rivela come la Grotta na compiuto della Tribuna de- Berti non disponeva tuttavia dal pavimento prezioso all’ae- riche di dipinti e oggetti pre- di Boboli e la Tribuna, costrui- Stefano dei Cavalieri a Pi- gli Uffizi, in ogni suo tratto re- d’un mecenate generoso co- rea lanterna. ziosi: è un monumento stra- te quasi contemporaneamen- sa e per la ristrutturazione staurata e integralmente rin- me i Friends of Florence: so- Le quasi seimila valve di con- ordinario che il suo commit- te, potessero essere intese da tardo cinquecentesca della novata nell’allestimento. dali davvero munifici della chiglia affogate nell’intonaco tente, il granduca Francesco I Francesco quali due espres- città di Livorno. L’ultimo intervento nella sala Galleria, loro debitrice di tante della cupola (tornata vermi- de’ Medici, chiamava a volte sioni del suo amore per l’an- La mostra, curata da chi ‘la spelonca’. tro artificiale, meravigliosa- scrive, presenta 24 opere Questo appellativo dimostra mente declinato in tutte le sue provenienti
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    Sulla scia di Agnolo Bronzino, Alessandro Allori sodale di Benedetto Varchi. Un ritratto ‘misconosciuto’ del letterato e un suo sonetto inedito Nel 1573, per cura di Silvano Razzi e appresso la stamperia dei Giunti, usciva postumo, otto anni dopo la morte dell’autore, il volume di Sonetti spirituali di Benedetto Varchi1. Come suggerisce il titolo, la raccolta propone versi nei quali a essere cantati non sono gli amori terreni del poeta (si vedano i Sonetti del 1555), né le sue aspirazioni letterarie, bensì la gloria di Dio. Al fianco del Varchi, come spesso accade nelle sue raccolte, edite o rimaste manoscritte, intervengono molti personaggi del suo entourage: dallo stesso Silvano Razzi ai soliti Piero della Stufa e Laura Battiferri, agli allievi Lelio Bonsi e Lucio Oradini, a membri della corte medicea come Baccio Baldini e Bernardino Grazzini 2 . Tra questi, trovano spazio anche gli artisti. Invitandoli ad andare oltre il successo ottenuto con le loro opere, il cui merito è dal poeta fatto risalire a Dio, e a coltivare una sana spiritualità nell’attesa della vita eterna, Varchi scrive, quindi, agli scultori Benvenuto Cellini (« BENVENUTO il tempo è che queste cose »), Bartolomeo Ammannati (« Né l’essere Ammannato, hor Scopa, hor Fidia ») e Vincenzo Danti (« Ben mi credea dopo mie tali e tante »); ai pittori Agnolo Bronzino (« D’ogni cosa rendiam grazie al Signore ») e Giorgio Vasari (« Quant’havete maggior l’ingegno »); al medaglista e scultore Domenico Poggini (« Nelle cose di qui, che tosto ha sera »); infine, al legnaiolo Antonio Crocino (« Scioglierà ’l cappio omai, non romprà ’l nodo »)3. Poche le informazioni a beneficio della ricerca storico-artistica che si possono desumere dalle rime presenti nei Sonetti spirituali4, nondimeno i versi inviati a Bronzino appaiono degni di interesse e, sebbene talvolta segnalati dalla critica5, meritevoli di un affondo.
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