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Provided by Florence Research 8 Alessandro Pieroni (Impruneta 1550- 1607) Soluzioni alternative per la facciata di Santo Stefano dei Cavalieri a

1590-1595 circa Penna a inchiostro marrone, acquerello marrone, rosa e grigio, matita nera, carta bianca; mm 285x425 Firenze, , Gabinetto Disegni e Stampe, inv. n. 2926 A

Si deve a Cosimo I de Medici (1519-1574) la creazio- centrali in “marmo di Caldana” (un marmo rosso ca- ne del complesso monumentale di piazza dei Cavalieri vato nell’omonima località della Maremma toscana); (Carwacka Codini 1989). L’intervento, con la regia di analoga soluzione viene presentata per lo sfondo dello e la continua presenza sul posto di Da- stemma mediceo. La versione di sinistra, con l’uso ubi- vid Fortini, si traduce nella riqualificazione e trasfor- quitario del marmo bianco (ad eccezione dei riquadri mazione di edifici medioevali prospettanti sull’invaso esterni nella parte bassa), illustra una proposta che irregolare della piazza (Conforti 1993). Il palazzo dei avrebbe ancor più enfatizzato il carattere bidimensio- Cavalieri, il palazzo dell’Orologio e la chiesa di Santo nale della facciata, che nella realizzazione si avvicina Stefano (costruita dopo aver demolito l’edificio medio- dunque alla proposta di destra. evale preesistente) sono i nodi fisici e concettuali di Dal punto di vista della composizione della fronte chie- questo progetto, volto a celebrare in un quadro unita- sastica, si nota una divisione orizzontale del prospetto rio di architettura, decorazione e scultura, l’Ordine dei in due registri, mentre in verticale viene delineata una Cavalieri di Santo Stefano fondato dal duca nel 1562. tripartizione. La terminazione del prospetto è un ele- I lavori alle fabbriche della piazza dei Cavalieri si pro- mento a vela (definito nel capitolato “frontespizio”) che lungano ben oltre la morte di Vasari e di Cosimo I segna l’asse centrale, materializzato anche dal grande (1574), con un iter tutt’altro che lineare, soprattutto stemma mediceo sottostante e del complesso costrutto negli anni del principato di Francesco I (1574-1587). che inquadra il portale d’ingresso: qui il partito archi- Vasari lascia la fronte della chiesa di Santo Stefano tettonico si fa più articolato, con un ampio frontone incompiuta, al pari della decorazione interna. È con semicircolare, che dialoga con la soluzione del Gesù Ferdinando I che Pisa in generale, e i cantieri stefa- romano nel progetto di Vignola e anticipa quella di niani in particolare, conoscono un rinnovato fermen- Fausto Rughesi alla Valicella (Whitman 1970). Nella to. L’impegno del terzo granduca di Toscana nella cit- parte inferiore, i tre settori verticali che compongono tà e nel territorio è ampio e articolato (Pisa e Livorno la facciata sono evidenziati dal tema colonna-parasta, 1980), declinandosi nella gestione e organizzazione caratterizzato da un corrispondente risalto della trabe- infrastrutturale del territorio aperto e nella promo- azione. Al piano superiore si hanno semplici paraste. zione di interventi su singole architetture nel centro L’impostazione della facciata delineata nel nostro di- urbano. In questo contesto si inserisce la commissio- segno riecheggia nello schema compositivo generale ne di Ferdinando I per il completamento della faccia- le fronti di Santa Maria in Provenzano a Siena (com- ta della chiesa di Santo Stefano e del suo interno. missione dove è coinvolto don Giovanni de Medici) Il disegno in esame è legato alla progettazione del e di Ognissanti a Firenze (opera di Matteo Nigetti, prezioso rivestimento marmoreo del prospetto, di stretto collaboratore di dello stesso Medici). La fac- cui si conserva il capitolato dettagliato nell’Archivio ciata pisana si differenzia tuttavia da questi esempi dell’Ordine stefaniano (Bertsh 1992, p. 94, nota 58), per una peculiare semplificazione degli ornati, a cui redatto dopo la definizione del progetto. Si compone fa da contraltare la preziosità dei materiali e la messa di due elaborati grafici, accompagnati da una lunga a punto di stilemi originali, se pur derivati dal re- didascalia esplicativa, i cui contenuti si ritrovano nel pertorio di Ammannati e Buontalenti. È il caso del- sopra ricordato capitolato. Vengono presentate due la “metafora tessile” (Bevilacqua 2007) – che tanta soluzioni omologhe dal punto di vista del disegno ge- fortuna avrà nel corso del Seicento grazie all’opera nerale e della delineazione dei singoli elementi com- di Bernini – riscontrabile nei drappi marmorei che positivi, ma differenti nella qualificazione materica e simulano tendaggi nelle due finestre del secondo or- cromatica in relazione all’uso di marmi diversi nelle dine e ai lati dello stemma mediceo (che in questo specchiature, individuate dai sistemi di piedritti che caso le fonti chiamano appunto “pannicini”). articolano il prospetto. A destra si evidenzia l’uso del Vicine alle sperimentazioni naturalistiche di Buon- “pardiglio” (bardiglio, cioè marmo di colore grigio) al talenti, sono le due volute ai lati della terminazione posto del marmo bianco carrarese intorno ai rettangoli del prospetto (definiti nel capitolato “mezzi nicchi”),

94 a l e s s a n d r o p i e r o n i 95 che nel disegno presentano una conformazione mol- Rimane dunque, ancora una volta, da chiarire in to semplificata rispetto all’esuberante plasticità della che misura l’ideazione di don Giovanni si precisi e versione poi realizzata. si definisca nel confronto con Pieroni e soprattutto La grafica dell’elaborato è, in generale, piuttosto quanto sia importante, per la messa a punto del pro- compendiaria e non restituisce, se non parzialmente, getto, il momento della traduzione grafica che non i dettagli del progetto; è il caso, per esempio, degli appare corretto considerare una mera e impersonale avanzamenti e arretramenti che gli aggetti e le rien- trascrizione disegnativa. Questo elaborato perciò si tranze delle ordinanze architettoniche creano nella può inscrivere appieno nella collaborazione fra i due parete. Allo stesso tempo, tuttavia, l’elaborato è in personaggi, che segna questi primissimi anni Novan- grado di comunicare alcuni caratteri fondamentali ta del Cinquecento. dell’opera come la morfologia dei capitelli: corinzi Siamo di fronte a una esemplificazione significativa nell’ordinanza del registro inferiore e “ionici” (nella della relazione professionale fra il Medici e una per- versione michelangiolesca) nelle paraste del registro sonalità probabilmente ancora in formazione come superiore. architetto, ma che – forse proprio grazie a questo Evidenze calligrafiche attestano che la scrittura della prestigioso tirocinio – potrà di lì a poco delinearsi didascalia è senza dubbio di Alessandro Pieroni; an- come tecnico e funzionario dotato di una precipua che il tracciamento del disegno si può ricondurre a autonomia. buon diritto allo stesso architetto. Tale elaborato è in Emanuela Ferretti palese connessione con il modello ligneo della stessa facciata (Pisa, Museo Nazionale di San Matteo), che Bibliografia: Bacci 1923; Daddi Giovannozzi 1937; F. Paliaga, le fonti indicano esplicitamente come traduzione tri- p. 65 scheda B. II.14, Livorno e Pisa 1980, pp. 377-378; Mor- dimensionale da parte di Orazio Migliorini e Andrea rogh 1985, p. 128; Carwacka Codini 1989, p. 218, pp. 257- Ferrucci di una idea di don Giovanni de Medici. 258; Bertsch 1992, pp. 92-98.

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