La Terra Di Medb MOMENTI E PROBLEMATICHE CRITICHE DI STORIA D’IRLANDA

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La Terra Di Medb MOMENTI E PROBLEMATICHE CRITICHE DI STORIA D’IRLANDA 1 Collana C.A.O.S.S.- 5 1 2 C.A.O.S.S. (Collana Autogestita On-demand di Studi Storici) direttore: Guido Iorio 1: G. IORIO, La Leonessa e l’Aquila. 2: A. RUGGIERO – E. G. SALERNO, Momenti e problemi della provincia salernitana in Età Moderna 3: G. IORIO, Il Giglio e la Spada 4: C. RUSSO MAILLER, Il senso medievale della morte nei carmi epitaffici dell’Italia meridionale Ricostruzione digitalizzata di copertina: Croce delle Scritture (Clonmacnoise, Irlanda) La collaborazione redazionale alla Collana è volontaria, gratuita e aperta a tutti. Riservati tutti i diritti, anche di traduzione, in Italia e all’estero. Nessuna parte può essere riprodotta (fotocopia, microfilm, supporto magnetico, digitale o altro mezzo) senza l’autorizzazione scritta dell’Editore e dell’Autore Finito di stampare in Roma, nel mese di marzo 2011 2 3 Guido Iorio La Terra di Medb MOMENTI E PROBLEMATICHE CRITICHE DI STORIA D’IRLANDA Strutture e dinamiche socio-religiose, dialettiche politico-militari ed egemonie del potere irlandese tra età arcaica e medioevo, nelle fonti e nella storiografia. © www.ilmiolibro.it Gruppo Editoriale L’Espresso S.p.A. Roma 2011 3 4 Alla professoressa Maria Vitaliano, “antica” amica affettuosa cui mi lega (e sempre mi vincolerà) quella passione per la Storia che, come affermava Henri Pirenne, è amore per la Vita. Con stima grande e incondizionato affetto Riservati tutti i diritti, anche di traduzione, in Italia e all’estero. Nessuna parte può essere riprodotta (fotocopia, microfilm o altro mezzo) senza l’autorizzazione scritta dell’Autore. L’immagine di copertina non è una foto, ma un’immagine digitalizzata; si resta, tuttavia, a disposizione per regolare eventuali spettanze 4 5 INDICE Prefazione di Dario Giansanti…………………...….....p. 9 Introduzione…………………………………………....p. 15 Cap. I L’Irlanda arcaica: struttura sociale e religione…….….p. 24 Cap. II Il “lungo medioevo” irlandese…………………..….....p. 86 Cap. III Cristianesimo irlandese:“unicum”per la storia europea.p.106 Cap. IV La monarchia in Irlanda:“Piccola”,“Alta”e“Suprema...p.161 Cap. V Dalle invasioni vichinghe alla conquista normanna..…p.211 Cap. VI Dalla conquista anglo-normanna al XVI secolo…....…p.257 5 6 Appendici: ………………………………………….....p.277 Appendice 1: Dall'Irlanda all'Italia meridionale: gli itinerari di Patrizio e Cataldo nelle fonti e nella storiografia………....p.279 Appendice 2: Influenze paoline e agostiniane nella “teologia operativa” di Patrizio d’irlanda…………………...……p.303 Fonti e bibliografia essenziale………………..……….p.327 6 7 7 8 8 9 PREFAZIONE di Dario Giansanti1 Cominciamo dal titolo. «Terra di Medb». Mi ha colpito all’istante, non appena ho avuto in mano le bozze del libro. Che dire? Dopo anni di appassionata dedizione verso l’epica irlandese, un titolo del genere non poteva che suscitare il mio immediato entusiasmo, e addentrarmi nel saggio. Così è stato. Davvero intrigante che Guido Iorio abbia scelto l’altera figura della regina Medb quale leit-motiv del suo percorso nell’Irlanda medievale, facendone un po’ il paradigma del popolo irlandese, esuberante e malinconico, con i suoi eccessi guerreschi e la sua profonda poesia. Ma Iorio ha fatto ancora di più: ha dato un nuovo nome all’Irlanda, paese che di denominazioni poetiche vanta già un discreto inventario. Ora, il landnáma, il «dare un nome alla terra», è un principio ben conosciuto agli studiosi di folklore. Quando un popolo migra in un’altra terra, sente l’esigenza di coniare nuovi nomi per il Paese in cui si è stabilito e gli elementi del suo territorio. E non è semplicemente un modo di prendere possesso della nuova patria, ma anche di associarla inestricabilmente alla propria identità. I nomi diventano un fatto culturale, un tramite tra il territorio e i 1 Antropologo e filologo, è nel comitato scientifico del “Progetto Bifröst” per la divulgazione della mitologia europea, di cui amministra anche il sito ufficiale. Ha pubblicato con C. MASCHIO, Viaggio irreale nell’Irlanda celtica, Roma 2008. Ha curato, altresì, l’edizione e la traduzione italiana del Libro delle Invasioni, e dell’Edda di Snorri Sturluson. 9 10 suoi abitanti. È un principio che la tradizione irlandese avverte profondamente e intimamente. Le dinnshenchas, le «storie toponomastiche», sono un importante genere della letteratura gaelica. In Irlanda non esiste forse una valle, una montagna, un fiume, una foce, un guado, una fortezza che non abbia preso nome da un personaggio o da un evento leggendario. Il Ciclo delle Invasioni ricorda tutti i nomi che vennero assegnati all’Irlanda dai popoli che vi si stabilirono nei tempi preistorici: Isola dei Boschi, Isola dei Limiti Remoti, Isola dei Porci, Isola delle Nebbie, Isola del Destino, e così via. Si tratta di miti, è vero, ma è significativo constatare che, ancora nel XVII secolo, Geoffrey Keating enumera questi e altri appellativi in un capitolo apposito dei suoi “Fondamenti della conoscenza d’Irlanda”. Ciascuno di essi conferiva evidentemente all’Irlanda una parte della sua identità storica e culturale. E mi piace pensare che Guido Iorio abbia voluto inserirsi nel solco di questa venerabile tradizione… Nome come identità e possesso, dunque. Ma anche, passando attraverso l’identificazione del territorio con una figura femminile, come principio di regalità. L’attuale nome ufficiale d’Irlanda, Éire, deriva da quello di un’antica regina delle Túatha Dé Danann. Secondo la leggenda, quando i Figli di Míl – i mitici antenati dei Gaeli – sbarcarono in Irlanda, Ériu e le sue sorelle Banba e Fódla promisero loro l’eterno dominio sull’isola, ma in cambio gli invasori avrebbero dovuto dare all’Irlanda i nomi delle tre regine. Così fu fatto, e così avvenne. Iorio ricorda che la legittimità a governare significava, per un Alto Re, godere dei favori della dea o della regina che incarnava il territorio. Molte figure femminili, nel mito irlandese, rappresentano questo principio di regalità. E Medb non fa eccezione, seppure in un modo particolarissimo. Il suo nome vuol dire 10 11 “inebriante”, e in effetti poche donne, in tutta l’epica universale, s’impongono in maniera così prorompente. Orgogliosa, di accecante bellezza, la regina del Connacht emerge dalla leggenda ibernica come un archetipo di femminilità impetuosa e insaziabile. Ella garantiva e allo stesso tempo sovvertiva gli ordini costituiti; e la storia della razzia che guidò personalmente contro la provincia dell’Ulaid, è il cuore di uno dei più famosi cicli epici irlandesi. Trovo splendido che Iorio abbia voluto dare il nome di Medb all’Irlanda… e al suo libro. Si riattualizza il processo del territorio che, attraverso l’esuberante figura della regina del Connacht, diviene archetipo, narrazione, cultura. Viene così portata in luce una sottile contraddizione, perché le pagine di Iorio non trattano il mito bensì la storia irlandese, e lo fanno con un rigore attentissimo, con puntuale e costante riferimento alle fonti. E così, egli segue l’evoluzione e le faide dei clanna, traccia la successione dei sovrani, racconta le lotte per il potere, le rivalità e i tradimenti, l’invasione vichinga e quella normanna. Ripercorre amorevolmente gli itinerari di Patrizio e dei suoi seguaci – da cui l’Irlanda prese un altro nome ancora: Isola dei Santi – e racconta il fiorire del monachesimo ibernico, fenomeno capitale sia per la nascita culturale e letteraria dell’isola, sia per l’immenso contributo che diede alla cultura europea, nei cosiddetti “secoli bui”. Paese mai conquistato dalle armate romane, l’Irlanda poté conservare a lungo l’antica sapienza celtica, risalente all’età del ferro; e, opportunamente integrata nel sistema universale classico-cristiano, le seppe dare, fin dall’Alto Medioevo, una dignitosissima veste letteraria. La letteratura gaelica è la più antica d’Europa dopo la greca e 11 12 la latina; una letteratura vasta, colta, profonda, ancorché poco conosciuta e spesso neppure tradotta. Ogni lavoro serio – sia che ripercorra la storia o il mito – deve necessariamente partire dalle fonti. È quanto ha fatto Guido Iorio, che è andato a documentarsi nel mare magnum di annali, genealogie, agiografie, trattati giuridici, storici e teologici, poemi e poesie, prodotti negli scriptoria dei monasteri irlandesi. Ma se l’intento è essenzialmente storico, il racconto finisce con il dare un’impressione di inverosimile, di fantastico. È l’Autore stesso a notare il paradosso. Il popolo d’Irlanda è troppo fiero, impetuoso e passionale, perché la sua storia possa venir ridotta a un’arida successione di re e battaglie. In questo Paese, dove il territorio è soprattutto memoria, eventi e personaggi assumono spontaneamente una connotazione romanzesca, e anche il più attento trattato storico finisce per risultare avvincente quanto un romanzo fantasy. Ma come puntualizza lo stesso autore, grande appassionato all’opera di Tolkien, un titolo come «Terra di Medb» non può che riecheggiare il Signore degli Anelli. E se nella «Terra di mezzo» tolkieniana traspare l’antico Miðgarðr, il cosmo della manifestazione umana, il centrale dei Nove Mondi dell’universo scandinavo, è anche vero che la nozione antichissima di un luogo mediano dove s’incontrano e si equilibrano tutti gli stati dell’essere, fa parte integrante della geografia tradizionale irlandese. Questa, com’è noto, orientava le varie funzioni sociali nelle quattro province: la sapienza nel Connacht, a ovest; la guerra nell’Ulaid, a nord; la ricchezza nel Laigin, a est; la musica nel Mumu, a sud. Al centro, dove s’incontravano e si fondevano le quattro funzioni, si sentì la necessità di istituire – esigenza quasi cosmologica – la provincia «di mezzo», il Míde, nella cui reggia di Temáir risiedeva l’Alto Re di tutta l’Irlanda. 12 13 È difficile, quando si ha a che fare con i Gaeli, districare il mito dalla storia, il simbolo dal dato oggettivo. Lo spirito travolgente della regina Medb, e insieme a lei le vivide figure di tutti i re, gli eroi e i santi d’Irlanda, da Conchobar mac Nessa a Cormac mac Airt, da Niáll Noigíallach a Brian Boru, da san Patrizio a Brandano il navigatore, mostrano una perfetta continuità, ed è arduo tracciare una linea di demarcazione tra l’esagerazione epica e il dato storico.
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