la Repubblica venerdì 2 novembre 2012 pagina 38 la Repubblica CULTURA

PARIGI È scomparsa ieri a 84 anni Tra i progetti più importanti una delle grandi protagoniste di Gae Aulenti, negli anni’80 della cultura italiana c’è stata la riconversione Aveva realizzato oggetti di Le opere in un Museo del XIX secolo della design, collaborato con Gare d’Orsay di Parigi costruita nel Olivetti, fatto scenografie 1900. E’ la più grande collezione teatrali. Tra i suoi interventi di Impressionisti con opere di quello alla Gare d’Orsay Manet, Renoir Era nota in tutto il mondo Gae Cézanne, Degas

AULENTIra popolare, un volto affabile, Gae Aulenti, Estense di Ferrara. E l’Asian Art Museum di San Franci- morta ieri a Milano a quasi 85 anni, ma non sco. L’ultimo intervento di questo genere è a Palermo, era un’archistar. Geniale e libera nel tratto Arte e impegno in Palazzo Branciforte, nel centro storico della città. architettonico, non condivideva niente del- Il lavoro in una città antica stimola la sua intelligen- le ideologie pubblicitarie e autoreferenziali za. A Napoli si cimenta con due stazioni della metro- dE e i s u o i c o l l e g h i i n q u i l i n i d e l l o s t a r s y s t e m . H a u n a p a r- politana, le cosiddette stazioni dell’arte, al Museo Na- te importante nella storia dell’architettura italiana ed addio alla signora zionale Archeologico e a piazza Dante. È un intervento europea, si è confrontata con le mode, ma non si è fat- complesso. L’amministrazione di Antonio Bassolino ta trascinare nella spirale consumistica. Molti suoi in- ha dato forte impulso ai trasporti su ferro e le stazioni terventi sono stati discussi e sono discutibili, ma il se- rappresentano il coronamento per così dire estetico di gno che lascia la sua presenza è quello proprio di una dell’architettura un lavoro molto funzionale. E Gae Aulenti è duttilissi- borghesia colta e ispirata al senso della comunità. ma nel cogliere il senso profondo della richiesta. Gae Aulenti è nata vicino a Udine nel 1927 da genito- Il catalogo delle sue opere è fitto di piazze riallestite, ri meridionali (padre pugliese, madre napoletana) che di edifici riqualificati. E di oggetti di design, lampade, le hanno lasciato nel nome, Gaetana, poi diventato committenti privati. Il grande salto avviene nel 1980, tavoli, poltrone. Una carriera che non si può leggere Gae, un segno di questa origine. Si laurea nel 1953 al Po- quando a Parigi trasforma la vecchia Gare d’Orsay nel senza intrecciarla con il suo impegno civile e politico. litecnico di Milano. Lavora nella redazione di Casabel- Musée d’Orsay, dove sono raccolti i pittori impressio- Fra le tante iniziative, quella affinché le città siano re- la diretta da , che seguirà come nisti e post-impressionisti, e poco dopo realizza il Mu- golate, perché prodotto di storia e di cultura e patrimo- assistente di Composizione architettonica. La Milano seo d’arte moderna nel di Richard nio di tutti. Nel 2009 contro il Piano casa del governo e l’Italia fra gli anni Cinquanta e Sessanta sono quelle Rogers e Renzo Piano. Il Musée d’Orsay le offre grande Berlusconi, promuove un appello con Gregotti e Fuk- della ricostruzione, della speculazione edilizia, ma nel notorietà, ma il risultato è tuttora controverso, troppa sas. L’appello esce su Repubblica.it: «Le licenze facili e capoluogo lombardo nasce anche il design industria- preponderanza d’allestimento, si è detto, sovrabbon- i permessi edilizi fai da te», si legge, «decretano la fine le, che progetta e riproduce gli oggetti del lavoro e del- danza di materiali. L’esito è comunque una meta cul- delle nostre malconce istituzioni. Il territorio, la città e la vita quotidiana. Gae Aulenti si forma in questo clima, turale fra le più visitate in Europa. Gae Aulenti si spe- l’architettura non dipendono da un’anarchia proget- con Rogers che teorizza quanto nell’architettura sia cializza con i musei. A Barcellona progetta il Museo tuale che non rispetta il contesto, al contrario dipen- forte la componente intellettuale. d’arte catalana. Verranno poi le ristrutturazioni di Pa- dono dalla civiltà e dalle leggi della comunità». I suoi primi lavori sono uno showroom per l’Olivetti lazzo Grassi a Venezia e delle Scuderie del Quirinale a Fr. Erb. a Parigi e a Buenos Aires. Seguiti da incarichi offerti da Roma, quindi lo Spazio Oberdan a Milano, il Castello © RIPRODUZIONE RISERVATA

IL TAVOLINO LA POLTRONA LA LAMPADA È del 1980 Si chiama Ideata nel 1965 il tavolino Sgarsul per Martinelli con le ruote la poltrona Luce realizzato per a dondolo la lampada FontanaArte di legno “Pipistrello” esposto anche progettata è uno storico Gli oggetti al MoMa nel 1962 modello di New York per Poltronova da tavolo RENZO PIANO: HANNO PROVATO A FARCI LITIGARE MA PER ME LEI SARÀ SEMPRE “LA LEONESSA”

FRANCESCO ERBANI L’INCONTRO a chiamavo la leo- un’eleganza inglese, aveva un del Centre Pompidou a Parigi per vertimmo molto quando sapem- Qual è l’opera di Aulenti che la Renzo Piano, nessa. La prima vol- modo di fare garbato e lontano da o s p i t a r v i l a c o l l e z i o n e p e r m a n e n - mo che c’era chi fra noi metteva convince di più? nato nel 1937, ta era capitato, se ogni gelosia. Ma era anche forte, te di arte moderna. Non so come zizzania». «Più che un’opera singola, ora ha incontrato “Lnon ricordo male, a diretta. Sono per me tutti ricordi nacque la storia che io avrei la- L’allestimento di Gae Aulenti m i s e n t o d i a p p r e z z a r e t a n t o i l s u o Gae Aulenti un convegno o in un’intervista. culturalmente e professional- mentato un attentato all’integrità la convinse? rapporto con i materiali, in parti- all’inizio Qualche giorno dopo mi chiamò a mente densi quelli in cui compa- del Beaubourg». «Ci sono tornato proprio un colare il vetro. Un vero flirt. E poi degli anni Parigi. Sono la leonessa, mi disse re Gae Aulenti, lei insieme a Vitto- Non era vero? paio di settimane fa per una inau- la libertà, il sense of humour che Sessanta con la sua voce arrochita dal fu- rio Gregotti, altro assistente di Ro- «Assolutamente no. Non è nel- gurazione. È ancora attualissimo lei, donna di cultura internazio- mo. Ridemmo. In molti hanno gers, e poi , Marco Za- la natura di quell’edificio l’essere e risponde perfettamente all’esi- nale, mette in alcuni oggetti di de- cercato di farci litigare, ma non ci nuso, Vico Magistretti». un feticcio intoccabile. Io mi ero genza per la quale venne realizza- sign, il tavolo in cristallo su quat- sono riusciti. Interpretavamo la Non avete mai lavorato insie- to». tro ruote, ad esempio, che fa pen- lingua dell’architettura in senso me? Ci divertimmo molto scoprendo Negli ultimi tempi vi sentivate sare a Marcel Duchamp. Conser- diversissimo. Eppure l’ho sempre «No. Il suo stile in architettura ‘‘ spesso? vava nel suo lavoro una libertà di sentita vicina”. Renzo Piano co- non è il mio. Ma la considero co- che c’era chi seminava zizzania «No, fra noi c’è stato un rappor- riferimenti culturali di cui, con la nobbe Gae Aulenti quando lei era munque una maestra per il suo tra noi, ai tempi del Beaubourg to intenso, ma senza grandi fre- sua scomparsa, sentiremo tutti al Politecnico di Milano, assisten- metodo professionale, per la cura quentazioni. Ci siamo parlati un un grande vuoto. E poi, ripeto, te di Ernesto Nathan Rogers. dei materiali, del dettaglio. E poi È stata una maestra anche cinque, sei mesi fa. A distanza, mancherà la sua presenza civica». “Erano i primi anni Sessanta, per la sua presenza civica, per il se il suo stile non era il mio però, ci sentivamo vicini. La sua Il suo impegno politico, le sue io lavoravo già con Franco modo in cui le sue competenze scomparsa mi colpisce duramen- battaglie per una città giusta e Albini, ma per la cattedra di erano al servizio di una causa civi- ,, occupato della macchina, lei è in- t e . I r i c o r d i r i a f f i o r a n o a p o c o a p o - pianificata? Composizione, tenuta da le». tervenuta per adattarne una par- co. Ci incontravamo più all’estero «Questo e molto altro ancora. Rogers, feci uno studio sui Hanno cercato di farvi litigare, te. Se avessi dovuto farlo io, lo che in Italia. A , per Direi che Gae aveva un tratto che caratteri tipologici di alcu- ha detto. Quando è successo? avrei fatto certamente in maniera esempio, dove io lavoravo all’A- andava oltre lo schieramento poli- ni edifici del Ponente ligu- «È successo nell’unica occasio- diversa, forse opposta. Ma anche cademy of Sciences e lei all’Asian tico. Era, appunto, civismo. Una re. La incontrai allora”. ne che abbiamo avuto di condivi- questa diversità rientra nella na- Art Museum. Una volta incon- virtù poco praticata. Forza ed ele- Una donna in un mondo dere uno spazio comune. All’ini- tura del Beaubourg ed è un ele- trammo insieme il sindaco Willie ganza insieme. Una vera leones- maschile. zio degli anni Ottanta, Gae fu in- mento che dà solo ricchezza alle Brown. E poi tante volte ci siamo sa». relazioni fra due architetti. Ci di- «È vero. Lei si muoveva con caricata di allestire il quarto piano visti a Parigi». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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ROMA MILANO TOKYO Erette tra il 1722 Il più importante L’Istituto Italiano e il 1732 lavoro milanese di Cultura a Tokyo le Scuderie di Gae Aulenti nel quartiere di del Quirinale sono è stato il progetto Chiyoda: vetro diventate uno della Stazione metallo e cemento spazio espositivo Nord con il con una facciata (oltre tremila metri rifacimento a forma di grata quadrati) dopo di piazzale dipinta color rosso i lavori di restauro Cadorna lacca. L’edificio e rinnovo curati da La scelta originale Gae Aulenti. Sono della scultura fu distrutto state inaugurate di Claes nel ’45, quello nel 1999 Oldenburg attuale firmato dal Presidente L’Ago, il Filo e il dalla Aulenti è della Repubblica Nodo ha causato stato inaugurato Ciampi molte polemiche nel 2005

Quando non era in giro per i suoi progetti, stava nella casa studio in città. “Qui Verdi ha composto il suo Requiem”, diceva LA PRIMA DONNA DI MILANO IN MOTO E MAGLIONE NERO

NATALIA ASPESI e non era in giro per il mondo, a Tokyo o a Paler- lenti con cui per ragioni generazionali, condivideva il ri- mo, a San Francisco o a Barcellona, a Parigi o a Ro- fiuto del postmoderno. Quando Inge Feltrinelli arrivò a ma, a costruire grandi nuovi musei, a riqualifica- Milano, Gae fu la prima donna professionista di grande Sre deteriorati spazi urbani, ad arredare le case del- su c c e s s o c h e i n c o n t r ò , d i v e r s a d a t u t t e l e a l t r e e l e g a n t i s i - l’aristocrazia del capitalismo italiano, perlomeno di quel- gnore milanesi, con la sua eterna uniforme di pantaloni la che amava la sua idea di modernità e rigore, oppure a ri- e maglioni neri e tacchi bassi, un modo forse per impor- cevere premi prestigiosi, si rifugiava nella sua magnifica si nel lavoro; anche se poi, arrivando a Parigi dopo aver casa-studio milanese, arredata soprattutto da libri e diva- vinto il concorso per il museo della Gare d’Orsay, le chie- ni, dove, lei amava dire «Verdi ha com- sero dove fosse l’architetto, avendo pen- posto il suo Requiem». Poi alla sera sem- sato che lei fosse la moglie. Gae era ma- pre fuori, invitata nelle tante case di ami- dre, nonna e bisnonna molto amorevo- ci o nel vicino ristorante Timè, con quel- le, ed estremamente segreta sul suo pri- l ’ a s p e t t o a u s t e r o e l ’ i r o n i c o s o r r i s o c h e i l - vato. luminava la sua faccia diventata intensa- «Abbiamo vissuto insieme vent’an- mente bella con gli anni, la piccola testa ni», dice adesso Carlo Ripa di Meana, dai corti capelli bianchi, le rughe che era- «poi lei se ne andò a Prato per lavorare n o c o m e i l l u m i n o s o r a c c o n t o d i u n a l u n - con Luca Ronconi anche per allestire ga vita di preziosa autonomia, libera da con lui quel famoso Viaggio a Reims da- ogni inquietudine, o moda, o costrizione to al Rossini Opera Festival di Pesaro. Io femminile. Di certe amiche affannate a mi spostai a Venezia, come presidente difendersi dalla crudeltà degli anni dice- della Biennale e le strade si sono separa- va, affettuosamente, «l’ho riconosciuta te. Si è creato tra noi un terribile diafram- dal cane». ma, lei per trent’anni mi ha negato ogni Era bella, come può essere bella una notizia». Lui è diventato il marito di Ma- grande storia che il tempo ha perfezio- rina Lante della Rovere ma dice, non ha nato, anche nella sua ultima uscita pub- mai dimenticato quei meravigliosi anni blica: quando il 16 ottobre, due settima- milanesi accanto a una donna così spe- ne prima di spegnersi, Gae Aulenti volle Due settimane ciale. Ma la vita sa essere gentile: solleci- andare alla Triennale a ricevere con Vit- fa era andata tato da Andrée Ruth Shammah che lo torio Gregotti la medaglia d’oro alla loro aveva invitato a parlare al teatro Parenti, carriera. Ormai molto fragile, sottile, con alla Triennale dieci giorni fa lui ha avuto il coraggio di la voce affaticata e buffi grandi occhiali per il premio chiedere a Gae se poteva riceverlo. «Non rotondi, era davvero felice, e riuscì a sali- alla carriera se ne andava più», ha detto la stanca ma re sulla pedana per ringraziare. In mezzo forse pacificata signora alle amiche. Ri- agli amici, anche quando ci furono i pri- corda lui: «Aveva disegnato nel ’62 una mi sintomi della malattia, lei rifiutava di essere al centro sedia a dondolo e le aveva dato il nome con cui mi chia- dell’attenzione, non parlava mai dei suoi successi profes- mava, “Sgarsul”. In tutti questi anni quel silenzio mi è pe- sionali, si sedeva in disparte, con un bicchiere di whisky e sato moltissimo. Sono stato io a spronarla a lasciare la l’eterna sigaretta, e ascoltava i discorsi degli altri, con carriera accademica e a diventare quel grande architetto LE IMMAGINI qualche, intelligente, spiritoso intervento: ad accenderla c h e è s t a t a . N o n a v r e i s o p p o r t a t o s e f o s s e m o r t a s e n z a p o - Gae Aulenti e r a l a p o l i t i c a , i l s u o e s s e r e d a s e m p r e d i s i n i s t r a , l a s u a i d e a terla rivedere, senza parlarle, senza accarezzarle la testa. in un recente ritratto della Milano operaia che aveva amato e di quella che mal- Sono stato fortunato». A destra, l’architetto grado il suo declino anche architettonico, con tutti quei Tra le tante amiche che la piangono, Giulia Maria Crespi da giovane nel suo studio grattacieli storti, riteneva arricchita negli ultimi anni dal- ha tentato sino all’ultimo di convincerla a seguire una cu- la presenza degli immigrati. (Non ci saranno funerali, ma ra particolare mandandole una dottoressa di sua fiducia. la città la ricorderà alla Scala, a mezzogiorno di domeni- Avrebbe voluto andarla a trovare, ma Gae l’ha pregata di ca, ndr) aspettare qualche giorno. Voleva portarle una biografia di Gregotti, suo coetaneo, ricorda la ragazza Gae che alla San Francesco perché le pareva necessario “darle una lu- fine degli anni ’40 arrivava al Politecnico in lambretta, co- ce spirituale”, in tanto dolore. Non ha fatto a tempo.

me le donne ancora non osavano, ricorda l’architetto Au- © RIPRODUZIONE RISERVATA