Annuario Diocesano 2015
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LEGENDA % » Telefono fisso È » Telefono mobile Ê » Fax š » Indirizzo di posta elettronica In copertina: Stemma episcopale del vescovo Tommaso Carnicer, particolare del paliotto, opera di argentieri genovesi (1715), Cattedrale dell’Immacolata Concezione in Alghero. (foto di Anacleto Zidda) Annuario diocesano a cura dell’Ufficio per le Comunicazioni Sociali Diocesi di Alghero-Bosa 4 Presentazione Un Annuario non è semplicemente Sardinia sacra seu De episcopis sardis un susseguirsi di nomi, di indirizzi, di historia, Roma 1761, pp. 192–206, An - numeri telefonici, di notizie più o meno tonio Felice Mattei ipotizza che il nome note. Rimanda invece a volti, persone, possa essere Agatone o Vincenzo). La storie, fatiche, gioie, impegni di tutti co - più complessa formazione della diocesi loro che “abitano” l’Annuario stesso. Ciò di Alghero, viste le sue radici, non è risulta ancor più vero se questo è un meno singolare e degna di nota. Nata Annuario ecclesiale. Dietro e dentro l’8 dicembre 1503 con la bolla Aequum ogni nome vi è una storia che viene da reputamus di papa Giulio II che dava molto lontano, storia che, per noi cre - attuazione ad una disposizione del suo denti, è sempre storia di salvezza per - predecessore Alessandro VI in cui tale ché condotta dal Signore. papa sopprimeva le sedi vescovili di Ca - E il Vangelo, nelle nostre terre, ha stro (fondata nel secolo VIII) e di Bisar - avuto a disposizione molto presto, boc - cio (fondata nel X secolo) che venivano che e piedi di evangelizzatori. La im - unite a quella di Ottana (fondata nei plantatio Ecclesiae lì dove oggi noi secc. XI-XII) e il cui vescovo, conte - conduciamo la vita, è avvenuta preco - stualmente, trasferiva la sua sede ad Al - cemente e con impegno rilevante so - ghero. Il proseguo è storia recente e prattutto pensando ai mezzi, alle nota: il 18 marzo 1972 le due sedi di distanze, alle possibilità e alle precarietà Bosa e di Alghero furono unite in per - dei tempi a cui si fa riferimento. sona episcopi e il 30 settembre 1986, Se è vero che non vi è fondamento con il decreto Instantibus votis della documentario per la tradizione secondo Congregazione per i Vescovi, l’unione è cui la diocesi di Bosa sarebbe erede di divenuta piena e la diocesi risultante ha un’antica diocesi sarda, Calmedia o Cal - assunto il nome attuale. meida, il cui primo vescovo sarebbe Millecinquecento anni di seminagione stato sant’Emilio (66 d.C.), è invece ac - evangelica e di celebrazione dell’Euca - certata la notizia della sede di Bosa ri - restia e dei sacramenti, di rinnovati ten - salente al VI secolo: in una sua lettera tativi di fondare e promuovere stili di papa Gregorio Magno parla di un ve - vita cristiana, di carità fattiva, di educa - scovo di Bosa, senza citarne il nome (in zione alla vita e alla fede, di attenzione 5 alle culture, ai territori, ai mutamenti, sura, dei nostri limiti, dei nostri peccati, di attuazione alla rinnovata disciplina del nostro cuore di pietra. Nessuno viva ecclesiale, di passione nell’incultura - in un “altrove”. Nessuno pensi di incon - zione della fede, di fatiche apostoliche trare il Vivente su percorsi autoreferen - e di autentiche forme martiriali di vita ziali. Nessuno laceri il Corpo di Cristo cristiana da parte di ministri del Vangelo che è la Chiesa di Alghero-Bosa. Tutti e di laici, di fedeltà e di comunione con possano godere della presenza di mini - la sede di Pietro che tutti “presiede stri del Vangelo credibili perché coerenti nella carità” e con tutte le Chiese so - e di battezzati eloquenti perché colmi relle… tutto questo e molto più ancora, dell’ Evangelii gaudium . confluiscono oggi in queste pagine e Ringrazio tutti coloro che per mesi continua, viva e vivace, la “corsa della hanno faticato nella raccolta, nella ste - Parola” nelle pieghe della storia, della sura e nella pubblicazione di tanti dati. nostra storia. In particolare desidero ringraziare a Volti e storie di vescovi, preti, dia - nome mio e dell’intera comunità dioce - coni, religiose e religiosi, e laici di ieri sana il Dottor Giuseppe Manunta, diret - che, qui ed ora , ci permettono di conti - tore del nostro Ufficio per le nuare l’impegnativo e diuturno mini - Comunicazioni Sociali, per la passione stero evangelico per gli uomini e le attenta e per l’assiduità lavorativa che donne del nostro tempo. Per tutto que - ha posto nella realizzazione di queste sto ringraziamo la Santa Trinità che ci pagine. da grazia di vivere in questa Chiesa dio - Auguro a tutti pienezza di pace e di cesana e con questi fratelli e sorelle gioia nel sempre Veniente Signore. nella fede. E chiediamo misericordia per ciò che dovremmo essere per grazia e non siamo a causa della nostra chiu - @ Mauro Maria DIOCESI DI ALGHERO-BOSA | ANNUARIO 2015 Villa Assunta Il territorio diocesano 2 S.M. La Palma Olmedo Uri Superficie: 2.013,59 km Guardia Grande Sa Segada Popolazione: 104.824 ab. Maristella Fertilia Alghero: 40.748 ab. Bosa: 7.959 ab. Alghero Macomer: 10.347 ab. Putifigari Villanova Monteleone Romana Monteleone Rocca Doria Mara Padria Montresta Semestene Pozzomaggiore Bosa Mulargia Lei Bolotana Bosa Marina Modolo Suni Sindia Tinnura Bortigali Silanus Magomadas Sagama Tresnuraghes Forania di Alghero Flussio Macomer Birori Sennariolo Dualchi Scano Noragugume Forania di Bosa di Montiferro Borore Aidomaggiore Cuglieri Sedilo Forania di Macomer Santu Lussurgiu Domusnovas Canales Soddì S. Caterina Zuri di Pittinuri Boroneddu Tadasuni 7 DIOCESI DI ALGHERO-BOSA | ANNUARIO 2015 Storia della Diocesi Fonte: Le diocesi d’Italia, diretto da L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Vol. II, 2007, Cinisello Balsamo (MI), pp. 50-55 Nome latino e curiale: Algarensis-Bosanensis. I - Bosa Le origini Nel secolo IV-V lungo le coste della Sardegna centro-occidentale, note in campo mercantile col nome di Senafer, sorgeva la sede episcopale di Cornus. Un suo ve - scovo, Bonifacius de Senafer , prese parte nel 484 al dibattito teologico convocato a Cartagine da Unnerico, re dei Vandali, del cui regno l’Isola faceva parte. Quando giunsero i Bizantini (534), la città conservò la sede, e si presume che fosse di Cor - nus uno dei sei presuli sardi ai quali Gregorio I inviò una lettera nel 599. Un Boe - thius vescovo della sancta cornensis ecclesia è segnalato nel secolo VII, probabilmente lo stesso che prese parte al sinodo di Roma del 649 e figura nel - l’elenco di quei padri al 92° posto. Nel 710-711 iniziarono le incursioni dei saraceni sulle coste sarde e Cornus fu gradualmente abbandonata. Tra le sue rovine, dal 1955 venne alla luce l ’insula episcopalis dei secoli IV-VII, consistente in una basilica con cimitero, una basilica maggiore con un grande battistero ed edifici probabil - mente monastici. Le iscrizioni riportano i nomi di S. Maria, S. Paolo e S. Giovanni. Dal Mille al Concilio di Trento Nel secolo XI la costa dell’antica Cornus venne inserita nel territorio della nuova diocesi di Bosa, creata con altre, dopo lo Scisma d’Oriente del 1053, in seguito al - l’invio in Sardegna di un legato di Alessandro II. La cattedrale, iniziata nel 1062, fu dedicata a S.Pietro nel 1073 dal vescovo Costantino de Castra. Nel secolo XII-XIII giunsero nella diocesi i Cassinesi (a Ferrughesu di Suni), i Ca - maldolesi (a Scano di Montiferro e a Pozzomaggiore), i Cistercensi (a Sindia e a Garaveta di Bosa) e i Cavalieri di S. Giovanni (a Siete Fuentes). Bosa faceva parte del “giudicato” o regno di Torres, ma la famiglia Malaspina, originaria della Luni - giana e venuta nell’Isola coi Pisani e Genovesi, prese nella città il sopravvento e costruì un castello sul colle di Serravalle, con un borgo ai suoi piedi. La gente iniziò a trasferirsi nel nuovo centro, più vicino al mare, e i vescovi nel secolo XIV 8 DIOCESI DI ALGHERO-BOSA | ANNUARIO 2015 la seguirono. L’antica città fu abbandonata e rimase in piedi solo la cattedrale. Il borgo conservò il nome di Bosa e la sua chiesa di S. Maria assurse a cattedrale. Nel 1324 sbarcarono in Sardegna gli Aragonesi, e gli Arborea, loro amici, presero possesso del castello di Bosa. Quando i loro rapporti si guastarono, iniziò una guerra lunghissima, finché nel 1410 l’ultimo degli Arborea, Leonardo Cubello, firmò la resa. Il re di Aragona assegnò Bosa al patrimonio regio e concesse alla città il diritto di inviare tre delegati, tra cui il vescovo, al parlamento sardo che si riunì a Cagliari nel 1481. Altre riunioni si tennero di regola ogni 10 anni fino al 1699. Nel secolo XV i monaci, in crisi interna e osteggiati dai dominatori iberici, abbandona - rono i loro monasteri. Nel 1473 giunsero a S. Lussurgiu i Frati Minori. Il re indicava il nome dei vescovi, ma non tutti gli eletti vennero a Bosa. Dal Concilio di Trento al 1804 Al Concilio di Trento nel 1546 partecipò il vescovo Baldassarre de Heredia, che in - tervenne sul peccato originale, la giustificazione e la concezione immacolata di Maria. Alla ripresa del Concilio nel 1551 fu presente il nuovo vescovo Vincenzo de León. Nell’applicazione dei decreti del Concilio si distinsero Nicolò Canyelles, che nel 1580 diede al clero le “Costituzioni” in 9 articoli (il manoscritto si conserva nell’ar - chivio della Cattedrale), e Giovanni Francesco Fara, che nel 1691 tenne un sinodo, stampato a Cagliari lo stesso anno. Tra il 1593 e il 1690 si tennero 10 sinodi, di cui 2 furono stampati (Litago 1649, Cattayna 1665); di un altro (Atzori 1595) si conserva il manoscritto nell’archivio della Cattedrale. Altri 5 si tennero nel secolo XVIII, di cui due stampati (Cany 1729, Quasina 1780). Nei secoli XVI-XVII giunsero nella diocesi i Servi di Maria, i Carmelitani, gli Agostiniani, i Gesuiti, i Fatebenefratelli e i Cappuc - cini.