EDITORIALE

SOMMARIO Fuori onda IN COPERTINA “Dalla terrazza” di Federico Compatangelo LA STORIA? SOLO UNA ELABORAZIONE CULTURALE ARTE Sempre più spesso, in questi ultimi anni, sento parlare di “memoria condivisa”. La mostra di Mario Valentini Chi si orienta su questa linea di pensiero di solito ha in animo il superamento degli stec- a Castelsismondo cati che hanno diviso e continuano a dividere gli italiani sul dramma della guerra civi- La “Biennale del mare” del 1953 le che ha fatto seguito al secondo conflitto mondiale. Pur ammirando le buone intenzio- Incontro con Armido della Bartola ni di questi signori sono del parere che la memoria non può essere condivisa. Com’è possibile condividere scelte o azioni (ho in mente gli eccidi dei nazifascisti e dei comu- Considerazioni di un artista sull’arte nisti) che non rientrano nel nostro modo di essere o di pensare? Non condividere, tutta- del dopoguerra via, non significa ignorare o cancellare. La storia, per dirla con Croce, è un susseguir- La “Piazza di Rimini” di Filippo De Pisis si di fatti realmente accaduti e quindi deve riportare e documentare tutto, anche quella La “Madonnina” di Filippo De Pisis parte che non ci soddisfa; che addirittura ci ripugna. In altre parole, la storia non può Ugo Pratt avere pagine bianche e non può nemmeno essere solo quella scritta dai vincitori. Il non 6-19 riconoscere al perdente le ragioni delle proprie scelte e delle proprie azioni, insegnava DENTRO LA STORIA De Felice, è solo arroganza. San Michelino in foro / La pittura Chiarito questo, sono anche convinto che la storia, quella che alcuni intendono del Duecento a Rimini e pretendono con la S maiuscola, sia pura astrazione. Mi spiego con un esempio. Un 20-21 avvenimento dopo dieci anni ci sembra una cosa; dopo cinquanta ce ne sembra un’al- TRA CRONACA E STORIA tra e così dopo cento o duecento anni. Gli storici (e con loro anche chi come noi si occu- Pio IX a Rimini pa di cronaca storica o di microstoria) riempiono il passato di contenuti sempre diver- I nostri eroi / Antonio Scialdone si, in alcuni casi addirittura nuovi; lo riscoprono e lo rileggono attraverso argomenti Prigioniero dei tedeschi che i contemporanei ai fatti non avevano messo a fuoco o in molti casi neppure notato. Riminesi nella bufera / Tra soldati È proprio questo continuo ed inevitabile processo di “revisionismo” sulle cose del pas- e soldataglie sato -che procede di pari passo con il mutamento della sensibilità politica- che mi fa dire che l’indagine storica non è altro che una elaborazione culturale. “Antiche Baruffe della Valmarecchia” M. M. 22-34 STORIA E STORIE Le donne dei Malatesti La cartolina di Giuma 35 UN TRANQUILLO WEEK END AL MARE OSSERVATORIO Con questa “cartolina” (che si affianca alla carrellata dei “personaggi”) Giuma inaugu- ra la serie dei “saluti”. I primi li invia ai responsabili, politici e urbanisti, della viabilità A proposito di “Dico” e di “Family day” cittadina: tutti coloro che dal dopoguerra ad oggi si sono succeduti nei posti decisiona- 36 li limitandosi a gestire l’ordinario senza partorire uno straccio di idea per risolvere il EVENTI problema del traffico automobilistico. Una quisquilia che paralizza la marina ogni fine Meeting e Pio Manzù settimana creando un indicibile disagio a residenti e ospiti. 39 LIBRI “Viaggio in Romagna” “Una notte di Rimini nel 1831” “Guida ai bagni di Rimini” 40-43 PERSONAGGI Elio Ghelfi / Maestro di Boxe 44-45 MUSICA Anna Malavasi / Soprano 46-47 DIALETTALE Compagnie e personaggi della ribalta riminese / Ilde Urbinati 49 ROTARY NEWS Di tutto un po’ 50-52

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MARIO VALENTINI (1904-1980) A CASTEL SISMONDO FINO AL 3 GIUGNO NELLA SUA OPERA LA TRASFORMAZIONE NOVECENTISTA DELLA PITTURA LO STUPORE DELLE COSE NELLA LORO MISTERICA E LUMINOSA MATERIA Alessandro Giovanardi

e non rischiasse di suonare ricordarlo, dal dopo guerra in S come un insulto, afferme- poi, ben altra era stata rispetto rei volentieri che il talento all’oggi, l’attenzione intellet- essenziale di Mario Valentini tuale della nostra città e della (1904-1980) consistette nel- vicina Repubblica di San l’essere un grande e austero Marino, nei confronti dei più decoratore: all’etica aristocra- profondi dibattiti intorno alle tica di tale mestiere egli rima- arti moderne e all’estetica del se sempre fedele, come a un contemporaneo, testimoniati destino molto amato perché da mostre, premi, confronti profondamente sentito. appassionati ed eruditi. Si trat- D’altronde io non amo l’origi- ta di un lungo e straordinario nalità perseguita ad ogni costo periodo che ha visto “dissemi- –rispetto, piuttosto, la perso- narsi” attraverso gli anni la nalità– e venero l’esercizio felice presenza non solo di artigianale. Il mio punto di moltissimi artisti di rilevanza vista è sostenibile a patto che internazionale, ma anche di non s’intenda la vocazione profondissimi teorici del cali- all’ornamento in senso dispre- bro di Francesco Arcangeli giativo ma, al contrario, come (1915-1974), Cesare Gnudi il segno di un pieno possesso (1910-1981), Giulio Carlo della pittura tradizionale: Argan (1909-1992), Andrea quell’ars antiqua che andava Emiliani. Cito a caso solo rarefacendosi al tempo del alcuni nomi tra i tanti la cui riminese Mario e che gli per- memoria ed eredità di pensie- metterà di affrontare l’avven- ro è protratta a Rimini fino ai tura della modernità con una giorni nostri, sia in ambito sapienza tecnica e un’eleganza artistico sia culturale, da di stile non comuni presso i Gerardo Filiberto Dasi e da pittori locali a lui coetanei. Vittorio D’Augusta. D’altra parte i più sofisticati «Dalla pittura tradizionale, Nel clima parzialmente pensatori del Novecento, che già fortemente modernizzata, “aureo”, degli anni Cinquanta hanno interpretato le arti con e Sessanta, s’inserisce così mente squisitamente filosofica l’appartata e faticosa ricerca estetica l’appartata e faticosa ricerca se non anche teologica, hanno del colto Valentini giunge a soluzioni “astratte” estetica del colto Valentini, attribuito finalmente il giusto che dalla pittura tradizionale valore culturale all’ornamen- ed “informali”, per recuperare infine un rinnovato già fortemente modernizzata tazione artistica. Pavel A. senso della figura» giunge a soluzioni “astratte” Florenskij (1882-1937), ed “informali”, per recuperare Ananda K. Coomaraswamy (1909-2001) e André Chastel nobile nel tratto, ma uscito di infine un rinnovato senso della (1877-1947) e Jurgis (1912-1990) sottolineano, rado, benché sempre in sedi figura. Un percorso artistico Baltrushaitis (1903-1988) piuttosto, tutta la ricchezza prestigiose (Roma, , che, a mio avviso, solo appa- scorgono nell’ornamento il contenutistica e sperimentale Urbino, Milano, Varese, rentemente abbandona il suc- ripetersi più o meno consape- della decorazione antica e Zagabria) e in modo incisivo, coso realismo delle sue origi- vole di un ritmo sacro, della moderna in ogni suo risvolto dall’attuale provincia di ni, nel quale tardi echi otto- musica delle sfere celesti, di razionale e irrazionale; Ernst Rimini: gli sguardi efficaci di centeschi e “pascoliani”, che una geometria invisibile, Bloch (1885-1977) ne mette in questi immensi teorici si sono tuttora imbevono le poetiche entrata a far parte dei gesti del evidenza, invece, lo statuto di soffermati soprattutto sull’au- minori della pittura localistica pittore tradizionale e trasmes- opera libera, prefiguratrice di stero –e spesso anonimo– riminese, già si confrontavano sa come citazione colta o un umanesimo compiuto. mestiere artigianale e sulle sue con gli echi post-impressioni- inventiva; Ernst H. Gombrich Non ci si stupisca se si citano i fondamenta metafisiche e stici, con il magistero metafi- nomi di questi sommi erme- ascetiche, quale apprendistato sico di Mario Sironi (1885- Mario Valentini, Forme nella luce neuti accanto a quello di un necessario anche al genio inar- 1961) e con la moderna classi- (anni Settanta). pittore locale, certo bravo e rivabile. E in più, è giusto ➣

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Mario Valentini, scontato con cui il riminese Natura morta con scarpa Mario interpreta il Martirio di (anni Quaranta). san Bartolomeo per il soffitto della nostra chiesa ora detta di Sotto: Mario Valentini, Santa Rita da Cascia. Natura morta con oliera Nell’interessante monocromo, (1955). purtroppo andato perduto nel cità matematico-filosofica di recente restauro, la scena Paul Cézanne (1839-1906), appare come traduzione ico- continuamente riscoperta nografica in chiave cristiana nello scorcio di quegli anni. dello scorticamento “pagano” La vasta retrospettiva dedicata di Marsia da parte di Apollo. a Mario Valentini dalla Eppure, allievo di questa cul- Fondazione Cassa di tura aristocratica e classica, Risparmio di Rimini (Castel Valentini, soprattutto, sente e Sismondo 21 aprile-3 giugno vive con intimo convincimen- 2007), con l’ampio catalogo to la trasformazione novecen- meticolosamente curato dal tista della pittura. Una meta- figlio Gian Carlo e da Michela morfosi esperita però più nel Cesarini, permette ora di senso della continuità che cogliere la coerenza interna di della rottura. Si guardi solo questo viaggio nella pittura e agli sviluppi della natura di fare giustizia di un autore morta: la Damigiana della fine che, complice il suo istinto degli anni Quaranta è un introspettivo e solitario, non omaggio al passato, un richia- ha avuto ancora la giusta con- mo alla pittura ottocentesca siderazione da parte degli stu- che risale alle sorgenti del diosi. Bisogna riconoscere alla XVII secolo forse fino al vecchia Cassa di un tempo, Fiasco con gigli della Pinacoteca di Forlì che così come alle attuali chità allo stesso modo del “passatista” romagnolo di una Arcangeli attribuiva un tempo Fondazione e Banca CARIM, conte imolese Tommaso Della generazione più vecchio; si a Guido Cagnacci (1601- un’attenzione “profetica” Volpe (1883-1967), grande veda, ad esempio, il modo non nella valorizzazione di un pic- 1663). Le citazioni “erudite” colo e insonne maestro della non mancano nell’eclettica nostra storia artistica recente; tessitura pittorica del giovane allo stesso modo è giusto sot- Valentini: il coltissimo amico tolineare il ruolo svolto da pittore F. P., mi suggerisce una D’Augusta, Simonetta vaga ascendenza cagnaccesca Nicolini e Pier Giorgio Pasini anche per La Popolana del nell’offrirgli, durante l’ultimo 1953, che mi sembra convin- ventennio, un’equilibrata col- cente anche per l’ambientazio- locazione critica. ne asciutta, pressoché “astrat- Tuttavia, come si diceva, è la ta” o “metafisica”, già cara al formazione di Valentini a deli- secentista riminese e al cese- mitare la differenza qualitativa nate Cristoforo Serra (1600- della sua opera: solo chi come 1689). Un’opera “figlia”, della lui si è formato nella prestigio- Mostra della Pittura del ‘600 sa Accademia Romana di a Rimini, curata, nel 1952, da Belle Arti e ha avuto il privile- Arcangeli e Gnudi? A questo gio di partecipare a notevolis- legame aggiunge una deriva- simi cantieri di restauro e zione “novecentista” da decoro, nella Capitale, innan- Virgilio Guidi (1891-1984) zitutto, e poi nella Rimini per le belle Ricamatrici del natia, ha potuto pienamente 1955. Qualsiasi siano le fonti assimilare la raffinatezza della antiche e recenti, già nella pennellata e il compiuto senti- citata Damigiana, vi è un serio mento del colore che manife- pensamento della luce: il colo- sterà, in seguito, nei quadri e re non è altro che il coagularsi nelle opere di grafica. di un fulgore, catturato, dispo- Valentini attinge con eclettica sto a scaglie e scolpito. Lo e saggia disinvoltura all’anti- ➣

MAGGIO-GIUGNO 2007 7 ARIMINVM ARTE sarà ancora nei sorprendenti e «La vasta retrospettiva dedicata a Mario Valentini lano indifferentemente come corposi soggetti di quegli dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, regni d’incanto o di sapienza, anni: la Legna da ardere, la tramati d’invisibili segni e di Natura morta con scarpa, con l’ampio catalogo curato dal figlio Gian Carlo angeliche tracce. La voluta davvero citazione secentesca e e da Michela Cesarini, “monotonia” dell’ultimo insieme tributo a Vincent Van periodo corrisponde quasi a Gogh (1853-1890), o la permette ora di cogliere la coerenza interna una scelta d’ascesi, a una pit- Natura morta con oliera. La di questo viaggio nella pittura e di fare giustizia tura d’icone, alla copia di sog- Cesta di panni è un magistrale getti devoti, alla ripetizione di saggio di contenimento della di un autore che non ha avuto ancora la giusta elementi e di forme che ritro- sensorialità –la morbidezza considerazione da parte degli studiosi» viamo, quale ineliminabile tattile, il colore, forse gli esigenza intellettuale, sia in odori– in forme pressoché grandi autori moderni –le bot- l’antica figura (le Forme nella ne trasparente la succosità del geometriche, con qualche eco tiglie di Giorgio Morandi luce, le Presenze, gli Oggetti e colore senza fargli mai smarri- anticipata di Renato Guttuso (1890-1964)– sia presso mino- le Nature morte degli anni re spessore: paesaggi in lonta- (1912-1987). Questa matema- ri benché arguti pittori locali: Settanta), Valentini rende infi- nanza e oggetti comuni si rive- tica dei sensi e della luce la si le giacche di Demos Bonini vorrebbe, invano, portare a (1915-1991). Eppure il termi- consapevolezza nelle nature Nota bibliografica ne di paragone più convincen- morte al passaggio fra gli anni te è forse la musica: Valentini Cinquanta e i Sessanta: sono i Sull’arte decorativa e ornamentale interpreta e ripete uno spartito “sentieri interrotti”, non del P. A. Florenskij, L’analisi della spazialità e del tempo nelle opere di compositivo in ogni possibile arte figurativa, in Id., Lo spazio e il tempo nell’arte, tr. it. e postfa- tutto riusciti, non convincenti, variazione, al di là dell’ele- zione di N. Misler, appendice di O. Genitareskij, Adelphi, Milano quasi dimentichi del suo 1995, pp. 100-103. mento costruttivo ossia delle eccellente mestiere, de Nello A. K. Coomaraswamy, L’ornamento, in Id., Il grande brivido. Saggi cose ritratte che possono esse- studio, Con lumi a petrolio, di simbolica e arte, a cura di R. Lipsey, ed. it. a cura di R. Donatoni, re ancora una volta paesaggi, Con barattoli, o ancora de Adelphi, Milano 1987, pp. 187-200. nature morte, astrazioni cro- Con vasi di ceramica o Con J. Baltrushaitis, Arabeschi fantastici, in Id., Il Medioevo fantastico. matiche e luminescenti. Tutto cuccuma. Un periodo di crisi, Antichità ed esotismi nell’arte gotica, tr. it. di F. Zuliani e F. Bovioli, ora è una partitura per organo di laboriosa aspettativa, di Adelphi, Milano 1993, pp. 129-172. modulata su gotiche vertigini metamorfosi. Ben altre catte- J. Baltrushaitis, Il risveglio del fantastico nella decorazione del libro, –geometrie ascendenti e in Id., Risvegli e prodigi. Le metamorfosi del gotico, tr. it. di M. drali di luci dense e fredde, discendenti, scomposte e Infurna, Adelphi, Milano 1999, pp. 227-275. oppure bollenti di braci, sem- J. Baltrushaitis, Formazioni, deformazioni. La stilistica ornamentale ricomposte– eseguita fino alla pre e comunque intagliate e nella scultura romanica, tr. it. di M. Infurna, Adelphi, Milano 2005. trasformazione vitrea della costituenti gli stessi oggetti di E. Gombrich, Il senso dell’ordine. Studio sulla psicologia dell’arte tela e alla decantazione dell’o- rappresentazione, attendono decorativa, tr. it. di R. Pedio, Leonardo, Milano 2000. lio, ricercando la luce origina- l’approdo di Valentini: qui il A. Chastel, La grottesca, tr. it. di S. Lega, Einaudi, Milano 1988. ria o quell’inudibile suono decoratore tornerà sulla scena E. Bloch, Produzione dell’ornamento, in Id., Spirito dell’utopia, a delle sfere superne, già cattu- a nutrire l’artista a ridargli, in cura di F. Coppellotti, tr. it. di V. Bertolino e F. Coppellotti, La Nuova rato dai decoratori antichi e forma nuova, l’antica elegan- Italia, Firenze 1992, pp. 19-81. dai maestri “sciamanici” del- za. Già le esplosioni “astrat- l’ornamento sacro. Una scala Su Mario Valentini te”, calde o gelide, di S. Nicolini, L’arte: il Novecento, in P. Meldini - A. Turchini (a cura dai realia ai realiora. Fermento, Cosmo, Struttura di), Storia illustrata di Rimini, Nuova Editoriale AIEP, Volume IV, dei primi anni Sessanta non Milano 1990, p. 1007. La “cartolina” della mostra sono che lo sviluppo di un’a- P. G. Pasini (a cura di), Novecento Riminese. Pittura a Rimini nella dedicata a Mario Valentini. ritmetica che trasfonde il gesto prima metà del secolo XX, catalogo della mostra di Rimini, Editori informale in elegantissimi cri- Riminesi Associati, Rimini 1997, pp. 44, 113, 123-125 (figg. 9-11), stalli di fuoco e di luna. 146, 160-161 (figg. 14-15), 183. Paesaggio e natura morta, S. Nicolini - R. Semprini (a cura di), 1953/1985. Ricerche artistiche a Rimini nel secondo Novecento, catalogo della mostra di Rimini, ripensati nel dialogo intellet- Misano Adriatico 1998, pp. 9-35. tuale con Pino Parini, non P. G. Pasini, Arte in Banca, in Id. (a cura di), Novecento riminese. sono altro che l’esibizione di Opere d’arte della Cassa di Risparmio di Rimini, Panozzo, Rimini un’architettura di luce, di una 2006, p. 11. sensibilità fine e ordinata che M. Cesarini, Mario Valentini (1904-1980). Paesaggio. Operai in tende a rappresentare lo stupo- riposo. Venditrici di pesce, scheda delle opere, ibidem, pp. 62-65 re delle cose, rivelando la (figg. 41-43). materia misterica e luminosa M. Cesarini, Mario Valentini: il fascino del colore, in M. Cesarini - di cui sono intimamente com- G. Valentini (a cura di), Mario Valentini (1904-1980), catalogo della mostra di Rimini, Garattoni, Rimini 2007, pp. 7-17, 23, 79, 91, 137. poste, secondo una trama che V. D’Augusta, Immagini, ricordi utopie, ibidem, pp. 18-19. solo la pittura può raccontare. P. G. Pasini, Mario Valentini, 1904-1980, ibidem, pp. 20-21. Nel recupero sublimato del-

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QUANDO RIMINI SPONSORIZZAVA L’ARTE CONTEMPORANEA IL REALISMO DELLA “BIENNALE DEL MARE” DEL 1953 NEI VOLTI DELLA GENTE I SEGNI DELLO SFRUTTAMENTO E DELLA POVERTÀ Michela Cesarini

ell’agosto del 1953, ebbe Federico Moroni e Giulio N luogo in Rimini una rile- Turci. A Menghi, Bonini, vante esposizione d’arte, la Moroni e Della Bartola furono Biennale del mare, che vide anche assegnati alcuni premi riuniti nel prestigioso ed dalla giuria: Menghi vinse il ampio Salone dell’Arengo ben quarto premio con l’opera 248 opere, fra dipinti e dise- Pescatori di tratta, Moroni si gni. Numerosi erano quelli di aggiudicò un premio speciale mano di importanti artisti ita- con Vecchia Barca, Bonini liani, del calibro di Renato quello per un artista emiliano Guttuso, Ernesto Treccani, con Venditrici di vongole, Giulio Turcato, Antonio Della Bartola con Pesca delle Corpora, Corrado Cagli, Ugo vongole il premio messo a dis- Attardi, Tono Zancanaro, posizione dall’Azienda di sog- Armando Pizzinato e Gabriele giorno di Riccione, Elio Morri Mucchi. Nonostante l’affer- con il disegno Rammagliatori mazione presente nel bando, di reti quello offerto dal dell’apertura della “mostra- Ristorante “Da Bruno” (3). premio biennale, di pittura e «In quegli anni l’impegno artistico era fortemente Coniugare la promozione del- bianco e nero […] a tutti gli intriso di ideologia politica e il mondo del lavoro l’arte contemporanea alla qua- artisti di ogni corrente figura- lificazione culturale della sta- tiva” (1), vi aderirono in realtà diveniva protagonista privilegiato gione turistica estiva fu lo quasi esclusivamente quelli di quadri e sculture» scopo dichiarato della rasse- appartenenti al ‘realismo’, gna, che aveva come tema la movimento che all’edizione vita della gente di mare. della Biennale di Venezia del- ghi, con critici inseriti nel in qualità di rappresentante del L’argomento si inseriva nella l’anno precedente aveva avuto dibattito nazionale, da Giulio locale sindacato pittori e scul- diffusa attenzione al mondo la propria consacrazione. Carlo Argan a Guido Ballo, da tori. Essi presero parte all’e- del lavoro, peculiare di quegli Come ha ben individuato Raffaele De Grada a sposizione insieme ai concit- anni in cui l’impegno artistico Simonetta Nicolini nel fonda- Antonello Trombadori, che tadini Gino Ravaioli, Guido era fortemente intriso di ideo- mentale saggio in catalogo figuravano nella giuria. Gli Ricciotti, Felice Bertozzi, logia politica. Con l’avvento della mostra del 1998 dedicata artisti riminesi più noti, quali Giorgio Benzi, Armido Della del realismo, infatti, contadini a rappresentare l’arte riminese Elio Morri, Giovanni Sesto Bartola, Giuliana ed operai divennero i principa- del secondo Novecento (2), la Menghi e Luigi Pasquini, pre- Mazzarocchi e Demos Bonini, li protagonisti di quadri e scul- Biennale del mare tracciò uno sero parte all’organizzazione a Mirro Antonini della ture, poiché, come affermò nel spartiacque decisivo con il della mostra, ai quali si Valmarecchia, ai santarcan- 1952 l’esponente più impor- periodo artistico precedente, aggiunse anche Celso Miselli giolesi Lucio Bernardi, tante di tale corrente, Renato segnando l’ingresso di Rimini Guttuso, essi recavano nei nel circuito dell’arte contem- volti e nei corpi i segni dello poranea. Evento espositivo sfruttamento e della povertà. nazionale, dimostrò il diffuso Espressione di libertà e demo- aggiornamento del linguaggio crazia, l’arte doveva rivelare pittorico dei riminesi, che tale contenuto attraverso una poterono confrontarsi, oltre forma il più comprensibile che con colleghi di altri luo- possibile, al fine di sanare il divario creatosi nell’età con- temporanea tra artista e pub- Hans Erni, (4) Tre generazioni al mare, blico . 1953, Rimini, La Biennale del mare costituì Biblioteca Gambalunga. un notevole sforzo, non solo economico, per l’amministra- In alto. Alberto Sughi, zione comunale, che intese Pescatore dell’Adriatico, 1953, Rimini, allinearsi con altre città della Museo della Città (depositi). ➣

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Giovanni Sesto Menghi, Città. Da segnalare invece in Pescatori di tratta, Biblioteca Gambalunga il bel 1953, Rimini, dipinto Tre generazioni al Istituto Valloni. mare, vincitore del primo pre- Romagna nell’essere promo- mio, in ex aequo con I pesca- trice di un evento espositivo tori di Perupok di Corrado nazionale. Come documenta il Cagli e Pescatori di Armando prezioso carteggio inedito Pizzinato. E’ stato eseguito conservato in Archivio di dall’artista svizzero Hans (7) Stato(5), proveniente dal Erni , che con tratto incisivo e Comune di Rimini, era inten- nitido ha vigorosamente fissa- zione degli organizzatori to, con una poesia che ricorda costituire un appuntamento Federico Moroni, il contrasto stabile a cadenza biennale, in dell’esile sagoma della bambi- alternanza con l’importante na che gioca con la sabbia con manifestazione veneziana. quello delle corpulente protet- Intralci burocratici e difficoltà trici, madre e nonna, la cui dif- di ordine politico, che si rifles- ferenza generazionale è segna- sero sull’aspetto patrimoniale, ta dalla disposizione contrap- non lo resero possibile. La posta e dalla cromia. mancata approvazione da parte della Giunta provinciale amministrativa forlivese delle delibere comunali di stanzia- Note 1) Biennale del mare. Mostra di mento dei fondi determinò, ad pittura e bianco e nero 1953. esempio per quasi un anno, Catalogo, Rimini 1953, p. 25. l’impossibilità di pagare i 2) S. Nicolini, Cronache dell’ar- costi delle affissioni presso i te a Rimini nel secondo dopo- agli artisti nella condizione di comuni italiani in cui erano Turcato, che ha astratto dalla guerra: voci, polemiche e inno- committente”. vazioni tra esperienze locali e stati pubblicati i manifesti del sagoma di uno scafo ligneo in Grazie ai diversi premi istitui- fatti nazionali, in S. Nicolini, R. bando, tra cui Cortina, costruzione in un cantiere con ti, dunque, i musei comunali Semprini (a cura di),‘53/85. e Roma, situazione vista mare un suggestivo inter- annoverano fra le proprie col- Ricerche artistiche a Rimini nel foriera di spiacevoli lettere di secarsi di linee e forme geo- secondo Novecento, catalogo lezioni interessanti dipinti del protesta e di minaccia di azio- metriche policrome. Sono della mostra (Rimini), Misano 1953, fra i quali un Sughi di ni legali da parte delle ammi- custoditi, insieme ad altri sette Adriatico 1998, pp. 9-15. stile realista, con un solitario 3) Allo stato presente degli studi nistrazioni coinvolte. Si deve della medesima provenienza, pescatore che armeggia con le soltanto per l’opera di Menghi è probabilmente alla stessa nei depositi, in attesa dell’isti- funi della propria piccola tuzione della sezione d’arte stata individuata l’attuale collo- ragione economica l’acquisi- cazione, presso l’Istituto Valloni; imbarcazione a remi, ed un zione da parte del Comune di moderna del Museo della del quadro di Bonini, tuttavia, è Rimini di buona parte dei qua- stato rintracciato, in una collezio- dri premiati soltanto nel 1960, AL MUSEO I QUADRI DELLA BIENNALE ne privata riminese, il disegno preparatorio, di medesime nonché l’assenza di alcuni dimensioni dell’originale, dal dipinti vincitori nelle collezio- Il 21 marzo, in occasione dell’ultimo incontro del corso di quale si differenzia leggermente ni civiche (6). aggiornamento per insegnanti “Impara l’arte” (V edizio- per la presenza di una figura di La peculiare formula del pre- ne), ideato e tenuto da Michela Cesarini, è stata allestita spalle in secondo piano e la mag- mio-acquisto adottata nel per qualche giorno al Museo della Città la mostra dei giore articolazione del banco di bando, che ne prevedeva ben quadri di proprietà comunale presenti nell’agosto del vendita delle ‘poveracce’. 4) R. Guttuso, Sulla via del reali- sette, avrebbe consentito egre- 1953 alla Biennale del mare, custoditi nei depositi del smo, in «Società», VIII (1952), giamente di incrementare le museo, in attesa dell’istituzione della sezione d’arte con- pp. 80-88. collezioni comunali del temporanea. Sono stati esposti: Arrivo nel porto dopo la 5) Si ringrazia Andrea De Santi Novecento con opere signifi- pesca di Vittorio Cavicchioni, L’uomo della draga di per la preziosa segnalazione. cative delle ultime tendenze Mirro Antonini e le opere vincitrici dei premi-acquisto 6) Non risulta il quadro di artistiche. Come si legge nel messi in palio dal Comune di Rimini, ovvero I pescatori di Armando Pizzinato, che vinse il primo premio in ex equo con bando della mostra e nell’in- Perupok di Corrado Cagli, che si aggiudicò il I premio, Hans Erni e Corrado Cagli, ed troduzione al catalogo firmata Marinaio che lava il figlio in mare di Ugo Attardi, Il pesca- entrambi i dipinti vincitori del dal sindaco Walter Ceccaroni, tore di Aldo Natili e Vecchi barche di Ampelio Tettamanti, secondo premio, ovvero quelli di “tutti i premi acquisto [erano] vincitori del terzo premio, Pescatori di Giancarlo Gabriele Mucchi e Aldo destinati a contribuire alla for- Francesconi, Pescatore nell’Adriatico di Alberto Sughi e Borgonzoni. 7) Erni fu invitato a partecipare mazione di una galleria d’arte Cantiere di Giulio Turcato, che ottennero il quarto pre- insieme ad altri quattro artisti moderna” e dunque “la città di mio. svizzeri e a cinque austriaci. Rimini” si poneva “di fronte

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INCONTRO CON ARMIDO DELLA BARTOLA UNA MOSTRA PER I MIEI SETTANT’ANNI DI CARRIERA ARTISTICA «ASPETTO CHE LA LA PROVINCIA DI RIMINI TENGA FEDE ALLE PROMESSE» Mixer

eduto al “Caffè delle che il presidente della provin- S Rose”, accanto alla sua cia di Rimini, Ferdinando inseparabile Petra, incontro Fabbri, mi ha promesso una Armido Della Bartola. Solito “mostra alla carriera”. Sulla berrettino rossomaranello con realizzazione di questa rasse- cavallino rampante sopra la gna ho avuto diversi contatti visiera e zazzera di capelli con lui e con i suoi funzionari. arruffati tra le orecchie a incor- Tutti, a parole, si sono sempre niciare l’inconfondibile ghigna. dimostrati disponibili. Ma solo Sono mesi, anni, che non vedo a parole. Sono passati nove il volto scolpito tra le rughe di anni, e ancora niente. Niente di questo protagonista dell’arte niente. E pensare che l’idea di riminese del Novecento. celebrare il decano degli artisti L’ultima volta fu a Palazzo riminesi -tieni presente che ho Mediceo di San Leo: era l’otto- 88 anni e penso di meritare un bre del 2004. In quella occasio- po’ di attenzione dalla mia pro- ne il municipio della vicina cit- vincia- è partita proprio da tadina marchigiana (marchigia- Fabbri: sai, lui ed io siamo na-ancora-per-poco), con la residenti a Bellaria. Del resto collaborazione di alcuni amici io sono l’artista che più di altri del pittore, gli aveva allestito ha colorato e celebrato i “luo- una coinvolgente “antologica” ghi della memoria”: intendo il dal titolo «Una vita a colori». nostro mare e le nostre colline. Armido mi accompagnò tra i La mia opera ha portato per il suoi dipinti facendomi da cice- mondo i più bei scorci della rone. Ricordo il suo efferve- nostra terra. Oggi si parla di scente eloquio, inanellato di promozione, di comunicazio- latino e dialetto, che traendo lo ne... . Beh io la mia parte l’ho spunto dalle proprie opere si fatta». deliziava di spaziare a ritroso «Io sono pronto: ho in “archivio” circa 200 opere. E allora? Perché non si fa que- nei fascinosi meandri della sto- Aspetto solo che squilli il telefono. sta mostra? ria dell’arte. Ma rammento «Insistono col dire che non soprattutto l’intensità cromatica Ma devono fare presto: hanno un locale adatto per ed espressiva della sua pittura: non ho molto tempo a disposizione» questo evento. Che quelli a dis- quel Cristo morente che nel tor- posizione appartengono al mento della croce mantiene ed artistica e sui suoi progetti. Ora però, scampato pericolo, ti comune. Dicono che non se la esalta il mistero della divinità; Mi siedo al suo tavolo e dopo sei rimesso: hai un bel colorito, sentono di chiedere ospitalità le vedute della Valmarecchia, alcune battute spassose -con sei abbronzato, sembri rientrato ad altri enti. Io di queste cose nelle loro forti e prorompenti Armido è impossibile non but- da una vacanza; e quello che ne capisco poco; sta di fatto tonalità; le nature morte, stu- tarla sull’ironico- entro in argo- più conta non hai perso la tigna. che continuiamo ad essere sem- pende in quelle graffianti com- mento “marcato stretto” dallo «Lascia perdere. Non vedi pre al punto di partenza. posizioni, e poi le sempre sug- sguardo vigile della sua “tede- come sono ridotto? Non guido Ho suggerito la Rocca gestive marine: penso all’urlo sca”. più la macchina e sono costret- Malatestiana: sono convinto delle onde che si frantumano Armido, cosa ti è successo? to a muovermi con il bastone e che la Fondazione non direbbe negli scogli; a quell’alone di Non sento più parlare di te; non per di più appoggiandomi alla di no ad Armido Della Bartola. “solitudine” e di attesa che spri- ti vedo più in giro; non bazzichi moglie». Ma loro continuano a fare giona dalle vecchie tende a più... E la pittura? “melina”; ho paura che queste vela; al rituale dei bagnati che «A so ste mel». «Aspetto». lungaggini siano solo una si abbrustoliscono al sole della Parla bene, altrimenti non capi- Aspetti cosa? scusa». “palata”; alla dolcezza quasi sco. «Aspetto che la Provincia di Spiegati meglio. malinconica dei poveracciari.... «Sono stato poco bene. Ho Rimini si decida a tenere fede a «Penso che ci sia qualcuno che Da allora c’eravamo persi. E da avuto seri problemi di salute. quanto mi ha promesso». remi contro di me. Sai, io non qui la mia voglia di stuzzicarlo Una lunga degenza in ospeda- Racconta. sono un tipo facile, accomo- sulla sua avventura umana e le». «Se non vado errato e dal 1998 ➣

ARIMINVM 12 MAGGIO-GIUGNO 2007 ARTE dante, remissivo. Non ho mai CONSIDERAZIONI DI UN PITTORE SULLE TENDENZE ARTISTICHE DEL DOPOGUERRA accettato compromessi. Inoltre non ho tessere di partito e ho «E CON POLLOCK L’AZIONE DEL DIPINGERE sempre detto quello che penso. Forse qualche volta avrò anche DIVENNE PRIVA DI OGNI PROGETTUALITÀ» pisciato fuori dal vaso, ma me a Giorgio Benzi so fat icsè. Non sono “diploma- tico”». ll’inizio del secolo scorso aspramente l’arte figurativa di Lo sappiamo. Hai un “caratte- Asi verificò, nel mondo del- natura ottocentesca, benigna- raccio”. A volte puoi apparire l’arte, un cambiamento epoca- mente quella novecentesca, anche sfrontato o addirittura le. L’artista bruciò i ponti con vittima della politica culturale irriverente. L’obbedienza -per l’arte figurativa, che da sem- allora vigente, propendendo, dirla con don Milani- per te non pre aveva percorso i secoli, e infine, per una pittura etichet- è mai stata una virtù. Ma questo instaurò il dominio dell’astrat- tata “Ultimo naturalismo”; tuo aspetto ruvido e sanguigno tismo. L’arte come prodotto “impressionismo o espressio- non mette in discussione i meri- esclusivo della fantasia del- nismo astratto” in America. ti artistici. E poi tutti sanno che l’artista. L’astratto contro il La mostra molto eterogenea, oltre ad essere un “grande” sei concreto. Crisi della società, «Nell’estate del 1957 con opere informali e figurati- anche un “generoso”... . crisi dell’arte! ve di diversa estrazione, mise «Sì, di pure un pataca. Non mi La Seconda guerra mondiale, a Rimini, a confronto due modi di fare sono mai tirato indietro davan- col suo carico di orrori, peg- nel Palazzo dell’Arengo, arte, talmente diversi, da inge- ti a richieste di aiuto o di bene- giorò la situazione. Il crollo di nerare sconcerto e riflessione. ficenza; ne sanno qualcosa le valori tradizionali, morali e la prima Biennale Per quel che mi riguarda saltai parrocchie e tutti coloro che sociali, l’inasprimento di dot- del Premio “Morgan’s il fosso e mi ritrovai “informa- hanno bussato alla porta del trine esistenzialiste e nichili- le”. Come tutte le avanguar- mio studio di viale Cormons. ste, caratterizzarono sempre Paint”, per la pittura, die, quella informale non ebbe Ho offerto opere a tanti enti più intensamente il decorso la scultura e la grafica, vita lunga. Già nell’estate del pubblici e non molto tempo fa degli anni. ’63, squilli di trombe, dalle la Fondazione Carim ha acqui- In quell’atmosfera problema- mise a confronto vette del Titano, annunciavano stato tutti i miei dipinti della tica, individualistica e anar- due modi di fare arte, l’inaugurazione di una mostra Rimini distrutta dai bombarda- coide, la poetica d’arte dal titolo inequivocabile menti, erano un grido di dolore dell’Informale, con la vee- talmente diversi “Oltre l’Informale”. contro la guerra, e il ricavato menza di un germe patogeno, da ingenerare sconcerto Bisognava voltar pagina! di questa operazione-solidarie- si diffuse rapidamente in quasi (Rimini, 9 maggio 2007) tà è andato interamente a bene- tutt’Europa, nelle Americhe, e riflessione» ficio dell’Ospedale Infermi di in Giappone. S’aprì un perio- Rimini». do travagliato di febbrile ricer- supportato dalla sensibilità «Per quel che Sfiduciato? ca soggettiva e di gruppo. estetica dell’autore. mi riguarda saltai «Lo puoi dire. Mi rendo conto L’azione, il gesto, il segno, la Nell’estate del 1957 s’inaugu- che ormai sono un vecchio materia di ogni tipo, il mondo rò a Rimini, nel Palazzo il fosso e mi ritrovai ammalato, che stenta persino dell’Informale, fece il suo dell’Arengo, la prima “informale”. Come tutte di camminare. Un vecchio che ingresso nel tempio dell’arte, Biennale del Premio prima di lasciare le penne nella grande famiglia dell’arte “Morgan’s Paint”, per la pittu- le avanguardie, avrebbe gradito un riconosci- tradizionale. ra, la scultura, la grafica. Nella quella informale mento dalla sua città per la sua Intorno agli anni Cinquanta, presentazione del Premio, settantennale, carriera pittori- l’Action Painting, la nuova Francesco Arcangeli criticò non ebbe vita lunga» ca. Tieni presente che i miei avanguardia americana, estese primi dipinti risalgono al 1937. il proprio prestigio in Europa. Un riconoscimento, insomma, Caposcuola Jackson Pollock. che, pur essendomi stato pro- Provenienza New York, centro messo, non arriva». della cultura artistica e del Vedrai che dopo questo sfogo mercato mondiale. La genesi: qualcuno si ricorderà di te. impulso inconscio a compiere «Speriamo. Io sono pronto. Ho un’azione priva di ogni pro- in “archivio” circa 200 opere gettualità. Movimento origi- per l’evento. Aspetto solo che nale, romantico, irrazionale, squilli il telefono. Ma devono fare presto: non ho molto Jackson Pollock, tempo a disposizione». Senza titolo. In alto. Jackson Pollock, Pali blu, 1953.

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FILIPPO DE PISIS (1896-1956) / IL DIPINTO ACQUISTATO DAI MUSEI COMUNALI LA SOGNANTE VISIONE DELLA “PIAZZA DI RIMINI” Alessandro Giovanardi

i era in lui una facoltà nulla che ne testimoniasse la V prodigiosa di “far l’amo- prestigiosa presenza. Quindi re” con la cosa dipinta, tra- l’acquisizione assume una smettendone quasi il brivido rilevanza storica oltre che sulla tela: atmosfera, colore, estetica: non pochi artisti e luce. Il mazzo di fiori, l’albe- intellettuali riminesi, in effetti, ro, l’angolo di paesaggio fran- beneficiarono di questa pre- cese, inglese, veneziano, più ziosa presenza nell’incontro che suggerire il quadro vi pas- privilegiato con una cultura savano dentro in forma di del pennello di estrema finez- segni abbreviati che erano za sintattica e di gusto euro- come i diagrammi di un con- peo, ricalibrata nell’ambiente tatto elettrico. Ed il quadro parigino: da Gino Ravaioli aveva la stessa, identica bel- (1895-1982) che si lasciò lam- lezza della cosa ritratta, vedu- bire –ma, forse, in modo assai ta in un momento di eccitazio- indiretto– dall’eleganza degli ne. Perciò fra tante tele ch’egli interni del maestro ferrarese, a ha dipinte non ne esiste una Giovanni Sesto Menghi brutta se non per eccezione»: (1907-1990), che, oltre a esi- queste brevi perfette parole di birsi in imitazioni e riprodu- Guido Piovene (1907-1974) zioni del grande Filippo, tentò sono sufficienti a definire il una declinazione in lingua “demone” poetico della pittu- locale della sua poetica del ra di Filippo De Pisis (1896- paesaggio e della natura 1956). E bene descrivono la morta, da Elio Morri (1913- sognante visione della Piazza 1992) che plasmò in creta un di Rimini che è stata recente- somigliantissimo volto di De mente acquistata dai Musei Pisis, purtroppo andato Comunali dietro una segnala- distrutto durante i bombarda- zione del colto amico Andrea menti dell’ultimo conflitto De Santi. Si tratta, infatti, di mondiale, a Demos Bonini un notevole olio su tavola del (1915-1991) che sulla scia del maestro ferrarese, recuperato famoso pittore realizzò molte a Milano durante l’asta di nature morte: tra i suoi quadri Christie’s del 28 novembre sono i meno impegnati sul 2006 e recentemente molto «L’opera (olio su tavola, cm. 69X45,5), piano intellettuale e sociale, ben presentato da una minu- recuperata a Milano durante l’asta di Christie’s ma anche i meglio riusciti su ziosa relazione storica di Pier quello estetico e, a dir così, Giorgio Pasini che si spera del 28 novembre 2006, “spirituale”. Nel suo grande possa essere presto pubblicata. proviene da una collezione privata lombarda. studio situato al n° 40 di Via L’opera (cm. 69x45,5), prove- Bertola presso la Piazzetta di niente da una collezione priva- Secondo il giudizio degli esperti, San Bernardino, Filippo acco- ta lombarda, era ben nota alla appartiene ad uno dei migliori periodi glieva inoltre illustrissimi critica da molto tempo e, intellettuali del Novecento ita- secondo il giudizio degli della produzione depisisiana che, liano: Giovanni Comisso esperti, appartiene ad uno dei tuttavia, (1895-1969), Marino Moretti migliori periodi della produ- (1885-1979), Giorgio Bassani zione depisisiana che, tuttavia, come scrive Piovene non ha mai avuto (1916-2000), Francesco come scrive Piovene non ha momenti infelici» Arcangeli (1915-1974) tra i mai avuto momenti infelici. molti altri. D’altronde, se si Questa densa interpretazione lunga vacanza riminese, in lavorato molto in quelle estati, escludono i pittori locali, pittorica della nostra Piazza fuga da una Parigi su cui sof- ma a Rimini, a parte una potremmo chiamarli, i suoi Cavour, non l’unica nel cata- fiavano i venti di guerra: l’ul- curiosa icona votiva, realizza- “allievi da seminario estivo”, logo dell’artista, è stata realiz- timo soggiorno avvenne l’an- ta per il Santuario delle Grazie che però conservavano la zata nel 1940 durante una no successivo. De Pisis aveva e poi trafugata, non rimase ➣

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ARTE capacità di comprendere l’ani- «La densa interpretazione pittorica della nostra l’altra immobile, atemporale e mo o almeno di subire il fasci- Piazza Cavour, non l’unica nel catalogo dell’artista, sospesa della Metafisica; e non no di De Pisis, i benpensanti è scontato che la prima, con la della città evitavano accurata- è stata realizzata nel 1940, sua levità, abbia la meglio sulla mente l’artista sia per le sue durante una lunga vacanza riminese, seconda, pensosa e profonda. pose eccentriche e pittoresche, Al contrario questa pittura di sia perché viveva con spregiu- in fuga da una Parigi sprezzante leggerezza, del tutto dicata libertà i suoi amori su cui soffiavano assimilabile a una lirica nove- omosessuali, insidiando i bei centesca, per cui colore, dise- ragazzi di buona famiglia e i venti di guerra» gno e descrizione diventano reclutando, soprattutto, giova- veri e propri timbri musicali è ni modelli, molti anche rimi- temporale estivo o, piuttosto, stenografia pittorica» la defi- completamente imbevuta di un nesi e tuttora in vita, che nell’evaporare dell’umidità nisce Pasini– il pittore e poeta pensiero segreto e sofferente amava ritrarre nudi e in posi- per la canicola di luglio. Tutto dà forma a un difficile connu- che cerca invano il senso del- zioni erotiche. Una denuncia è, impressionisticamente, luce bio formale ed estetico, che l’impermanenza di ogni cosa. arrivata nell’agosto del 1941 e materia cromatica sovrana- corrisponde a una sua tensione L’inquietudine che condurrà lo costrinse a lasciare Rimini mente dominate dal pennello: di opposti interiore e divorante. De Pisis a consumare volonta- prima del previsto e definiti- nell’elegantissimo gesto trova Congiungendo, come direbbe riamente la fine dei suoi giorni vamente. Eppure, anche in equilibrio quella vita estrema Carlo Giulio Argan (1909- vicino a Monza, in una casa di questi minuti dettagli biografi- che si consumerà, infine, in 1992), due tipi di spazialità cura per malattie mentali, ci ci, che possono confinare con un’atroce malattia dell’anima. apparentemente inconciliabili: dice molto del suo spessore il volgare pettegolezzo, trovia- E difatti, in questo sfarzo leg- quella mobilissima, sensuale e esistenziale, involontariamen- mo i tanti elementi di una vita gero e sintetico –«fantasiosa disfatta dell’Impressionismo e te “filosofico” che di molto poetica che ha non pochi pre- sorpassa quel principio del cedenti nella lirica greca e lati- «Nel suo studio di Via Bertola, piacere che è stato il suo più na, turca e persiana e trova presso la Piazzetta di San Bernardino, acuto organo di conoscenza fascinose risonanze novecen- del mondo. «Non sono pazzo» tesche nelle composizioni di De Pisis accoglieva illustrissimi intellettuali diceva De Pisis a Piovene Sandro Penna (1906-1977) o del Novecento italiano: «Vedo Chiaro. Anzi troppo nell’opera e nella vicenda per- chiaro. In me v’è solo il dolo- sonale e intellettuale di Pier Giovanni Comisso, re. Un grande dolore. Ma la Paolo Pasolini (1922-1975). Marino Moretti, Giorgio Bassani, mia testa è chiara (…) Io vedo Quando il pittore annota, sem- tutto. Vedo come una volta: pre fuor di metafora, il suo Francesco Arcangeli... » quel rosa per esempio. Quel inebriarsi di fronte alle «crea- grigio così fine. Il verde della ture fatte d’ambrosia» o parla Nota Bibliografica casa. Vedo che è bello. Ma non della sua «sete di gambe dora- posso gustarlo. C’è troppo te e di amicizie», oppure anco- G. Piovene, Inverno di un uomo felice, Mondadori, Milano 1977, pp. dolore. È pauroso (…) Solo gli ra e più violentemente di 71-76. esseri rozzi e stupidi non si «vere orge di carne viva», lui G. C. Argan, L’arte moderna, Sansoni, Firenze 1989, pp. 321-322, accorgono che la vita è dolore. fig. 518. stesso fine poeta richiama i Solamente dolore». Il pittore S. Nicolini, L’arte: il Novecento, in P. Meldini - A. Turchini (a cura versi brevi di Penna, lustrati di), Storia illustrata di Rimini, Nuova Editoriale AIEP, Volume IV, edonista e scandaloso, elegan- d’azzurro e densi di eros. Ma Milano 1990, pp. 1004-1006. te e bizzarro, colto e spregiu- si tratta solo di alcuni esempi. P. G. Pasini - G. Viroli (a cura di), Le sculture di Elio Morri, catalogo dicato, si è smarrito privo di Il moralismo, d’altra parte, della mostra di Rimini, Ramberti Arti Grafiche, Rimini 1993, pp. 12, consolazioni estetiche nella non è lo strumento migliore 181. notte oscura della melanconia, per guardare a un’opera che ha D. Bonini, Una vita per la pittura. Scritti e dipinti di un artista rimi- senza neppure l’aspra difesa come struttura ispiratrice il nese, a cura di P. G. Pasini, Garattoni, Rimini 1995, pp. 12-14, 17, 23, dei sillogismi dell’amarezza concetto di “eleganza”, a cui 37-38, 53-54, 57, 63, 74. che ha reso almeno aristocrati- P. G. Pasini (a cura di), Gino Ravaioli 1895-1892, catalogo della De Pisis dedica anche un ci e irridenti –e quindi feroce- mostra di Rimini, Editori Riminesi Associati, Rimini 1996, pp. 31-32. meraviglioso trattato applicato P. G. Pasini (a cura di), Novecento Riminese. Pittura a Rimini nella mente sani– gli occhi di all’abbigliamento maschile. prima metà del secolo XX, catalogo della mostra di Rimini, Editori Giacomo Leopardi (1798- Difatti, la subitanea grazia è Riminesi Associati, Rimini 1997, pp. 20, 38-39, 114, 135-136, 175, 1836), Arthur Schopenhauer l’autentica forza spirituale che 178-179, 182. (1788-1860) ed Emile Cioran emerge dal quadro riminese il M. Cesarini (a cura di), Demos Bonini 1915-1991. Tracce di un’av- (1911-1995). cui lirismo “traduce” con invi- ventura artistica, catalogo della mostra di Rimini, Guaraldi, Rimini diabile facilità il fulgore pieno 2006, pp. 27-30, 42, 102. del sole che anima le cose, che S. Zavoli, Il tempo dell’ideologia, il tempo della poesia, ibidem, p. 9. A. Emiliani, La dimensione della provincia, ibidem, pp. 23-24. si deposita sopra la piazza e la A. Giovanardi, Metafore dell’incanto e del disincanto, ibidem, pp. trasfigura, quasi come se ci 156, 160. trovassimo in uno scroscio di

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FILIPPO DE PISIS (1896-1956) / LA TAVOLETTA RUBATA NEL 1985 LA “STORIA” DELLA MADONNA CHE “IL GRAN PECCATORE” MA “BUON CRISTIANO” DIPINSE PER IL SANTUARIO DELLE GRAZIE Dario Zanasi

iamo fatti di fuoco e di infarto in seguito a bombarda- S polvere. Siamo pieni di mento n.d.r.). Padre Chini non debolezze, di tare, di dubbi, e conosceva affatto il nome di nel contempo, di subitanee De Pisis. Comunque gli bastò speranze che s’accendono d’averlo visto dipingere all’a- come fiammiferi per spegnersi ria aperta per pregarlo di un attimo dopo in una notte donare qualcosa di suo al sempre più fonda. Siamo tutti museo delle Grazie. peccatori e dicono che un gran Il pittore accettò ben volentie- peccatore sia stato anche il ri e, fattosi portare dal frate poeta e pittore Filippo De una rustica tavola di legno, si Pisis, al quale tuttavia -moren- mise al lavoro. Mentre dipin- do nel dolorosissimo modo geva si sentì visitato dalla luce che sappiamo- andò in premio che alita attorno alle cose la consapevolezza di lasciare evangeliche, attorno ai santua- dietro di sé molte non effime- ri che fanno greppo sulla cam- re opere. pagna. S’illuse d’aver ritrova- La guerra durava da oltre un to all’improvviso la purezza Filippo De Pisis, Ex voto alla Madonna delle Grazie di anno. De Pisis, nel settembre dell’infanzia, d’aver interrotto del 1941, capitò sulla marina Rimini, olio su tavola, cm. 45X20. un castigo lenito solo in parte di Rimini mortificata dall’o- Nel realizzare il dipinto Filippo De Pisis si ispirò a Piero dalle opere della tavolozza scuramento, giunse sulle della Francesca. Sotto il manto della Madonna della compiute in tanti anni. E, spiagge adriatiche immalinco- Misericordia, inginocchiato a mani giunte in atteggiamen- quando ebbe finito, scrisse sul nite dalle alterne notizie di to devozionale, ritroviamo lo stesso pittore e accanto a lui, retro della tavoletta: Philippus successi e di insuccessi che in basso a sinistra, il suo amato pappagallo. Nel retro De Pisis fecit in Arimino A. D. provenivano dall’Africa. (Di lì MCMXLI – Mater Dei ora pro della tavoletta c’è la dedica autografa dell’artista: a un paio d’anni, chi poteva me. Donato per p. al Museo supporlo?, la bella città dei «Philippus De Pisis fecit in Arimino a. D. MCMXLI – Mater delle Grazie VII.IX-1941. Malatesta avrebbe conosciuto Dei ora pro me» e la data, 7 settembre 1941. Padre Giovanbattista Chini era la tragedia delle terre di nessu- un francescano che dedicava il no contese dalle artiglierie, «Il pittore, mentre dipingeva, si sentì visitato proprio zelo soltanto alle squassate dalle bombe e dalle opere di Dio e perciò, oltre a mine). Ma forse al pittore, in dalla luce che alita attorno alle cose evangeliche, non intendersi di pittura, non quel momento, erano necessa- attorno ai santuari aveva nessuna conoscenza, ri quella vacanza e quell’eso- ripeto, dei nomi più o meno do, quel ritrovarsi in un ango- che fanno greppo noti che la praticano. Guardò lo d’Italia che dava l’impres- sulla campagna. S’illuse d’aver ritrovato infatti con occhio frettoloso la sione di un’isola lontana da bellissima Madonna che gli qualsiasi tempesta, di una pro- all’improvviso la purezza dell’infanzia, aveva offerto De Pisis e, senza vincia che sarebbe dovuto d’aver interrotto un castigo attribuire ad essa un valore essere l’ultima a conoscere gli particolare, la sistemò senza insulti delle fanterie che attac- lenito solo in parte cornice in mezzo alle offerte cano e si ritirano. dalle opere della tavolozza compiute in tanti anni» dei pittori dilettanti: «Non mi Forse gli era utile l’incipente sembra affatto bella, questa tristezza di una spiaggia noto- Pisis un giorno venne voglia nava dal convento dei frati Madonna –mormorò l’ottimo riamente popolosa che a poco di visitare il Santuario delle minori. In questo convento era padre mentre con un chiodo e a poco s’ammutoliva e s’im- Grazie che si trova sul colle di stato allestito un museo mis- il martello appendeva al muro miseriva a somiglianza di un Covignano -a tre chilometri da sionario -ricco anche di qual- la tavola– però l’uomo che parco nel tardo autunno. Rimini, sulla strada che porta che opera d’arte- che era cura- l’ha dipinta mi è sembrato un Il pittore dunque lavorò, oziò, a San Marino- e l’insigne arti- to da Padre Giovanbattista buon cristiano e perciò, anche vagabondò avendo persino il sta ferrarese fu subito colpito Chini, un frate minore che se modesta, può ben entrare tempo di pensare -a un certo dalla francescana solitudine doveva poi morire a causa nel mio museo». momento- alla salvezza dell’a- del luogo, dall’assidua speran- delle ferite riportate durante Questa è l’umanissima storia nima sua. Fu un caso. A De za di salvezza che si sprigio- un bombardamento (morì per ➣

ARIMINVM 18 MAGGIO-GIUGNO 2007 ARTE della Madonna delle Grazie di HUGO PRATT (1927-1995) Filippo De Pisis, opera ignora- ta per molti anni e scoperta per 80 ANNI FA NASCEVAA RIMINI IL “PADRE” caso da un visitatore che volle curiosare sul retro della sua DI CORTO MALTESE rustica tavola. Arnaldo Pedrazzi * Il racconto di Dario Zanasi, ugo Pratt, “padre” di Corto in Svizzera dove pubblica i scritto nell’ottobre del 1956, è H Maltese -mitico personag- quattro volumi della collana inserito nel suo bel libro gio dei cartoons-, anche se cre- “Un uomo un’avventura” e “Viaggio in Romagna” (edito sciuto e vissuto a Venezia e in alcuni testi scritti per il disegna- dalle Officine grafiche tanti paesi stranieri, è venuto tore Milo Manara (l’artista a cui Poligrafici “Il Resto del alla luce a Rimini, non si sa per l’Assessorato al Turismo del Carlino”, Bologna, 1967) con quale occasione, ottanta anni nostro Comune ha commissio- il titolo “Storia di una fa, il 15 giugno 1927. nato il manifesto balneare Madonna che De Pisis dipinse Cittadino del mondo e autore di «Pratt è considerato “Rimini 2004”). Manara ha per un convento francescano”. una sterminata produzione, un maestro scritto: «Hugo Pratt fu la perso- Alla “storia” di Zanasi va Hugo Pratt è considerato uno na a cui devo di più, in assolu- aggiunto un particolare che ci dei maestri più importanti nella nella storia del fumetto to. La sua amicizia e i suoi inse- viene riferito dal mensile storia del fumetto del del Novecento» gnamenti furono fondamentali “Arte” (n. 227, marzo 1992, p. Novecento. Il padre, militare di e considero un alto onore di 13). Stando, infatti, alla pub- carriera, nel 1936 porta con sé cola parentesi in Brasile come essere l’unico disegnatore a cui blicazione diretta da Mario la famiglia ad Addis Abeba ed è insegnante della Scuola Hugo Pratt abbia scritto delle Pancera, la consegna dell’ex qui che Hugo si appassiona alla Panamericana di Arte, ma la sceneggiature». voto al santuario, avvenne con letteratura e al fumetto d’av- crisi economica degli anni ’60 Hugo Eugenio Pratt, questo è il grande solennità, addirittura in ventura; costretto a lasciare nel lo spinge a tornare in Italia. Nel nome completo, ha avuto due costume rinascimentale. De ‘42 l’Etiopia conquistata dagli nostro paese lavora soprattutto figli con la prima moglie sposa- Pisis, a capo di una brigata di inglesi, torna a Venezia occupa- col “Corriere dei piccoli” e nel ta a Venezia e altri due dal amici e con il fedele pappagal- ta dai tedeschi. Quelli fra il ‘42 ’67 lancia la rivista Sgt. Kirk secondo matrimonio celebrato lo sulla spalla, portò personal- e la fine della guerra sono anni dove fra l’altro pubblica la in Messico; si spegne a mente la sua Madonnina al drammatici ed emozionanti: è nuova storia “La ballata del Grandvaux, vicino a Losanna, convento francescano percor- marinaio dell’esercito repubbli- Mare Salato” che sancisce la il 20 agosto 1995. rendo a piedi la lunga “polve- chino, disertore, prigioniero dei prima apparizione dell’eroe «Guardato con ammirazione e rata”. tedeschi, interprete degli ingle- romantico Corto Maltese, il anche con un po’ di invidia dai Una “favola bella”, dunque, si. «Conosce -dirà in un’intervi- navigatore con la divisa di colleghi-scrive il disegnatore di quella della tavoletta, ma sta-, agenti segreti, doppiogio- marinaio, senza patria, un siga- fumetti Paolo Telloli-, Hugo senza il lieto fine. Conservata chisti, contrabbandieri, genera- ro e un orecchino, difensore dei Pratt è stato l’ispiratore della per lungo tempo nel Museo li, ruffiani, prostitute», che deboli e della libertà che rischia maggior parte dei fumettisti che Missionario delle Grazie (Sala diventeranno poi personaggi la pelle per chiunque abbia un hanno esordito in questi ultimi 11), fu rubata nella notte tra il dei suoi fumetti. A Venezia dà ideale per il quale combattere. venticinque anni. E’ stato com- 16 e il 17 settembre del 1985. vita, insieme ad alcuni amici, Corto è il personaggio più plice di generazioni di lettori Un furto mirato. I ladri, infat- alla rivista “Asso di Picche” importante e più famoso di favorendo evasioni di massa ti, dopo aver forzato la porta che presenta il suo primo eroe Hugo Pratt, quello che gli darà dalla realtà e aprendo infinite del museo, trafugarono solo il ricalcato sull’Uomo la fama internazionale. Molto porte sulla fantasia. La sempli- dipinto del De Pisis trascuran- Mascherato. Il successo della richiesto in Francia dove è pre- cità apparente delle sue storie è do gli altri tesori custoditi. Da rivista lo fa conoscere anche miato dal Ministro della stata definita il romanzo dise- allora della Madonnina non si oltreoceano e nel ’49 si trasferi- Cultura, Pratt vive per qualche gnato». è saputo più nulla. L’opera fu sce in Argentina, con una pic- tempo a Parigi per poi stabilirsi esposta, all’Antoniano di Bologna nel 1956 in occasione della seconda edizione della Biennale d’Arte Sacra Contemporanea. La pubblicazione della foto della tavoletta di Filippo De Pisis vuole richiamare l’atten- zione sul dipinto e invitare carabinieri e polizia a incenti- varne la ricerca. (Mixer)

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SAN MICHELINO IN FORO (3) NELL’ABSIDE UNA RARISSIMA TESTIMONIANZA DELLA PITTURA DEL DUECENTO A RIMINI Giovanni Rimondini

el 1993, una mano sacri- re, un ciclo santorale attual- N lega e felice, togliendo mente conservato nella biblio- uno strato di intonaco nella teca capitolare di Modena. Tra parte destra interna dell’abside le poche sante venerate dai di san Michelino in Foro, Templari di appare riporta alla luce un affresco S. Brigida. rappresentante il busto di una L’affresco di Rimini sarebbe santa. Una santa giovane con allora una committenza tem- velo sul capo reclinato e un plare. sobrio abito signorile, non una Ma in alternativa a questa veste monacale, ma da beghi- identificazione, si può citare na, tiene nella mano destra e l’Annunciazione di Saint- ferma con l’indice, una specie Martin-de-Fenollar, comune di melanzana bianca, un attri- di Maureillas (Pirenei buto di difficile definizione. Orientali), dove la Vergine, col Federico Zeri ebbe modo di capo coperto da un panno esaminare una foto e scrisse tiene nella sinistra una sorta di allo scrivente, al momento cono bianco. Oggetto di inter- ispettore onorario, una lettera: pretazione ardua, dato che «1° luglio, 1993. Gentile nelle Annunciazioni, cono- Signor Rimondini, leggo sol- sciute dallo scrivente, la tanto ora la Sua lettera del 27 Vergine tiene o un libro, o una maggio, e La ringrazio. conocchia o un gomitolo di L’affresco scoperto in San lana color porpora. Se nella Michelino in Foro è senza parte sinistra dell’abside di S. dubbio di grande interesse. È Michelino in Foro dovessero una rarissima testimonianza apparire i resti dell’Arcangelo della pittura a Rimini nel annunciante simmetrici a Duecento, prima che la cultura quelli della santa, allora si trat- figurativa locale venisse terebbe di un’Annunciazione, modificata dalla conoscenza ma con un oggetto misterioso di Assisi, poi dalla presenza in mano alla Madonna. stessa di Giotto. Tanto più che Pitture templari in Italia si l’unico avanzo noto, il conservano in quattro siti: S. ‘Cristo’ già in Santa Colomba, «L’affresco, rinvenuto nel 1993, Maria in Aventino a Roma, è andato distrutto nel 1943-45. sarebbe una committenza templare, San Bevignate di Perugina, S. Difficile datare questo affre- Vito vecchio di Gravina, e sco; penserei al 1270 circa. eseguito prima che la cultura figurativa locale nella chiesa di Ormelle. Quanto al soggetto, non per- venisse modificata dalla conoscenza di Assisi, La nostra santa parla il lin- vengo a identificarlo, non guaggio dei maestri di San avendo sottocchio esempi ico- poi dalla presenza stessa di Giotto» Bevignate, come appare dal- nografici sicuramente riminesi l’analisi del volto, della stesu- o dell’area in questione. Forse, santa è un compito assai diffi- miracolo sarebbe stato una ra pittorica e degli sfondi geo- più tardi le saprò dire di più. cile e rischioso. moltiplicazione dei pani di metrici. La fase tarda degli Con i migliori saluti, Federico Per ipotesi fondata, si potreb- burro. affreschi perugini è assegnata Zeri». Purtroppo il grande cri- be pensare che si tratti di santa Santa Brigida d’Irlanda, pro- al 1270, proprio la data che tico non ha potuto mantenere Brigida d’Irlanda, identifican- tettrice anche dei lattai e for- proponeva Federico Zeri per l’ultima sua promessa. In do la “melanzana bianca” che maggiai, era venerata a la nostra santa. effetti l’identificazione della tiene con la destra in un panet- Piacenza a partire dal IX seco- Anche il Cristo di S. Colomba, Maestro di San Michele to di burro. La santa che è lo e da questa città, dove i affresco staccato di pochissimi in Foro, Santa Brigida d’Irlanda insieme a San Patrizio protet- Templari ebbero un’importan- lacerti, testimoniato da una (?) circa 1270. trice d’Irlanda, sarebbe vissuta te insediamento, proviene un foto pubblicata da Pier San Michele in Foro, abside. nel VI secolo, e il suo primo manoscritto liturgico templa- ➣

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«Per ipotesi fondata, si potrebbe pensare che si tratti di Santa Brigida d’Irlanda, identificando la “melanzana bianca” che tiene con la destra in un panetto di burro. La Santa che è insieme a San Patrizio protettrice d’Irlanda, sarebbe vissuta nel VI secolo, e il suo primo miracolo sarebbe stato una moltiplicazione dei pani di burro»

francescano di Villa Ma a Rimini non mancavano Verucchio. certo pittori e c’erano pitture Maestro di San Michele Sembrerebbe allora che gli anche del secolo precedente. in Foro, particolare ordini religiosi non ricorresse- In una lettera da Roma a della Santa con panetto ro a eventuali pittori locali, ma Giovanni Bianchi del 21 otto- di burro (?) si servissero di pittori interni bre 1760, monsignor Garampi nella mano destra. all’ordine. scrive: «Nell’ultimo foglietto Cimabue, Madonna dei Servi Giorgio Pasini e Angelo di Bologna. Turchini nel loro studio su santa Colomba, per quanto se che ella mi ha favorito di ne può capire, sembra vicino Venezia, vedo farsi gran caso al linguaggio umbro-templare. delle memorie di Crocifissi Del Duecento a Rimini si ha il anteriori al 1216; in Rimini ve ricordo di una Madonna di n’era fino dal 1160 in 1170; ed Cimabue, già conservata nella io ne ho i documenti». chiesa di San Tommaso, che La santa di San Michelino in esisteva nell’attuale piazza Foro, che verrà detta dagli stu- Ferrari, sotto il monumento ai diosi opera del Maestro di San caduti, simile forse alla Michelino in Foro, è l’ultimo Madonna di Cimabue ora regalo che ci ha fatto questa nella chiesa dei Servi di città tanto martoriata nei suoi Bologna. E ci sono due croci- beni culturali e tuttavia sem- fissi dipinti su tavola di scuola pre generosa e sorprendente. di Giunta Pisano, uno conser- vato nel santuario francescano Annunciazione di Maureillas di Longiano, e uno, dall’au- (Pirenei orientali). tenticità chiacchierata, conser- vato nella chiesa del convento

Maestro perugino del 1270. c. Immagine di Cristo Crocefissione. da Santa Colomba (distrutto). DOVE TROVARE E PRENOTARE GRATUITAMENTE ARIMINUM Presso il Museo della Città di Rimini (Via Tonini), la Libreria Luisè (Corso d’Augusto, Antico Palazzo Ferrari, ora Carli) e l’Edicolè (Piazzale Cesare Battisti, di fronte alla Stazione) è possibi- le trovare e prenotare gratuita- mente i numeri in uscita di Ariminum e gli arretrati anco- ra disponibili.

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ERA IL PRIMO GIUGNO DEL 1857 LA TRIONFALE VISITA DI PIO IX ALLA CITTÀ DI RIMINI Arturo Menghi Sartorio

l 4 maggio 1857 il Papa, Mentre fervevano i preparativi I ritenuto fosse giunto il giunse a Rimini l’architetto momento di sciogliere un voto Poletti per una visita al cantie- alla Madonna, partì da Roma re del teatro. Entrando in città per recarsi al Santuario di fu negativamente colpito dallo Loreto. Da lì avrebbe prose- spettacolo del capannone tutto guito per Modena e Firenze, storto eretto sull’Ausa, consi- approfittando dell’occasione gliò di demolirlo e sull’istante per visitare le Legazioni, non- disegnò una statua del Papa da ostante il contrario avviso dei innalzare in piazza suoi consiglieri visto lo scarso Sant’Antonio (piazza Tre attaccamento di quelle popola- Martiri) da addossare alla torre zioni allo Stato Pontificio. dell’orologio. Il suggerimento Subito la Magistratura rimine- fu accolto e l’esecuzione della se (giunta) inoltrò a Sua statua fu affidata allo scultore Santità l’invito a visitare la riminese Liguorio Frioli. Alla città. Il Papa accettò e il 14 fine della visita papale il maggio il Municipio annunciò monumento di gesso fu portato la visita per il successivo 18, in vescovado dove rimase fino spostata poi al 24 e infine la alla seconda guerra mondiale, visita papale fu data per certa quando fu distrutto assieme per il 30 maggio vigilia di all’episcopio dai bombarda- Pentecoste. In seguito il menti alleati. Pontefice fece sapere che si Intanto da Rimini passavano sarebbe trattenuto in Rimini la delegazioni su delegazioni che domenica e il lunedì, e che si recavano a Loreto ed avrebbe assistito ad una fun- per omaggiare il zione in Duomo. Pontefice. Solo la delegazione Fin dall’annuncio della visita riminese non si decideva a par- papale in Romagna la tire. I componenti volevano Magistratura aveva nominato abbreviare il viaggio pensando una delegazione, composta dal di incontrare il Papa a Gonfaloniere (sindaco) avvo- Senigallia, sua città natale. cato Gianfranco Guerrieri, dal Poi all’improvviso si sparse la conte Luigi Ferrari e dal mar- voce prima che il Papa non chese Audiface Diotallevi, per- il Comune oberato dai debiti lungo la Contrada del sarebbe venuto, poi che sareb- ché portasse in Loreto l’invito contratti per la costruzione del Rigagnolo (via Gambalunga) e be stato a Rimini il lunedì di formale del Municipio e della nuovo teatro che si andava dal Vescovado al Duomo (via Pentecoste e non il sabato, Diocesi di Rimini a visitare i avvicinando alla fine, tanto da al Tempio Malatestiano). Da celebrando a la funzio- nostri luoghi. essere costretto a lanciare pre- un palo all’altro venivano tesi ne che doveva tenere a Rimini. Contemporaneamente si nomi- stiti fruttiferi per la loro coper- drappi di mussolina di vari Lo sconcerto colpì la popola- nò una seconda commissione, tura. colori. «Spesa grave e ridicola zione che vedeva nel mancato formata dall’ingegnere L’ingegnere Benedettini si –commenta acido il Tonini– arrivo uno schiaffo del Benedettini, dal pittore assunse l’incarico di preparare nonché incomoda per restrin- Pontefice «alla città a motivo Pedrizzi, dal conte Ruggero la scenografia della città. Egli gere le contrade, quando della indolenza dei Magistrati Baldini ed altri, con l’incarico fece erigere «un Capannone sarebbe stato bisogno di allar- nel non avere ancora mandato di preparare la città alla visita tutto storto sull’imboccatura garle». Dal canto suo il la Deputazione». Soprattutto il del sovrano. In maniera discre- del Ponte dell’Ausa e princi- Vescovo Monsignor Leziroli, fermento crebbe nella popola- ta, come riferisce il Tonini pio del Borgo» racconta addobbò il palazzo del zione dei marittimi che voleva- nella sua cronaca, si racco- Tonini, attirandosi il dileggio Cimiero, sede dell’episcopio no approfittare della visita per mandò a questa commissione dei cittadini. Poi pensò bene di (sorgeva ove oggi si trova chiedere al Papa l’esecuzione il massimo risparmio, essendo far piantare tanti pali di legno palazzo Fabbri) dove doveva di alcuni lavori al porto e pen- lungo la Strada Maestra (corso alloggiare sua Santità. Lo stes- savano d’invitarlo a bordo Pio IX d’Augusto) fino alla Piazza so fece il Comune con il palaz- delle proprie barche. in un ritratto di P. Chatelain. della Fontana (piazza Cavour), zo municipale. ➣

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In alcuni doveva forse alberga- l’accoglienza nelle Marche era re il timore che Pio IX volesse stata piuttosto fredda, tutti si evitare Rimini per i suoi tra- aspettavano ben di peggio una scorsi non certo di specchiata volta passato il Tavollo. fedeltà allo Stato Pontificio. Invece giunti a Cattolica trova- Comunque fosse «alquanti cit- rono la strada invasa da gente tadini di condizione ragguar- osannante che chiedeva la devole» fecero pressione sul benedizione, al che il cocchie- Gonfaloniere perché affrettas- re voltandosi verso il Papa se la partenza. La deputazione gridò: «Santo Padre, andiamo comunale accompagnata dal bene!». Vescovo e da Monsignor «Lungo la via che mette a Brioli, prevosto della cattedra- Rimini –scrive il “Ragguaglio le, si recò immediatamente in del viaggio della Santità di Ancona. I delegati ebbero un «Alle 19.30 il corteo papale Nostro Signore Papa Pio IX”, colpo di genio: si presentarono riportato da Nevio Matteini nel nell’anticamera della sala delle giunse a Rimini accolto alla Porta Romana suo “Rimini negli ultimi due udienze in abito da cerimonia dalle autorità. secoli”- dapertutto addobbi, con spada mentre le altre dele- festoni, archi di trionfo prepa- gazioni erano in tenuta norma- Qui i cerimonieri avevano eretto un capannone, rati dalle popolazioni di le, cosa che li fece passare in sovrastato dalle statue della religione Silicata, Cattolica, Riccione». prima fila. Il 24 maggio furono Diverse volte Pio IX dovette ammessi alla presenza del e delle quattro virtù cardinali. Dall’arco il corteo scendere dalla carrozza per Papa dove il Gonfaloniere rac- mosse lungo la via Maestra assiepata di gente impartire la benedizione agli contò candidamente la verità. astanti che esplodevano in Cioè che «avevano posto di festante in direzione di Piazza Sant’Antonio grida di giubilo quando la otte- presentarsi in Sinigallia e da qui alla cattedrale e poi all’episcopio...» nevano. (patria di S.S.) -è sempre Alle 19.30, sotto una piogge- Tonini- ma che il desiderio rellina uggiosa, il corteo papa- della popolazione li aveva le giunse a Rimini accolto alla spinti a venire ad Ancona» ANNIVERSARIO Porta Romana dalle autorità. perché la stessa, lieta di assi- Qui i cerimonieri avevano stere al solenne Pontificale in Rimini, 1-2 giugno2007 voluto erigere ad ogni costo il Duomo alla domenica di 150° Anniversario della visita di S.S. Pio IX loro capannone, sovrastato Pentecoste, era rimasta morti- alla città di Rimini dalle statue della religione e ficata dall’annuncio della sua Nei giorni 1-2 giugno 2007 verrà ricordata la visita delle quattro virtù cardinali, soppressione e attribuiva il di S.S. Papa Pio IX alla città di Rimini che oltre ad essere di cattivo cambiamento di programma e la grande festa popolare che accolse il pontefice. gusto impediva pure la visione «alla tardanza del Magistrato dell’arco. Dall’arco il corteo a portarsi in Deputazione agli PROGRAMMA DEI FESTEGGIAMENTI mosse lungo la Via Maestra omaggi della S. Sua». Il Papa 1 Giugno ore 18.00 in Piazza Tre Martiri assiepata di gente festante in rispose di gradire lo slancio dei Inaugurazione di una lapide commemorativa della visita direzione di un’affollata riminesi nei suoi confronti, di 2 Giugno ore 21.00 presso il Santuario dei Paolotti Piazza Sant’Antonio e da qui non aver nessuna intenzione di Concerto: coro polifonico in onore di S.S. Papa Pio IX alla cattedrale e poi all’episco- punire la città adriatica e di pio, dal balcone del quale il essere stato costretto dalle insi- Pontefice impartì la benedizio- stenze dei pesaresi a celebrare ne ai fedeli acclamanti. La città la festività pentecostale «nel era illuminata in ogni via e tap- brutto Duomo di Pesaro». pezzata di lapidi in latino e ita- Il giorno successivo, 25 mag- liano, alcune poste sul barac- gio, la deputazione tornò a cone sull’Ausa altre sulla base Rimini portando la conferma della statua di Pio IX addossa- della visita papale ed un dono ta alla torre dell’orologio, altre di Pio IX: l’abolizione della ancora in Municipio e legge stataria che gravava Vescovado. Tutte le municipa- sulle Legazioni dai giorni della lità del riminese vollero affig- Repubblica Romana. gere sui muri cittadini le loro Il primo giugno il corteo papa- epigrafi. La loro totalità è stata le mosse da Pesaro verso la raccolta in due pubblicazioni Romagna sotto un cielo dal medesimo titolo: “A Pio IX minacciante pioggia. E poiché segue a pag. 52

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I NOSTRI EROI / ANTONIO SCIALDONE (1917-1998) MEDAGLIA D’ORO AL VALORE MILITARE IL RIMINESE PIÙ DECORATO DI TUTTI I TEMPI «DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE FU COMANDANTE DI MOTOSILURANTI E IN NUMEROSI SCONTRI CON IL NEMICO DETTE LUMINOSE PROVE DEL SUO VALORE» Gaetano Rossi

ebbo confessarvi che squadriglie MAS alle Navi D affrontando il fascicolo ausiliarie del Centro Subacquei dell’Istituto del Nastro Azzurro e Incursori, ai dragamine, posa- riguardante l’Ammiraglio mine, torpediniere, corvette, Antonio Scialdone ho provato fregate, incrociatori e mezzi un senso di scoramento per d’assalto) per un totale di 27 quanto mi si prospettava arduo anni e 3 mesi di imbarco effet- il compito di concentrare in un tivo. breve articolo la storia militare Niente male eh? E quindi da di questo intrepido uomo di dove cominciare? Forse dalle mare che credo possa a buon parole dello stesso Ammiraglio diritto e senza tema di smentita Scialdone quando, nel gennaio definirsi come il concittadino del 1986, con una commossa più carico di onori, della secon- lettera ringraziava il presidente da guerra mondiale. dell’Istituto del Nastro Azzurro L’elenco dei riconoscimenti in per averlo voluto nominare campo militare, di servizio e “socio onorario” dell’Istituto civile, è infatti impressionante: stesso, a seguito di votazione quattro croci di guerra al per acclamazione:«Ho fatto in Valore, due medaglie di bronzo ogni occasione quello che rite- al Valor Militare, due medaglie nevo il mio dovere e compiere d’argento al Valor Militare, una il proprio dovere non è certo un medaglia d’oro al Valor merito ma un obbligo di ogni Militare; ed inoltre: Croce cittadino… . In cinque anni di d’Oro con stella per 40 anni di guerra ho avuto trentuno scon- servizio militare, Medaglia tri con il nemico, qualunque Mauriziana per 50 anni di ser- esso fosse. Molti non hanno vizio Militare, Cavaliere dei avuto conseguenze importanti, Santi Maurizio e Lazzaro, qualcuno si è risolto a mio Cavaliere della Repubblica, danno (sono stato affondato tre Cavaliere Grand Ufficiale della volte) e qualcuno a danno del Repubblica, Commendatore nemico (ho affondato cinque della Repubblica, quattro bre- unità avversarie); ma in ogni vetti (Sommozzatore, «Ho fatto in ogni occasione quello che ritenevo occasione ho cercato di mante- Palombaro, Incursore, Scuola il mio dovere e compiere il proprio dovere non è nere la massima correttezza. ABC per aggressivi chimico- Ho salvato parecchi naufraghi batteriologici), autorizzato a certo un merito ma un obbligo di ogni cittadino… . ma non mi sono mai domanda- fregiarsi di 7 distintivi di vari In cinque anni di guerra ho avuto trentuno scontri to di quale bandiera fosse- Istituti (di Guerra marittima, di ro…». Guerra Interforze, dell’Istituto con il nemico, qualunque esso fosse... ; Nobili parole che circonfondo- Superiore di Difesa, per le ma in ogni occasione ho cercato di mantenere no di ancora maggiore stima e Operazioni in Africa Orientale rispetto questa figura di rimine- Italiana, di Lunga permanenza la massima correttezza. se, che pur passando molti anni al Centro Subacquei Incursori, Ho salvato parecchi naufraghi ma non mi sono della propria vita fuori della di Lunga permanenza in guerra nostra città, è tuttavia rimasto e sui MAS) e di tre nastrini: per mai domandato di quale bandiera fossero…» legato ad essa da un indissolu- i primi 4 anni di guerra, per la bile affetto, come dimostra la guerra di liberazione, per i medaglie e riconoscimenti avanzamenti per merito scien- fitta corrispondenza conservata Volontari della Libertà. Né occorre aggiungere due encomi tifico e di guerra. Notevole nel fascicolo che lo riguarda. basta, perché a questo già (per merito scientifico e per anche l’estensione del tempo Nato a Rimini nel 1917 da una straordinario palmares di salvataggio in mare) e due passato in navigazione (dalle ➣

ARIMINVM 24 MAGGIO-GIUGNO 2007 TRA CRONACA E STORIA casalinga, Natalina ciatori avversari, benché in due medaglie d’argento che gli co mezzo, viene attaccato da Franceschini, e da Guglielmo posizione sfavorevole, muove- furono poi conferite. Il 20 apri- una quarantina di caccia bom- Scialdone, ferroviere, pur va audacemente all’attacco e le di quello stesso 1943 infatti, bardieri nemici che «dopo una senza avere quindi alcuna par- malgrado la violentissima rea- pochi giorni prima della resa poderosa azione di bombarda- ticolare tradizione marinara, zione di fuoco ne colpiva uno definitiva (13 maggio) delle mento e mitragliamento»(così nel 1935 si diploma tuttavia affondandolo. Con l’esito vitto- nostre eroiche truppe combat- riporta la motivazione della Capitano Marittimo dopo aver rioso di questa azione confer- tenti la sfortunata campagna medaglia) affondano l’unità conseguito il brevetto presso il mava ancora una volta le sue d’Africa settentrionale, al gemella. Scialdone recupera i prestigioso istituto Nautico di doti di eroico, tenace, arditissi- comando della motosilurante naufraghi ed arena deliberata- Venezia. Presta servizio in una mo combattente. Acque della MAS 25 Scialdone si pone in mente il proprio MAS, Compagnia Marittima civile Tunisia, 20 aprile 1943; Acque agguato notturno nel canale di anch’esso gravemente danneg- fino al 1936, anno nel quale si della Calabria, 15 agosto Sicilia nel tentativo di coprirne, giato nel furioso attacco, sulle arruola nella Regia Marina 1943» (1). per quanto possibile, la ritirata vicine secche per evitarne l’af- conseguendo nel 1937 il grado Tale riconoscimento è il più e, pur in condizioni di inferiori- fondamento e per poter conti- di Guardiamarina. Dal 1938 al alto rispetto ad altri conseguiti tà, attacca senza indugi due nuare il combattimento contro 1939 parte volontario per sempre in relazione ad azioni motocannoniere nemiche, unità nemiche nel frattempo l’Africa Orientale rientrando compiute fra il 1940 ed il 1943. superiori per tonnellaggio ed sopraggiunte; combattimento poi in Italia con destinazione In particolare, appena quattro armamento. Appena dieci gior- che infatti continua con l’aiuto alle Scuole CREM (Corpi mesi prima di tali avvenimenti ni dopo il suo MAS, che incro- di tre soli uomini dell’equipag- Reali Equipaggi Marittimi) di l’intrepido ufficiale si era infat- cia nelle stesse acque tunisine gio per tutta la notte, dopo aver Pola. Dopo l’entrata in guerra ti guadagnato la seconda delle di conserva con un altro identi- messo in salvo naufraghi e pro- (10 giugno 1940) viene desti- pri marinai su una vedetta nato, su sua domanda, alla 12a amica che era accorsa sul luogo Squadriglia M.A.S. di Imperia, MOTOSILURANTE 473 (Ex MS 31) dello scontro. «Esempio di alto per poi passare alla base di senso di responsabilità e sere- Augusta e poi di Lero, nel no sprezzo del pericolo uniti ad Dodecanneso, dove, con il un tenace attaccamento al grado di Sottotenente di dovere ed a brillanti doti di Vascello, presta servizio fino al perizia professionale» (così settembre del 1943. conclude la motivazione della Questo è il periodo nel quale medaglia conferita per decreto Scialdone raccoglie il più con- regio 2 giugno 1944 su propo- sistente gruppo di decorazioni, sta del neo Ministro della per le azioni svolte nell’Egeo, Marina del Regno del Sud), La MS 473 fu varata dai Cantieri Regi di Monfalcone e con- lungo le coste dell’Africa set- mentre la precedente medaglia, segnata alla Marina Militare il 24 giugno 1942 col nome di tentrionale, della Calabria e sempre d’argento, ma conferita MS 31. Fece parte della 2° Squadriglia MM/SS di base nel della Sicilia, con tale ardimen- questa volta con decreto di S. Canale di Sicilia e nei giorni 12 e 13 agosto partecipò alla to da esser ripetutamente nomi- M. il Re Imperatore, 4 agosto “Battaglia di Mezzo Agosto”, che si risolse nella vittoria nato su bollettini di guerra 1942, riporta la seguente moti- delle nostre unità e la fuga di quelle inglesi. In tale azione, (nn.681 e 1178). La motivazio- vazione: «Comandante di un nella notte del 13 agosto, al comando del Tenente di Vascello ne della medaglia d’Oro al VM piccolo veliero(!) antisommer- Calvani, affondò con siluro il piroscafo “Glenorghy” di 8982 si riferisce proprio a tale perio- gibile, incaricato della caccia tonnellate. Nell’agosto del 1943 venne aggregata alla 4° flot- do: «Comandante di motosilu- ai sommergibili nemici inse- tiglia MAS che operava nello Jonio. Il mattino del 15 agosto, rante particolarmente ardito, guiva con decisione uno di al comando del Sottotenente di Vascello Scialdone, durante dava in numerosi scontri con il questi, lo individuava tentando una crociera offensiva insieme alla MS 473, avvistava due nemico luminose prove del suo di speronarlo e quindi lo attac- incrociatori leggeri nemici ad est di Capo Spartivento. valore. Venuto a contatto con cava ripetutamente con le Portatasi all’attacco, la MS 31 lanciò due siluri contro uno unità similari più veloci e bombe facendolo dapprima degli incrociatori affondandolo e riuscendo poi a disimpe- meglio armate, accettava l’im- affiorare e poi provocandone gnarsi ed a rientrare a Taranto. Dopo la resa, la MS 31 parte- pari combattimento riuscendo, l’affondamento. Egeo, marzo cipò a varie missioni di sbarco di sabotatori nell’Alto con audace manovra, ad affon- 1942». E ricordo che per la Adriatico. Successivamente fece parte del Gruppo Forze darne una. In seguito, allorché guerra nelle acque del Mar Costiere e nel 1957, del Comando Gruppo Motosiluranti. più aspro era divenuto il con- Egeo il SottoTenente di Dal 1954 assunse la sigla MS 473. trasto e maggiormente sentita Vascello Scialdone ricevette Caratteristiche: Dislocamento: 71 tonn.; lunghezza 28 metri; la preponderanza dei mezzi anche tre Croci di Guerra al larghezza 4.3 metri; potenza 4500HP; Velocità, 33 nodi; navali ed aerei avversari, sol- Valor Militare. Armamento 1 mitragliera40/56 e due lanciasiluri da 450. lecito solo del prestigio milita- Ma gli allori non si esauriscono Con tali veloci ed imprendibili “gusci di noce” i nostri re della Patria, si prodigava in qui. Per dirlo in termini mari- Marinai, con comprensibili doti di intrepido coraggio, inflis- estenuanti agguati ed in peri- nari, “vento in poppa” per il sero notevolissime perdite al ben più potente e tracotante gliose azioni offensive. nostro Eroe anche dopo lo naviglio nemico. Avvistati nottetempo due incro- ➣

MAGGIO-GIUGNO 2007 25 ARIMINVM TRA CRONACA E STORIA

spartiacque del cambiamento Note di fronte che vede Scialdone 1) A fronte dell’eroismo di tali comportamenti non può non venir da pensare che mentre il S. Tenente di Vascello (nel frattempo divenuto Scialdone -e con lui, su ogni fronte di guerra, tanti altri italiani in armi- rischiava generosamente la vita in questi attac- chi eroici contro le superiori forze di quello che credeva un nemico, in non lontana parte del mondo c’era chi, ad altissi- Tenente di Vascello) schierato mi livelli, con quel nemico si andava invece accordando, trasformandolo nascostamente in alleato senza curarsi di quan- nei ranghi della Marina Regia, ti italiani sarebbero inutilmente caduti combattendo accanitamente, nelle settimane successive e fino alla resa dell’8 set- almeno fin tanto che questa tembre, contro le preponderanti forze angloamericane. E ancor più singolare, senza naturalmente nulla togliere al com- durerà, per poi divenire repub- portamento dell’eroico Ufficiale, la circostanza che il conferimento della medaglia d’oro per tale azione contro «il nemi- co» (così come per altre delle conseguite decorazioni di guerra) non avvenne per immediato impulso del Re o del blicana. Riceve infatti altra Ministero della Regia Marina “ante” 8 settembre, come si sarebbe potuto ragionevolmente pensare con riferimento alla Croce di Guerra (29-30 aprile data dello scontro navale e delle alleanze a quel momento in corso, ma per iniziativa del Presidente della Repubblica post- 1945) e due medaglie di bron- bellica, Rodolfo Pacciardi, con decreto in data 11 marzo 1949. zo al V. M. con determinazioni del 1 marzo 1944 (regia) e del MAS / UN PO’ DI STORIA 2 maggio 1945 (del Presidente L’uso di Motobarche Armate, motosiluranti realizzate dalla fabbrica veneziana SVAN (da cui la pri- della Repubblica) per le nume- mitiva sigla MAS), risale alla prima guerra mondiale. Fu D‘Annunzio che in occasione della famo- rose ed ardite missioni di guer- sa “beffa di Buccari” (nella notte dell’11 febbraio 1918 tre MAS violarono le difese austriache e ra lungo la costa controllata dal penetrarono nel Golfo del Quarnaro, in Croazia, lanciando i propri siluri sul naviglio nemico ivi alla nemico, dando prova di abne- fonda), utilizzando quella sigla come acronimo ideò il motto: “Memento Audere Sempre” (ricorda gazione, elevato senso del di osare sempre). Nel novembre del 1918 Raffaele Rossetti e Raffaele Paolucci affondarono atti- dovere ed elette virtù militari. vando personalmente una potente carica esplosiva ad orologeria la corazzata austriaca “Viribus Il mare in questi ultimi episodi Unitis”, ormeggiata nella base di Pola, mediante l’applicazione di mignatte magnetiche alla carena, è il nostro Adriatico ed il nemi- portate fin sotto di essa utilizzando un siluro con motore ad aria compressa e pilotato dagli stessi co non è più quello di un incursori. Dallo sviluppo di questi primi mezzi subacquei originò il Siluro a Lenta Corsa (SLC), più tempo, ma il valore, l’ardimen- noto come “maiale” mentre ai mezzi di superficie iniziali seguirono altri tipi di motosiluranti to ed il senso del dovere del (MTM, MTR, MTSM). Nell’autunno del 1935 l’organizzazione dei mezzi di assalto venne affida- “nostro eroe” non sono affie- ta alla 1° Flottiglia MAS (Capitano di Fregata Paolo Aloisi, Cap.Genio Navale Teseo Tesei, voliti. Capitano di Corvetta Carlo Teppati); massima importanza venne attribuita alla formazione dei grup- Il primo dopoguerra vede pi di incursori subacquei. Con l’entrata in guerra dell’Italia, il 10 giugno del 1940, i mezzi d’assal- Scialdone al comando del to erano pronti all’azione con l’obiettivo, segretissimo, di forzare le basi inglesi nel Mediterraneo. Nucleo Sminamento Porti Le temerarie ed eroiche incursioni nei porti di Alessandria, Gibilterra, Malta e Suda (Creta) stupi- dell’Alto Adriatico e si deve rono gli Inglesi e le Marine di tutto il mondo. All’eroismo degli equipaggi si aggiungeva il loro all’opera dei suoi uomini e di generoso coraggio: si pensi che nella migliore delle ipotesi gli incursori che fossero riusciti a forza- lui stesso, che non esitava ad re i blocchi e gli ostacoli subacquei, a superare le mine e le reti d’acciaio fino a giungere sotto le immergersi fra e con loro, se il navi nemiche sapevano di dover quanto meno comunque finire prigionieri; spesso, peraltro, le porto della nostra città e lo incursioni erano senza ritorno e gli appartenenti al reparto ne erano perfettamente consapevoli. A questo proposito si ricordino le parole del Cap. Teseo Tesei, medaglia d’oro alla memoria: “Occorre specchio di mare antistante che tutto il mondo sappia che vi sono Italiani che si recano a Malta nel modo più temerario. Se furono presto liberati dalle affonderemo qualche nave oppure no, non ha molta importanza. Quel che importa è che noi si sia ancora mortali insidie di cui la capaci di saltare in aria col nostro apparecchio sotto l’occhio del nemico”. guerra ed i numerosi bombar- Si associa spesso, con diffusa ignoranza, la sigla MAS al nome di un reparto sul quale vale l’occa- damenti avevano disseminato i sione per spendere qui due parole Il reparto denominato Xa MAS deve esser ricordato come uno dei fondali. più gloriosi reparti della Regia Marina Italiana, che vanta al suo attivo 30 medaglie d’oro, 102 meda- Proseguì la carriera al coman- glie d’argento, 36 medaglie di bronzo, 33 croci di guerra e due cavalierati dell’Ordine Militare di do del Centro Subacqueo di La Savoia e d’Italia. La maggior parte di tali onorificenze furono conferite a militari deceduti nel corso Spezia, dove si era nel frattem- di audacissime e pressoché solitarie incursioni contro navi da guerra britanniche e porti nemici, fra po trasferito e dove si spense, il 1940 ed il 1943. Innumerevoli furono gli atti di abnegazione e coraggio così come innumerevoli, con il grado di Ammiraglio di ma sconosciuti ai più, gli episodi bellici dei quali il reparto (che assunse la denominazione di Xa Squadra, il 7 febbraio del 1998. Flottiglia Mas nel marzo del 1941, al comando del Capitano di Fregata Moccagatta e del Capitano Un articolo commemorativo di Corvetta Junio Valerio Borghese) fu protagonista. Lo dimostra il medagliere di cui s’è fatta men- apparso su “La Voce” dell’11 zione e lo dimostrano i nomi di uomini che la marina non ha mai dimenticato e che tutti gli italiani ottobre 2004 ricorda che il dovrebbero ricordare ed onorare. Per tutti, che non possono esser qui elencati, valga il nome del feretro, avvolto nel tricolore, Capitano di Corvetta Salvatore Todaro, medaglia d’oro deceduto in azione, che divenne fra l’altro venne posto su un affusto di famoso, in vita per un episodio di grande umanità: il 15 ottobre del 1940, avendo il sommergibile cannone e condotto da lui comandato colato a picco un piroscafo belga, ne raccolse i naufraghi sbarcandoli in un porto all’Arsenale Militare, dove gli nemico, con generoso sprezzo del pericolo che tale azione comportava. L’efficienza del reparto fece furono tributati gli ultimi onori, sì che gli inglesi non si sentissero più sicuri nemmeno nei propri porti: un gruppo al comando dal scortato da otto incursori in Tenente di Vascello Luigi Durand de La Penne riuscì a violare il porto di Alessandria (Egitto) dan- tenuta operativa. Onori degni, neggiando gravemente due navi corazzate, la Valiant e la Queen Elisabeth, ed affondandone altre. quindi,di un grande comandan- In una sola notte, i sei uomini del gruppo misero fuori combattimento 75.000 tonnellate di naviglio militare nemico e Gibilterra, una delle basi più fortificate, fu spesso violata da una serie di incur- te e di un grande Eroe e sareb- sioni che partivano da una nave mercantile, l’Olterra, apparentemente in avaria, ormeggiata in un be auspicabile che la nostra vicino porto spagnolo e nella stiva della quale il reparto, nel più assoluto segreto, aveva organizza- città lo ricordasse più degna- to una base offensiva. Il segreto fu tale che fu scoperto solo a guerra finita. mente.

ARIMINVM 26 MAGGIO-GIUGNO 2007

TRA CRONACA E STORIA

PRIGIONIERO DEI TEDESCHI (2) «SEMBRAVA CORTINA D’AMPEZZO... MA ERAVAMO IN UN LAGER» Antonio Antoni

metà marzo del 1944 ero «La sveglia, alle sei del mattino, di uomini. Quando l’amico di A ad Hannover in Via veniva data da una guardia che urlava destra o di sinistra non dava Badenstadtstrasse 46, accam- segni di vita, si sentiva urlare pato in una scuola e sistemato «Aufstehen!» e con un grosso bastone una lunga serie di improperi: in un letto a castello, a dispo- colpiva ripetutamente la parete esterna «Imbecille, non potevi morire sizione per qualsiasi genere di a casa tua»? Oppure: «Cretino, lavoro. Questo veniva asse- della baracca di legno, tanto che il risveglio dovevi morire proprio oggi»? gnato ogni mattina in una si riempiva di paura» Questa reazione succedeva piazza, che noi prigionieri d’inverno, quando la tempera- chiamavao “campo degli li dell’aeronautica, con un il bisogno di invitare i compa- tura era sui venti gradi sotto schiavi”. In un punto partico- filetto d’oro attorno al bavero. gni a non fare più niente, men- zero. Nonostante il freddo, lare di essa c’era un camper e Prima di procedere all’interro- tre io sarei andato a protestato infatti, bisognava prendere il da qui un tedesco gridava con gatorio, domandò chi era in con il direttore dei lavori. Gli piccone e il badile, scavare la un megafono: «zwei Stuck, grado di fare un servizio sani- amici mi pregarono di non fossa, trasportare e seppellire zehn Stuck…». E così tutti gli tario. Io mi resi subito dispo- mettermi nei guai: potevo il morto. Tale compito era uomini venivano assegnati ai nibile, perché durante i mesi essere fucilato. Le guardie riservato ai vicini del posto- vari servizi urgenti. estivi in vacanze scolastiche militari, urlando e minaccian- letto. Al solo pensare a questo Dopo il bombardamento del avevo lavorato in uno stabili- do, non intendevano darmi impegno, gli interessati anda- Rathaus di Hannover io mi mento farmaceutico e, per soddisfazione, ma io gridavo vano su tutte le furie. trovai in questo gran bel questo, mi consideravo capace come loro e facevo capire che Il primo soldato morì dopo palazzo a sbadilare macerie. di fare il Sanitater. Mi venne se sprecavano una pallottola appena due settimane. Si chia- Entrato in un locale diroccato, consegnata una cassetta del per me, era lo stesso. Il diri- mava Antonio Virgili: era un una specie di Ufficio “pronto soccorso”, ma non gente, resosi conto di cosa si bravo ragazzo del sud-Italia. Anagrafe, presi, senza essere essendoci ancora un locale per trattava, consegnò a tutti noi Ricordo bene la sua sepoltura. osservato, varie “carte d’iden- tale servizio, fui invitato ad un paio di stivali e un imper- Era un giorno di sole, con tem- tità” nuove e diversi timbri andare nella “Grube”, insieme meabile. peratura discreta, si era scelto che potevano convalidare tali con tutti gli altri prigionieri. La sveglia alle sei del mattino uno spiazzo quadrato di circa documenti. Il tutto poteva Si trattava di ampliare, pulire veniva data da una guardia che 200 metri di lato circondato da venire utilizzato per organiz- e rafforzare degli spazi sotto la urlava «Aufstehen!!» e con un abeti. Sembrava un giardino. zare una fuga. Ma purtroppo, montagna dove avrebbero grosso bastone colpiva ripetu- Aiutato da quattro ragazzi dopo una settimana, a seguito preso posto delle fabbriche tamente la parete esterna della tracciammo le diagonali e una di un controllo della Gestapo, che dovevano essere salva- baracca di legno, tanto che il volta individuato il centro ini- fui individuato e di notte con- guardate dai bombardamenti risveglio si riempiva di paura. ziammo lo scavo. Mentre dotto in uno Straflager. Con aerei. In un giorno di pioggia, Su ogni tavolone, che andava lavoravamo, arrivò l’ingegne- me vennero aggregati altri mi ritrovai a spingere i carrel- da una parete all’altra della re che, urlando, mi chiamò per trenta uomini. li con i piedi nell’acqua, baracca formando due piani, dirmi che la scelta era sbaglia- Al mattino, usciti dal furgone, bagnato fradicio. Allora sentii potevano dormire una ventina ta, si doveva interrarlo nell’an- notammo una bella collina golo in alto a sinistra, perché coperta da pini e abeti. poi altri eventuali morti avreb- Nell’ammirare tanta vegeta- bero proseguito l’allineamento zione, commentai: «Ci hanno da un lato all’altro. portato a Cortina Per me fu un colpo. Credevo d’Ampezzo…». che quello sarebbe stato l’uni- Un giovane ingegnere passan- co morto. Proprio nel momen- doci in rassegna chiese ad to della discussione ci sorvolò, ognuno di noi che attività ad una grande altezza, una aveva praticato nel proprio numerosa flotta di aerei alleati paese. Nel gruppo eravamo diretti verso nord. Io e i giova- cinque studenti, allievi ufficia- ni esclamammo: «Speriamo che arrivino presto da noi!». Il cimitero (continua) del campo di prigionia e la croce del sepolcro di Antonio Virgili.

MAGGIO-GIUGNO 2007 31 ARIMINVM TRA CRONACA E STORIA

RIMINESI NELLA BUFERA / TRA SOLDATI E SOLDATAGLIE LA CITTÀ MORTA NEI DISEGNI DI WALTER SILCOLZ Romano Ricciotti

ercoledì 11 aprile scorso Poi sui fuochi avviati furono Mè morto a Manhattan lo rovesciate centinaia di scrittore Kurt Vonnegut, auto- migliaia di piccole bombe re di Mattatoio n. 5, Madre incendiarie come semi su di notte, Ghiaccio nove e una zolla appena rivoltata […] Galapagos, che -ha scritto e in un attimo: tempesta di Alessandra Farkas- hanno fuoco. Fu il più colossale mas- cambiato il volto della lettera- sacro di tutta la storia tura americana del dopoguer- d’Europa. Ah sì, e allora? Noi ra. Vonnegut combattè nella non riuscimmo a vedere il seconda guerra mondiale con fuoco. Eravamo in un fresco l’esercito americano e cadde deposito di carne sotto il mat- prigioniero dei tedeschi. Il tatoio […] centotrentacinque- “Corriere della Sera” del 13 mila Hansel e Gretel erano aprile riproduce l’introduzio- Gruppo di prigionieri tedeschi del campo di Miramare. stati cotti al forno come altret- ne del suo “Madre notte”. Tra questi, non identificato, tanti omini di pan di zenzero. Dresda, città d’arte, dove lo c’è Walter Silcolz, autore dei disegni qui riprodotti. Sicché fummo messi a lavora- scrittore, prigioniero di guerra, re come minatori di cadaveri; doveva lavorare per l’esercito neppure sfiorata […] la notte americani. Non c’erano obiet- sfondavamo i rifugi e ne tira- tedesco, «era graziosa –scrive del 13 febbraio 1945, potenti tivi particolari per le bombe. vamo fuori i corpi…». Vonnegut- tutta ricamata come esplosivi furono sganciati su La speranza era di appiccare il Secondo Fernanda Pivano Parigi e la guerra non l’aveva Dresda da apparecchi inglesi e fuoco un po’ dappertutto […] ➣

«Rimini La chiesa della Colonnella ...sistematicamente, come Dresda. spietatamente,

I bombardieri trecentosettantatrè volte,

Alleati dal novembre 1943

passarono all’agosto 1944.

e ripassarono Furono uccise

sulla città inerme,... 607 persone»

Il Duomo Il Duomo

ARIMINVM 32 MAGGIO-GIUGNO 2007 TRA CRONACA E STORIA

La chiesa di Casalecchio La chiesa di Casalecchio

furono impiegati 800 bombar- me, forse 245 mila. tamente, trecentosettantatrè delle nostre chiese, le spoglie dieri, che rovesciarono sulla Dresda, l’immane tragedia di volte, dal novembre 1943 della nostra città. città migliaia di bombe dirom- Dresda, ha avuto il suo canto- all’agosto 1944. Furono uccise In queste pagine pubblichiamo penti e quasi 650 mila spezzo- re. 607 persone. i disegni delle chiese diroccate ni incendiari. Il giorno dopo Rimini, città d’arte, fu colpita Ufficiali tedeschi, prigionieri di Walter Silcolz, che si firma- altre 300 fortezze volanti dalle bombe aeree fino alla nel campo di concentramento va «prigioniero tedesco in hanno sganciato sulla città in distruzione quasi totale. I di Miramare, godevano di per- Miramare», eseguiti nei mesi fiamme 771 tonnellate di bombardieri Alleati passarono messi di uscita sulla parola e si di febbraio e marzo del 1946. bombe e il giorno dopo, 15 e ripassarono sulla città iner- aggiravano per la città morta, Testimonianze d’amore per febbraio, oltre 200 fortezze me, sistematicamente, spieta- raffigurando sulla carta i resti una città che egli amava senza volanti hanno rovesciato sui essere riamato. resti della città 421 tonnellate Archivio fotografico di Giancarlo Morri L’intera raccolta dei “carbon- di bombe. Non si è mai potuto (artigiano tappezziere) cini” appartiene a Giancarlo precisare il numero delle vitti- Morri.

La chiesa di San Martino La chiesa di San Martino

La chiesa delle Celle La chiesa di San Lorenzo in Corregiano

MAGGIO-GIUGNO 2007 33 ARIMINVM TRA CRONACA E STORIA

ANTICHE BARUFFE DELLA VALMARECCHIA QUANDO MERCATINO ERA IN LITE CON TALAMELLO Lorenza Bonifazi

uasi a dimostrare la indo- ti). Si dilaterà ancora e cresce- Q mita irrequietezza delle rà perché ancora fanciulla…». popolazioni “di confine” della Le cose non filarono così lisce Val Marecchia -di quei cittadi- come Rosa auspicava e nel ni che hanno espresso la 1802 era già tutto finito: si volontà di separarsi dalla pro- proclamò la Repubblica italia- vincia di Pesaro-Urbino e na con Napoleone Presidente dalla Regione Marche per poi Re e chi s’è visto s’è visto. annettersi all’Emilia Non parliamo poi del decen- Romagna- mi è capitato tra le nio seguente, conclusosi con mani un curioso processo la sua sconfitta. celebrato nel lontano 1819 ai Che ne fu delle richieste dei danni dell’Archipresbiter Mercatinesi? Continuarono a Nicola Gambetti raccogliere firme, a interpella- La vicenda prese inizio nel re vescovi e studiosi per riven- 1797, in tempi non sicuramen- dicare la vetustà della loro te tranquilli per la Romagna e chiesa, a cercare sovvenzioni l’Emilia: si era da poco instau- «Si pretendeva la separazione della parrocchia, presso le Confraternite dei rata la Repubblica Cispadana con due parroci e due case parrocchiali» paesi limitrofi per fare in con il conseguente ricambio di modo di avere due parrocchie, molte figure politiche di riferi- Amministratori, di ridonarci il il quale aveva assunto impor- quella di Talamello in San mento, e il popolo mercatinese nostro Parroco: a Voi che con tanti incarichi pubblici nella Lorenzo e quella di Mercatino aveva un gravissimo proble- vostro editto ci avete assicura- nuova Repubblica, dal 29 giu- in San Pietro in Cultu, con due ma: voleva veder riconosciuto ti che Protettori sarete della gno divenuta Cisalpina. Anche parroci, due case parrocchiali il proprio diritto ad avere un Religione dei nostri Padri; a il Rosa si prende a cuore la e via dicendo. proprio Parroco stabile nella Voi, cui sono rivolti gli occhi situazione, desideroso di com- Anche quella volta si crearono antica Chiesa di San Pietro in delle montagne dell’Emilia, piacere i Mercatinesi, e alla due accanite fazioni: alla testa Cultu, senza dover dipendere da deboli spiriti allarmati a fine della lettera non disdegna dei Talamellesi vi era il dalla Parrocchia di Talamello, torto sul timore di innovazioni di mostrare tutta la sua ammi- Parroco Don Nicola Gambetti giudicata troppo distante. Si in Religione. Confondeteli, razione per la nuova situazio- che non voleva assolutamente trattava, anche in questo caso, rendendoci il nostro parroco e ne politica: «I Commissari spostarsi da là, asserendo che di una separazione. promuovendo così la cristiana Amministrativi giungeranno a le Messe si erano sempre fatte I paesani, in data 13 maggio Religione…». Sembrava vera- momenti. Il Dipartimento del a Talamello, che il parroco 1797, anno I della Repubblica mente una questione di vita o Rubicone comprenderà doveva abitare lì e, al massimo Cispadana si rivolsero, in di morte. Cesena e Cervia, forte perciò andare ad officiare a nome dalla Libertà e Venne informato anche un di 150.000 abitanti; Capo- Mercatino per la festa di San dell’Uguaglianza, alla illustre cittadino riminese, Luogo Rimini. La nostra Pietro; alle lamentele dei Centrale dell’Emilia i cui rap- Michele Rosa, valente medico Repubblica, compresosi Mercatinesi, cui erano così presentanti non li avevano per nativo di San Leo (perciò sen- Brescia e il Mantovano, è già negati i sacramenti anche in nulla rassicurati sulla possibi- sibile alla istanze della valle), di 4 milioni e 600.000 (abitan- punto di morte, rispondeva lità che il Parroco tornasse giù che i due paesi non erano poi da Talamello. Oggi ci si chie- così distanti né la strada così derebbe: che c’entrano gli disagevole e che, se chiamato, amministratori con queste il parroco poteva arrivare in cose? Eppure allora, la peti- tempo. In verità, giunse anche zione, sottoscritta da molte a presentare al processo una illustri famiglie Mercatinesi carta topografica contraffatta così concludeva: «Era riserva- ed una serie di testimoni prez- to a voi, Cittadini zolati a suon di salami pur di non farsi rimuovere. Dal canto Mercatino Marecchia. loro gli abitanti di Mercatino, La chiesa di San Pietro e guidati da Sante Gambetti, (in alto) Palazzo Gambetti nipote dell’arciprete (i giova- Bonifazi, sede del municipio. Le due immagini si rifanno ni, si sa, sono sempre delle ai primi anni del Novecento. segue a pag. 52

ARIMINVM 34 MAGGIO-GIUGNO 2007 STORIA E STORIE

LE DONNE DEI MALATESTI (3) CASSANDRA: UN DESTINO TRACCIATO NEL NOME Lara Fabbri

assandra... colei che pro- figli si presero sul padre fedi- C fetizzava sventure senza frago e sulla seconda famiglia essere creduta. Questo nome illegittima. da allora è sinonimo di sfortu- La sera del 23 maggio del na, dell’ineluttabilità del fato e 1260, dopo aver sopportato fors’anche della cecità del- per dieci anni sotto il proprio l’uomo nei confronti del divi- tetto l’esistenza di questa no. Quando si porta un nome seconda “famiglia” -ma non come questo, viene da chie- dimentichiamo consuetudine dersi cosa riserverà il desti- tranquillamente accettata a no... quei tempi, anche se permessa Chissà se madonna Cassandra solo ai maschi, con la scusa di Della Faggiola se lo chiese il garantirsi la discendenza– i giorno in cui, presumibilmen- figli legittimi di Ramberto e te nel 1214, andò in sposa a Cassandra catturano a tradi- Ramberto Malatesti conte di mento il padre con l’aiuto dei Ghiaggiolo. Ambedue appena domestici e lo rinchiudono in quattordicenni, furono uniti in un sotterraneo. Nel frattempo matrimonio per rispettare una anche la Rossina viene cattu- vecchia promessa stipulata dal rata e fatta affogare con una nonno di lei, il celebre pietra al collo. I cinque figli di Uguccione Della Faggiola lei vengono cacciati dal castel- nominato da Dante e dal padre lo come pezzenti ed il padre di lui, quell’Uberto conte di fatto languire per anni nelle Ghiaggiolo figlio di Paolo segrete con i ceppi ai piedi. Malatesti ed Orabile Beatrice. A Cassandra Della Faggiola Cresciuta forse a Casteldelci, «Cassandra Della Faggiola, Malatesti contessa di piccolo feudo appartenente ai moglie di Ramberto Malatesti, Ghiaggiolo, Cusercoli, Della Faggiola -famiglia Valdoppio... non rimase altro discesa da una diramazione nel suo ultimo decennio di vita dovette assistere, che assistere impotente al della famiglia non solo al declino del proprio corpo compiersi dell’atto finale di un Montefeltro/Carpegna- la gio- destino già stato scritto sin vane Cassandra dal e a quello del desiderio nei suoi confronti da parte dalla nascita. Forse, come la Montefeltro si ritrova contessa del marito, ma anche a quello del proprio spirito. famigerata profetessa di cui in Romagna, anche se signora portava il nome, aveva tentato di un ramo secondario della Di lei si dice che finì i suoi anni alcolizzata» di avvisare il marito del peri- famiglia Malatesti. colo cui la sua sfacciata con- Povera Cassandra, pare pro- femmine, ma noi sappiamo nente, mentre la moglie sua dotta avrebbe potuto condurlo. prio destinata ad essere secon- che il prolifico Ramberto ebbe coetanea, oramai cinquanten- Difatti, come madre era da in tutto, anche nel cuore del ben nove figli, quindi gli altri ne, a quei tempi aveva già ini- impossibile non accorgersi marito, il quale, negli anni a non uscirono di certo dal tala- ziato a percorrere il cosiddetto dell’odio che i propri figli venire le preferirà l’amante mo nuziale. Forse furono con- “viale del tramonto”. andavano covando per quei che gli darà pure più figli di cepiti su qualche pagliericcio Così Cassandra Malatesti nel piccoli fratellastri che li sur- lei. o addirittura in qualche altra suo ultimo decennio di vita classavano negli affetti del I primi anni di vita in comune stanza del castello, di certo dovette assistere, vittima, ma loro padre. Sicuramente fu il dei nuovi conti di Ghiaggiolo paiono attribuiti ad una tal silenziosa e discreta come pro- suo cuore di mamma a interce- sono allietati dalla nascita del- Rossina, già dal nome pro- babilmente era stata per tutta dere per salvare la vita ai l’erede maschio Niccolò, messa vivente di notti focose. la vita, non solo al declino del bastardi di suo marito, altri- seguiranno Francesco e due Questa relazione del conte proprio corpo e a quello del menti non si spiega tanta “Le due dame” pare iniziata quando, ormai desiderio nei suoi confronti magnanimità da coloro che di Gentile da Fabbriano prossimo alla “senettute”, pro- del marito, ma anche a quello perpetrarono una sì spietata (1370-1427) babilmente cercò di sentirsi del proprio spirito. Di lei si vendetta, dei Malatesti degni (da G. Rimondini, ancora giovane e virile rifu- dice che finì i suoi anni alco- di tale turbolenta stirpe. Le Donne dei Malatesta, Amore sangue santità, giandosi tra le braccia di una lizzata, dopo aver assistito alla La Pieve, 2001). donna molto più fresca e avve- tremenda vendetta che i suoi

MAGGIO-GIUGNO 2007 35 ARIMINVM OSSERVATORIO

A PROPOSITO DI “DICO” E DI “FAMILY DAY” «NESSUN FIGLIO È ESCLUSO DAL BATTITO DEL CUORE PATERNO» Aldo Magnani

hiedo scusa se parto da «La nota dell’Episcopato italiano accademici di prestigio. I C una considerazione perso- ha spaccato il Paese in due tronconi: “pro-contro”. primi, quelli schierati a favore, nale. Questa. Il cinquanta per hanno sottoscritto un manife- cento dei modi di ragionare, Dello stato d’animo della gente si fanno portavoce sto di piena adesione. È suffi- parlare e scrivere –forma e intellettuali e accademici di prestigio. ciente una frase per entrare nel contenuti– li attingo dalla loro sentire: «Riteniamo stampa periodica e quotidiana. Quelli schierati a favore, sostengono che è ingiusta ogni forma di intimi- Indubbiamente venero la “ingiusta ogni forma dazione intellettuale contro Bibbia e la grande letteratura, l’autonomia del pensiero reli- tuttavia il linguaggio sangui- di intimidazione intellettuale contro l’autonomia gioso». Di altro segno e lin- gno e immediato lo estraggo del pensiero religioso”. guaggio è la nota degli uomini dalla fonte popolare. Si sa, il di pensiero e di arte schierati giornale nasce dalla gente. Il Gli altri, schierati contro, dicono che contro: «L’intervento della giornale è la gente. Ciò per “l’intervento della Presidenza della Cei, Presidenza della Cei, che dire che ho trovato lì una sin- impone ai parlamentari catto- tesi delle tematiche sulla fami- che impone ai parlamentari cattolici di rifiutare lici di rifiutare il disegno sui glia che inquietano la società il disegno sui diritti delle convivenze, diritti delle convivenze, è di contemporanea. una gravità inaudita». Chi ha seguito la querelle fra è di una gravità inaudita”» Omettendo riserve e perplessi- ideologia e Chiesa cattolica, tà del clero e dei religiosi sa che il cardinale Camillo tutti buoni, perché il Vangelo è mentari che li avevano abboz- schierati su postazioni riformi- Ruini ha lasciato il prestigioso più grande di ogni avversa- zati. ste, trovo un servizio utile alla ufficio di Presidente dell’epi- rio». Orbene: «È preferibile dialettica civile riportare il scopato italiano (la Cei) con essere contestati che essere Da povero untorello di provin- pensiero “laico” di Leopoldo una frase lapidaria: «È vero irrilevanti?». Proviamo analiz- cia mi guardo bene dal mette- Elia, presidente emerito della che la contestazione verso la zare persone, idee e fatti. A re al bando o in discussione Corte costituzionale. Chiesa monta. Ma è preferibi- puntualizzare la dottrina della «scelte e valori non negoziabi- Argomentava il 13 febbraio le essere contestati che essere Chiesa cattolica è uscita li». Però l’interrogativo se 2007: «Pare che la Chiesa irrilevanti». È nella dinamica l’Esortazione di Benedetto l’Italia del terzo millennio sia voglia fare del Paese (italiano) dei fatti che una espressione XVI “Sacramentum caritatis”. tuttora il paese cattolico degli l’eccezione dell’Europa: prossima al paradosso, da una Dove troviamo scritto: «I poli- anni Cinquanta, viaggia nel l’Italia cattolica dove non val- parte spaccasse il mondo cat- tici cattolici non devono vota- pensiero e nella memoria sto- gono le leggi in vigore negli tolico e dall’altra mettesse in re leggi contro la natura rica di quei cittadini che visse- altri Paesi cristiani… Divorzio fibrillazione la galassia laico- umana perché ci sono valori ro l’altra contestualità, o e aborto toccavano davvero a laicista. Tra le voci di contro- non negoziabili». Di seguito comunque la conoscono attra- fondo il matrimonio e il diritto canto ha fatto spicco l’argo- precisa: «I vescovi sono tenuti verso le fonti storiche, e vivo- alla vita». Interessante l’attua- mentazione del professore a richiamare costantemente no altrimenti il bene e il male lizzazione di quella traumatica Alberigo di Bologna. Storico tali valori». Con zelo tempe- della contemporaneità. esperienza: «All’indomani della Chiesa, viene considera- stivo, nelle settimane succes- Altrettanto viene da pensare se della sconfitta referendaria to “il padre nobile” della sive il nuovo Presidente della la cristianità italiana, con la Aldo Moro invitò a difendere Fondazione per le scienze reli- Cei cardinale Angelo duplice esperienza negativa principi e valori cristiani fuori giose creata da don Giuseppe Bagnasco esordiva: «Non sol- dei referendum sul divorzio e delle istituzioni e delle leggi, e Dossetti. Argomentava: «È tanto la Chiesa ma anche la l’aborto, non abbia imparato a cioè nel vivo, aperto e disponi- risaputo che la gerarchia Costituzione italiana prevede crescere e maturarsi dentro i bile tessuto della vita sociale». ecclesiastica più volte nella una sola famiglia. Non si sente mutamenti sociali. Tanto più Mentre scrivo si sta organiz- catena dei secoli cristiani, ha il bisogno di una nuova figura quando molti Stati zando il “Family Day” del 12 trovato il bisogno del nemico. giuridica di diritto pubblico». dell’Europa Unita hanno legi- maggio. L’imponente manife- Però nelle ore cruciali del cri- Non servono i lumi della ferato i pacs, che sono legife- stazione è promossa da 21 stianesimo, quando i cristiani genialità analitica per dedurre razioni più avanzate dei associazioni e movimenti laici temevano che tutto crollasse che di fatto si chiudeva il cer- “Dico”. e cattolici insieme. Sarà sotto l’urto di altre culture chio a qualsivoglia interme- La nota dell’Episcopato italia- indubbiamente la giornata del- radicalmente diverse, precisa- diazione politica o di compro- no ha spaccato il Paese in due l’orgoglio familiare e coniuga- mente allora le più alte intelli- messo. I chiacchierati e con- tronconi: “pro-contro”. Dello le gridato da Piazza San genze spirituali rasserenavano troversi “Dico” erano bocciati stato d’animo della gente si Giovanni agli assenti o contra- gli spiriti ammonendo: calma, in tronco. Altrettanto i parla- fanno portavoce intellettuali e segue a pag. 47

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★★★★ EVENTI

XXXIII GIORNATE INTERNAZIONALI DI STUDIO Il volo del colibrì. Il futuro dei bambini nella mente e nelle società del mondo”. È questo il tema e l’obiettivo delle Giornate 2007 del Pio Manzù, programmate a Rimini, al Teatro Novelli, per il 27, 28 e 29 ottobre. “Il destino dei bambini rappresenta il destino del pianeta”: forti di questa certezza i leader di 192 Stati hanno ratificato nel 1989 la Convenzione per i Diritti dei bambini. 192 firme per sottolineare che aiutare i bambini a sviluppare le loro potenzialità non è un atto di carità, ma è un dovere degli adulti e un diritto dei più pic- coli. E che, in una società della conoscenza, l’investimento sul capitale umano è fondamentale. Eppure, nonostante questa con- vergenza da record, nel terzo millennio abbiamo di fronte uno scenario drammatico; quello dell’infanzia. 400 milioni di bambi- ni affamati, dimenticati, sfruttati, spesso “invisibili” e senza voce, a rischio di vita. Ogni minuto, un milione sotto i 15 anni muore di Aids. A discutere questo problema arriveranno a Rimini, per le Giornate Internazionali, da ogni angolo del mondo testimoni autorevoli che sapranno illuminare e disegnare il sentiero stretto e obbligato che l’umanità dovrà prendere a garanzia del suo stes- so futuro. Intervistato sull’argomento così si esprime Gerardo Filiberto Dasi, segretario generale del Pio Manzù: «Da sempre le nostre giornate pongono attenzione prioritaria alle tematiche della salu- te. La nostra convinzione è che molti problemi legati all’ambien- te e al benessere comincino dall’infanzia: il rischio che corriamo è di recidere i germogli di generazioni future. Per questo ci ponia- XXVIII MEETING PER L’AMICIZIA FRA I POPOLI mo come obiettivo di disegnare un nuovo territorio del pensiero umano, che tenga conto dei bambini» La ricerca della verità è da sempre la sfida più impegnativa per Le tematiche proposte per le diverse sessioni del programma l’uomo. L’uomo, infatti, per sua natura è portato a cercare la veri- saranno sviluppate a livello internazionale e italiano. Questi i tito- tà e in tale ricerca impegna tutta la forza della sua ragione. li del workshop: Combattere la fame; Alimentare la conoscenza, Vi è però, soprattutto oggi, una sfiducia ultima circa la possibili- Liberare l’infanzia; Fare crescere il potenziale dei bambini; libe- tà di conoscere la verità; il relativismo e lo scetticismo che mina- rare il corpo; Liberare la mente. no la nostra civiltà ne sono una diretta conseguenza. Così la vita, privata di certezze, diviene opaca, apparentemente priva di senso e ultimamente esposta ad ogni possibile forma di violenza e sopraffazione. La sfiducia nella possibilità di conoscere la verità coincide con l’intima sfiducia nell’esistenza stessa della verità; senza di essa, però, l’uomo viene privato della speranza di poter dare risposte certe ai grandi interrogativi della vita che rendono inquieto il suo cuore. Il Santo Padre Benedetto XVI, durante un dialogo avvenuto con gli studenti dell’Università Lateranense afferma infatti: “Se si lascia cadere la domanda sulla verità e la concreta possibilità per ogni persona di poterla raggiungere, la vita finisce per essere ridotta ad un ventaglio di ipotesi, prive di riferimenti certi”. Il titolo del prossimo Meeting propone con certezza che “La veri- tà è il destino per il quale siamo stati fatti”, rilanciando la sfida contro quel pensiero debole che vorrebbe negare l’esigenza di un significato ultimo per cui l’uomo agisce, soffre, ama, pensa. La nostra epoca è profondamente segnata da correnti di pensiero che, non riconoscendo più la realtà nella sua oggettività, come qualcosa che si pone davanti all’uomo e che l’uomo può ricono- scere, pretendono che sia la ragione a dare consistenza alla real- tà. La sola alternativa è che la verità sia qualcosa o qualcuno che Teatro Novelli all’uomo può accadere di incontrare, qualcosa che succede: un 27, 28 e 29 ottobre avvenimento per l’appunto.

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“VIAGGIO IN ROMAGNA” DI DARIO ZANASI PERSONE E LUOGHI COLORATI CON AMORE Gerardo Filiberto Dasi

i bibliofili impenitenti, «Un diario di viaggi trattorie e lapidi, anticipa e A quelli a cui non fa difetto e scorribande, assomiglia ad un altro grande la patologica curiosità di sco- narratore di luoghi dei nostri prire e riscoprire scritti estra- una documentata giorni: quel Nico Orengo che nei alle vetrine dei best seller, fotografia di luoghi tra Langhe e Liguria dipinge è dedicata la lettura di un testo con stile e piglio simili, altri ormai scomparso dal commer- e persone, fatti ambienti e tradizioni. Questa fra quelli scuri di Norcia o del cio (a noi così risulta), ma che somiglianza sottolinea anche e circostanze Perigord, e quelli color ocra auspichiamo qualche editore la rarità crescente dei giornali- sfumata delle anse golenali del voglia generosamente ristam- che Zanasi, con il piglio sti-narratori: una categoria che Po che vengono serviti a pare. nel giornalismo e nella lettera- del cronista, inquadra Bondeno», riprova di una cul- “Viaggio in Romagna”, di tura va scomparendo, perché a tura gastronomica, che da Dario Zanasi, questo è il sag- in ogni minimo caratterizzarla non è l’estro amore per il mangiar bene si gio-racconto di cui si parla, è dell’improvvisazione, la particolare» trasforma in sapienza, da una folgorazione, una piace- sovrapposizione di sé stesso sapienza in ricerca, fino al vole sorpresa che trasuda alla realtà delle situazioni o sommo giubilo dello svela- autentico talento e qualità let- retorica postuma o accattivan- dei panorami, né l’ansia mento di segreti culinari che - teraria. L’autore, tra i più cele- te, o sapientemente opportuni- descrittiva e televisiva del pur possiamo sbagliarci- non ritro- bri e indimenticati giornalisti stica», definisce la prosa il lodevole ‘nostro inviato spe- viamo così certosini in nessu- del “Carlino”, lo scrisse tra il direttore. ciale’, ma il gusto dell’immer- na altra dissertazione sulle ’55 e il ’67, poco prima di Sia che parli di Rimini o San sione nella vicenda umana, gioie del cibo del territorio morire, immaturamente, Marino, Verucchio o Torriana, storica, filologica dei luoghi e romagnolo. stroncato a sessant’anni dal Riccione o Cattolica, della gente. Di “Viaggio in Romagna” c’è solito ‘male incurabile’. Santarcangelo di Romagna o Nel racconto di queste storie traccia in qualche biblioteca Zanasi non era un giornalista Savignano sul Rubicone, di Romagna, c’è quasi il piglio pubblica. Chi volesse legger- qualsiasi. All’epoca, il diretto- Cesena o Cesenatico, dello sceneggiatore. Come lo, ha quindi l’opportunità di re del quotidiano bolognese Predappio o Lugo, delle cera- quando l’autore, nella piazza farlo con un po’ di pazienza. Giovanni Spadolini, nella pre- miche di Faenza o delle gesta Gonzaga di Solarolo, s’imbat- Ma una sua ristampa, unita- fazione postuma del volume del Moto Club Santerno, dei te nella bottega dell’anziano mente all’altro pregevole che ci è stato dato di leggere - garibaldini di Castelbolognese barbiere Peppino Maltoni, “Viaggio nelle Marche”, ren- ma che probabilmente non è o di un “Sangiovese che ricor- detto ‘Pepin e Zop’, che quan- derebbe merito non solo ad l’unica edizione- lo descrive da il Borgogna”, Zanasi dipin- do la bottega era vuota di una pregevole firma ma anche come un «giornalista nato ge luoghi e persone con una clienti soleva imbracciare la alla cultura nel senso più nobi- dalla vecchia grande scuola, soavità misurata e circostan- tromba e suonare il Rigoletto le, che –come scriveva quel che non tornerà, ‘patriarca’ del ziata che non ricordiamo di «con l’austerità e il vigore di tale– «è la passione per la dol- giornale, decano della reda- aver riscontrato in alcun altro un trombettiere che dovesse cezza e la luce», sulla realtà zione, pur non avendo ancora saggio di racconti di viaggio. collaborare all’abbattimento che ci circonda. toccato i sessant’anni, rispet- Che poi di viaggi è improprio delle mura di Gerico». tato da tutti in forza di un’au- parlare: un po’ perché l’autore Pennellate di colore, dunque, torità istintiva ed innata…». in queste terre ci viveva, un ma tracciate col pastello e non «Teatrale, ma senza “Viaggio in Romagna”, insie- po’ perché a dominare sono le con la decisione della tempe- eccessi e incensamenti, me col precedente “Viaggio esperienze di vita di personag- ra. nelle Marche”, non è solo un gi in carne e ossa. Il tutto scrit- Teatrale, ma senza eccessi e Zanasi trasuda amore diario di viaggi e scorribande, to con onestà intellettuale. incensamenti, Zanasi trasuda per questa Romagna ma una documentata fotogra- Termine che non scegliamo a amore per questa Romagna fia di luoghi e persone, fatti e caso: quando un giornalista o che in estate «…ribolle come che in estate «…ribolle circostanze, che con il piglio uno scrittore scrive di luoghi un bricco di caffè», e trasporta del cronista veniva inquadrata propri e amati sovente indulge il lettore in un itinerario al come un bricco in ogni pur minimo particola- nella retorica, spazia nel parti- contempo, dotto e rustico, di caffè», e trasporta re. «Spontanea, sincera, auten- colare edonistico della propria dove contrasta la descrizione tica, testimonianza di un esperienza, aggredisce il letto- sobria di una locanda povera e il lettore in un amore infinito per la terra di re con ammonimenti a scopo disadorna alla dissertazione itinerario al contempo, Romagna, senza gli infingi- turistico. Zanasi in questa sui tartufi di Chilone che menti e gli adattamenti di una ‘zingarata’ tra colline e paesi, «risultano una via di mezzo dotto e rustico...»

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“UNA NOTTE DI RIMINI NEL 1831” DI GIUSEPPE MAZZINI LUCI E OMBRE SULLA BATTAGLIA DELLE CELLE Silvana Giugli

l 4 luglio 2007 sarà il bicen- «La narrazione, capacità combattiva dei singo- I tenario della nascita di li patrioti che si contrappone Giuseppe Garibaldi e, davanti molto colorita, ad un giudizio sulla cittadi- a tutte quelle pubblicazioni rievoca lo scontro nanza, e principalmente sul che da mesi invadono librerie Gonfaloniere Battaglini e sul ed edicole dedicate all’eroe di Rimini tra i patrioti conte Pio Baldini, molto poco più amato dagli italiani e che lusinghiero. Sembra infatti vanta nel mondo il maggior delle Province Unite che i riminesi, o almeno i loro numero di piazze, strade e e i reparti austriaci amministratori, fossero più monumenti che lo ricordano, preoccupati per non essere mi torna in mente, forse per del generale Menghen risarciti dei danni subiti duran- reazione, un altro bicentena- te lo scontro armato che non rio, celebrato un paio di anni combattuto nella notte per l’esito infelice dei moti della nascita di Giuseppe fa senza troppo clamore, di un del 25 marzo 1831» rivoluzionari (passati poi alla Mazzini è indubbiamente un altro grande Giuseppe, sempre storia come “la sommossa dei valido contributo non tanto italianissimo ma dal carattere considerati “dei barbari”. Poi 44 giorni”) tanto che da questa per far conoscere il grande più schivo, più rigoroso e, se segue la Cronologia e il conte- loro preoccupazione venale è politico genovese quanto la mi è concesso, più “sognato- sto storico della Battaglia nata la significativa espressio- mentalità della nostra città in re”, o meno realista, rispetto curata da Flavio Lombardini ne: “chi paga? Paga Zucchi” e un momento complesso e dif- l’eroe dei due mondi: parlo di con tanto di resoconto dello ciò a significare come nelle ficile della nostra storia patria Giuseppe Mazzini. Ed allora scontro armato “minuto per guerre a rimetterci siano sem- ed è, a mio giudizio, da consi- ecco riemergere dalla marea di minuto” documentato da foto- pre i civili anche se fanno di gliare, quale integrazione sto- libri, appunti e pacchi di com- grafie di mappe, disegni e tutto per non dispiacere all’op- rica, a tutti quei professori di piti, che parcheggiano indi- documenti. E’ questa la parte pressore. Storia ai quali piace “condire sturbati sulla mia scrivania un più interessante del libretto Le perdite austriache furono con spigolature fuori ordinan- libretto, o meglio un opuscolo, dalla quale emergono luci ma valutate intorno a trecento za” le loro lezioni di storia che merita di essere ricordato: anche molte ombre circa que- caduti contro gli 6/8 mila tanto per non perdere il contat- “Giuseppe Mazzini: Una notte sta “battaglia riminese”, per uomini in campo mentre quel- to con il nostro passato remo- di Rimini nel 1831. La batta- alcuni o poco più di scaramuc- le “riminesi”si dice siano state to. glia delle Celle, 25 marzo cia per altri, ma comunque solo 50/60. Sta di fatto che i «La cronologia 1831”. Edito da Luisè per il non molto conosciuta dai più. corpi di 25 caduti, soldati del- Comitato Riminese per le Ad esempio è ben evidente lo l’ex linea pontificia schierati e il resoconto celebrazioni del Bicentenario strano comportamento del con i patrioti, furono lasciati a Mazziniano 1805/2005. generale Zucchi, comandante marcire insepolti lungo la stra- “minuto per minuto” Questo libretto riporta, inizial- delle truppe delle Province da nei pressi della porta di S. mente, il primo scritto politico Unite, che prima lascia Rimini Giuliano per alcuni giorni dello scontro armato di Giuseppe Mazzini, ovvero accettando le richieste delle mentre la municipalità si la narrazione, molto colorita, autorità locali che volevano affrettava a seppellire, nella appartengono dello scontro avvenuto alle arrendersi agli austriaci per chiesa di S. Francesco Saverio a Flavio Lombardini. Celle di Rimini tra i patrioti evitare alla città le devastazio- (ovvero del Suffragio nella delle Province Unite e i repar- ni dei combattimenti e le con- prima cappella a sinistra), con E’ questa ti austriaci del generale seguenti rappresaglie dei vin- tutti gli onori, gli ufficiali Menghen combattuto nella citori ma poi sembra abbia austriaci. Ancora una lapide la parte più interessante notte del 25 marzo 1831. La chiesto al Municipio del dena- ben leggibile li ricorda. E que- descrizione del combattimen- ro (circa 4000 scudi) e, non sto la dice lunga su quanto del libretto to è un bel esempio di narrati- ottenendolo, abbia così fosse sentita nella nostra città va patriottica imbevuta di costretto gli austriaci al com- la questione risorgimentale dalla quale retorica romantica indubbia- battimento vendicandosi della anche se, a fine libro, viene mente troppo teatrale ma effi- città. Poi è ben evidente la dis- riportato un elenco di 81 nomi emergono luci cace, farcita di infinito rancore organizzazione nelle file degli di volontari riminesi che pre- ma anche molte ombre verso la Francia, che non man- italiani e la mancanza di un sero parte ai Moti del 1831 e tenne le promesse d’aiuto, e di comando pienamente respon- che, considerando la città e il della inveterato odio/disprezzo per i sabile. Così emerge, guarda contado, non sono certo molti. nemici di sempre: gli austriaci caso come sempre, la grande L’opuscolo per il bicentenario “battaglia riminese”»

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“GUIDA AI BAGNI DI RIMINI” Quaderni di Ariminum DI RUGGERO UGOLINI QUANDO I BIMBI AVEVANO LA “VICE MAMMA” Romano Ricciotti

rovo nella vetrina tano l’informazione. Tdell’Editore Panozzo (Via La spiaggia di Rimini ospitò Clodia 25) “Guida ai bagni di anche, nel tratto successivo Rimini”, un librino due volte alla foce dell’Ausa, l’“Ospizio vecchio. Una volta perché fu Marino”, fondato e diretto dal edito nel 1873 per le stampe bolognese dottor Carlo della Tipografia del Matteucci, uno stabilimento Commercio di Giovanni per la cura dei bambini scrofo- Brambilla di Milano. La losi, che traevano cospicuo Manlio Masini seconda volta perché nel 1992 giovamento dai bagni di mare, Il “delitto” Spiess Era la più grande fabbrica della riapparve in ristampa anastati- dal sole e dall’aria. Nelle città, produceva birra e dava ca per le Arti grafiche norme per la sua conduzione lavoro a un centinaio di operai: Ramberti di Rimini. Autore si trovano disposizioni intelli- fu demolita pochi giorni prima del librino fu Ruggero genti, e anche toccanti, come che terminasse la Grande guerra Ugolini, curatore della ristam- la divisione dei bimbi in grup- pa Ferruccio Farina. pi, curati ciascun gruppo da Giovanni Rimondini È un prezioso manualetto che una “vice-mamma”. Più bella e più grande di prima illustra il Grande Stabilimento Ristampa anastatica La guida dell’Ugolini, infor- Rimini, da Arturo Clari a Cesare di Bagni marittimi, costruito ma Ferruccio Farina, fu la Bianchini, tra piani regolatori e a cura di affaristi senza scrupoli (1944- dal Comune, su progetto del- prima dedicata ai Bagni, 1948) l’ingegnere comunale Ferruccio Farina essendo stata pubblicata dopo Gaetano Urbani, sull’area del quella di Luigi Tonini (Guida Arturo Menghi Sartorio precedente stabilimento eretto drati, con numerosi “camerini del forestiere nella città di I racconti del Legato dai conti Ruggero e da bagno”, a destra per le Rimini), la quale però ebbe per Noterelle riminesi dell’Ottocento Alessandro Baldini nel 1843, donne e a sinistra per gli oggetto la città e non i suoi ormai inadeguato rispetto uomini, “vere e proprie came- bagni. Manlio Masini Cesare il ferroviere all’afflusso dei bagnanti fore- re ammobigliate”. Insomma, un librino di 32 stieri. Il fabbricato misurava pagine che starebbe bene nella L’impegno sindacale di Cesare Nel librino c’è un “Codice De Terlizzi, proletario inquieto 73 metri per 29, occupando biblioteca di molti riminesi igienico dei bagni di mare”, ma con tanta sete di giustizia 1944 metri quadrati. Sulla ispirato nientemeno che al per informazione dei loro sociale spiaggia fu costruita una pensiero di Paolo Mantegazza. figlioli, esperti di discoteche e Piattaforma di 600 metri qua- Regolamenti e tariffe comple- di videofonini Enzo Pirroni Passione biancorossa «La guida dell’Ugolini 15 riminesi che hanno fatto la storia della squadra di calcio POESIA di Manuel Ansaloni fu la prima dedicata della città

ai Bagni, L’ANIMA AL DIAVOLO Romano Ricciotti Il tuo sorriso riflesso sull’ombra di me stesso, Riminesi nella bufera essendo stata polvere di stelle cadrà sui tuoi capelli. 1943-1945: l’onore degli Pesante o leggera segnerà il tuo domani. sconfitti pubblicata Le tue parole di vittoria risuonano dentro di me profonde e dolorose dopo quella come chiodi confitti per l’eternità nel legno stagionato. Le ferite si riaprono. Il rancore ritrova la strada di casa. di Luigi Tonini La fiamma dell’odio riacquista la forza di un tempo. (Guida del forestiere Venderò la mia anima al diavolo e grazie a lui troverò in me la forza di estrarre quei chiodi che imprigionano nella città di Rimini), il mio respiro dentro una cassa di lacrime e ricordi. Finalmente quando li avrò in mano sarò io a piantarli la quale però ebbe senza pietà alcuna, dentro di te, lasciandoti nella sofferenza che più non mi appartiene, lasciando per oggetto la città che il tuo sangue calcificandosi possa imprigionarti annullandoti, per sempre, dalla mia mente. e non i suoi bagni»

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ELIO GHELFI / MAESTRO DI BOXE NEI SUOI RICORDI LA STORIA PUGILISTICA DEGLI ULTIMI DECENNI PORTÒ AL SUCCESSO LORIS E MAURIZIO STECCA, PIERANGELO PIRA, ALFIO RIGHETTI, FRANCESCO DAMIANI... Enzo Pirroni l nome di Elio Ghelfi è stato, «Nel 2000, per i tipi dell’editore Pietroneno Aroldo Montanari sistemai il loca- I fino a poco tempo fa, stretta- le, svecchiai gli ambienti, compii mente connesso a tutto quello che Capitani, Elio Ghelfi licenziò un suo libro azioni innovative (per il tempo) di buono proveniva dal pugilato intitolato: “Con i miei sogni all’angolo del ring” come avvalermi della collaborazio- italiano. «Varcai la soglia della ne di medici sportivi ed affidare la vecchia palestra, situata sotto le e anche nella, per lui, insolita veste di scrittore, preparazione atletica dei pugili al gradinate dello Stadio Comunale seppe ottenere un vero e proprio successo» prof. Stefano Rossi del CONI di nel 1949, avevo dodici anni. Lo Forlì. Aroldo Montanari era, come feci seguendo l’esempio di un gio- ho detto, il mio prezioso collabora- vane pugile: Renzo Moretti. Egli stesso mi aveva condotto lì da tore; la sua enorme sapienza pugilistica mi fu di grande aiuto. La Viserba, dove allora entrambi abitavamo, portandomi sulla canna boxe rifiorì nella nostra città. Potevo contare su quaranta ragazzi. della sua bicicletta. Immediatamente rimasi affascinato dall’am- C’era entusiasmo, volontà, voglia di fare. Era tutto ciò di cui avevo biente. Quando si è giovani si ha la sensazione di poter scegliere le bisogno. L’avventura poteva iniziare». Conosco Elio da tanto varie possibilità che la vita sembra offrirti. Si ha l’impressione di tempo, eppure ogni volta mi stupisce la sua brama di migliorarsi, di aver facoltà di aprire, impunemente, chissà quante porte. Io, quel conoscere, la sua divorante inquietudine, la smania indomita di giorno, in quel mattino scialbo di un dilavato Aprile, con l’ingenua creare. Si potrebbe con Faust, cambiare l’inizio del Vangelo di arroganza adolescenziale, dissi a me stesso che sarei penetrato in Giovanni e dire: «In Anfang war die Tat». In principio era l’azione. quel sontuoso, misterico palazzo, avrei fatto parte di quel microco- «I risultati non tardarono ad arrivare -Continua Ghelfi-. Il “mosca” smo esclusivo, avrei frequentato, con determinazione quella dura Gabriele Aluigi, il “leggero” Franco Canini, Umberto Morri e poi scuola per uomini veri. Ricordo ancora come Aroldo Montanari mi Roberto Piastra, Aldo Zavatta, si affermarono tra i dilettanti, appro- accolse chiedendomi: T’an vuré miga fe la boxe, per ches? C’era darono alla nazionale, ed alcuni di loro si distinsero anche combat- ironia, bontà e comprensione nelle sue parole. Quell’incontro è pre- tendo a torso nudo. Rimini era tornata ad essere quella fucina di sente e chiaro nella mia memoria ed ogni volta il ricordo mi produ- “campioni” come lo era stata per tutti gli anni 30 e 40, allorché la ce una forte emozione». Elio Ghelfi, non vorrebbe parlare di sé squadra della “Libertas”, guidata da Cecchino Santarelli, riforniva come pugile. Cerca di evitare l’argomento minimizzando. In realtà “in toto” la nostra rappresentativa nazionale... . Loris Stecca venne fu un discreto “peso leggero”. Uno stilista elegante e raffinato al in palestra per allenarsi. Era sovrappeso. Un ragazzo un po’ troppo quale fece difetto la potenza. Nonostante ciò, percorse la carriera grasso per la sua età. Notai, tuttavia che dal suo sguardo traspariva dilettantistica da gran signore del ring, giungendo, nel 1959 (il la furbizia, la determinazione e la fredda ferocia del lupo. Gli impo- nostro uomo è nato nel 1937), a disputare la finale dei Campionati si di rientrare in una categoria di peso decisamente inferiore. Al Militari Italiani, perdendo ai punti con Asioli. «Non ero attratto dal limite delle 122 libbre Loris vinse tutto quello che c’era da vincere. professionismo -mi dice Elio, seguitando la sua rievocazione-. pas- Quando passò professionista nel 1978, era perfetto. Riusciva a sai professionista per pura reazione, in polemica con lo “staff” tec- coniugare in se stesso le qualità che rendono grande un boxeur: tec- nico riminese. Sostenni cinque combattimenti appena senza ottene- nica, potenza, intelligenza, coraggio. Tracciare un panorama gene- re alcun risultato apprezzabile. Gli eventi della vita mi condussero rale della sua carriera e descrivere ed analizzare i combattimenti, ad altre esperienze. Nel 1969 avevo trovato la sicurezza impiegan- sarebbe una pretesa enciclopedica che una semplice rievocazione domi presso l’azienda dell’AMIR di Rimini, ma nel profondo del non può soddisfare. Tuttavia ritengo doveroso precisare che nel mio cuore la passione per la boxe non si era affievolita. Pensavo di primo campionato del mondo, quello per intenderci, disputato nel aver ancora qualcosa da dare e l’occasione mi si presentò allorché 1984, contro Leonardo Cruz, Loris fu impagabile. Cruz, era un Mario Lugli mi venne a cercare. Feci nuovamente il mio ingresso pugile di grande esperienza, abile e di molto mestiere. In quell’oc- nella vecchia palestra ma questa volta, lo spettacolo che si mostrò casione Stecca si dimostrò forte sia fisicamente che psicologica- ai miei occhi fu desolante: un mente. La rivincita, contro Victor ambiente sporco, disadorno fati- Callejas era prevista nel contratto. scente, privo dei più elementari e Non mi parve Callejas, vedendo i necessari servizi igienici. Uscii. filmati dei suoi precedenti incontri, Meglio sarebbe dire, scappai, deci- un fenomeno. Ancor oggi sono so a non tornare. Fu Carlini che nel fermo in questa convinzione. Loris, 1971 mi chiamò. Rientrai, ma lo in quel momento poteva sconfigge- feci soltanto dopo aver posto le mie re uomini superiori al campione condizioni. Volli carta bianca. portoricano. Ma c’era troppa pres- Aiutato da quel delizioso uomo ed sione intorno a noi. Questa condi- impareggiabile campione che fu zionò fortemente l’esito di quel match. Nel secondo incontro, il Elio Ghelfi a bordo ring pugile riminese ebbe molta sfortu- con Loris Stecca. ➣

ARIMINVM 44 MAGGIO-GIUGNO 2007 PERSONAGGI na. Ma la sconfitta non gli tolse nulla. Ritengo Loris bugli ossessivi che, per troppo tempo, hanno inficia- Stecca essere stato un grande campione che posse- to il panorama pugilistico nostrano. In questo suo deva coraggio, solidità fisica, intelligenza e durezza libro, senza perdersi in vane polemiche, senza anfa- nel colpire. Di Maurizio posso dire che tra le “dodi- neggiare, il “maestro” che in carriera ha vinto tutto ci corde” è stato un genio. Cominciò a battersi gio- ciò che c’era da vincere, si è fatto pellegrino per vanissimo, seguendo l’esempio del fratello. A quin- intraprendere un viaggio a ritroso nel tempo, per dici anni e pochi mesi, nel 1977, a Fano, con alle percorrere un labirinto gremito di personaggi pateti- spalle cinque o sei incontri appena, lo iscrissi ai ci, stralunati, improbabili ma, nello stesso tempo, Campionati Italiani. Sapevo quello che facevo. Non ricchi di umanità e di valori. avevo dubbi. Vinse lui, sconfiggendo atleti che Scrivere una storia è difficile. Numerose strade pote- erano i primi della classe come: La Serra, Lupino, vano essere percorse. Elio Ghelfi, avrebbe potuto, Bottiglieri. Da subito, Maurizio, sfoggiò la sicurez- dall’alto della sua grande esperienza illustrare le tec- za di chi è padrone del quadrato. E` stato davvero un niche del pugilato, sarebbe stato in grado di disquisi- maestro, per la bravura, per il gesto elegante, la pre- re circa l’attuale stato preagonico in cui versa questo cisione e l’innata strategia. A conferma di quanto antichissimo e nobile sport. Ha scelto invece la stra- asserisco sarebbe sufficiente attenersi ai risultati che ottenne. da delle ricordanze. Ha scelto di rivivere nella sua memoria, ben Pierangelo Pira, quando venne da me era descritto come un uomo «più ricca di qualsiasi computer, nel senso che è capace di emozio- finito. Naturalmente non era vero. Era in possesso di una potenza ni», il ricordo di esperienze lontane, di passioni lancinanti, di entu- stratosferica. Oggi sarebbe campione del mondo. Se dovessi fare siasmi travolgenti, di gioie profonde, ma anche di momenti tragici una classifica, prendendo in considerazione tutti i boxeurs che ho e dolorosissimi. Gran parte del fascino, della demonìa di questa avuto e dire a chi ho voluto più bene, Pierangelo Pira occuperebbe “storia” sta appunto nel ricollocarsi accanto ad antichi personaggi, la prima posizione. Devo moltissimo a questo uomo. Pierangelo mi campioni o comprimari non importa. E’ cosa singolare ed incante- ha fatto capire che la cattiveria non è necessariamente connessa vole poter riprendere le fila di discorsi mai conclusi, poter far rivi- all’essere pugile. Sul ring si dimostrò sempre coraggioso, stoico, un vere i nostri piccoli, oscuri eroi che ieratici ci sorridono dalle foto colpitore implacabile che col suo ruvido stile esaltava il pubblico e ingiallite appese alle pareti di decrepite e semivuote palestre. Nelle rendeva entusiasmante qualsiasi match nel quale fosse impegnato». sue pagine, dense di umori e di umanità, Elio Ghelfi ci parla di Seguire Elio Ghelfi nei suoi ricordi significa ripercorrere per intero Damiani, dei fratelli Stecca, di Pira, di Cevoli, di Minchillo, di la storia pugilistica degli ultimi decenni. Di Alfio Righetti dice: «Se Righetti e di tanti altri boxeurs che ce l’hanno fatta, che sono riusci- l’avessi avuto dieci anni più tardi non avrei commesso certi errori ti a vedere i loro nomi stampati sulle pagine dei grandi quotidiani, dovuti alla mia inesperienza». Di Minchillo ricorda l’impressio- che hanno assaporato l’ebbrezza del successo, che hanno ricevuto nante generosità: «Un vero gladiatore che difese per otto volte vit- gloria, onori e soldi, ma il suo cuore trepida per i “piccoli” pugilisti toriosamente il titolo di campione europeo e che incontrò in matchs che nessuno ricorda come Salvatore Pollini, il quale, felice per la mondiali, campioni del valore di Carlos Duran a Las Vegas, Thomas vittoria ottenuta, tornando a casa, non venne riconosciuto dalla pro- Hearns a Detroit e Mike Mc Collum». «Sumbu Kalambay –conti- pria madre tanto era malridotto, o per quel ragazzino che esorcizzò nua Elio Guelfi– non fu precisamente un mio pugile. Galeazzi, il la paura ingerendo una «pastiglia che lo rendeva invincibile» (si suo manager, me lo affidò perché ne curassi la preparazione. Nel trattava di un comune analgesico), o per quel giovane che scriveva 1987 divenne campione del mondo dei “pesi medi” (W.B.A). Lo dal carcere al suo maestro, scusandosi con lui, perché impossibilita- stesso si può dire di Francesco Damiani il quale non aveva svolto la to a frequentare la palestra. Lo sport del pugilato che attualmente carriera dilettantistica con me, ma lo considero ugualmente un mio versa in un lugubre crepuscolo autunnale di disfacimento e di morte, allievo. Anche lui si fregiò della corona mondiale dei “massimi” ridotto com’è ad una carnascialesca pagliacciata, sentiva la necessi- versione W.B.O, conquistata nel 1989». Elio Ghelfi, entrò, passan- tà di un libro come questo. Elio Ghelfi, in virtù del grande amore e do dalla porta principale, in quell’ambiente equivoco, da sempre della sua infinita sapienza, è riuscito, attraverso codesta “ricostru- controllato da “cosa nostra”, che è il statunitense. Trattò con zione” a riproporre il discorso boxe, per quanto corrusco rimanga i grossi calibri dell’establishment. Penetrò i segreti dell’underworld, l’impianto formale, dentro le giuste proporzioni. Nel suo libro i loschi maneggi del mondo sotterraneo della boxe, vide tutto e Rimini resta sempre e comunque l’approdo inevitabile, il porto dal apprese tutto ciò che c’era da apprendere. Un patto col diavolo sem- quale salpano ed approdano continuamente i bastimenti dei sogni e bra esserci alla base del suo successo. Il suo dominio sul sapere si della esperienzialità del vivere. Un filo sottile quanto tenace lega gli traduce in una sfida continua: se la condizione della sua sconfitta è eventi epici che videro protagonisti gli atleti di Santarelli il venir appagato nella sua inesausta sete, Elio sa o crede, che ciò (Rodriguez, Totti, Neri, Pandolfini, Montanari, Missirini, Magnani) non possa mai verificarsi. Per lui, la caccia, val più della preda, il agli ultimi, recenti campioni. Certamente si tratta di un libro diver- cammino più del traguardo, la ricerca della vittoria più della vitto- so, né buonista né catastrofistico: Elio, con la freddezza del positi- ria stessa. 2200 matchs seguiti dall’”angolo”, 28 Campionati del vista, lo ripete in più occasioni: «C’è una legge nella boxe. Una Mondo, 32 Campionati d’Europa, 62 Campionati Italiani, 2 legge impietosa. Sempre al winner subentra il loser, perché per Olimpiadi (una vinta con Maurizio Stecca ed una persa agli ottavi ogni vincitore ci sono schiere di perdenti. Non bisognerebbe mai con Pira), rappresentano il “curriculum” di questo uomo speciale. scordarsela codesta verità. Soprattutto allorché si è sul più alto gra- Nel 2000, per i tipi dell’editore Pietroneno Capitani, Elio Guelfi dino del successo». Elio Ghelfi, da quel vincente che è, non può, per licenziò un suo libro intitolato: “Con i miei sogni all’angolo del retaggio culturale, per sensibilità, per codice genetico schierarsi che ring” e anche nella, per lui, insolita veste di scrittore, seppe ottene- da una parte: la parte dei più deboli, la parte dei vinti, la parte della re un vero e proprio successo. Il libro di Elio, oltre ad essere ben poesia. Il libro ci fa conoscere un uomo che ha famigliarità con i scritto e di piacevole lettura ha il merito di rimettere ordine tra un colpi duri ma che sa esprimere pensieri alti e nobili, come alto e ammasso di chiacchiere, dicerie, spasimi, contorsioni, falsità, gar- nobile dovrebbe essere lo sport del pugilato.

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ANNA MALAVASI / SOPRANO NELLA ROSA DELLE MIGLIORI CANTANTI LIRICHE EMERGENTI Guido Zangheri

ostituisce sempre una gra- “Guido Cantelli” di Novara C devole sorpresa venire a dove ha completato gli studi conoscenza di giovani di con la prof. Silvana Manga. talento che, nati e cresciuti in Perfezionatasi in seguito in una città come la nostra dove tecnica e interpretazione voca- il teatro manca da oltre 63 le con il celebre soprano anni, e in controtendenza Fiorenza Cedolins, Anna rispetto alle mode e alle Malavasi ha anche partecipato opportunità d’inserimento nel al primo Masterclass tenuto da mondo del lavoro, trovino Mirella Freni a Bologna, ed è piena soddisfazione a dedicar- stata allieva effettiva del Verdi si allo studio del canto lirico. Opera Studio al Teatro Regio Talvolta a spingere in tale di Parma, sotto la direzione di direzione sono tradizioni più o Renata Scotto. meno radicate in famiglia; in Ancora giovanissima allieva, altre situazioni ci si imbatte in «Anna Malavasi, soprano riminese non ancora nella stagione 2001 del percorsi vari di ricerca perso- Rossini Opera Festival ha col- nale -favoriti dall’attenzione e trentenne, è già proiettata con successo laborato alla realizzazione del- dalla disponibilità famigliare nel panorama del teatro lirico nazionale l’opera “La Gazzetta” di nei confronti di una spiccata Rossini, con la regìa di Dario attitudine alla musica- che con ed europeo» Fo, nel ruolo di Doralice. Nel il tempo si orientano verso lo 2002 dopo avere frequentato appena incominciato a parlare Malavasi, iniziato lo studio studio del canto. In entrambe l’Accademia Rossiniana diret- era in grado di riprodurre a del pianoforte al le circostanze va considerato ta dal m° Alberto Zedda, ha orecchio su una tastiera gio- Conservatorio “G. Rossini” di comunque, un impegno estre- interpretato, sempre nell’am- cattolo i motivetti ascoltati Pesaro, si è successivamente mamente arduo caratterizzato bito del Rossini Opera alla radio o alla TV e che poco orientata anche grazie al con- da prospettive alquanto alea- Festival, il ruolo di Madama più grandicella si dilettava a siglio e all’incoraggiamento di torie, che presuppone assieme Cortese ne “Il viaggio a cantare per decine di volte di alcuni suoi insegnanti, al al possesso di una bella voce e Reims” di Rossini. seguito “Una voce poco fa”, la corso di canto dello stesso a una naturale predisposizione Nel 2003 ha ottenuto un ambi- celebre cavatina di Rosina, Conservatorio seguendo per a stare in scena, il requisito tissimo riconoscimento affer- utilizzando come “base” alcuni anni le lezioni del m° fondamentale di una grande mandosi come prima classifi- musicale l’unico disco di lirica Robleto Merolla. Nel 2003 ha forza di volontà e di un note- cata al “Concorso internazio- che circolava a quei tempi in conseguito il diploma in pia- volissimo spirito di sacrificio. nale di musica sacra” di casa Malavasi, una magnifica noforte presso il Ecco allora emergere figure Roma. Sulla scorta di questo edizione del “Barbiere di Conservatorio pesarese e in fortemente motivate, determi- successo Anna Malavasi ha Siviglia” di Rossini cantato da parallelo il diploma in canto nate a mettersi in gioco e a saputo ritagliarsi un suo signi- Maria Callas. lirico con il massimo dei voti e investire tutte le energie e le ficativo spazio nel repertorio Con questi presupposti Anna la lode al Conservatorio risorse sulla propria voce, sacro, per cui è stata invitata a intesa come il più bello e il più cantare in veste di solista al naturale degli strumenti musi- Requiem di Faurè, allo Stabat cali. Mater di Haydn, allo Stabat È questo il caso di Anna Mater di Pergolesi, alla Missa Malavasi, soprano riminese n.9 di Draghi, al Lauda Sion non ancora trentenne, già inse- op. 73 di Mendelssohn, alle rita magnificamente in carrie- Sacre Lamentazioni di ra, proiettata verso traguardi Bellinzani, allo Stabat Mater, prestigiosi, attiva con succes- al Baptisma e alla Cantata so nel panorama del teatro liri- biblica di Domenico co a livello nazionale ed euro- Bartolucci, rispettivamente a peo. La madre di Anna riferi- Roma in prima mondiale, alla sce che la figlia da bambina, Sagra Musicale Malatestiana di Rimini e al Teatro della Anna Malavasi Fortuna di Fano. nel personaggio di Desdemona dell’Otello. ➣

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In ambito teatrale la Malavasi stente, compatto e omogeneo nel 2004 dopo avere interpre- anche nei passaggi tecnici più tato la parte della Dama nel impervi, si trova perfettamente Macbeth di Giuseppe Verdi al a suo agio nella zona grave e Teatro Alighieri di Ravenna perviene con altrettanta chia- sotto la direzione di Daniele rezza al registro acuto e sovra- Gatti, ha debuttato nell’Otello cuto. Estremamente facilitata verdiano come Desdemona al nello studio e nell’apprendi- teatro dell’opera di St. Gallen mento, anche in virtù della sua con la regìa di G. Del . eccellente conoscenza del pia- Ha collaborato con il Teatro noforte -elemento piuttosto San Carlo di Napoli in una inconsueto per i cantanti-, che fortunata tournée giapponese le consente tra l’altro di essere per Luisa Miller e Trovatore spartitista di se stessa, Anna sotto la direzione rispettiva- Malavasi continua la sua pre- mente dei maestri Benini e parazione con ammirevole Kabaretti. Ospite all’Arena di dedizione e serietà professio- Verona nel ruolo della prota- nale. gonista nella Bohème di Il suo avvenire artistico si Puccini, direttore Daniel Oren, preannuncia dei più rosei: gli si è altresì esibita al Teatro impegni del soprano riminese dell’Opera di Roma nelle prevedono per il 2007 appun- Nozze di Figaro di Mozart per tamenti di grande rilievo, quali la regìa di Gigi Proietti e per la “Amica” (Amica) di Mascagni direzione del m° Gelmetti. Nel al Festival della Val d’Itria di dicembre 2005 ha interpretato Martina Franca, “Mefistofele” la “Canzone dei ricordi” di (Margherita/Elena) di Boito Giuseppe Martucci al Teatro per l’inaugurazione della sta- Coccia di Novara nel quadro gione 2007/2008 al Teatro delle celebrazioni dedicate al Carlo Felice di Genova, compositore napoletano. Nel “Bohème” (Mimì) di Puccini marzo 2006 ha riproposto il «Dotata di una voce di ampia estensione con uno al Teatro Donizetti di personaggio di Desdemona spessore sonoro sempre consistente, Bergamo, “Otello” nell’Otello al Teatro (Desdemona) di Verdi al Politeama Greco di Lecce compatto e omogeneo anche nei passaggi tecnici Teatro dell’Opera di Roma. sotto la direzione di Filippo più impervi, Anna Malavasi, si trova perfettamente I ruoli di primo piano che le Zigante, con la regìa di Beppe sono stati assegnati e le sedi di de Tommasi. Nel luglio 2006 è a suo agio nella zona grave prestigio presso le quali si esi- stata Lauretta nel Gianni e perviene con altrettanta chiarezza birà, depongono a favore del- Schicchi di Puccini diretto da l’alta considerazione di cui è Michele Mariotti al Teatro al registro acuto e sovracuto» oggetto attualmente Anna della Fortuna di Fano e nel Malavasi per accreditarla tra terizza come soprano dram- dicembre dello stesso anno ha sa e qualificatissima attività, le migliori cantanti liriche matico con particolare riferi- ricoperto il ruolo di Santuzza Anna Malavasi, i cui modelli emergenti. mento al repertorio verdiano e nella Cavalleria Rusticana di artistici si ispirano a Renata verista. Dotata di una voce di Mascagni al Teatro Donizetti Tebaldi per la purezza dell’e- ampia estensione con uno di Bergamo. missione e a Renata Scotto per spessore sonoro sempre consi- Come emerge da questa inten- la forza interpretativa, si carat-

da pag. 36 bola del “Figlio prodigo”. Quando, a favore dei pubblicani e dei «NESSUN FIGLIO È ESCLUSO peccatori, che per i Giudei integralisti (i talebani ante litteram) DAL BATTITO DEL CUORE PATERNO» erano persone di scarto e da rottamare, il predicatore del Vangelo costruì una parabola su misura per insegnare la bontà misericor- ri. Si farà voce e protesta nei confronti di una politica assente o diosa del Padre celeste al quale appartiene ogni creatura. Il Dio di anacronistica a danno della famiglia contemporanea, il cui tron- Gesù Cristo garantisce la eredità divinamente naturale per il pri- co è cresciuto dalle radici del diritto naturale e, dalla temperie mogenito fedele alla famiglia («Tutto ciò che è mio è tuo») men- storica e preistorica, è viva nella coscienza umana. Giustissimo. tre verso il cadetto, “Il figlio prodigo” appunto, garantisce la Era ora. riabilitazione totale. Chi per un verso e chi per l’altro, nessuno dei Con tutto ciò, non sarebbe un modo di agire secondo libertà e figli si trova escluso dal battito del cuore paterno e dalla casa giustizia snobbare a priori le convivenze anomale o irregolari. È comune. Questo è l’auspicio che sia la strada maestra da seguire. qui che la Chiesa di Cristo in Italia deve farsi carico della para-

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DIALETTALE

COMPAGNIE E PERSONAGGI DELLA RIBALTA RIMINESE ILDE URBINATI Adriano Cecchini

lde Urbinati è una presenza tot una cumedia”, comoda- fiaba), per dare voce, con I storica «quand a Cuvignen mente seduta, rimane prigio- Bruno Pari, ai personaggi di la s-cia la pieda» nel chiosco niera del divano ed al richia- “La Cecchina” e “Batoch” creato da suo padre e quando mo della sua interlocutrice (Battacchio), tratti da “Buon alla ribalta dei vari teatri inter- non riesce davvero ad alzarsi e sangue romagnolo” a cura di preta i personaggi femminili grida: «Sgnureina, ch’ l’ an Paolo Toschi e Angelo Fabi. del panorama romagnolo. A rida tent, ch’ a-m so incaseda, Ilde Urbinati è un’ardente 17 anni recita in dialetto con la a-n gni la faz a ste so!» sostenitrice del dialetto e par- compagnia della Parrocchia di (Signorina non rida tanto, mi larlo, secondo lei, dovrebbe scene con la sua compagnia. San Fortunato e porta in scena sono incastrata, non riesco ad essere un vanto, «senza dvan- La famiglia è sempre stata la canovacci scritti dal fratello alzarmi!). Fra i tanti personag- tè ross com una volta, per la prima fonte di informazione e con la regia di don Guerrino gi interpretati, a Ilde piace vergogna da ès da mench» di educazione, pertanto se si Angelini. particolarmente l’“azdora”, (senza arrossire, come un desidera promuovere anche Nel 1983, su invito di Guido perché la comicità della parte tempo, per la vergogna di minimamente l’idioma, si può Lucchini entra a far parte della viene accentuata dalla traspo- essere meno considerati). La coniare lo slogan: «Una bona compagnia “E teatre rimnes”. sizione dei suoi vissuti. Non vera forza dell’idioma, affer- mestra per è dialet l’è la fame- Si racconta che il commedio- ancora stanca di questa attività ma, sta nell’usarlo per diffon- ja: se qualcun ul perla, l’è mej grafo quando caratterizza per- amatoriale, le piacerebbe che derlo, capire e conoscere ulte- ch’u s’aveia» (Una brava mae- sonaggi femminili, pensi a lei. la sua esperienza nella piadi- riormente la propria identità. stra per il dialetto è la fami- Ecco allora nascere “l’azdo- neria fosse oggetto di una Il dialetto è più una lingua glia: se qualcuno lo parla, è ra”, la “bigota”, la “maitres- commedia: si sente pronta a orale che scritta e a suo avvi- meglio che cominci). se”, la “struscia”, la “pacou- dare suggerimenti per la for- so, sarebbe opportuno che «la na”….. . Grazie alla mimica malizzazione del canovaccio e fameja, enca se zovna, la facciale ed all’innata gestuali- per l’aiuto al regista. duvria dè una mena mi burdel, tà corporea, la signora Ilde Nonostante la sua sicurezza ed insen s-la scola, per insgnè tot passa dalla frizzante dolcezza autoironia, all’inizio di ogni chi bei modi ad dì, che non alla velata malinconia. La sua replica cerca di nascondere sultent i nòn, i po’ capì» (la espressività emozionale sfuma l’emozione e la tensione fino famiglia, anche se giovane, da un atteggiamento deciso ed al batticuore. E’ sempre sorret- dovrebbe aiutare i bambini, autoritario a ruoli moralmente ta dall’amore per il teatro ed insieme alla scuola, per inse- discutibili, eccentrici o umili. anche se ritiene sia ora di gnare tutti quei bei modi di Di lei gli amanti del vernacolo smettere, continua a recitare. dire, che non soltanto i nonni dicono che sia come il for- Nel suo curriculum, oltre alle possono comprendere). maggio, indispensabile in ogni infinite repliche, annovera la Nonna Ilde sta insegnando il piatto. Il teatro, tra prove e partecipazione, nel 1991, al dialetto alla nipote che come repliche, l’aiuta a trascorrere programma radiofonico “Di lei ha la passione per il teatro piacevolmente l’inverno e le fola in fola” (Di fiaba in e da qualche anno calca le dà la carica per salire sul “pal- coscenico naturale” di Covignano dove gestisce, nella stagione estiva, “Il baret- to della buona piadina”. Grazie al suo carattere ha la possibilità di far ridere la gente, come a lei piace. A questo proposito Ilde riferi- sce di essere involontariamen- te caduta in scena, tanto da far pensare al pubblico che fosse parte del copione. «Magari se La bagnante foss stè isè, però è public e ridiva!» (Magari fosse stato di così, però il pubblico rideva!). Federico Un’altra volta, durante la rap- Moroni presentazione di “La vita l’è

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L’INTERVENTO DI EMILIA GUARNIERI, PRESIDENTE DEL “MEETING”, AL R.C.R. PREMIATA CON IL “PAUL HARRIS FELLOW” PER IL “MINGUZZI” 2007 «IL FRUTTO DELL’AMORE È L’ESSERE AL SERVIZIO E IL FRUTTO DEL SERVIZIO È LA PACE» Emilia Guarnieri

ingrazio il Presidente, Male, un ragazzo di 23 anni, R l’Assemblea dei Soci del uno dei leader di piazza Club Rotary di Rimini, per Tienamen nella primavera questo riconoscimento che, dell’89, uno dei pochissimi conferito a me, premia il valo- che sia riuscito a fuggire dopo re di un’opera, quella del il massacro: “Prima di iniziare Meeting, che tanti con me in lo sciopero della fame sulla questi anni hanno contribuito piazza Tienamen alcuni pro- a realizzare. Antonio, mio fessori ci hanno invitato a fare marito, ne è stato l’inventore un’ultima cena insieme. E’ un nonché primo presidente, gli costume cinese, significa che amici carissimi Angela tutti noi ci impegnavamo a Matteoni e Sandro Ricci, che sacrificarci … ogni qualvolta sono qui questa sera, sono fin soffriamo siamo degli esseri dall’inizio la roccia stabile e umani”. fedele sulla quale il Meeting si Ho accostato queste due testi- è costruito. Ma dovrei citare monianze così diverse, perché anche il gruppo di coloro che in entrambe vibra questa espe- noi chiamiamo “i giovani”, la «Alla realizzazione della manifestazione rienza del servire e del sacrifi- seconda generazione del contribuiscono ogni anno 3.000 persone carsi come fattore di costru- Meeting, simbolicamente rap- zione di pace e di umanità. presentata questa sera dalla disposte a servire con gratuità l’ideale in cui credono, Che cosa allora il Meeting ha nostra figlia; Sara; sì, perché mosse da quella consegna che Giovanni Paolo II servito e intende servire? Di oggi la responsabilità di que- fronte a che cosa, continua ad st’opera è condivisa con per- ci lasciò nell’82 “costruite senza stancarvi mai inginocchiarsi? sone più giovani che, con la civiltà della verità e dell’amore, Semplicemente di fronte alla sempre maggiore capacità ed condizione dell’uomo, al suo entusiasmo, si sono coinvolte lavorate per questo, pregate per questo, desiderio di felicità, alla sua nel lavoro. Amo sottolineare soffrite per questo”» inquietudine, al suo bisogno. questo aspetto perché lo riten- in questi anni abbiamo propo- ghi di lavoro. Nulla sfugge, Ancora vorrei esprimere que- go un valore, il segno che ciò sto, è assolutamente vario e tutto è organizzato, perfetto, sto con le parole di alcuni che abbiamo costruito tiene poliedrico, così come lo è previsto, non c’è più bisogno grandi che hanno fatto la sto- nel tempo e la condizione per- l’appartenenza culturale, etni- che qualcuno si inginocchi a ria del Meeting. Dalai Lama ché possa durare. ca, religiosa e politica delle servire un altro per il solo fatto ’91: “Tutti gli esseri umani Quindi siamo in tanti questa personalità invitate, è però che c’è, che esiste, che ha sono uguali, tutti hanno la sera a ringraziarvi. L’Avv. altrettanto vero che c’è qual- bisogno. Proviamo disagio, a stessa aspirazione ad essere Livio Minguzzi, alla cui cosa che tiene unito tutto, me pare, di fronte alla parola felici. Questo vuol dire che memoria il Paul Harris Fellow qualcosa che desideriamo ser- servo perché essa pare impli- tutti noi portiamo una respon- a me conferito è dedicato, vire, di cui liberamente carne un’altra, padrone. sabilità di poter fare qualcosa quando nel ’53, insieme vogliamo essere servi. Mi Questa è la dialettica che una per questa felicità futura del- all’Avv. Montanari costituì il piace l’aspetto rude di questa certa cultura ci ha imposto, a l’umanità”. Ratzinger ’90: Rotary Club di Rimini, sicura- parola, oggi che nessuno vor- me pare invece più semplice- “Una visione del mondo che mente si appassionò all’idea di rebbe sentirsi dire che è un mente che il servire implichi non può dare un senso anche servizio che sottende tutta l’at- servo; ma se non hai nessuno l’esistenza di qualcuno o di al dolore non serve a niente … tività del sodalizio rotariano. da servire sei solo, perché non qualcosa per cui vale la pena Dove non c’è più motivo per Ho provato dunque anch’io a hai nessuno da amare, nulla vivere e sacrificarsi. Vorrei cui vale la pena morire, là riflettere sul valore del servi- che possa diventare la ragione citare due testimonianze tratte anche la vita non val più la zio e mi sono domandata che della tua vita. Anche in fami- dalla storia del Meeting. pena”. O ancora Ionesco cosa il Meeting in questi anni glia marito e moglie non sono Madre Teresa ’87: “il frutto nell’87, proprio a proposito abbia servito. Perché se è vero disposti a servirsi l’un l’altro. dell’amore è l’essere al servi- del Meeting: “Quanto sono che lo spettro di tematiche, di Diritti, regole e protocolli zio, e il frutto del servizio è la preziose la fraternità e l’amici- contenuti e di linguaggi, che governano i rapporti nei luo- pace”. Li Lu Male ’89. Li Lu ➣

ARIMINVM 50 MAGGIO-GIUGNO 2007 NEWS ROTARY NEWS zia, e il non odio: come tutto appartiene a tutti gli uomini e questo prepara la vita interio- costituisce l’energia che spin- re, silenziosa nonostante le ge ognuno a tendere l’arco decine di migliaia di persone della propria ragione e della che vi sono convenute … propria libertà verso la cono- Ciascuno si sentiva se stesso e scenza e verso la realizzazione al tempo stesso insieme”. E il positiva di sé e del mondo. Ciò grande capitano d’azienda che accomuna tutti gli uomini François Michelin, fino a è qualcosa che è all’inizio e qualche anno fa a capo della che costituisce il punto da cui prima azienda di pneumatici partire per il dialogo con del mondo, nel 2003, raccon- chiunque, non è innanzitutto tando della sua esperienza un progetto comune da realiz- nella fabbrica, diceva: “subito zare. All’incontro di Roma era mi sono reso conto che l’eti- Ratzinger: “Una visione del mondo che non può presente Mons. Mamberti, il chetta operaio non aveva rigo- dare un senso anche al dolore non serve a niente … Ministro degli Esteri del Papa, rosamente alcun senso, che si che ha sottolineato come pro- trattava di uomini, di persone, Dove non c’è più motivo per cui vale la pena prio questa impostazione del proprio come me, con qualità morire, là anche la vita non val più la pena”» problema umano, così come e difetti… In ogni essere don Giussani la suggerisce, umano, al di là delle apparen- carvi mai la civiltà della verità Vorrei concludere rendendovi può concretamente contribuire ze, delle sembianze, c’è un e dell’amore, lavorate per que- partecipi di una esperienza anche al dialogo con i musul- diamante che dobbiamo poter sto, pregate per questo, soffri- recente che ha a che vedere mani. Prova di dialogo peral- scoprire insieme”. te per questo”. con ciò che ho provato a tro già in atto: alla presenta- Le storie di questi uomini, cui La parola “costruzione” usata comunicare questa sera. Il zione di Roma infatti parteci- bisognerebbe aggiungere le dal Papa ci sospinge a sottoli- primo di febbraio ho parteci- pava anche Wail Farouk, isla- decine e decine di scienziati, neare una connotazione da cui pato a Roma alla presentazio- mologo dell’Università imprenditori, artisti, politici, il servire l’umano non può ne dell’edizione araba del Sakakini del Cairo, ospite hanno trovato nel Meeting un prescindere: la libertà. Diceva libro Il Senso religioso di don anche del recente Meeting. luogo interessante per raccon- il grande regista Andrej Giussani. Si tratta ormai di un Questa trama di rapporti, que- tarsi e per documentare, in Tarkovskij al Meeting dell’85 best seller, tradotto in 17 lin- ste storie di uomini, questi ten- modi e forme diverse, la ten- “la storia dell’umanità è la sto- gue, che ha fatto il giro del tativi di dialogo e di costruzio- sione, che è di tutti, a dare un ria della ricerca della libertà mondo. Nella prefazione in ne vogliamo continuare a ser- senso al proprio essere uomini … ma che cosa è la libertà: è il arabo si trova scritto, come vire e siamo grati quando un e ad assumersi come diceva senso di profonda soddisfazio- invito alla vasta platea dei gesto di stima, importante Agnelli nel 2001 “la responsa- ne che tu provi quando sacrifi- potenziali lettori arabi, “Te lo come quello di questa sera, bilità di essere propositivi”. In chi qualcosa per un altro esse- raccomandiamo come libro riconosce la positività di ciò tale contesto l’esperienza cri- re”. Ecco, al Meeting questa spirituale eccezionale, che ti che facciamo. Perché ciò in stiana da cui il Meeting trae esperienza di libertà si vive e porta a scoprire te stesso, a cui si individuano aspetti posi- origine, e che sempre abbiamo questo costruisce un luogo scoprire l’altro, a scoprire tivi, ciò che porta in sé anche esplicitamente testimoniato, è dove tutti si sono sempre sen- Dio”. In questo testo don solo frammenti di bellezza e di stato uno dei fattori in gioco, titi liberi di esprimersi e di Giussani individua, in ciò che bontà, magari frammisti a proprio perché –e lo diceva confrontarsi, al tempo stesso lui chiama cuore, quel punto limiti ed ombre, si impone per don Giussani nel suo interven- protesi a collaborare per dell’uomo, irriducibile ed ine- evidenza, rappresenta un to al Meeting dell’85- “il cri- costruire condizioni di libertà stirpabile, in cui l’uomo si passo verso la verità cui tutti stianesimo è nato come pas- sociale, civile, economica in pone la domanda sul significa- tendiamo. Perché penso che in sione per l’uomo, amore cui gli uomini possano vivere, to della sua esistenza e sottoli- fondo al cuore, anche se spes- all’uomo, venerazione per esprimersi, intraprendere. nea poi come tale domanda so non abbiamo il coraggio di l’uomo, tenerezza per l’uomo, ammetterlo, tutti preferiamo stima assoluta per l’uomo”. pensare che al termine del Ecco, è proprio questa stima cammino di ogni giornata, di assoluta per l’uomo che il ogni anno, della vita intera, Meeting intende servire. E possa realizzarsi ciò che desi- non a caso alla realizzazione deriamo. Al Meeting del 2007 della manifestazione contri- oseremo chiamare tutto questo buiscono ogni anno 3.000 per- “verità”. Il titolo del prossimo sone disposte a servire con Meeting è infatti La verità è il gratuità l’ideale in cui credo- destino per il quale siamo stati no, mosse da quella consegna fatti. Grazie. che Giovanni Paolo II ci lasciò (Rimini 8 febbraio 2007 nell’82 “costruite senza stan- Grand Hotel)

MAGGIO-GIUGNO 2007 51 ARIMINVM da pag. 23 da pag. 34 LA TRIONFALE VISITA DI PIO IX QUANDO MERCATINO ERA IN LITE CON TALAMELLO ALLA CITTÀ DI RIMINI teste calde), scomodarono fior fior di studiosi e storici, nonché le disposizioni del P.O.M.”, edite dalla tipografia riminese Concilio di Trento e le Bolle pontificie dal 1000 in poi e riuscirono a dimostrare che Malvolti ed Ercolani. era San Pietro in Cultu la chiesa principale, quella con il titolo di parrocchia e che, se La mattina seguente, 2 giugno, grande pon- proprio ci doveva essere un parroco solo ed una sola sede parrocchiale, questa non tificale celebrato dal Papa in duomo, con era certamente Talamello. Perciò Nicola Gambetti, se proprio doveva rimanere l’assistenza del Cardinale Arcivescovo di Archipresbiter, scendesse a Mercatino e prendesse servizio nella casa parrocchiale Ravenna e dei Vescovi romagnoli. Al suo attigua alla chiesa, salendo a Talamello solo per le feste comandate. Oltre al danno, termine il clero fu ammesso al bacio del anche la beffa. Sacro Piede. Alle 10 al palazzo comunale Insomma, la questione infuocò gli animi per circa vent’anni: d’altra parte allora, identica cerimonia con l’ammissione al senza telefono né fax, e mail o computer le cose andavano per le lunghe e se si aveva bacio della Magistratura, degli impiegati qualche rimostranza da fare all’avversario non si ricorreva certo a controllati articoli ed altri. sul giornale e si evitava accuratamente il bon ton. Si racconta, a questo proposito, un Dopo la benedizione il Santo Padre fece curioso episodio. L’arciprete Gambetti, ormai dato per perdente in vista del processo visita ai ricoverati all’ospedale. Si narra contro di lui e a favore del popolo che reclamava la scissione (dismembratio), un gior- che veduto un tignoso consigliasse la cura no dovette scendere a Mercatino per un funerale. Per protesta, solo pochissimi fede- più appropriata al medico che l’accompa- li seguirono il feretro. Don Nicola, che a parte tutto era un bravo prete, intonò: MISE- gnava e che, avendo questi asserito che i RERE MEI DEUS… . Il nipote Sante, che lo sbirciava da dietro le persiane, esclamò: metodi di cura di quella malattia erano MATTO! Don Nicola proseguì come se niente fosse, alzando il tono della voce: cambiati, abbia esclamato: «Dunque anche SECUNDUM MAGNAM MISERICORDIAM TUAM. E il nipote: MATTO! la tigna è in progresso!». Dall’ospedale MATTO! E il sacerdote ancor più forte: ET SECUNDUM MOLTIDUDINEM MISE- passò alla marina, allo stabilimento dei RATIONUM TUARUM DELE INIQUITATEM MEAM! E sconsolato ed incom- bagni, e poi al porto dove fu accolto con preso, rivolgen- grandi ovazioni da parte dei marittimi e do a Dio pre- Bibliografia dallo sparo di due cannoni. Una canna ghiere per i scoppiò e secondo alcuni cronisti a due morti e per i vivi, -Lettera del cittadino Michele Rosa al cittadino Sante marinai furono amputate le braccia. continuò il soli- Lodovico Contessi, che ebbe grande parte Gambetti (inedito) tario “trasporto”. -Feretrana Residentiae et nell’organizzazione dei festeggiamenti, Dismembrationis pro Ill.ma dice che il ferito fu uno, tal Augusto Communitate & Populo Brunori, che perse il braccio sinistro e per Oppidi Mercatini contra R.D. questo ebbe dal Papa una pensione. Archipraesbiterum Nicolaum Pio IX partì da Rimini alle 16 del 3 giungo Gambetti, Romae dopo aver donato ai poveri 500 scudi e alla MDCCCXIX città un reliquiario d’argento raffigurante -Carteggio fra vari esponenti San Gaudenzo che fa ancora bella mostra della Comunità e Alessandro di sé in Duomo. Sante Gambetti (inediti) -Varotti A., Talamello, (s.d.) Si può concludere la cronaca della trionfa- le visita a Rimini del Papa riportando quan- to scritto nelle “Memorie intorno al viaggio della Santità di N.S. Papa Pio IX per l’Italia Centrale”. «Nella grandiosa lumi- ARIMINVM naria di Rimini, per la quale non solo la Bimestrale di storia, arte e cultura della provincia di Rimini Fondato dal Rotary Club Rimini città tutta, ma i sobborghi eziandio ed il Anno XIV - N. 3 (78) Maggio-Giugno 2007 contado brillarono di insolita luce… (qui DIRETTORE passa ad elencare gli edifici illuminati, Manlio Masini

Municipio, Vescovado, Ginnasio, gli allog- Hanno collaborato Diffusione giamenti militari ecc.). A tutto questo si Antonio Antoni, Manuel Ansaloni, Giorgio Benzi, Questo numero di Ariminum è stato stampato in 7.000 copie Lorenza Bonifazi, Adriano Cecchini, Michela Cesarini, e distribuito gratuitamente ai soci del Rotary, aggiunsero i fuochi lavorati, che venivano Federico Compatangelo (foto), Gerardo Filiberto Dasi, della Round Table, del Rotaract, dell’Inner Wheel, accesi sulla piazza maggiore a gran godi- Lara Fabbri, Alessandro Giovanardi, Silvana Giugli, del Soroptimist, del Ladies Circle della Romagna Giuma, Aldo Magnani, Arturo Menghi Sartorio, e di San Marino e ad un ampio ventaglio mento della innumerevole popolazione, la Arnaldo Pedrazzi, Enzo Pirroni, Luigi Prioli (foto), di categorie di professionisti della provincia di Rimini quale festosa aggiravasi per le vie fra i Romano Ricciotti, Giovanni Rimondini, Per il pubblico Gaetano Rossi, Guido Zangheri Ariminum è reperibile gratuitamente concerti delle bande cittadina e militare». Redazione presso il Museo Comunale di Rimini (Via Tonini), Dimentica di tutto ciò solo due anni dopo, Via Destra del Porto, 61/B - 47900 Rimini la Libreria Luisè (Corso d’Augusto, 76, Tel. 0541 52374 Antico palazzo Ferrari, ora Carli, Rimini) e l’Edicolè nel giugno 1859, la città di Rimini si diede, Editore (Piazzale Cesare Battisti, di fronte alla Stazione ferroviaria) Grafiche Garattoni s.r.l. Pubblicità con le altre Legazioni, al Regno di Amministratore Rimini Communication - Tel. 0541.28234 - Fax 0541.28555 Sardegna, prima ancora della conclusione Giampiero Garattoni Stampa e Fotocomposizione Registrazione Grafiche Garattoni s.r.l.,, Via A. Grandi, 25,Viserba di Rimini della seconda guerra d’indipendenza. Tribunale di Rimini n. 12 del 16/6/1994 Tel. 0541.732112 - Fax 0541.732259 Collaborazione Grafica copertina: Fabio Rispoli La collaborazione ad Ariminum è a titolo gratuito www.rotaryrimini.org

ARIMINVM 52 MAGGIO-GIUGNO 2007 V Design Gabriele Centazzo

Ingegno italiano Il vetro è l’idea, il fuoco è l’ingegno, è così che nasce Artematica Vitrum. Dalla tradizione artigianale italiana, dove sottile è il confine tra arte e manufatto, la “cultura della bellezza” di Valcucine interpreta la purezza e leggerezza di uno dei più affascinanti ed ecologici materiali creati dall’uomo, plasmandolo ergonomicamente, in perfetta armonia con il nostro habitat naturale. Un'equilibrata sintesi di esperienza e ricerca, che da quasi due decenni ci consente di produrre cucine con ante in vetro e di poterle garantire per quindici anni. Programma ARTEMATICA con ante e piano in vetro temprato, 100% riciclabile. Faetano mobili design - sede: strada dei seralli, 69 - Faetano - tel. 0549 996042 show room: via ranco, 126 - Serravalle - tel. 0549 904679 (Repubblica di San marino) www.valcucine.it - [email protected]

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