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ANDREA DE MARCHI

PER UN RIESAi\1E DELLA PITTURA T ARDOGOTICA A VENEZIA: NICOLÒ DI PIETRO E IL SCO CONTESTO ADRIATICO

1. - Venezia 1394 puramente vegetante, che fa il fascino universale delle espressioni del " gotico tardo ". Il disegno più Non lascia di sorprendere la vivacità e la si.ngolarità acuto e le ombre più vere non bastano a rendere vita del mondo figurativo con cui ci si rivela il pittore alle " filze di Santi smunti e tristoni " (Longhi) di veneziano Nicolò di Pietro nell'ancona commessagli Jaoobello di Bonomo,6J che è pure il più intelligente nel 1394 da Vulciano Belgarzone, cittadino zaratino della lezione di Lorenzo, menrre per ritrovare una - civis yadriutSis- ma verosimilmente destinata a interpretazione meno sussiegosa e più domestica di qualche chiesa di Venezia stessa (fig. t).•l Qui infatti, questo indirizzo sostanzialmente conservatore non a quella data, la media della produzione pittorica nmane che rivolgersi, come gii avvertiva il Longhi, rimane fedele a quell'atteggiamento tradiuonalista ad un personaggio della " provincia " ma di singolare che vi aveva già caratterizzato per tanti versi un po' carattere, come il " Maestro di Sant'Elsino ". Questi, tutto il secolo, o se assimila movenze più gotiche o probabilmente un dalmata, come suggerisce la pre· accenti di mag~ior verità espressiva lo fa con metodi­ senza di numerose sue opere tra Zara e Sebenìco, e cità tanto estenore da svuotarli di ogni forza, evitando forse identi.ficabile con Biagio di Luca da Zara (fig. 2), cosi un confronto più coinvolgente colle parlate lai­ lavora pure per l'opposta sponda dell'Adriatico, sicu· che e naturalistiche, e meno sacramentah, che pre· ramente per Fermo, dove rimane un suo polittico me vano da più parti dell'entroterra padano. Il volto coll" Incoronazione della Vergine e santi ', ricono­ nuovo di Nicolò, nel 1394 ma probabilmente già a sciutogli dal Longni.?l E~li non ha certo le risorse partire dal cuore degli anni ottanta, tanto più colpi­ per forzare alla radice i hmiti di questa cultura, ma sce quanto d'altro lato egli non vi smentisce la citta· li piega in un umore più accostante: cosi, nella citata dinanza veneziana. Nicolò di Pietro tiene bottega ' Incoronazione' di Fermo, l'evento sacro sembra in chapite pantis paradixi, nella parrocchia di Santa piuttosto interpretato come un tenero gioco tra bam· Marina, e discende da un'accreditata famiglia di bini. A lui legato è il " Maestro del CrociJisso di pittori di Venezia- forse è rùpote dello stesso Lo­ "81 un altro artista forse operoso per ambo le renzo •l- da cui eredita l'appartenenza a quella coste dell'Adriatico, il quale però ricorre a formule t.radizione, innanzi tutto tecrùca, tutta particolare. più astratte e ad osservazioni di un realismo un po' li suo linguaggio però si pone subito in chiara alter· crudo e risentito, in rapporto con certa pittura bolo­ nativa a quello della generazione stanca che era sue· gnese. L'attività di questo anonimo, la cui individua­ ceduta alla scomparsa dalla scena del grande Lorenzo, zione spetta al Boskovits, si spinge può molto in là, probabilmente poco dopo la ' ' del Louvre oltre l'inizio del , come sembra indicare del '37:t.•l Personaggi come G iovan.ni da Bologna, chiaramente una sua tavola inedita, di collezione Jacobello di Bonomo o il secondo Stefano di Sant'A· privata e raffigurante la ' Derisione di Cristo' (fig. 3), gnese, di cui ci rimangono opere datate al 1377, al dove il ricco coronamento delle bifore è di gusto 138t e al t385,•1 dominarono l'ambiente veneziano apertamente fiorito.ol dell'ottavo e nono decennio del secolo con una pro­ Ma anche l'eccezione costituita dalla deliziosa pre­ duzione che a buon diritto può definirsi accademica, senza del " Maestro di Sant'Eisino " non muta il si­ se è vero che perfino il carattere distinto delle loro gnificato fondamentale del panorama veneziano in personalità non è subito evidente agli occhi di chi cui si affacciò all'arte, nel nono decenrùo, Nicolò del non abbia già acquisito una certa familiarità coi loro Paradiso. Contro tale sfondo non potrebbe risaltare stilemi più particolari. li pinoricismo soffice e son­ con più nettezza, alla data quanto mai preziosa del tuoso propno dell'ultima smagliante stagione di Lo­ 1394, un dipinto quale la 'Madonna ' Belgarzone, renzo, sul 1370. viene irrigidito in stesure più piatte come immersa in una campana d'aria penetrabile, e compatte, mentre la folata gotica che già scompa· ~razie all'intaglio così nitido e pulito di ogrù cosa, ed gina va la ben nota ' Resurrezione ' dell'Altare della tnsieme schiusa in un tepore sentimentale affatto Seta, riesumata dal Longhi,•l è tradotta in formulari inedito. Quella che qui si rivela è un'umarùtà vivis­ seccamente profilati e deserti di quell'intensa anima· sirna, come sottilmente eccitata, ma insieme gelosa zione, sia pur ridotta ad una felicità subumana o di sensi più gracili e segreti, in quei sorrisi appena

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l - Vt:NEZIA1 GALLRRJE DELL•ACCADEMIA NICOLÒ DI PIETRO: MADONNA COL BAMBINO (MADONNA BEI.GARZON.€) ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte accennati a fior di pelle, in quegli sguardi teneramente vigili, in quelle mosse timidamente allusive. Remoto da ogni intento apertamente espressionista Nicolò vi si fa piuttosto interprete di un'eleganza moderna, più disinvolta e laica, non negligente delle verità fisi­ che, ad esempio nell'indagare le piegoline grassocce formate dalla pelle sul collo del bambino oppure il profilo pungente del commiuente. Enorme è dunque la sua distanza dalle eleganze neo-ellenizzanti che in Paolo si sfogliavano in fragili riuni, ma è altret­ tanto evidente il piglio e l'umor schietto con cui egli si spoglia di quei paludamenti sontuosi di cui era pur sempre trapunto il gestire più sciolto e disinibito dell'umanità di Lorenzo. Tale differente tenore emotivo va messo ancor più in risalto di fronte a quegli elementi, di natura innanzi tutto tecnica ed iconografica, che segnalano invece una continuità con la tradizione veneziana.••> Lauren­ ziana è la tipologia ricorrente dei volti, anche più evideme nella più antica ' Incoronazione ' Barberini, dalle guance modellate per larghi piani e dai menti sgusciati, mentre d'origine tradizionale è la tipologia dei cori angelici cbe si ritrovano a coronamento di diverse Madonne del giovane Nicolò o anche il motivo iconografico del sole e della luna. Nella ' Madonna ' Belgarzone l'attenzione alla ricca bulinatura della superficie dorata è tradotta in formule nuove e più discrete, come in quell'idea, piuttosto oltralpina, di punzecchiare liberamente il fondo secondo motivi vagamente vegetali, di modo da modularne la piat­ tezza. Anche le minute decorazioni dorate delle vesti sono qui meno invadenti e, mentre vi è più sottilmente sfruttato l'effetto naturalistico di luccichio derivante dalla loro sovrapposizione a superfici variamente om­ breggiate, curiosamente esse sono ottenute per rispar­ mio della sovrastante stesura di vernice rossa e non già a missione, addolcendone così lo staglio astratto. Alle predilezioni cromatiche di Lorenzo, di una deli­ catezza fin estenuata, Nicolò sostituisce la scelta di colori di una vivacità squillante ed insieme di una purezza cristallina. Quando mai si troverebbe prima, in Venezia, un trono dove un verde carico ed un az­ 2 - FIRENZE, COLLtziONfl PRlVATA zurro elettrico si accendono improvvisi, sul "con­ MAESTRO DI SAN't'ELSINO (BIACIO DI LUCA DA %ARA?): tinuo " di un violaceo tenuissimo, contrastando poi MADONNA COL BAMBINO E DONATORI col rosso sangue della tenda distesa sul fondo? Ma maggior discorso è offerto da quella che po­ tremmo definire la novità nella resa ottica, dove più chiaramente si può misurare la distanza da Lorenzo. locale tra le gole dell'ombra che si fa più folta negli Nel sensibilissimo pittoricismo proprio di quest'ulti­ angoli, nelle pieghe delle cose o lungo i profili, e la mo l'oscuramento brunastro degli incarnati, ottenuto luce crescente che con stupenda gradualità colpisce col " risparmio " della preparazione, è posto a vivo le superfici, fino al risalto di un rigo luminoso sugli contrasto col bianco puro- i " bianchetti " cenni­ spigoli affilati. L'indagine instancabile di tale pelle niani - dei lustri morbidamente scremati sulle parti ottica delle cose, se pur timida e comunque disinte­ affioranti; in Nicolò invece essi si convertono in una ressata ad ogni problema di coerente diffusione della sorta di luminescenza leggera, mentre lungo i con­ luce, accomuna singolarmente queste ricerche di torni più nettamente segnati si addensano ombre Nicolò a quelle che maturavano in altri ambiti del delicatissime, ma vere e puntuali. Nel particolare, gotico internazionale europeo e che compaiono, ad con una mentalità ancora tutta empirica e fram­ esempio, nell'individuazione luministica, tutta irra­ mentaria, egli ottiene singolari effetti di trasparenza zionale ma ricca di suggestione, delle architetture quasi atmosferica, sfruttando al massimo il contrasto nelle celebri ante che proprio in quegli stessi anru

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notazioni, come quelle del velo trasparente disteso sulla fronte della Vergine o dell'orlo in peluche della vesticciola del bambino 7 O ancora dell'idea di quella architettura popolata di statue monocrome che però paiono animate, idea che troverà poi il suo sviluppo nella lievitazione fantastica del trono dell' ' Incorona­ zione ' di Rovigo (fig. 19)7 L'osservazione lucida e sottile della mano poggmta sulle spalle del bambino, con le dita disposte a ventaglio che fanno quasi pen­ sare, paradossalmente, alla ' Madonna ' Benson di Antonello, invano cercherebbe giustificazione nel solo mondo figurativo istituito da Lorenzo Veneziano. Se dunque la riforma di Nicolò non consistette semplicemente in un recupero laurenziano, entro un ambiente che ne andava peraltro esautorando l'eredità più viva, quali furono gli stimoli che l'alimentarono? È difficile allora indicare fonti univoche o sentieri obbligati per un'operazione che fu piuttosto di intel· ligenza profonda della vena insieme di naturalità e di comunicativa immediata che stava alla base delle migtiori tradizioni pittoriche dell'entroterra padano. Nell'umanità occhiegçiante e spiccata dal vivo della più antica ' lncoronaztone ' Barberini (TAv. I) è. anche più leggibile l'anrazione dominante in Nicolò verso la efficacia mimica della tradizione figurativa bolognese, la cui forza icastica si andava peraltro stemperando e traluceva più che altro nella versione, un po' norma­ lizzata, di quel Jacopo Avanzi, la cui importanza si va sempre più chiaramente delineando. D'altra pane Nicolò dové essere vivamente suggestionato, secondo quanto aveva acutamente suggerito Roberto Longhi,da qualche no:done di quella splendida stagione vencesla­ vica della pittura boema, allora all'avanguardia in tuna 3 - UBICAZJON'E IGNOTA Europa accanto, forse, alla sola corte borgognona."> MAEST1tO DEL CROCifiSSO DI PESARO! DERISIONI Dl CRISTO L'intensità psichica quasi sensitiva con cui è caratte· rizzato il Padre eterno, di nuovo nell'ancona barbe­ riniana, è affine a quella che conferisce straordinaria vitatità all'umanità del celebre alme di Trebon. Ma Melchior Broederlam andava fornendo per la Char­ mentre certe manipolazioni espressioniste, di fonte treuse di Champmol, a Dijon. Altrettanto empirica e non sistematica è la forma boema, riaggalleranno piuttosto nell'ultimo Nicolò, mentale con cui Nicolò, sempre nella pala Belgarzone, quando egli si troverà nella necessità di difendere una cerca di suggerire un effetto di immanenza fi.sica propria cifra originale di fronte alle sorprendenti novità piuttosto che di coerente definizione spaziosa (e ve­ di Gentile, ora è soprattutro il cromatismo squillante, dremo quanto egti rimarrà estraneo, anche in seguito, di intensità quasi smaltea e traslucida, che sembra a tale problernatica), nella stondatura cupoliforme di colpire il pittore veneziano. Il quale, pe.rò, alle ombre questa matrona un po' ingombrante. Lorenzo era dense e fumose del " Maestro di Trebon ", e a quella sempre rimasto fermo a soluzioni più piatte ed astrat­ fragranza come proto-gentiliana delle carni, oppone tamente profilare, ma se si confronta questo trono un gusto per la definizione, il "disegno" ragtiente con i suot scranni leggeri, scintillanti di soni! i decora­ e puntuale delle cose, che deve essergli derivato dal zioni come filigranate, la grande novità sta prima nella confronto con la cultura allora egemone nell'immediato sua nitida individuazione ambientiva che in una chia­ entroterra veneto. ra collocazione nello spazio. Il retagllio di Lorenzo, ad ~mpio dei lustri spu­ 2. - Neo-giouismo di fine suolo mosi a lw cari, è. evidente sopranuno se si isolano certi detta(\ti, come quello della testina che funge da Qui la presenza prepotente di un artista della sta­ fibbia per ti manto della Vergine, ma anche qui l'oc­ tura di , che è ancora ricordato nel 1388 chieggtare vivissimo è in tutto alieno da quel sopore un quale depictore habitatore Padue,•>l aveva mano a po' aduggiato in cui pare invescata l'umarutà lau­ mano alimentato in tomo a st quella cultura cosi detta renziana. E che dire della verità squisita di certe di reazione neo-giottesca, il cui spessore e la cui diffu- ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

4 - RIETI, MUSEO CIVICO- ZANrNO DI PJ.ETRO: 5 -ROMA, CALLERIA COLONNA- JACOPO AVANZI: CROCIFlSSlONE (PARTrCOLARE) CROCIFISSIONE (PARTICOLARE)

sione difficilmente saranno sopravvalutati. ••> La straor­ dell'interno del Salone del Palazzo della Ragione, a dinaria distesa a parata di un autentico, moderno tea­ Padova.•6l tro degli affetti e di una scenografia metodicamente Venezia stessa, attenuando il tradizionale isolamento osservaciva e spaziosamente complessa, che ci impres­ lagunare, non rimase impermeabile alla nuova moda, siona in Altichiero, venne tradotta, da un nutrito e numerosi segni ce ne rendono testimonianZ!. Si entourage di miniatori e pittori in un'attenzione siste· pensi innanzi tutto a Zanino di Pietro, alias Jean matica innanzi tutto all'evidenza corporea delle cose Charlier, francese di origine ma genero del pittore e alla forza spiccata dei profili, oltre che all'enfasi veneziano Marco Cortese e cittadino della Serenis­ scenica, non sempre perseguita però con pari coerenza sima, il quale dal 1389 al 14o6 si stabilì a Bologna, ed economia d'insieme. Per avere un'idea della for­ in contrata sancti Michaelis de foro medii,''> dove tuna enorme di tale linguaggio basti pensare alla r:sentì fortemente del clima neogiortesco instauratovi di Martino e alla Vicenza di Battista, dove è dall'Avanzi. Il polittico Campana, già a Digione, cb e protratto fin entro il Quattrocento, ma pure a insieme alla 'Madonna dell'Umiltà' recentemente ove è incontrastato, al grado più alto con il frescante resa nota dalla Padovani costituisce probabilmente la di Casa Mine.rbi e col sottile miniatore del Martirolo· testimonianza più attendibile dei suoi anni bolognesi, gio dei Battuti Bianchi, alla copiosa produzione minia­ presenta infarti una certa aria di famiglia con le opere toria, con centro a Padova, o perfino alla Bologna di di Jacopo di Paolo o del primo Pietro di Giovanni Jacopo di Paolo e di Giovanni di Ottonello."> Un Lianori.•Bl Ma più alla radice le affinità sono coll'ul­ particolare ruolo io tale contesto dové infatti svolgerlo ttmo Jacopo Avanz.i ed è impressionante notarle cosi un bolognese, Jacopo Avanzi;•> il quale è forse il solo vistose pure nella ben nota ' Crocefissione ' firmata che seppe interpretare con proprio carattere le novità (fig. 4}, eseguita dopo il rientro a Venezia nel 1407,'•) altichieresche, versandole in un umore più vivace· vuoi nell'incisività estrema con cui sono scalfiti i mente espr~ssivo, pronto ad osservazioni di un natu· paoneggi, come lamine sbalzate, vuoi in certi parti­ ralismo più abbreviato, meno composto in strutture colari potenti quale quello del capo, violentemente monumentali, e che è probabilmente il responsabile, scorciato verso l'alto, di un giudeo, per cui immediato ormai verso l'ultimo decennio del secolo, di una deco­ è il rimando al quadro Colonna dell'Avanzi {fig. 5). razione importante e fin mastodontica come quella È ormai evidente cbe la disposizione monumentale

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6- MILANO, COLLEZIONE PRIVATA- MAIST1tO DELLA MADONNA GlOVANI.L.LI! CROCJFISSIONE

degli astanti, nella Crocefissione reatina di Zanino, zione di Zanino, ma ne fu a sua volta stimolato quan­ per cui si era cercata una fonte ora nella Verona ahi­ do, sul fare del nuovo secolo, si impegnò in un dialogo chieresca ora nell'atelier pisano di Antonio Venezia­ più serrato coll'espressionismo emiliano, dialogo di no,ool trova invece la sua ragione nella direzione di cui parleremo più avanti. Bologna, quando si sia pure osservato che il segno ispi­ Ma il caso di Zanino non è il solo indizio di una ratore è comunque lo stesso, quello della reazione generale conversione di interessi, in Venezia alla fine neo-giottesca di fine secolo. Per altro verso le prime del Trecento, verso l'immediato entroterra, che corri­ opere di G iovanni di Francia sono un po' a me~ sponde singola.rmente al riorientarnento delle mire v1a tra l'ambiente bolognese e quello !ii una Venezia politiche della Serenissima in direzione della terra­ già segnata dall'irregolare presenza di Nicolò, il qw.le ferma, e che ci pare comunque fondamentale delineare ebbe probabilmente una sua importanza nella forma- per una più completa comprensione del caso singolare ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte di Nicolò del Paradiso. Nel trittichino firmato della Accademia Jacobello Alberegno, che risulta già morto nel I397/11l innesta su di una formazione "adriatica , , visibile soprattutto nei laterali, un'esplicita seppur modesta imitazione dei modi altichiereschi. I quali traspaiono anche più chiari nel polinichino dell' Apo­ c.•lisse, attribuitogli dal Longhi ed esemplato iconi­ camente sugli affreschi di Giusto nel Battistero di Padova, eseguiti entro iJ 1:n8.""> Del 1391 è il Registrum omnium possessionum di San Mania a Murano, ora conservato presso il Seminario di Venezia, le cui vivis­ sime miniature, raffiguranti varie scene di conteggio del denaro, erano già state collegate dal Toesca al problema di Cristoforo C:)rtese e sono state ora con­ vincentemente restituire ai suoi esordi da Fabio Bi­ sogni,.,>Esse presentano una cultura per nulla " vene­ ziana ", piuttosto padovana e sensibile al solido naturalisrno altichieresco, che viene semplificato in schemi grafici assai incisivi, quindi delicatamente campiti, con un effetto di "xilografia dipinta", in qualche modo analogo a quello della ' Bibbia pado­ vana ', ma di più tersa qualità.><> La vicenda seguente di questo prolifico e girovago miniatore veneziano, che coniò una formula di decorazione libraria esemplare per tanta parte dell'entroterra padano, è ormai anche troppo nota.•s> Il risultato più vistoso di questa diffusione dei modi neo-giotteschi in Venezia stessa è rappresentato dal singolare autore di una grande e popolosa • Crocefis­ 7- STOCCOLMA1 NATJONALMUSI?.UM sione ' (fig. 6) che era stata resa nota da Arslan nel JACOBEU.O DEL FIORE: 1g6o, con un'attribuzione, poco argomentata, addi­ CROCIFISSIONE (PARTICOLARE DI TRITTICO) rittura allo stesso AJtichiero, e che è recentemente passata nella ~alle ria Salomon Algranti di Milano.o6l La resa eccess1vamenre metallica delle pieghe dei pan­ neggi come la caricatura un po' umoraJe con cui è formule dei panneggi appena rigonfi, ma spezzati da interpretata la varietà dei tipi umani, talora grifagni un fitto di minute piegoline, costituiscono la premessa e dai nasi adunchi, fanno piuttosto pensare alla ver­ diretta per certe cifre del primo ."'> sione bolognese di Jacopo Avanzi, cui del resto sug­ Indicazioni di questa stessa direzione danno pure le geriva di accostare l'opera Carlo Volpe che, in forma tre tavolette con l" Andata al Calvario' {Hampton orale, aveva proposto di designare questo maestro Court), l' • Orazione nell'orto • e la 'Sepoltura di col nome critico di "Pseudo-Avanzi ". D 'altra parte la Cristo ' {Pinacoteca Vaticana), collegate alla • Croce­ mentalità un po' troppo metodica ed astratta con cui fissione' in esame da Carlo Volpe,28l e dove è pure il palcoscenico di questa • Crocefissione ' è assiepato evidente il rapporto con la vivace mimica narrativa e quasi soffocato da figure rinchiuse nella piana sago­ bolognese, tradotta in un segno terribilme.nte crudo ma dei loro roboni, come più specificamente l'oscura­ e tagliente. mento fumoso delle carni, le stilizzazioni convenzio­ Tuttavia la conferma più chiara di tale lettura cre­ nali delle rocce, esageratamente frante ed intagliate diamo risieda nell'appartenenza alla stessa mano, sia in acuminate gole verticali {come poi nel giovane Ja­ pure in un momento più avanzato, a.ll'inizio del Quat­ cobello del Fiore dell'altarolo di Stoccolma, fig. 7) trocento e probabilmente già sotto l'influenza, a sua o ancora di quel muro merlato e minutamente decorato volta, del maggior carattere, più gotico, di Jacobello del coll'oro, con una soluzione che risale allo stesso Paolo Fiore, del trittico n. r4 dell'Accademia di Venezia Veneziano, fanno pensare proprio ad un artista vene­ (fig. 8), proveniente dalla chiesa di San Gregorio e raf­ ziano. I motivi dorati stesi sopra le tuniche e le corazze, figurante ai lati San Jacopo e San Francesco, al cen­ come un esile ricamo, si inseriscono nella tradizione tro il Cristo in pietà tra i due dolenti e una Vergine di Lorem;o, mentre veneziana è !.a stessa intonaz;ione della umiltà gentilmente composta in una posa di gusto cromatica, dove prevalgono i rosa e i violacei, i gialli apertamente cortese ."'~> Opera gradevole per i colori ora aranciati ora citrini delle vesti, l'acre tinta ver­ luminosi e di una compattezza smagliante, essa pre­ dognola delle rocce. Lo schematismo dei volti, dal senta però un disegno molto crudo e risentito, che disegno un po' secco, dai forti lustri io cima agli l'accomuna alla 'Crocefissione'. Ma si veda meglio zigomi, dalle occhiaie incavate e annerite, come le il confronto palmare tra la cristallizzazione un po' ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

8- VENEZIA, CA.LLERJE DELL"ACCADIMJA- MAESTRO DELLA MADONNA CJOVAN'EI,.LI: TRITTICO

rigida delle piegoline formate dalle maniche dei due Lecce, più mossa nel profilo ondulato del manto, già santi e quella che si ritrova nelle vesti dei giudei che attribuita dal Brandi allo stesso Jacobello del Fiore,"' si disputano le vesti, oppure ua il violento fendente su cui in effetti l'anonimo pittore viene sempre più verticale provocato dalla gamba avanzante di San allineandosi, uaducendone però il linguaggio, alla cui Francesco e quello analogo nella figura della Vergine formazione aveva lui stesso contribuito, in schemi più ai piedi del Cristo in croce. Strettamente affine è quel rigidi. Più interessante è allora il collegamento già modo di far risaltare astrattamente l'incisione sotùle istituito dal Longhi ,,, tra il trittico dell'Accademia delle sopracciglia con1ro la superficie lustra e bom­ e una ' Madonna col Bambino ' (fig. 9) che si trovava bata delle fronti, o di segnare le pieghe formare dalle una volta a Venezia in Casa Giovanelli e che spetta palpebre carnose sotto le oochiaie fonemente incavare infatti al tempo più antico del maeslro che qui andia­ ed imegliate con fare quasi scultoreo. mo ricostruendo e che proporremmo pertanto di deno­ Dello stesso rnaes1ro è una tavola raffigurante la minare " Maes1ro della Madonna Giovanelli ", in rife­ ' Madonna dell'umi.lrà tra due sante ', murata in rimento alla sua opera di qualità più grata e sottile. fondo alla nava12 di San Francesco della Vigna a Qui il dialogo con la tenerezza ridente dell'umanità Venezia, entro la tomba cinquecentesca di Maneo da di Nicolò, tra l" Incoronazione · Barberini e la pala lbscio,,.l ove è raffigurata pure un'arcata illusioni­ del 1394, è quanto mai stringente. Diversa è solo stica, dipinta proprio come le archirenuu della • Cro· l'incisione più cruda, quasi graffiante, dei profili delle cefissione '. Al tritùco di San Gregorio si collega poi forme solide e voluminose- neogiottesche- ed il la ' Madonna dell'umiltà', del Museo provinciale d1 sussiego pur garbatissimo della posa, che si fa più ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte lieve in quella mossa squisiu della mano che offre al bambino uno stdo di garofanini, io parte ancora in germoglio. L2 bella levigatezza dei volti, la uasparenza del velo, la nitida tornirura nello spa.zio della mano destra piegata a reggere il figlio, sono parùcolari che trovano corrispondenza nell'amore per la nena indi­ viduazione delle cose proprio del primo Nicolò di Pietro, e che si ritroveranno analoghi, ad esempio, nelle opere più antiche di un artista adriatico la cui formaztone è ancora legata a questa delicata stagione della pittura veneziana, Pietro di Domenico da Mon· tepulciano. Un'altra testimonianza della prima artività del " Maestro della Madonna Giovanelli ", sul t 390, crediamo possa rintracciarsi in quel notissimo disegno dello Szépmuvészeti Muzeum di Budapest raffigurante una scena di caccia (?) (fig. to),J>l e dove t. ben chiara la collusione col linguaggio altichieresco ed avanzesco allora in gran vogl nell'entroterra veneto. A suggerir­ celo è il crudo e affilato ritaglio delle forme, l'espressi­ vità contratta e ingrugnita del volto dei due armigeri bnbati, proprio come nelle teste di alcuni giudei della 'Crocefissione', l'astratto risalto ddla mandi­ b~la del servitore col cane al guinzaglio, come arrotata lungo l'orlo lustro, il gioco appena divagante del bordo della veste, un po' inteccherita, recata sul brac­ cio dal pasgio, gioco analogo a quello formato dal perizoma d t Cristo nella grande tavola succitata. Questo foglio è stato spesso considerato come un'opera emi­ liana dell'ambiente di Giovanni da Modena, oppure lombarda dell'inizio del QuattrOcento, ma ha un cara t· tere ancora spiccatamente trecentesco nello stesso ar­ caismo dell'inserto paesaggistico e soprattutto nell'ab­ bigliamento studiosamente guarnito del persona11gio più signorile, il quale porta ancora il vestito cortiss•mo 9 - VENttiA (CtÀ), COLLIZIONI CIOVANELLI proprio della moda dd la seconda metà del Trecento. MAESTRO DEl.l..A MADONNA GIOVA.NBLLI! MADONNA COL BAMBlXO Le vistosis.sime sou/iers d la poulaine del servitore si ritrovano con grande frequenza nel periodo auorno ~ ll'anno t400, mentre non compaiono più in Italia zante, per la formazione di Jacobello del Fiore »l che olll'e il r4r0 circa. D'alua parte gli spalti rocciosi già nel decennio successivo diventerà, dopo Nicolò acremente delineati, incisi da profonde ma sottili di Pietro, uno dei massimi protagonisti del tardogo­ scanalature, illuminati a vivo contrasto nella loro tico veneziano,sopravanzando brillantemente ii"Mae­ superficie superiore, non trovano a mia scienza corri­ stro della Madonna Giovanelli". La fortuna straordi­ spondenze più precise che nel formulario un po' naria dell'astro nascente di Jacobello, che rispetto al astratto della ' Crocefissione ' del " Maestro della più geniale Nicolò si avvarrà della rassicurante fedeltà Madonna Giovanelli ". a certe formule astrattive e sontuose del Trecento In sintesi, col " Maestro ddla Madonna Giovanel­ veneziano e, si direbbe, di una notevole efficienza Ii" ••l crediamo si delinei una figura senz'alrroseconda­ imprenditoriale,,., è del resto testimoniata pure dalla n a ma assai curiosa e significativa di quel generale ri­ trasformazione del cosi detto " Maestro del polittico di mescolamento di carte che sembra caratterizzare,all'in­ Torre di Palme", da opere in linea con Jacobello di segna del neo-giotwmo ma pure di sotterranei e più Bonomo, come la ' Madonna dell'umiltà ' della Gal­ moderni fermenti, un po' tutto il panorama dell'area leria Nazionale di Perugia J>) o come quella eponima, orientale della Valpadana alla fine del Trecento, dalla per cui t. St.lto rievocato di recente un legame anche B:~Iogna di Jacopo di Paolo e di Zanino, a Verona e coll'ambiente neo-giortesco,.., a quel gruppo di alr.t· Ferrara altichieresche, a Treviso, alla Roma~na e a roli tanto jacobelleschi che il Coletti vi voleva rico­ Padova ove opera l'Avanzi, alla stessa Venezta. noscere un primo momento del maestro,,.) alla ' Ma­ L'importanza di questo maestro va inoltre colta nel­ donna dell'umiltà' di Stuttgart, attribuita dal Berenson la possibilità che egli abbia costituito, nell'ultimo de· a Jacobello del Fiore,.. , a quella già nel Wallraf-Ri­ cennio del Trecento, il punto di riferimento principale, chartz Museum di Koln che venne restituita all'ano­ e tramite pure di quella vivacità mimica bolognesiz- nimo da Ferdinando Bologna.•••

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IO- BUDAPSST, SdPMUVtsZETJ MUUVM - MA~TRO OEL.LA MADONNA GlOVANELLJ: SCENA 01 CACClA (?)

3· - Prima vicenda di Nicolò linea con quegli ideali di gotico estremo, qui ancora impuntati in esi li ritmi e in desinenze pungenti, che Ritornando al problema della prima vicenda di avevano la loro origine nelle corti d'oltralpe e che Nicolò di Pietro, inserita nel contesto di tale diffuso trovavano la loro precoce fortuna solo nella Milano interesse per la pittura della terraferma, ci pare che del cantiere internazionale del Duomo, di Giovannino la complessità e la qualità della sua cultura vada viva­ de' Grassi e del giovane Michelino. cemente contrapposta all'attitudine al confronto così Mentre il "Maestro della Madonna Giovanelli" si piatta e metodica con cui il " Maestro della Madonna orientava meticolosamente sulle ultime novità dell'am­ Giovanelli " rincorre tanto l'espressività occhieggiante biente padovano e bolognese, Nicolò di Pietro aveva di tradizione bolognese quanto le squadrature e il avuto ben altra forza e Hbertà mentale nel risalire " disegno " neo-giotteschi. La libertà fantaisiste con direttamente alle fonti più vive della lingua padana cui Nicolò, non molto lontano dal tempo della • Ma­ di Vitale ma pure di Tomaso il cui studio, a Treviso, donna ' Belgar~one, raffi~ura , come una favola invero­ deve essere stato uno stimolo decisivo per la nascita simile, l'arrivo dei Magt nella tavola dell'Accademia di quell'umanità rifìorita in carni tenere e fresche che (fig. I?) che gli è stata restituita da Luciano Cuppini,••l tanto ci colpisce nella ' Madonna' Belgarzone. Si con­ lo pone, umco in tale contesto neo-giottesco, già in fronti ad esempio l'incarnato del volto della Vergine

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ROMA, GALLERIA NAZIONALE D'ARTE ANTICA NICOLÒ DI PIETRO: INCORONAZIONE DELLA VERGINE l ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

I l - VENB:ZIA, CALLBRU: DELL'ACCADEMIA I:Z- t"REVJ$01 MUSIO CIVICO - TOMASO DA MODENA: NICOLÒ DI PII!TRO: MADONNA COL BAMBINO (PAit'rJCOLARE) MARTI.RIO DI SANT'ORSOLA 8 DBLLB COMPAGNE (PARTICOLARE)

(fig. 11), così vero e morbidamente app;!na rilasciato, ricordare i marmi commessi della Basilica Marciana, con quello di una compagna diSant'Orsola(fig.t2),col­ ed infine l'oro sottilmente operato e spesso contor­ pit2 a moru dllgli Unni,nel noto ciclo trevigiano. D'al­ nato da un orlo di targhe, liste e nimbi, questi ultimi tra parte l'attenzione all"epidermide ottica su cui abbia­ punzonati come a fingere dei firmamenti in miniatura, mo discorso e che nell' ' Incoronazione ' Barberini non secondo una formula specificamente veneziana. La traspare ancora chiaramente come nel 1394, è stata soluzione del bordo inferiore del manto della Vergine, probabilmente stimolata dallo studio di certi passaggi che si increspa a formare un'ansa assai addentrata, di intensa suggestione ambientiva, in panicolare nel­ è di.rettamente memore di Lorenzo, come si può l'intermittente adombramento delle architetture, che vedere confrontando ad esempio la ' Consegna delle q ualificano in senso innovatore gli affreschi padovani chiavi a San Pietro' del M useo Correr. Un'idea, d1 Altichiero ma soprattutto di Giusto, nel quale invece, come quella delle vistose serpentine formate peraltro sopravanza poi un intento di lievitazione lumi­ dlllle ciocche morbide e folte dei cap;!lli di Cristo e nistica quasi visionaria. del Padre Eterno, costituisce una stupenda forzatura Una cultura dunque straordinariamente moderna e espressiva affatto inedita per lo stesso mondo figura­ attenta ai più diversi stimoli è quella di Nicolò di tivo laurenziano e che trova semmai corrispondenza Pietro, presente in 11uce già nell" Incoronazione della in certi stilemi d'oltralpe, frequenti soprattutto nella Vergine' della Galleria Barberini (TAv. 111), p;!r tanti scultura e nella pittura francese dell'età di Carlo v ... l versi ancora cosi veneziana e dlltabile quindi nel Nell'osservazione spiritOS2 degli angeli minuscoli che p;!nultimo decennio del T recento.<>l Essa è srata occhieggiano teneramente rivive la migliore eredità restaurata da poco, nel r<)St, levando l'integrazione emiliana, mentre la mano affusolata di Cristo, inta­ sommaria corrispondente a quella lacuna sferica contro gliara però in un segno molto netto e affilato, è di un cui doveva probabilmente applicarsi un ostensorio. rosa chiarissimo, quasi femmineo, che ricorda le tenere Evidente vi è ancora la concezione della superfice carni di Tomaso da Modena. Ma il brano forse più come di un intarsio in cui si compongono d plat le emozionante del dipinto è il piccolo ritratto, insieme zone di colore vivido lievemente copeno di rabeschi, cosi gracile e penetrante, del committente, il frate 1 tasselli di più tenue intonazione cromatica, come francescano inginocchiato ai piedi della Vergine (fig. le carni luminosissime o il trono rosato, il fondo sco­ 13): mentre il profilo aguzzo del volto si staglia con perto negli angoli, di un blu elettrico sorprendente, grande acutezza, la verità dell'incarnato ormai non più 1l drappo decorato con curiosi motivi che possono giovanile è suggerita da una pittura liquidissima e

35 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte fin compendiaria, di effetto mimetico già quasi gen· ùliano, seppur più lieve e somnurio. Più antica del 1394 è probabilmente anche la ' Ma· donna col bambino' del Museo Fogg di Cambridge (fig. 14),•>l purtroppo assai rovinata da recenti restauri trop· po drastici. Ad essa va accostata la tavola della colle­ zione Cini, un tempo unitMia, raffigurante ' San Lu· dovico di Tolosa' e 'San Niccolò' (fig. 15).~ dove la gustosa manipolaz.ione espressiva del volto di quest' ultimo trova il suo precedente diretto nel Padre Eterno dell" Incoronazione ' Barberini. 'Le affinità stilistiche colla ' Madonna ' di Cambridge sono cosi strette cht viene da supporre che questa tavola fosse inserita nella carpenteria di uno stesso polittico, insieme con un altro pannello finora ignoto. Analoga è la sagoma tri­ lobata, identiche le misure tanto dell'altezza che della larghezza (la ' Madonna' Fogg, cm 75, 1 x 45t4; la tavola Cini, cm 77 x 45), uguale la decoraz.ione delle liste che bordano i manti di San Ludovico e della Vergine, simili i nimbi degli angeli musicanù e dei due santi e persino il motivo dei piccoli cerchi resi con la vernice traslucida e circondati da una granatura

14 - CAMBRIDGE (MASS.), FOGG ART MUSBVM NICOLÒ DI PI:ETRO: MADONNA COL DAMB:lNO

uniforme dell'oro, nell'aureola del bambino come nelle mitre dei santi vescovi,.,) Grosso modo allo stesso tempo, sul 1390 o anche prima, visto il rapporto colla stessa pala Barberini, è forse possibile riferire due tavolette già a Bologna in collez.ione Gozzadini (fig. 16), purtroppo assai sve­ late specie nei volti, raffiguranti Sant'Agostino e Sant'Agnese e che credo possano attribuirsi appunto a Nicolò di Pietro. .S ) La vivezza di queste figurine dolcemente ammiccanti, stagliate contro un fondo assai curioso, che finge una stoffa broccata e già anti­ cipa certe soluzioni care a Giambono, potrebbe far pensare ad un bolognese sul tipo di Lippo di Dalma­ sio o di Jacopo di Paolo, ma in tono maggiore, più lieve ed estroso. Inconfondibile e specifica di Nicolò 13- ROMA, (;AL.LERlA NA%10NALB D'A.RTI ANTlCA ci pare soprattutto la liquidità estrema della pittura, NICOLÒ DI PIETRO: RITRATTO DEL DONATORE ad esempio nel risvolto acuminato della manica di (PA,RTICOLARE 061.1.,'1NCORONA%t0NE)' Sant'Agostino, nelle gemme della fibbia di Sant'Agne- ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

l ·l

IS -VENUtA., COU.I%JOH'E ClNl- NICOLÒ DI PJI'Tit4)! SAN LUDOVlCO DI TOLOSA l SAN NICCOLÒ

37 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

chie e corruga le sopracciglia, mentre i tre re magi reggono in bilico pissidi dalle forme fragili e curiose e lo zampognaro, rinchiuso in un esiguo recinto, ricompare identico ai piedi e sul fondo della scena come stregata. L'esistenza di un altro dipinto firmato- Nicholau(s) Paradixi mi/es dt Vtntciis- e datato 1404, la croce che si trovava nella parrocchiale di Verucchio e che è ora ospitata nella Pinacoteca Nazionale di Bologna (TAv. IV),,.I mentre da un lato, essendo stato realiz­ zato per la Romagna, apre il discorso sul problema della diffusione di questi modi nell'area adriatica, di cui ci occuperemo più avanti, dall'altro offre un punto fermo per l'assestamento cronologico dell'opera di Nicolò di Pietro. Crocefisso destinato ad un altare, esso è però di misura più agile e ridona, come intermedia (cm 140 x 212). È davvero singolare vedere come Nicolò sia riu­ scito ad interpret:are in maniera affatto personale ed altissima un modulo in fondo assai formularizzato come quello della croce dipinta di ret:aggio trecente­ sco. Per apprezzarne appieno la qualità è indispensa­ bile la valutazione del dato cromatico, così originale ed impressionante. Contro il fondo oro, disreso senza soluzione di continuità fino ai quattro polilobi recanti t6- BOLOGNA (CIÀ), COLLEZ-IONE COZ%AD1NJ i simboli evangelici, fa gran risalto la croce lignea cam­ NICOLÒ DI PLETRO?: SANT'AGOSTINO E SANT'ACNSSB pita di un azzurro intensissimo ed irreale, dalla cosra appena anenuata in una raffinata tinta cerulea, e su cui è allungato il corpicino smagrito del Cristo, runo se o ancora nella definizione pungente delle ombre e pelle ed ossa, come insidiato nella sua epidermide del disegno della sua mano sinistra. diàfana dalle ombre folte e nerastre, ma in fondo deli­ Per la comprensione piena di questo più antico catissimo in quella sua smisurata esilità. Anche in momento della carriera di Nicolò del Paradiso, di sot­ un'opera come questa, ove già l?reme un intento in tilissima vivacità espressiva e di grande limpidezza qualche modo caricaturale, il hnguaggio di Nicolò pittorica, è poi fondamentale il sorprendeme • Arrivo non è mai forzato in chiave marcatarnente espressioni­ dei Magi· dell'Accademia di Venezia (fig. 17), cui sta, più robusta e direttamente emiliana. Vi è semmai abbiamo già accennato e la cui attribuzione al maestro come una vena squisitamente giocosa, che si compiace veneztano ci pare ineccepibile, nonostante che sia ad esempio nel conferire un aspetto un po' bizzarro a passata un po' inosservata ..., Questo dipimo su tavola quel leone dal vello tutto arricciolato e dalle ali impre­ presenta sfortunatamente una superficie assai con­ vedibili, di un rosa tenuissimo, acceso di luce abba­ sunta, si che l'effetto scintillante dei colori, intdrsiati gliante. contro le rocce turchesi e il fondo rosso, alla boema, Inoltre, in sostanziale coerenza colla ' Madonna ' è per buona parte andato perduto, ma vi si ~uò gustare Belgarzone di dieci anni prima, la singolarità di Nicolò appieno il fascino eccentrico delle idee b1zzarre con si appunta in quelle attenzioni minime, sottilmente cui è impaginata quella che si può considerare l'unica naruralisciche, alla trasparenza del perizorna, lieve scena narrativa rramandataci dal Nicolò ancora tre­ come un velo, ai passaggi della pelle già un po' livida, centesco. Qui più che mai è chiara la sua "diversitl'', tutta tesa sul corpo come un'esile guaina, alle vene l'assonanza col filone più fantastico e nouurno del accennate lungo le gambe solo là dove si immagina gotico internazionale europeo, boemo e renano, più una luce radente, alla sgoratura del sangue sul costato, spiccata di quanto non sia reperibile in nessun'altra non già rappresa ma come dilavata, con grande deli­ pane d'Italia. Le proporzioni tra le cose e le persone catezza, in un alone rossastro. Vi ritorna pure quel sono affatto arbitrarie, l'impostazione spaziale è del suo vivo interesse per la penetrante verità locale delle rurro irrazionale e risolta sul piano, ove si proiettano, ombre, cbe si addensano - ma con quale dosara secondo geometrie assurde ed imprevedibili, figurine gradualità -sotto le ascelle e lungo i fianchi di Cristo, esili ed oscillanti come steli vegetali, percorse da fre­ accentuando poi di converso il netto risalto del profilo miti leggeri sul filo dell'ammiccare vivissimo degli oc­ contro il fondo oro. Queste ombre sfumacissime sono chi. Come in una costellazione smagliante e paradossa­ comunque realizzate, cosi come le leggere Jurneggia­ le di puri fenomeni, i cavallini occhieggiano inarcando ture, con una pittura straordinariamente liquida e elegantemente la criniera e scivolando sulle zampe trasparente, come ottenuta per sole vdarure, ancora filiformi, l'asino cipiglioso e scarnificato rizza le or(c- chiaramente distinta da quella pittura intaccata e ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte TAV. IV

BOLOGNA, PINACOTECA NAZIONALE (GIÀ VERUCCHIO, CHIESA DI SANT' AGOSTINO) NICOLÒ DI PIETRO: CROCIFISSIONE

4 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

17- VENEUA, GAUIRI! DEU"ACCADEMIA- NICOLÒ DI PlETRO: ARRIVO DII MAGI

quasi formicolante, auema alla ricche:t~ materica e assai consunta, soprattutto nei volti, ciò che è vero alla grana superficiale delle cose, che di Il a poco peccato dal momento che si tratta di una delle idee verrà proposta, colla forza di un esempio impareggia­ più alte ed affascinanti che ci siano giunte del maestro. bile, dal gran " lombardo " . Si Intanto si veda la novità nell'uso di decorazioni rile­ veda ad esempio, avvicinandosi all'opera, la Auidità vate e dorate, ad indicare le corone, lo scettro, le delle pennellate con cui è dipimo il ritrattino delizioso appliques sul trono, ecc., quale si ritroverà di frequente della monaca committente {fig. t8), posta ai piedi nelle opere successive, come la 'Madonna ' di Buda­ della croce, campita contro il fondo rosso e il cui volto pest (fig. 30), l" Incoronazione ' di Brera, il ' San paffuto è profilato da una linea continua spessa e Lorenzo ' dell'Accademia, la' Sant'Orsola 'del Metro­ nerastra, che ne accentua l'effetto di verità epidermica polit:tn. Unica è invece la lavorazione dei nimbi, che e che appartiene ad un gusto i cui antefaui si possono sono irregolarmente granati lungo l'orlo, di modo da reperire nello stesso Tomaso da Modena. conferire una diversa vibrazione luminosa alla super­ Rispetto alla ' Madonna ' del 1394 è dunque preva­ ficie dell'oro. I protagonisti sono assisi, o meglio si lente la continuità, in quell'amore per la definizione ritagliano un po' astrattamente, su di un oggetto archi­ nitida e pungente della guaina delle cose, piuttosto tettonico quanto mai originale, squadernato sul da­ che un'evoluzione, ravvisabile semmai in un accento vanti in una pedana sagomata secondo lunature acu­ più espressivo e nella maggior morbidezu dell'incar­ minate, e lievitante dietro in tutta una complicazione nato dei volti un po' tumidi, delle folte ciocche dei di pilastrini e mensole rampanti, di esili vimberghe tra capelli, ecc. Questi caratteri sono però me.glio evi­ cui sono tesi drappi sospesi a mezz'aria dagli ange.li in denti in opere come l" Incoronazione della Vergine· volo, di cuspidi che proseguono con naturalezza nel dell'Accademia dei Concordi di Rovigo s•> e gli ' Apo­ germogliare di aerei viluppi vegetali, finti in un leg­ stoli' della Galleria Corsini di Roma,.,> le quali devono ~erissimo lavoro di traforo a giorno, che fa antivedere comunque spettare ad una data assai prosstma al 1404. al goticissimo coronamento della facciata di San Marco, La tavola rodigina (fig. 19), di dimensioni di nuovo ad opera di Niccolò di Pietro Lamberti.n> Anche qui relativamente modeste a paragone della complessità i girari fogliacei, morbidamente incartocciati e variati monurnentale dell'invenzione, presenta una superficie nel diverso gioco della luce, sono abitati da minuscole

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adunati sul prato fiorito ai piedi del trono, colti come istantaneamente, occhieggianti l'uno dietro l'a.ltro, nel libero gioco dei profili pungenti delle mani e dei volti, che variamente si sovrappongono. A questo stesso momento, verso la metà del primo decennio del Quattrocento, appartengono probabil­ mente pure le due tavolette Corsini con la raffigura­ zione dei dodici apostoli, predella di una pala d'altare andata perduta. Qui è anche più evidente il dialogo ravvicinato con la pittura bolognese, l'orientamento verso un espressionismo dagli umori più spessi quale si affermerà ad esempio con l" Incoronazione ' di Brera ss> e con la ' Madonna tra due sante ' dell'Acca­ demia di Venezia.s5l La robusta stondatura delle figure, come largamente sbozzate per colpi netti e taglienti, è legata agli effetti cari al neo-giottismo bolognese dell' Avan~i e di Jacopo di Paolo, ma all'inconfondibile, eccitata temperatura espressiva di Nicolò appartiene 18 - BOLOCNA, PINACOT2CA NAZIONALE la "mimica variata all'eccesso" (Pallucchini) s?l di (CIÀ VERUCCHIO, CHIESA DJ SA.NT'AGOSUNO) questi irrequieti e un po' burberi santoni. NICOLÒ DI PIETRO: R11'RATTO 01 DONATRICE (PARTICOLARE DEL CROCIFISSO) Il confromo cogli emiliani è dunque particolar­ mente stringente per Nicolò proprio in questo mo­ mento in cui si stava formando e primamente affer­ figure di profeti, mentre tutto il trono è fantastica­ mando la grande personalità di Giovanni da Modena. mente popolato da un'umanità "lillipuziana ", posta Spetta a Roberto Longhi il merito di aver messo in a mo' di coronamento scultoreo che all'improvviso rapporto il Nicolò di Pietro del 'Crocefisso' di Ve­ assuma sembian~e vive e palpitanti! È questo il risul­ rucchio " con lo stile intensamente espressivo di Gio­ tato più lieve e brillante, insomma più squisitamente vanni da Modena ",s8l il quale ci è noto solo a partire gotico, raggiunto dalla pittura tardogotica veneziana: dagli affreschi della cappella Bolognini, la cui esecu­ in un Jacobello del Fiore, infatti, permane sempre un :tione è stata ora precisata dal Volpe tra il I4I2 e il abito un po' trecentescos.> ed invano vi si cercherebbero I4IS,S•> ma che già nel r398-99 è documentato in solu~oni cosi ariose e liberamente sboccianti, archi­ relazione a pitture, andate distrutte, nel convento tetture così teneramente animate e brulicanti di vita; bolognese di San Michele in Bosco. Purtroppo rimane al confronto si veda ad esempio l'intereua del trono ancora arduo definire, nelle opere, una sua primissima della pala di Teramo, del secondo decennio, ·che è storia,6o> in cui non è da escludere che anche Nicolò appena commentato da qualche lingua fogliacea e noo abbia avuto la sua importan~. Tuttavia è chiaro come è molto più gotico di quanto si potesse vedere persino la sigla sintetica, ma fortemente icastica, in cui sono nella contemporanea pittura fiorentina. racchiuse le figure grandeggianti dell'' lncorona:tione ' Nell" Incoronazione ' di Rovigo le proporzion.i rodigina, come poi di quella braidense, possa venire irrazionali e gerarchiche tra le figure, e l'ostentato confrontata, ad esempio, con la stessa scena o con le ribaltamento dei piani nell'organizzazione spaziale, sottostanti schiere paradisiache nella cappella Bolo· sembrano in voluta polemica con le inscenature neo­ gnini, dove l'" asprez:ta antica quasi neogiottesca" giottesche, coerentemente disposte e serrate in gruppi, (Volpe) 5•1 è similmente reinterpretata, in una chiave che ancora avevano corso. Ma in qualche modo vi però impetuosamente gotica e caricata per cui stimolo filtra il retaggio neo-giottesco nell'imponen~a delle decisivo furono, senz'altro, le sculture stupende, bor­ sagome di Cristo e della Vergine, rivestite da larghi gognone e lombarde al tempo stesso, dei fianchi di panni che ricadono in pieghe incisive e lungamente San Petronio. falcate. La poten~ di quest'umanità sembra però cedere e quasi sfiancarsi in una rilassata mollez~ di 4· - Il salto gentiliano carni, il suo imperio è smorzato dai gesti lenti e pla­ cidi, fino alla dolcez~ toccante di quelle dita affuso­ Si avvia ormai per Nicolò del Paradiso una fase di late della Vergine che parrebbero voler raccogliere difficile transizione e di impegnativi confronti, in un l'ombrosità depositatasi nel cavo dell'altra mano! Ana­ clima generale più apertamente gotico, dove il suo logamente il lembo del manto disteso sulle spalle di primo, umbratile linguaggio poteva apparire troppo Cristo scivola sul braccio con una dolce curva, depri­ timido e fin arcaico, soprattutto a fronte di quello, mendo così la solennità turrita di quel gesto. Sul ceppo intimamente laico, naturalista e di un'ostentata, fles­ un po' scultoreo di queste due figure, grandeggianti suosa elegama, di Gentile da Fabriano, che proprio e ben ammantate, si innesta una mimica più sottile, nel 1408 si stabiliva a Venezia. La presenza di Gentile sfiorata da sensi più fragili e da una vitalità crepitante. costituirà, nello sviluppo della pittura veneziana, una Esemplare è allora il brano vivissimo dei raccomandati cesura la cui rilevanza è difficile sopravvalutare e che,

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19-ROVIGO, ACCADBMlA DII CONCORDI - NICOLÒ DI PIBTRO: INCORONAZIONE DELLA V!RCI"NB ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

espressionista dell'arte di Nicolò di Pieuo ba infatti portato con sé, spesso e volentieri, un'ingiustificata larghezza attributiva, che ne ha considerevolmente sfocato l'imnugine autenrica.6J) La grande tavola, proveniente da Santa Caterina a Venezia e ora all' Acc.1demia, raffigurante la ' Ma­ donna del Parto ' (fig. :zo),M è apparentemente una opera un po' aripica nell'ambiente veneziano, a causa dell'estrema vivacità espressiva, tanto che quando venne pubblic.11a si preferi riferirla alla scuola bolo­ gnese. Essa invece aderisce intimamente al linguaggio del primo Nicolò di Pietro, di quello della 'Madonna ' Belgarzone per intenderei, specialmente nell'integrità e nella freschezza delle carni, qui però come inguanrate io una pelle eccessivamente liscia, demarcata da om­ bre puntuali e nerastre, che assumono l'aspetto un po' semplificato di una vera e propria grafia. Nico­ liaoa è la sigla delle mani profilate da un segno acu­ minato, mentre un po' rigida è la soluzione del pan­ neggio che largamente fascia la Vergine gravida, vestita di bianco e di rosa, e l'espressione, furbesca­ mente ammiccante, ha una vivaci t~ quasi caricaturale. Ai piedi di tanta matrona stanno, rimpiccioliti, il com­ mittente e la sua consorte, ritratti in pungente profilo, proprio come nelle ancooe di Nicolò. La corona della Madonna è già realizzata in pastiglia relevata e dorata. È questa l'opera di maggior spicco di un fedele senatore del maestro del Paradiso, cui infatti furono attribuiti dalla Sandberg- Vavalà, e ora nuovamente dal Boskovits, le tavole coi ' Santi Francesco e Ludo­ vico di Tolosa' della collezione Campana di Avigno­ ne (figg. 21 e 22), che già Volpe e Zeri collegavano :t0- VENE%1A GALLERIE DELL'ACCADEMIA 1 invece alla 'Madon.na del Parto' deii'Accademia.6Sl MAESTRO .DELLA MADONNA DEL PARTO: MADONNA .DIJ.. PARTO La compattezza della stesura pittorica, come placcata sopra un disegno un po' rigido ed eccessivamente ta­ gliente, non è consona alla qualità sottilmente naturale con le sue prepotenti novità, finirà col rendere supe­ di Nicolò, mentre le ombreggiature fumose addensate rata la delic.tta e vivida parlata del primo Nicolò.bJ luogo il contorno dei volti o dei libri, la sigla geome­ Per questo ci è parso importante recuperarne, al di trizzata delle dita e perfino il particolare minimo là del successivo filtro gentiliano, tu11a la qualit~ e della profila tura lunga e sottile delle narici, si ritro­ considerare senza pregiudizio la grande novità che vano pari pari nella tavola veneziana. Altri due pan­ dové costituire alla fine del Trecento, quand'era una nelli dello stesso complesso, raffi~uranti • Santa Cate­ delle punte più avanzate, vivaci ed irrequiete, del rina ' e • San Giacomo ', resi nota di recente ed appar­ tardo-gotico esordiente, nell'Italia del Nord. tenenti alla fiesolana collezione Martello,66l mostrano Assai istruttivo per intendere il registro dei tempi, anche più chiaramente, nella caratterizzazione secca a Venezia tra Tre e Quattrocento, e quindi l'incidenza, e scarnificara, l'improbabilità di un riferimento allo anche in persona~gi secondari, dello sconvolgimento stesso Nicolò di Pietro. Mai attribuite al pittore del arrecato da Genule, può essere allora il caso di un Paradiso, ma più vicine d'ogni altra opera alla • Ma­ anonimo maesuo che potremmo battezzare 11 Maestro donna del Parto ' sono poi due tavolette deliziose e della Madonna del Parto". Questi ci interessa pure praticamente inedite, raffiguranti rispettivamente perché, ponendosi strettamente al seguito di Nicolò, ' Sant'Egidio ' e ' Santa Chiara ' (figg. 23 e 24) e che ce ne allesta la fortuna verso la fine del Trecenro, nel 1930 erano a Firenze nella collezione Ciardiello.671 prima di ogni eventua.le influenza jacobellesca o gen ­ Analoga è la robustezza stondata di queste figure, la tiliana, quale homo novus della Venezia di allora. D'al­ loro posa un po' contraila, il chiaroscuro oerasuo che tra parte, poiché alcuni dipinti di questo maest:o ne sottolinea con scarna effic.tcia la pienezza carnale. sono stati a più riprese riferiti allo stesso Nicolò, la La curiosa siglatura della nuni, il profilo tagliente dei sua ricostruzione può viceversa contribuire a chiarire oasi, il risalto elementare con cui sono individuati il la misura vera e le qualità proprie del pittore del ponte libro della Santa o il cervo sorretto da Egidio, la fissità del Paradiso. L'interpretazione in chiave univoca mente allarmata degli sguardi obliqui, ecc., sono tutti ele-

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21- AVICNON'I, MUSi& OU PITtT PALAIS 2:2- AVICNON!, MVsél OU PETJT PA.LAIS MAESTRO DILLA MADOt.fNA DIL PA.RTO: SAN FRANCESCO MAESTRO DELLA MADONNA O!L PARTO! SAN LVDOYICO DI TOLOSA

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23- FIRENZE (GIÀ), COLL.EZIONI CIARDJELLO ~ - PIRENU (erA), COLLEZ.IONB CJARDIBLLO MAESTRO DELLA KADONNA DEL PARTO: SANT'EGIDIO MAESTRO DELlA MADONNA DEL PARTO : SANTA CHIARA

menti che offrono pahnari riscontri pure coi due L'interesse maggiore offerto dallo studio di questo 'Santi' CamJ?3na. pittore sta però nella possibilità di riconoscerlo nuova­ Tutti questi dipinti si collocano verosimilmente già mente in un gruppo di dipinti più tardi, ormai signi­ intorno all'anno 1400, mentre gli inizi di questo ano­ ficativamente aggiornati su quello che chiameremo nimo, ancora nel Trecento, sono forse da ravvisare il "dopo-Gentile". L'attribuzione a Nicolò di Pietro, in una tavola colla • Madonna dell'umiltà e il Crisro avanzata nel 1930 dalla Sandberg Vavalà, di quattro in pietà •, appartenente al Museo Puskin di Mosca tavole, raffiguranti' San Gerolamo', • Sant'Agostino', (fig. 25), invero non ancora del tutto io linea con Ni­ • San Giacomo ' (fig. :~6), • San Francesco' (fig. 27), colò, specie nella secchezza di certi stilemi di retag­ dell'Accademia, attualmente molto ridipinte ma recu­ gio " adriatico ", ma che in alcuni dettagli, come io perabili a miglior leggibilità con un attento restauro, quel corteo volante di angeli eccitatissimi o nella si fondava infatti piuttosto sul confronto con un'opera sfraogiatura più sottile degli albcrini di sfonèo, matura come la Sant'Orsola' del Metropolitan, in già reca i prami segni dell'incipiente clima cortese. cui il maestro reagisce alle novità recare da Gentile L'opera era stata pubblicata dal Lawev nel 1927 a Venezia, sul 141o.6ol Della stessa serie, forse antica­ come del napoletano Roberto Oderisi, mentre ora mente inserita in un'iconostasi, fanno parte anche due la Markova l'ha ricondoua a Nicolò di Pietro e pannelli, con ' Cristo benedicente ' e ' San Giovanni alla sua cerchia.681 Precise sembrano le somigliante Battista •, ora nella chiesa ortodossa di Mostar, in tra il volto della Madonna e quello, ad esempio, della Erzegovina,,., mentre allo stesso gruppo stilistico affe­ • Santa Caterina ' Martello, o ancora tra la definizione riscono pure un ' Crocefisso • delle Gallerie dell'Acca­ incavata dei grossi occhi del bambino 'O quella un po' demia (fig. 28),1•1 ospitato nei depositi, e un • Com­ metallica e meticolosa dell'orecchio del San Giovan~i, pianto di Cristo' di collezione privata (fig. 29);••1 e brani analoghi nei • Santi ' Campana. assai svelato ma forse più grato dei santi talora un po'

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grifagni dell'Accademia e di Mostar. Il rapporto col " Maestro della Madonna del Parto " è particolar­ mente chiaro nella • Pietà', dove il volto della Vergine dolente ricorda quello del ' San Ludovico ' Campana, ma pure il 'San Giovanni Banista' di Mostar è ben paragonabile colla • Santa Caterina ' Martello, ed in genere ritornano gli stilemi più ~colari delle occhia­ ie incisivamente lunate alla radtce del naso, come nella • Madonna del Parto', o dell'acwninato ritaglio delle mani, quella ad esempio del • San Francesco • del­ l' Accademia, su cui poi il pittore si compiace di descri­ vere un minuto reucolo vascolare. Ciò che è diverso e nuovo è l'articolazione molto più complessa delle pose, la carnosità più espansa e rilasciata dei volti, la ricchezza calligrafica dei panneggi, la ma~giore morbidezza delle capigliature, com'è nei grosst boc­ coli del • San Giacomo ' o in quelle biondissime del •Cristo' dell'Accademia o della Maddalena del 'Com­ pianto' dove, l'effetto di oscuramento improvviso è già un chiaro risentimento gentiliano. L'evoluzione seguita dal " Maestro della Madonna del Parto " si riconnette ad un clima generale che nel secondo decennio era ormai radicalmente mutato, dominato dall'esempio carismatico di Gentile, all'emu­ lazione quasi fanatica del quale si lancerà infatti-e pericolosamente - un pittore come quello stesso Za­ nino di PietrO che abbiamo già incontrato nella con­ giuntura neogiouesca di fine Trecento, oppure, con anche maggior fedeltà ma con più sottile intelligenza, l'anonimo autore degli affreschi di Santa Caterina e del Battistero di Treviso, per cui è ancora estrema­ meDie attuale, a nostre avviso, la proposta di identifi­ cazione col giovane . L'esame attento e coor­ dinato di questa svolta, a Venezia, esula però dagli intenti specifici di questo saggio, ove semmai inte­ ressa registrarne il riBesso nell'ultima vicenda dello stesso Nicolò di Pietro. 25 - MOSCA, MUSIO PUSICIN Con quale volto, allora, egli doveva presentarsi sul MAESTRO DILt.A MADONNA DEL PAII'TO (?): 14o8, nel momento in cui Gentile si trasferisce a MADONNA OSLt.'UMJLTÀ 8 CRISTO IN PIETÀ Venezia? Credo che un'idea ce la possano dare due opere, la ' Madonna dell'umiltl\ ' di Budapest (fig. 30) e la • Crocefissione ' (fig. 31), che qui presentiamo per la prima volta, dove l'intenso goricismo rappresenta a Nicolò di Pietro non penso possano esservi dubbi forse j:ià una prima, incompleta reazione alla presenz.~ di sorta. t: un dipinto purtroppo molto provato e sve­ assai unpegoativa del fabrianese. lato, forse anche a causa del particolare supporto, e a La "deliziosa e inquietante" 'Madonna' di Buda­ ciò penso si debba cerro impoverimento cromatico, pest (Bologoa)n> c:i colpisce per la ricchezza del lavoro proprio come è accaduto anche per la ' Madonna tra a rilievo dei nimbi e delle bordature e più per il bel due sante' dell'Accademia, pure su tela, cbe, nono­ movimento, largo e ondeggiante, della veste. La vasta stante lo stato in cui attualmente si presenta, non è scampanatura con cui questa si apre e si espande è affatto una pittura mooocroma. L'idea affascinante risolta con maggior eleganza che nella precedente 'In­ è comunque leggibile in pieno e di estrema importanza coronazione' di Brera, esiro forse non dei più brillanti, percht ci restituisce finalmente un'altra immagine dove comunque il brano più piacevole, quello degli narrativa di Nicolò, dopo l'' Arrivo dei Magi ' e prima angeli assiepati entro la centina, curiosi in quella fisio­ delle più tarde ' Storie di Sant' Agosti.no ' della Pina­ nomia dalle gote carnose e dal mento affilato, già coteca Vaticana:n> punta verso l'ancona ungherese. Qualche parola, intanto, sulla rara iconografia. Si Ma ancora più mossa e sprizzante di una vitalit!l tratta io sostanza $ià della cosi detta ltbtnde Kreuz, Jncontenibile è questa • Crocefissione' su tela (cm forse l'esempio itahano più antico a noi noto, peraltro So x 69) 1•! e su fondo rosso, appartenente ad una molto particolare ed incompleto, prima di quello di collezione privata milanese e sulla cui attribuzione Giovanni da Modena in San Perronio, del r42t.,.>

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Dalla rompagine allegorica è eliminata ogni allusione YENUJA, CAL.LERJI DIJ.L'ACCADULlA - MAJ.STa() Dfl.l..A MADONNA all'evento narrativo della Crocefissione, e infatti man­ DEL PARTO: cano sia i dolenti che i giudei e i centurioni ai piedi 26 - SAN CIACONO della Croce, mentre sono raffigurati i momenu sa­ 27 - SAN FRANCSSCO (PARTICOLARI!) lienti della Passione: il " prima " dell'andata al Cal­ vario, a sinistra, e il " dopo " della lamentazione sul 28- CROC!FISSO (PARTICOLARE) rorpo di Cristo deposto, a destra. Mancano, per la verità, i bracci della Croce animati ed operanti il trionfo della Chiesa suJia Sinagoga, sarà invece nella ' Crocefissione ' del ad opera del " Maestro di Roncajette ", che deriva da questa per­ sino nel rirorrere dell'identiro testo in alcuni filatteri. ma che reinserisce la scena narrativa dei dolenti, dei soldati che si disputano le vesti, ecc. In basso, però, la mano "vivente" della Croce afferra per un braccio il vecchissimo Adamo (che rome Eva non è nimbato), operando rosi la liberazione delle anime del Limbo. Alle creature angeliche che racrolgono il sangue di Cristo sono rontrapposte altre, roronate, che ne opera­ no il martirio. Anche se le due figure femminili alla base vanno probabilmente intese come la Sapientia (" Sapientia quoque ... " recita infatti il cartiglio rela­ tivo) e la Stultitia, reggente la pertica rolla spongia impleta aceto, va notato come l'accento, anche nella scelta dei versetti biblici dei filatteri,nl cada piuttosto sull'aspetto patetico che non su quello trionfale. ~ infatti possibile che una raffigurationc di questo genere rosse inserita nel tabellone di una confraternita. ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

L'inscenatura un po' sovraccarica, imposta dalla intricata iconografia, è peraltro risolta da Nicolò con mano molto leggera, evitando ogni simmetria troppo rigida pure nei 6.1atteri che ondeggiAno elegantemente contro il cielo rosso e negli angeli guizzanti, soni da piccole nuvolette, diresti come da una scintilla o da uno scoppiettio improvviso. In tutto è un goticismo ormai ricco di desinenze arricciolate, esuberante e largamente cadenzato come in Giovanni da Modena, cui rimanda pure il complicato allegorismo, ma insieme più gracile e crepitante. La figura di Cristo è ben confrontabile con quella del 'Crocefisso' di Verucchio (T.w. IV), del 1404, ma è altrettanto chiara la sua seriorità, nell'articola­ zione più mossa del corpo, nella manipolazione l?iù libera del volto, di un patecismo struggente, nel gouco perizoma che si sfoglia finemente. In ciò pare si possa gi~ avvenire il risultato di un primo confronto con Gentile da Fabriano, senza peraltro che il disegno pungente sia riassorbito da quegli effeni di carnosità più tenera che saranno più evidenti nelle ' Storie di Sant'Agostino ' della Vaticana. In basso la scena un po' stipata è risolta brillantemente in una sorta di brusio continuo, in un animato brulicare di figurine,

~O - BUDAPEST, SZ:iPMUVisZETI MiizBUM NICOLÒ DJ PIETRO: MADONNA DELL'UMILTÀ

sottilmente eccitate e come in preda ad una febbre leggera. Nonostante l'affollamento e le vistose pro­ porzioni gerarchiche tra i diversi gruppi, ogni figura è vivamente articolata, con altra complessità rispetto all'esi.le umanità dell" Arrivo dei Magi' (fig. 17), e ogni gesto vi è attentamente individuato, quelli ad esempio di un manigoldo che preme la folla animosa delle pie donne, o dell'altro come contratto nell'atto di sollecitare il Cristo a proseguire il cammino, tirando la cordicina che lo tiene legato per il collo. Ancora si veda la bella interpretazione patetica, aspra ed insieme tenerissima, della Pietà, massime nella mossa della Vergine, dagli occhi spiritati e distrutti per il dolore, che stringe a sé il volto macilento ed inerte di Cristo morto. Negli angoli si intravede un paesaggio affatto rampante, in ciò analogo a quello della ' Crocefissio­ ne ' reatioa di Zaoino, realizzata grosso modo nello stesso tempo,.e> e rievocato per frammenti, come è per il lontano boschetto che compare nella • Madonna' di Budapest, ma con belle osservazioni, 2d esempio nei cespugli rirnbucari torno torno al sepolcro o in quei ci­ pressi posti in cima ad un poggio scoglioso, le cui chio­ me si sfrangiano appena, come per un colpo di vento. 29- MILANO (CIÀ), COLLEZIONE PR.IVATA Nicolò di Pietro e Gentile da Fabriano, è ben noto, MAESTitO DEL.LA MADON'N'A DEL PARTO: COMPIANTO D l CR.ISTO furono in stretto rapporto e lavorarono addirittura

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3 I - MILANO, COLLEZIONI PR.IVA.TA - NICOLÒ DI PJSTRO! CROCJFIS$10NB ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

per lo stesso committente, Francesco Amadi,' nei cui conti, alla data del 27 luglio 14o8, risultano due versa­ menti, l'uno di seguito all'altro, per le ancone da loro dipinte. La diversa entità del pagamento, di 27. t o lire per Gentile e di 14.15 lire per Nicolò,10l farebbe già pensare ad una posi~ione più prestigiosa del primo. Certo si è che l'esperien~ di lavoro a fianco di Gen­ tile, che forse ebbe un seguito e si consolidò, come sembrerebbero testimoniare le discusse ' Storie di San Benedetto' degli e del Poldi-PezzoJi,So> lasciò il suo segno in opere come i ' Santi ' dei musei di Pesaro (jigg. 32 e 34) e di Detroit 8•> o come la ' Sant'Orsaia ' del Metropolitan,8ol dove la verità pa­ stosa delle carni rosate, pur gravemente impoverita dalle puliture troppo violente, è di una tale tenerez­ ~• che si potrebbe parlare, paradossalmente, di una sorta di Renoir della situazione! La novità di questi dipinti, rispetto a tutti quelli sinora esaminati1 è ben riscontrabiJe se si osserva, nel dettaglio, la diversa condotta pittorica, più soffice e sprezzata. Si vedano ad esempio le capigliature delle compagne di Sant'Orsaia, che girano sopra gli orecchi in onde molto sciolte e morbide, oppure la barba gonfia del ' San Pietro ' di Pesaro (fig. 34), dipinta con pennellate libere e guizzanti, come se avessero dovuto rendere piut.tosto l'informe formicolio di una materia spumosa. Nelle ' Incoronazioni ' di Brera e di Rovigo, invece, le ciocche dei capelli erano si turgide e vistosamente ondulate, ma molto attenta­ mente disegnate, come se avessero avuto una consi­ stenza compatta, tornita e semplicemente rigata in superficie. Il volto del 'San Niccolò da Tolentino' di Pesaro è piegato in una smorfia curiosa, che richiama invincibilmente certi personaggi delle citate ' Storie di San Benedetto', e per cui si può comunque ritro­ vare un precedente, ad esempio, nel Padre Eterno dell" Incoronazione' braidense. Ma mentre li la su­ perficie del volto era come intagliata e scavata, con un'attenzione alla nette~~ degli angoli e dei profili delle cose di retaggio trecenresco, qui invece la sua carnosità è resa con trapassi più liberi, l'incavo degli occhi e l'inarcarsi delle sopracciglia sono espressi con altra e più morbida illusione. Il gran manto rosso, stupendamente mare~~to sui lembi, che ricade dalle spalle del ' San Paolo ' pesarese, come quello gon­ fia nte, fitto di occhielli e di virgole, del ' San Pietro ', possono ricordare certi passaggi del quadro di Brera, ma con un effetto complessivo decisamente più libero e fluente, che si può ricollegare al primo Gentile da Fabriano, quello del polittico di Valleromita. Al contempo va rilevato come in queste opere, riferibili alla metà del secondo decennio, si faccia sempre più evidente quella interpretazione un po' deformata e caricaturale che prenderà il sopravvento nell'estrema produzione del maestro, già morto nel 1427,8'1 rappresentata dai cartoni per gli arazzi di San Marco colle ' Storie della Passione ' 84> e dagli affre­ schi in San Donato a Murano.S$) Così nel ' San Paolo ' come nel • San Pietro ' di Pesaro sembrano riaffiorare, 32 - PESAAO, MUSEO CIVICO anche più esplicite di prima, quelle memorie boeme NlCOl.Ò DI PIETRO; SAN PAOLO

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34 - PESAR01 MUSEO CIVICO NICOLÒ DI PIETRO: SAN PIETRO (PARTICOLARE)

di reperire quindi, entro un ambito più vasto, la trama dei delicati rapporti annodati intorno al nuovo lin· ~uaggio gotico del pittore veneziano. Linguaggio che 10fatti è recepito anche meglio e più a lungo entro tale largo raggio dove più lentamente filtreranno le novità gentiliane, erompenti invece in Venezia sul 1410, se· 33- 'KAR.I.JTEJN1 CAPPELLA DELLA SA.NTA CROCE condo una fenomenologia molto interessante, sopra MAESTRO TEODORlCO: SANTO PAPA accennata, ma su cui sarà opportuno ritornare più a fondo in a.ltra sede. L'arte di Nicolò di Pietro trova prima la sua grande che avevano avuto la loro parte nella stessa forma. ora, intorno all'anno 1400, e si inserisce bene nell'im­ zione di Nicolò. Si veda allora come la singolare fisio· magine vitale e aggressiva di una Vene:.;ia che, esau­ nomia del secondo, dal naso un po' ingrossatO, dalla riti gli estenuanti conflitti con Genova e con il Turco, larga struttura degli zigomi, dall'espressione bonaria­ proprio allora muoveva in pochi anni all'annessione di Padova e di Il di tanta parte della circostante terra­ mente ingrugnita, ecc., possa ancora ricordare, non 11 a caso credo, le opere, di mezzo secolo più amiche, ferma, potenziava i traffici marittimi, e verdizava di "Magister Theodoricus ", ad esempio questo de stato di tutte ricchezze grande in tutti i cittadini " ,87) 'Santo Papa· (fig. 33) appartenente alla celebre deco­ Alla crescente penetrazione del commercio veneziano razione della Cappella della Santa Croce a Karlstejn.8EI lungo le vie del Po e dell'Adige, agevolata pure dal vanificMsi della prospettiva di un unico dominio pa­ 5· - Il contesto adriatico dano visconteo (come prima scaligero o carrarese), corrisponderà in generale una maggior apertura verso Erede di Tomaso in un incipiente clima gotico il "continente", anche per ciò che riguarda la com· internazionale, impegnato in una liberissima reazione mitteoza artistica. al neo-giortismo padano di fine secolo e in un dialogo Proprio verso il 1410 sono attirati in Venezia quelli a distanza colla pittura boema, Nicolò del Paradiso che erano due dei massimi pittori del tempo, i mag· in quanto pittore specificamente veoe:ciaoo è però allo giori senz'altro allora in Lombardia, Michelino da stesso tempo ed innanzi tutto pittore adriatico. Tale Beso:.;zo e Gentile da Fabriano,88l nel decennio suc· è lo sbocco commerciale delle sue opere e tale è per· cessivo sempre a Venezia e proprio accanto a Gentile ciò l'area privilegiata di risonanza della sua arte. si formerà il veronese Pisanello, e qui migrerà da Per questo è estremamente opportuno dare un giro Firenze l'importante scultore Nicolò di Pietro Lam· d'orizzonte entro il microcosmo adriatico, al fine di berti, autore del coronamento della facciata di San conferire un più largo respiro ad uno studio che non Marco, seguito poi dal diverso e già rinnovato Naoni sia imbrigliato io limiti asetticamente monografici e di Bartolo. La clamorosa fortuna della pittura di Gen- ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

* NICOLO' 01 PIETRO

+ ZANINO Di PIElliiO

• IACOBELLO DEL FIORE

0 8ITINO DA f:AENZA

A Pl EUO 0 1 DOMENICO

0 8LAi JUilJEV

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o OU&aOVNIK

35 - MAPPA RIPRODUCENTE LA DIFFUSIONE DELLE OPERE DI Pl'lTORI APPARTENENTI A.LL' AMJUTO D l NICOLÒ DJ PIETRO

tile, che lascerà infatti un'impronta un po' su tutta scultoree improntate sugli esempi veoetiaoi. Ma la pittura veneziana della prima metà del secolo, soffo­ questa sorta di imperialismo culturale è fenomeno ben cherà ben presto il linguaggio tardogotico di Nicolò, avvistato, per la pittura, fin dal Trecento, quando la più gracile e "disegnato", con un trapasso analogo bottega di Paolo Veneziano trova uno straordinario a quello che nello stesso tempo aveva luogo io Lom­ esito commerciale un po' lungo tutte e due le coste bardia, dalla generazione di Giovannino de' Grassi a dell'Adriatico.ooJ Numerose, in seguito, sono le bot­ quella di Michelino. t~ghe venezia.ne di cui ci sia sopravvissuta la testimo­ A Nicolò spettava il merito di aver aperto, con gran­ nianza di dipinti spediti in vari centri del litorale de sottigliezza, all"' aria del continente " (Longhi) e occidentale,••> da Caterino (Osimo, Pennabilli), da pure a quella d'oltralpe, in netto anticipo rispetto alla Guglielmo Veneziano (Recanati, 1382), da Jacobello successiva e contraddittoria maturatiooe gotica di di Bonomo (Lecce, Montefortino , Sant'Arcan ­ Jacobello del Fiore, cui per molto tempo si sono attri­ gelo di Romagna, 1385), dallo "Pseudo-Jacobello" di buite alcune tra le opere più significative del pittore Bonomo (Fermo), dal " Maestro del polittico di Torre del Paradiso.So> Ma la messa in valore del Nicolò più di Palme" (opera eponima, Fano), dal " Maestro della antico è affidata anche all'individuazione di una sua Madonna Giovanelli" (Lecce), ecc., secondo una risonanza più larga in periferia, dove, come si diceva, consuetudine poi ben consolidata nel Quattrocento e le novità giungevano più lentamente e più lentamente oltre. si stratificavano. Per il periodo che più strettamente ci interessa i Questa periferia è costituita dalle coste adriatiche, casi più vistosi sono quelli di Nicolò di Pimo, di quelle romagnole e marchigiaoe in particolare, luogo Zanino francese e di Jacobello del Fiore, come è visua­ le quali la Signoria tendeva a specchiarsi. Ciò è visi­ lizzato nella mappa qui riprodotta (fig. 35). La bottega bile soprattutto nelle architetture e nelle decorazioni più intraprendente è decisamente quella di Jacobello

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36- RIMINI, CHJISA. DI SAN CH1LlANO 37- RIMINI, CW.ESA DI SAN GIULIANO BITINO DA FAENZA: VANO TENTATIVO DITINO DA FAENZA: DI RIMUOVERE L'ARCA DI SAN GIULIANO (PARTICOLARE) LA PR.EOHJEAA DELL.ABATE OIOYANNI (PARTICOLARI)

che lavorò molro per le Marche, per Teramo e spesso zone della costa occidentale e in particolare l'entro­ pure per le regioni dalmate, dove non rimangono terra rnarchigiano, dove si conservano numerosi suoi peraltro che opere un po' secondarie ..., Singolare dipinti ...! È probabile che anche Nicolò abbia soddi· sembra essere mvece il comportamento di quella di sfatto più volte le richieste della riviera adriatica, ed è Zanino, come se si fosse specializz..,ta nel rifornire certe infatti molto significativo che tra le rare sue opere ubicate sul territorio ben due si trovino ab anriqua tra Marche e Romagna, il · Crocdisso • di Verucchio e il polittico di Pesaro. Si ricordi inoltre come il com· mittente della • Madonna • del 1394, Vulciano Bel· garzone, fosse un dalmata di Zara, anche se il dipinto fu eseguito molto probabilmente per Venezia. Un altro fenomeno assai curioso, e comunque pure ben avvistato, è quello della stretta comunicazione tra le due coste, marchigiana e dalmata, anche per ciò che riguarda gli scambi artistici. Tali scambi sono ben documentati più tardi, quando certi scultori come Giorgio Orsin.i da Sebenico o Giovanni Dalmata lavo­ rano pure ad Ancona; e si può anche ricordare, ad esempio, come sia stato un ragusino (d'adozione), Alvise Goui, a commissionare la pala che Tiziano realizzò per San Francesco in Ancona. Per il nostro periodo l'episodio più significativo, e documentato, è quello del " Maestro di Sant'Elsino", cui abbiamo già accennato, di cui esistono numerosi dipinti in Dalma· zia, tanto da far ragionevolmente supporre che egli fosse di tale regione, ma che dipinge senz'altro anche per Fermo, dove si trova tuttora un suo polittico... l ln perfeno parallelo con questa vicenda esiste una rete di scambi e di migrazioni di maestranze varie, lapicidi soprattutto, marchigiane a Zara e viceversa 38- RIMJNI, CHI8SA 0 1 SAN C l ULlANO 1 DITINO DA FAENZA: T'RASPORTO DELL ARCA DI SAN GIULJANO dalmate a Fermo, quale è stata messa in luce dal VERSO L'AIILUL\ DJ SAN PIETRO (PARTJCOLA.RI) Petricioli ..,l ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

Itali1 tirreni ca- Italia levantina, meno apparente, non è meno reale. Ha funzionato, in tutto il passato italiano, come un'articolazione segreta ",971 In tale luce il caso più macroscopico è quello delle Marche, attraversate da una sona di confine interno tra l'area litoranea, fortemente comunicante con la Romagna, con Vene:tia stessa e con la Dalmazia, e dall'altro quella più appenninica, tendenzialmente connessa in una sola koinè coll'Umbria nord-orien­ tale. T aie polarizzaùone è ben leggibile al tempo della grande stagione della così detta pittura riminese, che è ~ r buona parte pure marchigi2oa, come poi fra T re e Quattrocento, prima che le corti di Urbino e di Rimini assumano un decisivo ruolo di cerniera, attirando presso di sé diversi e prestigiosi personaggi. Si •teda allora la significativa divergenza tra la car­ riera artistica di Lorenzo Salimbeni, che affonda le sue radici nella pittura umbra della fine del Trecento, sviluppandone le premesse in chiave ormai audace­ mente 11 internazionale" ,9th e quella invece, quasi con­ temporanea, di Ca.rlo da Camerino, il quale, operoso ad Ancona, a Recanati e nel Montefeltro, rielabora genialmente chiari ricordi riminesi in una pittura ricca di anacoluti espressivi, dalle stesure vivide, come smal­ tate, e un po' intarsiate in superlicie, dalle penetranti verità di epidermide, dalle ombre dense e fumose, ecc. gwrdando cioè piuttosto a settentrione, per il tramite adriatico ...' Il fatto interessante, nei pitto.ri deJJa costa

39- ROMA (CIÀ), COLLEZIONE PJUVATA 81TlNO DA FAENZA?: SANT,ANTONlO AIAn

Gli Studi di Ferdinando Bologna sulle " rotte medi­ terranee della pittura " ci hanno mostrato in maniera esemplare quanti nessi culturali possano costituirsi tra regioni anche lontane in for%.'1 del ruolo avvicina­ tore del mare e, nello specifico del Mediterraneo occi­ dentale, come si possa parlare in più casi di una vera e propria cultura delle coste, intrecciata tra Napoli e Valenza o la Catalogna, passando, volta a volta, dalla Provenza, da Maiorca, dalla Sardegna, dalla Sicilia, ecc.oOl qualcosa di analogo è possibile verificarlo, in questo per•odo, pure nell'alto Adriatico, dove le comunica­ zioni legate ai traffici marinareschi piuttosto che deter­ minare un'area aseuica e rigorosamente omogenea, da Venezia ad Ancona a Ra~, creano lungo le coste delle zone di frontiera assa1 i.nteressa.nti per la distin­ zione come per lo scambio tra diverse tendenze cultu­ rali e artistiche. Particolarmente efficace è allora l'os­ servazione di Ferdinand Braudel secondo cui l'Adria­ . l CO u supera i contorni del mare ... verso ovest, traccia da nord a sud, attraverso tutta la penisola italiana, una sottile linea di clivaggio (fr. c/ivage). Di solito, si vede soltanto la nwissima opposizione tra l'Italia settentrio­ 40 - CU.ENA, PINACOTECA COMUNALI na le e l'Italia peninsulare; rna l'opposizione est-ovest, BtT'INO DA FAENZA: MADONNA DILLA PERA

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41 - Nl:W RAVL~, VALI UNlVERSJTY ART GALLERY .p- ALTIDONA, CHIISA PARIIOCC:IUAL.E- CRISTOFORO CORTESE: CRISTOFORO CORTSSE:: SANT'ANTONIO AlATI (PARTIC:Ol.ARE. DI POLJniCO) INIZIALE CON IUSTO DI APOSTOLO Cfoto $Qprint~ndmra ptr i Bori Artistici ~ Storin' Jtilt Marcite)

marchigiana e romagnola attivi all'inizio del Quattro­ Da parte nostra crediamo poi che le simpatie vene te cento, è che essi non sono puramente satelliti, come di Bitino siano confermare dall'appartenem:a a lui avviene talvolta in Dalmazia dove maestri quali Matej stesso, dopo il 1409, della squisita ' Madonna della Junéié o lvan Ugrinovié, pure della stessa epoca, pera ' (fig. 40), vivacemente campita di rosa e di ripetono ancora formulari strettamente laurenziani: azzurro, conservata nelle collezioni comunali di Ce­ essi costjtuiscono inveoe culture autonome, in inteJ­ sena,'.. ! i cui volti, nella loro arrotondata freschezza Iigente dialogo colle novit~ veneziane, ma pur sempre fisica, nelle leggere ombrosità intorno agli occhi, nella tali da apparire più legate a questa circolazione adria­ struttura affilata del naso, ecc. sono inrercambiabili tica che non al loro stesso entroterra. con quelli di tanti personaggi delle 'storieue di San Più vicino a questa cultura costiera che non a quella Giuliano '. Essa par quasi una • Madonna ' veneziana, bolognese coeva, ed anzi suo protagonista d'eccezione, a mezzo ormai tra Nicolò e Jacobello del Fiore, ma è quel Bitino da Faenza che ci è principalmenre noto rivestita di più tenera verità, in quella carne morbida per le incantevoli 'storiette di San Giuliano' (figg. 36- e leggermente lustra, chiaramente delineata nei suoi 38) appartenenti al dossale riminese, firmato e datato profili, neuissimi ma insieme ingraciliti, con effetto '409·'00! È merito di Federico Zeri aver messo in di indicibile delicatezza. stretto rapporto la sua cultura con quella di Nicolò Di Birino è probabilmente pure questa tavoletta, di di Pietro, che sappiamo operoso cinque anni prima cui non conosco l'ubicazione attuale, raffigurante proprio per Verucchio, non molto lontano da Rimini, • Sant'Antonio abate' (fig. 39), dove la siglatura mi­ dove Bitino è documentato dal 1398 fino alla morte, nuta dei traiti del volto, definita nel nitido intaglio precedente il 1427.'01! Bitino non è molto interessato del naso appuntito e delle occhiaie, è intenerita lungo allo splendore ornativo e superficiale della pittura gli orli intensamente adombrati o nelle brevi, liquide veneziana, ma da Nicolò accoglie con entusiasmo la lumeggiarure della folta barba. Anche qui l'intelli­ vivezza di quell'umanità teneramente ammiccante, il gente risposta al Nicolò-Belgarzone è mediata da gusto per la definizione pungente ma insieme del ica­ un'interpretaz;ione meno fortemente espressiva, più tissima delle cose, la mimica affabile e costumata, pacata e timida, ma svolta con inconfondibile gar­ colta allimo per animo, a fior di pelle. Sottili ombrìe bo.•.,) rendono una tenera illusione agli incarnati, mentre il Il rapporto con Nicolò di Pietro fu particolarmente disegno è sempre molto netto e puntuale, con un stimolante per Bitino ma, come avverte lo Zeri, non risultato di incantevole pulizia formale, che situa 11 costitul la sua prima formazione, che rimane alta­ maestro romagnolo, come il primo Nicolò, in quella mente problematica. L 'indicazione maggiore fornita area di tardogotico gracile e nitido, pre~edente la pit­ dal più antico poliuico Dragonetti De Torres, bril­ tura libera, "senza diseJnO ", la ricchezza epider­ lantemente riesumato dallo Zeri,'.. , risiede senz'ahro mica, la sontuosità ornauva propalate da Gentile. negli inequivocabili ricordi del Trecento riminese, in

54 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte particolare nella grande cuspide colla ' Crocefissione ' . Ciò sembra inserirsi in quel diffuso abito mentale neo- trecentesco che caratterizza larghe fasce della pinura rardogotica marchigiana, da Carlo da Came­ rino a Pietro di Domenico e ad Arcangelo di Cola (egli pure neo-riminese), fino all'altissimo maestro del ' Crocefisso · di San Nicolò al Porto in Rimini ••s> o, a suo modo, agli inizi di Giovanni Antonio da Pesaro, che negli affreschi di Saltara sembra riprendersi dal " Maestro di Campodonico" più espressionista, quello di Santa Maria in Appennino. All'inizio del Quamocento lavorava per la costa marchigiana un altro personaggio veneziano, il mi­ niatore Cristoforo Cortese, che fu pure pittore come ci testimonia il polittico firmato di Altidona, poco a sud di Fermo, identificato dal Bisogni.•o6l Quest'opera era stata prima attribuita a Pietro di Domenico da Montepulciano,•.,> che è operoso proprio in quella zona e che, soprattutto all'inizio, deve aver infatti molto guardato verso Venezia. Essa non è di qualità molto significativa, ma è interessante come testimo­ ni30Zl della diffusione dei modi di Nicolò di Pietro: nel volto, ad esempio, di Sant'Antonio Abate (fig. 42), d3lla smorfia un po' ingrugnita e umoresca ma insieme dalla definizione molto netta e tagliente, è chiaro il legame di Cristoforo col pittore veneziano. Accanto e dopo Bitino da Faenza un altro caso di intelligente, filtrata recezione delle novità veneziane di Nicolò del Paradi.so è quello succitato di Pietro di Domenico, nativo di Montepulciano Marche;oS> un pl esino vicino a Filortràno, ed attivo in diversi centri della fascia costiera appena a sud di Ancona, a partire dl l secondo decennio.• ..> Del 1418 è il polinico che stava sull'altar maggiore del Duomo di Osimo (figg. 43 e 44), inquadrato da una carpenteria di tipo vene­ ziano, quale si ritrova spesso pure lungo le opposte coste dalmate, soltanto un po' sfrondata e più lieve, ad esempio in quegli ornati in pastiglia cosi si mili a quelli cari a Bitino. Secondo un relais tipico della periferia, Pietro di Domenico si rifà ai più antichi ideali del primo Nicolò di Pietro, in quelle carni inte­ gre e come inguantare in una pelle d'avorio, nelle ombre diluite lungo i profili affi lati o teneramente annidate nelle occhiaie, nel tipo fisico prediletto di un'umanità fe licemente arrotondata e delicatamente ammiccante. Nel minimo di certi dettagli non man­ cano osservazioni squisite e puntuali, come nei denti da latte appena scoperti dalle labbra del Bambino o 43 - OSJM01 BATTISTERO DEL DUOMO nella trasparenza del velo tirato sul corpo dalla mano PIETRO DI DOMENICO DA MONTEPULCIANO: della Vergine, scorciata con espediente stupendamente MADONNA COl. BAMBINO (PARTICOLARE DI POLITTJCO) empirico. Fortemente veneziano è in genere l' inte­ resse qui dominante per l'esibizione di superfici stam­ plte sul piano, coperte di gracili rabeschi e ritagliate lungo profili appena ondeggianti, ora accese di un bel La costumata eleganza di questi placidi santi osi­ rosso purpureo, ora co_mbinate in delicatissimi accordi mani si riconnette in pieno a quell'effimera stagione, dì rosa e di cinerino, come nel Sant'Antonio abate, timidamente avviata al gusto internazionale, che a il cui volto un po' burbero e dalle occhiaie scavate Venezia ha il suo leader in Nicolò, mentre, alla data racorda pure certe teste della ' Crocefissione ' reatina dd 1418, è ancora sostanzialmente ignara delle novità di Zanino. del fabrianese. Le quali non mancheranno di segnare l 55 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

pre evidente il contriburo decisivo recato da Gentile per la maturazione di un diverso ideale pinorico, non più contesto di superfici nitidamente esplorate e di tasselli teneramente rinteggiati, ma più sprezzato e quasi informale nel perseguire la resa affatto epider­ mica delle sembianze naturali. Elementi di vistosa complicazione gotica, ormai chiaramente legati al clima gentiliano, sono poi dif­ fusi in tutro l'Adriatico, in particolare lungo la costa dalmata, sull'onda dell'esportazione di dipinti da parre delle borreghe di Jacobello del Fiore e di Zani.no francese. Nella Vene~ia finalmente egemonizzata dalla presenza di Genùle si deve essere infatti formato il più significativo pittore dalmata di gusto ' interna­ zionale', Bla% Jurjev (Biagio di Giorgio) da Traù, identificato da non molto e che è documentato per la prima volta solo nel 1412, a SpalatO."'' Gli effetti pur semplificati con cui egli ama rendere la fragranza delle carni, forse in rapporto col secondo Zanino, ormai gentiliano, sono però congiunti ad una inconfondibile caricatura espressiva di una violenza inrrovabile in Venezia stessa e al riaffiorare, inarreso in un linguaggio

44 - OSIMO, UATTlSieRO DEL DUOMO PIETRO DI DOMINICO DA MONiEPUl.CIANO: SAN NICOLA (PARTICOLARI DI POLrTTtco)

una chiara cesura pure nel più avvertito panonma pittorico marchigiano, come era prima avvenuto a Venezia; ma tale rinnovamento avrà luogo soltanto sul 1420, anno del rientro a Fabriano di Gentile,•ool coerentemente con ciò che anche la vicenda ben docu­ mentata di Pietro di Domenico ci permette di stabilire con precisione."'' Di quell'anno è infatti la 'Madon­ na dell'Umiltà' del Metropolitan Museum di Ne w York, che pare una sorta di manifesto della sua 2de­ sione $entiliana, portata a piena maturazione nel poli t­ tico dt San Vito, a Recanati, del 1422, nuovo per la ricchezza dei gorghi calligrafici, ma soprattutto per la morbida illusione delle carni e delle stoffe, per le lumeggiature filamentose e appena disgregate sulle superfici affioranti, per la materta pinorica complessa, vibrante. Più innanzi Pietro di Domenico non mancherl di avvertire, non senza il tramite di Arcangelo di Cola, stimoli anche più moderni, versandoli nel suo limbo al confronto un po' remoto e provinciale, come è per la monumentalità teneramente accarezzata, quasi masol inesca, della ' Madonna della Misericordia ' della collezione Campana di Avignone (fig. 47) o del­ l'affresco con la ' Madonna tra San Domenico e San Pietro Martire ' in San Marco ad Osimo (fig. 46),

successivo al 1427, che gli va restituito con certezza.'"' 45 -OSIMO, CHIESA DJ SAN MARCO In tale esito - e si veda ad esempio il particolare del PIETRO DI DOMENICO OA MONTRPULCIANO: volto di San Domenico (fig. 45) - rimane pur !em- SAN DOMENICO (PARTICOLARE. DJ AFFR.tSCO) ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte de più numerosi sono i punti discordanti. In rarlicolare dissento d:a quell'inflazione attributiva cui .Propende i Todini e elle fini· ut a mio av"iso col diminuire il srgnijicato e la chiarezza sttssa dtl ptreor$0 di Nicol6 di Pituo, ri]ertndogli senza en'ta:ione oove twai dilparate, dtl u 1-fae.stro della MadoiUia del Parto .., Ji Zanino di Pittro (' Dormitio Virginfs' gid Perkins, per cui cfr.. ntltuto, nota 20), o addirittura non italiane (come il ' Sartt' Agq­ stino ' gid a Pra.ga in coli. Donath, la cui attribuzione a Nicolò di Pietro risale peraltro al Volpe, catalogoro ntlla fototeca Btre.nson entro la carpt.tto dedicata al Trtttnto bolognese, ma da studiare in rtlazlone ad alcuni dipinu' bomu'), La stessa attribuziont da cui trae tpunto lo sc,riuo dtl Todinr' l insostt­ tibfle 1 non contribui.Ke urto a chiarire rl problema d~Jii inizt dii grande pittore ~nr.:iano, mancando invece roccasrone ~~ un arricchimento dello scenario pittorico veneziano o ea"allo tra Tre t Quattrocento, dr' insospeuaca viUllità e com)Jlt$$itd (fMr una definizione pib talzante di qu~ll'opua &>ed•' infatti nel ttsto, noto 63).

1) Venni~, Gallerie de.lrAccadtmiJ, n. 19, ravola em 107 X 65. Vtdi anche S . M.OSCH !Nl MARCO NI, Galltrit dt/1' Ac­ tadtmla di Venezia. Opere d'arce dei secoli XIV e XV, Roma 19S5, p. 14. La scritta dipinta ai piedi del trono recita quanto ..gut: Ilo<: OPUS FECI T flE(R)l D(OMl)N(U)S VULCIA(NUS) BEL· CARçoNI CJVl$ YADRIE.NSI.S. MCCCLXXXXUII NICHOL.AU(S) FI.LlUS K(ACIST)IU PETRI PJCTORIS DE VL.,-!CIIS PIHXIT HOC OPUS QUI MORATUR IR CRAPITI PONTI$ PARADIXI. 2) ll p;'ldrt di NicolO, '" Petrus Nicolai pictor de contrada Sancte Marine'', è documentato nel 1365 (quando testa suo padre), nel 1386 (insieme a Donato e Catanno, in relazjone ~d un Crocefisso e ~ due ~eone da re~Jizz.ue per i domeni· cani di San Platone a Za.u) t nel 1 ~89 (in re.la:ione ad una commissione da parre della Scuola Gunde ddla Mistric:ordia, per cui l:wortr3 pure Nicolò, come ttsrimoniano due paga- 46- OSIMO, CHIESA DI SAN MARCO PIETRO DI DOMENICO DA MONTEPULCIANO: MADONNA COL BAMBINO (PARTICOLARE DI AFFRESCO) (foto Sopri.nttnthn.:a ptr i Btni Aniscia' e Storid d~/1~ M'ort.ht) cosi gotico ed esuberante, di ricordi del Trecento vene· ziano, si che le sue opere sono state talora connesse o fin confuse con Jacobello del Fiore.11•l Nel 'Croce· fisso' conservato in San Niccolò a Sron, vicino a Ra­ gusa, è d'altra parre interessante notare l'incisiviti estrema con cui sono tagliate le pieghe del perizoma ed è sbozzaro, quasi fosse scolpito nel legno, il corpo stesso di Cristo, perché non pare senz.1 rapporto cogli ulùmi lasciti del neo-giottismo bolognese, in un Ja· copo di Paolo o nello stesso ambiente di Giovanni da Modena (Lianori, Pietro delle Tovaglie, ecc.), con­ fe rmando la complessir!l e la vivacità delle relazioni artistiche che ebbero luogo in quel tempo attraverso l'Adriatico. Siena, giugno 1986

Ad orlieolo già concluso d apparsa una breve ma dtnsa nota di Filippo Todini (Un• " M.•donn> dell'Umiltà" di Niccolò di P1e1ro, in Arte all'incanlo. Mercato e prt~:ti del· J'ute e ddl"antiquari.ato aUt Astt Finartt J98s,86, Milano, diumlm 1986, pp. 13-11), eh• affronta alcuni argomtnti rià Oftetto dtl prurntt studio. Sono lieto che alcune considerozr'oni dtll'autore, particolarmentr in merito alfa ricostruzione dti " Maestro della M adonna Giovanelli" e all'importanza da questi 47 - AVICNONfl, MUS.tE DU PltTIT PALAlS assunta ntlla formazione di }acobello del Fiore, convergano PIETRO DI DOMENICO DA MONTIPULCIANO: rostanzialmtntt ton quelle qui svoltt, mo mi occorgo viceversa MADONNA DELLA MlSERICORDlA

57 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

menti del 1414 e del 1416), ed è fratello da un Lorenzo Pinacoteca dt Br~ra: una rrcerca, 1n Arte Crrsllana, LXXI, forse identificabile col ben noto pittore. Vedi L. TESn, •983• 6g8, pp. ~9 ' ~94· lo •R$iunl> alle opere gi~ segnal>te Storr'a dtlla pittura IJtntziOrt(l, I, Bergamo 1909, pp. 1 3~ e 134. da questo mr~cstro andranno tJcord;ue la ' Madonna e Cro­ La str;ad:l in cui si trovava la bouega di Ntcolò tuttora por1:a cefissione ' del Waclsworth Alhtn••um dj Hanrord (n. 34· 7) il nome di •• calle dt.l Paudiso •• t sbocca su di un ponte, neRa e l'" Adoruione dei M agi' del Ke.resztény MUze.um dj direzione dj ''Campo Santa Marina··. Eszt"' .1d un.1 eolle:ione privata inglese. Singolare è l'iconografia del posto che 13 ' Madonna ' del Louvre, del 1372, insieme ali" an· Cristo deriso il cui capo è inter3mente coperto d3 un velo cona di Sanra Maria della Celesti.a, ora a Brera, r;tppreser.li tr3Sparente. il suo esito estremo. to) La renl:atione di inserire un po• troppo strettamente 1., 4) Dd 1 ~77 è solitamente rire.nuto il • San Crisrororo ' dtl formulone di Nicolò tntro il militu vtnetiano ris~le ~Ilo Museo Civu:o padovano, di Giovanni d;~ Bologn.t, ma anche studio, ancotil pionie.ristico, di E. SANDBERC VAVALA, Mtlt• se è ceno il ~pporto col documento del •3n che autorizza l.t stro Stefano und Niccolò di P1'etro, in )alr.rbuch dt~ preu1. commissione di un Sa.n Cristoforo per la Scuola dei Merca.ata KutUt-Sammlung«n, LI, Berhn 1930, pp. 94-109, che in - ma non lo comme:ue direuamente (vedine il cesto trasc::rino queu·occasione tracciav01 per l~ prima volta un profilo ampio in TESTI, op. dt., p. 297) non è da escludere che tale di· e coere.oce di Stefano di S;ant' Agnese e, cond1:ionat.1 forse pinto si:. stato realizzato un po• più tardi come suggerireb''e pure da tOlle riscoperta, nt sugHeriv.1 un ruolo per gli ini:z:i lo stile, che è io assoluto il più maturo dt~l•inte ro corpus di Nicolò. Tale ruolo è stato rJb\\dito, in tempi J?ÌÙ recenti di Giovanni, documentiltO per noi soltanto nel 1389. Cel da R. PAt..LUCCIUNJ, Nuove proposte ~r Nr'ccolò tlt Pietro, in 1381 è l" Incoronazione della Ve-rgine • firmata da Stefa11o Arte Vent-ta, X, 1956, p. 42, e d:a K. CKRtSTIANSIIN, Gtntile di Sant' A~nese, alla Galleria dell'Accademia. Od t 385 è il da Fabriano, London tg8a, p. 6g. Be.n e:quiHbuta nell'esi· poliuico da Sant'Arcangelo d• Romagnil~ 6rnuto d.1 jacobe:Jo gt.nza di mettere in luce c·utt.J 1.1 • div~rsità • di NicoJò ri· di Bonomo e quello della cappella di 5.ln Tar~io~ in SJn speno aU;1 tr

t per lo più quattrocentesehe)1 i frammenti da affreschi nella 12) Vedi L. COLETTJ, Studi sulla piuura dtl TrtGtnLo a chiesa dei St.rvi .a Rimini (vedi La pittura rimintst del Tre· Padova. II. Altichiero e A11an:o, in Rivista d'Arte, XIII, unto, c-.at;&logo a C"Ura di C. Br.Jndi, Rimini •93s, pp. 15' e •93•· pp. 362 e 363. Eglj è stnt'.tltro già morto il 27 aprile 155, con :auribu;ione ~ •• Scuola Riminese dtl secoro XIV .. ; 14o2, quando è citato un ' 1 Antonius pictor nepos quood,arn LOSCHI, VratitO ..., cit. , p. 44, li attribuisce al "M.a~stro di A1licherii de Verona •• (A. SARTORI, Documenti ptr lo storia S•nt'Ebmo "), l'altarolo della Walters Ari Galltry di Salti· dtll'aru a Pado110, Vicenza 19']6, p. 4). mora (n. 37· 744) che infalti già F. BOLOGNA, Contrìbuti allo stutlio della pittura llflltziana del Trtctnto (l), in Arte 13) La port~ua e la vitalit3 di tillt cultura, ancht fuori dallo stretto Jntbito veronese-padovano, erano bene avvl­ Veneta, V1 195r, p. 28, .auribuiva al suo " M aestro di Arqu~", poi bene adentificato dal Pallucchini c-on Jacobello di Bono~tto st.ate neg.li uhimi studi di C. VOLPB, Una postilla ad Andrea giov.1ne. Su di un suo disegno è suto forse reaJiuato il mOw dt" Bartoli per un dipfnco su tavola, in Paragone, XXXII, saico innrito ne.lla lunetta e ne.Ua cuspide sopra la tomba 1j181, ~75, pp. 4<>-44; I.A piuuro totico. Da Lippo dì Da/ma· dd Doge Michele Moroseni, morto nel 1382, nel coro di sto a Giowmni da Modtna, in lA basilica di San Pttronio in San Giov.1nni e Paolo .1 Vene-zi.t (vedifo p;~r:,ialme.nte ripro­ &logna, Bologna 1983, pp. 213-294, cui purt il presente dono in R. PALLuccmNI La pittura vtntzlona del Trecento, s.aggto è fortemente debitore. Ci pare però che il Volpe ao1i· 1 cipasse un po' troppo tempi piil peculiari di tale " rtazione Roma 1964, figg. 67~ e 673). i anti-gotica" e neogiottesc;a, di cui acutamente leR,geva un 7) Questo POiittico si conserva nelb l oc

ViatitO ... , cit., po. 43 e 44· Per lt recenti accessioni al tuo di tali idt:ali1 imprwiooato in ciò forse- anche dalla d.ltot piut· catalogo vedi l. PEntiCIOl.l, Sli.kar t.konskot rasptla, in Pui· tosto aha, 1368, degli affresc,hi di Andrea de:• Butoli oe.lb slil. 196~ 66, 8-Q, pp. 63-74; R. PALL.UCCHINI, CtJmidtrazbni cappella Albomo: ddla Basjlica di Assisi. Ma lt complt$$e sulla mostra •• Paolo Ve.nuiano e la sua cerchia " di Zagabtia, ricerche :architettoniche-ambientive lvi spe.rimtnt.ate, appll· in Arte Vtntta, XXI, 1967, pp. :J")~26:l; l. PETRICJOLI, Fermo C.Jte a spazi in tralice, scalati su più gradi di profondità, t t Zara: Contalli artistici tra Medioevo e Rinascimento, in nd architetture ricche di decoruioni cosmatescht, sembrano Notizie da Palazzo Albani, Xlii, 198~, 2, pp. 7-16. Een piuttosto dipendere, non senz.a incomprensioni, da quelle estrnolific:ttiva dt1Jo stile del "Maestro da Sant' Elsino '' è que· "giovannetuane •• di Ugolino di prete Uario, nella coappeJJa sta ' M adonna col Bambino e angW e don3tori ' attuaJrnente del Corporale del Duomo di Orvieto, la cui decor~zione sul mercato .Jntiquario (Firenu, Bdlini: tavola cm 81 x 46), rimonu al •3~7-•364· e che gli t st:.u ricooosciut.1 per primo d.1 MildOs Bos-1to\its (fig. 2). Vtd• pure injra, nota 94· 14) Pu il "MnStro di C3S3 Minerbi" vedi C. L. RACCliJAN· TI, Oli aflrncht dt CGJa Min~rbi a Ftrrara, Milano 1970; a lui 8) Su questo omonimo vedi C. VOLPE~ La donazion~ Vtn· prossima è un'ini:iale miniata con • Profeta • della collezione deghini Baldi a Ft-rrartt, in Paragone, XXVIII, 1977~ 329, Cini (n. 2048; vedi G. MARIANJ CANOVA, Mlnlature dtlrltalia pp. 74 e 75; M . LACLOTTE, E. M OGNETTI, A11ignon-Musie Settentrionale nella Fondazione Gior,lo Clni, Vicenza 1978, de Petft Palais. Peinture italienne, Paris JQ77, n. 132; H. W. p. 24, n. 43). Per il Martirologio dea Bauuti Binnchi vedi il VAN Os, Dr'sco11eries and Rtdistow.ries in Eprlylt41ian Pai.1t­ riepilogo di M ARIANI CANovA, op. cìt., pp. 68 e 6?· Su jacopo ing, in Arte Cristiana, LXXI, 1g83, 6g,, pp. 74-76; C. dì Paolo l"interpre.uziooe critica più Cllunte nu pue queJiot BoLZONI, T. GHEZZ:r, Una Madonna ventztana dtl 14()0 ntlltl fornita recen1emente da D. BENAn, Un altDrolo portatile. di ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

jacopo di Paolo, in Paragone, XXXVII, 1!)86, 431-433, cosi come una loro conseguente considerazione fuori d'ogni pp. 5-10, dove è colto molto bene il ca.ranere fondarnen t ~ l­ rapporto con Alùchiero, andrebbe dimostrata sulla base di mente ironico e fin grottesco del suo neo-giouismo. Su Gto­ precise premesse figurative e di più antiche testimonianze v:mni di Quonello, che è ampiamente documentato a Bolo­ sicuramente datate nella stessa Bologna. g.na dal 1375 al 1398 e che doveva esse.re per~onalità di ~o~ t6) Non è questo il luogo per affrontare un problema cosi poco conto, come mducono a spc:rare 1 pocht frammenti dt comples$0 come queUo del ciclo astrologico affrescato nel affreschi finora indjviduad, vedi ora VoLPE, La piuura ... , Salone deJla Ragione di Padova (per cui vedi l'illustrazione ci t., pp. 218 e 2:22, e D. SENATI, Piuura del Treunto nell'Emilia completa in AA.VV., Il Palazzo della Ragione di Padova, e Romagna, in La pittura in Italia. Le origini, Mjlano 1985, Venezia tg63). Normalmente si presume che l'originaria p. 185- decorazjone di primo Trecento (ad opera di stesso, 1 ~) Il primo merito per la corretta ricostruzione deHa 6s:ura secondo le testimonianze di RiccobaJdo Ferr.;ttese e di Gio­ di jacopo Avanzi speua alle illuminanti i.ndieationi dt P. vanni di Nono), sia stata integralmente rinnov.;~t.a solo dopo TOESCA, Il Trecento, Torino 1950, pp. 745 e 746, 782-786, l'incendio del 1420. È invece probabile che in quell'occ-asione che ricollegava la • Crocefissione' firmata della Galleria Co­ sia risultato danneggiato solo l'angolo sud-orientale dell.edi· lonna, l'affresco colla • Strage degli ebrei' a Mez.zaratta e ficio, dove inbtti intervenne, sul 1430, il " Maestro ~tro­ parte det;li affreschi della Cappella di San Giacomo al Santo. niano" puntualr:nente ricostrujto dal Volpe e per cui SI pro­ Tali indicazioni sono poi state messe a frutto da G.L. M EL· nuncia il nome, invero di comodo, di Stefano da Ferrara. LINI, Altichiero e jacopo Avanzi, Milano 196~, che ha chjara­ Il resto della decorazione, pur ampiamente rovinato e ritoc­ ramente distinto le Lunette spenanti al p1ttore bolognese cato a più riprese, è croppo strettamente legato alla stagione nella cappeUa del Santo, non senza però gravi oscilla-zioni nee>-giottesca per spettare ad una data cosi avanzata. La stessa interpretati ve, per cui l'Avanzi vie.ne esagerato di statura e raffi.~urazione della moda, in cui il .. Maest·ro petroniano ' ' definito ora ma.sesco ora premessa di Pisanello, ora '' archeo­ si esibisce vistosamente confermandoci IOl data~ione al quarto logico e romaneggiante .. ora '· gotico e tedesco .. (a pro­ decennio del Quattrocento, ra in questo caso ancora r:i feri· posito vedi la recensioJte d i S. PETTENATl, Utt libro su Alti­ mento alla fine del Trecento (vedi ad esempio lo scoUo Quadra­ chiero e jacopo Avan#, in Arte Venera, XIX, 1965, pp. 185- to della ' Donna colla conocchia ', par·ete sud, mese di mag­ 187)· Gli affreschi padovani rappresentano comunque un gio, o la cuffia aderente del 'Coglitore d'erbe', parete sud, episo-romaniche con cui sono definiti i gesti e le de/ '300. Scritti di Francesco Arcangeli, Bolo~na 1978, p. 182, azioni delle figure gravemente stondate. Vi è pera_hro una fa supporre. che il seguente rapporto con Ahichiero sia stato maggiore ridondanza gotica (ad esempio nell'architettura del· per lui di grande importanza, mentre il maggior respiro l" Incoronazione deUa Vergine') ed un leggero ammorbi· spaziale e la coerenza dell'inscenatura nelle lunette di San di mento rtel ris01ho pur tagliente dei pannegR:i; un precedente Giacomo, introvabili a Me:z%.arau.a ma neppure nella note· puntuale, che incoraggia ad immaginarsi il segu1t0 deJI' A­ vole decorazione della Rocca di Montefiore Conc..1, brillan­ vanzi in quesra direzione, lo si trova comunque negli affre· temente riesumata da Senati (Pittura ... , cit., p. r&\) e che schi della paret·e di fondo ~ della volta nella cappella setten· p ure è la testimonian'Za più prossima agli affreschi padovani, ttionale di San Giovan_ni Evangelista a Ravenna, datati 138o tnducono a credere che egli in quell'occasione si sia OlVValso e che ora il Senati, a ragione, intende restituire al pittore d i suggerimenti e rorse disegni di Altlchiero stesso, secondo oolognese. q uanto già adombrato da Toesca (op. cic., p. 784) e quindi da Ragghianti e Conti. Ad ogni modo ~ iiJegittimo pen~re 17) Vedi F. FILtPPINI, G. ZuccHINI, Miniatori t pittori che egli abbia avuto un qualsivoglia ruolo neUa formaz•one a Bologna dei sec. XIII e XIV, Firenze 1947, pp. 239 e 240; d el linguaggio aJtichieresco, che vantava già ben altra unione nei documenti bolognesi Zanino è sempre ncordato come e monumentalità nel più antico affresco votivo deUa cappella " de veoeci is ". Cavalli in Sant'Anastasia Cl Verona (sent'altro precedente H t8) S. PADOVANI, Una proposta per Zanino di Pietro, in 1376 e probabilmente già degli anni '6o~ nooostJ.nte quanto Paragone, XXXVI, 1985, 419-421-42~. pp. 77 • 78, fonda· ora adombroto da F. D' ARCAIS, La decorazione della Cappella mentale per la chiarita identità tra u Zaninus Petr1 habitator di San Glacomo, in Le pitture del Samo di Padova, Vicenza Veneciis in contrata saneti Apolinar-is" e •• Johannes pictor 19&$, p. 35, n. 44) e che affonda le sue radici, come indi· filius quondam Petri de Francia de contrata sancri Apolina­ cato anche da Volpe (Il lungo percorso del "dipinJ(ert do/· ris ". Già la Padovani parlava di " consonanze significative cissimo e tanto unito,, in Storia dell'arte r'taliana. Dal Mtdi

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20) Per l'ipotesi •• veronese" vedi u. GNOLI, La quadre· di lavoro l, Uergamo 1971 , pp. 3-42, ove ~ c:omunqut ahr:.. ria civica di Rieli, in Bolltrti.no d'Aru, V, tgu. pp. 328-330 levità gotia. e F. ZERI, Aggiume a Z Votjcana (nn. ~58 e 564; e LONCHt, Viatico... , cit., p. 44· t:. chiaro che ltdentificazione vedi P. D' ACI-tiARDJ, l quadri primitivi della p1'nacott-ca Va· dl Z3nino con un Giovanni ricordato nei documenti pisani ticanu, Rom:1 1929, tav. CXt.V) ognuna cm 30 x 22. In come garzone di Antonio Veneziano deve cadere. Per la rela· origine quesn tavole:ne. erano probabilmente disposre al lari zione tra Zanino e }01oopo Avanzi, che mi pare piuttosto dtlla ' Crocefissione ·, in serie di quanro per parte, conside~ strinaente., può esser-e significativa b confusione per cui unJ rate Jt misure. A ronoscenu del VoJpt erano purt altri p3n· ope:r;a come la • Dormitio Virginis ' gil Perkins, che secondo ntlli dj coUeztone priv~ta pcnrntoti al rntdesamo complesso. me spetta al veneziano sul t41o-1~, è stata pure ri(eriu Allo stesso colltg~men to era giunto pure M1kJ6s Boskovits, aH' Av.1nzi (com. or. di C. Volpe e M . Boskovirs a G. PALOM­ che. ne ha d:uo comunicazione :&IL'esttnsore del catalogo di BO, Collezione Federico Mason Perkins. Sacro Convtnro di Hampton Courl (vtdl J. SH&ARMAN, The Early Jtalian Pictures S. Fronuuo. Assisi, Roma 1973, pp. 71 e 90, fig. 71). in IJtt Collec.tiort of Her Mojesty che Quetn, Cambridge 1983, 21) P. PAOLETT'J, Raccolta da' documenti inediti ptr servin pp. 284 • 28 ~). alla storia dt.lla p111ura umtz.1'ana nei S«

  • IIe· le figur34ioni analo@he cltl giovane 1acobeUo del Faore, ad :ioni dti Ciuici Musti di Storia td Arte di Trieste, Trieste. esempio neUa cuspadt centrale dell :a.ltarolo del Museo ;li Museo Civico S:artorio, t8Kt"•-4 nov. -'975• Malomo 1975, e:at. Stoccolma o neJJ:a • Crocefissione • di collezione priv~ta resa n. 2, ove sono riesumati due frammenti later~li della stessa not• da C. VOLPE, Una 'Crocefissione' di ]qco~tllo dd Fio,., t:\Yola. in Artt Antica t Modtrna, 1962, 20, p. 438, e facente pane del DossaJe di $3n Pietro a Fermo, ricosrruilo d:a F. Zw, 35) Ohre ai confronti gi~ istituiti a proposito delJa figun ]tu«HI/o dtl Fiore. lA polo di Son Pittro o Ftrmo, in Dicri dtl Cristo cro«fiuo nella gundt tavola di collezione pn·

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    v.-a1a (dr. JuP.ra not.1 27), si QSS:uma a termine di paragone 41) Vedi BOLOGNA, art. cit., 1952, pp. 9 e ro, fig. 4· soprau uno •l potittic::o dell~ But:a M ichdina nel Museo di Pesaro, forse l opera l_)iù anlia a noi noca di jac:obello. Qui, 42) L'opera er.a. passata un po' inosservata, dopo che iJ accamo ad aettnti p1ù umorotll e le~ni allo stesso Nicolò Cavalcasellt aveva rilev.uo iJ car1ttere spurio della firma di Pietro (in particolare nel volto di San Nicola da Bari), "Guantnto •·, ed er;a stat.l generic-amente riferiti a Verona fortissim01 è la dfpenden~ dg l " Maestro della M adonna Oio-­ (Van Marie), Bologno (Caval"oselle ste.so) o meglio Vennia vanelli" ed in particolare dali n • Crocefissione' succitata, pure (Longhi). Per l'auribu:ione a Nicolò di Pietro vedi L. CuP­ negli stilemi del panoeggiore. La dauzjone di questo polit­ P~ N t, L'Arrivo dei Magi di NicolO di Pt'etro, in Arte Vttneta, cico deve avvalersi purtroppo di coordinate assai J:ughe, il XVIII, 1964, pp. 16o e 161. 1407 del triuico gli a Montegunaro, che gli è ancora suli­ 43) Roma, G;a.Jieri;a N;u,ionaJe di P.1la.uo Ba.rberini n. 710, sbcamente prossimo, e dall"altra una dau font: anche ptù t.o.vola cm go x 56. ~ su,.1 auribuz.ione a Nicolò d1 P1etro antica di que.l 1401 in cui Jacobello esegui un ahro poliuaco, s~tu .1 l..ONGRl, Vitulto ..., cit., p. 44· Cià PALl.UCCHINI, perduto, per la chiesa pes.ue.se di San Cassiano, come sem· Nuove prof)()Slt... , cit., p. 43, aveva rilevato la sua anteriorit.l bra suggerire il bell'intaglio ligneo delb • Beata Michelina ·, rispeuo 31la ' Madonna • del I394· posto al cenn o del complesso (secondo quanto userà poi pure il dalmata 813! jurjev), vicinissimo alle sculture mast· 44) Un'assimilaxione, peraltro un po' esteriore, di u.Je gnesche dt.l portale di San Domenico, semprt: a Pesaro e motivo si può registra~ nel bel polittico di San Michele ruliz.ute nel 1395· Ma anche u questo polinico fosse stato Arcangelo, a Fermo, che dunque va collocato ormai ndl'ul· dipinto d.1 jacobel.lo ad una data cosi alu crediamo che b timo decennio del secolo. Questo pregevole maestro, che 'Crocefissione' del " Maestro della Madonn~ Giovanelli" sia potremmo chiamare .. Puudcrjacobcllo di Bonomo •· (cui sentp re da ritenersi p iù ~ n tica e da lef~geni piuttosto come era infaui riferita un:1 volta l'opera, ma Clon cui ad evidenza una sua pcemem. C he il pittore del tn uico n. 14 dell'Acca· non può confondersi), potrebbe essere st•Jto H responsabile, demia stesse all3 base dell~ formazione di jacobello del ia un momento più antiCO, p ure dell3 tavola colla • M 3donn;a Fiore era inbtti gil stato suggerito da Boi?J,na (Contributi... , era San Giacomo t Santa Lucia' del M etrOJ?Oiitan M ustum cii., 1952, pp. 10 e 13), seguno da Pa.ltucchmi (La piuura... , di New York (n. 32.100.87), già anribu•ta da Bologna cil., p. ~13). L. CoL.ETTt, Piuura peneta dtl Qua.llroct.nto, (Contributi ..., àr., 19,2, pp. 17 e 18) al "Maestro di S.nt'EI· Nov.1ra 1953, p. XI, sospetUV.l addiritturoa che 1l trittico n. 14 s.no ", con la cuj imm.1gane, per noi ora più completa e arric­ pott:s:Se essere un'opera giovanile di jacobello del Flore. M eno chit.l dalle numerose ;10cessioni dalmate, non collima com­ fC"Iice mi sembra invece l'idea di enfa tizzare un'eventuale piut:unente. Che si tr;t.lti d i un maestro distinto, t anzi p rcr importanza dtl " M.,estro del polittico di Torre di PJime" prio dell'autore del poliuico fermano di San Michele Arcan­ per gli inizi di Nicolò di Pietro stesso (80t.OGNA, art. cir., gelo, mi pare confermato dall'appar1e11enz.a alla stessa mano 1952, pp. 10 e r2). In realtà l"evoluzione considerevole se­ dtJ diuico con • Sant'Antonio A baie e Cristo in pietl ', pas· guit.l d~ questo anonimo stmbra porlo a cavaliere dei due suo .al12 vendita della coJJezione Ch1Uingwonh, Luce:ma secoli e giustific-are i suoi dipinti piia maturi in dipe.ndenza 5 settembre 1922, col n. 9'i e già collegouo alla tavol01 del Me­ o rm3i dn Nicolò in genere (cui era stata nttribuita, da E. t:opolitan da F. ZIRI, E. GARORER. ltalian Pointings. A SANDBERG VAVA~À, N iacoM dl Pietro, in The Art Quarterly, CaraloRue of the Colltction of th< Mttropoliran Mu

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    ,o) Il d1panco trot st.lto rubito due volte, nel 1914 e nel luoghi del testo. Vtttono Veneto, Serravalle, chiesa di San 1971. U scritta dipint.t nelb tabtUa di base recit~ pc:r .nttro: Lorenzo dei &nuù, affreschi delle vele (M . MURARO, Affre- '' N CCCCIIU. NlCHOLAU(S) P.lPADfXI MJLES 1,_ Yt.NICI(t)S PINXIT. 1la bolognm di rardo Treumo, in degli abit.i dei commiuenti inginocchiati milita :. bvore d1 Misullanea Supino, Firenze I9J3• pp. 2-29-232. CoLETTt, La una datazione 3ncora nd primo decennio dtl secolo, poco l'illura... , cit., p. VII. avilin:.:1va indutt.ivamtnte l'ipotesi che dopo l'' Incoronazione' di Rovigo. Tu il primo e il secondo rosse un•optra deJ padre dl j:acobello del Fiore, FrOJ.nct:SC'hino. decennio si assiste infatti ad una progressiva e r:apida ridu· Vedi anche M osctUNI MARCONI, op. til., pp. 20 e 21. zione della svasatura delle manich~ t delle vistose :.perture n calice dei colletti, le cui ultime tracce si reperiscono rle~li 6s) Avignon, MuUt du Pttir Palais, nn. 31o-31 t, tavole nffreschi del Salimbeni del 141 6. La minore $C:unp;uuturn, cm 51 'X 22 OJZ:nun3 (provenienti rispettiv.Jrntnte il 'S;m nell'nnco11a brnidense, indicherebbe una d;ua $uçcessiva a Francesco' dal Mu.seo di Autun e il 'San Ludovico di Tolo.. quella della !avolA rodigina. sa •, non già • S;an Bonaventur3 '1 da quello di Saint-L6l. Quest'ultimo vtnnt attribuito a Nicolò d3 SANDBERC VAV,.L.À, ~61 Recuperaro do F. VALCANOVER, Un'op, precede:ntemente X • Mostra m1rcato nozionolt d'antiquariato. nu. 639). cui se: ne accomp,a~o;~ un'altra inrt.n.sissim~ rafi· A«isi 1982, srand Ricc.udi. jlur;~nte il • Crisro risorto ' ed il cui rirtrimt.nto allo .stesso Giovanni da M odena, ;~vanu to da Volpe (LA oiuura ... , cir., 67) Cm 2<1 20. Il • S•nr'Egidio • è gii sraro riprodouo in G. K•FrAL,lconographv ofthe Sainu in rh• Paintint o/ Nor

    72) Tavola, c:ot 78 5S· Espo~u all'asta di Finarte n. 109, 8o) Intorno a questi impressionanti dipinti credo cbe la Mibno 6 ma~gio 1971, lotto 47, conte "jacobello del Fiore definizione critica più avanzata rimanga pur sempre q uella del (scuola)". L'appartenenza di quest'opera, del • Crocefisso' Longhi, per cui essi rappresentavano " iJ momento più alto dell' Acc.1demia e dei pannelli divisi tra Venezia e Mostar della culrura veneta di questo presumibile binomio Gentil~ allo stesso autore è certificata anche da.l ricorrere in tutti della Nicolò di Pietro •· (R. Lotttri­ buito ai SaJimbeni i · Santi ' di Pesaro. DeJla stessa serie " O vos ones (per omoes) qui tra(n)sitis p(er) viam ate(n)dite non fa parte il • San Ludovioo di Tolosa • (g-ià identificato et vividete (sic) si e(st) dolo(r) simil(is) sicut dolor meu(s)" come 'San Bonaventura') che stava nel Museo di Sai11t Lò, (Lamentaz., 1, 12). come vorrebbe PALLUCCHfNJ, Nuove proposte... , c.il., o. 47, " In caritate p(er)pewa dilexit nos ". oper:a invece del " Maestro della M~donna del PJ;rto ". " Dilexit nos et(... ) i(n) s(an)gui(n)e suo". 82) New York, M etropoliran Mu.seum, n. 2~.64, tavola, " Sapie(n)tia quoque pe(r)sev(e)ravit mec(um)" (Ecc/., V, 10). cm 93,Q x 78,7. Essa venne riconosciuta a Nicolò da O. " Iustus perit et no(n) est q(ui) cogitet i(n) corde suo" (/s.). Sirén (lettera al museo del t92'3, in correzione ad una sua " Torcula(r) ch<"~lcav i solus et de gentibus no(n) es.t vir mecum precedente attribuzione al Guariento) e da SANDBERC VA V ALÀ, (fs. 63-3). Maestro Stefano ... , c.it., 1o8. Per ulteriori notizie vedi ZERI, CARDNER, ltalian Paintings... , dr., pp. 44 e 45· " Om(n)ia convertetur i(n) saoguiue ". 11 In humilitate tua redernisti nos .. (Sal.). 83) CoLtTTI, Pittura ..., cit., p. 78, nota 4, d ta, purtroppo senza i_ndicarne la collocazione, un documento del 14 aprile n O(m)nia luminaria ( ... ) iusticia(m) sup(er) te". 1427 in cui si parla di " Marcus pandixi fi1ius quondam 78) Mj pare che questi due dipinti, entrambi singolarissi­ Nicolai pictoris ". In genere, invece, si credeva, su labile mi, testimonin o ognuno a suo modo, la vigile attenzione riser­ indizio, che il pittore fosse ancora in vita ntl 1430. vata al fatto nuovo, alJa presenza veneziana dj GentiJe. Per 84) Il disegno di queste scene è stato giustamente riferito la • Crocefissione' di Rieti è di gr-ande importanza l'avvenuta a Nicolò di Pietro da PALLUCCHINI, Nuove proposle ... , cit., .usimHazior1e ddl'espedie.ntt di graffire intere figure sull'oro, pp. 51-·53, dopo che LONCKJ, Viatic() ..., c.ir., pp. 6 e 45 aveva di fonte. gentiliana, inserito in un contesto che invece non è fatto H nome di Zanino di Pietro. Le idee altamente patetiche ancor.1 linguisticamente gentiliano. A Zanino, in questo mo.. e cadenzate di Nicolò sono però fortemente rravistue dalla ment'o, spetta pure una tavola con la • Madonna in trono e sommarietà della traduzione in arazzo. Pietà', passat.t all'asta della Finarte del 12-13 marzo 1063, louo 107, con un riferimento alla cerchia di Jaoobello del Fio­ 85) Resi noti da PAJ..t.VCCRINt, Nuove pr<>postt ..., cit., re, opera: in cui è ancora fortissimo il legame col neo-giot­ pp. 37-42, questi affreschi campe@:giano lungo il paramento lismo bolognese, una • Croce astile • dipinta sui due lati, incurvato dell'abside e raffigurano l quatuo Evangelisti, assi­ del museo di Gand (foto Marburg nn. t96oSQ-t96o6o) e si su troni monumentaJi di fattura un po' trascurata_, dovuta u na ' Madonna col bambino ' che era a Roma in collezione a collaborazione. Le figure stesse sono molto sciupate e quasi M assimo (riprodotta in R. VAN MARLE, Tht Devtlopment illeg@ibiJi, nondimeno iJ loro gigantismo un po' rabbuff~to o! the lta/ian Schoo/s of Painting, VIII, The Hague 1927, conv1ene piuttosto alla fase estrema di Nicolò, mentre. i volti fi g. 070, come LeUo-da Velletri). vistosamente espressivi del ' San M arco ' t del · San Gio­ vanni Evangelista' sono confrontabili principahne.nte con 79) Vedi P. PAOLETTT, L'architellura e la scultura in Vene­ opere tarde come i • Sa.nd • di Pesaro e, ancor pitì da vicino, zia_, I, Venezia 1893, p. 205, nota 8. gli arazzi marciani. ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

    86) Le uvole da Magister Thcodoncu5 che nvestono lr mento) e io San Francesco a Hvar (' Sposahzao di Sant~ ,,.reù dello coppella dtlla Santo Croce • Korl>tejn sono ""' Cateri.m '); vedili riprodotti 1n K. PR.IJATELJ, Dalmatian diptnte tr• d 1357 • il 1365. Painting oftht 15th and J61h Clo, Venni• 1961, p. •47l· gio di Luca da Z.1ra che il ao maggio 1384 entra a bottega presso JacobeJJo di Bonomo, :a Venezia (documento ripro­ 88) Che fossero nconosciuri come t~li anche d01.i loro con· rempounei è in certo se.nso tt$timoni;uo dall'importante dotto in PAOLEn'l, Raecolta ... , cit., pp. 5 e 6) e che è già p3SSO del Codice Picenardiano di C remona, dove si sostiene morto nd 1411. Il punto di partenza, fortemente laurenz.iano, del ' 4 Matstro di Sant'Elsino" sembu essere st.-uo infani pro· che, come. acadeva per la celebriù dei pittori antichi, cosi prio Jacobello di Bonomo. •• hac etate de Joh:~nne Arbosio, Michelino p:apiensi et Otn· t ili (de) Fabriano pictoribus prestanti.ssimis dici POSStl .. 9~) I. PETRJCtOLJ, Fermo r Zara : Contatti artistid tra (cÌH\tO in F. M ALAGUZZl VALERI, Pittori lombardi del Ouauro· Medioevo e Rinascimento, ìn Noti:it da Palazzo Albani, Xlll, U ntO, Mil3110 19()2, p. 207)· J 984, 2, pp. ?-t6. 89) L" Incoronazione della Vergine' di Rovi~o e qutll> 96) F. BOLOGNA, l pittori alla , del 1396. Ancoro for· 92) Opere di J•eobdlo dd Fiore Platytero che il giovane Arcangelo va probabilmente ristudiata l'affasci· proteaA:e due san1i in~Jinocchiati '), Omib li, sull'[solt\ d i Ve· nan1e tavola del Museo de Ln V:'IUttta 3 M:'llta, raffigurante lo'tlìa (altarolo con ' Storie di San Giovanni EvJ.ngelist:a '), la · Flagellazione sormontata d:'IJI~ Oeesi.s •, attribuita da F. ZtiU, Zan (Z:~dar) (Duomo, da San Pierro a Crno, ' Lav:1nd~ dei Un ' unieum • .s u toPO/a del Maestro di Campodonieo. in piedi ') Spalato (Split) (Museo Archeologico, ' Spos.1lizio di Bollettino d'Arte, XLVIII, 1963, 4, pp. 32,-331, all'anonimo Sant.a Cotenna '), dj San Bjagio in Caprile, opera senz'altro marchigiana per la stessa forma singolare dell:a e.t.rptnteria, che si ritrova in 03) Opere di Zanino di Francia si 1rovavano a T uni (gi) Carlo da Camerino e ntl " Maestro di San Ve_recondo'•, nu nella cripta del Duomo, 'Crocefisso f firmato e datato 1432 più moderna in quella straordinaria s.e:nsibi.liti ambientiva ntl rn.1 perduto), Rieti (proven.iente dal Convento fran«:sano ricreare l'ampio vano, affondalo nella penombra). A1cunt: sue di Fonte Colombo, or-01 nel Museo Civico, trittico firmato con opere poi, comt la • Madonna deU'Umihl • della Pinacoteca la • Crocefissione'), Gubbio (Museo Civico, 'San Pietro*), di Ancona (J!ià rutituitagli do R. Oflnu, in D.C. SHORR, V;,lc.trectt (ci1 nella Parrocchlole, quindi nel Museo Dioce­ The Christ Chi/d in De110tional lmages, New York 1QSJ, Ano di Cln1erino, • Tre santi'), Sant'Angelo in Vado (Col· pp. 61 e 6s) o un affresco ooll" lm•110 pietatis' ddla Pina· le~r:iar;a, ' Madonna col Bambino'), Mombouocdo (Convento coteca civica di Camerino (dove: f: attribuito a Giovanni An· del Be•to Sanlt, penùtùco con l" Incredulità di S•n Tom· conio da Pesaro), parlano di un'estrema attivitl. in cui egli maso ~). Suoi dipinti, peraltro molto tardi (gruppo '' Gio­ dovi a sua volta risentire dell' Arantelo di Cola ormai gen­ vanni di Francia''), vanno riconosciuti pure in Dalmuia tiliano. Perciò non mi p;are :accen:.bilt il quadro cronologico neii'Abb;.::i~ di Korèula (' M01donna orante t angeli·, fram- avanz.uo da M . BosxovtTS, Osservazioni sulla pittura tardogo- ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

    t,.ta ntlle Marcht, in Rap_porll arcisrici fra lt /t.1 arc.he t l' Um­ 107) P. ROTONDI, Un'o~ra sconosciuto di P1'etro do Monu· bna. Fabnano-Gubbio 8-9 6 l 974, Peru~ia 197~. gp. 37 e pu/CJano, in Bollmino d'Artt, XXXII, 1938, 4, pp. •73-181. 38, tuuo audacemtntt contratto entro i hmiti del rrecento. Tale attribuzione era stat.t accett.lt.l anche dal Bertnson, co­ Quanto alle sue affin11~ con certi c:onttmpotanti filoni 0\dn.a­ me ha ae«rtato Bisogni (ort. eu., p. 151, n. 8). uei può essere a suo modo indicativo che un dipinto come li 1o8) Spesso lo si cu:de onundo dtl più noto centro cosuno, • Tobia che bened1tt il figlio' dtl Philbrook Art Center d• ciò che non manca di ingeneure tuttora _gr11vi confusioni, TuW. (Kress cs3; n. 3347 dtl Museo, dove è auribuito ;ad come quando sulla (oru di cale appiJiio ci sa esime dal disc:u· An~tlo PuccintUi), un po' impoverito ma che mi pare ass.1a viano all'ultimo Carlo da Camerino, sia cit.ato da Christianstn tere l;a sua pe-rsonalità in una rranaztone, che vorrebbe: essere org::mia, sul suo naturale e primo contesto, quello mart-hi· (Gtntilt... , tit., p. 71) come •• dose to jacobeiJo del Fiore .. g.iano (P. ZAMPETTI! La pi"ttura marchigiana del '400, Milano (t nella Stts.s.a (ototeca d.i Roberto Longhl SÌil classificato 1969, p. 43 dove SI CitJ di $(uggÌl:l " il f3r0 pittore: tOSCano come dl •• lnonimo veneziano "). 1 ~u r ivo nelle M arche nei primi decenni del $ecolo "). 100) È un vero peccato che questo straordinario, delica­ tissimo rom:'ln:to figur:uivo uno dei br-Jni pi\1 commoventi t <>g) Di Pietro di Domenioo rimangono testimonianze: prin­ delln nostra pittura t:trdogotka - non abbi~ 3ncorl ricevuto dp:ilmente ad Osimo (poliuico per l't'llt3r m:.s:giore: del D uo· un;~. degna e soddisfacente riproduzione fotografica, alla cui mo, ora neJ Battistero; rramrnenti di :.ffre.scha an San Niccolò mlncanz:a va addebitata buona parte della vaJutotz.ione e della da Copertino; cappella affrescar:. nel Convento di San Nic· nororiet3 non sempre ìldeguat:ot di questo c;apolnvoro. Lo colò; affresco volivo in San M arco), Re-canali (affresco in stesso Zeri, nel suo sagg.io del 1976 (vedi in}ra, nola 101), Santa Maria di Castelnuovo; poliu ioo gi~ àn S.an Vito e ora ha dovuto ricorrere ~le ve«hie foto Brogi, non ben lesgibili nella Pinacotec-a Civica; affresco sulle scale d'accesso alta e precedenli il recente intttV~to di restauro. Del quale Cattedrale di San Flaviano), Potenu Picena (tavola con • San ulhmo va pero deprecata rasportazione delle colonnine tor· Giov.tnni Ev11ngelisu ', ndla Parrocchiale; polittico gil nel uli che s~nivano le diverse scene e che - chissà su quale Conve-nto deu· Addolouu, ma passato ti 10 aprile- 1974 a fondamento sa sono ritC"nute spurie, col sicuro risultato di Sotheby, Firerue, lotto 194, e comunque proveniente all'ori­ menomare aravemente a•unitl architeuoniC'.l de-ll'insteme. gine d~ Basiliea di Lore-to); per una su.:a probabile operosità anche a Fermo vedi in/ra, nota 112. 101) F. Zw, Lo pofiziont di Bitino da Fat11za, tn Diari di lavoro 2, Torino rg?6, pp. 3tr3S· Per ogni altra notizia 110) U 18 settembre 1419 Gen1ile d• Fabriano chiede a vedi poa MoJtra di Mt.lozzo e dd Quaurounto romagnolo, P11.ndolfo M.Uacata il S31vacondotto per partirsene da Bre­ Forlì 19}8, pp. 61 e 62 (scheda di L. BtCHERUCCI) • A. TAM­ scia. Il 23 tn2rzo 1420 è a F01briano t chiede ;a Tornmaso BINI, Ptttura dall'alto mrdioeiJO al rardogott'co nel territorio Chiave-Ili l'esonero d~lle imposte, dichiarilndo di voler ··vi­ di Faenza e Forll, Faen:Za r982, pp. 122 e 123. vere et mori et artem suam facere tn tura Fabriani " (vedi CHJU$TIANSE:N, o~ntil~... , tit., p. r6o). •o•) Tavola, cm q8 x 42· Mostra ... , cit., p. 63 (schedo di L. BECHERUCCI, Cht l'.avvic.ina a j acobello del Fiore); TAM• t 1 t) A proposito della particolare vicenda dl Pietro di ann, op. tit., pp. 126 e 127. Questo dipinto è già stato avvi· Domenico da Montepulciano, che eu statn l'oggeuo del cimuo o Bilino dt'l R. BuSCAROLI, La piuura romagnola dtl mio lavoro di laurea (Pietro di Domtni'co da Montepulciano QuattrocMto, Faenza 1931, pp. 39 e 40, e da O. PrA.ACCINI, e la pittura tardogotica nelle Marche, Università di Siena, La Pinacoteca Comunale di Cesena, Cesena J 984, p. 38. Più anno accademico I98;418s, relatore Pro(. L. Bel.losi), ml spiate: all'interno, in area forlivese, vivaci elementi di cul tur;~. veneta, dì non J;>Ottr condtvidere le connusioni che sono state sug­ o rm:ai deJb generazione successiva e pos·(-ge.ntilian:a, li pre· gerite dt recente coU'ambiente napolet:mo ed in pttrticolare senta il notevole autore deil~ • Madonna ln trono ' di S;tnta col cosi deno •• Pittore di Onofno e Antonio Penna .. (F. M aria in Cento a Roncofreddo (pe-r cu.i vedi TAMBJNI, op. BoLOGNA, Ancora sui marehigiani a Napoli' C,fli inizi dt.l XV ~tr., Pf· 137 e 138), forse io rapporto coUa probabile :au.iv111 stCOio t due. opre inedite del M aurro dee' Pt.nna, in Para.tont, a Fori di qutl Federico Tedesco che ntl 1420 firma la ' N•ti• XXXVI, 198~, 419-421-423, pp. 82-91). QIUOdO rapporti vitì • or.t nella loa.le pinacoteca, pjttore di cultura esunzial· di tal genue: sussistono effeuivamente essi sono be-n piU mente veneta e pi'OSSlm.a a Zanino, e che è an.ivo a P:adov.a chUramente dimostr~bili come nel caso del u Maestro di San 41 nel •+24· Credo che al Mae:stro di Roncofre-ddo•• spettino Udi:slao .., di cui lo stesso Bolotn.l ~ st.ato ;acuto ermeneuta pure 1 fnrnmenti di un polittico con la ' Madonna e il lbm· (l piuori... , cit., pp. 348 t 349). Questo pinore ha infau i bino·, • San Pietro in carcere· e ·San Giovanni Bani.sta ·, d elle affinità indubbie eon Carlo da Camerino, mentre est.ra­ che er;.1no a Firenze in collezione Frascione, pubblicati d.1l nee alla cultun del marchigtano, e :anzi opposte alla sua men­ Longhi come oper> di Lorenzo Salimbeni (R. LONGHI, Qual· talitl affatto irrazion~e, sono semmai quelle notevolissime clte Qggiunta antologico al ' Gotico internazionale ' in llaUa, inseenature architettonjche e quella monun\tnt.11ità nel pie­ in Paragon•, Xlii, 1g62, •s~. p. 76). g:are dti panni che bnno supporre per la formazione ' adria­ 103) ABitino spetta probabilmente una tavola rnmntentot· tica • dell'anonimo un•espenenza pure padovana, e non solo ri:l dello di Dublino, n. 1302, cm 35 x 26, motrthigiana. In tal caso, comunque, a differenia di quanto r:tffigurante un · Cristo in pietà', col nimbo operJ.to in rilievo. indebitamente supposto per Pietro di Domen_ieo, il rapporto ~ Nord- Adriatico versut N3poli. Fondamencnle ~ invece l'os· •04) Zs••· op. d t., 1976, p. 34· serv-azione da parte del Bologna (Ancora sm' marchigiani ..., cit., 105) Presentato :tlla MO$tra deUa pitturot riminese del Tre· pp. Ss e 86, go, nota 1 3) della vistosa maturazione di cultura cento (cat. n. 19) questo dipinto, cosi sottile nella bionda dr mostrata da Pietro di Domenico cr:t. H 1418 e H 1422, anche dolceua dell'eptdtrmide e in quella nota del periz.om:1 tenue· se: ahra mi pare debb

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