Andrea De Marchi

Andrea De Marchi

©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte ANDREA DE MARCHI PER UN RIESAi\1E DELLA PITTURA T ARDOGOTICA A VENEZIA: NICOLÒ DI PIETRO E IL SCO CONTESTO ADRIATICO 1. - Venezia 1394 puramente vegetante, che fa il fascino universale delle espressioni del " gotico tardo ". Il disegno più Non lascia di sorprendere la vivacità e la si.ngolarità acuto e le ombre più vere non bastano a rendere vita del mondo figurativo con cui ci si rivela il pittore alle " filze di Santi smunti e tristoni " (Longhi) di veneziano Nicolò di Pietro nell'ancona commessagli Jaoobello di Bonomo,6J che è pure il più intelligente nel 1394 da Vulciano Belgarzone, cittadino zaratino della lezione di Lorenzo, menrre per ritrovare una - civis yadriutSis- ma verosimilmente destinata a interpretazione meno sussiegosa e più domestica di qualche chiesa di Venezia stessa (fig. t).•l Qui infatti, questo indirizzo sostanzialmente conservatore non a quella data, la media della produzione pittorica nmane che rivolgersi, come gii avvertiva il Longhi, rimane fedele a quell'atteggiamento tradiuonalista ad un personaggio della " provincia " ma di singolare che vi aveva già caratterizzato per tanti versi un po' carattere, come il " Maestro di Sant'Elsino ". Questi, tutto il secolo, o se assimila movenze più gotiche o probabilmente un dalmata, come suggerisce la pre· accenti di mag~ior verità espressiva lo fa con metodi­ senza di numerose sue opere tra Zara e Sebenìco, e cità tanto estenore da svuotarli di ogni forza, evitando forse identi.ficabile con Biagio di Luca da Zara (fig. 2), cosi un confronto più coinvolgente colle parlate lai­ lavora pure per l'opposta sponda dell'Adriatico, sicu· che e naturalistiche, e meno sacramentah, che pre· ramente per Fermo, dove rimane un suo polittico me vano da più parti dell'entroterra padano. Il volto coll" Incoronazione della Vergine e santi ', ricono­ nuovo di Nicolò, nel 1394 ma probabilmente già a sciutogli dal Longni.?l E~li non ha certo le risorse partire dal cuore degli anni ottanta, tanto più colpi­ per forzare alla radice i hmiti di questa cultura, ma sce quanto d'altro lato egli non vi smentisce la citta· li piega in un umore più accostante: cosi, nella citata dinanza veneziana. Nicolò di Pietro tiene bottega ' Incoronazione' di Fermo, l'evento sacro sembra in chapite pantis paradixi, nella parrocchia di Santa piuttosto interpretato come un tenero gioco tra bam· Marina, e discende da un'accreditata famiglia di bini. A lui legato è il " Maestro del CrociJisso di pittori di Venezia- forse è rùpote dello stesso Lo­ Pesaro "81 un altro artista forse operoso per ambo le renzo •l- da cui eredita l'appartenenza a quella coste dell'Adriatico, il quale però ricorre a formule t.radizione, innanzi tutto tecrùca, tutta particolare. più astratte e ad osservazioni di un realismo un po' li suo linguaggio però si pone subito in chiara alter· crudo e risentito, in rapporto con certa pittura bolo­ nativa a quello della generazione stanca che era sue· gnese. L'attività di questo anonimo, la cui individua­ ceduta alla scomparsa dalla scena del grande Lorenzo, zione spetta al Boskovits, si spinge può molto in là, probabilmente poco dopo la ' Madonna ' del Louvre oltre l'inizio del Quattrocento, come sembra indicare del '37:t.•l Personaggi come G iovan.ni da Bologna, chiaramente una sua tavola inedita, di collezione Jacobello di Bonomo o il secondo Stefano di Sant'A· privata e raffigurante la ' Derisione di Cristo' (fig. 3), gnese, di cui ci rimangono opere datate al 1377, al dove il ricco coronamento delle bifore è di gusto 138t e al t385,•1 dominarono l'ambiente veneziano apertamente fiorito.ol dell'ottavo e nono decennio del secolo con una pro­ Ma anche l'eccezione costituita dalla deliziosa pre­ duzione che a buon diritto può definirsi accademica, senza del " Maestro di Sant'Eisino " non muta il si­ se è vero che perfino il carattere distinto delle loro gnificato fondamentale del panorama veneziano in personalità non è subito evidente agli occhi di chi cui si affacciò all'arte, nel nono decenrùo, Nicolò del non abbia già acquisito una certa familiarità coi loro Paradiso. Contro tale sfondo non potrebbe risaltare stilemi più particolari. li pinoricismo soffice e son­ con più nettezza, alla data quanto mai preziosa del tuoso propno dell'ultima smagliante stagione di Lo­ 1394, un dipinto quale la 'Madonna ' Belgarzone, renzo, sul 1370. viene irrigidito in stesure più piatte come immersa in una campana d'aria penetrabile, e compatte, mentre la folata gotica che già scompa· ~razie all'intaglio così nitido e pulito di ogrù cosa, ed gina va la ben nota ' Resurrezione ' dell'Altare della tnsieme schiusa in un tepore sentimentale affatto Seta, riesumata dal Longhi,•l è tradotta in formulari inedito. Quella che qui si rivela è un'umarùtà vivis­ seccamente profilati e deserti di quell'intensa anima· sirna, come sottilmente eccitata, ma insieme gelosa zione, sia pur ridotta ad una felicità subumana o di sensi più gracili e segreti, in quei sorrisi appena 25 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte . ~ • l - Vt:NEZIA1 GALLRRJE DELL•ACCADEMIA NICOLÒ DI PIETRO: MADONNA COL BAMBINO (MADONNA BEI.GARZON.€) ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte accennati a fior di pelle, in quegli sguardi teneramente vigili, in quelle mosse timidamente allusive. Remoto da ogni intento apertamente espressionista Nicolò vi si fa piuttosto interprete di un'eleganza moderna, più disinvolta e laica, non negligente delle verità fisi­ che, ad esempio nell'indagare le piegoline grassocce formate dalla pelle sul collo del bambino oppure il profilo pungente del commiuente. Enorme è dunque la sua distanza dalle eleganze neo-ellenizzanti che in Paolo si sfogliavano in fragili riuni, ma è altret­ tanto evidente il piglio e l'umor schietto con cui egli si spoglia di quei paludamenti sontuosi di cui era pur sempre trapunto il gestire più sciolto e disinibito dell'umanità di Lorenzo. Tale differente tenore emotivo va messo ancor più in risalto di fronte a quegli elementi, di natura innanzi tutto tecnica ed iconografica, che segnalano invece una continuità con la tradizione veneziana.••> Lauren­ ziana è la tipologia ricorrente dei volti, anche più evideme nella più antica ' Incoronazione ' Barberini, dalle guance modellate per larghi piani e dai menti sgusciati, mentre d'origine tradizionale è la tipologia dei cori angelici cbe si ritrovano a coronamento di diverse Madonne del giovane Nicolò o anche il motivo iconografico del sole e della luna. Nella ' Madonna ' Belgarzone l'attenzione alla ricca bulinatura della superficie dorata è tradotta in formule nuove e più discrete, come in quell'idea, piuttosto oltralpina, di punzecchiare liberamente il fondo secondo motivi vagamente vegetali, di modo da modularne la piat­ tezza. Anche le minute decorazioni dorate delle vesti sono qui meno invadenti e, mentre vi è più sottilmente sfruttato l'effetto naturalistico di luccichio derivante dalla loro sovrapposizione a superfici variamente om­ breggiate, curiosamente esse sono ottenute per rispar­ mio della sovrastante stesura di vernice rossa e non già a missione, addolcendone così lo staglio astratto. Alle predilezioni cromatiche di Lorenzo, di una deli­ catezza fin estenuata, Nicolò sostituisce la scelta di colori di una vivacità squillante ed insieme di una purezza cristallina. Quando mai si troverebbe prima, in Venezia, un trono dove un verde carico ed un az­ 2 - FIRENZE, COLLtziONfl PRlVATA zurro elettrico si accendono improvvisi, sul "con­ MAESTRO DI SAN't'ELSINO (BIACIO DI LUCA DA %ARA?): tinuo " di un violaceo tenuissimo, contrastando poi MADONNA COL BAMBINO E DONATORI col rosso sangue della tenda distesa sul fondo? Ma maggior discorso è offerto da quella che po­ tremmo definire la novità nella resa ottica, dove più chiaramente si può misurare la distanza da Lorenzo. locale tra le gole dell'ombra che si fa più folta negli Nel sensibilissimo pittoricismo proprio di quest'ulti­ angoli, nelle pieghe delle cose o lungo i profili, e la mo l'oscuramento brunastro degli incarnati, ottenuto luce crescente che con stupenda gradualità colpisce col " risparmio " della preparazione, è posto a vivo le superfici, fino al risalto di un rigo luminoso sugli contrasto col bianco puro- i " bianchetti " cenni­ spigoli affilati. L'indagine instancabile di tale pelle niani - dei lustri morbidamente scremati sulle parti ottica delle cose, se pur timida e comunque disinte­ affioranti; in Nicolò invece essi si convertono in una ressata ad ogni problema di coerente diffusione della sorta di luminescenza leggera, mentre lungo i con­ luce, accomuna singolarmente queste ricerche di torni più nettamente segnati si addensano ombre Nicolò a quelle che maturavano in altri ambiti del delicatissime, ma vere e puntuali. Nel particolare, gotico internazionale europeo e che compaiono, ad con una mentalità ancora tutta empirica e fram­ esempio, nell'individuazione luministica, tutta irra­ mentaria, egli ottiene singolari effetti di trasparenza zionale ma ricca di suggestione, delle architetture quasi atmosferica, sfruttando al massimo il contrasto nelle celebri ante che proprio in quegli stessi anru 27 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte notazioni, come quelle del velo trasparente disteso sulla fronte della Vergine o dell'orlo in peluche della vesticciola del bambino 7 O ancora dell'idea di quella architettura popolata di statue monocrome che però paiono animate, idea che troverà poi il suo sviluppo nella lievitazione fantastica del trono dell'

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