CLUB ALPINO ITALIANO SEZIONE DI NUORO

Escursione n. ___ : Domenica, 20 settembre 2020 Supramonte di (percorso andata e ritorno): Tuones, Scala ‘e Pradu, Sas Tavolas, Mandras e rientro sul medesimo percorso.

Ora e luogo di ritrovo: - ore 7:30 - Piazza Veneto - NUORO; - ore 8:30 - Località “Tuones” (Oliena - NU). Dislivello: 300 m circa in discesa e altrettanti in salita (con la variante a P.ta Sos Nidos: dislivello 1000 m circa). Durata: ore 5:00 circa. Lunghezza: km 7 circa. Difficoltà: (E). Direzione: (AE) Salvatore CAMBEDDA (tel. 333 6058912), Alfieri PRINA (tel. 342 0811380), Pietro SORU, Carlo MELIS (tel.329 5449546). Contatti: e-mail: Come ci si arriva. Dall’abitato di Oliena, seguire le indicazioni per Monte Maccione (Albergo-Ristorante Coop. “ENIS”). La strada - in parte asfaltata e in parte cementata - sale sul fianco della montagna con una serie di tornanti che dopo circa 3 km porta in prossimità dell’albergo-ristorante. Da qui si prosegue lungo la strada sterrata e in parte cementata che conduce in località “TUONES” (da Maccione circa 4 km), limite ultimo della foresta di grandi lecci (q. 980 m), dove si parcheggiano le auto (si consiglia vivamente l’uso di auto non troppo basse). Inizio escursione. Da “TUONES” si prosegue sulla sterrata, “S’Iscala ‘e Pradu”, che si inerpica in un’unica serie di tornanti, salendo di quota fino ad arrivare ad una comoda piazzuola panoramica sull’intero vasto Supramonte (35 minuti circa), quota 1227 m slm; breve sosta. Da qui si prosegue in lieve discesa, direzione Sud-Est, per “Sos Prados”: un’ampia depressione quasi pianeggiante, limitata a Sud dalla Punta Corrasi (quota 1463 m slm) e a Nord da Punta Sos Nidos (1348 m slm), per poi risalire, sulla destra orografica, per “Su Troccu ‘e su Tuo”. Si percorre quest’ultimo per un sentiero appena accennato che degrada verso il pianoro di Sovana; si risale il costone, in direzione Sud, lungo le placche della località “Sas Tavolas”, fino ad arrivare all’ovile “Sa Vadde de sa Mandra” (quota 998 m slm) costruito negli anni trenta e recentemente ristrutturato (ore 2:30 dalla partenza); sosta pranzo. Rientro: sullo stesso itinerario. Raccomandazioni. Durante l’escursione ogni componente del gruppo starà sempre dietro l’accompagnatore dell’escursione e dovrà seguirne scrupolosamente le indicazione. Il comportamento dei partecipanti dovrà essere improntato al rispetto assoluto della natura, evitando di lasciare alcunché lungo il percorso, compreso i cosiddetti “rifiuti biodegradabili”. Dovrà ispirarsi alle norme del corretto vivere civile e uniformarsi alle finalità statutarie del Club Alpino Italiano. Prescrizioni anti Covid19: prima della partenza i Direttori di escursione raccoglieranno le autocertificazioni Covid_19 di ciascun partecipante regolarmente iscritto (massimo 20 partecipanti), il quale dovrà munirsi dei DPI individuali (mascherina e igienizzante) pena l’esclusione.

NOTA GENERALE I luoghi: Il Supramonte si estende nei comuni di Oliena, , , e . Il (q. 1463 m) è la cima più alta del Supramonte ed è anche, più semplicemente, il monte di Oliena le cui bianchissime e imponenti bastionate calcaree dell’era mesozoica, contrassegnata da una lunga serie di creste, le hanno valso nel tempo l’appellativo di “dolomiti sarde” per via anche della straordinaria colorazione rosata che le rocce assumono in particolare con la luce radente del tramonto. Le punte più importanti oltre alla Punta Corrasi sono: Carabidda, Ortu Hamminu, Sos Nidos, Cusidore. Su questi luoghi agresti ed impervi, fino a non molti anni fa, planavano maestosi gli avvoltoi grifone e pascolavano cervi e daini sardi. Oggi è ancora possibile vedere le aquile, volare alte nel cielo, e numerosi branchi di mufloni. Oltre l’altissima linea di cresta del monte che sovrasta l’abitato di Oliena, dallo spiazzo di Scala ‘e Pradu, si apre un aspro e vasto territorio un tempo sconosciuto ai più che non fossero pastori: un paesaggio roccioso, spoglio di vegetazione, secco, immobile, quasi senza tempo, lunare. «Immagina di essere nella Luna. Immagina un paese così, completamente diverso, arido come la Luna, ma che però ha un’altra faccia che gli uomini non hanno mai visto. Li, contrariamente a quel che si crede, c’è poco di acqua, quanto basta a certe piante che resistono alla siccità … » (Giuseppe Dessì). Per queste caratteristiche di luogo senza tempo, nel 1966, fra quelle rocce bianche il noto registra cinematografico statunitense John Huston ha girato la scena del “sacrificio di Isacco” per il film “La Bibbia”. Negli stessi luoghi, il regista italiano Giovanni Columbu ha ambientato e realizzato le riprese di alcune scene drammatiche del suo recente film “Su Re”. Gli stessi luoghi sono zona di transito del “Sentiero Italia” e hanno visto svolgersi nel 1995 la prima edizione del “Camminaitalia”, seguita nel 1999 dalla seconda. Disteso alla base del suo meraviglioso monte, l’abitato di Oliena ha quasi certamente origini protosarde. Le ricerche paleo-archeologiche effettuate negli ultimi decenni nel suo territorio permettono di ricostruire, seppure in modo ancora parziale, l’avvicendarsi umano in questa zona - in particolare nella vicina e intima Valle di Lanaitto - sin dal Paleolitico Superiore come attestano i recenti ritrovamenti effettuati sin dal 1981 dal paleontologo olandese Paul Yves Sondaar nella Grotta Corbeddu dove, assieme ai resti di fauna Pleistocenica, sono rinvenuti alla luce resti umani ed utensili in osso; evento questo che costituisce un importantissimo risultato storico, scientifico e culturale, visto che fino al 1979-80 in Sardegna non era stato ritrovato nessun documento certo sulla presenza dell’uomo del Paleolitico. Diversi altri ritrovamenti, avvenuti ancora presso la Valle di Lanaitto e le zone circostanti l’attuale centro abitato, testimoniano la presenza di insediamenti umani nel neolitico con forte presenza di villaggi e tribù nuragiche, nell’età del bronzo, nell’età romana, nell’età medioevale. Agli inizi del 1300 Oliena risulta direttamente sottoposta al dominio di Pisa, nel giudicato di Gallura, nella curatoria prima di Posada, poi di Galtellì. La pagina più bella della sua storia, tuttavia, è senza dubbio quella scritta dai Gesuiti che arrivati nel paese nel 1665 - grazie a un lascito del Rettore Salis - si affiancarono ai frati minori, già presenti dal 1525. Essi iniziarono a costruire un grande convento ed edificarono l’attuale chiesa parrocchiale, dedicata al fondatore del loro ordine: Sant’Ignazio di Loyola. Il convento fungeva da scuola e per tale motivo fu detto “Collegio”: qui si insegnava latino e retorica. Questa scuola accoglieva i giovani di Oliena e di tutta la zona e probabilmente era la scuola più importante del Nuorese. Nel collegio, i gesuiti avevano installato un frantoio e piantato un giardino ricco di agrumi e alberi sconosciuti nella zona. Gli abitanti erano per la maggior parte dediti alla pastorizia e i terreni coltivati erano pochi, in prevalenza a cereali; ma grazie all’infaticabile lavoro dei Gesuiti venne via via intensificandosi la pratica dell’agricoltura con l’introduzione di alberi da frutta, della viticoltura e della vinificazione: «Non conoscete il Nepente di Oliena neppure per fama? Ahi lasso!» (Gabriele d’Annunzio). L’incremento della stessa coltivazione dell’olio ebbe inizio con l’avvento dei gesuiti e si consolidò con le incentivazioni da parte degli Spagnoli e dei Savoia, che promettevano titoli nobiliari a chi innestava alcune migliaia di olivastri.

Supramonte di Oliena (NU) - Monte Cusidore (1147 m)