INDICE

1. PREMESSA ...... 2

2. INQUADRAMENTO GEOLOGICO DEL TRACCIATO ...... 3

2.1 FORMAZIONI GEOLOGICHE ...... 4

3. EVOLUZIONE TETTONICA ...... 8

3.1 INQUADRAMENTO SISMICO ...... 9

4. GEOMORFOLOGIA ...... 14

5- IDROGEOLOGIA ...... 18

5.1 – COMPLESSI ACQUIFERI ...... 20

5.2 – SORGENTI ...... 23

6 - QUADRO GEOTECNICO GEOMECCANICO ...... 28

7- MATERIALI DI SCAVO E CAVE ...... 31

8 - PROBLEMATICHE GEOLOGICHE E CRITICITA’ LUNGO IL TRACCIATO ...... 36

8.1. - ZONA PIANURA PEDEMONTANA ...... 36

8.2. - TRATTA IN GALLERIA (ZONA MONTANA) ...... 38

8.2.1. - Classi geomeccaniche ...... 40

8.2.2. - Idrogeologia ...... 41

8.2.3. - Tipologia delle sezioni tipo di scavo ...... 44

8.2.4. - Imbocchi e relative piste di accesso ...... 45

8.2.5. - Ambiente ...... 46

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1. PREMESSA

Il presente studio illustra il quadro geologico e geolitotecnico preliminare relativo al progetto del potenziamento del collegamento viario della Valsugana tra e Bassano.

Il tracciato previsto dall’ipotesi progettuale, si sviluppa lungo la pianura pedemontana veneta, dall’innesto con la Circonvallazione Ovest di Castelfranco , verso nord fino al massiccio del Grappa, per un tratto pari a circa 15.5 Km e successivamente attraversando in galleria per una lunghezza di circa 11 Km il massiccio, fino allo svincolo di Rivalta in comune di San Nazario, per una lunghezza complessiva pari a circa 26.5 km. Più in particolare l’attraversamento del Massiccio del Grappa è previsto con tre gallerie naturali separate da altrettanti Ponti/viadotti. Complessivamente il tracciato stradale interessa il territorio di 9 comuni: San Nazario, Solagna, Pove, Romano di Ezzelino, , Rosà, , Loria, Castelfranco Veneto e Castello di Godego.

Nella presente "Relazione geologica", sono sintetizzati gli studi eseguiti per la caratterizzazione dei seguenti quadri conoscitivi:

litologico-strutturale e tettonico;

geostratigrafico;

geomorfologico;

idrogeologico

geomeccanico

Per la ricostruzione dei suddetti quadri ci si è avvalsi dei numerosi dati bibliografici esistenti sia di carattere geologico, geostratigrafico, geotettonico ed idrogeologico che geotecnico/geomeccanico.

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2. INQUADRAMENTO GEOLOGICO DEL TRACCIATO

L’area oggetto del presente studio si sviluppa tra l’alta Pianura Veneta dominio dei depositi di facies alluvionale e la zona prealpina, caratterizzata invece da formazioni litoidi mesozoiche-terziarie della Serie Veneta.

Nel tratto iniziale, da Castelfranco Veneto fino all’altezza di Romano D’Ezzelino, l’area di pertinenza del tracciato risulta impostata su depositi alluvionali prevalentemente ghiaiosi in matrice sabbiosa con spessori che, come hanno mostrato indagini geofisiche e geognostiche eseguite nell’area in passato, sono di circa 30-40 metri nella zona tra Bassano e Romano d’Ezzelino e arrivano a raggiungere e superare il centinaio di metri nei settori scendendo più a sud (600 metri nella zona di Castelfranco Veneto/Cittadella). La stratigrafia di un pozzo eseguito nella zona del campo sportivo di Bassano mostra spessori del materasso alluvionale di oltre 80 metri, con una netta prevalenza di ghiaie e conglomerati nei primi 50-60 metri. Le prime sabbie e argille con spessori significativi compaiono infatti oltre tali profondità.

Proseguendo verso nord, il tracciato arriva ad interessare la fascia pedecollinare e successivamente quella prealpina. L’assetto geologico di questo settore è, specie nella parte iniziale, molto complesso, legato alla così detta “Linea di Bassano Montebelluna”, piega faglia disgiuntiva pressoché collocata al margine dei rilievi collinari/montuosi, con piano assiale a direzione ENE-OSO, immersione verso nord e con rigetti che raggiungono oltre 1500 metri. Tale lineamento si è generato per effetto di spinte compressive da SSE verso NNO che hanno causato un raddrizzamento stratigrafico, con il sollevamento del settore a nord a formare i rilievi prealpini, mentre a sud si generavano piegamenti a raggio più ridotto (sinclinale di Sarson, del M.te Castellaro ecc.), faglie a basso angolo e di differente origine ed un sostanziale affossamento del settore a sud della “flessura”, mano a mano riempito dai depositi clastici provenienti dal fronte della catena in formazione.

Superata la fascia alluvionale pedemontana, il tracciato entra nella zona prealpina, interessando il Massiccio del Grappa fino all’altezza di Rivalta. Tale settore è geologicamente caratterizzato dalle formazioni calcareo-carbonatiche della Serie Veneta, di età compresa tra il Trias inferiore e l’Eocene. Sotto il profilo strutturale, la zona del Grappa si presenta poco complessa nel suo assetto, anche se, talora, le strutture principali generalmente ad ampio raggio (anticlinale del Monte Grappa) risultano complicate da numerose strutture secondarie a raggio più ridotto, riconoscibili specie nelle parti sommitali dei rilievi.

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2.1 Formazioni Geologiche

In quadro geostratigrafico dell’area interessata dal tracciato è quindi caratterizzato nel tratto iniziale da depositi alluvionali e dalla serie calcareo-carbonatica mesozoica-terziaria Veneta nel tratto prealpino. Di seguito procedendo dalle formazioni più antiche verso quelle più recenti, si descrivono le formazioni e/o i complessi formazionali interessati dal tracciato.

-Serie Calcareo-carbonatica veneta

Procedendo tal termine più antico, si incontrano le seguenti formazioni:

-Dolomia Principale (DOL). Età: Trias sup. (Norico-Retico)

E’ costituita da dolomia di colore da grigio a bianco rosato. La struttura varia da massiccia, talora saccaroide, a fittamente stratificata. L’ambiente di sedimentazione varia da inter-sopratidale a subtidale (Dolomie massicce microcristalline). Gli spessori degli strati variano da decimetrici a metrici; presenta colorazioni variabili dal grigio chiaro a biancastra e rosata, in relazione al grado di alterazione e alla percolazione idrica dalla quale è stata interessata. La formazione ha spessori notevoli, variabili da 800 ad oltre 1.000 metri. Lungo la valle del Brenta affiora solo la parte sommitale della formazione, messa in esposizione dalla profonda incisione fluviale.

In affioramento la dolomia appare generalmente massiccia e resistente. Geomorfologicamente lungo la valle del Brenta da luogo a falesie molto accentuate, localmente interessate da fenomeni di crollo, con distacco di grossi blocchi.

-Calcari grigi di Noriglio (CAN). Età: Giurassico (Lias inferiore-medio)

E’ costituita da Calcari ben stratificati di colore da grigiastro a (talora) nocciola chiaro, in cui si alternano rari livelli marnosi e argillitici di colore verdastro. I calcari variano da micritici a oolitici e spesso appaiono dolomitizzati (diagenesi tardiva). I livelli micritici sono trasformati in dolomie microcristalline biancastre cariate, mentre gli orizzonti oolitici danno luogo a dolomie cristalline bianche. Questa dolomitizzazione rende spesso difficile distinguere la formazione dalla Dolomia Principale. Gli affioramenti presentano frequentemente patine di alterazione nerastre. Gli spessori degli strati variano da pochi decimetrici a oltre un metro. La formazione ha spessori notevoli, variabili dai 300 ai 400 metri.

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-Oolite di San Vigilio (OSV). Età: Giurassico (Lias superiore – Dogger inferiore)

Si tratta di Calcari e/o calcareniti di colore da grigiastro a nocciola, stratificati talora in grossi banchi ricchi in ooliti e fossili (crinoidi). Il passaggio ai sottostanti Calcari di Norglio è generalmente graduale e ciò rende, talvolta difficoltosa la distinzione tra le due formazioni. Il contatto superiore con il Rosso Ammonitico è marcato da concentrazioni di ossidi (hard-ground). Lo spessore della formazione varia dai 10 metri ad un massimo di 30 metri.

-Rosso Ammonitico Veronese (RAM). Età: Giurassico (Dogger inferiore – Malm superiore)

Si tratta di calcari micritici di colore da biancastro rosato con abbondanti modelli interni di Ammoniti (unità sommitale) a rosso verdastro (unità intermedia e sommitale). Sono altresì presenti calcari marnosi rosati, nodulari con frequenti lenti di selce rosso scuro in noduli e lenti, specie nell’unità intermedia. Il contatto con iI sottostante Oolite di San Vigilio è netto e ondulato. Il contatto con il Biancone è invece graduale. Generalmente si presenta in affioramento in bancate nastriformi di spessore contenuto e/o fittamente stratificato. Lo spessore varia dai 50 ai 70 metri.

-Biancone (BIA). Età: Cretaceo (Cenomaniano – Titoniano)

Si tratta di calcari micritici biancastri di aspetto porcellanato a grigi, talora rossicci, con selci scure a noduli o letti, da regolarmente a fittamente stratificati a frattura concoide. La formazione affiora in genere alla sommità sia dell’Altipiano dei Sette Comuni che del Massiccio del Grappa. Caratterizzata, assieme al Rosso Ammonitico, da minore competenza e maggiore erodibilità rispetto agli altri termini della serie calcareo carbonatica, da luogo a morfologie blande e dolci. Lo spessore della formazione è variabile, ma può raggiungere anche i 300-400 metri.

-Scaglia Rossa (SCA). Età: Cretaceo superiore – Eocene.

E’ costituita da marne rosso violacee a scaglie minute e calcari più o meno marnosi, di colore da rossastro a rosato, talora biancastro, fittamente stratificati. Nell’area interessata dal tracciato affiora solo al limite tra la zona prealpina e la fascia collinare, nella zona della “flessura pedemontana”. Ha spessori variabili.

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- Serie Molassica flyschoide terziaria veneta

La serie comprende Arenarie, Marne e calcari marnosi di età miocenica, Calcari nulliporici e Calcareniti dell’Oligocene con intercalazioni tufacee e/o filoni basaltici, Marne azzurre dell’Eocene inferiore-superiore e Calcari marnosi (Eocene medio). Nella zona di interesse la serie è presente sia da ovest che ad est di Bassano con i termini di età oligocenica e miocenica. Più in dettaglio, procedendo tal termine più antico, si incontrano le seguenti formazioni:

- Tufi e filoni basaltici (TUF). Età: Eocene superiore - Oligocene.

Affiorano sulle colline ad ovest di Bassano. Si tratta prevalentemente di tufi basaltici, di tufi nerastri e lave basaltiche a fessurazione sferoidale e/o poligonale. Spessori variabili

- Marne azzurre (MAA). Età: Miocene inferiore.

Si tratta prevalentemente di marne azzurrognole tenere fossilifere a Pecten. Calcari e calcareniti grossolane fossilifere.

- Arenarie (ARE). Età: Miocene medio superiore.

Si tratta prevalentemente di arenarie, calcareniti e sabbie con marne cinerine molto fossilifere.

- Sabbie e argille (SAR). Età: Miocene superiore.

Arenarie passanti a sabbie e ad argille cerulee con lignite e livelli conglomeratici.

Tutte le formazioni precedentemente descritte spesso sono subaffioranti sotto una copertura eluviale di natura variabile in funzione di quella della formazione madre sottostante. Lo spessore tuttavia è in genere molto contenuto e non superiore al metro.

- Depositi Quaternari

I Depositi Quaternari trovano sviluppo nella fascia di pianura alluvionale pedemontana e nel settore intravallivo del fiume Brenta.

Di seguito partendo dai depositi intravallivi e/o di facies di versante si da una descrizione dei vari termini formazionali affioranti nell’area interessata dal tracciato.

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-Detriti di versante e conoidi. Età: Quaternario

Si tratta prevalentemente di depositi recenti di accumulo gravitativo di materiale disgregato proveniente dalla serie calcarea. In genere si trovano localizzati in estese falde ai piedi delle falesie calcaree e dei rilievi in generale (zona di e Romano d’Ezzelino) e/o conoidi allo sbocco dei vari e limitati impluvi che tagliano le falesie. La struttura è grano-sostenuta con clasti eterometrici sciolti non classati in scarsa matrice per lo più sabbiosa leggermente limosa. Gli elementi si presentano in genere molto spigolosi a testimoniare il limitato trasporto subito. Tali depositi sono localmente cementati (es. Solagna). La genesi può essere legata altresì a frane di crollo. Presentano spessori talora significativi, oltre 10 metri.

-Depositi fluvioglaciali. Età: Quaternario

Si tratta prevalentemente di depositi costituiti da ciottoli, talora blocchi, ghiaia eterometrica in matrice sabbiosa prevalente e subordinatamente limosa. I ciottoli e le ghiaie hanno natura poligenica, si varia da porfirici, granitici a gneissici e calcarei. Lo stato di addensamento del deposito è molto variabile da sciolto a mediamente addensato. Non sono infrequenti orizzonti conglomeratici sempre ad elementi poligenici grossolani e con matrice sabbiosa.

-Detriti Alluvionali (ALL). Età: Quaternario

Si tratta prevalentemente di depositi relativamente più recenti rispetto ai precedenti. Sono, come detto, sviluppati entro la fascia intravalliva del fiume Brenta e nella fascia pedemontana, dove si possono distinguere depositi terrazzati per lo più costituiti da ghiaie e sabbie e/o sabbie leggermente limose, e depositi recenti e/o attuali nella fascia di fondovalle e/o di alveo attuale, caratterizzati sempre da ghiaie prevalenti e sabbie con ciottoli e con una granulometria mediamente più grossolana rispetto ai precedenti. Lo spessore è come detto molto variabile: dai 30-40 metri della zona tra Bassano e Romano d’Ezzelino a oltre il centinaio di metri nelle zone a sud di Bassano. Nella zona pedemontana questi depositi, legati al conoide del fiume Brenta, mostrano ancora una prevalenza di sedimenti grossolani, per lo più ghiaie in matrice sabbiosa e sabbie ghiaiose; la frazione sabbiosa aumenta nelle zone distali del conoide. Sono frequenti livelli conglomeratici, talora di spessore significativo, favoriti da cementazione carbonatica degli elementi. La natura dei ciottoli e delle ghiaie è prevalentemente calcarea-dolomitica e subordinatamente porfirica, granitica e/o metamorfica.

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3. EVOLUZIONE TETTONICA

L’assetto geologico di questo settore è, specie nella parte iniziale, molto complesso, legato alla così detta “Linea di Bassano - Montebelluna”, piega faglia disgiuntiva pressoché collocata al margine dei rilievi collinari/montuosi, con piano assiale a direzione ENE-OSO, immersione verso nord e con rigetti che raggiungono oltre 1500 metri. Tale lineamento si è generato per effetto di spinte compressive da SSE verso NNO che hanno generato un raddrizzamento stratigrafico, con il sollevamento del settore a nord a formare i rilievi prealpini, mentre a sud si generavano piegamenti a raggio più ridotto (sinclinale di Sarson, del M.te Castellaro ecc.), faglie a basso angolo e di differente origine ed un sostanziale affossamento del settore a sud della “Flessura Pedemontana”. Di fatto questa “flessura” separa le prealpi dalla pianura, condizionando la struttura del settore meridionale sia dell’Altipiano dei Sette Comuni che del Massiccio de Grappa. Questa struttura corrisponde ad una piega a ginocchio con piano assiale immergente a N, localmente associata a sovrascorrimenti, e/o pieghe e/o faglie a basso angolo immergenti verso SSE. Le principali strutture tettoniche sono sepolte nel sottosuolo al margine della fascia pedemontana (thrust Bassano-Valdobbiadene, thrust del Montello) e sono rappresentate da sovrascorrimenti e retroscorrimenti orientati ENE-OSO con una geometria “ramp-flat” che si riflette in superficie nell’Anticlinale del Monte Grappa (Doglioni 1992). Quest’ultima è una struttura ad ampio raggio talora complicata da numerose strutture secondarie a raggio più ridotto, riconoscibili specie nelle parti sommitali dei rilievi. Uno schema sintetico dell’intero sistema tettonico delle prealpi venete e dell’intero nord est, è illustrato in FIG. 3.1 (Galadini et al. 2005).

Oltre a quelli finora descritti sono segnalati altri lineamenti geotettonici trasversali ai precedenti, a direzione NO-SE e/o NNO-SSE, legati a fasi successive. Queste strutture, come hanno mostrato vari studi geofisici profondi, mostrano continuità anche nella zona della pianura, analogamente alla conosciuta Faglia -.

Con riferimento all’area di studio, particolarmente importante risulta la struttura impostata a nord di Bassano, lungo il Canale di Brenta (De Florentis-Zambrano 1981), che trova proseguimento sotto la pianura fino verso Padova (Progetto finalizzato Geodinamica CNR)

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e denominata “Faglia di Bassano-”. Strutture similari sono state individuate anche più ad est: faglia di Montebelluna e faglia di Caorle-Montaner. Tale struttura non sembra mostrare significativi dislocamenti lungo il Canale di Brenta, nel tratto tra Bassano e Valstagna, mentre assume importanza a sud, nel settore di pianura.

FIG. 3.1 – Schema strutturale del nord-est Italia e Slovenia occidentale (da Galadini et al. [2005])

3.1 Inquadramento sismico

L’area è come detto caratterizzata da importati lineamenti geotettonici. I vari studi di Neotettonica eseguiti hanno rilevato la presenza di lineamenti sismogenetici attivi sia lungo la fascia pedemontana che nell’area prealpina, FIG. 3.1.1 (Progetto Finalizzato Geodinamica. C.N.R. 1981, - Zanferrari A. et Alii. Evoluzione neotettonica dell’Italia Nord orientale., 1982, - Slejko et Alii: Modello sismo tettonico dell’Italia Nord Orientale”, 1987; Galadini et Alii, 2005; Kastelic et Alii 2009 ). Con riferimento al "Database of Individual

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Seismogenic Sources" (DISS, 2009) nell’area d’interesse è segnalata la sorgente sismica composita Linea -Cornuda, FIG. 3.1.1, che comprende tre sorgenti sismiche individuali: la linea Thiene-Bassano, la linea Monte Grappa e la linea Bassano – Cornuda.

FIG. 3.1.1

La Linea Thiene-Cornuda fa parte del sistema di sovrascorrimenti pedemontani che borda la pianura Veneto-Friulana.

Questo settore della catena alpina è caratterizzata da grandi terremoti: i dati storici a disposizione testimoniano come in genere i sismi nelle zona delle prealpi venete presentano magnitudo comprese tra 6 e 7. Fra i terremoti storici si segnalano quello del 1695 (M 6.7) con epicentro nella zona dell’Asolano e del 1836 (M 5.5) nella zona di Bassano (Boschi et Alii 1998; Gruppo di Lavoro CPTI, 1999). Questi eventi sono in genere legati alle linee di Bassano-Thiene e di Bassano-Cornuda. Sono altresì segnalati sismi a magnitudo mediamente minore (5

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secondarie, come la Linea del Monte Grappa. Le tre linee sismogenetiche sono tagliate da strutture trasversali.

Complessivamente il tracciato stradale interessa il territorio di 10 comuni: San Nazario, Solagna, Pove, Romano di Ezzelino, Cassola, Rosà, Rossano Veneto, Loria, Castelfranco Veneto e Castello di Godego. Alla luce della vigente Classificazione Sismica (Ordinanza P.C.M. n° 3274 del 20/03/03 e successive modifiche ed integrazioni) che ha recepito i risultati e le indicazioni scaturite dai vari studi e/o progetti di neotettonica eseguiti nell’ultimo ventennio e/o in corso e che ha portato ad una riclassificazione dell’intero territorio italiano, i territori comunali citati risultano compresi entro le seguenti zone di sismicità:

Comune Zona sismica

San Nazario, Solagna, Rosà, Rossano Veneto, 3 Castelfranco Veneto, Castello di Godego

Pove, Romano di Ezzelino, Cassola, Loria 2

Con riferimento ai possibili profili stratigrafici, alla luce del quadro conoscitivo geostratigrafico, si possono sostanzialmente individuare tre di tipi di profilo:

- Zona montana e intravalliva del fiume Brenta:

Profilo A: formazioni litoidi o suoli omogenei molto rigidi, caratterizzati da Vs30 > 800 m/sec, comprendenti anche strati di copertura di spessore massimo pari a 5 metri;

Profilo B: depositi di sabbie e ghiaie molto addensate….. con spessori di decine di metri……e da valori di Vs30 compresi tra 360 m/s e 800 m/s(ovvero resistenza penetrometrica Nspt >50…);

Profilo C: depositi di sabbie e ghiaie mediamente addensate….. con spessori di decine di metri……e da valori di Vs30 compresi tra 180 m/s e 360 m/s (ovvero resistenza penetrometrica Nspt compresa tra 15 e 50…).

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- Zona della pianura pedemontana:

Profilo B: depositi di sabbie e ghiaie molto addensate….. con spessori di decine di metri……e da valori di Vs30 compresi tra 360 m/s e 800 m/s (ovvero resistenza penetrometrica Nspt >50…).

Profilo C: depositi di sabbie e ghiaie mediamente addensate….. con spessori di decine di metri……e da valori di Vs30 compresi tra 180 m/s e 360 m/s (ovvero resistenza penetrometrica Nspt compresa tra 15 e 50…).

Suoli di categoria “C” posti su suoli più rigidi (Vs > 800) e con spessore inferiore a 20 m secondo la normativa rientrano nella categoria “E”; tale evenienza, sulla base dei dati a disposizione non è comunque stata riconosciuta anche se localmente nelle zone con coperture (detriti di falda, alluvioni terrazzate ecc.) su substrato roccioso può verificarsi.

Lo stato delle conoscenze sull’effettivo grado di addensamento sia per i depositi intravallivi (detrito di falda, depositi alluvionali terrazzati ecc.) sia della fascia di pianura alluvionale pedemontana non è tale infatti da permettere di fare una zonazione univoca dei profili B e C e/o eventualmente E. L’individuazione degli stessi è estrapolata sulla base dei dati stratigrafici a disposizione, che evidenziano una prevalenza di depositi sabbiosi e ghiaioso sabbiosi descritti come mediamente addensati, con spessori, che specie nella zona intravalliva non sono sempre controllati neanche come spessore.

Di seguito ai sensi del DM 14 gennaio 2008, per ogni comune attraversato dal tracciato in progetto, è stata determinata la PGA, calcolata per opere con Vn=50 anni, Classe d’uso IV ovvero Cu = 2 e periodo di riferimento Vr = Vn x Cu = 100 anni. Comune di San

Nazario Comune di Solagna STATO Tr STATO Tr

LIMITE (anni) ag (g) Fo (-) Tc* (s) LIMITE (anni) ag (g) Fo (-) Tc* (s)

SLO 60 0.068 2.456 0.257 SLO 60 0.070 2.449 0.257

SLD 101 0.088 2.403 0.273 SLD 101 0.091 2.402 0.272

SLU 949 0.224 2.402 0.314 SLU 949 0.232 2.395 0.315

SLE 1950 0.287 2.409 0.326 SLE 1950 0.299 2.397 0.328

Comune di Pove del Grappa Comune di Cassola STATO Tr STATO Tr

LIMITE (anni) ag (g) Fo (-) Tc* (s) LIMITE (anni) ag (g) Fo (-) Tc* (s)

SLO 60 0.071 2.447 0.257 SLO 60 0.071 2.444 0.257

SLD 101 0.092 2.402 0.272 SLD 101 0.092 2.401 0.271

SLU 949 0.235 2.392 0.315 SLU 949 0.241 2.389 0.319

SLE 1950 0.304 2.390 0.328 SLE 1950 0.315 2.386 0.332 ..………………………………………………………………………………………………………

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Comune di Rosà Comune di Rossano Veneto STATO Tr STATO Tr

LIMITE (anni) ag (g) Fo (-) Tc* (s) LIMITE (anni) ag (g) Fo (-) Tc* (s)

SLO 60 0.069 2.448 0.257 SLO 60 0.069 2.450 0.257

SLD 101 0.090 2.401 0.272 SLD 101 0.090 2.402 0.272

SLU 949 0.232 2.389 0.313 SLU 949 0.234 2.391 0.318

SLE 1950 0.302 2.387 0.326 SLE 1950 0.307 2.388 0.331 Comune di Castelfranco

Comune di Loria Veneto STATO Tr STATO Tr

LIMITE (anni) ag (g) Fo (-) Tc* (s) LIMITE (anni) ag (g) Fo (-) Tc* (s)

SLO 60 0.072 2.441 0.257 SLO 60 0.067 2.458 0.260

SLD 101 0.095 2.403 0.271 SLD 101 0.087 2.411 0.273

SLU 949 0.251 2.392 0.326 SLU 949 0.233 2.405 0.329

SLE 1950 0.331 2.397 0.341 SLE 1950 0.308 2.428 0.342 Comune di Castello di Comune di Romano

Godego d'Ezzelino STATO Tr STATO Tr

LIMITE (anni) ag (g) Fo (-) Tc* (s) LIMITE (anni) ag (g) Fo (-) Tc* (s)

SLO 60 0.069 2.452 0.258 SLO 60 0.072 2.446 0.257

SLD 101 0.090 2.405 0.272 SLD 101 0.093 2.402 0.272

SLU 949 0.238 2.397 0.325 SLU 949 0.237 2.392 0.317

SLE 1950 0.315 2.402 0.339 SLE 1950 0.308 2.387 0.330

Le varie accelerazioni devono essere amplificate secondo coefficienti che tengono conto della categoria del suolo e della situazione topografica.

Le condizioni geologiche e geomorfologiche locali possono influenzare, in occasione di eventi sismici, la pericolosità sismica producendo effetti diversi (effetti di sito) che devono essere presi in considerazione nella valutazione generale della pericolosità sismica dell’area ai fini progettuali. Gli scenari sismici che si possono individuare qualitativamente attraverso un’analisi di valutazione della pericolosità sismica locale, sono riassunti nella tabella 3.1.1 seguente. Con riferimento al quadro geologico geomorfologico dell’area e al quadro geotettonico ricostruito, è evidente come lungo il tracciato siano quindi rilevabili elementi di possibile amplificazione dell’onda sismica per fattori di instabilità geomorfologica, per fattori topografici, per fattori litologici, per fattori geometrici e per comportamenti differenziali. Tali elementi dovranno essere oggetto di una attenta individuazione e definizione in fase di studio geologico di supporto alla progettazione definitiva.

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SCENARIO PERICOLOSITA’ SISMICA LOCALE EFFETTI

Zona caratterizzata da movimenti franosi attivi

Zona caratterizzata da movimenti franosi quiescenti Instabilità

Zona potenzialmente franosa o esposta a rischio di frana

Zone con terreni di fondazione particolarmente scadenti (riporti poco Cedimenti e/o addensati, terreni granulari fini con falda superficiale) liquefazioni

Zona di ciglio H > 10 m (scarpata con parete subverticale, bordo di cava, nicchia di distacco, orlo di terrazzo fluviale o di natura antropica) Amplificazioni topografiche Zona di cresta rocciosa e/o cocuzzolo: appuntite - arrotondate

Zona di fondovalle con presenza di depositi alluvionali e/o fluvio-glaciali granulari e/o coesivi

Zona pedemontana di falda di detrito, conoide alluvionale e conoide deltizio- lacustre Amplificazioni litologiche e Zona morenica con presenza di depositi granulari e/o coesivi (compresi le geometriche coltri loessiche)

Zone con presenza di argille residuali e terre rosse di origine eluvio-colluviale

Zona di contatto stratigrafico e/o tettonico tra litotipi con caratteristiche fisico- Comportamenti meccaniche molto diverse differenziali

Tabella 3.1.1: Possibili scenari di Pericolosità sismica locale

4. GEOMORFOLOGIA

I principali agenti modellatori di questo settore di territorio sono stati i ghiacciai e le acque correnti. Nelle fasi di avanzata glaciale che si sono succedute, l'area è stata alternativamente interessata dai due agenti che sono all’origine dei principali depositi sedimentari e delle forme geomorfologiche che si riconoscono nell’area di studio.

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10.000 anni fa i ghiacciai si ritirarono progressivamente nelle zone più interne ed elevate; fino ad allora Alpi e Prealpi erano rimaste sepolte quasi completamente dai ghiacci. Tra gli effetti geomorfologici più appariscenti dell'azione erosiva del ghiaccio sono da segnalare le cosiddette valli a U, prodotte dall’ablazione glaciale.

Tra queste c’è anche l'alta Valsugana, dove i grandi ghiacciai dell'Adige e del Piave si fondevano e una lingua glaciale giungeva fino a oltre Valstagna. Dal fronte di questo ramo glaciale si formava scorrendo verso valle, quello che in qualche modo diventerà il fiume Brenta.

Il quadro idrografico dell’area è dominato dall’asta del fiume Brenta. Nel tratto considerato il fiume, presenta ancora pendenze da corso d’acqua di montagna, con una elevata velocità di trasporto e portate medie piuttosto rilevanti, tenuto conto che in regime di magra la portata minima è di circa 15 m3/s. Il Brenta ha inoltre enormi differenze tra i periodi di magra e di piena, con piene decennali che possono raggiungere portate di 1.000 m3/s. ed addirittura doppie di quest’ultima per le alluvioni con periodicità secolare. Grande influenza sulla portata del Brenta è rappresentata dall’immissione delle acque del torrente Cismon, affluente di sinistra, che si immette più a nord rispetto all’area d’interesse.

In questi ultimi anni, anche per effetto delle interruzioni delle estrazioni di inerti dall’alveo, l’azione erosiva del Brenta si è notevolmente ridotta.

Sotto il profilo geomorfologico appare immediatamente evidente il contrasto di forme del paesaggio tra le zone di affioramento delle formazioni calcareo carbonatiche-dolomitiche e le zone di affioramento dei calcari marnosi.

Nel primo caso le formazioni calcareo-dolomitiche, più massicce ma allo stesso tempo fortemente fratturate hanno dato luogo a morfologie accentuate, a valli strette e profonde delimitate da versanti ripidi e/o falesie vere proprie (Canale di Brenta). Per contro dove prevalgono le formazioni calcaree marnose (Biancone e rosso Ammonitici), meno competenti e più erodibili, la morfologia è decisamente più dolce, con pendii blandi e con reticolo idrografico incerto, scarsamente inciso.

La valle percorsa dal fiume Brenta, che nel tratto di interesse è denominata "Canale di Brenta" è un profondo “canyon” costretto tra versanti scoscesi ed in molti tratti tra falesie ..………………………………………………………………………………………………………

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rocciose, che s'innalzano dai 100-200 m del fondo valle agli oltre mille metri di quota dei monti coronanti i massicci dell'altopiano dei Sette Comuni e del Grappa. Tale morfologia condiziona in modo pesante le possibilità di sviluppo del territorio: mentre infatti i fianchi della valle sono pressoché completamente disabitati ed incolti, nel fondovalle e sulle prime pendici si concentrano i principali nuclei abitativi, la viabilità principale (Strada Statale della Valsugana) ed una ferrovia, le attività economiche, le colture agrarie. Al piede dei versanti/falesie si sviluppano significative falde detritiche e/o talora depositi fluvioglaciali. Allo sbocco delle ripide incisioni laterali, generalmente legate a direttrici tettoniche, si sviluppano spesso accentuate conoidi detritiche.

Oltre che dal contenuto spazio a disposizione, la Valbrenta è fortemente condizionata dalla presenza del fiume, dalle sue piene, dai trasporti alluvionali dei torrenti che scendono dai ripidi fianchi vallivi e principalmente dalle condizioni di rischio legate a franamento/crollo di massi dalle pareti rocciose specie laddove prevalgono forme morfologiche quali falesie e comunque da considerare pressoché sempre attivo e presente in questo tratto del Canale di Brenta. Tali fenomeni movimenti franosi hanno come cause principali, fattori di natura:

 morfologica: l’elevata inclinazione dei versanti favorisce i dissesti, spesso innescati anche dall’erosione provocata dalle acque superficiali. Nel caso della Valbrenta si hanno pareti subverticali con rocce rigide e molto fratturate e fessurate, condizioni queste che favoriscono l’instaurarsi di situazioni di forte disequilibrio;

 climatica: in caso di piogge intense e prolungate si ha una forte azione erosiva sulle masse rocciose, e durante il periodo del gelo-disgelo le infiltrazioni dell’acqua nelle fessure delle pareti provocano frequenti distacchi di massi di grandi e piccole dimensioni;

 geologica: i materiali costituenti il sottosuolo, la stratigrafia e le condizioni di formazione delle rocce, sono alla base delle caratteristiche meccaniche delle masse rocciose. Molto significativa in questo senso è anche la presenza del fenomeno carsico.

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Il massiccio del Monte Grappa è caratterizzato da numerosi fenomeni carsici: doline, inghiottitoi, voragini che si sono sviluppate grazie all’azione dell’acqua sulle rocce di natura calcarea degli strati più alti spesso anche fortemente fratturati. Il carsismo si è sviluppato anche in profondità, interessando la dolomia negli strati di roccia più bassi, fino a raggiungere i livelli idrici in corrispondenza del letto del fiume Brenta, dando così origine alle emergenze delle grotte di Ponte Subiolo ed Oliero (versante dell’Altipiano di ) e dei Fontanazzi di Solagna e di Cismon (versante del massiccio del Monte Grappa).

La parte di pianura pedemontana interessata dal tracciato non presenta particolarità geomorfologiche di rilievo. Il tracciato si sviluppa sul deposito alluvionale del conoide del fiume Brenta. L’area è sostanzialmente caratterizzata da una forte urbanizzazione, che al di fuori dei nuclei storici, Bassano, Romano d’Ezzelino, Cassola, Castelfranco V. ecc, si è sviluppata secondo direttrici coincidenti con la rete viaria principale.

La Carta Geologica-Geomorfologica allegata alla relazione illustra il quadro geomorfologico dell’area interessata dal tracciato stradale proposto. Sulla carta sono state quindi evidenziate le varie dinamiche geomorfologiche in atto o quiescenti (conoidi, detriti di falda, terrazzamenti fluviali, orli di scarpata attivi, frane, doline, inghiottitoi ecc.), e anche tutte quelle fenomenologie comunque testimoni di una passata attività geomorfica significativa.

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5- IDROGEOLOGIA

Il quadro idrogeologico dell’area interessata dal tracciato stradale proposto è sostanzialmente caratterizzato da due domini idrogeologici ben diversificati tra loro:

 La pianura pedemontana;

 la zona prealpina calcareo-carbonatica.

- Pianura pedemontana

La pianura pedemontana, come già in precedenza illustrato, è caratterizzata da depositi, legati al conoide del fiume Brenta, costituiti da una prevalenza di ghiaie in matrice sabbiosa con spessori che, come hanno mostrato indagini geofisiche e geognostiche eseguite nell’area in passato, sono di circa 30-40 metri nella zona tra Bassano e Romano d’Ezzelino e arrivano a raggiungere e superare il centinaio di metri nei settori scendendo più a sud (600 metri nella zona di Cittadella). La stratigrafia di un pozzo eseguito nella zona del campo sportivo di Bassano mostra spessori del materasso alluvionale di oltre 80 metri, con una netta prevalenza di ghiaie e conglomerati nei primi 50-60 metri. Le prime sabbie e argille con spessori significativi compaiono infatti a partire da tali profondità.

Tali depositi sono sede di un acquifero indifferenziato di tipo freatico. L’andamento della superficie freatimetrica con le direzioni di flusso della falda è illustrato sulla Carta idrogeologica allegata alla relazione.

Le direzioni del flusso sotterraneo sono mediamente orientate verso SSE, secondo assi per lo più coincidenti con paleoalvei del Brenta. Il fiume, a sua volta, svolge azione sostanzialmente di ricarica nei confronti dell’acquifero. La superficie piezometrica ha un gradiente molto elevato nella fascia pedemontana, mentre tende a diminuire a valle di Bassano: il livello passa dai +115 m sul l.m. della zona di Romano d’Ezzelino ai +50-60 m sul l.m. nella zona di Bassano sud. Il gradiente piezometrico si mantiene elevato fino all’altezza di Rossano Veneto, dove il livello è pari a circa +45÷+50 m sul l.m..

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Proseguendo più a sud il gradiente diminuisce bruscamente ed il livello piezometrico diminuisce molto più gradualmente, raggiungendo quote di circa +35 m sul l.m. nella zona di Castelfranco Veneto. Poco a sud compaiono le prime risorgive.

Rispetto al piano campagna, nella zona di pianura tra Romano d'Ezzelino e Bassano il livello ha una soggiacenza rispetto al p.c. che varia dai 40 ai 50 metri. Nel tratto successivo tende a mantenersi intorno ai 40 metri dal p.c. fino all’altezza di Rosà, per poi diminuire progressivamente: circa 15÷18 metri nella zona di Castello di Godego e circa 7÷8 metri nella zona di Castelfranco Veneto.

Le oscillazioni stagionali sono segnalate nell’ordine dei 10 -11 metri massimo, nella parte medio alta della pianura interessata dal tracciato; tendono ad essere meno accentuate nella fascia meridionale.

- Zona prealpina calcareo-carbonatica

La zona è come detto caratterizzata dall’affioramento dei termini formazionali della serie calcareo-carbonatica mesozoica-terziaria Veneta. Particolarità delle formazioni è data dal forte carsismo che le caratterizza. Nelle zone di affioramento dei termini formazionali sommitali della serie, per lo più calcareo marnosi, specie dove si ha una morfologia subpianeggiante sono fortemente sviluppate le forme carsiche come le doline e gli inghiottitoi. Il carsismo si è tuttavia sviluppato anche in profondità, nei Calcari grigi di Noriglio e nella Dolomia, fino a raggiungere i livelli idrici in corrispondenza del letto del fiume Brenta, dando così origine a varie emergenze di cui le grotte di Ponte Subiolo ed Oliero (versante dell’Altipiano di Asiago), Fontanazzi di Solagna e Fontanazzi di Cismon (Massiccio del Monte Grappa) sono le più significative, testimoniando quindi una circolazione idrica carsica profonda all’interno del massiccio carbonatico e che trova il suo livello di base nel fiume Brenta.

Sui versanti sono comunque presenti cavità carsiche relitte, doline, inghiottitoi e altre forme minori come grotte/caverne. Sono per lo più presenti entro il Calcare di Noriglio e distribuite a varie quote. Mediamente le morfologie ad inghiottitoio si trovano distribuite principalmente sopra i 1.300 metri s.l.m.m., e le doline più importanti a quote inferiori ai

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1.200 metri s.l.m.m.. La profondità delle cavità carsiche può raggiungere in qualche caso anche più di cento metri. Le varie forme rilevate rappresentano probabilmente quote di sfioro sorgentizio relitte abbandonate mano a mano che la valle del Brenta si approfondiva e quindi anche la circolazione carsica si approfondiva. Una di queste forme carsiche relitte, denominata Grotta San Francesco, ricade particolarmente vicino al tracciato, a circa 30-40 metri di distanza, all'altezza della progressiva 11+200 presso località San Giorgio.

Lo scarso ed incerto reticolo idrografico superficiale sul Massiccio del Grappa, testimonia una tendenza delle formazioni calcaree superficiali fratturate a favorire l’infiltrazione a scapito dello scorrimento superficiale. Infiltrazione che va ad alimentare i circuiti carsici profondi. La circolazione ed il fenomeno carsico sono fondamentalmente controllati dall’assetto strutturale tettonico e quindi le lineazioni e le discontinuità tettoniche diventano direzioni preferenziali di circolazione idrica e di sviluppo del carsismo. Peraltro tale condizione crea circuiti alimentanti “veloci” caratterizzati da correlazioni strette tra piogge e ricarica quindi con regimi sorgentizi generalmente caratterizzati da oscillazioni improvvise ed importanti di portata legate alle regime pluviometrico.

5.1 – Complessi acquiferi

In base alla suddivisione per zone precedentemente fatta, al tipo di permeabilità e alle caratteristiche di circolazione idrica sotterranea, si possono riconoscere più complessi acquiferi:

- Complesso a permeabilità primaria

Comprende i depositi alluvionali della piana alluvionale pedemontana, ma anche i depositi alluvionali intravallivi del Canale di Brenta e i vari depositi di versante (detriti di falda, conoidi detritici, depositi fluvioglaciali). La permeabilità, chiaramente di tipo primario per porosità, è funzione della granulometria dei depositi, dalla presenza e dalla natura della matrice e dello stato di cementazione eventuale. Data la granulometria molto grossolana ci si deve attendere una permeabilità potenzialmente elevata. La permeabilità media dei

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depositi alluvionali intravallivi, come hanno mostrato i dati prove di pompaggio su pozzi realizzati nella zona di Capovilla/Primolano, più a nord dell’area di studio, hanno messo in evidenza valori variabili da 10-3 a 10-5 m/s. Valori di permeabilità relativamente più elevati ci si devono attendere per i depositi detritici di versante e per le conoidi di versante, caratterizzati da granulometrie mediamente più grossolane e più povere di matrice (K=10- 2-10-3 m/s). Questi depositi in genere non rappresentano un serbatoio acquifero importante, se non localmente (zona Capovilla ecc.) ma svolgono una importante funzione idrogeologica favorendo l’infiltrazione nei sottostanti acquiferi calcarei, svolgendo quindi una importante funzione regolatrice dell’immagazzinamento e favorendo una maggiore modulazione delle portate delle sorgenti sgorganti dall’acquifero fratturato calcareo carbonatico

Permeabilità significativamente più basse si possono invece imputare ai depositi fluvioglaciali caratterizzati sempre da una matrice limosa sabbiosa che in termini idrogeologici diviene condizionante. A questi terreni si può attribuire una permeabilità variabile da 10-6 a 10-8 m/s.

Per quanto concerne i depositi alluvionali grossolani ghiaiosi e sabbiosi ghiaiosi della pianura pedemontana, la permeabilità può variare tra 10-3 a 10-5 m/s.

- Complesso a permeabilità secondaria per fratturazione e carsismo

A questo complesso sono riconducibili sia i termini formazionali della serie calcareo- carbonatica veneta sia quelli della serie molassica pedemontana.

Quest’ultima, nella fascia d’interesse, è caratterizzata da litologia prevalente da marnosa argillosa ad arenacea e calcarenitica è generalmente caratterizzata da permeabilità molto basse, con circolazione per lo più concentrata lungo fratture e superfici di strato. La permeabilità aumenta relativamente nei membri arenacei.

Situazione ben diversa si riscontra invece per la serie calcareo-carbonatica veneta. La serie infatti presenta formazioni caratterizzate da permeabilità da medie ad elevate. Solo i termini superiori della serie, calcarei marnosi, presentano permeabilità medio bassa. In base alla litologia formazionale la serie può essere suddivisa per classi di permeabilità. Dalle formazioni più recenti alle più antiche: ..………………………………………………………………………………………………………

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- Scaglia Rossa

La presenza dei livelli marnosi prevalenti limita fortemente la circolazione. Anche le fratture presentano generalmente riempimenti terrosi argillosi. A questi termini si può attribuire una permeabilità bassa, con valori del coefficiente di permeabilità nell’ordine di 10-5 ÷10-6m/s.

- Rosso ammonitico e Biancone

In queste formazioni la presenza di livelli marnosi condiziona sostanzialmente la circolazione. Le fratture presentano generalmente riempimenti terrosi argillosi. A questi termini si può attribuire una permeabilità da medio-bassa a bassa, con valori del coefficiente di permeabilità nell’ordine di 10-5 m/s.

- Ooliti di San Vigilio e Calcari grigi di Noriglio

Sono caratterizzati da una permeabilità secondaria per fratturazione, con fenomeni di carsismo, da media ad elevata. A questi termini si può attribuire un coefficiente di permeabilità variabile tra 10-3 e 10-4 m/s.

- Dolomia Principale

La formazione di per se appare massiccia e composta da bancate generalmente massive e poco fratturate. Tuttavia dove la formazione appare fortemente cataclasata, si ha un relativo sviluppo di carsismo e condizioni che favoriscono l’infiltrazione. A questi termini si può attribuire una permeabilità secondaria da media a localmente elevata ed un coefficiente di permeabilità variabile tra 10-3 e 10-5 m/s.

La serie veneta si comporta quindi come un complesso acquifero a permeabilità secondaria per fratturazione a carsismo. La circolazione idrica è legata allo sviluppo delle principali discontinuità e fratture. Queste caratteristiche determinano nell’insieme un complesso unico collegato dal sistema di fratture e condotti carsici. Solo localmente, il Rosso ammonitico, con i suoi livelli a bassa permeabilità, può creare una relativa separazione tra il Biancone e i Calcarti grigi di Noriglio sottostanti. Lo sviluppo dei condotti carsici e dei sistemi di fratture favorisce tuttavia l’infiltrazione e il deflusso di importanti ..………………………………………………………………………………………………………

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quantità idriche. Caratteristica comune di questi serbatoi calcareo-dolomitici, intrinsecamente compatti ma permeabili per fratturazione e in grande per carsismo, è la scarsa capacità di immagazzinamento, per cui l’acqua di infiltrazione viene rapidamente tributata alle zone di discarica sorgiva.

5.2 – Sorgenti

Sulla Carta Idrogeologica, sono riportate le varie sorgenti significative conosciute nell’area. Sostanzialmente le varie scaturigini sono collocate nel settore prealpino, in particolare lungo il Canale di Brenta e distribuite alla quota del fiume a confermare come lo stesso funga da livello di base dei circuiti carsici che si sviluppano entro i massicci calcarei- carbonatici dell’area.

Nella zona della fascia collinare molassica non sono segnalate sorgenti di interesse significativo, a confermare lo scarso interesse idrogeologico del settore.

La “faglia di Bassano-Valstagna” condiziona in maniera significativa l’andamento del reticolo idrografico. Il Canale di Brenta, la cui genesi è strettamente legata a tale lineazione sismogenetica, di fatto divide il blocco della serie calcareo-carbonatica veneta in due bacini idrogeologici separati: il Massiccio del Grappa ad est e l’Altipiano dei sette Comuni ad ovest.

Il quadro geotettonico e la giacitura stratigrafica del complesso calcareo hanno favorito l’instaurarsi di circuiti idrici profondi carsici che trovano, come detto, lo sfioro naturale lungo il Brenta. La predominanza di litotipi carbonatici quali calcari marnosi e calcari dolomitici (molto sensibili all’aggressione dell’acqua) ha comportato una situazione in cui si registra l’assenza quasi totale di una circolazione idrica superficiale, sostituita da una complessa circolazione sotterranea carsica impostata e favorita dal sistema di discontinuità tettoniche. In questo contesto geologico-idrogeologico non si ha coincidenza fra spartiacque idrografico superficiale e idrogeologico, quest’ultimo legato ad un circuito di alimentazione sovente molto complesso. Sul massiccio del Monte Grappa, come detto, si possono identificare numerosi fenomeni carsici: doline, inghiottitoi, voragini che si sono sviluppate grazie all’azione dell’acqua sulle rocce di natura calcarea degli strati più alti. Il ..………………………………………………………………………………………………………

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carsismo si è tuttavia sviluppato anche in profondità, nei Calcari grigi di Noriglio e nella dolomia, fino a raggiungere i livelli idrici in corrispondenza del letto del fiume Brenta, dando così origine alle emergenze dei Fontanazzi di Solagna e Fontanazzi di Cismon, in sinistra Brenta (Massiccio del Monte Grappa). In destra idrografica si hanno le emergenze delle grotte di Ponte Subiolo ed Oliero, Sorgente Nassa e Stue nei pressi dell’abitato di Campese, come esutori del bacino dell’Altipiano dei Sette Comuni.

Il regime idraulico di queste sorgenti carsiche, caratterizzato da variazioni notevolissime di portata che si verificano in un ristretto periodo di tempo, evidenzia il forte rapporto sinergico presente nella valle tra il sistema carsico e quello delle acque di infiltrazione e circolanti nei massicci carbonatici.

Di seguito si da una breve descrizione delle caratteristiche dei due bacini idrogeologici e dei sistemi sorgentizi presenti, compreso quello dell’Altipiano dei Sette Comuni, benché quest’ultimo non sarà direttamente interessato dalla realizzazione dell’opera in progetto.

- Bacino Idrogeologico del Massiccio del Grappa

Il Massiccio del Grappa ha un estensione di oltre 60 km2. All’interno di tale territorio si trovano due grosse sorgenti: i Fontanazzi di Cismon, sorgente utilizzata per approvvigionare di acqua potabile tutto il comprensorio bassanese, ed i Fontanazzi di Solagna. Nella parte alta del massiccio del Grappa esistono altre due piccole sorgenti che emergono in corrispondenza dell'affioramento dello strato impermeabile del Rosso Ammonitico al Pertuso e in Val dea Giara. Si tratta in genere emersioni per soglia di acquiferi ospitati nel Biancone e/o nelle coperture detritiche, poste al contatto con le sottostanti unità meno permeabili. Sono caratterizzate da modeste portate, spesso ridotte a stillicidi.

Il deflusso idrico sotterraneo, favorito dalle direzioni della stratificazione e dalle direttrici tettoniche, è orientato verso il Canale di Brenta e nel settore più a nord verso l’incisione del t.te Cismon, in particolare verso gli esutori rappresentati dalle sorgenti: Fontanazzi di Solagna e Fontanazzi di Cismon.

Il sistema idrogeologico di alimentazione di questo settore, che non presenta significative protezioni geologiche, fa si che le sorgenti siano altamente vulnerabili ed il rischio di ..………………………………………………………………………………………………………

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inquinamento elevatissimo. Per i Fontanazzi di Cismon sono noti periodici eventi di inquinamento da colonbatteri fecali. Dato il sistema di circolazione molto rapido si registra una notevole variabilità delle portate, un alto tasso di erosione carsica con torbidità, talora elevata, specie dopo eventi piovosi intensi.

-Fontanazzi di Solagna

Le sorgenti dei Fontanazzi sviluppano lungo un tratto di circa 200 al raccordo tra le ripide falesie calcare e il fondovalle del Brenta, in località omonima, tra Solagna e San Nazario.

Le acque, fuoriescono da scaturigini impostate lungo fratture/faglie e/o da grotte che trovano corrispondenza in strette incisioni che confluiscono in Brenta, nella dolomia a quote di circa 130-135 m slm.. Si tratta di un fronte sorgivo sviluppato su circa 200 metri di lunghezza. Alcune delle emergenza sono sotto il livello del fiume.

Le portate sono molto variabili: le singole scaturigini, non sempre perenni, possono variare da pochi l/s a oltre 100 l/s. Complessivamente monitoraggi effettuati nel tempo evidenziano un regime di portata di estrema variabilità: da poco più di 1 m3/s ad un massimo di oltre 8 m3/s. Le emergenze sono alimentate da un circuito carsico molto più ampio rispetto al bacino idrografico di competenza.

Stato: non captata

-Fontanazzi di Cismon

Le sorgente dei Fontanazzi di Cismon è alimentata da un bacino di circa 51 km2 molto più ampio rispetto al bacino idrografico pari a circa 8 km2. L’alimentazione avviene tramite infiltrazione nelle parti alte del massiccio e l’acqua perviene al serbatoio localizzato nei Calcari di Noriglio e nella Dolomia Principale. Le acque, fuoriescono da una scaturigine impostata lungo fratture/faglie, nella dolomia a quote di circa 230 m slm.

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La portate possono variare da 250 l/s a circa 600 l/sec. La portata media nel periodo di esaurimento è determinata pari a circa 400 l/s.

Stato: captata

In relazione alla possibile interferenza dei sistemi sorgentizi descritti con l’opera in progetto, considerati i livelli di affioramento sorgentizio, i possibili circuiti carsici di alimentazione e i livelli di base dell’opera in sotterraneo, non si ravvedono possibilità di interferenza.

- Bacino Idrogeologico dell’Altipiano dei Sette Comuni

L’altipiano carsico dei Sette Comuni ha un estensione di oltre 600 km2. All’interno di tale territorio si può individuare un’area di circa 500 km2, che si estende verso nord fino alla Linea della Valsugana, ad ovest fino alla valle dell’Astico e delimitata a sud dalla flessura pedemontana in cui il deflusso idrico sotterraneo, favorito dalla direzione media della stratificazione e da direttrici tettoniche, è costantemente orientato verso est e sud est, verso il Canale di Brenta, verso gli esutori rappresentati dalle sorgenti: Ponte Subiolo, Oliero, Nassa e Stue nei pressi dell’abitato di Campese.

Analogamente al bacino del Monte Grappa, il sistema idrogeologico di alimentazione non ha protezione geologica, pertanto le sorgenti sono altamente vulnerabili ed il rischio di inquinamento elevatissimo. Il sistema di circolazione molto rapido fa registrare una notevole variabilità delle portate, un alto tasso di erosione carsica, con torbidità talora elevata specie dopo eventi pluviometrici intensi.

Sorgenti dell’Oliero

Le sorgenti dell’Oliero, sono le sorgenti carsiche più tipiche e conosciute del Canale di Brenta. Sono situate in prossimità della contrada di Oliero, circa due chilometri a valle dell’abitato di Valstagna. Le acque, fuoriescono da due ampie grotte aperte nella dolomia a quota di circa 150 m slm: Covol dei Siori e Covol dei Veci. Da esse ha inizio il torrente Oliero, che si immette nel Brenta dopo un percorso di circa 350 m. ..………………………………………………………………………………………………………

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Le portate sono variabilissime oscillano fra 800 l/s e 30 m3/s per la Covol die Siori e tra 500l/s e 20 m3/s per la Covol dei Veci. In occasione dell’alluvione del 1966 furono segnalate portate fino a 100 e 40 m3/s rispettivamente.

Stato: captata

Sorgenti di Ponte Subiolo

Le sorgenti di Ponte Subiolo. Situata in prossimità della frazione omonima. Questa sorgente posta a quota di circa 155 m slm, alimenta un laghetto carsico mediante un condotto a sifone rovescio che si apre sul fondo dello stesso, e dal quale, nelle fasi di piena, l’acqua fuoriesce con notevole pressione. Dalla scaturigine ha inizio il torrente Subiolo che, dopo un breve percorso, incassato tra bancate di dolomia, si getta in Brenta.

Le portate sono variabilissime oscillano fra 0 l/se 35 m3/s. Il circuito alimentante ha tempi di corrivazione velocissimi, del tutto simili a quelli della Oliero cui il regime della sorgente Subiolo sembra fortemente legato: quando la portata della sorgente Oliere scende sotto i 3 m3/se, la sorgente Subiolo non trabocca e l’acqua ristagna nel laghetto.

Stato: non captata

Sorgente Stue

Situata in prossimità del paese di Campese, la sorgente che sgorga dalla coltre detritica che riveste il versante roccioso costituito dai Calcari grigi, è posta a quota di circa 135 m slm,

Le portate sono poco variabili e oscillano fra 25 e 80 l/s. Il circuito alimentante ha tempi di corrivazione nell’ordine dei 2-3 giorni, favoriti dall’azione modulatrice svolta dalla copertura detritica che determina il relativo ritardo fra precipitazioni e fasi di piena.

Stato: non captata

Sorgente Nassa ..………………………………………………………………………………………………………

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Situata in prossimità del paese di Campese, la sorgente che sgorga da una piccola cavità nei Calcari Grigi/Dolomia Principale al contatto con le alluvioni, è posta a quota di circa 143 m slm,

Le portate sono molto variabili e oscillano fra 80 l/s e 4 m3/s. Il circuito alimentante ha tempi di corrivazione contenuti, nell’ordine di circa 10-20 ore.

Stato: attualmente non captata. Risulta che la captazione sia stata sospesa negli anni 60 per problemi legati a forte intorbidamento delle acque.

In relazione alla possibile interferenza dei sistemi sorgentizi descritti con l’opera in progetto, considerati la posizione delle emergenze sorgentizie e dei bacini idrogeologici di alimentazione, sviluppati nell’Altipiano dei sette comuni, non si ravvedono possibilità di interferenza.

6 - QUADRO GEOTECNICO GEOMECCANICO

Il quadro geotecnico e geomeccanico relativo ai termini formazionali caratterizzanti l’area interessata dal tracciato in progetto è stato ricostruito su base bibliografica e tenendo in debito conto del quadro geologico stratigrafico e geostrutturale ricostruiti. Seppur in bibliografia siano relativamente disponibili informazioni di carattere geotecnico e geomeccanico, i dati di seguito esposti devono ritenersi di larga massima e preliminari e quindi andranno rivisti e/o confermati con un attento e opportuno programma di indagini geognostiche e geotecniche in fase di progetto definitivo.

Data le peculiarità del territorio interessato dal tracciato stradale, l’analisi è stata eseguita per i seguenti settori distinti:

settore della pianura pedemontana;

settore montano.

- Settore della pianura pedemontana

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Nella zona della pianura pedemontana i depositi alluvionali, con prevalente facies di conoide, mostrano una prevalenza di sedimenti grossolani, di ghiaie e sabbie ghiaiose; la frazione sabbiosa aumenta nelle zone distali del conoide. Sono frequenti livelli conglomeratici, favoriti da cementazione carbonatica degli elementi. La natura dei ciottoli e delle ghiaie è prevalentemente calcarea-dolomitica e subordinatamente porfirica, granitica e/o metamorfica. Gli spessori del deposito sono di circa 30-40 metri nella zona tra Bassano e Romano d’Ezzelino e arrivano a raggiungere e superare il centinaio di metri scendendo più a sud (600 metri nella zona di Castelfranco Veneto/Cittadella). La stratigrafia di un pozzo eseguito nella zona del campo sportivo di Bassano mostra spessori del materasso alluvionale di oltre 80 metri, con una netta prevalenza di ghiaie e conglomerati nei primi 50-60 metri. Le prime sabbie e argille con spessori significativi compaiono infatti oltre tali profondità.

Sotto il profilo geotecnico si può considerare che l’orizzonte più superficiale di tali depositi sia generalmente caratterizzato da una granulometria relativamente più fine, talora con una matrice sabbiosa limosa significativa, e da gradi di addensamento relativamente minori, ipotesi che si può ritenere particolarmente valida specie nella zona della pianura pedemontana dove per tale orizzonte si possono considerare spessori nell’ordine dei 2-3 metri. Per l’orizzonte superficiale possono cautelativamente indicarsi i seguenti parametri geotecnici:

Peso di volume  = 19 kN/ m3

Angolo di attrito ’ = 30°÷32°

Per i depositi ghiaiosi sabbiosi sottostanti, caratterizzati da una granulometria più grossolana e da uno stato di addensamento maggiore possono invece cautelativamente indicarsi i seguenti parametri geotecnici:

Peso di volume  = 19 kN/ m3

Angolo di attrito ’  35°

Gli stessi parametri, tenuto conto della tessitura granulometrica dei depositi, possono essere attribuiti anche ai depositi detritici di versante, per i quali lo stato di addensamento elevato è peraltro talora favorito da fenomeni di parziale cementazione tra loro degli elementi granulari. Le prime intercalazioni argillose e/o comunque sabbiose limose significative come spessore, nei depositi alluvionali

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iniziano a comparire all’altezza dell’allineamento Rossano Veneto - Riese Pio X, alle profondità di 60-40 metri dal p.c. . Scendendo verso Castelfranco Veneto lo spessore dei depositi alluvionali grossolani diminuisce ed aumenta la frazione più fine sabbiosa.

- Settore montano

La definizione delle condizioni geomeccaniche degli ammassi rocciosi e delle formazioni interessate dal tracciato stradale, in particolare dalle gallerie, non possono che essere definite attraverso analisi dirette sulle carote estratte da sondaggi geognostici e da rilievi geostrutturali in situ.

Le gallerie si sviluppano nel settore prealpino interessando quasi esclusivamente formazioni calcareo-dolomitiche massive poco stratificate, in particolare la Dolomia Principale, in quanto il Calcare grigio di Noriglio è coinvolto nel solo tratto iniziale del tracciato, fino all’altezza del primo ponte. Nel tratto successivo detta formazione caratterizza il massiccio carbonatico prealpino a quote maggiori rispetto a quelle dell’asse dell’opera. La Dolomia principale è caratterizzata da una struttura massiccia e competente. In affioramento generalmente si presenta con pareti massive, poco stratificata e comunque in grossi banchi e poco alterata. I Calcari grigi presentano caratteristiche relativamente minori rispetto alla Dolomia, in quanto mostrano una evidente stratificazione, seppur in spessi banchi, una maggiore fratturazione e più sviluppati fenomeni carsici. Chiaramente le caratteristiche della roccia sono legate allo stato di fratturazione, alle condizioni presentate dalle fratture, beanti o meno, dei riempimenti, dell’eventuale circolazione d’acqua nelle stesse, dalla resistenza ecc., tutti parametri che giocano un ruolo fondamentale nella classificazione dell’ammasso e che non possono che essere determinate in situ e con test in laboratorio su campioni.

Per l’analisi geomeccanica dello stato di fratturazione dell’ammasso roccioso è stato fatto riferimento al Progetto Preliminare ANAS (2004), che si basava su stazioni di rilievo geostrutturale distribuite sui versanti e in corrispondenza degli imbocchi, integrati da misure di fratturazione eseguite in sondaggi e da prove di laboratorio su campioni litoidi.

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La tabella che segue riassume i principali parametri geomeccanici attribuiti alle diverse formazioni rocciose.

LITOLOGIA  C (MPa)  Ed (MPa) UCS (MPa)

Dolomia fratturata 27 - 28 60 2.8

Dolomia intatta 27 60 - 100 6.0 - 6.9 708 - 1025 168 - 576

Dolomia cariata 27.5 - 28 70 - 85 5.8 - 6.0 1575

Calcari dolomitizzati 27 - 27.5 75 - 85 4.1 - 14.8 420 - 912 e Calcari Grigi

Tabella 6.1 – Parametri geomeccanici desunti da prove di laboratorio (ANAS, 2004; Cargnel, 2008).

7- MATERIALI DI SCAVO E CAVE

Le litologie attraversate dal progetto variano da ghiaiose sabbiose nella fascia della pianura pedemontana a calcarea dolomitica nel tratto prealpino.

Il materiale proveniente dallo scavo sia delle trincee/gallerie artificiali nel tratto di pianura che delle gallerie in Calcare Grigio e/o Dolomia, nel tratto del Massiccio del Grappa, ha ottime caratteristiche e potrà essere riutilizzato previa frantumazione sia per la preparazione di calcestruzzi, inerti e per la formazione di rilevati ed altro.

Nell’ambito dello studio è stato eseguito un primo censimento delle cave attive presenti in un significativo intorno rispetto alla zona interessata dai futuri cantieri. I dati raccolti provengono dal “Piano Regionale delle attività di cava” della Regione Veneto aggiornato al 31/12/2002 e pubblicato sul WEB. La cave censite sono 41 e ricadono entro le provincie di Vicenza (37), di Padova (2) e Treviso (2) . La distribuzione per comune è la seguente:

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PROVINCIA: VICENZA

Marostica 1 8 Romano D’Ezzelino 4 San Nazario 2 Valstagna 4 13 2 Cassola 1 Rosà 1 Rossano Veneto 1

PROVINCIA: PADOVA

San Martino 2

PROVINCIA: TREVISO

Fonte 1 Riese Pio X 1

Per le cave individuate, nelle tabelle che seguono, sono riportati:

. codice identificativo regionale. Con lo stesso sono identificate sulla carta (scala 1:25.000 allegata alla presente relazione); . Comune; . Denominazione; . Ditta gestore; . Superficie impegnata; . Volume autorizzato; . Volume residuo agg. al 2002.

Sulla Carta delle Cave, allegata alla relazione oltre ai siti attivi censiti, riportati con il codice regionale identificativo corrispondente, con opportuna simbologia sono ubicati anche i siti di cava dismessi segnalati nell’area.

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CAVE ATTIVE DELLA PROVINCIA DI VICENZA

VOLUME SUPERFICIE TOT. VOLUME CODICE COMUNE DENOMINAZIONE DITTA 2 3 RESIDUO AL [m ] AUTORIZZATO [m ] 3 31/12/02 [m ] 7128 Monte Gloso Vaccari A. G. SPA 81.850 734.333 480.000 7792 Bassano del G. Giavarin Marmi Vico SAS 8.550 25.000 47.255 7261 Bassano del G. Gritti Crestani P. SNC 10.000 3.360 3.000 7538 Bassano del G. Gritti Col Marmi SRL 10.000 55.000 51.330 7037 Bassano del G. Gritti Zardin Ugino 6.000 8.000 5.000 7039 Bassano del G. Schirati Crestani Piero 1.100 5.500 - 7038 Bassano del G. Odego Valstivani Pizzato Rizzieri 10.000 2.500 - 7731 Bassano del G. Ciuina Marmi Ciuina SRL 13.000 60.000 40.000 Frigo M. Marmi 7803 Bassano del G. Rondinella 18.000 42.000 42.000 SNC Tessarolo Comm. 7173 San Nazario Valle Sambuco 16.315 350.000 - SRL Granulati 7172 San Nazario Carpanè 30.480 600.000 - Dolomitici SRL 7516 Foza Valla Euro Marble SRL 48.750 120.000 61.000 7526 Foza Futa Col Marmi SRL 18.000 20.000 19.000 7200 Valstagna Col dei Remi Marmi Rossi SRL 8.500 19.000 14.000 Pizzato e Pozza 7199 Valstagna Col Campanaro 12.000 79.560 20.000 SNC Pizzato e Pozza 7201 Valstagna Val dei Merli 13.500 32.000 19.000 SNC 7842 Valstagna Val Grande Fratelli Lazzarotto 18.080 227.267 227.000 Romano 7166 Costa Spessa Ferronato G. 6.168 20.745 3.000 D’Ezzelino Marmi Colpo L. 7520 Conco Casone di Nogara 20.000 18.000 7.000 SRL Montagnanova di Dietro 7785-N Conco Bau’ Alessandro 37.000 39.536 - Cava Nord Montagnanova di Dietro 7785-O Conco So.Ve.Ca. SPA 37.000 47.176 45.000 Cava Ovest 7785-E Conco Montagnanova di Dietro M.E.C. SRL 37.000 38.676 - ……………………………………………………………………………………………………

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Cava Est Cortese 7767 Conco Lampo 13.000 80.000 80.000 Giannino Consorzio 7502 Conco Biancoia 97.000 208.000 108.000 Pietra Prealpi Marmi 7834 Conco Case Fratte 2 6.100 13.200 13.000 SRL Crestani 7758 Conco La Montagnola 11.000 70.000 63.000 Sebastiano 7058 Conco Bocchetta Xillo Marmi Pozza SNC 7.800 35.000 26.000 Col Marmi 7781 Conco Casa Fratte 9.300 11.750 12.000 SRL 7802 Conco Misca Marmi Altopiano 4.000 10.000 - Colpo Lidio e Figli 7264 Conco Val Forcella 2 4.400 17.600 17.000 SNC Marmi Colpo Luigi 7067 Conco Montagnanova di Dietro 4.100 17.000 16.200 SRL 7166 Romano Costa Spessa Ferronato 6.168 20.745 3.000 D’Ezzelino Giovanni 7165 Romano Campeggia Farronato 1.980 12.000 7.000 D’Ezzelino Giovanni e Figli 7260 Romano Nardi CO.MA.C SRL 73.100 605.000 373.000 D’Ezzelino 7049 Cassola Egam Calcestruzzi Spa 97.300 1.200.000 - 7252 Rosà Via Roncalli E.G.A.P. SAS 98.300 1.550.000 69.000 7254 Rossano Veneto Ex Egaf Biasuzzi cave 153.340 1.200.000 57.000 SPA Tab. 7.1 – Cave attive della Provincia di Vicenza Dati raccolti dal “Piano Regionale delle Attività di Cava” della Regione del Veneto Art. 44 della l.r. 14 gennaio 2003, n°3 - Titolo II° della l.r. settembre 1982, n° 44

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CAVE ATTIVE DELLA PROVINCIA DI PADOVA

VOLUME SUPERFICIE TOT. VOLUME CODICE COMUNE DENOMINAZIONE DITTA RESIDUO AL [m2] AUTORIZZATO [m3] 31/12/02 [m3]

2025 San Martino Rialta Mabilia e Stoppa 63.100 650.000 - 2027 San Martino Campagnalta Ca’Vico SRL 30.500 800.000 343.000 Tab. 7.2 – Cave attive della Provincia di Padova Dati raccolti dal “Piano Regionale delle Attività di Cava” della Regione del Veneto Art. 44 della l.r. 14 gennaio 2003, n°3 - Titolo II° della l.r. settembre 1982, n° 44

CAVE ATTIVE DELLA PROVINCIA DI TREVISO VOLUME SUPERFICIE TOT. VOLUME CODICE COMUNE DENOMINAZIONE DITTA RESIDUO AL [m2] AUTORIZZATO [m3] 31/12/02 [m3] Fornace 3019 Fonte Acque 17.700 300.000 171.000 Monfenera SPA Fratelli Meneghetti 3039 Riese Pio X Via Aurelia 17.000 110.000 - SNC Tab. 7.3 – Cave attive della Provincia di Treviso Dati raccolti dal “Piano Regionale delle Attività di Cava” della Regione del Veneto Art. 44 della l.r. 14 gennaio 2003, n°3 - Titolo II° della l.r. settembre 1982, n° 44

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8 - PROBLEMATICHE GEOLOGICHE E CRITICITA’ LUNGO IL TRACCIATO

Di seguito sono descritte le problematiche e le criticità di carattere geologico tecnico che si rilevano lungo il tracciato stradale previsto. Il tracciato per facilitare la descrizione è stato diviso in subtratte, da sud:

. tratta zona pianura pedemontana;

. tratta in galleria (zona montana) .

8.1. - Zona pianura pedemontana

- Tratto Castelfranco V. - Castello di Godego.

Il tracciato, a partire dall’innesto con la circonvallazione ovest di Castelfranco Veneto fino all’innesto con la viabilità complementare SPV nei pressi di Castello di Godego, scorre sia a raso sia in rilevato. I depositi alluvionali che caratterizzano l’area interessata dall’opera in progetto e che rappresentano la parte più distale della conoide di Bassano sono caratterizzati da un orizzonte più superficiale (i primi 2 - 3 m circa a partire dal piano campagna) costituiti prevalentemente ghiaie in matrice sabbioso limosa mentre, più in profondità, i terreni che formano il materasso alluvionale si fanno più grossolani con livelli conglomeratici talora cementati. Questi depositi mostrano caratteristiche geotecniche medie da discrete a buone, non si ravvedono quindi particolari problematiche per la realizzazione degli interventi. Per quanto concerne la falda le quote della piezometria rivelano una soggiacenza media rispetto al piano campagna che varia dai circa 7÷8 metri nella zona di Castelfranco Veneto, ai circa 15÷18 metri nella zona di Castello di Godego. Quindi, vista la tipologia delle opere in progetto, non si prevedono interferenze con la falda.

Le opere previste in questo tratto sono alcuni sottopassi (via Pagnana, via Santa Giustina, via Grande e via Alberon) al servizio della viabilità locale.

Per la realizzazione di tali costruzioni si potrebbe rendere necessaria la realizzazione di opere di sostegno provvisionali e definitive in grado di garantire la

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stabilità delle pareti, mentre non si rende necessaria la tenuta idraulica del fondo nei confronti dei pericolo di sollevamento e/o sifonamento.

Andranno quindi adeguatamente progettati o diaframmi costituiti da pannelli in c.a. di adeguato spessore, 0.8÷1.2 m oppure con sezione a T di elevata rigidezza flessionale, gettati in opera e dotati di giunti a tenuta idraulica. In alternativa, per il sostegno, degli scavi si potranno utilizzare palancole se la profondità di scavo, la tipologia dei terreni e l’ubicazione delle opere dovesse risultare compatibile con tale scelta.

- Tratto Ramon – Svincolo Cave.

Il tracciato presenta una prima parte in leggero rilevato, alcuni tratti in trincea associati ad una galleria artificiale e un viadotto. Il quadro stratigrafico e geotecnico è similare al precedente. I depositi costituiscono infatti la porzione mediana della conoide alluvionale del Brenta. Sono costituiti prevalentemente da ghiaie anche grossolane in matrice sabbiosa con ciottoli, trovanti e livelli di conglomerato. Dal punto di vista geotecnico, hanno caratteristiche di addensamento da discrete a buone. Non si ravvedono quindi particolari problematiche per la realizzazione delle opere in progetto, in particolare dei rilevati e degli scavi. Sotto il profilo idrogeologico, la soggiacenza della falda si attesta su valori variabili tra i 40 m e i 50 m dal piano campagna con oscillazioni stagionali massime di circa 10 m. Non si vedono quindi possibilità di interferenza tra le quote di progetto delle opere previste e i livelli di falda.

In questo tratto è anche prevista una lunga trincea di circa 1550 metri, oltre ad un lungo viadotto di circa 286 metri in corrispondenza della linea ferroviaria RFI e dell’intersezione con SPV ed il sovrappasso dello svincolo di Bassano Centro. Per questo viadotto si rende necessario prevedere fondazioni profonde su pali di tipo trivellato, con asporto di terreno, di diametro di 1200 mm, da spingere sino a profondità di circa 27 dal piano campagna. Per la realizzazione della trincea si potrebbe rendere necessaria la realizzazione di opere di sostegno provvisionali e definitive in grado di garantire la stabilità delle pareti, mentre non si rende necessaria la tenuta idraulica del fondo nei confronti dei pericolo di sollevamento e/o sifonamento.

Andranno quindi adeguatamente progettati pali trivellati, gettati in opera e dotati di giunti a tenuta idraulica. In alternativa, per il sostegno, degli scavi si potranno

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utilizzare palancole se la profondità di scavo, la tipologia dei terreni e l’ubicazione delle opere dovesse risultare compatibile con tale opera.

- Tratto Svincolo Cave – Imbocco Galleria di Pove del Grappa.

Questo tratto è prevalentemente in trincea e galleria artificiale. I depositi alluvionali che caratterizzano la fascia interessata dall’intervento rappresentano la parte apicale della conoide del F. Brenta. Mostrano una prevalenza di sedimenti grossolani, di ghiaie e sabbie ghiaiose con caratteristiche geotecniche da discrete a buone. Non si ravvedono quindi particolari problematiche per la realizzazione degli interventi. Per quanto riguarda la falda freatica le quote della piezometria rivelano una soggiacenza media rispetto al piano campagna, che varia dai 40 ai 50 metri. Le oscillazioni stagionali sono segnalate nell’ordine dei 10 -11 metri massimo. Non si prevedono quindi interferenze con le opere. In quest’area è previsto il sovrappasso d dello svincolo di Bassano Centro. Per questo viadotto si rende necessario prevedere fondazioni profonde su pali di tipo trivellato, con asporto di terreno, di diametro di 1200 mm, da spingere sino a profondità di circa 22 dal piano campagna. Inoltre vi sono altre opere come alcuni sottopassi (via Portile, svincolo Bassano, via Bessica, via Bodi, via Zarpellon) al servizio della viabilità locale.

Per la realizzazione di tali costruzioni si potrebbe rendere necessaria la realizzazione di opere di sostegno provvisionali e definitive in grado di garantire la stabilità delle pareti, mentre non si rende necessaria la tenuta idraulica del fondo nei confronti dei pericolo di sollevamento e/o sifonamento. Andranno quindi adeguatamente progettati sistemi di pali trivellati 1200, gettati in opera e dotati di giunti a tenuta idraulica. In alternativa, per il sostegno degli scavi si potranno utilizzare palancole se la profondità di scavo, la tipologia dei terreni e l’ubicazione delle opere dovesse risultare compatibile con tale opera.

Data la permeabilità elevata dei depositi alluvionali di tutto il tratto di pianura e la mancanza di una protezione geologica, ai fini della tutela dell’acquifero freatico, si dovrà porre attenzione ad evitare dispersioni nei terreni.

8.2. - Tratta in galleria (zona montana)

Abbandonata la pianura il tracciato prosegue in galleria interessando il massiccio del Grappa. La galleria iniziale si inserisce nei primi rilievi montuosi a nord di Bassano geologicamente caratterizzati da formazioni geologiche appartenenti alla “Serie

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carbonatica-calcarea veneta”. In particolare, in questo primo tratto, la galleria attraversa la formazione dei Calcari Grigi di Noriglio che si presentano ben stratificati.

L’assetto strutturale dell’area presenta nella prima parte una giacitura degli strati a frana poggio con inclinazioni anche elevate. Siamo infatti nell’area caratterizzata dalla presenza di una struttura tettonica compressiva che ha portato alla formazione di un anticlinale di rampa e alla conseguente verticalizzazione degli strati delle formazioni carbonatiche interessate. Successivamente le giaciture continuano ad essere a franapoggio ma con una pendenza meno elevata. La zona di imbocco è quindi caratterizzata da un acclività del versante abbastanza elevata con la presenza di detrito di versante e, come già ricordato, con una giacitura degli strati a franapoggio e molto inclinati.

Il tratto successivo (Galleria Fontanazzi), inizialmente interessa ancora i Calcari Grigi di Noriglio per passare poi nella Dolomia Principale. L’assetto strutturale di questa tratta è ancora caratterizzato da una giacitura media degli stati a franapoggio con inclinazioni tuttavia non elevate. Il passaggio tra le due formazioni, in questo tratto, è ipotizzabile come stratigrafico.

Superato il ponte sulla Valle dei Lanari il tracciato prosegue ancora in galleria (Galleria San Nazario). Le litologie attraversate dalla galleria sono ancora rappresentate dalla Dolomia Principale. La giacitura media delle stratificazione è nel primo tratto a lieve franapoggio con tendenza ad un aumento della pendenza, fino alla progressiva Km 16+150. Nel tratto finale, per effetto della presenza di una blanda anticlinale, si ha una inversione della giacitura che diviene a reggipoggio. La zona di imbocco nord è caratterizzata dalla presenza di detrito di versante: cautelativamente per questi depositi si possono ipotizzare spessori fino a 10 m.

La parte conclusiva della tratta (Zona svincolo di Rivalta) è caratterizzata da depositi alluvionali grossolani, costituiti da ghiaie prevalenti e sabbie con ciottoli. Lo spessore è ipotizzabile nell’ordine dei 15-20 metri. Per suddetto deposito possono considerarsi caratteristiche geotecniche da discrete a buone. Essendo il tracciato prevalentemente a raso, non si ravvedono particolari problematiche per la realizzazione degli interventi. Per quanto concerne possibili interferenze con la falda, le quote della piezometria regolate dal livello del F. Brenta, sono tali da escluderle.

Oltre le gallerie naturali Pove del Grappa, Solagna, Fontanazzi e San Nazario (di seguito descritte), in quest’area si prevede la realizzazione di tre doppi ponti, poste nelle vallecole tra le gallerie principali (ponte Solagna, ponte valle Lanari e ponte Valle Sarzè) di

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lunghezza 40, 96 e 50 metri rispettivamente. Per queste opere si rende necessario prevedere fondazioni profonde su micropali di diametro di 200 mm, da spingere sino a profondità di circa 20 metri al di sotto del piano della fondazione. Si rimanda agli appositi disegni per la descrizione delle opere stesse.

8.2.1. - Classi geomeccaniche

L’ammasso roccioso da scavare è quindi prevalentemente costituito da dolomie e calcari grigi che dal punto di vista geomeccanico e di modalità di scavo sono molto simili, tuttavia nei calcari sono più diffuse le cavità carsiche. Il limite stratigrafico tra queste due litologie non è sempre ben netto e considerato che, come evidenzia lo studio si sviluppa all’incirca parallelo al tracciato della galleria, le percentuali relative alle due litologie potrebbero, in fase esecutiva, risultare leggermente diverse da quelle prevedibili sulla base degli studi eseguiti e indicati sui profili. Si può stimare un errore percentuale intorno al 15%. Tuttavia tale evenienza ha poche ripercussioni sul costo di scavo.

Come ha evidenziato lo studio svolto e come è del resto desumibile dai vari documenti esaminati ( vedasi anche progetto ANAS, 2004) le faglie dirette all’incirca N-S non sono molto frequenti: dalla letteratura queste faglie appartengono ad un sistema antico di carattere regionale (faglia di Valstagna che sembra avere condizionato il corso del Brenta tra Valstagna e Bassano). Al contrario le strutture più recenti, dirette all’incirca E-W, sono caratterizzate da una buona evidenza geomorfologica. Si desume che lo scavo potrebbe intercettare anche alcune strutture minori e/o giunti paralleli alla faglia di Valstagna, non necessariamente sempre individuate sulla carta geologica allegata allo studio, ma la cui presenza può essere comunque ipotizzata sulla base di indizi geomorfologici quali valli, impluvi e canaloni. Sussistono ad oggi significative incertezze relative alle zone di fratturazione e cataclasi che caratterizzano le strutture tettoniche in quanto le osservazioni in situ hanno evidenziato, lungo una medesima struttura, differenze di spessore (circa il 20%) e accentuate differenze dello stato di cataclasi: si passa da zone di fratturazione a vere e proprie faglie, con indizi di attività carsica, spesso con cavità riempite di materiale argilloso e con roccia alterata. Inoltre potrebbero essere intercettate strutture a basso angolo immergenti verso nord, specie nell’ammasso roccioso presso l’imbocco di Romano Ezzelino (zona più direttamente interessata dalla Flessura pedemontana).

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Sulla base delle suddette osservazioni, come mostra la tabella che segue, le classi di qualità individuate per le varie formazioni possono variare mediamente dalla II alla V, cioè da una qualità buona ad una molto scadente, nelle zone di fratturazione e/o faglia.

La distribuzione delle classi lungo il tracciato delle gallerie è riportata nel profilo geologico specifico relativo alla tratta in galleria. Nelle zone caratterizzate da discontinuità (faglie e/o fasce fratturate principali) per un intorno significativo e comunque funzione dell’estensione del campo di fratture locale, è stato considerato un peggioramento qualitativo dell’ammasso, con un rapporto classe III/IV mediamente 50%/50% ma che in occorrenza di lineamenti riconosciuti come faglie attive e/o zone caratterizzate da una maggiore frequenza di fratture/faglie è stato cautelativamente considerato peggiore, con un rapporto classe IV/V, pari a 70%/30%.

Classi RMR Tipologia roccia II III IV V

Ammasso roccioso ordinario 40% 60%

Zone di fratturazione 50% 50%

Zone di faglia 70% 30%

Tabella 8.2.1.1 – Classi RMR funzione della tipologia degli ammassi rocciosi.

8.2.2. - Idrogeologia

Come descritto lo scavo della galleria interessa un ammasso roccioso a permeabilità per fratturazione medio–alta costituito dalle dolomite e dai calcari grigi caratterizzarti da carsismo. La permeabilità in condizioni ordinarie di fratturazione degli ammassi rocciosi costituiti da dolomie e calcari è di grado medio. La tab. 8.2.2.1, riporta i dati di permeabilità stimati per le varie formazioni carbonati che, anche tenendo conto dei dati desumibili dal progetto ANAS (2004). Il valore più alto indicato, determinato da prove Lugeon (ANAS, 2004), è tipico delle zone più cariate e raggiunge il grado alto mentre il valore più basso è

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tipico dell’ammasso roccioso in condizioni di fratturazione ordinaria. È probabile che nei calcari grigi la permeabilità sia di poco più elevata in funzione della loro maggiore solubilità. In corrispondenza delle zone di fratturazione la permeabilità può aumentare, fino a raggiungere valori di a 10-3 - 10-2. m/s in corrispondenza di locali sistemi carsici sovrimposti alle zone di taglio.

Tabella 8.2.2.1 – Classi di permeabilità stimate.

Lo scavo della galleria è a quote maggiori rispetto al supposto livello “piezometrico” dei fontanazzi di Solagna. La figura che segue evidenzia come tra livelletta e fondo grotta ci sia un dislivello di circa 130 m.

A seguito di forti piogge i condotti carsici che alimentano le grotte di Solagna sono sicuramente percorsi da acqua in pressione e non si può escludere che in limitati periodi (alcuni giorni), tale pressione provochi la risalita lungo fratture di acqua fino al piano galleria prevalentemente in Canna Nord. Non si prevedono peraltro portate e pressioni cospicue.

Lungo le fratture sono previsti stillicidi e in corrispondenza delle zone di faglia venute. Sulla base degli studi eseguiti non è possibile una quantificazione delle portate per metro

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lineare di galleria, che rimangono al momento un dato a forte grado di incertezza. Tuttavia, in caso di scavo in discesa si dovrà prevedere un sistema di aggottamento in grado di smaltire cautelativamente almeno 50 l/s.

Figura 8.2.2.1 – Sezione schematica che dimostra che la galleria si trova ad una quota maggiore di circa 133 m rispetto al fondo delle Grotte di Solagna (Fontanazzi, ramo nord) e al di sopra dell’interpolazione teorica del limite superiore della zona satura carsica (linea tratteggiata blu con lettera “a”) ottenuta unendo i livelli idrici osservati dagli speleologi dell’abisso Spaurazzo (Monte Grappa) e la grotta di Solagna. Il rettangolo colorato evidenzia in modo qualitativo la probabilità di intersecare condotti carsici che alimentano la grotta (bianco: probabilità molto bassa/assente; giallo: probabilità media; rosso: probabilità alta/molto alta). Scala approssimativa.

La presenza nel massiccio calcareo dolomitico di circuiti carsici che trovano proprio lungo i campi di frattura direzioni preferenziali di sviluppo e quindi possibili vie di infiltrazione e circolazione idrica, potrà richiedere di prevedere l’impermeabilizzazione nelle tratte interessate dalle fratture. In fase di scavo, come segnalato sul profilo, si ha probabilità di incontrare cavità carsiche. In questi casi si dovrà essere definita la dimensione della stessa (con tecniche georadar e/o altri metodi adatti), le condizioni dell’ammasso roccioso di interposizione rispetto alla galleria e se ritenuto necessario alla sua messa in sicurezza.

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In tal senso nelle zone segnalate a bassa qualità geomeccanica potrebbe essere utile prevedere una preventiva indagine geofisica atta a verificare l’eventuale presenza di cavità carsiche associate.

8.2.3. - Tipologia delle sezioni tipo di scavo

Sulla base delle seguenti considerazioni, sulla base del diametro delle gallerie e in base alla tipologia delle sezioni tipo di scavo ipotizzate dai progettisti le percentuali relative per tre tipologie di roccia sono indicate nelle successive tabelle.

Le valutazioni eseguite, non sostenute da una relazione di calcolo, sono basate sulle caratteristiche meccaniche stimate per l’ammasso e precedentemente descritte, nonché sul carico litostatico, sulla posizione delle gallerie, etc.

La prima tabella riporta le percentuali delle sezioni tipo per ammasso roccioso ordinario in funzione dello spessore della copertura.

Sezioni tipo Spessore copertura (m)

ammasso roccioso ordinario <20 20 -100 100 - 300 > 300

II Chiodi e 20%

IIIa spritz beton 50% 50% 30%

Centine e spritz IIIb 100% 30% 50% 70% beton

Tabella 8.2.3.1 – Sezioni tipo per ammasso roccioso “ordinario”.

La seconda tabella riporta la percentuale delle sezioni tipo nelle zone di fratturazione e nelle zone di faglia.

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Sezioni tipo Tipologia roccia II IIIa IIIb IVa IVb V

Zone di fratturazione 70% 30%

Zone di faglia 70% 30%

Tabella 8.2.3.2 – Sezioni tipo per attraversamento zone di fratturazione e faglia.

8.2.4. - Imbocchi e relative piste di accesso

L’imbocco presso Pian dei Zocchi presenta criticità legate a possibili fenomeni di caduta massi dalla pareti dolomitiche subverticali (si osserva la realizzazione di un vallo paramassi in terra per la protezione dell’abitato) e a potenziali fenomeni di debris-flow del rio Pian dei Zocchi che forma il conoide in cui è previsto il concentrico.

Le piste di accesso delle finestre del rio del Covolo (a monte della frazione Merlo, comune di San Nazario), valle dei Lanari (a monte della frazione Lanari, comune di San Nazario) e Solagna sono caratterizzate da pendii a forte pendenza, con depositi sciolti di potenza variabile e da, specie nel tratto finale, roccia affiorante. La presenza e/o possibile di detrito di versante in prossimità degli imbocchi e nelle zone di finestra, deve indurre particolare attenzione in particolare per quanto riguarda le opere di fondazione delle spalle dei ponti in progetto.

In tutti i casi i percorsi potrebbero interferire con le reti paramassi presenti, a protezione degli abitati di cui si deve tenere conto in fase progettuale.

Ad eccezione della finestra di Solagna, la parte terminale delle piste è posizionata lungo strette valli in cui possono potenzialmente verificarsi fenomeni di debris-flow. Si dovrà considerare la necessità di eventuali opere di protezione.

Gli imbocchi delle finestre sono su pareti rocciose ad elevata pendenza. Ciò deve indurre sempre ad una certa cautela e, qualora necessari, a prevedere disgaggi, chiodature e consolidamento delle pareti.

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8.2.5. - Ambiente

Si evidenzia che parte della pista di accesso alla finestra valle dei Lanari ricade nella zona di protezione speciale, direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE, Rete Natura 2000 Regione del Veneto.

L’imbocco della pista (presso la vecchia statale) è posto nelle immediate vicinanze dei fontanazzi di Solagna, per cui bisognerà provvedere ad uno studio in modo da escludere inquinamenti ed interferenze con i fontanazzi e prevedere idonei monitoraggi delle acque di sorgente.

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