diretta da Giors Oneto SPECIALE / 231
[email protected] 11. IX. 2010 ROMA 1960 : I CENTO METRI DI ARMIN HARY La gara più attesa del programma di atletica leggera dei giochi della XVII Olimpiade era sicuramente la corsa dei 100metri piani uomini. L’attesa, divenuta negli ultimi giorni quasi spasmodica, era dovuta principalmente al duello, che si preannunciava di grande interesse storico-agonistico, fra il tedesco Armin Hary e la triade (tanti erano gli atleti ammessi per regolamento ad ogni singola specialità) degli scattisti statunitensi, forti, oltre che del loro valore atletico intrinseco, anche di una tradizione a loro favorevole, in forza di una serie di successi maturati negli anni precedenti l’evento olimpico romano. Infatti su tredici olimpiadi (in effetti sedici se consideriamo anche quelle del 1916, 1940 e 1944 non disputate a causa di eventi bellici ma ugualmente cronologicamente conteggiate) gli statunitensi si erano imposti in dieci edizioni dei Giochi lasciando ad un sudafricano (Walker, 1908), ad un inglese (Abrahams, 1924) e a un canadese (Williams, 1928) il privilegio di interrompere una supremazia iniziata nel 1896 ad Atene con Thomas Burke e conclusasi con Bob Morrow nel 1956 a Melbourne. Addirittura in due olimpiadi gli statunitensi avevano occupato tutti e tre i gradini del podio (St. Louis, 1904 e Stoccolma, 1912). Adesso quando agli americani si presentava la opportunità di continuare la striscia a loro favorevole iniziata a Los Angeles nel 1932, all'orizzonte della specialità era apparso con tutto il suo formidabile bagaglio psico-fisico e tecnico quello che sarebbe diventato per molti, ingiustamente, il prototipo del "ladro di partenze": il tedesco Armin Hary, atleta che risultò invece essere un grande talento umano, in possesso di requisiti fuori del comune.