l’inchiesta Tutto il mondo nel nostro computer La FEDERICO RAMPINI e MAURIZIO RICCI Domenica il racconto La magia perduta dei velodromi DOMENICA 17 LUGLIO 2005 di Repubblica LEONARDO COEN e MARIO FOSSATI

Il tesoro segreto del dittatore Milioni di dollari nascosti all’estero, l’ombra del narcotraffico: dopo essersi salvato da tre processi, Augusto Pinochet rischia di venire condannato per furto ed evasione FOTO REUTERS

OMERO CIAI LUIS SEPÚLVEDA i luoghi SANTIAGO DEL CILE uandoPinochet era detenuto a Londra su ordine del giudice spagnolo Baltasar Garzón, e in tutte Marcheshire, le colline sottovoce heil generale fosse avido si sapeva. Il giorno dopo il Gol- le capitali finanziarie del mondo arrivava un’or- EMANUELA AUDISIO pe, nel ‘73, si regalò uno stipendio dieci volte superiore dinanza dello stesso giudice perché congelasse- cultura a quello che percepiva l’anno prima: da 447 mila escu- ro in via cautelare tutti i suoi beni finché non fos- dos a cinque milioni e mezzo. L’anno successivo, più Qse stata appurata la legalità della loro origine, La storia dimenticata degli émigrés russi Cmodestamente, lo raddoppiò: undici milioni. Che il generale fosse dalla sua casa-prigione londinese il vecchio satrapo iniziò a avaro si sospettava. Nel corso dei cinquecentotré giorni che fu co- praticare un’inusitata ginnastica bancaria. Con una lucidità SANDRO VIOLA stretto a trascorrere a Londra, dal mandato di cattura internazionale strana per un uomo affetto da «demenza vascolare lieve», tra- del giudice spagnolo Baltazar Garzón, riuscì ad organizzare una col- sferì fondi da una banca all’altra, cedette la proprietà di un spettacoli letta per le spese mentre affondava le mani nei fondi riservati dell’e- lussuoso appartamento nella località balneare di Viña del sercito cileno che, alla fine, avrebbe pagato sia gli avvocati che l’affit- Mar a uno dei suoi nipoti, e realizzò dozzine di operazioni che to della villa a Virginia Waters, camerieri compresi. Ma che avesse ac- sicuramente devono aver spaventato i suoi complici statuni- La rivoluzione di Spielberg&Lucas cumulato una fortuna — fra i 100 e i 150 milioni di dollari — e l’avesse tensi della Riggs Bank. SILVIA BIZIO e ANTONIO MONDA nascosta all’estero è una sceneggiatura piuttosto indigesta perfino Dirigenti e consiglieri di amministrazione della Riggs Bank per una destra dura e pura come quella cilena. Pinochet che occulta il sono stati apertamente complici di Pinochet, e per dimo- l’incontro patrimonio alle tasse e si fa beccare con una truffa al fisco da venti mi- strarlo è sufficiente citare una delle conclusioni a cui è arri- lioni di dollari rischia, dopo essersi salvato grazie agli esami medici da vata la commissione di inchiesta del Senato Usa riguardo agli Menotti: “Odio il mio Festival” tre processi per la scomparsa di migliaia di oppositori politici, di fini- illeciti commessi dalla succitata banca e ai suoi rapporti con LEONETTA BENTIVOGLIO re condannato come un evasore fiscale qualsiasi. Come Al Capone. il dittatore cileno. (segue nella pagina successiva) (segue nella pagina successiva) 22 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 17 LUGLIO 2005 la copertina Scampato a tre processi per i crimini commessi quando Transizione cilena era al potere, il Generale rischia ora di venire condannato per i soldi rubati allo Stato e, come Al Capone, per evasione fiscale. Gli investigatori cercano una fortuna accumulata con ogni mezzo, che ha permesso a lui e a suoi familiari di mettere in piedi un impero economico. Con l’ombra del narcotraffico

Dollari e cocaina, il “cartello” del

OMERO CIAI gretaria particolare dell’ex dittatore, messa in carcere dal giudice Muñoz con (segue dalla copertina) l’accusa di complicità. Ma rischiano tut- ti. In particolare rischia Marco Antonio l giudice che indaga, Sergio Pinochet, il secondo maschio della cop- Muñoz, ha già ottenuto la revoca pia, indicato dalla Commissione Usa co- dell’immunità di cui gode come ex me colui che ha assunto la gestione della presidente e lo incriminerà nei fortuna segreta negli ultimi anni. Per un prossimi giorni. Eppure, pensano quarto di secolo Pinochet ha avuto 125 oggi molti tra i suoi fan delusi, non conti correnti nelle banche americane. Is’era fatto mancare proprio niente. In di- Trenta soltanto nel Riggs Bank. Gli altri ciassette anni di dittatura, ed in altri otto nelle filiali del Citigroup a Washington e come capo dell’esercito, era riuscito a a Miami, nel Banco Atlantico e nel San- comprarsi tre case principesche. La villa tander Central Hispano. Più numerosi in montagna, il Melocoton, al Cajon del fondi di investimento nel Coutts&Co. Maipo, sulle Ande; quella in città, in calle Tutti i conti vennero aperti con passa- Los Flamencos, a La Dehesa, con tre etta- porti falsi utilizzando ben dieci identità ri di giardino, un sistema di sicurezza a diverse: da José Ugarte a Daniel Lopez. prova di attacco aereo e tunnel d’uscita Per Joe Allbritton, l’ex proprietario del segreto; e quella al mare, los Boldos, cin- Riggs, Pinochet era uno dei quattro o cin- quanta ettari, a Bucalemu, con una sala que clienti più importanti. Lui e sua mo- per il cinema, la palestra e perfino una glie Barbara venivano invitati con una cappella. E poi trenta agenti di scorta, certa frequenza in Cile per discutere gli auto costose, jeep, fuo- investimenti e, come ristrada, una biblioteca dimostra un singolare con diecimila volumi, Il “sacco” fa infuriare carteggio sequestrato terreni, mobili d’anti- dai giudici, si scambia- quariato. Scorrendo le anche i suoi sostenitori vano auguri e opinioni sue denunce dei redditi di carattere generale. si può avere facilmente si sentono traditi Allbritton ammirava l’idea di un capofami- che : Pinochet e lui lo ricam- glia in pensione più che biava donandogli in benestante senza alcun “Io l’ho venerato, anteprima i suoi noio- problema finanziario sissimi volumi di me- presente né futuro. ma non so cosa farei se morie. Curiosamente Neppure figli, cognati e Pinochet è rimasto in- nipoti possono lamen- lo incontrassi ora” castrato in un 11 set- tarsi. A parte Augusto jr. tembre. Non nel suo sempre alla prese con ma in quello di New qualche truffa, il resto del clan è florido. York. Senza il Patriot Act e le nuove rego- Possiedono un piccolo impero econo- le antiterrorismo che impongono alle mico, costruito senza scrupoli nei lunghi banche americane di indagare la prove- anni del potere assoluto, con una cin- nienza dei soldi dei loro clienti, la con- quantina di aziende che vanno dal le- suetudine dei corrotti d’America Latina gname alla chimica, dall’immobiliare — narcotrafficanti compresi — di na- alle assicurazioni. scondere i tesori negli States non sareb- Così anche alla Fondazione, il bunker be stata scoperta e del denaro occultato degli irriducibili nella zona nord di San- da Pinochet non avremmo saputo nulla. tiago, con la grande sala dov’è esposto il suo ritratto a figura intera, c’è sconcer- I conti all’estero to. Monica Wehrhanh, l’ex portavoce, Tutti i conti negli Stati Uniti sono stati can- ricorda i giorni più duri della mobilita- cellati tra il 1998 e il 2000 nei nervosissimi zione a favore di Pinochet quand’era giorni di Londra. Ma ormai il giudice Ser- agli arresti domiciliari a Londra, e dice: gio Muñoz non è molto lontano dall’indi- «Io l’amavo Pinochet ma non so cosa fa- viduare la fine che hanno fatto quei soldi. rei se me lo trovassi davanti adesso. Se In questi giorni le rogatorie internaziona- avessi saputo di questo tesoro allora…». li stanno dando i loro frutti e nuovi conti di Si sente tradita Monica, presa in giro, Pinochet spuntano un po’ dappertutto: in mentre ricorda le telefonate disperate, Argentina, in Spagna, nelle Isole Vergini la gente in lacrime e lei che vendeva foto britanniche, in Gran Bretagna, alle Baha- e distintivi per pagare al generale in dif- mas e in Svizzera con una stima approssi- ficoltà i migliori avvocati d’Inghilterra. mativa che supera già i 50 milioni di dolla- L’improvvisa scoperta, a marzo, dei ri. Ma il sospetto è che ci sia molto di più tra conti segreti grazie alle indagini della investimenti nelle società di comodo off- Commissione del Senato americano ha shore e lingotti d’oro in qualche caveau di provocato un terremoto in Cile. Sotto banche svizzere. Il primo ad avere l’intui- torchio, per ora, è finita soltanto il ser- zione sull’esistenza del “tesoro” fu pro- gente Monica Ananias, per trent’anni se- prio Garzón, che poco dopo l’arresto a DOMENICA 17 LUGLIO 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 23

LA DITTATURA Il 4 settembre 1970 Salvador Allende vince le elezioni con il 36,6 % dei voti battendo una destra divisa tra due candidati (Alessandri 34,9 e Tomic 27,8). Tre anni dopo il In nome della giustizia capo delle Forze armate, Augusto Pinochet, guida un golpe che costerà la vita a più di 3000 persone. La dittatura sequestrate quel bottino dura 17 anni. Il 30 agosto 1988 Pinochet perde il plebiscito (55.2% no; 42% sì) e lascia il potere il 10 marzo 1990 LUIS SEPÚLVEDA (segue dalla copertina)

a Riggs Bank — si legge nel documento — ha aper- to, con la conoscenza e il supporto della direzione «L dell’istituto, numerosi conti correnti al signor Pi- nochet, ha accettato milioni di dollari di suoi depositi sen- SOTTO ACCUSA za effettuare alcuna seria indagine sull’origine di quelle ric- chezze, ha creato società finanziarie offshore, ha aperto conti correnti a diverse di queste società, per mascherare il fatto che i fondi depositati in quei conti erano proprietà del signor Pinochet, e ha alterato i numeri dei suoi conti perso- nali per mascherarne ulteriormente la proprietà». I ladri sanno che il denaro rubato deve essere trattato con delicatezza. I soldi rubati allo Stato o guadagnati ille- citamente con l’estorsione spesso assomigliano a un pla- cido stagno. Niente e nessuno deve smuovere quelle ac- que più del necessario, ma Pinochet, «questo farabutto di limitato acume», come efficacemente lo definì il generale FOTO AP Carlos Prats (assassinato su ordine di Pinochet in Argen- CONTI SEGRETI tina), è un soggetto che ha creato la sua onnipotenza nel- La Corte suprema ha la totale impunità. Dalla sua lussuosa prigione londinese revocato lo scorso 7 giugno movimentò milioni di dollari, e quello fu l’inizio della sua l’immunità di cui Pinochet definitiva caduta. gode come ex presidente Il Cile vive una stranissima transizione alla democrazia, nell’inchiesta sui conti che teoricamente è iniziata nel 1990 e nessuno sa quando né correnti trovati nella Banca come si concluderà. I dirigenti della Concertazione per la americana Riggs. Pinochet è democrazia, coalizione composta da democristiani, radi- accusato di frode, cali e socialisti post-Allende, che governa il Paese da quello arricchimento illecito ed stesso anno, ha trattato con la dittatura il ritorno a una nor- evasione fiscale malità democratica vigilata da Pinochet, e molte altre cose che noi cileni ignoriamo. Conosciamo alcune delle imposi- zioni della dittatura: il modello economico che sono riusci- ti a imporre con sangue e terrore non doveva essere tocca- to; la Costituzione fatta dal dittatore per garantire l’egemo- nia delle Forze armate sulla società civile non doveva esse- re riformata (e in effetti solo tre giorni fa il Senato ha appro- vato la sua modifica); la sinistra avrebbe dovuto essere te- nuta ai margini della partecipazione politica, e qualsiasi dissidenza dal modello economico liberista avrebbe conti- nuato a essere messa all’indice, perché la nuova democra- zia cilena era questo, un prodotto della nuova situazione di mercato. Tutta la vita sociale, culturale e politica, doveva es- FOTO ASSOCIATED PRESS sere funzionale al modello economico. OPERAZIONE CONDOR Ma furono negoziate anche impunità, le vittime delle vio- Era il piano di lazioni dei diritti umani diventarono «agenti che non com- coordinamento tra le prendevano il modello cileno», e i militari, i criminali, quel- dittature latino americane li che schiacciarono la tradizione democratica cilena, Pino- negli anni Settanta. Istruito chet primo fra tutti, erano decisamente intoccabili. da Guzman il processo è Noi cileni sappiamo che se non fosse stato per gli sforzi stato sospeso dalla Corte del giudice Garzón, delle vittime che non hanno mai smes- Suprema che ha dato so di insistere perché fossero puniti i colpevoli delle spari- ragione alla difesa di zioni di persone, degli omicidi e delle torture, Pinochet Pinochet secondo la quale avrebbe continuato a tenere sotto tutela la strana demo- non sarebbe processabile crazia cilena. Era presente come comandante in capo del- per ragioni di salute l’esercito, come senatore designato a vita, come ex presi- dente autonominato, e per rendere più forte la sua presen- za si autodesignò, nella sua ultima dimostrazione di pote- re, «Capitano generale benemerito». Una volta, durante i sedici anni di terrore, un giornalista boss Pinochet chiese alla madre di Pinochet se si sentiva orgogliosa di lui. La cara madre rispose: «Se avessi saputo che era così intel- Londra, il 16 ottobre del 1998, emise un or- la cosiddetta “destra economica” e del ligente, non gli avrei lasciato fare il militare». A Pinochet è dine di embargo internazionale dei beni “circolo di ferro” del regime, ex ministri o stata fatale l’avarizia e, soprattutto, la sua gigantesca stupi- dell’ex dittatore. Pinochet infatti venne ex collaboratori della dittatura, come dità. Senza dare ascolto ai suoi consiglieri — alcuni sono fermato da Yard nella London Hernan Büchi Buc o Carlos Caceres. sotto processo e altri lo hanno rinnegato — l’ex dittatore Clinic — aveva approfittato del viaggio per cercò di mettere al sicuro quei milioni di dollari frutto del- operarsi un’ernia del disco — ma si trova- Droga e tortura FOTO ASSOCIATED PRESS la rapina, del furto, della truffa. va in Inghilterra con un passaporto diplo- L’altra ipotesi gira intorno alla cocaina. CAROVANA DELLA MORTE Uno dei suoi stessi consiglieri racconta che, quando si in- matico su invito della Royal Ordnance, Nel corso degli anni, numerose testimo- Anche in questo caso caricò di aprire il primo conto fraudolento presso la Riggs una fabbrica d’armi con sede a Enfield, vi- nianze e alcune morti sospette — come Pinochet venne incriminato e Bank, negli Stati Uniti, all’impiegato di banca che per pura cino Londra. Doveva concludere l’acqui- quella del chimico cileno Eugenio Berrios perse l’immunità su formalità gli chiese il suo nome, rispose: «Il mio nome è Ló- sto di tre navi da guerra per la Marina cile- — hanno messo in relazione la polizia se- decisione della Corte pez, Daniel López», in una triste parodia della famosa frase na. Un affare da 450 milioni di dollari, dal greta della dittatura, la Dina, con il narco- suprema che però poi ha di Sean Connery, «My name is Bond, James Bond». quale avrebbe ricevuto come bonus un traffico. Una pista approfondita nel libro- sospeso il processo sulla L’inchiesta avviata dal Senato americano ci ha condotti assegno di 4 milioni per il disturbo. Era inchiesta di Rodrigo de Castro e Juan Ga- base dei referti medici a scoprire i suoi conti milionari e fraudolenti, inizialmen- una pratica consueta. Tanto che essere a sparini, La delgada linea blanca.Il traffico secondo i quali l’ex dittatore te 16, poi 25 e successivamente 29. Abbiamo appreso an- Londra per Pinochet era com’essere a ca- di droga sarebbe stato, insieme al sac- soffrirebbe di una lieve forma che della complicità di altre banche: il Banco Atlántico, og- sa. Per l’amicizia con Margareth Thatcher cheggio dei fondi riservati dello Stato, la di “demenza” gi Banco Sabadell, la Bank of America, la Coutts & Co. In- e le buone relazioni con l’esercito inglese. forma attraverso la quale venivano fi- ternational, che oggi fa parte del Banco de Santander, la Tra il ‘90, quando lascia il potere assoluto, nanziati non soltanto i centri di deten- Ocean Bank, di Miami, la Pine Bank N. A., di Miami, la fi- e il ‘98, quando viene acciuffato momen- zione e tortura degli oppositori politici liale del Banco Espíritu Santo della Florida, la filiale statu- taneamente da Garzón, era andato ogni come la Colonia Dignidad, la fazenda nitense del Banco de Chile negli Stati Uniti, la City Group, anno almeno una volta in Gran Bretagna. degli ex nazi tedeschi in Patagonia, ma tutti coinvolti nel traffico di fondi neri tra il Cile, le Baha- Spesso invitato. Sempre per consulenze e soprattutto i grandi omicidi compiuti su mas, Gibilterra e gli Stati Uniti. acquisto di armi per le mandato del dittatore Oggi si parla di 18 milioni di dollari identificati, ma le pro- Forze armate. Lui pren- cileno. L’assassinio del prietà di Pinochet ripartite tra i suoi familiari superano i deva l’uno per cento del Il giudice ha ottenuto la generale Prats, a Bue- cento milioni di dollari, e il grande interrogativo è: da dove totale e lo girava nei con- nos Aires, nel ‘74; o ha preso tutto questo denaro? Qual è l’origine di una fortu- ti all’estero. Perché? Jac- quello dell’ex ministro na di tali dimensioni? revoca dell’immunità: Nel 1994, proprio quando Pinochet lasciava il servizio at-

queline, la figlia più pic- di Allende, Letelier, a FOTO AP cola e anche la preferita New York nel 1976, rea- tivo nell’esercito e si trasformava nell’ombra tutelare della dell’ex dittatore, ha una tra pochi giorni lizzato — sarà un caso? CASO PRATS strana democrazia cilena, un dirigente della Riggs Bank si spiegazione che potreb- — con la complicità dei La giustizia argentina ha recò in Cile e convinse l’esercito cileno ad aprire dei conti be anche non essere il tribunale narcos cubani di Mia- chiesto l’estradizione di presso questa stessa banca. Molti ufficiali sono stati pre- troppo lontana dalla ve- mi; o quelli, tantissimi, Pinochet per processarlo nel miati da questa gestione, e tanti, troppi ufficiali con le mani rità. «L’ha fatto per noi — dovrebbe procedere di militanti socialisti e caso dell’omicidio dell’ex macchiate di sangue hanno depositato i frutti della rapina, dice — . Papà sapeva che comunisti rifugiatisi al- capo delle Forze armate del bottino di guerra ottenuto in sedici anni di terrore. saremmo stati perse- con l’incriminazione l’estero. Così, si sospet- cilene, Carlos Prats. Prats Quanti cileni hanno perso l’automobile perché erano sta- guitati per il nostro co- ta, una parte dei dollari venne ucciso insieme a sua ti messi in carcere? Quanti cileni hanno perso le loro case, o gnome e ha messo via i nascosti nei conti deri- moglie a Buenos Aires nel hanno dovuto “venderle” per quattro soldi pur di salvare la suoi risparmi per i figli e per i nipoti». Altre verebbe dal riciclaggio di denaro sporco. 1974 mentre si trovava in vita a un figlio? Quante cilene hanno consegnato i loro fonti vicine al clan raccontano che il vec- Quando nell’ottobre dell’88 perse il re- esilio dopo il golpe militare gioielli per sapere «dove sta mio marito, mio figlio, mio pa- chio generale negli anni ‘90 avrebbe più ferendum che gli avrebbe permesso di che aveva condannato dre», a ufficiali che raccontavano fandonie e chiedevano volte accarezzato l’idea di lasciare il Cile e restare al potere per altri otto anni, Pino- sempre di più per conservare la speranza? trasferirsi con tutta la famiglia in un altro chet ottenne comunque un 42% di “sì”. L’origine della fortuna di Pinochet sta nel furto. Qualsia- continente. Magari proprio in Gran Breta- Era l’altro Cile che lo acclamava come un si contabile è in grado di dimostrare che tra quello che ha gna. Nel suo paese cominciava ad avere salvatore, una guida e un padre. Alla vigi- guadagnato e quello che ha comprato, i conti non tornano. paura, si sentiva assediato e temeva la pos- lia dei novant’anni, li compirà il prossi- Pochissimi cileni credono che Pinochet sarà giudicato per i sibilità che s’aprissero processi penali mo 25 novembre, non rischia certo di fi- suoi crimini, e forse neanche per i suoi furti. Quando era de- contro di lui per le vittime della dittatura. nire in carcere. Ma l’emergere della sua tenuto a Londra, e con reali possibilità di venire estradato in Così accumulava. Ma cosa accumulava? fortuna di rapinatore lo condannerà a Spagna, il governo “democratico” lo considerò un affare di Gli investigatori che si sono concen- passare alla Storia, anche per i fascisti lo- Stato e si diede da fare per evitare l’estradizione. Perfino al- trati sulla costruzione del tesoro pensano cali, come un truffatore. Così oggi le buo- cuni scrittori si avventurarono fino a dire che se Pinochet alle privatizzazioni della fine degli anni ne notizie sono due: il Parlamento ha ap- fosse stato estradato in Spagna, la democrazia cilena sareb- FOTO ANSA ‘80. Prima di lasciare il potere, Pinochet pena approvato una riforma costituzio- be stata in pericolo. L’allora ministro degli Esteri, José Mi- realizzò quello che in Cile è passato alla nale che cancella molti dei lacci dittato- OPERAZIONE COLOMBO guel Insulza, ora segretario dell’Osa (Organizzazione degli storia come “il grande saccheggio dei be- riali che Pinochet aveva imposto lascian- E’ l’unico processo ancora Stati americani), la prese come sfida personale, e in nome ni pubblici”. In meno di cinque anni, tra do il potere. Ripristina l’autorità del pre- aperto insieme a quello sulla della sovranità cilena fece tutto il possibile per evitare che il l’85 e l’89, il regime privatizzò l’elettricità, sidente di fronte alle Forze armate frode fiscale. Si tratta del tiranno fosse processato. l’acqua, il gas, le assicurazioni, i telefoni, perché gli restituisce la possibilità di re- massacro compiuto dalla E tuttavia, noi cileni crediamo nella giustizia, e proprio le banche e numerose altre aziende di vocare i comandanti in capo e, nella so- polizia segreta di 119 perché crediamo nella giustizia chiediamo un segnale di fi- Stato. Fu un processo rapido, occulto e stanza, cancella il Consiglio supremo, un oppositori. Contreras, ex ducia, l’unico possibile: il sequestro immediato di tutti i senza regola alcuna. Tanto che, per organo civico-militare che aveva poteri capo della polizia e braccio conti e di tutti i beni del clan Pinochet. esempio, uno dei maggiori beneficiari operativi in caso di emergenza naziona- destro di Pinochet, ha Se non avverrà subito, allora, nei prossimi giorni, con tri- dell’epoca risultò essere suo cognato, il le. L’altra buona notizia riguarda i fune- testimoniato che fece stezza, ci toccherà dare ragione ai versi di don Francisco de marito di Veronica, Julio Ponce Lerou. Gli rali di Stato cui aveva diritto e pretende- uccidere gli oppositori su Quevedo: «Poderoso caballero es don dinero». altri, oltre alla sua primogenita, Lucia, va come ex presidente indagato ma non ordine dell’ex dittatore (Traduzione di Fabio Galimberti) che s’accaparrò un pezzo delle assicura- processato. Sono sospesi. Anzi sono sop- zioni di Stato, furono tutti gli uomini del- pressi, per sempre. 24 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 17 LUGLIO 2005

l’inchiesta Dopo esserci spaventati per le magliette cinesi e indiane, Cambio d’epoca ci è bastato smontare il pc portatile per capire che quella è solo la retroguardia dell’invasione. L’avanguardia è in mezzo a noi ed è scritta nell’elenco dei paesi che fabbricano i vari pezzi: Corea, Malaysia, Taiwan, Messico, Singapore. Una lista che racconta la nuova globalizzazione Il mondo nel nostro computer

MAURIZIO RICCI carta wireless, scheda madre. to che l’innovazione cruciale, in elet- Corea. In testa alla corsa al biochip, in Del resto, se il computer fosse sem- Per Thomas tronica, si va sempre più concentrando questo momento, c’è CapitalBio, sede mmaginiamolo come uno scri- pre un Dell, ma un altro modello, non ci nel suo elemento base, il chip, su cui re- appena fuori Pechino. Anche un altro gno che, aperto, ci rivela la verità sarebbe neanche bisogno di aprirlo, Friedman questa gnano incontrastati i giganti americani elemento che ridimensiona le parole che avevamo già sotto gli occhi, quello scrigno. Basterebbe guardare come Intel e Texas Instruments. Ma, di Lam non è garantito: la massa dei ma facevamo fatica a vedere. Il sotto l’etichetta. Scopriremmo che l’in- dal punto di vista economico, lo smot- computer, delle macchine fotografi- suo interno è un portolano del tero prodotto è stato disegnato, svilup- varietà è come tamento resta enorme: lo spazio della che, dei palmari che arrivano da mondo moderno, il mondo della pato, assemblato, lucidato e imballato mente occidentale si restringe sempre Taiwan e da Singapore sono, appunto, Iglobalizzazione: un pizzico (solo un dalla Qanta Computer di Taipei, che ha una sorta di Onu più, a favore di un braccio sempre più prodotti di massa, la fascia bassa dei pizzico) di America, una traccia di Ger- solo avuto lo scrupolo di appiccicare autonomo e intelligente. È come se la gadget dell’elettronica. La Apple si tie- mania, un po’ di Giappone, un po’ di l’etichetta Dell. Con qualche lieve mo- in versione industriale, bomba atomica fosse stata ideata da ne ben stretto design e controllo del America latina, soprattutto tanta Asia. difica, ne avrebbe appiccicata un’altra. Oppenheimer, Fermi e Bohr in un uffi- suo iPod, come la Motorola del suo ul- Questo scrigno è il mio computer: se La Qanta, nel 2004, ha prodotto 16 mi- un esempio di come cietto di Los Alamos, mentre gli altri 2 timo cellulare, il Razr. Ma è navigare potesse ridere, mi avrebbe seppellito lioni di computer portatili, in 50 diversi mila scienziati che l’hanno realizzata sulle sabbie mobili: lo ha scoperto la dalle risate, poche settimane fa, quan- modelli, con i marchi Dell, Apple Com- erano sparsi fra Bangalore e Taipei. stessa Motorola che, dopo aver fatto do mezza Europa si è levata in piedi per puter, Sony. Le aziende, soprattutto tutti i paesi lavorino Senza i primi tre, magari, la bomba non per anni disegnare e produrre i suoi fermare l’invasione dei reggiseni cine- quelle che più tengono alla loro imma- si faceva, ma, in termini di numeri, i po- cellulari dalla BenQ, adesso si ritrova si e delle magliette indiane. Il mio com- gine high-tech, come Nokia o Nikon, si in armonia sti di lavoro ad altissima qualificazione puter può raccontare la storia vera. Se rivelano piuttosto schive, quando si stavano al di là del Pacifico. Chi pensa avete paura del reggiseno cinese, tene- tratta di smontare i loro prodotti. Ma come una grande che i giovani occidentali possano guar- tevi forte. Quella che sta arrivando ora l’onda investe tutto l’universo dell’elet- dare serenamente ad un futuro in cui si è la parte innocua, la retroguardia. L’a- tronica: computer, telefonini, tv ad alta orchestra. troveranno, senza scosse, a patto che vanguardia è già in mezzo a noi: sta definizione, lettori Mp3, macchine fo- studino, in un lavoro di alta qualifica- dentro il computer su cui sto scrivendo. tografiche, palmari. Qanta non è l’uni- zione e alta realizzazione a loro riser- Il mio computer è un Dell. Come quel- co nome da ricordare. Memorizzate an- È un’analisi vera vato, può ricredersi anche subito: ci so- lo di Thomas Friedman, il columnist che questi: Htc (telefonini multimedia- no più ingegneri informatici a Banga- del New York Times che, nel suo ultimo li, Taiwan), Flextronics (cellulari, Sin- e falsa. La realtà lore (150 mila) che nella Silicon Valley L’HARD DISK libro, uscito da qualche settimana ne- gapore), Compal (computer, Taiwan), (130 mila). Del resto, anche la ren- I dispositivi magnetici gli Stati Uniti (The World is Flat) lo Premier Imaging (fotocamere digitali, è che i rapporti dita culturale al top della ricer- di memorizzazione smonta e cataloga tutte le parti. Tutto Taiwan). Ci sono loro dietro una serie ca non è garantita: la svolta insieme, il computer arriva da Penang, infinita di prodotti targati, fra gli altri, di forza tecnologici nella clonazione tera- dei dati in Malaysia, dove l’hanno assemblato, Dell, Apple, Sony, Motorola, Philips, peutica c’è stata in vengono progettati ma questa è solo la fine della storia. Pri- Hp, Xerox, Ericsson, Alcatel, Siemens, stanno mutando e realizzati ma, è la torre di Babele. Il design è stato Casio, Vodafone. Secondo gli esperti a Singapore realizzato un po’ in Texas, un po’ a del settore, il 65 per cento dei computer Taiwan. Il microprocessore è Intel, bre- in commercio, il 20 per cento dei telefo- rapidamente vetto americano, ma è stato fabbricato nini (multimediali compresi), il 30 per in Costarica. Oppure (la Dell ha più di cento delle macchine fotografiche, il 65 un fornitore) nelle Filippine o in Ma- per cento dei lettori Mp3, il 70 per cento laysia. La memoria viene dalla Corea o dei palmari sono fatti integralmente, dalla Germania. La carta grafica dalla dal design alla confezione, a Taiwan e Cina. Il ventilatore è stato costruito a nel resto dell’Asia orientale. Non è un IL MICROPROCESSORE Taiwan. Idem la scheda madre. La ta- lavoro su commessa, è un prodotto su La Cpu del computer stiera in Cina. Lo schermo in Corea. La commessa. «Quello che è cambiato — carta wireless in Malaysia. Il modem ha dichiarato candidamente a Business è progettata viene dalla Cina o da Taiwan. La batte- week il presidente di Qanta, Barry Lam negli Stati Uniti ria l’hanno fatta in Messico. L’hard di- — è che sempre più clienti hanno biso- dalla Intel, sk a Singapore. Il lettore cd/dvd in In- gno di noi per disegnare l’intero pro- ma è prodotta donesia. Il trasformatore in Thailan- dotto. Anzi è sempre più difficile avere dia. La pennetta, come in Italia chia- buone idee dai clienti. Dobbiamo pen- in Costa Rica miamo il memory stick rimuovibile, sarci noi ad innovare». viene da Israele. Il filo elettrico l’hanno Lam, riconoscono i suoi stessi colle- fabbricato in India. La borsa per tra- ghi di altre aziende, non va preso alla sportare il tutto arriva dalla Cina. lettera. Dietro questo epocale trasferi- mento di capacità produttive c’è il fat- La sinfonia della produzione Di fronte ad un prodotto che arriva sul suo e sul mio tavolo dall’altro capo del mondo, grazie a componenti che, a lo- ro volta, vengono da tutti i punti cardi- nali, a migliaia di chilometri di distan- za, Friedman paragona questa catena di assemblaggio ad una sinfonia, in cui ognuno suona, con precisione da me- tronomo, lo spartito che gli è stato chiesto. Volendo, è l’immagi- ne di una Onu in versione industriale, in cui tutto il mondo armoniosamen- te coopera per far arriva- re il computer sulla scri- vania del consumatore, nel minor tempo e al minor prezzo possibile. È una car- tolina vera e falsa al tempo stesso. Perché non dà conto di una realtà in drammatico e verti- ginoso movimento. Ancora nel 1999, quando lo stesso Friedman con un altro libro (Le radici della glo- balizzazione) illustrava ai non addetti ai lavori il fenomeno nascente della globalizzazione, l’integrazione plane- taria delle economie sembrava un pro- cesso a senso unico, colorato a stelle e strisce, con il mondo che guardava tut- to insieme Baywatch, mangiava gli hamburger McDonald’s, digitava i pro- grammi di Silicon Valley. Oggi, nel bre- ve respiro di poco più di cinque anni, gli esperti — a cominciare dalla Cia — già intravedono un mondo che, tutto in- l’azienda di Taiwan come marchio in sieme, guarda i film di Bollywood o i proprio, rivale sul mercato americano. cartoni manga e digita i programmi di L’annuncio, insomma, pochi mesi Bangalore. In mezzo, lo sconvolgimen- fa, che la sconosciuta cinese Lenovo si to è già avvenuto: l’idea di una divisio- comprava quell’icona storica del- ne internazionale del lavoro con la L’ASSEMBLAGGIO l’informatica, che sono i computer Ibm mente in Occidente, che crea e disegna I pezzi, prodotti in tutto non era un primo campanello d’allar- nuovi prodotti, e un braccio in Oriente il mondo, vengono me, ma la sirena del “liberi tutti”. Lo che salda i circuiti integrati e imballa i scrigno del computer Dell già ci diceva risultati per la spedizione, è stata spaz- infine assemblati anche questo, con il ritornare insistito, zata via. Lo scrigno già ce lo può dire. Se nel computer sulle etichette geografiche, di alcuni scaviamo e arriviamo fino al suo cer- dai tecnici nomi di aziende: Samsung, Lg, Quanta, vello, il software, troviamo i program- della Malaysia Compal. È l’emergere di nuovi prota- mi Microsoft. Presto — l’accordo è di gonisti, di nuove bandiere della globa- qualche mese fa — la loro architettura lizzazione: i giganti di domani. sarà disegnata non a Seattle, ma in In- “Infotech 100” è una classifica, stila- dia, dalla Infosys e dalla Satyam. Anche Le immagini in questa ta ancora da Business weekdelle più im- ora, il catalogo di Friedman ci rivela pagina (usate a scopo portanti aziende del settore (telecom quanto gli ex operai della globalizza- puramente illustrativo), comprese): nelle prime 20, solo 4 sono zione stiano risalendo la scala del valo- sono tratte dal volume americane e 4 europee. Tre sono india- re aggiunto, fornendo, chiavi in mano, “Ibm design from Japan”, ne, due coreane e due di Taiwan. E sem- componenti sofisticati come hard disk, edito da Amus Arts Press pre meno questi giganti in fasce sono DOMENICA 17 LUGLIO 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 25

IL MELTING POT DELL’INFORMATICA Cina, India, Indonesia, Malaysia, Filippine, Taiwan, Singapore. Ma anche Messico, Costa Rica e, più vicino, Russia, Romania LO SCHERMO e Ungheria. La Silicon Valley è passata Il monitor a cristalli alla storia come la regione dove è nata liquidi ad alta l’industria informatica. Ma oggi più del 70 per risoluzione proviene cento dei componenti per computer viene dalle fabbriche realizzato nei paesi del Sud del mondo a costi della Corea del Sud più bassi. E dalla manifattura il fenomeno si è esteso allo sviluppo dei software

Le tre svolte che abbiamo mancato

FEDERICO RAMPINI LA TASTIERA La tastiera e gli altri PECHINO cesso di smantellamento graduale delle barriere fu dispositivi fortemente voluto dai paesi industrializzati, che de- di puntamento Il protezionismo contro il made in China prescin- cisero le nuove regole del gioco. Fu subìto dai paesi de da una verità elementare, rivelata dall’operazio- emergenti, che non avevano la forza per opporsi. del portatile ne “smonta il tuo computer e guarda dov’è fatto”: se L’opinione più diffusa era che i ricchi avrebbero do- sono di produzione davvero chiudessimo le nostre frontiere, ci condan- minato l’economia globale, invadendo i mercati cinese neremmo a vivere in una specie di Medioevo pre- emergenti. Nessuno negli anni Novanta immagina- tecnologico. Non possiamo proteggerci dall’inva- va che la Cina e l’India (e tutti i paesi-satelliti) sareb- sione asiatica perché essa ci fornisce i prodotti es- bero diventate le nuove superpotenze economiche senziali per il nostro lavoro e la qualità della nostra mondiali: neanche i cinesi e gli indiani. vita quotidiana. È paradossale che l’allarme sia scat- La terza rivoluzione incompresa è stata la New tato per la concorrenza cinese nelle scarpe e nei Economy, cioè quell’ondata di innovazioni tecnolo- jeans. La ragione è che in quei settori esiste ancora giche legate alla diffusione di Internet, che nacque A questo, dice un rapporto Cia di qual- un made in Italy. Ma non si può sostenere che il tes- nella Silicon Valley californiana a metà degli anni che mese fa, penseranno i mercati. La sile e la pelletteria siano industrie strategiche per il Novanta e da lì si diffuse nel resto del mondo. Due fu- globalizzazione cambia volto, diven- nostro futuro. Nel frattempo è successo, fra la disat- rono gli errori di valutazione. Da una parte la New ta più asiatica, perché non cambia il tenzione generale, che noi abbiamo smesso da mol- Economy fu vista come un fenomeno essenzial- suo motore, o la sua anima: il merca- to tempo di produrre gli oggetti indispensabili del mente limitato alle zone più avanzate dell’America e to. Nel 2020, Cina, India, Indonesia fa- XXI secolo: il computer, il telefonino, il fax, la stam- dell’Europa. Dall’altra, quando nel marzo 2000 crol- ranno, insieme, tre miliardi di perso- pante, il televisore, il lettore Dvd, la macchina foto- lò il Nasdaq, tutta quella fase fu liquidata come una ne, quasi metà della popolazione grafica digitale, gli apparecchi hi-fi. Per questi pro- “bolla speculativa”. In realtà il fenomeno Internet si mondiale e una quota assai superiore dotti non ha senso parlare di “concorrenza” asiati- è diffuso a una velocità impressionante nei paesi di quella con qualche soldo in tasca. ca, perché noi abbiamo smesso di concorrere da un emergenti: alla fine di quest’anno il numero di cine- ristretti nei loro confini nazionali. Se Contemporanea- bel pezzo, siamo inesistenti. si collegati online sarà superiore a quello degli ame- scorrete l’elenco, preparato dall’Onu, mente, l’econo- Chiudere le frontiere vorrebbe ricani. Uno degli aspetti apparentemente patologici delle 50 maggiori multinazionali — di mia cinese diven- dire amputare il nostro stile di della bolla speculativa fu che i colossi delle teleco- qualsiasi settore — di quello che, una terà, per dimen- vita, regredire in una situazione municazioni fecero investimenti eccessivi nelle volta, era il Terzo mondo, solo tre o sioni, la seconda da Corea del Nord. L’alternativa nuove reti di cavi a fibre ottiche, in previsione di un’e- quattro sono abbastanza grosse da al mondo, quella autarchica non esiste, perché splosione nell’utilizzo della “banda larga” per le con- rientrare (in fondo, peraltro), nella indiana raggiun- l’Italia non è in grado di produr- nessioni Internet, la trasmissione di dati e immagini. classifica generale delle top 100 mon- gerà la stazza dei re computer né telefonini. Il loro ottimismo fu prematuro e alcune di quelle diali. Ma quelle aziende (cinesi, india- grandi paesi euro- Come siamo arrivati a questo aziende sono fallite. Ma nel frattempo il crollo nei co- ne, coreane, brasiliane, sudafricane, pei. Il reddito pro punto? E senza accorgercene? La sti dei collegamenti ha accorciato le distanze tra l’A- cilene, di Singapore o della Malaysia) capite resterà lar- risposta è che abbiamo frainteso sia e il resto del mondo. La diffusione di Internet e dei sono, oggi, i protagonisti più attivi, i va- gamente inferiore o sottovalutato le tre rivoluzioni telefonini ha reso facile, efficiente ed economico de- scelli più veloci e audaci di questa glo- a quello occiden- economiche degli ultimi venti- localizzare ogni sorta di attività industriali e di servi- balizzazione-arcobaleno: quasi mille tale. Ma le dimen- cinque anni. Cominciamo dagli zi nei paesi asiatici che hanno infrastrutture moder- miliardi di dollari investiti all’estero nel sioni complessive anni Ottanta. In quel decennio, ne, salari bassi, buoni livelli di istruzione e una ma- 2003, un settimo di quanto hanno inve- bastano ad annul- segnato dal neoliberismo reaga- nodopera altamente produttiva. La New Economy è stito le multinazionali dei paesi svilup- lare lo svantaggio: niano-thatcheriano, la deregu- stata dichiarata defunta mentre in realtà i suoi effet- pati. Ma, nel 1990, era un sedicesimo. già oggi, un reddi- lation investì con forza i mercati ti sulla globalizzazione sono poderosi, avvicinando Nel farsi largo a spallate, questi nuovi to medio di 3 mila FOTO ANSA finanziari. Anche l’Italia, ade- miliardi di lavoratori asiatici ai consumatori europei attori mimano perfettamente i loro dollari l’anno è stato sufficiente ad guandosi all’evoluzione europea, liberalizzò i movi- e americani. È cambiata la natura delle nostre im- predecessori occidentali. Per tornare a aprire la rivoluzione dell’automobile menti dei capitali. Uno degli effetti di quelle riforme prese. Molte aziende sono ormai dei luoghi di pro- reggiseni e magliette, non pensata a ro- in Asia. Questa immensa forza di gra- finanziarie fu di accelerare gli investimenti all’estero. duzione virtuali, delle scatole vuote che mantengo- ba sfornata in qualche sottoscala cine- vità costringerà le grandi corpora- A quell’epoca una visione economica “di sinistra” ve- no solo pochi compiti strategici, delle “cabine di se. L’etichetta “made in China” è so- tions a spostare il baricentro della lo- deva il rischio del neocolonialismo, di una conquista regìa”: progettano e coordinano operazioni disloca- prattutto una disposizione di spirito. Il ro attenzione, ad assumere i connota- del Terzo mondo da parte del capitalismo occidenta- te a decine di migliaia di chilometri di distanza. maggior produttore mondiale di jeans ti dei nuovi territori, a modulare i loro le. In realtà si stava creando una premessa – la dispo- Dobbiamo condannare le tre rivoluzioni econo- (Nien Hsing) è di Taiwan, quello di reg- prodotti secondo i gusti, le tendenze, nibilità di capitali – per l’ascesa dei paesi emergenti miche e rimpiangere il mondo in cui vivevamo negli giseni (Top Form) di Hong Kong, ma le le psicologie, le culture dei mercati attraverso la delocalizzazione di attività produttive. anni Settanta? In realtà quello era un periodo di sta- fabbriche stanno in Vietnam, Sri che crescono più in fretta. E, se non al- Seconda tappa. Gli anni Novanta sono stati se- gnazione e declino. La parola di moda per dipingere Lanka, Lesotho e Nicaragua. tro per economia di scala, tutto que- gnati da un formidabile balzo in avanti nella libera- il Vecchio continente era “eurosclerosi”. La disoc- sto tornerà indietro, a cascata, sui lizzazione degli scambi mondiali di merci e servizi. cupazione era più alta di oggi. L’inflazione italiana Il boom dell’Asia mercati più vecchi e più stanchi. Man- In Europa si è iniziata la costruzione del mercato uni- era al 20% (proprio così, non c’è uno zero di troppo). Lo scrigno ci ha detto che la globaliz- ga invece di Baywatch, spaghetti di ri- co. Nel mondo intero sono state smantellate molte Avevamo anche la piaga del terrorismo, sia quello di zazione è sempre più estesa, che i rap- so invece di hamburger. Aspettate e barriere doganali e tariffarie, in una serie di accordi matrice mediorientale che quello fabbricato in casa porti di forza tecnologici si stanno tendete l’orecchio: vi arriverà l’urlo di che hanno portato dal Gatt al Wto. Anche qui gli er- nostra. Sfogliare le prime pagine dei giornali di allo- spostando, che emergono nuovi pae- Calderoli, quando scoprirà che il li- rori di previsione sono stati clamorosi. Questo pro- ra è la migliore cura contro la nostalgia. si e nuovi attori. Ma è presto per dire bretto di istruzioni della sua nuova che la globalizzazione cambia segno. auto è in cinese. 26 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 17 LUGLIO 2005 il racconto Erano l’università delle due ruote: sulle curve strette Miti del ciclismo dell’anello affinavano lo sprint gli uomini migliori che poi davano spettacolo al Tour o al Giro. Qui andavano in scena sfide entusiasmanti: dalle riunioni di New York a quelle di Milano. Uno sport ora in declino, come dimostra il degrado e la scomparsa degli impianti italiani La magia perduta dei velodromi

LEONARDO COEN metafora salgariana cara ai “suiveurs”. La filibusta qualche tv locale ha dovuto pagare — ha una smor- pellaccio da cow-boy, omaggio ad un Paese in cui del parquet. I santuari di questi bucanieri della pe- fia di rabbia: «Se piove, sospendono la gara». Pun- era vincente. I pistard italiani raccoglievano ciò DALMINE (Bergamo) divella erano il sontuoso Madison Square Garden tuale, comincia a piovere. Passa qualche secondo. che Rodolfo Valentino aveva seminato. di New York, il Crystal Palace di Londra, il milane- Poi, due colpi di pistola, uno dietro l’altro, annun- In Italia oggi ci sono 49 velodromi: nessuno è co- li sprint del Tour de France una volta se Vigorelli, il parigino Vel d’Hiv, il tedesco Karl ciano la sospensione (mezz’ora) della “madison” perto. Milano aveva eretto nel 1976 uno splendido erano chiamati “la fine fleur du sport Marx-Stadt. Una geografia che non c’è più. Negli under 23. Trentasei corridori (diciotto coppie di impianto per il ciclismo su pista: il Palasport sem- cycliste”, mentre i grandi velocisti ultimi anni la grande pista è traslocata in Giappo- tredici Paesi) rallentano di colpo, dirigono alla cor- brava un vascello inespugnabile, i corsari di que- erano soprannominati i “signori del- ne ed Australia, mentre in Italia si è sperduta o di- da, infilano il sottopassaggio. Almeno lì sono al ri- sto sport ne avevano fatto elogi sperticati. Un gior- Gl’anello”, ricorda il padovano Silvio Martinello che sintegrata, salvo rifugiarsi in qualche piccolo (e ge- paro della pioggia. Il velodromo di Dalmine è allo no di gennaio del 1985 nevica con furore sulla città: oggi ha 42 anni e che ai Giochi di Atlanta del 1996 vin- neroso) porto degli hinterland più profondi, lon- scoperto. Non si può correre in pista se piove: ci si cede il vecchio tetto del Vigorelli e crolla pure quel- se l’oro olimpico nella corsa a punti (più altri quat- tano dalle rotte principali. spaccherebbe la testa. Figuriamoci d’inverno. O lo più nuovo del Palasport. Fu come se crollasse il tro titoli mondiali). Per anni la “parrocchia” del ci- d’autunno. Così, la stagione della pista all’aperto mito della Milano efficiente e sempre all’avan- clismo, ossia la competenza appassionata delle due La stagione all’aperto inizia a fine marzo e si conclude ad ottobre. Che as- guardia: il tetto era stato progettato per reggere 125 ruote, aspettava trepidante l’ultimo sprint del Giro Per esempio, il velodromo comunale di Dalmine surdità: l’inverno era il tempo delle Sei Giorni, ker- chili di neve per metro quadro, il peso che dovette e del Tour, per stabilire chi fosse il più nobile ed au- che circonda, con la sua onesta pista di cemento messe di straordinaria intensità e di altrettanta sopportare — anche per la forma concava della co- dace tra gli aristocratici del muscolo, colui che sa- lunga 374 metri, il campo di calcio della cittadina crudeltà agonistica: i corridori si sfidavano a cop- pertura — arrivò sino a 300 chili. Un disastro: la peva scattare il più tardi possibile ma sempre un at- bergamasca famosa per i suoi altiforni. A due passi pie, correndo a turno in continuazione per 144 ore, parte centrale del tetto si era abbassata di dieci me- timo prima degli avversari (la sacra regola): e costui l’ormai collassata autostrada Milano-Venezia ga- in verità pedalavano sei giorni e sette notti conse- tri. La Federciclismo dovette sopprimere le edizio- non poteva non essere che un corridore maturato rantisce smog e rumore, anche adesso che sono le cutive, concedendosi piccole rate di sonno e man- ni 1985 e 1986 della tradizionale Sei Giorni milane- tra le curve strette e ripide come muri dei velodro- nove di sera ed è lunedì 4 luglio. Stanno per conclu- giando il minimo indispensabile. La tournée del se. Dopo, l’oblìo. Ora, al posto del Palasport c’è un mi, autentiche palestre di coraggio, furbizia e spie- dersi i campionati europei di “derny” e “madison” seigiornista esordiva in America: Tano Belloni, l’e- parcheggio, serve ai tifosi del Meazza. La Sei Gior- tatezza. L’università del ciclismo: in pista ti allena- (l’americana), due specialità della pista. terno secondo delle corse su strada d’anteguerra, ni venne resuscitata qualche anno fa, ospitata al vi ad affrontare non solo i rivali ma la vita stessa. Il cielo sopra Dalmine si è fatto nero come la pe- a New York si trasformava in eroe e fantasista del- Forum di Assago: l’affitto esoso del palazzetto Correva gente spregiudicata che sapeva malizio- ce. Fabio Perega, trentanovenne promotore finan- la pista, piaceva alle “girl” degli show per i suoi ric- (mezzo miliardo di lire) e le altrettanto pesanti spe- samente usare i gomiti come lame di spada e sotto ziario che ha faticosamente messo in piedi questa cioli e lo sguardo malandrino, il sorriso semplice. se per il montaggio della pista (300 milioni) decre- la maglia teneva pronto il coltello, per usare una riunione — costata 40mila euro: per farla vedere in Lui tornava in Italia sfoggiando un enorme cap- tarono la fine della reputata Sei Giorni meneghina.

n vecchio matto sospettava che gli stadi vives- so le voglio dire una cosa. Questo ca- sero. Lo stadio deserto non appariva al mio ami- polavoro qui, che è bello come un vio- co come una conchiglia vuota. Gli suggeriva lino, è nato per caso. Hanno abbattuto un’immagine surrealistica: gli offriva la sensa- il “Sempione” e fu un delitto. Sa perché zione che la pista e il prato osservassero le tri- hanno abbattuto il “Sempione”? Per- Addio “Vigorelli” bune. A suo avviso, rimanevano, nello stadio, ché succedeva che il Girardengo, pre- nelU velodromo, nell’ippodromo deserti un grado di febbre, di ferisse una mia riunione su pista al Gi- calore, la linea, il tono di un avvenimento vissuto. Ma si può ro di Lombardia. A provocare la distru- amare uno stadio? Accade. Lo stadio più amato dai milanesi è zione del “Sempione” è stato Emilio il velodromo Vigorelli. Tre volte il Vigorelli è rinato dalle mace- Colombo, patriarca dello sport mila- lo stadio rie e dall’incuria degli uomini. Hanno cercato anche di di- nese, direttore della Gazzetta dello struggerlo. Sempre, però, qualcosa ha sconfitto i detrattori e Sport. A Colombo le debolezze verso la qualcuno ha fatto ricredere i tiepidi. “pista” da parte di Gira e degli altri da- Quando ero ragazzo (non possedevamo molto negli anni vano maledettamente sui nervi. Un ‘30) l’Europa che ci era negata era per me rappresentata dai tre- bel mattino, al “Sempione”, su ordine ni che sfioravano la città dove sono nato e correvano, per Co- telegrafico giunto da Roma (un esem- con l’anima mo e per Chiasso verso i laghi, verso i monti della Svizzera. E pio di fascismo applicato!) arrivò una poi dal Vigorelli, dove approdavano campioni di altri Paesi, un squadra di muratori. I muratori saliro- MARIO FOSSATI piccolo mondo esotico che potevi quasi toccare con mano. Il no su una curva e ne tagliarono una fet- ciclismo, come dire, tattile. Il Vigorelli dall’elegante tettoia, fat- ta. Non solo un’infamia, un’infamia ir- IL CAMPIONISSIMO to di preziose tessere di legno, illuminato a giorno, era un tran- ridente! Impraticabile il velodromo “Sempione”, per anni i pi- causa: «Guardi, un baccano da far saltare le orecchie. Io ca- Negli anni ‘40 Fausto satlantico attraccato alla banchina del Sempione. stard italiani erano come morti. Io mi ritrovai disoccupato. Per pisco al volo e li porto via, i miei, dal tunnel in camicia da not- Coppi si allena In occasione del record di Francesco Moser, ho veduto i sbarcare il lunario mi diedero un posto di custode al campo del te. Mia madre, poveretta, si sveglia e crede di sentire suona- al Vigorelli per battere “vecchi” della parrocchia, la confraternita degli iniziati, affac- Milan (il Meazza di oggidì)». re le trombe del Giudizio. Io mi sono voltato un istante: c’e- il record dell’ora ciarsi alla sua porta, all’ellisse dal disegno tanto puro. Alcide E poi: «Nel ‘32 ci fu il Mondiale a Roma. Schurmann, un ar- rano gocce di fuoco dappertutto. La pista era un anello di e sfuggire così Cerato, agente per “viaggi definitivi”, si era dato un gran da fa- chitetto con licenza tedesca, disegnò la pista. La carpenteria fuoco: illuminava l’erba del prato che sembrava rientrare al fronte. Ma il primato, re perché il parquet venisse rappezzato, raschiato, verniciato: Bonfiglio di Milano la mise in opera. La pista venne alzata nelle sue radici. Un inferno». L’indomani, il Vigorelli pareva che stabilisce perché una corsia liscia, al limite della scivolosità, si aprisse, a nello stadio del partito (l’attuale Flaminio). Finito il Mon- lo scheletro di un enorme mammut. nel 1942, non gli evita pelo di corda, davanti alle sue ruote lenticolari. E c’era riusci- diale venne impacchettata e rispedita a Milano. Eravamo La guerra, la liberazione. Il cavalier Grassi ammattisce per di partire in guerra to. Moser girava, dunque, con la regolarità di un metronomo e nel ‘35, l’anno dopo ci sarebbero state le Olimpiadi di Berli- trovare una operatore economico, che costruisca e investa io pensavo che sulla grande pista corrono pure i giorni, le not- no. Quando si trattò di montare la pista però si accorsero che nel Vigorelli. Si rivolge anche a suo figlio, Luigi, che fa il gior- ti, il vento e, ahimé, gli anni. Mezzo secolo. le tribune le andavano strette». nalista. «Ma tu — gli domanda — non conosci nessuno che Urbanizzazioni, manager, suiveurs, soigneur, patiti, folle Ancora Carapezzi: «Io dicevo a Bonfiglio: se questi matti abbia la grana e che lo voglia?». Luigi Grassi risponde: «C’è un avide, entusiaste. Il popolo del Vigorelli, Anteo Carapezzi e Ta- svuotano l’incavo dello stadio di tanti cubi di terra, se lei ce la mio compagno di scuola, Vittorio Strumolo, che sa di sport e no Belloni e il suo gran feltro dalla fodera di raso — lui diceva fa a segare le curve al centro, a ridurre e a raccordarle, la pista di economia». Un colpo di telefono e appare Strumolo. Un al- marezzata — omaggio all’America di Wilson e del Charleston. ci entra e sotto il livello del suolo, semicoperta, diventa la pista tro colpo di telefono: è Strumolo a chiamare il commendator Vittorio Strumolo, che gestì indimenticabili stagioni di cicli- più scorrevole del mondo. Così fu. Il Vigorelli, affidato al cava- Zafferri. L’affare è fatto. Tanti sacchi di cemento, tanto le- smo e di boxe. Bordoni stayer e poi conduttore delle motoci- lier Giacomo Grassi, era nato». gname: non è più abete degli Urali ma abete delle Alpi, le cui clettone degli stayers. Adesso, raccontando, mi accorgo che il Vigorelli è stato ed è essenze sono identiche. Ed ecco il nuovo il Vigorelli. Un folklore autentico. Il folklore di oggi è spesso voluto: e, più grande dei velocisti che vi lavoravano. Nella stessa misura Adesso dovrei fare l’excursus del record dei campiona- perciò, nauseante, dolciastro. La rinascita del Vigorelli mi è in cui la Scala è più grande della Callas o di Pavarotti. ti, dei match ad inseguimento o pugilistici cui ho assistito stata raccontata da Anteo Carapezzi, il padre di Adone Cara- Nel discorso di Anteo Carapezzi la storia del Vigorelli fa- anche da vicino. Occorrerebbero cento e cento pagine che pezzi, il noto telecronista. Carapezzi amava la pista e soprat- talmente sfociava nella terribile notte dell’estate del ‘44, occuperebbero quei 390 metri di pista alla maniera di un tutto amava che altri l’amassero. Credo che per questo mi quando una pioggia di bombe incendiarie cadde su Milano. interminabile lenzuolo. avesse preso in simpatia. Carapezzi parlava... parlava. «Ades- Battista, l’antico custode, ricorda, si sentiva chiamato in Me ne manca l’animo. Molti protagonisti sono affidati alla DOMENICA 17 LUGLIO 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 27

LA STORIA LE ORIGINI LA GUERRA LE ESIBIZIONI IL DECLINO IL CROLLO Il Vigorelli nasce Nell’estate Negli anni ‘60 Negli anni ‘70 inizia Nel 1985, pochi nel 1935. del 1944 la pista la struttura del il lento abbandono mesi dopo la fine Nei dieci anni viene distrutta velodromo viene del Vigorelli, che dei lavori successivi dalle bombe utilizzata anche verrà chiuso nel di restauro, l’impianto diventa incendiare per ospitare 1975. Si dovrà la tettoia un luogo mitico, che piovono concerti. Qui, attendere quasi del velodromo vero e proprio su Milano. Rimarrà nel ‘65, l’unica dieci anni per crolla sotto il peso tempio del ciclismo chiusa più di un esibizione in Italia rivedere in funzione della neve. È internazionale anno dei Beatles la pista la fine del Vigorelli

La pista giace e marcisce in un magazzino. mi disse più volte che il velodromo avrebbe avuto derciclismo, ora i fiori spuntano tra i listelli, «ci pa- di Varese. Il Vigorelli è stato prestato alla federazio- C’era una volta lo stupendo velodromo Olimpico una funzione positiva e catalizzatrice in un quartie- scolano persino le pecore», aggiunge, sconsolato, ne del golf: come dire, l’hanno condannato alla fu- di Roma, costruito per i Giochi del 1960 in una via pro- re difficile e problematico come lo Zen, regno della «è più che uno scandalo, è una vergogna». Fosse cilazione. Milano out. La pista di Crema sarebbe da ditoriamente battezzata Oceano Pacifico. Oggi di pa- marginalità palermitana e frontiera di scontri di l’unica. In Campania, negli ultimi anni, il Giro d’I- rifare. A Montichiari, vicino a Brescia, ne stanno co- cifico c’è rimasto ben poco, salvo un cumulo di glo- classe. Stavano per andare in scena i campionati talia faceva tappa o passava a Marcianise. Dove era struendo una nuova, sempre all’aperto: luogo stra- riosi ricordi e di tante roboanti dichiarazioni (politi- mondiali di ciclismo del 1994, il velodromo era sta- sorto un altro stupendo velodromo all’aperto, tegico, al centro della Padania. Per questo Marti- ci, amministratori della città e responsabili del Coni to intitolato al magistrato ucciso dalla mafia non so- sventurato fin da subito. Due giorni dopo la prima nello spera che il Coni tiri fuori altri due milioni di promettevano futuri favolosi) rimasti appesi alle ro- lo per dare un segnale “politico”, ma anche perché ed unica riunione, sulla pista di San Giuliano si ro- euro, «la spesa necessaria per aggiungere una co- vine di una mirabile struttura che l’incuria degli uo- Borsellino era un appassionato cicloamatore. In- vesciò un violento nubifragio che allagò i locali sot- pertura, in vista dei Giochi di Pechino 2008». La pi- mini e l’usura del tempo hanno condannato a mor- somma, l’impresa partiva col colpo di pedale giusto terranei e rese la pista una gruviera. Per realizzar- sta vale dieci medaglie. Perché sperperare la straor- te. E che squallida morte. Smantellata dai razziatori e con significati ancor più corretti. Un anno dopo, lo c’erano voluti vent’anni d’attesa. dinaria eredità della scuola italiana? «Io ci credo e ci di legno, erbacce ovunque. I pistard romani sono l’attività del Borsellino già languiva. Mancavano i investo, nella pista», afferma Claudio Santi, vice- emigrati a Forano. Il velodromo di Civitavecchia, a pistard: marziani in Sicilia, il progetto era rimasto Sulla via Emilia presidente dell’unione europea del ciclismo, non- sentire Martinello che in questi giorni è diventato su- utopia. È finita che al posto di sprint e di insegui- Per Martinello, sono pochi i velodromi davvero ef- ché boss della 6 Giorni delle Rose al “Pacciarelli” di pervisore delle nazionali di ciclismo su pista, è «allo menti si fanno concerti rock, balli latini, partite di ficienti. Nel Veneto, le piste più attive sono quelle di Fiorenzuola, un mix di ciclismo, via Emilia, lam- sbando». La pista deve essere costruita a regola d’ar- calcio americano. Rendono più quattrini. Bassano del Grappa, Padova (la più interessante) e brusco e ballo “lissio”. te: sia essa in legno, sia essa di più comune cemento. Peggio è andata al bellissimo Velodromo degli Portogruaro. In Friuli, Pordenone. In Toscana, alle Atmosfera ruspante ma corsa blasonata: Juan Lla- Bisogna saper rendere perfetta la “raccordatura” Olivi (1975), in quel di Monteroni provincia di Lec- Cascine di Firenze il velodromo è nato sbagliato. neras, oro ai Giochi di Sydney, argento ad Atene nel- delle varie sezioni e la “legatura”. Bisogna soprattut- ce. Altra cattedrale nel deserto, altra manifestazio- Funziona il “Solvay” di San Carlo, a cinque chilo- la corsa a punti (ma anche 5 titoli iridati). Juan Cu- to garantire la costante manutenzione. ne di colpevole ignavia. Osvaldo Bettoni, che fu metri da San Vincenzo, ma i pistard più esperti non ruchet, campione mondiale dell’americana 2004. E qui, il quadro è “drammatico”, ammettono in campione italiano nel quartetto dell’inseguimen- l’amano «perché è in un buco e c’è troppa umidità». L’ucraino Volodimir Rybyn, campione mondiale di coro Perego e Martinello. Il giro dei velodromi no- to e che se la cavava altrettanto bene nella velocità, Il buco sarebbe una conca dentro una pineta. In Pie- quest’anno (Los Angeles). È tornato Marco Villa, un strani è un percorso di guerra: e di rese incondizio- è indignato, e addolorato (la pista è come il primo monte, a due passi dall’aeroporto di Caselle, è sorto veterano delle Sei Giorni (ne ha vinte 17 in coppia nate. Pigliamo il “Paolo Borsellino” allo Zen di Pa- amore: non si dimentica mai), la ricorda «bellissi- il complesso di San Francesco al Campo. In Lom- con Martinello): svezzerà il giovane compagno Sa- lermo, costato 17 miliardi delle vecchie lire. Ricor- ma e perfetta, forse la più bella tra tutte quelle sul- bardia oltre a Dalmine, c’è Mantova, c’è Busto Ga- muele Marzoli, talento emergente. Due anni fa gli do che Leoluca Orlando, allora sindaco della città, le quali ho corso». Era il fiore all’occhiello della fe- rolfo che fa molto per i giovanissimi, resiste quella spettatori furono 21mila: «Non piovve mai».

cilata quasi fosse una lepre, sulla soglia tanto, spontaneo. Turiello-Cerdan, l’ho ancora negli occhi. del carcere. La notizia rimbalzò da Ber- Le stivate bassissime a livello di tappeto di Turiello, la forza lino al Vigorelli. Una mano ignota strac- grezza di Cerdan, incontenibile vincitore. Il quadro finale: ciò con un gessetto rosso sul muro della mille e mille fiamme di accendini, di briquets, che andava- cabina, che Richter occupava, un “Ri- no su dritte nella notte. Più che luce tanti piccoli ceri accesi chter vivrà”, una scritta gigantesca, che davanti alle nostre speranze deluse. Eravamo nel giugno del non voleva scomparire sotto la calce). ‘39. I Mondiali di ciclismo al Vigorelli verranno interrotti E gli stayers, artisti sulle due ruote, dalla guerra. Chi avrebbe voluto trasformare il transatlanti- Lacque, Lohman, Severgnini, Frosio, co Vigorelli in un cinodromo non ha mai avuto il minimo Pizzali, De Lillo, appallottolati al rullo sentore di quanto abbia rappresentato e rappresenti per ge- dei motociclettoni: “Alzani”, con il nerazioni di milanesi il velodromo Vigorelli. Un brutto gior- conduttore diritto come un derviscio no ritrovammo il Vigorelli sconciato, con sbarre di ferro sulla canna. E gli inseguitori, gli stradi- conficcate nel tessuto della pista: e un terrapieno a sfiorare sti di grido, Coppi-Bartali-Magni. Il re- l’anello. Il pueblo delle zone 6 e 8 di Milano, del Sempione e cord di Olmo, Richard, Archambaud, del “borgo dei cipollai”, non ebbe esitazione: insorse. I le- Coppi, Baldini, Anquetil, Rivière: fino vrieri vennero trasferiti altrove, i lavori bloccati. L’indoma- al Moser astrale. ni la prima notturna di carattere e tono mondiali. Gli annali del Vigorelli parlano dei po- La notte dei campioni fu la prima sua fatica. Al mondo, meriggi e delle notti di Coppi allorché il però, è risaputo, si viene puniti per le proprie buone azioni. campionissimo con “parziali” da capo- Una bufera di neve, una nevicata monstre, nell’85, rovesciò leggenda. Io so che ora è il Vigorelli ad esaltare le virtù dei cam- giro prendeva di petto il pedalatore folle, Gerrit Schulte, che sulla pista onusta non solamente di gloria e la scaraventò sul IL SIMBOLO pioni. Le vittorie che si ottenevano a Milano, in via Arona, era- correva con incontrollabili brevi raffiche o Patterson l’austra- parquet, un colpo terribile, un tuono, come se tutte le sara- Il velocista milanese no il visto, il timbro, la ceralacca del passaporto di un pistaio- liano che era un modello di stile eguagliato dal solo Hugo Ko- cinesche di Milano fossero calate nello stesso istante. Un Antonio Maspes lo. Gli aristocratici del “muscolo” abbondavano e bastava che blet (che, diceva Binda, faceva il solletico ai pedali). Oppure rumore sinistro. Infine, l’irritazione nervosa tutta milane- è iniziato al ciclismo il dottor Strumolo alzasse un dito perché accorressero. Peeters. La folla premeva paurosamente ai cancelli. se, di Cerato and company. All’angoscia non si resiste con al Vigorelli, ed è qui Reg Harris, un caposcuola dello sprint, lo stile di un baro- Nei bar della Bullona, ad un passo dal Vigorelli, parlano del l’immobilità. Per la terza volta il Vigorelli venne rifatto. Il re- che vince gran parte netto, il cui viso aveva il taglio diritto cinico delle sue volate. 7 novembre del 1942. Un cielo basso sporco carico di insidie, cord di Moser lo ha cavato fuori da una profondità abissale. dei suoi sette titoli Maspes, che al Vigorelli vinse il primo Campionato del mon- un cielo di guerra perduta. Sotto la tettoia un pubblico dal cap- La pista come capita alle botti di eccellente fusto, gemeva, mondiali. Oggi il do italiano dello sprint professionistico, conquistando l’Ita- potto rovesciato, dal bavero sdrucito. Coppi in forza al 38 Fan- schiaffeggiata dalla pioggia intrisa di umidità o arsa nel so- velodromo porta lia. Maspes sapeva farsi prendere dai muscoli e dai nervi. A teria ha strappato una licenza. Il colonnello, che volutamente le. Il Vigorelli era perduto. Il “transatlantico” non è più usci- anche il suo nome volte era come se non avesse corpo. Volava. Van Vliet con le lo ignora, lo vuole spedire in Africa: e lui tenta l’ora di Archam- to dal bacino di carenaggio. È divenuto la meta delle mie sue lenti spesse da miope. Scherens, detto “il poeske”, il gat- baud per commuovere chi di dovere. Una bicicletta avara di passeggiate mattutine meste e ventilate. to, che infilzava l’avversario di un quarto di ruota, all’ultimo alluminio: una maglia di lana a cinque tasche, un tocco di cam- Uno della “parrocchia” della confraternita dei pistard mi ha fazzoletto di pista. Gerardin, il cocco di Parigi, che aveva in- pana scandisce i tempi di marcia. Coppi batte Archambaud. rimproverato: «Tu hai ottenuto per l’ippica il sigillo delle Belle contrato Edith Piaf, che lo avevo molto incoraggiato. Il Vigo- Scende di sella che è il crepuscolo. È ammazzato di fatica, non arti sull’Ippodromo di San Siro e sui terreni di allenamento di relli facitore di campioni dello sprint da Bergomi (che la guer- è assolutamente in grado di assaporare il trionfo. L’atmosfera Trenno e Maura. Ti sei imborghesito. Mi aspettavo che faces- ra ha bruciato) ad Astolfi fino a Gaiardoni, che passava di po- di guerra, il freddo, l’improvvisazione, l’insufficienza mecca- si altrettanto per il Vigorelli». Ho risposto: «Sarebbe occorso un tenza irresistibilmente. nica lo avevano fatto soffrire come una bestia. Al ritorno in ca- miracolo: e i miracoli, anche Milano non sono ripetibili». Oc- E ancora il Vigorelli del tedesco Richter che un ordine della serma Fausto apprenderà di essere stato aggregato al 36 Fan- correrebbero altre conoscenze municipali e altra cultura. Gestapo, eliminò il primo inverno di guerra, nel ‘39, per so- teria, destinazione Tunisi via Sciacca. Il 23 aprile 1943 Fausto Il Vigorelli è stato perduto. Non sorprende in un paese dove spetta esportazione di valuta. Fu un delitto: «Ti hanno con- Coppi era un “prisoner of war”. si costruisce un autodromo nel parco chiuso più vasto d’Eu- dannato per dare un esempio, gli avevano detto i carcerieri. La memoria del Vigorelli è di elefante. Gli americanisti Ter- ropa. «Nell’ippica rispolveriamo i generali e i militari dei qua- Hai vinto un mondiale per il Terzo Reich e stanotte potrai fug- ruzzi (il Nando, un idolo milanese) e Rigoni, Wals-Pellenaers, li (diceva Einstein) non è che non siano intelligenti. Solamen- gire». Gli aprirono le porte delle celle, lo invitarono a prendere Strom-Arnold avevano riempito di folla i vuoti dell’ellisse. te è stata consegnata loro un’intelligenza per sbaglio». Mi il volo. Fu un ignobile gioco. La guardia lo abbatté con una fu- Il gemellaggio del ciclismo con la boxe era divenuto in- prende una grande malinconia. 30 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 17 LUGLIO 2005 i luoghi Un viaggio tra i poggi e le spiagge alla scoperta Nuove vie della regione che, senza clamori come il lato “b” di un vecchio disco, ha mostrato il suo fascino nascosto e conquistato il cuore degli artisti di tutto il mondo. Una terra dalle tradizioni antiche dove, secondo il New York Times, sopravvive l’Italia che non c’è più. Dolce Vita inclusa Marcheshire, le colline sottovoce

EMANUELA AUDISIO storia. E del fotografo Mario Giacomelli, che esponeva con successo a New York i SENIGALLIA pretini che giocano sotto la neve, la cam- pagna solcata da rughe, ma campava infinito, come no. Prendi con una piccola tipografia dietro al Co- l’A14 e ci arrivi. L’altra mune. E diede scandalo con una mostra scelta è scavalcare l’Ap- Giacomo Leopardi Giovanni Pascoli all’ospizio che denudava quello che re- pennino. Te ne sbatti del- sta della vita: corpi e facce segnati, deva- L’la siepe. Forse Leopardi esagerava o Sempre‘‘ caro mi fu Il colle‘‘ non è più quello, stati dai tatuaggi del tempo, titolo preso guardava dalla parte sbagliata. L’infinito in prestito da Pavese «Verrà la morte e si vede benissimo. È finito e domestico, quest’ermo colle/ essendo stato [...] piantato avrà i tuoi occhi». Spersi, malati, lontani. come il mare Adriatico. «Ecco l’altro A Senigallia in vacanza Francesco De mondo. In nessun altro luogo e questa siepe, e ripulito e pettinato Gregori usciva di notte in mare con i pe- d’Europal’altrove ci è più vicino. L’Adria- scatori e al pomeriggio giocava a ping- tico è ilmare dell’intimità», ha detto lo sto- che da tanta parte/ per diventare un giardino pong e a pallone (senza tirare i calci di ri- rico Sergio Anselmi. D’inverno la schiu- gore) mentre in torneo Adriano Panatta ma delle onde sbava sulle colline e arriva de l’ultimo orizzonte pubblico, il Pincio; ma “ermo” di notte usciva con le ragazze. L’Adriati- alla gola. L’infinito si inumidisce. La bora, il guardo esclude era anche quella sera di sabato co era il mare dell’Italia non aristocrati- come ha scritto Paolo Rumiz, fa il resto: ca, quella che non vestiva alla marinara, ara, rimescola, ossigena il mare. Le Mar- Da L’INFINITO (Canti), 1819 Da IL SABATO (Pensieri e discorsi), 1914 gli Agnelli a Forte dei Marmi erano il lato che sono l’altra parte: il coast to coast del a, appunto. L’infinito era dei contadini, i

Lazio, il “lato b” della Toscana, come cer- ranno famosi. Nuovi e vecchi arrivi: c’è Rocca del ‘600, ha valorizzato olio e fos- turisti preferivano la sabbia. Ora uomini ti dischi che sul retro del successo hanno chi ritorna nel natio borgo selvaggio e chi La sua malinconia se, dove i pastori sardi, come Chessa, a e paesaggi sono cambiati. A Senigallia una versione meno urlata e più dimessa. prova a metterci radici. Federico Monde- Montecarotto, hanno rilanciato i for- vai al Lab, un bar che potrebbe stare a Anima gregaria. Ma basta un po’ d’atten- ci, sassofonista di fama internazionale, ha ispirato le poesie maggi, dove Stefano Mancinelli ha lan- Londra, gestito dal campione di tenni- zione e scopri che il “lato b” ha una bel- ha casa a Ostra Vetere, dove anche il pit- ciato la Lacrima di Morro d’Alba, prima stavolo Massimo Costantini e da sua lezza nascosta, più duratura. Metti Enri- tore Leonardo Cemak si è trasferito in un che avesse la doc. Antonio Terni della moglie Paola, dove Romano Bonacossi co Ruggeri, fuori stagione, a Marotta: sab- pezzo di mura del paese, l’artista della di Leopardi e fatto Fattoria Le Terrazze ha inventato il Pla- serve cocktail a tedeschi, inglesi, ameri- bia bagnata, alberghi chiusi, gabbiani transavanguardia Enzo Cucchi è a Mor- net Waves, una riserva di Rosso Conero cani che fanno notte chiedendo consigli stanchi. Gli è uscita la canzone: «Il mare ro d’Alba, l’architetto statunitense, nato da sfondo alle foto dedicata, oltre che fatta insieme, a Bob su orti e vigne. Hanno comprato la terra, d’inverno è un concetto che il pensiero al Cairo, Hani Rashid, che va pazzo per la Dylan. Piccoli teatri e progetti culturali adesso seminano. L’aia lascia il posto al- non considera. È poco moderno, è qual- gola del Furlo, è a Pagino, fuori Urbino. di Mario Giacomelli. ovunque: a Serra de’ Conti il Museo del- l’uliveto. Gli stranieri aggiustano e re- cosa che nessuno mai desidera. Mare ma- Certo, non è terra, né mare da paparazzi. le Arti Monastiche; a Montefortino, il staurano, fanno venire le stufe dalla Ger- re, qui non viene mai nessuno a farci com- Michele Emmer, giornalista, figlio del re- E sulle rive Museo Civico; a Corinaldo, la Pinacote- mania. Non vogliono di più, vogliono pagnia». Nebbia fuori, agitazione dentro. gista Luciano, sta a Scapezzano, Natasha ca, a Castelleone di Suasa, il sito archeo- quello: un po’ di dolcezza timida, un po- Le Marche sono così: sembrano placi- Stefanenko a Sant’Elpidio a mare, per via logico. La vecchia osteria ora si chiama sto all’ombra, una buona ragione per re- de, incolori, sembrano nulla. Appena un del marito, Luciano Pavarotti ha una vil- dell’Adriatico «condotta slow-food», la casa della non- stare, a prezzi decenti. Saranno mica tut- milione e mezzo di persone, un quartie- la sulla panoramica di San Bartolo, fuori na bed and breakfast, le aree industriali ti pazzi ‘sti stranieri? Così si mettono a ri- re di Roma. Una regione che non sta in gi- Pesaro, dove sta trascorrendo la sua con- Ruggeri ha scritto dismesse sono riconvertite, gli outlet sistemare anche gli italiani, vedi la vec- nocchio, ma non ci tiene ad alzarsi sulle valescenza dopo l’operazione all’anca. portano un turismo che aiuta a posizio- chia fornace a Serra dei Conti. Nascono i punte, gioca a nascondersi dietro colline Leggi il New York Times e capisci: «A “Mare d’inverno” nare meglio le Marche sulla cartina. Arri- centri benessere al posto di alberghi e sa- e castelli di sabbia. Però la campagna ha vanishing Italy still exists», le Marche so- vano olandesi, inglesi, francesi, america- natori. La cucina fa il resto: Moreno Ce- le lucciole, gli orti, le aie, le viti maritate. no un po’ la Dolce Vita di una volta, quel ni, trovano un piccolo mondo antico che droni alla Madonnina del Pescatore, Però ha le sagre dell’oca, degli asparagi di neorealismo tranquillo, che piace agli non spaventa, capace spesso di saltare Mauro Uliassi al porto. Il glamour di alto montagna, della tagliatella, della rana, stranieri, i piccoli paesi con qualità di vi- nella modernità. Una periferia creativa, livello a tavola, ma anche a servizio degli dei vincisgrassi, dei garagoi, del ciausco- ta e l’arte di qualità. Il Rinascimento, Pie- che non perde il sapore di sale: di notte a altri: il pranzo di Natale per i non veden- lo. Un po’ di modernità, ma non troppa, ro della Francesca, innaffiato di sera da Fano si va a bere «la moretta» al porto, ti e per i matti. Il “Susci” all’italiana di Ce- e mai vistosa. Marito e moglie con le loro un buon Verdicchio. Se in America sono con i pescatori. Questa il New York Times droni, le sue scatolette partono per il vecchiaie intrecciate che salgono dalla gli artisti a scoprire e rilanciare zone di se l’è persa. Piccole comunità di artisti mondo, con il marchio Anikò (in dialet- campagna sugli Ape Piaggio, di giorno a Manhattan, in Italia sono gli stranieri, crescono, a room of one’s own, scriveva to senigallese, tutte le cose, ogni cosa) vendere la verdura, di domenica alla quelli che arrivano dal nord. C’è sempre Virginia Woolf, una stanza tutta per sé, che è anche un chiosco di cucina con la messa. I ragazzi come Valentino Rossi su- qualcuno che ti spiega la bellezza che hai questo sono le Marche. A Piticchio si è tradizione dello street food. Uliassi con- gli “Apetti” truccati a sfidarsi sulle disce- attorno, le lucciole non bastano ad illu- trasferito Woldemar Nelsson, direttore ferma che la legione straniera è aumen- se ardite e le risalite in una piccola Gio- minare. Il giornalista tedesco, Peter d’orchestra russo, sta cercando casa at- tata. «Di un 15 per cento. Sono quelli di ventù Bruciata. Le Marche, una regione Kammerer, insegnante di sociologia ad torno ad Arcevia la violoncellista Natalia fuori a darci entusiasmo». Cristiana Col- di passaggio. Dove stare un momento, Urbino, organizzatore di convegni di fi- Gutman, Eliseo Mattiacci, scultore, sta li che da anni si occupa di monitorare le guardare e andare via. Perché quello che losofia politica all’eremo di Monte Gio- fuori Pesaro, dove è arrivato anche il pit- Marche parla di realtà glocal, di qualità intravedi, spaventa. Un cuore di tenebra ve, spiega: «Un certo tipo di intellettuale tore argentino Abel Zeltman, Patrizia del territorio, innovazione del contenu- dolce. Uno spillo che ti ferma per sempre. tedesco, quarantenne, che prima si diri- Molinari, artista, è spesso sulle colline di to, della forma, dell’organizzazione. Se- Terra di preti e di anarchici. Timida e geva in Toscana e Umbria, e prima an- Senigallia. Lo sviluppo dell’aeroporto di nigallia prima era bella solo d’estate, ora scorbutica. Mezzadria e operosità, cora sul Lago di Garda, ora per conve- Falconara, scalo di voli low-cost, facilita cerca di truccarsi anche fuori stagione. un’impresa ogni otto abitanti. Poca nienza sceglie le Marche, soprattutto PAESAGGI LEOPARDIANI i trasferimenti e gli inserimenti. L’entroterra è cambiato, dalle colline i grande letteratura di territorio. I famosi Urbino e dintorni. E’ un tipo diverso, me- Al centro: colline al tramonto Cambia la collina, ma anche la costa. nuovi residenti chiedono disponibilità. scrittori francesi, inglesi, tedeschi, qui no famoso: non è il regista Volker Sch- vicino a Cingoli. Senigallia è una rotonda del 1932 (chiu- Non sempre è dolce naufragare. Tra po- mai arrivati. Giravano tutti al bivio prima, londorff né l’attuale ministro degli inter- Nella pagina accanto sa) sul mare. Era la vacanza di famiglia, co il rinnovato hotel City, aperto tutto molto prima. Nessun Flaubert, Rilke, Fo- ni, Otto Schilly, magari è un alternativo, campi di grano intorno mare basso e bambini piccoli. Vongole e l’anno, aprirà un nuovo ristorante con lo ster a meravigliarsi su schiume del cuore, che si occupa di agricoltura biologica, o a Treia, e altre due vedute bomboloni. La pensione Regina, gli zoc- chef (Paolo Brugiatelli), passato anche onde del destino e camere con vista. Le è attore, attrice, pittore che cerca un rit- della campagna circostante coli di legno, Bibo che insegna a prende- lui dalla scuola alberghiera Panzini. An- Marche, geograficamente sempre diffi- mo felice di vita a un prezzo giusto. Non Cingoli e il Monte Conero re i cannelli. Le partite di pallone al cam- che se il direttore Luca Meggiorin dice cili da spiegare all’estero. Sotto Rimini, cerca il mare, per quello va in Croazia, po degli ebrei con lo slalom tra le vecchie che la Toscana ha un’altra mentalità e ouì. Dalla parte opposta di Firenze, yes. ma la collina». Lo scrittore Andrea De tombe. Senigallia, mezza ebrea mezza cultura, cosa che ripetono anche Andrea Sopra Bari, ja. Ma oggi, nuova zona di Carlo ha una proprietà di famiglia, tra canaglia. L’ermetica malinconia di Re- Olivetti e l’architetto Fabio Ceccarelli. frontiera nazionale e internazionale, de- Maciolla e Rancitella, fuori Urbino, dove nato Sellani al piano, il minuto felice di «Le Marche non hanno l’eccellenza. Ci stinazione di una comunità di viaggiato- Lucio Dalla si è aggiunto come vicino, il Renato Cesarini che restò alla storia con divide il passato: noi con il papa re, loro ri che ha deciso che la sua Italia è questa signor Api, Aldo Brachetti Peretti, ha ap- la sua zona, anche se lui la vita la fregò so- con il granducato di Toscana «. Il lato b, qui: sulle colline dell’Adriatico. Se n’è ac- pena inaugurato la sua cantina e fattoria lo una volta al 90’. Barche e pescatori co- che prova a rovesciarsi. A cambiare fac- corto anche il New York Times che parla alle porte di Tolentino. me la formazione del Brasile: Baldon, Bi- cia. La collina che sceglie un’altra petti- di Marcheshire come nuova Toscana: Sempre caro mi fu quest’erme colle. balin, Milon, Muligon. Posto così poco natura, che prova a non essere più gre- correte, bevete, comprate. Se volete esse- Dove Ampelio Bucci è stato tra i primi a sospettabile di perversione e di eversio- garia. Sempre caro mi è. re tra quelli che esplorano territori da sa- qualificare il Verdicchio, dove Vittorio ne che le Br negli anni Settanta ci faceva- Beltrami e la sua famiglia a Cartoceto, no le runioni. Casa del cardinale Mastai con il recupero dell’antico frantoio della Ferretti, Pio IX, papa più longevo della 32 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 17 LUGLIO 2005

Generali che guidano taxi, duchesse che fanno le cameriere, intellettuali in tuta da operaio al lavoro nelle fabbriche Renault: è la difficile vita quotidiana delle “canaglie bianche”, gli uomini e le donne arrivati a Parigi per evitare le persecuzioni bolsceviche dopo la caduta degli zar. I libri fotografici di André Korliakovriportano alla luce la loro epopea. Che l’Europa tende a rimuovere Fuga Rivoluzionedalla

SANDRO VIOLA PARIGI

nche qui, nella cat- tedrale ortodossa di rue Daru, il ricordo degli émigrés — i tre Amilioni di russi che fuggirono tra il 1918 e il 1925 dalle fucilazioni bol- sceviche — s’è ormai appannato. La chiesa intitolata ad Alexandr Nevskij è piena, e la liturgia domenicale resta solenne come sempre. Gli ori dell’ico- nostasi brillano alla luce tremolante delle candele, le voci del coro si fondo- no con quelle baritonali di sacerdoti e diaconi, i fedeli vanno e vengono più volte (prima l’inchino sino a terra, poi il bacio) dall’icona. Ma dall’ultima volta che avevo messo piede nell’Alexandr Nevskij, una trentina d’anni fa, il colpo d’occhio è molto cambiato. Allora, era facile riconoscere negli anziani che affollavano la cattedrale i discendenti degli émigrés rifugiatisi a Parigi dopo la rivoluzione d’ottobre. Settantenni nati in Russia e giunti bam- bini o addirittura in fasce con i genitori fuggiaschi, e cinquantenni nati nell’e- silio e poi divenuti, insieme ai figli e ai nipoti, di nazionalità francese. Le schiene erette, le barbe alla Nicola II e gli abiti dignitosi degli uomini, i bei profili e le pettinature composte delle donne ancora evocavano gli anni Ven- ti e Trenta, quando la domenica i russi di Parigi convenivano in folla a rue Da- La storia dimenticata degli émigrés russi ru (compresi i laici come Stravinskij) per ritrovare una traccia, un’immagine munisti, e gli intellettuali che ne batte- sovietica. E, stranamente, quel silenzio hanno quasi completamente disperso terinenburg, ma degli émigrés e delle della patria perduta. Mentre adesso le vano la grancassa, bollarono già negli dura ancora. Infatti in Italia, volendo fa- l’enorme quantità di documenti che vi loro sventure non ha mai sentito parla- figure riconducibili a quel mondo, a anni Venti, imbeccati da Mosca, gli émi- re un esempio, nei cataloghi delle mag- era rimasta sino ai Quaranta. I giornali, re. Poi, un giorno, qualcuno lo conduce quella specie di “nazione ombra” che grés. Per i comunisti europei gli émigrés giori case editrici non figura un solo li- le riviste letterarie, i libri che gli émigrés al cimitero di Sainte-Geneviève, e la vi- fu la Russia dei profughi dal comuni- furono infatti da subito, e tali restarono bro sull’emigrazione russa. pubblicavano in russo, i diari e memo- sta di quelle tombe lo sconvolge. Co- smo, sono rare. E il resto dei volti che sin verso i Settanta, “la canaglia Bian- Sì, in Europa le memorie di quella riali dei singoli, gli elenchi delle asso- mincia a visitare gli ultimi ottantenni vedo sono di ben altri russi — nouveaux ca”. Bande di reazionari e “affamatori tragedia sono in gran parte svanite. A ciazioni politiche e culturali. E se qual- dell’emigrazione, guarda le fotografie riches, trafficanti — e soprattutto d’al- del popolo” attorno ai quali alzare un Berlino, a Praga e a Belgrado, che con cosa resta, bisogna cercarla nei cimite- ingiallite che essi cavano dai cassetti, tri ortodossi: uomini di fatica e came- muro di sospetti e di silenzio, così da Parigi furono i centri dell’emigrazione ri. Come a Praga, dove al cimitero di Ol- ne ascolta i ricordi. E a quel punto deci- riere ucraini, bulgari, rumeni. non consentire a chi era stato testimo- in Occidente, non resta più nulla o qua- sany, di fianco al settore ebraico, c’è un de di dedicarsi alla storia — o meglio, Se si sono appannate persino sotto le ne della catastrofe abbattutasi sulla si. La guerra, e poi l’avvento dei comu- settore russo: una piccola chiesa orto- all’iconografia — dei profughi russi in cupole dell’Alexandr Nevskij, è segno Russia di smascherare la propaganda nisti in Cecoslovacchia e in Jugoslavia, dossa, e tutt’attorno tombe di ufficiali Francia. Si stabilisce a Parigi, man ma- che le memorie dell’emigrazione rus- Bianchi e maestri di canto, docenti di fi- no copia tutte le fotografie disponibili, sa, una delle grandi tragedie del Nove- sica e medievalisti, sino al cippo di pie- e ne compone tre libri stupendi. cento, rischiano ormai di svanire. E’ ve- tra grigia su cui un paio di mesi fa ho vi- In nessuno dei testi sugli émigrés che ro che in Russia, dove nel settantennio sto inciso il nome di Helena Nabokova, ho letto negli ultimi vent’anni (neppu- sovietico l’argomento non poteva nep- la madre di Vladimir Nabokov. re nel più ricco e vivo di tutti, “Il corsivo pure essere nominato, un gruppo di Così, è solo a Parigi che la memoria è mio” di Nina Berberova), si colgono giovani storici sta adesso lavorando a dell’emigrazione, benché sbiadita, an- infatti i lineamenti antropologici del- ricostruire la vicenda: e in particolare cora sopravvive. Ancora vi rimangono l’emigrazione russa post-17, e il pathos quello che per i russi è il suo aspetto più — tra ristrettezze finanziarie e canizie dell’esilio, in modo così nitido e quasi catastrofico e lacerante, vale a dire l’e- dei curatori — pochi superstiti ritagli di palpabile come li si può cogliere nelle sodo, dinanzi all’incalzare del Terrore quella che fu chiamata la “Piccola Rus- fotografie raccolte da Korliakov. Intan- leninista, dei due terzi dell’intelligen- sia”, i luoghi più frequentati dagli esuli. to, la diversità della composizione so- cija pietroburghese e moscovita del La cattedrale di rue Daru, la libreria Ym- ciale nei confronti delle altre grandi mi- tempo, esodo che lasciò tramortita per ca a rue de la Montagne Sainte-Gene- grazioni dell’Otto e Novecento. Perché molti decenni la cultura russa. Ed è ve- viève, la biblioteca Turgeniev, e soprat- la maggioranza degli émigrés era for- ro che un certo interesse storico c’è an- tutto il commovente cimitero di Sainte- mata da borghesi d’istruzione superio- che negli Stati Uniti, dove nelle biblio- Geneviève-des-bois, dove sono sepolti re, universitari, funzionari pubblici, teche di due o tre università si conti- granduchi e grandi scrittori, uomini di grossi, medi e piccoli commercianti, nuano a raccogliere documenti, me- stato e attori dei teatri Imperiali, ata- imprenditori, tecnici e contabili, intel- morie e testimonianze. mani cosacchi e colonnelli delle Arma- lettuali, artisti, aristocratici. Gente, Ma in Europa gli studi languono, l’in- te Bianche, il comandante delle Guar- gruppi sociali che di solito non emigra- teresse declina. Ne parlo qui a Parigi die a cavallo dell’imperatrice Maria e il no, e quando succede che lo facciano con Nikita Struve, slavista all’università principe Yussupov, dame di corte e filo- per ragioni politiche, lo fanno in nume- di Nanterre e nipote di una delle figure sofi, danzatori, musicisti, coreografi. ro assai ridotto e non in massa. di maggiore spicco nell’emigrazione, lo Non a caso è a Parigi che sono appar- Certo, tra gli esuli c’erano anche mol- storico Petr Berngardovic Struve. E in- si nell’ultimo paio d’anni i libri fotogra- te decine di migliaia di cosacchi ed ex sieme conveniamo su un punto: in Eu- fici di André Korliakov. La storia di Kor- contadini semianalfabeti, che avevano ropa non s’è ancora del tutto cancellato liakov, come lui stesso me la racconta, combattuto nelle Armate Bianche, e il marchio d’infamia con cui i partiti co- è singolare. Cittadino sovietico (l’Urss poi evacuati dalla Crimea — con la di- non era ancora crollata), giunge a Pari- sfatta dell’esercito di Wrangel alla fine gi nel 1990 a specializzarsi in lingua e del 1920 — su navi inglesi, francesi, ita- letteratura spagnola. Ha una trentina liane: e costoro possono essere parago- d’anni, è laureato all’università di Eka- nati ai braccianti che nei decenni appe- DOMENICA 17 LUGLIO 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 33

breve durata, quattro o cinque case editrici varate dagli émigréspubblica- vano i classici russi, e saggi filosofici, romanzi, poesie degli autori in esilio. Quanto ai giornali, ne nascevano e morivano continuamente: ma due durarono — consentendo a tanti scrittori ed intellettuali dell’emigra- zione (Nabokov incluso) di ricavare dai loro articoli il po’ con cui sfamarsi — sino al ‘40. Il liberale Poslednie no- vosti (Ultime notizie) diretto da Pavel Miliukov, e il Vozroshdenie (Rinasci- ta) della destra monarchica. Poslednie novosti vendeva 25.000 copie e l’altro 15.000. Erano i soli gior- nali a dare notizie certe su quel che sta- va avvenendo nell’Urss — le carestie, i crimini della polizia politica, i proces- si staliniani — ma per l’Humanité e l’altra stampa comunista erano “covi fascisti”, “centrali della propaganda zarista”. Ambedue i quotidiani aveva- no un supplemento letterario settima- nale con le firme illustri della genera- zione di scrittori, poeti e saggisti che avevano fatto parte dell’“età d’argen- to”, la grande stagione culturale della Russia anteguerra: Bunin, Aldanov, Balmont, Cvetaeva, Chodasevic, Re- mizov, Berdiaev, Merezhkovskij. Ma na precedenti s’erano riversati dall’Eu- sentiva agli émigrésdi rifiutare alcun la- la pubblicazione culturale più presti- ropa nelle Americhe. Ma la norma, voro. Il pianista uscito dai corsi di Rim- giosa era poi Sovremennye zapiski quando nei paesi dell’esilio i profughi skij-Korsakov al conservatorio di Pie- (Annali contemporanei), anch’essa russi entravano in contatto prima con troburgo suonava nei cinema del film durata un intero ventennio. un funzionario di frontiera o un poli- muto, a dirigere la sala da tè Tierem La vita associativa degli émigrés era ziotto, e poi con gli abitanti dei quartie- Boyard c’erano la granduchessa Xenia intensa. Gli ufficiali dei vari reggimen- ri poveri dove andavano a stabilirsi, era e la figlia del granduca Paolo assassina- ti, gli scrittori, i giornalisti, i docenti che il profugo fosse socialmente e cul- to dai bolscevichi, Elsa Triolet infilava universitari, i cosacchi, i pensatori reli- turalmente superiore rispetto alla pic- collane, Nina Berberova cuciva tova- giosi, gli operai della Renault e quelli cola burocrazia locale e alle altre fami- glie col punto a croce. della Citroen, gli autisti dei taxi (che glie del proprio caseggiato. Dal che di- Ma l’emigrazione russa dei Venti e erano circa duemila, raccolti nell’U- scendeva un’altra norma: vale a dire Trenta ebbe un’altra caratteristica, e nion des chauffeurs russes de Paris), che oltre all’indigenza e allo strazio del- anche questa emerge dalle foto dei li- tutti avevano i loro circoli, riunioni, lo sradicamento, gli esuli dovettero su- bri di André Korliakov. Proprio per la pranzi sociali. Altri pranzi venivano or- bire la pena inconsolabile dei declassa- varietà della sua composizione, essa ganizzati per le attività di beneficenza a ti. “Pas de chiens, pas de chats, pas de formò nei paesi dell’esilio — a Costan- favore di vedove e orfani di ufficiali e russes”, dicevano i cartelli esposti in tinopoli, Berlino e Praga nella prima soldati. Infine c’erano i balli della Cro- molti androni dei caseggiati popolari. fase, ma soprattutto e più durevol- ce Rossa, quelli per finanziare gli ospizi L’esodo degli profughi ebbe dunque mente a Parigi, dove i profughi erano dei vecchi e quelli per soccorrere i poe- due effetti disastrosi, uno per la Russia circa 50.000 — una costellazione di ti e pittori più poveri. Una sottile fetta e l’altro per gli émigrés stessi: da un lato piccole “società” russe. Non solo spic- dell’emigrazione era composta infatti la terribile emorragia di competenze e chi di patria con le loro cerimonie reli- da persone ancora abbienti (qualche talenti, una perdita da cui la società giose, orchestrine e salumerie, che è aristocratico, i coreografi, scenografi e russa non si è mai più ripresa; e dall’al- cosa comune in tutte le emigrazioni: danzatori dei Ballets russes, i petrolieri tro lato il calvario d’una intera genera- bensì vita sociale, circoli culturali, Montasev e Cernoev) che accorrevano zione di professionisti, docenti, artisti e scuole, librerie, letture di poesia, puntuali ad assicurare un buon incas- pensatori dispersi nei paesi di mezzo esposizioni di pittura. E soprattutto so alle feste di beneficenza. mondo, dalla Manciuria all’Europa LA VITA IN ESILIO editoria. Quotidiani, settimanali, rivi- Qual era il sentimento che spingeva centro-occidentale e al Canada. Un Qui sopra, una ste letterarie mensili e trimestrali: ben gli émigrés — malgrado le divisioni po- universo di declassati, appunto, co- cerimonia russa a 160 periodici apparsi tra il ‘25 e il ‘31, litiche e le polemiche letterarie — a stretti ad ogni sorta di mestieri che non Menton. Nella foto per non parlare dei libri. mantenersi così ostinatamente russi, a avevano mai immaginato di fare: la grande, Vladimir Nabokov fu severo, nei con- mimare nell’esilio la vita di Pietrobur- prostituzione delle donne compresa, Nina Berberova l’orchestra fronti della tenacia con cui gli émigréssi go e Mosca? Lo chiedo a Korliakov, al come si legge nelle pagine di Kessel, ‘‘ “domra”. In alto sforzavano di conservare intatta l’i- professor Struve e alla curatrice della Morand, Cendrars, Benoit e Tanizaki. Io non ho i resti di una casa distrutta, a destra, cosacchi dentità russa: in patria il comunismo biblioteca Turgenev, madame Tania Eccoli, nelle foto dei libri di Kor- in posa prima di aveva definitivamente trionfato, e Glaskova. E le loro risposte sono simili: liakov, quei mestieri. I generali e colon- nel cui ricordo trovare conforto uno spettacolo e, dunque quei «tentativi di far rivivere era il pensiero, la speranza del ritorno. nelli al volante dei taxi parigini, i came- più sotto, la una civiltà ormai morta» erano vacui, «In un certo senso», dice Korliakov, rieri, le ballerine e i corpi di ballo cosac- nei momenti difficili […] vivo senza contessa velleitari. Ma credo che il giudizio sia «vissero seduti sulle loro valigie, aspet- chi nei cabarets russi a Pigalle (il Ca- Hagondokoff, inesatto. I profughi della “piccola Rus- tando il momento di rientrare in patria. veau caucasien, lo Sherahazade, la basi, senza armi, senza essere allenata indossatrice. sia” parigina intendevano dimostrare Arrivato a Parigi dopo la disfatta di Cri- Troika, lo Yar), le contesse divenute en- Nell’altra pagina, che il senso della tradizione, i valori, la mea, il generale barone Wrangel li ave- traineuses, i medici delle Armate di De- né alla difesa né all’attacco, senza la locandina del dignità russi — in Russia essendo stati va rincuorati: il bolscevismo morirà, nikin, Kolciak e Wrangel degradati a in- “Shéhérazade”, il stravolti o cancellati dalla barbarie co- disse, ma la Russia continuerà a vivere. fermieri, i brillanti ufficiali della Guar- tribù, senza terra natia, senza partito cabaret degli munista — sopravvivevano adesso sol- Sostanzialmente aveva ragione. Solo dia della Zarina divenuti operai alla Re- politico, senza dei né tombe degli avi “émigrés” tanto nell’esilio. Sicché la sola, vera che il comunismo ci mise, per morire, nault di Billancourt. E si tratta soltanto Russia ancora in vita era quella abroad, ancora settant’anni». d’un campionario delle attività degli fuori dai suoi confini geografici. emigrati, perché di tante altre non esi- Da Il CORSIVO È MIO, Adelphi edizioni Almeno in termini di continuità e stono, o si sono perdute, le fotografie. omogeneità culturale, quest’ambi- La cosa certa è che la miseria non con- zione si realizzò. Precarie, a volte di 34 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 17 LUGLIO 2005 la lettura Il Mali custodisce il segreto dei Dogon, l’etnia che abita Tribù lontane in un luogo incantato del continente nero, ai piedi della falesia di Bandiagara. E che è depositaria di una cultura così straordinaria, nonostante secoli di isolamento assoluto, da attirare generazioni di antropologi. Una stirpe “magica” a cui il fotografo Alain Volut dedica il suo nuovo libro

Il popolo nascosto

PIETRO VERONESE olti bei libri sono stati scritti per spiega- re perché, nella storia dell’umanità, al- na Genesi africana, una mito- cune civiltà hanno avuto più successo logia illustrata. È il senso delle altre nel liberare l’uomo dal biso- Uprofondo del viaggio com- Immagini gno, nell’assicurarne il benessere e al- piuto dal fotografo francese Alain lontanarne la morte. Nessuno però, che Volut tra i Dogon del Mali, il popolo ioM conosca, spiega perché un popolo ha più cultura di un più famoso della storia dell’antro- altro. Perché si spinge più in là nel creare parole per indi- pologia. Schiacciati sulla terra da che catturano care le cose; nello spiegare a se stesso l’origine del mondo una natura ostile, arida, lunare, e della vita; nel rappresentare un Dio complesso e gran- condannati apparentemente a non dioso; nell’osservare l’universo, le leggi occulte che lo go- essere altro che nuda vita, questi vernano, le misteriose corrispondenze che esso sembra uomini hanno concepito una co- una Genesi rivelare a chi l’osserva con profondità; nell’imporre al- smogonia degna di Esiodo, un pen- l’uomo complessi rituali che meglio lo aiutino a capire il siero capace di altezze vertiginose proprio posto nel creato. come la falesia di Bandiagara, l’a- africana Se un simile libro esistesse, di certo dovrebbe indagare bisso di pietra che sovrasta la loro il segreto dei Dogon, etnia africana che abita uno dei luo- terra. Fotografare una filosofia sem- ghi più impressionanti e incantati del continente ed è — o bra impossibile. Eppure Volut rie- MARINO NIOLA forse dovremmo dire “è stata”, considerata la rapidità con sce a farlo, il suo obiettivo cattura i cui tutto oggi si trasforma e si perde — depositaria di una principi stessi dell’animismo afri- cultura straordinaria. cano. Dove il divino si nasconde in nell’immagine di un bambino che I Dogon sono oggi circa 250 mila persone. Molti secoli fa, ogni essere, animato e inanimato. E dorme sotto gli occhi di una madre intorno al volgere del trascorso millennio, essi si stabiliro- dove il senso ultimo della realtà non di scuro basalto o l’altra del piccolo no ai piedi della grande falesia di Bandiagara, all’interno è mai astratto e trascendente ma che viene alla luce aggrappandosi dei confini del moderno Mali. Già la scelta di questo luogo, profondamente concreto, perché alle pieghe fossili di un immenso, che peraltro essi trovarono già abitato, è straordinaria. nasce dalla materia stessa. Una len- gulliveriano seno di pietra. L’occhio La storia degli uomini nell’immenso bacino del Niger è te eraclitea sembra ispirare lo dell’artista si addentra in questo in- da sempre abbracciata, cullata, scandita, segnata dalle ci- sguardo di Alain Volut nel suo viag- trico scomponendo la metafora del- cliche piene del fiume, che attraversa il Mali da sud a nord gio alle sorgenti della vita Dogon, la generazione in figure che hanno disegnando la vastissima ansa dopo la quale torna a volge- dove una circolarità perpetua ab- la potenza iconica degli enigmi. re verso il Golfo di Guinea. L’acqua, col suo lentissimo bat- braccia uomini e cose, vita e morte Una donna con in mano un fuso fila tito, col suo andare e venire due volte ogni anno, dispensa in una catena infinita di meta- il destino del figlio, quasi a misurar- la vita e ha plasmato la società umana a sua immagine. I bo- morfosi che termina proprio lì dove ne l’arco vitale, la distanza tra la cul- zo pescano, i bambara coltivano, i peul allevano, i songhai tutto inizia, in quel punto del circo- la e la tomba. O ancora un bambino commerciano. Ciascun gruppo inchinandosi al volere del lo in cui, come diceva Eraclito, che sembra far corpo con un anzia- fiume, lasciando che il suo fluire determini il tempo del get- «principio e fine fanno uno». In no, formando quasi un blocco uni- tare e levare le reti, della semina e del raccolto, del pascolo quella curvatura senza intervalli la co scolpito nel legno: qui l’obiettivo e della transumanza, della navigazione verso il mare oppu- madre materia assoggetta alle sue di Volut fotografa letteralmente la re, a seguire la corrente, verso il deserto. leggi imperiose uomini e dei. È pro- discendenza facendo balenare l’u- Ma i Dogon si posero a margine di tutto questo. Forse ve- prio il segreto della generazione che nità dimenticata tra una parola dendo nella difesa, piuttosto che nei frutti della natura, il gli scatti del fotografo francese fis- astratta come lignaggio e la mate- principale fattore di sopravvivenza — o forse nell’estetica, sano al di là di ogni spiegazione. Un rialità della linea, ovvero la cordi- prima che nell’economia — presero dimora in un luogo che bambino con alle spalle le statue de- cella di lino che serviva come stru- colpisce per la sua bellezza e per la sua inospitalità. Rima- gli antenati, sembra suggerire l’ap- mento di misura. L’uno e l’altra sero al bordo della vasta comunità saheliana, lontani dalle partenenza di ogni nascita alla mor- scansioni di un tempo che si consu- fertili pianure e dalla grande, liquida via di comunicazione, te, un’ancestralizzazione del viven- ma proprio come il legno delle sta- in un rifugio roccioso isolato, pressoché inaccessibile. te incisa nelle pieghe di una natura tue dei feticci o la fibra intrecciata Quando si arriva a Bandiagara da occidente, cioè dalla custode e maestra di forme. Come delle cordicelle sacre che per i Do- piana del fiume, la presenza della sua grande falesia è inso- spettabile. Il terreno si eleva a poco a poco, facendosi roc- cioso e caldo sotto i raggi del sole. Il paese dei Dogon si pre- senta piuttosto come un altopiano. E poi, d’un tratto, è co- me se la terra sprofondasse e lo sguardo, che fino a un atti- mo prima seguiva verso l’alto la pendenza del terreno, tra- colla in un lontano infinito, un verde punteggiato d’acacie Sono rimasti indisturbati, che si perde in un orizzonte vastissimo. Il mondo scompa- re sotto i piedi e quel precipizio, quella voragine del mon- in un rifugio di rocce do, è la falesia di Bandiagara. La strada si fa adesso ripidissima e si incunea, si avvol- ge tra gole e ammassi pietrosi. In breve scende alla base quasi inaccessibile. Solo della falesia e i villaggi dei Dogon appaiono come una shangri-la di campi di miglio e di orti nascosti tra le curve negli anni ’30 l’uomo bianco dell’incombente parete rocciosa. Stanno acquattati al ri- paro delle sue pieghe, come addossati ad essa, in una po- li ha “scoperti” e ha iniziato sizione estrema, senza ulteriore via di fuga. Ma così non è, perché quel baluardo naturale è solcato da mille fessure, a interrogarsi sul loro mistero DOMENICA 17 LUGLIO 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 35

SULLE SPONDE DEL NIGER Il Mali si trova alle porte dell’Africa nera, ma è il deserto che occupa la maggior parte del territorio. Si possono contare almeno 20 etnie, oltre ai Dogon, che conservano ciascuna il proprio idioma e i propri costumi. Tra questi, i Bamana o Bambara sono il gruppo più numeroso; i Tuareg si muovono lungo le piste del Sahara, mentre i Bozo, dediti alla pesca, occupano il delta del Niger e i Songhai vivono di agricoltura. (Le foto in queste pagine sono tratte dal libro fotografico di Alain Volut, “Terra Natale”, edito da Peliti Associati)

nel cuore della terra

canyon, passaggi segreti che danno accesso al mondo na- scosto dei Dogon. Essi vivono in prossimità delle viscere della terra, in un habitat che sembra mettere in comuni- ci vedere le fibre stesse della so- cazione il mondo degli inferi con quello dei viventi e con- stanza temporale. Il braccio rag- tinuamente trapassa dalla luce abbagliante del sole all’u- grinzito di una vecchia disseccata, mida oscurità del sottosuolo. neanche più donna, esibisce il resi- Quando i Dogon si insediarono qui ne scacciarono — o duo ormai fossile della vita. Un vec- forse trovarono la falesia già abbandonata — un popolo ca- chio dignitario rugoso come una vernicolo, che aveva avuto costume di seppellire i propri corteccia d’albero, di una decrepi- defunti in anfratti rocciosi sospesi a circa metà altezza del- tezza allegorica da san Girolamo la strapiombante parete. Quelle necropoli a mezz’aria ven- africano, fotografa la mortalità co- nero integrate nella visione del mondo che hanno i Dogon, stitutiva del vivente. Come le Kana- la quale è rovesciata rispetto alla nostra. Per loro il mondo ga, le celebri maschere che rappre- dei morti non è sotterraneo, bensì interposto tra i vivi e i sentano insieme l’umano e l’inu- grandi spazi celesti. mano. E i granai antropomorfi che Per circa mille anni i Dogon abitarono la falesia di Ban- evocano il volto e insieme lo nega- diagara indisturbati dal resto del mondo. Furono tra gli ul- no, o meglio lo svisano. Ricondu- timi popoli africani ad essere “scoperti” dall’uomo bianco e cendo la condizione umana alle im- forse questo è un segno della loro lungimiranza nello sce- palcature ultime dell’essere dalle gliere per dimora quel luogo remoto. Tra i primi europei ad quali la vita riprende a farsi strada. arrivare alla falesia furono i membri della spedizione Dakar- Simbolo di un nuovo inizio è pro- Gibuti, la quale si proponeva di attraversare quella che era gon simboleggiano la vita. Volut prio una bambina che sembra usci- all’epoca l’Africa occidentale francese partendo dalla costa sembra addirittura mettersi dal re dalle porte dell’ombra portando atlantica e raggiungendo a est l’Oceano Indiano. punto di vista della morte quando, sulla testa una scodella piena di Così l’antropologo Marcel Griaule, negli anni ‘30 del se- nel funerale di un dignitario, con un Nommo, l’acqua che, secondo la colo scorso, conobbe i Dogon e dedicò a loro il resto della solo scatto rivela in un vecchio che credenza Dogon, fa rinascere gli dei sua vita. Ne indagò usi, costumi, credenze, le straordina- regge il ramo biforcato quella che e ridà anime alla terra. Alain Volut si rie conoscenze astronomiche, la complessa cosmogonia, per questi uomini è la forma segre- cala nel mistero di questa cultura la religione monoteistica che ha al suo vertice un Dio an- ta della realtà, la vita che nasce dal- con il fiuto dell’antropologo messo tropomorfo il quale dà forma all’intero creato. Scoprì il la terra e si apre in infiniti rami. al servizio di uno stupore poetico simbolismo universale che accompagna ed ispira tutto il Simbolo di una divisione che uni- capace di fissare l’attimo fuggente loro stare al mondo, dai gesti all’architettura, al continuo sce, così come la stessa falesia di in cui la verità scintilla in un volto o parallelismo tra uomo e natura. Studiò tutto questo e so- Bandiagara, la faglia che incide in un corpo. Per poi tornare a rin- lo alla fine, dopo molti e molti anni interrotti solo dal se- profondamente la terra e l’anima chiudersi nel suo velo. In questo condo conflitto mondiale, fu ammesso alla confidenza di Dogon. Qui tutto suggerisce una modo Volut fa sua la lezione di Ogo- Ogotemmeli, l’anziano cacciatore cieco che aveva deciso parentela segreta tra l’abitare e l’es- temmeli, il profeta cieco che negli di svelargli i segreti dei Dogon. Ne nacque il celebre libro sere. Le fenditure che tagliano la anni trenta rivelò a Marcel Griaule i Dio d’acqua, capolavoro delle scienze umane, pubblicato roccia, le figure umane che le ridi- segreti di questa cosmogonia. Al- nel 1948 e sempre ristampato. scendono e le risalgono incessante- l’antropologo che gli chiedeva per- Oggi i Dogon sono meta turistica. La loro povertà imba- mente. Le arterie di questo organi- ché nel santuario dei feticci gli og- razza, lo sporco dei giacigli che offrono al viandante fa un smo di pietra vivente sono i cunico- getti fossero così sparpagliati da poco spavento, ma la loro identità, minacciata da ogni la- li di roccia che servono insieme da renderne indecifrabile il senso, l’O- to, ancora resiste. I loro villaggi ai piedi della falesia resta- sentieri e da cimiteri, connessioni mero africano rispondeva: «Il di- no vivi. La maestosa bellezza dei luoghi che essi abitano è dello spazio e del tempo. Queste ca- sordine degli oggetti serve per na- intatta. Sono diventati un mito per i cacciatori di Ufo, i vità sono dei passages che mettono sconderne il segreto a coloro che quali non sanno spiegarsi la loro sapienza astrologica (i in comunicazione i vivi senza di- vorrebbero comprenderlo». Dogon conoscono da sempre una stella, Sirio B, che solo menticare quanto essi siano cosa L’autore insegna antropologia in epoca moderna i telescopi sono riusciti a vedere) se non dei morti. In Mali il tempo è materia culturale all’Università ipotizzando l’atterraggio tra di loro di un’astronave in se- che si consuma e Volut riesce a far- Suor Orsola Benincasa di Napoli coli remoti. Poveri Dogon. Noi crediamo oggi di sapere tutto di loro, ma il mistero della loro cultura rimane insoluto. Perché i Dogon si sono tramandati di generazione in generazione, di bocca in boc- ca (essi non conoscono la scrittura) un sapere così sofisti- cato e complesso? Ma siamo poi così sicuri che i tellem, i precedenti abitanti della falesia, fossero più rozzi e primi- Non sanno scrivere tivi? E che non ci siano per l’Africa ancor oggi cosmogonie non meno raffinate, simbolismi non meno profondi, lin- ma si trasmettono un sapere molto gue non meno ricche, che stanno semplicemente andan- do per sempre perdute prima di aver avuto la fortuna di im- battersi nel rispetto di un Marcel Griaule? O magari non è complesso. La loro conoscenza stata fortuna, ma un attimo preparato da secoli, fin dal gior- no in cui la saggezza degli antenati li portò ai piedi della fa- astronomica è stata spiegata lesia, di quel luogo unico al mondo, scegliendolo come il posto migliore nel quale porsi in attesa dell’arrivo dell’al- da alcuni addirittura ipotizzando tro. Forse il mistero dei Dogon è soltanto questo, un inson- dabile, molto umano mistero: aver saputo ispirare lo un remoto sbarco di extraterrestri sguardo con il quale li abbiamo infine guardati. 36 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 17 LUGLIO 2005

Trent’anni fa usciva nelle sale “Lo Squalo”, seguito poco dopo da “Guerre Stellari”. Erano nati i primi “blockbuster”: film estivi, distribuiti a tappeto, accompagnati da gadget e campagne pubblicitarie, destinati a fare incassi da capogiro. Ma soprattutto capaci di rivoluzionare il cinema. Che i due registi, non a caso, dominano ancora con i loro ultimi lavori FOTO JAWS/STEVEN SPIELBERG PRODUCTION

Così Lucas & Spielberg Hollywood cambiarono i nostri sogni LO SQUALO E.T. SCHINDLER’S LIST THE TERMINAL STEVEN SPIELBERG Nel ’75 il primo grande Nel 1982 enormi 1993. Per molti, il suo Storia d’amore Nato a Cincinnati nel 1946, è uno successo al box office incassi e tre Oscar miglior film: 7 Oscar aeroportuale, del 2004 dei registi più famosi del mondo. Nella sua lunga carriera (Duel, il suo primo INCONTRI RAVVICINATI INDIANA JONES IL SOLDATO RYAN LA GUERRA DEI MONDI film, è del ‘72) ha diretto parecchi Due Oscar, nel ’77, per Tra l’82 e l’89 dirige la Nel ’98 il film sullo Attualmente nelle sale, di kolossal campioni d’incasso un film di fantascienza trilogia scritta da Lucas sbarco in Normandia dal romanzo di Wells

ANTONIO MONDA astruso ordine temporale è da inserire Edward Jay Epstein: Blockbuster: How cronologicamente al terzo posto. Hollywood learned to stop worrying and NEW YORK Una serie di libri usciti in America rac- love the summer (Come Hollywood ha contano il momento cruciale in cui la imparato a smettere di preoccuparsi e ad ono passati trent’anni da “fabbrica dei sogni” ha deciso di esaltare amare l’estate), e The Big Picture: The new quando la musica di John l’elemento prettamente industriale della logic of money and power in Hollywood. Williams ha accompagnato propria anima, sottolineando tuttavia Spielberg racconta di aver compreso gli assalti dello squalo bian- come alcuni dei responsabili principali che la sua vita sarebbe cambiata per coS sulle spiagge di una tranquilla citta- di questa mutazione, a cominciare da sempre quando si avvicinò incuriosito a dina del New England, e ventotto da Spielberg, abbiano continuato a realiz- una fila gigantesca di fronte a un cinema quando ha celebrato per la prima volta zare film straordinari, dimostrandosi ge- e si accorse che si trattava di gente in at- il trionfo di Luke Skywalker su Darth niali sia sul piano creativo che su quello tesa di vedere Lo Squalo. Era il primo Vader ed il lato oscuro della forza. Il cla- finanziario. Assolutamente eloquenti i giorno di programmazione, e tornato a moroso successo commerciale che sa- titoli scelti dagli autori Tom Shone ed casa, vide in televisione che ogni noti- lutò sin dal debutto Lo Squalo ziario parlava della “squalo- e Guerre Stellari cambiò per mania”. La lavorazione del sempre, e in maniera irrever- film era stata un incubo, e la sibile, l’industria hollywoo- speranza di tutte le persone diana, ridisegnando la strate- coinvolte nel finanziamento gia dei “summer movies” e era quella di non perderci la originando il concetto di Steven Spielberg faccia, e, soprattutto, i soldi. “blockbuster”. ‘‘ Non molto differenti le at- Steven Spielberg e George Molti dei film che ho girato tese relative a Guerre Stellari: Lucas, entrambi al terzo film, la prima proiezione finì tra gli diventarono nel giro di poche avrebbero funzionato sberleffi, e perfino amici settimane gli indiscussi impe- competenti come Brian De ratori di Hollywood, e conti- anche cinquanta anni fa, Palma misero in guardia Lu- nuarono ad avvalersi della col- cas di prepararsi ad un fiasco laborazione di Williams, che e questo perché i miei valori che avrebbe compromesso la ha raggiunto in seguito un to- sua carriera. Se Lo Squalo tale di quarantadue candida- sono molto “old fashion” cambiò il modo di program- ture all’Oscar e cinque vittorie. mare il lancio dei “popcorn Sono molteplici le considera- movies” puntando sulla di- zioni che si possono fare a margine di stribuzione a tappeto e su tattiche pub- quella evoluzione industriale che mutò blicitarie basate sull’allusione e la ripe- geneticamente Hollywood, ma il dato tizione, Guerre Stellari inaugurò la sta- che risulta oggi maggiormente impres- gione del merchandising, ed enfatizzò sionante è che a distanza di tre decenni le infinite potenzialità di sequel, pre- sono ancora gli stessi due registi a pro- quel e storie parallele da sfruttare su porre i film più attesi della stagione: se ogni possibile medium. Spielberg realizza il remake di un classi- Ma per comprendere questa svolta, co di fantascienza come La guerra dei non prevista dagli autori, e fortemente mondi dopo aver affrontato temi dispa- auspicata dai produttori hollywoodiani, rati quali l’Olocausto, la schiavitù e la Se- è necessario andare indietro di qualche conda guerra mondiale, Lucas continua anno, all’epoca della caduta dello “studio a riproporre il continuo ritorno dell’i- system”. Tra la metà e la fine degli anni dentico, con il sesto e (forse) ultimo epi- sessanta non ci fu major che non ebbe la propria razione di fiaschi colossali, dovu- sodio della sua saga infinita, che nel suo FOTO ASSOCIATED PRESS DOMENICA 17 LUGLIO 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 37

IERI E OGGI A sinistra, Lucas durante le riprese di “Star Wars Episode I”. Sotto, sul set de “La vendetta dei Sith”. Nella pagina a fianco, Spielberg ai tempi de “Lo Squalo”. In basso con Cruise in “Minority Report”

Linklater: “Via col vento” era atteso quanto “Star Wars” “Ma l’arte dei kolossal non l’hanno inventata loro” SILVIA BIZIO LOS ANGELES Dunque non è cambiato niente rispetto agli anni Trenta? Richard Linklater, il regista «Molto è cambiato, ma non in ri- texano che dodici anni fa lanciò ferimento ai blockbuster estivi e i Matthew McConaughey e Ben Af- kolossal popcorn. Il mutamento fa fleck con il cult indipendente La vi- perno intorno a una nuova genera- ta è un sogno, autore di Prima del- zione di registi, tra cui mi ci metto l’alba e Prima del tramonto sa co- io, capaci di fare film commerciali me muoversi dentro e fuori lo “stu- senza seguire necessariamente le dio system”. Gli attori, anche quel- formule, o sintetizzando elementi li di prima fila, fanno a gara per la- da altri mezzi. Un film come Three vorare con lui. Kings di David O. Russell non sa- Concorda con la teoria che il rebbe stato possibile senza lo stile grande “blockbuster” estivo sia lanciato da Mtv». stato inventato da Spiel- Lo stesso si potrebbe berg e Lucas? dire di un successo degli «No. Hollywood è sem- anni ’60 come Easy Rider, pre stata attenta e attratta non le sembra? dai grandi film. Si pensi a «Easy Rider catturò lo Via col vento: quando spirito del tempo, facen- uscì, con tutti quei grandi do confluire tutta una se- attori, c’era già un pubbli- rie di istanze politiche e co pronto ad accoglierlo, sociali, la ribellione accu- era “pre-venduto” quan- mulata nel corso del de- to La guerra dei mondi o cennio, la rabbia della La vendetta dei Sith. Di guerra in Vietnam, il nuovo oggi c’è semmai la Richard Linklater trionfo dell’essere hippie. pratica del merchandi- È un film che ha toccato sing. Ma una volta i nomi di Clark un nervo scoperto. Un’anomalia Gable e Vivian Leigh venivano che succede di tanto in tanto a Hol- sfruttati e pompati all’inverosimile lywood, ma non un caso clinico». dagli studios, con gli stessi risulta- Non pensa che film con Lo Squa- ti. E anche allora c’erano costosi lo e il primo Guerre Stellari abbia- fallimenti, come Cleopatra». no “infantilizzato” i gusti del pub- C’era la stessa attesa alla vigilia blico ed esasperato le formule? dell’uscita di un film? «Niente affatto, erano originali «Certo, Hollywood ha sempre allora come oggi, anche se in mo- prodotto i film-evento, che si sup- do diverso, sono certi film indi- pone possano sorreggere l’intero pendenti come Lost in Transla- impianto finanziario di uno stu- tion. La responsabilità va attribui- dio. Si va da Quo Vadis a Ben Hur: ta anche al grosso pubblico, che si grossi film con centinaia di com- accalca a vedere un I fantastici parse, battaglie, grande spettaco- quattro nonostante le pessime re- lo, realizzati senza badare a spese. censioni e la puerilità di fondo di Anzi, una cosa buona di oggi è che un film-fumetto. In fin dei conti se un solo film va male non manda Hollywood dà al pubblico quello un intero studio in bancarotta, co- che il pubblico richiede a gran vo- me è successo con I cancelli del cie- ce. È qualcosa che, chissà perché, lo di Michael Cimino». non viene mai detto». FOTO CONTRASTO/LUCAS FILM LTD

GEORGE LUCAS L’UOMO CHE FUGGÌ... AMERICAN GRAFFITI GUERRE STELLARI STAR WARS III È la prima opera di Nel 1973 il regista Sei Oscar per la Nel 2005 l’ultimo Nato a Modesto, in California, nel Lucas e risale al affronta il tema trilogia, che a atto della seconda 1944. Inventore e in parte regista della ’71: il futuro è del passaggio partire dal ’77, trilogia di Guerre saga di Star Wars, è autore di altri popolato da uomini dell’adolescenza rivoluziona il genere Stellari 28 anni soggetti. Sua, fra l’altro, l’idea alienati all’età adulta fantascientifico dopo il primo film dell’archeologo Indiana Jones ti all’incapacità di adattamento ai nuovi lywood cambiò letteralmente pelle, e sce la battuta a Friedkin), e per un intero film che risultava blasfemo anche per il ha portato alla crisi degli studios sembra gusti del pubblico: era l’epoca del Viet- per la prima volta dalle origini della “fab- decennio furono i registi a farsi insegui- coraggio di raccontare che la storia ame- riproporsi ancora una volta per motivi nam, della rivoluzione sessuale e dell’im- brica dei sogni” il potere venne accen- re e corteggiare dai mogul. Ma a Hol- ricana è costellata sin dalle origini da vio- squisitamente commerciali: ai compen- pegno politico, ma le major, gestite anco- trato nelle mani degli autori e non più dei lywood nessun peccato è grave come lenze e soprusi, segnò la fine della con- si miliardari richiesti dagli attori e i regi- ra da mogul inesorabilmente invecchiati, produttori. quello dell’insuccesso economico, e in cezione autoriale di quella Hollywood. sti si assommano costi di lavorazione a continuarono a proporre per un periodo La rivoluzione finì per coinvolgere an- meno di un decennio i produttori delle Cimino disse sin dall’inizio che lui e il suo dir poco improbabili: il budget di Termi- troppo lungo prodotti, star, generi e so- che cineasti nati in teatro (Mike Nichols), major cominciarono a riconquistare il film sarebbero diventati il capro espiato- nator 3 dichiara più di mezzo milione di prattutto idee di un’epoca passata. in televisione (Robert Altman) o geneti- terreno perduto, attendendo il momen- rio di una vera e propria lotta di potere, dollari per le sole spese di trucco e 691mi- Nello stesso anno di un disastro com- camente antitetici alle concezioni main- to del definito riscatto. ma il vento ormai era cambiato, e non la dollari per il “lavoro di rifinitura per i merciale come Paint your wagon, diret- stream (Sam Peckinpah), che realizza- L’occasione venne offerta da I cancel- c’era regista che aveva giurato fedeltà dialoghi” (Neil Genzlinger si è chiesto sul to da un veterano come Joshua Logan, si rono alcuni dei film che simbolizzano li del cielo, il film che decuplicò il proprio agli insegnamenti di Cassavetes che non New York Times: «Da quando c’è anche il registrò il clamoroso successo interna- più efficacemente quell’epoca: Il Lau- budget durante le riprese e incassò tal- realizzasse film allineati ai dettami degli dialogo in un film di Schwarzenegger?»). zionale di Easy Rider, realizzato da un at- reato, Mash e Il Mucchio Selvaggio. Co- mente poco da far fallire la United Arti- studios. Mentre Lucas e Spielberg realiz- Come sempre accade nel mondo del tore che non nascondeva la propria pas- me raccontano il bel libro di Peter Bi- sts. Il fiasco planetario di quel grande zavano i prototipi dei blockbuster co- cinema, tutto ciò non ha impedito la rea- sione per le droghe come Dennis Hop- skind Easy Riders, Raging Bul- minciarono le inevitabili epu- lizzazione anche di film di eccellente li- per, il figlio ribelle di un’icona hollywoo- ls, furono prodotti nel giro di razioni (Cimino), gli ostraci- vello, ma all’energia ribelle di quel perio- diana come Peter Fonda, e un giovane poco tempo una lunga serie di smi (Bogdanovich), ed i gra- do si è sostituita una graduale normaliz- con lo sguardo seducente e allucinato capolavori che vanno da Taxi duali riassorbimenti, che han- zazione, caratterizzata tuttavia dall’a- che rispondeva al nome di Jack Nichol- Driver al Cacciatore fino a un no visto alcuni dei protagoni- scesa di molte donne nei ruoli di potere son. Il film entrò in sintonia con i giova- film su commissione come Il sti dell’epoca recitare in delle majors e, più recentemente, dalla ni di tutto il mondo, convincendo anche Padrino. Ma la “hybris” di gio- prodotti puramente commer- nascita di una nuova generazione di au- i produttori più conservatori che era ne- vani registi improvvisamente George‘‘ Lucas ciali come Speede Waterworld tori, i quali stanno rivoluzionando per cessario cambiare radicalmente dire- troppo potenti portò con sé il (Dennis Hopper) o convolare l’ennesima volta Hollywood: Paul Tho- zione e adeguasi al clima dell’epoca. Ar- seme della rovina: la fiducia Devi trovare qualcosa che ami a nozze con potentissimi pre- mas Anderson, Sofia Coppola, Spike Jon- chiviata definitivamente l’era degli arti- assoluta accordata generò una così tanto da voler assumere sidenti di major e ottenerne di- ze, Wes Anderson, Alexander Payne, Da- sti sotto contratto, gli studios si affidaro- serie di pellicole incomprensi- scussi finanziamenti (William vid O. Russell, Todd Solondz e Richard no a una nuova generazione di cineasti bili come The Last Movie di i rischi, saltare gli ostacoli Friedkin con Sherry Lansing, Linklater. È un avvicendamento molto diversi per talento e personalità, ma ac- Dennis Hopper, e, cosa ben fino a qualche mese fa a capo più dolce del precedente, e sull’iconocla- comunati dalla capacità di dialogare con più grave per la mentalità hol- e sfondare i muri che sempre della Paramount). stia della generazione degli anni Settan- il pubblico giovane. lywoodiana, fiaschi irrimedia- La nascita del nuovo tipo di ta prevale l’ammirazione e la gratitudine: Nel giro di pochi anni, insieme a Spiel- bili. Il remake del Salario della ti troverai di fronte “summer movies” ha portato Paul Thomas Anderson riconosce senza berg (Duel) e Lucas (L’uomo che fuggì dal paura di Clouzot realizzato da non solo alla realizzazione di esitazione che Magnolianon esisterebbe futuro) ebbero finalmente la grande oc- Friedkin è ancora citato dai film enormi e bruttissimi qua- senza America oggi di Altman, e Wes An- casione Martin Scorsese, William produttori come esempio di li ad esempio Godzilla e Pearl Harbour, derson ammira sia Ashby (Rushmore è Friedkin, Bob Rafelson, Francis Ford scandalosa presunzione registica, e lo ma soprattutto a una serie di degenera- evidente ispirato ad Harold & Maude) Coppola, Paul Mazursky, John Milius, stesso viene detto di At last long love e zioni quali l’abuso del merchandising, e che Cukor. E se Sofia Coppola è riuscita Michael Cimino, Hal Ashby, Brian De Daisy Miller di Bogdanovich, che pure una costruzione narrativa impostata sin ad imporre un personale e notevole se- Palma, Peter Bogdanovich e molti altri, veniva da tre grandi successi di fila. dal nascere su un potenziale franchi- gno d’autrice anche per emanciparsi dal- che riconobbero in John Cassavetes il I comportamenti e le abitudini perso- sing, che rende i film sempre più anoni- l’impegnativa eredità del cognome, Th- maestro indiscusso di questo spirito in- nali dei registi acuirono la crisi con i fi- mi ed artificiali. Nella concezione pret- ree Kings di David O’Russell risulta dipendente, e lanciarono a loro volta nanziatori sempre più sconcertati e in- tamente industriale di una Hollywood in un’ammiccante versione “light” del Il un’intera generazione di attori straordi- sofferenti: Biskind si dilunga a parlare di cui le major sono diventate proprietà di Mucchio selvaggio, mentre Solondz e nari (da Al Pacino a Robert De Niro), sce- droghe e festini, ma ciò che all’epoca ap- potentissimi conglomerati internazio- Payne riconoscono le proprie influenze neggiatori in grado di conciliare la gran- parve maggiormente insopportabile fu nali quali Sony, Viacom e Time Warner, perfino in Italia: se il primo ha girato una de lezione hollywoodiana con il linguag- l’arroganza: Hopper urlò in una festa a nessuna obiezione qualitativa è valida di sequenza di Storytellingche deriva diret- gio dell’epoca (Robert Towne), e foto- un esterrefatto George Cukor che presto fronte a incassi importanti: la cifra rag- tamente da Bellissima, il secondo dichia- grafi, scenografi, costumisti, montatori lo avrebbe sepolto insieme ai suoi com- giunta al solo botteghino da Godzilla è di ra tra i suoi fari ispiratori Il Sorpassodi Di- e musicisti di altissimo livello. Hol- pagni (una versione differente attribui- 375 milioni di dollari. Il gigantismo che no Risi e Il Posto di Ermanno Olmi. FOTO REUTERS 38 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 17 LUGLIO 2005 i sapori Sono il simbolo stesso della tavola nei mesi caldi, la base Delizie estive di mille ricette classiche, dagli spaghetti con le vongole all’impepata di cozze. Ma danno il meglio crudi, accompagnati da pane bianco, burro, pepe, limone e nient’altro. I pericoli però non mancano. Ecco i consigli per affrontare, senza rischi, questa esplosione di sapore

Fruttidimare La grande tentazione da gustare al naturale

LICIA GRANELLO he cosa sarebbe una vacanza Carmelo Chiaramonte al mare senza la consistenza Chef de “Il sugosa degli spaghetti con le vongole? Quanto soffrirem- Cuciniere” mo se dai menù scomparisse (hotel Katane la goduriosa speziatura del- Cl’impepata di cozze? Palace I frutti di mare sono il simbolo stesso del- di Catania) l’estate a tavola: a rischio di estinzione co- me i datteri di Punta Campanella, avvelena- è uno dei più innovativi ti come i mitili della laguna veneziana, a ri- protagonisti della cucina schio di allergie come le ostriche. Però irre- sistibili: a patto, appunto, di poterli gustare siciliana. Il suo modo senza rischi. Perché il frutto di mare vero, di cucinare “rivisita” quello che si porta il mare dentro e sprigio- na iodio puro, al primo morso, è allergico — in maniera creativa le materie lui sì — alla cottura. prime isolane, a cominciare Non a caso, per molti anni la trasgres- sione gourmand applicata ai mollu- proprio dai frutti di mare schi ha parlato, e in parte continua a parlare, francese. Chiunque PASSAMI L’ACETO abbia un debole per le ostriche 240 gr capelli d’angelo lo sa bene: basta girare l’ango- lo di una strada, una qualsiasi 12 fragole piccole ben mature strada di città o stradina di 2 cucchiai di fragoline di bosco paese dalla Normandia alla Provenza — passando per Pa- 60 gr robiola fresca di capra rigi, bien sure — per imbatter- 8 cozze freschissime si in un banchetto che vende 2 ciuffi di menta Belon e Fines de Claires, così, senz’altri accessori che qualche 4 cucchiai di aceto vecchio o di Jerez spicchio di limone e ghiaccio trita- 20 cubetti di ghiaccio to in quantità. Da noi, con questa Sale marino, cannella, semplicità, dietro cui la freschezza è a dir poco esemplare, non vendono più extravergine intenso nemmeno i cocomeri. Cuocere e scolare i capellini La nostra “lettura” delle ostriche, come della barca a vela o del ristorante gour- passandoli nel ghiaccio. Condirli mand, è inquinata: quello che in Francia è con menta, cannella, sale, olio e le passione da coltivare a nudo, senza orpelli fragole tagliuzzate. Mettere nei — niente tazzine in nuance con l’accappa- toio a bordo, niente vestito firmato per ac- piatti una cucchiaiata di robiola, le cedere a una supercena, le ostriche ingolla- fragoline e le cozze. Aggiungere la te amorosamente per strada, con un bic- pasta. Arricchire con l’aceto chiere di Sancerre ben freddo — qui è prova provata di uno status sociale (o della prete- sa di appartenervi). Certo, da noi le Asl metterebbero l’“ostri- Marco Fadiga caro” alla gogna alla prima “dozzina” ven- Allievo duta: ma se uno dei traguardi dell’Europa unita è uniformare il maggior numero pos- geniale sibile di normative in uso negli stati mem- e mattocchio bri, e i numeri di patologie su base alimen- tare premiano la Francia da decenni, forse di Gualtiero vale la pena di copiare il loro approccio ap- Marchesi, parentemente disinvolto (avete presente la baguette portata sotto il braccio?). OSTRICA MON AMOUR gestisce nel cuore di Bologna Nell’attesa, individuiamo chef o rivendi- Il più lussuoso dei molluschi era già insieme alla moglie francese tore di fiducia, indispensabili, e chiediamo conosciuto dai greci. Ai Romani si di prepararci un bel plateauda assaporare a devono i primi allevamenti, mutuati poi Hélène il “Marco Fadiga mani nude (ovviamente) e soprattutto con dai francesi, quando, a metà ‘800, i Bistrot”, emporio- pochissimi dettagli a coté: pane bianco a banchi naturali della Normandia fettine, qualche ricciolo di burro, pepe, li- cominciarono a esaurirsi. Le varietà oyster bar-ristorante , mone “dolce” — come quelli della Costiera sono ascrivibili alle tre tipologie-base: con il plateau di frutti di mare — per evitare che l’eccessiva acidità uccida piatta (tonda), lunga e concava. Il il sapore. Il nome “frutti di mare” sottinten- consumo è principalmente crudo: una come fiore all’occhiello de esattamente questo: se sono buoni, ma volta aperte inserendo la punta buoni davvero, vanno gustati al naturale, in dell’apposito coltello, corto e INSALATA “MIZUNA” modo da inebriarci narici e palato di mare. largo, nella cerniera della CON MANDORLE DI MARE Per fortuna, dopo le stagioni orribili del conchiglia, e liberate della valva convessa, si 200 gr insalata Mizuna (una sorta colera, dei metalli pesanti, dell’epatite, an- che in Italia si possono trovare molluschi di appoggiano su ghiaccio di rucola giapponese vellutata) alta qualità: basta pensare ai “moscioli” che tritato. Per gustarle al meglio, 20 mandorle di mare, 1 pompelmo popolano le scogliere di Portonovo, difesi niente più che fettine di pane, dallo Slow Food e preparati in cento modi qualche ricciolo di burro, spicchi di rosa pelato a vivo, 100 gr pinoli, squisiti su tutto il litorale marchigiano. limone e pepe a piacere. La scelta del 90 gr lardo, 2 pomodori di Se ne sono accorti i cuochi, che integrano vino spazia dalla storica flute di Pantelleria essiccati, tagliati a sempre più i frutti di mare nelle loro ricette, Champagne ai vini bianchi aromatici e salvandone il sapore originario ed esaltan- fruttati. In Irlanda, il piatto tipico di cubettini fini, Sale grezzo di Cervia, done la consistenza: è il caso dell’insalata di Capodanno è costituito da ostriche Pepe rosa macinato al momento , mozzarella di bufala e ostriche di Vittorio Fu- lunghe e birra Guinness Coriandolo fresco tritato grosso sari, delle cozze ripiene di Gennaro Esposito, dell’ostrica con schiuma di birra Guinness Tostare i pinoli in forno a 140 gradi. (rivisitazione del piatto tradizionale di Ca- Tagliare il lardo sottilissimo e podanno in Irlanda) di Marco Fadiga. Se siete ecogourmet, rifiutate recisa- rosolarlo in antiaderente. mente chi vi propone i proibitissimi datte- Tellina Tartufo Miscelare olio, sale, succo di ri di mare: impiegano 80 anni per arrivare a La sorella minore della La conchiglia è ruvida, pompelmo, coriandolo, pomodori. 8 cm di lunghezza. E siccome crescono al- vongola, ha forma quasi con sfumature dal giallo l’interno delle rocce, per pescarli usano Disporre nei piatti l’insalata con dalle picozze alle cariche esplosive, massa- triangolare e dimensioni al grigio. Perfetto da mandorle di mare e pinoli. Rifinire crando coste e fondali. Ripieghiamo — si fa ridotte. È facile trovarla gustare crudo (ma anche con vinaigrette e julienne di lardo per dire — sugli spaghetti con i ricci di ma- nella sabbia del in sautée è buonissimo), re: delicati, seducenti e facilissimi da trova- calda, senza grasso di cottura re. Soprattutto sui fondali bassi nelle zone bagnasciuga. È la base ha sapore delicato, dove il mare è più pulito. di una zuppa delicata carne elastica e soda DOMENICA 17 LUGLIO 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 39 itinerari Codigoro (Fe) Anzio (Rm) Marina del Cantone (Na)

Fiorente porto Costruita sul Lo sbocco sul mare commerciale in epoca promontorio che di Sant’Agata sui due etrusca, subì le prime domina il porto golfi è affacciato bonifiche importanti a Innocenziano, è stata sul golfo di Salerno metà del Cinquecento uno dei luoghi di tra la baia di Jeranto grazie ai Duchi d’Este. È vacanze preferiti dai e Recommone. Luogo sede di una delle più protagonisti della dolce di vacanze e ampie e popolari aree vita romana. Lungo i 12 commercio dei Romani, faunistiche italiane, la chilometri di litorale si vanta una bella spiaggia “Città degli aironi”, che è affacciano parchi e in ciottoli ed è approdo diventata un vero paradiso dei birdwatchers pinete. È luogo d’elezione per la cucina di pesce di golosi tra i più importanti della Campania

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Cappasanta La conchiglia di San Giacomo, simbolo del pellegrinaggio a Santiago de Compostela viene chiamata anche pettine. All’interno, si scarta la parte marroncina

Lumachina È piccola, con una conchiglia a spirale chiusa da un piccolo coperchio duro. Dopo la cottura, e tolto l’opercolo, si estrae la carne con uno spillo o uno stuzzicadenti

Fasolaro È un Veneride di grandi dimensioni, fino a 10 cm di larghezza, dalla conchiglia liscia e rossastra. Trionfa crudo nel plateau, o si cucina come le vongole

Vongola Sotto questo nome sono intesi diversi esemplari della famiglia dei Veneridi. Il più pregiato è la Venere (vongola verace o cornuta). Va cotta pochissimo o s’indurisce

Cozza Riccio Il più popolare mollusco Ha aculei robusti, colore deve essere venduto vivo, da nero a viola secondo con sigillo d’origine e data le varietà, e un inimitabile di produzione. Tra le gusto dolce-salmastro, varietà migliori, oltre alla accentuato in primavera, cosiddetta comune, quando la parte rossa la spagnola e la pelosa (gonadi) è gonfia e ricca 40 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 17 LUGLIO 2005 le tendenze È tempo di premi per i creativi di tutto il mondo: Prodotti d’eccellenza le riviste più prestigiose hanno già stilato o stanno per pubblicare le classifiche, fatte per orientare il mercato e offrire una ribalta alle idee vincenti: che quest’anno sono quelle capaci di rispondere al bisogno di conforto emotivo dei consumatori

IN ATTESA DI ALTRO TROFEO Pensilina di attesa bus, progettata da Fausto Colombo e Lorenzo Forges Davanzati per il Consorzio Arredo Urbano. È stata premiata al Compasso Design d’Oro dell’Adi Il trionfo delle emozioni

AURELIO MAGISTÀ rarsi, ma anche per valutarsi e avvistare La fredda razionalità qualsiasi significativa novità al- i sarà pur qualche ragione trui, scongiurando il rischio di se il mondo del design ha non basta più. restare indietro. tanta voglia di mettersi Questa è infatti una delle prime sotto esame: premi, classi- Oggi si affermano ragioni del bisogno di competere e fiche e selezioni di prodot- premiare proprio del design: una sa- ti sono un’infinità in tutto oggetti che na voglia di misurarsi, il desiderio di Cil mondo. Tanto per avere un dato pura- emulazione che tiene viva la gara per- mente indicativo, cercando su Google manente verso il meglio, il nuovo e il sor- “fashion award”, vengono selezionati coinvolgono prendente. Il design ha un motore sem- meno di 7 milioni di siti. Con “design pre su di giri. La competizione stimola la award” ne risultano oltre 47 milioni. È e stimolano ricerca e garantisce il progresso. come se il sistema design soffrisse di an- Altre due ragioni che aiutano a spie- sia da prestazione permanente, avesse i nostri sentimenti gare la proliferazione di premi derivano sempre bisogno di mettersi sotto esame dai principali problemi dell’arreda- per confermarsi la propria eccellenza mento di qualità, sintetizzati da Peter come un mantra. Al punto da giu- Hefti, di Molteni & C. «Spiegare dicare perfino i prototipi e i al pubblico le ragioni di prez- FRUTTI DELLA CREATIVITÀ progetti degli studenti di zi non proprio popolari e A sinistra, Fruit Loop design. raccontare l’identità e i di Lisa Vincitorio per Alessi, L’interrogativo arri- cambiamenti del mar- la fruttiera premiata all’ultimo va nella congiuntura chio come una coeren- Salone Satellite di Milano. Sopra, giusta: BusinessWeek te idea materiale del- dosatori di sale e pepe a colonna i Sapidi, ha da poco pubblica- l’innovazione. Infor- di Alessandro Loschiavo to i risultati di Idea, mazioni che la gente per Aliantedizioni. Sono stati acronimo che sta per dovrebbe avere nei ne- anche selezionati dalla rivista I.D. Industrial Design Ex- gozi». Invece i negozi cellence Awards, è spiegano poco o taccio- uscito The Annual De- no. I premi e, ancor più, le sign Directory, nume- selezioni delle riviste più ro speciale della rivista autorevoli, servono anche a Wallpaper, e intanto sono in spiegare i contenuti di innova- preparazione l’Annual Design zione e gli elevati standard qualitativi Review, numero unico di I.D. — Inter- che fanno la differenza di prezzo dei national Designe il 2005 Student Design prodotti di design. Review, in cui la rivista fa il talent scout e vatori permanenti su scala regionale, Mettere a fuoco le tendenze è un’altra va nelle scuole a scovare le creazioni più per realizzare una selezione approfon- importante funzione dei concorsi: ma- interessanti. In Italia c’è uno dei premi dita della produzione italiana. Voglia- teriali, forme, colori, nuovi designer, più importanti: il Compasso d’oro del- mo far emergere i prodotti davvero ori- stili abitativi emergenti affiorano agli l’Associazione Industriale Design, idea- ginali, ma anche aiutare il settore a fare occhi del grande pubblico grazie al la- to da Giò Ponti e creato dalla Rinascente sistema, come va di moda dire oggi». voro certosino di giurie e redazioni nel 1954, prima ancora della nascita del- In realtà chiedersi a che cosa servano specializzate. Perché, anche se si sce- l’Adi. Il presidente Carlo Forcolini ha le i premi è una domanda pericolosamen- glie ogni oggetto in sé per sé, esiste idee chiare: «Non so a che cosa servano i te generica, considerato che sono dav- poi uno spirito del tempo, un co- premi, ma so a che cosa è servito il Com- vero tanti e molto diversi tra loro. Tutta- mune sentire che conduce i crea- passo d’oro. Nato per migliorare la qua- via, si può provare a dare qualche rispo- I RICONOSCIMENTI tivi a muoversi più o meno miste- Tutti i paesi più importanti lità dei prodotti della grande distribu- sta. Naturalmente, dinanzi a tanta ab- riosamente con una coerenza zione, e proprio per incoraggiare la pro- bondanza di riconoscimenti, viene il hanno almeno un premio complessiva, secondo tratti di- di design. Da segnalare, gli duzione, dava anche un’importante pensiero malignetto che in fondo un stintivi comuni. In questo pe- somma di denaro. Tra le altre cose ha premio non si nega a nessuno. Pensiero Industrial Design Excellence riodo, per esempio, lo spirito Awards (Idea) della Industrial contribuito nel corso del tempo a dare fondato, come d’altra parte accade con i del tempo si ribadisce nel for- notorietà e respiro internazionale al de- premi letterari e perfino con l’Auto del- Designers Society of America, te desiderio di oggetti emo- che seleziona progetti in grado sign italiano, selezionando e divulgan- l’Anno, distribuiti regolarmente fra i zionanti. Nelle ceneri del do tanti prodotti creati per aziende ita- grandi secondo la più ortodossa par di migliorare la qualità della vita, 2001 è finito anche il mini- l’Interior Innovation Award liane da designer stranieri». Superati i condicio. Come editori e scrittori, anche malismo, e da allora il valore cinquant’anni di attività, il Compasso designer e produttori costituiscono una di Colonia, i Design Awards funzionale, per quanto im- del Design Museum d’oro resta tra i riconoscimenti di eccel- comunità, solo che è più internazionale portante, è diventato meno lenza internazionale. E intanto si rein- e, soprattutto, meno velenosa. Tra i di Londra, e, per allargare essenziale. un po’ gli orizzonti, venta una seconda giovinezza. «Stia- marchi di vertice corre una non celata Continua a propagarsi mo organizzando una metodologia stima reciproca e, confermando quel- l’Australian Design Award, l’onda lunga del bisogno di il giapponese Good Design di lavoro», precisa Forcolini, «at- l’ansia da prestazione che forma il senti- conforto emotivo. Secondo traverso la creazione di osser- mento generale, si osservano per ammi- Award. In Italia il più importante Donald Norman, autore del li- è il Compasso d’Oro della bro Emotional Design, questo L’INNOVAZIONE IN SALOTTO Associazione Disegno Industriale Premiato con l’Interior bisogno non è solo contingen- e il Promosedia International Design Innovation Award di Colonia, te, legato al difficile momento di Competion. Da ricordare i premi, è Facett dei fratelli Bouroullec. crisi economica e di grande ten- le selezioni e le classifiche Per Ligne Roset sione internazionale, ma più di autorevoli riviste come profondo. «La nostra civiltà ha I.D. - International Design Magazine, sempre dato il primo posto alla ra- e, per gli oggetti zionalità — dice — ma le emozioni WallPaper tecnologici, Wired, che ogni riguardano la nostra natura profonda anno dedicano un numero e sono essenziali per regolarsi nelle ba- speciale all’argomento. silari scelte della vita quotidiana: que- sto è sicuro o pericoloso, buono o catti- (eva grippa) vo? Sono domande che coinvolgono le nostre emozioni prima della ragione. Oggi stiamo imparando ad ammettere l’importanza, per la sopravvivenza del genere umano, dell’intelligenza emoti- va. Che naturalmente deve lavorare in- sieme al raziocinio». PIETRE MILIARI MORBIDE CURVE MUSIC BOX CAFFÈ COI BAFFI RIGORE E AROMA PRONTO, GRILLO? CARATTERI NOBILI Questa sedia La radio La Moka Con modifiche, Grillo, telefono La plastica Thonet del 1902 Brionvega Ls Express, resta quello: bello e molto più si nobilita: è un limpido 502, chiusa progettata il flacone, piccolo dei suoi la portatile esempio sembrava da Alfonso esemplare coevi (1965). Valentina (1969) della difficile arte una scatola. Bialetti nel suo rigore, Anche lui è di Ettore di curvare Di Richard negli anni Trenta, dello Chanel N.5, è una creazione Sottsass il legno, ancor Sapper e Marco è in alluminio creato da Coco di Sapper e Perry A. King oggi esemplare Zanuso, 1964 e bachelite nel 1921 e Zanuso per Olivetti DOMENICA 17 LUGLIO 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 41

GRANDI CREATIVI MICHAEL THONET WALTER GROPIUS LE CORBUSIER ALVAR AALTO VICO MAGISTRETT PHILIPPE STARCK Dall’artigianato Nel 1919 fonda Impressionante Maestro Decano dei Sapiente alla prima il Bauhaus. la sua capacità di della scuola designer italiani, comunicatore, industria: nel Essenziale dedicarsi scandinava, eclettico come mescolando 1841 brevetta il rilievo dato con la stessa ha riscoperto pochi, esibisce provocazioni la tecnica all’integrazione facilità il valore del legno ancor oggi e bellezza di curvare fra aspetti teorici all’urbanistica curvato, una curiosità è diventato il legno e pratici e alle chaises ispirandosi creativa la prima vera star con il vapore del design longues a Thonet invidiabile del design

ORA MOBILE Il display del MINI_motion Watch si muove da orizzontale a verticale per facilitare la lettura, per esempio in bici. Premiato da Idea

Sottsass: no allo show del benessere “Dobbiamo riscoprire SEDOTTI DALLA MOTO Sopra, la Wraith di Confederate Motorcycles, la moto “più sexy del mondo” l’anima delle cose” secondo I.D. Ne verranno relizzati ALESSANDRA RETICO solo sessanta esemplari l’anno ARTIGIANATO ARDITO Don’Do coniuga spirito artigianale e arditezze un bene che tutti abbiano l’auto per di design. Di Jean-Marie andare con la famiglia al mare. Ma se Massaud per Poltrona «Èpoi lì trovi diecimila altre auto, quello Frau. Selezionata che vedi è un parcheggio, non il mare». A Ettore dalla rivista I.D. Sottsass piace fare questi paragoni, gli piace raccontare il mondo con le piccole cose. È la IN PUNTA DI PIEDI poetica che ha ispirato i suoi lavori da designer NELL’AMBIENTE Il contributo di Nike al rispetto e architetto tra i più lucidi e puri del Novecento, ambientale. La Considered tra quelli che pensano ancora che «gli oggetti Boot, in pelle, canapa e altri debbano essere utili e umani, non prodotti materiali assemblati senza uso senz’anima il cui unico scopo è essere venduti». di colle, è tutta riciclabile. Si riferisce agli eccessi del design indu- Nella produzione, fa striale? risparmiare il 61 per cento di «Parlo della degenerazione del design in- scarti di materia prima, il 35 per dustriale. Agli inizi non era così, si sperava di cento di energia e l’89 per migliorare il mondo producendo oggetti uti- cento di solventi rispetto alla li. Dalla Seconda guerra mondiale a oggi, con media. Primo premio Idea, l’aumento della popolazione e del benessere, categoria Consumer Products sono cresciuti bisogni e desideri. L’industria li ha soddisfatti, ma ne anche creati di nuovi, fittizi, introducendo nel mercato e nella gen- te un’ossessione del possesso. Merce che è spettacolare e nient’altro, deprivata di quel senso civile ed etico che era nel linguaggio del design del primo Novecento. E come era nel design della preistoria, dopotutto: si disegna- va sugli ossi per dire “esisto” o “sogno”. Oggi gli oggetti dicono solo se stessi». Lo spettacolo della merce. «Sì, uno show del benessere che però non porta ma sottrae benefi- ci. Si pensi solo alla presenza del petrolio per produrre le plastiche. Le case si riempiono di simulacri del bene, il mondo si ammala e si svuota. La tecnologia non è re- sponsabile della corsa e della furia che ci ha presi. Come al solito, se usata bene, è utile e buona, persino poetica, come piace a me. Di re- cente ho detto no a un’industria IL MAESTRO che mi ha chiesto di realizzare pro- Nella foto qui sopra, getti aberranti, scandalosi dal Ettore Sottsass, punto di vista civile, della dignità e pittore, architetto della nobiltà dell’essere umano. e designer Ecco quello che vogliono, prodotti che sono deformazioni della natu- ra. No, l’avrà capito: non sono così fatalmente ottimista sul futuro. Paura, crisi, at- tese e solitudini. Quello che si crede benesse- re, gli oggetti che lo dovrebbero rappresenta- re, complicano il reale, autoalimentano l’ansia così moderna di dover avere». Ha parlato di linguaggio del design. Non cre- de che quello contemporaneo, per quanto di- scutibile in certi casi, risponda a una necessità di incantarsi, di anestetizzare la paura? «Un tempo si disegnavano oggetti che aveva- no a che fare col sogno, con un’idea di stare nel reale con fantasia e corpo. Oggi invece si pro- IL TRICICLO ducono illusioni, involucri vuoti, senza poesia e TRASFORMISTA senza messaggi. Belli, spettacolari, stupefacen- Pensata per chi ti anche nel senso di assopire la coscienza criti- deve imparare ca, placare l’ansia e mistificare il reale. Quindi ad andare in bici, sì, forse l’obiettivo è anche quello di reagire con la Shift Bike sta lo spettacolo alla guerra, ai massacri, alle bugie. in equilibrio come Ma così non si va lontano. Sarò datato, ma mi un triciclo grazie manca l’etica, manca nelle cose che si fanno og- alle ruote posteriori gi quell’aura magica ma anche così concreta e che, aumentando materica della dimensione umana e sociale. Ec- l’andatura, co: il design di oggi è un gesto individualistico, si avvicinano narcisistico, è un’emozione privata. Scollegato e diventano dalla vita quotidiana, senza forza poetica e po- parallele. litica, anche». Primo premio Adesso dove si trovano quelle energie? di Idea per la «Per esempio nell’arte africana, classica e categoria contemporanea. Ho curato l’allestimento delle Design Explorations mostre contenute in Arts of Africaal Forum Gri- maldi di Montecarlo (fino al 4 settembre, n.d.r.) perché me l’ha chiesto un amico collezionista, Gianni Pigozzi. Vederla è farsi un bagno di pu- rezza, di coscienza, di responsabilità. Certi og- getti dell’arte tradizionale africana non li capia- mo nemmeno, ci sembrano opere e invece ma- gari sono strumenti pratici di cerimonie e riti. Si sente che c’è del mistero, questo sì, un qualco- sa di magico che anche l’arte africana contem- poranea conserva. E quel magico, quell’aura di cui parlavo prima, non viene solo dall’essere oggetti legati alla religione, ma al territorio, alla terra, alle mani che li hanno fatti, alle relazioni umane che l’hanno reso possibile, alla febbre di un bambino o alla casa da riparare del vicino. La forza dell’oggetto sta nel somigliare a una stra- da, all’ora assolata che lo ha maturato». 42 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 17 LUGLIO 2005 l’incontro Grandi maestri Stasera a Spoleto si chiude il . E su una terrazza della città umbra l’uomo che l’ha inventato si confessa. Rinnegando la sua creatura. “È l’errore della mia vita, mi ha preso soldi, energia e concentrazione”. Ma non c’è solo amarezza nei ricordi di questo magnifico 94enne. C’è l’amicizia con i personaggi più geniali del secolo, da Ionesco a Neruda, ci sono amori, passioni, peccati. E due autentici miracoli

LEONETTA BENTIVOGLIO la 48esima edizione del Due Mondi. Santuario della Madonna del Sacro to. Fu allora che Padre Pio accorse in ho sempre scontato la colpa di non Il festival nacque mezzo secolo fa Monte a Varese: la mia gamba ne uscì mio aiuto, e fui premiato dal secondo aver militato nell’avanguardia, di come un’utopia meravigliosa, o alme- completamente guarita. Poi ci fu il miracolo». Ce lo racconti. «Da Phila- amare la melodia, di essere rimasto SPOLETO no così pareva al suo inventore: «All’e- miracolo di Padre Pio». delphia mi chiamò una sconosciuta fedele al linguaggio tonale. Da molti poca ero un musicista innamorato Lo ha conosciuto? «Andai a trovarlo che mi disse: sono una suora di clau- anni ho scelto di abitare in Scozia, a ovantaquattro dell’arte e animato da grandi slanci so- quando scrissi l’opera La Santa di sura, vorrei commissionarle un lavo- Yester House, dimora settecentesca a anni: li ho com- ciali. Volevo rendermi necessario a Blecker Street, volevo farmi ispirare da ro. Mi chiese di comporre una cantata pochi chilometri da Edimburgo, dove piuti qualche una comunità, dimostrare che l’arte qualcuno in odore di santità. Emana- su Santa Teresa. Suo padre era a capo sono circondato da vicini deliziosi, giorno fa qui a non è solo piacere e cultura, ma può va un profumo inebriante di viole, e ho di una grande banca americana, pote- come la Duchessa di Hamilton. E mai Spoleto,«N come al solito durante il festi- essere il pane di un paese. Avevo un visto da vicino le sue stimmate, dove- vo essere pagato bene. E lei si chiama- che questi amici scozzesi, quando ar- val. Un’età davvero incoraggiante». tremendo bisogno di rendermi utile e va tenere sempre accanto a sé una sal- va Suor Pia. Le chiesi come mai aveva rivano in vacanza a Spoleto, mi abbia- Prego, maestro? Ha detto incoraggian- sentirmi amato. Forse, se non mi fossi vietta, andavano asciugate di conti- pensato a me. Perché sono devota a no chiesto un favore, per esempio di te? «Più invecchio e più mi sento bene. impicciato qui a Spoleto, avrei fatto nuo. Mi diede la sua benedizione e Padre Pio, rispose: è stato lui a comu- far lavorare un figlio o una figlia. Sono Come se mi alleggerissi. E al tempo l’infermiere. Negli anni ho visto cre- disse: Dio ti ha dato grandi doni, devi nicarmi il tuo bisogno d’aiuto». così discreti! Invece gli italiani vivono stesso mi fortificassi. L’anno scorso ero scere una città ideale dove musica e usarli per la sua gloria. Con me c’era Menotti birichino, Menotti mistico. di clan e mafie, non fanno che chiede- in sedia a rotelle. Brutta sensazione. teatro, arte e poesia, si mescolavano in una giovane principessa, una donna Non c’è vita senza doppia vita. «Credo re raccomandazioni. Anche per que- Perciò decisi di lavorare sul problema un cocktail speciale, e i giovani artisti birichina. Padre Pio le diede uno nell’anima. L’ho percepita quando ho sto in Italia torno malvolentieri. Arri- per mio conto. Adesso guardi, faccio le potevano esprimersi senza pagare schiaffo sulla guancia e la mandò via». visto morire , un’ami- vo solo per il festival, di cui ormai si oc- scale da solo. So amministrare questo balzelli o scendere a compromessi». E lei, Menotti? Non era birichino? «Sì cizia tra le più profonde e durature cupa mio figlio Francis, e lo fa benissi- mio vecchio corpo. Evitando i medici e Per molto tempo il festival fu spassoso che lo ero. Ma Padre Pio preferì non te- della mia vita. Lo conobbi quando, ne- mo, a dispetto dei nemici. Qui a Spo- curandomi con tante vitamine e con e innovativo, mondano e preveggente, nerne conto. Ho sprecato anni in biri- gli anni Venti, andai a studiare musica leto tutti ci sono contro, dopo tanti l’erboristeria. Ho un’intera biblioteca punteggiato da scandali eccitanti e ca- chinate. Per vanità, leggerezza, egoi- a Philadelphia. Avevo solo 16 anni. Fu anni stiamo ancora a supplicare per di libri sulle erbe, e continuo a scoprir- pace di cambiare il volto delle arti sce- smo. Per via del festival, a cui ho dato per consiglio di Arturo Toscanini che avere gli spazi, dobbiamo pagare l’af- vi miracoli nuovi, come il Chapparal, niche in Italia: il Due Mondi seppe sco- troppo. Alla morte di mia madre ere- mia madre, disperata per quest’en- fitto delle sedi, dare soldi al Comune, un’erba indiana prodigiosa». prire, svelare, lanciare nomi e tenden- ditai un appartamento di quattordici fant prodige che non combinava nul- all’Arcivescovado... «. Altro che Chapparal, altro che vita- ze. Facendosi attraversare dalle pro- stanze a Milano. Soffocato dai debiti la, mi spedì coraggiosamente negli La storia della querelle tra i Menotti mine. L’autentico prodigio è lui, Gian vocazioni di Allen Ginsberg e dal fuo- dovetti venderlo subito. Ero dispera- Stati Uniti. Fuori da Milano!, le in- e Spoleto circola ogni estate, come un Carlo Menotti, aristocratico e sottile, co flamenco di Antonio Gades, dalle giunse Toscanini. Lo lasci solo! Lo consunto e prevedibile tormentone elegantissimo, pieno di fascino nel architetture fredde di Bob Wilson e butti in America! Gli faccia studiare la stagionale. Che si ripete almeno dal suo pallore levigato, nella calma ironi- dall’esoterico teatro di Grotowski. “La morte non mi fa musica sul serio! E lei, che era musici- ‘99, anno in cui Gian Carlo, con deci- ca e vagamente assente, nella sensua- Ospitando il glorioso periodo Viscon- sta e donna temeraria, mi iscrisse al sione contestata e discutibile (può un lità dolce del vivere che ancora lo coin- ti-Schippers e dando i natali a capola- paura perché credo Curtis Institute of Music di Phila- festival alimentato da sovvenzioni volge, e gli fa bere champagne alle due vori come la Napoli milionaria di delphia, dove ebbi come insegnante pubbliche considerarsi un titolo ere- del pomeriggio, davanti a un piatto di Eduardo-Rota, l’Orlando Furioso di Rosario Scalero. Uomo straordinario ditario?), decise di cederne la direzio- gnocchi alla romana fatti in casa, tal- Ronconi e La Gatta Cenerentola di De in Dio”, dice e crudele, ci faceva sgobbare sul serio. ne artistica al figlio Francis, ex attore, mente buoni che il maestro chiede il Simone. Accogliendo personaggi co- Fu al suo corso che conobbi Barber, nato a Philadelphia nel ‘38, adottato bis. Il caldo è confortato appena dalla me Ezra Pound e Roman Polanski, Je- il compositore. “Ma che divenne per me l’amico più ama- dal maestro a 17 anni e sposatosi con brezza che entra dalle finestre della rome Robbins e Romolo Valli, Lila De to. Quando lo vidi morire mi fu chia- un’americana di stirpe illustre (Rock- bella casa terrazzata dove il composi- Nobili e Nureyev. «Scovavo gli artisti e devo deludere chi mi rissimo che la sua anima abbandona- feller), che gli ha dato due figli, Claudio tore e fondatore del Festival dei Due soprattutto i creatori, li tampinavo, li va il corpo, volandogli via dal volto nel e Cosimo, adorati dal nonno. «Chec- Mondi si trasferisce in estate con il fi- inseguivo per farli venire a Spoleto. Ho vuole sottoterra. Non momento del trapasso. Ora Samuel ché ne dicano fa magistralmente il suo glio Francis, proprio di fronte a Piazza sempre avuto un’ammirazione scon- sta in una delle quattro tombe che mi lavoro, trova gli sponsor, ha imparato Duomo, con le vetrate del salotto che finata per il genio creativo, e di autori aspettano in giro per il mondo». Quat- da me cosa vuol dire organizzare un guardano la facciata rosea della chie- ne ho conosciuti tanti. Ionesco, Neru- me ne andrò tanto tro? «Una è a Cadegliano, vicino a Va- buon programma. Invece qui, da trop-

sa. È su questa piazza che si chiuderà da, Stravinskij, Cocteau, Thomas rese, dove sono nato e c’è la mia cap- pi anni, mi vorrebbero morto per dare stasera, con il consueto appuntamen- Mann, l’adorabile Ungaretti. E presto: alla mia età pella di famiglia. La seconda è a West- il festival in pasto a chissà chi, magari to del concerto conclusivo (stavolta Beckett, che quando gli chiesi di scri- chester, ed è quella dove riposa Sa- per farne una specie di Sanremo. Che tocca alla Filarmonica di San Pietro- vere un testo per Spoleto mi propose la guardo serenamente muel, che prima di morire comprò un aspettino pure, non me ne andrò tan- burgo diretta da Temirkanov, con mu- storia di un respiro a sipario chiuso, po’ di terra anche per me. La terza è in to presto, a novantaquattro anni guar- siche di Ciaikovskij e Rachmaninov), che s’intensifica in un crescendo sem- al futuro” Scozia, dove vivo adesso. Poi c’è Spo- do serenamente il mio futuro». pre più affannoso, mentre s’alza il si- leto, l’ingrata Spoleto. Dicono che qui

pario. Poi si accendono di colpo le lu- vorrebbero farmi i funerali». ci, illuminando un enorme cumulo di Parla della morte soavemente, senza merda al centro della scena. Fine della affanno: guardare indietro, maestro, pièce. Gli dissi grazie, idea geniale. E non le fa male? Ripensare agli amori, naturalmente non mi feci più sentire». per esempio? «Io, nella vita, ho sempre Vista da casa Menotti, Spoleto si of- amato troppo. In modo possessivo, fre allo sguardo come uno squarcio di travolgente, passionale. Quante volte paradiso. «Invece per me è diventata mi sono fatto accecare dall’amore ses- ‘‘ un inferno, da tempo mi sono reso suale. È stata la mia grande debolezza. conto che il festival è stato l’errore Ora, però, il sesso è solo un ricordo stra- della mia vita. Mi ha preso soldi, ener- no. Inevitabile che sia così, oggi il mio gia, concentrazione. Mi ha distolto basso ventre è in ribasso». dall’unica cosa che avrebbe dovuto Lo dice sorridendo, divertito e paci- assorbirmi veramente: la creazione fico. Nonostante lo champagne e l’afa musicale. Che esige rigore e fedeltà. del primo pomeriggio, neanche una Non ho composto abbastanza, non goccia di sudore altera la compostez- quanto avrei potuto e dovuto. Morirò za di questo formidabile charmeur, pieno di rimorsi nei confronti della mani bellissime, presenza delicata, mia musa. Per il resto la morte non mi conversazione venata da sfumature fa paura. Credo in Dio perché credo ai inglesi. «Ho vissuto tanto in America, miracoli: sono stato miracolato due dove le mie opere hanno riscosso i volte. La prima quand’ero piccolo. maggiori successi. In Italia non hanno Ero zoppo, e la mia balia mi portò al mai capito veramente la mia musica, ‘‘ FOTO ANSA