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Stato, Chiese e pluralismo confessionale Rivista telematica (www.statoechiese.it) maggio 2009 ISSN 1971- 8543 José María Vázquez García-Peñuela - Miguel A. Ortiz (ordinario di Diritto ecclesiastico dello Stato nella Facoltà di Giurisprudenza della Universidad Internacional de la Rioja - straordinario di Diritto matrimoniale canonico nella Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università della Santa Croce) A ottant’anni dai Patti Lateranensi “La Storia documentata della Conciliazione tra la Santa Sede ed il Governo d’Italia” del Card. Gasparri SOMMARIO: Premessa.- Proemio del Card. Gasparri - Storia documentata della Conciliazione tra la Santa Sede ed il Governo d’Italia (11 febbraio 1929) - Cap. I. Colloquio privato coll’On. Benito Mussolini nel luglio 1921 - Cap. II. Trattative previe alla Conciliazione. Art. I. Trattative segrete non autorizzate - Art. II. Trattative segrete autorizzate - Art. III. Trattative officiali - Cap. III. Firma degli Accordi - Cap. IV. Assensi dopo la firma degli Accordi - Art. I. Ricevimento al Corpo Diplomatico - Art. II. Indirizzo di adesione del Sacro Collegio dei Cardinali - Art. III. Banchetto di ringraziamento al Corpo Diplomatico - Cap. V. Voci discordanti - Cap. VI. La ratifica degli Accordi, Inizio dei rapporti diplomatici fra la Santa Sede ed il Governo d’Italia - Art. I. La ratifica degli Accordi - Art. II. Inizio dei rapporti diplomatici fra la Santa Sede ed il Governo d’Italia - Cap. VI. Importanti avvenimenti in rapporto all’avvenuta Conciliazione - Art. I. La processione del “Corpus Domini” - Art. II. La visita dei Sovrani d’Italia a Sua Santità - Art. III. Il giorno festivo: 20 settembre 1870 soppresso e rimpiazzato dal giorno festivo: 11 febbraio 1929 - Art. IV. Visita di S.E. Mussolini al S. Padre . Premessa Nel mese di febbraio del 2009, si sono compiuti ottant’anni della firma dei Patti Lateranesi. Più che sul Concordato – che indubbiamente ebbe una grande importanza, ma minore rispetto al Trattato – soffermiamo la nostra attenzione sul Trattato. Si può dire che, così come la soppressione degli Stati Pontifici, che diede inizio alla Questione Romana , fu il più importante evento dell’Ottocento per quanto riguarda i rapporti esterni della Santa Sede, la Conciliazione – che sancì la soluzione di tale Questione – fu a sua volta il fatto più rilevante del * Contributo destinato alla pubblicazione a stampa nella rivista Il Diritto ecclesiastico Stato, Chiese e pluralismo confessionale Rivista telematica (www.statoechiese.it) maggio 2009 ISSN 1971- 8543 Novecento per quanto concerne la posizione della Santa Sede nei rapporti soprannazionali 1. Del resto, gli ottant’anni trascorsi, anche se abbiamo a che fare con i tempi vaticani – proverbialmente lenti – si possono ritenere un lasso di tempo sufficiente per poter affermare che la soluzione a cui si è arrivati, e che sfociò nella nascita dello Stato della Città del Vaticano, abbia pienamente conseguito il suo obbiettivo. Forse il fatto che la soluzione alla “questione romana” sia stata raggiunta sotto il regime fascista spiega lo scarso entusiasmo dimostrato sia dalla parte italiana che da quella vaticana verso un evento che, se fosse avvenuto in un contesto di rispetto delle libertà democratiche, sarebbe stato qualificato come felicissimo. Più di quarant’anni fa, Margiotta Broglio pubblicò una monografia sulla materia che ancora oggi è ritenuta per molti versi un punto di riferimento obbligato 2; in essa, l’Autore concludeva che non può negarsi una continuità nella politica ecclesiastica italiana dalla Prima Guerra Mondiale fino alla fine del 1924, né “si possono facilmente superare le perplessità che sorgono del qualificare «fascista» – se non funzionalmente o per esigenze di mero riferimento cronologico – la legislazione ecclesiastica preconcordataria” 3. Il professore di Firenze aggiungeva in proposito che “né «fasciste» – nel senso più ristretto e sotto certi profili – furono, in sostanza, la soluzione della questione romana e la regolamentazione pattizia della posizione e della vita dell’organizzazione ecclesiastica cattolica in Italia” 4. E tutto ciò, malgrado il fatto che sin dall’inizio il Governo di Mussolini cercò in 1 Cfr. al riguardo G.B. VARNIER , Gli ultimi governi liberali e la questione romana, 1918- 1922 , Giuffrè, Milano, 1976. 2 F. MARGIOTTA BROGLIO , Italia e Santa Sede. Dalla Grande Guerra alla Conciliazione. Aspetti politici e giuridici , Editori Laterza, Bari 1966. 3 Ibidem, p. 256. 4 Ibidem, p. 257. Anche Varnier mette in evidenza la continuità tra i tentativi di soluzione della Questione Romana posti in atto dagli ultimi governi liberali e la Conciliazione raggiunta dal fascismo: “Mussolini, nel risolvere la questione romana, non commise errori perché seguì le direttive che erano state precedentemente tracciate” ( G.B. VARNIER , Gli ultimi governi liberali e la questione romana, 1918-1922 cit.., p. 201). La ricerca dell’accordo giovava allo scopo del rafforzamento del regime: “non c’è dubbio che una simile ipotesi [di accordo tra il governo liberale e la Santa Sede] avrebbe rafforzato il governo che avesse avuto la capacità di concretarla, come avvenne poi con i Patti del Laterano che contribuirono a consolidare il regime fascista e, se conclusi precedentemente, anche in altra forma e con diverso contenuto, avrebbero probabilmente avvantaggiato lo Stato liberale, anche per il conseguimento […] dell’ausilio delle forze cattoliche” ( Ibid. , p. 197). 2 Stato, Chiese e pluralismo confessionale Rivista telematica (www.statoechiese.it) maggio 2009 ISSN 1971- 8543 tutti i modi di presentare i Patti Lateranensi come la “soluzione fascista” alla Questione Romana 5. È chiaro che sui futuribili non si può essere certi, ma non è senza motivo ritenere che molto difficilmente l’istituto del Pontificato Romano avrebbe raggiunto il grado di riconoscenza e autorevolezza di cui gode nella scena internazionale se i Papi avessero continuato ad essere sovrani al modo come lo erano prima della caduta degli Stati Pontifici 6. E d’altra parte riesce molto difficile ipotizzare una soluzione alla questione romana diversa, con maggiori pregi e minori svantaggi, da quella raggiunta con i Patti Lateranensi. Fatto sta che dopo il 1929 le due parti si ritennero soddisfatte e cessò ogni sorta di rivendicazione. L’innegabile importanza storica dei Patti dà ragione del grande interesse suscitato negli storici e nei giuristi, com’è logico in primo luogo tra gli studiosi italiani, che hanno visitato più volte l’argomento dei negoziati che portarono ai Patti Lateranensi, e delle questioni relative al loro inserimento nel regime costituzionale italiano. Ovviamente, i primi contributi per la storia dei precedenti dei Patti Lateranensi provennero principalmente da persone coinvolte con il regime fascista che aveva siglato i Patti. Essi presentavano la Conciliazione come un magnifico successo della “politica religiosa tracciata da Benito Mussolini [che] marcia rettilinea, gigantesca, e ci avviamo al periodo delle grandi, gigantesche risoluzioni, che, per altro, scaturiscono come conseguenziali dai principii proclamati e dall’opera compiuta” 7. Malgrado questo carattere apologetico, in quei primi lavori possono essere rintracciati dati e testimonianze storiche che difficilmente possono trovarsi in altre fonti, il che rende quei contributi particolarmente apprezzabili. Per fare un esempio, Biggini afferma nella prefazione della sua Storia inedita della Conciliazione che lo scopo del suo 5 Lo stesso Mussolini figura come editore del volume – pubblicato lo stesso anno della firma dei Patti Lateranensi – dal titolo Italia, Roma e Papato nelle discusioni parlamentari dal 1860 al 1871, Edizione del Littorio, Roma, 1929. Luigi Federzione, nell’Introduzione al volume, e come conclusione di essa, scrive: “Il tempo è venuto. Sessantotto anni di storia e di cronaca hanno modificato condizioni e sentimenti. L’Italia è ascesa. La esperienza laboriosa della sua vita unitaria l’ha maturata. La guerra le ha dato con la vittoria, una coscienza alta di sé. La rivoluzione fascista l’ha politicamente rigenerata. La conciliazione, prima di definirsi giuridicamente, si è realizzata moralmente nello spirito della Nazione” (p. xxxi). Sulla questione della “fascistizzazione” che avrebbe recato la Conciliazione alla Chiesa, cfr. D. SORRENTINO , La Conciliazione e il “Fascismo cattolico”. I tempi e la figura di Egilberto Martire, Morcelliana, Brescia, 1980, in particolare pp. 116-119. 6 Cfr. C. CARDIA , Le sfide della laicità, San Paolo, Torino, 2007, p. 53. 7 R. SAVIANO , Sovranità della Chiesa e sovranità dello Stato. Come e perché fu fatta la conciliazione, Società Anonima Editrice Dante Alighieri, Milano, Genova, Roma, Napoli, 1934, p. 59. 3 Stato, Chiese e pluralismo confessionale Rivista telematica (www.statoechiese.it) maggio 2009 ISSN 1971- 8543 lavoro era ricostruire la cosiddetta Questione Romana sin dalla genesi fino all’accordo finale. E aggiunge: “Aiutano la ricostruzione elementi e documenti notevoli, alcuni di grande importanza storica; consultare e pubblicare i quali fu reso possibile da particolare benevolenza del Duce” 8. Tra i giuristi, basta segnalare Francesco Scaduto, uno dei pionieri del Diritto Ecclesiastico. Malgrado la sua nota e antica ascrizione al liberalismo, nonché la sua convinta difesa del separazionismo, il senatore regio Scaduto diede il voto favorevole all’approvazione dei Patti Lateranensi. E anzi, lo studioso Scaduto scrisse che il merito storico del raggiungimento dei Patti erano era da attribuire a “un Uomo eccezionale,