Giampaolo Trotta
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Gia mpaolo Trotta Sant'Angelo a Legnaia Fede, arte e storia 1. La via Pisana tra il porto fluviale di Verzaia ed il Pian di Legnaia 1.1. La via per Pisa ad Occidente di 'Florentia' L’area di pianura, all’interno del territorio sudoccidentale fiorentino, è attraversata dall’antichissimo tracciato della via Pisana, con i suoi borghi lungo- strada, originariamente caratterizzati, in prevalenza, da case a schiera con botteghe al pianterreno. Tale arteria, di origine etrusca (porzione di un antichissimo percorso collegante Pisa sul Tirreno con Spina sull'Adriatico), costituì un asse fondamentale per la posteriore colonizzazione e centuriazione della zona in età romana, ancor prima della fondazione di Florentia. È ipoteticamente possibile – sebbene non vi siano prove documentarie in merito – che il tracciato di questa strada non seguisse l’amplia flessione verso Sudovest che tuttora la caratterizza nel tratto compreso tra Monticelli e Lastra a Signa, ma fosse maggiormente spostata verso Settentrione (quindi in un’area più prossima alla sponda sinistra dell’Arno). In tal caso avrebbe seguito un percorso sostanzialmente rettilineo, almeno nel tratto orientale fino all’attuale zona delle Torri a Cintoia e all'attraversamento della Greve, per poi flettere verso Sudovest, in direzione appunto di Lastra a Signa, passando dalle aree immediatamente a Settentrione dell'odierno Ponte a Greve, dove attualmente sorge il moderno edificio del Centro Commerciale Coop. In corrispondenza di tale struttura sono tornati alla luce, infatti, i resti di una necropoli ad incinerazione e ad inumazione, che fu attiva tra il I secolo a. C. ed il 1 V d. C. e che si doveva verosimilmente sviluppare in aderenza ad un tracciato viario di una qualche importanza. Anche se di questo presunto tracciato più settentrionale, come si è detto, non vi è nessuna prova oggettiva, né tantomeno un inoppugnabile ritrovamento archeologico che lo comprovi (durante i lavori di restauro alla villa delle Torri Capponi-Vogel, ad esempio, non sono tornati alla luce elementi architettonici anteriori al XIII secolo1), questa ipotesi sarebbe potuta essere plausibile in età romana in quanto è verosimile che in tale epoca, come già sosteneva Mario Lopes Pegna nel 19742, sia stata realizzata tutta una serie di canali di drenaggio, resi indispensabili dalla forte tendenza all’impaludamento di questi terreni presso il fiume, soggetti a inondazioni, costituendo essi il naturale bacino di espansione dell’alveo fluviale. Del resto, i Romani erano notoriamente esperti in tali opere idrauliche. L’ampia e fertile pianura sudoccidentale (regio dexstrata citrata) fu oggetto di una rigorosa centuriazione che ancor oggi è documentata dalla maglia di strade tra loro perpendicolari già delimitanti le centuriae e da vari toponimi, come Cintoia stessa (centuria). Luogo di intensa attività agricola – in particolar modo cerealicola – e di commercio, la zona vide il sorgere di ben organizzati praedia rustica, cioè fondi poderali con fattorie. Solamente in seguito, con l'abbandono della manutenzione idrica ed il conseguente nuovo impaludamento in età tardo-antica e soprattutto altomedievale, certamente presente oramai nel V secolo d. C., i terreni furono nuovamente soggetti a inondazioni e la via per Pisa - o quel che ne restava - passava sicuramente lungo il tracciato odierno, perimetrando le zone maggiormente paludose ad Ovest del porto d'Arno a Verzaia, nelle quali andò a trovarsi comunque anche il portus stesso, di cui riparleremo nei paragrafi seguenti. Ma anche la strada per Pisa andò ben presto in rovina e non fu più carrareccia (cioè percorribile regolarmente da carri) tra il IV ed il V secolo. 1.2. I borghi lungo la strada consolare romana lungo l'Arno, tra orti, colline e boschi: 'vicus in Viridariis ad primum lapidem', 'vicus ad Monticellos ad secundum', 'vicus in Lignaria ad tertium' 1 G. TROTTA, Villa Capponi Vogel. Arte e storia, Signa 2011, p. 13. 2 M. LOPES PEGNA, Firenze. dalle origini al Medioevo, Firenze 1974. 2 La strada consolare diretta a Pisa, principiando da Florentia, ad capitem pontis (ponte posto poco più a monte dell'attuale Ponte Vecchio), aveva la sua prima lapis ubicata ad Viridaria, presso i frutteti e gli orti verdeggianti di Verzaia e presso il loro portus, non distante dall’insediamento di pescatori lungo l’Arno che in seguito darà origine al sobborgo e al porto del Pignone. La seconda pietra miliare era all'incirca in corrispondenza di quello che sarà il borgo pedecollinare di Monticelli. Certamente in età alto-medievale il tertius ab urbe lapis si trovava presso il borghetto di San Quirico, ai margini delle vaste boscaglie lungofiume, dove poi sorgerà l'ecclesia Sanctorum Quirici et Julittae de Lignarja. Con il nome di Monticelli, originariamente, si indicava non solo la zona bassa attorno all’incrocio tra la via per Pisa e quella per Soffiano (memoria di un praedium Sufii), ma anche l’area maggiormente elevata del Boschetto, fino a lambire l’odierno colle di Monteoliveto (Monte di Bene), in ‘antitesi’ con la sottostante piana di Verzaia-Legnaia3. Evidentemente il toponimo deriva da monticelli, monticuli, ma la natura di tali ‘monticelli’ non è ancora così evidente come potrebbe immediatamente apparire. Tale denominazione, infatti, potrebbe teoricamente non riferirsi in modo generico alle ultime propaggini delle colline a Sud della pianura dell’Arno e protraentisi come un 'cuneo' petrigno verso il fiume (ricoperte in origine di boschi di castagno), ma a dei rilievi artificiali (orograficamente una sorta di ‘mammelloni’ selvosi), collegati ad un'ipotetica presenza di tombe etrusche del VII secolo a. C.: tombe a dromos con celle laterali e un tholos a falsa cupola. Comunque, ciò resta per il momento solo un'ipotesi non suffragata da prove esaustive. 3 E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, Firenze 1833-1846, voll. 6; C. C. CALZOLAI, La Chiesa Fiorentina, Firenze1970; M. LOPES PEGNA, Firenze dalle origini al Medioevo, Firenze 1974; G. TROTTA, Monticelli. Da borgo suburbano a periferia fiorentina, Firenze 1987; G. BARAFANI, S. Pietro a Monticelli di Firenze, Firenze 1927, ried. anastatica a cura di G. TROTTA, Firenze 1989; 1989G. TROTTA, Legnaia, Cintola e Soffiano. Tre aspetti dell’antico ‘suburbio occidentale’ fiorentino, Firenze 1989; M. CASINI WANROOIJ, C. FROSININI, G. TROTTA, La chiesa e il convento di S. Pietro a Monticelli. Memorie storiche ed artistiche, Firenze 1990; G. TROTTA, Il Pignone a Firenze. Tra ‘memoria’ ed oblio, Firenze 1990 (G. TROTTA, 1990 A); G. TROTTA, Villa Strozzi al Boschetto, Firenze 1990 (G. TROTTA, 1990 B); C. SODERI, Il territorio del Quartiere 4 dal Basso Medioevo ai nostri giorni. Organizzazione territoriale ed amministrativa attraverso i secoli, Firenze 1995; G. CAPECCHI, a cura di, Alle origini di Firenze. Dalla Preistoria alla città romana, Firenze 1996; G. TROTTA, Ad Occidente di Firenze. Borghi e territorio dell’attuale Quartiere Quattro. I più recenti interventi architettonici, Firenze 2002; M. PAGNI, a cura di, Atlante archeologico di Firenze. Indagine storico-archeologica dalla Preistoria all'Alto Medioevo, Firenze 2010. 3 1.4. L'ipotetico 'portus florentinus occidentalis in Viridariis' È possibile, sebbene pure in tal caso a tutt'oggi non vi sia alcuna prova documentaria - né a carattere di testimonianza letteraria, né archeologica - che in epoca romana (forse in età adrianea), come si è detto, esistesse un porto posto ad Occidente di Florentia, forse più esteso rispetto a quello che in seguito sarà il porto 'lineare' settecentesco del Pignone, prolungandosi maggiormente verso Ovest. Come sappiamo, infatti, l'originario e documentato porticciolo di Florentia era ubicato a monte del ponte sull'Arno (all'altezza dell'odierna piazza Mentana), quindi interdetto alle imbarcazioni di maggior dimensione che non potevano passare al di sotto del ponte medesimo, inizialmente a travata lignea, poi ricostruito ad archi in muratura durante l'età imperiale ed ubicato immediatamente a monte dell'odierno Ponte Vecchio. Quello commerciale più rilevante d'età imperiale e, come si è detto, segnatamente adrianea, però, doveva trovarsi a monte dell'originaria confluenza del Mugnone in Arno, ma presso l'opposta sponda sinistra meridionale, a ridosso della strada proveniente da Pisa e ai piedi del rilievo petrigno e selvoso di Monteoliveto-Monticelli, che, come si è detto, creava naturalmente un cuneo roccioso in direzione del fiume, influendone il percorso e facilitando la formazione di un sinus immediatamente a monte di esso e da esso riparato. Il sistema di insenature, nelle quali forse avrebbe potuto trovarsi anche il presunto portus (ancora non indagato né - ripetiamo - certamente provato dalla moderna storiografia), doveva ipoteticamente occupare l'area dell'Isolotto fino all'alveo meridionale dell'Arno, oggi scomparso ma esistente ancora agli inizi del Cinquecento, costituendo l'originaria sponda meridionale di tali insenature. La larghezza del fiume era minima là dove era stato costruito il primo ponte fiorentino, ma era massima proprio immediatamente prima e dopo la 'strozzatura' provocata dal promontorio di Monteoliveto-Monticelli, dove l'alveo si espandeva ad 'imbuto' fino alla confluenza del Terzolle suIl'opposta sponda, occupando l'area delle Cascine e formando forse fin da allora un'insula mediana, emergente nei periodi di secca (le future Cascine dell'Isola). I sarcofagi d'età Tardo Antica - uno rinvenuto nel 1740, un secondo e parte di un terzo ritrovati all'altezza del ponte alla Vittoria presso il greto d'Arno